Informazione

(hrvatskosrpski / italiano)

Da Torino la nostra replica al revanscismo e al presidente Mattarella

1) Grande successo del nostro Convegno del 10 Febbraio
2) Comunicato di replica al presidente della Repubblica Mattarella
3) „Dan Sjećanja“ 2018. (V. Kapuralin za SRP)
4) Un Ricordo da aggiustare (F. Salmoni per Maverick)


=== 1 ===

Grande successo del nostro Convegno del 10 Febbraio

Si è tenuto il giorno sabato 10 febbraio 2018 a Torino, presso il caffé Basaglia, in via Mantova 34 dalle ore 10 alle 17.30, il convegno nazionale: GIORNO DEL RICORDO, UN BILANCIO

 

Grande il successo del nostro Convegno, che ha visto un centinaio di partecipanti, con relazioni di alto livello ed i saluti, tra gli altri, del vicesindaco Montanari, presente in sala con un assessore, e della presidente nazionale dell\'ANPI Carla Nespolo. Tutte le informazioni e materiali disponibili alla pagina:

https://www.cnj.it/home/it/iniziative/8732-torino-10-2-2018-giorno-del-ricordo,-un-bilancio.html


=== 2 ===

https://www.cnj.it/home/it/valori/8746-in-risposta-al-presidente-della-repubblica-sergio-mattarella.html

Replica al presidente della Repubblica Mattarella da relatori e organizzatori del Convegno Giorno del Ricordo. Un bilancio  tenuto a Torino il 10 febbraio 2018

 

Comunicato di replica al presidente della Repubblica Mattarella


I partecipanti e gli organizzatori del convegno “Giorno del ricordo. Un bilancio”, tenutosi a Torino, in data odierna, hanno preso atto del comunicato del Presidente della Repubblica, sulla ricorrenza del 10 febbraio, inserita, con legge del Parlamento del marzo 2004, nel calendario delle feste civili della Repubblica. Le parole del massimo rappresentante dello Stato lasciano sgomenti, in quanto non sono altro che una riproposizione degli elementi portanti della propaganda revanscista e persino neofascista. Accanto al vago riconoscimento “della durissima occupazione nazi-fascista di queste terre”, il presidente Mattarella addita ancora una volta alla pubblica ignominia il “comunismo titino”, mostrando una inaccettabile ignoranza dei fatti storici (ci limitiamo per esempio a far notare che a fianco delle formazioni partigiane jugoslave erano combattenti di ogni nazionalità e i loro nemici, prima ancora che gli italiani o i nazisti tedeschi, furono soprattutto croati “ustascia”, sloveni “domobrani”, serbi “cetnizi”, albanesi “balisti”) e accodandosi a uno sciagurato uso politico della storia: una storia manipolata, riscritta, e “adattata” ad usum.  

I risultati del nostro convegno, al contrario, confermano, una volta di più, che quella delle “foibe” è una vera e propria operazione politico-culturale, sancita dalla istituzione della legge n. 92/2004, che ha contribuito a creare o consolidare un senso comune anticomunista, e anti-antifascista, volto a favorire una memoria contraffatta. In essa, invece di una necessaria, indispensabile, sebbene tardiva assunzione di responsabilità del Paese, si è propalata ancora una volta l’autoassolutoria idea della innocenza degli “italiani brava gente”. Dal capo dello Stato ci saremmo aspettati ben altra cautela, tanto più in una fase storico-politica che vede un sempre più invadente e pericoloso ritorno del fascismo (più che del “nazionalismo”, come prudentemente scrive Mattarella).

Sebbene emarginati, e spesso impediti di parlare, ostacolati nella stessa attività di ricerca, gli studiosi e le studiose, oggi presenti a Torino, assieme agli organizzatori e a coloro che ci hanno testimoniato la loro vicinanza e solidarietà si impegnano a continuare il proprio lavoro, con lo studio, la testimonianza, la divulgazione. E la lotta.  

Torino, 10 febbraio 2018



@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione (fonte):

«Il Giorno del Ricordo è stato istituito dal Parlamento per ricordare una pagina angosciosa che ha vissuto il nostro Paese nel Novecento. Una tragedia provocata da una pianificata volontà di epurazione su base etnica e nazionalistica. 

Le foibe, con il loro carico di morte, di crudeltà inaudite, di violenza ingiustificata e ingiustificabile, sono il simbolo tragico di un capitolo di storia, ancora poco conosciuto e talvolta addirittura incompreso, che racconta la grande sofferenza delle popolazioni istriane, fiumane, dalmate e giuliane.

Alla durissima occupazione nazi-fascista di queste terre, nelle quali un tempo convivevano popoli, culture, religioni diverse, seguì la violenza del comunismo titino, che scatenò su italiani inermi la rappresaglia, per un tempo molto lungo: dal 1943 al 1945. 

Anche le foibe e l\'esodo forzato furono il frutto avvelenato del nazionalismo esasperato e della ideologia totalitaria che hanno caratterizzato molti decenni nel secolo scorso. 

I danni del nazionalismo estremista, dell\'odio etnico, razziale e religioso si sono perpetuati, anche in anni a noi molto più vicini, nei Balcani, generando guerre fratricide, stragi e violenze disumane. 

