Informazione

(srpskohrvatski / italiano)

Kosmet : quadro riassuntivo della pulizia etnica in Kosovo e Metohija
dal giugno 1999 fino a marzo 2004


http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/R04032101.shtml

(traduzione di Dragomir Kovacevic, che ringraziamo; revisione a cura di
AM.
Le mappe che illustrano questo articolo si possono consultare al sito:
http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/R04032101.shtml)


dal giornale belgradese “Glas javnosti”

Poiche' i lettori avevano espresso un grande interessamento per questo
tema, il giornale “Glas javnosti" ripubblica la mappa dell'esodo: il
quadro della pulizia etnica in Kosovo e Metohija dal giugno 1999 fino a
marzo 2004.

COME SONO SCOMPARSI 250MILA SERBI

In meno di cinque anni gli albanesi hanno scacciato più di 250.000
serbi da Kosovo e Metohija e quasi tutti beni dei serbi sono stati
usurpati, distrutti o bruciati. Fino a metà giugno di 1999 in Kosmet
vivevano più di 350.000 serbi, che detenevano più del 70 percento di
tutti i terreni, inclusi i metoh (i poderi dei monasteri) della Chiesa
Ortodossa Serba.

Fino al 10 giugno del suddetto anno (vedi mappa N° 1) nell'area di Pec,
Istok e Klina, dove c'era una maggioranza di villaggi etnicamente solo
serbi, nella provincia di Pec, vivevano più di 50.000 serbi, mentre un
numero minore di loro vivevano nei comuni di Decani e Djakovica. Un
numero quasi identico di albanesi ha vissuto nelle città e villaggi
della provincia di Prizren - Prizren, Velika Hoca, Orahovac, Suva Reka,
Sredacka e Sirinicka zupa, Strbac, sulla montagna di Brezovica...

La popolazione serba aveva la sua più grande concentrazione nell'area
del Kosmet centrale e nel Pomoravlje kosovaro. Circa 200.000 serbi
vivevano a Pristina, Kosovo Polje, Obilic, Lipljan, Gnjilane, Kosovska
Kamenica, Novo Brdo, Stimlje, ed in altri luoghi, con varie decine dei
villaggi completamente di etnia serba. Nell'area del Kosmet del nord
erano più di 50.000, e vivevano a Kosovska Mitrovica, Zvecan, Zubin
Potok, Leposavic e Vucitrn, con un numero di abitanti serbi abbastanza
rilevante nei villaggi vicini.

Dal momento della firma dell'accordo militare-tecnico in una taverna di
Kumanovo [accordo "di pace", fine maggio 1999] e dall'entrata delle
forze NATO in poi è stato espulso più del 70 percento della popolazione
serba (vedi mappa N° 2). Con l'eccezione dei villaggi di Gorazdevac e
Crkolez nei comuni di Pec, di Istok, e di alcuni monasteri e chiese
nelle quali sono rimaste soltanto poche persone, i serbi sono stati
espulsi da tutti e cinque i comuni della provincia di Pec. Pec è stata
abbandonata dai serbi, come ugualmente lo sono state Klina, Decani,
Djakovica... Tutti i villaggi serbi sono stati cancellati dalla faccia
della terra. Non sono state soltanto scacciate le persone, ma anche le
loro abitazioni sono state bruciate, ed il residuo materiale edilizio
asportato altrove.

Una situazione un po' migliore era quella dell'area della provincia di
Prizren, dove erano rimaste alcune migliaia di persone. Anche in questa
zona le città sono state quasi pulite etnicamente; i serbi si erano in
seguito concentrati attorno a Velika Hoca, Orahovac, Strbac, e sulla
montagna di Brezovica.

Inoltre, i serbi sono stati espulsi da svariate città nel centro e
nell'est del Kosmet. Non c'erano più serbi-kosovari a Pristina, nè ad
Urosevac, Srbica, Kacanik, Podujevo. Per via delle condizioni di vita
insopportabili, delle uccisioni frequenti, dei pestaggi e di svariati
tipi di intolleranza, l'esodo massiccio è continuato, cosicche' a
rimanere erano sempre meno serbi, a Gnjilane come a Lipljan, Kosovo
Polje, Obilic, Kosovska Kamenica, Novo Brdo... Nel nord della regione
sono stati etnicamente ripuliti Vucitrn e la maggior parte dei
villaggi di quest'area, mentre i serbi sono quasi completamente
riusciti a rimanere nei comuni confinanti con la frontiera
amministrativa della Serbia - Kosovska Mitrovica, Leposavic, Zvecan e
Zubin Potok.

Il bilancio

Nell'arco degli ultimi cinque anni, più di 2.000 serbi sono stati
uccisi. Svariate migliaia i feriti, mentre circa 1.500 di loro sono
scomparsi o sono stati rapiti. Sono stati usurpati più di 70.000
appartamenti e case, tutti beni immobili dei serbi. Sui territori così
etnicamente ripuliti, gli albanesi hanno usurpato tutte le proprietà:
quella statale, quella privata serba, ed i beni della Chiesa Serba
Ortodossa.

Durante questi anni la situazione etnica è peggiorata di giorno in
giorno, ed i serbi nel Kosmet vivevano sempre peggio. L'aiuto
umanitario, che di fatto era l'unico mezzo di sopravvivenza, veniva
assottigliato di anno in anno, rispetto a quello destinato alla
popolazione albanese che nel frattempo cominciava ad organizzarsi come
una comunità autonoma funzionante. I serbi sono stati isolati dalla
vita economica della regione ed in tal modo è stato loro impedito di
lavorare per sè come per le loro famiglie. Sebbene molti risiedessero
negli appartamenti, nelle case e sui terreni di loro proprietà, sono
diventati consapevoli che non vi era alcun futuro per loro, serbi, in
Kosovo. Privi di occupazione, sempre sotto la mira di qualcuno, sotto
il giogo dello stress quotidiano che li accompagnava ormai da anni, i
serbi-kosovari se ne andavano, portando con se anche un messaggio per
tutti quelli intenzionati a ritornare: che non ci sono, cioè, le
condizioni per qualcosa che almeno possa assomigliare ad una vita
normale.
Perciò, l'emigrazione è continuata.

Dopo quattro anni, la comunità internazionale è riuscita a far
ritornare meno dell'un percento dei serbi profughi: circa 2.000
persone. Con molta fatica, sudore e tante notti insonni, i serbi
ritornati sono riusciti a costruire alcune decine di case ma solo nei
villaggi dove qualche ritorno è stato veramente possibile. (vedi i
luoghi segnati sulla mappa N° 3). Non vi è stato alcun ritorno di
serbi nelle città che furono ripulite etnicamente nel 1999. Il ritorno
è cominciato nel villaggio di Belo Polje nei pressi di Pec, e nei
villaggi di Bica, Osojane, Grabac, Suvi Lukavac, Sajinovica i Tucep,
tra Klina e Istok. Nelle vicinanze di Pristina, il ritorno è cominciato
a Novo Selo e nei villaggi di Ljestar e Klobukar, vicino a Kosovska
Kamenica. Nel territorio di Gnjilane i serbi sono ritornati al
villaggio di Podgorce, mentre attorno a Strbac e Prizren i rientrati
hanno incominciato a popolare i villaggi di Drajcici, Sredska,
Musnikovo, Gornje Selo, Lanjane e Novake.

Nella recente pulizia etnica sistematica nei confronti dei serbi di
Kosovo-Metohija, che è durata tre giorni e che è stata anticipatamente
pianificata da parte dei terroristi albanesi, tutti i villaggi popolati
da persone ritornate - con l'eccezione di Osojane - sono stati bruciati
e rasi al suolo. Il quadro etnico è ulteriormente peggiorato a scapito
dei serbi presenti anche in altri comuni (vedi mappa N° 4). In soli tre
giorni sono stati scacciati più di 3.500 serbi, mentre il numero
preciso delle persone uccise o ferite non è ancora stabilito
definitivamente. Più di 350 case serbe e 26 monasteri e chiese sono
stati bruciati. Oltre a tutte le colonie di persone ritornate, i
terroristi albanesi in modo particolare hanno preso di mira le enclaves
rimaste, strappando pezzo per pezzo dei territori e distruggendo tutto
ciè che appartiene ai serbi.

La pulizia etnica ora è indirizzata verso Kosovo Polje, Obilic,
Gnjilane, Lipljan, Kosovska Kamenica, Novo Brdo, Kosovska Mitrovica, e
verso tutti i villaggi serbi che sono rimasti, con l'obiettivo di
spezzettare ancora di più le zone del centro e del nord del Kosovo e
Kosovsko Pomoravlje. In questo momento, in totale, in Kosovo e Metohija
vivono circa 100.000 serbi.

Petar Pasic


--- testo originale ---


http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/R04032101.shtml

Zbog velikog interesovanja citalaca, "Glas javnosti" ponovo objavljuje
karte ekzodusa: pregled etnickog cisˇcenja na Kosovu i Metohiji od juna
1999. do marta 2004.


Kako je nestalo 250.000 Srba


Za manje od pet godina, Albanci su sa Kosova i Metohije proterali visˇe
od 250.000 srba, a gotovo sva srpska imovina uzurpirana je, unisˇtena
ili spaljena. Sve do sredine juna 1999. godine, na Kosmetu je zˇivelo
visˇe od 350.000 Srba u cijem je posedu bilo preko 70 odsto ukupne
povrsˇine zemljisˇta u Pokrajini, racunajuci i metohe (manastirska
imanja) srpske pravoslavne crkve.

Do 10. juna pomenute godine (mapa broj 1), na podrucju Peci, Istoka i
Kline, sa visˇe etnicki cistih srpskih sela, u Peckom okrugu zˇivelo je
visˇe od 50.000 Srba, dok je mali broj zˇiveo u opsˇtinama Decani i
Djakovica. Gotovo isti broj Kosovaca zˇiveo je i u gradovima i selima
Prizrenskog okruga - Prizrenu, Velikoj Hoci, Orahovcu, Suvoj Reci,
Sredackoj i Sirinickoj Zˇupi, Sˇtrpcu, na Brezovici...

Najveca koncentracija srpskog stanovnisˇtva bila je na podrucju
centralnog Kosmeta i Kosovskog Pomoravlja. Oko 200.000 Srba zˇivelo je
u Prisˇtini, Kosovu Polju, Obilicu, Lipljanu, Gnjilanu, Kosovskoj
Kamenici, Novom Brdu, Sˇtimlju i drugim mestima, sa visˇe desetina
cisto srpskih sela. Na podrucju severnog Kosmeta, Srba je bilo preko
50.000 i zˇiveli su u Kosovskoj Mitrovici, Zvecanu, Zubinom Potoku,
Leposavicu i Vucitrnu, sa takode velikim brojem stanovnika u okolnim
selima.

Od potpisivanja vojno-tehnickog sporazuma u Kumanovskoj krcmi i ulaska
snaga NATO pakta, prognano je preko 70 odsto srpske populacije (mapa
broj 2). Osim u selima Gorazˇdevac i Crkolez u peckoj, odnosno istockoj
opsˇtini, i nekoliko manastira i crkava u koima je ostalo po nekoliko
osoba, Srbi su potpuno proterani iz svih pet opsˇtina Peckog okruga.
Pec je ostala bez Srba, ali i Klina, Decani, Djakovica... Sva srpska
sela zbrisana su sa lica zemlje. Ne samo da su ljudi proterani, vec su
i kuce spaljene, ili ciglu po ciglu raznosˇene za gradevinski materijal.

Nesˇto bolja situacija bila je na podrucju Prizrenskog okruga, gde je
ostalo nekoliko hiljada ljudi. I ovde su gradovi gotovo etnicki
ocisˇceni, a Srbi su se grupisali oko Velike Hoce, Orahovca, Sˇtrpca i
na Brezovici.

Srbi su prognani i iz mnogih gradova u centralnom i istocnom Kosmetu.
Kosovaca visˇe nije bilo u Prisˇtini, Urosˇevcu, Srbici, Kacaniku,
Podujevu. Zbog nepodnosˇljivih uslova zˇivota, ucestalih ubistava,
premlacivanja i netrpeljivosti raznih vrsta, masovno iseljavanje je
nastavljeno i Srba je sve manje bilo i u Gnjilanu, Lipljanu, Kosovu
Polju, Obilicu, Kosovskoj Kamenici, Novom Brdu... Na severu Pokrajine
etnicki su ocisˇceni Vucitrn i vecina sela oko ovog podrucja, a Srbi su
uspeli da gotovo u potpunosti opstanu u opsˇtinama koje se nalaze na
administrativnoj granici sa Srbijom - Kosovskoj Mitrovici, Leposavicu,
Zvecanu i Zubinom Potoku.

Bilans

Tokom proteklih pet godina, ubijeno je preko 2.000 Srba. Visˇe hiljada
je ranjeno, a oko 1.500 je nestalo i kidnapovano. Uzurpirano je,
spaljeno ili potpuno unisˇteno visˇe od 70.000 stanova ili kuca kao i
sva srpska pokretna imovina. Na etnicki ocisˇcenim podrucjima Albanci
su uzurpirali svu drzˇavnu, srpsku i imovinu Srpske pravoslavne crkve.

Tokom narednih godina, etnicka slika se pogorsˇavala iz dana u dan, jer
su kosmetski Srbi zˇiveli sve tezˇe. Humanitarna pomoc, koja je
najcesˇce bila jedino sredstvo prezˇivljavanja, tanjila se iz godine u
godinu, a za razliku od albanskog stanovnisˇtva, koje se organizovalo u
kako-tako funkcionalno drusˇtvo, Srbi su izolovani od ekonomskog
zˇivota pokrajine i tako spreceni da privreduju za sebe i svoje
porodice. Iako su mnogi bili u svojim stanovima, kucama, a neki i na
svojoj zemlji, bilo im je jasno da buducnosti za Srbe na Kosovu nema.
Bez posla, stalno na necijem nisˇanu, optereceni svakodnevnim,
visˇegodisˇnjim stresom, Kosovci su odlazili, i sa sobom nosili
informaciju za eventualne povratnike: uslovi za bilo sˇta sˇto podseca
na normalan zˇivot, gotovo da i ne postoje.
Tako se iseljavanje nastavilo.

Tek posle pune cetiri godine, medunarodna zajednica uspela je da vrati
manje od jedan odsto prognanih Srba (oko 2.000). Uz mnogo muka, znoja i
neprospavanih noci, Srbi povratnici uspeli su da izgrade nekoliko
desetina kuca u selima gde je povratka jedino i bilo (zaokruzˇeno na
mapi broj 3). Naseljavanja Srba i dalje nije bilo ni u jednom gradu
koji je etnicki ocisˇcen 1999. godine. Povratak je zapoceo u selu Belo
Polje kod Peci i selima Bica, Osojane, Grabac, Suvi Lukavac,
Sˇajinovica i Tucep, izmedu Kline i Istoka. Oko Prisˇtine, povratak je
zapocet u Novom Selu kao i u selima Ljesˇtar i Klobukar, oko Kosovske
Kamenice. Na podrucju Gnjilana, Srbi su se vratili u selo Podgorce, a
oko Sˇtrpca i Prizrena povratnici su poceli da naseljavaju sela
Drajcici, Sredska, Musˇnikovo, Gornje Selo, Lanjane i Novake.

U najnovijem trodnevnom, unapred planiranom i sistematskom etnickom
cisˇcenju koje su albanski teroristi sproveli nad kosovsko-metohijskim
Srbima, sva povratnicka sela, osim Osojana, spaljena su i do temelja
porusˇena. Etnicka slika dodatno se pogorsˇala na sˇtetu Srba i u
drugim opsˇtinama (mapa broj 4). Za samo tri dana proterano je preko
3.500 Srba, a josˇ se ne zna tacan broj ubijenih i ranjenih. Spaljeno
je preko 350 srpskih kuca i 26 manastira i crkava. Pored svih
povratnickih naselja, albanski teroristi posebno su se okomili na
preostale enklave, otkidajuci deo po deo teritorija i unisˇtavajuci sve
sˇto je srpsko.

Etnicko cisˇcenje sada je bilo usmereno na Kosovo Polje, Obilic,
Gnjilane, Lipljan, Kosovsku Kamenicu, Novo Brdo, Kosovsku Mitrovicu i
sva preostala okolna srpska sela, s ciljem da josˇ visˇe rasparcaju
centralno i severno Kosovo i Kosovsko Pomoravlje. U ovom trenutku, na
Kosovu i Metohiji zˇivi ukupno oko 100.000 Srba.

Petar Pasˇic

RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del 12-15 marzo 2004

(resoconto di viaggio a cura di Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA
Trieste)

Questa relazione e’ suddivisa in cinque parti:
1. Un salto quali-quantitativo importante
2. Introduzione
3. Materiale trasportato, cronaca del viaggio, assemblea con i
lavoratori
4. Il microprogetto artigianato
5. Stato attuale della Zastava e situazione generale in Serbia


1. Un salto quali- quantitativo importante

Prima di iniziare la relazione di questo viaggio, credo sia necessario
descrivere un evento che ha permesso di ampliare notevolmente il numero
delle adozioni aperte, e che probabilmente apre delle potenzialita'
nuove su altri possibili fronti di intervento, quali ad esempio
assistenza sanitaria a bambini affetti da gravi patologie e fornitura
di grossi quantitativi di materiale scolastico.
Nel viaggio di maggio 2003 la COOP Consumatori Nordest del distretto
sociale di Sacile aveva aperto con noi due adozioni. Due rappresentanti
di questo movimento cooperativo avevano partecipato al viaggio di
dicembre 2003, ed avevano potuto constatare personalmente le modalita'
dell'azione di solidarieta' materiale con i lavoratori della Zastava di
Kragujevac.
A seguito di questo viaggio, da parte delle COOP consumatori Nordest
sono state aperte nuove adozioni, intestate a vario titolo ai seguenti
distretti: Sacile, Pordenone Nord, San Vito al Tagliamento, Pordenone
Sud, Azzano Decimo, Cervignano, Oderzo, Mogliano Veneto, Maniago, La
salute di Livenza-Caorle, Jesolo, Cordenons, Concordia
Sagittaria-Portogruaro, per un totale di 18; alcuni di questi distretti
ne hanno aperta piu' di una.
Inoltre e' stata sottoscritta una adozione dalla COOP Adriatica
consiglio di zona Veneto 3.


2. Introduzione

Vi inviamo un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza, fatto dal
Coordinamento Nazionale RSU, dal Gruppo Zastava di Trieste e dalla
Associazione Most Za Beograd di Bari.

Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.
Sono tutte reperibili su diversi siti, tra i quali

- il sito del coordinamento RSU, all’indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso, e
riportati i resoconti anche di altre associazioni; tra queste segnalo
come molto interessanti quelle di maggio 2003 a cura di ABC - Pace e
Solidarieta' di Roma, di luglio 2003 di ALJ Bologna, di ottobre 2003
di SOS Jugoslavia di Torino.

Questi resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei Balcani
difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.


