Informazione

Milosevic, teste dell'accusa si sente male in aula
(Repubblica on line 21/2/2002)

Aja, 11:10

Milosevic, teste dell'accusa si sente male in aula
Piccolo colpo di scena questa mattina all'Aja all'inizio dell'ottava
udienza del processo Milosevic. Mentre l'ex presidente jugoslavo
stava riprendendo il contro-interrogatorio del testimone dell'accusa
Agim Tegiri, il teste ha detto di "non sentirsi bene" e di non poter
più rispondere ad altre domande. Milosevic aveva appena contestato la
traduzione fatta ieri in aula di quanto aveva dichiarato Tegiri sui
suoi rapporti con l'Uck.
Il teste aveva raccontato come il suo villaggio fosse stato attaccato
dalle forze serbe il 25 marzo 1999, all'inizio dei bombardamenti
Nato. Aveva detto di essere stato picchiato, di avere visto una
persona uccisa, e di avere perso 16 membri della sua famiglia su 18.
Stando a Milosevic una frase pronunciata ieri da Tegiri sui suoi
rapporti con l'Uck voleva dire "li ho ospitati", mentre la traduzione
è stata "li ho un po' aiutati".
L'ex-presidente jugoslavo ha pronunciato la frase in albanese ed ha
chiesto al teste di spiegarne il significato esatto. "Non sono in
grado di dirlo", ha risposto il testimone. Poi ha aggiunto "non mi
sento bene, sono sotto dialisi, non ho altro da dire, ho i miei
problemi, ho la mia sofferenza". (Red)

===*===

"Il Manifesto" 20 Febbraio 2002

Milosevic rovescia le accuse
TOMMASO DI FRANCESCO

Slobodan Milosevic, difensore di se stesso nel processo
per crimini di guerra e genocidio nel quale compare davanti al
Tribunale dell'Aja come unico imputato per dieci anni di
guerre sanguinose nei Balcani, da ieri ha cominciato a
controinterrogare i testimoni dell'accusa, a partire
dall'ex leader della provincia del Kosovo, Mahmut Bakalli.
Davanti alla corte dell'Aja, Bakalli lunedì aveva
accusato Belgrado di "apartheid" verso la maggioranza albanese,
con un piano di espulsione di centinaia di musulmani dalle cariche
pubbliche negli anni Novanta, alla quale la Lega democratica
del Kosovo guidata da Ibrahim Rugova rispose costruendo uno "stato
parallelo" - con scuole, università e strutture sanitarie albanesi
- e rifiutando ogni partecipazione alle elezioni (un dato che
per molti osservatori favorì lo strapotere di Milosevic). "Può
spiegarci cosa significa apartheid?", ha chiesto Milosevic a
Bakalli aggiungendo: "Le ricordo che è sotto giuramento".
L'anziano ex leader politico è rimasto fermo: "Lei impose
i dirigenti delle scuole e delle università".
Se Milosevic sembrava perfettamente a suo agio, Bakalli si è
trovato più volte in difficoltà. L'ex governatore del Kosovo ha
dovuto ammettere di essere stato consigliere di Adem Demaqi -
ex leader albanese kosovaro per più di 20 anni imprigionato
per i suoi legami con l'Albania di Enver Hoxha - che avrebbe
dovuto rappresentare gli albanesi alla conferenza-farsa di
Rambouillet del 1999. Secondo Milosevic, Demaqi era "il capo
dell'ala politica dell'Uck", l'Esercito di liberazione del
Kosovo - contrapposto spesso violentemente anche ai moderati
di Rugova - ritenuto da Milosevic responsabile di assassini
e stupri sulla popolazione serba "che spinsero Belgrado a
intervenire". Bakalli ha assicurato di avere avuto solo contatti
politici e diplomatici con l'Uck. Allo stesso modo, ha assicurato
di non aver mai saputo che il leader del suo attuale partito
Aak, Ramush Haradinaj, fosse stato "secondo i servizi segreti
britannici" a capo di una rete di contrabbando di sigarette e di
armi, come ha ricordato Milosevic.
Che ha rincarato la dose, sia quando ha rilanciato le accuse
di stragi provocate dai bombardamenti della Nato in Serbia e
Kosovo, e Bakalli ha dovuto ammettere che sì "ci sono stati
danni collaterali"; sia quando ha sollevato la questione dei
possibili rapporti fra la rete terrorista di Osama bin Laden e
le milizie albanesi-kosovare dell'Uck. "Che cosa sa dei legami
tra Hasim Thaqi (il leader dell'Uck ndr) e Osama bin Laden",
ha chiesto Milosevic a Bakalli, "Non so, sono sicuro che non ce
ne sono", ha risposto Bakalli, e lui di rimando: "E' al corrente
di una brigata di mujaheddin in Kosovo". "Non sono al
corrente", ha risposto il testimone.
Bakalli è apparso irritato quando l'ex presidente jugoslavo
ha messo in dubbio la sua ricostruzione della strage di Prezak, in
Kosovo, del 1998: furono uccisi 40 membri di una famiglia
albanese, i Jashari. "Uccideste civili, bambini, vecchi, donne
incinte sostenendo in continuazione che stavate combattendo
il terrorismo". Per Milosevic i Jashari si erano rifiutati di
arrendersi, sparavano e avevano un grosso quantitativo di armi.
E non ha finito con il controinterrogatorio fiume. L'ex
presidente jugoslavo ha ricordato l'assassinio di diversi oppositori
serbi in Kosovo nel '98, tra cui un eminente medico ucciso
sulla porta di casa: "Questo non è un atto di terrorismo?", ha
chiesto. "Non è stato l'Uck", ha risposto Bakalli. E allora,
ha proseguito Milosevic, "gli omicidi, gli stupri" compiuti dai
miliziani albanesi per cacciare la minoranza serba dopo l'ingresso
della Nato? "E' propaganda, non accetto queste cose", ha
replicato, in difficoltà, Bakalli. "Così, i morti che hanno visto
tutti sono propaganda?", è stata la controreplica sferzante di
Milosevic. Se Bakalli era il testimone contro, che accadrà con
quelli a favore?
Ora da Mosca si è dichiarato pronto a testimoniare l'ex
premier russo Ievgheni Primakov che ha ricordato che "senza
Milosevic gli accordi di Dayton sarebbero stati impossibili".
Non ci sarà, invece, per "motivi di salute" l'ex leader
musulmano bosniaco Alia Izetbegovic, da tempo malato e in
cura in Arabia saudita - il principale paese finanziatore del
Tribunale dell'Aja.

