Jugoinfo
Veltroneide numero 6
1) Veltroni colpisce ancora. Ovvero l’ignoranza della storia genera mostri (Angelo d’Orsi)
2) "Mio padre era comunista". Il figlio di Aldo Cervi smentisce la bufala di Gramellini e Veltroni (Francesco Fustaneo / Adelmo Cervi)
3) << I serbi compivano atrocità e uccidevano 300 mila esseri umani in Bosnia. >> E altre immondizie
Si vedano anche le precedenti Veltroneidi:
Numero 1 – 9 ottobre 2007: Srebrenica non è nei Balcani
Numero 2 – 12 ottobre 2007: Il programma di Veltroni Sindaco e candidato alle Primarie del PD
Numeri 3 e 4 – 13-14 ottobre 2007: Il compagno Veltroni, il più abile agente della CIA
Broj 5 – 5 novembar 2007.: Čudo U Rimu (Jasna Tkalec)
=== 1 ===
Veltroni colpisce ancora. Ovvero l’ignoranza della storia genera mostri
di Angelo d’Orsi
Allora, il fatto è noto, almeno in cerchie dell’antifascismo. In un programma televisivo (“Le Parole”), il conduttore, Massimo Gramellini, giornalista, divenuto poi narratore di successo e anche intrattenitore del piccolo schermo, in occasione del 75esimo del XXV Aprile, non trova di meglio che intervistare Walter Veltroni. A cui dopo l’introduzione di rito (perché è così difficile per una parte del Paese accettare l’idea che la data della Liberazione costituisca una ricorrenza condivisa, un punto fermo nella identità nazionale della Repubblica) pone la domanda, ossia se non sembri all’illustre ospite (in collegamento…) che quella festa sia importante e che ogni cittadino di questa nazione dovrebbe sottoscriverla, senza polemiche fuori luogo. Ebbene l’intervistato annuisce gravemente, come se stesse facendo una importante concessione all’intervistatore. E ammette, che sì, il 25 aprile 1945 va ricordato e festeggiato, dal popolo italiano, non dimenticando però “la tragedia delle foibe”, su cui come per il 25 aprile non c’è il necessario unanime consenso.
C’è da strabuzzare gli occhi, fregarsi le orecchie, cercare conforto in qualcuno che eventualmente stia assistendo al programma. Ha detto proprio così. L’ex segretario dei DS e poi del PD, ha detto che per apprezzare il XXV Aprile dobbiamo ricordarci delle foibe…, dell’altro “crimine orrendo”. Dunque ha messo sullo stesso piano la Liberazione d’Italia dall’invasore e oppressore nazista, e dal fascismo suo complice-succube, con le “foibe”, un circoscritto episodio su cui dalla fine degli anni Novanta si è montata una macchina di propaganda che in Italia non ha l’eguale. Una macchina che ha cercato nel corso del tempo una impossibile equiparazione tra foibe e campi di sterminio nazista, e ora arriva Veltroni, il grande stratega, lo storico provetto, il politico progressista, a mettere sullo stesso piano quella vicenda con la più grande, la sola rivoluzione che si sia mai fatta in Italia, vittoriosamente, quella culminata con la liberazione di Milano, il 25 aprile 1945.
Poco meno di un anno dopo quella data assurse a simbolo della nuova Italia, sotto il Governo De Gasperi, esattamente il 22 aprile 1946, con un decreto “luogotenenziale” firmato dal principe Umberto II, allora “luogotenente del Regno d’Italia” (la Repubblica sarebbe nata qualche settimana dopo): nel decreto si stabiliva «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». Tre anni più tardi quella giornata, il 25 aprile, entrò ufficialmente nel calendario civico dell’Italia repubblicana, tra le festività nazionali, accanto al 2 giugno.
