Informazione
Beta News Agency
December 25, 2008
Pristina street named after Bush
PRISTINA - Kosovo Albanian authorities have decided to
name one of the main streets in Pristina after
outgoing U.S. President George Bush.
The decision, explained as a sign of respect for Bush,
was made during a government meeting on Wednesday, and
it passed unanimously.
"This is a step of great state respect and
gratefulness for the United States' engagement in
favor of Kosovo's independence," PM Hashim Thaci said.
Another former U.S. president, Bill Clinton, already
has a boulevard named after him in Pristina.
He was honored for holding office in 1999, when NATO
attacked Serbia. However, the construction of
Clinton's statue required additional funds, and the
Kosovo government set EUR 5,000 aside for this purpose
at its session yesterday.
According to a Beta news agency report, Bush is seen
in Kosovo as one of the most important world leaders
that supported Kosovo Albanians' declaration, which
Washington recognized a day after it was made.
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Stop NATO
http://groups.yahoo.com/group/stopnato
Inviamo nuovamente questo messaggio, che a molti non è pervenuto a
causa di un problema tecnico. Ci scusiamo con chi lo ha già ricevuto)
BIECO OPPORTUNISMO
In Croazia un gruppo di accademici sostiene la necessità che il
presidente croato Stjepan (Stipe) Mesic decori quegli ex comunisti,
membri del CC della Lega dei Comunisti Croati, "meritevoli per i
cambiamenti politici e lo sviluppo della democrazia" - responsabili
cioè di aver contribuito alla distruzione della Jugoslavia socialista.
Dunque Mesic dovrebbe in primo luogo decorare se stesso. Certo, lui
sarebbe sicuramente la persona adatta per un passo del genere, avendo
direttamente rivendicato il suo operato come squartatore della
Jugoslavia nel libro "Come abbiamo distrutto la RFS di Jugoslavia".
Stipe Mesic fu sin dai primi anni Settanta tra i sostenitori del
movimento antijugoslavo, nazionalista e secessionista croato detto
"primavera croata" (vedi: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3609
). Alto esponente della Lega dei Comunisti e poi braccio destro di
Tudjman sin dalla fine degli anni Ottanta, fu imposto nel 1991 dalla
Comunita' Europea come *ultimo* Presidente della RFS di Jugoslavia,
ruolo del quale si è poi vantato egli stesso nel suddetto libro,
pubblicato nella Croazia oramai "indipendente". (a cura di I&I)
Vecernji list - www.vecernji.hr (si faccia riferimento al sito per
leggere i commenti...)
07. 01. 2009. 19,30
Grupa akademika podržala ideju da se oda priznanje dvojcu iz CK SKH za
višestranačje:
Zahtjev predsjedniku da odlikuje zaslužne komuniste
Autor Jasmina Popović
Sardelić je govorom na plenumu CK SKJ 1989. označio potpuni raskid s
politikom 'hrvatske šutnje'; na slici s Mesićem
Foto: Arhiva VL
Celestin Sardelić i Drago Domitrović dva su ključna čovjeka
zaslužna za promjene koje su se počele događati prije dvadeset
godina. Ta su dva političara bila u vrhu Partije te su zaslužni za
višestranačke izbore više nego Ivica Račan i mislim da trebaju za
to dobiti priznanje. Oni su iznijeli koncepciju i proveli je.
Sardelić je prvi u Beogradu napao politiku Slobodana Miloševića.
Obojica su bila dio kruga od desetak ljudi koji su shvatili da su
pomjene nužne. To je bio razlog da pokrenem inicijativu da predsjednik
Mesić odlikuje tu dvojicu časnih i poštenih ljudi i u njoj su mi se
bez ikakvih zadrški pridružila još trojica uglednih ljudi akademik,
Vladimir Stipetić, Slavko Goldstein i Josip Šentija – potvrdio nam
je danas akademik Dušan Bilandžić.
Reformistički političari
On je incijator ideje da se Domitroviću, koji je potkraj osamdesetih
obnašao funkciju sekretara Predsjedništva CK SK Hrvatske, i
Sardeliću, koji je bio član Predsjedništva CKSKH zadužen za
ideologiju, oda priznanje za početak demokratskih promjena.
U Uredu predsjednika potvrdili su da znaju za inicijativu i da je
prijedlog u proceduri. Grad Zagreb je, naime, inicijativu akademika
Bilandžića proslijedio i sada je na redu Državno povjerenstvo za
odlikovanja i priznanja, koje će vijećati o tom prijedlogu.
Povjerenstvo, kojem je na čelu Štefanija Balog, sastaje se prema
potrebi i u dogledno bi vrijeme trebalo odlučiti s kakvim će
prijedlogom izaći pred predsjednika Mesića. Neslužbeno se može
čuti da je u planu Red hrvatskog pletera i da će odlikovanja, prođe
li prijedlog, biti dodijeljena vjerojatno uz prigodu obilježavanja
Dana državnosti. U obrazloženju inicijative stoji da su i Domitrović
i Sardelić bili predvodnici i inicijatori demokratske transformacije
koja je završila uspostavom demokratske države.