===*===

RAGIONI DELLA ILLEGITTIMITA' DEL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA

--- In This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it., "Fausto Concer" wrote:

Vi rigiro questa analisi di Andrea Catone, più che mai attuale. Ciao
Fausto

Il Tribunale, non rispetta diversi principi di legge assolutamente
fondamentali: la separazione dei poteri (esecutivo, legislativo e
giudiziario), parità fra accusa e difesa, presunzione di innocenza
finché non si giunge ad una condanna.

Il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra è stato fondato
nel 1993 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (15 membri
dominati dai grandi poteri e dal veto USA), su insistenza del
Senatore Albright. Il normale canale per creare un Tribunale come
questo, come a suo tempo ha puntualizzato il Segretario Generale
delle Nazioni Unite, avrebbe dovuto essere "attraverso un Trattato
Internazionale stabilito ed approvato dagli Stati Membri che
avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in pieno nell'ambito
della loro sovranità" (Rapporto No X S/25704, sezione 18). Tuttavia,
Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del Cap.VII della
Carta delle Nazioni Unite, che consente al Consiglio di Sicurezza di
prendere "misure speciali" per restaurare la pace in sede
internazionale. Può essere la creazione di un Tribunale una "misura
speciale"? E' arduo pensarlo! Il Tribunale Internazionale per i
Crimini di Guerra è esso stesso non legale.

Senza precedenti nella storia della legge, il Tribunale ha avuto
pieni poteri di costituire le proprie leggi e i regolamenti -
regolamenti che nei fatti ha modificato frequentemente. Attraverso
una procedura totalmente ridicola, il Presidente può apportare
variazioni di sua propria iniziativa o ratificarle via fax ad altri
giudici! (regola 6).

Vi è un'altra norma creativa. Le leggi del Tribunale Internazionale
per i Crimini di Guerra hanno il carattere della retroattività,
emanate e confezionate per adattarsi ai fatti, dopo l'evento.

Ancora peggio: il Procuratore (l'Accusa) può anche cambiare queste
norme (la Difesa non lo può fare). E non esiste un "giudice per le
indagini preliminari" che investighi sulle accuse e le contro-accuse.
Il Procuratore conduce l'inchiesta nel modo che più gli aggrada.

