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Nazisti e israeliani a braccetto per Kiev

0) Links
.A. TESTI / TEXTS .B. VIDEO-AUDIO .C. INIZIATIVE
1) Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele (Marco Santopadre)
2) Ucraina: un’unità delle Forze Speciali israeliane coinvolta nelle sommosse di Maidan al comando dei neonazisti (Michel Chossudovsky)


=== 0: LINKS ===


--- A: TESTI / TEXTS ---

Sulle biografie dei rappresentanti del partito Svoboda messo al potere dalla Unione Europea
http://www.informarexresistere.fr/2014/03/07/uno-per-uno-i-nazisti-nel-nuovo-governo-ucraino/

Who killed 100 in Maidan Square? (John Catalinotto on March 10, 2014)

Ukraine, the United States and international law

Déclaration du Pôle de Renaissance Communiste en France (PRCF):
Honte à François Hollande qui s’ingère dans les affaires de l’Ukraine pour encourager et banaliser le gouvernement néo-nazi ukrainien et ses complices de l’ « Euro-Maïdan » – 8 mars 2014

Ukraine, la nouvelle proie du FMI (Renaud Vivien)
http://www.michelcollon.info/Ukraine-la-nouvelle-proie-du-FMI.html

Vive les émeutiers réacs à l’est, mais à bas les manifs populaires chez nous ! (Floreal)

La Crimée est russe et Mayotte est française. Où est le problème ? (Wongo)

Germany: The Süddeutsche Zeitung and the poison of militarism
By Ulrich Rippert - 10 March 2014

Pensions in Ukraine to be halved - sequestration draft
Published time: March 06, 2014 12:38 - Edited time: March 08, 2014

Scenari di guerra e di pace dell'anno quattordici
di Carlo Tia, venerdì 7 marzo 2014 - megachip.globalist.it

Pravyi Sektor, i fascisti ucraini amici dei ceceni (Marco Santopadre)

Chi comanda a Kiev? Oligarchi e neonazisti (Redazione Contropiano)

La Federazione Sindacale Mondiale contro il golpe UE/Nato in Ucraina

Ukraine : autopsie d'un coup d'Etat (Ahmed Bensaada)

Comment l’OTAN a creusé sous l’Ukraine (Manlio Dinucci)

--- B: VIDEO-AUDIO:

La Bbc lancia l'allarme: pericolo neo-nazi in Ucraina (Franco Fracassi)
BBC NEWSNIGHT: Neo-Nazi threat in new Ukraine

Willi Wimmer: There has been a coup d'etat in the Ukraine

Piero Pagliani (Megachip Redazione) opportunamente consiglia:
Alexander Nevsky - "The Battle of the Ice"
Music: Sergei Prokofiev Yuri Temirkanov conducting the St. Petersburg Philharmonic Orchestra

Ucraina: arrivano i mercenari della Blackwater
Blackwater deployed to Ukraine

1941-2014: la storia si ripete. Oggi come ieri l'Ucraina antifascista resiste / Юго-Восток, вставай!

Video della iniziativa L'EUROPA CHE NON VOGLIAMO (Milano, Casa Rossa, 9 marzo 2014):

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Una rassegna di video esplicativi (a cura di Sandi): 

Chi sono i leader di »Settore destro«, il gruppo fascista ucraino che ha avuto (ed ha) un ruolo decisivo nella rivolta
http://www.youtube.com/watch?v=G3PHi9pHwrw

Chi sono i neonazi in Ucraina e che ruolo hanno
http://www.youtube.com/watch?v=5SBo0akeDMY

Una serie di filmatini sul »nuovo ordine« a Kiev e in Ucraina
http://www.youtube.com/watch?v=kB22gwEgTTw
http://www.youtube.com/watch?v=YOPn2i0effA
http://www.youtube.com/watch?v=XqOK3YgVPFA
http://www.youtube.com/watch?v=66goBwVcNmk
http://www.youtube.com/watch?v=ggUMEBneJ_k
http://www.youtube.com/watch?v=BBBWulbCtQI
http://www.youtube.com/watch?v=Sll9KPCYX-U

Sul partito »Svoboda«
http://www.youtube.com/watch?v=BNu1s0BB_10

Su chi ha ordinato ai cecchini di sparare sulla folla e sui poliziotti
http://www.youtube.com/watch?v=sUOVl0TLB8s

E magari vedere cosa succede in Ucraina e perché e contro cosa manifesta la gente
»Settore destro« occupano e distruggono sede club Oplot (schierato contro la rivolta a Kiev) a Kharkov il 28.2.2014
http://www.youtube.com/watch?v=7SSNKc0NcHM
La sede di Oplot a Kharkov dopo la sua »liberazione« dai fascisti (1.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=1XKZ9ETHWTw
Le forze pro rivolta di Kiev (tra cui »Settore destro«) avevano occupato il palazzo del governo a Kharkov, una manifestazione contraria (sopratutto antifascista) la rioccupa, inizio scontri (1.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=KkcVsO-g3n0
prosieguo e fine rioccupazione palazzo governo di Kharkov 
http://www.youtube.com/watch?v=bLv_OCGhS6g
I fascisti presi nel palazzo costretti a chiedere scusa in ginocchio agli abitanti di Kahrkov
http://www.youtube.com/watch?v=aa63IjsaWIk
»Settore destro«  sparano a Lugansk e manifestano armati di Kalashnikov (10.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=_MQS98wCZ8Q&list=UUhbWspbvm6z16WIyhQ-DTFA

--- C: INIZIATIVE ---

Roma, 13 marzo 2014 - IL GOLPE UCRAINO

New York City, March 14 2014 - NO NEW U.S. WAR! STOP MEDIA LIES ABOUT UKRAINE!
5 pm to 6 pm - March from CNN to Fox News - http://www.iacenter.org
Facebook event: facebook.com/events/226160010906938

Roma, 15 marzo 2014 - CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA
ore 14 presidio sotto la rappresentanza UE, Via IV Novembre 149

San Benedetto del Tronto, 20 marzo 2014 - UCRAINA: CHI HA ACCESO LE FIAMME? 

Arezzo, 22 marzo 2014: UNIONE EUROPEA, SPAZIO COMUNE O POLO IMPERIALISTA?


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Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele


• Lunedì, 03 Marzo 2014 09:41
• Marco Santopadre

Nelle ultime ore su vari siti di informazione internazionali si sono moltiplicati articoli che denunciano la presenza di agenti – o di ex agenti – israeliani in Piazza Majdan, al fianco delle milizie fasciste di Svoboda e di Pravji Sektor, impegnati nei durissimi scontri con le forze speciali Berkut e le istituzioni governative. Abbiamo aspettato di avere qualche conferma in più e l’abbiamo trovata. Su uno dei più autorevoli quotidiani israeliani, Haaretz.

Scrive Haaretz (vi riportiamo alcuni stralci dell’articolo che trovate a questo link http://www.haaretz.com/news/world/1.577114 tradotti da noi):

Chiama le sue truppe "i caschi blu di Maidan", ma il marrone è il colore del copricapo indossato da Delta - il nome di battaglia del comandante di una milizia ebraica che ha partecipato alla rivoluzione ucraina. Sotto il casco, indossa anche una kippah.

Delta, un ex soldato nato in Ucraina appartenente alle Forze di Difesa Israeliane, giovedì ha parlato a JTA in condizione di anonimato. Ha spiegato come è arrivato a usare le sue abilità di combattimento che ha acquisito nel battaglione di ricognizione Shu'alei Shimshon della brigata Givati di fanteria ​​per conquistare posizioni tra le fila dei combattenti di strada di Kiev. Egli è stato a capo di una forza di 40 uomini e donne - tra cui diversi colleghi veterani dell'esercito israeliano - in violenti scontri con le forze governative.
Diversi ebrei ucraini, tra cui il rabbino Moshe Azman, uno dei pretendenti nel paese al titolo di rabbino capo, ha confermato l'identità e il ruolo di Delta nella rivoluzione ancora incompiuta.
Il soprannome di "Caschi Blu", un riferimento alla forza di pace dell'ONU, è nato dopo che l'unità di Delta il mese scorso ha impedito alla folla di incendiare un edificio occupato dalla polizia ucraina. "C'erano decine di agenti all'interno, circondata da 1.200 manifestanti che volevano bruciare vivi", ha ricordato Delta. "Siamo intervenuti e negoziato il loro passaggio sicuro." (…)
I Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne che non sono ebrei, ma che sono guidati da cinque soldati ex-IDF (Forze Israeliane di Difesa), dice Delta, un Ebreo ortodosso trentenne che prega regolarmente nella Sinagoga Brodsky di Azman. Delta ha rifiutato di parlare della sua vita privata.
Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa e ha lavorato come uomo d'affari. Dice che è unito al movimento di protesta come volontario il 30 novembre, dopo aver assistito alla violenza da parte delle forze governative contro i manifestanti e gli studenti. (…)
Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno detto di aver avuto posizioni chiave nell'organizzazione delle proteste dell'opposizione.
"Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato dell’Idf. Mi chiamano 'fratello' ", ha detto. "Quello che stanno dicendo su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono incoerenti, non a causa di [eventuali] problemi di antisemitismo ".
La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto, secondo Ariel Cohen, un ricercatore presso la Fondazione Heritage con sede a Washington DC. (…)
Eppure, molti ebrei hanno sostenuto la rivoluzione e hanno partecipato attivamente.
Volodymyr Groysman, ex sindaco della città di Vinnytsia e vice primo ministro appena nominato per le politiche regionali, è un ebreo.
"E’ una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario erano parte della ragione per cui mi sono iscritto al movimento" dice Delta.
Alcuni suoi amici ebrei lo hanno criticato per il fatto che lavora con Svoboda. "Alcuni mi hanno chiesto se invece di 'Shalom' per salutarmi ora devono dire un 'Sieg Heil'. Lo trovo ridicolo" dice. Ma ha molte frustrazioni legate al fatto di essere un outsider. "A volte mi dico 'Cosa stai facendo? Questo non è il vostro esercito. Questo non è nemmeno il tuo paese'”.

Un ritratto romantico, che spesso spinge sul carattere eroico dell’ex soldato israeliano. Ma che ci rivela, da fonte israeliana, alcune cose interessanti. A Majdan hanno combattuto quelli che pubblicamente vengono definiti come ‘ex soldati’ di Tel Aviv. Non uno, ma cinque, almeno in questo caso. Quanti altri. L’altro elemento interessante è che mentre le autorità ebraiche del paese hanno denunciato numerosi attacchi, aggressioni, attentati contro Sinagoghe e centri culturali da parte delle frange estremiste di destra del movimento di Piazza Majdan, l’eroico combattente in questione utilizza lo spazio su Haaretz per rassicurare l’opinione pubblica israeliana sulle buone intenzioni dei nazionalsocialisti di Svoboda. Una causa che, secondo alcune fonti, stanno perorando anche gli stessi leader dell’estrema destra ucraina. Che se da una parte lanciano appelli agli estremisti islamici tatari e ceceni affinché li aiutino contro il governo russo, dall’altra avrebbero incontrato l’ambasciatore di Israele in Ucraina per tendergli il classico ramoscello d’ulivo. Scrive l’Huffington Post: “Dmitro Yarosh, leader di Settore Destro, si è incontrato con l'ambasciatore di Israele in Ucraina, Reuven Din El, e gli ha detto che il loro movimento rifiuta l'antisemitismo e la xenofobia. Ha detto che i loro obiettivi sono una Ucraina democratica, un governo trasparente, porre fine alla corruzione e concedere pari opportunità per tutti i gruppi etnici”.

La riunione tra i fascisti di Pravyi Sektor e il rappresentante diplomatico israeliano è confermata da una nota stampa pubblicata dalla stessa ambasciata di Tel Aviv a Kiev.
Insomma, sembra proprio che Israele stia tessendo pericolose relazioni con i gruppi più oltranzisti della destra ucraina. Mosca negli ultimi tempi ha dato parecchio filo da torcere alla strategia israeliana in Medio Oriente, e la defenestrazione di Yanukovich evidentemente ha fornito se non l’occasione di pareggiare il conto almeno di prendersi una piccola rivincita. Poco importa che le dichiarazioni concilianti dei fascisti ucraini sull’antisemitismo siano solo di facciata, buone solo per tranquillizzare l’opinione pubblica israeliana sul fatto che il proprio governo non collabora con movimenti razzisti e xenofobi. In patria Yarosh e camerati continueranno con i soliti discorsi violentemente razzisti contro tutte le minoranze e contro i russi che abitano le regioni del sud e dell’est della Crimea, e certamente non rinunceranno alla propria tradizionale propaganda antisemita. Ed anzi la moltiplicazione degli attacchi e delle aggressioni nei confronti della comunità ebraica ucraina potrebbero, paradossalmente, fare un ulteriore favore ad Israele, convincendo qualche migliaio di ebrei di Kiev a emigrare nelle colonie ebraiche in Palestina. 


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Ucraina: un’unità delle Forze Speciali israeliane coinvolta nelle sommosse di Maidan al comando dei neonazisti

di Michel Chossudovsky


Con un articolo dal titolo "A Kiev, un veterano dell’esercito israeliano ha comandato una unità di combattimento da strada", la Jewish News Agency (JTA) conferma che soldati dell’IDF sono stati coinvolti nel movimento di protesta EuroMaidan sotto il comando diretto del partito neonazista Svoboda. Il partito Svoboda segue le orme del collaborazionista nazista della Seconda Guerra Mondiale Stepan Bandera.


Il leader dei "Caschi Blu di Maidan" è Delta, “nome di battaglia del comandante di una milizia guidata da ebrei che ha partecipato alla rivolta ucraina". Delta è un veterano della famigerata brigata di fanteria Givati, che è stata coinvolta in numerose operazioni dirette contro Gaza, tra cui l’Operazione Piombo Fuso nel 2008-2009.


La brigata Givati si è resa responsabile dei massacri nel quartiere Tel el-Hawa di Gaza. Delta, il leader del reparto IDF di EuroMaidan, ammette che ha acquisito le sue abilità nel combattimento urbano nel battaglione da ricognizione Shu'alei Shimshon della brigata Givati.


Secondo il resoconto della JTA, Delta era al comando di un reparto di 40 uomini e donne, tra cui diversi ex veterani dell'esercito israeliano. A EuroMaidan, Delta ha sistematicamente applicato le abilità di guerriglia urbana che aveva usato contro i palestinesi a Gaza.


L’"Unità di combattimento da strada" di Maidan sotto il comando di Delta è stata coinvolta nel confronto con le forze governative. Non è chiaro dalle informazioni se l'unità di combattimento EuroMaidan fosse in collegamento con la sede del comando IDF in Israele; i Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne non ebrei, guidati da cinque soldati ex - IDF, dice Delta, un ebreo ortodosso sulla trentina avanzata.


Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa... Afferma di aver aderito come volontario al movimento di protesta il 30 novembre, dopo aver assistito a violenze da parte delle forze governative contro studenti che manifestavano.


"Ho visto civili disarmati, senza preparazione militare, buttati a terra da una macchina militare ben oliata, e questo mi ha fatto ribollire il sangue", ha detto Delta a JTA in un ebraico misto di gergo militare. "In quel momento e in quel posto mi sono unito a loro, e ho iniziato a combattere di nuovo nel modo che avevo imparato, utilizzando strategie da guerriglia urbana. La gente mi ha seguito, e mi sono trovato a capo di un plotone di giovani. Ragazzini, in realtà".


Gli altri ex soldati IDF si sarebbero aggiunti ai “Caschi Blu” più tardi, secondo Delta, dopo aver sentito che il gruppo era guidato da un collega veterano. Ironicamente, però, Delta, comandante della milizia IDF, stava prendendo ordini direttamente dal partito neonazista Svoboda.
Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista [neonazista] che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno ricoperto posizioni chiave nell'organizzazione delle proteste dell'opposizione.


"Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato israeliano. Mi chiamano fratello", ha detto Delta. "Quello che si dice su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono inaffidabili, non a causa di un qualsivoglia problema di antisemitismo".


Né il governo di Tel Aviv né i media israeliani hanno espresso preoccupazione per il fatto che le proteste EuroMaidan sono state guidate da neonazisti.


Con la formazione di un nuovo governo composto da neonazisti, la comunità ebraica di Kiev è minacciata. Questa comunità è descritta come "una delle comunità ebraiche più vivaci del mondo, con decine di organizzazioni e di istituzioni ebraiche attive". Una parte significativa di questa comunità è composta da familiari di sopravvissuti all'olocausto. "Tre milioni di ucraini sono stati assassinati dai nazisti durante l’occupazione dell'Ucraina, tra cui 900.000 ebrei" (indybay.org, 29 gennaio 2014).


"E' una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste".
Paradossalmente, l'unità IDF “Caschi Blu” di EuroMaidan è stata oggetto di lode da parte dei media israeliani. Secondo Ariel Cohen della Heritage Foundation con sede a Washington: "La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto". La partecipazione dei soldati israeliani al comando dei neonazisti di Svoboda non sembra essere motivo di preoccupazione: mercoledì scorso, il presidente della Duma russa Sergey Naryshkin ha detto che Mosca era preoccupata per le dichiarazioni antisemite da parte di gruppi estremisti ucraini. Ma Delta sostiene che il Cremlino sta usando la carta dell’antisemitismo in modo truffaldino, per delegittimare la rivoluzione ucraina, che allontana l'Ucraina dalla sfera di influenza della Russia.


"E' una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario sono in parte il motivo per cui ho aderito al movimento. Stiamo cercando di dimostrare che gli ebrei sono solidali", ha detto.


L'articolo della JTA può essere consuultato al link www.jta.org/2014/02/28/news-opinion/world/in-kiev-an-israeli-militia-commander-fights-in-the-streets-and-saves-lives#ixzz2uvYcMBEl


Fonte: Global Research 3 marzo 2014

http://www.globalresearch.ca/ukraine-israeli-special-forces-unit-under-neo-nazi-command-involved-in-maidan-riots/5371725

Traduzione del Forum Palestina





(srpskohrvatski / italiano)

Prossime iniziative segnalate

1) Beograd 12/3: PROTEST UPOZORENJA - protiv povećanja školarina!
2) Mirano (VE) 14/3: UNA LUNGA SCIA COLOR CENERE. Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali
3) Milano 15/3: PRESIDIO - MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO U.S.A. - SIRIA, VENEZUELA, UCRAINA, la guerra è contro i lavoratori
4) CNJ-onlus aderisce ed invita ad aderire al Comitato "MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”


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Beograd - Sreda 12 marta 2014.
12.00 - Rektorat Univerziteta u Beogradu, Studentski trg 1

PROTEST UPOZORENJA - protiv povećanja školarina!

Studentski front, poziva sve progresivne studentske organizacije, studente, profesore, roditelje i svu onu ugroženu populaciju u društvu, da u sredu 12. 03. 2014. godine dođu na protest upozorenja u minut do 12h, kako bi poslali jasnu poruku i iskazali svoje nezadovoljstvo povodom odluke Senata UB o povećanju školarina! Ovog puta im je izgovor solidarni porez, pa umesto da dignu glas protiv Vlade koja pljačka narod po nalogu MMF-a, oni su ponovo udarili po studentima. Dosta je bilo ćutanja! Ovoga put im neće proći, kao što im ništa nije prošlo u protekle tri godine od kada Studentski front stoji u prvim redovima borbe! Ustaj studentu! Znanje nije roba! Studenti, a ne klijenti! Svi na protest upozorenja!

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/384576428350485/


=== 2 ===

Mirano (VE), Venerdì 14 marzo 2014
alle ore 20.45 nella sala conferenze di Villa Errera (presso il Comune)

Una lunga scia color cenere 
Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali

Venerdì 14 marzo alle ore 20.45 nella sala conferenze di Villa Errera ci sarà la presentazione del libro 

di Bruno Maran 
"Una lunga scia color cenere - Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali"
Prefazione di Giacomo Scotti. Napoli: La Città del Sole, 2013

Una lunga scia color cenere non vuol essere un libro di storia, né un manuale. Vuol essere un modo semplice di entrare, con l’approccio più accessibile possibile, nei fatti. Con la voglia di uscirne con le idee più chiare e con l’interesse a continuare l’approfondimento, nonostante gli inevitabili errori o imprecisioni che un lavoro propedeutico contiene.
A poco servono i Giorni del Ricordo, monopolio di odi mai sopiti, di gruppi decisi a non voler dimenticare solo per giustificare la loro esistenza, di ricordi usati più per attaccare che per giustificare. Non sono certo le calunnie e le falsità, le pietre su cui fondare il senso del Ricordo, che invece deve basarsi sulla Verità anche se scomoda. Il tempo deve lenire il dolore, non rinfocolare continuamente il passato. 

Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto ŠMRT FAŠIZMU 
con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lì davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. 
Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l'ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti. 
L'ufficiale era il più giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. 
Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall'altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
Le due fila si fronteggiarono immobili, come statue abbandonate sul prato…


Bruno Maran – fotoreporter di Stampa Alternativa - Il grande amore per i Balcani, maturato con i reportage da Mostar a Sarajevo, da Srebrenica a Vukovar, a Jasenovac, dal Kosovo, dall’Albania, da Kragujevac sulla Zastava, ora Fiat, lo ha spinto ad approfondire la conoscenza dei fatti storici,che hanno preceduto gli eventi nella ex-Jugoslavia, con particolare riferimento all'operato degli eserciti italiani durante la Seconda guerra mondiale.
Oltre a varie mostre ha realizzato le videoproiezioni Luoghi della Memoria-Trieste Risiera di San Sabba e Zastava AnnoZero.


Sul libro UNA LUNGA SCIA COLOR CENERE si veda:
Esso contiene una traduzione parziale (51 delle 85 pagine) del libro 
di Mahmud Konjhodžić  
”Krvavim tragovima talijanskih fašista” (Sulle tracce sanguinose dei fascisti italiani. Zagreb: Vjesnik, 1945)


=== 3 ===

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce ed invita ad aderire al presidio che si terrà a

Milano, sabato 15 marzo 2014
ore 16.30 Largo Donegani

PRESIDIO - MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO U.S.A.


SIRIA, VENEZUELA, UCRAINA
SONO SOTTO I NOSTRI OCCHI
la guerra è contro i lavoratori
 
Le precedenti guerre contro
J
ugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia altro non sono state che massacri perpetrati per interessi economici e geopolitici.
"L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
QUESTO RECITA L’ART.11 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA NATA DALLA RESISTENZA
SABATO 15 MARZO - ORE 16.30
LARGO DONEGANI – MILANO
PRESIDIO – MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO  U.S.A.
Il golpe fascista in ucraina costituisce un pericolo globale
Contro la guerra alla Russia, alla Siria, al Venezuela, per mano di fascisti e jihadisti sanguinari, chiamiamo all’appello tutte le organizzazioni democratiche e sinceramente antifasciste, i cittadini amanti della pace e soprattutto i lavoratori, poiché la guerra è contro i lavoratori e tocca a loro fermarla.
Prime AdesioniComitato Contro la Guerra – Milano, La Casa Rossa, PdCI Milano, PartitoComunista (Mi), Redazione di Marx21.it, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, GC (Giovani Comunisti- MI), Alternativa.





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Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce ed invita ad aderire al Comitato "MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”

COSTITUZIONE DEL COMITATO “MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”

Si prospetta a Milano per il prossimo 29 aprile l’ennesima parata neonazista con l’indizione di un corteo in Città Studi da parte di tutte le sigle politiche dell’estrema destra. Il pretesto, ancora una volta, sarebbe dato dalle ricorrenze della morte di due neofascisti, Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, a cui i promotori della manifestazione, nel corso degli anni, hanno anche aggiunto il ricordo di Carlo Borsani, gerarca fascista e firmatario del Manifesto sulla razza, giustiziato dai partigiani in piazzale Susa il 29 aprile 1945.

L’eventualità di una sfilata con manipoli inquadrati militarmente, come già accaduto, con l’esibizione di croci celtiche, saluti romani e scenografie in stile Germania anni Trenta, è assai concreta. Così l’esternazione di gesti e comportamenti di aperta apologia del fascismo. Un raduno di questo tipo per altro cadrebbe quest’anno in piena campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Un fatto che ci proietterebbe alla ribalta internazionale per la tolleranza nei confronti delle manifestazioni neonaziste con tutto il loro carico di odio, razzismo e antisemitismo.

Per scongiurare tale possibilità si costituisce il comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie!”, il cui scopo è impedire che in questa città, Medaglia d’oro della Resistenza, si abbia non solo a subire questo affronto alla memoria, ma anche la seria minaccia alla convivenza civile e democratica che questo corteo ormai rappresenta da qualche anno.

Primi firmatari:

Anita Sonego - Capogruppo Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra, Presidente Commissione Pari Opportunità e Vice Presidente Commissione Cultura

Massimo Gatti - Capogruppo Lista civica Un'Altra Provincia-PRC-PdCI alla Provincia di Milano

Luciano Muhlbauer - Presidente Circolo ARCI MilanoX

Titti Benvenuto - Consigliera del Consiglio di Zona 3 di Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra

Maso Notarianni – Giornalista

https://www.facebook.com/pages/Milano-29-Aprile-Nazisti-No-Grazie/664211623635883/




(francais / italiano)


Da: "Histoire" 
Oggetto: [listalr] Clichés ou vérités sur la première guerre mondiale? 
Data: 19 gennaio 2014 23:25:47 CET


Chers amis,
 
La grande offensive sur la commémoration du centenaire de la Première Guerre mondiale a commencé dès 2013 sur le thème de l’intégration européenne facteur de paix: on aurait évité la grande boucherie, si « les interdépendances […] très fortes entre les économies » établies par le capital financier pacifiste ‑‑ au contraire de ce qu’a prétendu Lénine L’impérialisme, stade suprême du capitalisme ‑‑ l’avaient emporté (sur l’aveuglement, donc, des politiques ou des militaires).
 
Ce thème risque, entre deux lamentations ou repentances sur la "boucherie", de devenir d’autant plus envahissant que  ladite commémoration se produit en une année d’élections européennes, qui va nous valoir la « pédagogie » indispensable à la mise, fin mai, du bon bulletin de vote dans l’urne.
 
Vous trouverez donc ci-joint le texte "Clichés ou vérités sur la première guerre mondiale? Réponse à Nicolas Offenstadt", paru dans Initiative communiste, mensuel du PRCF, n° 140, janvier 2014, p. 14-15. Il est en libre diffusion, naturellement.
 
Cette première initiative sera, au cours de l’année 2014, suivie par d’autres, qui opposeront l’apport des sources originales à l’exaltation des "mémoires" transformant le capital financier en instrument de paix mondiale.
 
