Informazione
From: "tribunale clark" <tribunaleclark@...>
Date: Tue Feb 13, 2001 11:13pm
Subject: a roma con le operaie della zastava
LA ZASTAVA A ROMA !
Incontro con le compagne
Ruzica Milosavljevic e Rajka
Vielovic,
dirigenti sindacali della Zastava di
Kragujevac.
Domenica 18 Febbraio presso il Cinema
In Trastevere,
Vicolo Moroni (Pza, Trilussa) alle
ore 10.30
Ospiti della CGIL, del Ponte per Belgrado in terra di
Bari e del Tribunale Ramsey Clark contro i crimini di guerra, le
compagne parteciperanno anche ad altre iniziative in
varie localit� italiane.
A Roma congiuntamente alle strutture, ai comitati ed ai
compagni impegnati nella solidarieta' con i sindacalisti della
Zastava invitiamo tutti i compagni ed i cittadini a cui
sta a cuore il destino dei compagni della fabbrica di Kragujevac,
sottoposta negli ultimi mesi a provvedimenti che
puntano a esautorare i legittimi rappresentanti sindacali e ad annullare
la grande opera di ricostruzione realizzata dopo i
bombardamenti, con la minaccia di una svendita alle multinazionali, a
partecipare e ad intervenire.
All'indomani della "normalizzazione" della Federazione
Jugoslava, per sapere dove va la Jugoslavia?
Che ne sar� della Zastava? Quale � la situazione
economica e sanitaria dopo i bombardamenti all'uranio e chimici?
Tutti a Roma, Domenica 18 Febbraio presso il Cinema
In Trastevere,
Vicolo Moroni (Pza, Trilussa)
alle ore 10.30.
"Tribunale Clark " contro i
crimini della Nato.
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid%ef%bf%bd979
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Sito WEB:
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
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Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
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Date: Tue Feb 13, 2001 11:13pm
Subject: a roma con le operaie della zastava
LA ZASTAVA A ROMA !
Incontro con le compagne
Ruzica Milosavljevic e Rajka
Vielovic,
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Kragujevac.
Domenica 18 Febbraio presso il Cinema
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Vicolo Moroni (Pza, Trilussa) alle
ore 10.30
Ospiti della CGIL, del Ponte per Belgrado in terra di
Bari e del Tribunale Ramsey Clark contro i crimini di guerra, le
compagne parteciperanno anche ad altre iniziative in
varie localit� italiane.
A Roma congiuntamente alle strutture, ai comitati ed ai
compagni impegnati nella solidarieta' con i sindacalisti della
Zastava invitiamo tutti i compagni ed i cittadini a cui
sta a cuore il destino dei compagni della fabbrica di Kragujevac,
sottoposta negli ultimi mesi a provvedimenti che
puntano a esautorare i legittimi rappresentanti sindacali e ad annullare
la grande opera di ricostruzione realizzata dopo i
bombardamenti, con la minaccia di una svendita alle multinazionali, a
partecipare e ad intervenire.
All'indomani della "normalizzazione" della Federazione
Jugoslava, per sapere dove va la Jugoslavia?
Che ne sar� della Zastava? Quale � la situazione
economica e sanitaria dopo i bombardamenti all'uranio e chimici?
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-------- Original Message --------
Oggetto: Sulla situazione in Bosnia, Kosovo e Serbia per effetto del DU
Rispedito-Data: Tue, 13 Feb 2001 16:48:38 +0100
Rispedito-Da: pck-yugoslavia@...
Data: Tue, 13 Feb 2001 16:50:13 +0100
Da: "francesco iannuzzelli" <francesco@...>
Rispondi-a: pck-yugoslavia@...
Società: peacelink
A: pck-armamenti@...
CC: pck-yugoslavia@...
Ciao, ricevo queste informazioni da Jasna Bastic, giornalista
bosniaca, sulla situazione In Bosnia Serbia e Kosovo in
conseguenze dei bombardamenti all'uranio impoverito.
Scusate la lunghezza e la frettolosa traduzione, ma si tratta di
informazioni molto importanti, soprattutto perche' evidenziano gli
effetti sulla salute della popolazione ed emergono anche molti
dubbi sulle informazioni diffuse dalla Nato e sul fatto che si
nascondino altre gravi questioni (come la faccenda delle scorie
nucleari)
ciao
francesco
-------------------------------------------------------
[...]
Informazioni generali:
Aree bombardate dalla Nato con proiettili all'uranio impoverito.
Periodo:
BOSNIA Agosto-Settembre 1994, Agosto -Settembre 1995
KOSOVO/SERBIA Maggio-Giugno 1999
Kosovo: la maggior parte dei siti bombardati si trova nel sud-ovest
e nel sud del Kosovo, nelle zone delle citta' di Prizren, Peja,
Djakovica, Klina e nelle zone vicine al confine con l' Albania, dove
erano concentrati i blindati jugoslavi; circa 31.000 proiettili
all'uranio
impoverito sono stati sparati sul Kosovo, secondo la Nato
Serbia meridionale: 4 siti (Bujanovac / villaggi Samoljica e Borovac;
Presevo / villaggio di Reljan, Vranje / ripetitore TV);
Montenegro: La penisola di Lustica (sulla costa dell'Adriatico)
Bosnia: Siti nei dintorni di Sarajevo (la fabbrica militare e le
caserme di Hadzici, la fabbrica militare di Vogosca, la postazione
radar sul monte Jahorina, i magazzini con munizioni e esplosivi,
siti in Jahorinski Potok; il centro comunicazioni di Ravna Planina
sul monte Romania), in Bosnia centrale (Doboj, zone del monte
Ozren) e nella Bosnia centro-orientale (tutti posti devo l'esercito
Jugsolavo aveva importanti strutture militari, centri di
comunicazione ecc)
Mancano ancora molte informazioni sui posti esatti,
particolarmente in Bosnia, e sul reale contenuto e quantitativo di
uranio impoverito o di altri materiali utilizzati nei bombardamenti
------KOSOVO---------
Periodo dei bombardamenti NATO: Marzo - Giugno 1999
- circa 31.000 proiettili con DU sono stati sparati (secondo la Nato)
- 14.180 proiettili intorno alla citta' di Peja
La NATO ha confermanto che munizioni con uranio impoverito sono
state usate in 112 siti in Kosovo, la maggior parte in zone
meridionali e sud-occidentali del Kosovo , con 31.000 proiettili.
Questo e' stato ammesso solo recentemente, cio' significa che la
popolazione locale, i reduci e le truppe KFOR sul posto non
avevano la minima idea delle aree contaminate; la popolazione
locale non e' mai stata avvertita sul possibile pericolo (evitare di
toccare i resti dei carri armati, metalli... ecc) e non c'e' ancora una
singola area in Kosovo o in Bosnia che sia marcata come
pericolosa per radioattivita' o materiali tossici (nella Serbia
meridionale l'esercito Jugoslavo ha marcato alcune poche aree).
Nel frattempo per molti bambini in Kosovo il divertimento principale
e' giocare intorno ai carri armati danneggiati e raccogliere proiettili,
parti di munizioni esplose e altri simili oggetti metallici! Anche i
piu'
grandi sono soliti portare a casa metalli e resti di munizioni, che
trovano per terra, come souvenir di guerra! Oppure li riutilizzano
come metallo per attrezzi da lavoro in giardino !!! Anche persone
dall'Albania hanno attraversato il confine del Kosovo e hanno
portato via parti dei carri armati danneggiati da rivendere come
rottami !!! La popolazione locale del Kosovo ha fatto lo stesso !!!
Anche peggio, le autorita' locali del Kosovo hanno respinto le
informazioni sulle bombe al DU e sul loro pericolo accusandole di
essere propoganda Serba, un trucco per costringere le truppe Nato
ad abbandonare il Kosovo (?!). Una totale mancanza di
responsabilita' e sottostima del problema con cui si trovano a che
fare! Qualcosa sta cambiando ora, perche' dei medici hanno
cominciato a svolgere alcune ricerche dettagliate quando la gente
si e' presentata con alcuni particolari problemi.
In Kosovo, finora, non ci sono indicazioni sull'aumento di tumori o
di altre malattie che potrebbe essere collegato agli effetti del DU.
Ma, dopo un anno e mezzo, probabilmente e' ancora presto perche'
le conseguenze si manifestino. La situazione e' decisamente
peggiore in Bosnia dove le conseguenze dei bombardamenti sono
piu' visibili (gli attacchi della NATO furono nel 1994 e nel 1995).
Sai gia' delle indagini dell'UNEP, non lo ripetero', quindi aspettiamo
per il rapporto finale che sara' pubblicato in Marzo 2001.
In base ai risultati finali dei cinque laboratori indipendenti, che
saranno pubblicati in Marzo, l'UNEP decidera' in merito a ulteriori
missioni in Bosnia, Serbia e Iraq per ricerche in aree che
potrebbero essere radioattive o tossiche.
Il problema principale e' perche' la missione in Bosnia deve
dipendere dai risultati in Kosovo? Perche' l'equipe di ricercatori non
e' gia' stata mandata in Bosnia, dove ci sono casi ben peggiori che
in Kosovo?
---------SERBIA------------
Fonti dell'esercito Jugoslavo dicono che quattro aree nella Serbia
meridionale sono contaminate perche' bombardate con proiettili
dall'uranio impoverito durante l'intervento della Nato. Alcuni di
questi posti sono marcati con cartelli che avvisano sulla
pericolosita' dell'area. Ma le autorita' dell'esercito jugoslavo non
hanno mai informato il pubblico su quale sia il livello di
radioattivita'!
E' noto che quando l'esercito jugoslavo ha marcato i posti
contaminati vicino Bujanovac, i contadini albanesi che vivevano li'
vicino hanno pensato che l'esercito avesse fatto questo apposta
per impedire loro di portare il bestiame nei campi, cosi' hanno tolto
i segnali di pericolo e hanno portato i loro animali a pascolare
sopra i campi contaminati!!!
Vengono riportati pochi casi di soldati dell'esercito jugoslavo che
sono stati in Kosovo duranto le incursioni aeree della Nato, e ai
quali ora e' stata diagnosticata leucemia o cancro.
Nella zona di Pcinjski (dove sono stati trovati dei proiettili nel
terreno) viene riscontrata una radioattivita' superiore di 2000 volte
superiore al normale, pero' a un metro di distanza non e' piu'
presente (affermazione del dr .Miroslav Simic, specialista in
radioattivita' del Centro per la protezione medica di Vranje);
Ancora, quando l'UNEP ricevera' i risultati dei laboratori (dopo le
ricerce in Kosovo) si dedicera' a riguardo di nuove missioni in
Serbia???
-----------BOSNIA-------------
Periodo dei bombardamenti NATO: Agosto-Settembre 1994;
Agosto-Settembre 1995;
circa 10000 proiettili all'uranio impoverito sono stati sparati
Alcuni dei posti in Bosnia bombardati con uranio impoverito sono
noti, ma la Nato non ha ancora dato informazioni complete sui
posti. Cio' che si sa e' che la maggior parte degli obiettivi erano
intorno Sarajevo e nella Bosnia centrale e centro-meridionale.
La situazione in Bosnia e' decisamente peggiore che in Kosovo
(probabilmente perche' e' passato piu' tempo, 5 anni, e le
conseguenze sono visibili). C'e' la conferma di un aumento di casi
di cancro e di altre malattie nelle zone che erano sotto gli attacchi
della Nato con uranio impoverito.
Il posto piu' noto (essendo sottoposto al fuoco piu' intenso con
uranio impoverito e con il numero di tumori piu' significativo) e'
Hadzici, a 30 km da Sarajevo. Questa piccola citta' era sede
dell'industria di riparazioni belliche dell'esercito jugoslavo (durante
la guerra controllato dall'esercito serbo-bosniaco); la fabbrica e altri
importanti strutture e caserme militari nei dintorni di Hadzici furono
costantemente obiettivo dei bombardamenti con uranio impoverito
della Nato. Ho visto io stessa i resti di questo tipo di munizione in
una cassetta nella piccola strada all'interno della zona della
fabbrica, e' una foto che ha circolato parecchio sui media; il
problema e' che questa cassetta era li' abbandonata per terra.
Verso la fine del 1995 e l'inizio del 1996 la popolazione di Hadzici
(serbo-bosniaca) ha abbandonato l'area e la maggior parte si e'
trasferita a Bratunac, nella Bosnia settentrionale. Dal 1995 fino ad
oggi, i medici in Bratunac hanno registrato un atipico numero di
casi di cancro e strani sintomi solo tra la gente di Hadzici, e non
tra gli abitanti locali. Il doppio delle persone di Hadzici sono morte,
in confronto con quelle di Bratunac, e la maggior parte per cancro.
La situazione non e' normale.
Ad esempio, ho visitato la famiglia Radic: il padre (56 anni) e la
madre (47 anni) sono morti di cancro, il loro figlio ha problemi di
salute ed attualmente e' ricoverato per accertamenti in ospedale;
allo zio e' stata diagnosticata la leucemia. Tutti erano stati esposti
direttamente all'uranio impoverito durante il bombardamento di
Hadzici (vivevano molto vicino alla fabbrica). Lo zio, un uomo di 47
anni, mi aveva mostrato una pallottola all'uranio impoverito, che non
era esplosa e che lui aveva trovato all'interno della fabbrica in
Hadzici, dove lui lavorava. Conservava quella pallottola e altre parti
di munizioni a casa sua! E le prendeva e me le mostrava con le
mani nude! Mi disse che ai bambini in Hadzici piaceva giocare con
queste cose, e la gente portava le pallottole a casa come souvenir
e persino utilizzavano parti di proiettili come strumenti da
giardinaggio, essendo il metallo molto buono! Dopo il
bombardamento, i lavoratori della fabbrica erano soliti ripulire lo
spazio dalle parti di metallo e dai proiettili a mani nude! Nessuno
ha mai detto loro qual'era il pericolo dell'uranio impoverito! Anche
peggio, un dottore di Belgrado mi ha detto che i militari serbo-
bosniaci hanno riciclato parti dei proiettili all'uranio impoverito per
farsi dei giubbotti anti-proiettile, perche'e' un materiale migliore
dell'acciao! E' pazzesco!
Il caso piu' noto di Hadzici e Sladjana, una bambina di 12 anni. Ha
dei seri problemi di respirazione, vomita in continuazione, avverte
costanti dolori alle ossa, alle spalle e alla schiena, le cascano le
unghie delle mani e dei piedi,... La sua malattia non e'
diagnosticata. In Hadzici era solita giocare nel cratere dietro casa
sua, provocato da un bombardamento, dove giocava con pezzi rotti
di metallo che trovava nel cratere! I medici di Belgrado che l'hanno
in cura sono venuti in contatto con altri medici giapponesi che
hanno confermato loro che i suoi sintomi sono tipici di persone
contaminatae da radiazioni.
Per quanto sappiamo, i suoi sintomi mostrano che potrebbe essere
stata colpita dagli effetti di bombe aerosol! Secondo la descrizione
di molte persone sembra che anche questo tipo di bombe sia stato
usato.
La dott.ssa Slavica Jovanovic di Bratunac ha svolto alcune ricerche
dopo aver notato quante persone venivano all'ospedale con strani
sindromi e tutte provenienti da Hadzici.
La Jovanovic ha fatto alcune semplici ricerche nel 1996, 1997 e
nella prima meta' del 1998 contando il numero di morti e secondo
le sue ricerche il doppio delle persone da Hadzici stanno morendo
in paragone con gli abitanti di Bratunac; nel 1996, tra 4.500 - 5.000
profughi da Hadzici, 31 sono morti; nel 1997 1.500 profughi di
Hadzici hanno lasciato Bratunac e sono andati a vivere altrove, ma
41 sono morti (come si vede il numero e' crescente); nella prima
meta' del 1998, sono morti in 26; La dott.ssa Jovanovic dice:
"Voglio solo mostrare come qualcosa sta succedendo qui, c'e'
qualche fattore esterno che ha influito sulla salute di questa gente
e chiedo alle autorita' di iniziare delle ricerche serie. Ricerche che
non sono mai state fatte!".
La storia di Hadzici e Bratunac e' diventata nota quando il
giornalista locale Nedeljko Zelenovic (anche lui di Hadzici) ha fatto
un'indagine (confrontando informazioni sui morti nei libri delle
chiese locali e dei municipi ecc) ed e' arrivato alla conclusione che
quasi 400 persone di Hadzici trasferitesi a Bratunac sono morte di
cancro.
Un altro caso significativo e' la citta di Doboj, nella Bosnia centrale:
il tasso di cancro e infezioni respiratorie e' 2.5 volte maggiore
rispetto a prima della guerra! Vi sono molti casi di malattie
respiratorie e problemi alla pelle. Nel triennio 1996-1999 vi sono
state 247 operazioni per tumori alla pelle e al collo; nel 1990-1991,
con la popolazione circa 3 volte piu' grande (durante e dopo la
guerra molta gente è andata via), vi furono solo 154 operazioni per
tumori.
I posti bombardati nelle vicinanze di Doboj sono: Potocani
(produzione militare, obiettivo militare, 15 km a sud di Doboj;
Ciganiste, ripetitore di telecomunciazioni, a 5 km dal centro della
citta'; il ripetitore della radio locale, 2 km a sud dal centro della
citta'; Kraljica, centro di comunicazioni, a 35 km da Doboj);
La situazione e' simile nelle citta' di Kalinovik (vicino Sarajevo),
Foca etc.
Kalinovik: il dr. Trifko Guzina ha affermato che 9 casi di cancro
all'apparato digestivo erano stati registrati prima della guerra, nel
1996-2000 invece ve ne sono stati 100; i tumori ai polmoni sono
piu' che raddoppiati rispetto a prima della guerra; nel 1992-95 46
cases, nel 1996-2000 116 casi.
Non c'e' ancora una missione internazionale che stia lavorando sul
problema della Bosnia. I medici del posto possono solo cercare di
curare le malattie e di aiutare la gente ma non hanno dei laboratori
sofisticati per individuare l'origine delle malattie e la possibile
presenza di uranio nelle ossa o nel sangue delle persone.
Le autorita' militari serbo-bosniache, insieme a ricercatori e
scienziati di Belgrado, hanno svolto alcune indagini
immediatamente dopo i bombardamenti Nato del 1999. Ad oggi (!)
questi risultati non sono stati pubblicati, ne' in Bosnia ne' in Serbia!
Nessuno ha mai messo in guardia gli abitanti di Hadzici, Doboj o
altri posti sui possibili pericoli di contaminazione e avvelenamento!
Ricerche sia scientifiche che mediche sono necessarie per provare
in che modo ed esattamente a causa di quali munizioni sono stati
esposti gli abitanti di queste citta' bosniache e come cio' e'
collegato con l'uranio impoverito o altri elementi radioattivi.
Il libro "The Invisible War", di Martin Messonnier, Frederick Loore e
Roger Trilling (tre autori dalla Francia, Belgio e Stati Uniti) offre
molte informazioni sul DU e sulla possibilita' che possa contenere
altri e piu' pericolosi elementi, insieme alle possibili cause di
questo.
Il libro si basa su un eccellente documentario.
Affermazioni nel libro:
- I proiettili sparati in Iraq e in Kosovo erano composti da un
materiale contaminato da un potenziale cocktail letale di scorie
nucleari, plutonio e altri prodotti nucleari altamente tossici;
- Il Pentagono ha sviato il mondo con le affermazioni che i proiettili
al DU sono sicure, dicendo che essi contengono uranio solo
leggeremente radioattivo. Ma gli autori affermano che i proiettili
sono stati fatti con uranio contaminato da elementi piu' tossici;
- L'esercito USA e' determinato a mantenere in uso i proiettili al DU
nonostante il fatto che la stessa Marina militare U.S.A. abbia
rinunciato (la US Navy ha gradualmente eliminato gli stock negli
ultimi dieci anni, rimpiazzando i proiettili all'uranio impoverito con
quelli al tungsteno, che non e' radioattivo ed e' molto meno tossico).
Gli impianti nucleari dai quali proviene l'uranio impoverito sono:
Paducah (Kentucky), Portsmouth (Ohio), Oak Ridge (Tennessee).
Il caso piu' emblematico e' quello dell'impianto di Paducah: migliaia
di lavoratori hanno avuto problemi simili ai veterani della guerra del
golfo e cio' e' stato anche confermato da Bill Richardson, segretario
del Department of Energy. Documenti dell'agosto 1999 mostrano
che i lavoratori di Paducah hanno respirato plutonio come
conseguenza di un "difettoso esperimento governativo sul
riciclaggio di combustibile nucleare"; l'aumento di tumori apparse
gia' negli anni 80; nell'ottobre 1999 il Dipartimento dell'Energia ha
riportato che "durante il processo di creazione di combustibile per
reattori nucleari e di elementi per armi nucleari, l'impianto di
diffusione gas di Paduah ha creato uranio impoverito
potenzialmente contenente nettunio e plutonio";
- Kenneth Bacon, portavoce del Dipartimento alla Difesa, ha detto
che alcuni elementi estranei sono stati trovati nell'uranio impoverito
nel 1999 e che l'impianto nucleare di Paducah (che produce il DU)
e' stato chiuso per 90 giorni; La Nuclear Regulatory Commission
degli USA ha sospeso i lavori nell'impianto di Paducah, Kentucky;
gli scienziati affermano che respirare anche un milionesimo di
oncia di plutonio puo' provocare il cancro.
- Quindi, secondo gli autori, le uniche possibili origini dell'uranio
impoverito sono Paducah, Portsmouth e Oak Ridge, che hanno
usato uranio contaminato. I lavoratori in Paducah e in altri impianti,
come i soldati in Iraq e in Kosovo, non erano equipaggiati per
maneggiare questi pericoli. Paducah era progettata per gestire
uranio, non plutonio, che e' estremamente piu' radioattivo dell'uranio.
Tutte le affermazione nel libro si basano su documenti militari e
governativi.
Quindi, sembra evidente che uranio impoverito pulito e sporco
siano stati mescolati a Paducah o negli stock del Ministero della
Difesa negli anni 80. Una decisione politica e militare e' stata presa
di utilizzarlo lo stesso, nella credenza o speranza che solo piccole
quantita' di materiale altamente radioattivo fossero coinvolte.
Non e' ancora noto se la mescolanza e' avvenuta per errore o
intenzionalmente.
SOLDATI ITALIANI
Ufficiali dell'esercito serbo-bosniaco hanno confermato che nel
1996 i soldati italiani erano dislocati nei dintorni di Sarajevo, nei
posti colpiti dai bombardamenti di Agosto-Settembre 1995. I soldati
italiani controllavano i posti bombardati quindi erano in diretto
contatto con particelle di munizioni, polvere tossica, ecc
SCORIE NUCLEARI
Uno degli ancora ignoti problemi in Bosnia sono le scorie nucleari e
la grande posssibilita' che le forze della Nato abbiano trasportato
scorie nucleari dai paesi occidentali in Bosnia.
Ci sono molte informazioni da gente del posto e media bosniaci
locali (ma mai confermato da nessuno ufficialmente) che la Nato ha
segretamente messo delle scorie nucleari sul monte Igman (vicino
Sarajevo). Un altro posto dove delle scorie nucleare potrebbero
essere state messe e' sottoterra in prossimita' dell'aeroporto vicino
la citta' di Bihac, nella Bosnia occidentale.
I medici in Sarajevo hanno ufficialmente confermato che c'e' un
atipico aumento nel numero di tumori da quell'area (che non fu
bombardata dagli attacchi Nato del 1995).
E' veramente difficile controllare tutto questo, perche' queste aree
sono protette dalle forze della Nato (che naturalmente negano
tutto) e le autorita' locali bosniache, anche se sapessero qualcosa,
non vogliono contrapporsi alla Nato e agli USA, temendo di perdere
il loro supporto.
Alcune cose importanti:
- nel 1995, ufficiali di parte serbo-bosniaca hanno mandato agli
uffici delle Nazioni Unite in Zagabria i primi rapporti frutto delle
indagini sulle conseguenze dei bombardamenti Nato. L'ufficio delle
Nazioni Unite in Zagabria non ha mai fatto niente a riguardo (cio' e'
affermato dal prof. Novica Vojinovic, serbo-bosniaco);
- dopo i bombardamenti della Nato, gia' nel 1995, scienziati del
centro di ricerche atomiche Vinca di Begrado e specialisti
dell'esercito jugoslavo sono venuti dalla Serbia e hanno svolto delle
ricerche; fino ad oggi i risultati non sono mai stati pubblicati;
- tutte le iniziative di alcuni medici e specialisti serbi per
continuare le ricerche sono state fermate; i motivi sono che il
governo serbo probabilmente teme che i serbo-bosniaci possano
emigrare in Serbia (dove gia' ci sono moltissimi profughi) a cio'
potrebbe indebolire la posizione della Republika Srpska (di parte
serbo bosniaca); un altro motivo e' che le autorita' serbo bosniache
temono che qualsiasi informazione sulla contaminazione potrebbe
mettere a repentaglio i prodotti agricoli sul mercato;
Molte domande sono ancora senza risposta:
Quali sono i posti esatti in Bosnia bombardati con DU?
E' l'uranio impoverito l'unico materiale radioattivo usato durante gli
attacchi Nato? Qual'era il contenuto delle munizioni all'uranio
impoverito e la sua origine (tracce di U236 e plutonio...)?
Perche' l'UNEP e l'OMS non mandano gruppi di ricerca in Bosnia e
non solo in Kosovo?
La Bosnia e' il posto dove sono avvenuti bombardamenti piu' intensi
in aree concentrate, ed e' passato un periodo di tempo
sufficientemente lungo per poter vedere le conseguenze, come
l'aumento dei numeri di casi di cancro ecc
[...]
------------------------------------------------------------------------------------------------
francesco iannuzzelli francesco@...
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo
----------------------------------
...e tutto questo avra' eco,
e arrivera' fino all'ultimo angolo della terra
---
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dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
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Oggetto: Sulla situazione in Bosnia, Kosovo e Serbia per effetto del DU
Rispedito-Data: Tue, 13 Feb 2001 16:48:38 +0100
Rispedito-Da: pck-yugoslavia@...
Data: Tue, 13 Feb 2001 16:50:13 +0100
Da: "francesco iannuzzelli" <francesco@...>
Rispondi-a: pck-yugoslavia@...
Società: peacelink
A: pck-armamenti@...
CC: pck-yugoslavia@...
Ciao, ricevo queste informazioni da Jasna Bastic, giornalista
bosniaca, sulla situazione In Bosnia Serbia e Kosovo in
conseguenze dei bombardamenti all'uranio impoverito.
