“ALIENAZIONE” E
DISTRUZIONE
Quello di “alienazione"
č un concetto di base su cui si fonda
la critica di Marx al capitalismo, e
"dis-alienazione" č una idea-chiave su
cui si basano l'intenzione libertaria
della sua critica al capitalismo e la
sua visione del futuro. Il divenire
del capitalismo un ordinamento
totalitario di distruzione ha reso il
concetto marxiano di "alienazione"
insufficiente ad offrire la
possibilitŕ per la individuazione di
un punto di partenza adeguato per una
critica del capitalismo. La
contemporanea alienazione dell'essere
umano non ha soltanto un carattere
disumano, ma anche un carattere
distruttivo. Essa implica la
distruzione della natura come
generatrice di vita nel suo complesso,
dell'uomo come essere umano e
biologico, e dell'ereditŕ
emancipatrice delle culture nazionali
e della societŕ civile, cioč della
mente visionaria e dell'idea di novum.
Con l'annientamento della coscienza
culturale e libertaria, viene
distrutta la possibilitŕ per l'essere
umano di diventare consapevole della
propria alienazione e di mettere in
atto un allontanamento dal capitalismo
critico e creatore di cambiamento.
Quando il capitalismo č
diventato un ordinamento totalitario
di distruzione, non solo la proprietŕ
privata, il lavoro e il mercato, ma
anche la vita stessa sono diventate un
mezzo per l'alienazione dell'uomo dal
suo essere naturale e umano. A
differenza delle precedenti classi
dominanti, la borghesia tende ad
includere i ceti lavorativi non solo
nella propria sfera di valori, ma
anche in quella della sua vita. Il
lavoratore non č solo un produttore,
ma anche un consumatore di merci e,
come tale, un creatore del mercato, e
cioč uno strumento per la soluzione
della crisi di sovrapproduzione. Le
distruttive pratiche consumistiche
sono diventate l’aspetto dominante
dell’attivitŕ vitale dell'essere umano
ed il modo principale per intrappolare
il lavoratore nell'orbita esistenziale
del capitalismo e dei suoi valori. Lo
stile di vita capitalistico (la
“societŕ dei consumi”) diventa un
potere totalizzante che non risparmia
nessuno e dal quale nessuno puň
sfuggire. La
commercializzazione della vita č la
peggior forma di totalitarismo che
sia mai stata sviluppata nel corso
della storia umana perché subordina
completamente la natura, la societŕ
e l'essere umano alla macchina
distruttiva della riproduzione
capitalistica. La sua essenza č
codificata nella massima mostruosa "Il
denaro non puzza!" che, allo stesso
tempo, esprime l'essenza della
barbarie capitalistica ecocida.
In Marx, l'umanitŕ -
quindi in primo luogo la libertŕ e la
creativitŕ - rappresenta la piů
importante qualitŕ dell’essere umano,
la qualitŕ verso la quale viene
applicato il concetto di
"alienazione". Essa č possibile poiché
un uomo, nella sua essenza, č un
essere umano: l'uomo puň diventare
inumano proprio perché č un uomo.
Secondo Marx, anche se il sentimento
umano puň essere soppresso e
degenerato, esso non puň essere
annientato. Malgrado la manipolazione
e la repressione, detto con le parole
di Goethe: "un uomo buono nel suo
impulso indistinto č del tutto
consapevole del suo retto cammino".
(Goethe: “ein guter Mensch in seinem
dunklen Drange ist sich des rechten
Weges wohl bewusst”) Il concetto di
"alienazione" dell'essere umano si
manifesta in relazione alla
possibilitŕ di una sua
"disalienazione", il che significa
che, nonostante la totalizzazione
capitalistica della vita, il capitalismo
non
puň riuscire a cancellare nell'uomo il
sentimento umano, cosě che questo, in
un opportuno momento storico (una
crisi economica del capitalismo), si
puň manifestare sotto forma di
coscienza ed esperienza
rivoluzionarie. La "dis-alienazione"
rappresenta un principio universale ed
implica la liberazione dell'essere
umano dal ruolo disumano che il
capitalismo gli impone. E 'di
fondamentale importanza che l'idea di
Marx di "alienazione" si riferisce al
fatto che l'uomo sotto il capitalismo
diviene alienato dalla propria umanitŕ
in quanto viene alienato dal suo
autentico potenziale umano, vale a
dire, alienato da ciň che egli come
essere creativo universale puň
diventare. Ogni uomo porta
dentro di sé un illimitato
potenziale di umanitŕ – questo č il
piů importante messaggio umanistico
di Marx e rappresenta la base della
sua visione del futuro. Quanto al capitalista,
egli, essendo un capitalista, non puň
diventare un essere umano a meno che,
come uomo, non si emancipi dal
capitalismo, innanzitutto assicurando
la propria esistenza per mezzo del
proprio lavoro. L'eliminazione delle
differenze di classe e dei rapporti di
classe non significa solo il
ripristino del lavoratore quale
autentico essere umano, ma anche il
ritorno del capitalista al proprio
stato di uomo. La rivoluzione
socialista, per mezzo della quale ha
luogo l’eliminazione la societŕ divisa
in classi basata sulla proprietŕ
privata dei mezzi di produzione, priva
anche i capitalisti della loro
disumanitŕ: i capitalisti non esistono
senza il capitalismo. Obiettivo della
rivoluzione socialista non č quello di
sterminare i capitalisti, ma di porre
fine alla societŕ di classe e di
creare relazioni sociali tali da
rendere per ogni uomo possibile la
realizzazione, insieme con gli altri,
delle sue autentiche capacitŕ umane.
Alla luce della
tendenza prevalente nello sviluppo
del capitalismo, invece del concetto
marxiano di "alienazione", l'idea di
distruzione dovrebbe diventare il
punto di partenza nella critica del
capitalismo. Quest’idea offre
l'opportunitŕ di percepire la piů
significativa e, per l'umanitŕ e il
mondo vivente, la piů rovinosa
potenzialitŕ del capitalismo. Il
concetto di distruzione non si limita
a definire lo status dell’uomo sotto
il capitalismo e il suo rapporto con
la natura intesa come oggetto di
lavoro e come "corpo inorganico"
(Marx) dell'uomo , ma descrive anche
la relazione del capitalismo verso il
mondo vivente, vale a dire verso la
natura come un tutto ecologico e, in
tale contesto, verso l'uomo come
essere biologico e umano. Il
capitalismo non solo aliena il mondo
naturale dall’essere umano ma,
distruggendola, trasforma la natura in
nemico mortale dell'uomo. Non č
l’alienazione, ma la distruttivitŕ del
lavoro che č dominante nel
capitalismo; non č la manipolazione ma
l'obliterazione della natura, non la
soppressione della natura erotica
dell'essere umano e il deterioramento
dei suoi sensi, ma la degenerazione
umana e biologica (genetica)
dell’essere umano; non solo il far
apparire l’uomo insano di mente ma lo
svuotamento della sua mente ... Nel
diventare sempre piů un ordinamento
totalitario di distruzione, il
capitalismo annulla ogni possibilitŕ
di conflitto tra l’umano e l’inumano
distruggendo l'umano ed eliminando
cosě la possibilitŕ di alienazione:
quanto meno l’uomo rimane uomo, tanto
minore č la possibilitŕ di una sua
alienazione da sé stesso in quanto
essere umano.
Lo sviluppo del
capitalismo come ordinamento
totalitario di distruzione pone la
domanda: puň il capitalismo
degenerare l’uomo cosě da eliminare
tutte le sue caratteristiche umane? Considerata la follia
distruttiva prevalentemente nei paesi
capitalisti piů sviluppati, non č
irragionevole concludere che il
capitalismo ha superato i limiti
antropologici immaginati da Marx con
il suo concetto di "alienazione": che
sarebbe riuscito solamente a
degenerare l'essere umano a tal punto
che i suoi "bisogni" distruttivi si
sarebbero trasformati nel potere che
lo motiva e dŕ senso alla sua vita.
Non si tratta solo dell’alienazione
dell'uomo dalla sua essenza umana, ma
della sua degenerazione in quanto
essere umano e biologico. Il
capitalismo non solo disumanizza
l'uomo, ma altresě lo snatura, lo
priva delle caratteristiche proprie
degli esseri viventi. Il capitalismo
costringe l’uomo non solo ad agire
come una parte meccanica del processo
di lavoro industriale, distorcendolo
cosě fisiologicamente, come sostiene
Marx, ma lo deforma anche
geneticamente e lo mutila in quanto
essere vivente. Si tratta di una
mutazione capitalisticamente prodotta
dell'uomo da essere naturale e
culturale a meccanismo
lavorativo-distruttivo (consumistico). La“reificazione”
dell’uomo da parte del mercato
capitalistico č stata anche seguita
dalla sua trasformazione da
lavoratore e consumatore, a complice
nella distruzione del mondo. La distruzione č
diventata un autentico bisogno
dell'essere umano capitalisticamente
degenerato.
La vita basata sul
totalitarismo capitalista distruttivo
č diventata la causa della
degenerazione fisica e mentale tra le
persone. La “societŕ dei consumi”
costringe l'essere umano ad adattarsi
all'ordinamento dominante attraverso
la distruttiva attivitŕ consumistica,
che "risolve" la crisi di
sovrapproduzione con una sempre piů
intensiva distruzione di merci
(dinamica di distruzione), liberando
cosě nuovi spazi nel mercato. Ciň
condiziona nella maniera piů immediata
lo stile di vita, la mentalitŕ e
l’orizzonte di valori del (piccolo)
borghese contemporaneo. La differenza
tra il capitalismo "classico" e quello
contemporaneo sta nel fatto che il
capitalismo contemporaneo sfigura e
degenera le persone non solo riducendo
ogni necessitŕ umana alla "necessitŕ
di possedere" (Marx), ma anche alla
necessitŕ di distruggere. "Possedere"
implica il possesso permanente e
l’utilizzo del patrimonio. La
durabilitŕ, che un tempo rappresentava
la piů alta qualitŕ delle merci, in
una "societŕ dei consumi" diventa il
piů grande ostacolo alla rinnovata
richiesta del mercato e alla crescita
del capitale. I beni (le merci) non
sono piů un feticcio, come sostiene
Marx, ma č la distruzione, in
sé,che č divenuta il feticcio. Il capitalismo
trasforma l'energia creatrice di vita
(erotica) dell'essere umano in una
macchina per la distruzione. In questo
modo si distrugge l’ autentica
socialitŕ e si crea la socialitŕ
distruttiva. Distruggere la piů grande
quantitŕ di merci nel piů breve tempo
č diventato l'obiettivo finale per il
fanatico capitalista contemporaneo.
Durante le vendite di Capodanno 2011,
in un centro commerciale a Londra č
apparso lo slogan: "Acquisto, dunque
esisto". Questa grottesca parafrasi
della massima di Cartesio, cogito ergo sum, indica in modo
inequivocabile il carattere della
degenerazione capitalistica
contemporanea dell’uomo. Il risultato
finale e piů rovinoso dello sviluppo
della "societŕ dei consumi" č la
distruzione dell'essere umano quale
essere razionale e la trasformazione
della comunitŕ umana in una folla di
fanatici distruttori capitalisti.