Pripadali su maloj skupini reformističkih političara, širili prostor
tolerancije i dijaloga, čime je rastao i utjecaj reformske politike i
reformskih snaga. Domitrović je potaknuo i demokratizirao donošenje
odluke o višestranačkim izborima, a Sardelić je svojim govorom na
plenumu CK SKJ u rujnu 1989. označio potpuni raskid s politikom
“hrvatske šutnje”, a nakon toga imao aktivnu ulogu u formuliranju
i donošenju odluke o prijelazu na višestranačku demokraciju.
Nepriznate zasluge
– Ne znam točno razloge zbog kojih oni nisu nastavili svoje aktivno
sudjelovanje u politici nakon promjena i smatram da je Račanova
pogreška što ih nije uspio povući. Zasluge im zbog rata i
specifičnih političkih okolnosti nisu bile priznate devedesetih, no
mislim da je krajnje vrijeme da se nepravda ispravi – smatra
Bilandžić.
Oggetto: Roma. Martedi 13 gennaio manifestazione per Gaza alla Farnesina.
Data: 10 gennaio 2009 14:32:30 GMT+01:00
Oggetto: PIOMBO FUSO E SPALLE COPERTE - Comunicato
Data: 31 dicembre 2008 17:24:59 GMT+01:00
PIOMBO FUSO E SPALLE COPERTE
L’ATTUALE MASSACRO ISRAELIANO NELLA STRISCIA DI GAZA E IL RUOLO DELL’UNIFIL IN SUD LIBANO
Comunicato della Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@...
3381028120 3384014989
Gaza 28.06.06 Inizia l’ennesima operazione militare dell’esercito israeliano contro Gaza. Summer Rain, una “pioggia estiva” di bombe sulla popolazione. Il bilancio a fine luglio 2006 fu di 159 morti, di cui 31 bambini. Durante i raid aerei, simili seppur meno intensi di quelli d’oggi, la resistenza libanese attaccò alcune postazioni israeliane di confine, allo scopo di alleviare la pressione militare sulle popolazioni di Gaza. Sette soldati israeliani sono uccisi, due fatti prigionieri.
La reazione israeliana non si fece attendere. Distolta l’attenzione da Gaza, con l’operazione “giusta ricompensa” i vertici politico/militari sionisti portarono i loro militari nella trappola del Sud Libano, dove per la prima volta nella sua storia l’esercito israeliano subì una sonora sconfitta.
A soccorrere l’alleato strategico in Medio Oriente intervenne allora la diplomazia occidentale.
Gli accordi internazionali portarono alla costituzione di una forza di “interposizione” composta principalmente da soldati europei, tra i quali spiccavano (e spiccano) gli italiani.
Grande fu il contributo all'opera dell’allora Ministro degli esteri Massimo D’Alema, osannato da tutte le forze politiche che sostenevano l’allora governo Prodi. Le ripetute dichiarazioni rilasciate in quelle settimane da D’Alema a favore d’Israele, a chiarire ruolo e funzione di quella complessa operazione, non servirono a convincere neppure l’ex “sinistra radicale” sulla funzione dei 15.000 soldati ancora oggi acquartierati in Sud Libano.
Poche furono le voci che si levarono contro quella missione. Tra esse la nostra.
Le ragioni del NO erano (e sono) semplici ed evidenti: si occupa il solo territorio del paese aggredito senza toccare un metro quadrato di quello dell’aggressore, Israele. Non si mette mano ai problemi di fondo del conflitto nell’area: l’occupazione israeliana di porzioni di territorio libanese e siriano. Si tentò (invano) di imporre il disarmo e lo scioglimento della resistenza libanese.
Come leggere, alla luce del massacro di queste ore a Gaza, il ruolo della missione UNIFIL?
I “benpensanti”, coloro i quali difesero e continuano a difendere quella missione, probabilmente diranno che “almeno un fronte di guerra è stato spento”. Ma il buonsenso in guerra è pane per utili idioti o, peggio, per coloro i quali sono in mala fede.
Nei fatti oggi l’esercito israeliano agisce ancora più indisturbato contro i palestinesi, massacrandoli senza alcuna sostanziale reazione militare.
Domani, quando i rapporti di forza glielo permetteranno, Israele si sbarazzerà - con le buone o con le cattive - della forza d’interposizione in Sud Libano e attaccherà di nuovo in quella direzione. Nel lucido progetto sionista la “Grande Israele” non si è ancora realizzata. Non a caso Israele è l’unico Stato al mondo che non ha ancora dichiarato e depositato i propri confini nazionali.
Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà alle popolazioni palestinesi ed alla loro resistenza, sottoposte in queste ore ad un criminale assedio e bombardamento, reiteriamo la nostra richiesta di
RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DAL SUD LIBANO ED IL LORO SPOSTAMENTO IN TERRITORIO ISRAELIANO A PROTEZIONE DEI POPOLI CIRCOSTANTI, IL DISARMO E LO SCIOGLIMENTO DI TSAHAL, L’ARRESTO DEI VERTICI POLITICI E MILITARI DELLO STATO DI ISRAELE E LA COSTITUZIONE DI UNO TRIBUNALE INTERNAZIONALE SPECIALE PER I CRIMINI DI GUERRA COMMESSI DAI GOVERNI SUCCEDUTISI IN ISRAELE DAL 1948 AD OGGI .
Com'è noto, i crimini di guerra non cadono in prescrizione. L’umanità saprà attendere.
