Informazione

LA RIVENDICAZIONE

E' da poco uscito il libro "La guerra del Kosovo", di Carlo
Scognamiglio, Ministro della Difesa nel periodo della aggressione
contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (1999). Viene da
chiedersi quale sia lo scopo del libro, e delle presentazioni
pubbliche dello stesso che si sono svolte nelle scorse settimane.


*** A che servono libri del genere?

Infatti, rispetto alle cause ed ai fini reali della "guerra del
Kosovo", il libro non fa altro che riproporre luoghi comuni
fuorvianti, a partire dallo stesso titolo: si definisce "guerra"
quella che fu una operazione di tiro a segno da chilometri di
altezza contro obiettivi militari e civili, contro infrastrutture
e centri abitati, contro la popolazione serba ma anche contro i
profughi albanesi-kosovari; e la "guerra", nel titolo, sarebbe
"del Kosovo", laddove viceversa la aggressione ebbe come bersagli
anche i cittadini di insediamenti distanti molte centinaia di
chilometri dal Kosovo, come ad esempio la popolazione di Pancevo,
fatta oggetto di un attacco chimico particolarmente vigliacco,
perche' indiretto e con effetti mortali sul lungo termine,
effettuato attraverso la dispersione intenzionale nell'ambiente
di agenti venefici come il cloruro di vinile monomero,
sprigionatosi dai serbatoi bombardati in concentrazioni fino a
10mila volte superiori alle convenzionali soglie di rischio.
Piuttosto che "del Kosovo", la aggressione fu casomai "PER" il
Kosovo, in quanto mirava tra l'altro ad aggravare la tensione
ed a far esplodere una volta per tutte in modo drammatico la
conflittualita' nella provincia serba, al centro delle mire dei
secessionisti pan-albanesi appoggiati dalla NATO nel quadro
del suo piano strategico per lo squartamento della ex Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia.

Perche' dunque scrivere ancora, dopo anni di martellante campagna
mediatica mistificatrice, e dopo che tante pubblicazioni inutili
sono gia' uscite sull'argomento, compresa quella del Presidente
del Consiglio dell'epoca, Massimo D'Alema, giustamente subito finita
nel secchio della spazzatura tra i molti libri "politically correct"
assolutamente privi di interesse? E' escluso che il libro di
Scognamiglio possa servire a "precisare i fatti" o a fornire nuove
informazioni; c'e' invece, evidentemente, ancora un bisogno, da parte
dell'establishment, di rivendicare il ruolo specifico avuto in quei
frangenti.


*** La presentazione milanese

Questo e' dimostrato in maniera incontrovertibile da tono e
contenuto degli interventi nei dibattiti di presentazione del
libro. Vediamo brevemente come sono andate le presentazioni di
cui siamo a conoscenza, svoltesi a Milano ed a Roma.

Milano, libreria Rizzoli, 3 giugno. Tra il pubblico erano presenti
alcuni aderenti al Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia,
che ci hanno descritto l'avvenimento nel modo seguente. Nel corso
di due ore di presentazione non è stato detto assolutamente niente
nel merito dei problemi dell'area balcanica, ne' rispetto alla
strategia italiana di penetrazione militare/economica nell'area.
A presiedere l'iniziativa era la direttrice della rivista di moda
"Amica" - quasi a "garanzia" che il livello della discussione
rimanesse sufficientemente basso. Ha fatto una apparizione Enzo
Biagi, che si è fatto fotografare e filmare dalle telecamere della
RAI, e dopo aver salutato i relatori appena giunti se ne è andato
senza rimanere ad ascoltare nemmeno un minuto. "Star" dell'happening
politico-mondano Francesco Cossiga, grande amico e protettore di
Scognamiglio, che tra una battuta triviale e l'altra ("Il bacio tra
Putin e Berlusconi era omosessuale") ha imbonito la platea, composta
da un'ottantina di persone, quasi tutte anziane e ben vestite.
Moltissimi i carabinieri in divisa ed altrettanti gli agenti in
borghese. Tema centrale: i retroscena della "guerra" e soprattutto
della sua preparazione, i problemi per dare all'Italia un governo
che obbedisse agli ordini di Washington e Bruxelles, che non si
facesse scrupoli di ordine legale o morale.

Cossiga ha spiegato che Slobodan Milosevic e' "un tiranno ed un
barbaro", e per lui "era meglio una fucilata di questo tribunale
dell'Aia, che è un'alterazione del diritto". Poi ha detto
che Prodi non ha nessun merito per la entrata dell'Italia
nella zona-Euro; che il capo dei servizi segreti tedeschi e' un
suo amico, "un vero gentiluomo"; e che "erano meglio le sane
dittature comuniste del parlamento democraticamente eletto".

E' dunque intervenuto Armando Cossutta, secondo il quale "il libro
parla delle vicende con precisione". Cossutta ha ribadito di aver
fatto bene a sostenere D'Alema garantendogli la maggioranza di
governo in una fase cosi' difficile, anche al prezzo di spaccare
il Partito della Rifondazione Comunista: nella sua scelta di
distanziarsi dalla guerra e dal governo della guerra, secondo
Cossutta "Bertinotti è stato sostenuto da una piccola pattuglia
trozkista". Paolo Mieli ha espresso a Cossutta la sua solidarieta':
"Solo il modello Cossutta può garantire alla sinistra di essere
credibile, solo di questo modello le persone possono fidarsi".

Scrivi "persone" ma leggi "NATO". Cossutta ha saputo svolgere
assai bene il ruolo affidatogli, nell'ambito della farsa che
per noi italiani sembra commedia ma per altri popoli e' stata
una immane tragedia: il ruolo del reggitore di moccolo, che
ha sostenuto un governo frutto di equilibrismi e giochi di
potere tutti giocati dietro le quinte, all'insaputa del Parlamento
oltreche' dei cittadini, giochi che hanno visto Francesco Cossiga,
per sua stessa ammissione in molteplici occasioni, compresa questa
di cui stiamo relazionando, esserne il regista, il grande esecutore
degli ordini della NATO.