Ma Veltroni, opinionista, saggista, scrittore, regista (difficile decidere in quale ambito abbia dato il peggio, dopo aver detto più o meno addio alla politica attiva, ambito in cui aveva fatto sufficientemente danno), tutto questo sembra ignorarlo. Come pare ignorare la speculazione politica sulle “foibe”, e si spinge all’ardito accoppiamento. Gramellini, più accorto di lui, lascia correre, ma proseguendo nel suo ragionamento, relativo alla ovvietà del 25 aprile 1945 come data simbolo dell’Italia che ha sconfitto il fascismo, cita l’esempio altissimo dei Fratelli Cervi, martiri del fascismo, e per sottolineare che la Resistenza non era solo comunista, afferma che i Cervi non lo erano. Veltroni tace e acconsente, citando come protagonisti della lotta partigiana socialisti, liberali, cattolici, monarchici, militari… Non fa la minima menzione del ruolo che il PCI ebbe in quella lotta, dopo aver già costituito il nerbo dell’antifascismo clandestino e all’estero, nel Ventennio. Né il cenno lo fa Gramellini. Finisce lì, con Veltroni che invitato ancora a spiegare il senso della Liberazione se ne esce con un discorsetto grottesco relativo alla situazione determinata dalla pandemia. Grazie, Walter. Ciao, Massimo.
Il giorno dopo Maurizio Acerbo, segretario del PRC, ossia Rifondazione Comunista, con un intervento sul “manifesto” chiede le scuse di Gramellini, precisando che i Cervi erano comunisti, esprimendo sconcerto per l’atteggiamento di Veltroni. E la settimana seguente Gramellini, dando prova di correttezza a supplire la propria scarsa informazione storica, apre la puntata del suo programma con la precisazione: “I fratelli Cervi provenivano da una famiglia cattolica ed erano comunisti”.
Rimane l’agghiacciante silenzio di Veltroni. E rimane l’amaro della deriva storica di una generazione, quella venuta dopo Berlinguer, che non solo ha scientemente affossato il PCI, ma ha cercato in ogni modo di cancellare il patrimonio ideale e politico che in quel partito si riassume. Del resto, già parecchi anni or sono, nel 2011 (se non sbaglio) l’ex sfidante (trombato) di Berlusconi, dichiarava di non essere mai stato comunista, sottolineando: “Non ero ideologicamente comunista”.
Allora, il fatto è noto, almeno in cerchie dell’antifascismo. In un programma televisivo (“Le Parole”), il conduttore, Massimo Gramellini, giornalista, divenuto poi narratore di successo e anche intrattenitore del piccolo schermo, in occasione del 75esimo del XXV Aprile, non trova di meglio che intervistare Walter Veltroni. A cui dopo l’introduzione di rito (perché è così difficile per una parte del Paese accettare l’idea che la data della Liberazione costituisca una ricorrenza condivisa, un punto fermo nella identità nazionale della Repubblica) pone la domanda, ossia se non sembri all’illustre ospite (in collegamento…) che quella festa sia importante e che ogni cittadino di questa nazione dovrebbe sottoscriverla, senza polemiche fuori luogo. Ebbene l’intervistato annuisce gravemente, come se stesse facendo una importante concessione all’intervistatore. E ammette, che sì, il 25 aprile 1945 va ricordato e festeggiato, dal popolo italiano, non dimenticando però “la tragedia delle foibe”, su cui come per il 25 aprile non c’è il necessario unanime consenso.
C’è da strabuzzare gli occhi, fregarsi le orecchie, cercare conforto in qualcuno che eventualmente stia assistendo al programma. Ha detto proprio così. L’ex segretario dei DS e poi del PD, ha detto che per apprezzare il XXV Aprile dobbiamo ricordarci delle foibe…, dell’altro “crimine orrendo”. Dunque ha messo sullo stesso piano la Liberazione d’Italia dall’invasore e oppressore nazista, e dal fascismo suo complice-succube, con le “foibe”, un circoscritto episodio su cui dalla fine degli anni Novanta si è montata una macchina di propaganda che in Italia non ha l’eguale. Una macchina che ha cercato nel corso del tempo una impossibile equiparazione tra foibe e campi di sterminio nazista, e ora arriva Veltroni, il grande stratega, lo storico provetto, il politico progressista, a mettere sullo stesso piano quella vicenda con la più grande, la sola rivoluzione che si sia mai fatta in Italia, vittoriosamente, quella culminata con la liberazione di Milano, il 25 aprile 1945.