3. Materiale trasportato e cronaca del viaggio

Siamo partiti da Trieste venerdi’ 12 marzo 2004 maggio alle 9 di
mattina, con un pullmino a 9 posti messoci a disposizione gratuitamente
dal Comune di Caneva (Pordenone).
La delegazione era formata da 7 persone: Gaetano da San Dona' di Piave,
Michele da San Giorgio di Nogaro, Gilberto, Igor e Marvida da Trieste,
Giorgio da Sacile e Gino da Montereale Valcellina.
Avevamo complessivamente una ventina di scatole di vestiario usato
(soprattutto per neonati), due scatoloni di giocattoli ed una decina
pacchi di regali alle famiglie jugoslave da parte delle famiglie
adottanti italiane. A completare il carico tre grandi scatoloni
contenenti 120 uova di cioccolato, regalo delle COOP ai nostri bambini.
Da ricordare che il vestiario per neonati e I giocattoli erano frutto
di una colletta tra i bambini di una Scuola materna di Trieste.

Una nostra sostenitrice aveva chiesto ai propri colleghi di lavoro, in
occasione del suo matrimonio, di trasformare in sottocrizione a noi il
regalo di nozze. Con il ricavato abbiamo acquistato medicinali per due
fratelli di uno e quattro anni, affetti da una gravissima patologia
della pelle.

Inoltre portavamo come di consueto alcuni medicinali urgenti,
provenienti da un donatore privato, per il reparto sterile
dell'Ospedale pediatrico di Belgrado.

Le adozioni da distribuire erano piu' di 100, di cui ben 31 nuove, per
un valore complessivo di 11.300 euro comprensivi di alcune centinaia di
euro come regali a singoli bambini.

L'associazione Most Za Beograd di Bari ci aveva chiesto inoltre di
distribuire per loro conto 15 quote di adozioni per un totale di 1500
euro.

Infine avevamo 258 euro frutto della vendita dei prodotti di uncinetto
di otto operaie licenziate e una delle ragazze adottate, che ci avevano
affidato i loro lavori in conto vendita a settembre e dicembre scorsi,
all’interno del microprogetto artigianato.

Ricordiamo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute
dai partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote
di adozione a distanza da distribuire (come del resto in tutti i
precedenti viaggi effettuati). Il viaggio e' costato complessivamente,
compresi i pernottamenti, poco meno di 1000 euro.

Siamo arrivati a Kragujevac alle 8 di sera, senza alcun problema
durante il viaggio e con passaggi rapidissimi alle frontiere da
attraversare. Tempo bello sia durante il viaggio che durante i due
giorni trascorsi a Kragujevac.
Dopo lo scarico del furgone, cena con Rajka e Milja dell'ufficio
adozioni del Sindacato Samostanli, e con Delko e Rajko, rispettivamente
segretario e vicesegretario dello stesso Sindacato.

Il mattino del sabato abbiamo verificato le liste delle adozioni e
preparato le buste con il denaro.

A pranzo abbiamo incontrato anche la segretaria ZZO (Zastava
Zaposljvanje i Obrazovanje); per intenderci meglio questo ufficio del
Sindacato gestisce i lavoratori in cassa integrazione a zero ore, che
percepiscono una indennita’ di 50 euro al mese. Era presente anche
Rusica, ex Segretaria del Samostalni.

Subito dopo pranzo abbiamo visitato, come facciamo spesso quando il
tempo lo permette, il bellissimo Parco della Rimembranza di Kragujevac,
dove il 21 ottobre 1941 furono sterminate per rappresaglia dai nazisti
7300 persone, tra le quali 2500 operai della Zastava e gli studenti del
locale liceo, insieme ai loro professori. Molti monumenti costruiti con
pietre provenienti dalle varie Repubbliche che costituivano la
Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia ricordano quell'eccidio.
E' un luogo di straordinaria intensita'.

Pomeriggio dedicato alla vista di tre famiglie; due di queste vivono in
condizioni difficilissime, in un quartiere estremamente degradato;
hanno appena ricevuto l'ingiunzione di pagamento di bollette della luce
arretrate per 100.000 dinari (circa 1500 euro) con ingiunzione di
sequestro e taglio della corrente; ma cosa c'e' da sequestrare in una
casa formata da due stanze dove vivono sei persone e dove manca tutto?
La terza famiglia ha appena dovuto cambiare abitazione per la richiesta
d'aumento dell'affitto; da tre stanze precedenti a due attualmente; e
si tratta di una famiglia relativamente fortunata, poiche' il padre e'
ancora al lavoro.

Il mattino di domenica abbiamo distribuito le quote delle adozioni
delle nostre associazioni; la presenza delle uova di cioccolato ha reso
l'atmosfera piu' allegra del solito. Durante l’assemblea, a cui hanno
partecipato alcune centinaia di persone, c’e’ stato il solito scambio
di regali tra famiglie italiane e jugoslave e viceversa.

Alla fine dell’assemblea abbiamo consegnato il ricavato della vendita
dei prodotti di artigianato nel periodo dicembre-marzo e prelevato
tutto il materiale che le donne avevano preparato (alcune valigie);
come sempre ci e' stato consegnato in conto vendita.

Lunga intervista della televisione della regione di Sumadija a Gilberto
e Igor, integralmente trasmessa nel telegiornale regionale della sera.

Durante il pranzo abbiamo raccolto i dati aggiornati sulla fabbrica e
alcune informazioni generali della situazione economica e sociale
complessiva del Paese; sono riportate di seguito.

Nel pomeriggio abbiamo visitato altre tre famiglie; infine abbiamo
sautato i nostri amici con la promessa di rivederci al prossimo viaggio
che si svolgera' dal 2 al 5 luglio prossimi.

Lunedi' durante il viaggio di ritorno ci siamo fermati a Belgrado dove
abbiamo consegnato i farmaci all'ospedale pediatrico.
Abbiamo poi attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta
una serie di ministeri completamente distrutti dai bombardamenti del
1999.
Abbiamo anche visitato il parco di Tasmaidan, dove sono eretti il
monumento in ricordo delle 16 persone uccise dal bombardamento della
sede della televisione e quello ai bambini vittime dei bombardamenti
sulla Jugoslavia; e' una semplicissima stele di marmo nero dove, su due
ovali, in Serbo e in Inglese, e' incisa la frase "Eravamo solo bambini".

Siamo ripartiti per Trieste, dove siamo arrivati verso le 8 di sera di
lunedi' 15 marzo.


4. Il microprogetto artigianato

Questo progetto e' iniziato nel maggio 2003 e coinvolge al momento
circa una decina di operaie licenziate.
Su prezzi decisi dalle donne, noi riportiamo in Italia lavori di ricamo
e li poniamo in vendita.
Purtroppo la vendita di questi prodotti avviene nelle forme a noi
consuete, attraverso rapporti personali con gli acquirenti, nelle sagre
e nelle feste a cui partecipiamo con i nostri banchetti e quindi le
possibilita' sono scarse.
Si tratta comunque di un salto di qualita' all'interno della campagna
di solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente
la differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra.

Questa volta abbiamo consegnato 258 euro. In totale fino ad ora abbiamo
consegnato alle donne 1117 euro.
La presenza delle COOP puo' probabilmente far decollare questo
progetto, in quanto si allargano notevolmente i canali di vendita; per
questo motivo abbiamo riportato con noi in Italia tutto il materiale
che era presente.
Al momento in cui redigo questa relazione (sera del 21 marzo) molto di
questo materiale e' stato gia' venduto, tanto che ne abbiamo ordinato
altri 100 pezzi per un valore di circa 1000 euro, che ci sara' portato
a Trieste falla prossima delegazione italiana che si rechera' a
Kragujevac, probabilmente agli inizi di maggio (Camera del Lavoro di
Lecco).


5. Stato attuale della Zastava e situazione generale in Serbia

Nelle relazioni dei nostri viaggi precedenti, a partire da ottobre
2002, sono state fornite ampie e dettagliate informazioni sulla
situazione occupazionale, salariale e sindacale dei lavoratori della
Zastava, aggiornate ogni tre mesi. Di tanto in tanto sono stati anche
forniti dati aggregati per l'intero Paese.
Gli indirizzi a cui ritrovare queste relazioni sono riportati
nell’introduzione di questo documento.
Non si registrano significative variazioni rispetto ai dati contenuti
nella relazione di dicembre 2003. Riporto i dati piu' significativi.

Il cambio attuale euro/dinaro e' salito a 1 a 70.

La popolazione totale del Paese e' di 10.5 milioni circa, di cui circa
3 milioni in Kosovo.
Il numero totale degli occupati in Serbia (escluso Kosovo) e' di 1.8
milioni.
Di questi almeno 400.000 lavoratori ricevono solo saltuariamente il
salario.
Il salario medio pesato su tutte le categorie e' di 12.432 dinari;
nell'industria e' di 11.580 dinari (165 euro).
Il rapporto lavoratori/pensionati e' ora di 1.21; era di 5 nel 1980.
I disoccupati ufficiali sono 944.900; la disoccupazione e' salita del
4.5% nello scorso anno.
La privatizzazione ha interessato fino ad ora circa 1000 aziende con
40.000 dipendenti.

Lo stato attuale dei lavoratori Zastava e' il seguente:
• circa 17.000 lavoratori occupati suddivisi in 38 unita' produttive
indipendenti.
Le realta' piu' importanti sono:
- Zastava automobili con circa 4300 lavoratori (a fronte di 13500 prima
dei bombardamenti); i due terzi sono impiegati ed un terzo operai;
- Zastava camion con circa1500 lavoratori.
Il piano di produzione per il 2004 e' di circa 20.000 vetture (modelli
Florida e Yugo) e 1100 camion.
Ricordiamo che venivano prodotte prima dei bombardamenti 220.000
vetture/anno.
• circa 9300 lavoratori in cassa integrazione a zero ore, con
indennita’ mensile di circa 50/60 euro (45% del salario della categoria
di appartenenza); la cassa scade il 31/8/2005 e non si ha alcuna
previsione sul destino di questi lavoratori.

Il piano di privatizzazioni a Kragujevac citta’ ha interessato al
momento 8 fabbriche con complessivi 722 lavoratori.
Per quanto riguarda la Zastava, dopo la privatizzazione del reparto
Jugomedica (12 lavoratori) e’ stato recentemente privatizzato il
reparto Zastava Engineering (27 lavoratori); questo reparto e’ stato
acquistato dall’editore dei due giornali serbi piu’ diffusi: Glas e
Blic.

Al momento non ci sono in vista ipotesi di collaborazione con altre
fabbriche di produzione automobili; si e' definitivamente rivelata un
bluff l'ipotesi del faccendiere americano Briklin di comperare l'intera
fabbrica; l’ipotesi di importare motori Peugeot e' definitivamente
tramontata.

Abbiamo fatto un giro in un supermercato ed in un mercato all’aperto; I
prezzi delle merci sono risultati pressoche’ identici nelle due
situazioni.
Riporto alcuni prezzi rilevati in dinari; ricordo il tasso attuale di
cambio euro/dinaro pari a 1/70; se non diversamente specificato devono
intendersi al kilo.

Bottiglia vino Merlot 75 cl 126.90 dinari
Birra Heineken 33 cl 67.90 dinari
Mele da 25.90 a 35 dinari a seconda della qualita’
Banane 58.90 dinari
Limoni 59.90 dinari
Pomodori 129.90 dinari
Cipolle 44.90 dinari
Cavolfiore 89.90 dinari
Peperoni 234.90 dinari
Cetrioli 179.90 dinari
Fagioli 100 dinari
Pane da 600 gr. 25 dinari
Carne macinata 190 dinari
Fesa di manzo 244 dinari
Ricordiamo che una famiglia media di 4 persone ha bisogno di almeno 250
euro contando solo i generi di primissima necessita'.
I dati ufficiali affermano che circa i 2/3 della popolazione serba
spende meno di 1 euro al giorno pro-capite, e che un terzo spende meno
di mezzo euro al giorno; il 60% della spesa e’ per il cibo.


La classe lavoratrice jugoslava è oggi in condizioni di oggettiva
debolezza e deve fare i conti con la necessità di una ricostruzione
post-bombardamenti che ha ormai da due anni assunto una chiara
direttrice iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha lasciato
al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le scuole e
la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più ricchi, le
fabbriche, le zone industriali sono all’asta di profittatori
occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo condizioni di
lavoro inaccettabili.
Le famiglie che aiutiamo materialmente esprimono la loro gratitudine
per questi aiuti che sono indispensabili per la loro sopravvivenza; una
delle loro grandi preoccupazioni e’ di non rimanere soli, abbandonati
ed invisibili al resto del mondo.

Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinche’ giunga a loro la
nostra solidarieta’ e fratellanza materiale e politica.

---

INTERVENTO,
a nome del coordinamento RSU-CGIL, del gruppo ZASTAVA Trieste, e
dell’Associazione”Non bombe ma solo Caramelle” –ONLUS, svolto da
Gilberto Vlaic all’assemblea dei lavoratori della Zastava di Kragujevac
il 15 marzo 2004 in occasione della consegna delle adozioni a distanza


Care lavoratrici e cari lavoratori della Zastava, carissime bambine,
carissimi bambini, vi porto il piu’ affettuoso saluto delle
associazioni che qui rappresentiamo:
il gruppo Zastava Trieste
il coordinamento delle Rappresentanze Sindacali Unitarie della CGIL
l’associazione Non bombe ma solo Caramelle
le Cooperative dei lavoratori del nord-est.
Vi portiamo anche il fraterno saluto della Associazione di Bari Most Za
Beograd, non sono potuti venire di persona.

Questo viaggio, come tutti gli altri, non si sarebbe potuto realizzare
senza la generosa partecipazione di tanti lavoratori, di tante famiglie
italiane che non hanno dimenticato cio’ che la NATO ed il governo del
mio Paese hanno fatto a voi e alla Jugoslavia nel 1999.
Voglio ribadire ancora una volta che questa solidarieta’ non ha niente
di caritatevole ma e’ un esempio concreto della solidarieta’
internazionale tra lavoratori, perche’ i nostri interessi materiali
come classe sociale sono gli stessi indipendentemente dal Paese dove
abitiamo.

In questa occasione abbiamo con noi circa 90 quote di adozioni; poco
piu’ di 70 sono dei rinnovi mentre ce ne sono 16 completamente nuove.

Inoltre ne abbiamo 15 provenienti da Bari.

Questo viaggio si svolge in un periodo tristemente simbolico: cinque
anni fa la NATO aggrediva la Jugoslavia; un anno fa gli Stati Uniti ed
i loro alleati invadevano l’Iraq.

Ad ognuna di queste aggressioni hanno dato dei nomi diversi, per
cercare di confondere i popoli.
Ma allora dove sono per esempio le armi di distruzione di massa che
avrebbero dovuto trovarsi in Iraq?

La realta’ e’ sotto gli occhi di tutti, basta volerla vedere: queste
aggressioni servono per scardinare sistemi sociali e politici invisi
all’Occidente, per determinare nuovi controlli di territori, per
impadronirsi delle materie prime.
Se in Iraq si coltivassero solo patate e non ci fosse il petrolio
possiamo stare sicuri che il popolo iracheno potrebbe scegliere
liberamente il proprio futuro, senza esse occupato militarmente.

Un anno fa il 15 febbraio piu’ di 100 milioni di persone, la parte piu’
cosciente del mondo intero, manifestarono contro la guerra imperialista
in centinaia di citta’ del mondo.
Il prossimo 20 marzo scenderemo di nuovo in piazza in tutto il mondo
con lo stesso obbiettivo.
Il nostro NO alle guerre di aggressione dell'imperialismo deve essere
senza condizioni, non solo perche' portano lutti, distruzioni,
incertezza per il futuro, ma perche' i loro scopi sono assolutamente
opposti ai nostri interessi come classe.
E l'arma piu' forte che abbiamo e' la solidarieta' internazionalista
tra i lavoratori.


Poche parole sulla situazione sociale in Italia.
Saprete forse che alcuni mesi fa 19 militari italiani sono stati uccisi
in Iraq.
Sono stati presentati come eroi della pace; in realta' credo che la
loro morte servira' solo a qualche ricco padrone italiano per riempire
ancora di piu' il suo portafoglio, partecipando alla spartizione delle
ricchezze di quel Paese.

Il governo di destra che abbiamo in Italia attacca i nostri diritti di
lavoratori ogni giorno: ha recentemente varato una legge sul lavoro che
lo rende sempre piu' precario, senza certezze per il futuro, con salari
sempre piu' bassi.
In questo momento poi e' partito un pesante attacco alle pensioni, con
il proposito di aumentare di cinque anni la vita lavorativa.
La scuola e la sanita’ pubbliche sono nel mirino, nel tentativo di
renderle sempre piu’ inefficienti per favorire le strutture private.
Contro questi attacchi alle condizioni materiali di vita dei lavoratori
ci sono stati scioperi imponenti, ed il prossimo 26 marzo effettueremo
uno sciopero generale di tutto il Paese.

Ma torniamo alla nostra assemblea.
Care bambine, cari bambini tra poco riceverete le buste contenenti gli
aiuti materiali dei vostri amici italiani.
Vi prego di scrivere a queste persone, specialmente quelli di voi che
riceveranno adozioni nuove.
Infatti nel mio Paese si parla poco di voi, molti sono convinti che vi
abbiamo portato democrazia, liberta’ e benessere e che comunque la
vostra situazione e’ migliorata dalla fine dell’aggressione.
Noi sappiamo che non e’ cosi’. Noi cerchiamo in tutti i modi di
mantenere vivo il ricordo della primavera del 1999 e di descrivere la
vostra attuale situazione, ma le vostre parole, le vostre testimonianze
valgono piu’ di mille dei nostri discorsi e dei nostri dibattiti.
Un’ultima cosa voglio dirvi:
Siate fieri dei vostri genitori. Non potevate averne di migliori.
E siate fieri della storia del vostro grande Paese. La Jugoslavia e’
stata un punto di riferimento per milioni di persone e per molti popoli
per decenni.

Voglio concludere questo intervento con alcune parole di una canzone
operaia italiana della fine dell’ottocento, che ricorda le lotte
sociali di operai e contadini di quel periodo:

NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO, NOSTRA LEGGE LA LIBERTA’


SVE VAS VOLIM

Kragujevac, 15-3-2004

www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - appuntamenti - 19-03-04

GIOVEDI' 25 MARZO Ore 20.30

Centro “Principessa Isabella” Via Verolengo 210 – Torino

Marzo 1999: Jugoslavia
Marzo 2004: Irak

Incontro di Informazione e Dibattito

Relatori:

Mario Contu - Consigliere Regionale PRC
Sul tema Guerre e Istituzioni

ENRICO VIGNA - Ass. S.O.S. Jugoslavia
Sul tema Jugoslavia Oggi

Intevengono:

CESARE ALLARA - Centro Culturale Italo/Arabo

Sami HAllac - Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese- Torino


Proiezione VIDEO INEDITO sui BOMBARDAMENTI delle fabbriche chimiche a
Pancevo


Organizza:
Associazione S.O.S. Yugoslavia - Torino
Movimento Nuovi Partigiani della Pace - Piemonte

Via S. Anselmo 13 – TO (338/1755563) mail: posta@...

ciclostilato in proprio Via S.Anselmo 13 -To

KOSOVO METOHIJA MARZO 2004

Appello per fermare la pulizia etnica e gli orrori contro la
popolazione serba e non albanese

Dalle telefonate e i contatti di questi giorni e ore con Associazioni e
personalit� del Kosovo Metohija e dei profughi in Serbia, mi � stato
chiesto di far girare queste parole, che racchiudono in s� la tremenda
realt� di una terra nuovamente bagnata dal sangue del popolo serbo e
nuovamente percorsa da forti venti di guerra e di destabilizzazione
dell�intera area balcanica, Serbia e non solo come vedremo in seguito.