Ha detto esplicito Scognamiglio nel corso della presentazione:
"L'accordo tra me e D'Alema era di NON parlare della guerra per
non suscitare ulteriori difficoltà". Infatti la partecipazione
di un paese ad una guerra non e' cosa di competenza del suo
governo, ne' tantomeno del suo Parlamento, e meno che mai degli
elettori. Siamo in democrazia! Specchietto per le allodole "pacifista"
nella maggioranza, Cossutta raccontava sempre, durante il conflitto,
di avere "pronta in tasca" la lettera in cui annunciava di ritirare
il sostegno al governo, se si fosse dato il via all'attacco di terra -
come se il cecchinaggio dal cielo fosse moralmente migliore della
guerra combattuta sul terreno, alla pari con il nemico. Se la conserva
ancora, Cossutta quella lettera deve custodirla gelosamente: sicuramente
i collezionisti pagherebbero tanti soldoni per entrarne in possesso.
Qualche filatelico forse puo' valutarne il prezzo di mercato.

Ma, secondo Mieli, "queste tre persone [Cossutta, Cossiga e
Scognamiglio! - non certo i bombardati] hanno perso qualcosa,
hanno perso un pezzo della loro vita". La faccia, invece, pare
ce l'abbiano ancora.


*** La presentazione romana

Riportiamo senza commento stralci dall'articolo di Ettore Colombo
("Vita" 14/06/2002) relativo alla presentazione dello stesso libro
svoltasi a Roma dieci giorni dopo quella di Milano.

<<Il picconatore dice "Invademmo un paese sovrano". (...)
La Nato e l'Occidente come Hitler. Il Kosovo come Olanda, Belgio,
Polonia e tutti gli altri Paesi invasi dai nazisti. La similitudine-
choc arriva dal picconatore in persona, l'ex presidente della
Repubblica Francesco Cossiga che punta il dito sulla guerra nei
Balcani, dove ci sarebbe stato un 'assoluto stravolgimento del
diritto internazionale'. Cossiga ha parlato in occasione della
presentazione del libro dell'allora ministro della Difesa
Carlo Scognamiglio sul Kosovo. ''Abbiamo commesso due illeciti
internazionali. Abbiamo invaso un Paese membro dell'Onu, cioè la
Repubblica jugoslava. Abbiamo invaso la Bosnia Erzegovina. Abbiamo
fatto operazioni militari senza dichiarare guerra ad uno Stato
sovrano. Abbiamo proceduto all'occupazione militare di due Stati''.
Questo significa che ''il fine giustifica i mezzi''. (...)>>

La presentazione di Roma e' stata trasmessa su Radio Radicale
(Vedasi:
http://www-5.radioradicale.it/servlet/VideoPublisher?cmd=segnalaGo
New&livello=s7.2.2&file=uni_adriano_0_20020614114106.txt ).
Sul sito della Radio (organo ufficiale della lista Marco Pannella,
in prima fila nella campagna a favore della aggressione del 1999)
si possono ascoltare viva-voce le parole di Cossiga. Egli racconta
tra l'altro che il progetto di attaccare la Jugoslavia era stato
approntato molti mesi prima, tanto e' vero che tutte le alchimie
politiche tese a dare all'Italia un governo "di servizio" risalgono
ad ottobre/novembre 1998... Altro che Racak, altro che Rambouillet!

A Cossiga e' stato chiesto come mai, senza avere incarichi
istituzionali,
egli possa intrattere questi contatti internazionali, tanto da svolgere
in pratica la funzione di agente-in-capo della NATO in Italia. Orbene
Cossiga ha risposto che puo' farlo poiche' all'estero e' noto per aver
combattuto il terrorismo (dice "combattuto", benche' si riferisca alla
gestione piduista del sequestro Moro, all'assassinio di Giorgiana Masi,
ai progetti golpisti della Gladio, eccetera), ed anche per avere
consentito l'installazione dei missili Cruise e Pershing in Sicilia.
In pratica, per essere SEMPRE stato l'agente-in-capo della NATO, degli
interessi americani nel nostro paese. Costantemente al lavoro, sul
crinale difficile tra istituzionalita' ed eversione, tra legittima
lotta politica in difesa dei valori dell'Occidente, del blocco
atlantico, effettuata alla luce del sole, ed attivita' coperte o
addirittura illegali ed anticostituzionali, come nel caso di questa
guerra.

Riprendiamo dal sito di Radio Radicale:
<<Guerra del Kosovo: Conferenza di presentazione del libro di
Carlo Scognamiglio (con Cossiga, Arpino e Tremonti). (...)
Roma, 13 giugno 2002 - "E' un libro molto anglosassone, molto
asciutto", ha esordito Lucia Annunziata, moderatrice della
conferenza di presentazione del libro "La guerra del Kosovo"
di Carlo Scognamiglio. "Un libro che ci dà una descrizione
della guerra" - ha aggiunto la giornalista - "e di quei fatti
tragici da un punto vista sia militare sia degli aspetti
riguardanti gli interventi umanitari" (...)
"Tutto iniziò con una colazione riservata", racconta Francesco
Cossiga, uno degli invitati alla presentazione e indicato
da più parti come il tessitore di quella tela che portò alla
creazione del governo D'Alema con cui l'Italia votò a favore
dell'intervento della Nato nella guerra del Kosovo contro la
Serbia di Milosevic. L'ex presidente della Repubblica ricorda
gli episodi chiave, la caduta del governo Prodi, il tentativo,
vano, di creare un governo di unità nazionale anche con Berlusconi,
e infine il suo appoggio a un esecutivo presieduto dall'ex
segretario dei DS. Ma alla fine aggiunge: "La guerra nel Kosovo
è stata la più grande violazione del diritto internazionale mai
perpetrata che ha cancellato in un colpo solo due principi
fondamentali: la sovranità nazionale e la non ingerenza". (...)
Da quel momento in poi, come ha ancora ricordato lo stesso
Cossiga, l'Italia è stata invitata a far parte del ristretto
direttorio dei 5 all'interno della Nato. (...)
"Anche grazie alla guerra del Kosovo" - ha affermato il generale
Arpino, terzo invitato alla presentazione, ed ex capo di stato
maggiore all'epoca del governo D'Alema - "l'aeronautica ha
riavuto quella credibilità che da Ustica in poi aveva decisamente
perso agli occhi dell'opinione pubblica e dei politici". (...)
"Ho riportato esclusivamente ciò che ho visto" - ha detto Carlo
Scognamiglio "cose che ho vissuto realmente. E posso dire che
la guerra del Kosovo per l'Italia è stata un vero successo".>>


