Informazione

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Cento milioni (di dollari N.d.T.) per la democrazia?

Come gli Stati Uniti hanno creato un'opposizione corrotta in Serbia

Quando i risultati elettorali in Jugoslavia erano ancora incerti,
abbiamo pubblicato degli estratti di un testo sull'opposizione serba
scritto da Michel Chossudovsky (Canada), Jared Israël (USA), Peter
Maher (USA), Max Sinclair (USA), Karen Talbot (Covert Action Quarterly -
USA) e Niko Varkevisser (Global Reflexion, Paesi Bassi). 15-09-2000

www.tenc.net
[I nuovi Abiti dell'Imperatore - Emperors Clothes]

La coalizione dell’opposizione jugoslava si proclama «democratica ed
indipendente». Tuttavia, le nostre ricerche dimostrano che questa è
controllata da Washington, dalle stesse persone che sono intervenute
nel corso dei dieci anni passati per tentare di spappolare la
Jugoslavia.

Delle audizioni rivelatrici di fronte al Senato americano

Nel luglio 1999, il Senato americano ha tenuto delle sedute sulla
Serbia. L’inviato speciale degli USA nei Balcani, Robert Gelbard, il
suo assistente, James Pardew, ed il senatore Joseph Biden hanno portato
la loro testimonianza. Hanno dichiarato apertamente che gli USA
finanziavano e controllavano la sedicente opposizione «democratica ed
indipendente».
Nella giornata che ha preceduto queste audizioni, il Senato americano
ha votato per un finanziamento di cento milioni di dollari per questa
opposizione. L’inviato speciale Gelbard ha dichiarato: «Nel corso dei
due anni che hanno portato alla crisi del Kosovo, abbiamo dispensato
16,5 milioni di dollari per differenti programmi per sostenere la
democratizzazione della Serbia.» Ha aggiunto poi che più di 20 milioni
di dollari sono stati indirizzati a Milo Djukanovic che dirige il
governo della Repubblica jugoslava del Montenegro.
Questo denaro è servito a finanziare, a volte anche a creare, dei
partiti politici, delle stazioni radio ed anche dei sindacati. Se una
potenza straniera avesse agito nello stesso modo negli Stati Uniti, i
loro agenti locali sarebbero stati sbattuti in prigione.

La testimonianza di James Pardew, l’assistante di Gelbard

Pardew: «Noi siamo intervenuti indirettamente attraverso le
organizzazioni non governative. Abbiamo stabilito un anello intorno
alla Serbia di trasmissioni internazionali, ma mettendole a
disposizione anche delle voci indipendenti della Serbia che utilizzano
queste installazioni internazionali.» (Notate l'utilizzo poco consono
dell'espressione «indipendente» che significa "indipendente da loro ma
dipendente dagli USA".)
Il senatore Joseph Biden non sembra credere che le misure illustrate da
Pardew siano sufficienti.
Biden: «Noi possiamo rendere disponibili delle installazioni. Ma siamo
preparati a chiudere le installazioni che diffondono la propaganda (del
governo jugoslavo N.d.T.)?»
Gelbard ha tentato allora di difendere la politica del governo
americano sottolineando come, durante la guerra dello scorso anno
contro la Jugoslavia, gli USA avevano effettivamente «chiuso» le
installazioni della TV serba bombardandole.
Gelbard: «Eh certo, noi abbiamo, senatore, nel corso del conflitto del
Kosovo, con i nostri alleati...»
Il senatore Biden l’interrompe, temendo che Gelbard dica troppo.
Biden: «No, questo lo so. Io voglio sapere cosa si sta facendo adesso.»
Gelbard: «Eh vede, per quanto ne sappia, le comunicazioni tra la
televisione serba e le installazioni Eutelsat non sono state
ristabilite e ci siamo assicurati che saranno interrotte di nuovo se
cercassero di ristabilirle.»
Il senatore Biden e l'inviato speciale Gelbard hanno avuto questa
discussione sul tema de «l’opposizione democratica in Serbia».
Biden: «Come possiamo agire nella Serbia stessa? Per esempio, Vuk
Draskovic continua a negare l’accesso a Studio B, che è
presumibilmente...»
Gelbard: «No, ha appena dato l'accesso a Studio B alla Radio B-92, che
sta per essere rifondata con il nome di Radio B2-92. Noi vogliamo che
Draskovic apra Studio B al resto dell’opposizione ed è il messaggio che
gli faremo pervenire nei prossimi giorni.»
Ricordiamo che Gelbard era il principale consigliere di Clinton per la
Jugoslavia e che Biden è uno dei senatori americani più impegnati nello
scontro con la Serbia. Questi uomini sono talmente implicati nel
controllo dell'opposizione «indipendente» della Serbia da sapere –
minuto per minuto – se Draskovic, Djindjic e Djukanovic si dividono
equamente spazio e tempo di trasmissione a Studio B a Belgrado.