Marx sottolinea che il
capitalismo sviluppa bisogni umani
universali, e nei Manoscritti
economico-filosofici egli sostiene che il
capitalismo riduce tutto il bisogno
umano al bisogno di possedere: "La
proprietŕ privata ci ha reso cosě
ottusi e unidimensionali che un
oggetto diventa nostro solo quando noi
lo possediamo, cioč solo quando esiste
come un bene per noi o quando č
posseduto direttamente, mangiato,
bevuto, portato, abitato, ecc, da noi,
in una parola, usato. Ma la proprietŕ
privata stessa vede queste
realizzazioni dirette di possesso
semplicemente come mezzi per vivere,
ma la vita per la quale dovrebbero
essere strumentali č una vita di
proprietŕ privata, lavoro e
capitalizzazione” (...) “Tutte le
sensazioni fisiche e spirituali o
sentimenti sono sostituite
dall’alienazione di tutti quei
sentimenti in sentimento di possesso.
L'essere umano doveva essere ridotto a
questa povertŕ assoluta al fine di
generare una ricchezza interiore
all'interno di sé stesso ..."(15) Che
cosa č questa “ricchezza interiore"
che l'essere umano "estrae da sé"
quando il capitalismo lo riduce alla
"povertŕ assoluta"? Questo gioco di
parole, basato sull’ottimismo
libertario per cui l'umanitŕ diventa
un'astrazione, nasconde la veritŕ che
il capitalismo puň degenerare l'essere
umano a tal punto che egli perde la
sua umanitŕ, una qualitŕ senza la
quale egli non avrŕ bisogno di
giustizia e di libertŕ e, perciň, non
lotterŕ per un mondo giusto e libero.
Marx, tuttavia, avrebbe potuto
sviluppare la sua critica fino alle
estreme conseguenze, disponendo i
problemi in modo tale da concludere
che il capitalismo degenera
completamente l'essere umano, e quindi
elimina qualsiasi possibilitŕ di
dis-alienazione, perfino la
possibilitŕ stessa che l'essere umano
possa creare un nuovo mondo. In questo
modo, il limite antropologico sarebbe
stato superato e quindi la
disposizione a lottare contro il
capitalismo sarebbe senza
senso.Secondo Marx, malgrado il fatto
che l'uomo č alienato da sé stesso,
nel profondo del suo essere la fiamma
dell’ umanitŕ continua a bruciare e
divamperŕ e pervaderŕ il mondo intero
con la sua brillantezza ed il suo
calore incoraggiato dalla lotta comune
contro il capitalismo e per un mondo
umano. Indiscutibilmente la visione
del futuro dovrebbe essere basata
sulla fede nell'essere umano, ma anche
sulla consapevolezza che il
capitalismo č in grado di distruggere
il sentimento umano nell'uomo.
Marx sostiene che
l'essere umano sotto il capitalismo č
alienato da sé stesso ed č sottoposto
a reificazione, che il lavoro lo
degenera, eccetera, ma al tempo stesso
sostiene che il capitale produce una
"universalitŕ", i cui limiti sono
nella stessa natura del capitale. Marx
afferma: "L’universalitŕ, verso cui il
capitale irresistibilmente tende,
trova nella sua stessa natura quei
limiti che, a un certo livello del suo
sviluppo, si tradurranno nella
consapevolezza che esso stesso č il
limite maggiore di questa tendenza e
sarŕ, pertanto, costretto alla
auto-eliminazione.”(16) Marx non
riesce a notare il reale carattere
della universalitŕ capitalistica e non
distingue l’universalitŕ nel senso
tecnico dalla universalitŕ nel senso
umanistico. La varietŕ di forme
tecniche di rielaborazione della
natura non implica, di per sé, lo
sviluppo di capacitŕ creative
universali dell'essere umano né alcuna
apertura dello spazio di libertŕ. Il
capitalismo non sviluppa bisogni
universali dell'uomo, ma forme
universali di manipolazione dell'uomo,
che sono di carattere essenzialmente
disumanizzante e s-naturalizzante.
Esso annienta gli autentici bisogni
dell'essere umano e la stessa
possibilitŕ di avere bisogni propri, e
gli impone dei "bisogni" e un modo in
cui vanno soddisfatti in maniera tale
da degenerare l’essere umano sia
biologicamente che mentalmente. Il
capitalismo plasma l'essere umano a
propria immagine - trasforma l'uomo in
un essere distruttivo, e trasforma le
sue potenziali capacitŕ creative
universali in poteri distruttivi
universali. Marx parla
dell’"universalitŕ verso cui il
capitale tende irresistibilmente",
tuttavia, questo non riguarda lo
sviluppo di autentiche esigenze e
capacitŕ umane, ma, in fondo, riguarda
lo sviluppo di standard consumistici
che degradano la qualitŕ della vita e
quindi degenerano l'uomo in quanto
essere universale creatore di vita. Il
capitalismo produce falsi bisogni,
repressivi e distruttivi, e trasforma
l’uomo in un produttore disumanizzato
e in un consumatore distruttivo.
Quanto piů l’uomo č povero e quanto
piů inadeguate sono le relazioni
interpersonali, tanto piů grande č il
suo bisogno di distruggere sia le cose
sia tutto ciň che č naturale ed umano.
Vi č il rischio concreto che il
capitalismo degeneri l’uomo a tal
punto che egli non sarŕ - né vorrŕ
essere - in condizione di opporsi alla
distruzione della vita.
Il capitalismo non
soltanto priva l'uomo della sua patria
storica, ma anche della sua patria
naturale. Esso esaurisce la natura
come sorgente di materie prime e di
risorse energetiche in modo tale da
snaturarla, e quindi s-naturalizza e
dis-umanizza l'essere umano. Nella
stragrande maggioranza dei paesi piů
sviluppati si vive e si lavora in
spazi che sono diventati gabbie
tecnologiche ed in cittŕ che si sono
trasformate in campi di concentramento
capitalistici. Al loro interno la
degenerazione capitalistica della
natura, della vita e dell'uomo ha
raggiunto il suo apice: l'uomo č
"illuminato" dalla luce artificiale,
respira aria inquinata, beve acqua
inquinata, mangia cibo tossico, vive
una vita che corrode il suo legame con
la natura ed il suo essere naturale...
Allo stesso tempo, l’annientamento
della natura come "corpo inorganico»
dell'uomo (Marx) implica una
distruzione del corpo quale insieme
creatore di vita, dei sensi, del
sistema nervoso, del ritmo naturale di
lavoro dell'organismo, della sua
capacitŕ riproduttiva, del potenziale
creativo del corpo... Il capitalismo crea un
mondo pervertito ed un uomo che
corrisponde a questo mondo, e che in
quanto essere pervertito, non č in
grado di discernere ciň che č bene da
ciň che č male, quello di cui ha
bisogno da quello di cui non ha
bisogno... Il piccolo borghese
capitalista č una Alice nel “paese
delle meraviglie" capitalisticamente
degenerata che non percepisce piů le
meraviglie in quanto tali perché ha
perso la sua capacitŕ di ragionare e
con essa la capacitŕ di meravigliarsi.
La macchina propagandistica dominante
e lo stile di vita capitalistico
inducono l'essere umano a percepire il
mondo in maniera errata; a
sperimentare il mondo in modo erroneo;
a pensare in maniera erronea e, di
conseguenza, a comportarsi in modo
erroneo-distruttivo. Tutto diventa
qualcosa di diverso da quello che
realmente č e che, in una prospettiva
umanistica, potrebbe essere. Le
persone che lottano per la libertŕ
diventano "terroristi" e coloro che
terrorizzano il mondo intero diventano
"salvatori del genere umano"; una
insipida Coca Cola diventa "La Cosa
Vera!"; farmaci che uccidono le
persone diventano "fonti di salute"; č
"normale" che le persone siano
preoccupate che la loro squadra vinca
la partita di calcio, ma non siano
preoccupate per la sopravvivenza del
genere umano e del mondo vivente... Al
tempo stesso, il capitalismo crea
mondi virtuali nella mente delle
persone. Dalla prima infanzia le
persone si identificano
con i personaggi degli schermi della
TV e dei computer e percepiscono
quelle vite falsate e soggiogate come
se fossero le proprie. L’essere umano
vive nel mondo reale solo attraverso
il proprio corpo fisico, e perfino
questo corpo č degenerato dal
capitalismo.
Il capitalismo non solo
non sviluppa bisogni e capacitŕ
universali ed umani, ma produce
meccanismi per la liquidazione
generalizzata di quei bisogni che
definiscono l’uomo in quanto tale. Il
prodotto piů significativo della
macchina pubblicitaria capitalistica
non č convincere la gente a comprare
ciň che č pubblicizzato, ma č la
distruzione della loro capacitŕ di
ragionare e la loro trasformazione in
una folla di consumatori idiotizzata.
Una delle principali caratteristiche
del piccolo borghese
capitalisticamente degenerato č che
lui non guarda il mondo con i propri
occhi e non pensa con il proprio
cervello. Privare l'essere umano della
capacitŕ di ragionare non č soltanto
di importanza economica, ma anche di
notevole importanza politica. Ciň
permette all'oligarchia capitalistica
di imporre al popolo, attraverso le
tecniche della pubblicitŕ, non solo
programmi politici ed economici che
sono antitetici ai suoi interessi
umani, ma anche uno stile di vita che
porta alla distruzione dei fondamenti
naturali e sociali della sua
sopravvivenza. Allo stesso tempo, lo
stesso stile di vita consumistico č
diventato una forma capitalisticamente
degenerata di realizzazione dell'uomo
come essere politico. Vivere in modo
consumistico la vita č il modo piů
significativo in cui l’essere umano esprime
la sua fedeltŕ al capitalismo. Ponendo una elementare,
ragionevole domanda: "Perché dovrei
comprare una cosa che non mi serve?" -
l'uomo dimostra che, nonostante tutto,
egli continua ad esistere come essere
umano autonomo e cosě scredita il
capitalismo come ordinamento
distruttivo totalitario.
Vi č un rischio sempre
piů reale che il capitalismo possa
pervertire l'essere umano a tal punto
che egli non sarŕ piů in grado di
comprendere il mondo e relazionarsi ad
esso come un autentico essere umano
naturale. Contribuiscono a questo
anche il processo sempre piů intensivo
di impoverimento e la tecnicizzazione
del linguaggio che ha degenerato il
processo del pensiero e limitato la
possibilitŕ di qualsivoglia
espressione dell’umano nonché di
qualsiasi sviluppo delle relazioni
interpersonali. Le persone non sono in
grado di distinguere l’apparente
dall’essenziale, il falso dal vero, il
fondamentale dal marginale, la causa
dal fattore scatenante, il passato
dalla storia, l'alteritŕ dal novum,
l'uguaglianza dall’uniformitŕ,
l'intelligenza dalla ragione, il
logico-formale dalla dialettca, il progresso dal
progressismo, il virtuale dal vero, il
reale dall'illusorio, il giusto dal
legale, l’utopico dall’utopistico...