Una straordinaria giornata di mobilitazione al fianco dei palestinesi e per dire fermate il massacro di Gaza
Scrivono le agenzie che oggi "Migliaia di persone sono scese in piazza, nonostante il maltempo, in 15 città italiane per manifestare solidarietà al popolo di Gaza, aderendo alla giornata di mobilitazione promossa dal Forum Palestina. La manifestazione più imponente a Roma, mentre a Milano sono state date alle fiamme bandiere israeliane". Durante le manifestazioni è giunta la temuta notizia dell'inizio dell'escalation terrestre delle forze aremate israeliane contro Gaza.
Vediamo un resoconto basato sulle notizie diffuse dalla principali agenzie stampa.
ROMA - Nellla capitale almeno 10.000 persone sono scese in piazza per protestare contro il massacro in corso contro i palestinesi di Gaza. "Fermiano il genocidio dei palestinesi a Gaza" recitava lo striscione di apertura. Portate in corteo fotografie di bambini e donne feriti a Gaza. Il corteo, che si è via via ingrossato cogliendo di sorpresa organizzatori e le stesse forze dell'ordine, è andato oltre piazza Barberini, dove doveva concludersi, per proseguire verso piazza del Popolo, riempita dai manifestanti e da centinaia di bandiere palestinesi e libanesi, dove si sono tenuti gli interventi conclusivi che hanno rilanciato l'urgenza di una manifestazione nazionale entro il mese di gennaio. «Chiediamo di fermare il massacro e la carneficina che sta avvenendo a Gaza - ha detto Sergio Cararo del Forum Palestina -, inoltre diciamo basta all'impunità di Israele e all'informazione manipolata che in questi giorni sta raccontando una falsa verità».
MILANO. A Milano il lungo corteo contro l'aggressione israeliana nella Striscia di Gaza era aperto da giovani palestinesi: alcuni avevano degli striscioni con la Stella di David sormontata dalla svastica e sono state date alle fiamme bandiere israeliane e lanciati slogan contro Israele e gli Stati Uniti. Alcuni iracheni avevano in mano delle scarpe, diventate un simbolo dopo il lancio contro Bush da parte di un giornalista tuttora in carcere. Una volta giunto in piazza San Babila, dove avrebbe dovuto sciogliersi, il corteo cresciuto con migliaia di partecipanti ha invece proseguito lungo corso Matteotti per arrivare in piazza Duomo, dove un migliaio di manifestanti ha occupato la zona antistante il sagrato.
TORINO - Anche a Torino c'è stata una manifestazione contro l'attacco militare di Israele. Il presidio organizzato dall'assemblea Free Palestine a Porta Palazzo si è trasformato in un corteo spontaneo. I partecipanti hanno raggiunto l'associazione Italia-Israele dove c'è stato un lancio di uova. Alla manifestazione, scandita dal grido «Israele assassino», hanno partecipato molti immigrati di origine araba.
VICENZA - Cinquemila, i partecipanti al corteo di Vicenza. Tanti gli stranieri, circa l'80% dei partecipanti, provenienti da tutto il Veneto. Il corteo, sfilato al grido di «assassini, assassini», è stato tenuto sotto controllo da un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine e dal servizio predisposto dagli organizzatori. Decine gli striscioni esposti dai manifestanti: «Fermiano il massacro di Gaza», «Quanti morti ci vogliono per fermarli?», «Uno Stato libero per i palestinesi» e «Gaza libera, comunque Intifada fino alla vittoria». Alcuni cartelli riportavano gigantografie di massacri, bombardamenti, distruzioni e morti.
BOLOGNA - A Bologna sono scese in piazza circa duemila persone, in maggioranza stranieri, che hanno concluso la manifestazione pregando insieme davanti alla basilica di San Petronio in piazza Maggiore. Il corteo era aperto dai bambini per sottolineare che i bombardamenti israeliani mietono molte vittime innocenti. È stata bruciata una bandiera di Israele e sono stati esposti striscioni con la stella di David equiparata alla svastica. La manifestazione si è fermata per alcuni minuti davanti alla Prefettura per chiedere un intervento del governo italiano.
NEL MONDO - Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del mondo contro i bombardamenti israeliani a Gaza.
A Londra i manifestanti (50mila secondo gli organizzatori) hanno lanciato scarpe contro la griglia metallica che impedisce l'accesso a Downing Street. Alla guida del corteo l'ex cantante degli Eurythmics Annie Lennox e l'ex sindaco di Londra Ken Livingstone. In segno di protesta, i manifestanti hanno lanciato scarpe contro la griglia metallica che impedisce l'accesso a Downing Street (dove si trova la residenza del Primo ministro inglese). Tra gli organizzatori del corteo, l’associazione Stop the War e l’Iniziativa dei musulmani britannici (Bmi). Altri raduni di protesta sono stati organizzati a Glasgow, in Scozia, Manchester, Hull e Portsmouth.
A Parigi 25mila persone (secondo gli organizzatori) hanno sfilato per le strade gridando «Basta al massacro, sanzioni contro Israele», «Gaza siamo tutti con te» e «Israele assassino». A Parigi hanno manifestato al grido di "siamo tutti palestinesi", alcuni hanno dato fuoco a bandiere israeliane. Il corteo era organizzato dal «Collettivo nazionale per una pace giusta tra palestinesi e israeliani», da associazioni, sindacati e partiti di sinistra. Durante il corteo sono avvenuti alcuni incidenti, tra cui alcune auto, vetrine di negozi infrante e scontri fra manifestanti e polizia. Gli incidenti sono scoppiati in particolare nell'VIII arrondissement, zona dei grandi magazzini di boulevard Haussmann.
