Informazione

Tutti nella NATO !

Aggiornamenti sullo zelo masochista di Slovenia e Serbia(Montenegro?)
in tema di adesione alle strutture NATO. Selezione dispacci ANSA,
tratti dal sito:
http://www.ansa.it/balcani/

Slovenia:
- NATO: ALLARGAMENTO, COMPLETATO IL 29 MARZO A WASHINGTON
- NATO: SPAZIO AEREO SLOVENO SOTTO CONTROLLO ITALIA E UNGHERIA
- SLOVENIA: NATO; MINISTRO DIFESA, PROTEZIONE AEREA ITALIANA
Serbiamontenegro:
- KOSOVO: BELGRADO VUOLE ADERIRE A PARTNERSHIP PACE NATO
- NATO: SCHEFFER, NON ESCLUDO CHE SERBIA SIA PARTNER IN GIUGNO
- BALCANI: RIFORME MILITARI, ZAGABRIA AIUTERA' BELGRADO


-- >Vedi anche la vignetta degli amici sloveni di "Mladina":

*** https://www.cnj.it/immagini/VarnivNATU.pdf ***


=== SLOVENIA ===

NATO: ALLARGAMENTO, COMPLETATO IL 29 MARZO A WASHINGTON

(ANSA) - BRUXELLES, 17 MAR - E' il 29 marzo il giorno in cui i sette
paesi dell'est europeo che hanno chiesto di entrare nella Nato
faranno parte a tutti gli effetti dell'Alleanza atlantica. Lo
hanno precisato oggi fonti Nato al quartier generale di Bruxelles,
dove si segnala che per quel giorno e' prevista a Washington una
cerimonia con i capi di stato e di governo di Romania, Bulgaria,
Slovenia, Slovacchia e dei tre paesi baltici (Estonia, Lettonia e
Lituania) per celebrare il deposito degli ''strumenti di ratifica''
nella capitale statunitense. Come previsto dal Trattato atlantico, e'
quello il momento che segna l'adesione a tutti gli effetti. La
cerimonia e' stata indetta dal presidente americano George W.Bush
alla Casa Bianca e fra gli altri vi partecipera' il segretario
generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer. Venerdi' 2 aprile,
come preannunciato, vi sara' poi a Bruxelles un'altra cerimonia con i
ministri degli esteri di tutti i paesi dell'Alleanza atlantica ormai
allargata a 26 nazioni. Poco prima di un incontro informale dei capi
delle diplomazie dell'Alleanza, le bandiere dei nuovi paesi saranno
issate accanto a quelle degli attuali membri della Nato davanti
all'entrata principale del quartier generale sito alla periferia
della capitale belga. (ANSA). CAL
17/03/2004 17:55

NATO: SPAZIO AEREO SLOVENO SOTTO CONTROLLO ITALIA E UNGHERIA

(ANSA) - LUBIANA, 17 MAR - Per il controllo dello spazio aereo della
Slovenia, che il mese prossimo aderira' alla Nato, si prospetta una
gestione comune delle forze dell'aeronautica italiana e ungherese. Lo
riferiscono i media locali. La decisone dovrebbe essere presa oggi
a Bruxelles dove il Consiglio atlantico, riunito a livello di
ambasciatori, si esprimera' sui provvedimenti in quattro paesi (oltre
alla Slovenia, anche le tre repubbliche baltiche). La decisione
odierna sara' di natura politica e i particolari tecnici verranno
definiti in ulteriori consultazioni. La Slovenia non possiede aerei
di combattimento, ma solo una quindicina di velivoli per
addestramento di tipo Pilatus 9. (ANSA). COR-VD
17/03/2004 19:07

SLOVENIA: NATO; MINISTRO DIFESA, PROTEZIONE AEREA ITALIANA

(ANSA-AFP) - LUBIANA, 26 MAR - Caccia italiani proteggeranno lo
spazio aereo della Slovenia a partire da lunedi', quando l'ex
repubblica jugoslava entrera' nella Nato. Lo ha annunciato il
ministero della difesa sloveno. In un comunicato citato da una
catena televisiva, si afferma che ''l'Italia e' stata il solo paese a
proporre i suoi aerei per compiti di sorveglianza dello spazio aereo
sloveno; di conseguienza solo gli apparecchi italiani assumeranno
questo compito''. L'operazione si colloca sotto il comando delle
forze Nato in Europa, nel quadro del sistema di controllo aereo
dell'Alleanza. Il caso della Slovenia e' analogo a quello di Estomia,
Lettonia e Lituania. Anche i paesi baltici enrano lunedi' nella Nato
e sono privi di aerei in grado di garantire la protezione del
proprio spazio aereo. Anche Bulgaria, Romania e Slovacchia entrano
lunedi' nella Alleanza atlantica. (ANSA-AFP) TF
26/03/2004 23:08


=== SERBIAMONTENEGRO ===

KOSOVO: BELGRADO VUOLE ADERIRE A PARTNERSHIP PACE NATO

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 20 MAR - Il Consiglio supremo di difesa (Vso)
di Serbia/Montenegro, riunitosi in serata, ha auspicato l'adesione
''urgente'' di Belgrado alla Partnership per la pace della Nato, ''al
fine di facilitare una soluzione efficace della crisi del Kosovo''.
Un'adesione di Serbia/Montenegro a tale programma dell' Alleanza
atlantica agevolerebbe altresi' ''una stabilizzazione della sicurezza
nella regione'', afferma un comunicato del Vso diffuso dall'agenzia
Tanjug. Il Consiglio supremo di difesa, massima istanza militare
nel Paese, ha discusso le possibilita' di un ''impegno efficace del
nostro esercito con l'obiettivo di assistere la forza della Nato
(Kfor) e la Missione dell'Onu (Unmik), per porre fine alle violenze
contro la popolazione serba e montenegrina in Kosovo'', aggiunge il
comunicato. (ANSA-AFP). DIG 20/03/2004 01:14

NATO: SCHEFFER, NON ESCLUDO CHE SERBIA SIA PARTNER IN GIUGNO

(ANSA) - BRUXELLES, 23 MAR - Il segretario generale della Nato, Jaap
de Hoop Scheffer, non ha escluso che la Serbia-Montenegro possa
ricevere gia' entro giugno un invito ad aderire ad un partenariato
dell'Alleanza atlantica ma prima dovra' consegnare al Tribunale
dell'Aja i criminali di guerra che e' in grado di catturare.
''Dipende dalla Serbia-Montenegro stessa'', ha detto de Hoop Scheffer
in una conferenza stampa congiunta a Bruxelles tenuta con il
presidente del paese balcanico, Vojislav Kostunica. ''La condizione
essenziale - ha aggiunto il numero uno dell'Alleanza atlantica - e'
la piena collaborazione con il Tpi'', il tribunale penale
internazionale per la ex Jugoslavia con sede all'Aja. ''Ne abbiamo
discusso e questa e' una chiara ambizione della Nato'', ha detto
ancora de Hoop Scheffer riferendosi sempre ad un'eventuale adesione
della Serbia-Montenegro al Partenariato per la Pace (Pfp), lo schema
di rapporti fra Alleanza atlantica ed una serie di 27 paesi che
collaborano con la Nato o vogliono entrarvi. ''La Partnership for
peace - ha sottolineato de Hoop Scheffer - e' un importante strumento
per portare stabilita' e sicurezza che vorremmo in tutta la
regione''. ''Se le condizioni sono rispettate non direi che Istanbul
e' troppo presto'', ha detto ancora il segretario generale
riferendosi alla citta' turca dove il 28 e 29 giugno si terra' il
vertice della Nato. Prima di invitare Belgrado a firmare un
documento quadro e ad impostare un programma individuale per giungere
al partenariato, l'Alleanza atlantica - come noto - ha posto un serie
di condizioni, tra cui una riforma della Difesa e la cooperazione
con il Tpi che ricerca i leader politici e militari dei serbi di
Bosnia, Radovan Karadzic e Ratko Mladic. (ANSA). CAL
23/03/2004 17:48

BALCANI: RIFORME MILITARI, ZAGABRIA AIUTERA' BELGRADO

(ANSA) - ZAGABRIA, 25 MAR - La Croazia e' pronta ad aiutare la
Serbia/Montenegro nel processo di riforma delle strutture militari e
condividere le esperienze croate nell'adeguamento agli standard
dell'Alleanza atlantica. Lo ha annunciato il ministro della difesa
croato, Berislav Roncevic, citato dal quotidiano 'Jutarnji list'.
''Siamo dell'opinone che le relazioni di buon vicinato possano essere
create anche nel campo della riforma delle forze armate, in questa
regione non c'e' piu' pericolo di un conflitto bellico'', ha detto
Roncevic. Zagabria e Belgrado hanno istituito le relazioni
diplomatiche nel 1996, un anno dopo la fine della guerra, ma i
rapporti sono visibilmente migliorati solo dopo la caduta dei due
precedenti regimi, quello di Franjo Tudjman, nel gennaio 2000 e quello
di Slobodan Milosevic, nove mesi piu' tardi. Da allora, i due paesi
stanno lentamente ristabilendo le normali relazioni economiche,
politiche e culturali e sono impeganti anche in numerose iniziative
regionali di cooperazione promosse dalla comunita' internazionale e
dai paesi balcanici. Dopo l'adesione nel 2000 al Partenariato per
la pace (Pfp), formula di cooperazione militare considerata
l'anticamera della Nato, la Croazia ha avviato riforme strutturali per
l'adeguamento agli standard del Patto Atlantico ormai in fase molto
avanzata. Ogni anno vengono tenute esercitazioni congiunte
Nato-Croazia e Zagabria auspica la piena adesione nel 2006. La
Serbia/Montenegro e' rimasta visibilmente indietro e non c'e' neppure
in prospettiva l'adesione al partneriato. Le esperienze croate, in
particolare il modello di indennita' e di prepensionamenti che ha
permesso un'importante diminuzione del personale militare e civile,
potrebbero dimostrarsi preziose per il ministero della difesa di
Belgrado. (ANSA). COR*VD 25/03/2004 19:37

http://www.sfrj.ch/links.htm







[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

Slovenia: "izbrisani", "erased", cancellati.

Jugoslavi di ieri, sono gli apolidi di oggi: privati di ogni diritto di
cittadinanza.


Da Angelo Floramo e Tina Smole riceviamo questa significativa
testimonianza sulla sorte di 18.305 persone private di qualsiasi
diritto in un paese che confina con l'Italia. È la logica conseguenza
della cosiddetta "autodeterminazione", e della negazione del diritto ad
essere ciò che si è: jugoslavi.

1. Introduzione
2. Intervista al Giudice della Corte Costituzionale di Ljubljana che
difende i "cancellati"
3. Intervista ad uno di loro


--- 1 ---

Izbrisani, erased, cancellati. Sul passaporto un timbro laconico ne
inghiotte l’identità e li condanna all’amputazione della vita civile.
In tutto sono 18.305 storie diverse con un unico destino tragicamente
comune: sloveni fino a ieri e oggi indesiderati clandestini, numeri in
lista d’attesa per ottenere la cittadinanza di un paese nel quale, per
la maggior parte dei casi, sono nati e cresciuti, un paese che amano
perché considerano tenacemente loro e che non li vuole più, perché
troppo evidentemente juzˇnjaki, sudisti, monumento o relitto vivente di
quella che un tempo fu la grande balena jugoslava, comunista,
interetnica, multirazziale, a più velocità. Una cosa da dimenticare e
in fretta, se si vuole diventare simili al mondo occidentale da sempre
vagheggiato e ora così vicino, a portata di primo maggio 2004 ! Già
funzionari di Stato, ex ufficiali dell’Armata di Belgrado, o anche
soltanto colpevoli di esserne i figli, i cancellati hanno evidentemente
cromosomi troppo meridionali per le algide piazze in stile teresiano
pronte ad issare sui pennoni dei palazzi governativi la nuova bandiera
dell’Europa a venticinque. Così, da quando la giovane Repubblica di
Slovenia ha ottenuto l’indipendenza, ha messo in soffitta i vecchi
cimeli di un passato ritenuto scomodo e fastidioso. E come la pulizia
etnica formato slow food ha eliminato dai menù delle gostilne i
cevapcici e i monumentali “piatti alla serba” in favore delle più
tradizionali salsicce carniolane, anche 18.305 indesiderati sono stati
più o meno gentilmente invitati a ricongiungersi con il caotico
guazzabuglio del sud dal quale, in qualche modo, erano pur venuti un
giorno ad “occupare” la felice repubblica di Slovenia, quella verde
isola di serena operosità che già si sente molto più vicina a Bruxelles
di quanto non lo sia mai stata al Montenegro. La campagna è stata
appoggiata dai governi di centro destra e supportata dai partiti
conservatori, fortemente xenofobi, radicalmente in opposizione a tutto
quello che può ricordare anche solo lontanamente Belgrado e il passato
socialista. Poche voci si sono levate, ferme e coraggiose, per
denunciare questa campagna discriminante e contraria ai diritti
dell’uomo e del cittadino. Una tra queste, la più autorevole, è quella
di Matevzˇ Krivic, già giudice della Corte Costituzionale, che da anni
sostiene la causa dei cancellati. Anche grazie alla forza delle sue
argomentazioni il problema degli Izbrisani è uscito dai confini della
Repubblica slovena ed è diventato un caso di giustizia a livello
internazionale. Così il 15 novembre del 2003, durante l’ultima giornata
del Social Forum europeo di Parigi, un gruppo di attivisti e di
disubbidienti ha oscurato i simboli dell’ambasciata slovena. Sulla
piazza antistante l’edificio è stata tracciata una grande ics bianca
con la scritta: “cancellato”. 18.305 storie diverse ma con un solo,
tragico destino.

Tina Smole e Angelo Floramo

--- 2 ---

Matevzˇ Krivic è nato a Ljubljana nel 1942. Dopo la maturità classica
ha conseguito la laurea in legge. Dal 1970 al 1990 è stato assistente
e poi professore di Diritto Costituzionale alla Scuola Diplomatica
Superiore di Ljubljana. Autore di numerosissimi articoli e saggi
scientifici nonché di un’ importante opera monografica sulla
Costituzione Slovena, dal 1990 al 1998 ha rivestito l’alto incarico di
giudice della Corte Costituzionale. Molto attivo in campo politico e
sociale, è stato un membro della Lega dei Comunisti dal 1959 al 1984,
anno in cui ha dichiarato le sue dimissioni per le sue posizioni da
sempre orientate alla dissidenza interna e al libero pensiero. Dal 1984
si è fatta più intensa la sua attività di protesta per la salvaguardia
dei diritti sociali, anche come giornalista editorialista di Mladina,
voce libera e prestigiosa testata di Ljubljana. Dal 1988 al 1990 è
stato chiamato a far parte della commissione d’inchiesta parlamentare
contro Janez Jansa. Negli stessi anni, come espressione
dell’opposizione, ha lavorato alla commissione per la preparazione
della nuova legge elettorale. Dal febbraio del 2002 è il rappresentante
legale dell’associazione izbrisani, ovvero i cancellati.

***
 
Che cos’è un provvedimento di annullamento della cittadinanza ? Quali
sono le sue implicazioni giuridiche, sociali, politiche per un apolide ?
 