L\'Unione Europea è nata per contrapporre ai totalitarismi e ai nazionalismi del Novecento una prospettiva di pace, di crescita comune, nella democrazia e nella libertà. 

Oggi, grazie anche all\'Unione Europea, in quelle zone martoriate, si sviluppano dialogo, collaborazione, amicizia tra popoli e stati. 

Le stragi, le violenze, le sofferenze patite dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati non possono essere dimenticate, sminuite o rimosse. Esse fanno parte, a pieno titolo, della storia nazionale e ne rappresentano un capitolo incancellabile, che ci ammonisce sui gravissimi rischi del nazionalismo estremo, dell\'odio etnico, della violenza ideologica eretta a sistema ».

Roma, 9 febbraio 2018



=== 3 ===

http://www.srp.hr/dan-sjecanja-2018/

„Dan Sjećanja“ 2018.

U talijanskom parlamentu je 30. III. 2004. godine, pod pritiskom desničarskih i podrškom partija lijevog centra, izglasan i time ustanovljen „Dan sjećanja“ 10. februara. Tim činom se u Italiji ustoličila nova praksa, kojom se pristup iseljavanju u Italiju većeg broja Talijana, ali i Slavena, sa oslobođenih područja Istre, Dalmacije i otoka nakon II. svjetskog. rata i pripajanja tih dijelova Jugoslaviji izdvaja od dotadašnje percepcije i daje mu drugu dimenziju. U prošlosti bi se na  talijanskoj strani problem aktualizirao kada bi se pojavila politička potreba za njim. Određivanjem 10. februara „Danom sjećanja“ povod je institucionaliziran i on više nije prepušten političkoj potrebi trenutka, već se on permanentno nudi kao argument, čime si je institut vlasti zadao obavezu i ona vlast koja ne bude posegnula za njim riskira da bude doživljena kao nepatriotska.

U ovogodišnjoj izjavi talijanski predsjednik Sergio Mattarella, odaslao je poruke u kojima je neizazvano, nepoticano, često i opstruirano iseljavanje iz tog razdoblja, okarakterizirao kao planirano etničko i nacionalno čišćenje.

Razdoblje od 1943. do 1945. na ovim prostorima Mattarella vidi kao nasilje nad nemoćnim talijanima od strane „titinovog komunizma“.

http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=3539

Tim povodom, nevladina neprofitna organizacija Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (CNJ) organizirala je 10. februara u Torinu konferenciju na kojoj je nastupilo veći broj povjesničara i politologa.

https://www.cnj.it/home/it/iniziative/8732-torino-10-2-2018-giorno-del-ricordo,-un-bilancio.html

Učesnici tribine ocijenili su riječi šefa države kao izvlačenje argumenata revanšističke pa čak i neofašističke propagande. Osim nejasnog priznanja „oštre okupacije tih krajeva“, učesnici tribine zamjeraju Mattarelli izraz „titinov komunizam“ kao neprihvatljivo ignoriranje povijesnih činjenica u funkciji dnevno-političke upotrebe.

Rezultati tribine, ističu učesnici, da je slučaj „fojbi“ sadržan u zakonu no. 92/2004 doprinesao stvaranju i konsolidaciji općeg dojma usmjerenog ka antikomunizmu i anti-antifašizmu čiji je cilj favoriziranje krivotvorene memorije umjesto neophodne, iako zakašnjele, preuzete odgovornosti.

Od čelnika države očekujemo mnogo više opreza, osobito u povijesno-političkoj fazi u kojoj je povratak fašizma sve izvjesniji i opasniji od „nacionalizma“, kako Mattarella oprezno piše, stoji u izjavi.

Suočeni s problemom otežanih mogućnosti istraživanja i nastupanja, znanstvenici prisutni na tribini u Torinu, zajedno s organizatorima i onima koji ih podržavaju, obavezali su se nastaviti sa započetim radom, istraživanjem, svjedočenjem, otkrićima i borbom.

11. II. 2018.

Vladimir Kapuralin


=== 4 ===

https://mavericknews.wordpress.com/2018/02/12/un-ricordo-da-aggiustare/#more-1472