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nascondino altre gravi questioni (come la faccenda delle scorie
nucleari)
ciao
francesco
-------------------------------------------------------
[...]
Informazioni generali:
Aree bombardate dalla Nato con proiettili all'uranio impoverito.
Periodo:
BOSNIA Agosto-Settembre 1994, Agosto -Settembre 1995
KOSOVO/SERBIA Maggio-Giugno 1999
Kosovo: la maggior parte dei siti bombardati si trova nel sud-ovest
e nel sud del Kosovo, nelle zone delle citta' di Prizren, Peja,
Djakovica, Klina e nelle zone vicine al confine con l' Albania, dove
erano concentrati i blindati jugoslavi; circa 31.000 proiettili
all'uranio
impoverito sono stati sparati sul Kosovo, secondo la Nato
Serbia meridionale: 4 siti (Bujanovac / villaggi Samoljica e Borovac;
Presevo / villaggio di Reljan, Vranje / ripetitore TV);
Montenegro: La penisola di Lustica (sulla costa dell'Adriatico)
Bosnia: Siti nei dintorni di Sarajevo (la fabbrica militare e le
caserme di Hadzici, la fabbrica militare di Vogosca, la postazione
radar sul monte Jahorina, i magazzini con munizioni e esplosivi,
siti in Jahorinski Potok; il centro comunicazioni di Ravna Planina
sul monte Romania), in Bosnia centrale (Doboj, zone del monte
Ozren) e nella Bosnia centro-orientale (tutti posti devo l'esercito
Jugsolavo aveva importanti strutture militari, centri di
comunicazione ecc)
Mancano ancora molte informazioni sui posti esatti,
particolarmente in Bosnia, e sul reale contenuto e quantitativo di
uranio impoverito o di altri materiali utilizzati nei bombardamenti
------KOSOVO---------
Periodo dei bombardamenti NATO: Marzo - Giugno 1999
- circa 31.000 proiettili con DU sono stati sparati (secondo la Nato)
- 14.180 proiettili intorno alla citta' di Peja
La NATO ha confermanto che munizioni con uranio impoverito sono
state usate in 112 siti in Kosovo, la maggior parte in zone
meridionali e sud-occidentali del Kosovo , con 31.000 proiettili.
Questo e' stato ammesso solo recentemente, cio' significa che la
popolazione locale, i reduci e le truppe KFOR sul posto non
avevano la minima idea delle aree contaminate; la popolazione
locale non e' mai stata avvertita sul possibile pericolo (evitare di
toccare i resti dei carri armati, metalli... ecc) e non c'e' ancora una
singola area in Kosovo o in Bosnia che sia marcata come
pericolosa per radioattivita' o materiali tossici (nella Serbia
meridionale l'esercito Jugoslavo ha marcato alcune poche aree).
Nel frattempo per molti bambini in Kosovo il divertimento principale
e' giocare intorno ai carri armati danneggiati e raccogliere proiettili,
parti di munizioni esplose e altri simili oggetti metallici! Anche i
piu'
grandi sono soliti portare a casa metalli e resti di munizioni, che
trovano per terra, come souvenir di guerra! Oppure li riutilizzano
come metallo per attrezzi da lavoro in giardino !!! Anche persone
dall'Albania hanno attraversato il confine del Kosovo e hanno
portato via parti dei carri armati danneggiati da rivendere come
rottami !!! La popolazione locale del Kosovo ha fatto lo stesso !!!
Anche peggio, le autorita' locali del Kosovo hanno respinto le
informazioni sulle bombe al DU e sul loro pericolo accusandole di
essere propoganda Serba, un trucco per costringere le truppe Nato
ad abbandonare il Kosovo (?!). Una totale mancanza di
responsabilita' e sottostima del problema con cui si trovano a che
fare! Qualcosa sta cambiando ora, perche' dei medici hanno
cominciato a svolgere alcune ricerche dettagliate quando la gente
si e' presentata con alcuni particolari problemi.
In Kosovo, finora, non ci sono indicazioni sull'aumento di tumori o
di altre malattie che potrebbe essere collegato agli effetti del DU.
Ma, dopo un anno e mezzo, probabilmente e' ancora presto perche'
le conseguenze si manifestino. La situazione e' decisamente
peggiore in Bosnia dove le conseguenze dei bombardamenti sono
piu' visibili (gli attacchi della NATO furono nel 1994 e nel 1995).
Sai gia' delle indagini dell'UNEP, non lo ripetero', quindi aspettiamo
per il rapporto finale che sara' pubblicato in Marzo 2001.
In base ai risultati finali dei cinque laboratori indipendenti, che
saranno pubblicati in Marzo, l'UNEP decidera' in merito a ulteriori
missioni in Bosnia, Serbia e Iraq per ricerche in aree che
potrebbero essere radioattive o tossiche.
Il problema principale e' perche' la missione in Bosnia deve
dipendere dai risultati in Kosovo? Perche' l'equipe di ricercatori non
e' gia' stata mandata in Bosnia, dove ci sono casi ben peggiori che
in Kosovo?
---------SERBIA------------
Fonti dell'esercito Jugoslavo dicono che quattro aree nella Serbia
meridionale sono contaminate perche' bombardate con proiettili
dall'uranio impoverito durante l'intervento della Nato. Alcuni di
questi posti sono marcati con cartelli che avvisano sulla
pericolosita' dell'area. Ma le autorita' dell'esercito jugoslavo non
hanno mai informato il pubblico su quale sia il livello di
radioattivita'!
E' noto che quando l'esercito jugoslavo ha marcato i posti
contaminati vicino Bujanovac, i contadini albanesi che vivevano li'
vicino hanno pensato che l'esercito avesse fatto questo apposta
per impedire loro di portare il bestiame nei campi, cosi' hanno tolto
i segnali di pericolo e hanno portato i loro animali a pascolare
sopra i campi contaminati!!!
Vengono riportati pochi casi di soldati dell'esercito jugoslavo che
sono stati in Kosovo duranto le incursioni aeree della Nato, e ai
quali ora e' stata diagnosticata leucemia o cancro.
Nella zona di Pcinjski (dove sono stati trovati dei proiettili nel
terreno) viene riscontrata una radioattivita' superiore di 2000 volte
superiore al normale, pero' a un metro di distanza non e' piu'
presente (affermazione del dr .Miroslav Simic, specialista in
radioattivita' del Centro per la protezione medica di Vranje);
Ancora, quando l'UNEP ricevera' i risultati dei laboratori (dopo le
ricerce in Kosovo) si dedicera' a riguardo di nuove missioni in
Serbia???
-----------BOSNIA-------------
Periodo dei bombardamenti NATO: Agosto-Settembre 1994;
Agosto-Settembre 1995;
circa 10000 proiettili all'uranio impoverito sono stati sparati
Alcuni dei posti in Bosnia bombardati con uranio impoverito sono
noti, ma la Nato non ha ancora dato informazioni complete sui
posti. Cio' che si sa e' che la maggior parte degli obiettivi erano
intorno Sarajevo e nella Bosnia centrale e centro-meridionale.
La situazione in Bosnia e' decisamente peggiore che in Kosovo
(probabilmente perche' e' passato piu' tempo, 5 anni, e le
conseguenze sono visibili). C'e' la conferma di un aumento di casi
di cancro e di altre malattie nelle zone che erano sotto gli attacchi
della Nato con uranio impoverito.
Il posto piu' noto (essendo sottoposto al fuoco piu' intenso con
uranio impoverito e con il numero di tumori piu' significativo) e'
Hadzici, a 30 km da Sarajevo. Questa piccola citta' era sede
dell'industria di riparazioni belliche dell'esercito jugoslavo (durante
la guerra controllato dall'esercito serbo-bosniaco); la fabbrica e altri
importanti strutture e caserme militari nei dintorni di Hadzici furono
costantemente obiettivo dei bombardamenti con uranio impoverito
della Nato. Ho visto io stessa i resti di questo tipo di munizione in
una cassetta nella piccola strada all'interno della zona della
fabbrica, e' una foto che ha circolato parecchio sui media; il
problema e' che questa cassetta era li' abbandonata per terra.
Verso la fine del 1995 e l'inizio del 1996 la popolazione di Hadzici
(serbo-bosniaca) ha abbandonato l'area e la maggior parte si e'
trasferita a Bratunac, nella Bosnia settentrionale. Dal 1995 fino ad
oggi, i medici in Bratunac hanno registrato un atipico numero di
casi di cancro e strani sintomi solo tra la gente di Hadzici, e non
tra gli abitanti locali. Il doppio delle persone di Hadzici sono morte,
in confronto con quelle di Bratunac, e la maggior parte per cancro.
La situazione non e' normale.
Ad esempio, ho visitato la famiglia Radic: il padre (56 anni) e la
madre (47 anni) sono morti di cancro, il loro figlio ha problemi di
salute ed attualmente e' ricoverato per accertamenti in ospedale;
allo zio e' stata diagnosticata la leucemia. Tutti erano stati esposti
direttamente all'uranio impoverito durante il bombardamento di
Hadzici (vivevano molto vicino alla fabbrica). Lo zio, un uomo di 47
anni, mi aveva mostrato una pallottola all'uranio impoverito, che non
era esplosa e che lui aveva trovato all'interno della fabbrica in
Hadzici, dove lui lavorava. Conservava quella pallottola e altre parti
di munizioni a casa sua! E le prendeva e me le mostrava con le
mani nude! Mi disse che ai bambini in Hadzici piaceva giocare con
queste cose, e la gente portava le pallottole a casa come souvenir
e persino utilizzavano parti di proiettili come strumenti da
giardinaggio, essendo il metallo molto buono! Dopo il
bombardamento, i lavoratori della fabbrica erano soliti ripulire lo
spazio dalle parti di metallo e dai proiettili a mani nude! Nessuno
ha mai detto loro qual'era il pericolo dell'uranio impoverito! Anche
peggio, un dottore di Belgrado mi ha detto che i militari serbo-
bosniaci hanno riciclato parti dei proiettili all'uranio impoverito per
farsi dei giubbotti anti-proiettile, perche'e' un materiale migliore
dell'acciao! E' pazzesco!
Il caso piu' noto di Hadzici e Sladjana, una bambina di 12 anni. Ha
dei seri problemi di respirazione, vomita in continuazione, avverte
costanti dolori alle ossa, alle spalle e alla schiena, le cascano le
unghie delle mani e dei piedi,... La sua malattia non e'
diagnosticata. In Hadzici era solita giocare nel cratere dietro casa
sua, provocato da un bombardamento, dove giocava con pezzi rotti
di metallo che trovava nel cratere! I medici di Belgrado che l'hanno
in cura sono venuti in contatto con altri medici giapponesi che
hanno confermato loro che i suoi sintomi sono tipici di persone
contaminatae da radiazioni.
Per quanto sappiamo, i suoi sintomi mostrano che potrebbe essere
stata colpita dagli effetti di bombe aerosol! Secondo la descrizione
di molte persone sembra che anche questo tipo di bombe sia stato
usato.
La dott.ssa Slavica Jovanovic di Bratunac ha svolto alcune ricerche
dopo aver notato quante persone venivano all'ospedale con strani
sindromi e tutte provenienti da Hadzici.
La Jovanovic ha fatto alcune semplici ricerche nel 1996, 1997 e
nella prima meta' del 1998 contando il numero di morti e secondo
le sue ricerche il doppio delle persone da Hadzici stanno morendo
in paragone con gli abitanti di Bratunac; nel 1996, tra 4.500 - 5.000
profughi da Hadzici, 31 sono morti; nel 1997 1.500 profughi di
Hadzici hanno lasciato Bratunac e sono andati a vivere altrove, ma
41 sono morti (come si vede il numero e' crescente); nella prima
meta' del 1998, sono morti in 26; La dott.ssa Jovanovic dice:
"Voglio solo mostrare come qualcosa sta succedendo qui, c'e'
qualche fattore esterno che ha influito sulla salute di questa gente
e chiedo alle autorita' di iniziare delle ricerche serie. Ricerche che
non sono mai state fatte!".
La storia di Hadzici e Bratunac e' diventata nota quando il
giornalista locale Nedeljko Zelenovic (anche lui di Hadzici) ha fatto
un'indagine (confrontando informazioni sui morti nei libri delle
chiese locali e dei municipi ecc) ed e' arrivato alla conclusione che
quasi 400 persone di Hadzici trasferitesi a Bratunac sono morte di
cancro.
Un altro caso significativo e' la citta di Doboj, nella Bosnia centrale:
il tasso di cancro e infezioni respiratorie e' 2.5 volte maggiore
rispetto a prima della guerra! Vi sono molti casi di malattie
respiratorie e problemi alla pelle. Nel triennio 1996-1999 vi sono
state 247 operazioni per tumori alla pelle e al collo; nel 1990-1991,
con la popolazione circa 3 volte piu' grande (durante e dopo la
guerra molta gente è andata via), vi furono solo 154 operazioni per
tumori.
I posti bombardati nelle vicinanze di Doboj sono: Potocani
(produzione militare, obiettivo militare, 15 km a sud di Doboj;
Ciganiste, ripetitore di telecomunciazioni, a 5 km dal centro della
citta'; il ripetitore della radio locale, 2 km a sud dal centro della
citta'; Kraljica, centro di comunicazioni, a 35 km da Doboj);
La situazione e' simile nelle citta' di Kalinovik (vicino Sarajevo),
Foca etc.
Kalinovik: il dr. Trifko Guzina ha affermato che 9 casi di cancro
all'apparato digestivo erano stati registrati prima della guerra, nel
1996-2000 invece ve ne sono stati 100; i tumori ai polmoni sono
piu' che raddoppiati rispetto a prima della guerra; nel 1992-95 46
cases, nel 1996-2000 116 casi.
Non c'e' ancora una missione internazionale che stia lavorando sul
problema della Bosnia. I medici del posto possono solo cercare di
curare le malattie e di aiutare la gente ma non hanno dei laboratori
sofisticati per individuare l'origine delle malattie e la possibile
presenza di uranio nelle ossa o nel sangue delle persone.
Le autorita' militari serbo-bosniache, insieme a ricercatori e
scienziati di Belgrado, hanno svolto alcune indagini
immediatamente dopo i bombardamenti Nato del 1999. Ad oggi (!)
questi risultati non sono stati pubblicati, ne' in Bosnia ne' in Serbia!
Nessuno ha mai messo in guardia gli abitanti di Hadzici, Doboj o
altri posti sui possibili pericoli di contaminazione e avvelenamento!
Ricerche sia scientifiche che mediche sono necessarie per provare
in che modo ed esattamente a causa di quali munizioni sono stati
esposti gli abitanti di queste citta' bosniache e come cio' e'
collegato con l'uranio impoverito o altri elementi radioattivi.
Il libro "The Invisible War", di Martin Messonnier, Frederick Loore e
Roger Trilling (tre autori dalla Francia, Belgio e Stati Uniti) offre
molte informazioni sul DU e sulla possibilita' che possa contenere
altri e piu' pericolosi elementi, insieme alle possibili cause di
questo.
Il libro si basa su un eccellente documentario.
Affermazioni nel libro:
- I proiettili sparati in Iraq e in Kosovo erano composti da un
materiale contaminato da un potenziale cocktail letale di scorie
nucleari, plutonio e altri prodotti nucleari altamente tossici;
- Il Pentagono ha sviato il mondo con le affermazioni che i proiettili
al DU sono sicure, dicendo che essi contengono uranio solo
leggeremente radioattivo. Ma gli autori affermano che i proiettili
sono stati fatti con uranio contaminato da elementi piu' tossici;
- L'esercito USA e' determinato a mantenere in uso i proiettili al DU
nonostante il fatto che la stessa Marina militare U.S.A. abbia
rinunciato (la US Navy ha gradualmente eliminato gli stock negli
ultimi dieci anni, rimpiazzando i proiettili all'uranio impoverito con
quelli al tungsteno, che non e' radioattivo ed e' molto meno tossico).
Gli impianti nucleari dai quali proviene l'uranio impoverito sono:
Paducah (Kentucky), Portsmouth (Ohio), Oak Ridge (Tennessee).
Il caso piu' emblematico e' quello dell'impianto di Paducah: migliaia
di lavoratori hanno avuto problemi simili ai veterani della guerra del
golfo e cio' e' stato anche confermato da Bill Richardson, segretario
del Department of Energy. Documenti dell'agosto 1999 mostrano
che i lavoratori di Paducah hanno respirato plutonio come
conseguenza di un "difettoso esperimento governativo sul
riciclaggio di combustibile nucleare"; l'aumento di tumori apparse
gia' negli anni 80; nell'ottobre 1999 il Dipartimento dell'Energia ha
riportato che "durante il processo di creazione di combustibile per
reattori nucleari e di elementi per armi nucleari, l'impianto di
diffusione gas di Paduah ha creato uranio impoverito
potenzialmente contenente nettunio e plutonio";
- Kenneth Bacon, portavoce del Dipartimento alla Difesa, ha detto
che alcuni elementi estranei sono stati trovati nell'uranio impoverito
nel 1999 e che l'impianto nucleare di Paducah (che produce il DU)
e' stato chiuso per 90 giorni; La Nuclear Regulatory Commission
degli USA ha sospeso i lavori nell'impianto di Paducah, Kentucky;
gli scienziati affermano che respirare anche un milionesimo di
oncia di plutonio puo' provocare il cancro.
- Quindi, secondo gli autori, le uniche possibili origini dell'uranio
impoverito sono Paducah, Portsmouth e Oak Ridge, che hanno
usato uranio contaminato. I lavoratori in Paducah e in altri impianti,
come i soldati in Iraq e in Kosovo, non erano equipaggiati per
maneggiare questi pericoli. Paducah era progettata per gestire
uranio, non plutonio, che e' estremamente piu' radioattivo dell'uranio.
Tutte le affermazione nel libro si basano su documenti militari e
governativi.
Quindi, sembra evidente che uranio impoverito pulito e sporco
siano stati mescolati a Paducah o negli stock del Ministero della
Difesa negli anni 80. Una decisione politica e militare e' stata presa
di utilizzarlo lo stesso, nella credenza o speranza che solo piccole
quantita' di materiale altamente radioattivo fossero coinvolte.
Non e' ancora noto se la mescolanza e' avvenuta per errore o
intenzionalmente.
SOLDATI ITALIANI
Ufficiali dell'esercito serbo-bosniaco hanno confermato che nel
1996 i soldati italiani erano dislocati nei dintorni di Sarajevo, nei
posti colpiti dai bombardamenti di Agosto-Settembre 1995. I soldati
italiani controllavano i posti bombardati quindi erano in diretto
contatto con particelle di munizioni, polvere tossica, ecc
SCORIE NUCLEARI
Uno degli ancora ignoti problemi in Bosnia sono le scorie nucleari e
la grande posssibilita' che le forze della Nato abbiano trasportato
scorie nucleari dai paesi occidentali in Bosnia.
Ci sono molte informazioni da gente del posto e media bosniaci
locali (ma mai confermato da nessuno ufficialmente) che la Nato ha
segretamente messo delle scorie nucleari sul monte Igman (vicino
Sarajevo). Un altro posto dove delle scorie nucleare potrebbero
essere state messe e' sottoterra in prossimita' dell'aeroporto vicino
la citta' di Bihac, nella Bosnia occidentale.
I medici in Sarajevo hanno ufficialmente confermato che c'e' un
atipico aumento nel numero di tumori da quell'area (che non fu
bombardata dagli attacchi Nato del 1995).
E' veramente difficile controllare tutto questo, perche' queste aree
sono protette dalle forze della Nato (che naturalmente negano
tutto) e le autorita' locali bosniache, anche se sapessero qualcosa,
non vogliono contrapporsi alla Nato e agli USA, temendo di perdere
il loro supporto.
Alcune cose importanti:
- nel 1995, ufficiali di parte serbo-bosniaca hanno mandato agli
uffici delle Nazioni Unite in Zagabria i primi rapporti frutto delle
indagini sulle conseguenze dei bombardamenti Nato. L'ufficio delle
Nazioni Unite in Zagabria non ha mai fatto niente a riguardo (cio' e'
affermato dal prof. Novica Vojinovic, serbo-bosniaco);
- dopo i bombardamenti della Nato, gia' nel 1995, scienziati del
centro di ricerche atomiche Vinca di Begrado e specialisti
dell'esercito jugoslavo sono venuti dalla Serbia e hanno svolto delle
ricerche; fino ad oggi i risultati non sono mai stati pubblicati;
- tutte le iniziative di alcuni medici e specialisti serbi per
continuare le ricerche sono state fermate; i motivi sono che il
governo serbo probabilmente teme che i serbo-bosniaci possano
emigrare in Serbia (dove gia' ci sono moltissimi profughi) a cio'
potrebbe indebolire la posizione della Republika Srpska (di parte
serbo bosniaca); un altro motivo e' che le autorita' serbo bosniache
temono che qualsiasi informazione sulla contaminazione potrebbe
mettere a repentaglio i prodotti agricoli sul mercato;
Molte domande sono ancora senza risposta:
Quali sono i posti esatti in Bosnia bombardati con DU?
E' l'uranio impoverito l'unico materiale radioattivo usato durante gli
attacchi Nato? Qual'era il contenuto delle munizioni all'uranio
impoverito e la sua origine (tracce di U236 e plutonio...)?
Perche' l'UNEP e l'OMS non mandano gruppi di ricerca in Bosnia e
non solo in Kosovo?
La Bosnia e' il posto dove sono avvenuti bombardamenti piu' intensi
in aree concentrate, ed e' passato un periodo di tempo
sufficientemente lungo per poter vedere le conseguenze, come
l'aumento dei numeri di casi di cancro ecc
[...]
------------------------------------------------------------------------------------------------
francesco iannuzzelli francesco@...
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo
----------------------------------
...e tutto questo avra' eco,
e arrivera' fino all'ultimo angolo della terra
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
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LE DISTRUZIONI DELLA NATO SUL TERRITORIO
DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA
Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.
(Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
http://marx2001.org/crj - crj@... )
Con una serie di iniziative di presentazione dei due volumi del "libro
bianco" NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA, svoltesi nelle sedi delle
rappresentanze diplomatiche jugoslave di mezzo mondo, il Ministero
degli Esteri della RFJ ha voluto portare a conoscenza
della opinione pubblica straniera gli effetti devastanti della
campagna di bombardamenti dei paesi della NATO contro Serbia e
Montenegro. Il governo jugoslavo ha cercato in questa maniera di
rompere il muro del silenzio costruito attorno al paese dagli eserciti
aggressori, i quali hanno peraltro provveduto a censurare le
trasmissioni televisive e radiofoniche dalla Jugoslavia verso l'estero
prima radendo al suolo ripetitori, antenne e la stessa sede centrale
della RTV serba (16 i cadaveri rinvenuti tra le macerie), poi vietando
la diffusione delle trasmissioni via satellite con una decisione
illegale della Eutelsat, infine disturbando con tecniche di "jamming"
soprattutto dal territorio di Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania e
Kosovo-Metohija. In questo senso, la campagna di stampa scatenata
da anni contro la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) e contro cio' che oggi ne rimane, nonche' contro la popolazione
serba in quanto maggioritaria e stanziata su larga parte del
territorio della ex-RFSJ, va inquadrata nell'ambito delle operazioni
militari stesse contro la RFSJ prima e la RFJ adesso. Una campagna di
stampa incessante, senza la quale i bombardamenti della scorsa
primavera non sarebbero stati possibili.
Il primo volume dell'opera contiene la documentazione sul primo mese
dei bombardamenti, iniziati la sera del 24 marzo 1999, mentre il
secondo riguarda il periodo successivo, fino al 10 giugno, per un
totale di 78 giornate che la popolazione della Jugoslavia e dei
Balcani non potra' mai piu' dimenticare.
Il "Libro bianco" illustra esclusivamente le conseguenze degli
attacchi dei paesi della Alleanza Atlantica per la popolazione e per
le strutture civili presenti sul territorio della RFJ. A queste
bisognerebbe aggiungere i danni registrati dai paesi limitrofi,
in termini di distruzioni (es: le bombe sganciate "per errore" in
Bulgaria), di inquinamento, e gli altri danni e pericoli potenziali
derivanti dalla aggressione (bombe in Adriatico, bombe inesplose e a
frammentazione, scontri e tensioni ad esempio nella FYROM), nonche' i
i morti nelle fila dell'esercito jugoslavo e degli alleati, la
violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali, le
conseguenze per l'economia, la qualita' della vita, i rapporti
interetnici, anche al di fuori della Repubblica Federale, e cosi' via.
Il bilancio risultante da questo libro va dunque considerato come
parziale e provvisorio, visto pure il numero di persone in pericolo
di vita per le ferite subite, per le difficolta' di sopravvivenza
nella situazione determinata dall'intervento della NATO, per gli
effetti venefici, cancerogeni e mutageni dovuti ai bombardamenti, e
non da ultimo per gli effetti sulla psiche di bambini ed adulti. Al
di la' del numero dei morti, per intensita' e potenza militare la
aggressione contro la RFJ e' stata la piu' pesante operazione militare
dalla fine della II Guerra Mondiale. Essa ha visto una alleanza di 19
paesi alleati, piu' svariati altri con funzioni di supporto politico
e logistico, attaccare un unico paese allo scopo di distruggerne le
strutture economiche e quindi la possibilita' di sussistenza dei suoi
abitanti, smantellare le vie di comunicazione, deteriorare i rapporti
tra le nazionalita' che vi abitano, occupare militarmente una sua
provincia e prepararne la secessione e la annessione ad uno degli
Stati confinanti.
Quella che segue e' una breve sintesi dei suddetti due volumi del
"Libro bianco" - si prevede l'uscita anche di un terzo comprendente
il bilancio definitivo dei danni direttamente dovuti ai bombardamenti -
che sono disponibili nell'originale in lingua inglese anche in
internet, completi di fotografie e documentazione, sul sito del
Ministero degli Esteri della RFJ.
===
LEGENDA:
MdI - Ministero dell'Interno
===
VOLUME PRIMO (24 marzo - 24 aprile)
* Madanaj-Meja (Kosmet) 14/4: bombardamento della colonna di un
migliaio di profughi albanesi kosovari che si muovevano con automezzi
e trattori sulla strada tra Djakovica e Prizren causa 73 morti, 36
feriti.
Dopo il primo attacco, gli aerei della NATO colpiscono nuovamente
sulle case dove decine di persone avevano trovato rifugio terrorizzate
[42 foto; comunicati del MdI della Serbia; documenti dei medici
legali; pianta topografica]
* Bombardamenti di localita' residenziali e abitazioni:
- Rozaje 25/3: 1 morto, due feriti; bombe a frammentazione.