A Berlino, sono scese in piazza 7.500 persone, 4 mila a Dusseldorf.
Migliaia in piazza ad Atene e Salonicco. Nella capitale greca circa 3.000 persone hanno sfilato fino all'ambasciata israeliana, dove tafferugli sono scoppiati fra dimostranti e polizia, che ha disperso la folla con lacrimogeni.
A Madrid un migliaio in piazza.In un comunicato molti intellettuali e artisti iberici, tra cui l'attore premio Oscar Javier Bardem, hanno condannato i raid israeliani e chiesto "l'arresto immediato dell'offensiva criminale sulla Palestina".
Ad Amsterdam i manifestanti, 5mila secondo gli organizzatori, portavano striscioni invitando a boicottare i prodotti israeliani. In migliaia hanno manifestato sia contro gli attacchi israeliani che contro il governo olandese che non ha condannato i raid. Più di 3.000persone hanno sfilato a Salisburgo, in Austria.
Negli Usa c'è stato un corteo a Washington.
A Kabul, in Afghanistan, centinaia di persone hanno partecipato a una marcia di protesta e a Jalalabad più di 400 persone hanno protestato contro il mancato intervento delle Nazioni Unite.
Massimo Zucchetti (docente Politecnico di Torino)
Giorgio Pecorini (giornalista, Volterra)
Giulio Stocchi (poeta, Milano)
Gabriella Paolucci (sociologa, Università di Firenze)
Flavio Marcolini (giornalista e docente di storia, Montichiari)
Silvia Lelli (antropologa, Università degli Studi di Firenze)
Luigi Punzo (storico della filosofia, Università di Cassino)
Flavia Bacchetti (ricercatrice, Università di Firenze)
Biagio Cutropia (docente, Bisacquino, Palermo)
Santiago Zabala (filosofo, Università di Potsdam)
Edoardo Martinelli (Centro Ricerca Formazione Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana)
Margherita Moles (docente, Università Popolare di Valcamonica-Sebino)
Alessio Bortolo Domenighini (formatore, Università Popolare di Valcamonica-Sebino)
Carlo Lucchesi (presidente dell'istituto di ricerche IRES TOSCANA, Firenze)
Edoardo Magnone (chimico, Universita` di Tokyo)
Arianna L'Abbate (operatrice culturale, Roma)
Giorgio Barberis (ricercatore, Università del Piemonte Orientale)
Alessandra Kersevan (ricercatrice, Università di Udine)
Giorgio Riboldi (docente, Milano)
Mariella Megna (traduttrice,Cremona)
Associazione L'altra Lombardia - SU LA TESTA (Milano)
(Message over 64 KB, truncated)
Da: "anpibarona" <anpibarona @...>Data: 07 gennaio 2009 14:57:35 GMT+01:00A: <Undisclosed-Recipient:;>Oggetto: Non possiamo dimenticare...A.N.P.I. A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I ACOMITATO NAZIONALEUn “Ordine del Tricolore” che disordina la storia e le radici della RepubblicaCol disegno di legge n. 1360 la maggioranza parlamentare pretende di equiparare partigiani, militari e deportati ai repubblichini di Salò con un istituendo Ordine del Tricolore. La relazione che accompagna il disegno di legge sostiene infatti “la pari dignità di una partecipazione al conflitto di molti combattenti, giovani e meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e imperiale del ventennio, che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente”. Analoga operazione fu già tentata dalla destra nelle precedenti legislature, ma venne respinta: ora tenta un gravissimo colpo di forza. L’ANPI e tutte le forze politiche, sociali, culturali che si richiamano all’antifascismo e ai valori della Resistenza sanciti nella Costituzione della Repubblica non possono che opporsi al disegno di legge attualmente in discussione nella Commissione Difesa della Camera. Intendiamo denunciare questo ennesimo tentativo di sovvertire la nostra storia e le radici stesse della nostra Repubblica in una conferenza pubblica che si terrà a Roma martedì 13 gennaio, alle ore 16, alla Camera dei Deputati - Sala del Cenacolo (Vicolo Valdina, 3/a). Interverranno: Giuliano Vassalli, Claudio Pavone, Marina Sereni, Raimondo Ricci e Armando Cossutta.Cade la neve.. sulla nostre lapidi.. sulle teste canute dei nostri Partigiani... un fiocco di neve scende sul cuore di tutti noi... non possiamo dimenticare, non possiamo far coprire per sempre la nostra idea di Libertà, Antifascismo, Resistenza... vi trascriviamo un breve stralcio del discorso di Don Gianfranco Bottoni al campo della Gloria di Milano nel novembre 2007.