� Agli amici del popolo del Kosovo Metohija e del popolo serbo, alle
Associazioni come la vostra ed alla sua persona, conosciuta e stimata
per quanto fatto finora per il nostro popolo, vi giunga questo appello
da questa terra martoriata, , dove in questi giorni il sangue e la
guerra, sono nuovamente parte della nostra gi� difficile quotidianeit�
di questi terribili e duri cinque anni trascorsi dai bombardamenti
della Nato, e dalla conseguente espulsione e pulizia etnica di
centinaia di migliaia di nostri fratelli e sorelle dalle proprie case,
dai propri campi, dalle proprie radici millenarie e molte migliaia
anche strappati alla vita ed all�affetto delle loro famiglie, mediante
assassinii e rapimenti.
Vi chiediamo di attivarvi in qualsiasi modo e forma per contribuire a
cercare di fermare l�orrore e il bagno di sangue, causati da queste
forze terroristiche che distruggono, incendiano, uccidono e lapidano
uomini e donne che da sempre vivono qui. Vi chiediamo di informare
correttamente quali sono le verit� e la realt� di quanto sta accadendo,
di chiedere a tutte le persone oneste e che credono nei diritti umani
nel vostro paese di aiutare il nostro popolo a non subire un vero e
proprio genocidio. Distruggono anche gli ultimi cimiteri, monumenti e
monasteri della cultura ortodossa che ancora non avevano distrutto in
questi anni. Siamo stanchi di vedere i nostri campi e le nostre case
bruciate, di essere vessati, uccisi, perseguitati con la sola colpa di
essere serbi e di voler continuare a vivere dove da centinaia di anni
abbiamo sempre vissuto. In una terra per la cui difesa dalle
aggressioni e dalle occupazioni degli stranieri invasori, nella storia,
sempre abbiamo versato fiumi del nostro sangue. Siamo stanchi ma non
consegneremo ad assassini e terroristi estremisti, la nostra terra, le
nostre vite, le nostre radici, la nostra dignit�. Dovranno ucciderci
tutti, anche i nostri figli e le nostre mogli. E� un nostro diritto.
Le chiediamo di divulgare queste parole, di dare voce a noi, semplici
cittadini, stranieri a casa propria, di un popolo senza voce, senza
televisioni, senza neanche pi� la forza per urlare la nostra
indignazione e le nostre ragioni. Ma determinati a non cedere. Nel
nostro ospedale di Kosovska Mitrovica non ci sono pi� posti liberi, non
ci sono sufficienti medicinali, non c�� sufficiente sangue per colmare
quello versato dagli estremisti albanesi; da ogni angolo di questo
Kosovo crocefisso questo � l�ultimo lembo di terra dove confluiscono i
nostri fratelli e sorelle scacciati dalle bande assassine, che dopo
averli terrorizzati e incendiato le case, non sono riusciti ad
assassinare.
Nelle nostre case scarseggia tutto, i nostri figli non hanno pi� nulla
che non sia paura e angoscia. Aiutateci a fermarli, che la gente onesta
e buona si alzi per gridare basta, la nostra amicizia e fratellanza
sar� eterna.
Noi siamo ancora in piedi e fermi nella volont� di fermarli, di
resistere, ma siamo soli con i nostri fratelli della Serbia. Ci dicono
gli internazionali di qui, perch� siamo serbi.
Sappiamo che lei e le vostre Associazioni, non la pensate cos�, per
questo confidiamo sulla vostra amicizia e impegno. Ma fate presto.
Con rispetto e tanta amicizia. �

Cittadini e cittadine delle Istituzioni e Municipalit�, dell�Ospedale e
delle varie Associazioni civili e sociali di Kosovska Mitrovica, Nord
del fiume Ibar, a cui si associano profughi delle Associazioni dei
Profughi in Serbia.


Le ultime case, monasteri, campi che ancora non avevano bruciato ora lo
hanno fatto. Assalti, devastazioni, lapidazioni, bombe; ancora paura,
orrore, violenza, sangue, morte. Il tutto sotto l�occhio �distratto� di
20.000 soldati della Nato. ECCO a cinque anni dalla �liberazione� , dai
� bombardamenti umanitari�, che cosa � il � Kosovo liberato�. Un
�bantustan�, un enorme campo di concentramento a cielo aperto, dove
alcune etnie non �pure� vivono da cinque anni in una condizione di
prigionieri e di paria, non potendo svolgere alcuna attivit�.
Una regione dove in cinque anni ,ci sono stati migliaia di attentati,
migliaia di assassinati e di rapimenti, di feriti, nella stragrande
maggioranza commessi contro serbi, e in numero minore, contro non
albanesi o albanesi kosovari jugoslavisti.
Ecco nuovamente questi �dannati del Kosovo�, nuovamente in prima
pagina, ma non per denunciare questo stato di cose barbaro e criminale,
ma perch� le bande assassine dell�ex UCK, oggi regolarizzate nel Corpo
Protezione del Kosovo, comandato dal criminale di guerra della ex
Jugoslavia A. Ceku, stanno cercando di terminare la pulizia etnica e la
cacciata definitiva delle ultime migliaia di serbi e di qualche altra
etnia , che non avevano preso la via dell�esilio e della fuga, come gli
altri circa 300.000 che sono scappati in gran parte in Serbia.
Quanto sta avvenendo non ha nulla di particolarmente nuovo per chi, in
questi anni ha continuato a seguire gli avvenimenti kosovari , ci pare
una logica conseguenza delle dinamiche contestuali.
Cosa � successo? E� semplicemente successo che, a partire da un
ennesimo evento �scatenante� ( ricordare Vukovar, Srebrenica, le stragi
del mercato di Sarajevo, Racak�.) in questo caso una presunta barbara
uccisione di tre bambini albanesi da parte di serbi a Mitrovica: va
ribadito, nella stessa notte ufficialmente smentita da Derek Chappell
portavoce dell�Unmik, si � messo in moto un ennesimo passaggio storico
per l�area..
Come �un�ora x� una notte dei cristalli, come � stata definita da media
locali, scatta una coordinata e sincronizzata campagna in tutto il
Kosovo Metohija, ovunque c�� ancora qualche �enclave� di sopravvissuti
serbi e rom, circondati da filo spinato e truppe KFOR, ovunque c��
ancora una chiesa ortodossa al cui interno, vivono assediati, qualche
anziano con i monaci, si scatenano assalti, incendi, assassinii, una
vera e propria azione sincronizzata militarmente, da un esercito senza
divisa, ma molto ben dotato di pistole, fucili mitragliatori, granate,
mortai e bottiglie incendiarie e in sole 20 ore si scatena l�orrore:
Mitrovica, Caljavica, Kosovo Polje, Gnjilane, Bicha, Grabac, Osojane,
Belopolje, Pec, Gorazdevac, Obilic, Prizren, Svinare, Lipljan e
vergogna per l�Unesco e l�Onu la distruzione della chiesa Sveti Ilja a
Vucitrin e dell�antichissimo monastero di Djakovica ( che erano
patrimoni dell�umanit�); parte delle 16 chiese e monasteri distrutti
nella sola notte. In 60 ore: 31 morti oltre 500 feriti ufficiali,
mancano notizie dei villaggi sparsi per la regione, e centinaia di case
incendiate e distrutte. Persino l�ospedale di Mitrovica Nord � stato
attaccato con mortai, come denunciato dal direttore M. Ivanovic. Anche
la Kfor ha avuto quasi un centinaio di feriti di cui alcuni gravi; la
stessa Onu ha avuto macchine incendiate e sedi assaltate, per questo il
19 marzo Annan ha chiesto il rientro dello staff presente nel Kosmet.
Ma in queste dinamiche militari ancora una volta quello che emerge �
nuovamente il ruolo vergognoso e funzionale alla preparazione degli
eventi, avuto dai mass media occidentali ( tranne come sempre rare
eccezioni, come per esempio Remondino e pochi altri della carta
stampata): che immediatamente parlano della barbara uccisione dei
bambini albanesi (prima falsit�: smentita dall�Unmik), poi di scontri
interetnici ( seconda falsit�: da una parte vi sono degli assalitori
armati, dall�altra degli assaliti disarmati), di esplosione della
rabbia degli albanesi per l�accaduto (terza falsit�: gli stessi
funzionari Unmik, a giornalisti scozzesi dello Scotsman parlano di
Pogrom pianificato, cos� come il comandante delle truppe italiane a
�Repubblica� ha dichiarato che � serviva solo un pretesto�tutto era
programmato��; come � possibile che in un territorio completamente
militarizzato, centinaia di individui si spostino armati da una
cittadina ad una altra per dare assalti, incendiare, uccidere e 20.000
soldati armati ed equipaggiati sofisticatamente�non vedano ?!). Poi di
atti di violenza di estremisti albanesi ( quarta falsit�: uccidere
uomini e bambini, bruciare case e monasteri, non possono essere
mediaticamente definiti atti di violenza, ma sono giuridicamente dei
crimini; il comandante delle truppe italiane:�� gli albanesi vanno di
casa in casa per uccidere��).
La Serbia ha risposto nuovamente compatta, come all�inizio dei
bombardamenti Nato nel 1999, nelle telefonate con varie citt� emerge un
quadro di unit� nazionale, di ripresa di una identit� e dignit�
nazionali in questi anni calpestati dallo strapotere occidentale e dai
Quisling locali, che in questi anni hanno fatto da maggiordomi ai
voleri della Nato e del FMI e Banca Mondiale, portando il popolo serbo
in un tunnel di miseria e disperazione sociale, mai visti neanche
durante embarghi e guerre. Fabbriche, uffici, miniere, scuole,
universit� in sciopero, le piazze di tutta la Serbia riempite da
centinaia di migliaia di manifestanti, in alcuni casi anche esasperati
e stanchi di tutto quanto � accaduto. Una ferma e grande prova di
presenza, di identit� e dignit� nazionali ritrovate, in un momento
nuovamente tragico della storia di questo generoso e forte popolo.
Ma proprio in questi aspetti si pu� trovare una lettura di quanto sta
accadendo non casualmente; in molte interviste di questi giorni, mi
viene spesso chiesto �PERCHE?�, proprio ora, in forme cos� violente.
Proprio la scorsa settimana che ero l� ho fatto alcune interviste a
personalit� politiche e sociali, che usciranno nei prossimi giorni, e
nelle quali vi sono spiegati e approfonditi, alcuni aspetti delle
scelte politiche nazionali e statali, avvenute in questo ultimo mese a
livello istituzionale, e dove ci possono essere le chiavi per
comprendere gli avvenimenti di queste ore. Una � quella della
formazione del nuovo governo Kostunica, avvenuta nelle scorse
settimane, in cui il ruolo del Partito socialista Serbo � stato
fondamentale, non perch� come erroneamente scritto da liberi pensatori
locali ( anche di sinistra estrema) che non conoscono nei dettagli gli
avvenimenti, il PSS � andato al governo ( una stupidaggine), oppure
come scritto da qualcuno avrebbe abbandonato scelte precedentemente
sancite, ma perch� la formazione e la vita di questo nuovo governo �
stata fondata sulla base di un accordo istituzionale, alle condizioni
della necessit� degli interessi nazionali del popolo serbo PRIMA DI
TUTTO. E solo su questo potr� contare sull�appoggio esterno non
contrario del PSS, ma ecco dove possiamo trovare la risposta al piano
di violenza programmata scatenata in questi giorni nel Kosovo Metohija,
un vero e proprio tentativo di dare una spallata definitiva alle ultime
presenze serbe nella regione, quasi per anticipare prossime scelte del
nuovo governo di Belgrado. Infatti in uno dei sei punti programmatici
stabiliti nella formazione del nuovo governo ci sono due riguardanti il
KOSMET : il primo � l�aver stabilito per ora l�impossibilit� del
cambiamento della Costituzione serba ( cosa pi� volte tentata di essere
messa all�ordine del giorno dal precedente governo Dindijc su pressioni
occidentali), dove � sancita l�inviolabilit� degli attuali confini
della Repubblica, quindi dove il Kosovo Metohija � e resta una
provincia della Repubblica di Serbia e nessuno pu�, a nome del popolo
serbo trattare per la sua separazione. Questo � praticamente uno
schiaffo agli USA fortemente schierati con la linea dell�ex Uck per
l�indipendenza del Kosovo e quasi un ritorno indietro per la politica
Usa nell�area.
Il secondo riguarda la richiesta ufficiale da parte del nuovo governo,
dell�applicazione della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza
dell�Onu, dove al punto 4, allegato 2, � stabilito il rientro di
personale dell�esercito e polizia della Yugoslavia ( che non c�� pi�) e
della Serbia ( che esiste ancora). Altro punto che riapre una
trattativa sul futuro del Kosmet, diverso da come era stato fino allo
scorso governo; e anche qui un ostacolo alla definitiva soluzione
prospettata dall�ex Uck e avallata dagli Usa di una definitiva
Indipendenza con conseguente espulsione delle ultime comunit� serbe
rimaste.
Ma c�� anche un altro elemento che deve far riflettere, per entrare
nelle dinamiche dell�area attuali, ed � quello di uno scontro di
interessi sempre pi� evidenti tra Europa e Usa ( uno su tutti la
questione dei corridoi, uno fortemente voluto da Germania ed Europa,
l�altro al contrario voluto dagli USA), e Kostunica � fautore di una
politica fortemente indirizzata e rivolta verso l�Europa, a tutti i
livelli, anche per la sua formazione culturale e storica.
Mentre vengono annunciate queste nuove direzioni politiche, non certo
rivoluzionarie ma sicuramente fondate su concetti di sovranit�
nazionale, diritto internazionale e interessi nazionali, tutti concetti
altamente indigesti alla logica e politica imperialista nordamericana,
ecco che improvvisamente accade un evento come la barbara uccisione di
bambini albanesi�il tentativo di una pulizia etnica completa e rapida
che, forse nelle intenzioni avrebbe poi sancito una situazione �de
facto�, che sarebbe stata soltanto da ratificare a livello di comunit�
internazionale, appoggiata dagli Usa. Ecco che il nodo Kosovo sarebbe
definitivamente sciolto, alla Serbia del nuovo governo pi� attento ai
propri interessi nazionali, un monito a rientrare nei ranghi e ad
accettare supinamente e docilmente, decisioni prese da altre parti ma
non trattabili, come � stato in questi ultimi quattro anni. Tenendo
conto che, nessuno ne parla in questo momento all�interno della stessa
Serbia, vi � un�altra situazione esplosiva ed � il Sangiaccato, abitato
in stragrande maggioranza da musulmani che gi� da anni, ma ultimamente
sempre di pi�, stanno proponendo mediante pressioni, violenze,
attentati contro serbi e rom, per farli andare via, il distacco dalla
Serbia per unirsi al Kosovo indipendente e piano piano dare vita alla
famosa �trasversale verde�, che dalla Bosnia musulmana va fino alla
Macedonia, altra area esplosiva di cui non si parla, ma dove ancora
oggi le tensioni sono altissime e dove in molte zone vi � il coprifuoco.
Ecco i tasselli per una Serbia ridotta anch�essa ad uno staterello dove
sar� solo pi� possibile dire � signor s�� al padrone di turno.
E� ovvio che queste sono valutazioni e riflessioni da approfondire, ma
queste non sono solo mie ma anche di politici e studiosi di l�;
stranamente mi erano state espresse e formulate come prospettive in
positivo, proprio dieci giorni fa, non avendo il dono della profezia
non si poteva prevedere una risposta cos� tempestiva e rapida. Ma forse
sono solo coincidenze i drammi di questi giorni sono solo rabbia
popolare causata dal barbaro assassinio di tre bambini albanesi�..
Riguardo l�appello pubblicato sopra, io credo non possiamo rimanere
inerti, penso che ovunque c�� la possibilit� va riproposto il dramma e
la situazione del Kosovo Metohija, ovunque sia possibile vanno
denunciati tutti gli orrori e i crimini di questi banditi . Ogni
Associazione, rivista, giornale deve dare voce a questa resistenza
contro l�annientamento e la pulizia etnica, contro una nuova guerra e
altri bagni di sangue; rompere il silenzio e la disinformazione
scientifica, nuovamente al lavoro nell�area balcanica, � fare una
battaglia per la pace contro la guerra.

In ogni momento o iniziativa per la pace si parli del dramma di questo
popolo. Ricordiamo che per iniziative informative sono a disposizione
di tutti il Video di M. Collon e V. Stojilkovic, tradotto e curato
dall�Associazione SOS Yugoslavia e il libro : E.Vigna -� Kosovo
liberato�- Ed. Citt� del sole, che sono utili e unici strumenti
specifici sulla realt� del Kosmet, ricchi di dati e documentazione.
Per info: mail: posta@... - oppure : 338-1755563

Da parte della nostra Associazione SOS Yugoslavia, rafforzeremo i
progetti con l�Associazione dei Profughi del Kosovo Methoija con cui
gi� lavoriamo, presto avremo altra documentazione e cercheremo di dare
risposte a richieste ed emergenze direttamente da loro.

AIUTACI ANCHE A FERMARE L�ORRORE E LA GUERRA!

� Al di sopra di tutti gli abissi.
Al di sopra di tutti i mali
Malgrado tutti i crimini commessi
E l�odio non sradicato.
Noi persistiamo
e nessuno ci sradicher�
dai nostri focolari e dalla storia � ( Poema epico del Kosovo Metohija)


Enrico Vigna (Associazione SOS Yugoslavia ),
19 marzo 2004



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

www.forumcontrolaguerra.org
mail: info@...

 
Il Forum contro la guerra al WSF di Mumbai

(report)

 
- L’Assemblea nazionale costitutiva del Forum contro la guerra (FCG),
svoltasi a Milano l’11 gennaio 2004, nel suo documento conclusivo “ha
invitato tutti gli aderenti al FCG che parteciperanno a vario titolo al
prossimo Forum Sociale Mondiale (WSF) di Mumbay (16-21 gennaio 2004) a
rappresentare il FCG, portando in quella sede l’appello e le sue
proposte di iniziativa. In particolare :

1) lancio di una campagna mondiale per il ritiro di tutte le truppe di
occupazione dall’Iraq e, in generale, da tutti i teatri di guerra;

2) lancio di una campagna mondiale (“ un miliardo di firme? ”) per un
Trattato internazionale di messa al bando di tutte le armi di
sterminio, a partire da quelle nucleari;

3) sostegno alla campagna internazionale promossa dal coordinamento con
sede a Giakarta, contro la presenza delle basi militari USA in ogni
parte del mondo”.

- Sono stati diversi i promotori del FCG che hanno partecipato al WSF
di Mumbai. Essi vi hanno diffuso in 5.000 copie l’appello costitutivo
del Forum (tradotto in inglese) tra gli attivisti di ogni continente
del movimento mondiale contro la guerra presenti al WSF; e hanno
partecipato ai principali seminari e incontri sul tema della pace e
della guerra, trovando piena sintonia con gli orientamenti e la
piattaforma su cui si è concluso il WSF di Mumbai.

L’impegno svolto a in India ha fatto sì che il Forum contro la guerra
fosse parte integrante di quel centinaio di organizzazioni e movimenti
pacifisti di ogni parte del mondo che hanno promosso la giornata
internazionale di mobilitazione del 20 marzo.