Sostenere un solo candidato

L’agenzia France-Presse riportava il 2 agosto passato che una
delegazione dell’opposizione «democratica» aveva incontrato i dirigenti
del Montenegro per convincerli a sostenere il loro candidato per la
presidenza.
«La delegazione serba comprendeva Zoran Djindjic del Partito
Democratico e Vojislav Kostunica del Movimento Democratico per la
Serbia, il candidato designato per far fronte a Milosevic.»
«L'incontro ha avuto luogo all'indomani di quello tra la Segretaria di
Stato Madeleine Albright ed il presidente montenegrino Milo Djukanovic
a Roma, nel corso del quale questa ha fatto pressioni sui gruppi
dell'opposizione affinché abbandonassero le loro minacce di
boicottaggio delle elezioni ed affinché si unissero per battere
Milosevic.»
Altre informazioni ci sono pervenute sul viaggio della Albright a Roma
e sul suo incontro con Djukanovic.
«Oltre alle strategie elettorali, l'Albright ha dichiarato di aver
discusso con Djukanovic sulle strade per aumentare l'aiuto al
Montenegro che è in preda ad una crisi economica» (Agenzia France-
Presse, 1 agosto 2000). Inoltre, l'Albright ha offerto dei fondi a Milo
Djukanovic nel caso avesse accettato di dare il suo appoggio alla
sedicente opposizione «indipendente».
All'inizio, Djukanovic aveva rifiutato. Kostunica lo aveva criticato
pubblicamente per non essersi associato alla sua équipe. Poi, l'11
settembre, Djukanovic ha abbracciato la candidatura di Kostunica. Il
denaro dell'Albright c’entrava qualcosa.
E' un colpo di fortuna per gli agenti americani in Jugoslavia l'esser
riusciti, lavorando con gli uomini del National Endowment for
Democracy, a portare Kostunica sotto l'ombrello americano all'interno
di un'alleanza con Djindjic e Djukanovic e molti altri.
L’organizzazione di Kostunica è molto debole. La sua campagna
elettorale dipende dai partiti, gruppi e mezzi d'informazione
controllati dagli USA. Se conseguirà la vittoria, le marionette locali
degli Stati Uniti gli forniranno il personale statale necessario.

Il programma dell’opposizione «democratica»

L’opposizione «democratica» ha fatto suo un programma redatto dal G-17,
un gruppo d’economisti neoliberisti di Belgrado, finanziato dal
National Endowment for Democracy. Questo programma è disponibile sui
siti web del G-17 e del gruppo «studentesco» Otpor. Questi elencano un
certo numero di obiettivi che l’opposizione «democratica» si è
impegnata a mettere in opera nel caso di vittoria alle elezioni
presidenziali o nelle altre elezioni. I principali punti del programma
sono i seguenti:

L’adozione del marco tedesco come moneta per tutta la Jugoslavia,
seguendo quello che già si è fatto in Bosnia, in Kosovo ed in
Montenegro. Questo avrebbe l'effetto di impoverire immediatamente il
popolo jugoslavo trascinando il paese alle dipendenze economiche della
Germania.
La fine del controllo dei prezzi. La fine delle sovvenzioni per
l’alimentazione, la fine delle protezioni sociali. Il popolo
lavoratore, compreso il milione di rifugiati le cui condizioni sono già
difficili, dovrà comprare il cibo a prezzi occidentali, ma senza i
salari occidentali.
Un trattamento shock per trasformare la Jugoslavia in un paese
capitalista senza però fornire agli jugoslavi i mezzi finanziari
necessari per partecipare ad una tale economia. Il risultato sarà il
trasferimento in mani straniere del controllo di tutta l'economia. Con
questa applicazione della sedicente «ideologia economica moderna» sono
già riusciti a distruggere l'economia russa.
Curiosamente, il loro programma non menziona mai l’aggressione
criminale della NATO contro la Jugoslavia.
Il programma chiama a ridurre le spese pubbliche, smilitarizzare ed
apportare delle radicali trasformazioni al sistema di tassazione. Tutte
queste misure permetteranno alla Jugoslavia di essere controllata dagli
stranieri.
Il programma accetta il diktat americano secondo il quale la Jugoslavia
non esiste più e la Serbia dovrà inginocchiarsi davanti a Washington
per essere riconosciuta di nuovo sulla scena internazionale.
Questo significa l'azzeramento immediato di tutti i beni e dei diritti
storici dello Stato jugoslavo. Questi beni includono i miliardi di
dollari delle ambasciate, delle navi, degli aerei, dei conti in banca
distribuiti nel mondo, dei beni all'estero e di quelli accumulati dal
popolo jugoslavo dalla fine della Prima Guerra Mondiale.

Il National Endowment for Democracy ed il meccanismo della sovversione

Nella sua testimonianza, Gelbard ha affermato che il governo americano
aveva distribuito dei soldi in Jugoslavia attraverso l'intermediazione
d'una sedicente organizzazione «non governativa», il National Endowment
for Democracy (Fondo Nazionale per la Democrazia). Ma in realtà non si
tratta d'una ONG. E' finanziata dal Congresso USA!
Il National Endowment for Democracy è stato creato nel 1983 per uno
scopo ben preciso. Tutti sapevano in quel momento che la CIA perseguiva
gli obiettivi della politica americana infiltrando delle persone e
mettendo in piedi dei gruppi-fantoccio. Come sottolinea il Washington
Post: «Quando queste attività venivano smascherate (cosa che era
inevitabile), l’effetto era devastante.» (22 settembre 1991)
Il Congresso americano ha allora messo in piedi il National Endowment
for Democracy con lo scopo di fare apertamente quello che la CIA aveva
l’abitudine di fare clandestinamente. C'era così un grande vantaggio.
Non essendo più segreta la sovversione, questa non poteva più essere
oggetto di smascheramenti!
Beneficiando di fondi considerevoli, il National Endowment for
Democracy ed i suoi affiliati hanno cominciato a reclutare nei paesi
stabiliti degli «attivisti per la democrazia», degli «attivisti per la
pace» e degli «economisti indipendenti». Queste persone furono invitate
a festeggiare nei più grandi ristoranti e ricevettero una barca di
soldi per i loro conti correnti. Gli hanno pagato delle borse di studio
e degli stages all’estero. Gli hanno inculcato l’idea che potessero
essere i leaders del domani dell'impero americano.
Questi «attivisti» crearono delle «organizzazioni indipendenti» nei
loro paesi e sollecitarono dei fondi da parte del National Endowment
for Democracy che, ricordiamolo, li aveva reclutati direttamente! Ed il
National Endowment for Democracy gli ha fornito tutti i fondi richiesti!