- Grlic 26/3: un ferito.
- Nogovac (Orahovac) 2/4: 11 morti, 5 feriti, quindici case distrutte,
tutte le vittime albanesi-kosovare. [6 foto]
- Samokovo (Kursumljia) 2/4: un morto, un ferito. [4 foto]
- Cacak 4/4: un morto. [2 foto]
- Vranje 5/4: bombardamento della stazione degli autobus, 2 morti e
15 feriti, molte case attorno distrutte. [4 foto]
- Aleksinac 5/4: cinque missili colpiscono l'area residenziale, 10
i morti, 12 feriti gravi, 40 con ferite minori, una dozzina di case
distrutte, danni agli stabilimenti delle ditte "Angrokolonijal" ed
"EMPA", all'ospedale, a negozi, a strade. [12 foto; dettagliato
rapporto di polizia; memorandum e 4 documenti MdI; 8 certificati
di morte; 7 referti delle autopsie; lista di 44 feriti; 12
testimonianze di privati; documenti sui danni alla ditta "Tekstil";
rapporto ditta edile sui danni ad edifici ed altre strutture civili]
- Dubinje-Sjenica 6/4: distruzione su abitazioni, costruzioni civili
e ditta DP PIK "Pester". [una foto]
- Podgorica 6/4: danni all'Istituto di Sismologia ed altri edifici.
- Pristina 7/4: bombardato e raso al suolo l'ufficio centrale della
posta con gli edifici circostanti; almeno 9 i morti, tra serbi e
albanesi, non tutti estratti dalle macerie, e molti feriti. Attacchi
sugli edifici pubblici in tutta la citta', notevoli distruzioni.
[11 foto]
- Cuprija 8/4: devastate innumerevoli abitazioni, un morto e tre
feriti. [3 foto; rapporto di polizia]
- Osecenica 9/4: 14 case distrutte.
- Pricevici (Valjevo) 9/4: vari complessi agrari e circa 1000
metri quadri di bosco in fiamme. [una foto]
- Merdare (Kursumlija) 10-11/4: una ventina di missili direttamente
sul villaggio, 5 morti e tre feriti di cui una donna incinta.
Irrimediabilmente colpita la strada Prokuplje-Podujevo e la ferrovia;
da segnalare l'uso di bombe a frammentazione. [2 foto]
- Samaila (Kraljevo) 11/4: gravi danni ad abitazioni, a ditte ed alla
scuola elementare "Petar Nikolic".
- Turekovac (Leskovac) 11/4: danni alle abitazioni. [4 foto]
- Dusmanici (Prijepolje): un serbatoio sganciato da un aereo della
NATO sfiora una casa, un altro finisce nel parco giochi di un asilo.
[2 foto]
- Ljubiste (Prizren) 14/4: un ferito [testimonianza]
- Pavlovac (Vranje) 14/4: bombe a frammentazione uccidono un uomo
e sua figlia dodicenne a due passi da casa. [6 foto]
- Subotica 16/4: danneggiamenti [2 foto]
- Batajnica 17/4: durante il bombardamento dell'aereoporto viene
uccisa Milica Rakic, nata nel 1996, ed un altro ragazzo e' ferito.
[6 foto; 4 rapporti sull'accaduto; testimonianza del padre di Milica]
- Rakovica (Belgrado) 17/4: distrutte innumerevoli abitazioni di
privati [2 foto]
- Nis 19/4: le case sulla via Bujmirska vengono rase al suolo; almeno
un morto [5 foto]
- Dolovi (Novi Pazar) 20/4: gravi danni alle case e al bestiame [due
foto]
- Djakovica (Kosmet) 21/4: la NATO attacca il campo profughi "Maja",
dove sono rifugiati decine di bosniaci. Quattro persone perdono
la vita, 20 i feriti, vari cavalli restano uccisi, gli edifici sono
distrutti.
* Bombardamento di strutture sanitarie:
rapporto sui danni alle strutture sanitarie fino al 31/3 ed
aggiornamenti quotidiani fino al 22/4.
* Danni per bombardamento alle strutture pedagogiche:
- tabella con la lista delle scuole e la descrizione dei danni
(dalla distruzione delle vetrate a danneggiamenti piu' gravi) nei
distretti di
BELGRADO: 9 scuole elementari ed un istituto tecnico a Cukarica;
8 scuole elementari e 4 secondarie a Rakovica; 9 scuole
elementari e la facolta' di ingegneria a Vozdovac; 4 scuole
elementari, una secondaria e la facolta' di agraria a Zemun; 5 scuole
elementari, due secondarie, un collegio per insegnanti d'asilo, la
facolta' di medicina a Savski Venac; una scuola elementare a
Zvezdara; 3 scuole elementari a Palilula; 6 scuole elementari e due
secondarie a Novi Beograd; una scuola elementare a Obrenovac; due
elementari a Sopot;
BOR: 6 scuole elementari;
JABLANICA: 19 scuole elementari, 9 secondarie, due collegi, la
facolta' di ingegneria e la Casa dello studente a Leskovac;
NISAVA: 7 scuole elementari, 8 secondarie, due collegi, 7 edifici
universitari e 5 Case dello studente a Nis; 3 scuole elementari, 2
secondarie, un collegio ed una Casa dello studente ad Aleksinac;
PCINJA: 6 scuole elementari, 5 secondarie ed una facolta' universitaria
a Vranje; due scuole elementari ed una secondaria a Surdulica; una
scuola elementare ed una secondaria a Bujanovac; due elementari ed
una secondaria a Vladicin Han; una elementare a Presevo;
RASKA: 4 scuole elementari a Kraljevo [una foto]; 4 elementari, due
secondarie ed una Casa dello studente a Raska; due elementari a
Novi Pazar;
MORAVICA: 3 elementari e due secondarie a Cacak; 5 scuole elementari
a Lucani; una elementare a Ivanjica;
RASINA: due elementari a Krusevac; una elementare e due secondarie
a Trstenik;
BRANICEVO: una elementare ed una secondaria a Pozarevac;
DUNAVSKI: due elementari e due secondarie a Smederevo;
SUMADIJA: 10 scuole elementari, 7 secondarie, un collegio, due
facolta' universitarie ed il Centro studentesco a Kragujevac; una
scuola elementare a Knic;
KOLUBARA: 6 elementari e due secondarie a Valjevo;
MACVA: una scuola elementare a Sabac;
POMORAVLJE: due scuole elementari, tre secondarie ed un collegio a
Cuprija;
TOPLICA: una elementare, tre secondarie e la Casa dello studente di
Prokuplje; 4 scuole elementari a Kursumljia;
ZAJECAR: una secondaria a Boljevac;
ZLATIBOR: una scuola elementare a Cajetina; due a Nova Varos; una a
Kosjeric;
BACKA MERIDIONALE: 13 scuole elementari, 7 secondarie, 5 Case dello
studente, un collegio e 7 facolta' universitarie a Novi Sad;
BACKA OCCIDENTALE: 7 elementari e la facolta' di tecnica a Sombor; una
secondaria a Kula;
BANATO MERIDIONALE: due elementari e due secondarie a Pancevo.
* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:
Belgrado:
MONASTERO DI RAKOVICA: i forti spostamenti d'aria dovuti
a ripetuti bombardamenti nella zona hanno causato gravi danni e
compromesso la stabilita' dell'edificio.
TOPCIDER: danni alla ex-residenza reale.
EDIFICIO MINISTERIALE (Nemanjina 9): ricostruito dopo la
I G.M. ad opera di architetti serbi e russi, e' stato completamente
sventrato all'interno dai missili.
CENTRO COMMERCIALE USCE (Novi Beograd): esempio di architettura
contemporanea, ex-sede della Lega dei Comunisti e di varie
organizzazioni, era l'edificio piu' alto di Belgrado; bersagliato
dai missili ed interamente distrutto il 21/4.
RESIDENZA PRESIDENZIALE (Dedinje): ospitava opere d'arte
e sculture, e' stata completamente distrutta il 22/4.
UFFICI DELLA RTS (Tasmajdan): colpiti il 23/4 dalla NATO.
TEATRO DEI BAMBINI ED EDIFICIO DELLA RTS: frutto di una gara
tra architetti, i tre edifici situati nel parco Tasmajdan sono stati
danneggiati nel bombardamento del 23/4.
CHIESA DI SAN MARCO (Tasmajdan): imponente costruzione iniziata negli
anni '30, danneggiata nei bombardamenti del 23/4 contro la RTS.
CHIESA ORTODOSSA RUSSA (Tasmajdan): degli anni '20, danneggiata nel
bombardamento del 23/4 contro la RTS.
MUSEO D'ARTE MODERNA: gravi danni [testimonianza del direttore].
ZEMUN: danni alla Cappella del Sant'Arcangelo.
NOVI SAD: demolito il ponte di Varadin, sul Danubio (1/4), con
l'annesso parco-memoriale del bombardamento nazista del 1942; danni
al Museo della Vojvodina [una foto], alla biblioteca della facolta' di
Filosofia, alla storica fortezza di Petrovaradin, al monastero di San
Juraj, all'ospedale in via Beogradska, al Museo cittadino. Il 19/4 un
missile colpisce in pieno l'edificio del governo locale della Vojvodina,
ex-sede della Banovina Vojvodina negli anni '30 [3 foto].
PARCO NAZIONALE DELLA FRUSKA GORA: Gravi danni ai monasteri di
Novo Hopovo (c.1576), Sisatovac (c.1520, distrutto dagli ustascia nel
'41 e recentemente ricostruito), Staro Hopovo (c.1752), Kovilj (XVIII
secolo).
PANCEVO: Monastero di Vojlovica, gravemente compromesso dai
bombardamenti
contro la raffineria della citta'.
KRAGUJEVAC: nella notte tra l'8 ed il 9/4 e poi a ripetizione nei giorni
successivi la NATO bombarda l'industria automobilistica ZASTAVA causando
gravi danni in tutto il centro storico.
KRALJEVO: bombardato il villaggio storico di Samaila; danni ai
monasteri di Zica (XIII sec.) e Pavlica Nuova (c.1380).
KRUSEVAC: danni nella zona della fortezza del Principe Lazar
(XIV sec.) e nel centro storico.
SMEDEREVO: danni al centro storico.
NIS: seconda citta' della Serbia, ha subito gravi danni al centro
storico, compreso il bombardamento del Museo storico della Croce
Rossa e la distruzione degli edifici piu' antichi della fabbrica di
tabacco.
MONTE KOPAONIK: danni al museo "Josif Pancic".
BRUS: danni nel monastero di Melentija.
KURSUMLIJA: danni al monastero di San Nicola, di epoca Nemanja
(XII sec.), a causa dei ripetuti bombardamenti contro il ponte di
Toplica.
PROKUPLJE: danni alla chiesa di San Prokopi.
VRANJE: la distruzione del centro cittadino ha causato danneggiamenti
alla parte vecchia ed alla zona del cimitero; anche il sito archeologico
di Pavlovac e' stato colpito.
LOZNICA: danni al monumento ai caduti della I G.M.
IVANJICA: gravi danni al centro storico.
OVCAR: danni ai monasteri della Ss. Trinita' e di Sretenje.
KABLAR: il 4/4 bombe cadono nei pressi del monastero quattrocentesco di
Nikolje.
UZICE: il 22/4 un missile centra l'edificio della Posta centrale,
causando danni nel centro cittadino compresa la chiesa di S. Marco.
ZVECAN: cittadina medioevale, danneggiata durante i bombardamenti di
Kosovska Mitrovica.
DJAKOVICA: completamente distrutta la antica area del mercato, compresa
la moschea di Hadim (XVI sec.) ed il ponte Tabacki.
PRISTINA: gravissimi danni al centro cittadino, distrutta completamente
la stazione ferroviaria. Direttamente colpito dalla NATO persino il
memoriale di Gazimestan, dedicato alla battaglia di Kosovo Polje, fuori
dalla citta', e danneggiato dalle detonazioni il monastero di Gracanica
(XIV sec., sotto tutela UNESCO).
PEC: ripetutamente bombardato il centro cittadino; danni anche nella
zona
del cimitero.
KLINA: danni alla chiesa di Santa Paraskeva presso Drsnik.
LOCANE: distrutta la "cabina di Danilovic" (inizi del '700).
PRIZREN: completamente distrutto l'edificio della Lega di Prizren
[2 foto].
* Distruzione di ponti e vie di comunicazione:
Aereoporto di Golubovci, Ponte di Varadin (Novi Sad, sul Danubio)
[2 foto], ponte di Beska (presso Novi Sad, sul Danubio) [2 foto], ponte
della Liberta' (Novi Sad, sul Danubio) [4 foto, due testimonianze];
ponte "25 maggio" presso Backa Palanka (sul Danubio al confine con la
Croazia) [2 foto], ponte di Jezgrovici al confine con il Kosmet [2
foto],
ponte di Biljanovac presso Kraljevo [2 foto], ponte della ferrovia a
Novi Sad [2 foto], ponte sull'Ibar a Brvenik presso Kraljevo [2 foto],
ponte di Bogojevo e case adiacenti (presso Sombor, sul Danubio) [4
foto],
ponte ferroviario vicino Lozno [2 foto], linea ferroviaria
Kraljevo-Lapovo presso Vitanovac [2 foto]
PRISTINA
- Ufficio postale [4 foto]
- Aereoporto e strutture collegate [una foto]
- Stazione degli autobus [due foto]
PONTE DELLA FERROVIA e ponte "Sarajevo" presso Grdelica (Leskovac),
colpito un treno passeggeri: 9 morti e 16 feriti nel primo [22 foto],
12 morti nel secondo caso [con 21 documenti tra autopsie, testimonianze,
perizie legali, eccetera; lista dei morti e dei feriti].
Ponte Efendi presso Ponosevac, ponte di Biljanovac sull'Ibar [4 foto],
ponte della ferrovia sul lago di Limsko a Donja Bistrica [2 foto],
ponte presso Pepeljevac, ponte sulla Morava presso Krusevac, ponte
Smederevo-Kovin sul Danubio [4 foto]; ufficio postale di Uzice [3 foto];
ponte della ferrovia a Ostruznica, sulla Sava [due foto].
* Bombardamenti di antenne e ripetitori
27 pagine di documentazione e fotografie, di cui citiamo in particolare
- i ripetitori sul Parco Nazionale della Fruska Gora, sulla Jagodina,
sullo Zlatibor, sullo Jastrebac, in Kosovo, sul centro commerciale
USCE a Novi Beograd;
- la distruzione della sede della RTV della Serbia in pieno centro
a Belgrado, avvenuta il 23/4 durante la normale attivita' di parecchi
giornalisti jugoslavi e stranieri, che ha causato la morte di 16
impiegati ed il ferimento di altri 16.
* Distruzione delle strutture produttive:
PANCEVO - "Lola Utva" (produzione di aerei leggeri) [4 foto]
GNJILANE (Kosmet) - "PIK Mladost" (agricoltura) e "Kosmet Prevoz"
(autobus)
CACAK - "Sloboda" (officine meccaniche, pompe, motori, ecc.) [2 foto]
BELGRADO - Centrale del riscaldamento con serbatoi di carburante,
ucciso un sorvegliante [10 foto, 4 documenti]
NIS - "DIN" (tabacchi), 5/4: gravi danni alle adiacenti strutture della
Facolta' di ingegneria [2 foto]; "Feroks", "Papir servis", "Nada
Tomic", "Jagodinska Pivara" e stazione veterinaria, 15/4.
LUCANI - "Milan Blagojevic" (chimica), 200 famiglie senzatetto
[2 foto]
KRAGUJEVAC - "Crvena Zastava" (automobili), 9/4: decine di operai che
presidiavano la fabbrica restano feriti, 30mila disoccupati ed
indotto bloccato [14 foto]; "Zastava Transport Spedicija", 15/4
(ditta spedizioni)
DUBINJE - allevamento bestiame e coltivazioni [una foto]
UROSEVAC (Kosmet) - "Plantaza" (coltivazioni)
RZNIC (Kosmet) - allevamento bestiame e coltivazioni
PRISTINA (Kosmet) - "Plastika" (materiali plastici) [una foto],
depositi carburante "Jugopetrol", "Magistrala" (edilizia stradale)
[una foto], "Dardanija" (deposito automezzi)
VALJEVO - "Krusik" (industria tessile e componenti elettrici), sei
feriti e gravi danni in citta' [sei foto]
KRUSEVAC - Industria "14 Ottobre" per l'estrazione mineraria
RAKOVICA (Belgrado) - il 15/4 sono colpite le ditte "Jugostroj",
"Panetteria Belgrado", "Rekord", "IMR", "DMB", "Minel", "Rakovica",
"Telekom Srbija", negozi e strutture scolastiche attigue.
BARIC (Obrenovac) - "Prva Iskra" (materiali da costruzione), 17/4
[6 foto]
* Depositi di carburante e derivati del petrolio:
- PANCEVO
Due morti e 4 feriti nel bombardamento del 4/4 [4 foto].
A ripetizione il 12, 15-16 e 18/4 la NATO attacca ancor piu'
pesantemente [rapporto legale] mettendo a rischio la vita dei 130mila
abitanti della citta' e di quelli delle aree vicine (Belgrado dista 16
chilometri). Sostanze altamente venefiche e/o cancerogene sono
rilasciate in tutta la zona. Benche' l'attivita' dell'industria
chimica fosse stata via via interrotta nei giorni precedenti, sia per
evitare rischi sia a causa dei danni dei bombardamenti iniziali, la
NATO ha colpito intenzionalmente i depositi allo scopo di causare il
rilascio delle sostanze chimiche nell'ambiente.
La notte tra il 15 ed il 16 sono presi di mira i depositi di ammoniaca
della "HIP Azotara" e quelli di vinilcloruro monomero (VCM) della "HIP
Petrohemija", nonche' la raffineria "NIS", causando in particolare
emissioni di ammoniaca elevatissime.
La notte tra il 17 ed il 18 sono presi di mira gli stessi obiettivi,
in particolare la raffineria, dove viene generato un incendio con
fiamme alte 100 metri ed una enorme nube visibile a decine di kilometri
di distanza; la mattina dopo il colore della pioggia e' nero, ed il
terreno e' contaminato da carbonio, altamente cancerogeno, mentre
pioggie acide si verificano in tutta la regione. Alla "HIP
Petrohemija" le bombe cadono sul polivinilcloruro (PVC) e nuovamente
sui depositi di VCM, generando una concentrazione di VCM nell'aria
pari a 7200 volte il massimo consentito tra le 5 e le 6 del mattino e
10600 volte il massimo consentito tra le 6 e le 8, senza diminuzioni
apprezzabili per svariate ore.
Il VCM e' cancerogeno e mutageno, e l'OMS si oppone alla sua
immissione nell'aria anche in quantita' minime. Da registrare anche
il rilascio di idrocloruro, monossido di carbonio, fosgene (velenoso),
dei quali non si e' potuta misurare la concentrazione per ragioni
tecniche, oltreche' della suddetta ammoniaca. Poiche' in Occidente
la natura delle industrie chimiche di Pancevo era assolutamente nota,
visto che alla loro costruzione avevano partecipato anche tecnici di
alcuni paesi della NATO, il disastro ambientale e sulla salute
umana va considerato come intenzionale e dunque come operazione
militare di carattere genocida, per l'uso indiretto di armi chimiche
atte allo sterminio di massa. Nessuna delle produzioni degli
stabilimenti colpiti era destinata a scopi militari, mentre le
distruzioni hanno avuto effetti micidiali per l'economia di tutto il
paese. Si e' anche rischiata l'esplosione dello stabilimento
"Ethylene", situato nella raffineria, che avrebbe potuto devastare
una gran parte della citta'.
L'intenzione della NATO non era quella di interrompere l'attivita'
produttiva, gia' compromessa, bensi' quella di esporre la popolazione
civile ai rischi dovuti alle emissioni chimiche. E' chiaro che per
questo i responsabili della aggressione devo rispondere di crimini
di guerra quali uso di armi proibite e genocidio.
- ALTRI DEPOSITI COLPITI:
Bogurovac (Kraljevo) 4 e 8/4, Smederevo 4/4, 9/4 [4 foto], 13/4
[4 foto], Pristina 5/4, Novi Sad 5/4, 7/4 [4 foto], 12/4 [2 foto],
16-18/4 [6 foto], Mala Krusa (Prizren) 6/4, Devet Jugovica (Pristina)
6/4 [foto], Conoplja (Novi Sad) 4-8/4 [4 foto] e 12/4 [2 foto],
Pancevo 12/4
* Strutture turistiche e sportive:
Tornik (Zlatibor) 8/4: centro sportivo-ricreativo, strutture sanitarie
"Cigota" e centro di riabilitazione per bambini, 3 morti [6 foto].
Monte Kopaonik 13/4: Hotel "Baciste" completamente distrutto con l'uso
di bombe a frammentazione [4 foto].
Raska: distruzione dello stadio.
===
VOLUME SECONDO (25 aprile - 10 giugno)
* Bombardamento della colonna di circa 600 profughi kosovaro-albanesi
sulla strada tra Prizren e Suva Reka presso Korisa (Kosmet), 13 maggio.
I prufughi stavano rientrando nelle loro case a Korisa, percio' sono
stati presi di mira dalla NATO interessata al mantenimento della
emergenza umanitaria. 48 i morti e circa 60 i feriti, soprattutto tra
bambini, donne ed anziani [32 foto].
* Bombardamento di abitazioni e zone residenziali:
- Surdulica, 27/4: 10 morti nel bombardamento di un gruppo di
palazzine [10 foto, rapporto MdI, rapporto di polizia, rapporto dei
medici legali con le autopsie, testimonianze].
- Prizren (Kosmet), 28/4: bombardamento della Via
Podrimska, in pieno centro, con la distruzione di circa 50 case
di cittadini di origine rom, 4 morti e 20 feriti gravi [6 foto].
- Jablanica (Kosmet), 1/5: 2 morti e 16 feriti gravi sul bombardamento
del villaggio, abitato soprattutto da musulmani; distrutti una
cinquantina di edifici, gravi danni alla moschea [4 foto].
- Kule (Kosmet), 1/5: 7 morti e 15 feriti, essenzialmente kosovaro-
albanesi [7 foto].
- Gosici (Montenegro), 28/4: nel bombardamento dell'aereoporto
di Golubovci restano coinvolte case ed allevamenti nel circondario,
colpiti da bombe a frammentazione [5 foto].
- Subotica, 27/4 [lista con ammontare dei danni].
- Belgrado, 30/4: bombe sulla via Maksim Gorki e limitrofe, diversi
feriti dei quali una ragazza morta successivamente [3 foto, 5 rapporti
investigativi]
- Murino (Plav), 30/4: 4 morti e 4 feriti gravi, piu' altri minori,
nel bombardamento dell'abitato di Murino.
- Vitanovac e Zarce (Kraljevo), 1/5: 5 feriti [2 foto].
- Sremska Mitrovica, 2/5: un morto [2 foto].
- Valjevo, 2/5: colpito un sobborgo, un ferito, gravi danni
[testimonianza, due foto].
- Novi Sad, 6/5: un missile cade direttamente nel mezzo di un
incrocio nella zona di Detelinara, danneggiando irreparabilmente le
abitazioni e la scuola elementare circostanti, generando un enorme
cratere di circa 10 metri nella strada, e causando una decina di feriti
[2 foto].
- Nis, 7/5: varie zone della citta' sono colpite nella notte, e poi
di nuovo la mattina con bombe a frammentazione, finanche il
Centro di Patologia Clinica, l'Universita', e la piazza del mercato
vicino alla storica fortezza. Tredici i morti, 18 feriti gravi, 11
feriti
minori [7 foto].
- Novi Beograd, Ambasciata della RP della Cina, 8/5: situata in un
punto piuttosto isolato, senza altri edifici attorno, la rappresentanza
diplomatica viene colpita in pieno causando tre morti ed una
decina di feriti [22 foto, due rapporti MdI].
- Cacak 10/5: 4 morti e vari feriti [5 foto, rapporto investigativo,
4 autopsie, pianta topografica, 2 testimonianze, 2 certificati di
morte].
- Orljane (Doljevac), 11/5: un morto [2 foto].
- Murino (Plav, Montenegro), 11/5: varie case distrutte [7 foto].
- Vrbovac (Kosmet), 16/5: bombe a frammentazione rendono
invalido a vita un bambino di 13 anni [4 foto, 2 testimonianze].
- Jesenica (Valjevo), 18/5: un morto ed una ventina di feriti [3
foto, rapporto, autopsia, 3 testimonianze].
- Sombor, 21/5: colpite circa 50 case sulla Via Vuk Karadzic,
almeno un morto e svariati feriti, molti capi di bestiame uccisi
[6 foto].
- Djakovica, 21/5: un morto [due foto].
- Sabac, 25/5: un morto e vari feriti [una foto].
- Novopazarska Banja, 25/5: circa 30 case danneggiate, almeno
due feriti gravi [una foto].
- Radoste (Kosmet), 26/5: nel bombardamento della ferrovia
vengono uccisi due ragazzi ed altri tre ragazzini sono gravemente
feriti [due foto].
- Ralja, 26/5: una casa rasa al suolo con tre bambini uccisi e
vari feriti gravi per le bombe cadute sui palazzi [6 foto].
- Aleksinac, 28/5: vari missili sono lanciati sul centro della
cittadina, distruggendo completamente due case, uccidendo tre
persone, ferendone gravemente altre 5, e causando altri
ingenti danni [8 foto].
- Petrovaradin (Novi Sad), 29/5: un gruppo di case distrutte [due
foto].
- Camurlija (Nis), 29/5: due morti e due feriti per le bombe cadute
sulle case [due foto].
- Cuprija, 29/5: bombardamento sul centro cittadino, circa 100
edifici distrutti o danneggiati, una ventina i feriti [due foto].
- Brvenik (Raska), 30/5: distrutte le case nella zona del cimitero
[4 foto, due rapporti investigativi].
- Ripanj (Belgrado), 31/5: una anziana donna uccisa e due
persone ferite nel bombardamento delle loro abitazioni [4 foto].
- Drazevac (Obrenovac), 31/5: un morto [due foto].
- Novi Pazar, 31/5: undici morti nel bombardamento della Via
S. Nemanja, in centro, e di altre zone periferiche; 12 i feriti gravi ed
11 i minori, un centinaio di edifici distrutti o danneggiati, nonche'
una scuola elementare, un centro medico, vari negozi, una stazione
degli autobus [16 foto, memorandum MdI].
- Novi Sad, 8/6: colpita la zona "Shanghai", un morto e parecchi
feriti.