La Corte può ricusare un avvocato della difesa o semplicemente non
ascoltarlo, se lo ritiene "aggressivo" (regola 46).

Il Procuratore può, con il consenso dei giudici, rifiutare di
concedere all'avvocato difensore di consultare libri, documenti, foto
e altro materiale probatorio (regola 66).

Inoltre, la fonte testimoniale e di informazioni può essere tenuta
segreta. Questo significa che agenti CIA possono riempire i dossier
del Tribunale con accuse raccolte illegalmente (attraverso
intercettazioni foniche, corruzione, furti) senza averle sottoposte
ad alcun tipo di verifica o di controllo incrociato.

Anche i rappresentanti di altri Stati (partecipanti nel conflitto, ma
alleati degli Stati Uniti) possono sottoporre informazioni
confidenziali senza alcuna formale richiesta in merito.

Un atto di accusa può rimanere segreto "nell'interesse della
giustizia" (regola 53), in modo tale che l'accusato non possa
difendersi nei modi normali.

Un sospetto, cioè qualcuno che non è ancora stato imputato, può
essere detenuto per novanta giorni prima di essere accusato, un tempo
più che sufficiente per estorcergli forzatamente una confessione.

Inoltre, la regola 92 stabilisce che le confessioni saranno ritenute
credibili, a meno che l'accusato possa provare il contrario. Mentre,
in qualsiasi altra parte del mondo, l'accusato è ritenuto innocente
fino a quando non sia provata la sua colpevolezza.

Nessun Tribunale nazionale, negli Stati Uniti o in qualsiasi altra
parte del mondo, potrebbe operare in una tale maniera platealmente
illegale o arbitraria. Ma quando questo serve a condannare i nemici
degli Stati Uniti d'America, allora i principi della legge non
valgono più di tanto. In accordo con i padroni del mondo, il diritto
appartiene ai più forti e ai più ricchi. [cfr. al proposito
Christopher Black e Edward Herman, Il manifesto del 27 e 28 maggio
2000; Raniero la Valle, Liberazione, 4.4.2001; Kosta Cavoski,
http://emperors-clothes.com/articles/cavoski; M. Collon,
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/913).

RENDON GROUP: UN NUOVO EFFICIENTE SERVIZIO
PER LA TUA DISINFORMAZIONE STRATEGICA

Dal sito online di Repubblica, 19/2/2002

New York, 18:19
Usa pronti a propaganda strategica in tutto il mondo

Presentare la politica Usa in una luce
positiva, anche attraverso notizie
false. Questo il compito dell'Ufficio
di influenza strategica. Lo staff, creato dal
Pentagono dopo l'11 settembre, sta
preparando un'offensiva su scala
mondiale: in Medio Oriente, in Asia e
anche nell'Europa occidentale. E,
secondo indiscrezioni raccolte dal New
York Times negli ambienti del
ministero della difesa, sta "elaborando
dei piani" finalizzati alla diffusione di
informazioni, "anche false", allo scopo di
influenzare l'opinione pubblica e i
politici "in paesi amici e ostili".
Ma il quotidiano newyorkese segnala anche
il pericolo disinformazione: le
agenzie di stampa potrebbero far rimbalzare
anche in patria le notizie false
create ad hoc per l'estero. E la legge
vieta, sia all'ente di spionaggio sia al
Pentagono, di svolgere attivita' di
propaganda sul suolo statunitense.
L'ufficio di influenza strategica
e' capeggiato dal generale dell'aeronautica
Simon Worden, che lavora in collaborazione
con il Rendon Group, una societa' di consulenza
internazionale, con sede a Washington, guidata da
W. Rendon Jr., che lavora alla campagna
dell'ex presidente Jimmy Carter.
(Buc)

Commento:
Ma che bello!
Che siano gli stessi che hanno organizzato Racak?
A quali altri favolosi spettacoli assisteremo?
Magari fra un qualche settimana cadranno un paio di aerei
e la colpa sara' certamente di qualche "cattivone"
che andremo subito a punire.....ed ovviamente Repubblica sara'
in prima fila a chiedere pace sociale ed unita' nazionale
contro i nuovi terroristi
ed allora faremo un'altra bella guerra.

