Informazione

Milano - 4 aprile 2004 - ore 18

presso Circolo Culturale Concetto Marchesi,
via Spallanzani 6 (MM1 P.ta Venezia)

I BALCANI SENZA LA JUGOSLAVIA ?

primo incontro nell'ambito del ciclo di conferenze
con JUERGEN ELSAESSER
autore di "Menzogne di guerra"

Interviene FULVIO GRIMALDI,
corrispondente di guerra, autore tra l'altro dei
documentari "Il popolo invisibile" e "Serbi da morire"

per informazioni: cnjmilano@...
vedi anche: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/JEMi4-4-4.jpg

---

I BALCANI SENZA LA JUGOSLAVIA ?

Un ciclo di incontri con JUERGEN ELSAESSER,
autore di "Menzogne di guerra"

I recenti pogrom contro le minoranze non albanesi in Kosovo dimostrano
che la crisi jugoslava non si è risolta, nè può esserlo in alcun modo
con i criteri evidentemente dettati dalle grandi potenze. La perdurante
crisi nell'area balcanica, inoltre, ha molto a che fare ed ha molto da
dirci anche rispetto ad altri scenari di guerra - presenti e futuri -
compreso quello iracheno. In Iraq come in Jugoslavia la guerra è stata
costruita a tavolino, per ragioni geostrategiche, con la
disinformazione e facendo leva sui settori più revanscisti e reazionari
della società e sulle "differenze etniche".

Nel quinto anniversario dall'inizio dei bombardamenti sulla RF di
Jugoslavia - 24 marzo 1999 - esce in Germania la quinta edizione del
coraggioso libro di Jürgen Elsässer "Kriegsverbrechen", completamente
riveduta, corretta ed ampliata, con un numero quasi doppio di pagine
rispetto alla precedente. Essa contiene non solo documentazione sulla
occupazione Nato/Uck del Kosovo, ma anche aggiornamenti sui danni
causati dai bombardamenti Nato, materiali sul processo Miloševic (sul
quale esiste pochissima letteratura), nonché materiali sulla situazione
sociale e politica nell'area balcanica letteralmente sconvolta dalle
politiche imperialiste. L'edizione italiana del libro, uscita un anno e
mezzo fa, ha già avuto ampia circolazione nel nostro paese ed è stata
presentata in un precedente ciclo di incontri, nel settembre 2002.

Stavolta coglieremo l'occasione per discutere liberamente con Elsaesser
della situazione e delle prospettive in Jugoslavia.
Nel corso degli incontri saranno letti alcuni brani del nuovo capitolo
"L'ultimo giorno di Sanja", la storia degli ultimi giorni di vita della
giovanissima Sanja, che e' stata uccisa sul ponte di Varvarin - con
intermezzi letterari tratti dai testi di Desanka Maksimovic, Ivo
Andric, Ðorde Balasevic...


Per gli altri appuntamenti in programma vedi:

https://www.cnj.it/INIZIATIVE/elsaes2004.htm

*** https://www.cnj.it/INIZIATIVE/elsaes2004.htm ***


Dodici anni dopo le "autodeterminazioni"

cinque anni dopo la aggressione NATO

un anno dopo la cancellazione formale del paese degli Slavi del Sud

...la rimozione continua!


I BALCANI SENZA LA JUGOSLAVIA ?


Un ciclo di incontri con JUERGEN ELSAESSER,
autore di "Menzogne di guerra"


I recenti pogrom contro le minoranze non albanesi in Kosovo dimostrano
che la crisi jugoslava non si è risolta, nè può esserlo in alcun modo
con i criteri evidentemente dettati dalle grandi potenze. La perdurante
crisi nell'area balcanica, inoltre, ha molto a che fare ed ha molto da
dirci anche rispetto ad altri scenari di guerra - presenti e futuri -
compreso quello iracheno. In Iraq come in Jugoslavia la guerra è stata
costruita a tavolino, per ragioni geostrategiche, con la
disinformazione e facendo leva sui settori più revanscisti e reazionari
della società e sulle "differenze etniche".

Nel quinto anniversario dall'inizio dei bombardamenti sulla RF di
Jugoslavia - 24 marzo 1999 - esce in Germania la quinta edizione del
coraggioso libro di Jürgen Elsässer "Kriegsverbrechen", completamente
riveduta, corretta ed ampliata, con un numero quasi doppio di pagine
rispetto alla precedente. Essa contiene non solo documentazione sulla
occupazione Nato/Uck del Kosovo, ma anche aggiornamenti sui danni
causati dai bombardamenti Nato, materiali sul processo Miloševic (sul
quale esiste pochissima letteratura), nonché materiali sulla situazione
sociale e politica nell'area balcanica letteralmente sconvolta dalle
politiche imperialiste. L'edizione italiana del libro, uscita un anno e
mezzo fa, ha già avuto ampia circolazione nel nostro paese ed è stata
presentata in un precedente ciclo di incontri, nel settembre 2002.

Stavolta coglieremo l'occasione per discutere liberamente con Elsaesser
della situazione e delle prospettive in Jugoslavia.
Nel corso degli incontri saranno letti alcuni brani del nuovo capitolo
"L'ultimo giorno di Sanja", la storia degli ultimi giorni di vita della
giovanissima Sanja, che e' stata uccisa sul ponte di Varvarin - con
intermezzi letterari tratti dai testi di Desanka Maksimovic, Ivo
Andric, Ðorde Balasevic...


MILANO 4 APRILE ORE 18

presso Circolo Culturale Concetto Marchesi,
via Spallanzani 6 (MM1 P.ta Venezia)

Interviene FULVIO GRIMALDI, corrispondente di guerra, autore tra
l'altro dei documentari "Il popolo invisibile" e "Serbi da morire"

per informazioni: cnjmilano@...


TORINO 7 APRILE ORE 21

presso la Camera del Lavoro CGIL, via Pedrotti 5

organizza: area CGIL "Lavoro società cambiare rotta"
per informazioni: bellone@...


TRIESTE 9 APRILE ORE 17:30

organizza: Gruppo ZASTAVA Trieste
per informazioni: tel. 339 6587490



Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
 
sito internet: https://www.cnj.it/
posta elettronica: jugocoord@...
notiziario telematico JUGOINFO:
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages

Per i versamenti a favore del CNJ:
Conto Bancoposta n. 47595665 
intestato ad Anita Krstic, Milano

DICE LE COSE COME STANNO, VIENE SUBITO RIMOSSO

Il portavoce della polizia Onu in Kosovo, Derrek Chapell, e' stato
rimosso il 24 marzo scorso dal suo incarico per avere correttamente
informato la stampa nei giorni precedenti.

''Nessuno ha ancora spiegato la motivazione ufficiale - hanno
riferito le fonti - a Chapell sono state contestate genericamente
dichiarazioni contraddittorie che avrebbe rilasciato ai media serbi e
albanesi sull'origine della rivolta''.

Chapell aveva smentito categoricamente la notizia che i due bambini
albanesi affogati fossero stati vittime dei serbi: menzogna usata a
pretesto per far scattare i pogrom contro la popolazione non albanese.
Chapell aveva anche spiegato che la rivolta, esplosa in seguito alla
diffusione di quella menzogna da parte della stampa albanese, era stata
"organizzata da gruppi ben definiti''.

Formalmente Chapell non e' stato licenziato, ma 'trasferito ad altro
incarico''. Per adesso.

(Fonte: ANSA
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040325121032887299.html )

(srpskohrvatski / deutsch)

1. Nova knjiga na nemackom: "Ratni lazi. Od kosovska sukoba do procesa
Milosevica"
2. Termine der weiteren Buchpromotionen; Zum Inhalt des Buches: Was
ist NEU?
3. RASKRINKANE RATNE LAŽI („VESTI“, 25.03.2004)
4. Iz knjige: »Rampa u Srebrenici«
Pripreme NATO-a za rat protiv Jugoslavije pocˇele su 1995


=== 1 ===

Juergen Elsaesser/Jirgen Elzeser
www.juergen-elsaesser.de

Nova knjiga na nemackom: “Kriegsluegen. Vom Kosovokonflikt zum
Milosevic-Prozess“ (Ratni lazi. Od kosovska sukoba do procesa
Milosevica)

Dragi prijatelji,
postovane dame i gospodo!

"Jirgen Elzeser pokazuje, da je Nemacka u svojoj politici o Jugoslaviji
posle ujedinjenja tamo nastavila, gde je posle drugog svetskog rata
zaustavljena" rekao je Slobodan Milosevic u svojoj odbrani u Hagu o
mojoj knjizi "Kriegsverbrechen" ("RATNI ZLOCˇINI"). Becke novine "Die
Presse" pisale su: "Ako (nemacki ministar spoljne politike) Joska Fiser
mora dati ostavku, onda zbog ove knjige."

Veoma se radujem, da vam mogu objaviti, da ima sada moja nova knjiga
“Kriegsluegen. Vom Kosovokonflikt zum Milosevic-Prozess“ (Ratni lazi.
Od kosovska sukoba do procesa Milosevica), nazalost samo na nemackom.
Ali ima takodje moja knjiga "RATNI ZLOCˇINI - Bestidne lazˇi i zˇrtve
NATO-a u kosovskom sukobu" (»Jasen«, Niksic, 2002 god.)

Radi objavljivanja moje nove knjige u Nemackoj i Italiji:

30.03., Berlin, KATO (im U-Bahnhof Schlesisches Tor, zusammen mit Heinz
Loquai), 18.00 Uhr
31.03., Kiel, Pumpe, Haßstr.22 (19.00 Uhr)
01.04., Mörfelden-Walldorf, Kulturbahnhof Mörfelden, 20.00Uhr
02.04., Heidelberg, Volkshochschule Heidelberg, Bergheimer Str. 76
(19.30 Uhr)

04.04., Milano
07.04., Torino
09.04., Trieste
(gledaj: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/elsaes2004.htm )

16.04., Berlin, URANIA (19.30 Uhr) – Vortrag mit dem weiter gefaßten
Thema: Deutschland und der nächste Krieg
23.04., Berlin, Kulturverein "Vuk Karadzic", Pankstr.10, Wedding, 19.30
Uhr

Zahvaljujem se za vase interesovanje i srdacno vas pozdravljam.

Juergen Elsaesser/Jirgen Elzeser

*******************************************************************

"RATNI ZLOCˇINI -
Bestidne lazˇi i zˇrtve NATO-a u kosovskom sukobu"

Sadrzˇaj

Okeanija ratuje
Predgovor

»Rampa u Srebrenici«
Pripreme NATO-a za rat protiv Jugoslavije pocˇele su 1995.

Borci za slobodu
Teror Oslobodilacˇke vojske Kosova pre rata i dezinformacije u zapadnoj
javnosti

Racˇak i c´utljiva gospo?a Ranta
Autopsijski izvesˇtaji demanutuju verziju NATO-a o srpskom masakru

Spretno izvedeno
Sˇta se dogodilo u Rambujeu?

Wag the dog – Ratom protiv istine
Kako je NATO izmislio srpsku akciju proterivanja Albanaca – operaciju
»Potkovica«

Seks, lazˇi i video trake
Tajno oruzˇje NATO-a protiv Milosˇevic´eve propagande

Gde su smrtonosna polja?
Ratna propaganda sa izvesˇtajima o stotinama hiljada masakriranih
kosovskih Albanaca

Zaboravljene masovne grobnice
»Kolateralne sˇtete« bombardovanja i cinizam odgovornih

Prizren – grad bez Srba
Lazˇ o beskprekornoj nemacˇkoj vojsci

Albanski fasˇizam
Bajka o multietnicˇkoj buduc´nosti Kosova kao protektorat NATO-a

Osiromasˇeni kredibilitet
Diskusija na zapadu o uranskoj municiji je licemerna

»Pocˇelo je jednom lazˇi«
Kako pravosu?e i politika u Nemacˇkoj reaguju na nove dokaze po pitanju
ratne krivice

Dodatak
Dokumenti

»Libanizacija zemlje«
Strani novinski izvesˇtaji i ekspertize o situaciji na Kosovu od
pocˇetka sedamdesetih do pocˇetka devedesetih godina

»Pogorsˇavanje situacije nije ustanovljeno«
Nemacˇko Ministarstvo inostranih poslova o situaciji na Kosovu od 1990.
do kraja 1997.

»Razlikovanje boraca OVK od civila je tesˇko«
Nemacˇko Ministarstvo inostranih poslova o eskalaciji na Kosovu od
prolec´a 1998.

Jirgen Elzeser
Gomile lesˇeva samo po pricˇama
Analiza studije OEBS-a As Seen, As Told o povredama ljudskih prava na
Kosovu


=== 2 ===

Jürgen Elsässer
Kriegslügen
Vom Kosovokonflikt zum Milosevic-Prozeß
(Buchlesungen ab 30. März bis 2. April)

Um an die bisherigen und die aktuellen Verbrechen zu erinnern, die NATO
und albanische Terroristen in trauter Eintracht gegen Jugoslawen,
Serben und Roma begangen haben, erschien vor einigen Tagen Jürgen
Elsässers neues Buch „Kriegslügen“. Es hat 330 Seiten und kostet 18
Euro. Sie können es ab sofort direkt beim Autor
(J.Elsasser@...) oder beim Verlag Kai Homilius bestellen
(home@...) sowie nach Erscheinen im Buchhandel erstehen.
Der Autor ist, gerade angesichts der aktuellen Lage, zu Lesungen,
Veranstaltungen, Podiumsdiskussionen etc. bereit. Bitte nehmen Sie
rechtzeitig Kontakt auf (0171-1720368).

Die ersten Buchpromotionen u.a. in Berlin (serbische Kirche), Wien
(Universität) und München (griechische Kirche, mit Chor) waren sehr gut
besucht. Über die Veranstaltung in Hamburg, wo der Schauspieler Rolf
Becker aus Elsässers Buch las, berichtete die Tageszeitung „Vesti“ –
den Artikel finden Sie unten.

Die Termine der weiteren Buchpromotionen im Überblick:

30.03., Berlin, KATO (im U-Bahnhof Schlesisches Tor, zusammen mit Heinz
Loquai), 18.00 Uhr
31.03., Kiel, Pumpe, Haßstr.22 (19.00 Uhr)
01.04., Mörfelden-Walldorf, Kulturbahnhof Mörfelden, 20.00Uhr
02.04., Heidelberg, Volkshochschule Heidelberg, Bergheimer Str. 76
(19.30 Uhr)
04.04., Milano
07.04., Torino
09.04., Trieste
16.04., Berlin, URANIA (19.30 Uhr) – Vortrag mit dem weiter gefaßten
Thema: Deutschland und der nächste Krieg
23.04., Berlin, Kulturverein "Vuk Karadzic", Pankstr.10, Wedding, 19.30
Uhr

---------- Zum Inhalt des Buches: Was ist
NEU? --------------------------------------------

Einige von Ihnen haben vielleicht Elsässers Buch „Kriegsverbrechen. Die
tödlichen Lügen der Bundesregierung und ihre Opfer im Kosovo-Konflikt
gelesen, das im Jahre 2000 erschienen ist. Das neue Buch enthält einige
Kapitel daraus, die allerdings erweitert und auf den neuesten Stand
gebracht
wurden. Die meisten der Kapitel im neuen Buch sind jedoch
Erstveröffentlichungen. Dazu gehören beispielsweise:

*Kein Völkermord
Die Anklage gegen Slobodan Milosevic in Den Haag ist gescheitert

Das Kapitel ist die – zumindest im deutschen Sprachraum – bisher
ausführlichste Aufarbeitung des „Jahrhundertprozesses“ gegen den
jugoslawischen Präsidenten. Alle Lügen über das Kosovo und den Krieg
sind in Den Haag wieder aufgetaucht – von Racak über den Hufeisenplan
bis zu den Massengräbern und Killing Fields -, und neu fantasievolle
Lügen wie etwa die
von den Gefrier- und Wanderleichen kamen hinzu.

*Neue UCK, neue Opfer
Die Situation im Kosovo nach fünf Jahren Nato-Besatzung, insbesondere
der Anteil des deutschen Chefs der UN-Verwaltung, Steiner, am
Wiedererstarken der UCK-Kräfte

*“Die albanische Frage ist offen“ (J. Fischer)
Das Übergreifen des Terrorismus auf Mazedonien und Griechenland

*Die Brücke von Varvarin
Was ein serbisches Mädchen über den Krieg erzählen würde

Auch der Dokumentenanhang wurde wesentlich erweitert. Neu enthalten
sind die vollständige Amselfeld-Rede von Milosevic aus dem Jahre 1989,
eine Expertise des tschechischen Medienkritikers Rajko Dolecek über die
Lügen des Bosnienkrieges und Wortlaut-Auszüge aus wichtigen
Kreuzverhören des Milosevic-Prozesses. Sach- und Personenregister,
Glossar, Zweittafel und Internet-Tips erhöhen den Gebrauchswert des
Ganzen.


=== 3 ===

RASKRINKANE RATNE LAŽI („VESTI“, 25.03.2004)

U Hamburgu je u ponedeljak na bini satiricnog avangardnog pozorišta
"Politbiro", povodom obeležavanja petogodišnjice od NATO-bombardovanja
Srbije i Crne Gore, održano zanimljivo književno vece posveceno secanju
na sve nevine civilne žrtve ovog besmislenog bombardovanja.
Ovih dana izašla je iz štampe knjiga Jirgena Elzesera "Ratne laži - od
sukoba na Kosovu do procesa Miloševicu." Knjiga predstavlja dopunjeno,
prošireno i delimicno revidirano izdanje njegove do sada najpoznatije i
najprevodenije knjige "Ratni zlocini - Bestidne laži i žrtve NATO-a u
kosovskom sukobu" .
U uvodnom delu knjige Elzeser je napisao neku vrstu romansirane
dokumentarne price o Sanji Milenkovic, petnaestogodišnjoj devojcici
koja je u nedelju 30. maja 1999. poginula, kada je bombardovan, srušen
i uništen varvarinski
most."Sanjin poslednji dan" - tako se zove ova dokumentarno-lirska
proza, prema priznanju autora, nastala po pricanju i svedocenju Sanjine
majke, Vesne Milenkovic.
Rolf Beker, poznati nemacki televizijski i pozorišni glumac, citao je
"Sanjin poslednji dan" - emocijama natopljenu prozu, koja nikoga u
publici nije ostavila ravnodušnim.
Sanjine drugarice, Marina i Marijana, koje su preživele bombardovanje,
žive sa gelerima, koji se ne mogu odstraniti iz njihovih tela. Prema
izjavama NATO zvanicnika "ovaj rat je bio što se ciljeva tice
najprecizniji bombaški rat u istoriji". U njemu je stradalo 2.000
civila, od toga jedna trecina su bila deca.
U nastavku veceri autor je odgovarao na pitanja iz publike, koja su se
uglavnom odnosila na aktuelnu situaciju na Kosovu i Metohiji.
Jirgen Elzeser ce imati ovih dana predstavljanje svoje knjige u Becu i
Berlinu.

Obmanama do rata
- Na pocetku svih ratova stoje laži, koje se namerno plasiraju da bi
izazvale i opravdale ratne sukobe. Famozni "slucaj Racak" je poslužio
kao povod da NATO ude u rat, a izmišljena prica da su Srbi krivi za
smrt dvoje albanskih decaka dovela je do najnovijeg pogroma Srba na
Kosovu - ovim recima se publici obratio Jirgen Elzeser objašnjavajuci
naslov svoje knjige.

"Uhapsiti Tacija i Cekua"
Na pitanje šta bi valjalo ciniti na Kosovu, Elzeser je odgovorio:
- Potpuno poštovanje UN rezolucije 1244, potpuno sprovesti
razoružavanje medu Albancima, i kantonizaciju. Mislim takode da bi
trebalo uhapsiti Tacija i Cekua i pozvati ih na odgovornost za ono što
su cinili. Ovako je Ceku, iako bivši glavni terorist, angažovan na
uspostavljanju policijskih struktura, a Tacijeva partija iako nije
pobedila na izborima, pod pritiskom Zapada ušla je u vladu.

Snezana Minic , Vesti 25.03.2004.


=== 4 ===

»Rampa u Srebrenici«
Pripreme NATO-a za rat protiv Jugoslavije pocˇele su 1995.

Kada bismo pitali jednog prosecˇnog novinskog cˇitaoca, zbog cˇega su
uglavnom Srbi navodno krivi za sve ratove i patnje u proteklih deset
godina na Balkanu, on bi sigurno ponovio neka objasˇnjenja, koja je
cˇuo na zapadnim televizijama u to vreme: jer je Milosˇevic´ svojim
krvolocˇnim govorom na Kosovom polju josˇ 1989. najavio velikosrpski
nacionalizam; jer su Srbi napali nevini Vukovar, miroljubivi Dubrovnik;
jer su u Bosni otvorili logore za silovanje i ubijanje desetine hiljada
ljudi; jer su Sarajevo tri godine drzˇali pod opsadom i bombardovanjem
nacˇinili najmanje tri uzˇasna masakra; zbog njihove politike
aparthejda na Kosovu. Sve te pricˇe doprinele su demonizaciji Srba. Ali
odlucˇujuc´e za nemacˇku spoljnu politiku, odlucˇujuc´e za prvo
ucˇesˇc´e Nemacˇke u jednom ratu od 1945. godine, bio je pre svega
jedan doga?aj: navodni srpski genocid u julu 1995. u Srebrenici.
Ova lazˇ je bila odlucˇujuc´a utoliko, sˇto je do leta 1995. u
nemacˇkoj politici i drusˇtvu bilo masivnih antisrpskih predrasuda, ali
je istovremeno vazˇio aksiom tadasˇnjeg nemacˇkog kancelara Kola: Nikad
se nemacˇki vojnici ne smeju uputiti tamo, gde je nekada harala
nemacˇka nacisticˇka vojska Vermaht (Wehrmacht). Pokusˇajima CDU-a i
konzervativnih medija da omeksˇaju ovaj aksiom i izdejstvuju slanje
nemacˇkih vojnika u marsˇ protiv Srbije po trec´i put u ovom veku,
snazˇno se suprotstavila crveno-zelena opozicija. Socijal-demokratska
partija Nemacˇke (SPD) pokusˇala je da podnosˇenjem tuzˇbe Saveznom
ustavnom sudu sprecˇi ucˇesˇc´e nemacˇkih vazduhoplovnih snaga
(Luftwaffe) u letovima NATO-a nad Bosnom, a Partija zelenih podvukla je
svoje kategoricˇno »Ne« u vezi svih ucˇesˇc´a van teritorije Nemacˇke –
cˇak i misiji plavih sˇlemova! – ucˇestalim vanparlamentarnim
protestima. Nijedan pacifista niti fundamentalista, vec´ predvodnik
realpoliticˇkog krila i danasˇnji ministar spoljnih poslova Josˇka
Fisˇer naveo je krajem 1994. razloge za jednu takvu suzdrzˇanost u
spoljnoj politici: »Cˇvrsto sam ube?en da c´e nemacˇki vojnici
zaosˇtriti sukob, tamo gde je u Drugom svetskom ratu harala Hitlerova
soldateska, i da nec´e doc´i do deeskalacije. Kada se Nemci jednom
vojno umesˇaju, doc´i c´e do potpuno drugih reakcija. Sve te
intervencije i rasprave o intervencijama, nemacˇka vlada koristi kako
bi sebi otvorila vrata i ujedinjenu Nemacˇku ucˇinila spremnom za
delovanje i na tom polju. Bio bih srec´an kada bi oni, koji to
prizˇeljkuju, prestali da se skrivaju iza humanosti, kako bi progurali
tu svoju poziciju.«1 Ove izjave su se nakon doga?aja u julu 1995.
pretvorile u makulaturu. »Promenio sam svoju poziciju nakon Srebrenice«
kazˇe Josˇka Fisˇer u svom osvrtu.2 I ne samo on. Celokupna javnost na
zapadu reagovala je slicˇno. Dnevni list »Noje cirher cajtung« (Neue
Zürcher Zeitung) pisˇe: »Slucˇaj Srebrenica je bio prekretnica u ratu u
Bosni, jer je to bio jedan medijski doga?aj. Dodusˇe, na licu mesta
nije bilo zapadnih novinara. Na stotine njih odjurilo je u oblizˇnju
Tuzlu, gde su snimali i intervjuisali izbeglice iz Srebrenice. Upravo
su ti potresni izvesˇtaji, te slike i pricˇe prezˇivelih, mobilisali
javno mnjenje na zapadu kao nikada to tada. Pod tim pritiskom
politicˇari su nakon godina ustrucˇavanja bili primorani da
intervenisˇu u Bosni, i da se stave na stranu zˇrtava, Muslimana. Po
shvatanju zapadne publike, Srbi su se ovim masakrom definitivno
oznacˇili kao glavni krivci za bosansku tragediju.3« Na toj osnovi
pocˇivala je i nemacˇka propaganda u ratu na Kosovu.