Allo stesso tempo, il retaggio
culturale del genere umano diventa
inaccessibile ad un numero sempre
maggiore di persone, perché non sono
in grado di capirlo e apprezzarlo. Il
fatto č che le menti delle persone non
sono rimpicciolite, ma piuttosto
capitalisticamente degenerate. Questo
vale soprattutto per la "intelligenza
tecnica" [intellighenzia nel
testo originale, ndT] che č la
portatrice del "progresso"
capitalistico. Infine, si tratta della
distorsione della mente delle persone
e della loro trasformazione in
distruttivi idioti capitalistici.
Nella cosiddetta
"societŕ post-industriale", grazie
allo sviluppo della scienza e della
tecnica, sono state in gran parte
superate quelle forme indebite di
lavoro fisico che costringevano l’uomo
ad eseguire una attivitŕ fisica
eccessivamente estenuante e
degenerante. Allo stesso tempo, i
processi che degradano l'uomo come
essere umano e biologico sono stati
intensificati, soprattutto con
l'avvento dello stile di vita
consumistico. L'annientamento del
"genere umano tradizionale" č in corso
e prevede l'eliminazione di
preoccupazioni umane come l'amore, la
solidarietŕ, la simpatia, l'estetica,
l'impegno, la saggezza, l'affetto e la
cura da parte dei genitori, la
storicitŕ, l'essere liberi, l’
autentica socialitŕ... Un prodotto
immediato della "societŕ dei consumi"
č l’ "uomo-consumatore”, contenuto
all'interno del "corpo - consumatore".
Il capitalismo distrugge il corpo
umano e lo trasforma in una macchina
distruttiva provocando ipertrofia di
quelle funzioni corporali che
forniscono opportunitŕ per lo sviluppo
di processi di consumo ed atrofia di
quelle funzioni dell'organismo che non
possono essere rese profittevoli. Il
capitalismo č diventato un ordinamento
distruttivo unidimensionale e, come
tale, produce un uomo distruttivo
"unidimensionale" (Marcuse). Al tempo
stesso, il capitalismo degenera le
persone a livello mentale. Decine di
milioni di cittadini in Occidente
soffrono di depressione, ansia e altre
patologie mentali, che sono diventate
causa della maggior parte delle forme
piů gravi di patologia sociale. Lo
sport č un settore in cui la
distruzione capitalistica dell'umano e
del naturale ha raggiunto una
dimensione totalitaria e spettacolare.
L'individuo che non č disposto ad
eliminare il suo "avversario", insieme
al proprio corpo, non ha nulla da
cercare nello sport. Lo sport produce
gladiatori robotizzati, cascatori ed
acrobati circensi, i quali, essendo
attori nello show-business dello sport, hanno il
compito di privare le persone della
loro consapevolezza di sé culturale e
libertaria, e di trasformarli in
zombie capitalisti. Lo spettacolo
sportivo č lo spot commerciale di un
mondo capitalisticamente
degenerato.
Il capitalismo priva
l’essere umano di umanitŕ e naturalitŕ
al fine di trasformarlo in un
“consumatore ideale” che, senza
obiezioni, consumerŕ quantitŕ sempre
piů grandi di merci tossiche prodotte
dalla macchina capitalistica della
morte. In tale contesto la
contrapposizione tra il desiderio e la
volontŕ viene eliminata attraverso
l'annullamento degli autentici bisogni
dell'essere umano e della sua capacitŕ
di prendere le proprie decisioni e,
quindi, della sua volontŕ di agire in
conformitŕ con le sue reali esigenze e
desideri. Il capitalismo trasforma
l'essere umano in un
consumatore-distruttore, sviluppando i
suoi bisogni "normali" fino al livello
dell'autodistruzione e generando
"nuovi bisogni" al fine della mera
espansione del mercato (campi di
distruzione). Queste esigenze vengono
soddisfatte in modo cosě tecnico da
provocare nell’essere umano la
percezione sempre piů crescente di sé
stesso come essere robotizzato
piuttosto che naturale e umano.
L'intensitŕ dell’impulso a soddisfare
queste esigenze č determinata dalle
esigenze del capitale e, in fondo,
dalla dinamica della sua
valorizzazione ed accumulazione. Il
capitalismo annulla la possibilitŕ
dell'essere umano di soddisfare i suoi
bisogni naturali e umani in modo
umano, e sviluppa in lui bisogni
artificiali di tipo commerciale che
sono, in realtŕ, presentati come
compensazione per l'impossibilitŕ di
realizzare i suoi bisogni reali come
essere sociale creativo. In tale
contesto, il capitalismo non solo
produce un eccesso di prodotti con
valore d'uso, ma crea sempre maggiori
quantitŕ di merci senza alcun valore
d'uso. Generare la necessitŕ
di ciň che č inutile č il piů
importante compito
del settore pubblicitario. Allo stesso tempo, č
necessario creare un interesse per
l'effimero, che puň essere espresso in
forma spettacolare, diventando
semplicemente un pacchetto
pubblicitario volto a far apparire
l'effimero indispensabile, in modo che
questioni che sono effettivamente
significative per il futuro dell’uomo
possano essere marginalizzate e,
quindi, eliminate dalla sfera pubblica
(politica).
La trasformazione di
esigenze distruttive in energia
propulsiva per la creazione di mercato
e, quindi, per lo sviluppo
capitalistico, rappresenta la base per
la creazione di un modello normativo
da applicare all'essere umano. Tutto
viene valutato sulla base di una scala
di valori creata dal macchinario
propagandistico della "societŕ dei
consumi". Qualunque cosa comprometta
lo sviluppo del capitalismo viene
eliminata dall’attenzione del pubblico
e viene posta in una posizione
marginale e distorta, mentre il
modello capitalistico di "cittadino
esemplare" diventa criterio
determinante per il "socialmente
accettabile". Chiunque provi a
relazionarsi con il mondo in modo
ragionevole, guidato dai suoi
autentici bisogni naturali e umani, č
disprezzato come "lunatico".
L'immagine dell' "uomo sano", in
quanto creato dal macchinario
propagandistico capitalista, non č
quella di un uomo che non ha bisogno
di servizi di assistenza medica né
medicine, ma č quella di un uomo che
consuma una quantitŕ crescente di
prodotti farmaceutici sempre piů
costosi ed č costantemente in cura dai
medici. Lo stesso vale per la
bellezza. Il concetto di "bello" non č
associato a ciň che č genuinamente
naturale o spirituale, ma a prodotti e
trattamenti medici sempre piů costosi.
Le donne che non usano i (sempre piů
tossici) prodotti per il loro corpo e
viso e non scelgono di sottoporsi ad
interventi chirurgici (che sempre piů
spesso hanno un esito fatale)
diventano incarnazioni di “bruttezza”.
E' in atto la
distorsione degli esseri umani
attraverso uno stile di vita
consumistico e un ambiente snaturato č
in corso. Non č solamente la rovina
della salute del lavoratore, di cui
scrive Marx, ma una distorsione
genetica dell'essere umano. Il
capitalismo non solo allontana l'uomo
dalla propria esistenza naturale e
umana, ma distrugge anche l'uomo in
quanto essere naturale e umano. Non č
solo "soppressione" di autentici
bisogni umani, ma una mutazione
dell'uomo indotta capitalisticamente.
Il capitalismo produce "bisogni" che
hanno un carattere distruttivo e sono
"soddisfatti" in modo distruttivo. Trasformare la
necessitŕ di vita in esigenza di
distruzione č la forma finale della
degenerazione capitalistica
dell'essere umano. Il capitalismo
trasforma l'aggressivitŕ vitale
intrinseca dell'uomo come essere
vivente in necessitŕ di distruzione e
consente in tal modo lo sviluppo del
potenziale distruttivo del
capitalismo. I bisogni di distruzione
diventano energia propulsiva per lo
sviluppo del capitalismo. Il "bisogno"
di distruggere le cose, il "bisogno"
di torturare il proprio corpo e di
rovinarlo attraverso un regime
devastante di allenamento e di doping,
il "bisogno" di far soffrire il
proprio "partner" per avere un
orgasmo; il "bisogno" di abusare di
bambini e di indifesi, il "bisogno" di
distruggere la natura e tutto ciň che
č vivo; il "bisogno"
di mangiare eccessivamente e
compulsivamente, di bere, di usare
narcotici... - queste sono tutte forme
distruttive di alienazione dell'essere
umano da sé stesso in quanto essere
caratterizzato dalla libertŕ,
creativo, erotico, affettivo e
sociale. Allo stesso tempo, questi
sono i meccanismi compensativi con cui
l'essere umano tenta disperatamente di
"risolvere" il problema della
solitudine, della paura esistenziale,
della depressione, della disperazione
... – e cosě facendo puň solo
esacerbare le cause della miseria
umana. Essere un conformista oggi
significa adattarsi al capitalismo
come ordinamento distruttivo e
diventare cosě un essere distruttivo.
L'oppressione dei deboli
č tra le modalitŕ piů disumane con cui
gli schiavi del capitalismo
identificano sé stessi in quanto
complici di un ordinamento dominante
basato sulla repressione strumentale
alla liquidazione di individui. Le
immagini di violenza viste in TV ed in
Internet tutti i giorni, in cui la
violenza č presentata in un modo
tecnico-fantastico e spettacolare,
contribuiscono a questo. Soppressione,
abusi, umiliazioni, torture, omicidi,
distruzione... queste sono le scene
che si accumulano nel subconscio dalla
prima infanzia dell’essere umano e che
condizionano inevitabilmente le sue
relazioni con gli altri. Allo stesso
tempo, le persone sono, fin da
bambini, prive d’amore e di rispetto,
il che causa la formazione di una
personalitŕ patologica e lo sviluppo
di un carattere sado-masochistico.
I bambini sono le prime
vittime del capitalismo. Il piů
importante obiettivo strategico dei
clan capitalistici dominanti in
Occidente č l'eliminazione di miliardi
di persone "superflue". I bambini sono
i primi obiettivi. Questa č la
prevalente tendenza del capitalismo
contemporaneo: uccidere i bambini.
Ucciderli in ogni modo possibile: per
fame, per disidratazione, con virus,
bombe, vaccini, armi, lavoro
estenuante, radiazioni, pugnali,
bisturi... Piů di trentamila bambini
muoiono nel mondo ogni giorno. Inoltre
la"sovrappopolazione" (cioč: "la
proliferazione globale dei poveri") č
presentata come "la causa fondamentale
del declino globale". Perciň i bambini
dovono essere uccisi nel piů grande
numero possibile - spietatamente. Il
bombardamento americano di Corea,
Vietnam, Iraq, Bosnia Erzegovina,
Serbia, Libia, Afghanistan... -
utilizzando le tossine, bombe a
frammentazione e missili pieni di
uranio impoverito - aveva come
obiettivo non solo di uccidere milioni
di persone, ma anche di contaminare
l'ambiente e, quindi, causare la
mortalitŕ di massa tra i
bambini/neonati e la distruzione
genetica della popolazione in
generale.
Nei paesi piů sviluppati
dell'Occidente, la pedofilia ha
raggiunto il livello di un'epidemia.