* Bombardamento di strutture mediche:
rapporto sui danni tra il 26 aprile ed il 24 maggio, in varie zone della
RFJ; rapporto degli effetti del bombardamento dell'1/5 su Pancevo,
con gravi danni a vari centri clinici, e testimonianza; rapporto sui
danni all'ospedale di Valjevo (2/5) e testimonianza; 2 foto dei danni
all'Istituto di neurologia e nefrologia di Belgrado (8/5); 8 foto della
distruzione del Centro Clinico ed Ospedale (KBC) "D. Misovic" a
Belgrado, che ha causato la morte di 4 pazienti in terapia intensiva
e devastato la Clinica Neurologica; 18 fotografie, un rapporto
investigativo, 2 testimonianze, un rapporto medico-legale, la lista
dei feriti e la lista degli sfollati in seguito al bombardamento del
Sanatorio di Surdulica e dell'alloggio per i profughi dalla Croazia,
con 13 morti sul colpo, 3 feriti gravi, 5 dispersi e 35 feriti minori.
* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:
BELGRADO:
- Centro commerciale "USCE", ri-bombardato il 27/4
- Museo d'Arte Moderna, danneggiato in seguito al
bombardamento del centro "USCE" del 27/4, distrutte le grandi
vetrate [lista dei danni].
- Fortezza di Belgrado e Museo Storico della Serbia danneggiati
lo stesso 27/4 [testimonianza].
- Edifici del Ministero della Difesa e dell'Esercito, del Ministero
degli
Esteri, del Governo della Serbia, del Ministero degli Interni, degli
Affari
Sociali e della Sanita', altri edifici storici sulla imponente Kneza
Milosa
e dintorni.
- Torre televisiva del Monte Avala.
- Rakovica: ri-bombardata il 3, 22-23, 29 e 30 maggio
- Hotel "Jugoslavija": direttamente colpito dai missili.
- Museo Etnografico.
NIS: tomba altobizantina, zona di Trupale, museo-memoriale "12
febbraio", Torre dei Teschi, chiesa dell'Arcangelo Michele, zona del
mercato (attaccata il 7/5 con bombe a frammentazione), vecchio
distretto, Universita', Museo Nazionale, Orchestra Sinfonica,
ex-Sinagoga, Piazza della Liberta', consolato greco, Istituto Pasteur,
chiesa di San Giovanni ad Orljane, complesso dell'industria del
tabacco con Museo della Croce Rossa, zona archeologica di
Mediana (bombe a frammentazione).
NOVI PAZAR: antichi bagni turchi, Monastero di Sopocani (sotto
tutela UNESCO), chiesa di San Pietro (idem) e Djurdjevi Stupovi
(idem).
GURCEVO: Memoriale Charnel.
NOVI SAD: Ponte Zezelj, vecchio edificio della TV.
VRDNIK (Sremska Mitrovica): miniera di carbone, monastero,
chiesa e monastero di Sisatovac.
VRSAC: fortificazioni.
MONTE KOPAONIK: Memoriale "J. Pancic" ri-bombardato.
KURSUMLIJA: monastero di San Nicola.
BALAJNAC: sito archeologico.
SAMAILA: monumenti funebri e chiesa di San Procopio.
ZABLACE: chiesa degli Arcangeli Michele e Gabriele.
CVETKE: storica chiesa in legno a Rudnik.
PRILIKE: chiesa.
TRSTENIK: vecchio ponte sulla Morava, antico centro storico
(Carsija), monastero di Ljubostinja.
DJUNIS: Monastero di San Roman.
KRCMAR (Valjevo): chiesa protestante di San Nicola.
PANCEVO: vecchio ospedale, monastero di Vojlovica, chiesa
della Trasfigurazione.
GRACANICA: il famoso monastero ha subito le conseguenze di
innumerevoli attacchi su tutto il circondario.
DRAGANAC: monastero di San Gabriele.
KRAGUJEVAC: antica fonderia, vecchie caserme, teatro "J. Vujic",
scuola di musica, Universita', palazzo del principe Michele,
galleria d'arte, palazzo della vecchia assemblea, archivio Sumadija,
museo-memoriale "21 Ottobre".
DECANI: monastero.
GORAZDEVAC: chiesa in legno di San Geremia.
CACAK: Museo (specialmente danni alla facciata, del secolo
scorso), chiesa dell'Ascensione, vecchie scuole elementari.
VALJEVO: vecchio ospedale.
KADINJACA: monumento.
VELIKA HOCA (Orahovac): zona ricca di antiche chiese
ortodosse, bombardata l'11-12 maggio.
SRECKOVAC: chiesa di Sant'Elia.
BUSTRANJE: chiesa di San Dimitri.
VINCA, BELO BRDO: bombe a pochi metri dal sito archeologico.
GORNJE NERODIMLJE: antiche chiese e monasteri attorno alla
zona dei bombardamenti.
ZITORADA: chiesa.
SMEDEREVO: fortezza.
PALIC (Subotica): rasa al suolo la stazione metereologica, ex
villa di Joszef Sigeti, ed altre strutture, compresa una sala
conferenze.
SABAC: fortezza, antico centro storico.
GAZIMESTAN (Kosmet): ancora tra il 22 e 23 maggio due missili
bersagliano il memoriale della battaglia di Kosovo Polje.
TEKERIS: memoriale della battaglia del Monte Cer, casa Charnel.
DRSNIK: distrutta la chiesa di santa Petka.
* Bombardamento di strutture penitenziarie:
Istok (Pec): il centro penitenziario KPD "Dubrava", esteso su di
un'area molto ampia in aperta campagna, viene completamente
distrutto dalle bombe tra il 19 ed il 21 maggio.
95 prigionieri morti e 196 feriti [16 foto].
* Bombardamento di ponti e vie di comunicazione:
Ponte sul Danubio Zezelj a Novi Sad, 26/4 [2 foto, rapporto];
ponte Ostruznica sulla Sava, un morto, 29/4 [4 foto, 4 rapporti];
ponte "Sarajevo" nella gola di Grdelica, 29/4, quarto attacco aereo
[due foto]; ponti sul fiume Toplica presso Podina, 29/4 [3 foto]
e 2/5 [2 foto]; ponte sulla Morava presso Trstenik, 30/4, un morto
[2 foto]; ponte sulla Rasina presso Krusevac, 2/5 [2 foto]; ponte
ferroviario presso Vatin al confine con la Romania, 6/5 [due foto];
ponti ferroviari presso Bogutovac, 8/5 [due foto, rapporto]; ponte
sulla Nisava a Nis, 8/5 [due foto]; ponte sulla Velika Morava
presso Mijatovac, 8/5, tre addetti della Croce Rossa rumena feriti
[due foto]; ufficio della Posta centrale di Uzice, ri-bombardato e
raso al suolo il 9/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia
presso Velika Plana, 10/5 [tre foto]; tangenziale di Cacak, 10/5,
due morti [tre foto]; ponte sul fiume Lim presso Prijepolje, 11/5
[due foto]; viadotto autostradale presso Horgos, 11/5 [due foto];
ponte di Kokin Brod, 11/5 [due foto], ponte di Murino, 11/5 [tre
foto]; ponte a Vrbas, 13/5 [due foto]; viadotto presso Kursumlija,
14/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia presso Trupalske,
14/5 [due foto]; ponte a Vladicin Han, 18/5, un morto [5 foto];
ponte a Banatski Dvor
ponte presso Luzani (Kosmet), 1/5: colpito in pieno un pullman,
39 morti e 13 feriti gravi [11 foto];
Savine Vode (Kosmet), 3/5: la strada regionale tra Pec e Rozaje viene
bersagliata ripetutamente con tre missili e bombe a frammentazione
tra le 11:45 e l'una e trenta, colpendo tra l'altro un pullman di linea
e causando l'uccisione di 17 passaggeri ed il ferimento di 44 [8 foto].
===
APPENDICE a cura del CRJ:
* Trattati internazionali violati:
- Carta della Organizzazione delle Nazioni Unite, articolo 2
- Costituzione della Repubblica italiana (1947) e altre leggi
fondamentali dei paesi aggressori
- Convenzioni di Ginevra sullo stato di guerra (1949)
- Trattato costitutivo della NATO (1949)
- Accordo internazionale sui diritti civili e politici ed accordo
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966)
- Protocollo aggiunto n.1 alle Convenzioni di Ginevra (1977)
- legislazione riguardante la navigabilita' di corsi d'acqua
internazionali (Danubio)
* Presenti attivita' dei paesi NATO contro la RFJ e le popolazioni
dei Balcani:
- embargo (Legge del Senato USA che indica la Serbia come
"Stato terrorista"; raccomandazioni della UE);
- violenze e distruzioni da parte della organizzazione addestrata
ed armata dalla NATO 'UCK' sul territorio di Kosovo e Metohija; fuga
della popolazione non-schipetara e schipetara non secessionista;
- addestramento, armamento, finanziamento del movimento irredentista
pan-albanese e per la ulteriore destabilizzazione della RFJ
(Montenegro, Sandjak, Vojvodina);
- disinformazione strategica e censura sulle informazioni dalla RFJ;
- violazione del diritto d'asilo per i profughi kosovari (serbi, rom,
eccetera; vedasi Circolare Ministero dell'Interno 5/8/1999).
===
Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.
Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
http://marx2001.org/crj - crj@...
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
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DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA
Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.
(Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
http://marx2001.org/crj - crj@... )
Con una serie di iniziative di presentazione dei due volumi del "libro
bianco" NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA, svoltesi nelle sedi delle
rappresentanze diplomatiche jugoslave di mezzo mondo, il Ministero
degli Esteri della RFJ ha voluto portare a conoscenza
della opinione pubblica straniera gli effetti devastanti della
campagna di bombardamenti dei paesi della NATO contro Serbia e
Montenegro. Il governo jugoslavo ha cercato in questa maniera di
rompere il muro del silenzio costruito attorno al paese dagli eserciti
aggressori, i quali hanno peraltro provveduto a censurare le
trasmissioni televisive e radiofoniche dalla Jugoslavia verso l'estero
prima radendo al suolo ripetitori, antenne e la stessa sede centrale
della RTV serba (16 i cadaveri rinvenuti tra le macerie), poi vietando
la diffusione delle trasmissioni via satellite con una decisione
illegale della Eutelsat, infine disturbando con tecniche di "jamming"
soprattutto dal territorio di Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania e
Kosovo-Metohija. In questo senso, la campagna di stampa scatenata
da anni contro la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) e contro cio' che oggi ne rimane, nonche' contro la popolazione
serba in quanto maggioritaria e stanziata su larga parte del
territorio della ex-RFSJ, va inquadrata nell'ambito delle operazioni
militari stesse contro la RFSJ prima e la RFJ adesso. Una campagna di
stampa incessante, senza la quale i bombardamenti della scorsa
primavera non sarebbero stati possibili.
Il primo volume dell'opera contiene la documentazione sul primo mese
dei bombardamenti, iniziati la sera del 24 marzo 1999, mentre il
secondo riguarda il periodo successivo, fino al 10 giugno, per un
totale di 78 giornate che la popolazione della Jugoslavia e dei
Balcani non potra' mai piu' dimenticare.
Il "Libro bianco" illustra esclusivamente le conseguenze degli
attacchi dei paesi della Alleanza Atlantica per la popolazione e per
le strutture civili presenti sul territorio della RFJ. A queste
bisognerebbe aggiungere i danni registrati dai paesi limitrofi,
in termini di distruzioni (es: le bombe sganciate "per errore" in
Bulgaria), di inquinamento, e gli altri danni e pericoli potenziali
derivanti dalla aggressione (bombe in Adriatico, bombe inesplose e a
frammentazione, scontri e tensioni ad esempio nella FYROM), nonche' i
i morti nelle fila dell'esercito jugoslavo e degli alleati, la
violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali, le
conseguenze per l'economia, la qualita' della vita, i rapporti
interetnici, anche al di fuori della Repubblica Federale, e cosi' via.
Il bilancio risultante da questo libro va dunque considerato come
parziale e provvisorio, visto pure il numero di persone in pericolo
di vita per le ferite subite, per le difficolta' di sopravvivenza
nella situazione determinata dall'intervento della NATO, per gli
effetti venefici, cancerogeni e mutageni dovuti ai bombardamenti, e
non da ultimo per gli effetti sulla psiche di bambini ed adulti. Al
di la' del numero dei morti, per intensita' e potenza militare la
aggressione contro la RFJ e' stata la piu' pesante operazione militare
dalla fine della II Guerra Mondiale. Essa ha visto una alleanza di 19
paesi alleati, piu' svariati altri con funzioni di supporto politico
e logistico, attaccare un unico paese allo scopo di distruggerne le
strutture economiche e quindi la possibilita' di sussistenza dei suoi
abitanti, smantellare le vie di comunicazione, deteriorare i rapporti
tra le nazionalita' che vi abitano, occupare militarmente una sua
provincia e prepararne la secessione e la annessione ad uno degli
Stati confinanti.
Quella che segue e' una breve sintesi dei suddetti due volumi del
"Libro bianco" - si prevede l'uscita anche di un terzo comprendente
il bilancio definitivo dei danni direttamente dovuti ai bombardamenti -
che sono disponibili nell'originale in lingua inglese anche in
internet, completi di fotografie e documentazione, sul sito del
Ministero degli Esteri della RFJ.
===
LEGENDA:
MdI - Ministero dell'Interno
===
VOLUME PRIMO (24 marzo - 24 aprile)
* Madanaj-Meja (Kosmet) 14/4: bombardamento della colonna di un
migliaio di profughi albanesi kosovari che si muovevano con automezzi
e trattori sulla strada tra Djakovica e Prizren causa 73 morti, 36
feriti.
Dopo il primo attacco, gli aerei della NATO colpiscono nuovamente
sulle case dove decine di persone avevano trovato rifugio terrorizzate
[42 foto; comunicati del MdI della Serbia; documenti dei medici
legali; pianta topografica]
* Bombardamenti di localita' residenziali e abitazioni:
- Rozaje 25/3: 1 morto, due feriti; bombe a frammentazione.
- Grlic 26/3: un ferito.
- Nogovac (Orahovac) 2/4: 11 morti, 5 feriti, quindici case distrutte,
tutte le vittime albanesi-kosovare. [6 foto]
- Samokovo (Kursumljia) 2/4: un morto, un ferito. [4 foto]
- Cacak 4/4: un morto. [2 foto]
- Vranje 5/4: bombardamento della stazione degli autobus, 2 morti e
15 feriti, molte case attorno distrutte. [4 foto]
- Aleksinac 5/4: cinque missili colpiscono l'area residenziale, 10
i morti, 12 feriti gravi, 40 con ferite minori, una dozzina di case
distrutte, danni agli stabilimenti delle ditte "Angrokolonijal" ed
"EMPA", all'ospedale, a negozi, a strade. [12 foto; dettagliato
rapporto di polizia; memorandum e 4 documenti MdI; 8 certificati
di morte; 7 referti delle autopsie; lista di 44 feriti; 12
testimonianze di privati; documenti sui danni alla ditta "Tekstil";
rapporto ditta edile sui danni ad edifici ed altre strutture civili]
- Dubinje-Sjenica 6/4: distruzione su abitazioni, costruzioni civili
e ditta DP PIK "Pester". [una foto]
- Podgorica 6/4: danni all'Istituto di Sismologia ed altri edifici.
- Pristina 7/4: bombardato e raso al suolo l'ufficio centrale della
posta con gli edifici circostanti; almeno 9 i morti, tra serbi e
albanesi, non tutti estratti dalle macerie, e molti feriti. Attacchi
sugli edifici pubblici in tutta la citta', notevoli distruzioni.
[11 foto]
- Cuprija 8/4: devastate innumerevoli abitazioni, un morto e tre
feriti. [3 foto; rapporto di polizia]
- Osecenica 9/4: 14 case distrutte.
- Pricevici (Valjevo) 9/4: vari complessi agrari e circa 1000
metri quadri di bosco in fiamme. [una foto]
- Merdare (Kursumlija) 10-11/4: una ventina di missili direttamente
sul villaggio, 5 morti e tre feriti di cui una donna incinta.
Irrimediabilmente colpita la strada Prokuplje-Podujevo e la ferrovia;
da segnalare l'uso di bombe a frammentazione. [2 foto]
- Samaila (Kraljevo) 11/4: gravi danni ad abitazioni, a ditte ed alla
scuola elementare "Petar Nikolic".
- Turekovac (Leskovac) 11/4: danni alle abitazioni. [4 foto]
- Dusmanici (Prijepolje): un serbatoio sganciato da un aereo della
NATO sfiora una casa, un altro finisce nel parco giochi di un asilo.
[2 foto]
- Ljubiste (Prizren) 14/4: un ferito [testimonianza]
- Pavlovac (Vranje) 14/4: bombe a frammentazione uccidono un uomo
e sua figlia dodicenne a due passi da casa. [6 foto]
- Subotica 16/4: danneggiamenti [2 foto]
- Batajnica 17/4: durante il bombardamento dell'aereoporto viene
uccisa Milica Rakic, nata nel 1996, ed un altro ragazzo e' ferito.
[6 foto; 4 rapporti sull'accaduto; testimonianza del padre di Milica]
- Rakovica (Belgrado) 17/4: distrutte innumerevoli abitazioni di
privati [2 foto]
- Nis 19/4: le case sulla via Bujmirska vengono rase al suolo; almeno
un morto [5 foto]
- Dolovi (Novi Pazar) 20/4: gravi danni alle case e al bestiame [due
foto]
- Djakovica (Kosmet) 21/4: la NATO attacca il campo profughi "Maja",
dove sono rifugiati decine di bosniaci. Quattro persone perdono
la vita, 20 i feriti, vari cavalli restano uccisi, gli edifici sono
distrutti.
* Bombardamento di strutture sanitarie:
rapporto sui danni alle strutture sanitarie fino al 31/3 ed
aggiornamenti quotidiani fino al 22/4.
* Danni per bombardamento alle strutture pedagogiche:
- tabella con la lista delle scuole e la descrizione dei danni
(dalla distruzione delle vetrate a danneggiamenti piu' gravi) nei
distretti di
BELGRADO: 9 scuole elementari ed un istituto tecnico a Cukarica;
8 scuole elementari e 4 secondarie a Rakovica; 9 scuole
elementari e la facolta' di ingegneria a Vozdovac; 4 scuole
elementari, una secondaria e la facolta' di agraria a Zemun; 5 scuole
elementari, due secondarie, un collegio per insegnanti d'asilo, la
facolta' di medicina a Savski Venac; una scuola elementare a
Zvezdara; 3 scuole elementari a Palilula; 6 scuole elementari e due
secondarie a Novi Beograd; una scuola elementare a Obrenovac; due
elementari a Sopot;
BOR: 6 scuole elementari;
JABLANICA: 19 scuole elementari, 9 secondarie, due collegi, la
facolta' di ingegneria e la Casa dello studente a Leskovac;
NISAVA: 7 scuole elementari, 8 secondarie, due collegi, 7 edifici
universitari e 5 Case dello studente a Nis; 3 scuole elementari, 2
secondarie, un collegio ed una Casa dello studente ad Aleksinac;
PCINJA: 6 scuole elementari, 5 secondarie ed una facolta' universitaria
a Vranje; due scuole elementari ed una secondaria a Surdulica; una
scuola elementare ed una secondaria a Bujanovac; due elementari ed
una secondaria a Vladicin Han; una elementare a Presevo;
RASKA: 4 scuole elementari a Kraljevo [una foto]; 4 elementari, due
secondarie ed una Casa dello studente a Raska; due elementari a
Novi Pazar;
MORAVICA: 3 elementari e due secondarie a Cacak; 5 scuole elementari
a Lucani; una elementare a Ivanjica;
RASINA: due elementari a Krusevac; una elementare e due secondarie
a Trstenik;
BRANICEVO: una elementare ed una secondaria a Pozarevac;
DUNAVSKI: due elementari e due secondarie a Smederevo;
SUMADIJA: 10 scuole elementari, 7 secondarie, un collegio, due
facolta' universitarie ed il Centro studentesco a Kragujevac; una
scuola elementare a Knic;
KOLUBARA: 6 elementari e due secondarie a Valjevo;
MACVA: una scuola elementare a Sabac;
POMORAVLJE: due scuole elementari, tre secondarie ed un collegio a
Cuprija;
TOPLICA: una elementare, tre secondarie e la Casa dello studente di
Prokuplje; 4 scuole elementari a Kursumljia;
ZAJECAR: una secondaria a Boljevac;
ZLATIBOR: una scuola elementare a Cajetina; due a Nova Varos; una a
Kosjeric;
BACKA MERIDIONALE: 13 scuole elementari, 7 secondarie, 5 Case dello
studente, un collegio e 7 facolta' universitarie a Novi Sad;
BACKA OCCIDENTALE: 7 elementari e la facolta' di tecnica a Sombor; una
secondaria a Kula;
BANATO MERIDIONALE: due elementari e due secondarie a Pancevo.
* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:
Belgrado:
MONASTERO DI RAKOVICA: i forti spostamenti d'aria dovuti
a ripetuti bombardamenti nella zona hanno causato gravi danni e
compromesso la stabilita' dell'edificio.
TOPCIDER: danni alla ex-residenza reale.
EDIFICIO MINISTERIALE (Nemanjina 9): ricostruito dopo la
I G.M. ad opera di architetti serbi e russi, e' stato completamente
sventrato all'interno dai missili.
CENTRO COMMERCIALE USCE (Novi Beograd): esempio di architettura
contemporanea, ex-sede della Lega dei Comunisti e di varie
organizzazioni, era l'edificio piu' alto di Belgrado; bersagliato
dai missili ed interamente distrutto il 21/4.
RESIDENZA PRESIDENZIALE (Dedinje): ospitava opere d'arte
e sculture, e' stata completamente distrutta il 22/4.
UFFICI DELLA RTS (Tasmajdan): colpiti il 23/4 dalla NATO.
TEATRO DEI BAMBINI ED EDIFICIO DELLA RTS: frutto di una gara
tra architetti, i tre edifici situati nel parco Tasmajdan sono stati
danneggiati nel bombardamento del 23/4.
CHIESA DI SAN MARCO (Tasmajdan): imponente costruzione iniziata negli
anni '30, danneggiata nei bombardamenti del 23/4 contro la RTS.
CHIESA ORTODOSSA RUSSA (Tasmajdan): degli anni '20, danneggiata nel
bombardamento del 23/4 contro la RTS.
MUSEO D'ARTE MODERNA: gravi danni [testimonianza del direttore].
ZEMUN: danni alla Cappella del Sant'Arcangelo.
NOVI SAD: demolito il ponte di Varadin, sul Danubio (1/4), con
l'annesso parco-memoriale del bombardamento nazista del 1942; danni
al Museo della Vojvodina [una foto], alla biblioteca della facolta' di
Filosofia, alla storica fortezza di Petrovaradin, al monastero di San
Juraj, all'ospedale in via Beogradska, al Museo cittadino. Il 19/4 un
missile colpisce in pieno l'edificio del governo locale della Vojvodina,
ex-sede della Banovina Vojvodina negli anni '30 [3 foto].
PARCO NAZIONALE DELLA FRUSKA GORA: Gravi danni ai monasteri di
Novo Hopovo (c.1576), Sisatovac (c.1520, distrutto dagli ustascia nel
'41 e recentemente ricostruito), Staro Hopovo (c.1752), Kovilj (XVIII
secolo).
PANCEVO: Monastero di Vojlovica, gravemente compromesso dai
bombardamenti
contro la raffineria della citta'.
KRAGUJEVAC: nella notte tra l'8 ed il 9/4 e poi a ripetizione nei giorni
successivi la NATO bombarda l'industria automobilistica ZASTAVA causando
gravi danni in tutto il centro storico.
KRALJEVO: bombardato il villaggio storico di Samaila; danni ai
monasteri di Zica (XIII sec.) e Pavlica Nuova (c.1380).
KRUSEVAC: danni nella zona della fortezza del Principe Lazar
(XIV sec.) e nel centro storico.
SMEDEREVO: danni al centro storico.
NIS: seconda citta' della Serbia, ha subito gravi danni al centro
storico, compreso il bombardamento del Museo storico della Croce
Rossa e la distruzione degli edifici piu' antichi della fabbrica di
tabacco.
MONTE KOPAONIK: danni al museo "Josif Pancic".
BRUS: danni nel monastero di Melentija.
KURSUMLIJA: danni al monastero di San Nicola, di epoca Nemanja
(XII sec.), a causa dei ripetuti bombardamenti contro il ponte di
Toplica.
PROKUPLJE: danni alla chiesa di San Prokopi.
VRANJE: la distruzione del centro cittadino ha causato danneggiamenti
alla parte vecchia ed alla zona del cimitero; anche il sito archeologico
di Pavlovac e' stato colpito.
LOZNICA: danni al monumento ai caduti della I G.M.
IVANJICA: gravi danni al centro storico.
OVCAR: danni ai monasteri della Ss. Trinita' e di Sretenje.
KABLAR: il 4/4 bombe cadono nei pressi del monastero quattrocentesco di
Nikolje.
UZICE: il 22/4 un missile centra l'edificio della Posta centrale,
causando danni nel centro cittadino compresa la chiesa di S. Marco.
ZVECAN: cittadina medioevale, danneggiata durante i bombardamenti di
Kosovska Mitrovica.
DJAKOVICA: completamente distrutta la antica area del mercato, compresa
la moschea di Hadim (XVI sec.) ed il ponte Tabacki.
PRISTINA: gravissimi danni al centro cittadino, distrutta completamente
la stazione ferroviaria. Direttamente colpito dalla NATO persino il
memoriale di Gazimestan, dedicato alla battaglia di Kosovo Polje, fuori
dalla citta', e danneggiato dalle detonazioni il monastero di Gracanica
(XIV sec., sotto tutela UNESCO).
PEC: ripetutamente bombardato il centro cittadino; danni anche nella
zona
del cimitero.
KLINA: danni alla chiesa di Santa Paraskeva presso Drsnik.
LOCANE: distrutta la "cabina di Danilovic" (inizi del '700).
PRIZREN: completamente distrutto l'edificio della Lega di Prizren
[2 foto].