Sˇarpingove pricˇe

Cˇetiri dana nakon pocˇetka rata, 28. marta 1999., nemacˇki ministar
odbrane Sˇarping gostujuc´i na prvom nemacˇkom programu ARD u emisiji
»Kristijanzen« (Christiansen), prvi put je govorio o »genocidu« Srba
nad kosovskim Albancima. Nedostatak stvarnih dokaza nadoknadio je
pozivajuc´i se na doga?aje, koji su se desili pre cˇetiri godine. Tada
su, po Sˇarpingu, plavi sˇlemovi Ujedinjenih nacija »morali da
posmatraju, kako se u Srebrenici ubija 30.000 ljudi«.
Sˇarpingovo moralisanje je bilo pun pogodak. Gosti u emisiji su
odobravajuc´i klimali glavom ili c´utali pogo?eno,4 niko nije pitao o
izvorima informacija, niko nije hteo da bude oznacˇen kao simaptizer
ubica. Vec´ je bilo utvr?eno da su Srbi u Srebrenici pocˇinili genocid
i masakrirali na hiljade neduzˇnih civila. Zar nije bilo bezbroj
uglednih svedoka i pre Sˇarpinga? Zar nije nedeljnik »Sˇpigel«
(Spiegel) nakon provere jednog dosijea iz Nemacˇke drzˇavne
obavesˇtajne sluzˇbe BND-a zakljucˇio, da se u ovom gradic´u u
istocˇnoj Bosni desio »najgori ratni zlocˇin u Evropi nakon Drugog
svetskog rata«? Zar nije politicˇar SPD-a Frajmut Dive (Duve) josˇ u
leto 1995. u nedeljniku »Cajt« (Zeit) pisao o »rampi u Srebrenici« i
tom metaforom podsetio na Ausˇvic? Zar nije David Rode (Rohde)
zabelezˇio uzˇasne pricˇe prezˇivelih i za to dobio Pulicerovu nagradu?
Zar nisu zbog tih zlocˇina predsednik i general armije bosanskih Srba,
Radovan Karadzˇic´ i Ratko Mladic´ na poternicama Me?unarodnog
tribunala za ratne zlocˇine?
Pre nego sˇto se pre?e na razjasˇnjavanje doga?aja u Srebrenici i na
njihovo prikazivanje u zapadnoj javnosti, moraju se odbaciti dve lazˇi,
koje nisu ni vredne strucˇne rasprave: kao prvo, to je brojka od 30.000
ubijenih u Srebrenici. Po zvanicˇnim podacima Me?unarodnog Crvenog
krsta, 7.333 stanovnika Srebrenice se vode kao nestala.5 Kada bi svi
nestali bili mrtvi, to bi bio maksimalni broj ubijenih od strane Srba.6
Ostalih 22.667 lesˇeva idu samo na racˇun Sˇarpinga. Da biste to
spoznali i napisali posle doticˇne emisije krajem marta 1999. niste
morali da budete protivnik rata, vec´ samo ozbiljan novinar ili
politicˇar, koji se drzˇi istine.
Druga tvrdnja, koja nije dostojna diskusije, jeste poistovec´ivanje
Srebrenice i Ausˇvica. Na »rampi u Ausˇvicu« odvajani su snazˇni od
slabih – ovi poslednji su odmah odlazili u gasne komore, dok su prvi
smeli josˇ nekoliko nedelja da rintaju do smrti. Na Diveovoj »rampi u
Srebrenici« vladao je – cˇak i ako se svi strahotni izvesˇtaji smatraju
istinitim – obrnut princip: svi slabi – stari, zˇene, deca, ranjeni –
bili su posˇte?eni, svi snazˇni, to znacˇi musˇkarci sposobni za borbu,
navodno su egzekutirani.7 To bi bio kalkulisani ratni zlocˇin:
likvidiraju se oni, koji bi mogli ponovo da se late oruzˇja. A ono prvo
je bio genocid: likvidiraju se svi, i to prvo zˇene i deca, garanti
buduc´nosti.


Sˇta se desilo u Srebrenici?

Procˇitajmo prvo zvanicˇnu verziju Me?unarodnog krivicˇnog tribunala za
ratne zlocˇine u Hagu: »Na dan ili oko 6. jula 1995. bosansko-srpska
armija otvorila je vatru na strazˇarnicu u zoni bezbednosti, u kojoj su
bili holandski vojnici. Napad na zonu bezbednosti Srebrenica…nastavljen
je do 11. jula 1995., kada su prve jedinice napadajuc´e bosansko-srpske
armije prodrle u Srebrenicu. Bosansko-muslimanski musˇkarci, zˇene i
deca, koji su ostali u Srebrenici nakon otpocˇinjanja srpskih napada,
reagovali su na dva nacˇina. Visˇe hiljada zˇena, dece i nekolicina pre
svega starih musˇkaraca pobegli su do baze Ujedinjenih nacija u
Potocˇarima u okviru zone bezbednosti Srebrenica… Oko 12. jula…dosˇlo
je 50-60 autobusa i kamiona do baze UN-a Potocˇari… Bosansko-srpska
vojska razdvojila je musˇkarce od zˇene i dece… Vec´ina muslimanskih
musˇkaraca…odvedena je u Bratunac, a zatim u oblast Karakaj, gde su ih
bosansko-srpski vojnici masakrirali. Izme?u 12. i 13. jula 1995.
bosansko-srpska vojska sprovela je masovna ubijanja muslimanskih
musˇkarca i zˇena na razlicˇitim mestima oko baze UN-a…«. Dalji masakri
ucˇinjeni su nad onima, koji nisu pobegli u Potocˇare, vec´ u sˇume.
»Jedna druga grupa od oko 15.000 bosansko-muslimanskih musˇkaraca sa
nekoliko zˇena i dece…pobegla je u jednoj ogromnoj koloni kroz sˇume u
pravcu Tuzle. Otprilike jednu trec´inu te grupe cˇinili su vojnici i
naoruzˇani civili… Kada je izbeglicˇka kolona dosˇla do bosansko-srpske
teritorije...napale su ih bosansko-srpske snage... Mnogo Muslimana je
ubijeno... Mnogi bosanski Muslimani, koji su zarobljeni ili koji su se
predali, ubijeni su u masovnim egzekucijama od strane bosansko-srpskih
vojnika… «8
Hasˇki tuzˇioci nigde ne pominju tacˇan broj zˇrtava, vec´ govore o
»stotinama« ili »hiljadama«, koji su na razlicˇitim mestima navodno
»masakrirani« ili »egzekutirani«. Ipak se – pre nego sˇto je Sˇarping
inflatorno uvec´ao broj poginulih – uglavnom probilo misˇljenje da je
»otprilike 8.000 muslimanskih Bosanaca ubijeno.«9 Genezu tog broja
istrazˇio je Dzˇordzˇ Pamfri (Pumphrey). Njegovo istrazˇivanje
dokumentovano je u sledec´em podpoglavlju.


Koliko nestalih je mrtvo?
Dzˇordzˇ Pamfri10

13. septembra 1995. Me?unarodni komitet Crvenog krsta (MKCK) objavio
je: »Direktor operativnog odeljenja MKCK-a za zapadnu Evropu, Angelo
Gnedinger (Gnaedinger), posetio je Pale i Beograd od 2. do 7.
septembra, da bi od zvanicˇnih bosansko-srpskih izvora dobio
informacije o nestanku 3.000 ljudi iz Srebrenice, koji su po izjavama
ocˇevidaca uhapsˇeni od bosansko-srpskih snaga bezbednosti. MKCK je
zahtevao detalje o svim smrtnim slucˇajevima i insistirao na pristupu
zatvorenicima (do sada je bilo moguc´e posetiti samo 200 zatvorenika).
MKCK se obratio vladi Bosne i Hercegovine sa molbom za dobijanje
informacija o 5.000 osoba, koje su pobegle iz Srebrenice i od kojih je
jedan deo dospeo do dela centralne Bosne (na bosansko-muslimansku
stranu).«11
Ova vest je 15. septembra 1995. u jednom cˇlanku »Njujork tajmsa« (New
York Times) dobila vec´ drugi prizvuk: »MKCK izvesˇtava da je danas iz
Srebrenice, jedne od dve zone bezbednosti, koje su postavile Ujedinjene
nacije, a koju su u julu zauzele srpske snage, nestalo oko 8.000
Muslimana. Me?u nestalima je i jedna grupa sa otprilike 3.000 uglavnom
musˇkaraca, koju su – po kazivanju ocˇevidaca - zarobili Srbi. Nakon
sloma Srebrenice, Crveni krst je sakupio 10.000 imena nestalih osoba,
izjavila je portparol Dzˇesika Beri (Barry). Ona je izvestila da je,
pored zatvorenika, 'jednostavno nestalo' dodatnih 5.000 osoba.«12 Ovde
nije samo 3.000 zatvorenika pridodato brojci od 5.000 izbeglica – sˇto
naduvava ukupan broj – vec´ je potpuno nestala iz ove vesti i
cˇinjenica da je MKCK zamolio bosansko-muslimansku vladu o informaciji
vezanoj za 5.000 osoba od kojih je »jedan deo dospeo do dela centralne
Bosne«.
Pazˇljiviji pogled na prvobitni izvesˇtaj MKCK-a pokazuje da i njemu
nedostaje objektivnost. Sa usputnom primedbom da je samo »nekolicina
njih stigla do centralne Bosne«, Crveni krst ostavlja pogresan utisak
da je samo nekolicina (= malo) nestalih muskaraca uspelo da se do
sredine septembra skloni na sigurno. Ali 18. jula 1995., nedelju dana
nakon sto je srpska vojska osvojila Srebrenicu, »Njujork tajms« vec´ je
javio, da je »izme?u tri i cˇetiri hiljade bosanskih Muslimana, koji su
nakon pada Srebrenice od Ujedinjenih nacija proglasˇeni nestalim,
probilo sebi put kroz neprijateljsku teritoriju do oblasti pod
kontrolom bosanske vlade. Grupa, u kojoj su bili i ranjenici, uspela je
da pod neprijateljskom vatrom pro?e srpske polozˇaje i skloni se na
sigurno posle marsˇa od 30 milja kroz sˇume.«13
2. avgusta 1995. londonski »Tajms« (Times) ovako je izvestio o ovom
doga?aju: »Mozˇe se poc´i od toga da je na hiljade
bosansko-muslimanskih vojnika, koji su vo?eni kao nestali i bili u
centru pazˇnje moguc´e masovne egzekucije, sada na sigurnom,
severozapadno od Tuzle. Za UNO i Me?unarodni crveni krst bilo je
izuzetno tesˇko da u brojkama obuhvate uspesˇno bekstvo
bosansko-muslimanskih vojnika. Jucˇe je dodusˇe Crveni krst u Zˇenevi,
pozivajuc´i se na izvore u Bosni, prvi put izvestio da je do 2.000
vojnika bosanske vlade uspelo sebi da prokrcˇi put iz Srebrenice do
podrucˇja severne Tuzle – 'a da pri tom nisu obavestili svoje blizˇe',
izjavio je portparol Crvenog krsta i dodao, da ove izvesˇtaje nije
moguc´e proveriti, jer bosansko-muslimanska vlada zabranjuje pristup
Crvenom krstu toj oblasti.«14
Dve nedelje pre nego sˇto su predstavnici Crvenog krsta Angelo
Gnedinger i Dzˇesika Beri dali ove brojke novinarima, jedan drugi
portparol Me?unarodnog Crvenog krsta u Zˇenevi, Pjer Gotje (Gaultier),
izneo je jedan vazˇan detalj. »Ukupno smo tako dosˇli do brojke od
10.000 (nestalih iz Srebrenice). Me?utim, moguc´e je da su mnogi od
njih dvostruko evidentirani… Pre nego sˇto provera (dvostruke
evidencije) nije okoncˇana, ne mozˇemo nisˇta konkretnije rec´i. Nasˇ
rad se komlikuje i time sˇto nam je bosanska vlada saopsˇtila da se
visˇe hiljada izbeglica, koji su se probili kroz neprijateljske
polozˇaje, ponovo vratila u redove bosansko-muslimanske armije. Te
osobe se znacˇi ne vode kao nestale, ali se i ne mogu izbrisati sa
spiska nestalih.«15
Nekoliko dana nakon preuzimanja Srebrenice, bosansko-srpske snage
zauzele su Zˇepu, drugu muslimansku enklavu (i zonu bezbednosti UN-a).
Me?u braniocima Zˇepe nalazilo se na stotine »nestalih« vojnika iz
Srebrenice. »Njujork tajms« je izvestio: »Ranjeni (muslimanski) vojnici
su ostavljeni. Kada su bosanski Srbi u utorak preuzeli grad, ranjenici
su transportovani u sarajevske bolnice na lecˇenje. Mnogi od njh su
dosˇli iz Srebrenice. Kada je ta zona bezbednosti 11. jula pala u ruke
Srba, oni su pobegli u sˇume. Za razliku od vec´ine drugih izbeglica,
koje su se posle pada Srebrenice probile do Tuzle, ovi su se udruzˇili
sa braniocima Zˇepe. 'Nas oko 350 uspelo je da pobegne iz Srebrenice.
Uspeli smo da stignemo do Zˇepe' rekao je Sadik Ahmetovic´, jedan od
151 ranjenika, koji je danas prevezˇen u sarajevsku bolnicu… Rekli su,
da ih Srbi nisu zlostavljali u zatocˇenisˇtvu.«16


Zamrsˇena igra brojki Crvenog krsta

Na osnovu Pamfrijevih istrazˇivanja mozˇe se rec´i da je brojka
Me?unarodnog Crvenog krsta od 7.400 nestalih lica iz Srebrenice
izuzetno visoka. Postoji mnogo indicija da je ovaj broj izmanipulisan.
Tako je profesor Beogradskog univerziteta Milivoje Ivanisˇevic´, koji
je »doga?aje u i oko Srebrenice opisao u minucioznim detaljima«17
otkrio, da je 500 nestalih umrlo josˇ pre preuzimanja Srebrenice.18
Dodatnih 3.010 navodno nestalih osoba pojavilo se na biracˇkim
spiskovima OEBS-a za 1997. godinu – dve godine nakon navodnog masakra.
Dragan Kalinic´, predsednik parlamenta Republike Srpske, predao je
spisak sa svim imenima OEBS-u.19
Darko Trifunovic´ je kao cˇlan ekspertske komisije Republike Srpske dve
godine istrazˇivao, ispitivao svedoke, upore?ivao dokumente i obilazio
groblja. On tvrdi da kod ukupno 3.381 nestalog na spiskovima MKCK-a
nije bilo datuma ro?enja. Njegova pretpostavka: oni, koji su prijavili
nestanak lica, nisu imali ni osnovne podatke o nestalom – sˇto znacˇi
da to nisu bili cˇlanovi porodice.20
Nedeljnik »Sˇpigel« je u leto 2000. bez mnogo pompe smanjio svoje
brojke vezane za Srebrenicu na »najmanje 3.000« mrtvih21 - u jesen
1999. izvestio je, kao i skoro svi ostali mediji, o preko 7.000
»poklanih« muslimanskih civila.22


Prizˇeljkivani svedoci

Do sada je samo jedan sudski proces pred Hasˇkim tribunalom okoncˇan
zbog zlocˇina u Srebrenici, slusˇaj Drazˇena Erdemovic´a. Protiv
Radovana Karadzˇic´a i Ratka Mladic´a podignuta je opzuzˇnica, a
slucˇaj bosansko-srpskog generala Krstic´a je josˇ uvek bio u toku u
trenutku objavljivanja ove knjige. Ali i sudski proces protiv
Erdemovic´a je bio vazˇan za razjasˇnjavanje doga?aja u julu 1995., jer
optuzˇeni je tvrdio nisˇta manje do da je licˇno ucˇestvovao ili
posmatrao ubistvo skoro svakog sˇestog od 7.400 nestalih, koje je
registrovao Me?unarodni Crveni krst.
Erdemovic´ je izjavio pred sudom da je 16. jula 1995. na jednom polju u
Pilic´i blizu gazdinstva Branjevo zajedno sa drugim pripadnicima svoje
jedinice, od otprilike deset sati ujutru do posle podneva streljao
Muslimane u grupama od po deset. Samo tog dana je, navodi Erdemovic´,
»hiljadu do hiljadudvestotine« ljudi pogubljeno.23 Po drugim »procenama
strucˇnjaka« iz jeseni 1996., tamo je navodno »1.700 Muslimana
pobijeno«.24 Jedan dan nakon masakra, za koji Erdemovic´ tvrdi da se
desio, jedan americˇki sˇpijunski avion preleteo je tu oblast:
»Upore?ivanje sa starijim slikama i proracˇuni na osnovu razlicˇitih
uglova snimanja daju preciznu sliku svih promena na naznacˇenom mestu.
Ono sˇto su strucˇnjaci na taj nacˇin otkrili je jedinstveno: vazdusˇni
snimak poljoprivrednog gazdinstva Branjevo pokazuje visˇe nego samo
trag jednog zlocˇina, on pokazuje sam zlocˇin«, zakljucˇio je
»Sˇpigel«.25 Iako su znacˇi masovna ubijanja preko izjava svedoka i
vazdusˇnih snimaka »jedinstveno« (Sˇpigel) dokumentovana, prona?eno je
mnogo manje lesˇeva prilikom iskopavanja. Pet godina nakon ovih
doga?aja, Hasˇki tribunal zakljucˇuje da su u Branjevu ekshumirana 132
lesˇa; jedan broj mrtvih su Srbi ponovo iskopali i zakopali ih na putu
ka Cˇancˇarima – tamo su prona?ena josˇ 174 lesˇa.26
Krajem novembra 1996. u Hagu je donesena presuda: Erdemovic´ je osu?en
na deset godina zatvora (kasnije je u postupku zˇalbe kazna
prepolovljena). Kao olaksˇavajuc´a okolnost uzeto je u obzir da je
priznao svoje ucˇesˇc´e u ubistvima i »istovremeno imao hrabrosti da
tesˇko optuzˇi bivsˇeg vo?u Srba Radovana Karadzˇic´a i njegovog, u
me?uvremenu smenjenog, generala armije Ratka Mladic´a«, primetio je
tuzˇilac UN-a Mark Harmon. Pored velikog nesalganja u broju stvarno
ubijenih i prona?enih lesˇeva, i sama licˇnost Erdemovic´a predstavlja
enigmu: svoju vojnu karijeru u gra?anskom ratu zapocˇeo je 1992. kao
vojnik ekstremno-nacionalisticˇke, hrvatske policije HVO.27 To i nije
neobicˇno, jer je on po nacionalnosti Hrvat. Objasˇnjenje je potrebno
za njegov postupak da pre?e u redove svojih smrtnih neprijatelja Srba,
da bi – gle cˇuda – svoje nove komandante tesˇko optuzˇio svojim
svedocˇenjem. U jednom etnicˇki usijanom gra?anskom ratu je ovakva
visˇestruka promena strana blago recˇeno neobicˇna.
U oktobru 1996., neposredno pre Erdemovic´eve presude, saznalo se da je
jedan drugi svedok tuzˇilasˇtva u Hagu bio prinu?en od Muslimana, pod
pretnjom smrc´u, da lazˇno svedocˇi u postupku protiv Srbina Dusˇana
Tadic´a.28 Ali za sudije u Hagu to nije bio razlog da se pozabave
nedoslednostima u izjavama Erdemovic´a. I neki drugi svedoci, koji su
cˇesto citirani u medijima, visˇe su zadavali zagonetke, nego sˇto su
ih resˇavali. Tako na primer Mevludin Oric´, koji je oktobra 1995.
hrvatskoj »Nedeljnoj Dalmaciji« dao ekskluzivan intervju u kome je
govorio o preko 2.000 ili visˇe ubijenih u i oko sela Karakaj (ovaj
masakr se pojavljuje i u hasˇkoj optuzˇnici). Ovaj svedok ne samo sˇto
je u srodstvu sa Naserom Oric´em, muslimanskim glavnim komandantom u
Srebrenici, o kome c´e ovde josˇ biti recˇi, vec´ je i on – kao
Erdemovic´ – ratovao prvo na hrvatskoj strani, i to u poznatoj
dobrovoljacˇkoj brigadi »Kralj Tomislav«.29 U Posavini je i sam bio
upleten u masovna ubistva Srba u 1992. godini. Oric´ govori o masovnim
pogubljenjima nakon sˇto je izbeglicˇka kolona, koja se kretala prema
Tuzli, bila opkoljena od Srba. Sˇkolu u Karakaju, koja je navodno bila
mesto zlocˇina, posetio je i Darko Trifunovic´. On je pronasˇao
sˇkolske sveske iz jula i avgusta 1995. iz kojih se mozˇe zakljucˇiti
da je u vreme navodnog zlocˇina u ucˇionicama bilo redovne nastave.30