- Il FCG è stato quindi tra i promotori italiani della manifestazione
del 20 marzo a Roma, mettendo in evidenza, nel proprio comunicato di
adesione, l’obiettivo della “cessazione dell’occupazione militare e
coloniale in Iraq, ma anche in Palestina;…il diritto
all’autodeterminazione del popolo iraqueno; il diritto alla riconquista
della sua piena sovranità; il ritiro delle truppe di occupazione - a
cominciare da quelle inviate dal governo italiano - in Iraq, ma anche
in altre aree come i Balcani e l’Afghanistan”; la necessità di dare
battaglia contro il complesso dei meccanismi su cui si regge il sistema
di guerra : le basi militari straniere; gli automatismi dei Trattati
militari che coinvolgono l’Italia e la coinvolgono nelle guerre; le
spese militari; la ricerca, lo stoccaggio, la produzione delle nuove e
vecchie armi di distruzione di massa”. Il comunicato ricorda che “su
questi temi, proprio nel WSF di Mumbai è nata la rete internazionale
contro le basi militari USA a cui abbiamo aderito e si è aperta la
discussione sull’attivazione di una campagna mondiale tesa allo
smantellamento delle armi di distruzione di massa”.

- Il FCG rileva con soddisfazione che l’appello finale del WSF di
Mumbai, evidenzia una molteplicità di contenuti qualificanti, quali ad
esempio “l’impegno di lotta contro la globalizzazione neo-liberista,
l’imperialismo, la guerra”; la lotta “contro ogni forma di terrorismo,
compreso il terrorismo di Stato”; denuncia “l’utilizzo della ‘lotta
contro il terrorismo’ per criminalizzare i movimenti popolari e gli
attivisti sociali”, e il fatto che “le cosiddette leggi contro il
terrorismo stanno restringendo i diritti civili e le libertà
democratiche in tutto il pianeta”. Viene inoltre evidenziato che : “il
capitalismo, in risposta alla sua crisi di legittimità, ricorre all’uso
della forza e della guerra per mantenere un ordine economico
antipopolare. Esigiamo ai governi di mettere fine al militarismo, alla
guerra e di cancellare le spese militari e chiediamo la chiusura delle
basi militari USA in tutto il mondo…seguendo l’esempio della lotta del
popolo portoricano che ha obbligato a chiudere la base Usa a Vieques”.

Chiediamo, dice ancora l’appello finale di Mumbai “il ritiro immediato
delle truppe di occupazione dall’Iraq ed appoggiamo il diritto del
popolo iracheno alla libera autodeterminazione e sovranità, così come
al diritto a che si riparino i danni causati dall’embargo e dalla
guerra. La ‘lotta contro il terrorismo’ non deve agire come pretesto
per mantenere la guerra e l’occupazione in Iraq e in Afghanistan, e
viene usata per minacciare e aggredire altri popoli”, mentre “nel
frattempo si mantengono il blocco criminale contro Cuba e la strategia
di destabilizzazione in Venezuela… Appoggiamo con forza la
mobilitazione del popolo palestinese, il diritto dei rifugiati al
ritorno e contro la costruzione del muro. Denunciamo l’imperialismo che
stimola i conflitti religiosi, etnici, razziali e tribali a proprio
vantaggio, accrescendo l’odio, la violenza e la sofferenza dei popoli”.

- I rappresentanti del FCG presenti a Mumbai, in un incontro con una
rappresentanza del Forum Sociale Indiano, hanno sottolineato - con
reciproca e piena identità di vedute - che nella piattaforma del WSF è
ancora assente, o carente, il riferimento puntuale alla necessità di
rilanciare nel movimento mondiale contro la guerra l’obbiettivo del
disarmo, a partire da quello nucleare, e l’approvazione di un Trattato
contro la proliferazione nucleare che non codifichi lo Status quo e la
superiorità degli USA e delle maggiori potenze nucleari, ma al
contrario preveda – contestualmente alla non proliferazione – un piano
scadenzato che vincoli le maggiori potenze ad un progressivo
riequilibrio al ribasso, fino alla totale messa al bando e distruzione
di tutte le armi di sterminio di massa. Si è convenuto che tale
obiettivo dovrà essere oggetto di attenta discussione e valutazione
nelle diverse articolazioni (nazionali, continentali, internazionali)
del movimento per la pace, affinchè esso possa trovare piena
cittadinanza e valorizzazione nella piattaforma del prossimo Forum
Sociale Mondiale che si terrà l’anno prossimo a Porto Alegre e su di
esso venga lanciata una campagna mondiale permanente.

 
Forum contro la guerra

(febbraio 2004)

Rassemblement devant l'ONU, le 24 mars 2004.


Le 24 mars 1999, d�but du bombardement de la R�publique f�d�rale de
Yougoslavie par l'OTAN, fut, on le voit aujourd'hui, une date
charni�re. Depuis ce jour, l'empire global a inaugur� une s�rie
continue de guerres d'agression mobilisant des moyens colossaux,
d�stabilisant des continents entiers et reposant sur des alibis
fabriqu�s de toutes pi�ces.
Depuis 5 ans, cette date est comm�mor�e par les adversaires de la loi
de la jungle plan�taire. Cette ann�e, elle prend un relief particulier
� la suite du nettoyage ethnique et religieux du Kosovo par les
extr�mistes albanais, blanchis et couverts par l'occupant occidental.
Des milliers de personnes ont �t� expuls�es de leurs foyers ces
derniers jours. 25 �glises et monast�res ont �t� incendi�s, sept
villages ras�s. Ces crimes s'ajoutent � l'exil de quelque 200'000
habitants du Kosovo, et � la destruction d'environ 120 monuments
chr�tiens, sous l'oeil et la responsabilit� de M. Kouchner et d'autres
apparatchiks "humanitaires", et d'une force internationale venue
soi-disant r�tablir la paix civile. Depuis 5 ans, les m�dias
occidentaux couvrent de leur silence ce chaos pestilentiel.
Sous l'�gide de la "communaut� internationale", le Kosovo est devenu,
depuis 1999, un v�ritable Mafialand, plaque tournante du trafic de
drogues et d'armes, ainsi que de la traite de femmes en Europe.
Que font les arm�es europ�ennes dans ce cauchemar? Que sont all�s y
chercher les Suisses? Qui r�pondra de ce d�sastre, impos� au prix du
bombardement f�roce de tout un pays?
Pour poser toutes ces questions, la meilleure adresse est encore l'ONU.
Donc : le 24 mars, rejoignez le rassemblement organis� par le Comit�
pour la Paix en Yougoslavie. Venez, au nom de la paix, de la justice,
de la v�rit�. N'attendez pas que le chaos s'�tende jusque chez vous...

***



Liste de diffusion : Damn�s du Kosovo
http://www.gael.ch/collectif/damnes/inscriptions.html



Le Comit� pour la paix en Yougoslavie appelle � un �

RASSEMBLEMENT �

devant l�ONU �

le mercredi 24 mars 2004 �
Gen�ve - Place des Nations - 18h15 �

5 ans apr�s le d�but de l�op�ration Force Alli�e en Yougoslavie �

(24 mars 1999) �
1 an apr�s l�invasion militaire de l�Irak


Manifestation autoris�e DJPS 401849-04 12.3.04


Le mercredi 24 mars 1999 marque une date sinistre de notre histoire :
pour la premi�re fois depuis 1945, un �tat souverain de l'Europe se
voyait bombard� par une alliance militaire plac�e sous commandement
am�ricain, au m�pris total des r�gles du droit international et en
violation flagrante de la charte de l'ONU. �

L'agression de l'OTAN contre la Yougoslavie n�a fait qu'exacerber les
conflits qu'elle pr�tendait r�soudre. Les premi�res victimes des
bombardements furent l'ensemble des populations du Kosovo que les
apprentis sorciers de l'OTAN affirmaient vouloir aider. Cette
motivation humanitaire n��tait qu�un paravent cachant des objectifs
bien plus sordides. Alliance d�fensive � l'origine, l'OTAN s�est
m�tamorphos�e sous nos yeux en instrument docile des agressions
am�ricano-occidentales dans le monde. �

Le r�tablissement de la paix dans les Balkans et dans le monde passe
par un refus clair oppos� aux strat�gies imp�riales de division des
peuples et par l'ouverture de vraies n�gociations politiques et
diplomatiques visant � concilier les parties autour de projets de paix
durables, c'est-�-dire respectueux du droit de tous les peuples �
disposer d'eux-m�mes.


Apr�s 5 ans d'occupation militaire et d'administration onusienne :

230 000 habitants chass�s du Kosovo apr�s l'entr�e de l'OTAN survivent
actuellement en Serbie et Mont�n�gro selon le CICR. �

Plusieurs milliers d'autres sont dispers�s dans toute l'Europe. �

Selon Amnesty, �les membres des communaut�s minoritaires encourent
toujours le risque d'�tre agress�s ou tu�s pour des motifs d'ordre
ethnique�. �

Les Serbes du Kosovo ont subi plus de 6000 attaques provoquant la mort
de plus de 1000 d'entre eux.

L'op�ration Force Alli�e de 1999 se r�v�le �tre : �

un d�sastre humanitaire : �
800 000 personnes d�plac�es pendant le conflit, puis 230 000 habitants
chass�s de leur foyer apr�s l�entr�e des forces de l�OTAN; �
un d�sastre �conomique :
29 milliards de d�g�ts dans les infrastructures industrielles de la
Serbie et du Mont�n�gro (routes, ponts, h�pitaux, syst�mes de
t�l�communications); �
un d�sastre �cologique :
augmentation fulgurante des cancers sur les territoires bombard�s,
disparition de certaines esp�ces animales et v�g�tales de l��cosyst�me;

un d�sastre pour les relations intercommunautaires : �
radicalisation des antagonismes, mise en place d�un r�gime d'apartheid
de fait supervis� par l�UMNIK; �
un d�sastre institutionnel :
cr�ation d�une zone constitutionnellement ind�termin�e ayant pour seule
l�gitimit� la r�solution 1244 du Conseil de s�curit�; �
un d�sastre militaire :
l�Alliance militaire la plus puissante du monde n�est pas parvenue �
d�truire plus de 13 chars, quelques batteries antia�riennes et quelques
v�hicules de l�arm�e Yougoslave en 78 jours de bombardements, ce qui
d�montre que l�objectif n��tait pas militaire, mais g�ostrat�gique,
donc sans lien avec des pr�occupations humanitaires; �
un d�sastre pour le Droit international :
cette intervention ill�gale des pays membres de l�OTAN a ouvert la
porte aux interventions qui ont suivi en Afghanistan puis en Irak; �
un d�sastre diplomatique : �
la farce des n�gociations de Rambouillet a ridiculis� l�id�e de
m�diation internationale ayant pour but de trouver des solutions dans
le respect des int�r�ts des populations concern�es.

Comit� pour la paix en Yougoslavie
www.gael.ch/collectif/
Cp 915 - 1264 St-Cergue

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Inscription - d�sinscription et historique des messages envoy�s � la
liste de diffusion Damn�s du Kosovo
http://www.gael.ch/collectif/damnes/inscriptions.html
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[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

Kosovo e Metohija:
Il bordello dei Balcani al servizio dei soldati americani


Lettera ad Amnesty International

Queste ultime tragiche vicende nel Kosovo (e Metohija!!!) mi hanno
straconfermato quanto gi� pensavo, 13 � 14 anni fa, sulla vostra
posizione riguardo l�accanimento della distruzione della Jugoslavia;
cio� sin dal primo incontro avvenuto con voi all�Universit� di Roma.
Gi� allora avevate sepolto la Jugoslavia definendola "ex". Mi presentai
in quella occasione da "jugoslavo", quando dalla prima fila si ud� una
voce irritata: "La Jugoslavia non esiste pi�". " Ma io sono qui, dunque
esisto" risposi, al che il pubblico mi applaud�.

"La Jugoslavia deve scomparire. La Serbia va messa in ginocchio!". I
nostri storici nemici, la Germania e il clero del Vaticano perseguivano
queste parole d�ordine nel 1991 come nel 1941. Si sono sostenuti i vari
nostri "capi tribali", slavi e non (ai quali va tutto il nostro
disprezzo) affinch� portassero alla secessione e alla lotta armata
contro il governo centrale. Non riuscendo con ricatti, embarghi,
isolamento politico a mettere in ginocchio quel popolo "ribelle", si �
ricorso alla "guerra umanitaria" con bombardamenti arricchiti
all�uranio impoverito, distruggendo cos� la Vita. (Non siete nemmeno a
conoscenza del fatto che qui a Roma vengono dei bambini dalla Serbia,
dal Montenegro, a curarsi di leucemia, ma purtroppo senza successo).
Intervento invocato da quel "non violento" Ibrahim Rugova insieme ai
suoi compagni di merenda, i Taci, Ceku e Bin Laden - l�allora
terrorista buono.

Mai un popolo � caduto cos� in basso, costretto ad applaudire e
abbracciare quelli che lo hanno bombardato.

Per fare ci� si � ricoperto Slobodan Milosevic di tante infamie, per
cos� satanizzare un intero popolo. Cosa se non questo significava
risolvere la dicitura nel cruciverba dell� "Espresso", maggio 1993:
"capo dei barbari" (vedi foto) - naturalmente quella di Milosevic.

Era chiaro che i serbi e tutti gli altri non albanesi; i montenegrini,
goranci, rom, turchi, la comunit� ebraica nel Kosmet (Kosovo e
Metohija), non volevano la secessione. Non credevano al "democratico"
Rugova n� al suo Kosovo e Metohija democratico autonomo, anche se
questo personaggio trovava tanto spazio nei media occidentali. Il
Rugova al quale � stato conferito il premio "San Valentino" per
l'amore, e la cittadinanza onoraria, dal Sindaco della citt� del santo
(Terni). Dopo esser stato ricevuto dal Papa scopre la "vera religione"
e si converte al cattolicesimo. Cos�, tra una confessione e l�altra con
qualche paternostro si sentir� la coscienza a posto. (Qualcosa di
simile l�abbiamo conosciuto nella storia jugoslava, dal 1941 al 1945,
quando alcuni francescani croati scambiavano il saio con l�uniforme
ustascia per poter sgozzare gli ortodossi serbi...).

Non potendo ottenere democraticamente, cio� costituzionalmente, quello
che agognavano, i secessionisti sono stati accontentati con
l�intervento internazionale, coi bombardamenti che hanno massacrato i
civili e i bambini anche albanesi. Se avessi incontrato Rugova gli
avrei sventolato davanti agli occhi le foto dei bambini massacrati
dalle bombe, come ebbi occasione di fare dinanzi alla "paladina" della
giustizia del cosiddetto Tribunale dell�Aia, la Carla Del Ponte, alla
sede dei guerrafondai radicali di Roma.

Il pretesto per lo scempio, per l�aggressione barbara della NATO con il
sostegno incondizionato del Governo D�Alema, � scattato con il rifiuto
di Milosevic o chi per lui di mettere la firma sull�Ultimatum di
Rambouillet. E poi questo "ex comunista" ha la faccia tosta di scrivere
un libro sul Kosovo... Grazie ai bombardamenti � stata eseguita la vera
pulizia etnica nel Kosmet.

In tanti anni, con tutte la specie di angherie compiute dai terroristi
albanesi - attacchi ai civili, cacciata dai propri focolari,
distruzione di beni culturali patrimonio mondiale, assalto alle
Istituzioni legali, boicottaggio dell�istruzione nella propria lingua
ma col programma dello Stato nel quale vivono, attacchi ai Distretti di
polizia, uccisioni dei poliziotti facendo dei propri figli "scudi
umani" per poi mandare in giro per il mondo foto indicando "poliziotti
serbi che sparano contro i nostri bambini", etc, etc, - voi eravate
ciechi e sordi, oppure avevate "gli occhi foderati di prosciutto".
Avete versato cos� tante lacrime di coccodrillo sulla "tragica"
situazione degli albanesi che vi � sfuggita anche l�uccisione di quei 4
bambini serbi l�estate scorsa, mentre facevano il bagno nel fiume.

Dopo l�arrivo della KFOR, i nazionalisti albanesi diventano ancora pi�
spavaldi.
Bruciano le case, devastano i monasteri ortodossi, patrimonio culturale
mondiale, uccidono i bambini, quei pochi rimasti... I beni nazionali
vengono confiscati e svenduti al capitale straniero, come � stata
confiscata la miniera di Trepca da un certo Kouchner; e poi
l�espropriazione della distribuzione dell�energia elettrica da parte
del vicepresidente americano Cheney per alimentare la loro citt��base
(Camp Bondsteel) nel Kosovo e Metohija... E la TV di Pristina come dono
di nozze di Steiner - toh guarda, un altro nome tedesco - alla sua
bella albanese...

E cosi via: Kosovo e Metohija � il bordello dei Balcani al servizio dei
soldati americani.

Dopo tutto ci�, nonostante l�ennesimo rifiuto albanese al dialogo, dopo
l�ennesima provocazione di questi giorni, ancora insistete che "i serbi
devono dimostrare buona volont�"!
E sapete quanto se ne fregano gli albanesi delle vostre raccomandazioni!

Mi sono dilungato, ho dedicato troppo tempo a questa lettera. Dovevo
chiedervi soltanto: "Ma di cosa state blaterando, ancora"!?