Ivano Tajetti. ANPI Barona. Milano. http://anpibarona.blogspot.com/
...."La casa è di tutti se nessuno se ne appropria, come invece aveva fatto il fascismo e ancora potrebbe fare sotto mutate spoglie. Ma, in una società pluralista, la casa non sarebbe più di tutti neppure qualora, per tentare di risolvere problemi ancora aperti dell’unità nazionale o per guarire ferite non sanate nel nostro paese, si cadesse nella tentazione di sostituire alla “pietas” civile, che deve distinguere tra morti e morti, quella specifica di una fede particolare. Di nessuna fede. Lo dico pensando alla stessa mia fede di cristiano. Certamente in nome di questa posso essere spinto a considerare i morti tutti uguali davanti a Dio e a metterli, nella mia coscienza interiore e personale, gli uni accanto agli altri. Ma questo non mi sottrae dal senso della cittadinanza che condivido con più e diverse sensibilità nella “comune” città terrena, nella quale e per la quale non metterò mai sullo stesso piano né troverei accettabile l’idea di seppellire o di onorare gli uni accanto agli altri i caduti sugli opposti fronti della guerra di liberazione nazionale. Che gli uni e non gli altri siano sepolti e onorati in questo Campo della Gloria non è conseguenza delle ragioni di forza di cui disponevano i vincitori sui vinti. È invece la civica “pietas” ad esigerlo, perché la città libera e democratica ha tra i suoi padri soltanto coloro che hanno scelto di combattere per liberarla e restituirla alla sovranità popolare. Né qui né in altro luogo della nostra città, medaglia d’oro della Resistenza, il pur apprezzabile desiderio di promuovere la riconciliazione nazionale dovrà portarci a mettere tutti i morti sullo stesso piano, cadendo in una sorta di “relativismo della memoria”."...
(NB. la foto che accompagnava il testo seguente ci è pervenuta non visibile)==============================================================Da: comitato antifascista ParmaOggetto: Due proposte di legge per legittimare i fascisti
Data: 08 dicembre 2008 16:20:30 GMT+01:00
A: jugocoordParlamento: due proposte di legge per legittimare i fascistidi Alessandro PerroneFOTO: Dietro Gianfranco Fini l'onorevole Menia in saluto romano
Il Parlamento sta affrontando due proposte di legge in cui s'intende legittimare i fascisti e collaborazionisti che tra il '43/'45 militarono al fianco dell'occupante nazista. Ciò non è una novità, purtroppo, ma visto il clima, occorre vigilare e per quanto possibile, impedire ogni colpo di spugna che mira alla riabilitazione dei fascisti vecchi e nuovi.Il Parlamento, infatti, in sede referente, ha iniziato l’esame delle proposte di legge recanti Istituzione dell’Ordine del Tricolore (C1360Barani - rel. Cirielli, PdL) ed il riconoscimento della qualifica di ex combattente agli appartenenti alla Guardia Civica di Trieste (C682Menia - rel. Holzmann, PdL).Per la cronaca, fra il serio e il faceto:L'On. Barani (Nuovo PSI-PdL) riguardo la giornata del ricordo in premessa ad un suo intervento in Parlamento ha esordito così: "Signor Presidente, come sindaco di Villafranca in Lunigiana, ho avuto la fortuna e l'occasione - uno dei casi più unici che rari (n.d.a.: giuro ho solo copia-incollato la dichiarazione) - di erigere un monumento alla Giornata del Ricordo, rappresentato da una pietra carsica di una foiba"...... Perbacco che statista!Mentre l'On. Menia, il "capellone" dietro Fini nella foto sopra, tipetto educato pare, è immortalato mentre sta "salutando" la gente...... Detto tutto!Per quanto riguarda l'Ordine del Tricolore, l'onorificenza è proposta a coloro che hanno prestato servizio militare, per almeno sei mesi, in zona di operazioni, anche a più riprese, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e invalidi, o nelle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, ai combattenti della guerra 1940-1945, ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 titolari di pensione di guerra e agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945.A cui per l’articolo 6 dovrebbe essere assegnato un vitalizio annuo, non reversibile,di euro 200 da corrispondere in un’unica soluzione entro il 31 luglio di ogni anno.Per quanto riguarda invece, il riconoscimento di ex combattenti agli appartenenti alla Guardia Civica di Trieste, che la storica triestina Claudia Cernigoi ha definito: "Un corpo collaborazionista triestino, che giurava fedeltà a Hitler con una formula bilingue, tedesca e italiana, e da anni alcuni dei suoi ex aderenti continuano a chiedere di essere riconosciuti come combattenti dell’esercito italiano, nonostante siano stati agli ordini del Reich nazista", la proposta è composta da tre articoli, recanti disposizioni in favore di coloro che furono arruolati nella Guardia Civica di Trieste.In particolare, l’articolo 1 della proposta di legge è volto a consentire in loro favore il riconoscimento della qualifica di “ex combattente”.Inoltre, nei confronti dei citati arruolati che abbiano riportato ferite e lesioni o contratto infermità o menomazioni psico fisiche o siano stati deportati in campi di concentramento jugoslavi o siano stati collocati in congedo illimitato per infermità conseguente ad eventuale licenza per convalescenza, l’articolo 2 della proposta di legge riconosce il diritto alla fruizione di pensioni o indennità di guerra, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla vigente normativa.Ai fini del riconoscimento dei citati benefici l’articolo 3 attribuisce validità alle attestazioni rilasciate dal Comando del Corpo o dall'Associazione della Guardia Civica di Trieste (che furbata!),
Un tanto, nella speranza che questo allarme sia recepito da tutt* e divulgato il più possibile.(Alessandro Perrone)
CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO
Camera del Lavoro – Zona Correggio
In occasione del “Giorno della Memoria” la Camera del Lavoro di Correggio organizza
nell’ambito della Rassegna CGILINCONTRI
GIOVEDI’ 29 GENNAIO 2009 ORE 20.45
presso sala riunioni – 2° piano – Camera del Lavoro Correggio
la Presentazione del libro
LAGER ITALIANI
casa editrice Nutrimenti, 2008 - www.nutrimenti.net
Lo scopo di Mussolini e del generale Roatta, l’ideatore di questo sistema concentrazionario, era quello di eliminare qualsiasi appoggio della popolazione alla resistenza jugoslava e di eseguire una vera e propria pulizia etnica, sostituendo le popolazioni locali con italiani. Arbe – Rab, Gonars, Visco, Monigo, Renicci, Cairo Montenotte, Colfiorito, Fraschette di Alatri sono alcuni dei nomi dei campi in cui furono deportati sloveni, croati, serbi, montenegrini e in cui morirono di fame e malattie migliaia di internati.