* Distruzione di ponti e vie di comunicazione:
Aereoporto di Golubovci, Ponte di Varadin (Novi Sad, sul Danubio)
[2 foto], ponte di Beska (presso Novi Sad, sul Danubio) [2 foto], ponte
della Liberta' (Novi Sad, sul Danubio) [4 foto, due testimonianze];
ponte "25 maggio" presso Backa Palanka (sul Danubio al confine con la
Croazia) [2 foto], ponte di Jezgrovici al confine con il Kosmet [2
foto],
ponte di Biljanovac presso Kraljevo [2 foto], ponte della ferrovia a
Novi Sad [2 foto], ponte sull'Ibar a Brvenik presso Kraljevo [2 foto],
ponte di Bogojevo e case adiacenti (presso Sombor, sul Danubio) [4
foto],
ponte ferroviario vicino Lozno [2 foto], linea ferroviaria
Kraljevo-Lapovo presso Vitanovac [2 foto]
PRISTINA
- Ufficio postale [4 foto]
- Aereoporto e strutture collegate [una foto]
- Stazione degli autobus [due foto]
PONTE DELLA FERROVIA e ponte "Sarajevo" presso Grdelica (Leskovac),
colpito un treno passeggeri: 9 morti e 16 feriti nel primo [22 foto],
12 morti nel secondo caso [con 21 documenti tra autopsie, testimonianze,
perizie legali, eccetera; lista dei morti e dei feriti].
Ponte Efendi presso Ponosevac, ponte di Biljanovac sull'Ibar [4 foto],
ponte della ferrovia sul lago di Limsko a Donja Bistrica [2 foto],
ponte presso Pepeljevac, ponte sulla Morava presso Krusevac, ponte
Smederevo-Kovin sul Danubio [4 foto]; ufficio postale di Uzice [3 foto];
ponte della ferrovia a Ostruznica, sulla Sava [due foto].
* Bombardamenti di antenne e ripetitori
27 pagine di documentazione e fotografie, di cui citiamo in particolare
- i ripetitori sul Parco Nazionale della Fruska Gora, sulla Jagodina,
sullo Zlatibor, sullo Jastrebac, in Kosovo, sul centro commerciale
USCE a Novi Beograd;
- la distruzione della sede della RTV della Serbia in pieno centro
a Belgrado, avvenuta il 23/4 durante la normale attivita' di parecchi
giornalisti jugoslavi e stranieri, che ha causato la morte di 16
impiegati ed il ferimento di altri 16.
* Distruzione delle strutture produttive:
PANCEVO - "Lola Utva" (produzione di aerei leggeri) [4 foto]
GNJILANE (Kosmet) - "PIK Mladost" (agricoltura) e "Kosmet Prevoz"
(autobus)
CACAK - "Sloboda" (officine meccaniche, pompe, motori, ecc.) [2 foto]
BELGRADO - Centrale del riscaldamento con serbatoi di carburante,
ucciso un sorvegliante [10 foto, 4 documenti]
NIS - "DIN" (tabacchi), 5/4: gravi danni alle adiacenti strutture della
Facolta' di ingegneria [2 foto]; "Feroks", "Papir servis", "Nada
Tomic", "Jagodinska Pivara" e stazione veterinaria, 15/4.
LUCANI - "Milan Blagojevic" (chimica), 200 famiglie senzatetto
[2 foto]
KRAGUJEVAC - "Crvena Zastava" (automobili), 9/4: decine di operai che
presidiavano la fabbrica restano feriti, 30mila disoccupati ed
indotto bloccato [14 foto]; "Zastava Transport Spedicija", 15/4
(ditta spedizioni)
DUBINJE - allevamento bestiame e coltivazioni [una foto]
UROSEVAC (Kosmet) - "Plantaza" (coltivazioni)
RZNIC (Kosmet) - allevamento bestiame e coltivazioni
PRISTINA (Kosmet) - "Plastika" (materiali plastici) [una foto],
depositi carburante "Jugopetrol", "Magistrala" (edilizia stradale)
[una foto], "Dardanija" (deposito automezzi)
VALJEVO - "Krusik" (industria tessile e componenti elettrici), sei
feriti e gravi danni in citta' [sei foto]
KRUSEVAC - Industria "14 Ottobre" per l'estrazione mineraria
RAKOVICA (Belgrado) - il 15/4 sono colpite le ditte "Jugostroj",
"Panetteria Belgrado", "Rekord", "IMR", "DMB", "Minel", "Rakovica",
"Telekom Srbija", negozi e strutture scolastiche attigue.
BARIC (Obrenovac) - "Prva Iskra" (materiali da costruzione), 17/4
[6 foto]
* Depositi di carburante e derivati del petrolio:
- PANCEVO
Due morti e 4 feriti nel bombardamento del 4/4 [4 foto].
A ripetizione il 12, 15-16 e 18/4 la NATO attacca ancor piu'
pesantemente [rapporto legale] mettendo a rischio la vita dei 130mila
abitanti della citta' e di quelli delle aree vicine (Belgrado dista 16
chilometri). Sostanze altamente venefiche e/o cancerogene sono
rilasciate in tutta la zona. Benche' l'attivita' dell'industria
chimica fosse stata via via interrotta nei giorni precedenti, sia per
evitare rischi sia a causa dei danni dei bombardamenti iniziali, la
NATO ha colpito intenzionalmente i depositi allo scopo di causare il
rilascio delle sostanze chimiche nell'ambiente.
La notte tra il 15 ed il 16 sono presi di mira i depositi di ammoniaca
della "HIP Azotara" e quelli di vinilcloruro monomero (VCM) della "HIP
Petrohemija", nonche' la raffineria "NIS", causando in particolare
emissioni di ammoniaca elevatissime.
La notte tra il 17 ed il 18 sono presi di mira gli stessi obiettivi,
in particolare la raffineria, dove viene generato un incendio con
fiamme alte 100 metri ed una enorme nube visibile a decine di kilometri
di distanza; la mattina dopo il colore della pioggia e' nero, ed il
terreno e' contaminato da carbonio, altamente cancerogeno, mentre
pioggie acide si verificano in tutta la regione. Alla "HIP
Petrohemija" le bombe cadono sul polivinilcloruro (PVC) e nuovamente
sui depositi di VCM, generando una concentrazione di VCM nell'aria
pari a 7200 volte il massimo consentito tra le 5 e le 6 del mattino e
10600 volte il massimo consentito tra le 6 e le 8, senza diminuzioni
apprezzabili per svariate ore.
Il VCM e' cancerogeno e mutageno, e l'OMS si oppone alla sua
immissione nell'aria anche in quantita' minime. Da registrare anche
il rilascio di idrocloruro, monossido di carbonio, fosgene (velenoso),
dei quali non si e' potuta misurare la concentrazione per ragioni
tecniche, oltreche' della suddetta ammoniaca. Poiche' in Occidente
la natura delle industrie chimiche di Pancevo era assolutamente nota,
visto che alla loro costruzione avevano partecipato anche tecnici di
alcuni paesi della NATO, il disastro ambientale e sulla salute
umana va considerato come intenzionale e dunque come operazione
militare di carattere genocida, per l'uso indiretto di armi chimiche
atte allo sterminio di massa. Nessuna delle produzioni degli
stabilimenti colpiti era destinata a scopi militari, mentre le
distruzioni hanno avuto effetti micidiali per l'economia di tutto il
paese. Si e' anche rischiata l'esplosione dello stabilimento
"Ethylene", situato nella raffineria, che avrebbe potuto devastare
una gran parte della citta'.
L'intenzione della NATO non era quella di interrompere l'attivita'
produttiva, gia' compromessa, bensi' quella di esporre la popolazione
civile ai rischi dovuti alle emissioni chimiche. E' chiaro che per
questo i responsabili della aggressione devo rispondere di crimini
di guerra quali uso di armi proibite e genocidio.
- ALTRI DEPOSITI COLPITI:
Bogurovac (Kraljevo) 4 e 8/4, Smederevo 4/4, 9/4 [4 foto], 13/4
[4 foto], Pristina 5/4, Novi Sad 5/4, 7/4 [4 foto], 12/4 [2 foto],
16-18/4 [6 foto], Mala Krusa (Prizren) 6/4, Devet Jugovica (Pristina)
6/4 [foto], Conoplja (Novi Sad) 4-8/4 [4 foto] e 12/4 [2 foto],
Pancevo 12/4
* Strutture turistiche e sportive:
Tornik (Zlatibor) 8/4: centro sportivo-ricreativo, strutture sanitarie
"Cigota" e centro di riabilitazione per bambini, 3 morti [6 foto].
Monte Kopaonik 13/4: Hotel "Baciste" completamente distrutto con l'uso
di bombe a frammentazione [4 foto].
Raska: distruzione dello stadio.
===
VOLUME SECONDO (25 aprile - 10 giugno)
* Bombardamento della colonna di circa 600 profughi kosovaro-albanesi
sulla strada tra Prizren e Suva Reka presso Korisa (Kosmet), 13 maggio.
I prufughi stavano rientrando nelle loro case a Korisa, percio' sono
stati presi di mira dalla NATO interessata al mantenimento della
emergenza umanitaria. 48 i morti e circa 60 i feriti, soprattutto tra
bambini, donne ed anziani [32 foto].
* Bombardamento di abitazioni e zone residenziali:
- Surdulica, 27/4: 10 morti nel bombardamento di un gruppo di
palazzine [10 foto, rapporto MdI, rapporto di polizia, rapporto dei
medici legali con le autopsie, testimonianze].
- Prizren (Kosmet), 28/4: bombardamento della Via
Podrimska, in pieno centro, con la distruzione di circa 50 case
di cittadini di origine rom, 4 morti e 20 feriti gravi [6 foto].
- Jablanica (Kosmet), 1/5: 2 morti e 16 feriti gravi sul bombardamento
del villaggio, abitato soprattutto da musulmani; distrutti una
cinquantina di edifici, gravi danni alla moschea [4 foto].
- Kule (Kosmet), 1/5: 7 morti e 15 feriti, essenzialmente kosovaro-
albanesi [7 foto].
- Gosici (Montenegro), 28/4: nel bombardamento dell'aereoporto
di Golubovci restano coinvolte case ed allevamenti nel circondario,
colpiti da bombe a frammentazione [5 foto].
- Subotica, 27/4 [lista con ammontare dei danni].
- Belgrado, 30/4: bombe sulla via Maksim Gorki e limitrofe, diversi
feriti dei quali una ragazza morta successivamente [3 foto, 5 rapporti
investigativi]
- Murino (Plav), 30/4: 4 morti e 4 feriti gravi, piu' altri minori,
nel bombardamento dell'abitato di Murino.
- Vitanovac e Zarce (Kraljevo), 1/5: 5 feriti [2 foto].
- Sremska Mitrovica, 2/5: un morto [2 foto].
- Valjevo, 2/5: colpito un sobborgo, un ferito, gravi danni
[testimonianza, due foto].
- Novi Sad, 6/5: un missile cade direttamente nel mezzo di un
incrocio nella zona di Detelinara, danneggiando irreparabilmente le
abitazioni e la scuola elementare circostanti, generando un enorme
cratere di circa 10 metri nella strada, e causando una decina di feriti
[2 foto].
- Nis, 7/5: varie zone della citta' sono colpite nella notte, e poi
di nuovo la mattina con bombe a frammentazione, finanche il
Centro di Patologia Clinica, l'Universita', e la piazza del mercato
vicino alla storica fortezza. Tredici i morti, 18 feriti gravi, 11
feriti
minori [7 foto].
- Novi Beograd, Ambasciata della RP della Cina, 8/5: situata in un
punto piuttosto isolato, senza altri edifici attorno, la rappresentanza
diplomatica viene colpita in pieno causando tre morti ed una
decina di feriti [22 foto, due rapporti MdI].
- Cacak 10/5: 4 morti e vari feriti [5 foto, rapporto investigativo,
4 autopsie, pianta topografica, 2 testimonianze, 2 certificati di
morte].
- Orljane (Doljevac), 11/5: un morto [2 foto].
- Murino (Plav, Montenegro), 11/5: varie case distrutte [7 foto].
- Vrbovac (Kosmet), 16/5: bombe a frammentazione rendono
invalido a vita un bambino di 13 anni [4 foto, 2 testimonianze].
- Jesenica (Valjevo), 18/5: un morto ed una ventina di feriti [3
foto, rapporto, autopsia, 3 testimonianze].
- Sombor, 21/5: colpite circa 50 case sulla Via Vuk Karadzic,
almeno un morto e svariati feriti, molti capi di bestiame uccisi
[6 foto].
- Djakovica, 21/5: un morto [due foto].
- Sabac, 25/5: un morto e vari feriti [una foto].
- Novopazarska Banja, 25/5: circa 30 case danneggiate, almeno
due feriti gravi [una foto].
- Radoste (Kosmet), 26/5: nel bombardamento della ferrovia
vengono uccisi due ragazzi ed altri tre ragazzini sono gravemente
feriti [due foto].
- Ralja, 26/5: una casa rasa al suolo con tre bambini uccisi e
vari feriti gravi per le bombe cadute sui palazzi [6 foto].
- Aleksinac, 28/5: vari missili sono lanciati sul centro della
cittadina, distruggendo completamente due case, uccidendo tre
persone, ferendone gravemente altre 5, e causando altri
ingenti danni [8 foto].
- Petrovaradin (Novi Sad), 29/5: un gruppo di case distrutte [due
foto].
- Camurlija (Nis), 29/5: due morti e due feriti per le bombe cadute
sulle case [due foto].
- Cuprija, 29/5: bombardamento sul centro cittadino, circa 100
edifici distrutti o danneggiati, una ventina i feriti [due foto].
- Brvenik (Raska), 30/5: distrutte le case nella zona del cimitero
[4 foto, due rapporti investigativi].
- Ripanj (Belgrado), 31/5: una anziana donna uccisa e due
persone ferite nel bombardamento delle loro abitazioni [4 foto].
- Drazevac (Obrenovac), 31/5: un morto [due foto].
- Novi Pazar, 31/5: undici morti nel bombardamento della Via
S. Nemanja, in centro, e di altre zone periferiche; 12 i feriti gravi ed
11 i minori, un centinaio di edifici distrutti o danneggiati, nonche'
una scuola elementare, un centro medico, vari negozi, una stazione
degli autobus [16 foto, memorandum MdI].
- Novi Sad, 8/6: colpita la zona "Shanghai", un morto e parecchi
feriti.
* Bombardamento di strutture mediche:
rapporto sui danni tra il 26 aprile ed il 24 maggio, in varie zone della
RFJ; rapporto degli effetti del bombardamento dell'1/5 su Pancevo,
con gravi danni a vari centri clinici, e testimonianza; rapporto sui
danni all'ospedale di Valjevo (2/5) e testimonianza; 2 foto dei danni
all'Istituto di neurologia e nefrologia di Belgrado (8/5); 8 foto della
distruzione del Centro Clinico ed Ospedale (KBC) "D. Misovic" a
Belgrado, che ha causato la morte di 4 pazienti in terapia intensiva
e devastato la Clinica Neurologica; 18 fotografie, un rapporto
investigativo, 2 testimonianze, un rapporto medico-legale, la lista
dei feriti e la lista degli sfollati in seguito al bombardamento del
Sanatorio di Surdulica e dell'alloggio per i profughi dalla Croazia,
con 13 morti sul colpo, 3 feriti gravi, 5 dispersi e 35 feriti minori.
* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:
BELGRADO:
- Centro commerciale "USCE", ri-bombardato il 27/4
- Museo d'Arte Moderna, danneggiato in seguito al
bombardamento del centro "USCE" del 27/4, distrutte le grandi
vetrate [lista dei danni].
- Fortezza di Belgrado e Museo Storico della Serbia danneggiati
lo stesso 27/4 [testimonianza].
- Edifici del Ministero della Difesa e dell'Esercito, del Ministero
degli
Esteri, del Governo della Serbia, del Ministero degli Interni, degli
Affari
Sociali e della Sanita', altri edifici storici sulla imponente Kneza
Milosa
e dintorni.
- Torre televisiva del Monte Avala.
- Rakovica: ri-bombardata il 3, 22-23, 29 e 30 maggio
- Hotel "Jugoslavija": direttamente colpito dai missili.
- Museo Etnografico.
NIS: tomba altobizantina, zona di Trupale, museo-memoriale "12
febbraio", Torre dei Teschi, chiesa dell'Arcangelo Michele, zona del
mercato (attaccata il 7/5 con bombe a frammentazione), vecchio
distretto, Universita', Museo Nazionale, Orchestra Sinfonica,
ex-Sinagoga, Piazza della Liberta', consolato greco, Istituto Pasteur,
chiesa di San Giovanni ad Orljane, complesso dell'industria del
tabacco con Museo della Croce Rossa, zona archeologica di
Mediana (bombe a frammentazione).
NOVI PAZAR: antichi bagni turchi, Monastero di Sopocani (sotto
tutela UNESCO), chiesa di San Pietro (idem) e Djurdjevi Stupovi
(idem).
GURCEVO: Memoriale Charnel.
NOVI SAD: Ponte Zezelj, vecchio edificio della TV.
VRDNIK (Sremska Mitrovica): miniera di carbone, monastero,
chiesa e monastero di Sisatovac.
VRSAC: fortificazioni.
MONTE KOPAONIK: Memoriale "J. Pancic" ri-bombardato.
KURSUMLIJA: monastero di San Nicola.
BALAJNAC: sito archeologico.
SAMAILA: monumenti funebri e chiesa di San Procopio.
ZABLACE: chiesa degli Arcangeli Michele e Gabriele.
CVETKE: storica chiesa in legno a Rudnik.
PRILIKE: chiesa.
TRSTENIK: vecchio ponte sulla Morava, antico centro storico
(Carsija), monastero di Ljubostinja.
DJUNIS: Monastero di San Roman.
KRCMAR (Valjevo): chiesa protestante di San Nicola.
PANCEVO: vecchio ospedale, monastero di Vojlovica, chiesa
della Trasfigurazione.
GRACANICA: il famoso monastero ha subito le conseguenze di
innumerevoli attacchi su tutto il circondario.
DRAGANAC: monastero di San Gabriele.
KRAGUJEVAC: antica fonderia, vecchie caserme, teatro "J. Vujic",
scuola di musica, Universita', palazzo del principe Michele,
galleria d'arte, palazzo della vecchia assemblea, archivio Sumadija,
museo-memoriale "21 Ottobre".
DECANI: monastero.
GORAZDEVAC: chiesa in legno di San Geremia.
CACAK: Museo (specialmente danni alla facciata, del secolo
scorso), chiesa dell'Ascensione, vecchie scuole elementari.
VALJEVO: vecchio ospedale.
KADINJACA: monumento.
VELIKA HOCA (Orahovac): zona ricca di antiche chiese
ortodosse, bombardata l'11-12 maggio.
SRECKOVAC: chiesa di Sant'Elia.
BUSTRANJE: chiesa di San Dimitri.
VINCA, BELO BRDO: bombe a pochi metri dal sito archeologico.
GORNJE NERODIMLJE: antiche chiese e monasteri attorno alla
zona dei bombardamenti.
ZITORADA: chiesa.
SMEDEREVO: fortezza.
PALIC (Subotica): rasa al suolo la stazione metereologica, ex
villa di Joszef Sigeti, ed altre strutture, compresa una sala
conferenze.
SABAC: fortezza, antico centro storico.
GAZIMESTAN (Kosmet): ancora tra il 22 e 23 maggio due missili
bersagliano il memoriale della battaglia di Kosovo Polje.
TEKERIS: memoriale della battaglia del Monte Cer, casa Charnel.
DRSNIK: distrutta la chiesa di santa Petka.
* Bombardamento di strutture penitenziarie:
Istok (Pec): il centro penitenziario KPD "Dubrava", esteso su di
un'area molto ampia in aperta campagna, viene completamente
distrutto dalle bombe tra il 19 ed il 21 maggio.
95 prigionieri morti e 196 feriti [16 foto].
* Bombardamento di ponti e vie di comunicazione:
Ponte sul Danubio Zezelj a Novi Sad, 26/4 [2 foto, rapporto];
ponte Ostruznica sulla Sava, un morto, 29/4 [4 foto, 4 rapporti];
ponte "Sarajevo" nella gola di Grdelica, 29/4, quarto attacco aereo
[due foto]; ponti sul fiume Toplica presso Podina, 29/4 [3 foto]
e 2/5 [2 foto]; ponte sulla Morava presso Trstenik, 30/4, un morto
[2 foto]; ponte sulla Rasina presso Krusevac, 2/5 [2 foto]; ponte
ferroviario presso Vatin al confine con la Romania, 6/5 [due foto];
ponti ferroviari presso Bogutovac, 8/5 [due foto, rapporto]; ponte
sulla Nisava a Nis, 8/5 [due foto]; ponte sulla Velika Morava
presso Mijatovac, 8/5, tre addetti della Croce Rossa rumena feriti
[due foto]; ufficio della Posta centrale di Uzice, ri-bombardato e
raso al suolo il 9/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia
presso Velika Plana, 10/5 [tre foto]; tangenziale di Cacak, 10/5,
due morti [tre foto]; ponte sul fiume Lim presso Prijepolje, 11/5
[due foto]; viadotto autostradale presso Horgos, 11/5 [due foto];
ponte di Kokin Brod, 11/5 [due foto], ponte di Murino, 11/5 [tre
foto]; ponte a Vrbas, 13/5 [due foto]; viadotto presso Kursumlija,
14/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia presso Trupalske,
14/5 [due foto]; ponte a Vladicin Han, 18/5, un morto [5 foto];
ponte a Banatski Dvor
ponte presso Luzani (Kosmet), 1/5: colpito in pieno un pullman,
39 morti e 13 feriti gravi [11 foto];
Savine Vode (Kosmet), 3/5: la strada regionale tra Pec e Rozaje viene
bersagliata ripetutamente con tre missili e bombe a frammentazione
tra le 11:45 e l'una e trenta, colpendo tra l'altro un pullman di linea
e causando l'uccisione di 17 passaggeri ed il ferimento di 44 [8 foto].
===
APPENDICE a cura del CRJ:
* Trattati internazionali violati:
- Carta della Organizzazione delle Nazioni Unite, articolo 2
- Costituzione della Repubblica italiana (1947) e altre leggi
fondamentali dei paesi aggressori
- Convenzioni di Ginevra sullo stato di guerra (1949)
- Trattato costitutivo della NATO (1949)
- Accordo internazionale sui diritti civili e politici ed accordo
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966)
- Protocollo aggiunto n.1 alle Convenzioni di Ginevra (1977)
- legislazione riguardante la navigabilita' di corsi d'acqua
internazionali (Danubio)
* Presenti attivita' dei paesi NATO contro la RFJ e le popolazioni
dei Balcani:
- embargo (Legge del Senato USA che indica la Serbia come
"Stato terrorista"; raccomandazioni della UE);
- violenze e distruzioni da parte della organizzazione addestrata
ed armata dalla NATO 'UCK' sul territorio di Kosovo e Metohija; fuga
della popolazione non-schipetara e schipetara non secessionista;
- addestramento, armamento, finanziamento del movimento irredentista
pan-albanese e per la ulteriore destabilizzazione della RFJ
(Montenegro, Sandjak, Vojvodina);
- disinformazione strategica e censura sulle informazioni dalla RFJ;
- violazione del diritto d'asilo per i profughi kosovari (serbi, rom,
eccetera; vedasi Circolare Ministero dell'Interno 5/8/1999).
===
Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.
Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
http://marx2001.org/crj - crj@...
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid%c2%91979
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Sito WEB:
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
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La puntata precedente di questa serie di contributi sui crimini di
guerra della NATO ai danni della popolazione di Pancevo e' reperibile
alla URL:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/619
---
Bombe Nato sulla Jugoslavia.
Una guerra, una guerra ecologica.
di Paolo Bartolomei (ricercatore ENEA - Bologna) e Alberto Tarozzi
(Prof. Sociologia - Univ. Bologna)
E' da poco uscito il rapporto dell'Onu sulle conseguenze ambientali dei
bombardamenti Nato sulla Jugoslavia. Un rapporto ambivalente. Da un lato
l'Onu reclama dalla Nato, senza risposta, informazioni sui luoghi
bombardati, per verificare la presenza cancerogena dell'uranio
impoverito. Inoltre segnala i punti caldi, città' in cui si ritiene
necessario un intervento immediato, per scongiurare sciagure ecologiche.
D'altro lato, le conclusioni Onu negano l'esistenza di una catastrofe e
enfatizzano la presenza di guasti ambientali antecedenti alla guerra.
Qui si inserisce il contributo del prof. Krusewitz, del Politecnico di
Berlino e fondatore dell'Istituto per la ricerca sull'ambiente e sulla
pace di Kunzell, di prossima pubblicazione sull'annuario
Kasselerfriedenratschlag, oltre che collaboratore del bellissimo
documentario Bomben auf den Chemieindustrien presentato al
Cinemaambiente di Torino. La lettura di Krusewitz è orientata a
smantellare l'approccio discolpatorio dell'Onu nei confronti della Nato.
Esiste cioè un diritto internazionale di guerra, la convenzione di
Ginevra, aggiornato in seguito ai crimini perpetrati dagli Usa in
Vietnam coi defolianti. Sulla base di tale diritto, secondo Krusewitz,
l'intervento Nato va ritenuto un crimine di guerra, chimica ed
ecologica, per le sue conseguenze gravi, estese e durevoli, conseguenze
prodotte intenzionalmente. Il che cancella la possibile scappatoia dei
'danni collaterali'. Un'accusa grave come un macigno che 'spiega' i
tentativi dei governi delle Allied force, come l'Italia, di negare, per
evitare il rischio di un'incriminazione come criminali di guerra,
l'esistenza stessa di una guerra, ridotta a 'intervento umanitario' o a
'operazione di polizia'.
---
L'AUTORE: Knut Krusewitz, della Technische Universitaet di Berlino,
docente di
Pianificazione ambientale e autore di una delle relazioni più rigorose e
intelligenti sul tema dei bombardamenti nei Balcani (industrie chimiche
e uranio), pubblicata da 'Il Manifesto' del 4.1.2000 p. 10.