Amitiés à tous, et bons vœux renouvelés pour d’éventuels nouveaux membres de la liste de diffusion.
Annie Lacroix-Riz
 


=== FRANCAIS:

CLICHÉS OU VÉRITÉS SUR LA PREMIÈRE GUERRE MONDIALE? RÉPONSE À NICOLAS OFFENSTADT


Paru dans Initiative communiste, mensuel du PRCF, n° 140, janvier 2014, p. 14-15 

Annie Lacroix-Riz, professeur émérite d’histoire contemporaine, université Paris 7


Le Monde a pour habitude d’énoncer la « doxa » historique (sur l’URSS et son « tyran rouge », sur le patronat pas « collaborateur », Louis Renault en tête, sur le démocrate colonel de la Rocque, etc.). Annonçant le 4 novembre 2013 le matraquage idéologique d’un an (minimum) qui nous attend, le « journal de référence » a donc chargé le médiéviste Nicolas Offenstadt, par ailleurs spécialiste des « mémoires » de la Grande Guerre, d’« en finir avec dix idées reçues sur » celle-ci. Car, nous explique ce dernier, « son fort impact sur la société française alimente la circulation d’images et de clichés qui ne correspondent pas à l’état du savoir des historiens. » Au sommet du panthéon mythologique figurerait l’idée que « la guerre était souhaitée par les industriels et les financiers ». Citons :
« Les interprétations marxistes des origines de la guerre, derrière les réflexions de Lénine sur l’impérialisme comme stade suprême du capitalisme, allouent une place centrale aux rivalités économiques accentuées par la baisse tendancielle du taux de profit, et au caractère prédateur des milieux industriels. Il y a certes des rapports de force commerciaux entre les blocs en Chine ou dans l’Empire ottoman, entre Britanniques - inquiets du “made in Germany” - et Allemands. La course aux armements dans l’immédiat avant-guerre, dans tous les pays, renforce cette interprétation. Mais l’historiographie a montré que les interdépendances étaient en fait très fortes entre les économies et que, pour nombre de secteurs (assurances, sociétés minières...), la paix était préférable à la guerre. La City a ainsi plutôt poussé à défendre la paix. Par ailleurs, en matière de politique étrangère, les milieux industriels et financiers n’étaient pas unis. »1

Le « cliché » présumé n’a d’emblée pas d’objet. Les marxistes se sont en effet contentés d’analyser l’économie capitaliste avant 1914 sans référence à l’éventuel « souhait » des banquiers et des industriels : Lénine, aussi hégélien que Marx, observe les pratiques des « capitalistes, en dehors de leur volonté et de leur conscience ». Il recense dans L’impérialisme, stade suprême du capitalisme les pratiques, à la veille de la guerre, du « capital financier [,] résultat de la fusion du capital de quelques grandes banques monopoleuses avec le capital de groupements industriels monopoleurs » dans la phase impérialiste née de la première grande crise systémique du capital (1873) : il parle, non des banquiers et des industriels, mais d’une « poignée de monopoleurs », « cartels et trusts » ayant alors procédé au « partage du monde ».
L’« oligarchie financière » - désormais plus que centenaire - a résisté à la baisse des prix et du taux de profit en cartellisant, en cassant les salaires et les revenus non monopolistes, bref, en reportant le poids de la crise « sur le reste de la population ». Mais elle n’a pu abolir la surproduction, c’est à dire l’insuffisance du taux de profit attendu par rapport au capital investi ou à investir, ni surmonter les rivalités et contradictions qui la déchirent. Elle a créé ou renforcé les cartels et trusts (effectivement « interdépendants », pour citer Nicolas Offenstadt), mais ces fruits et accélérateurs du développement inégal du capital ne « suppriment [pas] les crises. » Aggravant la concurrence des secteurs cartellisés, la crise contraint donc les monopoles à détruire massivement du capital et à se repartager le globe : leur « chasse aux colonies » ou zones assimilées (empires ottoman et russe) se renforce « après 1880 »; au début du 20e siècle se déploient les « guerres périphériques » jusqu’au coeur du continent européen, et les plans visant à « annexer, non seulement les régions agraires, mais même les régions industrielles (la Belgique est convoitée par l’Allemagne, la Lorraine par la France). »
C’est alors que Kautsky, le plus prestigieux marxiste vivant après la mort d’Engels, rallie le réformisme, idéologie alors triomphante des « agents de la bourgeoisie dans le mouvement ouvrier » : il forge la « théorie de l’ultra-impérialisme » [ou super-impérialisme] pacifique, les capitaux concentrés-cartellisés « préférant » le compromis au conflit. Ce rêve démobilisateur lui vaut les assauts de Lénine, avant que la guerre générale de 1914 ne tranche.
« Les cartels internationaux, dans lesquels Kautsky voit l’embryon de l’ultra-impérialisme (de même que la fabrication de tablettes de laboratoire “peut” être proclamée embryon de l’ultraagriculture), ne nous fournissent-ils pas l’exemple d’un partage et d’un repartage du monde, de la transition du partage pacifique au partage non pacifique et inversement ? […] Le capitalisme s’est transformé en un système d’oppression coloniale et d’étranglement financier de l’immense majorité de la population du globe par une poignée de pays “avancés”. Et le partage de ce butin a lieu entre deux ou trois rapaces universellement puissants, armés de pied en cap (Amérique, Angleterre, Japon) [sans oublier l’Allemagne et la France], qui entraînent toute la terre pour le partage de leur butin. »
Dans chaque pays, une historiographie documentée, pas toujours marxiste, a corroboré, tant pour 1914 que pour 1939, « les interprétations marxistes des origines de la guerre ». La thèse du conservateur Fritz Fischer, Dozent (assistant à l’université) sous Hitler, Les buts de guerre de l'Allemagne impériale 1914-1918, démontre l’unanimité en faveur de la guerre de butin de la « poignée » des décideurs allemands, soutenus par la quasi-totalité des forces politiques (SPD « majoritaire » inclus). Vieille de plus de 50 ans (1961, traduite en 1970), elle n’a pas pris une ride. Certes, l’historiographie dominante l’exclut des bibliographies officielles des concours de recrutement en histoire depuis les années 2000 : elle ne mentionne que Georges-Henri Soutou, L’or et le sang. Les buts de guerre économiques de la Première guerre mondiale (1989), qui conteste le consensus des décideurs allemands en la matière et contredit Fischer sur tout ou presque. Qu’importe que les sources originales attestent le consensus sur la guerre et sur ses buts économiques (après hésitation sur les compromis possibles) du bloc Banque de France, Comité des Forges et des Houillères, maître de l’État français. « La City a […] plutôt poussé à défendre la paix »? Non, elle a cherché avant 1914 à conclure un compromis colonial avec le Reich au détriment de leurs rivaux communs, français, portugais, belges, et elle a recommencé avant 1939. En 1937,
l’ambassadeur de France à Londres Charles Corbin a démontré par les archives que l’objectif d’Apaisement du tandem Chamberlain-Halifax (alors centré sur l’expansion en Autriche et en Tchécoslovaquie) calquait celui de 1912 appliqué au terrain colonial : Londres avait alors offert sur un plateau à Berlin de supplanter tous les empires coloniaux européens sauf le britannique . Ces deux tentatives, aussi durables et acharnées, échouèrent finalement parce que la crise systémique du capitalisme condamnait momentanément le compromis. Ce qui vaut pour l’Angleterre vaut pour les rapports des États-Unis avec le Reich et avec le Japon.

Nicolas Offenstadt ne se réfère pas à « l’historiographie », seulement à « l’historiographie dominante » antimarxiste, prescrite aujourd’hui par l’Université aux futurs enseignants à l’exclusion de toute autre : celle des Somnambules de Christopher Clark qui en quelque 670 pages prétend démontrer, suscitant l’admiration générale, que les dirigeants de tous pays ont « marché vers la guerre » manipulés par tel ou telle (ah, le thème d’Hélène et la Guerre de Troie proclamé « nouveau »!), victimes d’enchaînements maudits (mais Clark n’oublie pas de disculper l’Allemagne, entraînée par l’Autriche, du déclenchement du conflit, pour accabler les Serbes, les Russes, etc.). Ce tapage nourri de propagande sur « l’Union européenne » gage de paix éternelle – comme les cartels des 19e et 20e siècles? - enterre les archives diplomatiques, économiques et militaires qui ont annoncé sans répit la guerre générale au cours des crises précédant 1914 et 1939 .
L’historiographie américaine, si riche sur le « repartage du monde », démontre depuis les travaux de William Appleman Williams (The Tragedy of American Diplomacy, 1è éd., 1959) la pertinence du jugement de Lénine sur les relations germano-américaines de 1916 : 
« Le capital financier d’Amérique et des autres pays, qui partageait paisiblement le monde avec la participation de l’Allemagne, par exemple dans le syndicat international du rail ou le trust international de la marine marchande, ne procède-t-il pas maintenant à un repartage sur la base des nouveaux rapports de forces qui changent d’une façon absolument non pacifique? »

L’Apaisement, avant 1914 (comme avant 1939), visait-il à empêcher la guerre? Non, seulement à en négocier les conditions de survenue puis les conséquences aux meilleures conditions pour les rivaux-alliés. On s’aime bien entre banquiers « ennemis », on ne « souhaite » pas s’étriper, on se fréquente encore en temps de guerre. Mais, parce qu’il faut bien par les armes - objet de surprofits gigantesques - se débarrasser du capital « excédentaire », forces productives humaines incluses, et s’ouvrir les marchés verrouillés, on livre à l’enfer les peuples qui n’ont pas su dire non (autre objet de « cliché » qui mériterait mise au point). Refuser d’examiner, par la théorie et par les sources historiques, la nature guerrière du capital conduit à accréditer la mythologie « psychologique » de l’enchaînement fatal mais évitable (!) des événements. C’est plus séduisant, certes, que le rappel par Lénine des « dizaines de millions de cadavres et de mutilés laissés par la guerre faite pour déterminer lequel des deux groupes de brigands financiers – anglais ou allemand [américain, etc.] – doit recevoir la plus grande part du butin. »
Dans la conjoncture actuelle d’affrontements inter-impérialistes sur le « repartage » des ressources mondiales aussi impitoyables que ceux qui débouchèrent sur les deux guerres mondiales, triomphe à nouveau, sur fond d’« union sacrée » européenne et nationale, « la petite fable bébête de Kautsky sur l’ultra-impérialisme “pacifique” ». Ce qui est imputé à « l’historiographie » doit tout à la chape de plomb antimarxiste qui pèse sur la société et l’Université. La Première Guerre mondiale fut bien, comme la seconde, une guerre de rapine et de « repartage du monde » entre géants impérialistes. Sur la nature du capital, ses crises et ses guerres, ne vous en tenez ni au Monde ni à « l’historiographie » antimarxiste. Courez lire Marx et Lénine (L’impérialisme, stade suprême du capitalisme met les pendules à l’heure sur le « capitalisme financier » prétendument récent et permet, plus généralement, de ne pas mourir idiot), et renseignez-vous sur « l’historiographie » critique.


Nota. Parmi les « dix idées reçues » que combat Nicolas Offenstadt figure, en n° 3, le gros mensonge, seriné aux élèves de France depuis près de cent ans, que « les taxis ont joué un rôle décisif dans la bataille de la Marne ». Mais pourquoi l’historien, qui argumente d’ordinaire sur les « clichés » allégués, renonce-t-il ici fois à établir la vérité? Est-ce que parce qu’il eût fallu rappeler que, selon la formule de mars 1939 du sous-secrétaire d’État permanent du Foreign Office, Robert Vansittart, « la France n’aurait pas eu la moindre chance de survie en 1914, s’il n’y avait pas eu de front oriental » ?



Italique de mon fait. Pour les citations qui suivent, extraites de Lénine, L’impérialisme, stade suprême du capitalisme , italique dans le texte.
2 Dépêches 918 et 924, Londres, 15 et 16 novembre 1937 (sur deux colonnes choix comparatif de textes intitulé « les voyages à Berlin de Lord Haldane et de Lord Halifax, 1912-1937 »), Grande-Bretagne 1918-1940, 287-287 bis, MAE. Comparaison, Annie Lacroix-Riz, Le Choix de la défaite : les élites françaises dans les années 1930 , Paris, Armand Colin, 2010, p. 418-419.
Voir notamment la richissime Nouvelle série 1897-1918, archives du ministère des Affaires étrangères (La Courneuve). Enjeu de la formation des enseignants, Lacroix-Riz, L’histoire contemporaine toujours sous influence , Paris, Le temps des cerises, 2012, chap. 1 et passim .
Michael Carley, 1939, the alliance that never was and the coming of World War 2 , Chicago, Ivan R. Dee, 1999 p. 4, souligné dans le texte (traduction française, PU de Montréal, 2001).


=== ITALIANO:

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 22-02-14 - n. 487

Luoghi comuni o verità sulla prima guerra mondiale? Risposta a Nicolas Offenstadt

Annie Lacroix-Riz * | Initiative communiste, n °140 historiographie.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

gennaio 2014

Le Monde ha l'abitudine di annunciare la «verità» storica (sull'URSS e il suo «tiranno rosso», sul padronato non «collaborazionista», Louis Renault in testa, sul democratico colonnello de la Rocque, ecc.). Annunciando il 4 novembre 2013 il martellamento ideologico di un anno (almeno) che ci attende, il «giornale di riferimento» ha quindi incaricato il medievalista Nicolas Offenstadt, peraltro specialista delle «memorie» della Grande Guerra, a «farla finita con dieci concezioni errate su» di essa. Perché, ci spiega quest'ultimo, «il suo forte impatto sulla società francese alimenta la circolazione di immagini e luoghi comuni che non corrispondono allo stato delle conoscenze degli storici».

Sdoganare il capitale

In cima al pantheon mitologico ci sarebbe l'idea che «la guerra è stata voluta dagli industriali e dai finanzieri». Citiamo:
«Le interpretazioni marxiste delle origini della guerra, in seguito alle riflessioni di Lenin sull'imperialismo come fase suprema del capitalismo, assegnano un ruolo centrale alle rivalità economiche accentuate dalla caduta del saggio di profitto, e alla natura predatoria degli ambienti industriali. Ci sono certamente dei rapporti di forza commerciali tra i blocchi in Cina o nell'Impero Ottomano, tra la Gran Bretagna - preoccupata del «made in Germany» - e tedeschi. La corsa agli armamenti nell'immediato anteguerra, in tutti i paesi, rafforza questa interpretazione. Ma la storiografia ha dimostrato che le interdipendenze erano in realtà molto forti tra le economie e che, per molti settori (assicurazioni, compagnie minerarie ...), la pace era preferibile alla guerra. La City ha così spinto piuttosto a difendere la pace. Peraltro, in merito alla politica estera, i settori industriali e finanziari non erano uniti.» [1]

Il «luogo comune» proposto non ha alcun fondamento. I marxisti si sono in effetti limitati ad analizzare l'economia capitalistica prima del 1914, senza riferimento ad alcun «auspicio»dei banchieri e degli industriali: Lenin, tanto hegeliano quanto Marx, osserva le pratiche dei «capitalisti, indipendentemente dalla loro volontà e dalla loro coscienza». Egli censisce in L'imperialismo, fase suprema del capitalismo le pratiche, alla vigilia della guerra, del «capitale finanziario [,] risultato della fusione del capitale di alcune grandi banche monopolistiche con il capitale di gruppi industriali monopolisti» nella fase imperialista nata dalla prima grande crisi sistemica del capitale (1873): egli parla, non dei banchieri e degli idustriali, ma di un «pugno di monopolisti»«cartelli e trust» che allora avevano proceduto alla «spartizione del mondo».

L'«oligarchia finanziaria» - ormai più che centenaria - ha resistito alla discesa dei prezzi e del tasso di profitto creando dei cartelli, tagliando i salari e le entrate non monopoliste, in breve, facendo pesare la crisi «sul resto della popolazione». Ma non ha potuto eliminare la sovrapproduzione, cioè l'insufficenza del tasso di profitto atteso rispetto al capitale investito o da investire, né superare le rivalità e le contraddizioni che la lacerano. Essa ha creato o rafforzato cartelli e trust (effettivamente «interdipendenti», per citare Nicolas Offenstadt), ma questi frutti e acceleratori dello sviluppo ineguale del capitale non «sopprimono [affatto] le crisi». Aggravando la concorrenza nei settori soggetti ai cartelli, la crisi costringe dunque i monopoli a distruggere massicciamente capitale e a spartirsi di nuovo il mondo: la loro «caccia alle colonie» o a zone assimilate (gli imperi ottomano e russo) si rafforza «dopo il 1880» ; all'inizio del 20esimo secolo si dispiegano le«guerre periferiche» fin nel cuore del continente europeo, e i piani miranti ad «annettere non solo le regioni agrarie, ma anche le regioni industriali (il Belgio è ambito dalla Germania, la Lorena dalla Francia).»

Il ritorno de «l'ultra-imperialismo»

È allora che Kautsky, il più prestigioso marxista vivente dopo la morte di Engels, aderisce al riformismo, ideologia allora trionfante degli «agenti della borghesia nel movimento operaio» : forgia la «teoria dell'ultra-imperialismo» [o super-imperialismo] pacifico, secondo cui i capitali concentrati-cartellizzati «preferiscono» il compromesso al conflitto. Questo sogno smobilitatore gli vale gli assalti di Lenin prima che la guerra generale del 1914 decida.
«I cartelli internazionali, in cui Kautsky vede l'embrione dell'ultra-imperialismo (così come la produzione di compresse di laboratorio «può» essere proclamata embrione dell'ultra-agricoltura), non ci danno l'esempio di una continua spartizione del mondo, della transizione dalla spartizione pacifica alla spartizione non pacifica e viceversa? […]
Il capitalismo si è trasformato in un sistema di oppressione coloniale e di strangolamento finanziario della schiacciante maggioranza della popolazione del mondo da parte di un pugno di paesi«progrediti». E la spartizione del bottino avviene tra due o tre rapaci potenze mondiali armati fino ai denti (America, Inghilterra, Giappone) [per non parlare di Germania e Francia], che coinvolgono tutta la terra per la spartizione del loro bottino».

In ciascun paese, una storiografia documentata, non sempre marxista, ha corroborato, sia per il 1914 che per il 1939, «le interpretazioni marxiste delle origini della guerra». La tesi del conservatore Fritz Fischer, Dozent (assistente universitario) sotto Hitler, Les buts de guerre de l'Allemagne impériale 1914-1918, dimostrano l'unanimità in favore della guerra di conquista di un«pugno» di decisori tedeschi, sostenuta dalla quasi totalità delle forze politiche (S.P.D. «maggioritaria» inclusa). Vecchia di oltre 50 anni (1961, tradotta nel 1970), è sempre attuale. Certo, la storiografia dominante la esclude dalle bibliografie ufficiali dei concorsi di assunzione in storia dagli anni 2000 : si parla solo di Georges-Henri Soutou, «L'or et le sang. Les buts de guerre économiques de la Première guerre mondiale» (1989), che contesta il consenso dei decisori tedeschi sulla questione e contraddice Fischer su quasi tutto. Poco importa che le fonti originali attestino il consenso sulla guerra e sui suoi obiettivi economici (dopo qualche esitazione sui compromessi possibili) del blocco della Banca di Francia, del Comité des Forges e Houillères [organizzazioni padronali della siderurgia e del carbone (ndt)], padroni dello Stato francese. «La City ha […]  piuttosto spinto a difendere la pace»? No, essa ha cercato prima del 1914 di concludere un compromesso coloniale con il Reich a scapito dei loro rivali comuni, francesi, portoghesi, belgi, ed ha ricominciato prima del 1939.
Nel 1937, l'ambasciatore di Francia a Londra Charles Corbin ha dimostrato in base agli archivi che l'appeasement del tandem Chamberlain-Halifax (all'epoca focalizzato sull'espansione in Austria e in Cecoslovacchia) ricalcava quello del 1912 applicato al campo coloniale: Londra aveva allora offerto su un vassoio d'argento a Berlino di soppiantare tutti gli imperi coloniali europei escluso quello britannico. [2] Entrambi i tentativi, anche duraturi e accaniti, alla fine falliranno perché la crisi sistemica del capitalismo condannò momentaneamente il compromesso. E ciò che vale per l'Inghilterra vale per le relazioni degli Stati Uniti con il Reich e con il Giappone.

Inno all'Unione Europea

Nicolas Offenstadt non fa riferimento alla «storiografia», ma solo alla «storiografia dominante» antimarxista, prescritta oggi dall'università ai futuri insegnanti con l'esclusione di tutti gli altri: quella dei Somnambules di Christopher Clark che in circa 670 pagine pretende di dimostrare, suscitando l'ammirazione generale, che i dirigenti di tutti i paesi hanno «marciato verso la guerra»manipolati da questo o quello (ah, il tema di Elena e la guerra di Troia proclamato come «nuovo»!), vittime di concatenazioni maledette (ma Clark non dimentica di scagionare la Germania, guidata dall'Austria, per lo scoppio del conflitto, per subissare i serbi, russi, …ecc.). Questo scalpore farcito di propaganda su «l'Unione Europea» garanzia di pace eterna - come i cartelli del 19esimo e del 20esimo secolo ? - sotterrano gli archivi diplomatici, economici e militari che hanno annunciato senza soste la guerra generale durante le crisi precedenti del 1914 e del 1939. [3]

La storiografia americana, così ricca sulla «spartizione del mondo», mostra a partire dai lavori di William Appleman Williams («The Tragedy of American Diplomacy», 1a ed., 1959) quanto fosse pertinente il giudizio di Lenin riguardo le relazioni tedesco-americane del 1916: «Il capitale finanziario dell'America e di altri paesi, che si divideva pacificamente il mondo con la partecipazione della Germania, ad esempio nel sindacato ferroviario internazionale o nel trust internazionale della marina mercantile, non procede adesso ad una nuova spartizione sulla base dei nuovi, mutati rapporti di forze in un modo assolutamente non pacifico?»

L'appeasement prima del 1914 (come prima del 1939), mirava a prevenire la guerra? No, solo a negoziare le condizioni e le conseguenze alle migliori condizioni per i rivali-alleati. Ci si vuol bene tra banchieri «nemici», non ci si «augura» di scannarsi, ci si frequenta anche in tempo di guerra. Ma, poiché si riesce bene con le armi - oggetto di profitti giganteschi - a sbarazzarsi del capitale«eccedentario», forze produttive umane incluse, e aprire i mercati chiusi, si mandano all'inferno i popoli che non hanno saputo dire no (altro oggetto di «luoghi comuni» che meriterebbe di essere messo a fuoco). Rifiutarsi di esaminare, con la teoria e con le fonti storiche, la natura guerriera del capitale porta ad accreditare la mitologia «psicologica» della sequenza fatale, ma evitabile (!) di eventi. E' più seducente, certo, del richiamo Lenin alle «decine di milioni di morti e mutilati lasciato dalla guerra fatta per determinare quale dei due gruppi di briganti finanziari - inglese o tedesco [americano, ecc.] - deve ricevere il grosso del bottino».

Nel contesto attuale di scontri inter-imperialisti sulla «nuova spartizione» delle risorse mondiali tanto spietati come quelli che hanno portato alle due guerre mondiali, trionfa nuovamente, sullo sfondo di una «unione sacra» europea e nazionale, la stupida favoletta di Kautsky sull'ultra-imperialismo «pacifico». Ciò che si attribuisce alla «storiografia» è tutto dovuto alla cappa di piombo antimarxista che pesa sulla società e sull'università. La prima guerra mondiale è ben stata, come la seconda, una guerra di rapina e di «nuova spartizione del mondo» tra i giganti imperialisti. Sulla natura del capitale, le sue crisi e le sue guerre, non attenetevi né a Le Monde né a «la storiografia» antimarxista. Correte a leggere Marx e Lenin (L'imperialismo, fase suprema del capitalismo mette le cose in chiaro sul «capitalismo finanziario» spacciato come recente e permette, più in generale, di non morire idioti), e informatevi sulla «storiografia» critica.

* Annie Lacroix-Riz, professore emerito di Storia Moderna, Università di Parigi 7
Pubblicato su Iniziativa Comunista, mensile del PRCF, n °140, gennaio 2014, p. 14-15

* * *
Nota. Tra i «dieci preconcetti» che Nicolas Offenstadt combatte figura, al terzo posto, la grande menzogna, continuamente ripetuta agli studenti di Francia da circa cento anni, che «i taxi hanno giocato un ruolo decisivo nella battaglia della Marna». Ma perché lo storico, che di solito argomenta i «luoghi comuni» addotti, qui rinuncia a ristabilire la verità? È perché sarebbe stato necessario ricordare che, secondo le parole del marzo 1939 del sottosegretario di Stato permanente presso il Foreign Office, Robert Vansittart, «la Francia non avrebbe avuto la minima possibilità di sopravvivenza nel 1914, se non ci fosse stato il fronte orientale» ? [4]

* * *
[1] Corsivo mio. Per quanto segue, tratto da Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, in corsivo nel testo.

[2] Dispacci 918 e 924, Londra, 15 e 16 novembre 1937 (su due colonne raccolta comparativa di testi intitolata «Les voyages à Berlin de Lord Haldane et de Lord Halifax, 1912-1937»), Gran Bretagna 1918-1940, 287-287 bis, MAE. Confronto, Annie Lacroix-Riz, La scelta della sconfitta: le élite francesi negli anni 1930, Parigi, Armand Colin, 2010, p. 418-419.

[3] Cfr. in particolare la ricchissima Nuova serie 1897-1918, Archivi del Ministero degli Esteri (La Courneuve). Tema della formazione degli insegnanti, Lacroix-Riz, Storia contemporanea ancora sotto l'influenza, Parigi, Le temps des cerises, 2012, cap. 1 e passim.

[4] Michael Carley 1939, «1939, The alliance that never was and the coming of World War 2», Chicago, Ivan R. Dee 1999 p. 4, sottolineato nel testo (traduzione francese, PU Montreal, 2001).




Riceviamo e volentieri diffondiamo:
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Invito / Vabilo.

Venerdì 7 Marzo 2014 presso il Circolo “Tina Modotti“, Casa del Popolo di Via Ponziana 14 aTrieste, in collaborazione con il SISA, Sindacato Indipendente Scuola e ambiente, dalle ore 18:00
Presentazione del libro edito da HAMMERLE
“Partigiani a Trieste” I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli.
 
Sarà presente l'autore Sergio Mauri
 
Introduce: Marta Ivašič
Modera: Davide Rossi
 
Segue dibattito


V petek 7 marca 2014 na sedežu krožka „Tina Modotti“ Ljudski Dom v Trstu ul. Ponziana 14
in v sodelovanju z Neodvisnim sindikatom za šolo in okolje SISA bodo ob 18. uri predstavili knjigo, ki je izšla pri založbi Hammerle:
“Partigiani a Trieste“
I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli
 
Prisoten bo avtor
Sergio Mauri
 
Knjigo bosta predstavila Marta Ivašič in Davide Rossi
 
Sledi razprava


ANPI Trieste
VZPI Trst

Per contatti: palemau68 @ gmail.com



Obilježavanje 8. marta u Crnoj Gori, 1950. god.