Senza osservanza,
Ivan, nato in Istria


Venerd�, 19 Mar 2004, alle 17:23 Europe/Rome, press@... ha
scritto:

>
> Gent.mi tutti,
>
> vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:
>
>
> Kossovo/Serbia: Amnesty International chiede a tutte le parti di
> fermare gli attacchi e le rappresaglie
>
>
> Grazie per la cortese attenzione
>
> Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
> Amnesty International Ufficio Stampa
> Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press@...
>
>
> (See attached file: 040319.rtf)
>
> ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPO REDATTORE ESTERI
> COMUNICATO STAMPA
> CS28-2004
> KOSSOVO/SERBIA: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE A TUTTE LE PARTI DI
> FERMARE
> GLI ATTACCHI E LE RAPPRESAGLIE
>
> Amnesty International si e' detta fortemente preoccupata per la
> situazione
> nella provincia del Kossovo, dove una trentina di persone sono morte e
> centinaia sono rimaste ferite a seguito di violenti scontri tra
> albanesi e
> serbi, iniziati il 17 marzo a Mitrovica/Mitrovic� e rapidamente estesi
> a
> tutto il Kossovo.
>
> Oltre ai morti e ai feriti, vi sono stati attacchi contro proprieta' e
> chiese serbe. Molti serbi residenti nelle piccole enclavi sparse in
> tutta
> la provincia sono stati costretti a fuggire o sono stati evacuati dalla
> Kfor (la Forza militare multinazionale in Kossovo). Amnesty
> International
> ha espresso preoccupazione anche per le azioni di rappresaglia
> compiute dai
> serbi contro le moschee a Belgrado, Nis e in altri centri della Serbia.
>
> L'organizzazione per i diritti umani ha chiesto a tutte le parti di
> esercitare moderazione e ha sollecitato le autorita' del Kossovo e
> della
> Serbia a prendere le misure necessarie per ripristinare la legge e
> l'ordine, nel rispetto degli standard internazionali sull'uso della
> forza.
>
> La violenza e' scoppiata dopo la notizia che tre ragazzi albanesi erano
> annegati nel fiume Ibar, nei pressi di Mitrovica/Mitrovic�, il 16
> marzo.
> Secondo la testimonianza di un quarto ragazzo, sopravvissuto, il
> gruppo era
> stato costretto a gettarsi nel fiume perche' inseguito dai serbi. Il
> giorno
> prima a Caglavica/Caglavic�, nei pressi della capitale
> Pristina/Prishtin�,
> un serbo di 18 anni era stato gravemente ferito in un incidente
> stradale
> attribuito agli albanesi.
>
> Una volta diffusa la notizia dell'annegamento dei tre ragazzi, il 17
> marzo
> una grande folla di albanesi e di serbi si e' radunata a
> Mitrovica/Mitrovic� (gia' sede, in passato, di gravi scontri
> interetnici)
> sulle due rive del fiume Ibar che divide la citta' in due blocchi
> etnici.
> La situazione e' degenerata e la violenza si e' propagata in tutto il
> Kossovo.
>
> Amnesty International ha invitato la Kfor e la Unmik (la Missione delle
> Nazioni Unite per l'amministrazione ad interim del Kossovo) a garantire
> che, nel rispetto degli standard internazionali, gli agenti di pubblica
> sicurezza e i militari ricorrano all'uso delle armi da fuoco solo
> quando
> altri mezzi siano risultati inefficaci o non congeniali rispetto
> all'obiettivo. L'uso intenzionale della forza legale dovrebbe essere
> limitato alle circostanze in cui questo sia strettamente inevitabile
> per
> proteggere vite umane.
>
> La perdurante incertezza sullo status finale del Kossovo, che dal 1999
> e'
> sotto il controllo della Unmik, ha contribuito ad accrescere la
> tensione
> interetnica. Amnesty International ritiene che il ritorno della
> violenza
> evidenzi il fallimento della Unmik, cosi' come delle autorita' della
> Serbia-Montenegro, nell'affrontare seriamente l'eredita' delle
> violazioni
> dei diritti umani commesse nel passato.
>
> Amnesty International sottolinea con estremo rammarico la mancanza di
> progressi negli ultimi quattro anni da parte delle autorita' serbe nel
> portare di fronte alla giustizia i responsabile delle 'sparizioni' di
> migliaia di albanesi del Kossovo, avvenute quando la provincia era
> amministrata dalla Serbia. Allo stesso modo, Amnesty International
> deplora
> la mancanza di progressi da parte delle autorita' kossovare nel
> portare di
> fronte alla giustizia i responsabili del rapimento di circa 1200
> serbi, rom
> ed appartenenti ad altre minoranze etniche.
> FINE DEL COMUNICATO
> Roma, 19 marzo 2004
>
> Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
> Amnesty International Italia - Ufficio stampa
> Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@...
>
>
> ***********************************************************************
> ****
> Paola Nigrelli
> Ufficio Stampa
> Amnesty International - Sezione Italiana
> Via G.B. de Rossi, 10 - 00161 ROMA
> Tel. 06 44.90.224 fax 06 44.90.222
> cell. 348-6974361 e-mail: press@...
> Internet: www.amnesty.it
>
> MAI PIU' VIOLENZA SULLE DONNE. Sostieni la campagna di
> Amnesty per i diritti delle donne su www.amnesty.it
> ***********************************************************************
> ***





[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

Anl��lich des 5. Jahrestages des Beginns der NATO-Aggression gegen die
Bundesrepublik Jugoslawien

Diskussionsveranstaltung:

Das Haager Kriegsverbrecher-Tribunal �
die Fortsetzung der NATO-Aggression gegen das serbische Volk mit
anderen Mitteln

Es sprechen:
Klaus Hartmann
Vize-Pr�sident des Internationalen Komitees
f�r die Verteidigung von Slobodan Milos�evic�

Cathrin Sch�tz
Autorin der Tageszeitung junge Welt

Sonntag, 28. M�rz 2004 um 16 Uhr
in der Gastst�tte Stari Grad/Kupferpfanne, Karlstra�e 32 in Offenbach
a.M.


Der v�lkerrechtswidrige Angriffskrieg der NATO gegen Jugoslawien
kostete Tausende Menschenleben und warf die Entwicklung des Landes um
Jahrzehnte zur�ck. Seit Tagen erreicht die Welle der Gewalt im Kosovo
einen neuen H�hepunkt, ausgehend von der terroristischen UCK, die zum
Zwecke des westlichen Feldzuges in einer propagandistischen
Meisterleistung als �Freiheitsk�mpfer� dargestellt und unter der
NATO-Besatzung zu einer Polizeitruppe gemacht wurde.

Unterdessen stehen nicht die wirklichen Kriegsverbrecher vor dem
illegalen �Tribunal� in Den Haag, angeklagt ist die gesamte ehemalige
serbische F�hrungsriege, an der Spitze Slobodan Milos�evic�. Durch
diese Siegerjustiz wollen die T�ter ihre Opfer schuldig sprechen, Recht
soll Unrecht werden.

Die Aggressoren d�rfen nicht die Geschichte schreiben!


ViSdP: Vereinigung f�r Internationale Solidarit�t e.V.



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

Most za Beograd
Un ponte per Belgrado in terra di Bari -
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava 
via Abbrescia 97, 70121 BARI
tel/fax 0805562663
most.za.beograd@...  
conto corrente postale n. 13087754

----------



Gli ultimi dispacci di agenzia ci parlano di una situazione gravissima
di pogrom e pulizia etnica nei confronti dei pochi residenti non
albanesi rimasti in Kosovo (circa 300.000 sono già stati espulsi dopo
giugno '99).
Da Kosovska Mitrovica è giunto all'associazione SOS Yugoslavia (Torino)
e alle associazioni, che in questi anni si sono preoccupate di dare
informazioni  contro le menzogne mediatiche e di organizzare ponti di
solidarietà con la popolazione jugoslava bombardata dalla NATO, un
accorato e disperato appello, che diffondiamo e invitiamo a diffondere
il più possibile.
Riteniamo che in questi giorni, in cui si sviluppa la mobilitazione
contro la guerra degli USA e per il ritiro delle truppe italiane
dall'Iraq, la questione jugoslava - vera e propria guerra costituente
del "nuovo ordine mondiale" - debba ritornare al centro
dell'attenzione, delle mobilitazioni e della solidarietà con una
popolazione brutalmente aggredita, bombardata, umiliata e offesa dalla
"comunità internazionale"
L'iniziativa di giovedì 25 a Molfetta, con la presentazione di un video
inedito girato nella primavera del 2003 proprio a Kosokska Mitrovica
assume - dopo i terribili pogrom antiserbi di questi giorni - si
presenta come un appuntamento ancor più significativo. Siamo impegnati
a organizzarne una a Bari nei primi giorni di aprile, di cui daremo al
più presto notizia.

accludiamo qui, insieme con l'appello, un articolo di Enrico Vigna
dell'associazione SOS Yugoslavia, nonché alcuni articoli pubblicati in
questi giorni sui quotidiani italiani.

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giovedì 25 marzo - ore 20.00 - Casa dei popoli - Via Tenente Ragno 62
-  Molfetta
 
Jugoslavia perché...  A 5 anni dalla “guerra umanitaria” e
“costituente” della NATO
 
presentazione del libro  QUEL BRACCIO DI MARE... appunti di un viaggio
balcanico
intervengono Nellina Guarnieri  (Ass. ADIRT)
Mariella Cataldo (Ass. Most za Beograd)
 
Il ricavato della vendita del libro (10 euro: può essere richiesto
all'associazione) è devoluto a sostegno del progetto di “adozioni a
distanza” dei bambini della Zastava di Kragujevac distrutta dai
missili. (Il 12 marzo sono stati consegnati a Kragujevac i primi 1000
euro...)
 
Durante la serata
Performance teatrale a cura dell’Ass. Grammelot

“Le altre verità del Kosovo” - video-reportage presentato da Pasquale
Giordano


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KOSOVO METHOIJA - MARZO 2004

Appello per fermare la pulizia etnica e gli orrori contro la
popolazione serba e non albanese

 

Agli amici del popolo del Kosovo Methoija e del popolo serbo, alle
Associazioni come la vostra ed alla sua persona, conosciuta e stimata
per quanto fatto finora per il nostro popolo,

 

Vi giunga questo appello da questa terra martoriata, dove in questi
giorni il sangue e la guerra, sono nuovamente parte della nostra già
difficile quotidianità di questi terribili e duri cinque anni trascorsi
dai bombardamenti della Nato, e dalla conseguente espulsione e pulizia
etnica di centinaia di migliaia di nostri fratelli e sorelle dalle
proprie case, dai propri campi, dalle proprie radici millenarie e molte
migliaia anche strappati alla vita ed all’affetto delle loro famiglie,
mediante assassinii e rapimenti.

Vi chiediamo di attivarvi in qualsiasi modo e forma per contribuire a
cercare di fermare l’orrore e il bagno di sangue causati da queste
forze terroristiche che distruggono, incendiano, uccidono e lapidano
uomini e donne che da sempre vivono qui.

Vi chiediamo di informare correttamente sulle verità e la realtà di
quanto sta accadendo, di chiedere a tutte le persone oneste e che
credono nei diritti umani nel vostro paese di aiutare il nostro popolo
a non subire un vero e proprio genocidio.

Distruggono anche gli ultimi cimiteri, monumenti e monasteri della
cultura ortodossa che ancora non avevano distrutto in questi anni.

Siamo stanchi di vedere i nostri campi e le nostre case bruciate, di
essere vessati, uccisi, perseguitati con la sola colpa di essere serbi
e di voler continuare a vivere nella terra dove da centinaia di anni
abbiamo sempre vissuto. In una terra per la cui difesa dalle
aggressioni e dalle occupazioni degli stranieri invasori nel corso
della storia abbiamo sempre versato fiumi del nostro sangue.

Siamo stanchi, ma non consegneremo ad assassini e terroristi estremisti
la nostra terra, le nostre vite, le nostre radici, la nostra dignità.
Dovranno ucciderci tutti, anche i nostri figli e le nostre mogli. E’ un
nostro diritto.

Le chiediamo di divulgare queste parole, di dare voce a noi, semplici
cittadini, stranieri a casa propria, di un popolo senza voce, senza
televisioni, senza neanche più la forza per urlare la nostra
indignazione e le nostre ragioni. Ma determinati a non cedere.

Nel nostro ospedale di Kosovska Mitrovica non ci sono più posti liberi,
non ci sono sufficienti medicinali, non c’è sufficiente sangue per
colmare quello versato dagli estremisti albanesi; da ogni angolo di
questo Kosovo crocefisso questo è l’ultimo lembo di terra dove
confluiscono i nostri fratelli e sorelle scampati ai pogrom delle bande
assassine, che terrorizzano, incendiano le case, uccidono.

Nelle nostre case scarseggia tutto, i nostri figli non hanno più nulla
che non sia paura e angoscia. Aiutateci a fermarli. Che la gente onesta
e buona si alzi per gridare BASTA!

La nostra amicizia e fratellanza sarà eterna.

Noi siamo ancora in piedi e fermi nella volontà di fermarli, di
resistere, ma siamo soli con i nostri fratelli della Serbia. Il
personale internazionale di qui ci dice che siamo soli perché siamo
serbi. Sappiamo che lei e le vostre Associazioni non la pensano così.
Per questo confidiamo nella vostra amicizia e nel vostro impegno. Ma
fate presto!

Con rispetto e tanta amicizia.

 

Cittadini e cittadine delle Istituzioni e Municipalità, dell’Ospedale e
delle varie Associazioni civili e sociali di Kosovska Mitrovica, Nord
del fiume Ibar, a cui si associano i profughi delle Associazioni dei
Profughi in Serbia.



 

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Ora hanno messo a fuoco le ultime case, monasteri, campi che ancora non
avevano bruciato… Assalti, devastazioni, lapidazioni, bombe; ancora
paura, orrore, violenza, sangue, morte. Il tutto sotto l’occhio
“distratto” di 20.000 soldati della Nato.

ECCO a cinque anni dalla “liberazione”, dai “bombardamenti umanitari”,
che cosa è il “Kosovo liberato”. Un “bantustan”, un enorme campo di
concentramento a cielo aperto, dove alcune etnie non “pure” vivono da
cinque anni in una condizione di prigionieri e di paria, non potendo
svolgere alcuna attività.

Una regione dove in cinque anni ,ci sono stati migliaia di attentati,
migliaia di assassinati e di rapimenti, di feriti, nella stragrande
maggioranza commessi contro serbi, e in numero minore, contro non
albanesi o albanesi kosovari jugoslavisti.

Ecco nuovamente questi “dannati del Kosovo”, nuovamente in prima
pagina, ma non per denunciare questo stato di cose barbaro e criminale,
ma perché le bande assassine dell’ex UCK, oggi regolarizzate nel Corpo
Protezione del Kosovo, comandato dal criminale di guerra della ex
Jugoslavia A. Ceku, stanno cercando di terminare la pulizia etnica e la
cacciata definitiva delle ultime migliaia di serbi e di qualche altra
etnia, che non avevano preso la via dell’esilio e della fuga, come gli
altri circa 300.000 che sono scappati in gran parte in Serbia.

Quanto sta avvenendo non ha nulla di particolarmente nuovo per chi, in
questi anni ha continuato a seguire gli avvenimenti kosovari , è una
logica conseguenza del modo in cui è stata organizzata la dissoluzione
della Jugoslavia e il protettorato sul Kosovo.

Cosa è successo? Il pretesto per un gigantesco pogrom scatenato in
tutto il Kosovo lo ha fornito la notizia diffusa dai media della morte
di due bambini albanesi (un terzo è disperso) nelle acque del fiume
Ibar, a Mitrovica, per sfuggire all’inseguimento di coetanei serbi con
cane… La notizia è stata subito smentita ufficialmente, nella stessa
notte, da Derek Chappell portavoce dell’Unmik. Ma era solo il pretesto,
costruito per l’opinione pubblica occidentale (e ancora avallato
incredibilmente da una serie di quotidiani) – come fu la presunta
strage di Racak, o le stragi del mercato di Sarajevo, per mettere in
moto un ennesimo passaggio storico per l’area.

Come “un’ora x” una notte dei cristalli, come è stata definita da media
locali, scatta una coordinata e sincronizzata campagna in tutto il
Kosovo Methoija, ovunque c’è ancora qualche “enclave” di sopravvissuti
serbi e rom, circondati da filo spinato e truppe KFOR, ovunque c’è
ancora una chiesa ortodossa, al cui interno vivono assediati qualche
anziano con i monaci, si scatenano assalti, incendi, assassinii, una
vera e propria azione sincronizzata militarmente, da un esercito senza
divisa, ma molto ben dotato di pistole, fucili mitragliatori, granate,
mortai e bottiglie incendiarie e in sole 20 ore si scatena l’orrore:

Mitrovica, Caljavica, Kosovo Polje, Gnjilane, Bicha, Grabac, Osojane,
Belopolje, Pec, Gorazdevac, Obilic, Prizren, Svinare, Lipljan e -
vergogna per l’Unesco e l’Onu - la distruzione della chiesa Sveti Ilja
a Vucitrin e dell’antichissimo monastero di Djakovica (che erano
patrimoni dell’umanità); parte delle 16 chiese e monasteri distrutti
nella sola notte. In 60 ore: 31 morti oltre 500 feriti secondo dati
ufficiali, mancano notizie dei villaggi sparsi per la regione,
centinaia di case incendiate e distrutte. Persino l’ospedale di
Mitrovica Nord è stato attaccato con mortai, come ha denunciato il
direttore M. Ivanovic. Anche la Kfor ha avuto quasi un centinaio di
feriti, di cui alcuni gravi; la stessa Onu ha avuto macchine incendiate
e sedi assaltate; per questo il 19 marzo Annan ha chiesto il rientro
dello staff presente nel Kosmet.

 

Ma in queste dinamiche militari emerge ancora una volta il ruolo
vergognoso - e funzionale alla preparazione degli eventi - dei mass
media occidentali (tranne rare eccezioni), che immediatamente parlano
della “barbara uccisione dei bambini albanesi” (prima falsità: smentita
dall’Unmik), poi di “scontri interetnici” (seconda falsità: da una
parte vi sono degli assalitori armati, dall’altra degli assaliti
disarmati), di “esplosione della rabbia degli albanesi per l’accaduto”
(terza falsità: gli stessi funzionari Unmik, a giornalisti scozzesi
dello Scotsman parlano di pogrom pianificato, così come il comandante
delle truppe italiane” dichiara a Repubblica che “ serviva solo un
pretesto…tutto era programmato…”; come è possibile che, in un
territorio completamente militarizzato, centinaia di individui si
spostino armati da una cittadina ad un’altra per dare assalti,
incendiare, uccidere e 20.000 soldati armati ed equipaggiati
sofisticatamente…non vedano ?!). Poi di “atti di violenza di estremisti
albanesi” (quarta falsità: uccidere uomini e bambini, bruciare case e
monasteri, non possono essere mediaticamente definiti “atti di
violenza”, ma sono giuridicamente dei crimini; il comandante delle
truppe italiane dichiara: “gli albanesi vanno di casa in casa per
uccidere…”).

La Serbia ha risposto nuovamente compatta, come all’inizio dei
bombardamenti Nato nel 1999, nelle telefonate con varie città emerge un
quadro di unità nazionale, di ripresa di una identità e dignità
nazionali in questi anni calpestati dallo strapotere occidentale e dai
quisling locali, che in questi anni hanno fatto da maggiordomi ai
voleri della Nato, del FMI e della Banca Mondiale, portando il popolo
serbo in un tunnel di miseria e disperazione sociale, mai visti neanche
durante embarghi e guerre. Fabbriche, uffici, miniere, scuole,
università in sciopero, le piazze di tutta la Serbia riempite da
centinaia di migliaia di manifestanti, in alcuni casi anche esasperati
e stanchi di tutto quanto è accaduto. Una ferma e grande prova di
presenza, di identità e dignità nazionali ritrovate, in un momento
nuovamente tragico della storia di questo generoso e forte popolo.

 

Ma proprio in questi aspetti si può trovare una lettura di quanto sta
accadendo non casualmente; in molte interviste di questi giorni, mi
viene spesso chiesto “PERCHE?”, proprio ora, in forme così violente.
Proprio la scorsa settimana ero in Serbia e ho fatto alcune interviste
a personalità politiche e sociali, che usciranno nei prossimi giorni, e
nelle quali sono spiegati e approfonditi alcuni aspetti delle scelte
politiche nazionali e statali di quest’ultimo mese a livello
istituzionale. In esse ci possono essere le chiavi per comprendere gli
avvenimenti di queste ore.

1. Una è quella della formazione del nuovo governo Kostunica, avvenuta
nelle scorse settimane, in cui il ruolo del Partito Socialista Serbo è
stato fondamentale, non perché - come erroneamente scritto da liberi
pensatori locali (anche di sinistra estrema) che non conoscono nei
dettagli gli avvenimenti -  il PSS sia andato al governo (questa è una
stupidaggine), oppure -  come anche ha scritto qualcuno - avrebbe
abbandonato scelte precedentemente sancite, ma perché la formazione e
la vita di questo nuovo governo è stata fondata sulla base di un
accordo istituzionale, basato sulla necessità di difendere gli
interessi nazionali del popolo serbo PRIMA DI TUTTO. E solo su questa
base il nuovo governo potrà contare sull’appoggio esterno del PSS. Ma è
qui che possiamo trovare la risposta al piano di violenza programmata
scatenata in questi giorni nel Kosovo Methoija, un vero e proprio
tentativo di dare una spallata definitiva alle ultime presenze serbe
nella regione, quasi per anticipare le prossime scelte del nuovo
governo di Belgrado. Infatti, in uno dei sei punti programmatici per la
formazione del nuovo governo ci sono due riguardanti il KOSMET : il
primo è l’aver stabilito per ora l’impossibilità del cambiamento della
Costituzione serba (cambiamento che il precedente governo Dindijc, su
pressioni occidentali, aveva più volte tentato di mettere all’ordine
del giorno), dove è sancita l’inviolabilità degli attuali confini della
Repubblica, per cui il Kosovo Methoija è e resta una provincia della
Repubblica di Serbia e nessuno può, a nome del popolo serbo, trattare
per la sua separazione. Questo è praticamente uno schiaffo agli USA,
fortemente schierati con la linea dell’ex Uck per l’indipendenza del
Kosovo, è quasi un ritorno indietro per la politica Usa nell’area.