Poco meno di un anno dopo quella data assurse a simbolo della nuova Italia, sotto il Governo De Gasperi, esattamente il 22 aprile 1946, con un decreto “luogotenenziale” firmato dal principe Umberto II, allora “luogotenente del Regno d’Italia” (la Repubblica sarebbe nata qualche settimana dopo): nel decreto si stabiliva «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». Tre anni più tardi quella giornata, il 25 aprile, entrò ufficialmente nel calendario civico dell’Italia repubblicana, tra le festività nazionali, accanto al 2 giugno.
Ma Veltroni, opinionista, saggista, scrittore, regista (difficile decidere in quale ambito abbia dato il peggio, dopo aver detto più o meno addio alla politica attiva, ambito in cui aveva fatto sufficientemente danno), tutto questo sembra ignorarlo. Come pare ignorare la speculazione politica sulle “foibe”, e si spinge all’ardito accoppiamento. Gramellini, più accorto di lui, lascia correre, ma proseguendo nel suo ragionamento, relativo alla ovvietà del 25 aprile 1945 come data simbolo dell’Italia che ha sconfitto il fascismo, cita l’esempio altissimo dei Fratelli Cervi, martiri del fascismo, e per sottolineare che la Resistenza non era solo comunista, afferma che i Cervi non lo erano. Veltroni tace e acconsente, citando come protagonisti della lotta partigiana socialisti, liberali, cattolici, monarchici, militari… Non fa la minima menzione del ruolo che il PCI ebbe in quella lotta, dopo aver già costituito il nerbo dell’antifascismo clandestino e all’estero, nel Ventennio. Né il cenno lo fa Gramellini. Finisce lì, con Veltroni che invitato ancora a spiegare il senso della Liberazione se ne esce con un discorsetto grottesco relativo alla situazione determinata dalla pandemia. Grazie, Walter. Ciao, Massimo.
Il giorno dopo Maurizio Acerbo, segretario del PRC, ossia Rifondazione Comunista, con un intervento sul “manifesto” chiede le scuse di Gramellini, precisando che i Cervi erano comunisti, esprimendo sconcerto per l’atteggiamento di Veltroni. E la settimana seguente Gramellini, dando prova di correttezza a supplire la propria scarsa informazione storica, apre la puntata del suo programma con la precisazione: “I fratelli Cervi provenivano da una famiglia cattolica ed erano comunisti”.
Rimane l’agghiacciante silenzio di Veltroni. E rimane l’amaro della deriva storica di una generazione, quella venuta dopo Berlinguer, che non solo ha scientemente affossato il PCI, ma ha cercato in ogni modo di cancellare il patrimonio ideale e politico che in quel partito si riassume. Del resto, già parecchi anni or sono, nel 2011 (se non sbaglio) l’ex sfidante (trombato) di Berlusconi, dichiarava di non essere mai stato comunista, sottolineando: “Non ero ideologicamente comunista”.
In effetti, Veltroni era probabilmente soltanto “veltroniano”, anche quando obbediva senza fiatare alle dirigenze del partito in cui militava, dopo una lunga carriera nella FGCI, anche quando era dentro la cappa del “socialismo reale”, anche quando insomma “faceva il comunista senza esserlo”. Né poteva essere comunista da segretario dei DS (Democratici di Sinistra) e men che meno da primo segretario del neonato PD (Partito Democratico, di cui fu uno degli inventori). Certo il suo curriculum studiorum è modestissimo (“diploma di istituto professionale per la cinematografia e la televisione”), ma possibile che una militanza lunga e da leader nelle file di partiti “antifascisti” (dal PCI ai DS al PD), non gli abbia insegnato neppure l’abc? E non prova vergogna a parlare dell’importanza della memoria da trasmettere ai “giovani”?