Non si tratta di un annullamento della cittadinanza, ma di un
annullamento della residenza permanente (o di domicilio) che queste
persone hanno subito già da alcuni anni, certuni addirittura da decine
di anni, prima ancora dell'indipendenza della Slovenia, quando si sono
trasferite in Slovenia dalle altre repubbliche dell’ex-Jugoslavia:
quella che potremmo definire “immigrazione interna”. Mantennero lo
stato di cittadini Jugoslavi legalmente residenti in Slovenia,
nonostante fossero nati altrove (per questa ragione erano iscritti nei
registri anagrafici di altre repubbliche e non in Slovenia). Non si
tratta nemmeno di apolidi: non sono mai divenuti cittadini del nuovo
Stato (Slovenia) perché non lo hanno nemmeno richiesto entro il termine
prescritto di sei mesi dopo l’indipendenza (alcuni per ignoranza, altri
per espressa volontà politica); per questa ragione dal 26 febbraio del
1992 sono di fatto considerati stranieri: provengono dalla Bosnia
(60%), dalla Croazia (20%), dalla Serbia e Montenegro (15%), dalla
Macedonia (5%). Dopo la cancellazione del loro domicilio in Slovenia,
le autorità competenti hanno richiesto loro di esibire certificati di
nascita, cittadinanza, le fedine penali, in modo tale da ottenere
prima il permesso per la residenza temporanea e poi, dopo un certo
numero di anni, anche la residenza permanente. Alcuni potevano farlo,
altri no – visto lo stato di guerra che in quegli anni vigeva in
Croazia, Bosnia e Serbia. Ed è proprio per questa ragione che adesso,
12 anni dopo, dal numero complessivo dei 18.305 cittadini cancellati,
circa in 11.500 hanno nuovamente ottenuto il permesso di residenza
permanente, alcuni persino la cittadinanza (quasi 500 già nel 1992,
oltre 7.000 nel 1999); circa in 2.500 si sono visti riconoscere il
permesso di residenza temporanea, ma quasi 4.000 persone sono rimaste
escluse da tutto e vivono ancora oggi senza essere in possesso di alcun
documento valido e riconosciuto dallo Stato. Pertanto hanno vissuto
tutti nell’illegalità: i primi 500 per parecchi mesi, gli altri per
due, cinque o dieci anni, gli ultimi 4.000 fino ad oggi; nessuno sa
nulla di loro, nemmeno se abbiano abbandonato la Slovenia. Le
conseguenze sociali? Gravi, gravissime, fino al suicidio di qualche
decina di persone; altre sono morte nell’ indigenza o perché non aventi
diritto all’assistenza medica.
 
Cosa accadde nel 1992 ? Intendo dire: cosa ha portato il governo
sloveno dell’allora neonata repubblica a formulare quel provvedimento ?
Perché quei cittadini sono stati cancellati ? Scomodi politicamente ?
Considerati indesiderabili per qualche motivo ?
 
Per capire questo si deve sapere che, prima dell’indipendenza, in
Slovenia su due milioni di abitanti 200.000 provenivano dalle altre
repubbliche dell’ex-Jugoslavia. La Slovenia promise solennemente che
avrebbe concesso a tutti la cittadinanza, senza intoppi legali. La
promessa di fatto è stata mantenuta. Quasi tutti coloro che l’avevano
chiesta la ottennero: 171.000 persone in totale. Ma ho detto quasi. Ad
esempio tutti gli ufficiali dell’ex-armata jugoslava videro respinta la
loro richiesta di ottenere la cittadinanza slovena: illegalmente, cioè
senza ragioni valide e legali. Le altre 11.000 persone se ne sono
andate per sempre. Ecco chi sono gli 18.305 “cancellati” (tra loro
alcune centinaia di ufficiali dell’ex-armata jugoslava). Le cifre
esatte restano ancora segrete, per facilitare la propaganda contro i
cancellati, che sono stati presentati tutti come nemici della
Slovenia, gente che ha “sparato contro di noi”. Qual è dunque il
motivo di questa cancellazione vergognosa, indegna di un Stato di
diritto ? A mio parere si tratta di una “vendetta politica” sul resto
della grande massa dei 200.000 “sudisti” (“juzˇnjaki”) dopo che 171.000
di loro sono divenuti cittadini della nuova Repubblica Slovenia e dopo
il tentativo della destra xenofoba di annullare tutte queste
cittadinanze, un tentativo fallito davanti alla Corte Costituzionale.
Così hanno cercato di creare per loro condizioni di vita impossibili,
in modo tale da spingere queste persone e loro famiglie a un esodo
“volontario”. Certo, lo Stato non ha osato espellere una massa così
grande di persone, sebbene, secondo la legge, queste potevano e
addirittura dovevano essere espulse (non avendo alcun documento che
giustificasse la loro presenza in Slovenia)! Le espulsioni sono state
molto rare: una discriminazione ulteriore, riservata a certi “casi
speciali”. Ma il tentativo di spingere queste persone a lasciare
Slovenia da sole è fallito: con l’aiuto delle loro famiglie, spesso in
condizioni di vita veramente gravi e gravissime, la grande maggioranza
di loro è riuscita a sopravvivere in tutti questi durissimi anni. E
adesso, naturalmente, chiedono che vengano fatti valere i loro diritti,
chiedono di essere risarciti per ciò di cui sono stati privati in un
modo indegno, come gia dissi, di un Stato di diritto. Se posso, mi
lasci fare un confronto, che mi pare interessante. La Lettonia (2,4
milioni di abitanti) non ha mantenuto la promessa di concedere la
cittadinanza ai 500.000 Russi ivi residenti all’indomani
dell’indipendenza ottenuta dalla repubblica baltica, come invece dice
di aver fatto la Slovenia nei confronti dei suoi “jugo-stranieri” (mi
si passi il neologismo). Ma, dall’altra parte, nessuno dei Russi
residenti in Lettonia è stato privato dei suoi diritti sociali ed
economici, a nessuno è stata negata l’opportunità di lavorare, di
godere dell’assistenza medica e di altri elementari diritti. Non si
sono visti negare il diritto al domicilio: soltanto alcuni posti
“strategici” sono stati dichiarati “inaccessibili” per i Russi.
 
All’epoca vi furono reazioni nell’opinione pubblica ? Venne dato
rilievo all’episodio dai mezzi di comunicazione ?
 
Le reazioni dell’opinione pubblica sono state poche e timide, ad
eccezione della rivista politica “Mladina”, che non aveva allora una
grande influenza. Ma, per essere onesti, si deve dire che allora non si
sapeva bene che cosa fosse davvero accaduto; certe conseguenze erano
davanti agli occhi di tutti, ma tanto le cause quanto le dimensioni
giuridiche di tutto questo restavano oscure. L’anno scorso è stato
molto interessante l’intervento pubblico del professore Ljubo Bavcon,
presidente del Consiglio per la tutela dei diritti umani tra il 1988 e
il 1994. Egli ha reso pubblici le sue numerose pressioni sul Ministero
degli affari interni e sul Primo ministro Drnovsek in favore di queste
persone; interventi destinati a cadere tutti nel vuoto. Pertanto la
conclusione del prof. Bavcon è stata che, ovviamente, non si trattava
di casi isolati, ma di una sistematica politica ostile nei confronti di
queste persone.
 
Cosa la spinse a sposare la causa di quei cittadini ? Lei è una
personalità in ambito giuridico in Slovenia. E ha scelto di diventarne
difensore civico. Mi spieghi quali sono state le sue motivazioni
professionali e morali.
 
La prima ragione: ho conosciuto questo problema gia come giudice alla
Corte Costituzionale (1990-1998), quando alla fine del 1994 abbiamo
trattato il primo caso, al quale ne sono seguiti molti altri. Data la
composizione della Corte di allora, non era possibile fare nulla,
almeno fino al giugno del 1998, quando finalmente abbiamo preso la
prima decisione favorevole ai cancellati, provvedimento ratificato poi
nel febbraio del 1999 dal mio successore. Ma, questa decisione è
rimasta inattuata dal Governo e dal Parlamento, e così, nel febbraio
del 2002, è nata un’associazione: izbrisani che significa appunto i
cancellati, e io sono stato invitato di aiutarla dal punto di vista
legale. Naturalmente ho accettato subito questo invito. A chi mi pone
una domanda simile, rispondo sempre con le parole del nostro grande
scrittore Ivan Cankar: “Per la disonestà ci sono sempre 99 ragioni; per
l’onestà invece, ce n’è una sola.”
 
Da noi in Italia non se ne è mai saputo nulla. Ora questa grave
violazione dei diritti umani (dell’uomo e del cittadino) è stata
portata all’attenzione dall’European Social Forum di Parigi. E solo
adesso se ne comincia a parlare. Come mai ?
 
Nemmeno qui da noi non se ne è saputo nulla: le voci isolate di
“Mladina” e del prof. Bavcon sono state presto soffocate. Della
sentenza espressa dalla Corte Costituzionale nel 1999 non se n’è
parlato affatto: io stesso ne ero all’oscuro, fortemente occupato in
altri gravi problemi (tra gli altri anche gli accordi tra Stato e Santa
Sede, che ho criticato severamente come anticostituzionali). Soltanto
la nascita dell’associazione dei cancellati, nel febbraio 2002, ha
finalmente resuscitato l’interesse per questo grave problema.
 
Qual è lo stato attuale della situazione ? Come procedono i lavori ?
 
Lo situazione attuale è difficilissima. E al contempo paradossale:
ciascuna nuova vittoria nel campo giuridico significa per noi
un’ulteriore sconfitta, sempre piu grave, nel campo politico. Abbiamo
vinto almeno tre volte davanti alla Corte Costituzionale: nel febbraio
1999, nell’ aprile 2003 ed in dicembre 2003. La prima decisione è stata
ignorata dal governo Drnovsek (non totalmente, ma attuata attraverso
una legge che ne ha di fatto ignorato i contenuti); e si può capire
facilmente perché nemmeno nel 2002 esisteva la volontà politica per
riparare alle ingiustizie fatte nel 1992 dal governo “Demos” (di
destra) e mai più riparate da tutti i successivi governi Drnovsek. Nel
dicembre 2002 Drnovsek diventa Presidente della Repubblica, ma la
storia continua: il suo ministro degli interni resta al suo posto e
continua la stessa politica. Nell’ aprile 2003 una nuova sentenza della
Corte Costituzionale ci dà ragione giuridica su tutti i punti. Il
ministro promette di attuare la sentenza, ma fin da subito fa di tutto
per non doverlo fare, con l’aiuto di molti giuristi, professori
d’università ed altri tecnici del settore. Manovre che non sono degne
nemmeno di essere criticate seriamente, sebbene per parecchi mesi io
non abbia fatto altro ! Le ho demolite una ad una, pubblicamente, ho
accusato il ministro persino per le bugie che ha pronunciato: non ho
ottenuto nessuna risposta, nè da parte sua, nè dalla parte degli altri
politici. Adesso sono stanco di farlo. Le manovre del Governo si sono
rincorse senza interruzione: legge “tecnica”, legge “quadro” o “di
sistema”, legge costituzionale, cui hanno fatto seguito un veto, un
referendum, e il varo di una terza legge per evitare un ulteriore
intervento della Corte Costituzionale contro nuove soluzioni
anticostituzionali…..e cosi via. Ma non sono l’unico ad essermi
stancato di questi giochi politici: persino il giornale politico
principale sloveno, “Delo”, ha pubblicato un editoriale senza
precedenti, credo, nella storia del giornalismo: “Basta con questi
giochi politici!” e si è rifiutato di pubblicare notizie sulle nuove
“invenzioni” politiche cui il Governo ricorre quotidianamente e che da
mesi occupavano le prime pagine di nostri giornali!
 
E l’attuale governo sloveno come si pone nei confronti di questo
problema ? E’ ovvio che la questione è prevalentemente politica. Pare
che in particolare i partiti di destra non vogliano che la questione
sia risolta.
 
No, la questione non è e non può essere “prevalentemente politica”: é
una questione prevalentemente giuridica e morale, una questione che
riguarda la tutela dei diritti umani. E’ un “esame” davanti al quale
sono “caduti” tutti i partiti politici, sia quelli di governo che
quelli di opposizione. Le posizioni xenofobe della destra non sono
sorprendenti, visto che in Slovenia non esiste un “muro sanitario”
come in Francia, per esempio, tra l’estrema destra e la destra
moderata, “europea”. E’ molto più triste – sopratutto per noi,
intellettuali di sinistra – che i partiti di governo “liberale e di
sinistra” si siano comportati in questa vicenda in una maniera così
vergognosa, pensando solo ai loro interessi elettorali e cercando di
scendere a “sporchi compromessi” con le tendenze xenofobe della destra.
Persino l’unico partito che ha sempre coraggiosamente e principalmente
difeso i diritti dei cancellati - il partito “ex-comunista” dei
“socialdemocratici riuniti” (ZLSD) – è stato costretto, in quei ultimi
mesi, a rivedere un po’ le sue posizioni principiali. Sto parlando dei
suoi deputati mentre (che paradosso!) il ministro degli interni, il
maggior responsabile della situazione attuale, è membro proprio di
questo partito! E cosa ancora peggiore: la tendenza a scendere a patti
con la destra xenofoba è stata rafforzata, in quei ultimi mesi, anche
in virtù del supporto decisivo del Presidente del Parlamento Pahor,
che è nello stesso tempo presidente dei “socialdemocratici riuniti”!
Difficile a capire, persino per noi.
 
Nel caso in cui venissero riconosciuti i diritti degli apolidi, cosa
accadrebbe ? Alcuni dicono che si potrebbe verificare una crisi di
governo gravissima e molto pericolosa.
 
Quale crisi di governo, vi prego? Sono tutti d’accordo che i bravi
cittadini leali non pagheranno nulla a questi nemici, e che non
diranno nemmeno “scusateci per le ingiustizie subite”. Va bene, il
Governo dichiara che vuole rispettare i diritti umani e le sentenze
della Corte Costituzionale, ma a cosa serve se poi non lo fa? In un
mio articolo apparso su “Mladina” ho gia citato il cantautore italiano
Giorgio Gaber e la sua famosa canzone del San Remo 1967: “E allora dai,
e allora dai, le cose giuste tu le sai – e allora dai, e allora dai,
dimmi perché tu non le fai!?”
 
A suo parere l’entrata della Slovenia in Europa sarà di aiuto alla
vostra causa ? E in che modo ?
 
No, queste sono speranze vuote. L’Unione Europea è un’associazione
d’interessi economici e politici: tutto il resto è soltanto decorativo.
Nemmeno in Austria, quando la minaccia di Haider fu molto seria,
l’Unione Europea ha potuto fare nulla di serio. Noi abbiamo già
ricevuto un sopporto importante da un’altra parte: dalle istituzioni
del Consiglio dell’Europa, sopratutto dal commissario per i diritti
umani Alvaro Gil Robles e dalla commissione ECRI (European Commission
against Racism and Intollerance). Hanno redatto il loro rapporto sulla
situazione in Slovenia; sono stati molto critici, chiedendo sopratutto
la soluzione immediata del problema dei cancellati e l’osservanza
assoluta delle sentenze della Corte Costituzionale. Gli effetti non
sono ancora visibili, ma speriamo che ci saranno.
 
Quali saranno le sue prossime mosse ?
 
Adesso aspettiamo la legge che dovrebbe risolvere i nostri problemi. Ma
non lo farà. Anzi, sortirà addirittura effetti contrari. E nello stesso
giorno in cui la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, noi
presenteremo alla Corte costituzionale la nostra ennesima richiesta di
annullare anche questa legge come anticostituzionale. Speriamo che la
varino presto, perchè nel 2007 due terzi dei giudici costituzionali
cambieranno. Sarà lo stesso Drnovsek a proporre la loro elezione – e
poi chi lo sa come andranno le cose ... Naturalmente, c’e sempre la
Corte Europea per i diritti umani a Strasburgo, ma gli anni passano, e
ogni anno, a ciascuno dei cancellati, resta un anno in meno da vivere. 

Angelo Floramo

--- 3 ---

Ljubljana – Tina Smole

Dusˇan Vulovic´ è nato il 26 novembre del 1958 a Ljubljana, dove ha
trascorso tutta la sua vita. Quando nel 1992 si è presentato in un
ufficio anagrafico per richiedere i documenti necessari al rinnovo
della patente di guida, gli hanno detto che era uno straniero e che di
lui non c’era memoria anagrafica in Slovenia. E’ stato cancellato dai
registri senza che nessuno glielo abbia mai notificato, senza nemmeno
sospettare che ciò potesse mai accadere e nemmeno perché. Come del
resto è accaduto a tutti gli altri, un tempo cittadini e ora solamente
dei cancellati.

Come ha saputo si essere stato cancellato dal registro anagrafico
sloveno ?