2. Il secondo riguarda la richiesta ufficiale da parte del nuovo
governo, dell’applicazione della Risoluzione 1244 del Consiglio di
Sicurezza dell’Onu, che al punto 4, allegato 2, stabilisce il rientro
di personale dell’esercito e polizia della Yugoslavia (che non c’è più)
e della Serbia (che esiste ancora). È un altro punto che riapre una
trattativa sul futuro del Kosmet in modo diverso da come era stato fino
allo scorso governo; vi è anche qui un ostacolo alla soluzione
definitiva, prospettata dall’ex Uck e avallata dagli Usa, di una
definitiva indipendenza con conseguente espulsione delle ultime
comunità serbe rimaste.

3. Ma c’è anche un altro elemento che deve far riflettere, se guardiamo
alle attuali dinamiche dell’intera area: uno scontro di interessi
sempre più evidente tra Europa e Usa (uno su tutti, la questione dei
corridoi: uno, fortemente voluto da Germania ed Europa, l’altro, al
contrario, voluto dagli USA). Kostunica, anche per la sua formazione
culturale e storica, è fautore di una politica fortemente indirizzata,
a tutti i livelli, verso l’Europa.

Mentre vengono annunciati questi nuovi indirizzi politici, non certo
rivoluzionari, ma sicuramente fondati su concetti di sovranità
nazionale, diritto internazionale e interessi nazionali - tutti
altamente indigesti alla logica e politica imperialista nordamericana -
 ecco che improvvisamente accade un evento come “la barbara uccisione
di bambini albanesi”, che spiana la strada al tentativo di una pulizia
etnica completa e rapida con l’obiettivo di determinare una situazione
“de facto”, che la “comunità internazionale” appoggiata dagli Usa non
avrebbe potuto che ratificare.

Ecco che il nodo del Kosovo sarebbe definitivamente sciolto, con un
pesante monito al nuovo governo della Serbia, più attento ai propri
interessi nazionali, a rientrare nei ranghi e ad accettare supinamente
e docilmente decisioni prese altrove e non negoziabili, come è stato in
questi ultimi quattro anni.

Bisogna tener conto, anche se nessuno ne parla, che in questo momento,
all’interno della stessa Serbia, vi è un’altra situazione esplosiva, il
Sangiaccato, abitato in stragrande maggioranza da musulmani che già da
anni, ma ultimamente sempre di più, stanno proponendo - mediante
pressioni, violenze, attentati per scacciare serbi e rom - il distacco
dalla Serbia per unirsi al Kosovo indipendente e piano piano dare vita
alla famosa “trasversale verde”, che dalla Bosnia musulmana va fino
alla Macedonia, altra area esplosiva di cui non si parla, ma dove
ancora oggi le tensioni sono altissime e dove in molte zone vi è il
coprifuoco.

Ecco i tasselli per una Serbia ridotta anch’essa ad uno staterello dove
sarà solo possibile dire “signorsì” al padrone di turno.

 

Enrico Vigna (Associazione SOS Yugoslavia ), 19 marzo 2004

Per iniziative di informazione e solidarietà sono a disposizione di
tutti

-                         il Video di M. Collon e V. Stojilkovic, I
dannati del Kosovo, tradotto e curato dall’Associazione SOS Yugoslavia.

-                         il libro di E. Vigna -“Kosovo liberato”, Ed.
Città del sole

Per info: mail: posta@... - oppure : 338-1755563

 

 




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La guerra buona

TOMMASO DI FRANCESCO (il manifesto - 18 Marzo 2004)

 

Precipita la crisi in Kosovo. Da cinque anni precipita, ma tutti hanno
preferito tacere su una ferita che i bombardamenti della Nato hanno
mantenuta aperta. Riesplode ora, quando la guerra all'Iraq vede
sfaldarsi il fronte dei belligeranti occidentali. Rimaneva il Kosovo,
la guerra buona e «di sinistra» - era D'Alema il presidente del
consiglio che la gestì e poi se ne vantò - e se ne vanta ancora - in un
libro di memorie presentato a Roma con l'ancora comandante Nato Wesley
Clark. Ieri Kosovska Mitrovica ha visto scene «normali» di guerra
etnica nei Balcani. Ma non era avviata ormai la pacificazione? No, e
appare forte la responsabilità di chi ha usato la guerra come arma di
risoluzione dei conflitti. Quella guerra occidentale - cominciò 5 anni
fa, il 24 marzo del 1999 - fu il risultato di una serie di
stravolgimenti del diritto internazionale. Oggi chi la rivendica parla
del ruolo dell'Onu, mentendo. Perché esisteva solo un dispositivo del
1998 che aveva avviato sul campo una missione di monitoraggio dell'Osce
proprio per impedire violenze da tutte le parti. Rapporti Onu ancora
nel gennaio `99 e quelli dell'Osce non parlavano di pulizia etnica ma
di «sfollati da una parte e dall'altra». Fu la Nato, invece, la
protagonista, per la prima volta ben oltre il suo mandato
istituzionale. La svolta avvenne con il legame perverso tra Richard
Holbrooke, l'inviato Usa, e le milizie dell'Uck, indicate come
«terroristi» solo pochi mesi prima dall'altro inviato Usa nei Balcani,
John Gelbart. Poi la pantomima della conferenza di Rambouillet. La
strage di Racak fece il resto: peccato che l'anatomopatologa finlandese
Helena Ranta, impegnata nelle indagini indipendenti, ha ribadito anche
in questi giorni che quella strage era inventata. Bastò perché
l'americano William Walker ritirasse la missione Osce.

 

Il 24 marzo del 1999 la Nato, senza alcun voto dell'Onu, avviava la più
grande campagna di bombardamenti sulla Jugoslavia dalla Seconda guerra
mondiale. Vennero rase al suolo tutte le infrastrutture del paese,
fabbriche, ponti, comunicazioni, ospedali, tornarono i rifugi a
Belgrado, vennero uccisi 1.500 civili - con l'«innocente» uso delle
cluster bomb sui centri abitati, gli effetti collaterali si
moltiplicarano con l'uccisione sotto i raid dell'Alleanza di centinaia
di profughi albanesi-kosovari in fuga dalla vendetta di Milosevic - che
reagì con furia etnica all'attacco Nato - ma anche in fuga dai
bombardamenti. Dopo 78 giorni di inarrestabili raid e bugie - fu il
battesimo delle menzogne di adesso - dei governi occidentali, si arrivò
alla pace di Kumanovo nel giugno 1999, le truppe serbe si ritirarono
lasciando il campo all'Alleanza atlantica. Allora cominciò quella che
l'Onu a fine dicembre 1999 chiamò «contropulizia etnica» dei civili
serbi, rom e goranci, accompagnata dalla mattanza degli albanesi
moderati. Proprio sotto gli occhi della Kfor che ha assistito senza
muovere un dito alla demolizione di più di 100 monasteri ortodossi.
Nulla era cambiato, le parti si erano invertite: 200mila serbi
fuggirono, i pochi rimasti vennero terrorizzati: dalla fine della
guerra sono 1.300 i serbi uccisi, 1.200 i desaparecidos.

 

Non solo. L'Amministrazione Onu a guida di Bernard Kouchner ha di fatto
avviato il Kosovo all'indipendenza, in aperto contrasto con gli accordi
di pace. Fino alla precipitazione di ieri. E adesso è premier a
Belgrado quel Vojslav Kostunica che da presidente jugoslavo tuonò
contro la guerra «umanitaria» e che ancora chiede all'Aja di processare
per le uccisioni di civili sotto i raid, i leader della Nato.

Ormai è chiaro: dietro il caos dei Ds sulla guerra all'Iraq e sulla
missione italiana a Baghdad - voto d'incostituzionalità e poi non voto
sul finanziamento - c'è proprio il mancato chiarimento sulla guerra
«umanitaria» del centrosinistra, diventata bipartisan con i voti della
destra. La guerra «buona», quella del moderno uranio impoverito, delle
cluster bomb progressiste.

 

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Un protettorato militare

SANDRO PROVVISIONATO (il manifesto - 18 Marzo 2004)

 

L'irrisolto conflitto etnico, a cinque anni dalla fine della guerra
«umanitaria»

La contropulizia E' nel «dopoguerra» che il Kosovo si è svuotato di
serbi: 200 mila sono fuggiti dalla provincia, con rom e goranci

 

Che il Kosovo fosse come una prateria secca, arsa e pronta all'incendio
non era difficile immaginarlo, nonostante l'ostinato silenzio dei media
italiani che considerano ormai definitivamente chiusa la «guerra
umanitaria» del 1999, la «guerra buona». Che l'incendio della prateria
dovesse cominciare a divampare proprio nella città divisa di Kosovska
Mitrovica neanche. E, infatti, così è accaduto. Il Kosovo, libro
dimenticato, torna ad aprirsi. E la pagina che ci mostra è sempre la
stessa. Un protettorato internazionale Nato, sotto egida e
amministrazione Onu, che non funziona; un'economia che non decolla dopo
cinque anni di investimenti falliti; una finzione come quella del Tmk,
la polizia interna kosovara formata unicamente da albanesi - nella
quale è stato trasferito per intero il gruppo dei guerriglieri dell'Uck
- artefice solo di vendette e regolamenti di conti; una pacificazione
tra le due etnie ormai ferma da tempo alla protezione armata delle
enclave serbe diventate solo delle miserande riserve indiane;
l'incapacità a ricreare delle vere istituzioni rappresentative di un
tessuto etnico composito.

Che anche sul piano più strettamente legato alla vita quotidiana il
fuoco stesse covando sotto la cenere non era un mistero: una
pirotecnica kermesse di tritolo sotto i monasteri e le chiese ortodosse
ormai ridotti a cumuli di macerie, alla faccia del patrimonio artistico
e culturale che gli stessi hanno rappresentato per secoli. Una lotta
politica in seno alla comunità albanese sempre più somigliante a una
faida tra cosche. Ultimo episodio l'attentato della settimana scorsa
all'abitazione del leader storico degli albanesi, Ibrahim Rugova. Un
ossessivo stillicidio di morti tra le file degli esponenti moderati
della stessa comunità ad opera dell'estremismo fascistoide della ex
guerriglia che cerca così di riequilibrare le scelte elettorali degli
anni passati.

Qualcuno ha osservato che la violenza dell'ufficialmente mai disciolto
Uck ha di fatto quasi azzerato le municipalità albanesi. Dove c'era un
sindaco filo-Rugova è stato sufficiente eliminarlo fisicamente per
amministrare quel comune con la protervia e l'intimidazione. E poi i
traffici, sempre più imponenti e sempre gestiti dalla stessa classe
politica proveniente dalle file della guerriglia. Il tutto con la più
ampia tolleranza, per non dire protezione, delle autorità
internazionali, timorose da un lato che il Kosovo torni ad esplodere e
dall'altro incapaci di rimettere ordine nella provincia. Le stesse
autorità che sembrano accontentarsi dei primi timidi arresti - ordinati
dal Tribunale penale internazionale dell'Aja - degli elementi dell'Uck
(per ora solo di seconda fila) che hanno commesso crimini di guerra (e
di dopoguerra).

Ed è nel dopoguerra che il Kosovo si è svuotato di serbi. 200 mila
fuggiti dalla provincia è la cifra ufficiale. E quelli che sono rimasti
praticamente costretti a vivere guardati a vista dai militari della
Kfor. E lo stillicidio di vittime riguarda anche loro. Case bruciate,
intimidazioni continue ed episodi disgustosi come quello avvenuto lo
scorso agosto nell'enclave serba di Gorazdevac: due bambini fucilati
mentre stavano facendo il bagno in un fiume.

Ora che sono cominciati i primi timidi colloqui tra albanesi moderati e
serbi il clima torna a riaccendersi come non mai. Chi rifiuta la
cantonizzazione e pretende l'indipendenza ha ora tutto l'interesse a
gettare nuovamente il Kosovo nel caos. Punta sull'impotenza della
comunità internazionale che gli ha lasciato mano libera in tutti questi
anni. Conta su chi ancora crede che quella guerra, la guerra del `99,
sia stata una «giusta» e «umanitaria».

 

 


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da "il manifesto" del 19 Marzo 2004

Kosovo, caccia al serbo L'Onu sotto assedio

Evacuata la sede Onu a Mitrovica. Gravi responsabilità nella violenza
etnica del Tmk, il corpo di «polizia» del Kosovo, nel quale si sono
riciclati i miliziani dell'Uck E' pulizia etnica, è un pogrom: 31
morti, quasi tutti serbo-kosovari. Bruciano case, villaggi, monasteri
ortodossi: 18mila militari della Nato stanno a guardare o spesso
soccombono di fronte alle violenze. Arriveranno altri mille militari
dalla Bosnia. A fare che? Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite
balbetta

 

LUCIA SGUEGLIA *,

 

Brucia sempre più il Kosovo, mentre dalla vicina Bosnia arrivano di
corsa i primi rinforzi Nato guidate da uno scettico comandante Gregory
Johnson (250 italiani e 750 inglesi, più 80 carabinieri in partenza da
Sarajevo, oltre a 130 in partenza da Livorno). La Russia preme sul
Consiglio di Sicurezza dell'Onu riunito, l'esercito serbo è in stato di
massima allerta alle frontiere pronto ad intervenire, con tanto di
appiglio legale della risoluzione Onu 1244, la vera anima del Kosovo
post-1999. Mentre i quotidiani italiani titolano «La Nato in Kosovo»
come se non ci fossero da 5 anni più di 18.000 militari. A fare che, su
un territorio grande quanto l'Abruzzo?), a Pristina ci si prepara a
vegliare per una notte che si preannuncia ancora più infuocata della
precedente. Tutto intorno è di nuovo il caos: mentre scriviamo la sede
dell'Onu - i funzionari sono stati evacuati quasi tutti dal Kosovo - è
assediata da una folla di albanesi. E' salito a 31 il numero delle
vittime, quasi tutte serbe. Bruciano case serbe e monasteri ortodossi
tra Gjlan/Gnjlane e Prizren come a Fushë Kosovë/Kosovo Polje, mentre a
Mitrovica nel pomeriggio sono ripresi gli scontri, con l'incendio della
chiesa ortodossa a sud del ponte. Tutti gli internazionali presenti a
nord del fiume Ibar hanno trovato riparo a sud nell'edificio della
Yugobankae successivamente evacuati. A Pristina a mezzogiorno le strade
hanno visto una nuova invasione di manifestanti, universitari
estremisti capitanati da Gani Morina (Unione Indipendente Studenti) e
insegnanti, mentre nel pomeriggio l'aeroporto è stato definitivamente
chiuso, tagliando fuori anche numerosi giornalisti in attesa alle
frontiere. Bloccate già da ieri tutte le strade da nord a sud, blindata
la frontiera con la Macedonia (ancora in bilico sulla guerra civile):
da Pristina per ora non si esce. Nella notte di mercoledì un gruppo di
albanesi aveva assaltato lo Yu-programme Building, complesso abitato
dai serbi della capitale, poi evacuato in tutta fretta dalla Kfor; in
mattinata era stato preso di mira il palazzo e i veicoli Onu,
incendiati. La tensione è esplosa nuovamente a Caglavica e poi anche a
Gracanica, l'enclave serba adiacente alla capitale leggermente più
«integrata» con la maggioranza albanese negli ultimi tempi. Brucia
anche il bel monastero di Devic, a Skenderaj/Srbica. A Prizren, ore
15.15, la Kfor ha aperto il fuoco su alcuni albanesi che avevano
assaltato la stazione di polizia. L'assalto alla minoranza serba, sia
dentro che fuori dalle enclaves, è continuato tra fiamme e polvere da
sparo, accompagnato dalla distruzione di quel poco che resta dei
simboli ortodossi.

 

Mentre scriviamo tutte le enclaves sono in via di evacuazione, e gli
attacchi si estendono alle altre minoranze (ashkalia, Rom a Obiliq,
Vushtri e Kosovo Polje). I 32 abitanti del villaggio di Vijelo Polje,
nei pressi di Peje/Pec, sono stati evacuati dalla Kfor italiana di
stanza nella vicina base di Villaggio Italia dopo che il fuoco era
divampato in 24 case, appena costruite per i serbi «rientranti». La
situazione più preoccupante è però nuovamente a Prizren - la città
kosovara dalla tradizione più tollerante -, dove mercoledi sera il
terrore è invece dilagato: assalto agli edifici Onu e Osce, violenze
abbattutesi sulla parte antica della città abitata da serbi,
sull'antico seminario ortodosso di Bogoslovja e infine sulla chiesa
ortodossa nel centro città. Le truppe Kfor hanno «coraggiosamente»
ripiegato. Mentre scriviamo le dimostrazioni si sono estese a tutte le
municipalità. La strategia del terrore con l'obiettivo della pulizia
etnica finale sembra dunque esportata con successo anche in Kosovo, ad
opera di chi da sempre vede di pessimo occhio qualsiasi forma di
dialogo con Belgrado e preferisce accelerare la corsa cieca verso
l'indipendenza senza assicurare le minime garanzie democratiche e di
rispetto dei diritti umani alle minoranze. E riuscendo anche, negli
ultimi tempi, a mettere da parte le fazioni più moderate (vedi bomba
piazzata la scorsa settimana sotto casa di Ibrahim Rugova, seguita a
quella inesplosa fatta trovare di fronte ai quartieri Unmik), ormai
escluse dal gioco politico che conta. In queste ore, l'impressione di
trovarsi di fronte ad una campagna abilmente orchestrata da tempo, si
tramuta in una amara certezza.

 

Martedì scorso, in 27 municipalità del Kosovo, si era svolta una
dimostrazione del Tmk ¡ l'attuale corpo di protezione civile della
regione, composto in gran parte da ex membri dell'Uck -, al grido di
«difenderemo a tutti i costi i valori della Guerra di liberazione
dell'Uck». In particolare Sadik Krasnici e Kajtaz Fazlia (capo
dell'Associazione dei martiri della guerra), avevano in quell'occasione
accusato l'Onu di lavorare più per i serbi che per gli albanesi,
chiedendo ai «neocolonialisti dell'Unmik» di rivedere la propria
posizione sul Kosovo e la propria politica nei confronti degli ex
membri dell'Uck, minacciando in caso contrario «gravi conseguenze». In
serata Agim Ceku, comandante del Tmk, ha indicato nelle «strutture
parallele serbe» la causa del deterioramento della situazione. Dai
rappresentanti dell'Assemblea Centrale kosovara sono venute intanto
dichiarazioni ambigue. Lo speaker Nexhat Daci ha chiesto ai cittadini
di mettere fine alle proteste, ma si è poi affrettato ad aggiungere,
spalleggiato dal leader dell'Ldk Hamiti e da quello del Pdk Bajrami,
che «i morti di ieri sono caduti combattendo per la democrazia e la
libertà». Quasi una dichiarazione di «via all'indipendenza».