TRADUZIONE ITALIANA A CURA DE
Il Bollettino di informazione antiimperialista
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> Subject: [noocse-bo] Re: Che c'entra Radio Free Europe con No-ocse?
>
> [ Double-click this line for list subscription options ]
>
> Sono esterreftto. Apro il sito no-ocse e vi trovo
> messaggi, che pubblicizzano i programmi della radio
> della Cia Free Europe. Questa radio, che serve da
> anticipatore e copertura politico-ideologica
> dell'espansione economico-miliare nel neoliberismo
> nell'est-europeo, ha sede, dal 1990 a Praga (prima
> della caduta del muro era a Monaco di Baviera). E'
> finanziata direttamente dal Pentagono e vi lavora
> personale accuratamente selezionato tra le fila
> dell'anticomunsimo più sofisticato. La sede della
> radio, a Praga, è l'enorme e modernissimo edificio,
> attrezzato con tutti i comfort, che, prima della
> divisione della Cecoslovacchia, ospitava il parlamento
> federale cecoslovacco. E' stato affittato dai
> leccapiedi del governo ceco a Rdio Free Europe al
> prezzo simbolico di una corona (50 lire) annue. E' lo
> stesso governo che fa chiudere dalla polizia le
> emittenti indipendenti messe su alla meglio dai
> compagni del movimento ceco (prorio in questi giorni è
> stato chiuso dalla polizia a Praga il centro sociale
> Ladronka, l'unico centro sociale sopravvissuto in
> questi anni in quella città e dove funzionava anche
> una piccola emittente alternativa. E' stato chiuso con
> la scusa dei rumori. In realtà, è gia pronto un grande
> progetto di speculazione edilizia e di costruzione di
> un lussuoso complesso turistico-alberghiero).
> Le trasmissioni russe di questa radio Cia, addetta
> alla diversione ideologica neoliberista e
> guerrafondaia, è diretta da un italia (di cui ora non
> rivelo il nome), che fa da supervisore per tutte le
> trasmissioni dirette nei paesi slavi. Questo
> personaggio è stato per diversi anni in Urss ai tempi
> della guerra fredda con compiti di spionaggio e di
> provocazione. Una redazione serba presso radio free
> Europa è fuzionante da anni. I suoi membri sono stati
> accuratamente scelti tra i militanti di Otpor (alla
> faccia del pluralismo!), il movimento finanziato dallo
> speculatore finanziario Soros (non a caso di origini
> ungheresi), il quale finanzia pure radio B92 (tutto
> questo, naturalmente, lo fa per grande amore verso la
> democrazia!).
> ATTENTI, COMPAGNI! A VOLTE IL NEMICO MARCIA ALLA
> NOSTRA TESTA!
>
> --- Danica Razlag <razlag@...> ha scritto: >
> > Original text in Serbian at:
> > HYPERLINK
> >
> "http://www.danas.org/programi/most/2000/11/20001112125926.asp"
> >
> >
> >
> http://www.danas.org/programi/most/2000/11/20001112125926.asp
> >
> >
> > RADIO FREE EUROPE
> > Programs in Bosnian/Croatian/Serbian and Albanian
> > languages
> >
> > RADIO BRIDGE (RADIO MOST)
> >
> > November 12, 2000 7:00 p.m.
> >
> > NO ONE HAS A MANDATE TO NEGOTIATE
> >
> > In Pristina: Ylber HYSA, director of the Campaign
> > for Civil Initiatives
> > of Kosovo and In Kosovo Polje: Protosyncellus Sava
> > JANJIC, spokesman of the
> > Serb National Council of Kosovo and Metohija
> >
> > Moderator: Omer KARABEG
> >
> > Have the victory of the opposition in elections in
> > the Federal Republic of
> > Yugoslavia and the victory of the Democratic
> > Alliance of Kosovo in local
> >
> > elections in that province created conditions for
> > the beginning of true dialog
> > on the future of Kosovo?
> >
> > RFE: Mr. Hysa, do you think that after the fall of
> > Milosevic conditions have
> > been created for the beginning of a dialog between
> > Ibrahim Rugova,
> >
> > whose party won office in the majority of Kosovo
> > municipalities, and the
> > president of the Federal Republic of Yugoslavia,
> > Vojislav Kostunica?
> >
> > HYSA: I do not think that conditions have been
> > created for the beginning of a
> > dialog. Rugova is the president of a party which won
> > in the local
> >
> > elections in 21 of a total of 30 municipalities,
> > which is how many of them
> > there are in Kosovo, taking into account that Serbs
> > are in the majority
> >
> > in three municipalities and the Serbs, as you know,
> > did not participate in the
> > elections. This does not give him a mandate to
> > represent Kosovo.
> >
> > Such a mandate can be obtained only in national
> > elections which have yet to be
> > held in Kosovo. After all, Security Council
> > Resolution 1244 is
> >
> > very clear with respect to this point. It says that
> > first democratic
> > institutions are to be created in Kosovo, and only
> > then can talks take place
> >
> >
> > regarding the future status of Kosovo.
> >
> > RFE: Mr. Hysa, does this mean that in Kosovo at this
> > moment no person and no