Un Ricordo da aggiustare

12 febbraio 2018

Mentre nel Paese si scatena la retorica nazionalista sulle foibe ed è in pieno sviluppo il ritorno alla superficie delle organizzazioni nazifasciste,  un Convegno di studi a Torino cerca di ristabilire la verità storica e si impegna a contrastare la contraffazione della memoria. Il “comunicato di replica” a Mattarella.
di Fabrizio Salmoni
E’ il momento di reagire alla disinformazione storica e di andare all’attacco!” Questa l’esortazione che chiude il convegno sul Giorno del Ricordo, tenutosi al Caffè Basaglia di Torino, sabato 10 febbraio. Organizzato dal Coordinamento nazionale per la Jugoslavia Onlus e dalla rivista Historia Magistra con l’adesione  dell’Anppia (Ass. Naz. perseguitati Politici Italiani antifascisti ) nazionale e sezioni di Torino, Genova e Cuneo, delle sezioni Anpi di Grugliasco (To), Chivasso (To), Montebelluna (Tv), Casale Monferrato (Al), Avigliana (To), Bassi Viganò (Mi), Valle Elvo e Serra (Bl); dell’Aicvas (Ass. Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna), del Cvig (Centro Iniziative Verità e Giustizia), del Centro Studi Italia-Cuba, del Comitato di lotta antifascista per la memoria storica di Parma, della redazione di Marx.21.it, di Casa Rossa Milano, del Comitato contro la guerra di Milano.
Tra gli altri, hanno inviato messaggi di saluto i partigiani Bruno Segre, Lidia Menapace, Italo Poma e il vicesindaco di Torino Guido Montanari.
Nella lunga lista di adesioni, spicca l’assenza dell’Anpi provinciale, un segnale inquietante che si spiega con le esitazioni espresse a livello nazionale dopo i fatti di Macerata. Sala piccola ma strapiena con gente fuori.
Sotto accusa la legge 92/2004 che istituisce il Giorno del Ricordo su basi storiche molto discutibili e su pressione degli ambienti dei profughi istriani e neofascisti.  Una pressione facilitata dalle tendenze revisioniste maturate fin dagli anni Novanta all’interno della sinistra istituzionale. Vengono infatti ricordate le incursioni degli ex Pci Luciano Violante (a Trieste nel 1991 con Fini per sdoganare “i ragazzi di Salò) e le  successive dichiarazioni di Fassino e di Napolitano nella stessa direzione.
Perchè è necessario secondo gli organizzatori un chiarimento sulla verità delle foibe e sul vergognoso cover up istituzionale che “rovescia” i termini della “questione del confine orientale” a favore delle destre? Sostanzialmente perchè quella che è diventata in brevissimo tempo una vulgata nazionalista, vittimistica e “politicamente corretta” sui cosiddetti “martiri delle foibe” cancella i tanti elementi discordanti dalla verità ufficiale: In particolare, il contesto e le cause:
  1. L’aggressione contro Jugoslavia, Grecia e Albania scatenata dal regime fascista, che vide atrocità e stragi contro la popolazione civile;
  2. La complicità dei collaborazionisti italiani di Istria e Dalmazia nella repressione della Resistenza jugoslava;
  3. La vittoriosa controffensiva finale del 1945 dei partigiani jugoslavi (nei cui ranghi erano confluiti dopo l’8 settembre 1943, 40.000 soldati italiani) contro i fascisti croati, serbi e albanesi che coinvolse direttamente nella “resa dei conti” l’Istria e i tanti collaborazionisti italiani (e quanti rimasero indifferenti alla repressione contro i patrioti jugoslavi) i quali furono colpiti duramente e cacciati (un esodo che andrebbe spiegato all’interno della logica dei Trattati di pace, imposti a una nazione sconfitta).
Tre elementi di una verità storica che quella istituzionale tende a cancellare insieme alle responsabilità italiane nelle vicende che segnarono gli ultimi mesi e l’immediato dopoguerra con la ridefinizione dei confini: l’Italia perdeva l’Istria perchè aveva perso la guerra da essa stessa scatenata.
Sulle foibe, gli interventi al convegno hanno contestato i numeri accreditati delle vittime, “cifre iperboliche, inventate dagli ambienti neofascisti” come risulta dalla ricerca dell‘Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione condotta negli anni 1987-1992 su tutti gli archivi civili e militari e alleati disponibili,  pubblicata dall’Anpi regionale: su 71 foibe esplorate sul territorio di Gorizia e Trieste, le salme recuperate furono 464, identificate e suddivise tra civili, partigiani, militi della Rsi, forze varie di polizia, militari italiani e tedeschi. Cifre che troverebbero conferma nel numero delle decorazioni (341) riconosciute alle vittime in base alla legge 92/2004, “la gran parte appartenenti alle forze armate dell’Italia fascista, che per di più avevano giurato fedeltà a Hitler, o a personale politico fascista, molti dei quali veri e propri criminali di guerra” come riferisce Umberto Lorenzoni, presidente Anpi di Treviso. Solo alcuni dei tanti che sfuggirono alla meritata punizione – ha sottolineato Davide Conti, autore de Gli uomini di Mussolini (Einaudi 2017) – perchè alla fine del conflitto, “nessuno di quelli denunciati da Jugoslavia, Grecia, Albania, Francia e dagli angloamericani venne mai processato in Italia o epurato o estradato o giudicato da tribunali internazionali, ma tutti furono reinseriti negli apparati dello stato postfascista con ruoli di primo piano” con conseguenze nefaste per gli equilibri democratici dell’Italia negli annni a venire. Alcuni di quei personaggi ebbero ancora un ruolo nei tentativi autoritari e nella strategia della tensione.
Lo storico Angelo D’Orsi ha relazionato sulle tappe della “lunga marcia del revisionismo” storico, un processo favorito dai politici di destra e di sinistra, dagli spazi concessi ad una ristretta cerchia culturale di destra, da un Pci (e successivi derivati) sempre voglioso di riciclarsi come Partito della Nazione. I risultati (e i danni alla memoria storica) nel tempo sono stati, sempre secondo D’Orsi, “il giudizio riduttivo sulla Resistenza, essenzialmente quella comunista, la sua banalizzazzione,…l’equiparazione tra repubblichini e combattenti per la libertà, la retorica della memoria condivisa...”, tutti elementi di un “rovesciamento dei fatti” che portano alla legge suddetta voluta e firmata da Napolitano e alla successiva conseguente strumentalizzazione fascista. Una versione accettata e diffusa da tutti i media e poco contrastata in sede politica e culturale da chi dovrebbe farlo, che fa anche danni collaterali, per esempio nell’istruzione dove – secondo Alessandra Kersevan, insegnante e ricercatrice – “insegnanti e storici sono indotti a un’autocensura che costringe a non parlare, a non approfondire, a un silenzioso ‘lasciar fare’ accettando le versioni imposte“.Una denuncia, quella della Kersevan che porta alla proposta di una lettera al Ministro dell’Istruzione in cui si chiede che “rievocazioni e iniziative nella scuola non siano lasciate in modo esclusivo alle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati…; che vengano fatti conoscere i crimini dell’Italia fascista nei Balcani…; che vengano ricordate e commemorate le migliaia di soldati italiani…che scelsero di combattere…con la Resistenza jugoslava… e in 20.000 morirono riscattando l’Italia dall’onta in cui il fascismo l’aveva gettata“.
Il Convegno ha avuto luogo in una giornata difficile ma esemplare per le tante manifestazioni nel Paese a cominciare da quella di Macerata ove la pressione dei partecipanti ha fatto annullare il divieto del il ministro Minniti e costretto il suo partito a convocarne un altra in differita per non infastidire troppo l’elettorato “moderato”. Una retromarcia che ha coinvolto l’apparato Cgil e il corpaccio istituzionale dell’Anpi nazionale, ancora dominato dal Pd. Incertezze e contraddizioni interne da tempo latenti che la virulenza attuale dell’offensiva delle destre sta facendo emergere in tutta la sua forza, tra una pratica antifascista attiva e popolare e un antifascismo commemorativo istituzionale sempre più simbolico, compromissivo e inefficace. Contraddizioni forse rivelatrici di un duro confronto politico interno tra le due anime. Non a caso, il gradito messaggio al Convegno della Presidente Carla Nespolo esorta a riportare in superficie la verità storica sulle foibe e sul contesto che ne fu causa e fa il paio con le sue dure parole di condanna della deriva fascista della Lega e conseguente richiesta al ministro Minniti di “sciogliere le forze politiche dichiaratamente fasciste…perchè la Costituzione parla chiaro” (La Stampa).  Un messaggio che tutti gli antifascisti aspettavano da tempo.
Come atto finale, il Convegno ha indirizzato un “Comunicato di replica” al Presidente Mattarella in cui si critica il Comunicato del Quirinale (...) sulla ricorrenza del 10 febbraio e si contesta la contraffazione della memoria. Un segnale incoraggiante da una comunità di studiosi e docenti che si affianca organicamente alle proteste popolari di questi giorni. Nel complesso, un segnale allarmante per tutta la classe politica. (F.S. 12.2.2018)
 