Ogni anno milioni di ragazze e ragazzi
sono vittime di abusi sessuali. Negli
Stati Uniti una ragazza su quattro e
un ragazzo su sei vengono violentati,
e piů di 100.000 ragazze all’anno
vengono rapite e costrette a
prostituirsi nei bordelli per pedofili
(Der Spiegel, 26/6/2012). Perché
l'amministrazione americana non
elimina questo male che ogni giorno, negli
USA, costringe centinaia di migliaia
di ragazzine ad essere violentate e
ridotte in schiavitů sessuale in
speciali bordelli per i bambini? A
cosa servono i 3200 agenti dei servizi
segreti e milioni di poliziotti,
guardie di sicurezza private e
soldati, decine di milioni di
telecamere, un sistema totalitario di
intercettazioni telefoniche e
sorveglianza di e-mail - se i
cittadini non possono essere protetti
e le bande criminali eliminate? Allo
stesso tempo, la violenza sessuale nei
confronti di bambini con disabilitŕ
fisiche e mentali (bambini con
menomazioni della vista o dell'udito,
e bambini con difficoltŕ di sviluppo)
e orfani ha raggiunto proporzioni
orrende. In questi casi, "alti
funzionari" della Chiesa cattolica
sono i colpevoli principali. Nel
febbraio 2012, Der Spiegel ha pubblicato un
articolo nel quale si descrive un
processo svoltosi a Braunschweig
(Germania) a carico di un sacerdote
cattolico che ha confessato di aver
commesso 223 stupri (!) e 57 altre
forme di violenza sessuale nei
confronti di bambini, tra il 2004 e il
2011. Dalla seconda Guerra Mondiale
fino ad oggi, rappresentanti del clero
cristiano in Europa occidentale e
negli Stati Uniti hanno violentato
centinaia di migliaia di bambini
disabili affidati alle loro cure.
Migliaia di mostri in abiti canonici
non solo sono rimasti impuniti, ma
stanno ancora eseguendo i “loro doveri
pastorali” in tutta Europa e negli
Stati Uniti, continuando ad abusare
del loro "gregge”. Che ogni anno
decine di migliaia di bambini vengono
uccisi da bande appositamente
addestrate al fine di "fare il
raccolto" dei loro organi vitali per
la rivendita sul mercato nero
attraverso cliniche rinomate in
Occidente, dove medici- mostri li
trapianteranno in quei pazienti che
possono permettersi di pagare le
operazioni, č un fatto che descrive il
carattere reale del "mondo libero". Il
rapimento di bambini da parte della
Chiesa cattolica (oltre 300.000 casi
solo in Spagna), la uccisione di
bambini non ancora nati e la rivendita
dei loro resti alle aziende
farmaceutiche americane ed europee che
li trasformano in "creme superfini per
la cura della pelle" (Corea del Sud,
Albania...); lo sfruttamento spietato
di decine di milioni di bambini in
tutto il mondo da parte delle aziende
americane ed europee; l'abuso
mostruoso dei bambini nello sport... -
questi sono tutti "dettagli" che
indicano la vera natura della
“democrazia“ occidentale .
La contemporanea
"volontŕ di potenza" (Nietzsche) č
diventata la volontŕ di potere
assoluto sui popoli e sulla natura ed
č l'espressione della completa
privazione dell'uomo di umanitŕ e
naturalitŕ. Non si tratta solo della
volontŕ di soggiogare, ma anche della
volontŕ di distruggere le persone ed
il mondo vivente. Essa si basa sulla
natura del capitalismo in quanto
ordinamento totalitario di distruzione
e viene strumentalizzata con il potere
distruttivo della tecnologia. L’uomo
capitalisticamente degenerato
fantastica di essere sulla cima della
piramide del potere totalitario e
distruttivo. Il capitalismo impone la
distruzione come modello predominante
di comportamento e, in tal modo,
plasma la natura (auto)distruttiva
dell’uomo e la sua distruttiva
“socievolezza”. Il provare "gioia" in
eventi sportivi, in cui persone
rovinate fisicamente e mentalmente
lottano per la vittoria e per i
record, rischiando la distruzione dei
loro rivali e causando danni
irreparabili al proprio corpo, implica
la presenza di spettatori similmente
sfigurati come esseri umani. Al tempo
stesso, l'uomo sperimenta la "libertŕ"
esprimendo brutalmente una non-libertŕ
e distruggendo in tal modo sé stesso
in quanto essere
libero
e sociale. Un esempio tipico č fare il
"tifo" negli stadi sportivi. L'essere
umano come "fan" č stato trasformato
in un membro idiotizzato della "calca"
dei tifosi. "Tutto č permesso" non č
un'espressione che afferma la libertŕ
dell'uomo, ma un riconoscimento della
totale irrilevanza della condizione
umana e dell'odierno sprofondare nelle
peggiori forme di barbarie.
LA
RIVOLUZIONE
D’OTTOBRE
Se si parte dalla
concezione che ha Marx
della storia, la
Rivoluzione d’Ottobre ha
una sua legittimitŕ
storica? Secondo Marx, non
tutte le crisi
esistenziali del
capitalismo possono essere
presupposto storico per
una rivoluzione
socialista, ma soltanto
quelle crisi in cui i
rapporti produttivi (di
proprietŕ) sono diventati
un freno allo sviluppo
delle forze produttive e
qualora le contraddizioni
del capitalismo siano
arrivate al limite. Le
condizioni sociali sono
necessarie, ma non
sufficienti come
condizione per una
rivoluzione. Soltanto
quando si sono create
adeguate condizioni
storiche, la rivoluzione
socialista č possibile.
Secondo Marx, un’eventuale
rivoluzione socialista
nella Russia zarista
avrebbe avuto legittimitŕ
storica se fosse stata la
scintilla in grado di
accendere i fuochi delle
rivoluzioni socialiste nei
piů sviluppati paesi
capitalisti d’Europa. In
altre parole, soltanto
sotto l’influenza
dell’ereditŕ emancipatrice
dei piů sviluppati paesi
capitalisti, che nella
rivoluzione socialista
avrebbe avuto la sua piena
espressione, la
rivoluzione avrebbe potuto
assumere il carattere di
una rivoluzione socialista
nei paesi capitalisti meno
sviluppati.
Partendo dal concetto che
aveva Marx di rivoluzione
socialista, nella Russia
zarista del 1917 non
esisteva alcuna delle
condizioni storiche per
una rivoluzione
socialista, ma esistevano
invece le condizioni
storiche per una
rivoluzione civile ed
anticoloniale e le
condizioni sociali per
un’insurrezione operaia e
contadina. Nella Russia
zarista la crisi
esistenziale non si č
determinata perchč i
rapporti di produzione
erano diventati un freno
allo sviluppo delle forze
produttive, bensě
soprattutto a causa della
guerra. Le contraddizioni
del capitalismo invece di
svilupparsi fino al
massimo nella crisi
economica causata
dall’arresto della
crescita capitalistica
delle forze produttive, si
sono sviluppate sulla base
della generale crisi
sociale causata dalla
guerra. La guerra,
come forma massimamente
distruttiva dello
sfruttamento dei
lavoratori e dei
contadini da parte dei
capitalisti, ha acuito
il conflitto di classe a
tal punto che esso si č
trasformato in una
guerra di classe.
L’uccisione di milioni di
lavoratori e contadini, le
sconfitte al fronte, la
povertŕ e la morte di
massa causata dalla fame,
hanno creato una crisi
tale da provocare una
sollevazione dei contadini
e dei lavoratori, diretta
dai bolscevichi nel senso
di cambiamenti
rivoluzionari. Nella
Russia zarista, dilaniata
dai venti della Prima
guerra mondiale, non
c’erano condizioni
storiche, ma esistenziali,
e su questa base c’erano
le condizioni politiche
per una rivoluzione
sociale.
Non sono stati i
bolscevichi a far crollare
l’Impero russo. La
Rivoluzione d’Ottobre
non č stata la causa
bensě la conseguenza del
crollo dell’Impero russo,
cosě come la Rivoluzione
di Monaco di Baviera non
č stata la causa del
crollo della monarchia
tedesca, ma la sua
conseguenza. La
sconfitta nella guerra
contro il Giappone, come
anche la Rivoluzione russa
del 1905, che i Romanov
hanno soffocato nel
sangue, hanno
preannunciato il crollo
dell’Impero russo che si č
verificato durante la
Prima guerra mondiale ed
anche nella Rivoluzione
borghese del febbraio del
1917. I bolscevichi
non hanno costruito
l’Unione Sovietica sulle
fondamenta dell’Impero
russo, ma sulle sue
rovine.
Dal momento che per Marx
il criterio piů importante
per determinare la
legittimitŕ storica di un
ordinamento sociale sta
nel fatto se esso consenta
o meno lo sviluppo delle
forze produttive, la
Rivoluzione d’Ottobre ha
una legittimitŕ storica di
prim’ordine. Nella Russia
zarista il capitalismo non
si č sviluppo
autonomamente. La Russia
zarista era una colonia
dell’Occidente ed il suo
sviluppo economico
dipendeva dall’espansione
economica dell’Occidente.
Il carattere anticoloniale
della Rivoluzione
d’Ottobre č stato di
cruciale importanza poichč
ha reso possibile lo
sviluppo indipendente
dell’URSS e quindi
lo sviluppo
dell’istruzione, della
scienza, dell’economia,
dell’ organizzazione
militare e dell’industria
... Ha reso possibile che
l’Unione Sovietica da
arretrato paese agrario
divenisse ben presto un
paese industriale
sviluppato. Basandosi
unicamente sulle proprie
risorse ed in completo
isolamento economico,
l’Unione Sovietica 20 anni
dopo la Rivoluzione
d’Ottobre divenne la prima
potenza scientifica e la
seconda potenza economica
nel mondo. Durante la
Seconda guerra mondiale
(nonostante la perdita di
oltre 25 milioni di
persone) č stata la piů
potente forza militare del
mondo, che ha distrutto
oltre il 75% del
potenziale militare della
Germania nazista e ha
occupato Berlino.