Nel febbraio del 1992 dovetti rinnovare la mia patente di guida. Una
patente di guida slovena. Con mia grande sorpresa l’impiegata allo
sportello mi rispose che avrei dovuto rinnovare il documento nello
stato da cui provenivo, dal momento che non esisteva memoria storica
relativa al mio nome in Slovenia. Quando le chiesi di che paese stesse
parlando mi rispose che le carte, siglate dal Ministero degli Interni
sloveno, certificavano la mia cittadinanza Jugoslava. Le dissi che
probabilmente c’era un errore, dal momento che sono nato a Ljubljana,
ho frequentato le scuole in Slovenia e non ho mai abitato in nessun
altro paese all’infuori della Slovenia. Mi rispose semplicemente che in
base a quello che emergeva dal suo database io figuravo come un
cittadino Jugoslavo, pertanto si rifiutò di rilasciarmi la nuova
patente di guida. Le dissi che era mio diritto averla, e che se non me
l’avesse concessa avrei comunque guidato senza patente. Qualora la
polizia mi avesse fermato lei sarebbe stata citata per danni per tutte
le conseguenze del caso. L’impiegata consultò il suo capo ufficio. Dopo
una mezz’oretta mi rilasciò la nuova patente. Fu in quella occasione
che mi accorsi per la prima volta di essere stato cancellato
dall’anagrafe slovena.

E i suoi familiari ? Sono stati tutti cancellati ?

I miei genitori vivevano in Slovenia. Mio padre era un ufficiale
dell’armata Jugoslava, ma risiedeva qui dal 1948. Non ebbe alcun
problema ad acquisire la cittadinanza slovena, dopo l’indipendenza.
Riceveva regolarmente la pensione, senza fastidi. Anche i miei figli,
nati rispettivamente nel 1986 e nel 1990 hanno acquisito
automaticamente la cittadinanza. Lo stesso è valso per mio fratello e
mia sorella. Ma per la burocrazia slovena io sono, evidentemente,
l’unica pecora nera della famiglia: e dall’oggi al domani sono
diventato un cittadino Jugoslavo !

Quale fu la sua prima mossa, dopo aver saputo di essere stato
cancellato ?

All’epoca ero titolare di una bottega artigianale con otto dipendenti.
Capii immediatamente che dovevo a tutti i costi salvaguardare la
validità dei miei documenti legali. Un consulente del settore mi disse
che per prima cosa avrei dovuto ottenere un visto di soggiorno per
poter rimanere in Slovenia, dal momento che da quel momento ero
considerato a tutti gli effetti uno straniero. Non importava che fossi
nato e vissuto sempre qui, che tutta la mia famiglia risiedesse qui: se
non avessi ottenuto il visto sarei stato considerato un semplicemente
un clandestino, e quindi rimpatriato in un paese nel quale non ero mai
vissuto e con il quale non avevo mai avuto contatti. Ovviamente
considerai la cosa già fatta. Ma dal momento in cui ero entrato a far
parte della categoria degli stranieri, mi applicarono tute le leggi del
caso. Ero considerato alla stregua di chi avesse oltrepassato
illegalmente il confine qualche giorno prima, un cinese o qualcun altro
arrivato senza documenti, chissà da dove. Ho perso tutti i miei
diritti. Avrei dovuto farmi rilasciare documenti nuovi e validi, anche
se in tasca avevo il passaporto sloveno.

Che cosa ha fatto allora ?

Per prima cosa ho dovuto richiedere il permesso di soggiorno
provvisorio per i non residenti, in modo tale da poter avere il diritto
di soggiornare legalmente entro i confini della Repubblica Slovena. Per
richiedere tali documenti ho dovuto dimostrare di avere un lavoro, di
non aver commesso atti illegali e criminali e di non essere cittadino
di alcun altro paese. Non appena la macchina per il rilascio dei
documenti si mise in moto, l’unico documento valido in mio possesso era
la mia patente di guida scaduta; un documento non sufficiente a
dimostrare la mia identità; per quella erano necessari il passaporto e
la carta di identità. Finalmente ottenni il permesso di soggiorno
lavorativo per un anno. Ma il problema ora era un altro: non sapevano
dove registrarlo. L’impiegata aveva ormai distrutto il mio vecchio
passaporto dell’ex Jugoslavia – tutti noi cittadini dell’ex Jugoslavia
avevamo quel tipico passaporto rosso, allora: ed era un documento
considerato valido. Ma quella efficiente impiegata di Ljubljana lo ha
annullato con un timbro che diceva: “distrutto”, il che stava a
significare che quella carta non aveva più alcun valore legale. In
quello stesso passaporto avevano registrato anche il visto di soggiorno
che mi avrebbe garantito la permanenza in Slovenia per un anno, assieme
al mio visto di lavoro. Questo dimostra che ogni loro azione è stata
illegale. Non sono ancora sicuro di cosa sarebbe accaduto se fossi
stato fermato dalla polizia e avessi esibito quel documento; non so se
quel timbro avesse realmente un significato. Ma siccome la mia carta di
identità era ancora valida, mi sequestrarono il passaporto. Protestai
fermamente, visto che sarebbe scaduto soltanto di lì a cinque anni. Non
mi diedero alcun altro documento sostitutivo nel quale si attestasse
che la mia carta di identità era stata rilasciata dalle autorità
competenti di Ljubljana.

Ha cercato di ricorrere a una qualche forma di assistenza legale ?

No, all’inizio di questa avventura proprio no. Mi sono sempre occupato
da me dei miei documenti. Pensai che avrei potuto fare lo stesso anche
in questa circostanza. Inoltre avrei dovuto pagare per un avvocato. E
pensavo davvero che non mi sarebbe servito. Poi, quando le cose si sono
messe al peggio, ho dovuto ricredermi.

Una volta ottenuto il visto per motivi di lavoro come si sono messe le
cose per la sua attività lavorativa ?

Dopo un po’ sono stato costretto a chiuderla. Ciò significava che non
avrei più potuto dimostrare di avere un lavoro sicuro; inoltre la mia
situazione economica peggiorò per mancanza di entrate. Il budget
familiare ne risentì parecchio. Così feci di tutto per ottenere i
documenti che mi avrebbero permesso di richiedere la cittadinanza
slovena, in modo tale da essere immesso nuovamente in quella condizione
di diritti-doveri di cui un tempo avevo goduto. Tra gli alti diritti,
ovviamente, anche quello di voto. Per questo ho formulato la mia
esplicita richiesta di cittadinanza alla fine del febbraio del 1992.
Dovevo provare di avere un lavoro stabile, un’abitazione, un domicilio,
di saper parlare fluentemente la lingua slovena, di avere la fedina
penale pulita e di non essere cittadino di alcun altro stato. Come è
noto nel 1992 scoppiò una guerra crudele tra i paesi della ex
Jugoslavia. Le linee telefoniche per Belgrado e le altre città
jugoslave vennero interrotte. Avevo richiesto agli uffici anagrafici di
Cˇacˇak, il paese natale di mio padre, il certificato che dimostrasse
che io non ero cittadino serbo. Quello era un documento importantissimo
per me, davvero cruciale.

E’ riuscito ad ottenerlo ?

In quei giorni era davvero impossibile contattare la Jugoslavia. Anche
oggi non abbiamo alcun contatto ad est di Zagabria Non potevamo recarci
in viaggio laggiù, nemmeno comunicare tramite telefono. Ma riuscii
comunque ad ottenere i documenti grazie ad alcuni amici che raggiunsero
la Jugoslavia attraverso l’Ungheria. In tutto ci vollero sei mesi,
molti soldi e un esaurimento nervoso. Gli uffici di Cˇacˇak finalmente
mi inviarono il documento in cui si dichiarava che io non ero mai stato
registrato nelle loro liste anagrafiche. Un traduttore giurato lo volse
in Sloveno, dal momento che il documento era stato redatto in serbo.
Così, quando raggiunsi gli uffici di Ljubljama per inserire tale
documento nel mio dossier personale, l’impiegata dell’ufficio mi chiese
di parlare in sloveno. Non appena si rese conto che lo parlavo
fluentemente, volle controllare il mio diploma di scuola superiore;
avevo conseguito la licenza con il massimo dei voti. Quando l’impiegata
lo vide, mi disse che avrei comunque dovuto superare un esame di lingua
slovena. Le risposi che per me non sarebbe stato affatto un problema,
ma lei avrebbe dovuto comunque rilasciarmi una certificazione scritta
in cui dichiarava che quel diploma, rilasciato da una scuola slovena,
non aveva di fatto nessun valore per il suo ufficio. Dopo essersi
consultata con il suo superiore mi disse che non c’era nessun bisogno
di un altro esame di lingua slovena. Mi chiese quindi di esibirle il
documento che mi era appena arrivato dalla Jugoslavia. Dopo essersi
ancora consultata con il suo capoufficio mi spiegò che, siccome la
Slovenia non aveva nessuna relazione diplomatica con la Serbia, quel
documento non aveva nessun valore legale. Per avere quel pezzo di carta
ci avevo messo un anno. So bene che si comportarono così con ognuno di
noi “cancellati”. E lo fecero nel modo più ostinato e feroce possibile.
Prima ti dicevano che dovevi procurarti quel documento, poi ti
comunicavano che quel documento non aveva nessun valore per loro. Nel
frattempo i giorni passavano e noi eravamo di fatto dei clandestini in
terra slovena.

Quanto durò il suo visto di soggiorno ?

Un anno. Ogni anno avrei dovuto rinnovarlo, ma dal momento in cui avevo
iniziato a raccogliere la documentazione necessaria ad ottenere la
cittadinanza, non necessitavo di alcun altro visto. Fu il mio avvocato
a dirmelo. Ma molti altri nella mia condizione non lo sapevano e così
dovettero rinnovare il visto ogni sei o dodici mesi, con un costo molto
alto in denaro, dal momento che dovevano andare a Trieste o a Vienna
per poterlo richiedere alle ambasciate Jugoslave di pertinenza più
facilmente accessibili.

Ma cosa accadde quando le dissero che il documento utile alla richiesta
di cittadinanza non era comunque valido per la repubblica Slovena ?

Pretesi che il documento venisse comunque inserito nel mio dossier.
L’impiegata si rifiutò di farlo. Ma poi, non so come, venne messo agli
atti. Non potevo fare altro che inoltrare la richiesta direttamente al
Ministero degli affari interni. La risposta del Ministero fu ovviamente
negativa. Portava la data del 1994, quasi un anno da quando avevo
consegnato le carte necessarie per intraprendere l’iter faticoso della
cittadinanza. La giustificazione di questa negazione venne addotta in
basa alla legge che vieta di fare rumore in luogo pubblico. Ebbene sì !
All’epoca gestivo un baretto. Alla sera, durante i fine settimana,
qualche volta suonavamo dal vivo. Avevo ottenuto il regolare permesso
per farlo, era tutto in regola. Ma un vicino protestò per il rumore. E
mi denunciò alla polizia. Le cose in verità stanno così: costui mi
aveva chiesto di sponsorizzare una sua attività. Io mi ero rifiutato e
così ora me la faceva pagare. La musica non era certamente alta. Quando
la polizia arrivò infatti parlammo ad un tono di voce normale. Non ci
fu bisogno di urlare. La casa di costui si trovava a diverse centinaia
di metri….è evidente che la musica non era il problema. Tuttavia la
denuncia venne registrata e il Ministero si sarebbe appigliato a tutto
pur di rifiutare la cittadinanza a gente come me. Per quanto mi
riguarda, il motivo addotto fu appunto il rumore. Fu allora che mi
rivolsi al mio avvocato. Il tribunale mi diede ragione.

Dovette intraprendere un nuovo processo per ottenere la cittadinanza ?

Si. Era ormai il 1997. Potevano negarmi la cittadinanza e lo fecero.
Dissero semplicemente di no. Nient’altro. Era questo il modo in cui si
comportavano generalmente con il personale che aveva prestato servizio
nell’Armata jugoslava. Pensavano che tutti avessero fatto qualcosa di
sbagliato. Ma non potevano provarlo. E così ci cacciavano dal Paese.
Per un po’ non feci nulla. Poi passò la legge sul diritto di soggiorno.
E io potei finalmente ottenere lo status. Il che significava che non
ero più un clandestino. Ma l’anno scorso sono state apportate alla
legge alcune modifiche. Per questo ho dovuto ripetere la mia domanda.
Non ho ancora avuto una risposta. Forse ho dimenticato di inserire un
si, o un no, o di compilare qualcuno degli infiniti campi richiesti dai
moduli. Ma ancora niente. Non so ancora chi sono. Eppure sono
ottimista. Spero proprio che la Slovenia chiuda questo capitolo prima
di entrare nell’UE, il primo maggio prossimo. Se così non sarà,
prenderò la cittadinanza europea. Sono ancora un apolide in una paese
nel quale sono nato, cresciuto e vissuto ininterrottamente per 45 anni.

Ma lei non è mai stato citatdino di un altro paese ?

No. E la semplice informazione che io non sono mai stato iscritto ai
registri anagrafici jugoslavi dovrebbe bastare per ottenere i documenti
necessari. Così accade in ogni paese democratico. Ma qui ancora nessuno
sa chi abbia spostato i documenti di alcuni cittadini sloveni
nell’archivio stranieri. Certo è stato fatto per motivazioni politiche.
A nessuno interessa che siamo nati qui, che qui vivono i nostri
parenti, che ci sono vissuti per tutta la loro vita. E’ una situazione
assurda, davvero bizzarra.

Suo padre era un impiegato dell’Armata Jugoslava. E lei ?

No, io no. Ho semplicemente prestato il servizio di leva, come tutti.
Una recluta come tante.

E il suo lavoro ?

Ho dovuto chiudere il mio laboratorio artigianale. Dal momento in cui
la Slovenia si è resa indipendente dalla Jugoslavia, ho perso il
mercato sul quale tradizionalmente vendevo i miei prodotti. Avevo otto
dipendenti, tra cui mia moglie. Ho vissuto per un po’ con i soldi messi
da parte. Ho fatto molti lavori, tutto quello che mi capitava. Poi sono
riuscito ad avere in gestione quel baretto per tre anni. E’ stata dura.
Hanno fatto in modo che chi perdesse il diritto di cittadinanza non
venisse cacciato via. Ma restasse qui. Soggetto ai loro soprusi. Quando
cominci a combattere contro la burocrazia ti rendi conto che alla fine
il sistema vincerà sempre. Molti così se ne sono andati. I documenti
sono miracolosamente emersi. E così si è potuto dimostrare che chi se
ne è andato lo ha fatto di sua spontanea volontà.

Si dice che i cancellati chiederanno un grosso risarcimento alla
Repubblica Slovena. Intenterà anche lei una causa per essere in qualche
modo compensato ?

Non chiederò i danni, nulla di tutto ciò. Vorrei semplicemente che lo
stato mi pagasse tutte le spese processuali e tutti soldi che ho
investito in documenti e burocrazia. Sono anche convinto che coloro i
quali per dodici anni non hanno ricevuto la pensione, abbiano il
diritto di riavere il loro legittimo denaro. Non si tratta di
risarcimento. Si tratta di riavere ciò che ti apparteneva e non ti è
mai stato dato. Per quanto riguarda poi i danni morali, le sofferenze e
le umiliazioni di ogni tipo, beh, tutto si trova nella testa di quei
politici che vogliono manipolare il loro elettorato. Sappiamo bene che
la nostra condizione è stata esplicitamente voluta dai partiti di
destra di allora. E sono proprio i partiti di destra di oggi che
parlano di risarcimento. No, non ci interessa questo tipo di
risarcimento. E questi politicanti come Janez Jansa (leader del partito
socialdemocratico di centro destra – n.d.r.) pensano di poter entrare
nel Parlamento europeo. Ma con la politica fascista e di destra che
hanno impostato negli anni scorsi – e si è trattato proprio di pulizia
etnica – beh, voglio proprio sperare che per loro non ci siano poltrone
disponibili, a Bruxelles.

[fine]

[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

ERPKIM Info sluzba <erpkim@...> wrote:

<http://www.kosovo.com/erpkim_logos.jpg>

25. mart 2004. god.

Info-bilten ERP KiM 25-03-04

Kompletna hronoloska rekonstrukcija nasilja na Kosovu i Metohiji (15-20
mart, 2004 god)

ERP KiM Info-sluzba
Gracanica, 25. mart 2004. god.

Informativna sluzba Eparhije rasko-prizrenske dosla je preko dobro
obavestenih medjunarodnih izvora na Kosovu i Metohiji do kompletne
hronoloske rekonstrukcije zbivanja na Kosovu i Metohiji u Periodu od
15-20 marta 2004. godine koji objavljujemo u celini u srpskom prevodu
redakcije ERP KIM. U narednoj poruci ovaj izvestaj bice prosledjen kao
prilog u MS
Word formatu.