Mrtvi u Potocˇarima

Dok su sa jedne strane svdeoci sa protivurecˇnim ili neverodostojnim
izjavama izazvali veliku pazˇnju javnosti na zapadu, druge vazˇne
izjave ostale su potpuno neprimec´ene. Ignorisani su ne samo pokusˇaji
predocˇavanja olaksˇavajuc´ih okolnosti sa srpske strane, vec´ i izjave
holandskih plavih sˇlemova, koji su bili stacioniorani u Srebrenici.
Podsetimo se: oko 25.000 Muslimana iz enklave prvo je zatrazˇilo
zasˇtitu u bazi UN-a Potocˇari. Vec´ina musˇkaraca je navodno oko 12.
jula iz Potocˇara prebacˇena u Bratunac i tamo »masakrirana«, stoji u
optuzˇnici protiv Karadzˇic´a i Mladic´a. Ali kapetan Shauten
(Schouten), jedini oficir Ujedinjenih nacija, koji je proveo nekoliko
dana na mestu navodnog krvoprolic´a, kazˇe: »Svako brblja nesˇto, ali
niko ne pokazuje cˇvrste dokaze. Primec´ujem da holandski narod po
svaku cenu zˇeli da dokazˇe da se desio pokolj… Ako su se i desile
egzekucije, onda su to Srbi prokleto dobro sakrili. Zbog toga ne
verujem u to. Nakon sloma Srebrenice dosˇao sam 13. jula 1995. u
Bratunac i tamo proveo osam dana. Mogao sa da odem gde god pozˇelim.
Pruzˇena mi je potpuna podrsˇka; nigde nisam bio zaustavljen.«31
I nemacˇki list »Velt« (Welt) je ispitujuc´i holandske vojnike, koji su
se vratili, dobijao uvek iste odgovore: »Ni podoficir Strajk (Struik)
niti ostali u Srebrenici stacionirani holandski vojnici nisu zˇeleli da
potvrde ono, sˇto je prvo tvrdio pomoc´nik ministra za razvoj Jan
Pronk, a zatim i ministar odbrane Joris Vorhuve (Voorhoeve): da se u
Srebrenici desio genocid.«32 Renomirani holandski list »NRC
Handelsblad« opisao je atmosferu me?u vojnicima holandskog bataljona sa
naslovom: »Srbi su za holandske plave sˇlemove sada dobri momci.« List
je citirao niz izjava. Vojnik Karel Molder (Mulder) izjavio je: »Sve
sˇto pricˇaju o Srbima, to su gluposti… Bio sam tri dana sa
izbeglicama, i Srbi su se dobro ophodili prema njima.« Vojnik Arnold
Blom: »Kada smo patrolirali enklavom, Muslimani su provocirali Srbe.
Oni su pucali iznad nasˇih glava i time su zˇeleli da Srbi uzvrate i
pogode jednog od nas, kako bi im se onda u celom svetu pripisala
krivica.«33 Narocˇitu pazˇnju izazvala je izjava komandanta holandskih
vojnika, Toma Karemansa. Njegova ocena: »Borba za Srebrenicu je bila
korektna vojna akcija od Srba. Oni namerno nisu direktno ga?ali
bataljon. Mladic´ nas je na lukav nacˇin izmanevrisao.«34
Do unutrasˇnjopoliticˇke krize dosˇlo je, kada je holandski vojni vrh
ostao pri tvrdnji da nije bilo genocida, iako se vlada Holandije
pridruzˇila zvanicˇnoj NATO-verziji. »Tako se general Kuzi (Couzy)
javno suprotstavio (ministru odbrane) Vorhuveu. General je tvrdio da
nakon pada Srebrenice, srpsko-bosanske trupe nisu pocˇinile genocid nad
Muslimanima.35 Kuzi je neposredno pre svog penzionisanja (1. avgusta
1996.) unapredio Karemansa, komandanta holandskih vojnika. Vorhuve je
bio besan zbog toga, ali nije preduzeo nikakve disciplinske mere; vredi
zabelezˇiti da se do jeseni 1995. barem sluzˇio mnogo manjom brojkom
ubijenih muslimanskih civila, dve do tri hiljade, nego sˇto je to
radila zapadna javnost.36
Da bi se precizno razjasnili doga?aji, ispitano je svih 460 holandskih
vojnika iz Srebrenice. Pre nego sˇto su rezultati objavljeni kao
»debrifing izvesˇtaj« (Debriefing Report), dosˇlo je iza kulisa do
neugodnog natezanja, jer su ministar spoljnih poslova Hans van Mirlo
(van Mierlo) i pomoc´nik ministra za razvoj Jan Pronk zahtevali
prepravke u izvesˇtaju.37 Kada je »debrifing izvesˇtaj« 30. oktobra
1995. konacˇno podnet ministru Vorhuveu, postojala je ocˇigledna (ali
od medija gotovo neprimec´ena) protivurecˇnost izme?u zakljucˇaka
izvesˇtaja i izvesˇtaja vojnika-ocˇevidaca. Dok je ministar odbrane
govorio o »visˇe hiljada« zˇrtava, dotle su posmatranja vojnika
ukazivala u najgorem slucˇaju na nekoliko stotina do hiljadu mrtvih. U
Potocˇarima su svedoci videli »najverovatnije« 14 egzekucija, pet
dodatnih nije moglo biti verifikovano.38 Visˇe mrtvih, od toga najmanje
dvoje u vojnicˇkoj uniformi, vi?eno je u gradu Srebrenici,39 na putu od
grada do baze UN-a josˇ oko 100 mrtvih na traktorskoj prikolici.40 U
blizini Nove Kasabe i Bratunca ukupno 35 svedoka videlo je »brojne«
lesˇeve. Ali samo dva svedoka navela su veoma visok broj od 500 tj. 700
lesˇeva, pri cˇemu su ovi navodno nosili »civilnu ili poluvojnicˇku
odec´u«.41 »Tokom debrifinga (460 vojnika) nije bilo informacija o
moguc´em postojanju masovnih grobnica.«42
Ako se proucˇe tadasˇnji televizijski snimci, lako se mozˇe
zakljucˇiti, da su se u Potocˇarima zaista nalazili skoro iskljucˇivo
stari, zˇene i deca.43 Kako je holandski general Karemans izjavio pred
Hasˇkim tribunalom,44 me?u 25.000 izbeglica u bazi UN-a Potocˇari bilo
je samo dva do tri procenata vojno sposobnih musˇkaraca, znacˇi 500 do
750 – poznato je da je ostali deo vojnika pokusˇao da se kroz sˇume
probije do Tuzle. Ono sˇto Frajmut Dive oznacˇava »rampom u Srebrenici«
bilo je samo izdvajanje vojno sposobnih musˇkaraca. Oni su prebacˇeni
na druga mesta kao sˇto su Bratunac i Batkovic´. Sa tih mesta je
Me?unarodni Crveni krst vec´ 19. jula evakuisao 88 ranjenika.45 Osim
toga je po podacima MKCK-a 26. jula bilo 164,46 a u novembru 193 47
muslimanskih zarobljenika. Ovaj broj ranjenih tj. registrovanih
zarobljenika morao bi najverovatnije da se oduzme od maksimalnog broja
750 onih, koji su mogli da stradaju u Potocˇarima/Bratuncu. Trifunovic´
tvrdi da je i od ostalih zarobljenika samo mali broj stradao usled
ilegalnih ubistva od strane srpskih vojnika. Vec´ina njih je razmenjena
za srpske zatvorenike.48 Ovo su nevoljno potvrdili i Jan Vilem Honig i
Norbert Bot (Both) u svom delu Srebrenica, koje inacˇe podrzˇava
zvanicˇnu verziju Haga: »Srbi su ulovili barem jednu krupnu ribu:
Ibrana Mustafic´a, vo?u SDA u Srebrenici i na trec´em mestu srpskog
spiska 'organizatora muslimanskih ratnih zlocˇina'. I kako je to u ratu
obicˇno i slucˇaj, vazˇnost te osobe ili privid vazˇnosti je najbolje
zˇivotno osiguranje. Tako je Mustafic´ aprila 1996. razmenjen za jednog
vazˇnog srpskog zarobljenika, pukovnika Aleksu Krsmanovic´a. Nekoliko
ranjenih musˇkaraca, koje su Srbi izvukli iz kolone, prezˇivelo je
izgleda iz istih razloga. Srbi su narocˇito nepoverljivi bili prema
ranjenicima, jer su verovali da se me?u njima nalaze sumnjivi
muslimanski 'kriminalci' sa lazˇnim ranama. U jednom slucˇaju su Srbi
detaljno snimili i fotografisali oko 50 ranjenih Muslimana, koji su sa
Holan?anima ostali do 17. jula u Potocˇarima. Sedmorica su
identifikovani kao osumnjicˇeni ratni zlocˇinci i prebacˇeni su sa
ostalim ranjenicima u bratunacˇku bolnicu. Iako ih je tamo video jedan
holandski lekar, njemu je u odre?enom trenutku skrenuta pazˇnja, i sva
sedmorica su nestala. Na kraju meseca ih je Crveni krst pronsˇao u
zatvoru u Batkovic´u. Razmenjeni su za srpske zatvorenike.«49
Tacˇku oslonca o broju zˇrtava u Potocˇarima mozˇe dati i sledec´a
racˇunica: holandski vojnici su 12. jula uvecˇe nacˇinili spisak svih
vojno sposobnih musˇkaraca, koji su se sklonili u Potocˇare. Izbrojano
je njih 239; dodatnih 60 musˇkaraca odbilo je registraciju. Tu treba
dodati i musˇkarce, koji su vec´ bili odvezˇeni autobusima, mada je u
tom trenutku tek petina izbeglica bila odvezˇena iz Potocˇara. Bilo
kako bilo: od tih 239 musˇkaraca se njih 103 pojavilo na spisku
nestalih Crvenog krsta.50


Mrtvi iz izbeglicˇke kolone ka Tuzli

Kao sˇto je i ranije citirano iz dosijea Hasˇkog tribunala, zˇrtve,
koje su se najpre sklonile u Potocˇare, samo su deo onih zˇrtava, koje
se pripisuju Srbima. Josˇ jedan priblizˇan, ako ne i vec´i broj
ubistava, Srbi su navodo pocˇinili nad muslimanskim izbeglicama, koje
su bile na prinudnom marsˇu od Srebrenice ka Tuzli. Ali i ovde postoje
svedoci, koji ne potvr?uju hasˇku verziju doga?aja – a ono sˇto je pri
tom senzacionalo je, da se radi o muslimanskim svedocima. O njima je
zapadna javnost saznala josˇ manje nego o holandskim plavim sˇlemovima.
Ko je josˇ mogao da prati zˇustru raspravu u velikim muslimanskim
novinama Bosne u jesen 1996., a o kojima zapadni mediji nisu izvestili
niti jednom recˇi?
Pri tom su jedna nasuprot druge stajale u susˇtini dve grupe:
vladajuc´a grupacija oko predsednika Izetbegovic´a, njegov zamenik Ejup
Ganic´ i komandant generalsˇtaba armije Rasim Delic´ imali su svoj
glasnik u nedeljniku »Ljiljan«. Svoje protivteze u dnevnom listu
»Oslobo?enje« mogla je da objavljuje grupa, koja je do jula 1995.
vodila glavnu recˇ u Srebrenici, a to su gradski komandant armije Naser
Oric´ i njegovi oficiri uz zasˇtitu bivsˇeg bosanskog nacˇelmika
generalsˇtaba, Sefera Halilovic´a. Nezavisan u ovom razjasˇnjavanju bio
je Ibran Mustafic´, cˇija je sudbina ovde vec´ pomenuta.
Prvo je komandant armije u Srebrenici bio u sredisˇtu kritike. »Svedoci
tvrde da ljudi Nasera Oric´a stoje iza 19 atentata«, koji su se desili
pre nego sˇto su Srbi usˇli u grad, pisao je »Ljiljan«.51 Ova grupa je
ubijala i kada su nakon ulaska Srba Muslimani napusˇtali grad: »O tim
ubistvima se i dan danas ne sme pricˇati. Bolji poznavaoci vojnih i
politicˇkih prilika u Srebrenici usu?uju se da tvrde, da su 'svedoci'
likvidirani cˇak i kada se glavni kontigent izvukao iz Srebrenice.
Prilikom proboja na slobodnu teritoriju ubijen je u rejonu Baljkovic´i
Azem Bajramovic´, cˇlan predsednisˇtva SDA. Njegova smrt se navodi kao
primer, kako treba uc´utkati svedoke iz Srebrenice«, pisao je »Ljiljan«
dalje. To se poklapa sa izjavama izbeglica iz Srebrenice, koje su
objavljene u »Oslobo?enju«: »Zbog toga prognani optuzˇuju vo?stvo za
nestanak ili smrt mnogih, koji su se sa borcima povukli na slobodnu
teritoriju.«52 Najpreciznije podatke daje Ibran Mustafic´. U jednom
intervjuu »Slobodnoj Bosni«, cˇasopisu bliskom policijskim krugovima,
govorio je o svom bekstvu iz grada i hapsˇenju od Srba. »Licˇno verujem
da je vec´ina ljudi, koji su se predali (Srbima), zˇiva«, izjavio je
Mustafic´.53 U istom intervjuu precizirao je: »Cˇuo sam od ljudi, koji
su bliski hrvatskoj drzˇavnoj bezbednosti i imaju kontakte sa Srbima,
da se na razlicˇitim mestima nalazi josˇ 5.600 prezˇivelih iz
Srebrenice.« Mustafic´ smatra da prihvac´ena teza o hiljadustrukim
pozˇudama srpskih osvajacˇa za ubijanjem nije razumna, jer su oni cˇak
i njega, najprominentnijeg aktivistu muslimanske partije u enklavi
ponovo oslobodili. Mustafic´ se osˇtro sukobio i sa jednom grupom
»privilegovane momcˇadi« me?u Muslimanima (»jedna tvrdokorna grupa
mafijasˇa«), koja je odgovorna za zˇrtve prilikom odlaska izbeglicˇke
kolone po padu enklave. Grupa je zˇelela da »ljude, koji su hteli da ih
prate, sˇto visˇe zbuni. Kolona je prekinuta i ljudi su izgubili glave.
Razgovarao sam sa mnogima, koji su nepovre?eni napustili Srebrenicu, i
kada su mi ispricˇali, sˇta se sve desilo na tom putu, bio sam van
sebe. Ne smem ni da pomislim ponovo na to, a kamoli da govorim. To su
strasˇne stvari.«54


Masakr ili borba?

Ovi mracˇni nagovesˇtaji Mustafic´a odnose se na sudbinu kolone, koja
je pokusˇala da kroz sˇume stigne do Tuzle. I holandski plavi sˇlemovi
videli su »na dva mesta borbe izme?u onih (Muslimana), koji su zˇeleli
da ostanu, i onih (Muslimana), koji su zˇeleli da odu«.55 Honig i Bot
navode na osnovu izjava prezˇivelih i druge uzroke smrti: »Kombinacija
straha, nedostatka hrane i izmorenost dovela je do velike
dezorijentacije i konfuzije, tako da je nekoliko musˇkaraca izgleda
poludelo. Drugi visˇe nisu videli izlaza i pocˇinili su samoubistvo… U
nekim slucˇajevima su se poubijali i me?usobno, jer se visˇe nisu
prepoznavali, smatrajuc´i se preobucˇenim Srbima.«56 Ilijas Pilav,
lekar me?u beguncima, kazˇe: »Neki ljudi iz grupe pocˇeli su da
haluciniraju. Strah. Stres. Takvi ljudi su predstavljali opasnost za
svoje saborce: oni su se drali i vikali, i tako mogli da otkriju nasˇe
polozˇaje cˇetnicima. Neke naoruzˇane uhvatila je panika i pocˇeli su
da pucaju naokolo. Ubili su nekoliko iz svojih redova. Morali smo da
upotrebimo silu kako bi ih smirili.«57
Vec´ina zˇrtava u ovom marsˇu smrti stardala je najverovatnije od
srpskih metaka, ali – drugacˇije nego sˇto to pretpostavlja zapadna
javnost – ne samo u masakrima i egzekucijama, vec´ i u ogorcˇenim
borbama. I sama hasˇka optuzˇnica polazi od toga da je trec´ina od
15.000 izbeglica bila naoruzˇana. Cˇak se i bivsˇi nacˇelnik
generalsˇtaba Sefer Halilovic´ hvalio time da je 6.000 njegovih vojnika
probilo srpske polozˇaje kod Srebrenice i da je tako ponovo
reorganizovana 28. divizija muslimanske armije.58 Srpske snage, koje su
osvojile Srebrenicu ni u kom slucˇaju nisu bile brojnije: »Postoje
izvesˇtaji da je do 1.500 Srba ucˇestvovalo u napadima na Srebrenicu,
ali novinske agencije procenjuju da ih je bilo samo 200, pri cˇemu je
pet tenkova predvodilo glavni napad«, pisao je londonski »Tajms«.59
Samo na osnovu ovih proporcija je malo verovatno da su Muslimani, koji
su odlazili, dopustili da ih tek tako masakriraju. Po Trifunovic´u, sve
se odvijalo ovako: »Posˇto su svi muslimanski vojnici kroz sˇume
zˇeleli do muslimanske teritorije, do Tuzle ili Kladnja, morali su da
pre?u puteve, koji su presecali sˇume u vertikalnom pravcu sever-jug…
Posˇto su Srbi imali protivavionsku artiljeriju, trebalo je samo da
cˇekaju i da pucaju na muslimanske vojnike, koji su izlazili iz sˇume,
ako se pre toga nisu odazvali na poziv za predaju. Pa ipak su
bosansko-srpske snage podlegle na nekim mestima kao sˇto su Baljkovica
i Krizˇevac izgubivsˇi 300-500 musˇkaraca, jer brojcˇano manji Srbi,
iako su imali tesˇku artiljeriju, nisu mogli da se upuste u borbu sa
stotinama, pa i hiljadama muslimanskih vojnika, koji su svi istovremeno
prelazili puteve. Me?u gubicima bosansko-srpskih snaga bilo je i mnogo
elitnih vojnika, a srpske lokalne novine objavljivale su potresne
pricˇe i slike tih vojnika. Ako se u obzir uzmu znacˇajni gubici, koje
su Srbi imali u za njih povoljnoj situaciji, onda se iz vojne
perspektive, gubici Muslimana mogu proceniti na oko 2.000 vojnika.«60
I »debrifing izvesˇtaj« holandskih plavih sˇlemova govori o »borbama
izme?u bosansko-srpske i bosansko-muslimanske vojske«.61 Najvec´i broj
lesˇeva, koji se navodi u izvesˇtaju, i to gore pomenutih 500 tj.700,
vi?eno je u blizini puta izme?u Kravice i Nove Kasabe, gde su se vodile
najzˇesˇc´e borbe.62 Honig i Bot navode i tesˇke borbe 14. jula u
oblasti Liplje, jugozapadno od Zvornika, izme?u 28. muslimanske
divizije i 300 srpskih vojnika sa PV-artiljerijom. »Posle dvocˇasovne
razmene vatre, Muslimani su se oslobodili i nastavili svoj marsˇ.«63
Sledec´eg dana borbe su postale josˇ intenzivnije. »Uspostavljen je
kontakt sa bosanskim (muslimanskim) trupama sa druge strane srpskih
polozˇaja. 15. jula popodne preduzet je koordinirani pokusˇaj proboja.
Borba je trajala jedan dan.«64
Iako Honig i Bot prihvataju da je bilo oruzˇanog sukobljavanja, oni –
kao i Hasˇki tribunal – polaze od toga, da je mnogo vec´i broj
izbeglica iz kolone ka Tuzli pogubljen tek nakon zarobljavanja. »Jedna
stvar je jasna, a to je da zvanicˇna tvrdnja bosanskih Srba, kako je
vec´ina musˇkaraca ubijena u sukobu, nije istinita. Iako je bilo
naznaka o borbama tokom noc´i i jutra, konvoji sa zˇenama i decom iz
Potocˇara nisˇta od toga nisu videli. Svi konvoji prosˇli su kroz isto
podrucˇje, gde su se navodno odvijale borbe. Ono sˇto su videli su bili
lesˇevi i zarobljenici.«65 Objasˇnjenje zasˇto zˇene i deca nisu
primetili borbe, mozˇe da lezˇi i u sledc´em: njihov transport iz
Potocˇara odvijao se tokom dana. Muslimanski vojnici su sa druge strane
za svoj pokusˇaj proboja cˇekali noc´. Za Honiga i Bota su noc´ni
pucnjevi kao i veliki broj lesˇeva, koje su videli plavi sˇlemovi na
putu izme?u Bratunca i Nove Kasabe, bili dokazi za egzekucije
zarobljenika. Ali zasˇto ti lesˇevi ne bi bili zˇrtve noc´nih sukoba?
Trifunovic´ je izvrsˇio jednu inspekciju na licu mesta u Cˇancˇarima,
gde je navodno jedan deo pogubljenih iz Branjeva sakriven u »dodatnoj
grobnici«: »Nije tesˇko razlikovati muslimanske vojnike, koji su
ubijeni nakon zarobljavanja, od muslimanskih vojnika, koji su ubijeni u
borbi. Masovne grobnice c´e to pokazati… Masovna grobnica u Cˇancˇarima
lezˇala je duzˇ dva seoska puta. Iza masovne grobnice su za vreme
ekshumacije zˇivele sˇest porodice. Kosti su bile potpuno ispreturane,
njihov polozˇaj nepreriodan. Zbog toga je tribunal u Hagu, koji je
izvodio radove na masovnoj grobnici, pretpostavio da su lesˇevi doneti
sa nekog drugog mesta kako bi bili skriveni. Ali pojedinosti to nisu
nuzˇno potvr?ivale. Kao prvo, mesto je bilo toliko blizu ulice, da nije
bilo prikladno ni za kakvo skrivanje. Drugo, kosti se izvrc´u i kada
kamion skuplja mrtve sa bojnog polja. Masovne grobnice ne znacˇe uvek i
masovna pogubljenja. Jedan seljak iz Cˇancˇara zˇalio se autoru da su
Muslimani tokom noc´i toliko izgazili njegovu njivu sa psˇenicom da
nije mogao da je ozˇanje. Borba je bila toliko zˇestoka da su lesˇevi
vojnika stradalih u okrsˇaju bili razbacani po celoj oblasti…«66
Uprkos svemu, ostaju nesporni dokazi da su Srbi pogubili na stotine,
najverovatnije cˇak i daleko visˇe od hiljadu Muslimana. Naravno da su
se vodili tesˇki okrsˇaji, naravno da je bilo mrtvih na obema stranama
– ali isto tako su likvidirani muslimanski vojnici, koji su se vec´
predali, i to najverovatnije u mnogo vec´em broju. To se nepobitno vidi
po prona?enim lisicama i ocˇnim povezima prilikom ekshumacije – malo je
verovatno da c´e se vojnici usred borbe sami vezati. Gole brojke:
strucˇnjaci iz Haga su do maja 2000. u grobnicama u i oko Srebrenice
pronasˇli »najmanje« 1.883 lesˇa. Posˇto su mrtvi cˇesto sa sobom imali
Kuran ili nesˇto slicˇno, mozˇe se pretpostaviti da se radi o
Muslimanima. U grobnicama je ukupno prona?eno 270 ocˇnih poveza i 407
lisica i slicˇno.67 I od ostalih mrtvih je najverovatnije veliki broj
pogubljen - ne morate nekoga da vezˇete ili da mu stavite ocˇni povez
kako biste ga ubili. Poginuli vojnici iz okrsˇaja najverovatnije lezˇe
u onim grobnicama, u kojima nisu prona?ene ni lisice niti ocˇni povezi.
To su cˇetiri od ukupno 20 grobnica (Glogova 2, Nova Kasaba 1999,
Konjevic´ Polje 1 i 2) sa ukupno 208 lesˇeva. U josˇ jednoj masovnoj
grobnici (Dam kod Petkovaca) sa 43 lesˇa, jedan konopac je lezˇao na
grobnici. Ne sme se ni iskljucˇiti da su Muslimani pogubili neke
Muslimane, ako se u obzir uzme navedena izjava Ibrana Mustafic´a. Ali
shodno okolnostima – Muslimani su bili u bekstvu i pod paljbom – to
mozˇe da se odnosi na samo jedan manji deo egzekucija.
I sam Karadzˇic´ je navodno priznao da je bilo masakra. Honig i Bot ga
citiraju sledec´im recˇima: »To nije bio pokolj, koji je organizovala
armija, vec´ osvetnicˇke akcije bosanskih Srba, cˇije su ro?ake pre
toga ubili Muslimani.«68 I u slucˇaju da je ovo tacˇno, odgovornost
bosansko-srpske armije se time ne umanjuje, jer je armija zaduzˇena za
sigurnost i telesnu zasˇtic´enost svojih ratnih zarobljenika. A ovom
izjavom Karadzˇic´ upuc´uje i na drugu stranu medalje, o kojoj se na
zapadu nikad nije govorilo.