\n


[Iniziative segnalate in Serbia e Croazia nei prossimi giorni]

Inicijative u Hrvatskoj i Srbiji

* Beograd 20.2.: Округли сто о Косову и Метохији
* Zagreb 22.2.: Prosvjed „Sveučilište mora bolje“!
* Zagreb 28.2.: Inicijativa za dijalog ljevice i sindikata – Okrugli stol


=== Beograd 20.2.

Beograd, utorak 20.2.2018.
u 11 sati u Svecanoj sali Doma Vojske Srbije, Brace Jugovica br.11

Округли сто о Косову и Метохији

Govore: Z. Jovanovic, M. Miladinovic, R. Radinovic, L. Kastratovic, S. Stojanovic, T. Petkovic

Organizuju: Beogradski Forum, Klub Generala i Admirala


=== Zagreb 22.2.

[Manifestazione a Zagabria per l\'Università]


Podrška prosvjedu „Sveučilište mora bolje“!

Sve članove i simpatizere pozivamo na prosvjed

22. 2. 2018. u 17 sati

Trg Republike Hrvatske / Trg maršala Tita

 

Organizatorima prosvjeda dajemo punu podršku u nastojanju da demokratiziraju upravljanje institucijom na kojoj se obrazuju.

Sveučilištem u Zagrebu se posljednjih godina upravlja netransparentno, procesi upravljanja su obilježeni korupcijom i nepotizmom. Ne poštuje se ni statut ni autonomija sveučilišnih sastavnica, krše se radna prava i pravo na profesionalno napredovanje u skladu s postignutim rezultatima. Sveučilište vodstvu, pojedincima i interesno umreženim grupama, služi za ostvarenje privatne koristi. Zagrebačko je sveučilište, zbog načina na koji se njime upravlja, izgubilo na kvaliteti, ali je izgubilo i bilo kakav javni legitimitet.

Studenti i profesori Filozofskog fakulteta pokazali su da se organiziranom akcijom korištenje pozicije moći može spriječiti. Njihovo zajedništvo i solidarnost mogu poslužiti kao uzor djelovanja na sveučilišnoj razini.

Upravljanje Sveučilištem mora se demokratizirati, studenti i profesori moraju sudjelovati u donošenju odluka, od izbora novog čelnika do svih onih odluka koje se tiču studentskih prava, uvjeta studiranja ili znanstvenog rada.