(La celebrazione dell'8 marzo nel Montenegro socialista, 1950.
Izvor: Muzej Žena Crne Gore)



(srpskohrvatski / english / castellano / italiano)

Ucraina: il criminale avventurismo della Unione Europea

1) INIZIATIVE:
- Trieste 11/3: Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo
- Roma 13/3: Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

2) Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea (Sergio Cararo)

3) Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito! (AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net )

4) Buđenje monstruma: uspon ukrajinskog fašizma (Justin Raimondo)

5) Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism? (Rainer Rupp)

6) German media campaigns for war in Ukraine (Ulrich Rippert, WSWS)

7) Young Communists' Organizations Worldwide: Joint Declaration on Ukraine / Declaracion Comun Ucraina


=== 1: INIZIATIVE ===

Trieste, Martedì 11 marzo 2014
ore 18:30, sala di via Tarabochia n° 3 - I° piano

Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo

Introduzione: sen. Stojan Spetič. Conclusioni: Igor Kocijančič.

promuovono: Rifondazione / Prenova - Comunisti Italiani / Slovenski Komunisti


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Roma, Giovedì 13 marzo 2014
ore 17.30, Via G. Galilei, 53

INCONTRO DIBATTITO su 

Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

- La guerra c’è già. Come si combatte?
- La concentrazione economica in Europa sta producendo una nuova classe dominante;
- la destrutturazione dell’economia europea sta modificando la composizione della classe lavoratrice;
- un doppio standard della politica: una per le classi popolari, l’altra per i poteri forti.

Introduce: Gualtiero Alunni
Intervengono: Collettivo Militant, Franco Russo, Alfonso Gianni, Nunzio D'Erme, Mauro Casadio
Organizza: Rete dei Comunisti - www.retedeicomunisti.org



=== 2 ===


Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea


•  Venerdì, 28 Febbraio 2014 13:51
•  Sergio Cararo

Sarà bene che nessuno sottovaluti l'atteggiamento con cui l'establishment dell'Unione Europea - ed in particolare il milieu progressista – sta affrontando la crisi in Ucraina.

Nel leggere le prese di posizione e le indicazioni che vengono da Bruxelles e dalle capitali europee, si ha la netta impressione che la ruota della storia stia girando all'indietro per riportare gli scenari nelle zone temporali più inquietanti della storia recente dell'Europa.

Quando il presidente del Parlamento Europeo Schultz afferma senza problemi che intende dialogare con i fascisti ucraini del movimento Svoboda, indica che si è rotto il meccanismo - anche formale- dei “paletti democratici” sui quali è stato edificato quello che ormai si va configurando come un polo imperialista. I presupposti democratici che l'UE ha opposto per anni all'ingresso della Turchia nell'Unione sembrano materia di un'altra epoca. L'abbassamento si era già verificato sulla situazione interna dell'Ungheria oggi governata da movimenti reazionari. Ma è sull'Ucraina che il mito della funzione progressiva dell'Unione Europea si sta rapidamente sgretolando. E con esso si sbriciola ogni residuo di credibilità

Qualche indizio era già leggibile nell'intervista rilasciata dal pacifista, ecologista ed ex ministro degli esteri tedesco Josckha Fischer sul Corriere della Sera, quando affermava che l'Unione Europea deve capire che “difendere i propri interessi non è a costo zero”. L'oltranzismo di Fischer, che avevamo già visto all'opera nell'aggressione alla Jugoslavia nel 1999, è ancora più esplicito in relazione alla crisi ucraina e ai rapporti con la Russia. “La relazione con Mosca sarebbe molto più semplice se l'Unione Europea fosse più forte e assertiva. Al Cremlino si capiscono sempre meglio i rapporti di forza”. Un linguaggio decisamente esplicito.che invita l'Unione Europea a cambiare atteggiamento nei confronti dell'Est europeo.

Poche settimane fa erano stati i ministri della Difesa e degli Esteri tedeschi, alla vigilia della Conferenza per la Sicurezza di Monaco, a far intendere che non basta più essere una potenza economica per diventare una “potenza globale” e che – ad esempio – l'Africa torna ad essere una area di interesse strategico. Sarà un caso ma i soldati francesi ed ora anche “europei” (tra cui 250 soldati tedeschi) sono ormai presenti in tutti i paesi dell'Africa occidentale e centrale.

Ma se l'establishment della maggiore potenza dell'Unione Europea – la Germania – torna a parlare il linguaggio dei rapporti di forza con la Russia e sull'Europa dell'Est, anche i “progressisti” (vedi il circuito de La Repubblica e dei media di area Pd in Italia) si allineano e arruolano nelle ambizioni da potenza globale dell'Unione Europea.

La crisi in ucraina sembra avere un effetto quasi costituente per tali ambizioni. Una tendenza che, a nostro avviso, era già in incubazione nella volenterosa partecipazione delle potenze europee (Germania, Italia, Francia tutte guidate da governi di centro-sinistra) all'aggressione contro la Serbia nel 1999.

Di fronte ai rischi quasi obiettivi di una secessione dell'Ucraina tra le regioni filo-occidentali e quelle filo-russe, il presidente francese Hollande ha affermato che “In Ucraina e' indispensabile garantire una transizione pacifica, oltre all'unita' ed integrita' territoriale del paese” e che Unione Europea e Russia devono collaborare su questo obiettivo.

Bernard Guetta, ad esempio, scrive sulla rivista di area “progressista” Internazionale, che in Ucraina “La questione va risolta alla svelta, e per farlo l’Unione europea deve mettere la Russia con le spalle al muro proponendole una trattativa, anche segreta se necessario, per stabilizzare l’Ucraina ed evitare un’inutile crisi continentale”.

L'Unione Europea dunque sembra attraversata da un demone a doppia faccia. Da un lato la consapevolezza che una rottura con la Russia sarebbe un boomerang sul piano delle forniture energetiche e della destabilizzazione economia dell'Ucraina, dall'altro le crescenti ambizioni ad agire come potenza globale – soprattutto nella propria area di influenza – fa crescere le posizioni interventiste che spingono ad un confronto duro e diretto con Mosca per farle capire che “in Europa l'aria è cambiata”. Il dramma è che questa seconda posizione – come fu per il Mussolini "socialista" e interventista nella prima guerra mondiale – vede impegnato proprio il milieu progressista europeo più che le forze conservatrici, come accade in Jugoslavia quindici anni fa e come accadde in Europa un secolo fa. E' molto più di uno scenario inquietante.



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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 03-03-14 - n. 488

Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito!

AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/03/2014

Chi crede a semplici "proteste popolari" in Ucraina? Ogni giorno si rivelano i legami tra i leader della ex "opposizione" pro-europea (ora al governo!) e i vari governi europei, l'UE e gli Stati Uniti.

La Germania dietro le quinte in Ucraina promuove gli interessi dei suoi monopoli, fingendo in pubblico il "dialogo" per voce del Cancelliere Merkel e del nuovo ministro degli esteri Steinmaier.

Come rivela il quotidiano ben informato der Spiegel, lo scorso dicembre la classe dirigente tedesca in generale - e la CDU in particolare - ha puntato sul suo cavallo: l'ex pugile Vitaly Klitschko e il suo partito UDAR (Alleanza per la riforma democratica in Ucraina).

Klitschko, l'uomo di Berlino

Secondo der Spiegel, la CDU della Merkel, ma anche il Partito Popolare Europeo (PPE), riunendo tutti i partiti europei della destra conservatrice (tra cui l'UMP) hanno scelto Klitschko come loro rappresentante in Ucraina per unire l'opposizione e vincere le elezioni presidenziali del 2015.

Ricordiamo che l'UDAR ha conseguito un avanzamento sensazionale nelle elezioni del 2012 passando dallo 0,05% al 14% dei voti, con il grande sostegno dei media, diventando il terzo partito del parlamento del paese, con 34 seggi.

L'UDAR si distingue per il suo populismo contro la corruzione, il liberismo economico e per la sua posizione decisamente pro-europea.

"Klitschko è il nostro uomo, ha un chiaro programma pro-europeo", riferisce der Spiegel, citando un deputato tedesco della CDU, membro del PPE a cui UDAR ha aderito in qualità di membro osservatore nel 2012.

Sappiamo anche che Klitscko ha trascorso la maggior parte della sua carriera pugilistica in Germania. Egli ha sostenuto che, quantunque non sia tedesco: "La Germania è il mio paese d'adozione, adoro la Germania!".

La Fondazione Konrad Adenauer e il PPE: artefici della formazione dei leader del partito di Klitschko!

Gli Uffici del PPE a Bruxelles e Budapest hanno formato il personale di UDAR al lavoro parlamentare e forniscono il sostegno per il passaggio da un "movimento personalistico" a una struttura nazionale di partito.
La Fondazione Konrad Adenauer, strettamente legata alla CDU, gioca un ruolo importante.

Klitschko aveva esplicitamente chiesto l'assistenza dei consiglieri della Merkel nella Fondazione. La Fondazione della CDU ha preparato i politici dell'opposizione ucraina ad assumersi la responsabilità in un programma di "dialogo".

Quattro membri dell'UDAR hanno anche visitato Berlino all'inizio di dicembre per incontrare i deputati e funzionari del Ministero della Giustizia e del Lavoro della CDU.

Klitschko allenato dal capo di gabinetto della Merkel

Il giornale racconta i legami personali tra Klitschko e il personale politico tedesco. Così Ronald Pofalla, capo di gabinetto della Merkel, è diventato il mentore di Klitschko, insegnandogli come combattere le intimidazioni del potere.

Pofalla avrebbe dato consigli a Klitschko su come avrebbe dovuto giocare la sua "integrità" e la "verginità politica" per combattere le voci diffuse dal governo, e l'avrebbe messo a conoscenza della sua esperienza nel sostenere l'opposizione pro-europea in Bielorussia (!).

Infine, Klitschko avrebbe sollecitato il governo tedesco di fare pressione sul presidente ucraino per aggirare la legge che impedisce a chiunque non abbia passato 10 anni in Ucraina di presentarsi alle elezioni, il che l'avrebbe escluso dallo scrutinio.

Secondo der Spiegel, per questo occorre considerare Klitschko un politico serio. Cosa che si sforza di fare il governo tedesco.

Rammentiamo che ai primi di dicembre, il ministro degli Esteri Guido Westerwelle era apparso nelle strade di Kiev, mano nella mano con Klitschko, in solidarietà con i manifestanti pro-europei e contro il governo ucraino.

Apprendiamo che, da un lato M.Westerwelle conosceva già bene Vitaly Klitschko all'epoca della sua carriera pugilistica. Apprendiamo anche che questo incontro è stato accuratamente preparato e assicurato il sostegno da parte degli altri paesi europei.

Ultimamente, gli incontri personali tra il Cancelliere Merkel e Klitschko, si sono moltiplicati.

A Vilnius, alla fine di novembre, aveva discusso lunghe ore con deputati di destra di rango, incontrato il consigliere tedesco degli esteri Christoph Heusgen, ma non ancora Merkel.

A metà dicembre, in occasione della riunione preliminare del PPE prima del vertice UE, è stato invitato dal Cancelliere Merkel ed introdotto presso i vari leader della destra in Europa.

Klitschko preservato dalla Merkel per il 2015?

Infine, più di recente, dopo il rimpasto di governo, Klitschko e Iasteniouk sono stati presenti a Berlino, il 17 febbraio. Hanno ricevuto l'appoggio esplicito del Cancelliere, una promessa di sostegno finanziario per la nuova Ucraina, ma senza sanzioni per Yanukovich.

Secondo il giornale tedesco der Spiegel, la Merkel avrebbe scelto di sostenere Klitschko dopo diverse segnalazioni particolarmente entusiastiche dei suoi consiglieri, Pofalla, Heusgen ma anche Elmar Brok (CDU), descrivendo tutti Klitschko come contraltare dei politici ucraini classici.

Klitschko si sarebbe espresso in maniera sensata, ossia alla "moda europea" (sic), apparendo agli occhi della folla, come un uomo di grande integrità, senza macchia di corruzione.

Klitschko ripete di non avere alcun legame con gli oligarchi ucraini. Tuttavia, il suo partito (con il nome di "Capitale europea"; nulla è per caso) è stato fondato da un ucraino, uomo d'affari di origine georgiana, di dubbia reputazione, Lev Partshaladze.

Inoltre, voci provenienti da fonti attendibili, evocano il finanziamento al partito di Klitschko da parte di uno dei due maggiori oligarchi del paese, Dmytro Fitash, presidente della Federazione degli imprenditori ucraini, patron della produzione di titanio in Ucraina e alla testa di un consorzio finanziario internazionale.

Il nuovo governo non conta Vitali Klitschko, perché secondo alcuni osservatori, Angela Merkel e la Cancelleria tedesca desiderano preservare il "loro uomo" dalla tempesta a venire, in vista delle elezioni del 2015.

Non fatevi ingannare, la "nuova Ucraina" sarà quella dei banchieri, degli oligarchi, dei fascisti e dei gruppuscoli neo-nazisti. Tutti uniti in un sogno europeo che devia verso l'incubo intorno all'"uomo di Berlino", Vitali Klitschko.


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BUĐENJE MONSTRUMA: USPON UKRAJINSKOG FAŠIZMA

Posted by Novi Plamen on March 7, 2014 · Leave a Comment 

Sa očima uprtim u rusku invaziju na Krimu, i izgledima za širenja rata koji bi obuhvatio cijelu Ukrajinu, naša se pozornost skreće sa nečeg što je možda najznačajniji aspekt ove krize: stupanje jednog istinski fašističkog masovnog pokreta u kuloarima moći.


Naši “mainstream” mediji sliježu ramenima pa to opisuju kao prisutnost „malog broja ultra-nacionalista“ na kijevskim prosvjedima, ali to je koješta: ono daleko više nadilazi taj mali broj. Ustvari, aktivisti dviju glavnih fašističkih partija u Ukrajini –Svoboda i “Desni Sektor” – osigurali su glavnu mišićnu snagu potrebnu pobunjenicima da zauzmu ukrajinske vladine zgrade i diljem zapadne Ukrajine.
Svoboda (“Sloboda”) osnovana je 1991. kao Socijalna nacionalna partija Ukrajine. Partija obožava Stepana Banderu, čiji su se sljedbenici borili na strani Nacista tokom Drugog svjetskog rata protiv Crvene armije i ukrajinskih komunističkih milicija. Banderina Organizacija ukrajinskih nacionalista (OUN) imala je direktnu podršku Njemačke: Hitler je želio da oni budu policijski redarstvenici Ukrajine nakon što je Nijemci okupiraju, pa je OUN organizirao volonterske milicije koje su aktivno sudjelovale u Holokaustu. “Židovi Sovjetskog saveza,“ izjavljivali su Banderisti, “su najlojalnije pristalice Boljševičkog režima i avangarda moskovskog imperijalizma u Ukrajini.“ Kad su Nijemci zauzeli Lvov u ljeto 1941., Banderisti su poslali poruku Židovima Lvov-a u obliku pamfleta koji je glasio: “Mi ćemo posložiti vaše glave ispred Hitlerovih nogu“! A tako su i uradili; OUN je djelovao sa SS-om na skupljanju i pokolju 4.000 gradskih Židova. Po slobodnom izboru su im na raspolaganju bili borbena sredstva: sve, od pušaka pa to metalnih šipki.
Kad je Viktor Yushchenko, tijekom svog katastrofalnog mandata kao predsjednik Ukrajine, posmrtno dodijelio Banderi titulu „Heroja Ukrajine“, Evropski parlament je formalno uložio protest: to se ignoriralo.
Vođa Svobode Oleh Tyahnybok, sada najviši autoritet Ukrajinskog parlamenta, je anti-semit koji se ne kaje. Tokom ljeta 2004., održao je govor svojim sljedbenicima nad grobom jednog banderističkog komandira u kojem je izjavio: “Vi ste ti kojih se moskovsko-židovska mafija koja vlada Ukrajinom najviše boji.“ Njegovo visokoparno izlaganje upućivalo je i na “Ćifute” kao najistaknutije protivnike Banderista. Tyahnybok je zbog svojih izjava istjeran iz Parlamenta, ali sadašnja „revolucija“ ga je ponovo instalirala na stari položaj – i to nadmoćnijim nego ikada.
Društvo oko njega je obilno. Aktivisti Svodobe, koji već imaju stolice u Parlamentu, drže ni manje ni više nego osam najviših ministarskih pozicija:
·         Ihor Tenyukh – privremeni ministar obrane i član političkog savjeta Svobode. Bivši komandant Ukrajinske mornarice, tokom 2008. u vrijeme rata Rusije sa Gruzijom, naredio ukrajinskoj ratnoj floti da blokira ulazak Ruskoj mornarici u Sevastopoljskom zaljev.
·         Andriy Parubiy – Šef Savjeta za nacionalnu sigurnost, su-osnivač Svobode još u vrijeme kad je to bila „Socijalno nacionalna“ (hmhm!)partija.
·         Dmytro Yarosh – zamjenik rukovodioca Nacionalnog savjeta za sigurnost, to jest, policije, te osnivač-vođa „Desnog sektora“, militantne neo-nacističke paravojne skupine koja je preuzela odgovornost za sigurnost na Majdanu.
·         Oleh Makhnitsky – Član Svobode i član parlamenta, koji je i glavni javni tužilac.
·         Oleksandr Sych – Parlamentarni zastupnik član Svobode i glavni partijski ideolog, te pomoćnik premijera za ekonomsku politiku.
·         Serhiy Kvit – jedan od vodećih članova Svobode, predviđen da vodi Ministarstvo obrazovanja.
·         Andriy Moknyk – novi Ministar za ekologiju, bio izaslanik Svobode kod drugih evropskih fašističkih partija. Prošle godine sastao se sa predstavnicima violentne neo-fašističke stranke Italije, Forza Nuovo.
·         Ihor Shvaika – agro-oligarh i član Svobode, imenovan je za Ministra poljoprivrede. Jedan od najbogatijih ljudi u zemlji, posjeduje masovne investicije u poljoprivredi što je indikacije izvjesnog sukoba interesa.
Po prvi put od 1933. godine, sljedbenici pokreta koji valorizira (odaje vrijednost) Adolfa Hitlera i propovijeda anti-semitizam ušli su u jednu evropsku vladu. Njemaki nacisti su, isto tako, bili dio jedne „koalicione“ vlade, a drugi članovi su mislili da ih mogu zauzdati pa čak i „pripitomiti“ i spriječiti komunističko preuzimanje vlasti. Tragično su pogriješili – a Sjedinjene Države i njeni evropski saveznici sada idu istim putem u podršci Hitlerovih nasljednika u Ukrajini.
Naravno da većina koja podržava vladu nisu tvrdokorni neo-nacisti: ali to nije ni potrebno da ovo postane presedan za koji će Zapad zažaliti. Nazočnost Svobode i “Desnog Sektora” legitimizira ove pokrete, i to ne samo u Ukrajini. Njemačka je povremeno nastojala zabraniti neo-nacističku Nacionalnu demokratsku partiju, a Britanci su poduzeli pravne mjere protiv Britanske nacionalne partije: hoće li oni sada odobriti ukrajinskoj braći iz tih takozvanih skupina mržnje diplomatsko priznanje i obećanja o političkoj pa čak i vojnoj podršci?
Ono što je zanimljivo oko gore navedenih konkretnih zaduženja je istaknutost koja se daje vođi „Desnog Sektora“, Dmytrou Yaroshu na ključnoj poziciji zamjenika šefa nacionalne policije. Organizacija  “Desni Sektor” proistekla je iz integracije nekoliko ultra-nacionalističkih i otvoreno neo-nacističkih grupica, uključujući tu i “Trident,” Ukrajinski nacionalni obrambeni sabor, “Bijeli čekić“ i “Ukrajinski domoljubi“.  Yorash se „busao u prsa“ na vrhuncu prosvjeda da je njegova grupa nagomilala ogromnu količinu skrivenog oružja, te pošto već imaju vatreno oružje neizbježno je da će oni oblikovati nukleus rekonstituirane policije. Uz visoku popularnost ove grupe i proslavljeni status koji uživaju kao „heroji revolucije“ Yorashovi jurišnici – koji nose crveno-crne oznake Banderista – biti će zaduženi za suzbijanje anti-vladinih „nemira“ i lov na „izdajnike“. Možda će tu ubaciti i malo premlaćivanje homića: nacionalisti mrze homoseksualce koliko i Židove i svakog tko govori ruski.
Victoria Nuland je mislila da može Svobodu i “Desni Sektor” držati izvan vlade, ali za sada joj to nikako ne ide od ruke. A sa izborima predviđenih za 25. svibanj, nacionalisti su dobro pozicionirani preuzeti dobar komad glasova. Arseniy Yatsenyuk, favorizirani kandidat State Departmenta, je cvikeraš i tehnokrat kome nedostaje karizma. Tyahnybok, s druge strane je prirodni demagog.
Bez obzira koliko će dolara američkih poreznih obveznika otjecati preko State Departmenta u riznice Ukrajinskih marioneta od danas pa do 25. svibnja, sav novac na svijetu neće moći zauzdati sile koje su naši intervencionisti pustili u svijet. Vijest da je vođa „Desnog Sektora“ pozvao nikog drugog nego al-Qaedu da pomogne Ukrajini u njenom boju protiv Rusije upravo je pokazatelj koje vrste demona smo pustili sa uzice – ovog puta.
Preveo Slobodan Drenovac


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Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism?

By Rainer Rupp on March 4, 2014

Rainer Rupp, currently writing for the German daily newspaper Junge Welt, was a high NATO functionary in Brussels from 1977 to 1989, who also reported to the German Democratic Republic’s intelligence service HVA. Workers World managing editor John Catalinotto translated this article to make the voice of a progressive German analyst available for WW readers.

Feb. 28 — The armed coup over the Feb. 22-23 weekend in Kiev, which was with great probability supported by Washington, is momentous in many ways. Within hours the coup trashed the agreement that took so long to be hammered out in discussions led by the European Union and especially by Germany; this agreement involved Moscow and was signed by the Ukrainian opposition parties on the one hand and the government and President Viktor Yanukovych on the other. Thus, not everyone in the West shared in the exuberant joy shown after the overthrow. It has once again become clear that in relation to the Ukraine and Russia, the U.S. and the EU, specifically Washington and Berlin, act according to different and sometimes conflicting agendas.

U.S. commentators who are close to the Obama administration are openly celebrating the coup in Kiev as a successful blow against Moscow, indeed, as tit for tat for the Russian obstruction of U.S. war plans against Syria. They see that Ukraine gives them the potential to turn up or turn down a crisis to impose uncertainty and a strategic distraction on Moscow — if Russia continues to make trouble for the U.S. hegemon as the U.S. tries to enforce its plans for world order. In contradiction to this, the EU, once again led by Berlin, has tried to involve Moscow in coming up with a coordinated, mutually acceptable solution to the crisis in Ukraine, as Germany is particularly concerned with having good economic relations with Russia. For this the EU was denigrated with a contemptuous “f—k the EU” from President Obama’s East Europe and Russian political expert Victoria Nuland.

The German Defense Minister Ursula von der Leyen made the differences between Washington and Berlin clear with her comments at the meeting of NATO defense ministers in Brussels on Feb. 26. She repeatedly stressed that a solution to the crisis in Ukraine could be possible only through cooperation with Moscow: “Russia must be involved; there will be no solution found without Russia,” she said in an ARD [television] news report. She pointed out that there is also a NATO-Russia Council, in addition to the NATO-Ukraine Council. “The solution must be sought in common, both with Russia and with NATO and Europe.”

Demands from relevant German business circles followed the von der Leyen’s comments.

The chairperson of the Committee on Eastern European Economic Relations of the Federation of German Industries, Eckhard Cordes, had complained this week in a statement about the anti-Russian policy of Berlin and demanded that “the EU and Russia together bring the contending parties in Kiev to the discussion table.” Similarly, even the experts of the German Society for Foreign Policy (DGAP) think tank had taken a position in a study published two days before the coup that closer “cooperation between the West and Russia” will also be required in terms of Ukraine. Germany would have to “urge moderation of both camps in Ukraine and the constructive involvement of Russia,” according to the report (see Junge Welt, Feb. 26).

In contrast, as reported Feb. 26 by the European Policy Centre, a think tank in Brussels, British policy advisor Amanda Paul — representative of the neoconservative U.S.-British and European hawks — made demands on the EU with regard to Ukraine “for a tougher line against Putin. The young generation in Ukraine is well educated and is thus needed by the EU.” That’s why the EU must “cease to behave so cowardly, and instead be ready to tackle Russia before the high hopes of many Ukrainians in the EU are disappointed,” said Paul.

Against this background, the very short final declaration — 254 words — allowed the NATO defense ministers, regarding their deliberations on the Ukraine on Feb. 26, to conclude, as was already shown at the NATO summit on the “new strategic concept” in Bucharest in 2008 and in Strasbourg in 2009, once again not to enforce the hard, confrontational line of Washington against Russia. Apart from the verbal pirouettes which aim to whitewash the violent overthrow of the president of Ukraine democratically elected by the majority of the people, it is particularly important what is omitted from the declaration: namely, there are no threats and warnings to Moscow, nor drawing of “red lines.” It is a completely different tone than that which was heard in the last few days from Washington and London. Also there appeared nowhere, not even indirectly, the demand for Ukraine’s joining NATO or the EU. The U.S.-British adventurers could obviously not prevail in Brussels.

At the same time, however, von der Leyen’s position — that is, “No solution without Russia” — is also missing from the defense ministers’ statement, even though it was strongly supported by Spain, among others. Implicitly, however, the text includes a requirement that, should it be fulfilled, would pave the way for an amicable solution with Russia and is contrary to the destabilizing power politics of the U.S. The relevant passage reads: “We stress the importance of a comprehensive political process based on democratic values, respect for human rights, the rights of minorities and the rule of law that meets the democratic aspirations of the entire (!) Ukrainian people.” This would remove the fascist and other ultra-nationalist forces in Ukraine from consideration.

Despite all the difficulties Moscow had in the past with [pro-West neoliberal billionaire] Yulia Tymoshenko as prime minister or Viktor Yushchenko as president of Ukraine, it can work together with them quite satisfactorily, also thanks to the moderating influence of Berlin on Kiev. The great uncertainty is now, however, whether the West will get back under control the extremist forces it unleashed in the Ukraine.


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German media campaigns for war in Ukraine

By Ulrich Rippert 
7 March 2014

So-called liberal German media outlets such as the daily Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, which is close to the Social Democratic Party (SPD), and the Green Party-aligned TAZ have responded to the intensification of the crisis in Ukraine with a vehement campaign for war. As though they had received their training in Goebbels’ propaganda ministry, some commentators are openly defending fascist parties, hailing anti-Semitic militias as freedom fighters, and calling for a military strike against Russia.

On Monday, TAZ Russian correspondent Klaus-Helge Donath railed against “Berlin’s cuddly diplomats” in a lead article. He accused the German government of allowing Putin to lead them “around the arena by the nose.” On the title page, an oversized telephone receiver was featured, designed to show that Berlin’s policy was restricted to diplomatic efforts.

The west could no longer allow Putin “to make a fool of them,” TAZ insisted.