(http://www.geocities.com/Paris/Chateau/9161/comitato/krusewitz.html)
10 novembre 1999
traduzione: 20 novembre 1999
a cura di Alberto Tarozzi
Versione integrale
---
NATO.: condotta di guerra e conseguenze ambientali
1. Proposizione del problema.
La domanda che deve porsi dal punto di vista delle scienze ambientali è
quali metodi bellici e quali mezzi la NATO abbia utilizzato durante la
sua Operation Allied Force e quali danni essa abbia causato all'ambiente
naturale e sociale. La domanda deve essere posta in quanto sussiste il
fondato sospetto che l'alleanza bellica contro la Jugoslavia abbia
urtato i principi e le norme del Trattato sul divieto di guerra
ecologica e contro il divieto di danneggiamento ambientale prescritto
dal diritto internazionale umanitario. Le relative prescrizioni del
diritto internazionale bellico includono in primo luogo l'intenzionale
danneggiamento dell'ambiente nell'ambito della condotta bellica. Inoltre
esse si applicano anche ai danni collaterali, se questi conducono a
conseguenze dannose gravi, estese e durature, e perciò portano con sé un
perturbamento significativo della vita umana, delle risorse naturali ed
economiche. In questo caso sarebbe rilevante non solo dal punto di vista
ambientale, ma anche di quello del diritto internazionale poter provare
che l'Alleanza abbia fatto uso nell'ambito della sua condotta bellica di
metodi e mezzi che dal punto di vista ambientale erano mirati o da cui
ci si doveva aspettare che essi causassero danni ambientali persistenti
di simile entità. Si tratterebbe allora di gravi violazioni delle leggi
e consuetudini belliche, che potrebbero essere punite come crimini di
guerra.
Su questo sfondo è divenuta un argomento di dibattito internazionale la
questione se il bilancio ambientale della guerra consenta la conclusione
che la NATO abbia effettivamente condotto una guerra ecologica contro la
Jugoslavia. Con il mio contributo io cerco di dare un apporto al
chiarimento di questa controversia. A questo fine è necessario
innanzitutto trattare dei danni ambientali nel teatro di guerra; infine
cercherò di ordinare e valutare questi danni secondo il diritto
internazionale.
2. Come si comunicano e valutano i danni ambientali di guerra?
2. 1. Per la critica del concetto dell'UNEP.
Già durante la guerra, ancor prima che vi fosse il primo bilancio
empirico dei danni ambientali, il direttore esecutivo del Programma
Ambientale delle Nazioni Unite (ingl.: United Nations Environmental
Programme: UNEP), l'ex ministro dell'ambiente Klaus Töpfer
(cristiano-democratico), riferì che la guerra non aveva causato alcuna
catastrofe ecologica. L'11 maggio 1999 costui rese nota la costituzione
di una Balkan Task Force (BTF), un gruppo di lavoro speciale per
l'ambiente nell'area di guerra. Esso avrebbe dovuto "raccogliere e
confrontare informazioni credibili sulle conseguenze ambientali della
crisi del Kossovo" (Haavisto, 1999), al fine di togliere fondamento a
"speculazioni su una catastrofe ecologica dovuta alla guerra del
Kossovo" (Süddeutsche Zeitung, (a), 1999, p. 7). Infatti a Töpfer non
interessavano speculazioni, ma cose concrete. La sua BTF doveva
raccogliere per tempo determinate informazioni ambientali, con cui la
NATO potesse eventualmente provare di aver condotto una guerra conforme
a diritto internazionale. Mentre Töpfer strumentalizzava l'UNEP e la
BTF, rendeva ogni dichiarazione sul significato ecologico della guerra
un argomento ambientale e di politica militare, ma soprattutto di
diritto internazionale dalla forza dirompente. Dall'UNEP-BTF si pretese
una prestazione apologetica, che strutturò il rapporto interno tra
incarico di indagare, metodo d'indagine e risultato dell'indagine. A
causa della preponderante funzione discolpatoria del rapporto finale
dell'UNEP è giocoforza contrapporvi una critica sui metodi.
2. 2.1. Incarico di indagine:
Töpfer conferì al BTF solo un incarico di indagine tecnicamente
ristretto, che non doveva mettere in luce né gli aspetti militari, né di
giusinternazionalistici, né sociali del problema ambientale. L'incarico
di indagine non riguardava quindi la questione, evidente dal punto di
vista ecologico e sollevabile dal punto di vista del diritto
internazionale, della concatenazione tra metodi di condotta della guerra
NATO e i danni ambientali che ne sono derivati nella regione dei
Balcani. Pekka Haavisto, direttore di questa technical mission, formulò
poi questo equivoco concetto di indagine in un programma di valutazione
apparentemente obiettivo: "L'incarico viene suddiviso tra cinque gruppi
tematici: 1. Stima dei danni ambientali derivanti dagli impianti
industriali distrutti; 2. Danubio; 3. Conseguenze della guerra sulle
risorse naturali; 4. Effetti a lungo termine della guerra sulla salute
degli uomini e sull'ambiente; 5. Insediamenti umani." (Haavisto, ibid.).
Al contrario di quanto annunciato la BTF non si occupò in loco degli
"effetti a lungo termine della crisi sulla salute umana e
sull'ambiente". Ciò potrebbe essere effettuato da uno studio di lungo
periodo ordinato di recente dalla Commissione Europea. Il suo titolo:
"Valutazione accurata degli influssi sull'ambiente della guerra in
Jugoslavia" (Commissione Europea, 1999). Il suo rapporto finale verrà in
essere tuttavia solo nell' autunno del 2000. Il Gruppo di lavoro UNEP ha
tentato nonostante ciò di valutare la contaminazione dell'ambiente
dovuta al munizionamento all'uranio impoverito (depleted uranium: DU).
Esso fu costretto a convocare un Depleted Uranium Desk Asessment Group
(che si riuniva a Ginevra), giacché la NATO si era rifiutata di fornire
indicazioni sulla quantità di armi DU impiegate e sui loro bersagli.
2.2.2. Metodo di indagine:
La direttiva politica del direttore UNEP propiziò presso la BTF una
percezione specifica delle conseguenze ecologiche della guerra, che
rimase quindi allineata non a riflessioni di natura obiettiva, quanto
piuttosto di natura opportunistica. Dal momento in cui la BTF accettò
acriticamente la direttiva extrascientifica del suo committente
politico, andò perfino ad oscurare quegli ambiti di realtà
scientificamente considerevoli, che un resoconto obiettivo avrebbe
sicuramente resi parte costitutiva di un'analisi e valutazione
imparziale.
La BTF concepì il suo programma d'indagine in modo tale da relegare in
un novero di dati extrascientifico la connessione tematica tra condotta
bellica NATO, scelta dei mezzi bellici e danni ambientali da esse
provocati. Solo in questo modo essa poteva considerare i gravi danni
della guerra all'ambiente naturale e sociale come meri danni
collaterali, a guisa di "incidenti sul lavoro" di guerra.
2.2.3. Risultati dell'indagine.
Non pare aver minimamente disturbato la BTF il dover presentare un
rapporto il cui riusultato era già stabilito prima che si esaminasse la
prima misurazione dei danni in loco, premessa irrinunciabile della
valutazione tecnica dei danni ambientali di guerra. Nonostante -od a
causa- dell'immunizzazione politicamente stabilita della realtà e della
connessa minimizzazione del problema la BTF trovò prove sul fatto che la
Nato aveva ripetutamente causato consistenti danni ambientali in quattro
località, cioè Pancevo, Kragujevac, Novi Sad e Bor. I risultati delle
loro indagini furono banali, giacché essi confermarono soltanto ciò che
esperti ed esperte di disastri sapevano già in precedenza:
chi distrugge militarmente complessi industriali - installazioni
petrolchimiche, raffinerie, depositi di carburante, centrali elettriche,
fabbriche di munizioni, di fertilizzanti, ed impianti chimici - libera
con ciò sostanze nocive all'ambiente ed alla salute, che naturalmente si
depositano anche nelle vicinanze degli impianti bombardati. Ma certo non
solo lì, giacchè esse si diffondono a grande distanza con le termiche, i
venti, il ciclo delle acque. La BTF trascurò deliberatamente questo
importante dato di fatto ecologico, nonostante allora le fossero noti i
risultati delle misurazioni al riguardo eseguite dal Dipartimento di
Tecniche Ambientali dell'Università Demokritos di Xanthi (Tracia)
(Rapsomanikis, 1999 pag. 1-4; Süddeutsche Zeitung, (b) 1999, pag. 5).
Ergo: il concetto metodico dell'UNEP-BTF non era minimamente idoneo all'
elaborazione di un bilancio dei danni ambientali che sarebbe bastato
alla loro stessa pretesa di presentare "un rapporto completo che sia
neutrale, obiettivo e scientificamente credibile" (Haavisto, ibid.).
Perciò la parte empirica del rapporto UNEP contribuiva ben poco al
chiarimento del quesito qui trattato, se la NATO abbia o meno condotto
una guerra ecologica.
2.3. Problematica della pianificazione ambientale.
Le guerre mondiali e le successive forme della "moderna" condotta di
guerra hanno causato danni non soltanto all'ambiente naturale, ma anche
a quello sociale (Krusewitz, 1985; idem, 1999, pag. 5-7). Compito di una
scienza ambientale illuministica è perciò rilevare e valutare non solo i
"danni collaterali ecologici", effetti primari della guerra, alla qual
cosa si è limitata essenzialmente la UNEP-BTF, ma anche i suoi effetti
secondari e terziari. Se la guerra contro la Jugoslavia abbia in effetti
causato soltanto danni collaterali all'ambiente naturale, o se non abbia
prodotto piuttosto pregiudizi macroscopici, duraturi e gravi
all'ambiente naturale e sociale, può giudicarsi solo se si esaminano i
suoi effetti primari, secondari e terziari. A questo fine utilizzo un
metodo di ricerca che ho sviluppato nell'analisi delle guerre moderne.
2. 3.1. Effetti primari.
Quali metodi e mezzi di condotta bellica ha scelto la NATO? Quali armi
vi ha impiegato? Quali sostanze tossiche/cancerogene/radioattive sono
finite nell' ambiente, da quali sorgenti provenivano, in quali quantità
ciò è accaduto e come si sono diffuse nello spazio? Quali danni si
possono documentare nella biosfera (nel bilancio naturale regionale),
nei paesaggi culturali, nei territori protetti, nei territori di
ricreazione, come pure nelle regioni-modello internazionali (riserve
della biosfera dell'UNESCO)? Con riguardo agli effetti primari della
guerra si conosce qualche cosa rispetto ai danni ambientali di limitata
estensione, ma poco riguardo a quelli di ampio raggio. Dati primari sono
stati rilevati soprattutto presso i siti industriali bombardati. Sono
stati aggrediti e distrutti da attacchi con bombe o missili oltre 20
impianti che contenevano sostanze e/o energie pericolose come:
? Raffinerie di petrolio, oleodotti, depositi di carburante, stazioni di
carico;
? Impianti industriali chimici e farmaceutici;
? Fabbriche di ammoniaca, fertilizzanti e fitofarmaci.
Con ciò sono state liberate in un'area considerevole sostanze
cancerogene, tossiche ed ecotossiche. Finora tali inquinanti sono stati
misurati e segnalati nelle seguenti località (Stephan/Strobel/Klaß,
1999; FOCUS, 1999; Tehnokratia, 1999; UNEP/UNCHS, 1999):
? Pancevo
1,2 dicloroetano (ECD), cloruro di vinile monomero (VCM), diossina,
furani, fosgene, benzo(á)pirene, ammoniaca, bifenili policlorati (PCBs),
mercurio, anidride solforosa, ossido d'azoto, fuliggine, fumo;
? Kragujevac
PCBs, diossina, furani, benzolo, toluolo, tetracloroetilene,
tricloroetano, rame, zinco, cobalto;
? Novi Sad
PCBs, ç-esano, idrocarburi liquidi, anidride solforosa, piombo,
mercurio, fuliggine, fumo;
? Bor
PCBs, rame, arsenico, cadmio, piombo, zinco;
? Kraljevo
idrocarburi liquidi, gasolio, toluolo, benzolo;
? Nis
idrocarburi liquidi, PCBs, diossina;
? Novi Beograd
idrocarburi liquidi, benzina;
? Smederova
fuliggine, fumo, PCK, idrocarburi liquidi; Cacak: metalli pesanti.
Questi gli effetti primari della guerra. E' incontestabile che la
Operation Allied Force ha danneggiato notevolmente l'ambiente naturale
nei dintorni dei complessi industriali distrutti, e con ciò ha
compromesso la salute della popolazione. E' tuttavia controverso se i
danni all'ambiente siano solo notevoli o non piuttosto gravi, estese e
durature. Su ciò ritornerò nella sezione dedicata alla valutazione della
condotta di guerra secondo il diritto internazionale.
2.3.2. Effetti secondari.
Come agiscono tali inquinanti e tali danni ambientali su uomini, salute,
agricoltura, forestazione, risorse acquee, aree protette,
regioni-modello, approvigionamento idrico, infrastrutture del traffico,
ed insediamenti? Quali tendenze seguono nel corso del tempo le
concentrazioni degli inquinanti e quali ne sono i motivi? Si devono
adottare misure di emergenza in aree ad alto rischio (per es. presso le
fabbriche chimiche distrutte)? Quali procedure tecniche devono essere
messe in atto per la diminuzione o l' eliminazione dei danni? Le
discariche militari sono riconoscibili e da risanare? Può essere
ripristinato lo status quo ante ecologico? In questo momento nella
Repubblica Jugoslava sono stati rilevati solo pochi dati riguardanti gli
effetti secondari. Ciò per motivi di politica interna, per le sanzioni,
per motivi strutturali, ma anche per motivi legati alle tecniche di
misurazione ambientale, di cui non ci si occupa più dettagliatamente.
Tuttavia, nel caso dei complessi industriali bombardati a Pancevo, si
può esporre in modo esemplare il nesso causale tra effetti sull'ambiente
della condotta bellica NATO primari e secondari. La NATO attacca più
volte con missili (Cruise Missiles) la località industriale Pancevo - un
complesso di stabilimenti petrolchimici, raffinerie di idrocarburi,
fabbriche di fertilizzanti, impianti di cloruro di vinile monomero ed
etilene - e lo distrugge insieme con i suoi grandi depositi. Le sostanze
tossiche da ciò sprigionate formavano ad ogni attacco nubi tossiche, che
contenevano di volta in volta miscugli corrosivi di ECD, cloruro di
vinile monomero (VCM), diossine, fosgene, anidride solforosa, ossidi di
azoto, benzo(á)pirene ed ammoniaca.
In alcune notti di bombardamento le concentrazioni di veleni erano
altrettanto alte che dopo un grande attacco con armi chimiche. La
popolazione è stata ripetutamente esposta, in quasi tutti i casi
indifesa, a queste sostanze tossiche. Perciò i danni alla salute "si
mostreranno in parte soltanto fra molti anni" (Stephan, 1999, pag. 42).
2.3.3. Effetti terziari.
Quali costi per l'economia nazionale sorgeranno dai programmi di
ricostruzione e risanamento? Chi li finanzierà? Come agiranno le
conseguenze della guerra sul mercato e sulle condizioni del lavoro? Come
i costi naturali e sociali della guerra cambieranno lo standard di vita,
le condizioni culturali ed educative della società? Le opzioni di
sviluppo economiche, politiche ed internazionale delle parti in
conflitto sono ragguardevolmente limitate? I danni economici sono perciò
significativi dal punto di vista della pianificazione ambientale, poiché
le loro dimensioni decidono se, e, se sì, sotto quali condizioni, si
potranno sostenere i costi ambientali naturali e sociali della guerra. I
tre settori-chiave dell'industria jugoslava, chimico, energetico,
metallurgico sono stati gravemente danneggiati. La petrolchimica, il
ramo industriale più redditizio del paese, è quasi completamente
distrutto, con nefaste ed incalcolabili conseguenze ecologiche, il
moderno impianto chimico Petrohemija di Pancevo è stato raso al suolo.
Altrettanto distrutte sono entrambe le fabbriche di fertilizzanti di
Novi Sad e Pancevo. Ciò significa "un'ipoteca particolarmente pesante
per il futuro. La Jugoslavia è un paese agricolo, ed è sopravvissuta
agli anni dell 'isolamento solo della propria produzione alimentare.
Negli anni scorsi la quota dell'agricoltura nel prodotto interno lordo è
salita dal 35 a quasi il 50%" (Israel, 1999, pag. 8). A Pancevo si
trovavano anche le maggiori raffinerie della Jugoslavia, che ora sono
ridotte in macerie. L'economia energetica è il secondo settore economico
fondamentale che è stato duramente danneggiato dalla guerra. "Nel
settore-chiave della metallurgia gli stabilimenti del gruppo Zastava,
soprattutto a Kragujevac, sono stati largamente distrutti. 120 imprese
fornitrici dipendono da questo complesso industriale automobilistico"
(Spiegel, 1999, pag. 153).
Un primo bilancio degli effetti terziari nell'economia nazionale
presenta, secondo l'inventario di un economista jugoslavo, il seguente
quadro: "A causa della guerra e delle sue conseguenze la produzione
industriale nella Repubblica Federale Jugoslava, confrontata coll'anno
precedente, calerà del 44, 4% [...]. Il prodotto interno lordo dovrebbe
affondare del 40,7%, l' impotr-export di oltre il 50%, la disoccupazione
dovrebbe salire al 32,6%" (Süddeutsche Zeitung, 1999, pag. 25).
3. Valutazione dei danni ambientali secondo il diritto internazionale
bellico.
Alla spiegazione della questione, se la NATO abbia condotto una guerra
ecologica contro la Jugoslavia contribuisce il diritto internazionale
bellico. Le norme ed i principi relativi si trovano:
? nell'accordo sul divieto dell'uso militare o comunque ostile di
tecniche che alterino l'ambiente, unitamente all'appendice e intesa del
18 maggio 1977 - accordo sul divieto di guerra ecologica, ingl.:
Environmental Mpodification Convention, citato come ENMOD-Convention
(Fahl, 1980, pagg. 136-143)
? nel 39° protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977 alla Convenzione di
Ginevra del 12 agosto 1949 sulla protezione delle vittime dei conflitti
armati -citato come PA I- (Randelzhofer, 1999, pagg. 569-617).
In base all'esperienza della condotta bellica USA in Vietnam l'ONU varò
nel 1977 la ENMOD-Convention; la Repubblica Federale Tedesca la ratificò
nel 1983.
Secondo l'art. I dell'accordo è vietato l'uso "di tecniche che alterino
l' ambiente che producano effetti gravi, estesi e duraturi" come mezzo
di condotta bellica. "Il bersaglio è dunque l'uso delle cosiddette
environmental modification techniques come strumenti militari, cioè il
mirato abuso dell'ambiente come arma" (Oeter, 1994, pag. 98). Ogni
"manipolazione" militare "dei processi naturali" (art. II) è pertanto
interdetta.
Le Intese (Understandings) sugli articoli I e II stabiliscono che si
intende "esteso" un ambito di varie centinaia di chilometri quadrati;
per "duraturi" s'intendono danni militari che si prolungano per vari
mesi (circa una stagione), e "grave" è un effetto che porta con sé
disturbi seri e significativi alla vita umana, alle risorse economiche e
naturali e ad altri beni.
Se viene violato uno di questi limiti, entra in gioco il divieto
dell'ENMOD. Con l'art. 35, sez. 3, PA I e le norme complementari
dell'art. 55 nello stesso Protocollo Aggiuntivo è stato "introdotto un
assoluto divieto di danni ambientali persistenti nel diritto
internazionale umanitario" (Oeter, ibid.). Se è chiaro o presumibile che
si pervenga a danni ambientali gravi, estesi e duraturi, anche l'impiego
di tali mezzi e metodi dannosi per l'ambiente non è più ammissibile,
nemmeno se asseritamente necessario dal punto di vista militare.
Arrecare consapevolmente od accettare semplicemente il rischio di creare
danni gravi e persistenti all'ambiente sono coomportamenti con ciò
pienamente considerati nell'ambito della condotta bellica.
Le norme del protocollo aggiuntivo I superano in principio il divieto
della ENMOD. Non vi sono solo compresi l'intenzionale danneggiamento
dell'ambiente nell'ambito della condotta bellica (come nel caso della
convenzione sul divieto di guerra ecologica), ... ... ... ... danni
collaterali" (Oeter, ibid.). Poiché ogni condotta bellica causa notevoli
danni collaterali all'ambiente, la questione sulle disposizioni
limitative della guerra nel Protocollo Aggiuntivo I non è soltanto di
prevalente interesse militare, ma anche di interesse per la pace. "La
Conferenza Diplomatica ha perciò utilizzato i concetti-soglia esteso,
duraturo e grave impiegati analogamente alla ENMOD, non ugualmente in
modo alternativo (come per la ENMOD) ma in modo cumulativo. Solo i danni
collaterali coinvolgenti grandi superfici, che contemporaneamente
persistono per lunghi lassi di tempo e che inoltre comportano gravi
pregiudizi per l' ambiente, sono compresi dai divieti dell'art. 35, 3°
co., e 55 del PA I (Oeter, loc. cit. pag. 99).
4. Applicazione dei criteri di valutazione giusinternazionalistici alla
condotta bellica della N.A.T.O.
Si ammette qui che una complessiva, sistematica analisi dei dati
rilevanti dal punto di vista ambientale, se fosse in effetti possibile,
non è stata fino a questo momento (ottobre 2999) ancora fornita.
Tuttavia le informazioni introdotte nei dati sono sufficienti ad
ottenere istruttivi risultati sul nesso causale tra condotta bellica e
conseguenze ambientali; conformemente a ciò determinati effetti primari,
secondari e terziari sono duraturi, si presentano in modo esteso, ed
indicano danni gravi all'ambiente naturale, dai quali la salute della
popolazione è considerevolmente minacciata.
4.1. Danni ambientali duraturi.
Violazioni delle disposizioni delle intese relative all'art. I, II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, art. 55, sez. 1, PA
I. Al contrario dell'impressione comunicata dal Gruppo di lavoro
dell'UNEP, raccolta dei dati e valutazione della pericolosità dei danni
ambientali si mostrano complicate, poiché con la distruzione dei
complessi industriali si sono formate contaminazioni miste di varie
sostanze. "L'effetto dell' interazione di tali miscugli di inquinanti
nel sottosuolo è assai difficilmente valutabile ed ancora poco
studiato". (UBA, 1999, pag. 9). "Sicuramente dal ciò che resta dalla
distruzione di discariche industriali deriverà nelle regioni colpite una
minaccia per gli esseri umani che agirà ben oltre la fine della guerra".
Questo giudizio prognostico è stato confermato dall'Ufficio per le
sostanze pericolose (Halle) e dall'÷ko-Control (Dessau) nel caso di
Opovo: "Near Opovo, forest damage which suggests contamination by fumes
was clearly perceptible. [...] Crop losses (probably over a period of
several years) should be taken in account, as well as a detrimental
impact upon the natural fauna and flora" (Stephan/Strobel/Klaß, loc.
cit., pag. 54).
4.2. Danni ambientali estesi.
Violazioni delle disposizioni delle intese sugli artt. I e II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, ed art. 55, sez. I,
PA I. Inoltre la minaccia si estende largamente oltre le regioni
colpite. Due prove empiriche al riguardo:
? "The results from Pancevo (including Opovo) and Novi Sad show that the
chemical consequences of the war are not limited to local effects but
are of at least regional impact, and since they also effect the Danube
they could have also trans-border impacts" (Stephan/Strobel/Klaß, loc.
cit., pag. 54).
? "Between March 24 and June 10, 1999 a large number of chemicals were
ejected in the atmosphere because of air strikes in chemical industries
and oil storage facilities in former Yugoslavia. Chemicals released in
the atmosphere under suitable meteorological conditions can be
transported across borders to large distances. The releases contain not
only conventionel air pollutants but also semi-volatile organic
compounds (SVOs) which include dioxins, furans, PCBs, PAHs and organic
phthalates, all known to be hazardous to health" (FOCUS, 1999).
Resta da chiarire come mai soltanto istituti ecologici greci abbiano
misurato la diffusione di inquinanti su spazi estesi in Europa.
4.3. Danni ambientali gravi.
Violazioni delle disposizioni nelle intese relative agli artt. I, II
della ENMOD-Convention in relazione agli artt. 35, sez. 3; 54, sez. 2,
55 sez. 1, PA I. L'Ufficio Federale dell'Ambiente (Umweltbundesamt: UBA)
già il 5 maggio 1999 avvisava che per le conseguenze ambientali della
guerra un "uso civile di larga parte di queste regioni non sarà
possibile per la minaccia alla salute derivante dalla contaminazione del
suolo e delle acque profonde e superficiali" (UBA, 1999, pag. 10).
Questa previsione è stata finora confermata in due gravi casi. Si tratta
del significativo danneggiamento delle risorse naturali ed economiche,
come anche della vita umana, in un caso per lo sprigionamento di
policlordibenzodiossine (PCDDs: diossina di Seveso) e di
policlordibenzofurani (PCDFs); ed altrettanto nell'altro caso, relativo
allo sprigionamento di prodotti radiotossici e chemiotossici della
disintegrazione di munizioni di uranio (munizioni DU).
4.3.1. Azione dei PCDDs e PCDFs:
"It can be claimed that considerable amounts of PCDDs/PCDFs must have
been distributed by gas clouds. [It] would therefore be necessary [to]
examine the contamination of agricultural and horticultural lands over
which the gas clouds passed, the substances carried by the clouds would
have been partly distributed by precipitation. The values obtained [...]
reach limits for agricultural and horticultural land use and suggest the
need for inspection and remidial action of restricted use"
(Stephan/Strobel/Klaß, loc. cit., pag. 52). Ciò sarebbe "non una
catastrofe ambientale, ma chiaramente una perturbazione dell'ambiente",
sentenzia il direttore della Divisione Chimica Ambientale
dell'Università di Ulm, Karlheinz Ballschmiter. I cancerogeni furani e
diossine sarebbero immagazzinati prevalentemente nei prodotti agricoli
ed "al 95 per cento introdotti nella catena alimentare". Così le vacche
avranno prossimamente anche dalle nostre parti un carico più elevato.
"Gli esseri umani sono colpiti attraverso i prodotti lattiero-caseari".
Tuttavia il "carico a Belgrado e dintorni" sarebbe "molto più elevato".
"Se in quei luoghi tra due anni si analizzasse il latte materno, il
risultato si rispecchierebbe negli inquinanti in esso contenuti"
(Süddeutsche Zeitung, (a), loc. cit., pag. 5).
4.3.2. Effetti delle munizioni DU:
Nell'aprile 1999 diversi media tedeschi annunciavano che la NATO aveva
"confermato, che la forza d'attacco USA impiega in Jugoslavia
munizionamento radioattivo. Allo stesso tempo l'alleanza smentiva però
voci sulla pericolosità per i civili estranei" (Fuldaer Zeitung, 1999,
pag. 3). Questa affermazione della NATO era falsa. Vero è al contrario
che l'impiego di queste munizioni rappresenta un notevole pericolo per
uomo e natura.Allo stato naturale il metallo pesante uranio è un
miscuglio degli isotopi U235 e U238. L'isotopo U235 è presente in questo
metallo pesante soltanto in misura limitata. Per l'utilizzzo dell'uranio
nelle armi nucleari è necessario elevare la quota di U235 con dei
procedimenti di arricchimento. Con ciò avanza U238 in grandi quantità.