Diventando il capitalismo
un ordinamento totalitario
distruttivo, la
Rivoluzione d’Ottobre
assume una nuova
dimensione. Se lo sviluppo
storico dell’umanitŕ viene
considerato nel contesto
esistenziale, e se si
tiene conto che lo
sviluppo del capitalismo
si basa sulla distruzione
della natura e dell’intera
razza umana, la
Rivoluzione d’Ottobre ha
una legittimitŕ storica di
prim’ordine. La sua
qualitŕ principale č che
ha abolito il capitalismo
e dunque il dominio
coloniale sulla Russia da
parte delle potenze
capitaliste piů
sviluppate, e ha impedito
cosě che in Russia, come
in altri paesi ove sotto
la sua influenza si č
verificata la rivoluzione
operaia, le contraddizioni
del capitalismo in quanto
ordinamento ecocida e
genocida si sviluppassero
completamente, vale a dire
ha impedito che il
capitalismo in Russia
distruggesse l’ambiente
naturale e le popolazioni
che vi vivevano. Se
non ci fosse stata la
Rivoluzione d’Ottobre e
non fosse stata creata
l’Unione Sovietica con
le sue potenzialitŕ
economiche, scientifiche
e militari, i popoli
slavi (ed asiatici)
avrebbero dovuto
affrontare nel secolo XX
la stessa sorte che č
capitata agli indigeni
del Nord America nel XIX
secolo. Il
“Drang nach Osten” di
Hitler č stato solo una
continuazione della marcia
genocida dell’Occidente
capitalista verso
l’Oriente, iniziata nella
seconda metŕ del XIX
secolo con la Rivoluzione
industriale in Germania e
poi con la Prima guerra
mondiale, e continuata a
seguito dello scoppio
della Rivoluzione
d’Ottobre. Le truppe
interventiste d’Occidente
non hanno “difeso”
l’Impero russo, ma hanno
usato la sollevazione dei
bolscevichi come scusa per
fare i conti con il
potenziale creativo del
popolo russo (in questo
contesto con la borghesia
russa) al fine di impedire
alla Russia di diventare
una potenza in grado di
contrastare l’Occidente
nella lotta per il dominio
globale. Infine, gli stati
interventisti non
cercavano di preservare lo
stato russo, ma di
dividerlo in protettorati,
proprio come hanno fatto
in Cina, nel mondo arabo,
in Africa, Sud America e
nei Balcani. Il rapporto
dell’Occidente nei
confronti della Russia si
basava sul principio
dominante del capitalismo
monopolistico: “Distruggi
la concorrenza!”, vale a
dire che era di natura
ecocida-genocida. Cosě č
pure oggi. L’Occidente
sostiene in Russia solo le
forze politiche che
cercano di trasformare la
Russia in una colonia
delle piů potenti
corporazioni
capitalistiche
dell’Occidente, quelle che
mirano a distruggere il
potenziale biologico,
creativo e libertario del
popolo russo.
Per quanto riguarda la sua
legittimitŕ umanistica, va
detto che la Rivoluzione
d’Ottobre ha reso
possibile l’istruzione
gratuita per tutti, il che
ha portato alla
eliminazione
dell’analfabetismo
imperante nella Russia
zarista che a quei tempi
affliggeva oltre l’80%
della popolazione; ha
portato l’assistenza
sanitaria pubblica
gratuita; la piena
occupazione; la giornata
lavorativa di 8 ore e
l’umanizzazione delle
condizioni di lavoro; la
pari valutazione nelle
prestazioni lavorative di
uomini e donne (cosa che
ancora oggi non esiste nei
paesi capitalisti piů
sviluppati); il diritto di
voto ed altri diritti
politici per le donne; il
diritto all'alloggio
gratuito... La cosa piů
importante č che il lavoro
minorile - che nella
Russia zarista, come anche
nell’Occidente, era
sfruttato fino a 14 ore al
giorno - fu abolito.
Durante
l’industrializzazione
dell’Inghilterra, degli
Stati Uniti, della
Francia, della Russia
zarista e di altri paesi
capitalistici, nelle
fabbriche e nelle miniere
sono morti di esaurimento
fisico, di malattie e di
fame decine di milioni di
bambini. Per quanto
riguarda la legittimitŕ
umanistica delle
rivoluzioni borghesi, i
francesi ancora oggi
celebrano la Rivoluzione
borghese francese benchč
in essa il numero di morti
sia stato
(percentualmente) molto
piů alto rispetto alla
Rivoluzione d’Ottobre, con
piů di 36.000 membri di
famiglie aristocratiche
ghigliottinate in
pubblico. E cosa dire
riguardo alla Prima Guerra
Mondiale, provocata dai
capitalisti con lo scopo
di “superare” la crisi
economica del capitalismo,
nella quale furono uccisi
oltre 20 milioni di
lavoratori e contadini ed
altrettanti furono feriti,
nella quale morirono di
fame e di malattie milioni
di bambini, e della quale
fu diretta conseguenza la
“febbre spagnola” che in
Europa provocň la morte di
oltre 20 milioni di
persone? Non č questo un
crimine dei capitalisti?
Un’altra caratteristica
umanistica della
Rivoluzione d’Ottobre č
stato il fatto che ha
tirato fuori il popolo
russo dalla carneficina
della Prima guerra
mondiale ed ha cosě
impedito lo sterminio di
milioni di persone.
Lev Trotzkij, il
comandante dell’Armata
Rossa, ha pubblicato negli
anni trenta del XX secolo
il libro “Rivoluzione
tradita” dove ha messo in
dubbio il carattere
socialista dell’Unione
Sovietica
post-rivoluzionaria per
essersi essa allontanata
dagli ideali della
Rivoluzione d’Ottobre.
Trotzkij non mette in
dubbio la storicitŕ della
Rivoluzione, ma fa i conti
con il volontarismo
politico dei capi del
partito che hanno portato
all’alterazione degli
ideali e hanno compromesso
gli obiettivi della
Rivoluzione. La
Rivoluzione d’Ottobre ha
avuto, secondo Trotzkij,
una legittimitŕ storica
come rivoluzione
socialista poichč č stata
una rivoluzione di massa
dei lavoratori, mentre nel
periodo
post-rivoluzionario gli
obiettivi della
Rivoluzione sarebbero
stati distorti dai capi
del partito che si sono
appropriati del potere
conquistato dai lavoratori
nella Rivoluzione che č
diventato un potere
alienato dai lavoratori.
Trotzkij non comprende che
la natura della
Rivoluzione ha
condizionato la natura
degli sviluppi
post-rivoluzionari. Ciň
non significa che non
c’erano delle idee
politiche alternative, ma
solamente che non
esistevano delle forze
politiche abbastanza
potenti da indirizzare il
corso degli avvenimenti in
un’altra direzione. La
rivolta dei lavoratori a
Kronštadt (nel febbraio
del 1921 NdT) ne č un
tipico esempio. Osservando
quest’evento attraverso
una lente non-storica,
certi teorici
contrappongono al
volontarismo dei capi del
partito il romanticismo
rivoluzionario e
trasformano la classe
lavoratrice dell’Unione
Sovietica dell’inizio del
XX secolo in una forza
mitologica che
incarnerebbe non solo
l’ereditŕ emancipatrice
della lotta della classe
lavoratrice nei paesi
capitalistici piů
sviluppati dell’Occidente,
ma anche gli ideali
umanistici portati avanti
da Marx come idea-guida
per i lavoratori. Da
questo punto di vista
ideale, gli operai e i
contadini essendo in grado
di vincere la borghesia (e
le forze interventiste
d’Occidente) erano anche
in grado di creare una
societŕ socialista. In
realtŕ, la conquista del
potere da parte dei
lavoratori č stato
soltanto un primo passo
verso lo sviluppo
della societŕ
socialista che sarebbe
dovuta essere il
vero risultato della
rivoluzione socialista.
Il “culto del Partito” e
il “culto del Leader”, che
furono creati
durante la Rivoluzione,
erano possibili perchč non
c’erano le condizioni
storiche per una vera
rivoluzione socialista.
Esisteva un partito
rivoluzionario, ma non la
classe operaia
rivoluzionaria. La rivolta
dei lavoratori e dei
contadini č iniziata dal
“basso”, ma la rivoluzione
č stata mossa dall’”alto”.
Il fanatismo del
volontarismo
rivoluzionario si basava
sugli sforzi umani
necessari per superare il
divario che divideva
un’arretrata Russia
zarista dall'Occidente
industrialmente
sviluppato. Lenin sostiene
che “Il socialismo č
l’elettrificazione piů
l’industrializzazione”. La
realtŕ dell’arretrata
Russia zarista, devastata
dalla Prima guerra
mondiale e dalla guerra
civile, doveva essere
“adeguata” a quelle
condizioni storiche
necessarie per la
creazione (e la
sopravvivenza) di una
societŕ socialista. Il
socialismo nell’Unione
Sovietica non č nato al
punto culminante dello
sviluppo del capitalismo o
come frutto dello sviluppo
storico ed, in questo
contesto, di un generale
sviluppo sociale, ma č
stato piuttosto un
“progetto” politicamente
ideato che doveva essere
realizzato dal Partito. La
leadership del Partito ha
ottenuto
letteralmente lo
status di “ingegneri
sociali” il cui compito
era di “costruire il
socialismo” nell’Unione
Sovietica mentre le masse
dei lavoratori divennero
il mezzo per portare a
termine questo compito.
Una delle piů importanti
tesi politiche di Lenin di
quel periodo č stata
che “dal capitalismo
si deve ricavare tutto
quello che rende
possibile lo sviluppo del
socialismo”. La natura
meccanicistica di questo
modo di pensare mostra la
non-storica natura
dell’”instaurazione del
socialismo” nell’Unione
Sovietica. Il volontarismo
della leadership del
partito, strumentalizzato
nella forma dell’apparato
statale, fu, prima di
tutto, condizionato dal
fatto che il capitalismo
non era stato sradicato
nella Rivoluzione. La
lotta contro la
restaurazione del
capitalismo č stata un
punto di riferimento
strategico per
l’ordinamento dominante
fino al suo crollo.
L’ordinamento dominante
nell’Unione Sovietica ha
avuto la sua legittimitŕ
storica fin quando č stato
in grado di sviluppare le
forze produttive. Nel
momento in cui la
proprietŕ statale č
diventata l’ostacolo
principale per lo sviluppo
economico, esso č
diventato un ingombro.
Invece di arrivare ad una
rivoluzione socialista
“correttiva”, in cui i
lavoratori avrebbero
sottratto il potere alla
burocrazia corrotta e
quindi assunto
direttamente il controllo
della produzione e del
processo complessivo di
riproduzione sociale,
quelli che avevano il
potere esecutivo
effettuarono il colpo di
stato che portň alla
restaurazione del
capitalismo e trasformň
l’Unione Sovietica in una
colonia dei piů potenti
paesi capitalisti
dell’Occidente. Quello
che non č riuscita a
fare nemmeno la Germania
nazista č riuscita a
fare la “borghesia
rossa” incorporata nella
corrotta ed alienata
leadership del Partito
comunista: distruggere
l’Unione Sovietica.
La proprietŕ privata
ristabilita, invece di far
crescere le forze
produttive, ha portato ad
un diffuso saccheggio ed
alla rovina economica,
scientifica, ecologica e
biologica delle
ex-repubbliche dell’ URSS.
La distruzione dell’URSS e
l’”introduzione” del
capitalismo senza una
opposizione di
massa da parte della
classe lavoratrice č stata
possibile perchč, da una
parte, la struttura
politica dominante era del
tutto alienata dai
lavoratori ed aveva un
potere inattaccabile, e,
dall’altra parte, perchč
nell’URSS i lavoratori
come astratti “cittadini”
avevano perso la loro
autenticitŕ di
classe e con ciň la
possibilitŕ di influire
come forza politica
organizzata nella vita del
paese. Lo smembramento
dell’URSS da parte della
“borghesia rossa” č stato,
infatti, una fatale
sconfitta della classe
lavoratrice dell’URSS
dalla quale tuttora essa
non si č ripresa. La
distruzione dell’URSS,
insieme alla distruzione
della Jugoslavia, sono
state la fase finale
dell’annientamento delle
potenzialitŕ emancipatrici
dell’ordinamento
socialista e la
instaurazione di una
dittatura capitalista sui
lavoratori.