Mrtvi Srbi

Tadasˇnji stanovnici Srebrenice potvrdili su »Ljiljanu« da je jedna
mafija oko Nasera Oric´a preuzela vlast u gradu tokom srpske opsade od
prolec´a 1993. Oni su pod svoju kontrolu stavili isporuke humanitarne
pomoc´i i prodavali je na crnom trzˇisˇtu po najvisˇim cenama, dok je
stanovnisˇtvo gladovalo. Mustafic´ o vremenu pod opsadom: »U Srebrenici
ste na pijaci uvek mogli da kupite sve proizvode. Retko kad je bilo
nestasˇica. Jedini izvor dostavljanja bila je humanitarna pomoc´. U
Srebrnicu nikada nije stigao neki komercijalni konvoj. Postojali su i
kontakti sa druge strane linije fronta, ali cˇim bi zvanicˇno vo?stvo
saznalo da neko pokusˇava da kupi nesˇto za nizˇu cenu, odmah je
intervenisano, jer se svim silama pokusˇavao zadrzˇati monopol na
trzˇisˇtu u Srebrnici i time ostati jedini izvor snabdevanja.«69
Nakon sˇto se pocˇetkom avgusta 1996. Oric´em pozabavila i skupsˇtina u
Sarajevu – uz potpunu, ali i ocˇekivanu nezainteresovanost zapadnih
medija - dnevni list »Oslobo?enje« objavio je ubrzo potom jednu vrstu
opravdanja okrivljenog, koja dodusˇe za nepristrasnog posmatracˇa
predstavlja susˇtu suprotnost. Oric´ tako oznacˇava Ibrana Mustafic´a
kao »petu kolonu«, jer je on »izdao i napustio narod«. Oric´ je s druge
strane u maju 1992. »prvo ocˇistio cˇetnicˇka sela, a onda napao grad
(Srebrenicu) i osvojio ga.«70 Ovo Oric´evo samohvalisanje upuc´uje na
to, da mnogo mrtvih u oblasti Srebrenice i Bratunca ide na racˇun
muslimanskih ubica. I ove zlocˇine potvr?uju holandski plavi sˇlemovi,
npr. potporucˇnik Jasper Verplanke iz elitne jedinice »Korps
Commandotroepen«: »Naser Oric´ je sebi obezbedio kontrolu nad velikim
delovima Bosne taktikom spaljene zemlje. Zbog toga je (general)
Karemans u pravu, kada kazˇe da su ucˇinjeni veliki masakri nad srpskim
stanovnisˇtvom. Ljudi pitaju za dokazima, jer naravno ne postoje
smesˇni kuc´ni video snimci sa silovanim zˇenama i ubijenim
musˇkarcima. Ali te stvari su se stvarno desile.«71 Verplanke se
prevario samo u jednom: postoji stvarno jedan »smesˇni kuc´ni video
snimak«. Naser Oric´ ga je ponosno pokazao predstavnicima zapadnih
medija: »Ratni trofeji Nasera Oric´a ne vise na zidovima njegovog
komfornog apartmana, vec´ su na video kasetama: spaljene kuc´e, Srbi
bez glave, njihova tela nabacana na gomili.«72 - »Sledec´u grupu cˇekao
je eksploziv: 'Rasturili smo ih u komade', kljucˇalo je iz njega. Kada
su prikazane slike opustosˇenog grada sa mnogim rupama od metaka, ali
nije bilo nijednog lesˇa, Oric´ je pozˇurio da kazˇe: 'Tamo smo ubili
114 Srba.' Kasnije se slavilo, pevacˇi su pevali o njegovoj slavi.«
U Srebrenici je pre izbijanja rata u prolec´e 1992. zˇivelo oko jedne
trec´ine Srba.73 Ovim upravo opisanim metodama terora skoro svi Srbi su
do krja godine proterani. U proceni broja zˇrtava u Oric´evim pohodima
moramo se osloniti na srpske izvore. Bosansko-srpski nedeljnik
»Javnost« izvestio je 23. decembra 1995., »da je u celom Podrinju –
oblasti od Zvornika na severu do Visˇegrada na jugu – spaljeno 192
sela, ubijeno 2.800 Srba, a povre?eno 6.000.«74 Broj spaljenih sela
potvr?uje i general holandskih vojnika, Karemans.75 Po informacijama
vec´ pomenutog beogradskog profesora Milivoja Ivanisˇevic´a, samo je u
blizini Srebrenice spaljeno 100 sela. Srpski patolog Zoran Stankovic´
kazˇe: »Mi smo tada u toj oblasti identifikovali 1.000 ubijenih Srba, o
cˇemu smo obavestili Ricˇarda Goldstona (tadasˇnjeg glavnog tuzˇioca u
Hagu), ali za ova saznanja se niko nije zainteresovao.«76
Predsedavajuc´i jedne ekspertske komisije Ujedinjenih nacija o
doga?ajima u Srebrenici 1992/93 bio je profesor Sˇerif Basiuni
(Bassiouni) iz Cˇikaga. U njegovom konacˇnom izvesˇtaju od 27. maja
1994. upuc´enog Generalnom sekretaru, prec´utao je srpske dokaze o
muslimanskom teroru. Kada se zna da je Basiuni na drugom mestu sˇerijat
hvalio kao »fleksibilan pravni poredak« i da nije mogao da otkrije
»protivurecˇnosti izme?u koncepta dzˇihada i povelje Ujedinjenih
nacija«77, onda se mozˇe razumeti njegov postupak.
U januaru 1993. se od ostataka povucˇene Jugoslovenske narodne armije
konstituisala bosansko-srpska armija, cˇime je pocˇela protivofanziva.
U aprilu 1994. Savet bezbednosti UN-a proglasio je Srebrenicu
zasˇtic´enom zonom, ali se demilitarizacija po rezoluciji UN-a nije
sprovela. Tako se nastavio teror Oric´eve policije. Jedan pripadnik
holandskih plavih sˇlemova se sec´a: »Muslimani su izvodili sistematske
napade iz enklave, a kasnije bi se povlacˇili u oblast pod zasˇtitom
UN-a.«78 U tom periodu Oric´eve snage ubile su josˇ dodatnih 500
Srba.79 Znacˇi ukupno je bilo 1.500 srpskih zˇrtava nakon muslimanskih
napada, preko 1.000 mrtih je identifikovano po imenu. Sa druge strane
su tokom ekshumacija sprovedenih od Me?unarodnog tribunala za ratne
zlocˇine u i oko Srebrenice do sada otkrivena 1.883 muslimanska lesˇa.
Od tog broja je 72 identifikovano po imenu.80 Da li je pro-srpski ako
se ustanovi: stradanja su na obema stranama imala istu dimenziju?
Srpske zˇrtve nakon hrvatske ofanzive na Krajinu, koja je usledila
ubrzo nakon doga?aja u Srebrenici, pri tom ovde josˇ uvek nisu uzete u
obzir. Broj muslimanskih lesˇeva se inflatorno povec´ava,81 dok se
srpski lesˇevi ignorisˇu. Tako se zaosˇtrava slika neprijatelja –
conditio sine qua non svakog rata u dobu medija.

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Da: ICDSM Italia
Data: Mar 30 Mar 2004 11:14:48 Europe/Rome
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [icdsm-italia] M. Parenti : La demonizzazione di Slobodan
Milosevic


[ for the original english text see here:
http://globalresearch.ca/articles/PAR312A.html
or here:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/18 ]


www.resistenze.org - popoli resistenti - jugoslavia - 27-03-04

fonte
http://www.rebelion.org/internacional/040206milosevic.htm

traduzione dallo spagnolo a cura del Ccdp


La demonizzazione di Slobodan Milosevic


Di Michel Parenti
Tradotto dall’inglese da Beatriz Morales Bastos per Rebelión

Il ceto dirigente statunitense professa dedizione alla democrazia. Ciò
nonostante, durante gli ultimi 50 anni, governi eletti democraticamente
- colpevoli di aver introdotto programmi economici “redistributivi” o
di rivendicare percorsi indipendenti che mal si conciliavano col
sistema del libero mercato globale patrocinato dagli Stati Uniti - si
sono visti nel mirino dell’apparato di sicurezza nazionale
statunitense. In questo modo, governi democratici in Argentina,
Bolivia, Brasile, Cile, Cipro, Repubblica Dominicana, Grecia,
Guatemala, Haiti, Siria, Uruguay ed in molte altre nazioni, sono stati
rovesciati dalle rispettive forze armate, finanziate ed assistite dagli
Stati Uniti. I dirigenti militari subentrati hanno quindi cancellato le
riforme egualitarie e spalancato le porte dei loro paesi agli
investitori ed alle imprese straniere.

L’apparato di sicurezza nazionale statunitense ha anche partecipato
segretamente ad azioni destabilizzanti, guerre di potere mercenarie ed
attacchi militari diretti contro governi rivoluzionari o nazionalisti
in Afghanistan (a metà degli anni ’80), Angola, Cambogia, Cuba, Timor
Est, Egitto, Etiopia, Isole Figi, Grenada, Haiti, Indonesia (sotto
Sukarno), Iran, Giamaica, Libano, Libia, Mozambico, Nicaragua, Panama,
Perù, Portogallo, Siria, Yemen del Sud, Venezuela (sotto Hugo Chavez),
Sahara Occidentale ed Iraq (sotto Saddam Hussein, autocratico ed
appoggiato dalla CIA, fintanto che non emerse la sua politica economica
di nazionalizzazione  e non cercò di ottenere prezzi migliori dalla
vendita del petrolio).

Il metodo propagandistico utilizzato per screditare molti di questi
governi non è particolarmente originale, anzi, a questo punto, risulta
facilmente prevedibile. Si denunciano i dirigenti come magniloquenti,
ostili e psicologicamente tarati. Vengono catalogati come demagoghi
assetati di potere, uomini forti e volubili e della peggior razza di
dittatori, assimilati allo stesso Hitler. I paesi in questione vengono
tacciati come Stati “canaglia” o “terroristi”, colpevoli di essere
“anti-statunitensi” o “anti-occidentali”. Una minoranza selezionata è
anche condannata come appartenente all’“asse del male”. Quando i
dirigenti statunitensi prendono di mira un paese o demonizzano il suo
dirigente, vengono appoggiati da pubblicisti ideologicamente
sintonizzati, esperti, accademici, ex-funzionari di governo. Insieme
creano, nell’opinione pubblica, un clima tale da consentire a
Washington di compiere quanto necessario per arrecare gravi danni
all’infrastruttura ed alla popolazione della nazione designata, il
tutto in nome dei diritti umani, della lotta contro il terrorismo e per
la sicurezza nazionale.

A tal proposito non esiste esempio migliore che l’infaticabile
demonizzazione del presidente democraticamente eletto Slobodan
Milosevic e la guerra contro la Yugoslavia appoggiata dagli USA. Louis
Sell - funzionario degli Affari Esteri statunitense - ha scritto un
libro (“Slobodan Milosevic and the Destruction of Yugoslavia”, Duke
University Press, 2002), che rappresenta un’opera somma su Milosevic,
piena delle abituali immagini prefabbricate e delle presunzioni
politiche dello stato di sicurezza nazionale statunitense. Il Milosevic
di Sell è una caricatura, una persona astuta, avida di potere, un pazzo
furioso che attacca compagni fidati ed approfitta delle divisioni
interne al partito.

Questo Milosevic è, al tempo stesso, un “socialista ortodosso” ed un
“opportunista nazionalista serbo”, un demagogico “secondo Tito”
assetato di potere, che vuole un potere dittatoriale su tutta la
Yugoslavia e contemporaneamente porta ansiosamente avanti politiche che
“distruggono lo Stato che Tito creò”. L’autore non dimostra attraverso
riferimenti a politiche e specifici programmi che Milosevic è
responsabile dello smembramento della Yugoslavia, semplicemente ce lo
ripete, più e più volte. Si potrebbe pensare che forse abbiano a che
fare con questo i secessionisti sloveni, croati, bosniaci mussulmani,
macedoni ed albanesi del Kosovo, e gli interventisti degli Stati Uniti
e della NATO.

Secondo la mia opinione, il vero peccato commesso da Milosevic fu
resistere allo smembramento della Yugoslavia ed opporsi all’imposizione
dell’egemonia USA. Cercò inoltre di evitare alla Yugoslavia il peggio
delle spietate privatizzazioni e restrizioni che già avevano afflitto
altri vecchi paesi comunisti. La Yugoslavia fu l’unica nazione d’Europa
che non richiese di entrare nell’Unione Europea o nella NATO o
nell’OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea).

Secondo alcuni intellettuali di sinistra la vecchia Yugoslavia non
poteva definirsi stato socialista, poiché aveva permesso un’eccessiva
penetrazione da parte di imprese private e FMI. Ma i politici
statunitensi sono ben noti per non avere la stessa visione del mondo
degli intellettuali puristi della sinistra. Per loro la Yugoslavia era
sufficientemente socialista con il suo sviluppato sistema di servizi
sociali ed un’economia pubblica per oltre il 75%. Sell chiarisce bene
che in Yugoslavia la proprietà pubblica e la difesa di tale sistema
economico da parte di Milosevic, furono considerazioni centrali nella
guerra di Washington contro la Yugoslavia. Milosevic, lamenta Sell, era
“compromesso con il socialismo ortodosso”. “Descriveva con continua
enfasi la proprietà pubblica dei mezzi di produzione e la produzione
statale delle merci come le migliori garanzie di prosperità”. Dovette
andarsene.

Per esporre le sua argomentazioni contro Milosevic, Sell ricorre
spesso all’abituale argomento “ad hominem”. Così leggiamo che nella sua
infanzia Milosevic era “un tantino bigotto” e, pertanto, “un solitario
per natura”, un tipo di bambino strano, giacché “non gl’interessavano
gli sport né altre attività fisiche” e “disdegnò le monellerie
infantili a favore dei libri”. L’autore cita un anonimo compagno di
classe, il quale riferisce che la madre di Slobodan “lo vestiva in modo
grazioso e lo crebbe mite”. Ancor peggio, Slobodan non si univa mai a
loro quando gli altri bambini rubavano negli orti - senza dubbio un
segno indiscutibile di patologia infantile.

Più avanti Sell descrive Milosevic come “taciturno”, “incline ad un
vita appartata” e dedito ad un “caparbio fatalismo”. Ma i dati stessi
di Sell - quando fa una pausa nella sua caratterizzazione negativa e
passa ai dettagli - contraddicono lo stereotipo di disadattato
“solitario taciturno”. Riconosce che il giovane Milosevic lavorò bene
coi colleghi quando iniziò l’attività politica. Niente affatto incapace
di stabilire relazioni strette, Slobodan conobbe una ragazza, sua
futura moglie, ed insieme godettero di un vincolo duraturo per la vita.
All’inizio della sua carriera, quando era a capo della Banca di
Belgrado, si dice che Milosevic era “comunicativo, si preoccupava per
il personale della banca ed era molto popolare tra i dipendenti”. Altri
amici lo descrivono come una persona che andava d’accordo con la gente,
“disteso ed alla mano”, sposo fedele con sua moglie e padre orgoglioso
e devoto con i figli. Sell ammette che Milosevic era a volte “sicuro di
se stesso”, “estroverso” e “carismatico”. Ma lo stereotipo negativo è
talmente fermamente radicato a causa delle asserzioni ripetitive (e di
anni di propaganda da parte dei media occidentali e dei circuiti
ufficiali) che Sell può limitarsi a passar sopra alle prove che lo
contraddicono - anche quando è lui stesso ad offrirle.

Sell fa riferimento ad un anonimo “psichiatra statunitense che ha
studiato Milosevic da vicino”. Leggasi “da lontano”, dal momento che
nessuno psichiatra statunitense ha mai trattato, e nemmeno
intervistato, Milosevic. Tale innominato psichiatra si suppone abbia
diagnosticato al dirigente Yugoslavo una personalità “malignamente
narcisistica”. Sell ci dice che questo narcisismo maligno riempie
Milosevic di autodelusione, lasciandogli una “personalità tediosa” che
è una “farsa”. “Le persone con il tipo di personalità di Milosevic
spesso non possono o non vogliono riconoscere la realtà dei fatti che
divergono dalla loro personale percezione del modo in cui il mondo è o
dovrebbe essere”. Come fa a sapere tutte queste cose il Dott. Sigmund
Sell? Sembra trovare la prova nel fatto che Milosevic osò tracciare un
percorso divergente da quello emanato da Washington. Senza dubbio
solamente una patologia personale può spiegare cotanta ostinazione
“anti-occidentale”. Inoltre ci viene detto che Milosevic aveva il suo
“punto debole” nel fatto di non essersi mai sentito a suo agio con la
nozione di proprietà privata. Se non è una prova questa di narcisismo
maligno, che cos’è dunque? Sell non prende mai in considerazione la
possibilità che lui stesso e gli interventisti globali che la pensano
al par suo, non possano o non vogliano “riconoscere la realtà dei fatti
che divergono dalla loro personale percezione del modo in cui il mondo
è o dovrebbe essere”.

Milosevic, ci viene detto ripetutamente, cadde sotto la crescente
influenza di sua moglie, Mirjana Markovic, “l’autentico potere dietro
il trono”; in un’occasione la definisce anche “Lady Macbeth”. La ritrae
come una vera maniaca, posseduta da un’ira incontrollabile, i suoi
occhi “vibravano come un animale spaventato”; “soffre di schizofrenia
profonda” con un’“inconsistente discernimento della realtà” ed è
un’”ipocondriaca” incurabile. Inoltre, non simula “gran che” ed ha una
personalità “fantasiosa” e “traumatizzata”. Come suo marito, col quale
condivide “una relazione molto anomala”, ha un “rapporto autistico col
mondo”. Peggio ancora, ha un’”ideologia marxista dura”.
Ci resta da chiederci in qual modo il Milosevic disadattato ed
autistico fu capace di lavorare come un popolare professore
universitario, organizzare e dirigere un nuovo partito politico e
svolgere un ruolo attivo nella resistenza popolare contro
l’interventismo occidentale.

In questo libro, ogni volta che si citano le parole di Milosevic o di
qualsiasi altro della sua cerchia, questi “grugniscono”, “parlano in
fretta e furia”, “parlano tra i denti” o “si vantano”.
Al contrario i politici che si sono meritati l’approvazione di Sell
“osservano”, “espongono”, fanno notare” e “concludono”. Quando uno dei
superiori di Milosevic esprime la sua inquietudine circa i “rumorosi
serbi del Kosovo” (come li chiama Sell) che manifestavano contro i
maltrattamenti patiti per mano degli albanesi kosovari secessionisti,
Milosevic “dice a denti stretti”: “Perché avete tanta paura della
strada e del popolo?” Qualcuno di noi potrebbe pensare che questa sia
un’ottima domanda da fare a denti stretti ad un dirigente di governo,
ma Sell la considera una prova della demagogia di Milosevic.

Ogni volta che Milosevic faceva qualcosa a favore del comune
cittadino, come quando tassò gli interessi dei conti in valuta
straniera, una politica impopolare tra l’elite serba, ma apprezzata
dagli strati più poveri della popolazione, viene tacciato di manipolare
il favore popolare. Così dobbiamo accettare la parola di Sell, secondo
cui Milosevic non volle mai il potere per evitare la fame, viceversa
era semplicemente affamato di potere. Sell opera con un paradigma non
falso-credibile. Se il leader in questione è irresponsabile nei
confronti del popolo, ciò costituisce una prova della sua propensione
dittatoriale; se è responsabile verso il popolo, ciò dimostra il suo
demagogico opportunismo. Fedele alla visione ufficiale statunitense del
mondo, Sell etichetta “Milosevic ed i suoi subalterni” come “partigiani
della linea dura”, “conservatori” ed “ideologi”, “anti-occidentali”
rinchiusi nel “dogma socialista”. Al contrario i secessionisti croati,
bosniaci ed albanesi kosovari, che lavorarono tenacemente per smembrare
la Yugoslavia e consegnare le rispettive repubbliche alle tenere
benedizioni del neocapitalismo, sono definiti “riformatori
dell’economia”, “dirigenti neoliberali” e “filo-occidentali” (leggi:
capitalisti a favore delle imprese transnazionali). Sell considera la
“democrazia stile occidentale” e la “moderna economia di mercato” come
necessariamente correlati.
Non ha nulla da dire sulle tremende difficoltà dei paesi dell’Europa
dell’Est che hanno abbandonato le loro deficitarie ma sopportabili
economie pianificate per le spietate estorsioni del laisser-faire
capitalistico.