*** Un vero successo!

Vale a dire: abbiamo commesso azioni illegali, abbiamo stravolto
la Costituzione ed il diritto internazionale, abbiamo commesso
atti analoghi a quelli dei nazisti, e lo rivendichiamo. Tutte le
"anime belle", che hanno parlato di "dolorose necessita'"
oppure di "guerre umanitarie", in realta' sono state complici
di crimini: D'Alema e Cossutta sono stati complici, tra gli
altri, e sono dunque dei criminali, come noi, anche se nessuno
di noi verra' mai giudicato, perche' noi abbiamo la forza
delle armi dalla nostra parte, e l'unica legge che vale per
noi e' la legge della violenza.
Dunque la beffa, dopo il danno: la beffa ai danni del paese, delle
sue leggi e della sua cittadinanza, ma anche la beffa ai danni del
centrosinistra, il "servo stupido" di tutta la vicenda, reso
complice, e che dunque oggi non ha piu' nessun titolo o strumento
per fermare la deriva guerrafondaia in cui siamo precipitati.

Cossiga e Scognamiglio rivendicano per quei fatti, in maniera
esplicita e senza infingimenti, la responsabilita' propria
e dei loro alleati piu' o meno consapevoli. Guardandoti in faccia
ti dicono: i convogli di profughi li abbiamo bombardati noi, la
Costituzione l'abbiamo stracciata noi, l'uranio nella verdura agli
operai di Kragujevac gliel'abbiamo messo noi, la vera pulizia etnica
in Kosovo la abbiamo fatta noi dal 1999 in poi. E che nessuno
si azzardi a chiederci conto, perche' ci avanzano ancora tante
pallottole, e ne abbiamo per tutti, all'occorrenza: per i
magistrati come per i pacifisti, per le "sinistre" come per i
giornalisti. Siamo in democrazia, bellezza... Ed anzi, ne
abbiamo tanta, di democrazia, che la esportiamo all'estero, ad
esempio in Jugoslavia, gratis, distribuita alla cittadinanza giu'
dagli aereoplani.


Italo Slavo

http://kosovo02.chiffonrouge.org


Les Damnés du Kosovo - Un film brise le silence.

INTERVIEW :

Michel Collon et Vanessa Stojilkovic sur leur
nouveau film

Les Damnés du Kosovo

Chassée de son appartement à Pristina, Maria n'a eu la vie sauve que
parce
qu'elle parlait albanais. Son neveu, interprète pour l'ONU, a été
assassiné
sauvagement. Le mari de Silvana a été kidnappé, elle est sans nouvelles
depuis
deux ans. La maison de Stanimir a été brûlée. Qu'ont-ils en commun? Ils
sont
Serbes et vivent, ou plutôt survivent au Kosovo. Pourquoi les médias ne
parlent-ils plus de cette région occupée par l'Otan ? Le nouveau film de
Michel
Collon et Vanessa Stojilkovic brise le silence. Et met en garde tous les
peuples
menacés par les guerres de la mondialisation...

ANTOINE RENARD

Comment est né ce film ?

Michel Collon. J'ai effectué ce reportage au Kosovo
pour me rendre compte sur place de la situation
présente des Serbes et des autres minorités
nationales. Ayant en mémoire cette phrase de Bill
Clinton au moment où il déclenchait les
bombardements sur la Yougoslavie : "Notre fermeté
est le seul espoir pour le peuple du Kosovo de
pouvoir vivre dans son propre pays. Imaginez si nous
fermions les yeux et si ces gens étaient massacrés,
à la porte même de l'Otan. Celle-ci serait
discréditée."

Clinton parlait des Albanais. Mais aujourd'hui, qu'en
était-il des Serbes et des autres minorités nationales
Roms, Gorans, Turcs, Egyptiens, Musulmans... qui
vivaient au Kosovo depuis des siècles? Etaient-ils
en sécurité avec 45.000 soldats de l'Otan dans leur
pays?

Et qu'avez-vous vu ?

Michel Collon. Une accumulation de souffrances
qu'on n'imagine pas ici...

Mais les médias ne nous parlent plus du Kosovo. La
situation n'est-elle pas réglée ?

Michel Collon. Au contraire ! Ce que j'ai vu, ce sont :
attentats à la bombe, assassinats, destructions des
maisons ou expulsions, kidnappings et angoisses des
familles, menaces permanentes... Le constat est
accablant: une véritable purification ethnique a
chassé du Kosovo la plupart des non-Albanais et
terrorise ceux qui restent.

Qu'avez-vous pu montrer concrètement ?

Michel Collon. Une vingtaine d'interviews donnent la
parole aux victimes. Leurs témoignages, dignes mais
poignants, m'ont mis les larmes aux yeux. Il fallait
absolument faire passer leur message tragique.
Briser le silence médiatique qui entoure à présent le
Kosovo. Leur sort constitue une terrible mise en
garde pour tous les peuples : une occupation par les
Etats-Unis, ou les puissances de l'Otan, ce n'est
aucunement une solution. C'est au contraire
l'assurance de terribles souffrances pour tous les
êtres humains de ces régions occupées.