Nonostante le esigenze
sempre piů radicali di
cambiamento, la crescente
crisi esistenziale, creata
dal capitalismo, distrugge
in modo sempre piů
drammatico qualsiasi
visione umanistica del
futuro. Tutti sfoderano
una spada, chi per
uccidere chi per
difendersi. Invece dell'essenza,
č l’esistenza che
diventa un imperativo
incontestabile. Le
dominanti corporazioni
capitalistiche
dell’Occidente hanno
portato l’umanitŕ
sull’orlo di un abisso, e
la lotta per la
sopravvivenza si sta
conducendo sul bordo di
un baratro. Coloro
che sono piů deboli
cadranno per primi nel
vuoto e scompariranno per
sempre. Questa č la
principale ragione per cui
in Russia, nonostante i
crimini del regime
stalinista, si sta
ricreando il “culto di
Stalin”. La crisi sempre
piů profonda
dell’Occidente e le sempre
piů aggressive politiche
fondate su di essa,
indirizzate ad annientare
i miliardi in “surplus” e
ad impadronirsi di
territori stranieri, hanno
fatto sě che in Russia una
grande importanza viene
attribuita a quei
personaggi storici che
hanno operato per
costruire il suo potere
economico, scientifico e
militare, e per opporsi
all’Occidente. Stalin
č un simbolo della
vittoria, vale a dire
innanzitutto č un
simbolo del potenziale
esistenziale del popolo
russo, e questo č ciň
che lo rende popolare.
Lo stesso avviene per
Lenin. Non solo il
carattere sociale (di
classe), ma piuttosto la
natura anticoloniale della
Rivoluzione d’Ottobre e le
fondamenta del potere
economico, scientifico e
militare, che sono posti
in essa, sono la base
della popolaritŕ di Lenin
in Russia e nei paesi che
stanno lottando contro
l’imperialismo moderno.
Quando si glorifica la
Russia zarista, si pensa
piuttosto alle sue
potenzialitŕ costruttive
dello stato. In questo
contesto un significato di
prim’ordine lo ha Pietro
il Grande.
(trad. P.M.,
rev. M.A.)
|
|
NICHILISMO
CAPITALISTICO
Il
capitalismo č un
ordinamento nichilistico
non solo perchč esclude
ogni giudizio valoriale,
ma anche perchč distrugge
le potenzialitŕ
vivificatrici della natura
e dell’essere umano. Il
nichilismo capitalistico
non ha soltanto un
carattere anti-umano, ma
anche anti-esistenziale.
La natura “conosce” la
morte, che č la
condizione del
rinascere, ma non
“conosce” la distruzione
della vita. Nella natura
e nella storia la morte
apre alla possibilitŕ di
nuova vita: essa č per
sua natura
vivificatrice. Il
capitalismo distrugge il
ciclo stesso della morte
e della rinascita, cioč
le potenzialitŕ
vivificatrici della
morte, e produce una
nullitŕ distruttiva.
Il
capitalismo non solo
crea uno Stato
totalitario, bensě anche
una societŕ totalitaria.
Infatti, la vita stessa
č diventata una forza
totalizzante che forma
il carattere degli
esseri umani e la loro
coscienza, i rapporti
tra di loro, il rapporto
verso la natura...
L’essere umano diventa
distruttore non solo
mediante il suo lavoro e
il suo consumismo ma
pure nella sfera vitale
capitalistica, cioč
vivendo la vita alla
maniera capitalistica,
per 24 ore al giorno e
senza risparmiare
nessuno. Il capitalismo
costringe gli esseri
umani a vivere la vita
in modo distruttivo e in
questo modo essi
diventano complici nella
distruzione del mondo.
Una vita sempre piů
senza riguardo, che si
basa sul sempre piů
veloce svolgimento del
processo della
riproduzione
capitalistica, permette
agli esseri umani di
esistere solo se si
comportano conformemente
ai processi dominanti.
Questa č la causa di una
delle piů dannose forme
di patologia sociale:
gli esseri umani cercano
di privarsi delle
elementari
caratteristiche umane
per poter sopravvivere
nella societŕ
capitalistica
totalitaria. Nel
capitalismo l’essere
umano non “migliora”
mediante lo sviluppo
delle proprie
potenzialitŕ umane
specifiche, cioč come
essere storico, ma
mediante il modello
dominante del vivere che
lo priva della
naturalezza e
dell’umanitŕ.
L’origine della
tragicitŕ
piccolo-borghese sta
nel fatto che il
piccolo borghese
valuta se stesso
mediante il vigente
modello dominante il
quale lo svaluta come
essere umano.
L’intangibile dominio
del principio “I soldi
non puzzano” porta al
fatto che l’essere umano
si espone
all’umiliazione peggiore
e che commette i
peggiori delitti per
ottenere soldi e
affermazione sociale.
Non č piů la fuga dalla
libertŕ (Fromm), bensě
la fuga dalla
responsabilitŕ della
distruzione della vita
ciň che domina nelle
societŕ capitalistiche
piů sviluppate. Questa č
la base del conformismo
contemporaneo. Esso non
č soltanto di natura
anti-libertaria, ma
prima di tutto
anti-esistenziale. Il
piccolo borghese si leva
di dosso ogni
responsabilitŕ per la
distruzione della vita e
la riporta a un “Dio”,
al Sole, alle stelle,
alle profezie bibliche o
d'altro tipo, a “forze
terrestri misteriose”
che si manifestano nella
forma di “logge
massoniche” e di altri
gruppi che agiscono
“dall’ombra”. La crisi
sempre piů drammatica
dell’esistenza, invece
di spingerlo alla lotta
contro il capitalismo,
lo induce a fuggire in
mondi illusori
offertigli
dall’industria del
divertimento, dalla
chiesa, dalle sette,
dalla droga, dall'
alcool... Nel contempo,
la forma piů importante
di fuga dalla
responsabilitŕ della
distruzione del mondo č
il consumismo. Lo
sviluppo della
mentalitŕ da
“ubriacatura per
l’acquisto”, cioč il
totale affogamento
dell’essere umano nel
pantano capitalistico, č la piů
rovinosa forma di fuga
dalla realtŕ. Anche qui
viene confermato il
principio che il
capitalismo fonda il
profitto sulla
distruzione del mondo e
dell’essere umano, e che
questo ha carattere
universale.
Il
totalitarismo
capitalistico č la forma
piů malvagia di
totalitarismo che la
storia conosca. Esso si
basa sulla
commercializzazione
totale della natura e
della societŕ. Ogni
angolo del Pianeta ed
ogni segmento della vita
sociale ed individuale
sono diventati parte
integrante del
meccanismo della
distruttiva riproduzione
capitalistica. Altre
forme storicamente date
di totalitarismo
appaiono relazionarsi o
a un'idea di passato, o
a una qualche idea
trascendentale, oppure a
una idea di futuro – e
ciň apre la possibilitŕ
a una loro critica. Il
totalitarismo
capitalistico
contemporaneo si fonda
sul nichilismo
distruttivo: esso
annichilisce sia l’idea
della trascendenza che
l’idea di un futuro (o
passato) e con ciň ogni
possibilitŕ di stabilire
una distanza critica dal
mondo esistente.
All'inizio del suo
sviluppo, il capitalismo
creava una coscienza
visionaria che apriva
non soltanto lo spazio
per il suo sviluppo, ma
anche quello per il suo
superamento (More,
Campanella, Hobbes,
Bacone, Owen, Fourier).
Nel diventare un
ordinamento totalitario
distruttivo, il
capitalismo annulla ogni
coscienza visionaria e
crea una coscienza
positivistica
totalitaria alla quale
conviene l’idea della
“fine della storia” e
dell’”ultimo uomo”
(Fukuyama).
“Democrazia” č un
altro termine per la
fine della storia.
Il
capitalismo abolisce
la storia trasformando
il tempo storico in
eventi meccanici, cioč
nel nulla positivo. Con il
capitalismo comincia il
tempo non-storico che č
di carattere distruttivo
e che rappresenta la
distruzione della vita
sulla Terra. Il misurare
del tempo capitalistico
non ha soltanto un
carattere anti-storico,
ma anche
anti-esistenziale. Il
“nulla” non č solo una
vita insensata
(irriflessiva), ma č la
estinzione della vita.
Il capitalismo č una
forza totalizzante
distruttiva che produce
una nullitŕ totale e
cioč una tragicitŕ di
carattere fatale e senza
speranza. Ciň che nella
dimensione vitale ed
umana appare come
fenomeno reale,
nell’orizzonte
esistenziale e valoriale
capitalistico diventa
nulla. Il capitalismo
annienta ciň che č umano
affinché inumano ed
anti-umano ottengano una
dimensione spettacolare.
In questo processo, non
le cose e i fenomeni, ma
il processo stesso
dell’annientamento
assume carattere
feticistico. Attenendosi
al mito del carattere
“rivoluzionario” del
capitalismo, Marx non ha
capito che il
capitalismo non si
proietta nel futuro in
primo luogo mediante lo
sviluppo delle forze
produttive e delle
potenzialitŕ
emancipatrici della
societŕ borghese, bensě
mediante la distruzione
della natura e
dell’essere umano, come
anche mediante la
distruzione dell’ereditŕ
emancipatrice della
societŕ borghese. Il
“progresso”
capitalistico elimina
ogni possibilitŕ di
futuro: essa appare come
u-topos
[non-luogo, utopia]
degenerata in senso
capitalistico. Il
capitalismo si
stabilizzerŕ finalmente
nel momento in cui avrŕ
annientato la vita sul
Pianeta e sarŕ arrivato
al livello “zero” della
natura inanimata.
Il
cataclisma cristiano
[l'Apocalisse] significa
la fine della vita
materiale e l’inizio di
quella “vera”. Questo
non č possibile in un
essere umano privato
dell'anima, vale a dire,
se in lui č stata
distrutta la fede in un
mondo “reale”. Il
capitalismo rapisce
all’essere umano l’anima
che č il simbolo della
forza vitale dell’essere
umano come essere
spirituale e rappresenta
la possibilitŕ
elementare di una sua
deificazione. Il
cataclisma capitalistico
annienta la possibilitŕ
del cataclisma
cristiano: non c’č
peccato né redenzione,
non c’č il pentimento né
il perdono... Il
capitalismo ha
trasformato il mondo nel
suo spazio
pubblicitario, e
l’essere umano nel
fanatico
edonista-distruttivo che
non ha bisogno di
incitamenti validi che
siano al di sopra del
mondo esistente. I
rapporti umani hanno
perso la dimensione
spirituale ed etica. Il
denaro come un nulla
spettacolare č diventato
il mezzo per annientare
i valori spirituali, ed
il principio “I soldi
non puzzano” č diventato
il principio “religioso”
supremo. L’apocalisse
contemporanea
non si basa sulla
coscienza religiosa e
non ha un carattere
illusorio, ma č una
realtŕ sempre piů
visibile che si fonda
sullo sviluppo del
capitalismo come
ordinamento
totalitario
distruttivo.