<http://www.kosovo.com/besimi/besimi07.jpg>
Albanska rulja u Prizrenu pali Bogosloviju Sv. Kirila i Metodija, i
profesorske stanove. Bogoslovija je zaduzbina Sime Igumanova, velikog
zaduzbinara i dobrotvora srpskog iz 19. veka. Njegov grob je zatrpan u
rusevinama manastira sv. Marka kod Prirena koga su albanski ekstremisti
minirali u leto 1999. godine u prisustvu nemackih snaga KFOR-a


Ponedeljak 15 mart 2004

Podrucje Pristine
19:50 Pucnjava iz vozila u pokretu kod Caglavice (nedaleko od Pristine
na jug). Kosovski Srbin, muskarac, star 19 godina ranjen sa tri metka i
tesko povredjen. Zrtva je prebacena u bolnicu u Severnoj Mitrovici.
Izvesteno je da se nalazi u zivotnoj opasnosti.

21:00 U znak protesta protiv incidenta, 150 kosovskih Srba iz Caglavice
blokira glavni put Pristina-Skoplje u toku 2 sata i kamenuje vozila
koja prolaze. Jedno vozilo kosovskih Albanaca je zapaljeno.

22:15 Vozila u prolazu kamenovana su u selu kosovskih Srba Gracanici,
jugoistocno od Pristine. Dva vozila su ozbiljno ostecena. Jedan
kosovski Albanac vozac je povredjen i hospitalizovan. Putevi
Pristina-Skoplje (kod Caglavice) i Pristina-Gnjilane (kod Gracanice),
ostaju zatvoreni.


Utorak 16. mart 2004

Podrucje Pristine
07:00 UNMIK Policija i KFOR reaguju na nekoliko putnih blokada koje su
izveli kosovski Srbi, protestvujuci protiv pucnjave iz vozila u pokretu
u Caglavici 15/03. Demonstranti blokiraju glavni put Pristina-Skoplje i
put u selu Gracanica (7 km jugoistocno od Pristine)

09:30 200 Kosovskih Srba protestanata iz Lapljeg Sela (jug-jugoistok od
Pristine) marsiraju prema Caglavici da bi se prikljucili blokadi. 40
kosovskih Albanaca blokiraju put u selu Kisnica i objavljuju pretnje
manjinama (8 km jugoistocno od Pristine).

10:00 Tokom 2 casa 30 kosovskih Srba demonstranata blokira put kroz
selo Suvi Do (3 km sever-severozapad od Lipljana).

11:00 Kosovski Srbi demonstranti nasrcu na medjunarodnog pripadnika
UNMIK Policije i ostecuju vozilo UNMIK Policije. Ovaj pripadnik je
hospitalizovan pa otpusten.

17:00 Situacija stavljena pod kontrolu - UNMIK-ova i KFOR-ova vozila se
slobodno krecu - put jos uvek zatvoren za civilni saobracaj.

Podujevo, Obilic, Pristina, Stimlje
Sve skupa oko 2,600 osoba mirno demonstrira u znak podrske nedavno
uhapsenim bivsim clanovima UCK/OVK.

Novo Brdo, Gnjilane, Vitina, Urosevac, Kacanik
Oko 8,000 osoba mirno demonstrira u znak podrske nedavno uhapsenim
bivsim clanovima OVK.

Malisevo, Orahovac, Suva Reka, Prizren, Dragas
Oko 1,900 osoba demonstrira u znak podrske nedavno uhapsenim bivsim
clanovima UCK/OVK. Demonstracije su mirne izuzev u Prizrenu, gde grupa
demonstranata kamenuje zgradu UNMIK-ove uprave. Jedan medjunarodni
pripadnik
UNMIK policije je lakse ranjen i jedno vozilo UNMIK policije je
pretrpelo laksa ostecenja.

Istok, Pec, Klina, Decani, Djakovica
Sve skupa oko 4,000 osoba mirno demonstrira u znak podrske nedavno
uhapsenim bivsim clanovima UCK/OVK.

Mitrovacki region (6 km istok-jugoistok od Zubinog Potoka)
17:45 Za 4 decaka kosovska Albanca izvesteno je da su nestali nakon sto
su otisla do recne obale. Tokom operacije spasavanja jedno dete je
izvadjeno iz reke i hospitalizovano. Ostalu trojicu nije bilo moguce
pronaci (svi su kasnije pronadjeni kao utopljeni). Kosovski albanski
mediji su odmah
optuzili kosovske Srbe. Navodi da su decu gonili kosovski Srbi pokazali
su se kao netacni.


<http://www.kosovo.com/prizrenun_car.jpg>

U rusilackom naletu hiljada Albanaca od kojih su mnogi bili naoruzani
vatrenim oruzjem, bazukama, molotovljevim koktelima i granatama
nastradalo je i desetine UNMIK ovih vozila i zgrada. Opustosen je
inventar, izvrsene su brojne kradje


Sreda 17 mart 2004

Pristina
Kosovski albanski demonstranti pokusavaju da blokiraju put na juznom
delu grada i otpocinju nasilno da se ponasaju.
Nasrtaji i kamenovanje patrola UNMIK Policije i KPS-a
Zapaljena 3 vozila UNMIK-a 1,500 kosovskih Albanaca protestuje ispred
glavne zgrade UNMIK-a

22:00
Demonstranti kamenuju glavnu zdradu UNMIK-a (osoblje od manjeg znacaja
vec evakuisano)
3 vozila UNMIK Policije zapaljena pred hotelom "Grand" Zgrada kosovskih
Srba napadnuta kamenicama, vatrenim oruzjem, zapaljivim bombama - 4
kosovska Srba ubijena
KFOR i SPU (specijalna jedinica UNMIK Policije) intervenisu - zgrada
evakuisana - stanovi zapaljeni
Policijska vozila i brojna druga vozila zapaljena.
Pucano na pripadnika UNMIK policije koji je ranjen
Brojni pucnji i detonacije oko centra Pristine

Caglavica
1,000 kosovskih Srba blokira put u protestu protiv napada iz vatrenog
oruzja 15/03
Kosovski Albanci demonstranti napreduju prema Caglavci iz Pristine, da
bi se sukobili sa kosovskim Srbima KFOR/SPU pokusavaju da drze mase
razdvojene - kosovski Albanci probijaju kordon i prodiru
Policajac otvara vatru na gomilu (nije poznat broj ubijenih i
povredjenih)
Vozilo upada u KFOR-o kontrolni punkt - 3 vojnika su povredjena -
KFOR-ov vojnik otvara vatru i ubija kosovskog Albanca motoristu
Rulja kosovskih Albanaca napada i spaljuje kuce kosovskih Srba (11
spaljenih kuca)
Oko 100 civilnih zrtava
Zapaljena civilna i UNMIK-ova vozila i KFOR-ovo oklopno vozilo

Kosovo Polje
Masa kosovskih Albanaca napada kuce kosovskih Srba - nekoliko je
zapaljeno
Bolnica, skola i posta kosovskih Srba su zapaljeni
UNMIK-ova vozila i ambulantna vozila ostecena ili spaljena
Napadnuta pravoslavna crkva, ali su je kosovski Srbi efikasno zastitili
Na smrt pretucen muskarac kosovski Srbin a nekoliko drugih je
povredjeno tokom divljanja
Povredjen medjunarodni pripadnik UNMIK Policije.
130 kosovskih Srba smesteno u policijskoj stanici

Podujevo
Okuplja se masa od 2,000 protestanata
Bacene kamenice na policijsku stanicu - ostecena su vozila - preceno
policajcima

Lipljan
Policija uspeva uspesno da zadrzi masu kosovskih Albanaca -
demonstranti pucaju na pripadnika KPS-a
Zapaljeno nekoliko kuca kosovskih Srba - demonstranti kamenuju policiju
i kosovske Srbe Muskarac, kosovski Albanac ranjen iz vatrenog oruzja od
strane kosovskog
Albanca, pripadnika KPS-a, koji je bio opkoljen masom
Mrtvo telo pronadjeno u dvoristu kuce koja je gorela

Stimlje
Masa kosovskih Albanaca kamenuje policiju i KFOR Kosovski Albanac,
pripadnik
KPS-a, pogodjen i ozbiljno ranjen Zapaljena jedna kuca

Kamenica
Kosovski Albanci demonstranti napadaju kamenicama lokacije kosovskih
Srba
Napadnuta zgrada opstine
Zapaljeno UNMIK-ovo vozilo a 6 drugih osteceno - unistena dva vozila
kosovskih Srba
Medjunarodni pripadnik UNMIK Policije; 3 kosovska Albanca pripadnika
KPS-a i kosovski Srbin su povredjeni

Gnjilane
2,500 kosovskih Albanaca kamenuje zgradu Regionalne Uprave UNMIK-a,
razbijajuci nekoliko prozora
KFOR i policija obezbedjuju lokaciju
Zapaljeno 4 vozila, ukljucujuci i jedno vozilo KFOR-a
Vojnici KFOR-a napadnuti kamenicama
Vozilo UNMIK Policije prevrnuto a druga vozila zapaljena pred zgradom
Regionalne Policije
Zapaljene dve kuce kosovskih Srba
300 osoba kamenuju i pokusavaju da prodru u UNMIK-ovu logisticku bazu
Osteceno vozilo UNMIK-a pri ulasku u grad, potom zapaljeno u blizini
UN-ove logisticke baze
Jedan medjunarodni pripadnik UNMIK Policije povredjen tokom dana

Vitina
Masa kosovskih Albanaca divlja UNMIK-ovo vozilo i 4 vozila kosovskih
Srba su osteceni
4 kuce kosovskih Srba su zapaljene a pravoslavna crkva tesko ostecena
Jedna osoba povredjena
Policija evakuisala nekoliko porodica kosovskih Srba na sigurniju
lokaciju

Urosevac
2,000-3,000 kosovskih Albanaca besne u gradu, bacajuci kamenice i
spaljujuci vozila
Na srpsku pravoslavnu crkvu bacene 3 rucne granate
Nekoliko eksplozija i rafala iz automatskog oruzja
Povredjeno 12 pripadnika KPS-a - 1 civil ubijen
Napadnut grcki KFOR - u pomoc pristigao americki KFOR
Zapaljeno jedno vozilo grckog KFOR-a

Kacanik
500 kosovskih Albanaca blokira glavni put i kamenuje KFOR
Jedan pripadnik poljskog KFOR-a povredjen
KFOR ispaljuje pucnje upozorenja da bi rasturio gomilu
Rafali iz automatskog oruzja i cuje se eksplozija rucne granate

Orahovac
UNMIK vozilo prevrnuto tokom divljanja
Kuca opljackana i zapaljena - osteceno nekoliko drugih kuca
Povredjena jedna osoba

Suva Reka
500 kosovskih Albanaca uzvikujuci "UNMIK napolje" ukljanja UN-ovu
zastavu sa zgrade Opstine. Policija ih presrece i povraca zastavu

Prizren
2,000 kosovskih Albanaca organizuju nasilnicki protest pred zgradom
Regionalnog centra UNMIK-a, 3-4 kuce kraj zgrade Regionalnog centra
UNMIK-a su izgorele
Zapaljena pravoslavna bogoslovija u centru grada i 3 pravoslavne crkve
Osteceno 5 vozila UNMIK-a

Istok
Masa blokira puteve unutar grada pomocu kanti za otpatke, velikim
vozilima i drvenim banderama.
Jedno vozilo UNMIK-a spaljeno i jos jedno osteceno

Pec
500 kosovskih Albanaca se okuplja u centru grada kraj zgrade
Regionalnog centra UNMIK-a
UNMIK-ovo osoblje se evakuise u UNMIK-ovu logisticku bazu
Zapaljeno jedno vozilo UN-a, ostala 2 ostecena
Ostecena zgrada Regionalnog centra UNMIK-a

Belo Polje (2 km juzno od Peci)
Kosovski Albanci demonstranti napadaju Belo Polje, povratnicko selo
kosovskih Srba
KFOR pomaze pri evakuaciji oko 30 kosovskih Srba
12 kosovskih Srba povredjeno tokom evakuacije
Osteceno vozilo UNMIK-a
15 kuca kosovskih Srba opljackane i zapaljene
Muskarac, kosovski Albanac, upucan i ubijen od zene pripadnice
UNMIK-ove medjunarodne policije zbog direktnog napada na nju.

Decani
Kosovski Albanci pokusali da napadnu Pravoslavni manstir, kako bi ga
zapalili
Devet kosovskih Albanaca pogodjeno i ranjeno
Dva vozila UNMIK-a ostecena i zapaljena

Djakovica
Policija i KFOR evakuisu grupu ljudi unutar pravoslavne crkve
Demonstranti nakon toga spaljuju crkvu
Zapaljena 3 vozila UNMIK-a, jos jedno osteceno
Napadnut pripadnik medjunarodne UNMIK Policije, ozbiljno povredjen i
ukraden mu je sluzbeni pistolj

Juzna Mitrovica
5,000 kosovskih Albanaca mirno protestvuju zbog nestale dece kosovskih
Albanaca u podrucju Zubinog Potoka (tokom noci 17-18/03, 2 tela dece su
pronadjena - trece dete i dalje se vodi kao nestalo)

Centar Mitrovice
800 kosovskih Albanaca na silu ulazi na Glavni most, bacajuci kamenice
i razbijajuci barikade
UNMIK Policija pojacanja sa SPU timom - koriscen suzavac da bi se
razbila gomila
Gomila pocinje da se ponasa nasilnicki - osteceno nekoliko vozila
UNMIK-a - autobus UNMIK-a zapaljen
Sa obe strane se cuje pucnjava i eksplozije (korisceno automatsko
oruzje i rucne granate)
Policija pojacana KFOR-om i situacija dovedena pod kontrolu
4 kosovskih Srba ubijeno i oko 50 povredjeno
4 kosovska Albanca ubijena i oko 160 povredjeno
Povredjeni 4 pripadnika medjunarodne UNMIK Policije, 8 pripadnika SPU,
12 pripadnika KPS-a i 13 pripadnika KFOR-a
11 vozila UNMIK-a ostecena i 2 zapaljena

Podrucje Vucitrna
Sest kuca kosovskih Srba zapaljeno u selima Banjska i Slatina
Dve povredjene zrtve
UNMIK-ovo i KFOR-ovo vozilo osteceni


<http://www.kosovo.com/besimi/besimi08.jpg>
U nevidjenoj pomami nacionalizma i besa hiljade kosovskih Albanaca
predvodjenih ekstremistima iz OVK, ANA-e, cak i Kosovske policije i KZK
pustosili su srpske kuce i svetinje sirom Kosova i Metohije. Dok je
gorela Ljeviska, a granate padale oko Decana, sirom Kosova i Metohije
paljene su srpske kuce i proterivene hiljade srpskih civila


Cetvrtak 18 mart

Pristina
Vise napada na stanove evakuisanih Srba - SPU zadrzava demonstrante
1,000 Albanaca odrzava mirni protest pred zgradom Parlamenta
Pripadnik KPS-a ubijen 8 km zapadno od Pristine
Rucna granata bacena u bazu francuske kancelarije za vezu - granata
nije eksplodirala
KFOR sprecio pokusaj prodora kod Caglavice - 4 kosovska Albanca
povredjena pucnjima upozorenja
Osoba preti bombom u Pristini, ukoliko se ne otvori magistralni put
Pristina-Skoplje - lazna uzbuna
Zapaljeno UNMIK-ovo vozilo pred glavnim stabom UNMIK Policije
Demonstranti napadaju staru pravoslavnu crkvu na Taslidzi - automatska
paljba u ovoj oblasti
KFOR evakuise pravoslavnog svestenika i 5 porodica kosovskih Srba iz
stare pravoslavne crkve
Pripadnik SPU pogodjen i povredjen tokom pokusaja da obezbedi staru
pravoslavnu crkvu
Policija koristi suzavac da bi rasprsila demonstrante (podrucje zgrade
Evropske Agencije za Rekonstrukciju - EAR)
Pravoslavna crkva, Kancelarija UN Habitata i 3 vozila UNMIK Policije
zapaljeni
Naoruzane i maskirane osobe pljackaju 2 stana pripadnika UNMIK-ovog
medjunarodnog sastava

Caglavica
Kosovski Albanci produzuju sa divljanjem blokirajuci put
Pristina-Skoplje
Dostizu do 1,500 ljudi tokom citavog dana
UNMIK Policija, SPU i KFOR brane prilaze selu Caglavici
Povremeno se koristi suzavac - magistralni put zatvoren citavog dana

Kosovo Polje
Rucna granata eksplodirala u blizini policijske stanice
Kuca kosovskog Srbina zapaljena
Izvesteno i o drugoj rucnoj granati
Kuca, koju je iznajmio pripadnik medjunarodne UNMIK Policije, zapaljena
i unistena

Podrucje Obilica
Pravoslavna crkva, brojne kuce i stanovi kosovskih Srba zapaljeni
200 kosovskih Albanaca stalno ponavlja napade na policijsku stanicu -
koristi se vatreno oruzje - ranjen pripadnik KPS-a
47 kosovskih Srba, koji su utociste nasli u policijskoj stanici,
evakuisano na bezbedniju lokaciju
Pratnja KFOR-a napadnuta i na nju je pucano tokom operacije spasavanja
Brojni kosovski Albanci opkoljavaju manjinsko selo Plemetina (6 km
severoistocno od Obilica)
Kosovski Srbi evakuisani u bazu UNMIK-a
Gomila pokusava da zapali lokalnu policijsku stanicu

Aerodrom Pristina
Zatvoren za sve civilne letove

Kapija 3, granicni prelaz (Merdare)
300 Srba pokusava da udje na Kosovo iz uze Srbije - u pocetku su
spreceni
Masa Albanaca krece ka prelazu iz pravca Podujeva
Sluzbenici i policija na granici prinudjeni da se privremeno evakuisu.