Forse il punto sta proprio nella parola “memoria”. Ancora una volta dobbiamo smettere di usare questo termina ambiguo e fallace, e parlare piuttosto di “storia”. E cominciare a studiarla. La memoria comprende l’oblio e l’errore, e in fondo consente a tutti una giustificazione. Perciò rimane fondamentale lo studio della storia. Accetti un buon consiglio, Veltroni: la bibliografia su fascismo, antifascismo, Resistenza, è molto estesa. E se non sa da che parte cominciare chieda consiglio. Personalmente sono pronto a fornirle qualche utile indicazione. Così eviterà in futuro figuracce come quella che ha compiuto proprio nella ricorrenza del 75esimo della Liberazione. È proprio vero che l’ignoranza della storia genera mostri.
Forse il punto sta proprio nella parola “memoria”. Ancora una volta dobbiamo smettere di usare questo termina ambiguo e fallace, e parlare piuttosto di “storia”. E cominciare a studiarla. La memoria comprende l’oblio e l’errore, e in fondo consente a tutti una giustificazione. Perciò rimane fondamentale lo studio della storia. Accetti un buon consiglio, Veltroni: la bibliografia su fascismo, antifascismo, Resistenza, è molto estesa. E se non sa da che parte cominciare chieda consiglio. Personalmente sono pronto a fornirle qualche utile indicazione. Così eviterà in futuro figuracce come quella che ha compiuto proprio nella ricorrenza del 75esimo della Liberazione. È proprio vero che l’ignoranza della storia genera mostri.
(5 maggio 2020)
=== 2 ===
"Mio padre era comunista". Il figlio di Aldo Cervi smentisce la bufala di Gramellini e Veltroni
Di Francesco Fustaneo per L'AntiDiplomatico
Giorno 25 Aprile alla Rai nel corso del programma condotto da Massimo Gramellini “Aspettando le Parole” con tema il 25 aprile dinnanzi all'ospite in collegamento esterno, Walter Veltroni, il primo affermava che i fratelli Cervi non fossero comunisti, senza che Veltroni con trascorsi politici nella F.g.c.i e da dirigente nel Partito Comunista si sentisse in dovere di smentirlo.
30/04/2020
Da anni nel nostro Paese, parallelamente ad un processo revisionista, si assiste ad un tentativo mediatico di sminuire l'approccio comunista alla Resistenza e alla causa antifascista in genere, ma anche il suo contributo alla nascita e alla maturazione di quello che è attualmente la Repubblica Italiana.
Essendo venuto a mancare un contraddittorio televisivo in quello che appare quanto meno una forzatura (se non una falsificazione storica), ho contattato chi forse è tra i più titolati a potersi esprimere in merito: Adelmo Cervi, figlio di Verina ed Aldo Cervi terzogenito dei sette Fratelli Cervi, fucilati dai fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943. Adelmo all'epoca infante, aveva da poco compiuto 4 mesi.
Attualmente Adelmo si trova a Celle Ligure, ospite di un amico. Prima che scoppiasse l'emergenza sanitaria era impegnato nella presentazione del suo libro “Io che conosco il tuo cuore” scritto con Giovanni Zucca, un testo in cui si racconta la storia umana e politica del padre Aldo, partigiano con i suoi sei fratelli nella banda Cervi.
“Dovevo partecipare alla trasmissione in questione- mi riferisce- ma per motivi tecnici poi mi hanno comunicato che non c'era spazio.”
- Signor Cervi che cosa ha pensato quando ha visto in t.v. Gramellini affermare testualmente “che i fratelli Cervi non erano neanche comunisti”?
In relazione alle affermazioni in questione sono rimasto stupito, lo dico in tono non polemico: vorrei sottolineare però il fatto che se non tutti i Cervi erano comunisti mio padre lo era e i suoi fratelli lo appoggiavano pienamente. Aggiungo che mio padre era considerato il capo Politico dei fratelli Cervi.
Aldo Cervi era convintamente comunista e ha lottato per la libertà e la giustizia. La mia famiglia era una famiglia contadini, mezzadri sfruttati, una famiglia di cattolici.
Mio padre finisce in carcere nei primi anni '30 e finirà per incontrare tanti antifascisti, molti di ideologia comunista e finirà anche per lui per diventare un'antifascista comunista.
Ha partecipato nei gruppi clandestini del Partito Comunista di lotta alla liberazione e ha combattuto orgogliosamente con tutti i suoi fratelli contro il nazifascismo.