Luca

Pentagon Readies Efforts to Sway Sentiment Abroad
Tue Feb 19, 9:00 AM ET

By JAMES DAO and ERIC SCHMITT The New York Times

WASHINGTON, Feb. 18 The Pentagon is
developing plans to provide news items,
possibly even false ones, to foreign media
organizations as part of a new
effort to influence public sentiment
and policy makers in both friendly and
unfriendly countries, military officials
said.

The plans, which have not received
final approval from the Bush
administration, have stirred opposition
among some Pentagon officials who
say they might undermine the credibility
of information that is openly
distributed by the Defense Department's
public affairs officers.

The military has long engaged in
information warfare against hostile nations
for instance, by dropping leaflets
and broadcasting messages into
Afghanistan when it was still under
Taliban rule.

But it recently created the Office
of Strategic Influence, which is
proposing to broaden that mission
into allied nations in the Middle East,
Asia and even Western Europe. The
office would assume a role traditionally
led by civilian agencies, mainly
the State Department.

The small but well-financed Pentagon
office, which was established shortly
after the Sept. 11 terrorist attacks,
was a response to concerns in the
administration that the United States
was losing public support overseas for
its war on terrorism, particularly in
Islamic countries.

As part of the effort to counter the
pronouncements of the Taliban, Osama
bin Laden and their supporters, the
State Department has already hired a
former advertising executive to run
its public diplomacy office, and the
White House has created a public
information "war room" to coordinate the
administration's daily message domestically
and abroad.

Secretary of Defense Donald H. Rumsfeld,
while broadly supportive of the new
office, has not approved its specific
proposals and has asked the Pentagon's
top lawyer, William J. Haynes, to review
them, senior Pentagon officials
said.

Little information is available about
the Office of Strategic Influence, and
even many senior Pentagon officials and
Congressional military aides say
they know almost nothing about its
purpose and plans. Its multimillion
dollar budget, drawn from a $10 billion
emergency supplement to the Pentagon
budget authorized by Congress in
October, has not been disclosed.

Headed by Brig. Gen. Simon P. Worden of
the Air Force, the new office has
begun circulating classified proposals
calling for aggressive campaigns that
use not only the foreign media and the
Internet, but also covert operations.

The new office "rolls up all the
instruments within D.O.D. to influence
foreign audiences," its assistant for
operations, Thomas A. Timmes, a former
Army colonel and psychological operations
officer, said at a recent
conference, referring to the Department
of Defense. "D.O.D. has not
traditionally done these things."

One of the office's proposals calls
for planting news items with foreign
media organizations through outside
concerns that might not have obvious
ties to the Pentagon, officials familiar
with the proposal said.

General Worden envisions a broad
mission ranging from "black" campaigns that
use disinformation and other covert
activities to "white" public affairs
that rely on truthful news releases,
Pentagon officials said.

"It goes from the blackest of black
programs to the whitest of white," a
senior Pentagon official said.

Another proposal involves sending
journalists, civic leaders and foreign
leaders e-mail messages that promote
American views or attack unfriendly
governments, officials said.

Asked if such e-mail would be identified
as coming from the American
military, a senior Pentagon official
said that "the return address will
probably be a dot-com, not a dot- mil,"
a reference to the military's
Internet designation.

To help the new office, the Pentagon
has hired the Rendon Group, a
Washington-based international consulting
firm run by John W. Rendon Jr., a
former campaign aide to President
Jimmy Carter. The firm, which is being
paid about $100,000 a month, has
done extensive work for the Central
Intelligence Agency, the Kuwaiti royal
family and the Iraqi National
Congress, the opposition group seeking
to oust President Saddam Hussein.

Officials at the Rendon Group say terms
of their contract forbid them to
talk about their Pentagon work. But
the firm is well known for running
propaganda campaigns in Arab countries,
including one denouncing atrocities
by Iraq during its 1990 invasion of Kuwait.

The firm has been hired as the Bush
administration appears to have united
around the goal of ousting Mr. Hussein.
"Saddam Hussein has a charm
offensive going on, and we haven't
done anything to counteract it," a senior
military official said.

Proponents say the new Pentagon
office will bring much-needed coordination
to the military's efforts to influence
views of the United States overseas,
particularly as Washington broadens the
war on terrorism beyond Afghanistan.

But the new office has also stirred a
sharp debate in the Pentagon, where
several senior officials have questioned
whether its mission is too broad
and possibly even illegal.