Una tragedia rimossa dalla memoria nazionale e raccontata in questo libro anche grazie ad una importante documentazione in gran parte inedita fatta di foto, lettere, testimonianze dei sopravvissuti.
dell’ Istituto Storico della Resistenza di Reggio Emilia
intervista
ALESSANDRA KERSEVAN
Autrice del libro
Oggetto: Israele espelle il relatore ONU per i diritti umani. Ne parleranno i giornali italiani?
Data: 15 dicembre 2008 16:36:14 GMT+01:00
ISRAELE ESPELLE IL RELATORE O.N.U. PER I DIRITTI UMANI NEI TERRITORI PALESTINESI… LEGGEREMO QUESTA NOTIZIA SU QUALCHE GIORNALE?
Espulso ieri da Israele Richard Falk, giurista statunitense, relatore dell'ONU per i diritti umani
Il 10 dicembre, il Consiglio ONU per i diritti umani ha chiesto ad Israele di compiere passi per togliere il blocco di Gaza e liberare molti palestinesi detenuti. Lo speciale relatore ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi, Richard Falk, ha definito la politica israeliana verso la popolazione araba molto simile a un “crimine contro l’umanità”. In una sua dichiarazione al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, egli ha detto che “sarebbe obbligatorio per una Corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell’assedio di Gaza non andrebbero accusati e processati per violazioni contro le leggi criminali internazionali”.
Falk è un ebreo americano, professore di diritto internazionale. Egli ha anche suggerito che l’Onu faccia uno sforzo per assicurare protezione alla popolazione di Gaza.
Il Consiglio ONU per i diritti umani, composto di 47 membri, ha portato avanti la discussione su Israele per 2 giorni. Alla fine sono stati consegnati al rappresentante israeliano 99 raccomandazioni per migliorare il rispetto dei diritti umani verso i palestinesi. In marzo, Israele dovrà presentare una risposta sul modo in cui intende attuare le raccomandazioni.
Secondo le agenzie dei giorni scorsi, l’ambasciatore israeliano all’ONU aveva detto, da parte sua, che “Israele è impegnato a rafforzare le aree in cui stiamo avendo successo e a migliorare i punti che necessitano miglioramenti”, aggiungendo che il dialogo nella Commissione era stato “positivo e produttivo”.
Invece, la risposta israeliana alle raccomandazioni dell’ONU è stata di tutt’altro segno e non ha atteso il prossimo marzo: il 15 dicembre, come riporta il sito del quotidiano Haaretz, il Professor Falk è stato espulso dallo Stato ebraico, con l’accusa di aver dichiarato che esistono similitudini fra il trattamento riservato dagli Israeliani ai Palestinesi e quello che i nazisti riservavano agli Ebrei. Non solo: il governo israeliano ha anche accusato il relatore ONU di “limitare le sue denunce alle violazioni israeliane dei diritti dei Palestinesi e di non includervi le violazioni dei Palestinesi verso Israele”.www.forumpalestina.org
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090104/pagina/04/pezzo/238657/
INTERVISTA | di Michelangelo Cocco
PALESTINA RICHARD FALKda il Manifesto del 4-1-2008 p. 4
«Un crimine terribile»
Il relatore dell'Onu: F-16, Apache e uranio impoverito contro la popolazione. Così muore Gaza Impossibile qualsiasi azione «umanitaria» finché durano l'assedio e l'occupazione. Ridicola la tesi dell'autodifesa: utilizzo della forza sproporzionato e sopraggiunto prima che ci fossero vittime israeliane. Espulso da Tel Aviv, il rappresentante dell'Onu si scaglia contro la propaganda sull'attacco alla Striscia
Il 15 dicembre scorso Richard Falk è stato espulso dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv dove, per conto delle Nazioni Unite, era sbarcato per indagare sulle violazioni dei diritti umani nei Territori occupati. Falk, di origine ebraica, è Relatore speciale dell'Onu per i diritti umani nei Territori occupati, nonché professore emerito di diritto internazionale alla Princeton University. Lo abbiamo raggiunto al telefono per chiedergli la sua opinione sulla situazione a Gaza.