Podujevo
Zapaljena pravoslavna crkva
Medjunarodna policija evakuise policijsku stanicu, pred pretnjom
direktnog napada

Glogovac
800 kosovskih Albanaca demonstrira, blokira put i ostecuje vozilo
UNMIK-a

Lipljan
1,000 kosovskih Albanaca opkoljava policijsku stanicu (16:00)
Naprava eksplodira iza policijske stanice
Kosovski Albanac muskarac, povredjen tokom protesta 17/03, umire u
bolnici
Demonstranti razaraju spomenik
Kosovski Srbin muskarac, cija je kuca gorela, puca i ranjava kosovsku
Albanku zenu
Do 15 eksplozija prijavljeno u ovom podrucju
Dva kosovska Albanca muskarca i jedan kosovski Srbin, muskarac,
pronadjeni mrtvi
Osam kuca kosovskih Srba zapaljeno
Pripadnik KPS-a ranjen i tesko povredjen - 2 pripadnika UNMIK Policije
povredjena
2 vozila UNMIK-a ostecena

Podrucje Lipljana
Kosovsko albansko stanovnistvo u selu Rabovce (etnicki mesovito)
napusta selo u ocekivanju napada na kosovske Srbe
Sporadnicni pucnjevi prijavljeni u selu Staro Gracko i u ovom podrucju
do ponoci
Zajednica kosovskih Srba odbija da je KFOR evakuise - traze da KFOR
kontrolise prilaze selu

Stimlje
Zapaljena jedna kuca kosovskih Srba i pravoslavna crkva
Dodatne 4 kuce kosovskih Srba opljackane i spaljene

Podrucje Novog Brda|
Tokom noci: Rucna granata bacena na kucu Predsednika Opstine (Kosovski
Srbin, muskarac)
Patrola KPS-a napadnuta rucnom granatom i iz automatskog oruzja -nije
prijavljeno da ima povredjenih
Pokusaj paljenja zgrade Opstine - lokalno obezbedjenje ugasilo vatru

Kamenica
KFOR koristi suzavac kako bi rasprsio 200 kosovskih Albanaca koji su se
okupljali na obodu teritorije kosovskih Srba

Gnjilansko podrucje
Okupljanje unutar i oko grada (12:00)
3,000 kosovskih Albanaca dovode do angazovanja KFOR-a i policije u gradu
Kopnene i vazdusne jedinice KFOR-a koriste suzavac, kako bi odrzali
situaciju pod kontrolom
5 neeksplodirani Molotovljevih koktela pronadjeni u zgradi Regionalnog
Centra UNMIK-a
Kamenovana stanica policije
U eksploziji rucne granate povredjena dva muskarca u selu Cernica
Akti vandalizma na groblju kosovskih Srba - zapaljeno nekoliko kuca
kosovskih Srba - povredjene 3 osobe
U eksploziji rucne granate povredjeno 4 kosovskih Srba
Tokom dana, 50 kosovskih Albanaca uhapseno zbog pljackanja i paljenja
kuca

Vitina
300 kosovskih Albanaca pali 7 kuca kosovskih Srba - evakuisano oko 25
kosovskih Srba
Muskarac, kosovski Albanac, nasrce na zenu nemacke nacionalnosti

Podrucje Urosevca
1,500 kosovskih Albanaca divlja - spaljuju pravoslavnu crkvu i do 5
kuca kosovskih Srba u gradu
Masa kosovskih Albanaca pokusava da spali pravoslavnu crkvu u kosovskom
srpskom selu Talinovce
Koriscen suzavac za rasprsivanje mase
Crkva je zapaljena (17:49) - 5 kosovskih Albanaca, muskaraca, uhapseno

Podrucje Orahovca
400 kosovskih Albanaca ucestvuje u mirnim demonstracijama u gradu
Zapaljena i unistena pravoslavna crkva u selu Brnjaca

Prizren
6 autobusa sa kosovskim Albancima, muskarcima, zaustavljeno dok su
pokusavali da se prikljuce demonstracijama u Pristini
2,000 kosovskih Albanaca uzima ucesca u ceremoniji polaganja venaca na
spomenik UCK/KLA
Nakon toga ucesnici napadaju Regionalni Centar UNMIK Policije
10 vozila UNMIK-a i 3 vozila KPS-a osteceni
Napadnuta stanica policije - Odgovorili KPS i SPU - 3 pripadnika SPU
povredjeno u sukobima
600 protestanata produzava da kamenuje Regionalni Centar UNMIK Policije
Episkopija, Manastir sv. Arhandjela, jedna pravoslavna crkva i
pravoslavna bogoslovija spaljeni i unisteni
11 kosovskih Srba evakuisano iz grada u bazu KFOR-a

Podrucje Istoka
Eksplozija u voznom parku policijske stanice - dva vozila unistena
Eksplozija u pravoslavnoj crkvi, selo Baja
Divljanje u zatvoru Dubrava - povredjena 2 zatvorenika
500 kosovskih Albanaca demonstrira u gradu Istoku - bez znacajnijih
incidenata

Pec
1,500 kosovskih Albanaca blokira centar grada i UNMIK-ovu zgradu,
uzvikujuci slogane protiv UNMIK-a
Omladina kamenuje zgradu UNMIK-a i lomi nekoliko prozora
2 kuce zapaljene u oblasti - 2 vozila KPS-a opljackana i ostecena

Podrucje Peci
Pljacka i paljenje se produzava u selu kosovskih Srba Belom Polju
Sporadicna pucnjava se cuje u selu Gorazdevcu, gde su kosovski Srbi

Klina
500 kosovskih Albanaca pokusava da umarsira u sela kosovskih Srba Bicu
i Grabac
Sprecava ih KFOR i UNMIK Policija
KFOR evakuise 35 kosovskih Srba iz sela helikopterom
4 kuce kosovskih Srba spaljene u selu Bica - sporadicna pucnjava u
nekoliko sela

Decani
1,400 kosovskih Albanaca protestuje u centru grada - nekoliko vozila
UNMIK-a zapaljeno
2 voda KFOR-a zauzima pozicije oko pravoslavnog manastira - cula se
pucnjava
100 protestanata zapocinje mars ka Manastiru
Mars zaustavljen nakon intervencije opstinskih vlasti i UNMIK Policije

Djakovica
Demonstranti uklanjaju rusevine pravoslavne crkve kamionima i kolicima
Zapaljene kuce
Ucestvuje oko 5,000 Albanaca

Podrucje Mitrovice
Formiraju se gomile na juznoj strani Glavnog Mosta (10:00)
Vestacki podignut nivo Ibra, kako bi se stvorila dodatna barijera
Kosovski Albanci prete da ce organizovati dodatne proteste
Molotovljev koktel bacen u dvoriste pravoslavne crkve u juznoj
Mitrovici, koju je cuvao KFOR
Crkva i nekoliko okolnih kuca zapaljeni
Lokalna vatrogasna brigada pogasila vatru po kucama, ali ne i na crkvi,
koja je ozbiljno ostecena
Gomila kamenuje kancelariju i parkiraliste OEBS-a - polomljena stakla i
vozila ostecena
Kosovski Albanci napadaju kancelariju UNMIK HPD-a (Direktorat za kuce i
imovinu) i nasrcu na personal - intervenise KFOR
Mrtva tela dvojice kosovskih Srba pronadjena u selu Svinjare
3 granate bacene na trupe KFOR-a u podrucju tri Kule (Sever) - nema
prijava o povredjenima
Sporadicno pucanje na istom podrucju - KFOR naredio uzvratnu paljbu u
slucaju direktnog napada
Oko 300 kosovskih Srba smesteno u bazama KFOR-a
Vojnici KFOR se angazuju i ubijaju snajperistu u podrucju tri Kule

Podrucje Vucitrna
Telo kosovskog Albanca pronadjeno u reci 5 km jugozapadno od Vucitrna
Kosovski Srbi muskarci, stanovnici sela Gojbulja, odbijaju da se
evakuisu, pokazuju oruzje i izjavljuju da ce braniti svoje selo - deca
i zene evakuisani
Pravoslavna crkva u Vucitrnu spaljena - osteceno nekoliko kuca
kosovskih Roma
100 kosovskih Srba nalazi utociste u lokalnoj stanici policije

Srbica
2,000 protestanata se okuplja i krece ka manastiru Devic
Pet kosovskih srpskih monahinja evakuisane iz oblasti
Besni demonstranti pale manastir


<http://www.kosovo.com/devicke16m.jpg>
Kao sto nemacki KFOR nije stitio manastir Svete Arhangele kod Prizrena
koji su nestali u plamenu, tako ni francuski KFOR nije zastitio
manastir Devic koga su zauzele horde gnevnih Albanaca, opljacakale i do
temelja zapalile. Cak nije postedjena ni grobnica Sv. Joanikija
Devickog u kojoj su Albanci zapalili vatru proslavljajuci unistenje
hriscanske svetinje.


Petak 19 mart 2004

Pristina
Vozilo UNMIK-a i vozilo UNMIK Policije pronadjeni polupani i spaljeni
Saobracaj UNMIK-ovih vozila obustavljen nakon dva incidenta pri kojima
se pucalo na patrole UNMIK Policije
KPS sprecava pljacku napustenih stanova kosovskih Srba, od strane
kosovske albanske omladine
Premijer poziva sve stanovnike Kosova da doprinesu normalizaciji
situacije

Caglavica
Bez znacajnijih incidenata

Gracanica
Znacajno prisustvo KFOR-a tokom citavog dana

Kosovo Polje
Jedno napusteno imanje kosovskih Srba spaljeno
MSU jedinice rasporedjene u oblasti

Obilic
Nekoliko nedavno napustenih kuca kosovskih Srba spaljeno
13 kosovskih Roma evakuisano iz lokalne skole
2 eksplozije granata su se cule u selu Crkvena Vodica

Pristinski aerodrom
Ponovo uspostavljen normalan civilni vazdusni saobracaj

Kapija 3, granicni prelaz (Merdare)
UNMIK-ovi pogranicni sluzbenici se vratili i preuzeli duznost (18:30,
18/03)
Nekoliko autobusa sa Srbima muskarcima iz uze Srbije pokusava da udje
na Kosovo - sprecava ih pogranicna policija uz pomoc KFOR-a

18 km jugoistocno od Podujeva
Grupa kosovskih Srba napada kuce kosovskih Albanaca i spaljuje ih

20 km jugoistocno od Podujeva
Napustene kuce kosovskih Srba spaljene

Podrucje Lipljana
Prijavljen pozar u nekoliko kuca
300 kosovskih Srba se vraca u selo Vrbovce

Stimlje
Sve porodice kosovskih Srba evakuisane iz grada
Zapaljene 3 kuce kosovskih Srba i jedan srpski ambar
KFOR sprecio paljenje pravoslavne crkve - uklonjena 21 plinska boca iz
crkve

Gnjilane
100 kosovskih Albanaca se okuplja u gradu i pale kucu kosovskog Srbina
KFOR privodi oko 50 kosovskih Albanaca muskaraca, koji se pripremaju da
izazovu nered
Presreten autobus sa dolazecim demonstrantima, dok se priblizavao gradu
UNMIK evakuise medjunarodno osoblje iz Regionalnog centra u logisticku
bazu
KPS patrola napadnuta rucnim granatama i iz automatskog oruzja -
policija uzvratila vatru - bez povredjenih
2 napustene kuce kosovskih Srba spaljene

Orahovac
Napustena pravoslavna crkva zapaljena (22:30, 18/03) - lokalna
vatrogasna brigada ugasila vatru

Prizren
400 protestanata sa sloganima protiv UNMIK-a se priblizava Regionalnom
centru UNMIKa
Rasporedjuje se KFOR - medjunarodno osoblje prebaceno u UNMIK-ovu
logisticku bazu
Pronadjeno telo u spaljenim ostacima pravoslavne bogoslovije
2 kosovska Albanca muskarca, uhapsena nakon sto su zapalili kucu
kosovskih
Srba i pljackali je povredjujuci nozem vlasnika, zenu kosovsku Srpkinju.
2 kosovska Albanca, muskarca, uhapsena zbog divljanja, podsticanja na
kamenovanje Regionalnog centra UNMIK-a i nanosenja povreda pripadnicima
policije
Kosovski Albanac, muskarac, uhapsen nakon sto je usao u kucu kosovskih
Srba sa drugom petoricom kosovskih Albanaca muskaraca i
pretio/zastrasivao vlasnike.