Those critics say they are disturbed
that a single office might be
authorized to use not only covert
operations like computer network attacks,
psychological activities and deception,
but also the instruments and staff
of the military's globe- spanning
public affairs apparatus.

Mingling the more surreptitious
activities with the work of traditional
public affairs would undermine the
Pentagon's credibility with the media,
the public and governments around
the world, critics argue.

"This breaks down the boundaries
almost completely," a senior Pentagon
official said.

Moreover, critics say, disinformation
planted in foreign media
organizations, like Reuters or
Agence France-Presse, could end up being
published or broadcast by American
news organizations.

The Pentagon and the Central Intelligence
Agency are barred by law from
propaganda activities in the United
States. In the mid-1970's, it was
disclosed that some C.I.A. programs
to plant false information in the
foreign press had resulted in articles
published by American news
organizations.

Critics of the new Pentagon office
also argue that governments allied with
the United States are likely to object
strongly to any attempts by the
American military to influence media
within their borders.

"Everybody understands using
information operations to go after
nonfriendlies," another senior Pentagon
official said. "When people get
uncomfortable is when people use the
same tools and tactics on friendlies."

Victoria Clarke, the assistant
secretary of defense for public information,
declined to discuss details of the new
office. But she acknowledged that its
mission was being carefully reviewed by
the Pentagon.

"Clearly the U.S. needs to be as
effective as possible in all our
communications," she said. "What we're
trying to do now is make clear the
distinction and appropriateness of who
does what."

General Worden, an astrophysicist who
has specialized in space operations in
his 27-year Air Force career, did not
respond to several requests for an
interview.

General Worden has close ties to his
new boss, Douglas J. Feith, the under
secretary of defense for policy, that
date back to the Reagan
administration, military officials said.
The general's staff of about 15
people reports to the office of the
assistant secretary of defense for
special operations and low-intensity
conflict, which is under Mr. Feith.

The Office for Strategic Influence
also coordinates its work with the White
House's new counterterrorism office,
run by Wayne A. Downing, a retired
general who was head of the Special
Operations command, which oversees the
military's covert information operations.

Many administration officials worried
that the United States was losing
support in the Islamic world after
American warplanes began bombing
Afghanistan in October. Those
concerns spurred the creation of the Office of
Strategic Influence.

In an interview in November, Gen.
Richard B. Myers, chairman of the Joint
Chiefs of Staff, explained the Pentagon's
desire to broaden its efforts to
influence foreign audiences, saying:

"Perhaps the most challenging piece
of this is putting together what we call
a strategic influence campaign quickly
and with the right emphasis. That's
everything from psychological operations
to the public affairs piece to
coordinating partners in this effort
with us."

One of the military units assigned to
carry out the policies of the Office
of Strategic Influence is the Army's
Psychological Operations Command. The
command was involved in dropping
millions of fliers and broadcasting scores
of radio programs into Afghanistan
encouraging Taliban and Al Qaeda soldiers
to surrender.

In the 1980's, Army "psyop" units, as
they are known, broadcast radio and
television programs into Nicaragua
intended to undermine the Sandinista
government. In the 1990's, they tried
to encourage public support for
American peacekeeping missions in the
Balkans.

The Office of Strategic Influence will
also oversee private companies that
will be hired to help develop information
programs and evaluate their
effectiveness using the same techniques
as American political campaigns,
including scientific polling and
focus groups, officials said.

"O.S.I. still thinks the way to go is
start a Defense Department Voice of
America," a senior military official
said. "When I get their briefings, it's
scary."

---

Source:
http://story.news.yahoo.com/news?tmpl=story&cid=68&u=/nyt/
20020219/ts_nyt/pentagon_readies_efforts_to_sway_sentiment_abroad

LA "GIUSTIZIA" DEI BARBARI DI NAGASAKI
Lettera aperta a Carla Del Ponte


Acireale, 18 febbraio 2002

Mrs. Carla DEL PONTE
Prosecutor
International Criminal Tribunal
for Yugoslavia (ICTY)
DEN HAAG - Paesi Bassii