Spesso si dimentica che i comunisti sono quelli che hanno pagato il prezzo più importante nella resistenza.
Dire questo non significare sminuire il fatto che nella Resistenza contro il comune nemico fascista si unirono tante esperienze: comunisti, socialisti, democratici, ecc, I valori della Resistenza sono fondamentali e tutt'oggi sono da portare avanti. Divido il mondo in due categorie: gli sfruttati e gli sfruttatori. Chi condivide certe idee non può che essere dalla parte dei primi e le battaglie grandi o piccole che siano vanno portate avanti nel quotidiano.
Essendo venuto a mancare un contraddittorio televisivo in quello che appare quanto meno una forzatura (se non una falsificazione storica), ho contattato chi forse è tra i più titolati a potersi esprimere in merito: Adelmo Cervi, figlio di Verina ed Aldo Cervi terzogenito dei sette Fratelli Cervi, fucilati dai fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943. Adelmo all'epoca infante, aveva da poco compiuto 4 mesi.
Attualmente Adelmo si trova a Celle Ligure, ospite di un amico. Prima che scoppiasse l'emergenza sanitaria era impegnato nella presentazione del suo libro “Io che conosco il tuo cuore” scritto con Giovanni Zucca, un testo in cui si racconta la storia umana e politica del padre Aldo, partigiano con i suoi sei fratelli nella banda Cervi.
“Dovevo partecipare alla trasmissione in questione- mi riferisce- ma per motivi tecnici poi mi hanno comunicato che non c'era spazio.”
- Signor Cervi che cosa ha pensato quando ha visto in t.v. Gramellini affermare testualmente “che i fratelli Cervi non erano neanche comunisti”?
In relazione alle affermazioni in questione sono rimasto stupito, lo dico in tono non polemico: vorrei sottolineare però il fatto che se non tutti i Cervi erano comunisti mio padre lo era e i suoi fratelli lo appoggiavano pienamente. Aggiungo che mio padre era considerato il capo Politico dei fratelli Cervi.
Aldo Cervi era convintamente comunista e ha lottato per la libertà e la giustizia. La mia famiglia era una famiglia contadini, mezzadri sfruttati, una famiglia di cattolici.
Mio padre finisce in carcere nei primi anni '30 e finirà per incontrare tanti antifascisti, molti di ideologia comunista e finirà anche per lui per diventare un'antifascista comunista.
Ha partecipato nei gruppi clandestini del Partito Comunista di lotta alla liberazione e ha combattuto orgogliosamente con tutti i suoi fratelli contro il nazifascismo.
Spesso si dimentica che i comunisti sono quelli che hanno pagato il prezzo più importante nella resistenza.
Dire questo non significare sminuire il fatto che nella Resistenza contro il comune nemico fascista si unirono tante esperienze: comunisti, socialisti, democratici, ecc, I valori della Resistenza sono fondamentali e tutt'oggi sono da portare avanti. Divido il mondo in due categorie: gli sfruttati e gli sfruttatori. Chi condivide certe idee non può che essere dalla parte dei primi e le battaglie grandi o piccole che siano vanno portate avanti nel quotidiano.
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<< I serbi compivano atrocità e uccidevano 300 mila esseri umani in Bosnia. >> E altre immondizie
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UN COMMENTO DI CLAUDIA CERNIGOI
Alla "Veltroneide n.3 e 4" [Il compagno Veltroni, il più abile agente della CIA:
https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/5663-5696-veltroneide-numero-3.html
https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/5664-5697-veltroneide-numero-4.html ]
https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/5664-5697-veltroneide-numero-4.html ]
vorrei aggiungere che papà Vittorio Veltroni, "pioniere" delle trasmissioni radio, conobbe la futura mamma del buon Walter nella Lubiana invasa ed occupata dai fascisti (1941), quando vi fu inviato per organizzare le trasmissione radiofoniche di regime.
Quanto alle "rivelazioni", possiamo scherzarci su finché vogliamo, però una persona che si iscrive a 15 anni ad un partito denominato comunista e vi rimane e vi fa carriera, diventandone funzionario pagato, e dopo trent'anni dichiara di non essere mai stato comunista, o ci prende per i fondelli oggidì (il che mi sembra non sia comunque una cosa ammirevole) oppure ha davvero fatto l'infiltrato fin da piccolo.