La sensibilità di Sell di fronte alla demagogia non si estende a
Franjo Tudjman, il croata cripto-fascista ed antisemita che parla bene
di Hitler e che ha imposto il suo severo governo autocratico alla
Croazia da poco indipendente. Tudjman sminuì l’olocausto considerandolo
un’esagerazione ed acclamò apertamente all’organizzazione nazi-croata
degli Ustascia della seconda guerra mondiale. Arrivò perfino ad
includere nel suo governo alcuni veterani dirigenti ustascia. Sell non
dice parola alcuna di tutto ciò e considera Tudjman semplicemente come
buon veterano nazionalista croato. Allo stesso modo non ha parole
critiche per il dirigente bosniaco mussulmano Alija Izetbegovic.
Commenta laconicamente che nel 1946 Izetbegovic “fu condannato a tre
anni di carcere per appartenenza ad un gruppo chiamato i Giovani
Mussulmani”. Si resta con l’impressione che il governo comunista di
Yugoslavia avesse oppresso un devoto mussulmano. Ciò che Sell non
menziona è che durante la seconda guerra mondiale il giovane mussulmano
reclutò attivamente unità mussulmane per le SS naziste; queste unità
perpetrarono orribili atrocità contro il movimento di resistenza e la
popolazione ebrea della Yugoslavia. Izetbegovic se la cavò con una
sentenza di soli tre anni.

In questo libro si dice pochissimo della pulizia etnica perpetrata
contro i serbi da parte dei dirigenti appoggiati dagli USA, come
Tudjman ed Izetbegovic, durante e dopo le guerre contro la Yugoslavia
sostenute dagli USA. Al contrario, non si fa menzione della diversità e
tolleranza etnica esistenti nella Yugoslavia del presidente Milosevic.
Tutto ciò che restava della Yugoslavia nel 1999 erano la Serbia ed il
Montenegro. Ai lettori non si dice mai che questa nazione era l’unica
residua società multietnica che rimaneva delle ex-repubbliche
yugoslave, l’unico luogo in cui serbi, albanesi, croati, gorani, ebrei,
egiziani, ungheresi, zingari, e molti altri gruppi etnici potevano
convivere con misure certe di sicurezza e tolleranza.

L’implacabile demonizzazione di Milosevic si estende al popolo serbo
in generale. Nel libro di Sell i serbi sono nazionalisti esasperati. I
serbi del Kosovo, che manifestano contro i maltrattamenti ricevuti dai
nazionalisti albanesi, sono descritti come persone che hanno un
“crescente desiderio di sangue”. I lavoratori serbi, che manifestano
per difendere i loro diritti e le conquiste faticosamente acquisite,
sono sminuiti da  Sell come “gli strumenti più bassi della banda”. I
serbi che per secoli hanno vissuto nella Krajina ed in altre zone della
Croazia sono denigrati e etichettati come occupanti coloniali.
All’opposto, i secessionisti nazionalisti sloveni, croati e bosniaci
mussulmani e gli irredentisti albanesi kosovari sono semplicemente alla
ricerca di “indipendenza”, “autodeterminazione”, “sovranità e
differenziazione culturale”. In questo libro, i pistoleri albanesi
dell’UCK non sono trafficanti di prima linea, terroristi ed esecutori
di pulizie etniche, ma combattenti e patrioti.

Le presunte azioni militari dei serbi, descritte nei termini più
vaghi, sono ripetutamente definite “brutali”, mentre gli assalti e le
atrocità commesse contro i serbi da parte di altri gruppi nazionalisti
sono generalmente accettate come rappresaglie ed atti difensivi, o sono
sminuite da Sell che le considera “false”, “molto esagerate”, ed
“oltremodo sbandierate”. Milosevic, afferma Sell, disseminò “propaganda
maliziosa” contro i croati, ma non ne riporta alcuna in concreto. Sell
offre uno o due esempi di come i villaggi serbi furono saccheggiati ed
i loro abitanti violentati ed assassinati da parte dei secessionisti
albanesi. In funzione di ciò riconosce, malvolentieri, che “qualcuna
delle accuse dei serbi… ha un fondo di verità”. Ma non fa nulla di più
al riguardo.

La storia, comoda e ben ordita, circa il massacro serbo degli albanesi
disarmati nel villaggio di Racak, strombazzata in modo grossolano dal
diplomatico statunitense e disinformatore di lunga data, William
Walker, è accettata incondizionatamente da Sell, che ignora tutte le
prove contrarie. Una squadra televisiva dell’Associated Press aveva
filmato la battaglia che ebbe luogo a Racak il giorno prima che la
polizia  serba ammazzasse vari membri dell’UCK. Un giornalista francese
che era stato a Racak più tardi in quello stesso giorno, trovò prove di
una battaglia, ma non prove di un massacro di civili disarmati; tanto
meno le trovarono gli stessi osservatori della missione di verifica del
Kosovo di Walker. Tutte le relazioni dei periti rivelarono che, in
pratica, le 44 persone uccise avevano usato armi da fuoco e tutte erano
morte in combattimento. Sell semplicemente ignora queste prove.

La storia molto mediatizzata del modo in cui i serbi, presumibilmente,
avrebbero ammazzato 7000 mussulmani a Srebrenica, è accettata senza
alcuna critica anche quando le indagini più esaustive non hanno
dissotterrato più di 2000 corpi di nazionalità indeterminata.
S’ignorano i precedenti massacri portati invece a termine dai
mussulmani, che rasero al suolo una cinquantina di villaggi serbi
intorno a Srebrenica, secondo le informazioni di due corrispondenti
della BBC e di altri giornalisti.  Allo stesso modo passa sotto
silenzio la totale incapacità del gruppo di periti occidentali di
localizzare  i 250.000 o 100.000 o 50.000 corpi di albanesi (il numero
continua a cambiare) che si dicono assassinati dai serbi in Kosovo.

L’interpretazione di Sell di ciò che accadde a Rambouillet lascia
molto a desiderare. Secondo le condizioni di Rambouillet, il Kosovo
sarebbe diventato una colonia della NATO. Milosevic avrebbe potuto
anche accettarlo, seppure a malincuore, disperato per non poter evitare
un attacco totale della NATO al resto della Yugoslavia. Ma, per essere
sicura che la guerra fosse inevitabile, la delegazione statunitense
aggiunse una sorprendente condizione, chiedendo che le forze ed il
personale della NATO avessero libero accesso a tutta la Yugoslavia, uso
senza restrizioni dei suoi aeroporti, treni, porti, servizi di
comunicazione e radiotelevisione, senza costi ed immuni da qualsiasi
giurisdizione delle autorità yugoslave.

La NATO avrebbe anche avuto la possibilità di modificare a proprio uso
tutte le infrastrutture della Yugoslavia, incluse strade, ponti,
gallerie, edifici e strutture pubbliche. In effetti non solo il Kosovo,
ma tutta la Yugoslavia, si sarebbe vista sottomessa allo straordinario
equivalente di un’occupazione coloniale assoluta.

Sell non menziona questi dettagli. In cambio ci assicura che le
esigenze della NATO di accesso senza restrizioni alla Yugoslavia non
erano nulla più che una forma di protocollo introdotta “in gran parte
per ragioni legali”. Un’idea simile di accordo, ma meno radicale -
afferma - faceva parte del pacchetto di Dayton.  In più, l’accordo di
Dayton riduce la Bosnia ad una colonia occidentale. Ma, se non c’era
nulla di male nell’ultimatum di Rambouillet, allora perché Milosevic lo
rifiutò? Sell attribuisce la resistenza di Milosevic alla sua perversa
“mentalità da bunker” ed alla sua necessità di sfidare il mondo.

Non vi è una sola parola in questo libro che descriva i 78 giorni di
bombardamenti massicci, per 24 ore al giorno, della NATO sulla
Yugoslavia; nessun accenno al fatto che tali bombardamenti causarono la
perdita di migliaia di vite, ferirono e mutilarono altrettante
migliaia, contaminarono gran parte delle terre e dell’acqua con uranio
impoverito e distrussero la maggior parte del settore industriale
pubblico e delle infrastrutture del paese, mentre lasciarono
perfettamente intatte tutte le strutture delle imprese private
occidentali.

Le fonti di Sell si basano sulla condivisione della versione ufficiale
statunitense della battaglia dei Balcani. Non sfiorano né citano
osservatori che offrono una prospettiva critica più indipendente, come
Sean Gervassi, Diana Johnstone, Gregory Elich, Nicholas Stavrous,
Michel Collon, Raju Thomas e Michel Chossudovsky. Importanti fonti
occidentali, che segnalo nel mio libro sulla Yugoslavia, offrono prove,
testimonianze e documentazione che discordano dalle conclusioni di
Sell, incluse fonti degli Interni dell’Unione Europea, della
Commissione della Comunità Europea per i Diritti delle Donne, dell’OSCE
e della sua Missione di Verifica in Kosovo, della Commissione delle
Nazioni Unite sui Crimini di Guerra e di altre Commissioni delle
Nazioni Unite, varie relazioni dei  Dipartimenti di Stato, relazioni
dei ministeri tedeschi degli Affari Esteri e della Difesa, e della
Croce Rossa Internazionale. Sell non si avvale di queste fonti.

Ignora anche testimonianze e dichiarazioni di congressisti
statunitensi che visitarono i Balcani, un ex-funzionario del
Dipartimento di Stato sotto l’amministrazione Bush, un ex-sottufficiale
del comando statunitense europeo, diversi generali delle Nazioni Unite
e della NATO e negoziatori internazionali, piloti spagnoli, squadre di
periti di differenti paesi ed osservatori delle Nazioni Unite, i quali
hanno fornito rivelazioni in contraddizione col quadro dipinto da Sell
e da altri difensori della versione ufficiale USA.

Riassumendo, il libro di Sell è pieno zeppo d’incongruenze su
informazioni riservate, accuse senza fondamento, supposizioni senza
indagine e stereotipi zavorrati ideologicamente.

Si tratta di un buon lavoro, fintanto che la disinformazione continua
ad essere la tendenza dominante.



Note.

Ustascia: Organizzazione che nel 1941 i paesi dell’Asse - Germania,
Italia e Giappone - incaricarono della cosiddetta operazione
“Indipendenza croata” e che nel 1945 fu espulsa dai partigiani
yugoslavi e dall’Esercito Rosso (N.d.t.)


Gli ultimi libri di Michel Parenti sono “To Kill a Nation: the Attack
on Yugoslavia” (Verso), e “Terrorism Trap: September 11 and Beyond”
(City Lights). Il suo ultimo lavoro, “The Assesination of Julius
Caesar: A People History of Ancient Rome”, è stato candidato al Premio
Pulitzer.




==========================
ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
email: icdsm-italia@...

Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC

Ci segnalano questo interessante articolo sul PRC, apparso su un
periodico del nord:

---

Articolo tratto da "L'altra Padania"


Succede a Rifondazione


Con una decisione passata a maggioranza (58 si 57 no 58 astenuti 58 np
58 assenti) Il Comitato politico nazionale ha proibito il gioco degli
scacchi nei circoli del PRC.

Abbiamo intervistato i principali leader del Partito su questa
incredibile decisione:

Gennaro Migliore: era una decisione che andava presa, il gioco degli
scacchi è uno sport violento, allude alla guerra e quindi conduce
inevitabilmente "nella spirale guerra-terrorismo". L'origine araba
dello sport (scià mat - il re è morto) potrebbe generare un sentimento
anti-semita che respingiamo. Abbiamo provato a modificare il gioco
abolendo la regola che i pezzi possono essere mangiati, ma inutilmente,
il carattere guerrafondaio del gioco viene sempre a galla. Non
dimentichiamo inoltre che molti grandi scacchisti sono figli del
socialismo reale e delle sue perversioni.

Fausto Bertinotti: Una decisione innovativa che critica a fondo il
binomio vincitore/vinto e apre la strada ad un altro mondo possibile
dove "l'importante è partecipare" come abbiamo già praticato con
successo in occasione del referendum sull'art. 18.

Il malumore fra i militanti di base è diffuso, abbiamo intervistato uno
di questi:

"lo hanno proibito perché perdono sempre: non hanno strategia né senso
della posizione attaccano solo con la regina senza coordinare i pezzi,
rispondono ad e4 con e6 su suggerimento del PCF ma non elaborano difese
efficaci"

Abbiamo raccolto anche lo sfogo di un militante che fa riferimento alla
mozione 2: "Forse è meglio così: Ferrando ci ha fatto studiare tutte le
aperture variante per variante, abbiamo studiato giorno e notte, ma
perdiamo lo stesso. Un dubbio comunque lo abbiamo: bisogna forse tenere
conto delle mosse dell'avversario?"

Claudio Grassi: siamo stati battuti al CPN ma vinciamo ovunque nei
circoli e nei CPF i nostri giocano studiando i grandi maestri della
scuola di Riga, valutano le forze in campo, sviluppano armonicamente i
pezzi e hanno una strategia flessibile. Applicano con successo il
principio del maestro Kotov "meglio avere un piano impreciso che non
avere un piano", principio sconosciuto alla maggioranza del Partito.

"Unabhaengiges" Kroatien :
AVNOJ-Gesetze vor der Aufhebung

[ Il premier della Croazia "indipendente" Sanader (HDZ) ha promesso che
le cosiddette "Leggi dell'AVNOJ" saranno abolite.
In base a queste leggi - che portano il nome del Consiglio Antifascista
di Liberazione Nazionale della Jugoslavia (AVNOJ) che tra l'altro
proclamo' la Repubblica Federale nel 1943 - i collaborazionisti
dell'invasore nazista furono duramente sanzionati; alla "etnia" di
lingua tedesca in Jugoslavia furono confiscati molti patrimoni, a
partire da quelli acquisiti come bottino di guerra con l'invasione
della Wehrmacht nel 1941.
Ma oggi, gli esponenti degli "esuli" di lingua tedesca all'estero
(specialmente in Austria), dopo aver goduto dello spettacolo sanguinoso
della guerra fratricida in Jugoslavia, possono finalmente reclamare
indietro i "loro" possedimenti, proprio come fanno certi "esuli"
italiani di Istria e Dalmazia, o come fanno i tedeschi dei Sudeti ai
danni della Repubblica Ceca. I governi delle destre nazionaliste
post-jugoslave, ovviamente filo-tedesche e filo-imperialiste, e primo
tra tutti il governo accadizetiano del signor Sanader, non si oppongono
certo... ]


http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1079655038.php


19.03.2004

Kriegsgewinne

WIEN/ZAGREB (Eigener Bericht) - Der kroatische Ministerpräsident
Sanader hat zugesagt, die AVNOJ-Gesetze formell aufzuheben. Dies
berichtet ein Sprecher des Wiener ,,Haus der Heimat". Ähnlich wie die
tschechoslowakischen Benes-Dekrete regelten die jugoslawischen
AVNOJ-Gesetze am Ende des Zweiten Weltkriegs die Sanktionen gegen die
,,Volksdeutschen" in Jugoslawien, die mehrheitlich mit dem
nationalsozialistischen Besatzungsregime kollaboriert hatten. Über die
beabsichtigte Aufhebung der Gesetze informierte der kroatische
Parlamentspräsident Seks österreichische ,,Vertriebenen"-Politiker am
Rande von Verhandlungen, bei denen die Modalitäten der anstehenden
Entschädigung umgesiedelter ,,Volksdeutscher" besprochen wurden.

Bürgerinnen und Bürgern Österreichs, ,,deren Eigentum im Gefolge des
Zweiten Weltkriegs auf dem Gebiet der heutigen Republik Kroatien
verstaatlicht wurde (...), steht nunmehr Restitution bzw. Entschädigung
zu". Dies teilt das österreichische Außenministerium unter Berufung auf
das am 11. Oktober 1996 verabschiedete und am 5. Juli 2002 novellierte
kroatische Restitutionsgesetz mit. Mit dem Gesetz werden 32
verschiedene Enteignungsgesetze praktisch außer Kraft gesetzt, darunter
etwa das ,,Gesetz über die Entziehung von Kriegsgewinn, der während der
feindlichen Okkupation erworben wurde". (1) Zur Zeit finden bilaterale
Verhandlungen zwischen Kroatien und Österreich über die praktische
Umsetzung des Entschädigungsgesetzes statt, der kroatische
Parlamentspräsident hat angekündigt, sich für einen raschen
Verhandlungserfolg einzusetzen.

,,Alle Forderungen akzeptiert"

Wie das Wiener ,,Haus der Heimat" auf Anfrage bestätigt, übermittelte
Seks anlässlich der jüngsten Verhandlungsrunde die Zusage des
kroatischen Ministerpräsidenten Sanader, die AVNOJ-Gesetze auch formal
aufzuheben. Dies habe Sanader, so heißt es, in Gesprächen mit dem
kroatischen Parlamentsabgeordneten Nikolaus Mak versprochen. Mak,
Vorsitzender der Landsmannschaft der Donauschwaben in Kroatien (2),
wurde im November 2003 ins kroatische Parlament gewählt und stützt dort
die Regierung. Ministerpräsident Sanader seinerseits, dies berichtet
der Verband der Volksdeutschen Landsmannschaften Österreichs,
,,akzeptiert alle Vorstellungen" Maks. Mak verlangt Entschädigung für
alle Deutschen und Österreicher, die zwischen 1945 und 1948 in
Arbeitslager eingewiesen worden waren, sowie die Restitution ehemaligen
Besitzes auch für ,,Volksdeutsche", die heute eine andere als die
kroatische oder die österreichische Staatsbürgerschaft besitzen.

Kroatien, Slowenien, Serbien...

Sollte Mak seine Forderungen durchsetzen können, dann müsste Kroatien
auch denjenigen ,,Volksdeutschen" aus dem ehemaligen Jugoslawien
Entschädigungen zahlen, die heute die deutsche Staatsbürgerschaft
innehaben. Auch andere Staaten des ehemaligen Jugoslawien gerieten
unter verstärkten Druck. So sind nach einem Urteil des slowenischen
Verfassungsgerichtes vom 8. Oktober 2003 auch Bürgerinnen und Bürger
Österreichs ,,aufgrund des slowenischen Denationalisierungsgesetzes
entschädigungsberechtigt"; ,,eine Bezugnahme auf den AVNOJ-Erlass über
den Übergang feindlichen Vermögens" ist, wie das Wiener
Außenministerium mitteilt, gegen österreichische Ansprüche ,,nicht
zulässig". (3) Auch Belgrad (4) arbeitet an einem entsprechenden
Restitutionsgesetz, selbst in Bosnien-Herzegowina werden Überlegungen
zu einer gleichgerichteten Regelung angestellt, die das durch Krieg
ruinierte Land zu Entschädigungsleistungen an ehemalige
,,Volksdeutsche" verpflichten würde.

... Tschechien?

,,Vertriebenen"-Politiker werten das kroatische Modell als Vorbild für
Entschädigungsforderungen an weitere Staaten. Der
,,Vertriebenen"-Sprecher der Österreichischen Volkspartei, Norbert
Kapeller, forderte kürzlich die Regierung der Tschechischen Republik
auf, die Restitutionsgesetze Zagrebs zu übernehmen. Gegen Praha klagen
zur Zeit mehr als 70 ,,Sudetendeutsche" vor dem Europäischen
Gerichtshof für Menschenrechte auf ,,Rückgabe ihres konfiszierten
Eigentums". (5)

1) Gesetz vom 11. Oktober 1996 über die Entschädigung für
Vermögenswerte, die während der jugoslawischen kommunistischen
Herrschaft entzogen wurden; Narodne Novine (Kroatisches Amtsblatt) Nr.
92/1996, Pos. 1600
2) s. auch Hintergrundbericht: Die ,,Donauschwäbische Kulturstiftung"
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1038697200.php%5d
3) Vermögensfragen Slowenien; www.bmaa.gv.at
4) s. auch Deutscher ,,Bund" gegen jugoslawische AVNOJ-Beschlüsse
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1044313813.php%5d
5) ÖVP-Kapeller unterstützt sudetendeutsche Klagen; Neues Volksblatt
12.03.2004

s. auch ,,Fünfte Kolonne" in Jugoslawien
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1044313693.php%5d

Für die Übersetzung kürzerer oder längerer Texte bitten wir Sie um
Unterstützung.

Informationen zur Deutschen Außenpolitik
© www.german-foreign-policy.com

[ L'ex ministro dell'ambiente britannico Michael Meacher candidamente
ci spiega che le riserve petrolifere USA-GB saranno agli sgoccioli tra
5 o 6 anni, e che attorno al 2020 questi paesi dipenderanno dalle
importazioni di greggio per circa l'80 per cento del loro fabbisogno.
Questo e' l'unico motivo per cui si e' lavorato recentemente al
"riavvicinamento" con la Libia, benche' negli anni passati Gheddafi
fosse stato demonizzato come leader del "terrorismo mondiale" e persino
agenti di Al Qaida fossero stati pagati dalla GB per ammazzarlo (nel
1996).
Ma l'articolo di Meacher e' particolarmente interessante perche' rivela
che USA e GB non sono nuove a questo tipo di "alleanze con il diavolo".
Viene fatto l'esempio delle forniture di armi ai musulmani di Bosnia ,
orchestrate dagli USA per il tramite non solo dei turchi ma anche degli
iraniani e degli stessi fanatici mujaheddin islamisti. Si parla poi del
sostegno ai narcotrafficanti ed assassini dell'UCK, pure essi aiutati
"via Al Qaeda" oltreche' direttamente, grazie ai bombardamenti della
NATO nel 1999 ed alla conseguente occupazione militare... Ed a
spiegarci tutto questo e' l'ex ministro dell'ambiente britannico
Michael Meacher ! (IS) ]


http://www.guardian.co.uk/print/0,3858,4889641-103677,00.html


The path to friendship goes via the oil and gas fields


Colonel Gadafy is just the latest beneficiary of a cynical strategy

Michael Meacher
Saturday March 27, 2004
The Guardian

So "brave" Muammar Gadafy has agreed on the importance of combating
terrorism. A handshake with Tony Blair has sealed his re-entry into the
international community, with contracts worth several hundred million
pounds for Shell and BAE to follow. His compliance in opening up Libya
to nuclear weapons inspectors has been spun as a major triumph in the
"war on terror". The motives, however, are rather more cynical.

Negotiations for a rehabilitated public image for Colonel Gadafy,
linked to improved western access to Libyan oil, began to surface in
August 2002 with the visit by the Foreign Office minister, Mike
O'Brien, to Sirte, near Tripoli. As the BBC said at the time, Libya was
keen to re-enter the world economy, and the UK did not want to lose out
on potentially lucrative oil contracts.

For both the UK and US, an energy crisis is looming. The latest BP
statistical review of world energy predicted that UK proven oil and gas
reserves will last, respectively, only 5.4 and 6.8 years at present
rates of use. It has been estimated that by 2020 the UK could be
dependent on imported energy for 80% of its needs. The US energy
department has calculated that net imports of oil, already at 54%, will
rise to 70% by 2025 because of growing demand and declining domestic
supply.

Libya produces high-quality, low-sulphur crude oil at very low cost (as
low as $1 per barrel in some fields), and holds 3% of world oil
reserves. It also has vast proven natural gas reserves of 46 trillion
cubic feet, but actual gas reserves are largely unexplored and
estimated to total up to 70 trillion cubic feet.