Podrucje Prizrena
43 kosovska Srbina povratnika iz sela Novake zatrazilo evakuaciju
Zapaljene 2 stale u vlasnistvu kosovskih Srba u selu Musnikovo
Napusten ambar, u vlasnistvu kosovskog Srbina, zapaljen 16 km
jugoistocno od Prizrena

Pec
2,000 kosovskih Albanaca demonstrira pred Regionalnim centrom UNMIK-a
Zgrada iza zgrade Regionalnog centra zapaljena - nekoliko slucaja
kamenovanja
Izvestaji o pucnjavi u blizini Gorazdevca, sela sa kosovskim Srbima

Djakovica
200 kosovskih Albanaca demonstranata uklanja ostatke pravoslavne crkve,
unistene 1999. godine

Decani
400 kosovskih Albanaca mirno demonstrira, skandirajuci protiv UNMIK
Policije

Istok
Eksplozija ostecuje pravoslavnu crkvu u gradu
Vozilo UNMIK Policije unisteno molotovljevim koktelom u voznom parku
policijske stanice

Juzna Mitrovica
200 kosovskih Albanaca odrzavaju mirne demonstracije
Evakuisan UNMIK-ov Regionalni centar - medjunarodno osoblje se premesta
u logisticku bazu KFOR-a
MSU ostaje prisutan sa obe strane glavnog mosta

Podrucje Mitrovice
Nekoliko incidenata sa pucnjavom i 4 eksplozije minobacackih granata
(kojima nisu bile mete jedinice KFOR-a)
Tokom dana 270 kosovskih Askalija i 348 kosovskih Srba, interno
raseljenih lica, smesteno u bazama KFOR-a

Srbica
200 nasilnicki raspolozenih kosovskih Albanaca demonstranata pali
pravoslavnu crkvu

Podrucje Vucitrna
Zapaljena pravoslavna crkva u kosovskom srpskom selu Priluzje


Subota, 20 mart

Pristina
Stanovi trojice pripadnike UNMIK-ove medjunarodne policije pronadjeni
obijeni i opljackani - jedno vozilo u privatnom vlasnistvu pronadjeno
spaljeno
Lazna dojava policiji sa tvrdnjom da je 4 kg eksploziva postavljeno u
pravoslavnoj crkvi - nije pronadjeno nista

Caglavica
02:12 Ponovo otvoren put Pristina-Skoplje

1km severno od Obilica
Zapaljene 3 kuce kosovskih Srba

2 km jugozapadno od Kosova Polja
Ispaljeno nekoliko pucnjeva pre nego sto je zapaljen ambar kosovskog
Roma

5 km istok-jugoistok od Novog Brda
Napustena kuca kosovskih Srba zapaljena

Gnjilane
4 kosovska Albanca muskarca uhapsena zbog paljenja kuca kosovskih Srba,
pljackanja napustene srpske imovine i divljanja
Dva kosovska Albanca muskarca uhapsena zbog narusavanja policijskog
casa - potom optuzena za zlocine protiv mira i javnog reda tokom
divljanja od 17. marta

8 km jugoistocno od Prizrena
Eksplozija potpuno unistava staru napustenu pravoslavnu crkvu u blizini
sela Zivinjane

Juzna Mitrovica
Sedam porodica kosovskih Roma evakuisano nakon pretnji od strane
lokalnog kosovskog albanskog stanovnistva

Severna Mitrovica
Znacajna grupa kosovskih Srba drzi mirne demonstracije pred policijskom
stanicom zahtevajuci evakuaciju interno raseljenih kosovskih Srba,
drzanih pod povecanom zastitom u bazama KFOR-a, ka opstinama na severu

Podrucje Mitrovica
Oko 345 kosovskih Srba, 270 kosovskih Askalija i 50 pripadnika
medjunarodnog osoblja ostalo u 4 baze KFOR-a, pod povecanom zastitom
Dvoje kosovskih Albanaca muskaraca uhapseno zbog pljacki napustenih kuca

2 km jugozapadno od Srbice
2 preostala objekta zapaljena u pravoslavnom manastiru Devicu
(spaljenom 18/03)


<http://www.kosovo.com/pzz29m.jpg>
Nakon proslonedeljnih divljanja i nevidjenog varvarstva nad srpskim
civilima, njihovom imovinom i svetinjama pravoslavne Crkve ostala su
zgarista, citavi unisteni kvartovi (kao Potkaljaja u Prirenu, Obilic,
deo Lipljana). Srbi su proterani iz svih tzv. multietnickih sredina u
kojima su se zadrzali proteklih godina uprkos svakodnevnom albanskom
teroru, nasilju i diskriminaciji.

_____

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<http://www.kosovo.com/erpkim_mailinglists.html> na engleskom na
srpskom

[ Nota: il testo di Ramsey Clark "DIVIDE ET IMPERA" citato in fondo e'
integralmente leggibile anche alla URL:
https://www.cnj.it/documentazione/divideetimpera.htm ]


Da: ICDSM Italia <icdsm-italia@...>
Data: Ven 26 Mar 2004 11:14:24 Europe/Rome
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [icdsm-italia] 24 Marzo 1999-2004: Ricordiamo la "Guerra
Umanitaria"


24 Marzo 1999-2004:
Ricordiamo la "Guerra Umanitaria"

di Curzio Bettio (Soccorso Popolare, Padova)
Riedizione a cura di ICDSM-Italia


Cinque anni fa, nella notte del 24 marzo 1999, gli USA e la NATO, e
l'Italia guidata dal democratico D'Alema nel novero dei membri della
NATO aggressori, davano inizio ai bombardamenti sulla Repubblica
Federale di Jugoslavia, senza alcuna autorizzazione da parte
dell'Assemblea e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La Guerra Umanitaria, ossimoro di invenzione dei nostri politicanti del
centro sinistra mondiale Atlantico mai pentiti della loro
partecipazione ai bombardamenti, continuava per 78 giorni, ... in nome
dei diritti dell'uomo. Per "salvaguardare" questi diritti, si
provocarono migliaia di vittime civili fra le popolazioni della Serbia
e del Kosovo, furono distrutti ospedali, fabbriche, i ponti sul
Danubio, raffinerie petrolifere provocando senza scrupolo danni
ambientali inimmaginabili, ed infrastrutture civili. Furono colpite
l'Ambasciata Cinese e la Televisione di Belgrado, con l'uccisione e il
ferimento di decine
di persone che facevano parte del personale addetto, in flagrante
violazione del diritto internazionale. Da parte della Nato questi
attentati vennero definiti "danni collaterali", ma la definizione pi�
giusta � che si tratta di "omicidi criminali". Su tutto il territorio
jugoslavo vennero sganciate decine di migliaia di bombe convenzionali,
missili si abbatterono su treni carichi di profughi, furono seminate
bombe a frammentazione vietate dalle Convenzioni Internazionali. Senza
contare le decine di migliaia di proiettili all'Uranio Depleto, che
avveleneranno irreversibilmente le zone bombardate e le aree loro
adiacenti: gi� nelle popolazioni aggredite sono apparsi gli effetti
mutageni e teratogeni di questo metallo ... liberatore!
Con la "Guerra Umanitaria" venne inferto un colpo devastante al diritto
internazionale e ad ogni Carta e Trattati costruiti sulle macerie della
II guerra Mondiale, che avevano dichiarato il ripudio della guerra come
strumento per risolvere le controversie internazionali. I nostri
politici del centro-sinistra con l'appoggio della destra italiana
facevano strame della nostra Costituzione, elevando inni all'intervento
umanitario, strumento della imposizione di una globalizzazione, a loro
dire, dal volto umano.
Perfino la NATO stessa stracciava la propria Carta costitutiva,
rigidamente formulata sul mutuo e difensivo soccorso fra i membri
dell'organizzazione, in chiave antisovietica, aggredendo uno stato
sovrano solo per cancellare ogni frammento residuo di socialismo in
Europa!
Allora si � innescato il processo che ha introdotto in politica
internazionale la pratica che conferisce alla Superpotenza USA il ruolo
del poliziotto mondiale. Veniva accantonata l'Organizzazione delle
Nazioni Unite e si violava il principio di sovranit� nazionale, la non
interferenza negli affari interni di ogni Stato sovrano.

Il Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, Slobodan
Milosevic, e i suoi collaboratori sono stati incriminati dal Tribunale
Internazionale Penale per i crimini nella ex Jugoslavia con un
procedimento che va contro il Diritto e contro la Giustizia:
imprigionato illegalmente, successivamente
rapito e trasferito in un carcere in Olanda, prima gli si muovono
accuse e poi si cercano le prove. Questa � la Giustizia Umanitaria! Al
contrario, le denunce contro i crimini di guerra commessi palesemente
dalle autorit� politiche e militari degli USA e della NATO vengono
puntualmente archiviate dal Procuratore Generale, "Madama" Carla del
Ponte, con la arrogante e impudente asserzione che tutto questo non
compete al Tribunale dell'Aja. Questo Tribunale costruito ad hoc dagli
Stati Uniti � l'attuale manifestazione della giustizia
internazionale asservita agli USA, la potenza imperialista che lo ha
voluto, finanziato ed appoggiato militarmente.

Nel quinto anniversario della aggressione della NATO, e mentre sul
dibattimento al "processo" dell'Aia vige una impenetrabile cortina di
censura giornalistica, come prezioso contributo al ristabilimento della
verita' storica e della giustizia diffondiamo la traduzione integrale
del lungo e dettagliato saggio

di Ramsey Clark:
"DIVIDE ET IMPERA -
LA DISTRUZIONE DELLA FEDERAZIONE BALCANICA
DA PARTE DEGLI STATI UNITI E DELLA NATO"

Di seguito l'indice; il testo completo verra' diffuso in tre successivi
messaggi. Invitiamo tutti a darne la piu' ampia diffusione.

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DIVIDE ED IMPERA
LA DISTRUZIONE DELLA FEDERAZIONE BALCANICA DA PARTE DEGLI STATI UNITI E
DELLA NATO

di Ramsey Clark ,
ex Ministro della Giustizia degli USA,
avvocato che si batte per i diritti umani,
New York, N.Y., U.S.A, febbraio 2004.

La versione originale, in inglese, ai siti:
http://www.iacenter.org/yugo/divide&conquer.htm
http://www.icdsm.org/more/rclarkUN2.htm

Traduzione ed elaborazione di Curzio Bettio
per Soccorso Popolare (Padova)

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INDICE

Introduzione

PARTE PRIMA
Secoli di storia dei Balcani rivelano la necessit� di una Federazione
per prevenire la guerra.

I. La Geografia, la Storia e la straordinaria mescolanza di popoli,
culture e religioni concorrono a creare una speciale esigenza nei
Balcani di una forma di governo che sia in grado di assicurare la pace,
l�eguaglianza e la giustizia.���

II. La Prima Federazione Balcanica: 1919-1941

III. Il Primo Smembramento della Jugoslavia: 1941-1945

IV. Nel mezzo secolo successivo la Jugoslavia, come Repubblica
Federale, � progredita sia internamente che internazionalmente:
1945-1992

V. L�ONU dovrebbe agire ora per appoggiare la pianificazione della
costruzione di una Federazione per i Balcani e gli Stati confinanti.��

PARTE SECONDA �
Un breve excursus della distruzione violenta della Repubblica Federale
Socialista di Jugoslavia da parte degli Stati Uniti e della NATO.

VI. Con il collasso economico dell�USSR e delle Nazioni del Blocco
Orientale, alcune Nazioni Europee Occidentali sono intervenute negli
affari interni della Jugoslavia e hanno favorito i movimenti
secessionisti delle sue diverse Repubbliche: 1990-1996

VII. Il Secondo Smembramento della Jugoslavia e la �Balcanizzazione�
dei Balcani: 1992-1998

VIII. Gli Stati Uniti, con la NATO, hanno intrapreso guerre di
aggressione contro i Serbi di Bosnia e� contro la Serbia: 1993-1995

IX. Gli Stati Uniti e la NATO hanno commesso crimini contro la pace e
crimini di guerra nelle loro guerre di aggressione contro i Serbi di
Bosnia e contro la Serbia.�

X. Gli Stati Uniti e la NATO devono essere considerati responsabili per
la loro guerra illegale di aggressione contro i Serbi di Bosnia e
quelli della Serbia, inclusi quelli del Kosovo.

PARTE TERZA�
La Carta delle Nazioni Unite non prevede la facolt� di istituire
Tribunali Penali e questi Tribunali creati ad hoc costituiscono una
continua minaccia per la pace.

XI. Gli Stati Uniti hanno impedito al Consiglio di Sicurezza dell�ONU
di andare contro il loro potere, con il quale possono individuare come
obiettivi i loro avversari e cambiarne i sistemi di governo, con
l�istituzione del Primo Tribunale Penale Internazionale�

XII. Gli Stati Uniti impongono la istituzione del Tribunale
Internazionale per i Crimini di Guerra nella ex Jugoslavia per cambiare
i sistemi di governo, indebolire gli Stati Balcanici e criminalizzare
la Dirigenza Serba.

XIII. L�Amministrazione Bush intende perseguire politiche unilaterali,
manifestate con le sue guerre di aggressione contro la Jugoslavia,
l�Afghanistan e l�Iraq, con la creazione di Tribunali Penali con
specifici obiettivi, e con i suoi rovinosi Acts contro le Istituzioni,
i Trattati e il Diritto Internazionale. Gli USA possono essere bloccati
solo dall�impegno unitario dei membri delle Nazioni Unite che li
costringa all�osservazione delle norme.��

XIV. L�atto di accusa contro il Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia, Slobodan Milosevic, ha costituito la base di un processo
discriminatorio determinato politicamente.�

XV. Lo scopo e l�importanza del processo assolutamente non riescono, o
non sono opportuni, al proseguimento e alla risoluzione giudiziale del
processo a Slobodan Milosevic. Il processo minaccia la sua salute e il
suo diritto ad avere un giusto giudizio secondo la Legge.�

XVI. L�ONU deve agire subito per abolire i Tribunali Internazionali
Penali creati con specifici obiettivi.�

CONCLUSIONE






[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]

MOST ZA BEOGRAD – Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
via Abbrescia 97 - 70121 - BARI – tel 0805562663
most.za.beograd@...


Dopo essere stato - tra il 1998 e i primi mesi del '99 - al centro di
un'intensa campagna mediatica volta a giustificare sotto il pretesto di
"fermare un genocidio" l'aggressione  della NATO contro la Jugoslavia,
 il Kosovo è uscito di scena. Una volta entrate le truppe della NATO,
il Kosovo è diventato "il paese di cui non si parla più": i mass media
hanno spento i loro riflettori e ignorato una vera e propria pulizia
etnica permanente che ha ucciso 2.500 abitanti, rapito 1.200 scomparsi
e cacciato 230.000 non–Albanesi: Serbi, Rom, Ebrei, Turchi, Mussulmani,
Gorani, e distrutto 115 chiese nella provincia che è anche la culla
della religione ortodossa serba. Parlare di questo avrebbe significato
smascherare apertamente i pretesti con cui l'allora governo D'Alema
aveva giustificato - con un vulnus irrimediabile inferto
alla costituzione della Repubblica - la guerra della primavera del '99
contro la Jugoslavia. Per ritrovare le prime pagine dei giornali - ma
solo per lo spazio di un mattino - sono stati necessari i pogrom
antiserbi del 17-20 marzo organizzati dall'UCK in tutto il Kosovo
centrale:

7 villaggi rasi al suolo

30 persone uccise

850 feriti più o meno gravemente (22 gravemente)

4000 persone cacciate dalle loro case e rifugiatesi al nord)

430 case incendiate

30 chiese o monasteri distrutti.

A Prizren, antica città medievale, è stato incendiata e distrutta,  la
chiesa medievale Bogorodica Ljeviska, la chiesa di San Salvatore, la
chiesa di di San Giorgio, la chiesa dei Santi Arcangeli, la più antica
scuola teologica ortodossa dei SS. Cirillo e Metodio, e la sede
episcopale. Dall'ingresso della NATO in Kosovo, nel giugno 1999, sono
stati cacciati da Prizren 20.000 serbi, ne erano rimasti fino a ieri
soltanto 60, ora anche quelli sono scappati.

Per conoscere e approfondire nei suoi diversi aspetti questa
drammatica situazione "a un braccio di mare" dal nostro paese,
l'associazione Most za Beograd organizza una conferenza-dibattito. 

Bari - Venerdì 2 aprile 2004 - Ore 17.00

Aula Magna Liceo Scientifico “Scacchi”
C.so Cavour 241 - Bari


Emergenza Kosovo

a 5 anni dalla “guerra umanitaria” della NATO

 
Conferenza-dibattito

Andrea Catone, Associazione Most za Beograd, Bari
Introduzione: Jugoslavia a cinque anni dalla “guerra umanitaria”: lo
stato delle cose.

Ugo Villani
docente di Diritto dell’Unione europea, facoltà di Giurisprudenza,
Università La Sapienza di Roma
La guerra alla Jugoslavia e gli “interventi umanitari” alla luce del
diritto internazionale

Nico Perrone,
Docente di Storia degli Stati Uniti d’America, facoltà di Scienze
Politiche, Università di Bari
Dall’Iraq alla Jugoslavia, dalla Jugoslavia all’Iraq: alcune
riflessioni sul nuovo disordine mondiale

Gianni Cellamare
docente di Diritto Internazionale, facoltà di Scienze Politiche,
Università di Bari
L’amministrazione dell’ONU nel Kosovo

Nino Lavermicocca (vicepresidente ADIRT)
I monasteri ortodossi del Kosovo: SOS per un patrimonio dell’umanità.

Testimonianze dalla Serbia e dal Kosovo di Andrea Giudiceandrea,
Giacomo Di Santarosa, Pasquale Giordano

RICATTO MAFIOSO


"I Serbi a Belgrado devono scegliere tra il Kosovo e l'Europa. Se
insistono sul Kosovo, perderanno sia l' Europa, sia il
Kosovo. Se invece scelgono l'Europa, alla fine tutto sarà in Europa".

Richard Holbrooke
(noto "negoziatore" USA nei Balcani)
su "Vecernje Novosti" del 29 febbraio 2004; la sua frase e' la
"ciliegina" piu' votata dai visitatori del sito di B92 la settimana
scorsa.