Svojim prosvjedom „Sveučilišna platforma“ upozorava na štetnost netransparentnog i nedemokratskog upravljanja Sveučilištem. Podržavamo ovaj prosvjed, kao i sve akcije kojima se traži demokratizacija upravljanja svim javnim institucijama. Uz to, dajemo punu podršku i svim drugim zahtjevima za očuvanje visokog obrazovanja kao javnog dobra dostupnog svima.

Sveučilište mora bolje!

Socijalistička radnička partija Hrvatske


=== Zagreb 28.2.

Socijalistička radnička partija Hrvatske organizuje

INICIJATIVA ZA DIJALOG LJEVICE I SINDIKATA

OKRUGLI STOL, srijeda, 28.02.2018. u 17 sati,
Tribina grada Zagreba, Kaptol 27





\n



COMMENTI

Minniti come Facta nel 1922

Macerata. Le istituzioni, oggi come ieri, non garantiscono il rispetto della legalità costituzionale e aprono i varchi al neofascismo, ritirandosi dalla piazza di Macerata. I fatti di Reggio Calabria del 1972 videro la risposta coraggiosa dei sindacati metalmeccanici di Trentin, Carniti e Benvenuto in piazza contro le bombe nere

Carlo Freccero, Andrea Del Monaco 

su Il Manifesto del 13.02.2018

«Il fascismo è morto per sempre» sostiene il ministro degli interni. Mercoledì scorso, per Marco Minniti, ci avrebbe pensato il suo ministero dell’interno a impedire che la manifestazione antifascista di Macerata si facesse. Per fortuna alla fine il governo Gentiloni ha autorizzato tale manifestazione.

Minniti avrebbe dovuto ricordare che il 22 ottobre 1972, un suo predecessore, Mariano Rumor, l’allora ministro democristiano degli interni, consentì la più grande manifestazione antifascista nella nera Reggio Calabria: Minniti è nato proprio a Reggio Calabria, allora aveva 16 anni e si sarebbe iscritto alla Fgci.

Purtroppo oggi non si è ispirato a Rumor. E tantomeno si è ispirato al Pci del 1972. Minniti sembra incorrere nell’errore del presidente del consiglio Luigi Facta nell’ottobre 1922.

Il neofascismo oggi si ripropone per due ragioni.

In primo luogo lo Stato non garantisce il pieno rispetto della legalità costituzionale; il governo Monti e i successivi governi del Pd varano politiche di austerità alle quali si oppongono solo le destre razziste. E così l’operaio impoverito, l’esodato, lo sfrattato o il disoccupato votano a destra perché considerano il centrosinistra complice dell’austerità.

La memoria del 1900 dovrebbe aiutare su tre nodi.

1) DOPO IL 1945, la determinazione antifascista di Pci, Psi e Pri e il rispetto della Costituzione da parte della Dc hanno fermato il neofascismo. Non l’ignavia, bensì il coraggio ha fermato il neofascismo.

Ecco un celebre esempio. Dopo le prime elezioni regionali del 1970 il governo nazionale avrebbe voluto nominare Catanzaro capoluogo della regione Calabria.. Al contrario i reggini volevano la loro città capoluogo.

Dall’agosto 1972 il sindacalista della Cisnal, Ciccio Franco, guidò a Reggio Calabria la rivolta neofascista del “boia chi molla”, rivolta che ambiva a rappresentare gli emarginati da destra. Squadristi fascisti assaltarono sezioni del Pci, del Psi e la Camera del Lavoro. Nel contempo il Fronte Nazionale, Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale presero parte ai cosiddetti “moti di Reggio Calabria”: il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro una bomba fece deragliare il treno “Freccia del Sud” e morirono 6 persone.

Il 4 febbraio 1971 venne lanciata una bomba contro un corteo antifascista a Catanzaro. Malgrado le bombe e il terrore fascista fossero ben più pericolosi del nazista Luca Traini oggi, Claudio Truffi, leader degli edili Cgil, Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto, alla guida dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, organizzarono due cose a Reggio Calabria: una Conferenza sul Mezzogiorno e una grande manifestazione di solidarietà al fianco dei lavoratori calabresi il 22 ottobre del 1972.

I neofascisti provarono ad impedire ai manifestanti di arrivare a Reggio Calabria: nella sola notte tra il 21 e il 22 ottobre 1972 otto bombe furono poste sui treni che portavano i metalmeccanici da tutta Italia a Reggio Calabria.

Cgil, Cisl e Uil non ebbero paura. Oltre 40000 manifestarono a Reggio Calabria. Giovanna Marini immortalò il coraggio degli operai e degli edili nella sua celebre canzone “I treni per Reggio Calabria”. Oggi cosa rimane di quel coraggio?

2) NEL 1922 UN’IGNAVIA analoga a quella attuale e la complicità della monarchia portarono il fascismo al potere. Di fronte a Mussolini che organizzava la marcia su Roma, il presidente del consiglio Luigi Facta molto tardivamente nella notte del 27-28 ottobre 1922 stilò e proclamò lo Stato d’assedio.

Secondo lo storico Aldo Mola, autore del saggio Mussolini a pieni voti? Da Facta al Duce, la mattina del 28 ottobre, Facta, a colloquio con il re Vittorio Emanuele III, esordì con le seguenti parole: «Mi creda, maestà, basterebbero quattro cannonate a farli scappare come lepri».