La présence des troupes de l'Otan ne freine pas ces
violences ?

Michel Collon. Non seulement elle ne les freine pas,
mais le film apporte plusieurs documents exclusifs
qui révèlent la complicité de l'Otan avec leurs
auteurs : les milices de l'UCK séparatiste.

Vous n'avez pas eu de problèmes pour tourner ?

Michel Collon. Bien sûr, dans un tel climat de terreur,
un cameraman serbe risque sa vie s'il tourne en zone
"non albanaise". Mais j'ai eu la chance de compter
sur une équipe de TV serbe très motivée. Des gens
extrêmement courageux à qui je dois beaucoup.

Vanessa, comment avez-vous rejoint ce projet ?

Vanessa Stojilkovic. A 25 ans, j'ai déjà tâté divers
métiers de l'image dont le montage. Après un contact
par Internet, Michel Collon m'a proposé de
recommencer l'écriture et le montage de son film, en
panne suite aux problèmes de santé du précédent
réalisateur. J'ai immédiatement accepté.

Parce que vous êtes Française d'origine yougoslave ?

Vanessa Stojilkovic. Oui et non. Oui parce qu'en
effet plusieurs membres de ma famille ont péri ou ont
enduré de terribles souffrances dans cette guerre.
J'en étais très fortement éprouvée. Alors, ce film m'a
permis de réaliser la promesse que je leur avais faite,
là-bas : dire la vérité en Occident.
Malheureusement, certains sont déjà décédés et
d'autres le seront bientôt.

Le stress de la guerre et des bombardements a
provoqué d'énormes problèmes d'hypertension qu'ils
n'ont pas les moyens de soigner. Et des cancers
croissant à une allure fulgurante. Les gens meurent
dans la souffrance. Le bilan de la guerre, pour toute
la Yougoslavie, ce n'est pas seulement des morts,
mais aussi l'état physique et psychologique de ceux
qui restent. Et leur manque d'avenir.

Michel Collon m'a vraiment fait un cadeau en
m'offrant la matière première des ces interviews
qu'il avait rassemblées. Et ses analyses pertinentes,
qui lient de façon claire cette guerre à la
mondialisation. En sculptant et en modelant cette
matière, j'ai pu faire parler ma souffrance, tenir ma
promesse, faire mon deuil.

Michel Collon. C'est surtout Vanessa qui m'a fait un
merveilleux cadeau. Moi, j'ai travaillé 4 jours de
tournage. Elle, 4 mois de montage. Pas facile du tout,
car je ne suis pas cinéaste professionnel, et ce que
j'ai ramené s'en ressentait. Grâce à elle, grâce à son
engagement remarquable, plein de gens dans le
monde pourront découvrir une réalité très importante.

Ce film s'adresse-t-il seulement aux Serbes ?

Vanessa Stojilkovic. Pas du tout! Ma motivation
principale a surtout été d'ouvrir les yeux aux
"Français français", disons, ou à tous ceux d'Europe
occidentale qu'on a désinformés. Leur faire savoir,
par exemple, qu'on prive les non-Albanais de soins
de santé décents : les gens meurent parce qu'on n'a
pas de quoi les soigner, parce qu'ils sont privés des
équipements médicaux nécessaires. Que les enfants
serbes sont privés d'écoles. Qu'une centaine
d'églises ont été démolies. Et que ça continue.

Est-ce un film "pro-serbe" ?

Michel Collon. Non. D'abord, il donne aussi la parole aux
nombreuses minorités nationales, elles aussi
persécutées, "nettoyées". Les Roms, par exemple,
pourchassés un peu partout en Europe, ces temps-ci. Et
martyrisés au Kosovo. Et aussi les Juifs, Gorans,
Musulmans, Turcs, Egyptiens... Des minorités dont on ne
parle jamais.

Ensuite, de nombreux Albanais se retrouvent également
victimes d'un système maffieux basé sur la terreur. L'un
d'eux a pu témoigner devant notre caméra. Il était
persécuté parce que marié à une Serbe !

En fait, je ne suis ni pro-serbe, ni pro-albanais. Je pense
que tous ces peuples se retrouvent victimes de
stratégies cachées : les Etats-Unis voulaient, comme
leurs alliés, détruire une Yougoslavie trop à gauche. Ils
voulaient contrôler les routes du pétrole qui passent
précisément par là. Ils voulaient installer leur super-base
militaire de Camp Bondsteel. Et ils y ont réussi, en
utilisant - non : en excitant eux-mêmes - le conflit entre
Serbes et Albanais.

Savez-vous qu'à présent, Washington conclut des
locations de 99 ans pour les pistes de ses bombardiers ?
Quelqu'un peut-il nous expliquer en quoi des
bombardiers aideront à résoudre les problèmes des
populations du Kosovo ?

Un objectif stratégique plus vaste, alors ?

Michel Collon. Exactement. Cette base rapproche les
bombardiers US de Moscou et du Caucase. Elle fait
partie du grand plan d'encerclement, car Washington ne
pense pas que Poutine et sa tendance seront
nécessairement éternels. Et surtout, briser la
Yougoslavie faisait partie du plan global en envoyant ce
message à tous les peuples du monde : si vous résistez à
la mondialisation, vous serez détruits.

Mais les médias ne nous parlent plus du Kosovo. La
situation n'est-elle pas réglée ?

Michel Collon. Au contraire ! Ce que j'ai vu, ce sont :
attentats à la bombe, assassinats, destructions des
maisons ou expulsions, kidnappings et angoisses des
familles, menaces permanentes... Le constat est
accablant: une véritable purification ethnique a
chassé du Kosovo la plupart des non-Albanais et
terrorise ceux qui restent.