Professor Falk, il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, ha dichiarato che «non c'è alcuna crisi umanitaria a Gaza».
Un'affermazione straordinaria, che prescinde completamente dalla realtà. Ma è ancora più sbalorditiva la prontezza dei media internazionali - quelli statunitensi in modo particolare - nel diffondere la propaganda israeliana. Anche prima dell'attacco iniziato il 27 dicembre la situazione di vecchi, donne e bambini residenti a Gaza rappresentava una grave crisi umanitaria, ben documentata da molti osservatori delle Nazioni Unite sul terreno e confermata da giornalisti israeliani indipendenti come Amira Hass. E bombardare quotidianamente una popolazione indifesa in un'area sovraffollata come quella della Striscia rappresenta un crimine.
Crede che il governo israeliano debba essere perseguito?
Certo, il diritto penale internazionale non dovrebbe perseguire solo gli sconfitti, come è avvenuto negli ultimi 15 anni. Ma Israele, come gli Stati Uniti, non è entrato a far parte della Corte penale internazionale. Le Nazioni Unite hanno il potere - che è stato utilizzato per creare i tribunali per i crimini nella Ex Jugoslavia e in Ruanda - per creare un tribunale ad hoc per giudicare presunti crimini di guerra israeliani, ma gli ostacoli politici che incontrerebbe un'iniziativa simile sono tali da farla ritenere impossibile.
Negli ultimi giorni si è parlato molto di «tregua umanitaria». Servirebbe?
Qualsiasi attenuazione dell'emergenza è benvenuta. Ma bisogna ricordare che, prima di questo attacco, gli effetti di 18 mesi di un assedio estremo che ha negato alla popolazione cibo, carburante e medicine hanno creato una situazione di sofferenze di massa e deterioramento della salute mentale e fisica dell'intera popolazione: circa il 46% dei bambini di Gaza soffre di anemia acuta. Si può considerare positivamente qualsiasi forma di cessazione dei bombardamenti, ma chiamarla «tregua umanitaria» vuol dire manipolare il significato delle parole: non c'è alcuna possibilità di un'azione «umanitaria» finché l'assedio non sarà tolto e la gente avrà accesso regolare a cibo, medicine e carburante.
Il governo israeliano però ripete: ci stiamo solo difendendo dal lancio di razzi palestinesi e ne abbiamo pieno diritto.
A livello teorico Israele ha diritto all'autodifesa, come ogni Stato sovrano. Se però esaminiamo concretamente ciò che sta accadendo in queste ore, non lo si può in alcun modo presentare come un'autodifesa, perché - in un anno - nessun israeliano è morto per i razzi lanciati dai palestinesi, prima che scattassero i bombardamenti israeliani. Le vittime israeliane (finora quattro, ndr) sono sopraggiunte dopo i raid scattati il 27 dicembre. Inoltre anche se accettassimo la tesi secondo la quale Israele sta agendo per proteggere i suoi cittadini, resta il fatto che questi bombardamenti massicci e continui su una popolazione indifesa costituiscono un uso talmente sproporzionato della forza, tale da configurarsi certamente come violazione del diritto internazionale. L'utilizzo di F-16 ed elicotteri Apache contro la popolazione priva di difese è incontestabile. Ci sono anche rapporti che parlano dell'utilizzo di uranio impoverito nelle bombe cosiddette «bunker buster», per distruggere i tunnel che collegano Gaza con l'Egitto. E bisogna ricordare che Hamas ha espresso più volte disponibilità a una tregua (che negli ultimi sei mesi aveva funzionato) di lungo termine, in cambio di un ritiro dell'assedio israeliano alla popolazione della Striscia. Una posizione assolutamente ragionevole, dal momento che l'embargo nei confronti di una popolazione sotto occupazione può essere considerato un atto di guerra.
Perché è stato respinto da Tel Aviv?
Non conosco i motivi esatti che hanno portato a questa decisione, che però va inquadrata in una serie d'iniziative che hanno costretto fuori da Gaza giornalisti, esperti di diritti umani, e che hanno impedito a intellettuali palestinesi di lasciare la striscia, in maniera particolare nelle ultime settimane. Una politica che mira a nascondere le condizioni a cui è sottoposta la popolazione palestinese.
La stampa israeliana ha ricondotto la decisione di espellerla al suo paragone della situazione dei palestinesi di Gaza con quella degli ebrei nell'Europa occupata dai nazisti.
Un mese prima di essere nominato dall'Onu Relatore speciale, ho scritto un articolo giornalistico in cui sostengo che le punizioni collettive subite dalla gente di Gaza ricordano quelle inflitte dai nazisti agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Non ho detto che sono la stessa cosa. Ma ritengo che la mentalità che ha prodotto queste politiche a Gaza sia paragonabile a quella che ha generato le esperienze terribili sperimentate dagli ebrei. Ho inoltre affermato che se queste politiche persistono, c'è il rischio di un «olocausto» per la gente di Gaza, che non è ovviamente la stessa cosa della «soluzione finale» che Hitler aveva previsto per gli ebrei. Ciò non toglie che per il popolo palestinese quello di Gaza rappresenti un olocausto di proporzioni gigantesche. E proprio le notizie delle ultime ore, i tiri d'artiglieria contro la Striscia e la possibilità concreta di un'invasione di terra suggeriscono che il mio commento non fosse un'esagerazione.