Il re si rifiutò di firmare lo Stato d’assedio e chiese al Generale Diaz, Capo di Stato Maggiore, se l’esercito sarebbe rimasto fedele alla corona in caso di repressione delle camicie nere. Diaz rispose al re così: «L’esercito farà il suo dovere, come sempre, ma è meglio non metterlo alla prova».

Al contrario, qualora l’esercito avesse bloccato la Marcia su Roma ci saremmo risparmiati vent’anni di dittatura.

3) IL CONSENSO AL NEOFASCISMO e alle destre razziste ha origine nel neoliberismo.

Oggi l’austerità europea è l’ostetrica di nuovi fascismi come il Trattato di Versailles del 1919: esso, vessando economicamente la Germania dopo la prima guerra mondiale, favorì l’ascesa di Hitler durante la Repubblica di Weimar.

I nazisti prevalsero non tanto per l’esplosione dell’inflazione bensì per l’alta disoccupazione.

Oggi l’austerità dei vincoli Ue di bilancio in Italia produce esodati (riforma Fornero) disoccupati e precari dei voucher: costoro, i colpiti dalla crisi, ritenendo il centrosinistra corresponsabile dell’austerità, voteranno Salvini e Meloni.

L’austerità morde anche in Germania.

Analogamente, chi guadagna 450 euro al mese con i minijobs non vota più la Spd di Schultz perché ricorda che i minijobs sono stati ideati dall’ex manager Wolkswagen Peter Hartz e varati dall’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder.

Nel 2018 la situazione si incrudelirà per poche semplici ragioni.

L’addendum della Bce di ottobre impone indirettamente alle banche italiane la svendita dei loro crediti deteriorati ai fondi avvoltoio; essi compreranno aziende in crisi e faranno licenziamenti; rileveranno mutui non pagati, acquisiranno le case su cui insistevano i mutui e sfratteranno i morosi. Quindi aumenteranno sfratti e licenziamenti.

Nel contempo il Presidente della Bundesbank Weidmann chiede alle banche italiane di svendere i loro Btp, i titoli di Stato italiani, e comprare Bund, i titoli di Stato tedeschi..

Tale operazione farà aumentare lo spread Btp-Bund e i tassi di interesse sul nostro debito e imporrà nuovi tagli alla spesa pubblica. Infine i tedeschi vogliono trasformare il Meccanismo Europeo di Stabilità, l’ultimo strumento Salva-Stati, in Fondo monetario europeo affidandolo ad un teutone.

Non si fidano della Commissione europea considerata troppo flessibile.

Il Fondo monetario europeo sarà il definitivo cavallo di Troia della Troika in Italia.

Le manovre di finanza pubblica saranno risibili e l’intervento dello Stato azzerato. Se le classi dirigenti di sinistra accettano tutto ciò e lasciano la lotta contro l’austerità alle destre si candidano alla scomparsa.

E spalancano le porte al neofascismo.



\n


TORINO E IL GIORNO DEL RICORDO

1) AGGIORNAMENTI SUL CONVEGNO DI TORINO DI SABATO 10 FEBBRAIO 2018
2) FLASHBACK: Torino: la medaglia sbagliata (Patria Indipendente, 17 febbraio 2017)
3) Due segnalazioni utili anche per il Convegno di Torino (R. Pupo e A. Masotti Cristofoli)
4) Iniziative segnalate anche a Trieste e Milano


Si veda anche:
DA FASSINO AD APPENDINO, TORINO CAPITALE DEL MARTIROLOGIO FASCISTA (da JUGOINFO dell\'11/2/2017)
– 2017: Appendino consegna la medaglia alla memoria del milite fascista Filippo Polito ad un suo congiunto in camicia nera
– 2004-2016: Piero Fassino tra i principali ispiratori della Legge che consente di onorare la memoria dei nazifascisti uccisi sul confine orientale
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8661


=== 1 ===


Torino 10/2/2018: Giorno del Ricordo, un bilancio 


Si terrà il giorno sabato 10 febbraio 2018 a Torino, presso il caffé Basaglia, in via Mantova 34 dalle ore 10 alle 17.30, il convegno nazionale: GIORNO DEL RICORDO, UN BILANCIO

 

*** Come già successo in molti altri casi, su questi temi le istituzioni, imponendo per legge (proprio in virtù della Legge n.92 del 2004) una certa scrittura della Storia, hanno cercato di negare la parola agli studiosi non allineati. Attraverso la stampa siamo stati infatti informati che il Comune di Torino ed il Direttore del Museo delle ex Carceri \"Le Nuove\" hanno ceduto alle pressioni di quel gigante della politica italiana che risponde al nome di Maurizio Gasparri negando la sala conferenze già prenotata. È precisamente questo il tema del Convegno, la cui attualità e pregnanza è dunque così dimostrata per l\'ennesima volta. Perciò esso si tiene ugualmente, ma in una sala diversa, non istituzionale. ***

 