--- english ---

http://www.b92.net/
FROM YOUR HEART OF HEARTS
vote for the statement of the week
LAST WEEK`S WINNER

Vecernje Novosti, February 29, 2004

"Serbs in Belgrade have to face reality
and either choose Kosovo or Europe. If they
choose Kosovo, they will lose both Kosovo and
Europe. If they choose Europe the whole of the
Balkans will eventually get into the EU”

Former US diplomat Richard Holbrooke

[ Il generale "dissidente" della tedesca Bundeswehr Heinz Loquai spiega
da quali scelte criminali e da quali operazioni di disinformazione
strategica, operate in questi anni in Germania, derivi la attuale
gravissima situazione in Kosovo. In particolare, spiega Loquai, la
aggressione del 1999 ha reso di fatto impossibile quella convivenza
"interetnica" che prima dei bombardamenti era ancora almeno
ipotizzabile... ]

http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1080255602.php

26.03.2004

Konsequenz des Krieges


KÖLN (Eigener Bericht) - Die antiserbischen Pogrome im Kosovo sind ,,im
Grunde genommen eine Konsequenz" des von der deutschen Regierung
forcierten Überfalls auf die Bundesrepublik Jugoslawien. Dies erklärt
Heinz Loquai, vor dem Beginn des Krieges am 24. März 1999
Balkan-Mitarbeiter der deutschen OSZE-Vertretung in Wien, im Gespräch
mit dieser Redaktion. Der Brigadegeneral a.D. der deutschen Bundeswehr
bezichtigt die Berliner Regierung der Mitverantwortung für die weltweit
zunehmende Kriegspolitik.

Gefragt nach den jüngsten Pogromen im Kosovo, verweist Loquai auf einen
Ausspruch des ermordeten serbischen Ministerpräsidenten Zoran Djindjic:
,,Vor dem Krieg war eine normale multiethnische Gesellschaft im Kosovo
wenigstens vorstellbar, heute kann man nicht einmal mehr darauf
hoffen." Gestützt auf Belege aus dem Verteidigungsministerium und dem
Auswärtigen Amt zeigt Loquai, wie deutsche Regierungsmitglieder in den
ersten Monaten des Jahres 1999 falsche Behauptungen über den Konflikt
in der südserbischen Provinz aufstellten - ,,Übertreibungen,
Manipulation der Wahrheit und Lügen", so der Experte, ,,um einen
Kriegsanlass zu finden und einen Krieg zu rechtfertigen".1)

Warnung

Der Krieg gegen Jugoslawien, so Loquai, ,,leitete die wirkliche
humanitäre Katastrophe erst ein": ,,Zu Beginn des Krieges gab es in den
Nachbarländern 70.000 Flüchtlinge aus dem Kosovo, zum Ende des Krieges
waren es etwa 800.000". Loquai verweist auf die UN-Resolution 1244 und
warnt vor einem erneuten Verstoß gegen Beschlüsse der Vereinten
Nationen, wie ihn etwa Politikberater in Deutschland erwägen, die die
formale Abspaltung des Kosovo von Serbien vorschlagen2): ,,Bewahren der
Souveränität und territorialen Unversehrtheit der Bundesrepublik
Jugoslawien" müsse auch weiterhin zu den ,,Markierungen für zukünftige
Gespräche über den Status des Kosovo" gehören.

Deutsche Regierung: Mitverantwortlich

Der Krieg gegen Jugoslawien - ,,illegal, d.h. völkerrechtswidrig" -
versetzte einer Politik der multilateralen Konfliktsteuerung mit
nichtmilitärischen Mitteln einen schweren Schlag. Diese Entwicklung, so
Loquai, hat sich mit dem Krieg gegen den Irak fortgesetzt. Der
deutschen Regierung, die den Überfall auf Jugoslawien maßgeblich
befürwortete, schreibt der Brigadegeneral a.D. eine Mitverantwortung
für die weltweit zunehmende Kriegspolitik zu.

1) s. auch ,,Unaufhaltsamer Kriegskurs"
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1053900001.php%5d
und Heinz Loquai: Weichenstellungen für einen Krieg
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1053900000.php%5d
2) s. dazu Leitbild
[http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1080255601.php%5d

Den vollständigen Wortlaut finden Sie unter Interview mit Heinz Loquai
[hier unten]

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http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1080255600.php

26.03.2004

Interview mit Heinz Loquai


KÖLN - Über die Entwicklung im Kosovo sprach german-foreign-policy.com
mit Brigadegeneral a.D. der Bundeswehr Heinz Loquai. Loquai arbeitete
von 1995 bis 1999 bei der deutschen OSZE-Vertretung in Wien, wo er auch
für den Balkan zuständig war.

german-foreign-policy.com: Seit dem Krieg gegen Jugoslawien sind
mehrere hunderttausend Menschen aus dem Kosovo vertrieben worden, in
der vergangenen Woche kam es zu pogromartigen Attacken gegen Serben und
serbische Einrichtungen mit fast 30 Todesopfern. Wie beurteilen Sie das
inzwischen fünfjährige Besatzungsregime?

Loquai: Das Besatzungsregime, oder sagen wir die UNO-Verwaltung, hat
relativ wenig erreicht. Es ist nicht gelungen, die über 200.000
serbischen Flüchtlinge und Vertriebenen - unter den Flüchtlingen waren
ja auch Roma und andere Minderheiten - wieder zurückzuholen bzw. ein
Umfeld zu schaffen, in das sie ohne Angst und Furcht zurückkommen
können und wollen. Das, was wir jetzt erlebt haben, dieser Ausbruch von
Hass und Gewalt, ist im Grunde genommen auch eine Konsequenz des
Krieges von 1999. Ich erinnere mich an einen Ausspruch des ermordeten
serbischen Ministerpräsidenten Djindjic, der sagte: ,,Vor dem Krieg war
eine normale multiethnische Gesellschaft im Kosovo wenigstens
vorstellbar, heute kann man nicht einmal mehr darauf hoffen." Seit dem
Ende des Krieges sind nicht einmal fünf Jahre vergangen. Das ist
natürlich auch eine extrem kurze Zeit für eine Befriedung.

german-foreign-policy.com: Der Krieg wurde unter dem Vorwand geführt,
die jugoslawische Regierung plane einen Völkermord an ihren albanisch
sprechenden Bürgern. Entsprach dies nach Ihrer Kenntnis den Tatsachen?

Loquai: Es wurde nicht nur gesagt, dass die jugoslawische Regierung
einen Völkermord plane, sondern dass sie ihn schon verübe. Abgeordnete
des Bundestages und Mitglieder der deutschen Regierung haben ja zur
Rechtfertigung des NATO-Krieges behauptet, man müsse wegen eines
Völkermordes an den Kosovo-Albanern militärisch eingreifen. Das war
natürlich eine maßlose Übertreibung. Wenn man auf den Irak-Krieg
blickt, dann kann man heute sagen, dass die angeblichen
Massenvernichtungswaffen des Irak für den amerikanischen Präsidenten
Bush das waren, was für die deutsche Regierung die so genannte
humanitäre Katastrophe war ­ Übertreibungen, Manipulation der Wahrheit
und Lügen, um einen Kriegsanlass zu finden und einen Krieg zu
rechtfertigen.
Ich möchte nur zwei kompetente Quellen anführen, die kurz vor Beginn
des Krieges gegen Jugoslawien die Lage im Kosovo beurteilten. Die OSZE,
die mit 1.500 Beobachtern im gesamten Kosovo präsent war, hat die Lage
am 18. oder 19. März, also nur wenige Tage vor Kriegsbeginn, so
zusammengefasst: ,,Die Lage über die ganze Provinz hinweg bleibt
angespannt, aber ruhig." Und die Nachrichtenexperten des deutschen
Verteidigungsministeriums haben noch am 23. März, einen Tag vor Beginn
des Krieges, festgestellt: ,,Tendenzen zu ethnischen Säuberungen sind
weiterhin nicht zu erkennen." Das war die Situation, die dann Scharping
und Fischer mit dem Holocaust, mit dem Mord an sechs Millionen Juden,
verglichen haben.

german-foreign-policy.com: Der Krieg beruhte auf einem fingierten
Vorwand und war also Ihrer Auffassung nach völkerrechtswidrig?

Loquai: Der Krieg war illegal, d. h. völkerrechtswidrig. Es gab kein
Mandat des UNO-Sicherheitsrats, Jugoslawien hatte auch keinen
NATO-Staat angegriffen. Das hat auch eine hochrangige Kommission unter
dem schwedischen Ministerpräsidenten Persson festgestellt. Doch diese
Kommission kam auch zu dem Ergebnis, der Krieg sei legitim gewesen
wegen der massiven Menschenrechtsverletzungen. Es gab natürlich Gewalt,
Vertreibungen und massive Menschenrechtsverletzungen. Das Auswärtige
Amt stellte am 19. März fest: Von Flucht, Vertreibung und Zerstörung im
Kosovo sind alle dort lebenden Bevölkerungsgruppen gleichermaßen
betroffen. Es herrschte also ein Bürgerkrieg. Der Krieg der NATO
richtete sich einseitig nur gegen eine Bürgerkriegspartei, nämlich
gegen Jugoslawien. Und der Krieg leitete die wirkliche humanitäre
Katastrophe erst ein. Zu Beginn des Krieges gab es in den
Nachbarländern 70.000 Flüchtlinge aus dem Kosovo, zum Ende des Krieges
waren es etwa 800.000.

german-foreign-policy.com: Das Centrum für angewandte Politikforschung
von Werner Weidenfeld schlägt vor, den Kosovo von Serbien abzuspalten
und unter direkte UN-Verwaltung zu stellen. Lief die deutsche
Jugoslawien-Politik nicht von Anfang an darauf hinaus?

Loquai: Also, wissen Sie - wenn ich mir anschaue, was jetzt angesichts
der Gewalt an Vorschlägen kommt, dann würde ich mir wünschen, dass die
Leute, die solche Vorschläge machen, sich noch einmal die
UNO-Resolution 1244 vom 10. Juni 1999 anschauen. Denn man kann ja nicht
ganz plötzlich, nur weil Gewalt ausgeübt worden ist, eine damals
eingeschlagene Politik zur Befriedung des Kosovo über den Haufen
werfen. Das würde ja bedeuten, dass die Gewalttäter ihre Ziele
erreichen. Ich kann auch nicht sehen, was der von Ihnen erwähnte
Vorschlag bewirken soll. Der jüngste Ausbruch der Gewalt wurde ja wohl
nicht von Serbien aus inszeniert. Faktisch ist Kosovo doch unter eine
UN-Verwaltung gestellt. Doch die Art und Weise, wie diese Verwaltung
ausgeführt wird, ist ein Teil des Problems.
In der UNO-Resolution steht ganz eindeutig, was zu geschehen hat,
nämlich: Alle Flüchtlinge müssen zurückkehren. Über 200.000 Serben
warten auf diese Rückkehr. Außerdem steht dort: Die NATO-Truppe müsse
ein sicheres Umfeld schaffen. Das ist ihr offenbar noch nicht gelungen.
Das heißt, bevor man jetzt etwas völlig Neues macht und Teilungspläne
auf den Tisch legt, sollte die UNO-Verwaltung erst einmal das
erreichen, was aufgrund einer UNO-Resolution ihre Aufgabe ist.
Es müsste auch geschehen, was in jedem geordneten Staatswesen
eigentlich selbstverständlich ist: Die Gewalttäter und insbesondere die
Rädelsführer müssen dingfest gemacht und vor Gericht gestellt werden.
Das heißt, man muss dort Recht und Ordnung schaffen. Dies ist Aufgabe
der UN-Vewaltung und der inzwischen aufgebauten Verwaltung im Kosovo.
Der bisher laxe Umgang mit Gewalttätern war möglicherweise eine der
Ursachen für den Ausbruch der Gewalt.
Ich bin auch der Auffassung, dass die internationale Gemeinschaft zu
ihren langjährigen Grundsätzen steht. Seit mehr als zehn Jahren war die
Vorgabe für den Status des Kosovo: Bewahren der Souveränität und
territorialen Unversehrtheit der Bundesrepublik Jugoslawien (und ihres
Rechtsnachfolgers) und substantielle Selbstverwaltung für das Kosovo.
Dies sollten auch weiterhin die Markierungen für zukünftige Gespräche
über den Status des Kosovo sein.
Lassen Sie mich noch das hinzufügen: Die Mehrzahl der Menschen im
Kosovo interessiert der sogenannte Status relativ wenig. Sie wollen
endlich nach Jahren der Unterdrückung und Gewalt mit ihren Familien
sicher in Frieden leben, sie wollen Arbeit und Brot und ein sicheres
Dach über dem Kopf. Die jetzige Situation wurde geschaffen durch
organisierte Gewalt und wurde getragen von Gewalttätern, die
rücksichtslos ihre politischen Ziele mit Gewalt erreichen wollen.

german-foreign-policy.com: In Ihrem letzten Buch haben Sie den ohne
UN-Mandat geführten Überfall auf Jugoslawien als schweren Schlag gegen
die ,,multilaterale Konfliktsteuerung mit nichtmilitärischen Mitteln"
bezeichnet. Sehen Sie Ihre Einschätzung durch die aktuelle globale
Entwicklung bestätigt?

Loquai: Ja - eigentlich schon. Insbesondere natürlich im Irak. Der
Motor des Krieges gegen den Irak und des Krieges gegen Jugoslawien
waren die USA. Sie drängten mit Unterstützung besonders williger Länder
auf eine Lösung des Problems durch Krieg und ließen nichtkriegerischen
diplomatischen Lösungen kaum Chancen. Diese beiden Präzendenzfälle
waren ein schwerer Schlag gegen eine Politik der multilateralen
Konfliktsteuerung mit nichtmilitärischen Mitteln. Dass die derzeitige
US-Regierung von einer solchen Politik nichts hält, hat sie mehrfach
bewiesen. Von der Bundesregierung hört man ja zur Rüstungskontrolle
allenfalls noch Lippenbekenntnisse.

german-foreign-policy.com: Berlin hat sich am Überfall auf Jugoslawien
beteiligt. Trägt die deutsche Regierung eine Mitverantwortung für die
von Ihnen skizzierte globale Entwicklung?

Loquai: Ja selbstverständlich! Die Bundesregierung war in dieser
Hinsicht nicht nur Getriebener, sondern aktiver Gestalter.

german-foreign-policy.com: Wie würden Sie - in wenigen Worten - die
deutsche Außenpolitik gegenüber dem Kosovo charakterisieren?

Loquai: Zeitweise völlig einseitig antiserbisch bzw. antijugoslawisch
und im Gleichschritt mit den USA. Im ganzen unstetig, zu viel Taktik,
zu wenig langfristige Strategie.


Heinz Loquai, Brigadegeneral a.D. der deutschen Bundeswehr, ausgebildet
zum Generalstabsoffizier. Nach Lehrtätigkeit an der Führungsakademie
der Bundeswehr arbeitete er von 1980 bis 1989 im
Verteidigungsministerium und bei der NATO auf dem Gebiete der
Militärpolitik, 1995 bis 1999 bei der deutschen OSZE-Vertretung in
Wien, wo er auch für den Balkan zuständig war.


Für die Übersetzung kürzerer oder längerer Texte bitten wir Sie um
Unterstützung.

Informationen zur Deutschen Außenpolitik
© www.german-foreign-policy.com

UFFA, NON E' PIACEVOLE PASSARE LA GIORNATA
IN PARLAMENTO A VOTARE...


Il generale Berlusconi comunica: «Se si vuole avere uno Stato che
funzioni dobbiamo cambiare le vecchie regole. Non è piacevole passare
la giornata in Parlamento a votare. Io ho già delle idee per cambiare i
regolamenti parlamentari. La democrazia si può esprimere anche con
altri sistemi, magari scandalosi. Ma occorre guardare avanti».