Questo U238 viene anche qualificato come depleted uranium
(DU).L'interesse militare per il DU fu svegliato poiché esso possiede
una densità molto più elevata di altri materiali imopiegati nella
produzione di munizioni. Così il DU è quasi tre volte più pesante
dell'acciaio, cosa che ad una granata riempita di DU consente di avere
una forza di penetrazione molto maggiore nei confronti delle corazze dei
veicoli militari. Poiché il DU è più tenero dell'acciaio, esso si
polverizza nel penetrare le corazze. Se un tale proiettile colpisce la
superficie del bersaglio, una gran parte dell'energia cinetica si
converte in calore. Allora il proiettile si accende ed agisce
all'interno del carro armato come un proiettile incendiario.
(Rodejohann, 1977, pagg. 39 e segg.) Dopo l' esplosione l'U238 si
comporta da radiotossico, in quanto emette raggi alfa, e da
chemiotossico in quanto metallo pesante. "Secondo ricerche intraprese
nel frattempo la produzione di radioattività alla superficie del
proiettile da me [cioè il prof. Siegwart-Horst Günther] rinvenuto nel
1991 ammontava ad 11 microSievert al minuto. La dose ammessa in Germania
viene definita in 300 microSievert all'anno. Avendo a che fare con un
proiettile di uranio, pertanto, la dose annua si raggiunge
abbondantemente in un giorno" (Günther, 1999, pag. 184). Nell'aria le
particelle di uranio si legano ad areosol. Essi possono essere inalati
attraverso le vie respiratorie od ingeriti attraverso la catena
alimentare. Possibili conseguenze: "anemia, leucemia, tumore osseo,
danni all'embrione" (Wolff, 1998, volantino).
Sebbene la NATO finora si rifiuti di dare indicazioni sulle aree e
quantità di impiego del munizionamento DU, è sicuro che essa ha
adoperato quest'arma nella regione di Prizren. "In aprile, durante il
conflitto del Kossovo, scienziati dell'Istituto Nazionale per la Difesa
della Salute in Macedonia hanno misurato nell'aria valori otto volte più
elevati di quegli emettitori di raggi alfa derivanti dai proiettili di
uranio" (Peterson, 1999, pag. 11). Anche il Ministero dell'Ambiente
serbo ha misurato "in Kossovo una maggiore emisssione radioattiva nella
misura di 3,4 Mega Becquerel. Essa sarebbe stata causata da U238 non
fissile, contenuto nei proiettili sparati dagli aerei americani modello
A-10" (IPPNW, 1999, pag. 23). L'Autorità Britannica per la Protezione
dalle Radiazioni avvertiva in luglio, che i maggiori rischi in Kossovo
erano da ricercare ove erano state sparate munizioni di uranio. Perciò
le truppe britanniche ivi stanziate erano state avvertite di indossare
tute protettive, "se il contatto con obiettivi colpiti da munizioni di
uranio è inevitabile" (Peterson, ibid.). Per un'efficace protezione
della popolazione civile dai persistenti pericoli per la salute di
questi componenti per la salute, nessuno si è in ogni caso finora
dichiarato competente.
4.4. I danni ambientali persistenti erano prevedibili (art. 35 sez. 3,
55 sez. 1, PA I)
Le prove qui esposte del fatto che la NATO con la sua condotta bellica
abbia causato danni estesi, duraturi e gravi all'ambiente naturale e
sociale, volgono l'interesse sull'interrogativo, se essa abbia agito in
modo premeditato od inconsapevole. Il Governo Federale ha preso la
seguente posizione al riguardo. "La pianificazione degli obiettivi, cioè
l'individuazione dei bersagli e la scelta della procedura d'attacco era
studiata in modo tale da evitare possibili danni collaterali,
soprattutto ai civili, ma anche all'ambiente. Perciò la NATO ha
impiegato una complessa procedura, in cui giocavano un ruolo tutte le
informazioni disponibili sul bersaglio stesso, su possibili bersagli
collaterali, così come sull'azione dei vari tipi di armamento in
questione nel combattimento. In parte sono state usate simulazioni
computerizzate, per testare l'arma col più ridotto rischio di danni
collaterali. Dei giuristi hanno valutato ogni bersaglio dal punto di
vista della liceità del combattimento secondo il diritto internazionale"
(Parlamento Tedesco -Bundestag, Drs. 14/1788, pag. 4).
Questa argomentazione non convince affatto, perché non chiarisce i danni
ambientali duraturi della guerra. Ancor più notevole è il riferimento al
diritto internazionale, e ciò per due motivi. In primo luogo poiché
all'interno degli Stati belligeranti v'erano concezioni notevolmente
diuverse su ciò che nell'ambito della Operation Allied Force era o non
era conforme a diritto internazionale. Contrariamente agli altri Stati
della NATO, gli Stati Uniti da oltre vent' anni non hanno ratificato i
relativi trattati di diritto internazionale bellico. In secondo luogo,
in quanto esso suscita la questione su che tipo di giuristi
internazionalisti debbano essere quelli che ritengono conformi a diritto
internazionale dei metodi di condotta bellica secondo i quali è lecito
utilizzare impianti chimici come armi ecologiche secondarie, al fine di
condurre una guerra chimica contro natura ed uomo senza armi chimiche. E
se i pianificatori di obiettivi abbiano effettivamente impiegato allo
scopo simulazioni computerizzate, non si potrà indagare fintanto che i
ministeri della guerra della NATO non renderanno pubblici le analisi,
segretate, degli effetti delle armi (BDA: Battle Damage Assessment)
(Bundestag tedesco, loc. cit., pag. 3). In conclusione con tali
simulazioni i militari avrebbero potuto scegliere anche l'arma più
pericolosa.
Nel caso di Pancevo vi sono indizi che convalidano questa ipotesi. Dopo
i bombardamenti dell'impianto di VCM della fabbrica chimica HIP AZOTARA
con missili Cruise si sprigionò tra l'altro del fosgene, una sostanza
una volta e mezzo più velenosa dell'acido cianidrico (o prussico).
"After the bombing on April 15 and 18, and thus after the distruction of
the VCM plant by fire, test results showed the following pollution
levels: [...]phosgene: concentration detected: 10 ppm; concentration
causing irritation: 1-3 ppm; lethal concentration: 10 ppm"
(Stephan/Strobel/Klaß, loc. cit., pagg. 21 e segg.). 1 ppm (parte per
milione) è l'abbreviazione riferita al peso (1 mg/kg). Con tali attacchi
la NATO ha messo in pericolo consapevolmente vita, salute e sicurezza
della popolazione civile, come anche la biosfera nell'area urbana di
Belgrado. Consapevolmente, giacché essa poteva prevederne le conseguenze
devastanti. L'alleanza militare aveva sviluppato già due decenni fa un
marcato interesse proprio per gli scenari di ricaduta del fosgene. Uno
degli studiosi di ricadute dell'epoca, nel frattempo divenuto membro
della direzione della Shell tedesca s.p.a., il chimicon Fritz
Vahrenholt, riferiva nel 1979 in un simposio NATO a Roma i risultati
delle relative simulazioni al computer: "Quanto al fosgene, che fu
impiegato nella guerra mondiale come arma chimica contro i Francesi e
che oggi è utilizzato in una serie di processi chimici, nel 1978 è stato
calcolato dal TÜV (ente di supervisione tecnica) della Renania quali
effetti potrebbe avere una ricaduta in condizioni estremamente
sfavorevoli: in regioni densamente popolarte come la zona di Colonia
oltre 2. 000 morti e quasi 20.000 feriti gravi" (Vahrenholt, 1982, pag.
193). Nel 1979 la ricerca fu ripetuta, su incarico della NATO, dal
meteorologo berlinese Bernd Gutsche, con un modello di diffusione
matematico-meteorologico. Risultato: "A seconda delle condizioni
meteorologiche una nube di fosgene si può estendere fino a sei, ma anche
oltre 100 chilometri, nel qual caso nella zona interna morirebbe un
abitante su due. Nel caso peggiore potrebbe essere investita un area di
circa 1200 chilometri quadrati" (Gutsche, 1980, pag. 217). La quantità
critica di questi prodotti chimici esplosivi in grado che potrebbe
causare una tale dinamica catastrofica, consiste di 2 tonnellate. Quanti
morti o feriti si aspettava la NATO nell'aprile del999 dal suo attacco
alcomplesso chimico? Evidentemente dobbiamo riconsiderare il nostro
concetto di guerra chimica. Guerre chimiche moderne non vengono più
condotte con armi chimiche primarie, bensì secondarie, cioè attraverso
il bombardamento, secondo le condizioni ecologiche e metereologiche, di
impianti contenenti sostanze e/o energie pericolose.
Dal momento che i pianificatori di guerra della NATO conoscevano la
quantità critica di questi prodotti chimici, che agiscono in modo simile
alle armi chimiche se liberate durante un attacco, io rinfaccio loro che
proprio l' incontrollabilità delle ricadute chimiche di natura militare
è insita nell' elemento tattico essenziale della condotta di guerra.
Questa ipotesi è suffragata dall' ufficio federale per l'ambiente
attraverso la seguente congettura sulla prognosi di ricaduta:
"generalmente si presuppone che attraverso la liberazione, incendio,
esplosione di sostanze pericolose:
? in impianti di raffinerie petrolifere sono coinvolti tutti i derivati
compreso l'idrocarburo policiclico;
? in fabbriche di concimi sono coinvolti in particolare ammoniaca, acido
nitrico, fosfati; in caso di incendi bisogna mettere in conto grandi
quantità di gas nitroso;
? inoltre nel caso di serbatoi di carburante e di magazzini di gas
liquido bisogna tenere conto eventualmente di notevoli danni a causa di
esplosioni con ricaduta di detriti, inoltre gli idrocarburi liquidi
liberati provocano inquinamento del terreno e dell'acqua;[ ]
? in impianti chimici può sussistere un evidente pericolo a causa delle
qualità specifiche dei materiali coinvolti." (UBA,a.a. O, S 4).
I materiali pericolosi possono essere immessi nell'atmosfera, nel
terreno, e perciò sia nelle acque sotterranee che in quelle di
superficie. "Incendi di grandi dimensioni causano, sulla base della
termica connessa, un ampio , sconfinato spargimento di materiale
dannoso." (UBA, ebda. S.5).
Il caso Pancevo spiega infine il perché la NATO riteneva di poter
raggiungere il proprio fine strategico solo coi metodi e mezzi della
condotta bellica ecologica. Essa causò premeditatamente dei danni
collaterali che coinvolsero vaste aree; tali danni parimenti permangono
più a lungo e perciò mettono seriamente in pericolo la salute della
popolazione: e questo con l'intenzione di far insorgere la popolazione
contro il governo da essa scelto. "La campagna aerea della NATO [sic!]
ha contribuito militarmente al cedimento finale di Slobodan Milosevic.
Il presidente jugoslavo si è accorto infine che la popolazione non era
pronta a sopportare più a lungo le privazioni della vita quotidiana
causate dagli attacchi ad obiettivi di rilievo militare". (Deutscher
Bundestag, Drs. 14/1788, p 4).
Solo dalla prospettiva di una condotta di guerra totale devono sembrare
rilevanti dal punto di vista militare tutti gli obiettivi naturali e
sociali. Ma solo in questa prospettiva. Per gli uomini colpiti dalla
guerra, invece, l'affermazione del nostro governo federale secondo cui
gli attacchi aerei NATO "non sono stati rivolti né contro la popolazione
né contro l' economia jugoslava" (Deutscher Bundestag, Drs.14/1788, p.4)
suona come una presa in giro delle loro sofferenze per la guerra .
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
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guerra della NATO ai danni della popolazione di Pancevo e' reperibile
alla URL:
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---
Bombe Nato sulla Jugoslavia.
Una guerra, una guerra ecologica.
di Paolo Bartolomei (ricercatore ENEA - Bologna) e Alberto Tarozzi
(Prof. Sociologia - Univ. Bologna)
E' da poco uscito il rapporto dell'Onu sulle conseguenze ambientali dei
bombardamenti Nato sulla Jugoslavia. Un rapporto ambivalente. Da un lato
l'Onu reclama dalla Nato, senza risposta, informazioni sui luoghi
bombardati, per verificare la presenza cancerogena dell'uranio
impoverito. Inoltre segnala i punti caldi, città' in cui si ritiene
necessario un intervento immediato, per scongiurare sciagure ecologiche.
D'altro lato, le conclusioni Onu negano l'esistenza di una catastrofe e
enfatizzano la presenza di guasti ambientali antecedenti alla guerra.
Qui si inserisce il contributo del prof. Krusewitz, del Politecnico di
Berlino e fondatore dell'Istituto per la ricerca sull'ambiente e sulla
pace di Kunzell, di prossima pubblicazione sull'annuario
Kasselerfriedenratschlag, oltre che collaboratore del bellissimo
documentario Bomben auf den Chemieindustrien presentato al
Cinemaambiente di Torino. La lettura di Krusewitz è orientata a
smantellare l'approccio discolpatorio dell'Onu nei confronti della Nato.
Esiste cioè un diritto internazionale di guerra, la convenzione di
Ginevra, aggiornato in seguito ai crimini perpetrati dagli Usa in
Vietnam coi defolianti. Sulla base di tale diritto, secondo Krusewitz,
l'intervento Nato va ritenuto un crimine di guerra, chimica ed
ecologica, per le sue conseguenze gravi, estese e durevoli, conseguenze
prodotte intenzionalmente. Il che cancella la possibile scappatoia dei
'danni collaterali'. Un'accusa grave come un macigno che 'spiega' i
tentativi dei governi delle Allied force, come l'Italia, di negare, per
evitare il rischio di un'incriminazione come criminali di guerra,
l'esistenza stessa di una guerra, ridotta a 'intervento umanitario' o a
'operazione di polizia'.
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L'AUTORE: Knut Krusewitz, della Technische Universitaet di Berlino,
docente di
Pianificazione ambientale e autore di una delle relazioni più rigorose e
intelligenti sul tema dei bombardamenti nei Balcani (industrie chimiche
e uranio), pubblicata da 'Il Manifesto' del 4.1.2000 p. 10.
(http://www.geocities.com/Paris/Chateau/9161/comitato/krusewitz.html)
10 novembre 1999
traduzione: 20 novembre 1999
a cura di Alberto Tarozzi
Versione integrale
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NATO.: condotta di guerra e conseguenze ambientali
1. Proposizione del problema.
La domanda che deve porsi dal punto di vista delle scienze ambientali è
quali metodi bellici e quali mezzi la NATO abbia utilizzato durante la
sua Operation Allied Force e quali danni essa abbia causato all'ambiente
naturale e sociale. La domanda deve essere posta in quanto sussiste il
fondato sospetto che l'alleanza bellica contro la Jugoslavia abbia
urtato i principi e le norme del Trattato sul divieto di guerra
ecologica e contro il divieto di danneggiamento ambientale prescritto
dal diritto internazionale umanitario. Le relative prescrizioni del
diritto internazionale bellico includono in primo luogo l'intenzionale
danneggiamento dell'ambiente nell'ambito della condotta bellica. Inoltre
esse si applicano anche ai danni collaterali, se questi conducono a
conseguenze dannose gravi, estese e durature, e perciò portano con sé un
perturbamento significativo della vita umana, delle risorse naturali ed
economiche. In questo caso sarebbe rilevante non solo dal punto di vista
ambientale, ma anche di quello del diritto internazionale poter provare
che l'Alleanza abbia fatto uso nell'ambito della sua condotta bellica di
metodi e mezzi che dal punto di vista ambientale erano mirati o da cui
ci si doveva aspettare che essi causassero danni ambientali persistenti
di simile entità. Si tratterebbe allora di gravi violazioni delle leggi
e consuetudini belliche, che potrebbero essere punite come crimini di
guerra.
Su questo sfondo è divenuta un argomento di dibattito internazionale la
questione se il bilancio ambientale della guerra consenta la conclusione
che la NATO abbia effettivamente condotto una guerra ecologica contro la
Jugoslavia. Con il mio contributo io cerco di dare un apporto al
chiarimento di questa controversia. A questo fine è necessario
innanzitutto trattare dei danni ambientali nel teatro di guerra; infine
cercherò di ordinare e valutare questi danni secondo il diritto
internazionale.
2. Come si comunicano e valutano i danni ambientali di guerra?
2. 1. Per la critica del concetto dell'UNEP.
Già durante la guerra, ancor prima che vi fosse il primo bilancio
empirico dei danni ambientali, il direttore esecutivo del Programma
Ambientale delle Nazioni Unite (ingl.: United Nations Environmental
Programme: UNEP), l'ex ministro dell'ambiente Klaus Töpfer
(cristiano-democratico), riferì che la guerra non aveva causato alcuna
catastrofe ecologica. L'11 maggio 1999 costui rese nota la costituzione
di una Balkan Task Force (BTF), un gruppo di lavoro speciale per
l'ambiente nell'area di guerra. Esso avrebbe dovuto "raccogliere e
confrontare informazioni credibili sulle conseguenze ambientali della
crisi del Kossovo" (Haavisto, 1999), al fine di togliere fondamento a
"speculazioni su una catastrofe ecologica dovuta alla guerra del
Kossovo" (Süddeutsche Zeitung, (a), 1999, p. 7). Infatti a Töpfer non
interessavano speculazioni, ma cose concrete. La sua BTF doveva
raccogliere per tempo determinate informazioni ambientali, con cui la
NATO potesse eventualmente provare di aver condotto una guerra conforme
a diritto internazionale. Mentre Töpfer strumentalizzava l'UNEP e la
BTF, rendeva ogni dichiarazione sul significato ecologico della guerra
un argomento ambientale e di politica militare, ma soprattutto di
diritto internazionale dalla forza dirompente. Dall'UNEP-BTF si pretese
una prestazione apologetica, che strutturò il rapporto interno tra
incarico di indagare, metodo d'indagine e risultato dell'indagine. A
causa della preponderante funzione discolpatoria del rapporto finale
dell'UNEP è giocoforza contrapporvi una critica sui metodi.
2. 2.1. Incarico di indagine:
Töpfer conferì al BTF solo un incarico di indagine tecnicamente
ristretto, che non doveva mettere in luce né gli aspetti militari, né di
giusinternazionalistici, né sociali del problema ambientale. L'incarico
di indagine non riguardava quindi la questione, evidente dal punto di
vista ecologico e sollevabile dal punto di vista del diritto
internazionale, della concatenazione tra metodi di condotta della guerra
NATO e i danni ambientali che ne sono derivati nella regione dei
Balcani. Pekka Haavisto, direttore di questa technical mission, formulò
poi questo equivoco concetto di indagine in un programma di valutazione
apparentemente obiettivo: "L'incarico viene suddiviso tra cinque gruppi
tematici: 1. Stima dei danni ambientali derivanti dagli impianti
industriali distrutti; 2. Danubio; 3. Conseguenze della guerra sulle
risorse naturali; 4. Effetti a lungo termine della guerra sulla salute
degli uomini e sull'ambiente; 5. Insediamenti umani." (Haavisto, ibid.).
Al contrario di quanto annunciato la BTF non si occupò in loco degli
"effetti a lungo termine della crisi sulla salute umana e
sull'ambiente". Ciò potrebbe essere effettuato da uno studio di lungo
periodo ordinato di recente dalla Commissione Europea. Il suo titolo:
"Valutazione accurata degli influssi sull'ambiente della guerra in
Jugoslavia" (Commissione Europea, 1999). Il suo rapporto finale verrà in
essere tuttavia solo nell' autunno del 2000. Il Gruppo di lavoro UNEP ha
tentato nonostante ciò di valutare la contaminazione dell'ambiente
dovuta al munizionamento all'uranio impoverito (depleted uranium: DU).
Esso fu costretto a convocare un Depleted Uranium Desk Asessment Group
(che si riuniva a Ginevra), giacché la NATO si era rifiutata di fornire
indicazioni sulla quantità di armi DU impiegate e sui loro bersagli.
2.2.2. Metodo di indagine:
La direttiva politica del direttore UNEP propiziò presso la BTF una
percezione specifica delle conseguenze ecologiche della guerra, che
rimase quindi allineata non a riflessioni di natura obiettiva, quanto
piuttosto di natura opportunistica. Dal momento in cui la BTF accettò
acriticamente la direttiva extrascientifica del suo committente
politico, andò perfino ad oscurare quegli ambiti di realtà
scientificamente considerevoli, che un resoconto obiettivo avrebbe
sicuramente resi parte costitutiva di un'analisi e valutazione
imparziale.
La BTF concepì il suo programma d'indagine in modo tale da relegare in
un novero di dati extrascientifico la connessione tematica tra condotta
bellica NATO, scelta dei mezzi bellici e danni ambientali da esse
provocati. Solo in questo modo essa poteva considerare i gravi danni
della guerra all'ambiente naturale e sociale come meri danni
collaterali, a guisa di "incidenti sul lavoro" di guerra.
2.2.3. Risultati dell'indagine.
Non pare aver minimamente disturbato la BTF il dover presentare un
rapporto il cui riusultato era già stabilito prima che si esaminasse la
prima misurazione dei danni in loco, premessa irrinunciabile della
valutazione tecnica dei danni ambientali di guerra. Nonostante -od a
causa- dell'immunizzazione politicamente stabilita della realtà e della
connessa minimizzazione del problema la BTF trovò prove sul fatto che la
Nato aveva ripetutamente causato consistenti danni ambientali in quattro
località, cioè Pancevo, Kragujevac, Novi Sad e Bor. I risultati delle
loro indagini furono banali, giacché essi confermarono soltanto ciò che
esperti ed esperte di disastri sapevano già in precedenza:
chi distrugge militarmente complessi industriali - installazioni
petrolchimiche, raffinerie, depositi di carburante, centrali elettriche,
fabbriche di munizioni, di fertilizzanti, ed impianti chimici - libera
con ciò sostanze nocive all'ambiente ed alla salute, che naturalmente si
depositano anche nelle vicinanze degli impianti bombardati. Ma certo non
solo lì, giacchè esse si diffondono a grande distanza con le termiche, i
venti, il ciclo delle acque. La BTF trascurò deliberatamente questo
importante dato di fatto ecologico, nonostante allora le fossero noti i
risultati delle misurazioni al riguardo eseguite dal Dipartimento di
Tecniche Ambientali dell'Università Demokritos di Xanthi (Tracia)
(Rapsomanikis, 1999 pag. 1-4; Süddeutsche Zeitung, (b) 1999, pag. 5).
Ergo: il concetto metodico dell'UNEP-BTF non era minimamente idoneo all'
elaborazione di un bilancio dei danni ambientali che sarebbe bastato
alla loro stessa pretesa di presentare "un rapporto completo che sia
neutrale, obiettivo e scientificamente credibile" (Haavisto, ibid.).
Perciò la parte empirica del rapporto UNEP contribuiva ben poco al
chiarimento del quesito qui trattato, se la NATO abbia o meno condotto
una guerra ecologica.
2.3. Problematica della pianificazione ambientale.
Le guerre mondiali e le successive forme della "moderna" condotta di
guerra hanno causato danni non soltanto all'ambiente naturale, ma anche
a quello sociale (Krusewitz, 1985; idem, 1999, pag. 5-7). Compito di una
scienza ambientale illuministica è perciò rilevare e valutare non solo i
"danni collaterali ecologici", effetti primari della guerra, alla qual
cosa si è limitata essenzialmente la UNEP-BTF, ma anche i suoi effetti
secondari e terziari. Se la guerra contro la Jugoslavia abbia in effetti
causato soltanto danni collaterali all'ambiente naturale, o se non abbia
prodotto piuttosto pregiudizi macroscopici, duraturi e gravi
all'ambiente naturale e sociale, può giudicarsi solo se si esaminano i
suoi effetti primari, secondari e terziari. A questo fine utilizzo un
metodo di ricerca che ho sviluppato nell'analisi delle guerre moderne.
2. 3.1. Effetti primari.
Quali metodi e mezzi di condotta bellica ha scelto la NATO? Quali armi
vi ha impiegato? Quali sostanze tossiche/cancerogene/radioattive sono
finite nell' ambiente, da quali sorgenti provenivano, in quali quantità
ciò è accaduto e come si sono diffuse nello spazio? Quali danni si
possono documentare nella biosfera (nel bilancio naturale regionale),
nei paesaggi culturali, nei territori protetti, nei territori di
ricreazione, come pure nelle regioni-modello internazionali (riserve
della biosfera dell'UNESCO)? Con riguardo agli effetti primari della
guerra si conosce qualche cosa rispetto ai danni ambientali di limitata
estensione, ma poco riguardo a quelli di ampio raggio. Dati primari sono
stati rilevati soprattutto presso i siti industriali bombardati. Sono
stati aggrediti e distrutti da attacchi con bombe o missili oltre 20
impianti che contenevano sostanze e/o energie pericolose come:
? Raffinerie di petrolio, oleodotti, depositi di carburante, stazioni di
carico;
? Impianti industriali chimici e farmaceutici;
? Fabbriche di ammoniaca, fertilizzanti e fitofarmaci.
Con ciò sono state liberate in un'area considerevole sostanze
cancerogene, tossiche ed ecotossiche. Finora tali inquinanti sono stati
misurati e segnalati nelle seguenti località (Stephan/Strobel/Klaß,
1999; FOCUS, 1999; Tehnokratia, 1999; UNEP/UNCHS, 1999):
? Pancevo
1,2 dicloroetano (ECD), cloruro di vinile monomero (VCM), diossina,
furani, fosgene, benzo(á)pirene, ammoniaca, bifenili policlorati (PCBs),
mercurio, anidride solforosa, ossido d'azoto, fuliggine, fumo;
? Kragujevac
PCBs, diossina, furani, benzolo, toluolo, tetracloroetilene,
tricloroetano, rame, zinco, cobalto;
? Novi Sad
PCBs, ç-esano, idrocarburi liquidi, anidride solforosa, piombo,
mercurio, fuliggine, fumo;
? Bor
PCBs, rame, arsenico, cadmio, piombo, zinco;
? Kraljevo
idrocarburi liquidi, gasolio, toluolo, benzolo;
? Nis
idrocarburi liquidi, PCBs, diossina;
? Novi Beograd
idrocarburi liquidi, benzina;
? Smederova
fuliggine, fumo, PCK, idrocarburi liquidi; Cacak: metalli pesanti.
