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(english / italiano)

Operazione OLUJA: La Croazia più nera festeggia i suoi delitti

1. La Croazia più nera festeggia i suoi delitti (G. Scotti)

2. Ten years on, Croatian Serb refugees have no hope of return (F. Rodic)
3. More links


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http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/09-Agosto-2005/art81.html

il manifesto - 09 Agosto 2005 REPORTAGE

La Croazia più nera festeggia i suoi delitti

Ustascia e fascisti a Knin inneggiano alla sanguinosa pulizia etnica
del `95


La cacciata dalla Krajina dei civili serbi - i profughi furono oltre
300mila - si protrasse per una decina di giorni, durante i quali i
militari croati saccheggiarono, uccisero, fecero saltare o
incendiarono le case dei serbi, massacrando quasi tutti i civili che,
per vecchiaia, malattie o altri motivi erano rimasti nelle case
GIACOMO SCOTTI

KNIN - Nel 1991, su un territorio di oltre diecimila chilometri
quadrati comprendente le regioni croate della Lika, Kordun e Banija
abitate sin dal XV secolo da popolazioni serbo-ortodosse fuggite dai
territori invasi dai turchi, fu costituita la secessionista
«Repubblica serba di Krajina». Con l'operazione «Tempesta»,
protrattasi dalle 5 del mattino del 4 agosto 1995 alle ore 18 del 7
agosto, un esercito croato di 150mila uomini invase ed occupò quel
territorio, ripulendolo dell'intera popolazione che in interminabili
colonne abbandonò i campi, le case, le greggi, ogni bene, perfino i
pasti ancora caldi sulla tavola per raggiungere con auto, trattori ed
altri mezzi la Bosnia e la Serbia. Molti restarono morti lungo la
strada, mitragliati da terra e dal cielo o vittime di sassaiole e
linciaggi mentre attraversavano i territori croati. Sul piano militare
l'operazione durò 84 ore, ma la cacciata dal territorio delle
popolazioni civili - i profughi serbi ammontarono ad oltre 300mila -
si protrasse per una decina di giorni, durante i quali i «liberatori»
misero la regione abbandonata a ferro e a fuoco: saccheggiarono,
uccisero, fecero saltare in aria con la dinamite o distrussero col
fuoco le case dei serbi, massacrando quasi tutti i civili che, per
vecchiaia, malattie o altri motivi erano rimasti nelle case. Le
uccisioni e le distruzioni continuarono per circa due anni. Chi scrive
le ha documentate nel suo libro "Croazia, Operazione Tempesta", uscito
nel 1996 [Gamberetti editore, ndCNJ] e nella raccolta di testimonianze
dei superstiti pubblicate in Storie di profughi e massacri del 2001.
Il numero finora accertato dei civili massacrati supera i 2.500.

Uccisi anche al ritorno

Dei profughi finora sono tornati alle loro case poco più di 100mila,
in gran parte vecchi. Di essi una ventina sono stati uccisi al
ritorno, dopo il ripristino della democrazia. Il rientro degli esuli,
già ostacolato in ogni modo da Tudjman, anche con azioni terroristiche
dei suoi «eroi» di guerra, incontra difficoltà anche oggi. Nei passati
giorni di luglio un vecchio è stato ucciso dai soliti ignoti a Karin e
due fratelli ultrasettantenni sono stati selvaggiamente bastonati.
Certo, sono atti di terrorismo sporadici, la situazione è molto
migliore che in passato: gran parte delle case distrutte sono state
ricostruite, grazie anche agli aiuti internazionali; sono centinaia i
consiglieri serbi eletti nelle Assemblee comunali e cittadine da un
capo all'altro dell'ex «Krajina»; a Knin, il capoluogo, per un pelo
non hanno conquistato la maggioranza nelle elezioni amministrative
della scorsa primavera; nel parlamento croato i serbi hanno tre
deputati, nel governo una decina di sottosegretari di stato. Ma la
presenza in quella che fu la Krajina di parecchie decine di migliaia
di «croatissimi» bosniaci con i quali Tudjman tentò di colonizzare la
regione, riuscendoci in parte, e di quei «superpatrioti» che già
durante la guerra arraffarono tutto quel che poterono arraffare e
tuttora restano radicati nelle case tolte ai serbi, insieme alle
provocazioni non solo politiche dei neoustascia che scorrazzano
dappertutto, rende l'atmosfera pesante, la vita difficile, la
convivenza fra le etnie diverse quasi impossibile. Come se non
bastasse, manca il lavoro.