Silvio Berlusconi, Ansa, 19 marzo


Fonte: Notiziario del Circolo PRC "25 Aprile" Parigi
Mailing list: A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Sito WEB: http://rifondazione75.samizdat.net


[ D'altronde, anche D'Alema - da presidente del Consiglio - aveva detto
che il Parlamento, con i suoi dibattiti e le sue lungaggini, poteva
rappresentare "un problema democratico" sul cammino delle riforme. ]

BELGRADE FORUM: NATO agression against FRY, five years ago

http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2004-03-26.html


BELGRADE FORUM FOR THE WORLD OF EQUALS
Belgrade, 25.03.2004.

Press Communique


The NATO aggression against Yugoslavia in 1999 has not resolved any
problems, rather the opposite. There is undiminished terrorist and
separatist activity, with the final aim in the minds of the
perpetrators of creating a Greater Albania on the territory of Serbia,
Montenegro, Macedonia and Greece. The Balkan region continues to be
unstable, with thousands of people very recently forced from their
homes, joining hundreds of thousands of refugees from civil wars since
1991. The region remains undeveloped and social tensions are rising.
The terrorism in Kosovo and Metohija is linked to wider international
terrorist activity, organised crime and narco-trafficking.

Five years after the bombing of Yugoslavia, Yugoslavia has ceased to
exist. Fittingly, the document abolishing the over seventy years old
multi-ethnic state was signed by Javier Solana, the then Secretary
General of NATO who had authorised the commencement 1999 of the 1999
bombing.

The current organised violent offensive against the remaining Serbian
population in Kosovo and Metohija is only one of many consequences of
the NATO aggression, hand in glove with the terrorist KLA which acted
as NATO death squads.

These are some of assessments of the participants of the Round Table
entitled 'NATO Aggression, Five Years After' held in Belgrade on 24th
March 2004 under the auspices of the Belgrade Forum for the World of
Equals.

The premises of the Ethnographic Museum could hardly accommodate all of
the several hundred guests who came from all over Serbia and
Montenegro, as well as from various European countries, to analyse
causes and consequences of the aggression, to voice condemnation of
NATO aggression as a crime against peace and humanity, to pay their
respects to thousands of victims and express solidarity with Serbia and
Montenegro.

The speakers included, among others, military analysts and retired
generals Dr Radovan Radinovic, Bosko Todirovic, Dusan Vilic and Sreten
Cupic, philosopher and academician Mihajlo Markovic, Bishop Irinej
Bulovic of the Serbian Orthodox Church, writers Professor Yelena
Guskova from Russia, Noah Tucker from Great Britain, Yves Bataille,
Emile Vlajki and Milla Aleckovic from France, Dr Miloje Milicevic from
Germany, Professor Veselin Djuretic, Prof Ivon Cukolovic, Prof Pavel
Bubanja, Dr Stanislav Stojanovic, Dr Miodrag Mitic, Yugoslav former
foriegn minister Zivadin Jovovic and others.

An appeal has been addressed to politicians, friends of Serbia and
Montenegro in Europe and in the World, to intellectuals, the media, and
to all well-wishers, to strongly condemn terrorism in Kosovo and
Metohia as strongly as when it occurs elsewhwere in the world, to
condemn the ethnic cleansing of Serbs and other non-Albanians, the
destruction of churches and other religious monuments, and all other
crimes which have been committed, and which continue in the prescence
of 20, 000 troops under the auspices of the United Nations. Between
three and four thousand people have been cleansed and about thirty have
been killed, hundreds of homes have been burned down and thirty
monasteries and churches destroyed.

All participants demanded that the personal responsibilty be taken by
Mr Hari Holkeri, Special Representave of the UN Secretary General, for
failing to undertake effective measures to prevent the latest appalling
crimes against ethnic Serbian people in Kosovo and Metohija, and
deliberately trivialising their consequences.

The authorities in Serbia and Montenegro should be making continuous
diplomatic efforts to protecting Kosovo and Metohia as an unalienable
part of Serbia, and supporting it by the provisions of the OECD
Helsinki Final Document, UN Charter, the peace accords after the First
and Second World Wars, and insisting on exact and full implementation
of UN Security Council Resolution 1244 of 1999.

UNSC Resolution 1244 and the 1999 Agreement of Kumanovo provide for
immediate deployment of certain Serbian military and police forces in
Kosovo and Metohia. Five years have elapsed and this has not been
implemented. Serbian Government is must undertake a diplomatic
offensive to have this obligation by the so-called international
community put into effect. But instead of insisting on this, Serbia's
current 'democratic' prime minister has offered, as an absurd
substitute, the deployment of Serbian troops in Afghanistan, Iraq and
elsewhere.

The final document of the Round Table calls also for bringing to
justice all those responsible for the more than 4,000 terrorist attacks
against Serbs in Kosovo and Metohija which have taken place since the
so-called international community took responsibility for peace, order
and respect for basic human rights in Kosovo and Metohija.

Participants in this important international conference declared that
they commemmorate the victims of NATO aggression against Yugoslavia in
the spirit that such a crime aginst the basic principles of
international order, peace and humanity should never be repeated
anywhere in the world.

---

BELGRADE FORUM FOR WORLD OF EQUALS
11000 Belgrade, Misarska 6/2, Serbia and Montenegro
Tel./Fax: (++381 11) 3245601
E-Mail: info@...
www.belgrade-forum.org

Dear Mr Jared Israel,

we are still waiting for you to answer to the following (which was
written so many months ago!...):

Da: andrea
Data: Lun 7 Lug 2003 18:25:19 Europe/Rome
A: jaredi
Cc: emperorsclothes1
Oggetto: [ita-jug] To Jared Israel


Dear Jared,

I am Andrea Martocchia, of the Italian Coordination for Yugoslavia
(CNJ).
Some months ago we received a complaint from you, because we had
distributed on JUGOINFO a message, containing strong criticism againsts
Elie Wiesel, and in which the crimes committed by the Sharon government
in Israel were mentioned too.
At the time you promised to comment about Elie Wiesel's anti-yugoslav
and serbophobic inclinations.
However, since then we have been receiving from you and your
collaborators a big amount of materials - which should among others
"document the Nazi roots of the Palestinian leaders" - but not one
single word about Elie Wiesel.

Actually, we are still convinced that not only Elie Wiesel's
anti-yugoslav and serbophobic inclinations should be urgently commented
from your side; we are also convinced that the very negative attitude
of influential jewish personalities (1) and groups (2) towards
Yugoslavia should be finally exposed and commented, especially by other
Jews, like you, who may be able to clarify the strong contradictions
which appear to exist within the jewish world, with respect to
Yugoslavia.

We think that within every people or culture it may be possible to find
different opinions on any possible issue, including the Jews and
including Yugoslavia... One can find good and bad individuals, tolerant
or fanatic personalities, open-minded or tribalistic attitudes,
democrats as well as fascists.
Don't you agree?

Yours sincerely,
Andrea

(1) Apart from Elie Wiesel, it would be very important to expose the
dirty job made by some French "intellectuals" of jewish origin, like
Henri-Levy, Glucksmann, Finkielkraut, who have been spreading hate
against the Serbs and Yugoslavia all the time.

(2) Please let us know your opinion about the following:

>
> Da: Boba
> Data: Sab 5 Lug 2003 20:34:45 Europe/Rome
> A: (Recipient list suppressed)
> Oggetto: My letter // to the Jewish Educational Multimedia
>
>
> To : Jewish Educational Multimedia
> http://www.jemglo.org/index.htm
>
> Inquiries@...,
> Ellen@...,
> Curt@...,
> Dahlia@...
>
> Re: Your Movie: "From Kosovo, Good Cheer and Charisma Intact"
>
> http://www.nytimes.com/2003/07/05/arts/television/
> 05MART.html?ex=1058406940&
> ei=1&en=50c1eb631bc7629f
>
> I am shocked that you would produce movie of this kind and contest. It
> is pure anti-Serbian propaganda and misinterpretation of facts.
> Hollywood and you alike have done monstrous injustice to the suffering
> of Serbian people
> in Kosovo and elsewhere. You are justifying genocide committed by
> Albanians in Kosovo against the Serbs, by producing this kind of
> films. Would dirty Albanian money make you happy? Before the war
> against Serbia, Albanians
> joined by Osama bin Laden, had NATO to reach their goal of ethnically
> pure, albanized (Serbian province of) Kosovo. In the "time of peace"
> they have Jewish Educational Multimedia to cover up lies they used to
> reach their goal.
> The only good thing you could do is to prevent these lies to be
> broadcasted.
>
> To educate yourself, please read the below articles.
>
> After all, truth liberates.
>
> Boba Borojevic





Venerdì, 26 Mar 2004, alle 18:50 Europe/Rome, JaredI@... ha scritto:

> Well, Michel Colon also says Karadzic is a Nazi, so Israel is in good
> company. (I guess it makes sense for Colon to try to sell Serbs the
> idea that murder by Moslem terrorists sponsored by the US, Belgium is
> linked somehow to... Israel. After all, HE is linked to the European
> Arab League.
>
> Jared
>

Da cinque anni, il Kossovo subisce la pulizia etnica

Perch� gli USA vogliono creare un altro �Israele� nei Balcani

� Il dramma attuale del Kossovo, accuratamente dissimulato, sta per
esplodere di nuovo� scrivevamo due mesi fa nel dossier che accompagna
il nostro film �I dannati del Kossovo� (...)

Quelli che hanno gi� visto il film, non dovrebbero quindi essere
sorpresi.

MICHEL COLLON & VANESSA STOJILKOVIC


In realt�, la guerra �terminata� nel giugno del 99, non lo � del tutto.
Perch� i suoi obiettivi reali non sono stati sempre raggiunti.
La versione ufficiale per l�opinione pubblica, era: gli USA � con
l�Europa � hanno attaccato la Jugoslavia per fermare un �genocidio�.
E� stato poi riconosciuto ( ma discretamente ) che non c�� stato nessun
genocidio. Il fabbricante di questa menzogna mediatica? Alastair
Campbell, il consigliere per le comunicazioni di Blair, inventore anche
delle �armi di distruzione di massa� irakene.
Comunque, i fatti parlano. Il Kossovo occupato dalla NATO � sottoposto
da cinque anni ad una vera pulizia etnica permanente che ha ucciso
2.500 abitanti, rapito 1.200 scomparsi e cacciato 230.000 non �
Albanesi: Serbi, Rom, Ebrei, Turchi, Mussulmani, Gorani, ecc .
Con la complicit� degli Stati Uniti, dicono i poliziotti tedeschi in
missione laggi�: �Quando si vede come i peggiori mafiosi godono
apertamente della protezione degli Americani, si � presi da una crisi
di collera�

Balcani: si combatte per una zona strategica

- Quali erano allora i veri scopi di questa guerra? -

1� Liquidare l�autogestione e i diritti sociali dei lavoratori
iugoslavi per privatizzare. La crisi impone alle multinazionali di
conquistare senza sosta nuove �terre�, nuovi mercati. Con le bombe
quando � necessario.
Dopo aver calpestato la sicurezza sociale ed i diritti dei lavoratori,
US Steel, per esempio, ha potuto raccattare per un pezzo di pane
Sartid, la pi� grande industria siderurgica dei Balcani.
Delocalizzazione in prospettiva, ed anche in Europa. Le
multinazionali hanno creduto di aver vinto imponendo a Belgrado un
governo del FMI, ma questo governo � stato totalmente sconfessato dalle
recenti elezioni.

2�Controllare la via strategica dei Balcani. Berlino vuole che la
strada del petrolio passi per il Danubio ( dunque a Belgrado ) per
incamminare verso Amburgo e Rotterdam il petrolio ed il gas del Caucaso
e del Medio Oriente.
( questa servir� anche per i prodotti delle industrie delocalizzate nei
Balcani )
Cercando di indebolire e controllare l�Europa, Washington vuole un
tracciato pi� a sud, attraverso i suoi Stati � marionette: Bulgaria,
Macedonia, Albania.
A questo scopo, ha costruito in Kossovo una gigantesca base militare:
Camp Bondsteel ( mostrata nel film �I Dannati del Kossovo� )


Perch� Washington utilizza dei terroristi

Lo strumento degli Usa per realizzare questo piano strategico?
L� UCK, movimento nazionalista degenerato, che ha sempre voluto creare
una �Grande Albania� etnicamente pura ( Albania + Kossovo + pezzi di
Serbia, Macedonia, Montenegro e Grecia).

Mentre dichiarava questa UCK �terrorista�, Washington l�ha
letteralmente comprata, e ribattezzata �combattenti della libert� �.

Scopo? Fare esplodere quella Jugoslavia, allora troppo a sinistra,
e crearsi un nuovo Israele nei Balcani.

Perch�? Guardate come Israele li serve bene in Medio Oriente!!
Uno Stato - marionetta, una iper - armata finanziata da Washington,
un gendarme che ha gi� aggredito tutti i suoi vicini, un focolaio
di tensioni permanente da accendere ogni volta che si vuole affievolire
la resistenza dei popoli della regione.

Creare nei Balcani un nuovo Israele, anch�esso fanatizzato da una
dottrina di pulizia etnica e di apartheid, � molto utile per
Wasington.

Uno stato cos� dipendente non rimetter� mai in discussione la sua
enorme base militare strategica. Servir� a tutte le manovre USA per
destabilizzare il continente europeo, in questa epoca di guerra
economica intensa.

Ecco perch� gli Stati Uniti, secondo l�esperto canadese Chossudovsky,
hanno concluso �un matrimonio di interesse con la mafia in Kossovo� .

Oggi l�UCK vuole terminare la pulizia attaccando Mitrovica,
sola zona in cui vivono ancora dei Serbi.
E gli incidenti esplodono dappertutto nello stesso tempo!
�Una violenza pianificata, coordinata, a senso unico contro i Serbi.
Niente nel Kossovo si produce spontaneamente.�
Spiega un responsabile della polizia dell�ONU.

Peccato che i media abbiano di nuovo presentato questi �progroms� come
�scontri interetnici� mentre si tratta di una operazione organizzata
di pulizia etnica ( �una notte dei cristalli � ha dichiarato un
responsabile dell�ONU ).

Peccato che essi abbiano riferito la voce � menzogna mediatica ,
secondo la quale tre bambini albanesi sarebbero stati gettati nel fiume
ed annegati da dei Serbi.

Menzogne pur smentite fin dalle prime ore da Derek Chapell,
responsabile della polizia dell� ONU nel Kossovo.



Perch� ora?
Irak, Palestina, Afghanistan, Balcani
una sola guerra globale


Questa rivalit� tra Stati Uniti ed Europa � la vera chiave del dramma
attuale. I soldati francesi sono il bersaglio. Il colpo viene da
Washington.

In Irak , Bush si sta impantanando e n� Chirac n� Schroder fanno niente
per aiutarlo a uscire dai guai.
In pi�, l�attentato di Madrid ha indebolito le alleanze europee degli
USA.
Ecco dunque la �rappresaglia� della Casa Bianca.
Il �segnale di via libera� ai terroristi UCK.

Il fattore locale conta moltissimo. Il nuovo governo Kostunica ha
appena rimpiazzato un governo di capitolazione nazionale.
Il popolo serbo manifesta sempre la sua resistenza, anche attraverso un
voto confuso, in mancanza di una alternativa sviluppata a sinistra.
Ma con questo attacco, Washington intende destabilizzare e sottomettere
Kostunica.

Proteggendo ed armando i terroristi UCK, Washington rinforza l�odio
tra Serbi ed Albanesi. Come in Afghanistan ( altra via di petrolio ) ed
in Irak,
�divide et impera�.

Riuscito? L� UCK brucia dei monasteri ortodossi, e dei razzisti serbi
rispondono bruciando una moschea.
Idioti, perch� i Kossovari non sono affatto mussulmani.
Idioti, perch� Washington non � l�amico, ma il nemico dei mussulmani.

Un esponente mussulmano di Serbia ha condannato questo attentato contro
la moschea, ma ha aggiunto che � La responsabilit� maggiore � della
comunit� internazionale�

E� tempo di riaprire il dibattito sulla Jugoslavia.
Il sostegno della sinistra europea alla Nato fu una tragedia di cui
sono vittime i popoli.
Cinque anni di risultati levano tutti i dubbi:
privatizzazione, miseria sociale, pulizia etnica e mafia nel Kossovo,
era questo che si doveva difendere ?

Le guerre degli Stati Uniti non sono mai �umanitarie� .


(trad. italiana a cura di Orsola, che ringraziamo)


[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]