Qu'avez-vous pu montrer concrètement ?

Michel Collon. Une vingtaine d'interviews donnent la
parole aux victimes. Leurs témoignages, dignes mais
poignants, m'ont mis les larmes aux yeux. Il fallait
absolument faire passer leur message tragique.
Briser le silence médiatique qui entoure à présent le
Kosovo. Leur sort constitue une terrible mise en
garde pour tous les peuples : une occupation par les
Etats-Unis, ou les puissances de l'Otan, ce n'est
aucunement une solution. C'est au contraire
l'assurance de terribles souffrances pour tous les
êtres humains de ces régions occupées.

La présence des troupes de l'Otan ne freine pas ces
violences ?

Michel Collon. Non seulement elle ne les freine pas,
mais le film apporte plusieurs documents exclusifs
qui révèlent la complicité de l'Otan avec leurs
auteurs : les milices de l'UCK séparatiste.

Un éditorialiste du New York Times l'avait déjà
clairement indiqué, à la veille de la guerre: "Pour que la
globalisation marche, l'Amérique ne doit pas craindre
d'agir comme la superpuissance omnipotente qu'elle est.
La main invisible du marché ne fonctionnera jamais sans
un poing caché. McDonalds ne peut être prospère sans
McDonnel Douglas, le constructeur de l'avion F-15. Et
le poing caché qui garantit un monde sûr pour les
technologies de la Silicon Valley, ce poing s'appelle
l'armée des Etats-Unis, Air Force, Navy et Marines."

Vous avez écrit plusieurs livres sur ces thèmes. Pourquoi
un film ?

Michel Collon. J'ai constaté que ce média permet de
toucher aussi ceux qui ne lisent pas. Et il est idéal pour
susciter un débat. Chacun peut facilement offrir une
cassette à un ami, un parent. Ou organiser chez soi une
petite projection + discussion.

Et c'est urgent car Monsieur Bush annonce qu'il va
attaquer de nombreux autres pays. Une bonne raison pour
les progressistes de rediscuter ce qui s'est passé en
Yougoslavie. Les résultats de l'Otan correspondent-ils à
ses promesses ? Y avait-il d'autres intérêts cachés ?
A-t-on manipulé l'opinion par des médiamensonges ?

La Yougoslavie, c'est un avertissement avant l'Irak, la
Palestine et bien d'autres ?

Michel Collon. Oui. La mondialisation, c'est la guerre, par
essence. La politique des multinationales ne fait
qu'augmenter l'écart entre riches et pauvres de cette
planète. La guerre est devenue la méthode n° 1 pour
briser leurs résistances. La guerre contre les
Palestiniens et les Irakiens, le "Plan Colombia",
l'agression contre le Congo par armées interposées, les
menaces contre l'Iran, la Syrie, la Corée, tout cela fait
partie de la même guerre globale.

Vanessa Stojilkovic. Il faudrait que la jeunesse
antimondialisation s'informe plus sérieusement sur ces
guerres. On ne peut laisser un pays qui a utilisé l'arme
chimique Agent Orange, des bombes à l'uranium et autre
saloperies nous manipuler et nous faire croire qu'il mène
la guerre pour la liberté et les droits de l'homme. On ne
peut le laisser gouverner le monde et y organiser des
guerres dans l'intérêt financier de ses multinationales. Et
je suis en colère aussi contre les pays européens qui ont
été complices et tirent profit de cette guerre.

Ce film est une mémoire, un avertissement, un appel au
secours. Des peuples du Kosovo et de tous les peuples
menacés. Lorsque l'Otan ou l'Euro-Armée s'apprêteront
à bombarder un peuple, il faudra que la population des
pays de l'Otan se soulève et intervienne massivement
contre ses gouvernements.

Le film précédent Sous les bombes de l'Otan a été traduit
en diverses langues. Et celui-ci?

Vanessa Stojilkovic. Je viens d'en terminer la version en
serbo-croate. Et d'autres traductions sont en route.
Avec les nouvelles technologies de montage sur
ordinateur, on peut facilement remplacer une "piste" du
montage, par exemple celle de la voix off ou celle des
sous-titres par une autre version. Des contacts sont déjà
pris pour des traductions en espagnol, italien, russe,
néerlandais, allemand. Nous pensons que l'anglais et
arabe seraient également très utiles. Pour tout cela, et
pour une diffusion maximum, nous cherchons de l'aide.

Parce que le sort infligé à la Yougoslavie menace
d'autres peuples ?

Michel Collon. Exactement. Ce film s'adresse à tous les
peuples du monde. Le Kosovo, c'est un avertissement à
toute la planète. Tout peuple qui ne veut pas vivre à
genoux, tout pays qui entend fixer lui-même son destin,
risque d'être frappé par la guerre globale de Mr Bush et
ses amis. La seule issue est de créer un grand front
international de résistance à la guerre.


Subject: Rtf : NOUVEAU FILM : Les Damnés du Kosovo
Date: Mon, 10 Jun 2002 20:40:45 +0200
From: Michel COLLON


Un document essentiel pour tous les pays
menacés de devenir un jour une cible des
Etats-Unis

Les Damnés du Kosovo

Film de Michel Collon & Vanessa Stojilkovic

Bill Clinton avait promis que l¹occupation
de l¹Otan amènerait la paix et la
protection de toutes les nationalités au
Kosovo. Qu¹en est-il aujourd¹hui ?
Vingt témoins parlentS

Chassée de son appartement à Pristina,
Maria n¹a eu la vie sauve que parce
qu¹elle parlait albanais. Son neveu,
interprète pour l¹ONU, a été
sauvagement assassiné. Le mari de Silvana a
été kidnappé en 1999, elle est
toujours sans nouvelles. La maison de
Stanimir a été brûlée. Qu¹ont-ils en
commun? Ils sont Serbes et vivent, ou
plutôt survivent, au Kosovo. Mais le
³nettoyage² frappe aussi les autres
minorités : Roms, Juifs, Gorans,
Musulmans... Pourquoi les médias ne
parlent-ils plus de cette région occupée
par l¹Otan ? Le nouveau film de Michel
Collon et Vanessa Stojilkovic brise
le silence.