La
distruzione radicale del
tessuto sociale, e in
questo modo la
distruzione dell’essere
umano come essere
sociale, rappresenta
un'altra “qualitŕ” del
capitalismo. Il
capitalismo degenera
l’essere umano in quanto
essere naturale
(erotico) e sociale
poiché fa degenerare i
rapporti tra gli esseri
umani. Esso annienta il
bisogno dell’uomo per
l’uomo e crea un uomo
patologico, in primo
luogo perchč
dall’infanzia gli
annulla il bisogno degli
altri esseri umani e in
questo modo la
possibilitŕ di
sviluppare il sentimento
umano. Il capitalismo
produce un essere umano
solitario, perso nella
nullitŕ capitalistica,
incline alla fuga dal
mondo reale verso quello
illusorio. Gli esseri
umani diventano le
monadi di Leibniz
tecnicizzate. Ancora
peggio, indurre
nell'uomo la paura verso
l’uomo rappresenta la
base della “socialitŕ”
capitalistica. Trasformare
l’uomo
in nemico dell’uomo
rappresenta uno dei
peggiori delitti del
capitalismo. Con la
distruzione dell’essere
umano come essere
sociale mediante la
“fabbricazione” di
individui atomizzati, in
guerra permanente, il
capitalismo acuisce il
dissidio tra la certezza
dell’esistenza immediata
dell’essere umano come
individuo e la certezza
dell’esistenza
dell’umanitŕ. Infatti,
la certezza
dell’esistenza immediata
dell’essere umano come
individuo in virtů del
meccanismo di
riproduzione
capitalistico, che lo
trasforma in un egoista
distruttivo, mette
sempre piů
drammaticamente in
questione la capacitŕ
dell’umanitŕ di
assicurarsi l’esistenza.
E questo a maggior
ragione in quanto
l’atomizzazione degli
esseri umani č la
peggior forma della loro
de-politicizzazione.
Il
capitalismo produce
forme di “socialitŕ” che
degenerano l’essere
umano in quanto essere
sociale. La “socialitŕ”
si riduce alla lotta tra
gli esseri umani, alla
bugia, all’inganno, al
delitto... Nel
mondo contemporaneo
niente distrugge con
piů efficacia il
bisogno dell’uomo per
l’uomo che il contatto
dell’uomo con l’uomo.
Cessano i
rapporti autentici tra
gli uomini, nei quali
l’essere umano puň
realizzarsi come un
essere libero, erotico,
emotivo, spirituale e
creativo, e i rapporti
tra gli uomini assumono
un carattere tecnico e
distruttivo cosě come
l’essere umano stesso
diventa un essere
meccanico e distruttivo.
Il capitalismo crea un
surrogato della
socialitŕ nella forma
dei “consumatori”, degli
“spettatori”, dei
“fans”, “del popolo di
facebook”... Lo sport č
uno dei mezzi piů
importanti della
degenerazione e della
distruzione della
socialitŕ umana. Gli
sportivi sono ridotti a
classe quasi-militare
adibita al divertimento
e al circo, come
equilibristi da salti
mortali, e il pubblico č
ridotto alla “massa dei
tifosi”. Gli spettacoli
musicali, le feste della
birra ed altre
sbevazzate, le
discoteche, i
supermercati ed i centri
commerciali, le zone
pedonali nei quartieri
commerciali delle cittŕ
eccetera – sono tutte
forme di produzione
capitalistica di
“socialitŕ” privata di
ogni naturalezza e
sentimento umano. Essa
si riduce a quelle
”masse consumistiche” il
cui atteggiamento
condiziona il processo
della riproduzione
capitalistica
distruttiva, vale a dire
una vita del tutto
commercializzata. Il
capitalismo trasforma
l’essere umano da essere
sociale in essere
consumistico, e la
societŕ da comunitŕ di
persone emancipate
diviene moltitudine di
consumatori. Il
mega-store č diventato
lo spazio sociale piů
importante, e i “saldi”
di fine stagione con la
relativa pazza corsa
consumistica sono le forme
piů autentiche mediante
le quali si manifesta la
socialitŕ capitalistica.
Per
quanto
riguarda l'internet, le
possibilitŕ sempre piů
grandi della
“comunicazione” tecnica
sono diventate sostitutive
delle sempre piů esigue
occasioni di rapporti
umani autentici. Invece di
instaurare rapporti
immediati tra gli esseri
umani, si instaurano
“rapporti” mediante
un’immagine
“abbellita”
che corrisponde al
modello del “volto di
successo” secondo i
criteri dei valori
dominanti, cioč mediante
l’auto-degradazione e
l’auto-menomazione
dell’essere umano.
L’anonimato, la
possibilitŕ della
immediata interruzione
del contatto, la
possibilitŕ della
“trasformazione” e del
“ritocco” – tutto questo
si frappone alla
“comunicazione”. Sullo
schermo del computer non
appare la vera immagine
dell’essere umano, ma la
sua maschera. Per il
tramite di internet
non si instaurano
rapporti tra gli
esseri umani, bensě
comunicazioni tecniche
con le quali gli
esseri umani vengono
“liberati” dalla
esistenza sensibile,
erotica, emotiva,
ovvero dalla esistenza
sociale e dalla
mediazione sociale. Sullo
schermo appaiono
immagini che non si
possono percepire con i
sensi, toccare, guardare
negli occhi... immagini
senza odore, senza voce,
senza calore... Si ha
l’impressione di essere
“liberati” da quel mondo
in cui l’essere umano
non puň realizzare la
sua umanitŕ e questo in
modo da ridurre l’essere
umano ad una apparizione
tecnica mascherata. Il
populismo di internet č
la forma meno umana di
populismo.
Apparentemente, chiunque
puň mostrarsi in
“pubblico” - ma č un
“pubblico” virtuale, di
esseri umani anonimi che
si nascondono dietro lo
schermo del computer.
Inoltre, la maggior
parte dei testi
pubblicati in internet
sono al di sotto di ogni
livello culturale e
vengono imposti agli
altri mediante una
sempre piů aggressiva
“presentazione tecnica”
che corrisponde al
meccanismo delle
campagne pubblicitarie
della “societŕ
consumistica”. La cosa
peggiore č che i giovani
accettano di essere
precipitati nel mondo
virtuale. Questa č la
“risposta” conformistica
dell’uomo solitario
affondato nel fango
della disperazione
capitalistica. Accettare
il mondo virtuale
significa, infatti,
accettare il mondo
esistente dove non c’č
posto per la giovinezza,
per l’amore, per il
futuro... Si tratta, in
definitiva, di togliere
ogni possibilitŕ agli
esseri umani di unirsi e
di operare in quanto
esseri politici tesi a
sradicare ciň che č
male. L'annientamento
dell’essere umano come
essere sociale mediante
la tecnica ed il modo di
vita “consumistico”
rappresentano la maniera
piů efficace per la sua
de-politicizzazione.
Senza alcun legame
immediato e
organizzazione degli
oppressi basata su di
una qualche visione di
un mondo futuro per il
quale si debba lottare,
uscire sulle strade si
riduce allo scaricare la
frustrazione, il che non
contribuisce
all’abbatimento del
mondo inumano, bensě
produce nuove forme di
oppressione e
sfruttamento.
(capitolo dal libro L'ultima
Rivoluzione - trad.
Mirjana Jovanović, maggio 2013)
|
KAPITALISTIČKI
NIHILIZAM
Kapitalizam
je
nihilistički poredak
ne samo po tome što
odbacuje vrednosno
rasuđivanje, već i po
tome što uništava
životvorne potencijale
prirode i čoveka. Kapitalistički
nihilizam
nema samo anti-humanu,
već i
anti-egzistencijalnu
prirodu. Priroda "zna" za
smrt, koja je uslov
ponovnog rađanja, ali
ne i za uništenje
života. U prirodi i u
istoriji smrt otvara
mogućnost za novi
život: ona je po
svojoj prirodi
životvorna.
Kapitalizam uništava
sam ciklus umiranja i
rađanja, što znači
životvorne potencijale
smrti, i proizvodi
destruktivno
ništavilo.
Kapitalizam
ne
stvara samo
totalitarnu državu,
već i totalitarno
društvo. Zapravo, sam
život postao je
totalizujuća moć koja
formira karakter
ljudi, njihovu svest,
međuljudske odnose,
odnos prema prirodi...
Čovek postaje
uništitelj ne samo
putem rada i
potrošnjom, već putem
kapitalističke životne
sfere, što znači
živeći kapitalističkim
načinom života koji se
odvija 24 sata i koji
nikoga ne štedi.
Kapitalizam primorava
ljude da žive
destruktivnim načinom
životom i na taj način
postanu saučesnici u
uništavanju sveta. Sve
bespoštedniji život,
koji se zasniva na sve
bržem odvijanju
procesa kapitalističke
reprodukcije,
dozvoljava ljudima da
opstanu samo ukoliko
se ponašaju u skladu s
vladajućim procesima.
To je uzrok jednog od
najpogubnijih oblika
društvene patologije:
ljudi nastoje da se
liše osnovnih ljudskih
osobenosti da bi mogli
da prežive u
kapitalistički
totalizovanom svetu. U
kapitalizmu čovek se
ne “usavršava“ putem
razvoja svojih
specifičnih humanih
moći, što znači kao
istorijsko biće, već
putem vladajućeg
modela življenja koji
ga lišava prirodnosti
i ljudskosti. Osnov
malograđanske
tragičnosti je u
tome, što
malograđanin
vrednuje sebe putem
vladajućeg
vrednosnog modela
koji ga obezvređuje
kao čoveka.
Neprikosnovena
vladavina principa
„Pare ne smrde!“
dovodi do toga da se
čovek izlaže najgorem
ponižavanju i da čini
najgore zločine da bi
stekao novac i
društvenu afirmaciju.
Nije više „bekstvo od
slobode“ (From), već
je bekstvo od
odgovornosti za
uništavanje života ono
što dominira u
najrazvijenijim
kapitalističkim
društvima. To je osnov
savremenog
konformizma. On nema
samo anti-slobodarsku,
već pre svega
anti-egzistencijalnu
prirodu. Malograđanin
skida sa sebe svaku
odgovornost za
uništavanje života i
prenosi je na „boga“,
na Sunce, zvezde,
biblijska i druga
proročanstva, na
„tajne zemaljske sile“
koje se pojavljuju u
obliku „masonskih
loža“ i drugih grupa
koje deluju „iz
senke“. Umesto da ga
sve dramatičnija kriza
egzistencije pokrene u
borbu protiv
kapitalizma, ona ga
usmerava na bekstvo u
iluzorne svetove koje
mu nude industrija
zabave, crkve, sekte,
droga, alkohol...
Istovremeno,
najvažniji oblik
bekstva od
odgovornosti za
uništavanje sveta je
potrošnja. Razvoj
kupoholičarskog
mentaliteta, što
znači potpuno
utapanje čoveka u
kapitalističku
močvaru,
najpogubniji je
oblik bekstva iz
realnosti. I ovde
se potvrđuje, da
princip da kapitalizam
od posledica
uništavanja sveta i
čoveka stvara izvore
profita ima
univerzalni karakter.
Kapitalistički
totalitarizam
najgori je oblik
totalitarizma koji je
stvoren u istoriji. On
se zasniva na totalnom
komercijalizovanju
prirode i društva.
Svaki deo planete i
svaki segment
društvenog i
individualnog života
postao je sastavni deo
mehanizma destruktivne
kapitalističke
reprodukcije.