Donath explicitly justified collaborating with fascists. “No one disputes that there are influential, radical right-wing forces,” he wrote. “But are there not several groups in the Ukraine as in other European democracies?”

When violent groups overthrew the President in Kiev two weeks ago, Donath defended the Ukrainian fascists, who enjoy close ties to the German government. He described them as “an active part of Ukrainian society,” which had driven forward “the protests of Ukrainian society against a pro-Soviet, kleptocratic autocracy.”

In the same vein, Stefan Kornelius went on the offensive in the Süddeutsche Zeitung. He described the overthrow of Yanukovych as a “revolution” which had to be defended. By contrast, he accused Russian President Putin of knowing only the language of violence, striving for a counter-revolution and being intent on war. Therefore, he had to be forcibly resisted.

That Kornelius dares to describe the fascists as national revolutionaries, in Ukraine of all places, where names like Babi Yar recall some of the worst Nazi crimes, is not only deeply repugnant but also politically criminal.

Yet Kornelius is aware that the right-wing putsch in Ukraine was guided by external forces, above all by the deliberate actions of the German and American governments. He wrote in his comment that the previous power relations in Ukraine were overturned by a “political intervention.”

The course of this political intervention is well known. When Viktor Yanukovych refused last November to sign an association agreement with the European Union (EU), the governments in Washington and Berlin began a systematic campaign of destabilisation. They supported the pro-EU opposition which organised protests against Yanukovych. Along with Yulia Tymoshenko’s Fatherland and Vitali Klitschko’s Udar, both right-wing parties with close ties to Germany’s Christian Democratic Union, the fascist Svoboda party of Oleg Tyahnybok was also included.

The fact that Svoboda employs neofascist symbols, rails against foreigners, Jews, Poles and Hungarians, maintains close ties to the French National Front, and that it was compared with Greece’s Golden Dawn and Hungary’s Jobbik by the World Jewish Congress did not prevent the German and American governments from publicly supporting Tyahnybok.

Kornelius defended this collaboration with the fascists and was supported by his editorial colleague Daniel Brössler. In the same paper, Brössler demanded, “The west has to set limits for Putin.” Brössler demanded that the west had to “establish a state of emergency” for Russia. This meant sanctions at least.

On Wednesday afternoon, Kornelius went one better. In an online comment, he called on the German government “not to accept the facts created by Putin.” Then he posed the question, “Can Russia only be impressed by counter measures if the navy is sent quickly?”

He did not provide a direct answer, but noted that all diplomatic and psychological efforts or the “restricted pinpricks of sanctions” were failing to achieve anything. “A brutal but calculated duel” was necessary. He demanded that decisiveness be answered with decisiveness, leaving no doubt that he was talking about military escalation.

Similar war propaganda came from Eric T. Hansen in Die Zeit. He wrote that although reason, caution and compromise were good virtues, Europe had “to learn power politics.” The article went on: “We convince ourselves that the world works generally on a rational basis, with lots of compromise and consideration.” This is false. “Man is not a moral animal, but an animal of power.” The EU stood at a crossroads, Hansen continued. “Does it have the guts to meet power politics with power politics? Or will it withdraw into the old patterns, like the Germans in the Cold War?”

He wrote of post-war Germany with disdain. “Above all that means peace demonstrations, and statements, and anger, and talk shows. Oh god, the talk shows! All of this is called moral politics, and the emphasis is on moral.”

To leave no doubt about for what he was calling for, Hansen wrote, “Now I know what you’re thinking. Hansen wants to take us to war. But that is the moral politician in you who is speaking. He screams ‘war, never again’ at every opportunity, he can’t do anything else.”

This is explicit. When Hansen ridicules “moral politicians,” he means the replacement of the demand “war, never again,” which became deeply imbedded in the population after two world wars with hundreds of millions of dead, with the call, “we want war again!”

As with Kornelius and Klaus-Helge Donath, Hansen speaks for a super-rich layer at the top, who set the tone in politics and the media, and, as in the 1930s, are crying for war and dictatorship. At that time, many lackeys of the Nazis sat in the editorial offices and at university lecterns.

As one reads such comments, the angry remark of Max Liebermann springs to mind. When he saw the hordes of the SA marching through the Brandenburg Gate in 1933, he said, “I can’t eat as much as I would like to throw up!” But anger and outrage are not adequate to combat the cheerleaders for war. The working class and youth must take up the struggle against war and fascism on the basis of an international, socialist programme.



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Declaración Común sobre los acontecimientos en Ucrania

Los acontecimientos en Ucrania son particularmente cruciales y peligrosos, en primer lugar para el pueblo y la juventud del país, que están siendo transformados de nuevo en víctimas de los intensos antagonismos entre los EE.UU. y la UE con Rusia para el control de los mercados , de los recursos naturales y de las redes de transporte del país.

La intervención abierta de la UE y EE.UU. y la OTAN, la utilización de los grupos y las organizaciones fascistas, los descendientes de los SS, que propagan el veneno nazi-fascista y el anticomunismo , las persecuciones y la prohibición de partidos políticos, sobre todo contra los comunistas, las leyes racistas que se están preparando en contra de la población de habla rusa y de otras minorías demuestran el carácter de los acontecimientos, se hace descubrir las mentiras sobre el "triunfo de la democracia en Ucrania" .

Los jóvenes - especialmente en Europa - pueden ver con más claridad el verdadero rostro de la UE: se trata de una unión de los capitalistas y de los monopolios de Europa y sirve a sus intereses, por eso la propia naturaleza de la UE es reaccionaria. Es una unión de intervenciones militares, guerras, apoyo de los grupos fascistas, del anticomunismo, ésta es su ideología oficial. Todos aquellos que cultivan las ilusiones de que la UE puede transformarse en una fuerza de paz y estabilidad en favor de los pueblos tienen grandes responsabilidades.

Las Organizaciones Juveniles Comunistas que firman este anuncio:

• Denunciamos la intervención de UE-EEUU-OTAN en los asuntos internos de Ucrania, el apoyo directo que presentan a los grupos fascistas armados y las amenazas de una intervención militar extranjera.
• Expresamos nuestra solidaridad con los comunistas de Ucrania. Denunciamos las persecuciones y los intentos de prohibir el Partido Comunista de Ucrania.

Los jóvenes de la clase obrera y de extracción popular no deben caer en la trampa de los dilemas nacionalistas al elegir un bando entre los antagonismos de aquellos que quieren explotarlos. Por el contrario, los jóvenes tienen interés en la organización y la lucha junto con la clase obrera, para abrir su propio camino: el camino de la lucha en favor de nuestras necesidades actuales, para que la riqueza esté en las manos de aquellos que la producen, para que nos deshagamos de las uniones imperialistas y sus antagonismos.

• Juventud Comunista de Austria KJOe
• Unión de Jóvenes Comunistas Brasil UJC
• Juventud Comunista Avanzando Brasil JCA
• Liga Juvenil Comunista de Bretaña YCL Britain
• Juventud Comunista de Bolivia JCB
• Liga Juvenil Comunista de Canadá YCL Canada
• EDON Chipre
• Jóvenes Socialistas de Croacia
• Jóvenes Comunistas de Dinamarca Ungkommunisterne i Danmark
• Juventud Comunista de Ecuador JCE
• Colectivos de Jóvenes Comunistas de España – CJC
• Unión de Juventudes Comunistas de España - UJCE
• Jóvenes Comunistas de

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(english / deutsch / italiano / more languages)

Strategia della tensione targata NATO a Kiev

0) LINKS

1) "GLADIO" IN KIEV
FR: Les banderistes ont sans doute organisé eux-mêmes les tirs de snipers qui ont massacré opposants et  policiers, révèle le ministre estonien qui ne savait pas qu'on l'écoutait
DE: Regierungsgegner und Polizisten auf dem Maidan wurden von Heckenschützen der neuen ukrainischen Regierung erschossen
EN: The Estonian foreign minister expressed his suspicion that "somebody from the new coalition" in Kiev could have been behind the sniper shootings on the Maidan / Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan Snyper Shootings (F.W. Engdahl / Global Research)
IT: Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan (F.W. Engdahl / Global Research) / Cecchini atlantisti hanno sparato dai tetti a Kiev, sia sulla folla che sulle forze dell'ordine, per accendere la miccia della guerra civile

2) Why are Nazi & Confederate flags on display in Kiev? (Sara Flounders, WW)

3) NATO Deploys Troops For War In Ukraine



=== 0: LINKS ===


FLASHBACK: 

Unknown Snipers and Western backed “Regime Change”. A Historical Review and Analysis
By Gearóid Ó Colmáin - 
Global Research 28 November 2011


VIDEOS:

Michel Collon : Ukraine et médiamensonges, comment ne pas se faire manipuler ?
6 mars 2014 - Voir plus loin que le bout de notre nez ? Les médias n'y tiennent pas, on se poserait trop de questions, y compris sur les médiamensonges. Mais si on veut comprendre un conflit comme l'Ukraine, nous devons absolument le mettre en perspective, le voir sur la longue durée. Les médias nous disent que l'Europe et les Etats-Unis réagissent à des manifestations, mais en réalité, l'Ukraine est une cible depuis vingt ans. Michel Collon éclaire les stratégies dont on ne parle pas...

Verschwörung der Medien aufgedeckt: Ukraine/Kiew: Terroristische Akt
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=_EOyz8yS5cc

Ukraine (Doku): Gewalt, Faschismus, Staatstreich: Was unsere Medien verschweigen (Deutsch Untertitel)

Donetsk, 7 marzo: la città dice noi ai fascisti e all'ingerenza imperialista e chiede di poter decidere del suo destino / Донецк!!! Это народ. Это не оплачено Америкой и Германией, как военный переворот в Киеве
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=pFgrVQ9O6Ic

MERCENARI STATUNITENSI A KIEV
I media ucraini e russi (segue il link al servizio del canale Rossija1) hanno comunicato ieri (5/3) che a Kiev sarebbero arrivati 300 mercenari della statunitense Academi, ex Blackwater Worldwide, una delle maggiori PMC (Private Military Companies). L'area di impiego dei mercenari sarebbe l'Ucraina sud-orientale, dove più forti sono le proteste contro la giunta di Kiev. In queste regioni infatti sono frequenti le prese di posizione delle amministrazioni locali che non riconoscono il nuovo potere centrale, e gli oligarchi nominati governatori dal governo non stanno riuscendo a contenere le proteste.
La Blackwater - Academi è tristemente nota per le stragi compiute contro civili a Falluja e Baghdad e successivamente in Afghanistan. (Fonte: pagina Facebook "Con l'Ucraina antifascista")
VIDEO: ВАЖНЕЙШАЯ ИНФОРМАЦИЯ НА 05.03.2014: Воевать за экстремистов в Киев прибыли наемники из США
http://www.youtube.com/watch?v=OuC9PFXcpfU


ARTICLES:

NATO Coup in Ukraine. “Wag the Dog” Military Deployment in a Crucial Geopolitical Pivot?
By Chris Macavel - Global Research, March 07, 2014

Obama is Escalating the Crisis. US War Ships Sent to the Black Sea (The Voice of Russia)

BBC Now Admits: Armed Nazis Led “Revolution” in Kiev, Ukraine
By Tony Cartalucci - New Eastern Outlook / Global Research, March 07, 2014

The crisis in Ukraine and the historical consequences of the dissolution of the Soviet Union
Peter Schwarz and David North / 7 March 2014

“Democratization” and Anti-Semitism in Ukraine: When Neo-Nazi Symbols become “The New Normal”
By Julie Lévesque - Global Research, March 06, 2014

The fascist danger in Ukraine (J. Hyland, WSWS)

Amid Ukraine crisis, US launches military escalation in Eastern Europe

L'Unione europea e gli Stati uniti complici del fascismo ucraino (Miguel Urbano Rodrigues | resumenlatinoamericano.org)

I comunisti in tutte le regioni dell'Ucraina stanno operando attivamente, anche nelle condizioni più difficili 

U.S. escalates Ukraine crisis (Fred Goldstein, WW)

Don’t forget Ukraine’s communist traditions (Stephen Millies, WW)


PHOTOS: 

There are No Neo-Nazis in Ukraine. And the Obama Administration does not support Fascists
By Prof Michel Chossudovsky - Global Research, February 24, 2014
http://www.globalresearch.ca/there-are-no-neo-nazis-in-the-ukraine-and-the-obama-administration-does-not-support-fascists/5370269


AUDIO: 

Another great interview from George Kenney 

Last Saturday evening I interviewed Dr. Stephen F. Cohen about the crisis in Ukraine. Because of timeliness I thought it best to turn this interview around as quickly as possible, so here it is. Steve has been an expert on things Russian for a very long time indeed -- he was a professor at Princeton for about thirty years and taught at NYU for about another ten years after that…

http://www.electricpolitics.com/podcast/2014/02/the_ukraine_blues.html

The Ukraine Blues - February 24, 2014

One feels frighteningly disoriented, hearing an American president support deadly mob violence for what is, essentially, counter-revolutionary change (in the form of IMF austerity). The president's message may be directed at unknown people far away but the effects are certain to be felt here, possibly for generations, as the bindings of what relative peace we have come undone. I was extremely fortunate to be able to talk with Dr. Stephen F. Cohen about the crisis in Ukraine. He's in a tiny minority willing to discuss what's really happening. This is an unscheduled podcast on breaking news. [Audio file reposted at The Nation, here.] Total runtime forty eight minutes. Vae victīs.

DOWNLOAD: http://www.electricpolitics.com/media/mp3/EP2014.02.24.mp3
LISTEN: http://www.electricpolitics.com/podcast/2014/02/the_ukraine_blues.html


=== 1: "GLADIO" IN KIEV ===

Conversation interceptée entre Catherine Ashton et le ministre estonien des Affaires étrangères : "Les nouveaux gouvernants ont sans doute organisé eux-mêmes les tirs de snipers qui ont massacré opposants et  policiers", révèle le ministre estonien qui ne savait pas qu'on l'écoutait…

http://www.michelcollon.info/Les-nouveaux-gouvernants-ont-sans.html

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In einem vom russischen Geheimdienst abgehörten Telephonbespräch (siehe unten) vom 25.2.14 berichtete der estnische Aussenminister Urmas Paet der EU-Aussenbeauftragten Ashton, dass Regierungsgegner und Polizisten auf dem Maidan von Heckenschützen der neuen ukrainischen Regierung erschossen wurden.
Die Affinität der Regierungen der westlichern Hauptmächte zu Faschisten und Terroristen wurde damit wieder bestätigt. Beim Putschversuch 2002 gegen Hugo Chavez oder z.B. zu Beginn der Proteste in Syrien vor drei Jahren wurde die Situation genau durch solche hinterhältige Methoden aufgekocht. (Kaspar Trümpy, ICDSM Schweiz)
  
-Wortlaut des abgehörten Gesprächs:
http://rt.com/news/ashton-maidan-snipers-estonia-946/
 
-Bestätigung der Echtheit:
http://rt.com/news/estonia-confirm-leaked-tape-970/
 
-Wirtschaftsleute benötigen zuverlässige Informationen:
http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2014/03/05/madain-handelten-scharfschuetzen-im-auftrag-der-neuen-koalition/
 
-Ein "Leitmedium" relativiert:
http://www.zeit.de/politik/ausland/2014-03/kiew-ukraine-telefonat-ashton-paet
(Unser "Leitmedium", die NZZ, schweigt bis jetzt vornehm) 
 
-jW informativ wie immer:
http://www.jungewelt.de/2014/03-06/031.php

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Die Kiewer Eskalationsstrategie (GFP, 6/3/2014)

KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - Der estnische Außenminister äußert den Verdacht, "jemand aus der neuen Koalition" in Kiew könne die Scharfschützen-Morde auf dem Majdan veranlasst haben, die dem von Berlin massiv vorangetriebenen Umsturz in Kiew unmittelbar vorausgegangen sind. Dies geht aus einem abgehörten und im Internet veröffentlichten Telefongespräch hervor. Demnach hat Außenminister
Urmas Paet der EU-Chefaußenpolitikerin Catherine Ashton kürzlich berichtet, eine Kiewer Ärztin sei der Auffassung, tödliche Wunden bei Polizisten und Demonstranten wiesen dieselbe Handschrift auf und könnten von denselben Mördern stammen. Dass die Regierung in Kiew bisher keine Untersuchung eingeleitet habe, wecke den Argwohn, Elemente aus ihren Reihen könnten für die Morde verantwortlich sein.
Tatsächlich ist längst durch Videos dokumentiert, dass Scharfschützen auf beide Seiten geschossen haben. In der durch Paets Äußerungen belasteten Umsturzregierung, die weiterhin eine überaus enge Unterstützung durch die Bundesregierung genießt, sind extrem rechte Kräfte stark vertreten - mehrere Politiker von Swoboda, aber auch der Anführer der bewaffneten Milizen auf dem Majdan und der Chef des
paramilitärischen "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor"). Beide haben höchstrangige Posten erhalten: Sie amtieren heute als Sekretär bzw. als stellvertretender Sekretär im Nationalen Sicherheits- und Verteidigungsrat der Ukraine, der vom Präsidenten persönlich geleitet wird…

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58815

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The Kiev Escalation Strategy (GFP, 6/3/2014)

The Estonian foreign minister expressed his suspicion that "somebody from the new coalition" in Kiev could have been behind the sniper shootings on the Maidan, according to a tapped telephone conversation, which has gone online. Sniper fire had preceded Berlin's massively promoted putsch in Kiev. In the telephone conversation, the Estonian Minister of Foreign Affairs, Urmas Paet, reported to the chief of EU foreign affairs, Catherine Ashton that a medical doctor in Kiev assumes that the mortal wounds to policemen and demonstrators had the same handwriting and could have come from the same assassins. The fact that Kiev's government has yet to initiate an investigation could arouse the suspicion that elements from its own ranks could have been responsible for those assassinations. Videos, in fact, have already documented that snipers had been shooting at both sides. The putschist government, incriminated by Paet's remarks and still enjoying strong German government support, is comprised also of rightwing extremist forces, for example several Svoboda Party politicians, as well as the commander of the armed militia on the Maidan and the leader of the paramilitary "Pravi Sektor" (Right Sektor). Both have been given high-level posts as Secretary and Deputy Secretary in the National Security and Defense Council of the Ukraine, under the personal leadership of the President…


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Ukrainian "freedom fighters" behind snipers in Kiev



Hello!
Whose snipers in Kiev?
 
This is a partial transcript of an intercepted phone call between Estonian foreign minister, Urmas Paet, and European Union high representative for foreign affairs and security policy, Catherine Ashton, which seems to have taken place about 1 March 2014. Paet had visited Kiev briefly, and Ashton asked for his impressions. Paet remarked how low public trust is in the new Ukrainian government. These people have ‘dirty pasts’, he said. Then he talked about ‘Olga’, who is a medical doctor. Ashton had also met her. Olga told Paet how the same snipers killed both civilians and policemen in Kiev. To Ashton’s evident surprise, Paet says ‘… behind the snipers it was not Yanukovitch but it was somebody from the new coalition.’   This transcript, which the Russell Foundation has compiled, is taken from the last three minutes or so of the conversation. The web link to the intercept itself is given at the end.
 
***
 
ASHTON: ... I’ve said to the opposition leaders, shortly to become government, you need to reach out to Maidan, you need to be, you know, engaging with them, you also need to get ordinary police officers back on the streets under a new sense of their role, so the people feel safe. I said to the Party of the Regions’ people you have to go and lay flowers where the people died, you have to show that you understand what has happened here.
 
PAET: Absolutely.
 
ASHTON: Because what you’re experiencing is anger of people who’ve seen the way that Yanukovitch lived, and the corruption, and they assume you’re all the same. And also the people who’ve lost people and who feel that, you know, he ordered that to happen. There’s quite a lot of shock, I think, in the city, a lot of sadness and shock, and that’s going to come out in some very strange ways if they’re not careful. I think all of this we just have to work out, so we’ve done a big meeting here today —
 
PAET: Ok…
 
ASHTON: — to try and get this in place – but yeah, very interesting, your observation.
 
PAET: It is and, well, actually the only politician the people from civil society have mentioned positively was Poroshenko.
 
ASHTON: … Yeah. Yeah.
 
PAET: So that he has some sort of so-to-say trust among all these Maidan people and civil society in fact, and what was quite disturbing, the same Olga told that, well, all the evidence shows the people who were killed by snipers from both sides, among policemen and people from the streets, that they were the same snipers, killing people from both sides.
 
ASHTON: Well that’s… Yeah, that’s…
 
PAET: And then she also showed me some photos, she said that as a medical doctor she can, you know, say that it is the same handwriting, same type of bullets, and it’s really disturbing that now the new coalition don’t want to investigate what exactly happened, so there is now stronger and stronger understanding that behind the snipers it was not Yanukovitch but it was somebody from the new coalition.
 
ASHTON: … I think they do want to investigate, I mean I didn’t pick that up. That’s interesting. Gosh.
 
PAET: Yeah. So this is disturbing that if it starts now to live its own life very powerfully that it already [discredits] from the very beginning also this new coalition.
 
ASHTON: I mean, this is what they’ve got to be careful of as well – that they need to demand great change but they’ve got to let the Rada function. If the Rada doesn’t function then there could be chaos – complete chaos. So that, it’s all, you know, being an activist and a doctor is very, very important but it means you’re not a politician, and somehow they’ve got to come to a kind of accommodation for the next few weeks, with how the country’s actually going to run – and then we get the elections and things can change, and that’s, I think, going to be quite important. I’m planning to go back early next week, probably on Monday, so […]

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Ukraine: Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan Snyper Shootings

By F. William Engdahl - Global Research, March 03, 2014 
21st Century Wire and Global Research

The events in Ukraine since November 2013 are so astonishing as almost to defy belief.

An legitimately-elected (said by all international monitors) Ukrainian President, Viktor Yanukovich, has been driven from office, forced to flee as a war criminal after more than three months of violent protest and terrorist killings by so-called opposition.

His “crime” according to protest leaders was that he rejected an EU offer of a vaguely-defined associate EU membership that offered little to Ukraine in favor of a concrete deal with Russia that gave immediate €15 billion debt relief and a huge reduction in Russian gas import prices. Washington at that point went into high gear and the result today is catastrophe.

A secretive neo-nazi military organization reported linked to NATO played a decisive role in targeted sniper attacks and violence that led to the collapse of the elected government.

But the West is not finished with destroying Ukraine. Now comes the IMF with severe conditionalities as prerequisite to any Western financial help.

After the famous leaked phone call of US Assistant Secretary of State Victoria Nuland with the US Ambassador in Kiev, where she discussed the details of who she wanted in a new coalition government in Kiev, and where she rejected the EU solutions with her “Fuck the EU” comment,[1] the EU went it alone. Germany’s Foreign Minister, Frank-Walter Steinmeier proposed that he and his French counterpart, Laurent Fabius, fly to Kiev and try to reach a resolution of the violence before escalation. Polish Foreign Minister, Radoslaw Sikorski was asked to join. The talks in Kiev included the EU delegation, Yanukovich, the three opposition leaders and a Russian representative. The USA was not invited.[2]

The EU intervention without Washington was extraordinary and reveals the deeping division between the two in recent months. In effect it was the EU saying to the US State Department, “F*** the US,” we will end this ourselves.

After hard talks, all major parties including the majority of protesters, agreed to new presidential elections in December, return to the 2004 Constitution and release of Julia Tymoshenko from prison. The compromise appeared to end the months long chaos and give a way out for all major players.

The diplomatic compromise lasted less than twelve hours. Then all hell broke loose.

Snipers began shooting into the crowd on February 22 in Maidan or Independence Square. Panic ensued and riot police retreated in panic according to eyewitnesses. The opposition leader Vitali Klitschko withdrew from the deal, no reason given. Yanukovich fled Kiev.[3]

The question unanswered until now is who deployed the snipers? According to veteran US intelligence sources, the snipers came from an ultra-right-wing military organization known as Ukrainian National Assembly – Ukrainian People’s Self-Defense (UNA-UNSO).


[IMAGE: Members of UNA-UNSO marching in Lviv.]


Strange Ukraine ‘Nationalists’

The leader of UNA-UNSO, Andriy Shkil, ten years ago became an adviser to Julia Tymoshenko. UNA-UNSO, during the US-instigated 2003-2004 “Orange Revolution”, backed pro-NATO candidate Viktor Yushchenko against his pro-Russian opponent, Yanukovich. UNA-UNSO members provided security for the supporters of Yushchenko and Julia Tymoshenko on Independence Square in Kiev in 2003-4.[4]

UNA-UNSO is also reported to have close ties to the German National Democratic Party (NDP). [5]

Ever since the dissolution of the Soviet Union in 1991 the crack-para-military UNA-UNSO members have been behind every revolt against Russian influence. The one connecting thread in their violent campaigns is always anti-Russia. The organization, according to veteran US intelligence sources, is part of a secret NATO “GLADIO” organization, and not a Ukraine nationalist group as portrayed in western media. [6]

According to these sources, UNA-UNSO have been involved (confirmed officially) in the Lithuanian events in the Winter of 1991, the Soviet Coup d’etat in Summer 1991, the war for the Pridnister Republic 1992, the anti-Moscow Abkhazia War 1993, the Chechen War, the US-organized Kosovo Campaign Against the Serbs, and the August 8 2008 war in Georgia. According to these reports, UNA-UNSO para-military have been involved in every NATO dirty war in the post-cold war period, always fighting on behalf of NATO. “These people are the dangerous mercenaries used all over the world to fight NATO’s dirty war, and to frame Russia because this group pretends to be Russian special forces. THESE ARE THE BAD GUYS, forget about the window dressing nationalists, these are the men behind the sniper rifles,” these sources insist. [7]

If true that UNA-UNSO is not “Ukrainian” opposition, but rather a highly secret NATO force using Ukraine as base, it would suggest that the EU peace compromise with the moderates was likely sabotaged by the one major player excluded from the Kiev 21 February diplomatic talks—Victoria Nuland’s State Department.[8] Both Nuland and right-wing Republican US Senator John McCainhave had contact with the leader of the Ukrainian opposition Svoboda Party, whose leader is openly anti-semitic and defends the deeds of a World War II Ukrainian SS-Galicia Division head.[9]The party was registered in 1995, initially calling itself the “Social National Party of Ukraine” and using a swastika style logo. Svoboda is the electoral front for neo-nazi organizations in Ukraine such as UNA-UNSO.[10]

One further indication that Nuland’s hand is shaping latest Ukraine events is the fact that the new Ukrainian Parliament is expected to nominate Nuland’s choice, Arseny Yatsenyuk, from Tymoshenko’s party, to be interim head of the new Cabinet.

Whatever the final truth, clear is that Washington has prepared a new economic rape of Ukraine using its control over the International Monetary Fund (IMF).


IMF plunder of Ukraine Crown Jewels

Now that the “opposition” has driven a duly-elected president into exile somewhere unknown, and dissolved the national riot police, Berkut, Washington has demanded that Ukraine submit to onerous IMF conditionalities.