Pour éclairer ce débat : la mondialisation
nous mène-t-elle vers des guerres
de plus en plus nombreuses ?

80 minutes ­ 9 Euros
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projections-débats : voir fin de message

Interview des auteurs dans un mail séparé :
³Que se passe-t-il au Kosovo ?²
Peut être fourni en Word Mac ou PC, avec
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reproduit en avertissant les auteurs (
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A renvoyer à :
Michel Collon, 68 rue de la caserne, 1000
Bruxelles - Belgique
00 32 (0)2 50 40 140
info@...

Ou à Vanessa Stojilkovic 00 33 - (0)6 03
13 78 13 nessa.kovic@...

13:47 2002-06-29

SERBIAN KOSOVO IS BEING WIPED OFF THE FACE OF THE EARTH

More horrific news is coming from Kosovo; more acts of vandalism took
place in that long-suffering land. Orthodox Serbian graveyards were
desecrated in the town of Djakovica and Orahovac. Someone destroyed
tombstones, leaving their ?traces? on them: the symbols of an extremist
organization of Albanian guerrillas. Orthodox graveyards in the towns of
Siga and Brestovic (near the city of Pec) suffered even more: vandals
exhumed the graves and scattered the remains of dead Serbs.

The Moscow Patriarchy cited a letter that was written by Bishop Artemy
to the NATO-led peace force (known as KFOR) in Kosovo. The letter was
filled with depression.

The bishop wrote thatover 100 orthodox churches have been destroyed
since the military actions in Kosovo and Metohija and not less than ten
graveyards have desecrated. However, there has been no legal action
taken, not to mention any arrests. Nothing has been done on the
territory that is directly defended by KFOR. Bishop Artemy believes this
is the deliberate policy of the international community representatives
and not any mistake. Those events were kept secret by the leadership of
the peacemaking force and international organizations for the protection
of human rights. The Albanian police and peacemaking force prevents the
Serbian Patriarchy from documenting such acts of vandalism.

The Kosovo government completely supports acts of desecration, taking
into consideration the fact that some of its representatives directly
participate in them sometimes. The monument to Serbian King Stefan
Nemanja was demolished on June 4th. The monument stood in front of the
building of the Town-Planning Ministry of Kosovo, and ministerial
officials took a very active role in the demolition of the monument.

The analysis of events that are happening in Kosovo on a regular basis
made bishop Artemy come to the following conclusion: ?KFOR takes part in
the elimination of inheritance and culture of the Serbian Orthodox
Church and in the spiritual genocide of the Serbian nation.? The local
Albanian government is going to ensure ?law and order." They will remove
the ruins of orthodox churches that were destroyed by them. There will
soon be another monument in Djakovica instead of the ruined church: a
monument to the Kosovo Liberation Army.

The Serbian Orthodox Church released an updated edition of the book
Crucified Kosovo, which contained documented evidence of acts of
desecration against Serbian sacred objects and photographs of ruined
temples and eyewitnesses? stories.

Sergey Yugov
PRAVDA.Ru


Translated by Dmitry Sudakov

Copyright ©1999 by "Pravda.RU". When reproducing our materials in whole
or in part, reference to Pravda.RU should be made. The opinions and
views of the authors do not always coinside with the point of view of
PRAVDA.Ru's editors.

===*===

> http://www.kosovo.com/rastko-kosovo/istorija/malkolm/index.html

Response to Noel Malcolm`s book "Kosovo. A Short History"
Scientific Discussion on Noel Malcolm`s book
"Kosovo. A Short History"(Macmillan, London 1998)
Belgrade, 8th October 1999

> http://www.kosovo.com/rastko-kosovo/istorija/malkolm/index.html

AP. 28 June 2002. Milosevic's
supporters demand his release and early
Serbian elections.

BELGRADE -- Chanting "Freedom for
Slobodan," about 4,000 supporters of
Slobodan Milosevic demonstrated Friday
at a central Belgrade square to
mark the first anniversary of the
former president's extradition to the
U.N. war crimes tribunal in the
Netherlands.

"This government is run by foreign
forces," Mirko Marjanovic, the leader
of Milosevic's Socialist Party, told
the crowd Friday, adding that U.S.
Ambassador "William Montgomery is
effectively the head of the Serbian
government."

Marjanovic, who was Serbian prime
minister during Milosevic's rule, also
demanded that Milosevic be immediately
released and that the government
of Serbia, the larger republic in the
Yugoslav federation, resigns and
allows early elections.

The protesters later marched through
downtown Belgrade and threw stones
at the Serbian government building,
breaking several windows and
slightly injuring one of several dozen
police officers guarding the
building.

Milosevic's wife, Mirjana Markovic,
said at a separate rally of her
neo-communist Yugoslav Left party that
the country's "facing a new
slavery."

Alluding to the 500 years of the
Turkish occupation that ended in 19th
century and left Serbia devastated,
Markovic warned against "new
domination from the West" and urged
"all patriots to stand up, to unite
... if we are all together, our path to
freedom will be easier and
shorter than centuries ago."

Just a few blocks away, about 10,000
supporters of three other
opposition parties gathered in front of
the Yugoslav parliament building
to demonstrate against what they argue
is the authorities' failure to
carry out promised reforms and spark
economic recovery.