 

* Lettera 22


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La Nato accusa gli estremisti albanesi. La regione in fiamme



Kosovo, «Una regia dietro le violenze»

 

Ivan Bonfanti 

Liberazione 20 Marzo-2004

 

 

C'è un tremendo sussurro che sale mentre le fiamme avvolgono di nuovo
il Kosovo e un'altro monastero brucia, un nuovo villaggio guarda
impotente la violenza e la fuga, mentre al cielo si levano di nuovo le
grida, i simboli e i miti dell'eterna contrapposizione che dallo
sprofondo dei secoli torna ad infiammare i Balcani. Il sospetto che,
una volta ancora, il vento che sta attizzando il braciere dell'odio
etnico tra albanesi e serbi non sia il frutto di un cataclisma
naturale, ma il prodotto confezionato di un regia politica. Che ha
innescato la miccia con la vecchia tecnica, sperimentata con grande
successo nell'ultimo decennio balcanico, di mettere le agende negoziali
di fronte a fatti compiuti. Funzionò in Slavonia, nella Herzegovina, a
Srebrenica, accadde nell'agosto 1995 nelle Krajine e in cento altre
valli ancora. E anche in Kosovo non sarebbe la prima volta. Il conto,
provvisorio a ieri sera, sono 28 casse da morto e 600 feriti di cui 22
(tutti serbi) in condizioni gravissime. Senza contare le devastazioni
della furia iconoclasta che infierisce sui monumenti e i simulacri che
testimoniano la presenza e l'esistenza dall'altro, 16 chiese e
monasteri cristiano-ortodossi sono stati distrutti, 100 case di
famiglie serbe incendiate o rase al suolo, l'unica moschea di Belgrado
in fiamme.

Così i portavoce e i generali della Kfor, ma anche Bruxelles i vertici
Nato, hanno attribuito principalmente agli «estremisti albanesi» la
responsabilità delle violenze, chiamando in causa i leader di quell'Uck
che ufficialmente dovrebbe essere disciolto. Il numero delle truppe dei
contingenti internazionali è aumentato di qualche migliaio di unità
principalmente nei contingenti italiano, tedesco e francese, una
presenza più massiccia con cui i vertici dell'Alleanza sperano di
raffreddare gli animi. Nel frattempo meglio evacuare la minoranza
serba, soprattutto quelli che vivono isolati nei villaggi albanesi, e
ieri circa mille persone sono state evacuate dalle loro case (in molto
casi costrette perché non ne volevano sapere di andarsene), ancora nel
mirino dell'ondata di violenza che per molti è un deliberato tentativo
di eliminare le enclave serbe isolate in "territorio albanese" prima
della spartizione del Kosovo.

«Gli albanesi stanno tentando di ripulire il Paese dai serbi e creare
un fatto compiuto prima di qualsiasi colloquio», ha detto una fonte
diplomatica occidentale citata da Reuters. La stessa ombra degli
estremisti albanesi sollevata dall'agenzia Onu per i rifugiati (Unhr),
che ieri ha messo in guardia contro «una nuova pulizia etnica ai danni
della minoranza serba». Derek Chappell, responsabile dell'Unmik, ha
definito gli accadimenti «una azione coordinata». «La violenza è
scoppiata in molti posti diversi allo stesso momento, e questo dimostra
che era stata pianificata da prima - ha dichiarato il portavoce
dell'Unmik ventilando anche la possibilità che la notizia che ha
contribuito ad innescare gli scontri - i ragazzi albanesi che hanno
raccontato di essersi gettati nel fiume Ibar a Mitrovica perché
inseguiti da coetanei serbi - possa essere stata inventata. «Quello che
sta accadendo in Kosovo deve purtroppo essere descritto come un pogrom
antiserbo: le chiese sono incendiate e la gente attaccata per nessun
altro motivo che non sia la appartenenza etnica» ha detto il portavoce
Unmik delle Nazioni Unite a Radio B92 di Belgrado.

Teatro delle violenze anche ieri, oltre a Mitrovica dove alcuni
militari Nato hanno ucciso un cecchino, Pristina, Caglavica, Prizren,
Pec, Gnijlane e altri centri minori. L'arrivo dei rinforzi Nato non
sembra tuttavia aver placato quei gruppi di estremisti serbi che, da
Belgrado, hanno promesso di andare in Kosovo per «difendere i
fratelli». Le autorità serbe hanno fermato ieri numerosi paramilitari
che cercavano di varcare il confine, mentre il ministro della Difesa di
Serbia e Montenegro Boris Tadic ha detto di «aspettarsi altre violenze»
e ha fatto appello alla Nato a fare di più per far fronte a «una
situazione terribile». I comandanti delle brigate multinazionali sono
stati autorizzati a «fare uso della forza nella misura in cui sarà
necessario per assicurare la sicurezza dei nostri soldati, per
proteggere la gente innocente in Kosovo e per ristabilire la libertà di
movimento in tutto il Kosovo». Fino ad ora le truppe si sono limitate a
gas lacrimogeni e proiettili di gomma, a Mitrovica ma anche a Caglavica
e ad Obilic, dove gli albanesi hanno sparato contro i soldati che
difendevano l case dei serbi.

 




[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

From Michel Collon:
----------------------

For the last five years Kosovo has suffered an ethnic cleansing

Why does the US want to create
another Israel in the Balkans
"The current tension in Kosovo, carefully covered up, is going to blow
up once again," we wrote two months ago in the information that
accompanied our film The Damned of Kosovo (see below). Those who have
already seen the film will not be surprised.
_________________
MICHEL COLLON & VANESSA STOJILKOVIC
In reality, the war that 'ended' in June 1999, didn't end at all.
Because its real objectives are not yet reached.
The official version for public consumption was: The US--with
Europe--attacked Yugoslavia in order to stop a 'genocide'. They have
since recognised (however discreetly) that this was a media lie. The
creator? Alastair Campbell, the communications advisor to Tony Blair,
also the inventor of the Iraqi 'Weapons of Mass Destruction'.
In any case, the facts speak for themselves. Kosovo, occupied by
NATOhas been submitted for the last five years to a veritably permanent
ethnic cleansing that has killed 2500 persons, kidnapped 1200
"disappeared" and run off 230,000 non-Albanians: Serbs, Roma, Jews,
Turks, Muslims, Goran, etc., . . . With US complicity says a German
policemen stationed down there: "When you see how the worst mafia enjoy
the Americans' protection, you get very damned angry."
http://www.spiegel.de/spiegel/0,1518,263670,00.html


The Balkans: Fighting for a strategic zone
What were the real goals of this war then?
1st To liquidate self-management and the social rights of Yugoslav
workers in order to bring about privatization. The crisis undergone by
the multinationals has forced them to conquer 'new lands' and new
markets. By bombing when necessary. After trampling Social Security and
the rights of workers, US Steel, for example, was able to buy, for
chump change, Sartid, the largest steel plant in the Balkans. Jobs look
to be heading out, and in Europe it's the same. The multinationals
thought they had won when they were able to impose an IMF government in
Belgrade, but this government was completely repudiated in recent
elections.
2nd To control the strategic routes through the Balkans. Berlin wants
oil to go via the Danube (therefore through Belgrade), on its way to
Hamburg and Rotterdam from the Caucases and the Middle East. (That also
goes for the products of factories relocated to the Balkans.) Looking
to weaken and control Europe, Washington wants the trail blazed further
to the south through its puppet states: Bulgaria, Macedonia, Albania.
To this end, it has built an enormous military base in Kosovo: Camp
Bondsteel (shown in the film The Damned of Kosovo).

Why Washington uses terrorists
The instrument the US uses to realize this strategic plan ? The KLA, a
degenerate nationalist movement that has always wanted to create an
ethnically pure 'Greater Albania' (Albania + Kosovo + chunks of Serbia,
Macedonia, Montenegro and Greece). After having declared the KLA
'terrorists', Washington literally bought them and rechristened them
'freedom fighters'. The goal? To break up Yugoslavia, considered too
Leftist and independent, and create a new Israel in the Balkans.
Why? Look how well Israel serves the US in the Middle East! A puppet
state, a hyper-army financed by Washington, a cop that has already
attacked all its neighbors, a permanent center of tension to be excited
every time they want to weaken a people's resistance movement in the
region.
To create a new Israel in the Balkans, also based on policies of ethnic
cleansing and apartheid, is very useful for Washington. And a dependent
state will not call into question the need for its enormous strategic
military base. It will service all operations to destabilize the
European continent in this era of intense economic war. That's why,
according to Canadian expert Michel Chossudovsky, the US has engaged in
a 'marriage of convenience with the mafia in Kosovo'. Today, the KLA
wants to finish the cleansing by attacking Mitrovica, the only area
where Serbs still live. But incidents are jumping off all over the
place at the same time! "A planned and coordinated violence, directed
only against the Serbs. Nothing in Kosovo happens spontaneously,"
explains an official of the UN police.
http://news.scotsman.com/international.cfm?id=312192004
"Pogroms", told another speaking about "Cristall Night". But the media
still present it as "inter-ethnic clashes". Covering the responsability
of Washington. Also, they spread the rumour of "three Albanian boys
thrown to the river by Serbs", suggesting "revenge", while Derek
Chappel, chief of UN police in Kosovo, declared from the beginning this
was not true at all.

Why now? Iraq, Palestine, Afghanistan, the Balkans = all one global war.
This European/US rivalry is key to the current drama. French soldiers
are the targets. The fire comes from Washington. In Iraq, Bush is
jammed and neither Chirac nor Schroeder wish to pull him out of it.
What's more, the bombing in Madrid has fragilized the US alliances in
Europe. So here comes the White House 'pay-back'. A green light to the
KLA terrorists.
But the local factor is also significant. The new Kostunica government
has replaced the previous government of national capitulation. The Serb
people continue to express their resistance through elections, although
confused by the lack of alternative on the Left. But this latest attack
is meant by Washington to destabilize the Kostunica government and
bring it to heel.
By protecting and arming the KLA terrorists, Washington reenforces the
hatred between Serbs and Albanians. As in Afghanistan (that other
pipeline route!) and Iraq, it's 'divide and conquer'. Success? The KLA
burns Othodox monastaries, and racist Serbs respond by burning down a
mosque. Idiotic, because the Kosovars aren't even Muslims. Idiotic,
because Washington is not the Muslims' friend, but their enemy. A
Muslim minister in the Serbian government has condemned this attack
against the mosque, but added that 'the greatest responsibility lies
with the international community.'
As we have never stopping saying, it is time to reopen the debate on
Yugoslavia. The support of the European and US Left for NATO was a
tragedy. The results of five years remove all doubts: privatization,
social misery, ethnic cleansing and the mafia in Kosovo: was this what
we were supposed to be supporting? US wars have NEVER been
'humanitarian'.


The Damned of Kosovo

A video to help discuss with your friends

The film The Damned of Kosovo, a documentary by Vanessa Stojilkovic &
Michel Collon, VHS 78', gives those forgotten by the media a chance to
speak out : 20 exclusive testimonies from Serbs, Roma, Jews, Muslims,
Turks, Goran, Albanians . . . describe the terror of daily life today
in Kosovo. And the complicity of the US. Exclusive documentation. In
French, Dutch, English, Spanish, Serb, Italian. PAL. NTSC coming soon.
10 euros + handling : 2 euros in Belgium, 3 euros in the rest of Europe.
Orders to : michel.collon@... (or through Solidaire)

The true history of Yugoslavia

How have you informed yourself? With this film, you receive the dossier
A Post Mortem on Yugoslavia (better to understand the coming wars for
globalization). With two surprising 'Media Quizes'.

Peace Inspectors

Belgian progressives and trade unionists have launched an appeal to
send a 'mission of Peace Inspectors' to Kosovo this Summer. Objective:
to understand the situation and verify the real actions of NATO. To
meet the 'privatized' trade unionists of Serbia and clarify what's
really behind this war.
Information: mplahaye@...

Screenings & Discussions

Film: The Damned of Kosovo
Liège (cinéma Le Parc): 27 May at 8 pm.
Screenings also planned for Brussels, Gembloux, Louvain-la-Neuve, Mons,
Waremme, Verviers.
Information: nessa.kovic@...


I want :

O ........... copies in English of The Damned of Kosovo

O ........... copies in French

O ........... copies in Serb

O ........... copies in Dutch

O ........... copies in Spanish

O ........... copies in Italian


PRICE : 10 Euros (12 dollars) + 3 Euros for postage Europe (other
continents, 4 Euros or 4 dollars).
NTSC version coming soon.


HOW TO PAY :
Send (through post or bank) to this account : 979-1390659-72
of Michel Collon, 37 rue Renard, 4430 Ans, Belgium. NO CHECKS PLEASE.

If you paid from abroad, you have to mention :

CODE IBAN : BE38 9791 3906 5972

CODE SWIFT ARGENTA : AR SPBE22

Banque Argenta, 188 chaussée de Tongres, 4000 Rocourt, Belgium


http://lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org



[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

Depuis cinq ans, le Kosovo subissait le nettoyage ethnique
Pourquoi les USA veulent créer
un autre "Israël" dans les Balkans
"Le drame actuel du Kosovo, soigneusement dissimulé, va exploser à
nouveau", écrivions-nous il y a deux mois dans le dossier qui
accompagne notre film Les Damnés du Kosovo (encadré). Ceux qui ont déjà
vu ce film, n'auront donc pas été surpris.
MICHEL COLLON & VANESSA STOJILKOVIC
En réalité, la guerre "terminée" en juin 99, ne l'était pas du tout.
Car ses objectifs réels n'ont toujours pas été atteints.
La version officielle pour l'opinion, c'était : les Etats-Unis - avec
l'Europe - attaquaient la Yougoslavie pour arrêter un "génocide". Ils
ont depuis reconnu (mais discrètement) qu'il n'y avait pas eu de
génocide. Le fabricant de ce médiamensonge ? Alastair Campbell, le
conseiller communication de Blair, également inventeur des "armes de
destruction massive" irakiennes.
De toute façon, les faits parlent. Le Kosovo occupé par l'Otan est
soumis depuis cinq ans à un véritable nettoyage ethnique permanent qui
a tué 2.500 habitants, kidnappé 1.200 disparus et chassé 230.000
non-Albanais : Serbes, Roms, Juifs, Turcs, Musulmans, Gorans, etc...
Avec la complicité des Etats-Unis, disent les policiers allemands en
mission là-bas : "Quand on voit comment les pires mafieux y jouissent
manifestement de la protection des Américains, on attrape une crise de
colère".» http://www.spiegel.de/spiegel/0,1518,263670,00.html
Balkans : on se bat pour une zone stratégique
Quels étaient alors les vrais buts de cette guerre ?
1° Liquider l'autogestion et les droits sociaux des travailleurs
yougoslaves pour privatiser. La crise impose aux multinationales de
conquérir sans cesse de nouvelles "terres", de nouveaux marchés. Par
les bombes quand il le faut. La Sécurité sociale et les droits des
travailleurs ayant été piétinés, US Steel, par exemple, a pu racheter
pour une croute de pain Sartid, la plus grande usine sidérurgique des
Balkans. Délocalisations en perspective, et aussi en Europe. Les
multinationales ont cru avoir gagné en imposant à Belgrade un
gouvernement du FMI, mais ce gouvernement vient d'être totalement
désavoué aux récentes élections.
2° Contrôler la voie stratégique des Balkans. Berlin veut que la route
du pétrole passe par le Danube (donc à Belgrade), pour acheminer vers
Hambourg et Rotterdam le pétrole et le gaz du Caucase et du
Moyen-Orient. (Cela servirait aussi pour les produits des usines
délocalisées dans les Balkans). Cherchant à affaiblir et contrôler
l'Europe, Washington veut un tracé plus au sud à travers ses
Etats-marionnettes : Bulgarie, Macédoine, Albanie. Dans ce but, il a
construit au Kosovo une gigantesque base militaire : Camp Bondsteel
(montrée dans le film Les Damnés du Kosovo).
Pourquoi Washington utilise des terroristes
L'instrument des USA pour réaliser ce plan stratégique ? L'UCK,
mouvement nationaliste dégénéré, qui a toujours voulu créer une "Grande
Albanie" ethniquement pure (Albanie + Kosovo + morceaux de Serbie,
Macédoine, Monténégro et Grèce). Alors qu'elle avait déclaré cette UCK
"terroriste", Washington l'a littéralement achetée et rebaptisée
"combattants de la liberté". But ? Faire éclater cette Yougoslavie
alors trop à gauche et se créer un nouvel Israël dans les Balkans.
Pourquoi ? Regardez comme Israël les sert bien au Moyen-Orient! Un
Etat-marionnette, une hyper-armée financée par Washington, un gendarme
qui a déjà agressé tous ses voisins, un foyer de tension permanent à
exciter chaque fois qu'on veut affaiblir la résistance des peuples de
la région.
Créer dans les Balkans un nouvel Israël, lui aussi fanatisé par une
doctrine de nettoyage ethnique et d'apartheid, c'est très utile pour
Washington. Un Etat aussi dépendant ne remettra pas en question son
énorme base militaire stratégique. Il servira à toutes les manoeuvres
US pour déstabiliser le continent européen en cette époque de guerre
économique intense. Voilà pourquoi les Etats-Unis ont, selon l'expert
canadien Chossudovsky, conclu "un mariage de raison avec la maffia au
Kosovo". Aujourd'hui, l'UCK veut terminer le nettoyage en attaquant
Mitrovica, seule région où vivent encore des Serbes. Mais les incidents
éclatent partout en même temps ! « Une violence planifiée, coordonnée,
à sens unique contre les Serbes. Rien au Kosovo ne se produit
spontanément. », explique un responsable de la police de l'ONU.
http://news.scotsman.com/international.cfm?id=312192004
Dommage que les médias aient à nouveau présenté ces "pogroms" comme
"affrontements interethniques" alors qu'il s'agit d'une opération
concertée de nettoyage ethnique (une "nuit de cristal", a déclaré un
responsable de l'ONU). Dommage qu'ils aient relayé la
rumeur-médiamensonge selon laquelle trois enfants albanais auraient été
jetés à la rivière et noyés par des Serbes. Mensonge pourtant démenti
dès les premières heures par Derek Chapell, responsable de la police de
l'ONU au Kosovo.
Pourquoi maintenant ? Irak, Palestine, Afghanistan, Balkans = une seule
guerre globale.
Cette rivalité Etats-Unis/Europe est la véritable clé du drame actuel.
Les soldats français sont la cible à Mitrovica. Le coup vient de
Washington. En Irak, Bush s'enlise et ni Chirac ni Schröder ne font
rien pour l'aider à se sortir du pétrin. De plus, l'attentat de Madrid
a fragilisé les alliances européennes des USA. Voici donc les
"représailles" de la Maison-Blanche. Le feu vert aux terroristes UCK.
Mais le facteur local compte aussi beaucoup. Le nouveau gouvernement
Kostunica vient de remplacer un gouvernement de capitulation nationale.
Le peuple serbe manifeste toujours sa résistance bien qu'à travers un
vote confus, faute d'alternative développée à gauche. Mais par cette
attaque, Washington entend déstabiliser et soumettre Kostunica.
En protégeant et armant les terroristes UCK, Washington renforce la
haine entre Serbes et Albanais. Comme en Afghanistan (autre trajet de
pipeline!) et en Irak, "diviser pour régner". Réussi ? L'UCK brûle des
monastères orthodoxes, des racistes serbes ripostent en brûlant une
mosquée. Idiot, car les Kosovars ne sont guère musulmans. Idiot, car
Washington n'est pas l'ami, mais l'ennemi des musulmans. Un ministre
musulman de Serbie a condamné cet attentat contre la mosquée, mais
ajouté que "la plus grande responsabilité est celle de la communauté
internationale".
Il est temps de rouvrir le débat sur la Yougoslavie. Le soutien de la
gauche européenne à l'Otan fut une tragédie dont les peuples sont
victimes. Cinq années de résultats lèvent tout doute : privatisations,
misère sociale, nettoyage ethnique et maffia au Kosovo, était-ce cela
que l'on devait soutenir ? Jamais les guerres des Etats-Unis ne sont
"humanitaires".