In negotiations last October, the IMF demanded that Ukraine double prices for gas and electricity to industry and homes, that they lift a ban on private sale of Ukraine’s rich agriculture lands, make a major overhaul of their economic holdings, devalue the currency, slash state funds for school children and the elderly to “balance the budget.” In return Ukraine would get a paltry $4 billion.

Before the ouster of the Moscow-leaning Yanukovich government last week, Moscow was prepared to buy some $15 billion of Ukraine debt and to slash its gas prices by fully one-third. Now, understandably, Russia is unlikely to give that support. The economic cooperation between Ukraine and Moscow was something Washington was determined to sabotage at all costs.

This drama is far from over. The stakes involve the very future of Russia, the EU-Russian relations, and the global power of Washington, or at least that faction in Washington that sees further wars as the prime instrument of policy.


Writer F. William Engdahl is a geopolitical analyst and the author of “Full Spectrum Dominance: Totalitarian Democracy in the New World Order”.

notes

[1] F. William Engdahl, US-Außenministerium in flagranti über Regimewechsel in der Ukraine ertappt, Kopp Online.de, February 8, 2014, accessed in http://info.kopp-verlag.de/hintergruende/enthuellungen/f-william-engdahl/us-aussenministerium-in-flagranti-ueber-regimewechsel-in-der-ukraine-ertappt.html

[2] Bertrand Benoit, Laurence Norman and Stephen Fidler , European Ministers Brokered Ukraine Political Compromise: German, French, Polish Foreign Ministers Flew to Kiev, The Wall Street Journal, February 21, 2014, accessed inhttp://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303636404579397351862903542?mg=reno64-wsj&url=http%3A%2F%2Fonline.wsj.com%2Farticle%2FSB10001424052702303636404579397351862903542.html

[3] Jessica Best, Ukraine protests Snipers firing live rounds at demonstrators as fresh violence erupts despite truce, The Mirror UK, February 20, 2014, accessed inhttp://www.mirror.co.uk/news/world-news/ukraine-protests-snipers-firing-live-3164828

[4] Aleksandar Vasovic , Far right group flexes during Ukraine revolution, Associated Press, January 3, 2005, Accessed in http://community.seattletimes.nwsource.com/archive/?date=20050103&slug=ukraine03

[5] Wikipedia, Ukrainian National Assembly Ukrainian National Self Defence, Wikipedia, the free encyclopedia, accessed inhttp://en.wikipedia.org/wiki/Ukrainian_National_Assembly_%E2%80%93_Ukrainian_National_Self_Defence

[6] Source report, Who Has Ukraine Weapons, February 27, 2014, private to author.

[7] Ibid.

[8] Max Blumenthal, Is the US backing neo-Nazis in Ukraine?, AlterNet February 25, 2014, accessed in

http://www.salon.com/2014/02/25/is_the_us_backing_neo_nazis_in_ukraine_partner/

[9] Channel 4 News, Far right group at heart of Ukraine protests meet US senator, 16 December 2013, accessed in

http://www.channel4.com/news/ukraine-mccain-far-right-svoboda-anti-semitic-protests


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Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan

- di William Engdahl -


Gli eventi in Ucraina dal novembre 2013 sono così sorprendenti da sfidare quasi la realtà. Il Presidente ucraino legittimamente eletto (secondo tutti gli osservatori internazionali), Viktor Janukovich, è stato abbattuto dalla carica e costretto a fuggire come un criminale di guerra, dopo più di tre mesi di proteste violente e di omicidi terroristici da parte della cosiddetta opposizione. Il suo “crimine”, secondo il capo della protesta, era aver rifiutato l’offerta dell’UE di un’associazione vagamente definita che offriva poco all’Ucraina e di aver favorito un accordo concreto con la Russia che riduceva subito di 15 miliardi di dollari il debito e la forte riduzione dei prezzi d’importazione del gas russo. Washington, a quel punto ha accelerato e il risultato attuale è la catastrofe.
Un’organizzazione militare segreta neo-nazista legata alla NATO avrebbe svolto un ruolo decisivo nei tiri dei cecchini e nelle violenze che hanno portato al crollo del governo legittimo. Ma l’occidente non ha finito con la distruzione dell’Ucraina. Ora il FMI imporrà condizioni gravi quali prerequisiti per un qualsiasi aiuto finanziario occidentale. Dopo la famosa telefonata trapelata tra l’assistente del segretario di Stato USA Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense a Kiev, in cui discuteva i dettagli sul nuovo governo di coalizione a Kiev, respingendo la soluzione dell’Unione europea con il suo “si fotta l’UE”, [1] l’UE è andata avanti da sola. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, propose che lui e il suo omologo francese, Laurent Fabius, andassero a Kiev per cercare una risoluzione prima dell’escalation delle violenze. Al ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski chiesero di aderire. Ai colloqui di Kiev parteciparono la delegazione UE, Janukovich, i tre leader dell’opposizione e un rappresentante russo. Gli Stati Uniti non furono invitati. [2] L’intervento dell’UE senza Washington era straordinario e rivelava una profonda divisione negli ultimi mesi. In effetti l’UE diceva al dipartimento di Stato degli Stati Uniti, “Fottiti Stati Uniti“, ci penseremo noi. Dopo aspri colloqui i maggiori partiti e la maggior parte dei manifestanti, concordarono nuove elezioni presidenziali per dicembre, il ritorno alla Costituzione del 2004 e il rilascio dal carcere di Julija Tymoshenko. Il compromesso sembrava porre termine al lungo caos e dare una via d’uscita ai principali attori. Il compromesso diplomatico è durato meno di dodici ore. Poi si è scatenato l’inferno. Cecchini sparavano sulla folla il 22 febbraio a Maidan, o Piazza Indipendenza, causando il panico mentre la polizia antisommossa si ritirava nel panico secondo testimoni oculari. Il capo dell’opposizione Vitalij Klishko si ritirò dall’accordo, senza motivarlo. Janukovich fuggì da Kiev. [3]
La domanda senza risposta finora è chi ha schierato i cecchini? Secondo un veteran

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“MAGAZZINO 18”, DEPOSITO DI VECCHI ARNESI

L'operazione che vede da anni i più efficaci e pervasivi media impegnati a veicolare attraverso gli strumenti di divulgazione più popolari ai cittadini italiani la “verità” su quanto avvenuto al confine orientale dopo l'8 settembre e dopo la fine della guerra continua e non pare destinata a fermarsi.

Dopo la versione più estrema e volta a rivalutare scopertamente fascismo e fascisti, rappresentata dalla fiction “Il cuore nel pozzo”, piena di invenzioni ispirate allo sterminio nazista, di stereotipi e luoghi comuni di tipo razzista, di strafalcioni storici e di fascisti repubblichini salvatori degli italiani, con cui l'operazione è stata avviata nel 2004, e dopo che è stato fatto calare un pietoso e provvidenziale silenzio sul preannunciato e mai realizzato film sulle foibe “con ben 13 oscar nel cast” (parlarne avrebbe fatto coprire di ridicolo, se non peggio, un certo mondo delle organizzazioni degli esuli), ora ci ritroviamo con lo spettacolo teatrale – prontamente trasmesso dalla TV di stato - “Magazzino 18”, che è la versione buonista e cerchiobottista della stessa operazione.

Quello di Cristicchi in realtà non è uno spettacolo sull'esodo e le sofferenze di chi lasciò l'Istria e la Dalmazia, ma uno spettacolo che ripropone pari pari le interpretazioni di quanto avvenuto proposte dalle organizzazioni degli esuli: l'unica ed esclusiva ragione dell'emigrazione di massa è stata quella di “rimanere italiani”, espulsi dalle nuove autorità jugoslave per realizzare una fantomatica “Grande Jugoslavia”, una fuga di tutto un popolo di fronte al terrore di venire uccisi e “infoibati”. Una interpretazione che ha l'unica funzione di legittimare la dirigenza delle organizzazioni degli esuli come rappresentante di un popolo (tendenzialmente di TUTTO il popolo “autoctono” dell'Istria). Con una sola chiave di lettura della storia di quelle terre, quella nazionale, che collide però con una realtà storica piena di scelte nazionalmente contraddittorie e in cui un ruolo spesso egemone lo giocò il movimento socialista (e poi comunista) di orientamento profondamente antinazionalista, nelle cui file militavano appartenenti a tutte le nazionalità presenti nella regione. Questo chiave di lettura nazionalista della storia presuppone una controparte “nazionale” che la accetti e faccia propria, anche se da un punto di vista opposto. La fugace citazione dei crimini fascisti e la lettura di un brano in sloveno riguardante il campo di Rab sono una concessione necessaria a non screditare completamente la controparte nazionale slovena, e in particolare gli esponenti della minoranza slovena in Italia impegnati a sostenere l'operazione (lo spettacolo di Cristicchi è stata la prima produzione del Teatro Rossetti di Trieste dopo la nomina a presidente dell'ex parlamentare e sottosegretario PD, lo sloveno Miloš Budin). Si tratta di un gioco delle parti in cui le due interpretazioni e “rappresentanze” nazionali si legittimano a vicenda, escludendo (e criminalizzando) preventivamente qualsiasi prospettiva sovra o internazionale.

Se Cristicchi voleva fare uno spettacolo sull'esodo avrebbe potuto farlo di ben altro spessore, doveva però uscire dal racconto canonizzato. Avrebbe potuto tranquillamente parlare delle violenze che segnarono l'Istria del dopoguerra (magari dando un quadro più ampio e di più lungo periodo dello scontro nazionale, ma anche sociale) e delle loro cause. Avrebbe però dovuto parlare anche della campagna volta a far partire la gente messa in atto proprio dalle organizzazioni degli esuli. Avrebbe dovuto parlare di come non tutti i profughi fossero particolarmente “patriottici” e di come non tutti al loro arrivo in Italia fossero ritenuti egualmente degni di aiuto e assistenza. Di come si tentò di usarli per scatenare la guerra tra poveri sfruttando il loro bisogno di lavorare per utilizzarli come crumiri durante gli scioperi; di come vennero usati per perpetuare la politica di discriminazione nei confronti degli sloveni e perpetuare lo sciovinismo nazionale; dei loro averi rapinati da chi avrebbe dovuto trasportarli nei magazzini del porto di Trieste e altrove; degli scandali legati alla gestione delle risorse loro destinate (ad esempio quelli che riguardarono l'Ente autonomo giuliano in Sardegna e l'Azienda ittico agricola demaniale del Timavo); del controllo poliziesco e delle organizzazioni degli esuli a cui erano sottoposti; dei borghi-ghetto in cui vennero sistemati per tenerli distinti ed estranei a popolazioni ritenute politicamente inaffidabili e pericolose; dei bambini morti per le epidemie scoppiate nei campi in cui erano stati sistemati. Come pure delle proteste che si verificarono. E di tante altre cose ancora. Per farlo avrebbe però dovuto leggere e sentire altre fonti rispetto a quanto raccontano la dirigenza degli esuli, i testimoni interni al mondo delle organizzazioni degli esuli o gli “storici” alla Bernas. Partendo magari da “Storia di un esodo” (del 1980!), passando per “Esuli a Trieste”, “Metamorfosi etniche” e “La memoria dell'esilio”, per i libri di memorie di Vinicio Scomersich “Prima dell'esodo” e “Da Tito a Togliatti”, fino a testi editi dall'IRCI diretto dal suo amicone Delbello, come “Un paese perfetto” di Gloria Nemec. Il quadro si sarebbe certamente complicato, ma forse sarebbe risultato più interessante e vero. Consentendogli di raccontare anche dei gerarchi e gerarchetti fascisti riciclatisi prontamente in rappresentanti dei profughi, anzi, del “popolo istriano, fiumano e dalmata”, e che continuarono a opprimere i loro “rappresentati” come avevano fatto durante tutto il ventennio fascista. Di come gente che coll'esodo aveva nulla o poco a che fare seppe costruirsi una carriera e una posizione di tutto rilievo quali rappresentanti dei profughi. Avrebbe potuto venire a sapere cosa pensassero dell'esodo e delle organizzazioni degli esuli altri profughi DOC, ad esempio Guido Miglia e Riccardo Zanella. Forse si sarebbe accorto che se i comunisti ebbero un atteggiamento del tutto sbagliato in alcuni episodi, non è possibile addebitare a loro, che in Italia erano ben lontani dal potere, la responsabilità della permanenza anche pluridecennale dei profughi nei campi, che ricade invece interamente sulla Democrazia cristiana e sulla dirigenza delle organizzazioni degli esuli, che li costrinsero a ciò per poterli utilizzare per i loro progetti di “bonifica nazionale” o politica di determinati territori e per sfruttarne il disagio a fini clientelari.

Cristicchi avrebbe dovuto chiedersi cosa significasse concretamente in quel momento l'”italianità”, un concetto dal significato tutt'altro che scontato ed univoco. Avrebbe potuto scoprire che per il ceto dominante italiano di allora e per quello dirigente delle organizzazioni dei profughi ancora oggi italianità significa diritto esclusivo al potere politico, al dominio sociale. Avrebbe potuto scoprire che dietro al loro richiamarsi alla discendenza da romani e veneziani si celava la pretesa di essere il popolo eletto, l'unico portatore di civiltà e in quanto tale l'unico legittimato al potere. Magari poteva perfino giungere alla conclusione che buona parte di coloro che se ne andarono non lo fecero “perché non si può vivere senza essere italiani”, anche per il semplice fatto che si trattava di sloveni e croati.

Invece ha deciso di attenersi a quanto gli veniva propinato dalle organizzazioni dei profughi infarcendo lo spettacolo di luoghi comuni, stereotipi, baggianate, errori, forzature e inesattezze, il tutto condito da pressapochismo e supponenza. Che emerge già nella definizione dello stesso protagonista, Persichetti, che di professione farebbe l'archivista. Evidentemente Cristicchi non sa che gli archivisti non si occupano di oggetti (se non in via eccezionale), ma di carte, di documenti. Come non sa che per fare l'archivista ci vuole uno specifico diploma, non basta saper contare e fare elenchi di “robba”. Evidentemente ha le idee confuse, eppure poteva chiedere al suo amico Delbello, laureato in etnografia, e avrebbe saputo che forse per quel tipo di lavoro sarebbe stato più adatto un antropologo o, appunto, un etnografo. Ma è solo l'inizio di una lunga serie di “errori”, omissioni, mistificazioni e forzature che nessuna “licenza artistica” può giustificare e di cui citerò solo gli esempi più eclatanti.

Con tutto il rispetto per quanto hanno passato gran parte dei profughi istriani e dalmati affermare che il loro esodo sia stato “una delle più grandi tragedie vissute dall'Italia” apre la questione di dove collocarla esattamente in una ipotetica classifica di tragedie: prima o dopo la prima guerra mondiale, prima o dopo il fascismo (con l'esodo di circa 100.000 abitanti delle Venezia Giulia annessa), prima o dopo l'esodo di italiani dalle ex colonie africane (numericamente molto più rilevante di quello istriano e dalmata)? Viene anche da chiedersi se in questa classifica vanno inserite solo le tragedie che hanno coinvolto gli italiani come vittime o anche quelle che hanno visto gli italiani nel ruolo di carnefici, come nel caso dei popoli coloniali?

- Per dire che “70 anni fa quelle regioni erano Italia” ci vogliono fonti alla ... Bernas. Perché qualsiasi storico con un minimo di serietà sa che 70 anni fa quelle regioni non erano affatto Italia, nemmeno nella sua versione Repubblica Sociale Italiana, perché dall'ottobre del 1943 erano invece Zona d'operazioni Litorale Adriatico, un territorio anche formalmente separato dalla repubblica di Mussolini e gestito e amministrato da un supremo commissario nazista. Se poi vogliamo proprio fare questo genere di conti possiamo anche dire che quelle regioni furono parte dell'Impero Austro Ungarico per almeno cent'anni (Trieste lo fu dal 1382, quando si “diede” agli Asburgo per evitare di finire nelle grinfie di Venezia!) prima di far parte per circa 20 anni dello stato italiano.

- La citazione della canzone asseritamente tradizionale (“anche le pietre parlano italiano”) denota il tipo di preferenze musicali nutrite dai suggeritori e consulenti di Cristicchi, visto che non si tratta affatto di una parte del testo di una canzone tradizionale, ma di una canzone del gruppo fascio-rock “Hobbit”! Quanto alla lingua delle pietre se ci basassimo su quella lo stato italiano può tornare alla rivendicazione di Nizza, Savoia, Malta e Corsica (dove peraltro una lingua di radice più o meno italiana lo parlano anche le persone), ma anche oltre – che dire del Vallo di Adriano in Britannia, di Leptis Magna in Libia?

- Il movimento irredentista era estremamente minoritario nello stesso schieramento nazionale italiano in Austria. Cristicchi forse non sa che i triestini dimostrarono concretamente il loro “amore” per l'Italia al momento della sua entrata in guerra nel maggio del 1915, quando una folla composta in gran parte da italofoni assaltò e distrusse i simboli del partito filoitaliano, a partire dal quotidiano “Il Piccolo”.

- Dopo la prima guerra mondiale Fiume non fu affatto »ricongiunta all'Italia«, semplicemente perché non ne aveva mai fatto parte prima del 1924! Nel 1920 il Trattato di Rapallo stabilì che Fiume sarebbe divenuta uno stato indipendente e alle successive elezioni il partito autonomista prese il doppio dei voti del blocco di partiti, guidato dai fascisti, che volevano l'annessione all'Italia. Che avvenne solo nel 1924 e dopo che nel 1922 un vero e proprio colpo di stato fascista costrinse all'esilio il presidente autonomista dello Stato libero di Fiume, Riccardo Zanella.

- La storia di queste terre non è solo e non principalmente quella di una sorta di »opposti estremismi« nazionali, non solo perché spesso, come già detto, egemoni erano i socialisti, ma anche perché esisteva una forte asimmetria, visto che il nazionalismo italiano dal 1918 in poi potè (e può, come dimostra anche la vicenda dello spettacolo di Cristicchi) contare sull'appoggio attivo dell'apparato civile e militare dello stato italiano.

- La snazionalizzazione di sloveni e croati non ebbe inizio con il fascismo, ma immediatamente dopo l'arrivo delle truppe italiane nella regione. Andrebbe forse aggiunto che l'atteggiamento delle autorità italiane verso la regione annessa fu di tipo coloniale, contraddistinto da una assoluta sfiducia negli indigeni (tutti!) ritenuti inaffidabili per motivi nazionali e/o sociali. Il fascismo, figlio del tutto legittimo dell'Italia liberale, cercherà di portare a compimento l'operazione di “bonifica nazionale” e di “normalizzazione” della regione che verrà continuata dopo la guerra dalla Repubblica “nata dalla Resistenza”.

- “Il fascismo mostra il suo lato peggiore....” è un po troppo generico. Perché non dire che le persone in carne ed ossa che mettevano in pratica tale »lato peggiore« erano in gran parte “indigeni”, come i vari Cobolli Gigli, Coceani, il senatore Gigante e tanti altri, molti dei quali si riciclarono prontamente in dirigenti delle organizzazioni degli esuli e che sono ancora oggi venerati da quelle stesse organizzazioni come luminosi esempi di patriottismo.

- L'equazione italiano = fascista non era così diffusa e scontata, tanto che anche le organizzazioni nazional-rivoluzionarie slovene, come la Borba, seppero distinguere tra fascismo e italiani e strinsero addirittura accordi di collaborazione con gli antifascisti italiani espatriati. Se tale equazione fosse stata così generale e diffusa come si può spiegare poi che numerosissimi sloveni accettarono di militare in un partito italiano e composto in stragrande maggioranza da italiani, come il PCI ?

- Che dopo l'8 settembre il peggio dovesse ancora venire è vero (anche se quanto accaduto prima non fu uno scherzo e pose le premesse del dopo), ma grazie ai nazisti e ai loro collaboratori sloveni, italiani, croati e di altre nazionalità. La popolazione italiana non si trovò affatto “senza difese”, ma partecipò attivamente al »ribaltone«! I “nemici del popolo” non vennero arrestati (e spesso giustiziati) solo dai “partigiani slavi”, ma anche da quelli italiani!

- Citare il fatto che tra gli “infoibati” ci furono anche comunisti per dimostrare che la repressione si abbatté sugli italiani indiscriminatamente è un argomento classico dell'armamentario delle organizzazioni degli esuli, anche se non supportato da nessun esempio concreto. È però indubbiamente vero che durante la guerra vennero liquidati molti comunisti, ma accadde in Istria come in Italia, Slovenia, Francia e altrove. Accadde però per motivi disciplinari o di tradimento, non di appartenenza nazionale. Che poi tra gli “infoibati” ci fossero anche persone che non c'entravano nulla è indubbiamente vero, ma se non si quantifica il loro numero e non si accerta in quali circostanze furono uccisi e da chi, non si può sostenere che si trattò del progetto di eliminare gli italiani in quanto tali.

- Cose c'è di così scandaloso se la Jugoslavia voleva il confine all'Isonzo? Per un certo periodo fu il confine sostenuto da Mazzini!

- “Occupazione jugoslava” - anche nel resto d'Italia per qualcuno la fine della guerra fu una occupazione da parte delle truppe delle “Potenze alleate ed associate” (tra le quali c'era anche la Jugoslavia con Tito capo del governo): lo fu per i fascisti! E poi, visto che nelle file dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo c'erano parecchi “indigeni” dei territori “occupati” siamo forse di fronte al primo caso nella storia di gente che “occupa” casa sua? - Quanto al racconto dell'uccisione della Cossetto, se dicerie, testimonianze mutanti e mutevoli, voci, fossero state utilizzate per avvalorare racconti riguardanti lo sterminio nazista i primi a impegnarsi a smontarne la credibilità sarebbero stati i ricercatori seri (come avvenuto per le affermazioni sul fatto che i nazisti producessero sapone con il grasso delle loro vittime).

- “Nomi e cognomi di infoibati nero su bianco” - gli elenchi di cui parla comprendono anche ad esempio Antonio Ruffini e Renato Castiglione Morelli, dati per infoibati dagli slavi (Ruffini è anche nell'elenco di coloro alla cui memoria la speciale commissione dello Stato ha attribuito un riconoscimento come infoibato) ma di cui è accertato che sono morti da partigiani, massacrati dai nazifascisti?

- “Non si saprà mai quanta gente è sparita”. Ma come è possibile affermarlo mentre si sostiene che fu proprio il fatto che ad essere infoibate furono tantissime persone a spingere la gente ad andarsene per non fare la stessa fine?

- Strage di Vergarolla – La strage avvenne nel momento in cui era ormai noto sia all'Italia che alla Jugoslavia che la città sarebbe stata assegnata alla Jugoslavia. In tale situazione la Jugoslavia non aveva alcun interesse a inimicarsi l'opinione pubblica mondiale, ne con una strage ne con una partenza di massa della popolazione. A sostenere che siano stati gli jugoslavi a causare la strage furono i servizi segreti italiani e tutto lo schieramento filoitaliano di Pola guidato dal locale CLN. Erano peraltro proprio essi ad avere il maggiore interesse ad attribuire agli jugoslavi la strage per screditarli di fronte all'opinione pubblica mondiale. Ma essa era funzionale anche a “convincere” a partire il maggior numero possibile di abitanti di Pola quale presupposto per poter contestare le scelte della Conferenza di Pace nella prospettiva di una revisione dei confini (CLN di Pola al suo arrivo in Italia cambiò nome in Movimento istriano revisionista). I dati di fatto sono che non si conosce nemmeno il tipo e la quantità degli ordigni (e dell'esplosivo) che deflagrarono e che le autorità Anglo – Americane accettarono di indennizzare le vittime, ammettendo così implicitamente le proprie responsabilità per l'accaduto.

- L'esodo non era affatto l'unica via, tanto che alcuni tra gli stessi esponenti delle organizzazioni degli esuli (per non parlare dei singoli profughi, alcuni dei quali tornarono anche indietro) a partire dagli anni '60 hanno iniziato a porsi anche pubblicamente la domanda se l'esodo fosse stata la scelta giusta (ad esempio il già citato Guido Miglia).

- Che l'esodo da Pola sia avvenuto senza “un gesto scomposto” si può dirlo solo “dimenticando” l'uccisione, proprio il 10 febbraio del 1947, del generale britannico Robert De Winton da parte della “passionaria fascista” e funzionaria del CLN di Pola e del CLN dell'Istria Maria Pasquinelli.

- Il “terrore di parlare italiano” risulta strano in una situazione in cui gli impiegati pubblici rimasero a lungo quelli dell'epoca fascista, in cui le scuole italiane continuarono ad operare indisturbate e in cui l'italiano era una delle lingue ufficiali della regione.

- I rimasti dovettero confrontarsi con una “lingua sconosciuta” ... che in realtà erano due – sloveno e croato. Ma d'altra parte come pretendere che Cristicchi sappia distinguere tra “tribù più o meno abbaianti lingue incomprensibili“, come ben si espresse in proposito un personaggio tuttora molto apprezzato negli ambienti delle organizzazioni degli esuli, Mussolini? E come potevano degli appartenenti a una civiltà superiore (anzi, l'unica civiltà presente in quelle terre) abbassarsi a impararle, anche se erano presenti in quei posti da qualche centinaio d'anni? Dio mio, che onta, imparare la lingua degli “s'ciavi” (schiavi), come venivano (e in certi ambienti vengono tuttora) chiamati simpaticamente sloveni e croati! Anche se poi, in fondo in fondo, molti delle persone partite “perché non si può vivere senza essere italiani” almeno una delle due, magari nella sua forma dialettale, la conoscevano molto bene.

- Goli otok è una vicenda tutta interna al movimento comunista e non ha nulla a che fare con questioni nazionali. Tanto meno hanno diritto a parlarne i dirigenti delle organizzazioni degli esuli, che sui loro giornali riservarono apposite rubriche per additare al pubblico disprezzo gli “stalinisti” istriani trasferitisi in Italia dopo il 1948, ai quali negarono anche il diritto ad accedere all'assistenza prevista per gli altri profughi.

- »Ognuno ha i suoi scheletri negli armadi« è veramente una riflessione profonda ed originale, non c'è che dire! Però poi cita solo fascisti e comunisti, dimenticandosi delle stragi democristian-amerikane, delle stragi coloniali liberali, dell'esportazione della democrazia, ....

Su una cosa però Cristicchi ha indubbiamente ragione: il suo spettacolo non parla di storia, nemmeno di quella degli esuli.