===*===


> http://www.sps.org.yu/aktuelno/2002/06/28-01.html

28.06.2002. godine
Beograd


VELIKI NARODNI MITING
"PROTIV HAGA - ZA VANREDNE IZBORE"

Vi¹e desetina hiljada èlanova i simpatizera
Socijalistièke partije Srbije i patriotskih graðana
Srbije koji su nezadovoljni dosovim re¾imom okupilo
se na Trgu Republike da izrazi protest protiv sramnog
kindapovanja i isporuèenja ranijeg predsednika Srbije
i Jugoslavije i presednika Socijalistièke partije
Srbije Slobodana Milo¹eviæa Ha¹kom tribunalu, i da
izrazi zahtev za raspisivanjem vanrednih izbora na
svim nivoima. Oni su simbolièno, isticanjem crvenih
kartona na kojima je pisalo "za" rekli da su za smenu
dosove vlade.
U ime okupljenih graðana, predsednik SPS u otsustvu
Slobodana Milo¹eviæa Mirko Marjanoviæ izrazio je
veliku podr¹ku graðana Srbije Slobodanu Milo¹eviæu i
odao priznanje za njegovo herojsko dr¾anje u Hagu i
suprotstavljanje zloèincima koji su bombardovali na¹u
zemlju. Predsednik Slobodan Milo¹eviæ je danas stao
èvrsto i uspravno ispred najveæih sila sveta koje
hoæe da doka¾u da je srpski narod genocidan, iako
tako ne¹to sprski narod nikada nije imao u svom biæu,
istakao je Marjanoviæ.
Tokom proteklih godinu dana od kada je Slobodan
Milo¹eviæ kidnapovan i isporuèen Hagu, u zemlji su se
desile velike promene - ali na gore. Zemlja se
rasparèava, ekonomija uru¹ava, privreda razara, raste
broj nezaposlenih, banke zatvaraju, standard graðana
naglo opada. Dosova vlada ka¾e da Srbija ide dobrim
putem, a ona ide u propast, rekao je Marjanoviæ.
Socijalisti æe sve te protivnarodne zakone ukinuti,
vratiti besplatno zdravstvo i ¹kolstvo i sve ono ¹to
oznaèava socijalnu humanost i pravdu, obeæao je on
okupljenim graðanima.
U ime socijalista i svih rodoljubivih graðana Srbije
Mirko Marjanoviæ je istakao zahtev da se Slobodan
Milo¹eviæ odmah pusti na slobodu, a da se raspi¹u
novi izbori, najkasnije do septembra meseca, na
kojima æe na legalan naèin biti smenjena dosova
podanièka vlada.
Doajen srpskog pozori¹ta Stevo ®igon obratio se
uèesnicima protesta sa konstatacijom da to nije
stranaèki miting, nego patriotski sabor. "Jer,
patriotizam je deo nacionalne kulture, a kakav je
danas svet, ne mo¾e se biti patriota ako nisi
socijalista. Ovih na¹ih 17 g. veruju onome koji je
rekao da je istoriji do¹ao kraj. Meðutim, setite se
na stotine hiljada demonstranata u Ðenovi, Sijetlu,
Sevilji, sa transparentima na kojima je pisalo "Dole
kapitalizam". Socijalizam nije stranka, to je naèin
¾ivljenja, to je kad èovek ¾ivi od svoga rada, od
svoga stvarala¹tva, a ne od svoje privatne
sopstvenosti. Sramota je pri dana¹njem razvitku nauke
da neko ima 60 milijardi dolara, a da ¹irom sveta u
kartonskim kutijama na ulicama deca umiru od gladi i
¾eði. Pitamo se èemu toliki napredak za toliko
smrti? Verovati u celishodnost kapitalizma ne samo da
je nemoralno, nego je i nekulturno, primitivno.
Podsticati kapitalistièke odnose znaèi biti sauèesnik
u globalnom zloèinu ubijanja i pljaèke.
Ovaj narod jo¹ uvek ispa¹ta ¹to je u stvari, ne tako
davno, slao u Stambol svoju najbolju glavu. Ovu glavu
koju su ovi razbojnici poslali u Hag te¹ko æemo
platiti", zakljuèio je na kraju veliki umetnik i
humanista Stevo ®igon.
U istoriji srpskog naroda Vidovdan je jedan od
najveæih praznika - zahvaljujuæi fa¹istima koji su
poslali Milo¹eviæa u Hag, postao je sramotan datum
na¹e istorije, rekao je poznati sportista i
publicista Duci Simonoviæ. On je posebno upozorio na
opasnost od od pogubnih planova ekocidnog kapitalizma
koji je prvo uni¹tio prirodu u svojim zemljama, a
sada za to tra¾i druge kolonije, izmeðu ostalih i
Srbiju. U borbi protiv ekocidnog kapitalizma ne sme
biti odlaganja i kompromisa, upozorio je Simonoviæ.
Poznati nemaèki publicista i knji¾evnik Jirgen
Elzeser pozdravio je uèesnike protestnog mitinga jer
miting SPS svojim porukama pripada naj¹irem svetskom
pokretu protiv globalizacije i novog svetskog
poretka.
"U Hagu se ne radi o sudbini Slobodana milo¹eviæa,
nego o sudbini svakog pojedinog Srbina, upozorio je
Elzeser. "Jer tamo se ne sudi samo Slobodanu
Milo¹eviæu, veæ sa njim pred sudom sede svi
Jugosloveni, pre svega svi Srbi. Pro¹lost nije
pro¹la, a u Hagu se radi o buduænosti - va¹oj, jer
ako Karli Del Ponte poðe za rukom da prika¾e Slobdana
Milo¹eviæa kao krivca za ratove u poslednjih deset
godina, NATO sile neæe isplatiti ratnu od¹tetu. Ako
se ratna la¾ potvrdi, Srbija neæe dobiti ni jedan
Evro reparacija, veæ se platiti reparacije
Slovencima, Hrvatima, Muslimanima i ©iptarima. Po¹to
nema novca, taj novac za reparacije æe dosova vlast
uzeti od graðana", zavr¹io je svoje upozorenje
Elzeser.
Sekratar Meðunarodnog odeljenja Socijalistièke
partije Srbije Vladimir Kr¹ljanin preneo je
okupljenim demonstrantima poruke iz sveta - od
najveæe partije u Evropi - Komunistièke partije Ruske
Federacije, Dr¾avne Dume Ruske Federacije, Rumunske
radnièke partije i Rumunskog komiteta za borbu za
brzo i bezuslovno oslobaðanje Slobodana Milo¹eviæa.
Ono ¹to je zajednièko u ovim porukama, to je da sve
izra¾avaju veliku podr¹ku predsedniku Milo¹eviæu,
divljenje njegovom herojskom dr¾anju, i pozivaju na
otpor sve dok on ne bude osloboðen.
Na mitingu su, pored navedenih, govorili i ispred
Studentske asocijacije Srbije Jovana Stameniæ, kæerka
Vlajka Stojiljkoviæa Aleksandra Stojiljkoviæ, Dejan
Backoviæ i Du¹an Bajatoviæ.
Sa mitinga je upuæen proglas u kojem su istaknuta dva
zahteva:
- da se odmah pusti na slobodu predsednik Slobodan
Milo¹eviæ;
- po¹to je DOS za ovih godinu dana izgubio svaki
mandat za vladanje, svi iz dosove vlade moraju pod
hitno podneti ostavke, i da se formira nova vlada
sastavljena od svih relevantnih politièkih snaga sa
samo jednim zadatkom - raspisivanje vanrednih izbora,
najkasnije do 28. septembra ove godine.