La situazione di Gaza rappresenta solo un problema umanitario?
No, oltre che di una crisi umanitaria si tratta di un problema politico molto complicato. Ci sono le divisioni tra i partiti palestinesi: la presa del potere da parte di Hamas che - come suggerisce Amira Hass - gli israeliani stanno utilizzando come giustificazione per mantenere l'occupazione in Cisgiordania ed espandere gl'insediamenti. In un certo senso una delle questioni più grosse è che Israele sta cercando di «pacificare» la Cisgiordania spostando l'attenzione sulla Striscia di Gaza.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090104/pagina/04/pezzo/238655/
COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA
«Gesto umanitario» o operazione «tutta mediatica»?
Roventi polemiche per un'iniziativa «concordata con l'ambasciata
d'Israele»
«Rispondendo a un appello del ministro Frattini... l'Unione delle
Comunità ebraiche italiane e la Comunità ebraica di Roma - si legge in
un comunicato - mettono a disposizione 300 mila euro in medicinali».
200 mila destinati «ai bambini e alla gente di Gaza»», 100 mila «ai
bambini e ai civili delle cittadine israeliane del sud di Israele
colpiti dai razzi di Hamas». Domani i medicinali saranno messi a
disposizione di Frattini (a cui va un forte «apprezzamento» per la
posizione presa). Bel gesto, umanitario. «Il nostro è un gesto di
umanità», dice Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei. E come per
qualsiasi gesto umanitario degno di tale nome «non intendiamo dare un
giudizio politico dei torti o delle ragioni dell'una o dell'altra
parte», gli fa eco Riccardo Pacifici, il presidente della Comunità
romana che pure aveva appena esternato il suo pieno appoggio ai
bombardamenti su Gaza.
E invece su quella frase si è scatenato l'inferno fra la comunità
ebraica di Roma e ambienti italo-ebraici di Israele. Un certo Shimon
Fargion, un ebreo italiano emigrato a Gerusalemme, ha attaccato
violentemente Pacifici sia per quelle parole che suonano troppo
equidistanti sia per aver speso soldi della comunità in soccorso dei
civili palestinesi di Gaza. Pacifici, fondatore e leader della lista
ultrà maggioritaria «Per Israele», non è abituato a essere attaccato
da destra e non ci ha visto più. Per cui si è seduto al computer e ha
messo in circolo un e-mail furibonda chiarendo la sua posizione
(«sostegno totale di questa guerra a Gaza») e il senso vero del «gesto
di umanità». Un'iniziativa «concordata a priori con i massimi
responsabili da parte israeliana (e permettetemi di non aggiungere
maggiori dettagli per ovvie ragioni)», assicura Faelino Luzon
intervenendo anche lui nel dibattito. Fumo negli occhi, roba buona
solo per i media «così come è stato deciso con l'ambasciatore
d'Israele di avere in questa prima fase un low profile», rassicura i
suoi Pacifici: «Posso garantirvi - scrive - che la scelta tutta
mediatica di far arrivare medicinali ai bambini palestinesi e
israeliani era ed è solo utilizzata per quando da lunedì comincerà la
nostra battaglia sui media a sostegno di Israele». E per il 10
annuncia «un megaevento» da 1500 persone selezionate con
l'ambasciatore di Israele «per spiegare le ragioni di Israele e il suo
diritto a fare questa guerra». Pacifici giura che la Comunità romana
non ha tirato fuori «neanche un euro» per quei medicinali, donati «da
un'organizzazione ebraica internazionale» e garantisce «che comunque
non arriverà un solo medicinale a Gaza che non sia autorizzato dal
Governo di Israele». Il comunicato è il coté ufficiale, l'e-mail è il
coté inter-comunitario. Poi c'è il coté personale, ossia l'altro e-
mail con cui Pacifici risponde al suo critico Fargion con rudezza
virile ma efficace: «Caro testa di cazzo... dammi il tuo indirizzo
così ti vengo a prendere a calci nel culo... io qui Per Israele mi
faccio un gran culo e vivo sotto scorta... STRONZO... Sappi che ho
fatto tutto insieme all'ambasciata d'Israele... Che cazzo ne sai cosa
stiamo facendo? STRONZOOOOOOOO».
(da Il Manifesto, 4 gennaio 2009, p. 4)
UMANI!
Benché appaia a dir poco paradossale, verrà aperta in Colombia la
"Scuola Interamericana per i Diritti Umani ed il Diritto
Internazionale Umanitario", che secondo l'esercito colobiano dovrebbe
addirittura rappresentare "l'ente di riferimento continentale in
materia di militari e diritti umani". Il rettore della scuola sarà il
generale Jorge Ernesto Rodrìguez, uno dei falchi del "Plan Patriota".
Dunque saranno i militari colombiani ad insegnare il rispetto dei
diritti umani agli eserciti di tutto il latinoamerica; l'obiettivo del
governo è evidentemente quello di rispondere in qualche modo allo
scandalo dei "falsos positivos"; anche se è a dir poco inquietante
l'idea che le continue violazioni delle Forze Armate possano servire
ad esempio ad altri eserciti della regione. A quando Erode alla tutela
dei diritti dei minori e Jack Lo Squartatore alle pari opportunità?
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