(Sullo spettacolo si vedano anche le recensioni raccolte o linkate alle pagine: 



(srpskohrvatski / english / italiano / more languages)

Ukraine: Israeli Special Forces Supporting Antisemitic Mob

1) MORE LINKS
2) Rezolucija komunističkih i radničkih partija o događajima u Ukrajini: O fašističkoj opasnosti i organizaciji borbe protiv nje
3) Ukraine: Israeli Special Forces Unit under Neo-Nazi Command Involved in Maidan Riots (M. Chossudovsky)
4) Ucraina, la strategia della tensione (Manlio Dinucci)


=== 1 : MORE LINKS ===

Per aggiornamenti continui si vedano:


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In evidenza:

IL POGROM DI LVOV DEL 1941
Gli autori del massacro sono gli ispiratori delle belve fasciste che oggi imperversano a Kiev e nel resto dell'Ucraina, con il sostegno di UE e NATO 

THE LVOV POGROM OF 1941
A serie of photos of the Jewish pogrom in the city of Lvov (Lviv, Lwow or Lemberg) in Western Ukraine, organised by the Germans and "the Ukrainian people's militia" (the Ukranian Nazi collaborators from so called OUN - Organisation of Ukranian Nationalists)
EXCERPT: The boss of Ukraninan pogromists in the city of Lvov was Yaroslav Stetsko, one of the leaders of OUN, pro-Nazi Organisation of Ukranian nationalists. IN THE PHOTO: Yaroslav Stetsko after WW2. Yes, with George Bush, Sr.  In a Cold war times OUN was supported by US and CIA. As a result - US President  shaking hand to veteran-pogromist of 1941

CIA‘s Use of Nazi Strategy on Ukrainian Right-Wing Nationalists Unabated since Cold War
L'uso della CIA dei nazisti ucraini dalla Guerra Fredda

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Video:

La video registrazione dell'iniziativa svoltasi ad Ancona il 28 febbraio, con la partecipazione, tra gli altri, del Professor Domenico Losurdo

Решения народного вече Донбасса. Срочно! Репост! [Manifestazioni di massa a Donetsk, Donbass, censurate dai media italiani]
http://www.youtube.com/watch?v=fiEVK27-5oM

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Testi:

Diciamo tutta la verità su chi sta provocando la guerra ai confini della Russia (Mauro Gemma)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23707-diciamo-tutta-la-verita-su-chi-sta-provocando-la-guerra-ai-confini-della-russia.html

L’histoire cachée des FEMEN (Olivier Pechter, 3 mars 2014)

The Crimean Conflict

Petro Simonenko: senza referendum per l'integrazione nell’UE, l’Ucraina è ora sull'orlo della secessione 
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23710-petro-simonenko-senza-referendum-per-lintegrazione-nellue-lucraina-e-ora-sullorlo-della-secessione.html

Во Львове появились фашисткие листовки «Тут живут москали» [Sulle porte di alcune alcune case e appartamenti di Lvov i fascisti del Pravyj Sektor affiggono manifestini come quello che vedete qui. C'è scritto "Qui vivono moskali", termine dispregiativo per indicare gli abitanti di Mosca, o per esteso, per indicare russi o persone di origine russa. Si tratta di gravissime provocazioni a sfondo razziale, simili a quelle della Germania nazista e dell'Italia fascista.]
http://continentalist.ru/2014/03/vo-lvove-poyavilis-fashistkie-listovki-tut-zhivut-moskali/


US media escalates propaganda offensive on Ukraine

The U.S. has Installed a Neo-Nazi Government in Ukraine (M. Chossudovsky)

Эмир Кустурица: Россия должна защитить русских, которые живут на Украине [Emir Kusturica: "La Russia deve difendere i russi, che vivono in Ucraina"]
http://glagol.in.ua/2014/03/03/emir-kusturitsa-rossiya-dolzhna-zashhitit-russkih-kotoryie-zhivut-na-ukraine/

Fermiamo i guerrafondai dell'Euromajdan!

I fascisti ucraini chiedono aiuto agli estremisti islamici

“Правый сектор” обратился к лидеру чеченских террористов с просьбой о помощи [Il capo di banderovcy Jarosh chiede appoggio al terrorista ceceno Dokka Umarov nella "comune lotta contro la Russia". Ricordiamo che uno dei capi del Pravyj Sektor ha lottato a fianco dei terroristi ceceni nella seconda metà degli anni '90]

US-backed Ukrainian regime mobilizes reserves, threatening war with Russia


U.S. imperialism’s new Cold War and Ukraine

U.S., EU out of Ukraine! Stop Washington’s threats!


Войска НАТО высадились во Львовской области
Truppe NATO arrivano nella regione di Lvov

The Massive PSYOP Employed against Ukraine by GCHQ and NSA
Le massicce PSYOP contro l’Ucraina da parte di GCHQ e NSA


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Isto pročitaj:

NE FAŠIZACIJI UKRAJINE! Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) sa zabrinutošću gleda na najnovije događaje koji su potresli Ukrajinu i prete da ovu zemlju odvuku u haos i rat

IZRAŽAVAMO SOLIDARNOST S KOMUNISTIMA I RADNIČKOM KLASOM UKRAJINE. Pismo solidarnosti koje je NKPJ uputila Komunističkoj partiji Ukrajine (KPU) i Savezu komunista Ukrajine (SKU)

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http://www.advance.hr/vijesti/rezolucija-komunistickih-i-radnickih-partija-o-dogadajima-u-ukrajini-o-fasistickoj-opasnosti-i-organizaciji-borbe-protiv-nje/

Rezolucija komunističkih i radničkih partija o događajima u Ukrajini:
O fašističkoj opasnosti i organizaciji borbe protiv nje

 Niz komunističkih, socijalističkih i radničkih partija Ukrajine i regije izdao je proglas o aktualnim događanjima u Ukrajini, prenosimo tekst u cijelosti:

"Politička kriza u Ukrajini je dostigla fazu neposredne borbe za vlast. Ishod te borbe počeo se rješavati u korist najreakcionarnijih, buržoasko-nacionalističkih i otvoreno pro-fašističkih sila.

Sadašnja kriza u Ukrajini je manifestacija žestokog sukoba unutar vladajuće buržoaske klase, napad krupnog financijskog i industrijskog kapitala Ukrajine, s ciljem preuzimanja vlasti i preraspodjele imovine koja je prethodno bila u rukama provladinih kapitalista. U toj borbi, na jedan ili drugi način uključeni su i zapadni i ruski kapital. Bez sumnje, predvodnici svjetskog imperijalizma, a posebno SAD i EU (u njoj prije svega Njemačka), kao i Rusija, žele okrenuti trenutnu kriznu situaciju u Ukrajini u svoju korist. Sadašnja izravna intervencija pod vodstvom SAD i EU u unutarnja pitanja Ukrajine je bez presedana: financiranjem takozvane opozicije, izazivanjem i pomaganjem u organiziranju pokušaja državnog udara, političkim i gospodarskim pritiskom sve do otvorenog pokušaja sastavljanja nove Vlade Ukrajine i nametanja osobe koja bi trebala biti postavljena za budućeg predsjednika Republike.

Ova politika vodećih imperijalističkih sila je očito nastavak nekažnjenih imperijalističkih agresija protiv Jugoslavije, Iraka, Libije, sadašnje intervencije protiv Sirije i drugih arapskih i afričkih zemlja, blokade i prijetnje Kubi, Venecueli, Sjevernoj Koreji, Iranu, te prakse korištenja "mekih" državnih udara primjenjene u nekoliko zemalja Latinske Amerike. Ta politika je manifestacija jednog od glavnih ekonomskih obilježja imperijalizma: borba za podjelu svijeta između imperijalističkih sila, što je karakteristično za monopolistički kapitalizam u svim njegovim etapama razvoja. U današnjim uvjetima imperijalizam poprima sve karakteristike svojstvene fašizmu: neposredna teroristička diktatura povezana sa rukovodstvom najreakcionarnijih i najšovinističkijih elemenata financijskog kapitala, u punom skladu s definicijom Kominterne.

Međutim, pored ove vanjske intervencije treba znati da je politika dotad vladajućega klana krupne buržoazije, na čelu s "Partijom regija" i njezinim pulenom predsjednikom Janukovičem, nastavila i pogoršala grabežljivu politiku njegovih prethodnika (Kravčuka, Kučme i Juščenka), dovela je do pogoršanja životnih uvjeta radničke klase i svih radnih ljudi i do čudovišnog povećanja korupcije. Sve je to dopustila "oporba" kako bi oživjela svoje napade i koristila u borbi za vlast zajedno sa svojim konkurentima: najmračnijim i najreakcionarnijim elementima, ali i velikom dijelu društva, sve do fašističke i nacističke desnice.

U pravilu, borba kapitalista za vlast, kao i borba sa bilo kojom krizom, ima tendenciju slabljenja vladajuće klase, koja stvara uvjete za jačanje politike rada, politike samih radnika. No, to se nije dogodilo u Ukrajini. Njezina radnička klasa je ušla u krizu idejno razoružana, dezorijentirana i sa podijeljenim organizacijama, bila je talac političara koji su je iskorištavali.Smatramo da je naša dužnost prepoznati i preuzeti odgovornost za slabost komunističkog i radničkog pokreta u Ukrajini i otvoreno reći naše čvrsto uvjerenje da jedan od glavnih uzroka stanja radničkog pokreta u Ukrajini, kao i u Rusiji, te u većini zapadnih zemalja, je najoštrija desna devijacija u komunističkom pokretu, objektivna politika suradnje s buržoaskom klasom, koju već desetljećima provode mnoge velike partije europske ljevice i bliske su joj u političkoj strategiji i taktici.

Kao što je oportunizam u vrijeme vlasti Gorbačova prepustio socijalizam kapitalizmu, danas nasljednici Gorbačova napuštaju svoje pozicije pred napadom fašizma. Radni narod je dezorganiziran i nastavlja se zavaravati parlamentarnim iluzijama i nadom u poštene izbore, pokušavajući stvoriti različite verzije vlada i sindikata lijevog centra, u navodno mogućoj progresivnoj građanskoj državi.

Te iluzije i obmane radnici moraju jasno odbaciti.

Radnička klasa i svi radni ljudi moraju voditi vlastitu klasnu borbu protiv kapitalizma i kapitalističke politike svih vrsta i klanova, za svoju vlast: vlast radnog naroda. Radnički klasni frontovi i proleterski odredi mogu i moraju postati centri antifašističke borbe svih poštenih ljudi i progresivnih snaga u svijetu, jer bez borbe protiv imperijalizma i potpore koje imperijalizam uživa u radničkom pokretu: oportunizma, borba protiv fašizma je isprazna i lažljiva fraza.

Komunisti i radni ljudi svih zemalja moraju biti prvi koji će započeti otpor rastućem fašizmu u Ukrajini, Siriji, u EU, SAD-u, i bilo gdje u svijetu.

Proleteri svih zemalja , ujedinite se!"

Savez Komunista Ukrajine
Ruska Komunistička Radnička Partija
Komunistička Partija Sovjetskog Saveza
Bjeloruska Komunistička Partija Radnika
Socijalistički Pokret Kazahstana
Marksistički pokret "Narodni otpor" (Moldavija)
Komunistička Partija Azerbajdžana
Komunistička Partija Grčke
Komunistička Partija Italije
Savez Revolucionara - Komunisti Francuske
Radnička Partija Mađarske
Partija Bugarskih Komunista
Komunistička Inicijativa Njemačke
Socijalistička Radnička Partija Hrvatske
Nova Komunistička Partija Jugoslavije
Komunistička Partija Bugarske

Ovu rezoluciju, bezrezervno podržava i partija Komunisti Srbije!


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Sull'antisemitismo dell'Euromajdan si veda:

24 febbraio: bombe molotov contro la sinagoga di Zaporozhie
http://zp.comments.ua/news/2014/02/24/132743.html

Ucraina liberata: i Nazi in piazza, gli Ebrei in fuga (Ennio Remondino)

Kiev, fascisti al potere: attacchi a comunisti ed ebrei. Che pensano all’evacuazione (Marco Santopadre)

Testfeld Ukraine. Jüdische Organisationen warnen vor einer neuen Welle des Antisemitismus… (GFP 24.02.2014)

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Ukraine: Israeli Special Forces Unit under Neo-Nazi Command Involved in Maidan Riots

Global Research, March 03, 2014


Under the title “In Kiev, an Israeli army vet led a street-fighting unit”the Jewish News Agency JTA confirms that soldiers from the IDF were involved in the EuroMaidan protest movement under the direct command of the Neo-Nazi Svoboda Party.  The Svoboda Party follows in the footsteps of World War II Nazi collaborator Stepan Bandera.

The leader of the “Blue Helmets of Maidan” is Delta “the nom de guerre of the commander of a Jewish-led militia force that participated in the Ukrainian revolution”. Delta is a Veteran of the notorious Givati infantry brigade, which was involved in numerous operations directed against Gaza including Operation Cast Lead in 2008-2009.

The Givati brigade was responsible for the massacres in the Tel el-Hawa neighborhood of Gaza. Delta, the leader of the EuroMaidan IDF unit acknowledges that he acquired his urban combat skills in the Shu’alei Shimshon reconnaissance battalion of the Givati brigade.


[PHOTO: Delta, the nom de guerre of the Jewish commander of a Ukrainian street-fighting unit, is pictured in Kiev earlier this month. (Courtesy of ‘Delta’)]


According to the JTA report, Delta was in command of a force of 40 men and women including several former IDF veterans. In the EuroMaidan, Delta was routinely applying his skills of urban warfare which he had used against the Palestinians in Gaza.

The Maidan “Street fighting unit” under Delta’s command was involved in confronting government forces. It is unclear from the reports whether the EuroMaidan combat unit was in liaison with IDF command headquarters in Israel:

The Blue Helmets comprise 35 men and women who are not Jewish, and who are led by five ex-IDF soldiers, says Delta, an Orthodox Jew in his late 30s

Delta, who immigrated to Israel in the 1990s, moved back to Ukraine several years ago … He says he joined the protest movement as a volunteer on Nov. 30, after witnessing violence by government forces against student protesters.

“I saw unarmed civilians with no military background being ground by a well-oiled military machine, and it made my blood boil,” Delta told JTA in Hebrew laced with military jargon. “I joined them then and there, and I started fighting back the way I learned how, through urban warfare maneuvers. People followed, and I found myself heading a platoon of young men. Kids, really.”

The other ex-IDF infantrymen joined the Blue Helmets later after hearing it was led by a fellow vet, Delta said.

In a bitter irony, Delta, the commander of the IDF militia unit was taking his orders directly from the Neo-Nazi Party Svoboda:

As platoon leader, Delta says he takes orders from activists connected to Svoboda, an ultra-nationalist [Neo-Nazi] party that has been frequently accused of anti-Semitism and whose members have been said to have had key positions in organizing the opposition protests.

“I don’t belong [to Svoboda], but I take orders from their team. They know I’m Israeli, Jewish and an ex-IDF soldier. They call me ‘brother,’” he said. “What they’re saying about Svoboda is exaggerated, I know this for a fact. I don’t like them because they’re inconsistent, not because of [any] anti-Semitism issue.”

Neither the Tel Aviv government nor the Israeli media have expressed concern regarding the fact that the EuroMaidan protests were led by Neo-Nazis.

With the formation of a new government composed of NeoNazis,  the Jewish community in Kiev is threatened.  This community is described as “one of the most vibrant Jewish communities in the world, with dozens of active Jewish organizations and institutions”. A significant part of this community is made up of family members of holocaust survivors. “Three million Ukrainians were murdered by the Nazis during their occupation of Ukraine, including 900,000 Jews.” (indybay.org, January 29, 2014).

“It’s bullshit. I never saw any expression of anti-Semitism during the protests”

In a bitter twist, the Blue Helmet IDF unit in the EuroMaidan has been the object of praise by the Israeli media. According to Ariel Cohen of the Washington based Heritage Foundation: “The commanding position of Svoboda in the revolution is no secret”. The participation of Israeli soldiers under Neo-Nazi Svoboda command does not seem to be an object of concern:

On Wednesday, Russian State Duma Chairman Sergey Naryshkin said Moscow was concerned about anti-Semitic declarations by radical groups in Ukraine.But Delta says the Kremlin is using the anti-Semitism card falsely to delegitimize the Ukrainian revolution, which is distancing Ukraine from Russia’s sphere of influence.

“It’s bullshit. I never saw any expression of anti-Semitism during the protests, and the claims to the contrary were part of the reason I joined the movement. We’re trying to show that Jews care,” he said.

See Svoboda and Right Sector militants honoring Stepan Bandera(image below)

Bandera was a Nazi collaborator involved in the Third Reich’s Einsatzgruppen (Task Groups or Deployment Groups) . These “task forces” were paramilitary death squads deployed throughout the Ukraine.


[PHOTO: Neo-Nazis Honoring Stepan Bandera]


The JTA article can be consulted at www.jta.org/2014/02/28/news-opinion/world/in-kiev-an-israeli-militia-commander-fights-in-the-streets-and-saves-lives

Copyright © 2014 Global Research

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In Kiev, an Israeli army vet led a street-fighting unit

By Cnaan Liphshiz February 28, 2014 1:30pm



[PHOTO: Delta, the nom de guerre of the Jewish commander of a Ukrainian street-fighting unit, is pictured in Kiev earlier this month. (Courtesy of ‘Delta’)]

(JTA) — He calls his troops “the Blue Helmets of Maidan,” but brown is the color of the headgear worn by Delta — the nom de guerre of the commander of a Jewish-led militia force that participated in the Ukrainian revolution.
Under his helmet, he also wears a kippah.
Delta, a Ukraine-born former soldier in the Israel Defense Forces, spoke to JTA Thursday on condition of anonymity. He explained how he came to use combat skills he acquired in the Shu’alei Shimshon reconnaissance battalion of the Givati infantry brigade to rise through the ranks of Kiev’s street fighters.
He has headed a force of 40 men and women — including several fellow IDF veterans — in violent clashes with government forces.
Several Ukrainian Jews, including Rabbi Moshe Azman, one of the country’s claimants to the title of chief rabbi, confirmed Delta’s identity and role in the still-unfinished revolution.
The “Blue Helmets” nickname, a reference to the U.N. peacekeeping force, stuck after Delta’s unit last month prevented a mob from torching a building occupied by Ukrainian police, he said.
“There were dozens of officers inside, surrounded by 1,200 demonstrators who wanted to burn them alive,” he recalled. “We intervened and negotiated their safe passage.”
The problem, he said, was that the officers would not leave without their guns, citing orders. Delta told JTA his unit reasoned with the mob to allow the officers to leave with their guns.
“It would have been a massacre, and that was not an option,” he said.
The Blue Helmets comprise 35 men and women who are not Jewish, and who are led by five ex-IDF soldiers, says Delta, an Orthodox Jew in his late 30s who regularly prays at Azman’s Brodsky Synagogue. He declined to speak about his private life.
Delta, who immigrated to Israel in the 1990s, moved back to Ukraine several years ago and has worked as a businessman. He says he joined the protest movement as a volunteer on Nov. 30, after witnessing violence by government forces against student protesters.
“I saw unarmed civilians with no military background being ground by a well-oiled military machine, and it made my blood boil,” Delta told JTA in Hebrew laced with military jargon. “I joined them then and there, and I started fighting back the way I learned how, through urban warfare maneuvers. People followed, and I found myself heading a platoon of young men. Kids, really.”
The other ex-IDF infantrymen joined the Blue Helmets later after hearing it was led by a fellow vet, Delta said.
As platoon leader, Delta says he takes orders from activists connected to Svoboda, an ultra-nationalist party that has been frequently accused of anti-Semitism and whose members have been said to have had key positions in organizing the opposition protests.
“I don’t belong [to Svoboda], but I take orders from their team. They know I’m Israeli, Jewish and an ex-IDF soldier. They call me ‘brother,’” he said. “What they’re saying about Svoboda is exaggerated, I know this for a fact. I don’t like them because they’re inconsistent, not because of [any] anti-Semitism issue.”
The commanding position of Svoboda in the revolution is no secret, according to Ariel Cohen, a senior research fellow at the Washington D.C.-based Heritage Foundation think tank.
“The driving force among the so-called white sector in the Maidan are the nationalists, who went against the SWAT teams and snipers who were shooting at them,” Cohen told JTA.
Still, many Jews supported the revolution and actively participated in it.
Earlier this week, an interim government was announced ahead of election scheduled for May, including ministers from several minority groups.
Volodymyr Groysman, a former mayor of the city of Vinnytsia and the newly appointed deputy prime minister for regional policy, is a Jew, Rabbi Azman said.
“There are no signs for concern yet,” said Cohen, “but the West needs to make it clear to Ukraine that how it is seen depends on how minorities are treated.”
On Wednesday, Russian State Duma Chairman Sergey Naryshkin said Moscow was concerned about anti-Semitic declarations by radical groups in Ukraine.
But Delta says the Kremlin is using the anti-Semitism card falsely to delegitimize the Ukrainian revolution, which is distancing Ukraine from Russia’s sphere of influence.
“It’s bullshit. I never saw any expression of anti-Semitism during the protests, and the claims to the contrary were part of the reason I joined the movement. We’re trying to show that Jews care,” he said.
Still, Delta’s reasons for not revealing his name betray his sense of feeling like an outsider. “If I were Ukrainian, I would have been a hero. But for me it’s better to not reveal my name if I want to keep living here in peace and quiet,” he said.
Fellow Jews have criticized him for working with Svoboda.
“Some asked me if instead of ‘Shalom’ they should now greet me with a ‘Sieg heil.’ I simply find it laughable,” he said.
But he does have frustrations related to being an outsider: “Sometimes I tell myself, ‘What are you doing? This is not your army. This isn’t even your country.’”
He recalls feeling this way during one of the fiercest battles he experienced, which took place last week at Institutskaya Street and left 12 protesters dead.
“The snipers began firing rubber bullets at us. I fired back from my rubber-bullet rifle,” Delta said. “Then they opened live rounds, and my friend caught a bullet in his leg. They shot at us like at a firing range. I wasn’t ready for a last stand. I carried my friend and ordered my troops to fall back. They’re scared kids. I gave them some cash for phone calls and told them to take off their uniform and run away until further instructions. I didn’t want to see anyone else die that day.”
Currently, the Blue Helmets are carrying out police work that include patrols and preventing looting and vandalism in a city of 3 million struggling to climb out of the chaos that engulfed it for the past three months.
But Delta has another, more ambitious, project: He and Azman are organizing the airborne evacuation of seriously wounded protesters — none of them Jewish — for critical operations in Israel. Azman says he hopes the plane of 17 patients will take off next week, with funding from private donors and with help from Ukraine’s ambassador to Israel.
One of the patients, a 19-year-old woman, was wounded at Institutskaya by a bullet that penetrated her eye and is lodged inside her brain, according to Delta.
“The doctor told me that another millimeter to either direction and she would be dead,” Delta said. “And I told him it was the work of Hakadosh Baruch Hu.”


Cnaan Liphshiz is JTA's news and features correspondent in Europe. Based in the Netherlands, he covers the mosaic of cultures, languages and traditions that is European Jewry. Born in Israel, he used to work as foireign news editor for Ma'ariv and as a reporter for Haaretz.


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Ucraina, la strategia della tensione

di Manlio Dinucci | da il Manifesto, 4 marzo 2014

La guerra per il controllo dell’Ucraina è iniziata: con una possente psyop, operazione di guerra psicologica, in cui vengono usate le sperimentate armi di distrazione di massa. Le immagini con cui la televisione bombarda le nostre menti ci mostrano militari russi che occupano la Crimea. Nessun dubbio, quindi, su chi sia l’aggressore. Ci vengono però nascoste altre immagini, come quella del segretario del partito comunista ucraino di Leopoli, Rotislav Vasilko, torturato da neonazisti che brandivano una croce di legno. Gli stessi che assaltano le sinagoghe al grido di «Heil Hitler», risuscitando il pogrom del 1941. Gli stessi finanziati e addestrati per anni, attraverso servizi segreti e loro «Ong», dagli Usa e dalla Nato. Lo stesso è stato fatto in Libia e si sta facendo in Siria, utilizzando gruppi islamici fino a poco prima definiti terroristi.

Dieci anni fa documentavamo sul manifesto (v. In Ucraina il dollaro va alle elezioni, 2004) come Washington avesse finanziato e organizzato, attraverso «Ong» specializzate, la «rivoluzione arancione» e l’ascesa alla presidenza di Viktor Yushchenko, che voleva portare l’Ucraina nella Nato. Sei anni fa, descrivendo l’esercitazione militare «Sea Breeze» tenuta dalla Nato in Ucraina all’insegna della «Partnership per la pace», scrivevamo che «la “brezza di mare” che spira sul Mar Nero preannuncia venti di guerra» (v. Giochi di guerra nel Mar Nero, 2008).

Per capire cosa stia succedendo in Ucraina non basta il fermo immagine di oggi, ci vuole tutto il film. La sequenza dell’espansione ad Est della Nato, che in dieci anni (1999-2009) ha inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia prima alleati dell’Urss, tre dell’ex Urss e due della ex Jugoslavia; che ha spostato le sue basi e forze militari, comprese quelle a capacità nucleare, sempre più a ridosso della Russia, armandole di uno «scudo» anti-missili (strumento non di difesa ma di offesa). Ciò, nonostante i ripetuti avvertimenti di Mosca, ignorati o derisi come «sorpassati stereotipi della guerra fredda».

La vera posta in gioco, in questa escalation, non è l’adesione dell’Ucraina alla Ue, ma l’annessione dell’Ucraina alla Nato. Quella Usa/Nato è una vera e propria strategia della tensione che, al di là dell’Europa, mira a ridimensionare la potenza che ha conservato la maggior parte del territorio e delle risorse dell’Urss, che si è ripresa dalla crisi economica del dopo guerra fredda, che ha rilanciato la sua politica estera (v. il ruolo svolto in Siria), che si è riavvicinata alla Cina creando una potenziale alleanza in grado di contrapporsi alla superpotenza statunitense. Attraverso tale strategia si spinge la Russia (come venne fatto con l’Urss) a una sempre più costosa corsa agli armamenti, con l’obiettivo di fiaccarla accrescendone le difficoltà economiche interne che gravano sulla maggioranza della popolazione, stringendola alle corde perché reagisca militarmente e possa essere messa al bando dalle «grandi democrazie» (da qui la minaccia di escluderla dal G8).

La rappresentante Usa all’Onu Samantha Power, paladina della «responsabilità di proteggere» spettante agli Stati uniti per diritto divino, ha chiesto l’invio di osservatori Osce in Ucraina. Gli stessi che – guidati da William Walker, già agente dell’intelligence Usa in Salvador – nel 1998/99 fecero da copertura alla Cia in Kosovo, fornendo all’Uck istruzioni e telefoni satellitari per la guerra che la Nato stava per lanciare. Per 78 giorni, decollando soprattutto dalle basi italiane, 1100 aerei effettuarono 38mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili. La guerra terminò con gli accordi di Kumanovo, che prevedevano un Kosovo largamente autonomo, presidiato dalla Nato, ma sempre all’interno della Federazione jugoslava. Accordi stracciati nel 2008 con l’autoproclamata indipendenza del Kosovo, riconosciuta dalla Nato. Quella che oggi accusa la Russia di violare in Ucraina il diritto internazionale.