The problem of access to Libyan hydrocarbons was Gadafy's record of
running a state terrorist machine - responsible for arming the IRA, the
shooting of PC Yvonne Fletcher and the bombing of Pan Am flight 103
over Lockerbie in 1988. Britain had even, according to the former MI5
agent David Shayler, paid £100,000 to an al-Qaida cell in Libya to
assassinate Gadafy in 1996, and then granted asylum to a member of the
cell named Anas al-Liby, who lived in Manchester until 2000.

Moreover, just two months before Gadafy's pact with the west was
announced on December 19 last year, Libya was caught trying to import
nuclear technology from Malaysia. If it had been Saddam Hussein, no
doubt the deal would have been scotchedon the grounds of his
unreliability and bad faith. But it is remarkable how sometimes
terrorists suddenly turn into "statesmanlike and courageous" friends
(to use Jack Straw's phrase).

None of the history of mutual hostility over the past two decades
prevented a deal along these simple lines: we accept your
acknowledgement of guilt over flight 103, you open up your WMD
programmes to inspection, and then both of us can start benefiting from
trading your oil again. The weakness of this deal as presented,
however, is that it appears that Libya didn't have any WMD, other than
chemical weapons no longer likely to be useable. The International
Atomic Energy Agency stated last December that "Libya was not close to
building a nuclear weapon". Indeed, Libya had itself nine months
earlier proposed inspections, so the west's triumphalism says more
about the US-UK desire to placate domestic critics than about forcing
any fundamental policy change on a recalcitrant Gadafy.

Nor is this rapid shift from terrorist to statesman confined to Libya.
The US backing of Islamic terrorism in the Balkans provides another
example. As the official Dutch inquiry into the 1995 Srebrenica
massacre has now revealed, a secret alliance was formed between the
Pentagon and radical Islamist groups to assist the Bosnian Muslims in
violation of the UN arms embargo. A vast secret conduit of weapons
smuggling through Croatia was organised by US, Turkish and Iranian
clandestine agencies, together with Afghan mojahedin and pro-Iranian
Hizbullah. Aircraft from Iran Air were used, joined by a US-sponsored
fleet of C-130 Hercules.

The 78-day bombing of Yugoslavia in the spring of 1999, directed by the
US general Wesley Clark, was said to be stopping an alleged "genocide"
by the Serbs in Kosovo (some 2,000 bodies were later exhumed, a
horrifying number but far short of the 100,000 the US predicted). The
US goal was to assist the Kosovo Liberation Army (KLA). Yet the year
before, the US state department had branded the KLA a terrorist
organisation, financing its operations from the heroin trade and funds
from Islamic countries and individuals, including Osama bin Laden.

As James Bissett, the former Canadian ambassador to Yugoslavia, has
subsequently reported: "This did not stop the US from arming and
training KLA members in Albania and sending them back into Kosovo to
assassinate Serbian mayors, ambush Serbian policemen and intimidate
hesitant Kosovo Albanians ... Despite a UN arms embargo, and with the
support of the US, arms, ammunition and thousands of fighters were
smuggled into Bosnia to help the Muslims ... Bin Laden and his network
were also active in Kosovo, and KLA members trained in his camps in
Afghanistan and Albania." According to reports in April 1999,
assistance was also provided by Britain's SAS.

Through much of the 1990s, US support for Islamic militants in former
Yugoslavia was backed up by covert US airdrops of arms, especially at
Tuzla in northern Bosnia. These took place in the face of Operation
Deny Flight, the UN-imposed and Nato-policed no-fly zone over Bosnia.
The US House of Representatives also failed to authorise the war under
the War Powers Act, making it illegal (shades of Iraq). But the
airdrops were only the tip of the iceberg. Retired US officers heading
Military Professional Resources Inc, a private paramilitary firm based
in Virginia, planned the bloody Croatian "liberation" of the Serb-held
Krajina enclave, which resulted in the ethnic cleansing of 200,000
Serbs.

US goals in the use of the KLA as a proxy force, similar to the
funding of the Contras against the leftwing Sandinista government in
Nicaragua in the 1980s, were partly to remove Milosevic and break up
Yugoslavia as one of the remaining Communist regimes. But related
motives were to break Russia's monopoly over oil and gas transport
routes and secure pro-western governments in the strategic Black
Sea-Caspian Sea oil-rich basin. A crucial oil corridor, called the
Trans-Balkan pipeline, designed to become the main route to the west
for oil and gas extracted in central Asia, was to run from the Black
Sea to the Adriatic via Bulgaria, Macedonia near the border with
Kosovo, and Albania. Another was to run across Serbia to Adriatic ports
in Croatia and Italy, fed by a pipeline running from a Black Sea port
in Romania.

The implications of this are stark. The US played a major role in
creating and sustaining the mojahedin to fight the invading Soviet army
in the Afghan war of 1979-92. Then from 1992-95 the Pentagon assisted
the movement of thousands of Islamic fighters from central Asia to
fight alongside Bosnian Muslims and remove the Milosevic barrier, and
so extend US influence in a key area of oil geopolitics - a "pact with
the devil", as Richard Holbrooke, America's former chief Balkans peace
negotiator put it. It has proved quite another thing to rein them back
in again. Before President Bush trumpets his dedication to his war on
terror, he should reflect on his country's links with terrorism over
the past decade where it has suited US interests.

· Michael Meacher was environment minister, 1997-2003.


Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2004

http://www.exju.org/archivio/kosovo_per_principianti.html

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kosovo per principianti

�non era mai successo finora che cos� pochi mentissero a cos� tanti e
cos� a fondo come in rapporto alla guerra del kosovo�
(jurgen elsasser , �menzogne di guerra�, citando il deputato tedesco
willy wimmer )

il problema del kosovo, a differenza di quello che crede buona parte
dei lettori occidentali, non � un problema che comincia nel 1989. il
separatismo albanese � il pi� antico movimento nazionalista sin dalla
jugoslavia di tito, ed � il nazionalismo albanese ad aver innescato una
spirale di diffidenza reciproca, di ostilit� e infine di guerriglia che
ha condotto al macello odierno. all'inizio di questo secolo, gli
albanesi erano un terzo della popolazione del kosovo, che � la regione
pi� meridionale della serbia. all'inizio degli anni cinquanta, dopo una
tutto sommato prolungata schermaglia con quel che in kosovo rimaneva
del protettorato fascista istituito da mussolini [1], tito decise di
dare al kosovo uno statuto speciale : autonomia politica, culturale,
economica e giuridica [2]. all'inizio degli anni '60, gli albanesi
arrivarono a essere il 66% della popolazione della regione. fu allora
che si udirono le prime richieste di indipendenza : nelle rivolte del
1968, nuovamente riproposte nel 1981, un anno dopo la morte di tito.
nessuno aveva neppure mai udito il nome di un certo slobodan milosevic
, che all'epoca era solo un banchiere privo di qualsiasi influenza
politica. la richiesta di indipendenza degli albanesi del kosovo non
aveva niente a che fare con la repressione, e se c'era una repressione
a quel tempo avrebbe potuto essere soltanto la repressione albanese
contro i serbi. il new york times, di cui certo non si pu� dire sia a
favore dei serbi, nel luglio del 1982 scriveva :i serbi vengono
aggrediti dagli albanesi, perci� scappano e abbandonano il kosovo. i
nazionalisti albanesi hanno un progetto da realizzarsi in due tempi:
dapprima far nascere quella che loro chiamano "una repubblica
etnicamente pulita albanese", e poi chiedere l'annessione diretta con
l'albania. � nella logica del progetto della grande albania. sono
57.000 i serbi che hanno dovuto forzatamente abbandonare il kosovo
nell'ultimo decennio . rapimenti, omicidi, minacce, la distruzione di
propriet� sono stati in quegli anni gli strumenti per realizzare un
tale progetto, e con la polizia e con i tribunali nelle mani degli
albanesi, nessun serbo aveva pi� la certezza di essere protetto [3].
milosevic, scrive il professor milutinovic dell�universit� di belgrado,
si guadagn� il sostegno popolare in serbia nell'88 con la promessa che
avrebbe messo fine alle violenze albanesi in kosovo, diventate ormai un
grave problema di terrorismo interno . nel settembre 1990 l'autonomia
della regione venne limitata (ma non abolita; si veda questo articolo
di diana johnstone che contiene molti dati interessanti): si noti che
alcuni mesi prima (2 luglio) gli albanesi del kosovo avevano
illegalmente dichiarato la loro indipendenza e promulgato una
costituzione con un parlamento parallelo totalmente illegittimo; e di
l� a poco l�intera jugoslavia si sarebbe disintegrata [4]. dal 1990 in
poi, gli albanesi cominciarono ad organizzare un vero e proprio governo
parallelo, uno stato illegale dentro lo stato , finanziato dalle
diaspore (e come vedremo in seguito dal narcotraffico), che comprendeva
scuole, imposizioni fiscali, tribunali e corpi di polizia, naturalmente
illegali [5]. nel clima di allarme e di repressione da parte del
governo serbo, � certo che nel corso degli anni '90 gli albanesi,
fossero essi civili o terroristi, siano stati esposti a violenze [6]:
la polizia andava di villaggio in villaggio a cercare gli estremisti e
i guerriglieri, spesso i sospettati venivano arrestati senza procedure
legali legittime; erano esposti ai maltrattamenti, in un tale clima di
terrore, tanto quanto lo erano i serbi, che subivano a loro volta le
ritorsioni e le vendette della comunit� albanese in maggioranza. tutte
le forze politiche albanesi hanno pubblicamente ammesso che il progetto
per il loro kosovo non era una democratizzazione di alcun genere, ma
l'indipendenza del kosmet dalla jugoslavia/serbia, e l'unione con
l'albania. milosevic tratt� duramente il problema del kosovo: era un
terrorismo interno da sradicare, e prese tutte le contromisure
possibili, violenza inclusa. se il problema fosse stato milosevic,
per�, gli albanesi del kosovo avrebbero avuto una grossa chance di
liberarsene, racconta ancora il professor milutinovic: �potevano
liberarsene votando, e votandogli contro. non dimentichiamo che i
cittadini albanesi del kosovo altro non erano che legittimi cittadini
della (terza) jugoslavia. invece, si rifiutarono di partecipare a
qualsiasi livello alla vita politica. se il problema fosse stato
milosevic, gli albanesi del kosovo avrebbero dovuto rispondere alle
continue richieste delle opposizioni a milosevic (che c'erano, ed erano
numerose): l'opposizione e molti intellettuali tentarono ripetutamente
di incontrarsi con i leaders degli albanesi del kosovo, ma i dirigenti
albanesi declinarono ogni invito e ogni proposta : sostenendo che la
sola cosa che poteva interessar loro era l'indipendenza�. quello degli
albanesi era un muro contro muro, e volevano che fosse guerra civile.
non a caso, il pi� importante attore salito in palcoscenico verso la
fine degli anni 90 fu l'esercito di "liberazione", conosciuto come UCK
. la chiave di lettura che vi hanno offerto i media occidentali (ma
anche una certa stampa sedicente indipendente erivoluzionaria ) � che
l'UCK sia qualcosa a met� strada fra la croce rossa e un gruppo di dame
della carit� tutte intente a portar fiori alle vecchiette. oppure un
fiero, leale esercito di gloriosi partigiani. niente di tutto questo si
avvicina alla verit�. l'UCK (di cui sandro provvisionato ha rivelato
ogni segreto, con cifre, dati e dettagli nel suo "UCK l'armata
dell'ombra" gamberetti editrice, 15�) � una formazione militare che, al
culmine dei suoi successi strategici, arriv� ad avere sotto il suo
controllo tre quarti del territorio kosovaro. l'UCK (che in inglese
troverete sempre indicato dalla sigla KLA ) ha come unico scopo la
creazione di un kosovo etnicamente puro ; non ha una linea politica ben
definita, anzi � fra le sue fila convivono marxisti-leninisti,
appartenenti a clan del narcotraffico internazionale e neonazisti; i
metodi di lotta sono di stampo terrorista : agguati alle pattuglie di
polizia, stragi nei negozi e nei luoghi di ritrovo dei civili serbi
(come la famosa strage del caff� panda, testimoniata in queste immagini
). le vittime preferite dell'UCK sono i civili , e non solo quelli
serbi: sono parecchi, i cittadini albanesi innocenti a essere caduti
nella logica di sangue dell'esercito di "liberatori". uno dei metodi
preferiti dall'UCK, soprattutto da quando le forze speciali serbe
entrarono in kosovo, � quello ben descritto da tommaso di francesco
nella prefazione di "UCK l'armata dell'ombra": "� stato definitivamente
strappato il velo sulla strategia di aperta provocazione messa in atto
a partire dal 1998 da parte dell'UCK, e a mostrarlo all'opinione
pubblica � stato un reportage televisivo scioccante della BBC che,
attraverso l'ammissione degli stessi militanti della formazione
guerrigliera albanese kosovara ha reso evidente quale sia il gioco
condotto: penetrare nei villaggi, provocare una controffensiva
dell'esercito serbo, abbandonare i civili ( albanesi!, ndr ) in balia
della controffensiva, e poi contare i morti�. nell'ottobre del '98, un
accordo fra il governo serbo ed i leaders dei guerriglieri pareva
essere stato raggiunto; il piano prevedeva due condizioni essenziali:
il ritiro dal kosovo della polizia speciale del governo serbo, e la
cessazione totale delle operazioni di guerriglia da parte dell'UCK.
questo accordo avrebbe dovuto condurre le parti a un negoziato
diplomatico che potesse ristabilire la pace nella regione jugoslava.
solo la prima parte dell'accordo fu messa in atto: a polizia serba
ritirata, l'UCK continu� le sue operazioni di violenza contro i civili
serbi, a quel punto completamente lasciati in balia dei terroristi.
come giustificazione del mancato adempimento dell'accordo, i leaders
dell'UCK dissero che - trattandosi di una formazione paramilitare - con
le unit� locali dislocate su tutto il territorio, in tutto e per tutto
simili a cellule terroristiche, non potevano garantire il controllo
delle stesse. il ritiro delle forze di polizia dal kosovo in vista di
negoziati evidentemente falliti port� soltanto ad un acuirsi delle
violenze perpetrate dall'UCK e permise ai guerriglieri albanesi di
riconquistare ampie fette di territorio per le loro basi del terrore. a
questo punto � facile capire il meccanismo della questione kosovara
che, raccontato senza le sirene dalla propaganda, appare semplicissimo:
� stata l'ossessiva richiesta di secessione da parte degli albanesi a
condurre alla reazione della polizia serba; la reazione della polizia
serba ha esasperato le azioni di guerriglia terrorista, che a loro
volta hanno innescato una catena di violenze e di controffensive in
tutto e per tutto simili ad una guerra civile. la guerra civile
scatenata dal secessionismo albanese � stato l'alibi per l'intervento
NATO contro la serbia . nessuno dei passaggi appena menzionati era
inevitabile , sicch� tutti gli attori in campo hanno la responsabilit�
di non aver saputo trovare (o di non aver voluto trovare) una soluzione
diplomatica che risparmiasse le vite di civili, serbi e albanesi. ma �
bene tener presente che tutto � cominciato con la richiesta dispotica
di secessione degli albanesi estremisti, che non hanno mai contemplato
la convivenza pacifica con le altre minoranze etniche. la finalit�
dell'UCK e degli estremisti albanesi (presenti anche in macedonia e in
montenegro, dove prima o poi rischiano di esplodere tensioni simili a
quelle del kosovo di questi ultimi anni) � la creazione di uno stato "
grande albanese " che viene propagandato - anche dalle stesse autorit�
e dagli uomini politici riconosciuti come "democratici" dalle
cancellerie europee - come una soluzione accettabile : si tratta in
realt� di una follia geopolitica che finirebbe per destabilizzare
totalmente l'intera area balcanica, ridisegnando i confini di tre o pi�
stati, coinvolgendo nei conflitti un altissimo numero di civili. le
ragioni per cui la NATO nel '98-99 decise di spalleggiare militarmente
e finanziariamente una formazione terroristica di matrice islamica
meriterebbero un articolo a parte. quel che � certo � che gli USA e
l'occidente non solo non fecero nulla per impedire il conflitto, ma
entrarono direttamente in gioco per guadagnare il pi� possibile da
esso, in una logica prettamente imperiale. in questa logica
completamente devastante nacque la prima guerra "umanitaria", e
all'opinione pubblica fu fatto credere che l'occidente era "costretto"
ad intervenire per soccorrere una popolazione "perseguitata" da un
"aggressore barbaro". l'aggressore in realt� fu la stessa alleanza
atlantica che, a dieci anni di violenze da guerriglia subita dai civili
(sia serbi che albanesi, ma anche rom, goranci e tutte le altre
minoranze che compongono il tessuto sociale del kosmet [7]) aggiunse un
violento bombardamento durato 78 giorni e che colp� indiscriminatamente
profughi sia serbi che albanesi, ospedali, infrastrutture civili,
facendo del kosovo - un territorio gi� poverissimo - un vero e proprio
massacro in stile pax americana in cui installare le basi NATO, ed
instaurare un governo fantoccio di estremisti albanesi che avrebbero
per cinque anni continuato la loro pulizia etnica e trasformato la
regione in un piccolo regno del narcotraffico [8]. per scatenare la
guerra "umanitaria" ed essere credibili agli occhi dell'opinione
pubblica occidentale, per�, serviva un casus belli : bisognava far
credere al pubblico che le violenze della polizia speciale del governo
serbo erano divenute inammissibili , e per fare questo, era necessario
inscenare una finta strage. accadde nel gennaio del '99 in un villaggio
chiamato racak . tutti gli attori a racak furono albanesi o
filoalbanesi. ricostruiamo i fatti: il villaggio era occupato da
un'unit� di terroristi UCK che la polizia serba da giorni tentava di
stanare, appostata poco lontano. e poco lontano c'erano anche troupe
televisive e giornalisti, che dalla collina potevano osservare quanto
accadeva. ci furono intense sparatorie fra combattenti UCK e polizia
serba: una dozzina di guerriglieri furono uccisi, molti presero la via
della fuga. il villaggio torn� sotto controllo dell�UCK in poche ore.
il mattino seguente, la delegazione OSCE in fretta e furia richiam� i
giornalisti a racak per "testimoniare l'orrore": con un'orchestrazione
propagandistica degna del suo nome, il "diplomatico" incaricato di
condurre la missione OSCE di verifica, william walker , url� al mondo
che erano stati ritrovati quarantacinque cadaveri di civili indifesi,
macellati a sangue freddo dalla polizia serba. il governo serbo neg�
drasticamente ogni illazione, sostenendo che di racak gli americani
stavano costruendo una vera e propria bufala massmediatica. ma cosa
accadde a racak, e chi � william walker ? secondo l'autorevole le monde
(21-1-99), la versione che walker diede degli eventi fu completamente
falsa. un'attenta analisi dell'inviato del giornale francese sollev�
tutti gli interrogativi del caso: perch� la scena del crimine era cos�
perfetta ? come avevano potuto i poliziotti serbi uccidere in pieno
giorno e senza essere visti cos� tanti presunti civili considerando che
gli incaricati delle missioni OSCE e parecchi giornalisti erano gi� sul
luogo? perch� nessuno aveva scattato fotografie o ripreso quella che
walker defin� "una barbara esecuzione"? e come avevano potuto, i
serbi, davanti a tutti, ammassare tanti corpi in bell�ordine, in posa
fotografica ? perch� non si trovavano i bossoli del conflitto a fuoco?
se 45 uomini erano stati �giustiziati� a distanza ravvicinata con un
colpo nella tempia, perch� nella fossa in cui erano stati riuniti non
c�era traccia di sangue? perch� se si trattava di una strage da
occultare furono i serbi stessi a condurre molti dei giornalisti sul
luogo senza opporre alcuna resistenza? evidentemente le forze di
polizia serbe ignoravano cosa fosse successo a racak, e quello che
successe a racak fu un ottimo esempio di teatro di guerra ad uso e
consumo dell'opinione pubblica. i corpi ritrovati erano corpi di
guerriglieri UCK caduti negli scontri a fuoco con la polizia serba nei
giorni precedenti: la perizia balistica effettuata sui cadaveri ha
confermato che si trattava di miliziani albanesi feriti e uccisi in
combattimento in diverse operazioni ed in diversi giorni. alcuni erano
i corpi dei combattenti caduti negli scontri di racak il giorno
precedente, altri furono trasportati sul luogo per macabra necessit� .
i cadaveri vennero raccolti, con eccellente senso scenografico , nel
fossato di racak; vennero rivestiti con abiti civili, e furono chiamati
i giornalisti affinch� evangelizzassero l�opinione pubblica mostrando
una scena di orrore ben congegnata. bisognava dare il via ad
un'operazione di demonizzazione massmediatica [9] della polizia serba
in kosovo. e ad architettare questo falso storico fu nientemeno che
william walker : un veterano del dipartimento di stato americano che
diresse la sporca guerra contro el salvador e il nicaragua negli anni
ottanta, gi� agente della CIA in salvador e in honduras tra il 1974 e
il 1982. walker era il capo del team di ispezione (OSCE) imposto dalla
NATO in kosovo, ed era incaricato solo di affrettare il corso degli
eventi affinch� si potesse trovare un casus belli strepitoso, per poi
costringere il governo serbo a fasulli negoziati, e quindi bombardare
[10]: del resto, come confermato dal daily telegraph del 24 marzo �99,
il generale NATO wesley clark ricevette l�ordine alla mobilitazione
nell�ottobre del �98, quattro mesi prima dei fasulli negoziati.
naturalmente, anche le cifre destinate all'opinione pubblica in merito
ai "poveri albanesi uccisi" furono gonfiate a dismisura , e non
soltanto a racak: gi� nell'ottobre del 99 (ovvero 4 mesi dopo la
conclusione della "guerra umanitaria") il los angeles times e lo
spagnolo el pais (24 settembre) scrivevano: "gli incaricati della
missione spagnola di verifica forense incaricata dalla NATO e dall'ONU,
per voce di perez pujol, direttore dell'isituto anatomico forense di
cartagena, hanno riferito di quanto trovato in kosovo in seguito alle
ispezioni; avremmo dovuto cercare, a detta degli esperti NATO, 40.000
corpi di albanesi, ha detto pujol; poi, la cifra � stata dimezzata a
22.000. mi hanno detto di recarmi in kosovo ed essere pronto, con la
mia squadra, a migliaia di autopsie: fino ad ora, abbiamo trovato 187
cadaveri, di cui la stragrande maggioranza � evidente siano solo
guerriglieri seppelliti in tombe musulmane ". � difficile credere che,
delle 44.000 vittime annunciate per giustificare la guerra umanitaria
(alcuni diplomatici spararono cifre da capogiro: 300.000, 200.000,
100.000 vittime; kouchner, capo della missione ONU in kosovo, il 2
agosto del �99 dichiar� che era stati trovati 11.000 corpi nelle fosse
comuni, per poi scusarsi frettolosamente), le forze di polizia serbe -
sotto gli occhi attenti degli osservatori OSCE - siano riuscite a
occultare 43813 corpi umani (!), ed abbiano per giunta avuto la
delicatezza di seppellirne 187 seguendo il rito musulmano. la verit�
era lontanissima da quelle cifre: in kosovo, non vi fu nessuna "pulizia
etnica" ad opera dei serbi [11]. racak, e le cifre spropositate in
merito ai civili uccisi, servirono per portare il governo di belgrado a
rambouillet, dove qualunque tentativo di negoziato sarebbe stato negato
. l'opinione pubblica era gi� persuasa, gli albanesi del kosovo erano
gi� stati dipinti come "vittime", e il 24 marzo 1999 si cominci� a
bombardare [12]. era la prima guerra �umanitaria� della storia . una
guerra illegittima fondata su una truffa decennale. i numeri della
guerra li riassume con grande competenza e capacit� di sintesi enrico
vigna nel suo �kosovo liberato� (ed. la citt� del sole, 6�): 38.400
voli per 78 giorni di bombardamenti, 23.614 bombe e missili che
sganciano 85.000 tonnellate di esplosivo, 35.450 cluster bombs proibite
dalla convenzione di ginevra, 31.000 bombe all�uranio impoverito. delle
forze militari serbe furono colpiti 14 carri armati e 20 pezzi di
artiglieria; era evidentemente una guerra destinata a mettere in
ginocchio i civili , e difatti furono colpiti e distrutti 82 ponti, 422
scuole, 48 ospedali, 54 chiese e monasteri, 4 cimiteri, 15 musei, 53
stazioni ferroviarie e di autobus, 13 aeroporti, 28 centri agricoli.
bilancio umano: duemila morti e 7000 feriti, di cui il 35% bambini.