> > party has a mandate to engage in dialog with
> > representatives of
> >
> > Serbia and the Federal Republic of Yugoslavia?
> >
> > HYSA: I think that is the case. Besides, I think
> > that such a dialog would be
> > risky, that it would be premature and that it would
> > not yield any
> >
> > results. Before it begins, a lot of things need to
> > be done in both Serbia and
> > Kosovo. Before us is the long path of
> > democratization, the long path
> >
> > of building institutions and consequently, at this
> > moment we would stand to
> > gain absolutely nothing from such talks even if they
> > were possible.
> >
> > JANJIC: The Albanians themselves must decide who on
> > the Albanian side is going
> > to participate in talks; that is their own business.
> > I think,
> >
> > nevertheless, that it is necessary to begin some
> > sort of preliminary talks and
> > negotiations in order to realize what is foreseen by
> > Resolution 1244
> >
> > which does not mention the issue of status but does
> > talk about the substantial
> > autonomy of Kosovo within the framework of the
> > Federal Republic
> >
> > of Yugoslavia.
> >
> > RFE: Mr. Janjic, if I understand correctly, you are
> > of the opinion that a
> > dialog could begin, as long as the most sensitive
> > issue, the issue of the
> >
> > status of Kosovo, is left unopened?
> >
> > JANJIC: Absolutely. There can be no talks on the
> > status of Kosovo under
> > conditions where there is no respect for the basic
> > human rights of
> >
> > Serbs and members of other non-Albanian communities
> > which live in Kosovo and
> > Metohija. In my opinion it is first necessary to
> > realize what is
> >
> > foreseen by Resolution 1244. I would agree with Mr.
> > Hysa that at this moment
> > we need to concentrate on the building of democratic
> > institutions
> >
> > which I understand to mean only those institutions
> > which are foreseen by
> > Resolution 1244. I mean, therefore, those
> > institutions which would, first
> >
> > of all, enable respect for the human rights and
> > freedoms of all the residents
> > of Kosovo and Metohija but not those institutions
> > which would fall
> >
> > outside the scope of the Resolution and prejudice
> > the issue of the province’s
> > status.
> >
> > RFE: Mr. Hysa, if the issue of the status of Kosovo
> > were to be left aside,
> > would it be possible at this moment to establish a
> > dialog between the
> >
> > Serb and Albanian sides regarding other key issues,
> > regarding issues of
> > coexistence?
> >
> > HYSA: There are different kinds of dialog. This
> > discussion, too, which we are
> > holding on "Radio Bridge is one form of dialog.
> > However,
> >
> > institutions have not yet been established in Kosovo
> > which would be able to
> > conduct official dialogs. If I understand correctly,
> > what you are
> >
> > saying and what Mr. Janjic insists on is the
> > creation of some sort of positive
> > relations, or so-called "confidence building
> > measures". One such
> >
> > step, for example, would be if the Albanian
> > prisoners in Serb jails were to be
> > released. That would be a positive example.
> >
> > RFE: Do you think that this is an issue about which
> > both Albanian and Serb
> > sides could talk about at this moment?
> >
> > HYSA: I do not think that this is something on which
> > we can negotiate. Because
> > these people are war hostages, not prisoners. Now,
> > after its
> >
> > acceptance into the United Nations, the Federal
> > Republic of Yugoslavia should
> > respect the standards of the international community
> > and free the
> >
> > imprisoned Albanians. This is a problem which should
> > be resolved by the
> > international community and Serbia. This is not an
> > issue on which we
> >
> > can negotiate.
> >
> > RFE: Mr. Janjic, in your opinion should all
> > Albanians who are presently in
> > prisons in Serbia be released?
> >
> === message truncated ===
>
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SERBIA DEPLOYS PEACEKEEPING FORCES TO US
 
I think Serbia should impose a Bosnia type solution
on the U.S.  There could be two entitities,
a Bushman league, and a Nader-Gore Federation with
a joint presidency consisting of 1 each from the
Bush, Gore, and Nader camps.  USFOR would have
to be stationed to keep the three camps from
fighting, but Serbian Ambassador to the UN
(Mr. Wholestream) has said that it would be
a success because USFOR would still be there
in 30 years.

Prof. David Lorge Parnas, P.Eng.
Director of the Software Engineering Programme
Department of Computing and Software
Faculty of Engineering
McMaster University,
Hamilton, Ontario  Canada L8S 4L7

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