Obiettivo dell\'iniziativa, promossa dalla associazione Jugocoord Onlus e dalla rivista di storia critica Historia Magistra, è una analisi delle conseguenze della istituzione del \"Giorno del Ricordo\" (Legge n.92 del 2004) e delle sue celebrazioni sino ad oggi. Attraverso qualificate relazioni scientifiche saranno investigate le ricadute dell\'inserimento del \"Giorno del Ricordo\" nel calendario civile della Repubblica, che appaiono molto pesanti a livello politico, culturale e di autopercezione identitaria della Nazione, nonché a livello didattico-scientifico e financo per le casse dello Stato. Per converso, ad oggi il numero totale delle persone alla cui memoria sono stati attribuiti i riconoscimenti previsti dalla Legge è di appena 341, di cui \"infoibati\" in senso stretto una minima frazione, mentre la gran parte di queste figure sono appartenenti alle forze armate o personale politico dell\'Italia fascista, senza contare gli episodi che non hanno niente a che fare con la narrazione ufficiale delle \"più complesse vicende del confine orientale\" cui si riferisce la Legge. Tutto ciò considerato, il 2 aprile 2015 la stessa Segreteria Nazionale dell\'ANPI chiese di interrompere quantomeno l\'attribuzione di onorificenze e medaglie della Repubblica, mentre nel 2017 numerose personalità antifasciste in una Lettera Aperta al MIUR hanno invocato un drastico cambiamento di rotta rispetto alla modalità revisionista e rovescista con cui l\'argomento è trattato nelle scuole.


Al convegno sono previsti gli interventi di Bruno Segre, Umberto \"Eros\" Lorenzoni, Angelo Del Boca, Angelo D\'Orsi, Alessandro \"Sandi\" Volk, Gabriella Manelli, Marco Barone, Nicola Lorenzin, Davide Conti, Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan. A seguire dibattito.


Promuovono:
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus
rivista Historia Magistra

Hanno aderito finora: 
ANPPIA (Ass. Naz. Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) nazionale e sezioni di Torino, Genova e Cuneo 
comitati ANPI (Ass. Naz. Partigiani d\'Italia) Regione Piemonte e Province di Treviso e Brescia, sezioni ANPI di Grugliasco (TO), sez. Chivasso (TO), sez. Montebelluna A. Boschieri \"D\'Artagnan\"(TV), sez. Casale Monferrato (AL), sez. Avigliana (TO), sez. Bassi Viganò Milano, sez. Valle Elvo e Serra “Pietro Secchia” (BI)
AICVAS (Ass. Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna)
CIVG (Centro Iniziative Verità e Giustizia)
Centro Studi Italia-Cuba
Comitato di lotta antifascista antimperialista e per la memoria storica (Parma)
Redazione di Marx21.it
Casa Rossa Milano
Comitato contro la guerra Milano

 

Evento facebook: https://www.facebook.com/events/2130527923900021/

La locandina in formato PDF: https://www.cnj.it/home/images/INIZIATIVE/torino100218/torino100218_loc.pdf

Rassegna Stampa: https://www.cnj.it/home/it/iniziative/8732-torino-10-2-2018-giorno-del-ricordo,-un-bilancio.html#rassegna



=== 2 ===

http://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/torino-la-medaglia-sbagliata/

Torino: la medaglia sbagliata

Redazione – PUBBLICATO VENERDÌ 17 FEBBRAIO 2017 – Triste Giornata del ricordo nella città sabauda: onorificenza ad un volontario di Salò che operava nella Zona d’Operazioni Litorale Adriatico amministrata dai nazisti. L’erede si presenta in camicia nera

Torino, Giornata del ricordo, Palazzo Civico, Sala Rossa. Il Prefetto consegna la medaglia d’onore alla memoria di tale Filippo Polito all’erede, che si presenta in camicia nera. Ma lo scomparso era un volontario e non era al servizio dell’Italia. Da ciò, per l’ANPI provinciale di Torino, l’illegittimità dell’attribuzione del riconoscimento. E’ l’ennesimo caso di un’interpretazione della legge istitutiva della Giornata che contraddice la lettera della legge stessa e di fatto onora personaggi che non hanno nulla a che vedere con la Repubblica democratica, anzi, che hanno contrastato la liberazione del Paese dal nazifascismo. “La Giornata del ricordo – scrive l’ANPI provinciale – non può prestarsi ad utilizzi politici, in particolare da parte di risorgenti nostalgie fasciste, né può costituire riconoscimento di quanti hanno operato contro le libertà e a fianco delle barbarie naziste”.
La Presidenza dell’ANPI Provinciale di Torino, in un comunicato, spiega chiaramente chi era Filippo Polito: “Il suo nome compare in parecchi elenchi: 1) Caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana, a cura di L’Altra Verità; 2) Albo caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana, della Fondazione RSI, Istituto Storico; 3) Elenco “Livio Valentini” caduti Repubblica Sociale Italiana; 4) Concittadini Caduti infoibati o diversamente massacrati in tempo di guerra e da guerra terminata, comunicato di “Destra Per Reggio”, 10-2-2016.
Negli elenchi compare la data di nascita, 18-8-1923 ad Ardore (RC), il ruolo di Guardia di Polizia Repubblicana, residente a Trieste, la data di morte in Trieste (2-5-1945), la qualità di disperso o deportato; in un solo caso risulta deceduto il 31-12-1945 come prigioniero Borovnica, Lubiana (Albo della Fondazione RSI).
L’articolo 3 comma 3 della Legge 30 marzo 2004 n. 92 recita: “Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”. 
Poiché il territorio dell’attuale Friuli-Venezia Giulia, l’Istria e la cosiddetta Provincia di Lubiana facevano parte all’epoca della Zona d’Operazioni Litorale Adriatico (ZOLA), costituita dai nazisti dopo l’8 settembre ‘43 e amministrata direttamente da un Supremo Commissario nazista nominato da Hitler, in cui la stessa RSI non aveva alcun potere e in cui le sue formazioni armate potevano entrare e operare solo ed esclusivamente con il permesso e sotto la direzione dei tedeschi, l’adesione alla RSI, in quanto agli ordini dei nazisti non può considerarsi “a servizio dell’Italia”.
La partecipazione volontaria alla RSI risulta dal fatto che il 12 novembre del ’43 il Supremo Commissario nazista dispose che l’arruolamento nelle formazioni della RSI poteva avvenire solo “sulla base di presentazione volontaria” (Il Piccolo, 12 novembre ’43, pagina 1).
Risultano pertanto due condizioni (il carattere volontario e l’attività collaborazionista) che sulla base della legge ostano alla concessione della “insegna metallica con relativo diploma”.
Poiché la legge richiama una vicenda tragica, che comprende le foibe, e riguarda l’insieme dell’esodo e della complessa vicenda dei confini orientali, riteniamo che l’attribuzione della medaglia a Filippo Polito combattente volontario, a fianco dei nazisti, in terre da loro occupate, vada rivista”.