il 9 giugno del �99 il presidente milosevic capitol�; gli accordi di
kumanovo prevedevano lo stanziamento in kosovo delle forze NATO
nell�ambito di una missione ONU: la ormai celebre KFOR/UNMIK . le
truppe serbe furono fatte ritirare. le forze NATO furono accolte dalla
popolazione albanese, masse di cittadini esultanti: dal numero di
persone scese in piazza era difficile credere che, come avevano
sostenuto gli occidentali per demonizzare milosevic, i serbi avessero
trasformato il kosovo in un �deserto senza vita�. ai posti di comando
della �nuova polizia albanese� da affiancare alle forze internazionali
di �pace� (polizia ribattezzata TMK) si insediarono solo ex-comandanti
dell�UCK fra i quali il ben noto agim ceku . il kosovo era diventato
finalmente una colonia imperiale alimentata dal crimine [13], in
preparazione per essere uno staterello albanese e islamico
indipendente: e tutto era stato preparato per ripulire quel poco che
restava di multietnico . quel che � accaduto in seguito, nei 5 anni di
amministrazione americana-albanese, � stato un sistematico massacro a
danno delle etnie non-albanesi: i serbi, innanzitutto, ma anche i rom
ed altre minoranze. i numeri sono impressionanti: dall�ingresso della
KFOR e dell�UNMIK in kosovo e metohija (10 giugno 1999) al 9 agosto del
2003, i terroristi albanesi hanno ucciso 1201 persone , ne hanno ferite
1328 , e ne hanno rapite 1146 : questo � il bilancio stilato dal
ministero degli interni serbo. di 6535 attacchi dei terroristi, 6468
erano diretti contro civili, ripartiti etnicamente in 5932 contro
civili serbo-montenegrini, 201 contro civili albanesi, 335 contro
civili di altra etnia. dei rapiti, 1107 sono civili, 39 sono militari.
960 sono di etnia serbo-montenegrina, 73 sono di etnia albanese, 74
sono di altra etnia. dei rapiti, solo 89 sono stati liberati; 12 sono
riusciti a scappare; 160 sono stati ritrovati assassinati: e la sorte
di 846 persone rimane ignota: sono scomparsi, � desaparecidos �. le
denunce non vengono solo dal governo serbo, che da cinque anni si
adopera per tentare di richiamare l�attenzione dell�opinione pubblica e
delle istituzioni internazionali; vengono anche da organismi
considerati super partes , come amnesty international , che nel suo
rapporto del 2001 scrive: "l'amministrazione internazionale del kosovo
si � trovata impreparata ai massicci abusi dei diritti umani contro le
minoranze , seguiti al rapido rientro della comunit� albanese. il fatto
che in larga parte i reati a sfondo etnico restino impuniti rafforza la
sensazione che i loro autori rimarranno liberi di compiere ulteriori
attacchi e contribuisce ad alimentare un clima di paura. l'impunit� per
gli abusi presenti e passati nega alle minoranze del kosovo i diritti
fondamentali garantiti dalle leggi nazionali e dalle norme del diritto
internazionale applicabili in questo territorio. le quotidiane
intimidazioni subite da serbi, bosniaci, gorani, rom limitano la loro
libert� di movimento. il timore di avventurarsi fuori dalle enclaves
monoetniche rafforza la percezione di prigionia e di esclusione e nega
alle minoranze il godimento dei fondamentali diritti umani.
l'impossibilit� di avere accesso a cure mediche adeguate ha determinato
un aumento dei tassi di mortalit� e delle malattie all'interno dei
gruppi minoritari. in alcune zone, questi non hanno accesso alle
medicine di base. all'interno delle enclaves monoetniche vi � una
grande difficolt� di reperire insegnanti. per i bambini che vivono al
di fuori di queste enclaves , andare a scuola spesso significa un
viaggio di diversi chilometri sotto scorta . l'impiego � a sua volta
sottoposto a forti restrizioni. si calcola che fino al 90% dei serbi e
dei rom siano ufficialmente disoccupati. nel giugno 1999 tutti i serbi
sono stati licenziati dalle industrie statali e dai servizi pubblici."
il quadro, che gi� era disperante come si pu� ben vedere, con il pogrom
messo in atto dalla maggioranza albanese nell�ultima settimana, una
vera e propria �pulizia etnica� antiserba sistematica, che ha ucciso 30
persone, bruciato centinaia di case serbe, 30 fra chiese e monasteri
ortodossi e creato migliaia di nuovi profughi , diviene drammatico.
eppure l�opinione pubblica mondiale finge di non vedere, l�interesse
della stampa � ridotto al minimo, e buona parte dei lettori continua a
pensare che il problema del kosovo fosse cominciato per colpa di
milosevic nell�89 e sia stato gloriosamente risolto dal �bombardamento
umanitario� di d'alema e soci nel '99...

[seguono note ]

note:

[1] dopo la capitolazione dell'esercito jugoslavo nell'aprile del 1941,
il regno di jugoslavia fu smembrato: la serbia venne occupata dal reich
nazista. nel mese di aprile, mentre le truppe di hitler occupavano
belgrado passando attraverso la croazia (territorio di alleati, gli
ustascia), i gruppi armati di albanesi in kosovo attaccarono i soldati
e i civili serbi. il distretto di kosovska mitrovica con le miniere di
trepca rimasero sotto l'occupazione tedesca ma il rimanente territorio,
il 12 agosto 1941, insieme al montenegro e parte della macedonia,
divennero protettorato italiano , che mussolini un� all'albania
formando, appunto, "la grande albania". quasi tutte le case dei serbi
furono incendiate: la migrazione forzata port� alla fuga 100.000 fra
serbi e montenegrini. dal 1941 al 1944, gli albanesi a servizio delle
truppe nazifasciste uccisero 10.000 serbi . dopo il collasso
dell'italia di mussolini nel 1943, il kosovo pass� all'amministrazione
tedesca, che sostenne fortissimamente l'ideologia della "grande
albania", e diede vita alla celebre divisione di "scanderbey" (o
skanderbeg), la 21a divisione SS composta da soli albanesi. [ link ]

[2] in kosovo c�erano 904 scuole elementari per bambini albanesi, 69
scuole medie per studenti albanesi, l�universit� di pristina contava
37.000 iscritti dei quali l�80% seguivano i corsi in lingua albanese;
venivano pubblicati oltre 150 giornali e riviste in lingua albanese; la
radiotelevisione di pristina trasmetteva in 4 lingue; secondo il
rapporto 298 dell�irkr il 90% dei pazienti curati negli ospedali erano
di etnia albanese; dal punto di vista legislativo un albanese in kosovo
poteva essere giudicato solo da una corte albanese, mentre non era lo
stesso per un serbo [da �kosovo liberato � di enrico vigna, pagina 13]

[3] da un documento ufficiale di human rights watch : ethnic albanians,
who made up approximately 74 percent of the kosovo population in 1971,
took most key positions of power in kosovo and controlled the education
system, judiciary, and police. the albanian-language university in
pristina, opened in 1970, was promoted by the authorities. throughout
the late 1970s and 1980s, kosovo's serbs complained of harassment and
discrimination by the ethnic albanian population and leadership, with
the intention, serbs claimed, of driving them from the province.
according to a report submitted to the influential serbian academy of
sciences and arts in 1988, more than 20,000 ethnic serbs moved out of
kosovo in the years 1981-1987. albanians claim that serbs left for
economic reasons because kosovo remained yugoslavia's poorest province.
ethnic serbs and other minorities, such as turks and roma, were
subjected to harassment, intimidation, and sometimes violence by
extremist members of the ethnic albanian majority. the government in
kosovo, run by ethnic albanians, did not take adequate steps to
investigate these abuses or to protect kosovo's minorities against them.

[4] sulla 'rimozione della jugoslavia' in un contesto pi� ampio un
ottimo articolo in rete � quello scritto da andrea martocchia a questo
link . c�� anche un documento molto interessante che ripercorre le
ragioni della guerra in kosovo con una dettagliata analisi a questo
link ; lo stesso documento � ripubblicato nel libro �se restiamo
uniti�, ed. il papiro. molto interessante anche � la strategia della
tensione continua in kosovo �.

[5] enrico vigna, in �kosovo liberato �, a pagina 12 scrive: �gli
albanesi, sotto le pressioni dell�UCK e del leader secessionista
rugova, gi� dagli anni �90 decisero di boicottare il sistema educativo
jugoslavo, anche se i corsi erano in lingua albanese. il boicottaggio
riguardava tutte le istituzioni statali, dall�insegnamento alle
vaccinazioni infantili, alla partecipazione alle strutture sociali
(anagrafe, comuni, contributi); fu un�espressione della politica di
secessione fondata sul criterio etnico e mirante a sabotare le
istituzioni nell�obiettivo di costruire la repubblica indipendente del
kosovo. questa politica potette contare sui finanziamenti, in gran
parte derivati dai traffici criminali dell�UCK ( si veda nota n�8 ) e
dalle tassazioni imposte agli emigranti albanesi, per stabilire una
societ� parallela ed illegale, trasformando queste istituzioni
parallele in fucine dell�odio etnico , del separatismo e dello
sciovinismo pi� rozzi e violenti�.

[6] "la principale attivit� dell�UCK consisteva nel lanciare bombe e
granate nelle scuole, nei ristoranti, nei supermercati (�). il
presidente milosevic, intervistato da beogradski forum, disse: dopo che
l�UCK ebbe cominciato ad assassinare portalettere e guardie forestali,
a buttare bombe nelle osterie e nei dintorni dei mercati noi reagimmo
come qualsiasi altro governo avrebbe reagito al nostro posto ". (r. de
ruiter, �jugoslavia prima vittima del nuovo ordine mondiale�, capitolo
8)

[7] ministero degli esteri tedesco, rapporto del 19 marzo 99: tutte le
etnie che vivono in kosovo sono ugualmente in fuga, colpite dalle
espulsioni coatte e dalla distruzione. circa 90 villaggi, un tempo
abitati da serbi, sono stati nel frattempo abbandonati. dei 14.000
serbi provenienti dalla croazia solo 7.000 sono rimasti in kosovo .
jurgen elsasser, menzogne di guerra, pagina 55

[8] un po' di spunti per comprendere quali siano i legami fra UCK e
narcotraffico ce li offre un articolo del montreal gazette , quotidiano
canadese, del dicembre '99, intitolato "the KLA and the heroin craze of
the 90s", che definisce il kosovo albanese "la medellin dei balcani".
gi� dal '96 , scrive il corrispondente, l'esercito di guerriglia
albanese � uscito allo scoperto con continui attacchi terroristici a
danno della comunit� serba. ma la guerra � una faccenda assai costosa,
ed il denaro che l'UCK ha avuto bisogno se l'� procurato agendo di
concerto con i grandi networks balcanici del narcotraffico che
riforniscono di eroina l'intero occidente . il narcotraffico
multimiliardario dei balcani ha giocato un ruolo cruciale nel
finanziare il conflitto in kosovo. come ampiamente documentato dagli
archivi di polizia europei, i collegamenti dell�UCK con il crimine
organizzato in albania e in turchia � noto ai governi occidentali e ai
servizi segreti sino dalla met� degli anni �90. scrive un giornalista
del times nel '99: "il finanziamento della guerriglia in kosovo pone
una questione scomoda: pu� l'occidente sostenere un esercito di
guerriglieri che � finanziato dal crimine organizzato?� mentre i
leaders dell'UCK stringono le mani al segretario di stato statunitense
madeleine albright a rambouillet ( vedi nota n�10 ), l�europol
(l�organizzazione di polizia europea) sta "preparando un rapporto per i
ministri europei degli interni e della giustizia sui rapporti fra UCK e
le bande della droga albanesi". ironicamente, robert gelbard, inviato
speciale statunitense in bosnia, aveva descritto solo un anno prima dei
negoziati l'UCK come "una banda di pericolosi terroristi. io sono in
grado di riconoscere dei terroristi, e costoro, credetemi, sono dei
terroristi"; e christopher hill, il capo negoziatore americano e
ideatore degli accordi di rambouillet fu molto critico nei confronti
dell'UCK per "le sue provate connessioni con i traffici di droga",
scrisse il daily telegraph nell'aprile del '99. solo due mesi prima di
rambouillet il dipartimento di stato americano (come dal kdom daily
report, pubblicato dal bureau of european and canadian affairs, office
of south central european affairs, u.s. department of state,
washington, dc, december 21, 1998) aveva chiaramente riconosciuto il
ruolo dell�UCK nel �terrorizzare e mettere in fuga sia i civili serbi
che quelli albanesi: l'UCK bersaglia o rapisce chiunque; i membri
dell'UCK hanno minacciato di uccidere gli abitanti albanesi e di
bruciare i loro villaggi se gli uomini non si arruolano nell'esercito
di guerriglia�. oltre al narcotraffico, parte delle sovvenzioni
dell'UCK provengono da fonti pseudolegittime: � noto che le donazioni
della diaspora albanese per "aiutare i fratelli in kosovo" siano state
cospicue; un'operazione di raccolta fondi fu lanciata in grande stile
in italia, germania, svizzera, stati uniti e canada. non tutte erano
donazioni volontarie :gli emigrati kosovari , scrive ancora il montreal
gazette, erano educatamente sollecitati a fare donazioni e quando
queste sollecitazioni non ottenevano lo scopo desiderato, gli uomini
dell'UCK "diedero forse un piccolo incoraggiamento" : in puro stile
mafioso, con minacce di ostracismo sociale e di ritorsioni che, in una
societ� chiusa e con una struttura "a clan" com'� quella albanese,
funzion� a meraviglia. secondo le monde diplomatique, in svizzera gli
albanesi kosovari sono stati "invitati" a donare 2000 marchi al mese;
in francia � stato prelevato loro il 50% dei guadagni. ma a tagliare la
testa al toro ci pensa il tedesco die zeitung nel marzo del '99: dalla
vendita di eroina, citando fonti delle intelligence occidentali, l'UCK
avrebbe ricavato in un solo anno 350 milioni di dollari .

[9] un altro esempio clamoroso di demonizzazione massmediatica (che
nella storia del problema kosovaro abbondano): il 27 aprile �99 il
ministro della difesa tedesco rudolph sharping mostr� al mondo le foto
di un massacro, spacciandole per prova dell'ennesima mattanza serba
contro civili albanesi e aggiungendo particolari agghiaccianti su come
le vittime sarebbero state uccise. venne immediatamente sconfessato, e
le foto risultarono essere le stesse immagini diffuse dall'esercito
jugoslavo tre mesi prima, come documentazione (confermata) di
un'operazione antiguerriglia avvenuta il 29 gennaio precedente nel
paesino di rogovo. naturalmente, armi e divise UCK erano state fatte
sparire dai "ritagli" di scharping, e naturalmente la stampa avrebbe
dato ben poca eco alle smentite. scrive robin de ruiter nel suo
�jugoslavia, prima vittima del nuovo ordine mondiale�: � anche
opportuno menzionare in un rapporto del new york times del 19 gennaio
�99 si afferma che il presunto massacro di racak era gi� noto nei
circoli interessati ancora prima della sua scoperta .

[10] sembra che i giornalisti occidentali non abbiano letto con
attenzione il testo dei negoziati a rambouillet . si disse solo che i
serbi �testardi� avevano rifiutato di firmare gli accordi. quello che
fu presentato come un "negoziato" inteso a "salvaguardare la pace"
diede, in realt�, agli albanesi dell'uck e agli americani quello che
avevano voluto, incastrando il governo serbo in un ricatto che sarebbe
risultato inaccettabile a qualsiasi stato sovrano. a condurre i
negoziati fu madaleine albright , la signora della guerra che, con
scarso tatto ed arrogante nella sua certezza di riuscita, dichiar�: ai
serbi lascio due alternative; firmare o prendersi le bombe NATO sulla
testa . ma cosa realmente prevedevano, gli accordi di rambouillet?
prevedevano (oltre a una indipendenza totale del kosovo, a cui i serbi
avrebbero dovuto rinunciare senza alcun diritto) che l'intera
jugoslavia venisse de facto occupata militarmente . vediamone un
estratto: �il personale NATO dovr� godere, con i suoi veicoli,
vascelli, aerei e equipaggiamento di libero ed incondizionato transito
attraverso l'intero territorio della federazione delle repubbliche
jugoslave , ivi compreso l'accesso al suo spazio aereo e alle sue acque
territoriali. questo dovr� includere, ma non essere a questo limitato,
il diritto di bivacco, di manovra e di utilizzo di ogni area o servizio
necessario al sostegno, all'addestramento e alle operazioni .
l'appendice estende alle truppe NATO operanti nella repubblica federale
jugoslava (in tutto il suo territorio) lo status di cui godono quelle
che operano, per esempio, in italia. il personale NATO sar� immune da
ogni forma di arresto, inquisizione e detenzione da parte delle
autorit� della repubblica federale jugoslava . il personale della NATO
erroneamente arrestato o detenuto dovr� essere immediatamente
riconsegnato alle autorit� NATO". era impossibile immaginare che uno
stato sovrano potesse mai firmare accordi del genere, che vennero da
subito definiti non modificabili . l'accordo di rambouillet fu
semplicemente una dichiarazione di guerra travestita da negoziato.

[11] persino il niente affatto imparziale tribunale dell�aja ha dovuto
diminuire il numero delle vittime in modo grottesco: si parla di 2108
cadaveri ritrovati: una cifra ridicola, se si pensa alle 40.000 vittime
propagandate dalla NATO (e dai governi che sostennero la guerra) per
giustificare la �guerra umanitaria�. la croce rossa internazionale, nel
maggio 2000, comunica la cifra di 3368 scomparsi, ma include nel conto
anche le vittime dei bombardamenti NATO, e i combattenti UCK caduti in
combattimento. il quotidiano canadese toronto star del 4 novembre 99
scrisse: le accuse di genocidio mosse contro i serbi elevarono solo una
grottesca menzogna orchestrata con l�unico scopo di giustificare la
guerra . mc kenzie, generale ora a riposo dei caschi blu dell�ONU, il 9
novembre del �99 dichiar� al globe and mail: "fino ad oggi sono state
trovate alcune centinaia di cadaveri, per lo pi� seppelliti
singolarmente, cosa che non riconduce affatto ad una campagna di
uccisioni in massa; delle storie raccapriccianti raccontate non � stata
trovata alcuna prova��

[12] la prima "guerra di sinistra" della storia europea dur� 78 giorni,
provocando danni inimmaginabili; oltre a quelli gi� noti (si veda alla
voce: bombardamento indiscriminato di civili, di infrastrutture non
militari, uranio impoverito, violazioni della convenzione di ginevra)
vi furono anche quelli assolutamente e tragicamente grotteschi: l�alibi
ufficiali di d�alema & co. fu sempre che si trattava di una �guerra
umanitaria� per soccorrere �i civili albanesi del kosovo": in realt�, i
profughi albanesi furono triplicati dalle bombe NATO. l�international
herald tribune del 28 giugno 99 ospit� un commento di frederick
bonnart, editore di un periodico militare dedicato alla NATO stessa,
che dichiar�: �in misura crescente si accumulano prove che siano state
le azioni della NATO a provocare i flussi pi� consistenti di profughi
ed il maggior numero di massacri�. a giochi fermi, e a guerra ormai
dimenticata perch� a pochissimi conviene riparlarne , abbiamo un'idea
precisa degli effetti devastanti dei bombardamenti NATO dai numeri:
prima dell'intervento "umanitario", gli sfollati a causa dei
combattimenti fra serbi ed UCK erano 250.000, quasi tutti rimasti
comunque in kosovo, con i centri abitati ancora in grande prevalenza
intatti. dopo le bombe NATO, il numero era salito a 900.000 , quasi
tutti fuori del kosovo (in macedonia e albania prevalentemente), le
citt� ed i villaggi devastati (sia dalle forze serbe in ritirata, sia
dalle guerriglia UCK, sia dalle bombe dell'alleanza atlantica)
risultato: numero dei profughi moltiplicato per 3,5 . profughi che i
mass media occidentali adoprarono, descrivendo con grande enfasi
retorica le loro sofferenze, come sempre dimenticandosene poco dopo.
quando non servivano pi�.