Saluti resistenti
Claudia Cernigoi
Quanto alle "rivelazioni", possiamo scherzarci su finché vogliamo, però una persona che si iscrive a 15 anni ad un partito denominato comunista e vi rimane e vi fa carriera, diventandone funzionario pagato, e dopo trent'anni dichiara di non essere mai stato comunista, o ci prende per i fondelli oggidì (il che mi sembra non sia comunque una cosa ammirevole) oppure ha davvero fatto l'infiltrato fin da piccolo.
Saluti resistenti
Claudia Cernigoi
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VELTRONI FOIBOLOGO
... Nel corso della cerimonia per il "Giorno del Ricordo" tenutasi nel 2006 a Roma, in Campidoglio, è il sindaco Veltroni - che nel frattempo pare essere diventato "foibologo" per vocazione, visti gli interventi profusi sul tema persino su riviste femminili come Vanity Fair - a teorizzare che si deve "riconoscere il sopruso e la violenza di cui furono vittime non solo fascisti, ma anche antifascisti, semplici civili privi di una particolare convinzione politica. Italiani colpevoli solo di essere tali"...
"Sopravvissuti e dimenticati. Il dramma delle foibe e l'esodo dei giuliano-dalmati", di Marco Girardo, Paoline Editoriale Libri, per il quale l'autore si è avvalso della "testimonianza" di Graziano Udovisi - "gerarca fascista e spia tedesca..." (...) oltreché della introduzione del diessino sindaco di Roma Walter Veltroni...
[2006 – fonte: https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/4874-4906-italija-fasisticki-zlocinci-prikazani-kao-junaci.html ]
... il libro sarà ricordato per la sorprendente e vergognosa prefazione di Walter Veltroni, sindaco ex comunista di Roma, ex giornalista e direttore del quotidiano "l’Unità" (fondato da A. Gramsci, ndt). Anche lui è cascato nelle maglie della cricca neofascista le cui tesi servono a nascondere e dimenticare i crimini compiuti dalla soldatesca mussoliniana sui territori dell’ex Jugoslavia, territori sui quali sono stati uccisi centinaia di migliaia di croati, sloveni, serbi e altri...
[2006 – fonte: https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/4904-4936-i-criminali-fascisti-presentati-da-eroi.html ]
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L'UOMO-PREFAZIONE
da Libero News del 1 febbraio 2008
«Uno spirito mi ha rivelato la verità su Marilyn», sostiene Rosalinda Celentano, «Ho partecipato a molte sedute medianiche», aggiunge Alda Merini. Voi la scrivereste la prefazione di un libro - Donne dell'altro mondo, nella fattispecie - che contiene queste e altre perle? Walter Veltroni sì, senza alcuna esitazione. E ci si mette d'impegno, pure, elogiando con (sincera?) convinzione cotanto «mosaico suggestivo e pieno di umanità».
Sul lit-blog Il primo amore, lo scrittore Christian Raimo propone un divertente quiz: elencati i titoli e gli autori di ben 66 libri, chiede cos'abbiano in comune uno con l'altro. La risposta, ormai l'abbiamo capito, è il nome del leader del Pd, che di tutti ha scritto la prefazione. Dal volume su Giorgio Gaber a quello di Barack Obama, fino a libri su Totti e Zapatero, Veltroni tutti ha presentato e lodato con grande generosità.
E poi ancora «Tibet, teatri tenda, società delle mandorle - si legge sul Corriere della Sera -, Phi-Phi Island, in bici da Dakar a Podor»: l'eclettico Veltroni non si fa mancare nulla e a nessun autore o editore dice di no. Ma dove troverà il tempo? Alla domanda risponde Franco Giustinelli, il cui volume sulla letteratura greca è, manco a dirlo, prefato dal sindaco di Roma: «Come fa? - risponde lo studioso al Corriere - Boh, so che scrive e lavora anche di notte». Eccone un altro che (come Berlusconi) non dorme o dorme pochissimo. Sempre che, a pensar male, non ci sia qualche alacre ghost writer al lavoro. Altrimenti devono spiegarci com'è che la gente normale non ha il tempo nemmeno di respirare e loro, che dovrebbero essere impegnatissimi su altri e ben più seri fronti...