Les Damnés du Kosovo
Une K7 pour discuter avec vos amis
Le film Les Damnés du Kosovo, documentaire de Vanessa Stojilkovic &
Michel Collon, VHS 78', donne la parole aux oubliés des médias : 20
témoignages exclusifs de Serbes, Roms, Juifs, Musulmans, Turcs, Gorans,
Albanais... décrivent la terreur quotidienne, aujourd'hui au Kosovo. Et
la complicité des USA. Documents exclusifs. En français, néerlandais,
anglais, espagnol, serbo-croate, italien. 10 euros + port : 2 euros
Belgique, 3 euros Europe.Commandes : michel.collon@... (ou via
solidaire)

La véritable histoire de la Yougoslavie
Comment pensez-vous avoir été informé ? Avec ce film, vous recevez le
dossier Autopsie de la Yougoslavie (pour comprendre les prochaines
guerres de la globalisation). Avec deux surprenants "test-médias".

Inspecteurs de la paix
Des progressistes et des syndicalistes belges venaient de lancer un
appel à envoyer cet été une "mission internationale d'inspecteurs de la
paix" au Kosovo. Objectif : comprendre la situation et vérifier les
actes réels de l'Otan. Rencontrer les syndicalistes "privatisés" de
Serbie éclairera aussi les dessous de cette guerre.
Infos : mplahaye@...

Projections-débats
Film Les Damnés du Kosovo
Liège (cinéma Le Parc): 27 mai à 20 heures.
Séances en préparation à Bruxelles, Gembloux, Louvain-la-Neuve, Mons,
Waremme, Verviers.
Info : nessa.kovic@...





[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

http://www.exju.org/archivio/la_caccia_al_serbo_continua.html
[vai alla URL qui sopra per i numerosi link]


la caccia al serbo continua

stamattina ho ricevuto l'e-mail di un amico che scrive: � ieri la
trasmissione di ferrara su la7 era dedicata al kosovo. ed era
assolutamente asimmetrica: un rappresentante albanese (l'ambasciatore
albanese in italia, ndr), un rappresentante delle ONG (bruccoleri),
minniti ed un giornalista del foglio. � sintomatico che i serbi non
fossero rappresentati. credo che la serbia sia per l'europa il suo
rimosso ..." l'osservazione � tragicamente corretta, e mi sento in
dovere di azzardare una risposta, per quanto provvisoria e incompleta.
� inutile tirare in ballo le solite trite e ritrite dottrine sulla
"paranoia di accerchiamento" che alimenterebbe la nazione serba
(dottrine pseudosociologiche da quattro soldi tanto care a lutard, per
dirne una): � evidente, per chiunque abbia la lucidit� di pensiero
necessaria a riconoscerlo, che la serbia � da sempre vittima di una
demonizzazione e di un' esclusione mediatica a priori, esclusione
grazie alla quale l� inteligencija di destra e di sinistra (e si tratta
di un caso unico nella storia della geopolitica recente) lavorano di
concerto e con grande impiego di energie: tutti uniti, per la prima
volta nella storia, nel nome della caccia al serbo . non accade solo
nella vicenda del kosovo, brevemente tornata di attualit� in questi
giorni, vicenda che � per la politica europea una spiacevolissima e
scomodissima incombenza da sbrigare quanto prima e senza che vi sia
spazio per gli approfondimenti: in realt� � dalla dissoluzione della
jugoslavia stessa che la serbia � stata costretta dai mass media e
dalle cancellerie nel ruolo di �aggressore da punire�, di �responsabile
unico� e di capro espiatorio. l�apoteosi di questa sproporzione
antiserba si evidenzia nel ruolo, a dir poco grottesco, del tribunale
internazionale dell�aja, che si � occupato, per dieci anni e con una
sistematicit� allarmante, di stigmatizzare, perseguire e processare
quasi unicamente i serbi come se fossero i soli responsabili del
carnaio jugoslavo. paradossale, considerando che in buona parte dei
casi proprio i serbi subirono le aggressioni secessioniste delle altre
neonate repubbliche (la croazia filonazista di tudjman, la bosnia
islamica di izetbegovic) e furono costretti semplicemente a difendersi
. per il tribunale dell�aja, ma anche e soprattutto per l�informazione
mondiale, troppo spesso pilotata dagli interessi di potere di partito
nazionale, quando non dalle agenzie di sostegno propagandistico come
ruder & finn (di cui i croati, i bosniaci e gli albanesi sono assidui
clienti) le ragioni dei serbi non esistono . non esistono le ragioni
dei serbi a vukovar e in slavonia, le ragioni dei serbi nelle kraijne,
le ragione dei serbi in bosnia (con le montature mediatiche dei campi
di concentramento, la tragedia dei serbi ripuliti da sarajevo
letteralmente ignorata quando non ridicolizzata dai mass media, la
demonizzazione di srebrenica di cui si racconta a profusione ma senza
mai tener conto della controparte: chi ha narrato delle squadracce
islamiche di naser oric , ad esempio?).. le ragioni dei serbi vengono
silenziate o distorte (chi si ricorda lo scandalo legato al
�memorandum� dell�accademia serba, tacciato d�essere un pamphlet
razzista, che a un�attenta lettura si rivel� soltanto un banale
trattato di analisi socioeconomica?) e al contempo vengono enfatizzate
le ragioni degli �attori altri �: un esempio lo abbiamo nelle questioni
inerenti ai mujaheddins importati nei balcani (in bosnia e in kosovo,
dove tutt�ora operano indisturbati), mujaheddins schierati contro i
serbi, di cui pochissimi hanno avuto il coraggio di scrivere e parlare,
e quand�� accaduto sono stati tacciati di filoserbismo : accusa che
regolarmente viene rivolta a chiunque si rifiuti di accettare i dogmi
propagandistici bosniaci, croati ed albanesi, o quelli occidentali.
difendere le ragioni dei serbi significa, tout court , essere dei
�pericolosi fanatici�: i serbi sono l�unico popolo al mondo che non pu�
permettersi di alzare la voce, di far udire le proprie ragioni, di
venir rappresentato da intellettuali (o da semplici cittadini) che ne
prendano le parti. in questo quadro generale di caccia al serbo (spesso
niente affatto metaforica) si inserisce con una puntualit� drammatica
la questione kosovara, che viene trascinata in palcoscenico dai media
nel �98 in funzione unicamente grande-albanese, e viene a galla
ipocriticamente con quindici anni di ritardo (dell'ingestibile violenza
albanese attiva da sempre nel kosmet scrisse addirittura la stampa
americana negli anni '80 : documenti rimossi, testimonianze non tenute
in conto): tutto porta a pensare che ci sia una precisa volont� di
criminalizzazione della nazione serba , che si rinnova di anno in anno,
o nella migliore delle ipotesi che vi sia un tentativo di rimozione
della �questione serba� che deve restare inascoltata. dove nasca e come
origini questa inquisizione antiserba che ammorba le menti della
stragrande maggioranza degli intellettuali europei (anche di sinistra,
soprattutto di sinistra, ahim�), � difficile a dirsi. i testi
disponibili che potrebbero aiutare a far chiarezza sono pochi e slegati
fra loro: si veda la bibliografia* che includo. pur essendo questi
pochi testi l�unica speranza che il lettore ha di poter approfondire la
questione serba svincolandosi dalla persecuzione mediatica che vuole
dipingere i cittadini di belgrado come peccatori universali , sono
comunque troppo pochi e non coerenti: affrontano le singole questioni
(i bombardamenti del �99, l�operazione tempesta nelle krajine croate)
senza creare quelle 'giunture' e sinergie narrative che permetterebbero
di mettere a fuoco l�intera storia di un popolo colpevolizzato
ingiustamente. affrontare la questione serba andando alla ricerca delle
verit� negate � impresa difficile o, per meglio dire, impossibile;
soprattutto lo � per il lettore occidentale medio, che si nutre di
facili prontuari e che non ha tempo n� energie da dedicare alla ricerca
degli imbrogli dell�informazione e della storia. e la truffa �storica e
mediatica- a danno dei serbi � tanto clamorosa da spingere peter handke
a intitolare il suo reportage di viaggio a belgrado � giustizia per la
serbia �. questa giustizia di fatto non c�� mai stata.

gli esempi di sopraffazione mediatica che colpisce i serbi riducendoli
a maschere silenti in questi giorni abbondano. siamo nuovamente davanti
ad un'operazione di propaganda filoalbanese che deve zittire le ragioni
serbe, addirittura deve ridicolizzarle al punto dell�indecenza morale:
i cadaveri serbi possono essere, a turno, solo ignorati o scherniti .
un esempio clamoroso di questa operazione � chiudi la bocca al cattivo
serbo � lo abbiamo nella diffusione a macchia d'olio della notiziaccia
del cane �al guinzaglio serbo�, che avrebbe �inseguito i poveri
fanciulli albanesi� spingendoli nel fiume in cui sarebbero annegati a
mitrovica. questa notizia, completamente falsa e pi� volte smentita
(anche dalle fonti ufficiali UNMIK) assume - in questo contesto di
aggressione alla minoranza serba del kosovo - un ruolo simile a quello
che fu, nel '99, la truffa di racak : la finta strage a danno di finti
civili albanesi, con disseppellimento di cadaveri a uso e consumo dei
giornalisti appositamente accorsi sul luogo per strillare all�atto
criminale (naturalmente serbo ) che port� al teatrino di rambouillet .
e rambouillet fu l�unico negoziato al mondo in cui una delle parti in
causa � guarda caso quella serba � non pot� mai condurre le trattative
ma fu letteralmente incastrata in un imbarazzante ricatto
internazionale che serv� come alibi per cominciare a sganciare le bombe
sui civili di belgrado. come a racak non vi fu nessuna strage, ma solo
la sapiente regia dei mass media, dell'OSCE e delle "associazioni
umanitarie" (la cui stragrande maggioranza � da sempre filoalbanese e/o
filoatlantica, come del resto in bosnia furono solo filoislamiche)
capitanati da william walker, cos� a mitrovica questa settimana non
c'era nessun cane, nessun serbo e nessun inseguimento �assassino�: i
bambini, nel fiume ibar, ci sono caduti giocando, per un tanto luttuoso
quanto fortuito incidente strumentalizzato in modo puntuale e ignobile
dai mass media di tutto il mondo. e ancora stamattina, in barba alle
numerosissime smentite che si sono susseguite inutilmente nel corso
degli ultimi quattro giorni, secondo il primo ministro albanese fatos
nano, che trova spazio su tutti i giornali occidentali (a differenza di
vojislav kostunica, premier serbo di cui nessuno si affretta a
riportare le dichiarazioni) le sommosse antiserbe che sono iniziate a
mitrovica � sono state provocate dall�atto barbaro dell�annegamento dei
tre bambini albanesi nel fiume ibar, perseguitati dai membri della
etnia serba �: tutti i giornali riportano le sue denunce ignorando
volontariamente quelle di chappell che bolla la notizia come
assolutamente fasulla . gli esempi, purtroppo, sono numerosi: ho
tentato in questi giorni in una corsa contro il tempo di testimoniare
le assurdit� antiserbe che si sono propagate come un cancro, come al
solito rapido, insolitamente infettante: si va dai desktop inneggianti
ai terroristi albanesi dell�UCK e UCMPB da scaricare dal sito di diario
(un giornale di sinistra ?!) alla trasmissione di giuliano ferrara di
ieri sera, che invita per "discutere" di kosovo nientemeno che
l�ambasciatore albanese in italia, intenzionalmente omettendo di
precisare che il kosovo (a detta della risoluzione 1244 delle nazioni
unite) � parte integrante dello stato di serbia e montenegro , e di
spiegare al pubblico quale sia il ruolo dell'ambasciatore albanese in
studio, tutto intento a magnificare la "giustizia dell'uck e della
NATO": questa, in termini concreti, si pu� definire solo propaganda
antiserba. l�operazione televisiva di ferrara & co. � un'ottima prova
di come si possano sdoganare le pretese (assassine, supportate dal
pogrom in corso in kosovo mentre scrivo) di indipendenza kosovara
albanese agli occhi del telespettatore medio che recepisce solo e
unicamente la presunta reit� di tutto ci� che � serbo e non sapr� mai
quello che realmente accade. sintomatica anche l'intervista a roberto
bertoli pubblicata ieri da osservatorio balcani, che ha del surreale: a
suo dire, � importante " considerare che gli albanesi non hanno tirato
fuori le armi, e che tutte le manifestazioni sono manifestazioni senza
armi ". il fatto che queste, che bertoli chiama � manifestazioni � e
che la stessa UNMIK ha definito � pulizia etnica � abbiano comunque
provocato 31 morti (e un numero imprecisato di feriti, di case e chiese
rase al suolo) per il signor bertoli parrebbe marginale : siamo al
punto in cui ammazzare un serbo a mani nude smette addirittura di
essere reato? non mi stupirei, ch� sarebbe perfettamente in linea, non
so quanto involontariamente, con le dichiarazioni scandalose di ieri
del portavoce della polizia albanese in kosovo, il TMK, che davanti a
31 morti e all�intera regione in fiamme, comunica orgogliosamente alla
stampa di non aver eseguito nessun arresto se non quello di un serbo
colpevole d�aver portato in tasca un�arma non regolarmente denunciata!
" io inizio a pensare, forse esagerando, che quello che sta avvenendo
in kosovo faciliter� dei percorsi, e non invece il contrario ", insiste
bertoli. di quale facilitazione parla non � difficile comprenderlo:
dell�indipendenza albanese del kosovo , ovvero dell�ennesima tappa di
smembramento della jugoslavia che ha voluto i serbi derubati dei
territori sui quali viveva il 30% di loro, costretti dai secessionismi
di matrice filoislamica, filonazista o filoatlantica a vedersi
squartati in pezzi: pezzi territoriali, pezzi storici, pezzi politici
per cui nessuno pagher�, un mosaico di prepotenze che nessuno si
prender� la briga di ricomporre. la caccia al serbo in questi giorni
continua e si rinnova : non appena si offre l'occasione (e se non si
offre, ce la si procura artatamente) si corre in massa a demonizzare la
parte serba in causa, a zittirla. le manifestazioni di belgrado che
(eccezion fatta per alcuni tafferugli immediatamente rientrati e
severamente puniti dalla polizia serba che ha gi� arrestato i
colpevoli) sono state pacifiche, quasi liturgiche (come si pu�
osservare dalle immagini che solo la stampa di belgrado ha pubblicato)
vengono definite da tutti i media, senza ragione alcuna,
"manifestazioni sinistre einquietanti ". questo voler dipingere a tutti
i costi l�intera nazione serba come �sinistra, pericolosa, dispotica o
colpevole� � il frutto del lavoro di mille ipocriti, di mille
intellettuali di bassa caratura assoldati dagli imperi dell�occidente e
del terrorismo (che flirtano spesso e si piacciono molto); � il frutto
delle pressioni vaticane antiortodosse mai sopite, della corrente di
pensiero antislava che mette radici in un�europa antica, ma soprattutto
� il frutto della becera indifferenza dell�ascoltatore, del lettore e
del cittadino che non si chiede mai quali siano e dove siano le ragioni
dei serbi. di questa caccia al serbo sono responsabili le cancellerie e
gli organi di informazione, certo, ma non meno responsabili sono quei
pacifisti "a cottimo" che oggi, mentre scrivo, sfilano in corteo a roma
e non fecero nulla per protestare quando cominciarono i bombardamenti
su belgrado nel 1999 , n� stanno domandando oggi giustizia per la
serbia . l�anniversario di quei bombardamenti "umanitari", orchestrati
da d'alema e dalle sinistre liberali (sic), il quinto anniversario,
cade proprio in questi giorni, ma non vi saranno celebrazioni n�
commemorazioni come invece sono state tributate all�iraq. l�iraq � un
ottimo palcoscenico politico di cui si servono le sinistre delle anime
morte per anticipare la loro campagna elettorale, mentre la serbia � un
peccato vergognoso da insabbiare. la serbia � un tema scomodo per
tutti. la caccia al serbo deve continuare , cos� vogliono le destre e
le sinistre d'un europa sempre pi� miope, cos� vogliono gli "umanitari"
e gli "intellettuali" che sono interessati al loro tornaconto - in
denari o in seggi - e non alla realt� delle cose. la caccia al serbo
deve continuare e continuer� : � lo spettacolo preferito dell�europa
degli ultimi tre secoli.

*piccola bibliografia in italiano per chi vuole approfondire la
"questione serba ":
jugoslavia, prima vittima del nuovo ordine mondiale, robin de ruiter,
edizioni zambon; diario di guerra, critica della guerra umanitaria,
sbancor, ediziono derive approdi; kosovo liberato, enrico vigna,
edizioni la citt� del sole; menzogne di guerra, jurgen elsasser ,
edizioni la citt� del sole; storie di profughi e di massacri, giacomo
scotti, edizioni asterios; uck l'armata dell'ombra, sandro
provvisionato, edizioni gamberetti; la serbia la guerra e l'europa, a
cura di niksa stipcevic, edizioni jacabook; croazia operazione tempesta
(la "liberazione" della krajina ed il genocidio del popolo serbo),
giacomo scotti, edizioni gamberetti; se restiamo uniti non dobbiamo
avere paura di niente, edizioni il papiro; un viaggio d'inverno ovvero
giustizia per la serbia, peter handke, edizioni einaudi; appendice
estiva a un viaggio d'inverno, peter handke, edizioni einaudi; un
disinvolto mondo di criminali, peter handke, edizioni einaudi.

della serbia ho scritto parecchio, tentando di pareggiare un conto
sempre in perdita. credo che possano essere interessanti questi miei
pezzi:
attenzi�! popolazi�! disinformazi�!
processi dittatori incoerenze (appunti)
la storia in una polveriera
la controinformazione nel nome di cristo
il serpente e il macellaio: gli intoccabili
l'oceano con un cucchiaino
quattro anni di crimini ignorati
nema prenosa imputato milosevic
wesley clark, un 'nuovo patriota' alla casa bianca
le regole della macelleria
polpettone di pace
1942-2003, petricevac
dal lazzaretto desolato, il vostro corrispondente "filoserbo"
hanno ammanettato che guevara (storie, teatro, imposture)
quando il nemico � il media
vendetta, verit�, vandalismo, vergogna
decontestualizzando srebrenica
guerre perdute (senza combatterle)
quel giorno � oggi
sigh sigh chetnik
tutta colpa del principe lazar e del centralismo democratico
niente di nuovo sul fronte orientale, ipocriti

by babsi @ March 20, 2004 10:06 PM



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