> http://www.sps.org.yu/aktuelno/2002/06/28-02.html

28.06.2002. godine
Beograd

PROGLAS

Za dana¹nji narodni miting nije sluèajno ¹to se
odr¾ava na Vidovdan. Na ovaj dan pre godinu dana
marionetski re¾im Zorana Ðinðiæa kidnapovao je na¹eg
predsednika Slobodana Milo¹eviæa i odveo ga pred
ilegalni "sud" u Hagu.
Ovim besramnim aktom Vidovdan je postao najcrnji dan
u istoriji na¹eg naroda, a re¾im je dokazao svoj
podanièki i marionetski karakter. Sigurno je da se od
28. juna 2001. godine broje dani okupacije Srbije,
ali i da se odbrojavaju dani namesnièkog i
antinarodnog DOS-ovog re¾ima.
Od pro¹log do ovog Vidovdana Srbija je jo¹ vi¹e
potonula, jo¹ su joj èvr¹æe vezane ruke, jo¹ su joj
jaèe svezane oèi da ne vidi ¹ta izrodi u njeno ime
èine. Sunovrat je u svakoj oblasti dru¹tvenog ¾ivota.
®ivotni standard je ni¾i nego ¹to je bio tokom
NATO-agresije, 2/3 graðana tro¹i dnevno manje od 60
dinara.
Na Kosovu i Metohiji se svakodnevno de¹avaju zloèini
protiv srpskog i drugog nealbanskog stanovni¹tva, a
trupe Ujedinjenih nacija koje se tamo nalaze
praktièno se pona¹aju kao okupacione. ©to je juga
Srbije tièe, tamo su akti albanskog terorizma skoro
svakodnevni, a nespokoj i nesigurnost svih sem
terorista su glavna odlika stanja graðana koji tamo
¾ive.
Progon patriota, svih onih koji se suprotstavljaju
ovom re¾imu, se svakodnevno zahuktava. Pritisci na
sudstvo do strane izvr¹ne vlasti, veæi su nego u
vreme Hitlerove Nemaèke. Ne mogu se ni nabrojati svi
krivièni postupci montirani i la¾irani od prvog do
poslednjeg, koji se danas od strane ovog re¾ima vode
protiv socijalista.
Donet je stramni i protivustavni zakon o saradnji sa
Ha¹pkim tribunalom, koji predstavlja poku¹aj
"legalizacije" hap¹enja i progona heroja srpskog
naroda, heroja na¹e borbe za slobodu, a protiv
NATO-agresije. Istovremeno s tim propisom, donet je i
zakon kojim se amnestiraju albanski teroristi za
poèinjene zloèine.
Vojka Jugoslavije je predmet instrumentalizacije i
borbe za uticaj od strane partija iz DOS-a.

Po¹tovani graðani,
U situaciji u kojoj se kao dr¾ava i narod nalazimo,
mi vi¹e nemamo pravo da æutimo. Svojim æutanjem æemo
mo¾da saèuvati neku svoju dana¹nju poziciju, ali æemo
svakako prodati buduænost svoje dece i unuka. A da to
èinimo nemamo pravo.
Predsednik Slobodan Milo¹eviæ nam svima, svojim
vite¹kim i herojskim dr¾anjem u Hagu, daje primer
kako se ¹tite interesi naroda i dr¾ave, kako se brani
dr¾avna èast i narodno dostojanstvo. On u Hagu stoji
uspravno naspram najveæih sila sveta koje poku¹avaju
da organizujuæi tu sudsku farsu, osude ne samo
Slobodana Milo¹eviæa, veæ i èitav srpski narod. Taj
plan im je pokvario Slobodan Milo¹eviæ koji je, pred
licem èitave svetske javnosti, izneo istinu o borbi
na¹eg naroda za slobodu svoje zemlje i o zloèinima
koje je upravo poèinio NATO-pakt, èije su dr¾ave
èlanice upravo osnivaèi ovog ileganog suda.
Mi smo se danas ovde okupili da tu herojsku borbu
Slobodana Milo¹eviæa pozdravimo i da mu poruèimo da
smo uz njega. Njegova poruka, koju nam je nedavno
uputio, da je "Sloboda sada jedini zadatak" je za nas
pravac kojim æemo se rukovoditi.