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CITAZIONI
"Stavano avvenendo cose di fronte alle quali non ci si può più limitare alla compassione e alla condanna: le decapitazioni, le fosse comuni, lo sterminio. Vedi, a quelli che l'altro giorno sono venuti davanti a Montecitorio con gli ulivi insanguinati, io potrei dire: dov'eravate, amici, dov'erano i vostri fiori quando i serbi compivano atrocità e uccidevano 300 mila esseri umani in Bosnia?"
[ Intervista a Walter Veltroni su l'Unità 29 marzo '99 ]
[ Intervista a Walter Veltroni su l'Unità 29 marzo '99 ]
"Da mesi parlo della Birmania, del Ruanda, di Cuba e dei dissidenti sbattuti in galera da Castro, o ricordavo a Jang Zemin in visita in Italia le esecuzioni degli oppositori in Cina. Adesso si vede qual è il filo conduttore di questa politica: il tentativo di costruire una Sinistra che faccia dei diritti umani il suo nuovo 'internazionalismo', come ha detto Tony Blair alla convention dei socialisti europei a Milano. Una nuova coscienza dei disastri umanitari, del dolore, della catastrofe che c'è in tante parti del mondo. Il Kosovo, per colpa di Milosevic, è oggi la parte più devastata da questo flagello. Per farlo finire, purtroppo, la comunità internazionale è costretta ad usare lo strumento estremo, i bombardamenti"
[ Intervista a Walter Veltroni su La Repubblica 1 aprile '99 ]
Le classi non esistono più. Restano gli individui.
(Walter Veltroni a Parigi. Corriere della Sera, 28 agosto 2007)
(Walter Veltroni a Parigi. Corriere della Sera, 28 agosto 2007)
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COSA HA COMBINATO DA SINDACO
L'8 gennaio 2006 promette che abbandonerà la politica e invece si candida alle Primarie e fa affondare il suo partito
VIDEO: http://it.youtube.com/watch?v=wdisSqVy3OM
VIDEO: http://it.youtube.com/watch?v=wdisSqVy3OM
Il 10 gennaio 2006 alla Sinagoga di Roma partecipa alla veglia di preghiera per il criminale Ariel Sharon
Il 23 dicembre 2006 pretende di intitolare la Stazione Termini a Wojtyla
[srpskohrvatski / italiano] Sulle commemorazioni tenute in angoli tra loro lontani della ex RFS Jugoslavia: Beograd/Beogrado (Serbia), Pula/Pola (Croazia), Tivat/Teodo (Montenegro)
28 anni fa gli assalti della via Dobrovoljačka (Sarajevo) e della Brćanska Malta (Tuzla)
Il 3 maggio 1992 le milizie separatiste bosgnacche di Alija Izetbegović (presidente), Ejup Ganić (membro della Presidenza) e Jovan Divjak (comandante per la zona di operazioni di Sarajevo) assaltarono alle spalle la colonna dell'Armata Jugoslava (JNA), che percorrendo la Via Dobrovoljačka si ritirava pacificamente da Sarajevo verso la Serbia. La colonna era composta prevalentemente da giovanissime reclute, provenienti da diversi territori jugoslavi e non tutte "serbe". L'assalto proditorio causò una strage efferata: 42 morti, 73 feriti, 215 prigionieri.
Prvi Maj i uslovi rada u pandemiji u Srbiji i Hrvatskoj
1) SVI SMO TAOCI KAPITALISTIČKE EKONOMIJE! (A. Kheirawi / Princip.info)
2) Hrvatska: KAPITALIZAM, NAJGORI OD SVIH VIRUSA (V. Konigsrecht /SRP)
3) Srbija: PRVOMAJSKI PROGLAS NKPJ I SKOJ-a
4) Srbija: PRVI MAJ I KOVID – 19 (Komunisti Srbije)