Istorijski oblici
totalitarizma
pojavljuju se u odnosu
prema ideji prošlosti,
određenoj
transcendentalnoj
ideji, ili prema ideji
budućnosti – što
otvara mogućnost za
njihovu kritiku.
Savremeni
kapitalistički
totalitarizam zasniva
se na destruktivnom
nihilizmu: on uništava
kako ideju
transcendencije, tako
i ideju budućnosti
(prošlosti) i samim
tim mogućnost da se
uspostavi kritička
distanca prema
postojećem svetu. Dok
je kapitalizam bio u
fazi nastajanja on je
proizvodio vizionarsku
svest koja nije samo
otvarala prostor za
razvoj kapitalizma,
već i za njegovo
prevazilaženje (Mor,
Kampanela, Hobs,
Bekon, Oven,
Furije...). Postajući
totalitarni
destruktivni poredak
kapitalizam se
obračunava s
vizionarskom svešću i
stvara totalitarnu
pozitivističku svest
kojoj odgovara ideja o
„kraju istorije“ i
„poslednjem čoveku“
(Fukujama).
„Demokratija“ je drugo
ime za kraj istorije.
Kapitalizam
ukida
istoriju
pretvarajući
istorijsko vreme u
mehanizovano
događanje, što znači
u pozitivno ništa. Sa
kapitalizmom počinje
da teče ne-istorijsko
vreme koje ima
destruktivni karakter
i koje pretstavlja
vreme uništenja života
na Zemlji. Kapitalističko
vremenovanje nema
samo anti-istorijski,
već i anti-egzistencijalni
karakter. "Ništa"
nije
samo besmisleni
(nereflektovani)
život, već nestanak
života.
Kapitalizam je
totalizujuća ništeća
moć koja proizvodi
totalno ništavilo i
time tragičnost koja
ima fatalni i samim
tim beznadežni
karakter. Ono što se u
životnoj i humanoj
dimenziji pojavljuje
kao nešto, to u
kapitalističkom
egzistencijalnom i
vrednosnom horizontu
postaje ništa.
Kapitalizam ništi
ljudsko, da bi ono što
je neljudsko i
anti-ljudsko dobilo
spektakularnu
dimenziju. U tom
procesu ne stvari i
pojave, već sam proces
ništenja dobija
fetiški karakter.
Držeći se mita o
„revolucionarnom“
karakteru kapitalizma,
Marks nije shvatio da
se kapitalizam ne
projektuje u budućnost
prvenstveno preko
razvoja proizvodnih
snaga i
emancipatorskih
potencijala građanskog
društva, već preko
posledica uništavanja
prirode i čoveka, kao
i uništavanja
emancipatorskog
nasleđa građanskog
društva.
Kapitalistički
„progres“ uklanja samu
mogućnost budućnosti:
ona se pojavljuje kao
na kapitalistički
način degenerisani u-topos.
Kapitalizam će konačno
da se "stabilizuje" kada
uništi život na
planeti i dođe na
"nulti" nivo nežive
prirode.
Hrišćanska
kataklizma
pretstavlja kraj
materijalnog i početak
„pravog“ života. To
nije moguće ukoliko je
čovek obezdušen, a to
znači ukoliko je u
njemu uništena vera u
„istinski“ svet.
Kapitalizam otima
čoveku dušu koja
simbolizuje životnost
čoveka kao duhovnog
bića i pretstavlja
osnovnu mogućnost za
njegovo obogotvorenje.
Kapitalistička
kataklizma uništava
mogućnost hrišćanske
kataklizme: nema greha
i iskupljenja, nema
kajanja i oproštaja...
Kapitalizam je
pretvorio svet u svoj
reklamni prostor, a
čoveka u
hedonističko-detruktivnog
fanatika koji nema
potrebu za vrednosnim
izazovima koji
prevazilaze postojeći
svet. Ljudski odnosi
izgubili su duhovnu i
moralnu dimenziju.
Novac kao
spektakularno ništa
postao je sredstvo za
ništenje duhovnih
vrednosti, a princip
„Pare ne smrde!“
vrhovni „religiozni“
princip. Savremena
apokalipsa
ne zasniva se na
religioznoj svesti i
nema iluzorni
karakter, već je sve
izglednija realnost koja
se zasniva na
razvoju kapitalizma
kao totalitarnog
destruktivnog
poretka.
Bespoštedno
razaranje
društvenog tkiva, i na
taj način uništenje
čoveka kao društvenog
bića, pretstavlja još
jedan „kvalitet“
kapitalizma.
Kapitalizam degeneriše
čoveka kao prirodno
(erotsko) i društveno
biće i to tako što
degeneriše međuljudske
odnose. On uništava
potrebu čoveka za
čovekom i stvara
patološkog čoveka pre
svega tako, što mu od
malena uništava
potrebu za ljudima i
na taj način mogućnost
da razvije čulo
ljudskosti. Kapitalizam
proizvodi
usamljenog čoveka koji
je izgubljen u
kapitalističkom
ništavilu i koji je
sklon bekstvu iz
realnog u iluzorne
svetove. Ljudi postaju
tehnizovane Lajbnicove
monade. Što je još
gore, izazivanje
straha čoveka od
čoveka pretstavlja
osnov kapitalističke
„društvenosti“. Pretvaranje
čoveka
u neprijatelja
čoveku pretstavlja
jedan od najgorih
zločina kapitalizma.
Ukidanjem čoveka kao
društvenog bića
proizvođenjem
atomizovanih
pojedinaca koji su u
stalnom ratu,
kapitalizam zaoštrava
sukob između
obezbeđivanja
neposredne
egzistencije čoveka
kao jedinke i
obezbeđivanja opstanka
čovečanstva. Zapravo,
obezbeđivanje
neposredne
egzistencije čoveka
kao pojedinca
posredstvom
kapitalističkog
mehanizma
reprodukcije, koji od
njega stvara
destruktivnog
sebičnjaka, sve
dramatičnije dovodi u
pitanje sposobnost
čovečanstva da
obezbedi opstanak. Ovo
tim pre, što je
atomizovanje ljudi
najpogubniji oblik
njihovog
depolitizovanja.
Kapitalizam
proizvodi
takve oblike
„društvenosti“ koji
degenerišu čoveka kao
društveno biće.
„Društvenost“ je
svedena na borbu
između ljudi, na laž,
na podvalu, na
zločin... U
savremenom svetu
ništa efikasnije ne
uništava potrebu
čoveka za čovekom
nego kontakt čoveka
sa čovekom. Ukidaju
se autentični
međuljudski odnosi u
kojima čovek može da
se realizuje kao
slobodarsko, erotsko,
emotivno, duhovno i
stvaralačko biće i
odnosi između ljudi
dobijaju tehnički i
destruktivni karakter,
pri čemu čovek postaje
mehaničko i
destruktivno biće.
Kapitalizam stvara
surogat-društvenosti u
obliku „potrošača“,
„gledalaca“, „fanova“,
„fejsbukovaca“...
Sport je jedan od
najvažnijih sredstava
za degenerisanje i
uništenje humane
društvenosti.
Sportisti su svedeni
na
kvazi-militarističku,
zabavljačko-cirkuzanersku
i
kaskadersko-samoubilačku
grupu, a publika na
„navijačku masu“.
Muzički „spektakli“,
festivali piva i druge
masovne pijanke,
disko-klubovi,
samoposluge i
trgovački centri,
pešačke zone u
trgovačkim delovima
grada i sl. - sve su
to oblici
kapitalističke
proizvodnje
„društvenosti“ koja je
lišena prirodnosti i
ljudskosti. Ona se
svodi na stvaranje
„potrošačke mase“ čije
ponašanje uslovljava
proces destruktivne
kapitalističke
reprodukcije, što
znači potpuno
komercijalizovani
život. Kapitalizam od
čoveka kao društvenog
bića stvara potrošačko
biće, a od društva kao
zajednice
emancipovanih ličnosti
potrošačku gomilu.
Mega-market postao je
najvažniji društveni
prostor, a
„rasprodaje“ i prateći
„potrošački stampedo“
najautentičniji oblik
u kome se pojavljuje
kapitalistička
društvenost.
Što se
tiče interneta, sve
veće mogućnosti
tehničkog
„komuniciranja“
postale su zamena za
sve manje mogućnosti
autentičnog ljudskog
sporazumevanja. Umesto
da se uspostavljaju
neposredni odnosi
između ljudi,
uspostavljaju se
„odnosi“ posredstvom
„friziranog“ lika koji
odgovara modelu
„uspešne face“ po
kriterijumima
vladajućih vrednosti,
što znači
samo-obezvređivanjem i
samosakaćenjem čoveka.
Anonimnost, mogućnost
momentalnog prekida
kontakta, mogućnost
neprestanog
„preobražavanja“ i
„doterivanja“ - sve to
posreduje u
„komuniciranju“. Na
kompjuterskom ekranu
ne pojavljuje se pravi
lik čoveka, već
njegova maska. Preko
interneta ne
uspostavljaju se
međuljudski odnosi,
već tehničke veze
pri čemu su ljudi
„oslobođeni“ čulnog,
erotskog, emotivnog,
u krajnjem,
društvenog
postojanja i
društvenog
posredovanja. Na
ekranu pojavljuju se
likovi koje čovek ne
može da oseti, da
dodirne, da pogleda u
oči... Likovi koji
nemaju miris, glas,
toplinu... Stiče se
„sloboda“ od sveta u
kome čovek ne može da
ostvari svoju
ljudskost i to na
način koji svodi
čoveka na tehnički
maskiranu prikazu.
Internet-populizam je
najnehumaniji oblik
populizma. Prividno,
svako može da se
pojavi u „javnosti“,
ali je to virtuelna
„javnost“ anonimnih
ljudi koji se kriju
iza kompjuterskih
ekrana. Istovremeno,
ubedljiva većina
tekstova koji se
objavljuju na
internetu nalaze se
ispod svakog kulturnog
nivoa i nameću se
drugima putem sve
agresivnije „tehničke
prezentacije“ koja
odgovara mehanizmu
reklamne kampanje
„potrošačkog društva“.
Najgore je to što
mladi prihvataju da
budu bačeni u
virtuelni svet. To je
konformistički
„odgovor“ usamljenog
čoveka zaglibljenog u
blatu kapitalističkog
beznađa. Prihvatanje
virtuelnog sveta je,
zapravo, prihvatanje
postojećeg sveta u
kome nema mesta za
mladost, za ljubav, za
budućnost... U
konačnom, radi se o
tome da se otkloni
svaka mogućnost da se
ljudi ujedine i deluju
kao politička bića
koja teže
iskorenjivanju uzroka
nesreće. Uništavanje
čoveka kao društvenog
bića putem tehnike i
„potrošačkog“ načina
života pretstavlja
najefikasniji način
njegovog
depolitizovanja. Bez
neposrednog
povezivanja i
organizovanja
potlačenih na temelju
jasne vizije budućeg
sveta za koji se treba
boriti, izlazak na
ulicu svodi se na
pražnjenje
nezadovoljstva koje ne
doprinosi ukidanju
neljudskog sveta, već
do stvaranja novih
oblika tlačenja i
izrabljivanja.
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