Questi gli effetti primari della guerra. E' incontestabile che la
Operation Allied Force ha danneggiato notevolmente l'ambiente naturale
nei dintorni dei complessi industriali distrutti, e con ciò ha
compromesso la salute della popolazione. E' tuttavia controverso se i
danni all'ambiente siano solo notevoli o non piuttosto gravi, estese e
durature. Su ciò ritornerò nella sezione dedicata alla valutazione della
condotta di guerra secondo il diritto internazionale.
2.3.2. Effetti secondari.
Come agiscono tali inquinanti e tali danni ambientali su uomini, salute,
agricoltura, forestazione, risorse acquee, aree protette,
regioni-modello, approvigionamento idrico, infrastrutture del traffico,
ed insediamenti? Quali tendenze seguono nel corso del tempo le
concentrazioni degli inquinanti e quali ne sono i motivi? Si devono
adottare misure di emergenza in aree ad alto rischio (per es. presso le
fabbriche chimiche distrutte)? Quali procedure tecniche devono essere
messe in atto per la diminuzione o l' eliminazione dei danni? Le
discariche militari sono riconoscibili e da risanare? Può essere
ripristinato lo status quo ante ecologico? In questo momento nella
Repubblica Jugoslava sono stati rilevati solo pochi dati riguardanti gli
effetti secondari. Ciò per motivi di politica interna, per le sanzioni,
per motivi strutturali, ma anche per motivi legati alle tecniche di
misurazione ambientale, di cui non ci si occupa più dettagliatamente.
Tuttavia, nel caso dei complessi industriali bombardati a Pancevo, si
può esporre in modo esemplare il nesso causale tra effetti sull'ambiente
della condotta bellica NATO primari e secondari. La NATO attacca più
volte con missili (Cruise Missiles) la località industriale Pancevo - un
complesso di stabilimenti petrolchimici, raffinerie di idrocarburi,
fabbriche di fertilizzanti, impianti di cloruro di vinile monomero ed
etilene - e lo distrugge insieme con i suoi grandi depositi. Le sostanze
tossiche da ciò sprigionate formavano ad ogni attacco nubi tossiche, che
contenevano di volta in volta miscugli corrosivi di ECD, cloruro di
vinile monomero (VCM), diossine, fosgene, anidride solforosa, ossidi di
azoto, benzo(á)pirene ed ammoniaca.
In alcune notti di bombardamento le concentrazioni di veleni erano
altrettanto alte che dopo un grande attacco con armi chimiche. La
popolazione è stata ripetutamente esposta, in quasi tutti i casi
indifesa, a queste sostanze tossiche. Perciò i danni alla salute "si
mostreranno in parte soltanto fra molti anni" (Stephan, 1999, pag. 42).
2.3.3. Effetti terziari.
Quali costi per l'economia nazionale sorgeranno dai programmi di
ricostruzione e risanamento? Chi li finanzierà? Come agiranno le
conseguenze della guerra sul mercato e sulle condizioni del lavoro? Come
i costi naturali e sociali della guerra cambieranno lo standard di vita,
le condizioni culturali ed educative della società? Le opzioni di
sviluppo economiche, politiche ed internazionale delle parti in
conflitto sono ragguardevolmente limitate? I danni economici sono perciò
significativi dal punto di vista della pianificazione ambientale, poiché
le loro dimensioni decidono se, e, se sì, sotto quali condizioni, si
potranno sostenere i costi ambientali naturali e sociali della guerra. I
tre settori-chiave dell'industria jugoslava, chimico, energetico,
metallurgico sono stati gravemente danneggiati. La petrolchimica, il
ramo industriale più redditizio del paese, è quasi completamente
distrutto, con nefaste ed incalcolabili conseguenze ecologiche, il
moderno impianto chimico Petrohemija di Pancevo è stato raso al suolo.
Altrettanto distrutte sono entrambe le fabbriche di fertilizzanti di
Novi Sad e Pancevo. Ciò significa "un'ipoteca particolarmente pesante
per il futuro. La Jugoslavia è un paese agricolo, ed è sopravvissuta
agli anni dell 'isolamento solo della propria produzione alimentare.
Negli anni scorsi la quota dell'agricoltura nel prodotto interno lordo è
salita dal 35 a quasi il 50%" (Israel, 1999, pag. 8). A Pancevo si
trovavano anche le maggiori raffinerie della Jugoslavia, che ora sono
ridotte in macerie. L'economia energetica è il secondo settore economico
fondamentale che è stato duramente danneggiato dalla guerra. "Nel
settore-chiave della metallurgia gli stabilimenti del gruppo Zastava,
soprattutto a Kragujevac, sono stati largamente distrutti. 120 imprese
fornitrici dipendono da questo complesso industriale automobilistico"
(Spiegel, 1999, pag. 153).
Un primo bilancio degli effetti terziari nell'economia nazionale
presenta, secondo l'inventario di un economista jugoslavo, il seguente
quadro: "A causa della guerra e delle sue conseguenze la produzione
industriale nella Repubblica Federale Jugoslava, confrontata coll'anno
precedente, calerà del 44, 4% [...]. Il prodotto interno lordo dovrebbe
affondare del 40,7%, l' impotr-export di oltre il 50%, la disoccupazione
dovrebbe salire al 32,6%" (Süddeutsche Zeitung, 1999, pag. 25).
3. Valutazione dei danni ambientali secondo il diritto internazionale
bellico.
Alla spiegazione della questione, se la NATO abbia condotto una guerra
ecologica contro la Jugoslavia contribuisce il diritto internazionale
bellico. Le norme ed i principi relativi si trovano:
? nell'accordo sul divieto dell'uso militare o comunque ostile di
tecniche che alterino l'ambiente, unitamente all'appendice e intesa del
18 maggio 1977 - accordo sul divieto di guerra ecologica, ingl.:
Environmental Mpodification Convention, citato come ENMOD-Convention
(Fahl, 1980, pagg. 136-143)
? nel 39° protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977 alla Convenzione di
Ginevra del 12 agosto 1949 sulla protezione delle vittime dei conflitti
armati -citato come PA I- (Randelzhofer, 1999, pagg. 569-617).
In base all'esperienza della condotta bellica USA in Vietnam l'ONU varò
nel 1977 la ENMOD-Convention; la Repubblica Federale Tedesca la ratificò
nel 1983.
Secondo l'art. I dell'accordo è vietato l'uso "di tecniche che alterino
l' ambiente che producano effetti gravi, estesi e duraturi" come mezzo
di condotta bellica. "Il bersaglio è dunque l'uso delle cosiddette
environmental modification techniques come strumenti militari, cioè il
mirato abuso dell'ambiente come arma" (Oeter, 1994, pag. 98). Ogni
"manipolazione" militare "dei processi naturali" (art. II) è pertanto
interdetta.
Le Intese (Understandings) sugli articoli I e II stabiliscono che si
intende "esteso" un ambito di varie centinaia di chilometri quadrati;
per "duraturi" s'intendono danni militari che si prolungano per vari
mesi (circa una stagione), e "grave" è un effetto che porta con sé
disturbi seri e significativi alla vita umana, alle risorse economiche e
naturali e ad altri beni.
Se viene violato uno di questi limiti, entra in gioco il divieto
dell'ENMOD. Con l'art. 35, sez. 3, PA I e le norme complementari
dell'art. 55 nello stesso Protocollo Aggiuntivo è stato "introdotto un
assoluto divieto di danni ambientali persistenti nel diritto
internazionale umanitario" (Oeter, ibid.). Se è chiaro o presumibile che
si pervenga a danni ambientali gravi, estesi e duraturi, anche l'impiego
di tali mezzi e metodi dannosi per l'ambiente non è più ammissibile,
nemmeno se asseritamente necessario dal punto di vista militare.
Arrecare consapevolmente od accettare semplicemente il rischio di creare
danni gravi e persistenti all'ambiente sono coomportamenti con ciò
pienamente considerati nell'ambito della condotta bellica.
Le norme del protocollo aggiuntivo I superano in principio il divieto
della ENMOD. Non vi sono solo compresi l'intenzionale danneggiamento
dell'ambiente nell'ambito della condotta bellica (come nel caso della
convenzione sul divieto di guerra ecologica), ... ... ... ... danni
collaterali" (Oeter, ibid.). Poiché ogni condotta bellica causa notevoli
danni collaterali all'ambiente, la questione sulle disposizioni
limitative della guerra nel Protocollo Aggiuntivo I non è soltanto di
prevalente interesse militare, ma anche di interesse per la pace. "La
Conferenza Diplomatica ha perciò utilizzato i concetti-soglia esteso,
duraturo e grave impiegati analogamente alla ENMOD, non ugualmente in
modo alternativo (come per la ENMOD) ma in modo cumulativo. Solo i danni
collaterali coinvolgenti grandi superfici, che contemporaneamente
persistono per lunghi lassi di tempo e che inoltre comportano gravi
pregiudizi per l' ambiente, sono compresi dai divieti dell'art. 35, 3°
co., e 55 del PA I (Oeter, loc. cit. pag. 99).
4. Applicazione dei criteri di valutazione giusinternazionalistici alla
condotta bellica della N.A.T.O.
Si ammette qui che una complessiva, sistematica analisi dei dati
rilevanti dal punto di vista ambientale, se fosse in effetti possibile,
non è stata fino a questo momento (ottobre 2999) ancora fornita.
Tuttavia le informazioni introdotte nei dati sono sufficienti ad
ottenere istruttivi risultati sul nesso causale tra condotta bellica e
conseguenze ambientali; conformemente a ciò determinati effetti primari,
secondari e terziari sono duraturi, si presentano in modo esteso, ed
indicano danni gravi all'ambiente naturale, dai quali la salute della
popolazione è considerevolmente minacciata.
4.1. Danni ambientali duraturi.
Violazioni delle disposizioni delle intese relative all'art. I, II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, art. 55, sez. 1, PA
I. Al contrario dell'impressione comunicata dal Gruppo di lavoro
dell'UNEP, raccolta dei dati e valutazione della pericolosità dei danni
ambientali si mostrano complicate, poiché con la distruzione dei
complessi industriali si sono formate contaminazioni miste di varie
sostanze. "L'effetto dell' interazione di tali miscugli di inquinanti
nel sottosuolo è assai difficilmente valutabile ed ancora poco
studiato". (UBA, 1999, pag. 9). "Sicuramente dal ciò che resta dalla
distruzione di discariche industriali deriverà nelle regioni colpite una
minaccia per gli esseri umani che agirà ben oltre la fine della guerra".
Questo giudizio prognostico è stato confermato dall'Ufficio per le
sostanze pericolose (Halle) e dall'÷ko-Control (Dessau) nel caso di
Opovo: "Near Opovo, forest damage which suggests contamination by fumes
was clearly perceptible. [...] Crop losses (probably over a period of
several years) should be taken in account, as well as a detrimental
impact upon the natural fauna and flora" (Stephan/Strobel/Klaß, loc.
cit., pag. 54).
4.2. Danni ambientali estesi.
Violazioni delle disposizioni delle intese sugli artt. I e II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, ed art. 55, sez. I,
PA I. Inoltre la minaccia si estende largamente oltre le regioni
colpite. Due prove empiriche al riguardo:
? "The results from Pancevo (including Opovo) and Novi Sad show that the
chemical consequences of the war are not limited to local effects but
are of at least regional impact, and since they also effect the Danube
they could have also trans-border impacts" (Stephan/Strobel/Klaß, loc.
cit., pag. 54).
? "Between March 24 and June 10, 1999 a large number of chemicals were
ejected in the atmosphere because of air strikes in chemical industries
and oil storage facilities in former Yugoslavia. Chemicals released in
the atmosphere under suitable meteorological conditions can be
transported across borders to large distances. The releases contain not
only conventionel air pollutants but also semi-volatile organic
compounds (SVOs) which include dioxins, furans, PCBs, PAHs and organic
phthalates, all known to be hazardous to health" (FOCUS, 1999).
Resta da chiarire come mai soltanto istituti ecologici greci abbiano
misurato la diffusione di inquinanti su spazi estesi in Europa.
4.3. Danni ambientali gravi.
Violazioni delle disposizioni nelle intese relative agli artt. I, II
della ENMOD-Convention in relazione agli artt. 35, sez. 3; 54, sez. 2,
55 sez. 1, PA I. L'Ufficio Federale dell'Ambiente (Umweltbundesamt: UBA)
già il 5 maggio 1999 avvisava che per le conseguenze ambientali della
guerra un "uso civile di larga parte di queste regioni non sarà
possibile per la minaccia alla salute derivante dalla contaminazione del
suolo e delle acque profonde e superficiali" (UBA, 1999, pag. 10).
Questa previsione è stata finora confermata in due gravi casi. Si tratta
del significativo danneggiamento delle risorse naturali ed economiche,
come anche della vita umana, in un caso per lo sprigionamento di
policlordibenzodiossine (PCDDs: diossina di Seveso) e di
policlordibenzofurani (PCDFs); ed altrettanto nell'altro caso, relativo
allo sprigionamento di prodotti radiotossici e chemiotossici della
disintegrazione di munizioni di uranio (munizioni DU).
4.3.1. Azione dei PCDDs e PCDFs:
"It can be claimed that considerable amounts of PCDDs/PCDFs must have
been distributed by gas clouds. [It] would therefore be necessary [to]
examine the contamination of agricultural and horticultural lands over
which the gas clouds passed, the substances carried by the clouds would
have been partly distributed by precipitation. The values obtained [...]
reach limits for agricultural and horticultural land use and suggest the
need for inspection and remidial action of restricted use"
(Stephan/Strobel/Klaß, loc. cit., pag. 52). Ciò sarebbe "non una
catastrofe ambientale, ma chiaramente una perturbazione dell'ambiente",
sentenzia il direttore della Divisione Chimica Ambientale
dell'Università di Ulm, Karlheinz Ballschmiter. I cancerogeni furani e
diossine sarebbero immagazzinati prevalentemente nei prodotti agricoli
ed "al 95 per cento introdotti nella catena alimentare". Così le vacche
avranno prossimamente anche dalle nostre parti un carico più elevato.
"Gli esseri umani sono colpiti attraverso i prodotti lattiero-caseari".
Tuttavia il "carico a Belgrado e dintorni" sarebbe "molto più elevato".
"Se in quei luoghi tra due anni si analizzasse il latte materno, il
risultato si rispecchierebbe negli inquinanti in esso contenuti"
(Süddeutsche Zeitung, (a), loc. cit., pag. 5).
4.3.2. Effetti delle munizioni DU:
Nell'aprile 1999 diversi media tedeschi annunciavano che la NATO aveva
"confermato, che la forza d'attacco USA impiega in Jugoslavia
munizionamento radioattivo. Allo stesso tempo l'alleanza smentiva però
voci sulla pericolosità per i civili estranei" (Fuldaer Zeitung, 1999,
pag. 3). Questa affermazione della NATO era falsa. Vero è al contrario
che l'impiego di queste munizioni rappresenta un notevole pericolo per
uomo e natura.Allo stato naturale il metallo pesante uranio è un
miscuglio degli isotopi U235 e U238. L'isotopo U235 è presente in questo
metallo pesante soltanto in misura limitata. Per l'utilizzzo dell'uranio
nelle armi nucleari è necessario elevare la quota di U235 con dei
procedimenti di arricchimento. Con ciò avanza U238 in grandi quantità.
Questo U238 viene anche qualificato come depleted uranium
(DU).L'interesse militare per il DU fu svegliato poiché esso possiede
una densità molto più elevata di altri materiali imopiegati nella
produzione di munizioni. Così il DU è quasi tre volte più pesante
dell'acciaio, cosa che ad una granata riempita di DU consente di avere
una forza di penetrazione molto maggiore nei confronti delle corazze dei
veicoli militari. Poiché il DU è più tenero dell'acciaio, esso si
polverizza nel penetrare le corazze. Se un tale proiettile colpisce la
superficie del bersaglio, una gran parte dell'energia cinetica si
converte in calore. Allora il proiettile si accende ed agisce
all'interno del carro armato come un proiettile incendiario.
(Rodejohann, 1977, pagg. 39 e segg.) Dopo l' esplosione l'U238 si
comporta da radiotossico, in quanto emette raggi alfa, e da
chemiotossico in quanto metallo pesante. "Secondo ricerche intraprese
nel frattempo la produzione di radioattività alla superficie del
proiettile da me [cioè il prof. Siegwart-Horst Günther] rinvenuto nel
1991 ammontava ad 11 microSievert al minuto. La dose ammessa in Germania
viene definita in 300 microSievert all'anno. Avendo a che fare con un
proiettile di uranio, pertanto, la dose annua si raggiunge
abbondantemente in un giorno" (Günther, 1999, pag. 184). Nell'aria le
particelle di uranio si legano ad areosol. Essi possono essere inalati
attraverso le vie respiratorie od ingeriti attraverso la catena
alimentare. Possibili conseguenze: "anemia, leucemia, tumore osseo,
danni all'embrione" (Wolff, 1998, volantino).
Sebbene la NATO finora si rifiuti di dare indicazioni sulle aree e
quantità di impiego del munizionamento DU, è sicuro che essa ha
adoperato quest'arma nella regione di Prizren. "In aprile, durante il
conflitto del Kossovo, scienziati dell'Istituto Nazionale per la Difesa
della Salute in Macedonia hanno misurato nell'aria valori otto volte più
elevati di quegli emettitori di raggi alfa derivanti dai proiettili di
uranio" (Peterson, 1999, pag. 11). Anche il Ministero dell'Ambiente
serbo ha misurato "in Kossovo una maggiore emisssione radioattiva nella
misura di 3,4 Mega Becquerel. Essa sarebbe stata causata da U238 non
fissile, contenuto nei proiettili sparati dagli aerei americani modello
A-10" (IPPNW, 1999, pag. 23). L'Autorità Britannica per la Protezione
dalle Radiazioni avvertiva in luglio, che i maggiori rischi in Kossovo
erano da ricercare ove erano state sparate munizioni di uranio. Perciò
le truppe britanniche ivi stanziate erano state avvertite di indossare
tute protettive, "se il contatto con obiettivi colpiti da munizioni di
uranio è inevitabile" (Peterson, ibid.). Per un'efficace protezione
della popolazione civile dai persistenti pericoli per la salute di
questi componenti per la salute, nessuno si è in ogni caso finora
dichiarato competente.
4.4. I danni ambientali persistenti erano prevedibili (art. 35 sez. 3,
55 sez. 1, PA I)
Le prove qui esposte del fatto che la NATO con la sua condotta bellica
abbia causato danni estesi, duraturi e gravi all'ambiente naturale e
sociale, volgono l'interesse sull'interrogativo, se essa abbia agito in
modo premeditato od inconsapevole. Il Governo Federale ha preso la
seguente posizione al riguardo. "La pianificazione degli obiettivi, cioè
l'individuazione dei bersagli e la scelta della procedura d'attacco era
studiata in modo tale da evitare possibili danni collaterali,
soprattutto ai civili, ma anche all'ambiente. Perciò la NATO ha
impiegato una complessa procedura, in cui giocavano un ruolo tutte le
informazioni disponibili sul bersaglio stesso, su possibili bersagli
collaterali, così come sull'azione dei vari tipi di armamento in
questione nel combattimento. In parte sono state usate simulazioni
computerizzate, per testare l'arma col più ridotto rischio di danni
collaterali. Dei giuristi hanno valutato ogni bersaglio dal punto di
vista della liceità del combattimento secondo il diritto internazionale"
(Parlamento Tedesco -Bundestag, Drs. 14/1788, pag. 4).
Questa argomentazione non convince affatto, perché non chiarisce i danni
ambientali duraturi della guerra. Ancor più notevole è il riferimento al
diritto internazionale, e ciò per due motivi. In primo luogo poiché
all'interno degli Stati belligeranti v'erano concezioni notevolmente
diuverse su ciò che nell'ambito della Operation Allied Force era o non
era conforme a diritto internazionale. Contrariamente agli altri Stati
della NATO, gli Stati Uniti da oltre vent' anni non hanno ratificato i
relativi trattati di diritto internazionale bellico. In secondo luogo,
in quanto esso suscita la questione su che tipo di giuristi
internazionalisti debbano essere quelli che ritengono conformi a diritto
internazionale dei metodi di condotta bellica secondo i quali è lecito
utilizzare impianti chimici come armi ecologiche secondarie, al fine di
condurre una guerra chimica contro natura ed uomo senza armi chimiche. E
se i pianificatori di obiettivi abbiano effettivamente impiegato allo
scopo simulazioni computerizzate, non si potrà indagare fintanto che i
ministeri della guerra della NATO non renderanno pubblici le analisi,
segretate, degli effetti delle armi (BDA: Battle Damage Assessment)
(Bundestag tedesco, loc. cit., pag. 3). In conclusione con tali
simulazioni i militari avrebbero potuto scegliere anche l'arma più
pericolosa.
Nel caso di Pancevo vi sono indizi che convalidano questa ipotesi. Dopo
i bombardamenti dell'impianto di VCM della fabbrica chimica HIP AZOTARA
con missili Cruise si sprigionò tra l'altro del fosgene, una sostanza
una volta e mezzo più velenosa dell'acido cianidrico (o prussico).
"After the bombing on April 15 and 18, and thus after the distruction of
the VCM plant by fire, test results showed the following pollution
levels: [...]phosgene: concentration detected: 10 ppm; concentration
causing irritation: 1-3 ppm; lethal concentration: 10 ppm"
(Stephan/Strobel/Klaß, loc. cit., pagg. 21 e segg.). 1 ppm (parte per
milione) è l'abbreviazione riferita al peso (1 mg/kg). Con tali attacchi
la NATO ha messo in pericolo consapevolmente vita, salute e sicurezza
della popolazione civile, come anche la biosfera nell'area urbana di
Belgrado. Consapevolmente, giacché essa poteva prevederne le conseguenze
devastanti. L'alleanza militare aveva sviluppato già due decenni fa un
marcato interesse proprio per gli scenari di ricaduta del fosgene. Uno
degli studiosi di ricadute dell'epoca, nel frattempo divenuto membro
della direzione della Shell tedesca s.p.a., il chimicon Fritz
Vahrenholt, riferiva nel 1979 in un simposio NATO a Roma i risultati
delle relative simulazioni al computer: "Quanto al fosgene, che fu
impiegato nella guerra mondiale come arma chimica contro i Francesi e
che oggi è utilizzato in una serie di processi chimici, nel 1978 è stato
calcolato dal TÜV (ente di supervisione tecnica) della Renania quali
effetti potrebbe avere una ricaduta in condizioni estremamente
sfavorevoli: in regioni densamente popolarte come la zona di Colonia
oltre 2. 000 morti e quasi 20.000 feriti gravi" (Vahrenholt, 1982, pag.
193). Nel 1979 la ricerca fu ripetuta, su incarico della NATO, dal
meteorologo berlinese Bernd Gutsche, con un modello di diffusione
matematico-meteorologico. Risultato: "A seconda delle condizioni
meteorologiche una nube di fosgene si può estendere fino a sei, ma anche
oltre 100 chilometri, nel qual caso nella zona interna morirebbe un
abitante su due. Nel caso peggiore potrebbe essere investita un area di
circa 1200 chilometri quadrati" (Gutsche, 1980, pag. 217). La quantità
critica di questi prodotti chimici esplosivi in grado che potrebbe
causare una tale dinamica catastrofica, consiste di 2 tonnellate. Quanti
morti o feriti si aspettava la NATO nell'aprile del999 dal suo attacco
alcomplesso chimico? Evidentemente dobbiamo riconsiderare il nostro
concetto di guerra chimica. Guerre chimiche moderne non vengono più
condotte con armi chimiche primarie, bensì secondarie, cioè attraverso
il bombardamento, secondo le condizioni ecologiche e metereologiche, di
impianti contenenti sostanze e/o energie pericolose.
Dal momento che i pianificatori di guerra della NATO conoscevano la
quantità critica di questi prodotti chimici, che agiscono in modo simile
alle armi chimiche se liberate durante un attacco, io rinfaccio loro che
proprio l' incontrollabilità delle ricadute chimiche di natura militare
è insita nell' elemento tattico essenziale della condotta di guerra.
Questa ipotesi è suffragata dall' ufficio federale per l'ambiente
attraverso la seguente congettura sulla prognosi di ricaduta:
"generalmente si presuppone che attraverso la liberazione, incendio,
esplosione di sostanze pericolose:
? in impianti di raffinerie petrolifere sono coinvolti tutti i derivati
compreso l'idrocarburo policiclico;
? in fabbriche di concimi sono coinvolti in particolare ammoniaca, acido
nitrico, fosfati; in caso di incendi bisogna mettere in conto grandi
quantità di gas nitroso;
? inoltre nel caso di serbatoi di carburante e di magazzini di gas
liquido bisogna tenere conto eventualmente di notevoli danni a causa di
esplosioni con ricaduta di detriti, inoltre gli idrocarburi liquidi
liberati provocano inquinamento del terreno e dell'acqua;[ ]
? in impianti chimici può sussistere un evidente pericolo a causa delle
qualità specifiche dei materiali coinvolti." (UBA,a.a. O, S 4).
I materiali pericolosi possono essere immessi nell'atmosfera, nel
terreno, e perciò sia nelle acque sotterranee che in quelle di
superficie. "Incendi di grandi dimensioni causano, sulla base della
termica connessa, un ampio , sconfinato spargimento di materiale
dannoso." (UBA, ebda. S.5).
Il caso Pancevo spiega infine il perché la NATO riteneva di poter
raggiungere il proprio fine strategico solo coi metodi e mezzi della
condotta bellica ecologica. Essa causò premeditatamente dei danni
collaterali che coinvolsero vaste aree; tali danni parimenti permangono
più a lungo e perciò mettono seriamente in pericolo la salute della
popolazione: e questo con l'intenzione di far insorgere la popolazione
contro il governo da essa scelto. "La campagna aerea della NATO [sic!]
ha contribuito militarmente al cedimento finale di Slobodan Milosevic.
Il presidente jugoslavo si è accorto infine che la popolazione non era
pronta a sopportare più a lungo le privazioni della vita quotidiana
causate dagli attacchi ad obiettivi di rilievo militare". (Deutscher
Bundestag, Drs. 14/1788, p 4).
Solo dalla prospettiva di una condotta di guerra totale devono sembrare
rilevanti dal punto di vista militare tutti gli obiettivi naturali e
sociali. Ma solo in questa prospettiva. Per gli uomini colpiti dalla
guerra, invece, l'affermazione del nostro governo federale secondo cui
gli attacchi aerei NATO "non sono stati rivolti né contro la popolazione
né contro l' economia jugoslava" (Deutscher Bundestag, Drs.14/1788, p.4)
suona come una presa in giro delle loro sofferenze per la guerra .
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dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
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