(srpskohrvatski / english / italiano)

Verso il 15.mo anniversario… DO NOT FORGET

1) ОБЕЛЕЖАВАЊЕ 15. ГОДИШЊИЦЕ АГРЕСИЈЕ НАТО ПАКТА / 15th ANNIVERSARY OF NATO AGGRESSION AGAINST F.R. YUGOSLAVIA 
Il programma delle iniziative previste a Belgrado per il 15.mo Anniversario della aggressione NATO 
2) 15-year anniversary of NATO aggression on Yugoslavia (J. Robles / Voice of Russia)
3) Nada ammalata per le bombe (Elena Cardinali / L'Arena)


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Originalni tekst na s-h-om:

ОБЕЛЕЖАВАЊЕ 15. ГОДИШЊИЦЕ АГРЕСИЈЕ НАТО ПАКТА
понедељак, 24 фебруар 2014

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15th ANNIVERSARY OF NATO AGGRESSION AGAINST YUGOSLAVIA (SERBIA AND MONTENEGRO)


NOT TO FORGET

Fifteen years have passed since the beginning of NATO aggression against Serbia and Montenegro (24 March 1999). This aggression resulted in the loss of 4,000 human lives, including 88 children, and 10,000 people were severely wounded. Over two third of these victims were civilians. How many human lives have been lost in the meantime due to the consequences of weapons with depleted uranium, as well as of remaining cluster bombs, will hardly ever be established.

Breaching the basic norms of international law, its own founding act as well as constitutions of member countries, NATO was bombing Serbia and Montenegro during 78 days continuously destroying the economy, infrastructure, public services, radio and TV centers and transmitters, cultural and historical monuments. NATO bears responsibility for polluting the environment and endangering the health of present and future generations. Economic damage caused by the aggression is estimated at over USD 120 billion. War damage compensation has not yet been claimed, and judgments ruled by our court, by which the leaders of aggressor countries were convicted for the crimes against peace and humanity, were annulled after the coup d’état in 2000.

Governments of aggressor countries seized and occupied the Province of Kosovo and Metohija, and then formally delivered it to former terrorists, separatists and international organized crime bosses. An American military base was established in the Province – “Bondstill”, one of the largest beyond the U.S. territory.

After the aggression, over 250,000 Serbs and other non-Albanians have been forced out the Province of Kosovo and Metohija; even today, 15 years later they are not allowed to return freely and safely to their homes. Ethnic cleansing and even drastic change of ethnic population structure are tolerated by so called international community if only to the detriment of Serbs. The remaining Serbian population in the Province of about 120.000 continues to live in fear and uncertainty. Attacks upon Serbs, detentions and killings, including liquidations of their political leaders, have been continuing up to these days, and nobody is held responsible.

NATO aggression against Serbia and Montenegro (FRY) in 1999 is a crime against peace and humanity. It is a precedent and a turning point towards global interventionism, arbitrary violation of the international legal order and the negation of the role of the UN. The “Bondstill” military base is the first and crucial ring in the chain of new American military bases reflecting strategy of expansion towards East, Caspian Basin, Middle East, towards Russia and its Siberia natural resources. Europe has thus got overall militarization and the new edition of the strategy “Drang nach Osten” (“Thrust to the East”). Destabilization and the tragic developments in Ukraine are just the most recent consequence of that strategy.

15 years after objectives of US/NATO military aggression continue to be pursued by other means. Serbia has been blackmailed to de facto recognize illegal secession of its Province of Kosovo and Metohija through so called Brussels negotiations. The most of the puppet states of the former Yugoslavia are much dependant on and indebted to the leading NATO/EU countries, their financial institutions and corporations so that they could hardly be considered independent states but rather neo-colonies. There is no stability in the Balkans, redrawing of borders has not ended, overall situation is dominated by devastated economy, unemployment, social tensions and misery. Europe, particularly its south-east regions, are experiencing profound economic, social and moral crisis.

During and after the aggression, 150 Serb monasteries and churches built in the Middle Ages were destroyed. Killed or abducted were some 3,500 Serbs and other non-Albanians, and fates of many of them have not been established until today. Not even one of the thousands of crimes against Serbs in Kosovo and Metohija got a court clarification. Even such terrorist crimes as was blowing up the “Nis-express” bus on 16 February 2001, when 12 people were killed and 43 wounded, neither the murder of 14 Serb farmers reaping in the field in Staro Gracko, on 23 July 2009 remained without thorough investigation, be it by UNMIK, be it by EULEX, or by any other of so many structures of the so called international community.

The Swiss senator, Dick Marty, revealed documented report on trafficking in human organs of Serbs abducted in Kosovo and Metohija. The Parliamentary Assembly of the Council of Europe, the oldest European democratic institution, adopted his Report as the official CE document. Although all factors stand verbally for an efficient investigation and bringing the perpetrators to justice, for many years now there have been no results whatsoever. The documentation on human organ trafficking submitted to The Hague Tribunal had been – destroyed!

The Belgrade Forum for a World of Equals, with support of other non-partisan and independent associations from Serbia, from the region and from the Serb Diaspora throughout the world, are organizing a number of activities under the common title “NOT TO FORGET”, with the aim to remind domestic and international public of human loss, destructions and other consequences of NATO aggression.

On Friday, 21 March 2014 at 6 p.m., in Sava Conference Centre, Belgrade (Milentija Popovica No. 1) an opening ceremony will launch a photographic exhibition presenting consequences of NATO aggression.

On Saturday, March 22 and on Sunday, March 23rd, 2014, International conference “Global Peace vs. Global Interventionism and Imperialism” will be held (Sava Conference Centre. Conference starts at 10 a.m. Some 100 prominent personalities from all over the world have confirmed their participation.

On Monday, March 24th, 2014, at 09.30 a.m., the International Memorial Marathon Belgrade-Hilandar will start in front of Saint Sava Church.

The same day, at 11 a.m., civic associations, representatives of Serb Diaspora, guests from abroad and individuals will lay flowers at the monument to children - victims of the aggression, in the Tašmajdan park, and the same day at 12 a.m. flowers will be laid at the Monument to all victims of the aggression, Friendship park, Ušće, New Belgrade.

THE BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS
THE VETERANS ALIANCE OF SERBIA (SUBNOR)
THE CLUB OF GENERALS AND ADMIRALS OF SERBIA


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15-year anniversary of NATO aggression on Yugoslavia

John Robles - 27 February 2014

In March 1999, at the direction of the United States of America, NATO engaged in its first act of illegal aggressive war, beginning what can only be called the “dark age of intervention” in which we are living today. The fact that NATO was allowed to get away with the aggression on Serbia and Montenegro emboldened US/NATO and the US military industrial intelligence banking complex and since that day, under a doctrine of Responsibility to Protect, Humanitarian Interventionism, Preventive War and then the all encompassing “War on Terror”, US/NATO have proceeded to destroy country after country and do away with leaders that they have not found to be submissive enough to their will.

The events of 9-11-2001 were a watershed moment for the geopolitical architects and served as a catalyst to allow them to expand their military machine to every corner of the world and invade countries at will and conduct operations with complete disregard for international law and accepted international norms.
In light of the 15th Anniversary of the NATO aggression the Belgrade Forum for a World of Equals and other independent Civic associations in Serbia will hold an international conference from the 21st to the 24th of March 2014. The conference will gather 100 prominent intellectuals from all over the world, in addition to those from Serbia, Montenegro, the Republica Srpska and 10 to 15 guests from Russia, including Academician and retired Russian Army General Leonid Ivashov. The conference will also include the participation of the Veterans Alliance of Serbia and the Club of Generals and Admirals of Serbia.


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Una sessantenne serba colpita da leucemia dopo la guerra si sta curando al Policlinico di BorgoRoma

Nada ammalata per le bombe

L'ARENA Quotidiano di verona
Lunedì 24 Febbraio 2014

Migliaia di serbi contaminati dalla«pioggia» di radiazioni caduta nel 1999

Elena Cardinali

È venuta a Verona dalla Serbia a curarsi la leucemia contratta dopo essere stata contaminata dalle radiazioni delle bombe all’uranio impoverito sganciate sul suo Paese nel 1999. Furono 77 giorni di incursioni aeree della Nato. Oggi la popolazione serba paga ancora le conseguenze di quella guerra, frettolosamente archiviata dalle cronache, in termini di malattie morti per cancro e leucemie.
Nada V., 60 anni, è una di loro. Un anno e mezzo fa scoprì di essere affetta da una forma acuta di leucemia. L’unica speranza di sopravvivenza era un trapianto di midollo osseo e cure specifiche. Così, informata da un connazionale, Zoran, di 54anni, pure lui ammalatosi di leucemia e salvato grazie alle cure degli specialisti del Policlinico di BorgoRoma, è approdata a sua volta nell’ospedale scaligero. A raccontare la sua odissea è un’amica e connazionale, Biljana Dautovic, che dal 1991 vive a Verona, a Ca’ di David, con il marito.«Nada è stata per circa un anno e mezzo a casa mia, dentro e fuori l’ospedale», racconta, «e ora si trova in una struttura d’accoglienza per malati. Lei ha fatto il trapianto di midollo l’anno scorso ma deve ancora sottoporsi a cure specifiche. Per potersi pagare l’ospedale ha venduto anche la casa in Serbia ma probabilmente l’importo ricavato non sarà sufficiente a pagare tutto. Deve dare all’ospedale 80.000 euro e non ha tutta la somma. Devo dire che Nada è stata trattata con grande professionalità dai medici e dagli infermieri. Ripete spesso di aver avuto fortuna a capitare in un posto come Verona, dove è stata circondata di umanità. Farà il possibile per pagare quello che deve ma se potesse trovare qualche aiuto, dico io, sarebbe un gesto straordinario».
A queste preoccupazioni, continua Biljana, per Nada si aggiunge quella, molto grande, del figlio disabile di 35 anni, in coma vegetativo persistente, che ha in casa. E tutta la sua speranza è di riuscire a vivere ancora qualche anno per consentire al figlio di restare il più a lungo possibile a casa prima di essere confinato in una struttura per cronici dove, con tutta probabilità, non riuscirebbe a sopravvivere più di tanto.
Zoran, il paziente salvato, è riuscito ad affrontare le spese perchè la sorella si è sobbarcata un oneroso mutuo. «In Serbia Zoran era finito in ospedale con altri 17 ammalati come lui», racconta Biljana. «Lui è riuscito a trovare la strada per venire a Verona ma tutti gli altri suoi compagni di sventura sono morti tutti nel giro di poco tempo».
Biljana è stata una testimone dei bombardamenti della Nato. «Vivevo a Kraljevo, nella Serbia centrale. La sera del 23 marzo del 1999 la città fu sconvolta da una botta tremenda, come se ci fosse il terremoto. Invece erano i missili della Nato sparati contro il vicino aeroporto militare. A Belgrado in quegli stessi giorni quei missili hanno devastato tutto, ponti, case, fabbriche, anche il giornale locale. In 77 giorni ci hanno scaricato addosso una pioggia di bombe all’uranio impoverito e poi hanno utilizzato anche altre bombe, molte delle quali sono rimaste inesplose nel terreno. Ci sono milioni di metri quadri di Serbia ancora da bonificare ma del nostro destino sembra non interessarsi nessuno. Della Serbia si parla pochissimo. È un Paese in ginocchio, dove la gente deve pagarsi tutto, dove non si trovano le medicine per curarsi. L’alternativa è il mercato nero, e quello se lo può permettere solo chi ha un po’ di soldi».
Oggi in Serbia, dice Biljana che segue costantemente le vicende del suo Paese, «si prevedono altri 40.000 malati di tumore. Nel 2001 i malati di leucemia erano più di trentamila e nel 2012 più di 37.000. Solo quest’anno si prevedono almeno 22.000 vittime di leucemie e tumori».


--- COMMENTI:

A. Tarozzi: << Se si tratta di leucemia ho qualche dubbio che la colpa sia del DU [uranio impoverito] che produce per lo più Linfoma di Hodgin. Più credibile che sia la conseguenza del bombardamento di depositi di sostanze tossiche […] La precisione in questo caso è quanto mai opportuna ad evitare le ''smentite'' ipocrite del caso. >>

G. Vlaic: << Sono più che d'accordo con Alberto. Non credo che si faccia cosa saggia nell'indicare sempre e comunque il DU come sorgente di tutti i possibili tumori, dobbiamo ricordarci che i bombardamenti sugli stabilimenti industriali hanno sversato in atmosfera e nelle falde schifezze di tutti i tipi. Il caso dei lavoratori della Zastava morti di tumore al fegato due-tre anni dopo aver rimosso le macerie dimostra che non è stato il DU… >>

Sui bombardamenti contro le industrie e i depositi chimici, sui bombardamenti al DU e sull'uso di altre armi e modalità di guerra proibite da parte dei paesi della NATO, inclusa l'Italia, nel corso della aggressione della primavera 1999, finalizzata a smembrare ciò che restava della Jugoslavia ed a strapparle la provincia del Kosovo creando un narco-Stato sotto tutela coloniale, si veda la documentazione alle nostre pagine dedicate: 
ATTI DEL CONVEGNO "TARGET" (Vicenza 2009) ED ALTRA DOCUMENTAZIONE: https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/ATTI/atti.html




La guerra, tendenza strutturale del capitalismo

1) Milano 9/3: L'Europa, che non vogliamo
2) La strada della guerra (Jorge Cadima)
3) La nuova strategia di guerra della Nato (Manlio Dinucci)


VEDI ANCHE: 

VIDEO: Il Capro espiatorio

How to Make a Bad Situation Worse
An expert at Berlin's Institute for International and Security Affairs (SWP) is warning against an expansion of German-European military missions…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58725

Wie man schlechte Situationen verschlimmert
Ein Experte der Berliner Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) warnt vor einer Ausweitung deutsch-europäischer Militäreinsätze…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58809


=== 1 ===

La UE sta agendo come forza imperialista nei confronti di numerosi Paesi: in medio oriente (Siria), in Africa (la Libia, il Mali, il Centrafrica, etc) e nella stessa Europa orientale (già in Jugoslavia ora in Ucraina e altri paesi ex URSS). Queste azioni sono azioni di guerra, alcune volte palesi altre mascherate, minando la sovranità nazionale, portando morte, miseria e distruzione ai popoli di questi Paesi. Riceviamo e volentieri vi inoltriamo l'invito a questa interessante iniziativa:

L'Europa,
che non vogliamo

domenica 9 marzo 2014
alle ore 15.30
presso la Casa Rossa
via Monte Lungo 2  - Milano
[MM1 Turro]

Relazioni di

Michele D’Arasmo   Ex console onorario di Bielorussia
Spartaco Puttini     Ricercatore
 
seguirà
aperitivo popolare in sostegno alla causa
 
via Monte Lungo 2 – Milano [Metropolitana MM1 Turro]
per info:
cell. 3383899559 - e-mail lacasarossamilano@...
web casa-rossa.blogspot.it


=== 2 ===


La strada della guerra

di Jorge Cadima | da “Avante”, settimanale del Partito Comunista Portoghese
Traduzione di Marx21.it

Dall'Ucraina al Venezuela, dall'Africa e dal Medio Oriente ai mari della Cina, si moltiplicano i segnali che la tendenza predominante delle potenze imperialiste è per la guerra generalizzata, l'autoritarismo più violento e il fascismo. Sia attraverso l'aggressione aperta e diretta, sia attraverso gruppi di mercenari al soldo, gli imperialismi in crisi sistemica sono in guerra aperta contro i popoli e in guerra mascherata tra loro, come ancora recentemente ha dimostrato la telefonata della “diplomatica” degli Stati Uniti Victoria Nuland al suo ambasciatore a Kiev. Nella lotta contro governi che si azzardano a dar prova di sovranità, ricorrono a paleo-fascisti, il cui legame diretto con le orde naziste della II Guerra mondiale nessuno può contestare. Come i il fondamentalismo religioso più retrogrado e reazionario è apprezzato in Libia e in Siria, anche l'antisemitismo dei fascisti ucraini diventa “europeo” e “democratico”. La signora Nuland ha confessato in una Conferenza Internazionale delle Trattative patrocinata dalla Chevron (13.12.13) che negli ultimi 20 anni gli USA hanno speso più di cinque miliardi di dollari per sovvenzionare la sovversione in Ucraina. Mentre sono ritirati gli aiuti alimentari ai nordamericani in condizione di fame perché “non hanno denaro”.

Chi pensa che ciò sia un'esagerazione farebbe bene ad ascoltare qualcuno che viene dal cuore del sistema e ne conosce le viscere, sebbene sia oggi un dissidente. Paul Craig Roberts (PCR) ha fatto parte dei governi di Ronald Reagan ed è stato vicedirettore del Wall Street Journal. Oggi scrive che “l'Unione Sovietica rappresentava un ostacolo al potere degli USA. Il collasso sovietico ha consentito l'offensiva neo-conservatrice per l'egemonia mondiale degli USA. La Russia sotto Putin, la Cina e l'Iran sono gli unici ostacoli all'agenda neo-conservatrice. I missili nucleari della Russia e la sua tecnologia militare trasformano la Russia nel più forte ostacolo militare all'egemonia degli USA. Per neutralizzare la Russia, gli USA hanno infranto accordi […], hanno allargato la NATO a parti prima integranti dell'impero sovietico […] e Washington ha modificato la sua dottrina della guerra nucleare per permettere un attacco nucleare iniziale. […] L'esito probabile dell'audace minaccia strategica con cui Washington si sta confrontando con la Russia sarà la guerra nucleare” (14.2.14). Con il titolo “Washington spinge il mondo verso la guerra”, PCR scrive (14.12.13): “la guerra fatale per l'umanità è la guerra con la Russia e la Cina a cui Washington sta spingendo gli USA e gli stati fantocci di Washington nella NATO e in Asia. […] L'unica ragione per cui Washington vuole installare basi militari e missili alle frontiere della Russia è per negare alla Russia la possibilità di resistere all'egemonia di Washington. La Russia non ha minacciato i suoi vicini e […] è stata estremamente passiva di fronte alle provocazioni degli Stati Uniti. Ciò sta cambiando […] ed è evidentemente chiaro al governo russo che Washington sta preparando un attacco iniziale demolitore contro la Russia. […] L'atteggiamento militare aggressivo di Washington nei confronti della Russia e della Cina rivela un'auto-fiducia estrema che solitamente conduce alla guerra”. Sull'Ucraina, scriveva PCR già mesi fa (4.12.13): “L'UE vuole che l'Ucraina aderisca perché l'Ucraina possa essere saccheggiata, come lo sono state la Lettonia, la Grecia, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e il Portogallo. […] Gli USA vogliono l'adesione dell'Ucraina per potervi posizionare basi missilistiche contro la Russia”.

L'ex governante di Reagan non riconosce che l'ostacolo decisivo al bellicismo imperialista è la lotta dei popoli. Ma è più lucido di molti che si dichiarano “di sinistra”, quando avverte la Cina e la Russia contro illusioni e concessioni. “E' poco probabile che la Cina si lasci intimidire, ma potrebbe essere insidiata se la sua riforma economica aprisse l'economia cinese alla manipolazione occidentale” dice PCR (4.12.13), che mette in guardia anche dalla “quinta colonna” di “laureati che gli USA programmano di far tornare in Cina”. Ed è caustico con la tolleranza della Russia e dell'Ucraina “che scioccamente hanno permesso che un grande numero di ONG finanziate dagli USA agissero come agenti di Washington sotto la copertura di “organizzazioni per i diritti umani”, “costruttori della democrazia”, ecc” (14.2.13). Le illusioni sulla natura dell'imperialismo e sul tradimento di aspiranti impiegati ricchi si pagano caro. I popoli del mondo hanno già pagato un prezzo sufficientemente elevato.


=== 3 ===

RIUNITI A BRUXELLES I MINISTRI DELLA DIFESA

La nuova strategia di guerra della Nato 

Manlio Dinucci
su Il Manifesto del 28 febbraio 2014

Una Pinotti raggiante di gioia, per la sua prima volta alla Nato (il sogno di una vita), ha partecipato alla riunione dei ministri della difesa svoltasi il 26-27 febbraio al quartier generale di Bruxelles. 
Primo punto all’ordine del giorno l’Ucraina, con la quale –  sottolineano i ministri nella loro dichiarazione – la Nato ha una «distintiva partnership» nel cui quadro continua ad «assisterla per la realizzazione delle riforme». Prioritaria «la cooperazione militare» (grimaldello con cui la Nato è penetrata in Ucraina). I ministri «lodano le forze armate ucraine per non essere intervenute nella crisi politica» (lasciando così mano libera ai gruppi armati) e ribadiscono che per «la sicurezza euro-atlantica» è fondamentale una «Ucraina stabile» (ossia stabilmente sotto la Nato). 

I ministri hanno quindi trattato il tema centrale della Connected Forces Initiative, la quale prevede una intensificazione dell’addestramento e delle esercitazioni che, unitamente all’uso di tecnologie militari sempre più avanzate, permetterà alla Nato di mantenere un’alta «prontezza operativa ed efficacia nel combattimento». Per verificare la preparazione, si svolgerà nel 2015 una delle maggiori esercitazioni Nato «dal vivo», con la partecipazione di forze terrestri, marittime e aeree di tutta l’Alleanza. La prima di una serie, che l’Italia si è offerta di ospitare. 

Viene allo stesso tempo potenziata la «Forza di risposta della Nato» che, composta da unità terrestri, aeree e marittime fornite e rotazione dagli alleati, è pronta ad essere proiettata  in qualsiasi momento in qualsiasi teatro bellico. Nell’addestramento dei suoi 13mila uomini, svolge un ruolo chiave il nuovo quartier generale delle Forze per le operazioni speciali che, situato in Belgio, è comandato dal vice-ammiraglio statunitense Sean Pybus dei Navy SEALs. 

La preparazione di queste forze rientra nel nuovo concetto strategico adottato dall’Alleanza, sulla scia del riorientamento strategico statunitense. Per spiegarlo meglio è intervenuto a Bruxelles il segretario alla difesa Chuck Hagel, che ha da poco annunciato un ridimensionamento delle forze terrestri Usa da 520mila e circa 450mila militari. Ma, mentre riduce le truppe, il Pentagono accresce le forze speciali da 66mila a 70mila, con uno stanziamento aggiuntivo di 26 miliardi di dollari per l’addestramento. Gli Usa, spiega Hagel, «non intendono  più essere coinvolti in grandi e prolungate operazioni di stabilità oltremare, sulla scala di quelle dell’Iraq e l’Afghanistan». È il nuovo modo di fare la guerra, condotta in modo coperto attraverso forze speciali infiltrate, droni armati, gruppi (anche esterni) finanziati e armati per destabilizzare il paese, che preparano il terreno all’attacco condotto da forze aeree e navali. La nuova strategia, messa a punto con la guerra di Libia, implica un maggiore coinvolgimento degli alleati.

In tale quadro il ministro Pinotti ha ricevuto l’onore di avere a Bruxelles un colloquio bilaterale col segretario Hagel che, si legge in un comunicato del Pentagono, «ha ringraziato la Pinotti per la sua leadership e per il forte contributo dell’Italia alla Nato, inclusa la missione Isaf». Hagel ha anche espresso il solenne «impegno di continuare a cercare modi per approfondire la relazione bilaterale con l’Italia». C’è da aspettarsi quindi ancora di più dalla «relazione bilaterale» con gli Usa, oltre agli F-35, al Muos di Niscemi, al potenziamento di Sigonella e delle altre basi Usa sul nostro territorio, all’invio di forze italiane nei vari teatri bellici agli ordini di fatto del Pentagono. Soprattutto ora che ministro della difesa è Roberta Pinotti, la cui «leadeship» ha contribuito a far salire l’Italia al decimo posto tra i paesi con le più alte spese militari del mondo: 70 milioni di euro al giorno, secondo il Sipri, mentre si annunciano nuovi tagli alla spesa pubblica. 
 