OGGETTO: Processo a Milosevic. -


Per celebrare un processo internazionale ci vuole un tribunale VERO
ovvero un istituto giuridico nato e funzionante nel rispetto del diritto
internazionale ed ordinario. Non risulta allo scrivente -- come a
giuristi, sociologi, studiosi, uomini politici ed operatori sociali di
fama mondiale - che codesto Tribunale abbia i requisiti essenziali,
organici e funzionali per essere quello che dice di essere.
L?innocenza o colpevolezza di Milosevic sono fuori causaa semplicemente
perché qualunque capo di Stato -- e non solo Milosevic -- può essere
processato solo da un tribunale internazionale VERO cioè legale e quindi
legittimato a svolgere una legale funzione di giustizia, e NON il
prodotto di una parte politica in causa creato per uso e consumo della
parte stessa. Un tale prodotto è una mistificazione mostruosa del
diritto come sanno perfino studenti principianti della materia.
A comprovare la gratuità giuridica di codesto Tribunale è esso stesso,
il quale si rifiuta di processare i responsabili dei 78 giorni di
massacro indiscriminato e quindi terroristico, consumato, nella Serbia e
nel Kosovo, in quanto tale anche contro civili (compresi donne, vecchi,
bambini, ammalati e profughi) e contro la natura con l'impiego di
sostanze biochimiche e radioattive. E' evidente che non possa accettare
di processare sé stesso. E' di questi giorni l'ennesima conferma (semmai
ce ne fosse bisogno) della nocività clinica dell'ranioo impoverito dalla
NATO sparso a piene mani - ad insaputa dei propri stessi uomini - con
"bombe intelligenti" (quanto chi?) e in nome di una "guerra
umanitaria?".
Chi mi legge sa che gli USA, genitori naturali di codesto Tribunale
(non importa se attraverso l?utilizzo forzoso e improprio del Consiglio
di Sicurezza di un?ONU, ridotta ad una sigla di sé), sono responsabili,
impentiti e impuniti, di oltre mezzo secolo di trattamento
militare-terroristico del mondo, avendo iniziato tale triste carriera
nel 1945 con la doppia gratuita ecatombe atomica di Hiroshima e
Nagasaki. Se è vero che i crimini contro l?umanità sono
imprescrittibili, io chiedo formalmente che codesto Tribunale, a prova
della propria identità, celebri un processo postumo ai responsabili
almeno del bombardamento atomico di Nagasaki, totalmente inutile dopo
quello di Hiroshima di tre giorni prima, estendendolo a quanti degli
attuali potenti degli USA non siano disposti a chiedere umilmente
perdono al mondo per un'ignominia e vergogna che non hanno l'uguale in
tutta la storia umana se si tiene conto che la responsabilità morale e
penale è direttamente proporzionale alla consapevolezza razionale.
Esorto chi mi legge a ricusare codesto Tribunale, in nome del quale
pronuncia accuse e predefinisce condanne, in quanto destituito di ogni
fondamento giuridico, scientifico e morale e, naturalmente, a
dimettersi. Così, se non avrà condannato un uomo - che potrebbe essere
anche innocente - avrà per lo meno salvata la propria coscienza ed
evitato il rischio di essere corroso da un rimorso che coglie tutte le
persone normali, tanto più se vivono anche in funzione di affetti.
Esorto chi mi legge a liberare un uomo - Milosevic - il quale, seppure
ipoteticamente colpevole - è stato illegalmente sequestrato ed è
illegalmente detenuto.
Se Milosevic deve essere processato, che lo sia, ma da un tribunale
VERO e SIMULTANEAMENTE con tutti (ma proprio tutti - altrimenti che
giustizia sarebbe!) coloro che hanno, a titolo e in misura vari,
aggredito i popoli della ex Jugoslavia di Tito.
Non penso di essere riuscito a convincere chi mi legge ma so di non
essere solo e che l'orrore per la menzogna sta salendo e che prima o poi
sommergerà anche i nostalgici epigoni degli inquisitori del Medioevo.
Allego il mio libro intitolato: ?A proposito del Kosovo: come i
<Barbari di Nagasaki> vogliono feudalizzare il mondo?. Esso contiene
anche una mia lettera di denuncia (datata 28 maggio 1999) a codesto
Tribunale perché lo stesso processasse i responsabili, diretti e
collaterali, del 78 giorni di barbarie terroristica CONTRO il Kosovo. Il
mio era un gesto simbolico perché codesto Tribunale non avrebbe potuto
suicidarsi, ma ora è anche un precedente ?storico? probatorio della
natura esclusivamente di parte politica del Tribunale stesso.
Saluti civili.



Carmelo R. Viola
Centro Studi Biologia Sociale, Acireale (CT)
Email: <crviola@...>