=== 3 ===

Due testi di indubbio interesse come introduzione alle questioni che andremo ad affrontare nel Convegno di Torino:

1) 

\"DUE VIE PER RICONCILIARE IL PASSATO DELLE NAZIONI? DALLE COMMISSIONI STORICO CULTURALI ITALO-SLOVENA E ITALO-CROATA ALLE GIORNATE MEMORIALI\", di Raoul Pupo (su “Italia contemporanea”, dicembre 2016, n. 282) 
https://ojs.francoangeli.it/_ojs/index.php/icoa/article/download/4142/107 
Il punto di vista moderato di Pupo, sostanzialmente equidistante tra la nostra impostazione critica e la impostazione entusiastica della \"lobby degli esuli\", non impedisce all\'autore di constatare le vere conseguenze della istituzione del \"Giorno del Ricordo\" ed anzi di rilevare come fosse << facile prevedere [che] qualcosa di grave sarebbe prima o poi accaduto >> ...

2)

Fonte: http://www.storiastoriepn.it/a-proposito-di-foibe-esodo-e-abuso-pubblico-della-storia/

Pubblichiamo la lettera aperta del presidente dell’Istituto Provinciale di Storia del Movimento di Liberazione e dell’Età Contemporanea di Pordenone (12 febbraio 2017):

Gentili consoci e amici,

mi pare intollerabilmente penoso (oltre che un pessimo esempio per i più giovani) lo spettacolo offerto in questi giorni da una politica tutta intenta a coltivare, con cura degna di miglior causa, la mala pianta dell’abuso pubblico della storia; mala pianta cresciuta nel brodo di coltura dell’ignoranza e della smemoratezza collettive (cause prime di gran parte delle nostre disgrazie nazionali).
“Negazionismo”? L’unico noto è quello di chi, su posizioni politiche di estrema destra, nega la Shoah. Nessuno, che si sappia, nega le drammatiche vicende delle foibe e del successivo esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. Semmai, si mette in discussione l’entità delle vittime e delle persone coinvolte, il cui numero non è incontrovertibilmente accertato, ma che non può essere dilatato a dismisura, né ridotto oltre ogni evidenza, a seconda della convenienza “di bottega” politica.
Tali vicende sono state piuttosto troppo a lungo occultate dai governi del nostro Paese per convenienza di Stato e per evitare opportunisticamente di rispondere delle vessazioni e delle atrocità commesse dall’Italia fascista (e non solo) ai danni delle popolazioni slave di quest’area.
La lunga,  complessa, misconosciuta, ma fin troppo dolorosa storia del confine orientale d’Italia dovrebbe suggerire a tutti, e ai politici in primis, di trattarla con la massima consapevolezza e prudenza, proprio per il doveroso rispetto delle vittime, che non sono soltanto quelle delle foibe e dell’esodo.

Cordialmente,
Angelo Masotti Cristofoli


=== 4 ===

Altre iniziative segnalate su questi stessi temi:


TRIESTE 8 febbraio 2018, dalle ore 17:00 presso il Bar Knulp, Via Madonna del Mare 7/a
QUANDO IL RICORDO DIVENTA APOLOGIA DEL FASCISMO
Le conseguenze politiche e di revisione storica dell\'istituzione del Giorno del Ricordo. Parliamone con i candidati di Potere al Popolo Marco Barone e Claudia Cernigoi
Organizza Potere Al Popolo Trieste – evento FB: https://www.facebook.com/events/338208096675876/


MILANO 9 febbraio 2018, alle ore 17:30 c/o  SEDE ANPI CRESCENZAGO, PIAZZA COSTANTINO
INCONTRO SULLA L.92/2004 CHE ISTITUISCE IL “GIORNO DEL RICORDO”
https://www.facebook.com/anpi.crescenzago.milano/photos/a.1409283952711273.1073741859.1398096627163339/1774923016147363/?type=3&theater




\n