[13] the independent, noto quotidiano londinese, nel febbraio del 2001
descrive cos� il �nuovo� kosovo: �� il centro europeo della tratta
delle bianche e della prostituzione; tutto si svolge sotto il naso
dell�amministrazione ONU; il crimine organizzato compra le donne nei
paesi dell�est e in albania, dopodich� le rivende alla mafia locale
kosovara. l�amministrazione ONU non presta attenzione a questo grave
problema�. l�hamburger andenblatt del marzo del 2000 scrive: �il kosovo
� divenuto terreno propizio per la criminalit� organizzata; qui, gli
assassini sono di nuovo liberi dopo 72 ore; circola denaro falso,
contrabbando di armi; secondo gli esperti, il 40% dell�eroina venduta
in europa e negli stati uniti passa per il kosovo. a pagina 34 di
�kosovo liberato� enrico vigna scrive: i militari della multinational
specialized unit di pristina hanno chiuso nel 2002 17 uffici che
coordinavano il traffico di esseri umani: prostituzione, pedofilia,
traffico di organi . in merito a questo si pu� leggere il clamoroso
articolo del britannico sunday mirror che di recente, camuffando due
reporters da terroristi dell'IRA, li ha spediti in kosovo a comprare
esplosivo a sufficienza per far esplodere "tutta oxford street".

ps. tutti i grassetti sono miei. ci sarebbe una bibliografia ampia
sull'argomento, ma credo che i libri citati nel testo e pi� volte
indicati come fonte (enrico vigna , jurgen elsasser , sandro
provvisionato ) siano l'ideale per approfondire la questione al meglio.
molte delle informazioni le ho ricavate da kosovo.com e da
balkanpeace.org che sono una vera e propria biblioteca gratuita
sull'argomento. siete liberi di distruibuire e diffondere questo testo
in base alla solita policy di exju .


by babsi @ March 27, 2004 09:36 PM
in the category: jutopia (secondo anno)



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

PROVERBI MILITANTI


1. Chi non fa, non sbaglia


2. Il settarismo e' sempre il settarismo degli altri


[Chiunque avesse altri proverbi interessanti da proporre, ci scriva: li
pubblicheremo volentieri]

da il manifesto - 27 Marzo 2004

Kosovo, i serbi nella prigione a cielo aperto

REPORTAGE DALLE ENCLAVES
Dopo l'ultima pulizia etnica, niente traccia di
serbi e rom nel corridoio Mitrovica nord-Pristina. Tra i rifugiati di
Plemetina, Goradzevac, Priluzje e Gracanica
STEFANO LIBERTI INVIATO A GRACANICA (KOSOVO)

Stravaccati su una jeep, i soldati della Kfor-Nato rivolgono uno sguardo
svogliato ai documenti e ci fanno segno di passare: al di là del check
point, dietro la nube alzata dalla macchina, compare Plemetina, un
insieme
di casupole malmesse le cui strade polverose non hanno mai conosciuto
l'asfalto. Con le sue settanta famiglie serbe e il vicino campo rom,
questo
villaggio è una delle poche enclaves ancora abitate da minoranze nel
Kosovo
centrale. E' una specie di minuscolo scoglio circondato da un mare
albanese,
la cui popolazione sembra vivere su un altro pianeta: qui si parla il
serbo
e le transazioni non si concludono in euro, ma in dinari jugoslavi. Gli
abitanti votano per le elezioni parlamentari serbe e i più piccoli
seguono
gli stessi programmi di scuola dei loro coetanei a Belgrado. Misera e
ripiegata su se stessa, Plemetina è oggi sovraffollata: l'ondata di
violenza
scatenata dieci giorni fa dagli estremisti albanesi ha spinto diversi
serbi
scacciati dalle proprie case a trovare riparo in questo paesino. A poche
centinaia di metri da lì il villaggio di Obelic, abitato fino alla
settimana
scorsa dalle due comunità, è oggi etnicamente puro. Qui, nel corso di
una
singola giornata, è stata cancellata ogni traccia della presenza serba:
bruciate le case; incendiata e saccheggiata la chiesa ortodossa;
devastato
persino l'ufficio municipale dell'Unmik (l'amministrazione delle Nazioni
unite in Kosovo), simbolo di una presenza internazionale che neanche
più gli
albanesi percepiscono in modo tanto amichevole. Darko, gestore di un
centro
multiculturale a Plemetina, ricorda ogni particolare di quel giorno:
l'arrivo degli abitanti di Obelic in fuga, il fumo che si alzava
all'orizzonte e una folla di facinorosi albanesi che si andava
accalcando
minacciosa verso l'entrata del suo villaggio. «Alla fine hanno
desistito, ma
noi viviamo continuamente nella paura», sospira Darko. «Di certo non ci
sentiamo protetti dai soldati della Kfor». Difficile dargli torto:
l'ingresso dell'enclave è presidiato da uno striminzito manipolo di
truppe
slovacche, che sembrano pronte a fuggire al primo segno di tensione.

Un'oasi nel deserto

Plemetina è uno dei pochi luoghi in cui c'è ancora traccia di qualche
serbo
nel corridoio di 45 chilometri che va da Mitrovica nord a Pristina, che
a
sua volta è ormai una città albanese al 100 per cento. Quasi tutti gli
altri
villaggi sono stati svuotati sistematicamente dalle minoranze, con
incendi
mirati di case e saccheggi. Un'operazione nel corso della quale sono
state
distrutte più di duecento case e quattordici chiese e monasteri
ortodossi.
Evacuati dalla Kfor, i rifugiati di questa ultima ondata di violenza si
sono
diretti a Nord (a Mitrovica o all'interno dei confini della Serbia), o
verso
le poche enclaves del Kosovo centrale: Plemetina, Goradzevac, Priluzje
e,
soprattutto, Gracanica.

A pochi chilometri da Pristina, Gracanica è l'enclave per eccellenza.
Raggomitolata intorno a uno splendido monastero del XV secolo, conta una
popolazione di circa 10mila serbi e 600 rom. Lontano anni luce dalla
miseria
di Plemetina, questo villaggio ha l'aspetto di un'oasi nel deserto:
nelle
due strade che ne costituiscono la colonna vertebrale, si susseguono
alimentari, bar, negozi di vestiti e di dischi. C'è persino uno
sportello
della Western Union. Ma le violenze della settimana scorsa hanno mutato
in
parte la situazione di parziale benessere di cui godeva quest'isola
serba:
gli attacchi degli albanesi hanno fatto affluire qui centinaia di
rifugiati
e hanno portato all'interruzione dei collegamenti con l'esterno. Oggi
nessuno si arrischia a mettere il naso fuori dal paese; l'autobus che
collegava l'enclave a Pristina ha interrotto le corse; ai due check
point
posti agli ingressi del villaggio si percepisce un silenzio spettrale,
rotto
solo dal passaggio sporadico dei veicoli Unmik.

Raccolti nell'ospedale cittadino e nel monastero, che ha ritrovato la
sua
antica funzione di luogo d'asilo, i rifugiati sono a loro volta una
bomba a
orologeria. Molti non vogliono rimanere qui, intrappolati in questo
fortino
poco protetto. Temono nuovi attacchi e chiedono a gran voce di andare a
nord. Gli autoctoni, da parte loro, per il momento esprimono piena
solidarietà, ma non è escluso che tra breve non vedranno più i profughi
tanto di buon occhio.

Girando per le strade poco affollate del paese, si percepisce un certo
palpabile sconforto. Molti lamentano la carenza di viveri e medicine,
oltre
alla totale mancanza di libertà di movimento. «Siamo in una prigione a
cielo
aperto», afferma sconsolato Gozmen Salijevic, un ragazzo di 22 anni che
lavora in una Ong locale. «Gli albanesi sono riusciti a intimorirci e a
costringerci a rimanere rinchiusi in questo ghetto. Ma quello che è
accaduto
la settimana passata è solo l'inizio. Il loro obiettivo è eliminare
tutte le
minoranze per ottenere un Kosovo etnicamente puro».

Rapporti burrascosi con l'Unmik

Gozmen si sente sfiduciato, ha paura, vuole andare via. Racconta il
terrore
provato giovedì scorso, quando in televisione scorrevano le immagini
dell'assalto al vicino villaggio di Caglavica, messo a ferro e fuoco da
un
migliaio di esaltati albanesi. «Stavamo qui e aspettavamo solo che
venisse
il nostro turno». Una situazione, confida, peggiore anche dei
bombardamenti
della Nato nel 1999: «Lì era un terno a lotto; qui invece sapevamo che
eravamo proprio noi il bersaglio degli attacchi». Gozmen, che per il suo
lavoro andava spesso nella capitale, confessa che ora «non andrebbe a
Pristina neanche per un milione di euro». Oltre al governo ufficiale
dell'Unmik, Gracanica ha proprie istituzioni parallele finanziate
direttamente da Belgrado, soprattutto nel campo della scuola e della
sanità.
Le due amministrazioni hanno scarsissimi rapporti ma, in casi di
emergenza
come quello attuale, collaborano: la gestione dei profughi viene
coordinata
insieme, così come la distribuzione degli aiuti umanitari. Il che non
toglie
che la Unmik non gode di grande popolarità da queste parti. Una
mancanza di
fiducia che è ulteriormente aumentata nel corso dei pogrom, quando le
truppe
dell'Alleanza atlantica si sono limitate a facilitare la partenza dai
villaggi degli abitanti presi d'assalto, invece di proteggerne le case.

L'inazione dei soldati della Kfor durante gli attacchi della settimana
scorsa è, secondo molti, solo l'ultima conferma della volontà della
comunità
internazionale di abbandonare il Kosovo agli albanesi. Una convinzione
espressa senza sfumature da Mirce, un ragazzo sulla trentina che lavora
in
un piccolo spaccio di alimentari nel mezzo di Gracanica. Per lui, tutto
quanto è accaduto, non è frutto del caso ma fa parte di un disegno più
vasto: «La Kfor ha lasciato fare, perché la pulizia etnica ha permesso
di
semplificare la geografia della regione. Quando tutti i serbi saranno
scomparsi dalla riva sud dell'Ibar [il fiume che attraversa Mitrovica
ndr],
sarà più facile applicare la soluzione della spartizione, lasciando ai
serbi
solo il Kosovo del nord. A quel punto l'enclave di Gracanica non sarà
altro
che un lontano ricordo».

"Our film announced the dramatic events. Why weren't we heard?"

( en francais:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3341 )


[ M. Collon e V. Stojiljkovic avevano diffuso, circa 20 giorni fa, una
lettera in vista del quinto anniversario della aggressione dei paesi
NATO contro la RF di Jugoslavia - 24 marzo - per invitarci a
ricordare quella infamia vedendo e facendo vedere il loro importante
videodocumentario I DANNATI DEL KOSOVO: una tra le pochissime
testimonianze video sul regime di apartheid e terrore instaurato
congiuntamente da NATO ed UCK nella provincia serba dopo la
"liberazione" del giugno 1999.
Nei giorni successivi, purtroppo, le cose sono precipitate
drammaticamente, con l'inizio di veri e propri pogrom contro tutta la
popolazione non albanese della provincia. Il videodocumentario di
Collon e Stojiljkovic è perciò, purtroppo, più attuale che mai.
Per maggiori informazioni sul video:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2387
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2506
Vedi anche il sito ufficiale:
http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org
La versione italiana del videodocumentario I DANNATI DEL KOSOVO si puo´
richiedere direttamente agli autori (vedi piu' sotto), oppure ad SOS
Yugoslavia - l'associazione che ha curato la versione italiana -
scrivendo o telefonando: posta@... ; 338-1755563 ]

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- "They threatened us three weeks ago"
- The gas about the drowned kids
- What about the media today?
- Secret richness of Kosovo
- NATO: 'failure' or a cynical double-cross?
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Interview with Vanessa Stojilkovic and Michel Collon,
authors of The Damned of Kosovo


"Our film announced the dramatic events. Why weren't we heard?"


Killings, pogroms, houses burned down, churches destroyed: all this is
already laid down in The Damned of Kosovo by Vanessa Stojilkovic and
Michel Collon. This documentary film (available on cassette, see below)
already denounced the complicity of NATO and its secret objectives.
Were the authors prematurely correct?

Do you feel personally involved?

Vanessa Stojilkovic: For me, it's anguish! Since Saturday morning,
I've lost contact with my family down there. My Aunt Leca and my
cousin Alexander live in Gnijlane. He works occasionally as an
interpreter for KFOR (NATO troops). But 'living'! Just to go out, for
the smallest activity, they have to ask for a protective escort. . . ;

KFOR came to put a stop to this, right?

Vanessa: Yes, it was a big green light for the Albanian extremists.

What did they tell you before you lost contact?

Vanessa: Brian, a KFOR soldier, came to tell them to leave, because it
had become dangerous. They hid out at some friends'place in a Serb
village nearby. The peasants have armed themselves and stand guard
around the village.

KFOR doesn't protect them?

Vanessa: No. My family had to leave everything, yet during the 78-day
bombardment in 1999 they didn't budge! After they'd left, some
Albanians got into their apartment and started stealing stuff, then
sacked the place. The same scenario described in our film.

Do we have to blame Albanians in general?

Vanessa: Not at all. In our film, many victims talk about how their
Albanian friends helped them, protected them, warned them. This is
confirmed by our interview with a French UN representative. It was the
extremists and terrorists of the KLA, a minority.

What's going to happen to them?

Vanessa: I asked Alexander. "Can you find refuge in Central Serbia?"
He said, "When we want, KFOR really wants to help us with that! But
that would mean losing everything we have: our homes, our land, our
livestock... Our grand parents, our ancestors have always lived
here!"

Michel Collon, you went to Kosovo as a reporter . . .

Michel Collon: Yes, and I can't stop thinking about these poor people:
What's going to become of them? Silvana, without news of her
kidnapped husband, Balog and Maria, stuck off in a refugee center, the
peasants of Stare Gradsko where fourteen were killed in '99, and today
are left to themselves, the teachers and students of the little school
in Lipljan, a town scattered with burned-out homes. . . .
I think about them, and I get terribly angry because
our film said all this was going to happen, showed that the KLA program
was a radical ethnic cleansing and no one was doing anything. . . .

Was your film censored?

Vanessa Stojilkovic: Pretty much, yes. We were able to get it shown
in some movie theatres, but not on any European TV. And the big print
media were silent... We had to organize alternative screenings in
some independent venues and with cassettes. With good results because
are really asking for alternative information. But if
European opinion had been correctly informed, the inhabitants of Kosovo
would have been protected in time.

But they were saying Kosovo was calm?

Vanessa: Dead false! In the last five years more than 6800 attacks,
2300 killed and wounded, 1200 'disappeared'! Europe's asleep or what?

Michel: We were just preparing an international mission to inspect the
area and set up a dossier, collect witness reports. Too bad we didn't
have the means to get this done sooner.

Certain NATO officials on the ground are talking about a 'complete
surprise'...

Vanessa: What hypocrisy! My family, like many others, received
warnings, three weeks ago : "Get Out! Kosovo is our land. We will
drive you out with 'oluja' (complete cleansing) just like the Croats
did."

They said it all started as a reaction to three Albanian kids being
drowned
by some Serbs!

Michel: Be careful! Reread Anne Morelli's excellent little book,
Principles of War Propaganda, or my analysis in Monopoly of the
so-called massacre at Racak which justified the NATO bombing of 1999...
Every big war (and what we are seeing here is a phase of the war)
starts with a media lie, a story of some atrocity.
It is terrible that the Western media could have opened this thing
with this lie about drowned children. They ignored (and most continue
to ignore) the very clear statement of the NATO spokesman, Derek
Chappell, the night of Tuesday-Wednesday, immediately after the event:
"The surviving child told his parents that he and his three friends had
gone into the river and were immediately swept away by the current."
There were no Serbs around the place.
Despite that, Le Monde and several other media liars, even when they
speak of 'doubts', continue to propagate the myth of all this being a
reaction of revenge. March 22, in describing the funerals of the
children, Le Monde presented the Albanians as the victims of the
current situation. It presented the KLA leader, Hashem Thaci, as a
dignified and prudent man, while, according to all the experts, he's
still directing these KLA commandos that the West promised to
demilitarize in 1999, and who continue their murderous rampage...

You still criticize the media coverage ?

Michel. Yes. Some articles express a part of the horror, even sometimes
mentioned as « ethnic cleansing ». But, most often they continue the
fiction of « interethnic clashes ». As if it was a battle between Serbs
and Albanians. But this happened only in Mitrovica where Serbs were
organized for defence. Actually it was "pogroms", programmed violence.
A UN officer spoke about "Kristallnacht", referring to the night of
terror of the Nazis against the Jews in 1934.
Most of the time, they hide the fact that it was a well-organized plan.
Violence erupting everywhere at the same time, buses bringing KLA
rioters everywhere needed...
"Orchestrated", explained the German colonel Horst Pieper. "Planned
operation", added Chappell, UN spokesperson. Their "organizing capacity
was confirmed by the number of weapons that emerged immediately in the
'peaceful demonstrations", confirms the Albanian journalist Surroi.

Vanessa : And the media continue to speak only about Serb victims,
while are also attacked Roms, Jews, Turks, Moslims, Gorans, etc...
These other nationalities are presented in our film but their existence
is still hidden now. The fiction of "revenge against Serbs" must be
protected.

Belgium (but not France) pretends to send the Roma back to Kosovo...

Vanessa : Just last week, Belgian minister Dewael and his
administration, after having tried to send back Afghan and Iranian
refugees, refused the asylum to the Gasi's, a Roma Kosovar family.
Isn't it incredible to throw them back into the hell of Kosovo ? In
solidarity with this family, our film will be presented in several
Belgian cinemas next weeks...

What have they got to hide ?

Michel: No media examines the real causes of the present situation.
Nobody asks why "we" supported and brought to power the KLA,
hyper-racist organization, whose program was always ethnic cleansing.
Isa Barjani, now chief of the "Corpse" "demilitarized" they said, is
suspected to have burnt fifty houses. That KLA was supported by the US
(followed generally by Europe) and armed, knowing who they were. This
is why public opinion must be prevented to think about the real lessons
of these events.

Which lessons?

Michel : Well, the war against Yugoslavia happened, as we explained in
our previous article, to control the Balkan roads of pipelines, to
destroy and privatize the Yugoslav economy. Public opinion may not know
how far it has been manipulated during the 99 war...

Economic war in Kosovo too?

Vanessa : Of course! Kosovo is rich : the Trepca mines are worth 5
billion $, tells US businessman George Soros, quoted in our film. Coal,
lead, zinc, gold, silver, nickel, chromium. Some multinationals are
waiting impatiently. If Kosovo remains part of Yugoslavia, they cannot
plunder as they would like. The "independent" Serbs are an obstacle.

Still media speak about the "failure" of Nato? Which keeps silent as
you can observe on their Web site...

Michel : "Failure" is not the right word. They are embarrassed with
what is happening, but Nato does not consider this as a failure, if you
think what were their real goals, first install in Kosovo the huge
military basis of Camp Bondsteel. As everywhere in the world, the USA
do not need a calm situation but obedient allies. And conflicts!
You know, our film showed that Kfor helped the ethnic cleansing since
five years. When Silvana went to complain about her missing husband,
kidnapped by Albanians working for Nato, telling the names, a Western
officer answered to her : "You have to understand that Nato did not
come to protect you, Serbs but the Albanians" ! This was in the film.

Vanessa : I am angry when I hear all the same testimonies : today, Kfor
is not protecting, but helping the ethnic cleansing. Nato realizes the
KLA program. Since 99, they said to the Serbs and other attacked
nationalities to "quit Kosovo".
Listen to Dragan Antic from Svinjarevo : "I do not blame the Albanians,
I blame Kfor. Thanks to them, our village does not exist anymore."
(Blic, March 22). Indeed, 2.000 Kfor soldiers were present and
authorized the Albanians to come in and burn the village. In many
places, the armed Kfor troops looked passively at the pogroms, burnings
and lootings.

Michel : About this also, you could hear many testimonies in our film!
You know, general Wesley Clark, chief commander of the Nato, had
clearly announced his program: "Albanians in, Serbs out". Exciting the
hatred was necessary to justify a Western protectorate and economic
colonization of the above mentioned richness.
USA and Nato were not the fireman, they were throwing oil on the flames.

Are the lessons from Yugoslavia valid for Iraq?

Michel : Absolutely. First, violations of international law did not
start with Bush. War against Yugoslavia was illegal, because the UN
charter forbids to use war. Even more to impose economic colonization !
As the methods used : bombings of factories, civilian targets, use of
cluster bombs and uranium weapons. Clinton violated international law
and most of the left helped him. Conclusions have to be taken.
Second lesson of Kosovo : the US tell us now that in Iraq, if you wait
a little bit, things will go better. Everything is presented as
"temporary problems". Well, Kosovo shows since five years that a US
occupation does solve nothing.

Vanessa : Today, after five years of US - and European - occupation,
you hear testimonies as that of Mitra Reljic, professor calling his
Belgrade colleague : « One of the few Serbs living alone since five
years in a house in Pristina, voluntarily hiding in her house, with a
daily danger, is now in a refugee camp in Kosovo Polje. She is
desperate. I called her on the mobile of father Miroslav, responsible
of a church in Pristina. The church is burning. Encircled by rioting
Albanians. Father Miroslav is in the cellar. They do not know who, when
and if somebody is going to save him."
The professor from Belgrade is sending an appeal : "I beg you, tell to
everybody you can what is happening here. Here, it's a pogrom against
Serbs in front of the armies of the "civilized" forces of the world.
Nobody must close his eyes and ears!"
In the same time, you feel the will of resisting, of staying in
Kosovo...

Is it too late ? The Kosovo case is "finished" ?

Michel : No injustice will last forever. Palestinians were chased fifty
years ago. But they are still fighting.

Vanessa : I am fighting not only for my family, but for the peoples of
Yugoslavia. And all countries under threat. Because the same methods
are used and will be used in Africa, Asia, everywhere. This tragedy
must bring the right lessons to unmask the real responsibles. And
reinforce global resistance.

What can be done ?

Vanessa : The first battle will always be information. If we expressed
all these sufferings and these lessons, in a film that you can get in
cassettes, it is precisely in order to give everybody an instrument to
promote, wherever you are, the debate with a few friends or
colleagues...

Michel : To become active on information, that would be lesson number
one. At the end of our film, we say : "Reconciliation comes only with
the truth". Our task for all of us.


QUESTIONS, ANSWERS and DOCUMENTATION BEHIND THE FILM
The Damned of Kosovo

* Intolerable war propaganda of 1999, intolerable silence today.
Why did we make this film and how can it help you?


* Report of the Red Cross on the current situation in Kosovo
"Fewer than 2% of the people forced to flee have returned to their
homes."


* What's happening today in Kosovo? A film breaks the silence.
Interview : Michel Collon & Vanessa Stojilkovic about their Damned of
Kosovo


* France 2 : Economic War USA -- France in Kosovo
Multinationals on the make under cover as NGOs and 'reconstruction'


* The country no one talks about anymore: Where is Yugoslavia?
Explosions in prices, lay offs, cancer, and suicides. The IMF
government.


* "I work up to 13 hours a day, 6 days a week, for a miserable wage"
Scenes of workers' lives today in Serbia.


* Media Quiz: Kosovo, True or False?
Alastair Campbell also 'informed' us about Kosovo


* Media Quiz : about our information on the break-up of Yugoslavia
How many years will we have to wait before we learn the truth behind
the war?


* "Let's bust up Iraq like Yugoslavia!"
US strategy suggests . . . ethnic cleansing as a way of sorting out the
mess


* The news that's still hidden from us
Oil, USA & the mafia, Bernard Kouchner, Jamie Shea, Macedonia. . . .


* Will Wesley Clark do the opposite tomorrow... ?
Latin America, Yugoslavia, China and some other targets. . . .


* Can you help us get the word out on The Damned of Kosovo?
A practical program

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