(english / italiano)

Ukraine: Neo-Nazi Criminal State Looming

1) INIZIATIVE sul golpe euro-fascista in Ucraina ad ANCONA - ROMA - MESSINA
2) La Clinton-Pinchuk Connection (Manlio Dinucci)
3) Ukraine: Neo-Nazi Criminal State Looming (Oriental Review / Global Research)
4) The geopolitical dimensions of the coup in Ukraine (Peter Schwarz / WSWS)
5) DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAI sui recenti sviluppi in Ucraina (su proposta di KKE e DKP)
6) NATO expansion a new ‘Drang Nach Osten’ Doctrine – FM Živadin Jovanović (2nd Part of a VoR interview)
7) TUTTO SCORRE E PASSA. Una minuscola smagliatura nell'apparato di disinformazione strategica della RAI…


READ ALSO / LEGGI ANCHE:

ECCO CHI SONO I GRUPPI D’ASSALTO DELLA RIVOLTA DI KIEV
Ecco la foto del gruppo della Gioventù Nazionalista Ucraina, che ha partecipato ad un corso di addestramento di “terrorismo diversivo”, sotto la guida di istruttori NATO, in un campo militare della base militare atlantica in Estonia, nell’estate del 2006. Alcuni di loro sono stati arrestati proprio in queste settimane per gli scontri a Kiev… 
IL PARADOSSO UCRAINO, NAZIONALISTI ED ESTREMA DESTRA PER L’ UNIONE EUROPEA
Marco Palombo / redazione SibiaLiria

L’UCRAINA È LA NUOVA JUGOSLAVIA
Di ilsimplicissimus (Alberto Capece Minutolo), 7 febbraio 2014

I SOLDI USA PER L’UCRAINA
Di ilsimplicissimus (Alberto Capece Minutolo), 25 febbraio 2014

US, EUROPE STEP UP THREATS AGAINST RUSSIA OVER UKRAINE
By Stefan Steinberg (WSWS), 28 February 2014

RUSSIA UNDER ATTACK
By Paul Craig Roberts, February 14, 2014



=== 1: INIZIATIVE ===


*** ANCONA - 28 febbraio 2014:

ore 17, presso la sede ANPI
Via Palestro 6, Ancona

UCRAINA:
L'UNIONE EUROPEA, LA NATO
E UNA CRISI CHE PUO' ALLARGARSI
AL CUORE DELL'EUROPA

introduce: Fabio Pasquinelli
segr. Federazione PdCI Ancona

Intervengono:

Domenico Losurdo
filosofo, pres. Associazione Marx21

Alessandro Leoni
PRC Toscana, direttivo rivista "Essere Comunisti"

Fausto Sorini
segreteria nazionale PdCI, resp. Dip. Esteri

pdcimarche.wordpress.com


*** ROMA - 4 marzo 2014:

ore 17.30, via Giolitti 231 (Staz. Termini) 

UCRAINA: IL VOLTO FASCISTA DELL'UNIONE EUROPEA

con: Marco Santopadre, Collettivo Militant, Giulietto Chiesa

Organizzano: Rete Dei Comunisti, Collettivo Militant 

Mentre Washington scatena l'ennesima manovra destabilizzante per indebolire il governo venezuelano e giustificare un intervento internazionale contro Caracas, l'UE non esita a utilizzare la manovalanza fascista per mettere le mani sull'Ucraina. L'UE si rappresenta come baluardo della libertà e del progresso, ma nel suo "cortile di casa" l'imperialismo europeo si comporta esattamente come quello a stelle e strisce, utilizzando forze paramilitari di estrema destra e xenofobe per imporre i propri interessi egemonici attraverso un vero e proprio golpe.
Così come negli anni '90 in Jugoslavia, l'establishment dell'UE rischia di provocare un'ennesima guerra civile su basi etniche e religiose, spaccando l'Ucraina e portando il conflitto con Mosca a livelli di non ritorno. Intanto la troika - UE, BCE e FMI - si appresta a stringere il cappio attorno all'Ucraina e ad imporre privatizzazioni e sacrifici in cambio della concessione di "aiuti" che il popolo ucraino pagherà molto cari.

evento facebook: https://www.facebook.com/events/1398751650388335/


*** MESSINA - 7 marzo 2014:

ore 17:00, presso il sindacato Orsa (Stazione Marittima – Salone dei Mosaici – Messina) 

Assemblea preparatoria della manifestazione antifascista

L’EUROPA PRECIPITA VERSO IL FASCISMO

In Ucraina è caccia all’uomo. Dall’aggressione avvenuta alla Verhovnaja Rada contro il gruppo comunista, ad opera dei parlamentari fascisti si è passati al tentativo di eliminazione fisica dei cittadini che ancora credono nella sovranità del loro Paese.
I nazi-fascisti, che fanno da sponda alla formazione di un nuovo governo apertamente reazionario, continuano a incendiare, saccheggiare e colpire le sedi, gli uomini e le donne che non si sottomettono alle loro aspettative.
Tali azioni sono accompagnate da una ondata estremamente pericolosa di isteria anticomunista e antisemita, dalla distruzione ovunque dei monumenti a Lenin e della Grande Guerra Patriottica, dagli attacchi dei banditi alle sedi del partito comunista a Kiev e in altre città, dall’ incendio della casa del segretario Petro Simonenko, dal terrore morale e fisico contro i comunisti, dalle richieste di vietare le attività del Partito Comunista dell'Ucraina e, persino, all’incendio di una sinagoga a di Kiev.
Nel contempo l'Occidente, interferendo apertamente e sfacciatamente negli affari interni di quel paese, sostiene le azioni delle forze di destra (dal momento che esse sono indirizzate a un serio cambiamento della situazione geopolitica in Europa e nel mondo, alla distruzione dei secolari legami economici, culturali e spirituali dei popoli russi e ucraini, degli altri popoli fratelli della ex Unione Sovietica) e puntano a fare dell'Ucraina un protettorato di USA, UE, NATO, del Fondo Monetario Internazionale e delle varie corporazioni multinazionali.
Negli stadi italiani si vedono simboli e segni di chiara matrice fascista e organizzazioni di estrema destra si danno appuntamenti pubblici a sostegno della repressione.
Il capitalismo occidentale foraggia i fascisti per realizzare il sogno di banche e banchieri sostenuti con il sangue del popolo.
Siamo indignati e non possiamo stare inermi davanti allo spudorato sostegno che l'Unione Europea neo-imperialista, la Nato, i nazi-fascisti di Forza Nuova, di Alba Dorata e del British National Party stanno dando alla sovversione .
Un compito gravoso ci aspetta. Chi può e vuole svolgere una funzione positiva, lo faccia adesso. Non c’è tempo da perdere, bisogna agire subito assumendoci ognuno le proprie responsabilità.
L’appello è ai democratici, agli antifascisti, ai giovani partigiani per una grande manifestazione antifascista a Messina.
E nel contempo si invitano i membri del Parlamento italiano ed europeo che intendono restare fedeli alla loro coscienza antifascista di fare tutto quello che è in loro potere per indurre le istituzioni nazionali e internazionali ad una pressione politico-diplomatica volta ad arrestare la corsa verso il precipizio.
NO PASARAN!

Azione Antifascista Messina

http://www.marx21.it/italia/antifascismo/23656-leuropa-precipita-verso-il-fascismo.html


=== 2 ===

La Clinton-Pinchuk Connection

Manlio Dinucci 
su Il manifesto del 23/02/2014

Al tavolo di Kiev in cui è stato negoziato l'accordo formale tra governo, opposizione, Ue e Russia non sedeva ufficialmente alcun rappresentante della potente oligarchia interna che, legata più a Washington e alla Nato che a Bruxelles e alla Ue, spinge l'Ucraina verso l'Occidente. Emblematico il caso di Victor Pinchuk, 54nne magnate dell'acciaio, classificato dalla rivista Forbes tra gli uomini più ricchi del mondo.

La fortuna di Pinchuk inizia quando nel 2002 sposa Olena, figlia di Leonid Kuchma, secondo presidente dell'Ucraina (1994-2005). Nel 2004 l'illustre suocero privatizza il maggiore complesso siderurgico ucraino, quello di Kryvorizhstal, vendendolo alla società Interpipe, di cui il genero è comproprietario, per 800 milioni di dollari, circa un sesto del valore reale. La Interpipe monopolizza in tal modo la fabbricazione di tubazioni in acciaio. Nel 2007 Pinchuk costituisce l'EastOne Group, società di consulenza per investimenti internazionali, che fornisce alle multinazionali tutti gli strumenti per penetrare nelle economie dell'Est. Diviene allo stesso tempo proprietario di quattro canali televisivi e di un popolare tabloid (Fatti e commenti) con una circolazione di oltre un milione di copie. Non trascura però le opere di bene: crea la Victor Pinchuk Foundation, considerata la maggiore «fondazione filantropica» ucraina.

È attraverso questa fondazione che Pinchuk si collega ai Clinton, sostenendo la Clinton Global Initiative stabilita da Bill e Hillary nel 2005, la cui missione è «riunire i leader globali per creare soluzioni innovative alle sfide mondiali più pressanti». Dietro questo altisonante slogan c'è lo scopo reale: creare una rete internazionale di potenti appoggi a Hillary Clinton, la già first lady che, dopo essere stata senatrice di New York nel 2001-2009 e segretaria di stato nel 2009-2013, tenta di nuovo la scalata alla presidenza. La fruttuosa collaborazione inizia nel 2007 quando Bill Clinton ringrazia «Victor e Olena Pinchuk per la loro vigorosa attività sociale e l'appoggio fornito al nostro programma internazionale». Appoggio che Pinchuk concretizza con un primo contributo di 5 milioni di dollari, cui ne seguono altri, alla Clinton Global Initiative. Ciò apre a Pinchuk le porte di Washington: assume per 40mila dollari al mese il lobbista Schoen, che gli organizza una serie di contatti con influenti personaggi, compresa una dozzina di incontri in un anno, tra il 2011 e il 2012, con alti funzionari del Dipartimento di stato. Ciò favorisce anche gli affari, permettendo a Pinchuk di aumentare le esportazioni negli Stati uniti, anche se ora i metallurgici della Pennsylvania e dell'Ohio lo accusano di vendere sottocosto tubi di acciaio negli Usa.

Per rafforzare ulteriormente i legami con gli Stati uniti e l'Occidente, Pinchuk vara la Yalta European Strategy (Yes), «la più grande istituzione sociale di diplomazia pubblica nell'Europa orientale», il cui scopo ufficiale è «aiutare l'Ucraina a svilupparsi in un paese moderno, democratico ed economicamente potente». Grazie alla grossa disponbilità finanziaria di Pinchuk (che solo per festeggiare il suo 50° compleanno in una località sciistica francese ha speso oltre 6 milioni di dollari), la Yes è in grado di tessere una vasta rete di contatti internazionali, che diventa visibile nel meeting annuale organizzato a Yalta. Vi partecipano «oltre 200 politici, diplomatici, statisti, giornalisti, analisti e dirigenti del mondo degli affari provenienti da oltre 20 paesi». Tra questi emergono i nomi di Hillary e Bill Clinton, Condoleezza Rice, Tony Blair, George Soros, Jose Manuel Barroso, Mario Monti (che ha partecipato al meeting dello scorso settembre), ai quali si affiancano personaggi meno noti, ma non per questo meno influenti, tra cui dirigenti del Fondo monetario internazionale. Come ha spiegato Condoleezza Rice al meeting Yes 2012, «le trasformazioni democratiche richiedono tempo e pazienza, richiedono appoggio dall'esterno così come dall'interno». Un'ottima sintesi della strategia che l'Occidente adotta sotto il manto dell'«appoggio dall'esterno» per favorire le «trasformazioni democratiche». Una strategia ormai consolidata, dalla Iugoslavia alla Libia, dalla Siria all'Ucraina: infilare cunei nelle crepe che ogni stato ha, per scardinarne le basi sostenendo o fomentando ribellioni antigovernative (tipo quelle a Kiev, troppo puntuali e organizzate per essere considerate semplicemente spontanee), mentre si scatena una martellante campagna mediatica contro il governo che si vuole abbattere. Per ciò che riguarda l'Ucraina, l'obiettivo è di far crollare lo stato o spaccarlo in due: una parte che entrerebbe nella Nato e nella Ue, un'altra che resterebbe maggiormente collegata alla Russia. In tale quadro si inserisce la Yalta European Strategy dell'oligarca, amico dei Clinton.


=== 3 ===


Ukraine: Neo-Nazi Criminal State Looming

Global Research, February 24, 2014

“There are many who do not know they are fascists
but will find it out when the time comes.”
Ernest Hemingway, For Whom the Bell Tolls

After signing a void agreement on “crisis settlement” on Friday, the situation in Ukraine has rapidly got out of control of its signatories and “witnesses”. No provisions of this document were fulfilled. The legitimate authorities fled (or tried to flee) the country, the governmental buildings in Kiev are taken by the revolutionary mob. The radicals are dictating the new rules to façade opposition “leaders” who desperately try to bridle theMaidan.

What happened to Ukraine on February 21, 2014 is essentially a criminal coup committed by the radical armed anarchists and Ukrainian Nazis who have been enjoying a comprehensive financial, military, diplomatic and even religious support and instigation from the Western power groups for the last two decades. Many of Ukraine’s cities are now falling into the chaos of lootings, unprovoked violence, lynch law and political repressions.

The first signs of upcoming chaos were clearly seen as the Ukrainian authorities wavered at the three-month siege of the centre of Kiev by the radical guerrilla elements from Galicia and local criminal gangs. They watched silently when furious fanatics were burning unarmed riot police Berkut officers alivelynching them and pulling out their eyes. They did nothing to stop frantic “freedom fighters” from storming regional administrationshumiliating the officials and looting police and military arsenals in the West Ukraine. They were paralyzed when unidentified snipers were cool-bloodily killing militia personnel, protesters and casual passer-bys from the roofs of Kiev’s buildings. They even declared amnesty (twice!) to those guilty of the brutal crimes against policemen and public order. Thus Yanukovych’s regime itself paved the way for a sinister ghost of the war-torn Libya to come to Ukraine.

Is the guerrilla side a self-organized and self-indoctrinated popular movement tired of a corrupt and inefficient state? That is hardly the case.

Since the collapse of the Soviet Union the international power groups have invested billions of the Federal Reserve notes (aka US$) into Ukrainian “pro-democratic” NGOs and politicians. While preaching “Ukrainian commitment to the European choice and democratic values” in the meantime they clearly saw that there is no short-term historical perspective for making Ukraine a state hostile to Russia, which is evidently the final goal of the globalist Eastern policy. The stakes were placed on the ultranationalist elements in the Western Ukraine and in the Uniate Church, a minority religious Greek-Catholic community of the Eastern rite, created by the Holy See in XVI century in a desperate attempt to weaken close ties of Rzeczpospolita’s Orthodox with Moscow. Since the early 1990s the Uniates enjoyed silent support of the newly-independent central authorities in Kiev. Theit tactic was to aggressively occupy Orthodox cathedrals on the canonic territory of the Moscow Patriarchate. The last thing the Uniate clergy used to preach in the occupied churches for all these years was the Christian call for repentance and peace. Instead they propagated a new crusade against the Orthodox and directly instigated and justified race-motivated prosecutions and even killings, acting exactly like radical jihadist preachers of the militant pseudo-Islamic sects. Suffice to watch a “Sunday sermon” by Mykhailo Arsenych, the clergyman from a local Uniate church in Ivano-Frankovsk region, Ukraine saying: “Today we are really ready for a revolution.The only effective methods of combat are assassination and terror! We want to be sure that no Chinese, Negro, Jew or Muscovite will try to come and grab our land tomorrow!”


The products of such indoctrination were not long in coming. A number of NATO-sponsored training centers for the Ukrainian ultranationalist militants were opened on the territory of the Baltic states immediately after they joined NATO in 2004. The detailed photo report on a Ukrainian group taking a course of subversive activities at a NATO training center in Estonia in 2006 is available here (texts in Russian).

Abundant financial and human resources were directed to bolster the paramilitary units of the radical UNA-UNSOSvoboda and other ultranationalist organizations in the Ukraine. Since 1990s these thugs were participating in the Chechen and Balkan wars on the side of radical Wahhabi (!) militants and committing war crimes against captured Russian and Serbian soldiers and civilian population. One of the notorious guerilla fighters of the Ukrainian origin in Chechnya, Olexander Muzychko (aka criminal leader Sasha Biliy) today is heading a brigade of “Pravyi Sector”, the radical militant driving force of the ongoing coup d’état in Kiev. According to his “official” biography (linkin Russian), in 1994 he was awarded by the then top commander of terroristIchkeria enclave Dzhohar Dudayev with the order “Hero of Nation” for “outstanding military successes against Russian troops”. His “military skills” were quite specific: he used to lure the Russian units operating in remote Chechen locations to guerilla ambushes. Then he personally participated in tortures and beheadings of the captured Russian soldiers. After returning to the Ukraine in 1995, he led a criminal gang in Rovno. Eventually he was prosecuted and sentences for 8 years term for kidnapping for ransom and attempted assassination of a Ukrainian businessman. He entered politics after release from prison in late 2000s.

After the end of Chechen and Balkan wars the British and American private military contractors were routinely recruiting Ukrainian mercenaries for operations in Afghanistan, Iraq, Syria and elsewhere.The Britam Defense scandal revealed the way and scale of how the Ukrainian personnel of the private military contractors were used in provocative clandestine actions to meet Western political goals in the Middle East. Many of them were sent to Kiev to make the job they are paid for – to target both policemen and protesters on “Euromaidan” from the roofs of surrounding buildings.

The real leaders of the protest have already clearly expressed their radical views to the European press (read e.g. the interview with the Pravyi Sector leader Dmitro Yarosh and several recent Guardian’s publications here and here).

That is the sort of people the half-hearted European politicians are about to deal with in the Ukraine. These fanatics are the real authority in today’s Kiev seized by the marauding mobs. They have torn the Friday’s agreement signed by four Ukrainian “leaders” and three European officials before the ink was dry on this paper. Their treatment of Yulia Timoshenko after her emotional speech on the Maidan Saturday night has clearly shown that her nomination de facto head of failing Ukrainian state would be their decision. Latest Western advice to financially support Ukraine with the IMF and the EU funds suggest that they have chosen to buy the loyalty of the ultranationalists for the transition period. Therefore, the ongoing Western policy of appeasement towards the radical insurgents in Kiev very much resembles the Anglo-American connivance in Hitler’s accession to power in Germany in 1933 and the rise of the Third Reich. But if the Western elitist groups suppose that the Neo-Nazi project that they have carefully cherished and supported in Ukraine for decades, would be controlled by political means and set against Russia, they are deadly wrong.After facing furious resistance and blowback at the East and South of the Ukraine, the radical Nazi ideological avalanche encouraged by the illusion of success in Kiev would inevitably enter the degrading European political landscape where the neo-Nazi and hooligan outbreaks are already a notable destabilizing factor. Their established links with the Islamist underground in Europe add another sinister dimension to the murky European future.

Is it the price the Europeans are ready to pay for bringing its eastern neighbors into the “family of civilized nations”?



[IMAGE: Olexander Muzychko today in Kiev (left) and in Chechnya in 1994. ]


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The geopolitical dimensions of the coup in Ukraine

By Peter Schwarz 
27 February 2014

“When the Soviet Union was collapsing in late 1991, Dick wanted to see the dismantlement not only of the Soviet Union and the Russian empire but of Russia itself, so it could never again be a threat to the rest of the world,” wrote former US Secretary of Defense Robert Gates in his recently published memoirs. Gates was referring to the then-Secretary of Defense, and later US Vice President, Dick Cheney.

The statement sheds light on the geopolitical dimensions of the recent putsch in Ukraine. What is at stake is not so much domestic issues—and not at all the fight against corruption and democracy—but rather an international struggle for power and influence that stretches back a quarter of a century.

The Financial Times places the recent events in Ukraine in the same light. In an editorial on February 23, it wrote: “For a quarter of a century this huge territory perched precariously between the EU and Russia has been the object of a geopolitical contest between the Kremlin and the west.” In 2008, a clumsy attempt by President George W. Bush failed to draw the former Soviet republics of Ukraine and Georgia into NATO, “But the Maidan revolution now offers a second chance for all parties to reconsider the status of Ukraine on the fault line of Europe.”

The dissolution of the Soviet Union in December 1991 was an unexpected gift to the imperialist powers. The October Revolution in 1917 had removed a considerable part of the world’s surface from the sphere of capitalist exploitation. This was regarded as a threat by the international bourgeoisie, even long after the Stalinist bureaucracy betrayed the goal of world socialist revolution and murdered an entire generation of Marxist revolutionaries. In addition, the economic and military strength of the Soviet Union presented an obstacle to US world hegemony.

The dissolution of the Soviet Union and the introduction of the capitalist market created conditions for the social wealth created by generations of workers to be plundered by a handful of oligarchs and international finance. The social gains made in the field of education, health care, culture and infrastructure were smashed and left to decline.

This was not enough, however, for the US and the major European powers. They were intent on ensuring that Russia could never again threaten their global hegemony, as is made clear in the above cited statement of Dick Cheney.

By 2009 the US-dominated NATO military alliance had absorbed into its ranks almost all of the East European countries that had once belonged to the sphere of influence of the Soviet Union. But attempts to incorporate former Soviet republics into NATO failed—with the exception of the three Baltic states Estonia, Latvia and Lithuania—due to resistance from Moscow. Ukraine, with its 46 million inhabitants and its strategic location situated between Russia, Europe, the Black Sea and the Caucasus, invariably was at the centre of these attempts.

As far back as 1997, former US National Security Advisor Zbigniew Brzezinski wrote that without Ukraine, any attempt by Moscow to rebuild its influence on the territory of the former Soviet Union was doomed to fail. The core thesis of his book The Grand Chessboard is that America’s capacity to exercise global primacy depends on whether America can prevent the emergence of a dominant and antagonistic power on the Eurasian landmass. (See: “The power struggle in Ukraine and America's strategy of domination”)

In 2004 the US and the European powers supported and financed the “Orange Revolution” in Ukraine that brought a pro-western government to power. The regime rapidly broke apart, however, due to internal strife. The attempt in 2008 to draw Georgia into NATO by provoking a military confrontation with Russia also failed.

Now the US and its European allies are intent to use the putsch in Ukraine to once again destabilize other former Soviet republics as well and draw them into their own sphere of influence. In so doing they risk an open armed conflict with Russia.

Under the headline “After Ukraine, the West Makes Its Move for the Russian Periphery,” the Stratfor think tank, which has close links to the US secret services, writes: “The West wants to parlay the success of supporting Ukraine’s anti-government protesters into a broader, region-wide campaign.”

“A Georgian delegation is currently visiting Washington, and the country’s prime minister, Irakli Garibashvili, is scheduled to meet with U.S. President Barack Obama, Vice President Joe Biden and Secretary of State John Kerry this week,” Stratfor reports. Moldovan Prime Minister Iurie Leanca is also scheduled to visit the White House for a meeting with US Vice President Joe Biden on March 3. “High on the agenda of both visits are the countries’ prospects for Western integration—in other words, how to bring them closer to the United States and the European Union and further from Russia.”

Lilia Shetsova from the US foundation Carnegie Endowment for International Peace (sic) in Moscow, also argues that the coup in Ukraine be extended to other countries and Russia itself. “Ukraine has become the weakest link in the post-Soviet chain,” she writes in a comment for the Süddeutsche Zeitung. “We should keep in mind that similar upheavals in other countries are possible.”

Shetsova stresses a feature of the Ukrainian revolution that she wants to retain at all costs: the mobilization of militant fascist forces. “Yanukovych’s downfall is essentially due to the ‘radical elements’ on the Maidan, including among others, the Right Sector, which have become a serious political force.” She continues: “Ukraine’s future will depend on whether the Ukrainians can maintain the Maidan.”

The “radical elements” which Shetsova wants to retain at all costs are armed fascist militias, which base themselves on the vilest traditions of Ukrainian history: the pogroms and mass murder of Jews and Communists carried out during the Second World War. The future role of these fascist militias will be to terrorize and intimidate the working class.

It took just a few hours for the reactionary social content of the upheaval in Ukraine to become clear. The “European values ” allegedly brought to the country by overthrow of the old regime consist of massive attacks on the already impoverished working class. As a condition for loans the country urgently needs to prevent impending bankruptcy, the IMF is demanding the floating of the exchange rate of the hryvna, a brutal austerity program and a six-fold increase in the price of household gas prices.

The floating of the country’s currency will lead to raging inflation, a corresponding increase in the cost of living, and the destruction of any remaining savings by ordinary Ukrainians. The austerity program will be primarily directed against pensions and social spending and the increase in gas prices will mean that many families cannot heat their homes.

Ukraine is to be reduced to a country where well-trained workers and professionals earn wages far below those currently paid in China. This is of especial interest for Germany, Ukraine’s second largest trading partner (after Russia) and, with a volume of $7.4 billion, the second largest investor in the country.

While for the United States the isolation of Russia stands in the foreground, Germany is interested in the economic benefits of Ukraine, which it has already militarily occupied twice, in 1918 and 1941. It wants to exploit the country as a cheap labor platform and use it to drive down wages in Eastern Europe and Germany even further.

According to statistics compiled by the German Economic Institute, labor costs in Ukraine are at the low end of the international scale. At €2.50 per hour worked, average labor costs (gross wages plus other costs) for workers and clerical employees are already well below those of China (€3.17), Poland (€6.46) and Spain (€21.88). In Germany, an hour of labor costs €35.66, i.e 14 times as much.

The Ukrainian Statistical Office estimates the average monthly wage at 3,073 hryvna (€220). Academics are also very poorly paid.

Former President Yanukovych himself was a representative of Ukrainian oligarchs. He only turned down the Association Agreement with the EU because he feared he would not politically survive the social consequences. Now his downfall serves as a pretext to introduce a level of poverty and exploitation totally incompatible with democratic norms and will lead to new social uprisings. It is precisely in order to suppress future social unrest that the fascist militias are to be retained.



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www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 26-02-14 - n. 487

Dichiarazione congiunta dei Partiti comunisti e operai sui recenti sviluppi in Ucraina (su proposta di KKE e DKP)

Dichiarazione sugli sviluppi reazionari in Ucraina

Firmatari in calce | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

26/02/2014

I recenti e drammatici sviluppi in Ucraina non rappresentano la "vittoria della democrazia" da parte di presunti "rivoluzionari", come viene descritta dai mass media di Stati uniti ed Unione europea, ma sono uno sviluppo pericoloso, soprattutto per lo stesso popolo ucraino.

Le forze politiche reazionarie, eredi ideologiche dei nazisti, sono salite politicamente in "superficie" con l'assistenza dell'Ue e degli Usa. Queste sono le forze che oltre a distruggere le sedi dei loro avversari, hanno in programma le persecuzioni politiche e la messa al bando di partiti, soprattutto nei confronti dei comunisti, e una legislazione razzista a scapito della popolazione di lingua russa, come quella in vigore da 20 anni nei paesi del Baltico "europeo", con il palese sostegno politico dell'Ue.

I Partiti comunisti e operai firmatari di questa dichiarazione congiunta:

Esprimono la loro solidarietà e sostegno ai comunisti di Ucraina, innanzitutto a quelli che in molti casi sono andati per le strade a difendere i monumenti di Lenin e antifascisti, divenuti "bersagli" della "pulizia" ideologica della storia portata avanti dai gruppi nazionalisti-fascisti armati.

Denunciano gli Usa e l'Ue per il loro coinvolgimento palese negli affari interni dell'Ucraina, per il sostegno diretto che hanno fornito e stanno fornendo ai gruppi fascisti armati, sostenendo il revanscismo storico contro l'esito della II Guerra mondiale, convertendo l'anti-comunismo in politica ufficiale, come abbellendo i gruppi fascisti, la loro ideologia e attività criminale, promuovendo la divisione del popolo dell'Ucraina con persecuzioni pianificate nei confronti della parte russofona.

Sottolineano la pericolosità delle posizioni delle forze opportuniste, che seminano illusioni sulla possibilità che possa esistere un'altra e "migliore Ue", " un diverso e migliore accordo d'associazione dell'Ue con l'Ucraina". L'Ue, come ogni unione capitalista inter-statale, è un'alleanza predatoria dal carattere profondamente reazionario, non può diventare filo-popolare, ma essa agisce e continuerà ad agire contro i diritti dei lavoratori e dei popoli.

Notiamo che gli sviluppi in Ucraina sono connessi all'intervento dell'Ue e degli Usa, sono il risultato della forte competizione tra queste potenze e la Russia per il controllo dei mercati, delle materie prime e delle reti di trasporto del paese. Tuttavia il popolo ucraino, come tutti gli altri popoli d'Europa, non ha interessi a schierarsi con l'uno o l'altro imperialista, con l'una o l'altra alleanza predatoria.

Gli interessi della classe operaia e degli strati popolari dell'Ucraina consistono nell'impedire di essere "intrappolati" in logiche di divisione nazionalista, sulla base di particolarismi etnici, linguistici e religiosi, e nel dare la priorità ai loro comuni interessi di classe, al tracciare il loro percorso di lotta di classe, per i loro diritti e per il socialismo. Il socialismo continua ad essere più opportuno e necessario che mai. Questa è la prospettiva da cui affrontare qualunque unione capitalista inter-statale, per spianare la strada ad un'economia e una società che non operino sulla base del profitto, ma sulle necessità dei lavoratori.

Partito Comunista d'Albania 
Tribuna Democratica Progressista, Bahrain 
Partito dei Lavoratori del Bangladesh 
Partito Comunista del Canada 
Partito Comunista in Danimarca 
Partito Comunista Tedesco 
Partito Comunista Unificato di Georgia 
Partito Comunista di Grecia 
Partito Comunista Giordano 
Partito Comunista del Messico 
Partito Comunista di Norvegia 
Partito Comunista di Polonia 
Partito Comunista Portoghese 
Partito Comunista della Federazione Russa 
Partito Comunista Operaio di Russia 
Partito Comunista dell'Unione Sovietica 
Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia 
Partito Comunista di Svezia 
Partito Comunista di Turchia 
Unione dei Comunisti di Ucraina
 
Partiti non sulla lista Solidnet

Partito del Lavoro d'Austria 
Polo della Rinascita Comunista in Francia


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The following is the second part of a Voice of Russia interview with former Yugoslav FM Živadin Jovanović


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