Ma perché dire queste cose oggi, a dieci anni dalla «vittoriosa
conclusione dell'Operazione Tempesta», mentre ancora riecheggiano gli
echi della festa nazionale croata, durante la quale l'«antica capitale
dei re croati», Knin, ha ospitato i massimi esponenti della Croazia
per le celebrazioni? C'erano tutti a Knin, eccetto il generale Ante
Gotovina, già comandante del settore sud di quell'operazione - un
generale da quattro anni in fuga, ricercato per crimini di guerra dal
Tribunale internazionale dell'Aja. C'erano anche gli altri generali
suoi amici e c'erano coloro che presero parte ai massacri, ai
saccheggi e distruzioni durante e dopo la «Tempesta». A Knin le
celebrazioni sono state due, parallele: da una parte il capo dello
stato Stipe Mesic e il premier Ivo Sanader con tutte le autorità,
uniti nei discorsi, sulla tribuna davanti alla quale sono sfilati i
reparti dell'esercito e in altre cerimonie; dall'altra una ventina di
generali «superpatrioti» cacciati da Mesic dall'esercito per
indegnità, che - insieme ad alcune centinaia di neoustascia e altri
fascisti - hanno progettato ed attuato provocazioni, sfilate,
cerimonie religiose. Sull'intera Croazia splendeva il sole ma su Knin
e sul tratto della Dalmazia dominato dalla catena del Velebit, dalla
quale una parte dell'esercito croato si precipitò sulla Krajina dieci
anni fa, infuriava una vera tempesta, con bora che soffiava a duecento
all'ora. Il terribile vento ha anche stracciato l'enorme bandiera
lunga venticinque metri che fu piantata da Tudjman sulla fortezza
turco-veneziana di Tenin/Knin il 7 agosto del `95, quando il defunto
«Supremo» esclamò: «Finalmente il tumore serbo è stato strappato dalla
carne croata!». Alludeva alla finalità, raggiunta, della «Tempesta»:
la pulizia etnica.

Nel suo discorso, il capo dello stato Mesic ha avuto il coraggio -
affrontando bordate di fischi e di insulti, tra cui il solito
«Zingaro, zingaro», a lui rivolte da alcune centinaia di superpatrioti
allo stadio - di condannare i crimini compiuti durante e dopo la
«Tempesta». Ha additato alla Croazia «la strada da percorrere in
futuro: quella della tolleranza, della convivenza nel pluralismo,
senza più odi». I neoustascia hanno scandito, interrompendolo: «Ante,
Ante!». Hanno voluto esaltare due «eroi»: Ante Pavelic, il «duce» che
nel 1941-1945 terrorizzò la Croazia alla cui testa era stato posto da
Mussolini e Hitler, facendo trucidare centinaia di migliaia di serbi,
zingari ed ebrei, ed Ante Gotovina, l'«eroe» fuggiasco la cui immagine
è stata riprodotta su centinaia di magliette e su grandi fotografie
che i suoi sostenitori neri andavano offrendo provocatoriamente per le
strade di Knin, cantando inni fascisti e sventolando stendardi
nero-teschiati. Una gigantografia di Gotovina è stata piantata e
cementata sulla pietraia carsica. I promotori delle provocazioni, i
generali a riposo, hanno dato un nome alle loro contro-celebrazioni:
«Insorgiamo per la Croazia», un invito alla rivolta contro lo stato
democratico. Uno dei pochi serbi che si sono arrischiati a sporgere il
naso fuori della porta di casa, una donna, ha voluto stringere la mano
al presidente Mesic dicendogli semplicemente: «Stipe, sole mio!».

Slogan ustascia nell'osteria

In osteria riconosco un gruppo di uomini che urlano slogan ustascia
esibendo magliette con l'effige dell'«eroe» Gotovina. Li riconosco,
avendone vista la fotografia sui giornali più volte alcuni anni
addietro; furono processati e condannati per strage di civili nell'ex
Krajina. Le pene furono basse, poi intervennero amnistie ed eccoli di
nuovo liberi a ubriacarsi. Ecco dall'osteria subito dopo averli
riconosciuti, son gente pericolosa, mi dico. Fuori, sulla strada, mi
ferma un istriano di Pola che mi chiama per nome e cognome. E' stato
combattente dell'esercito croato con una brigata istriana nel `95;
insieme a croati e italiani di Pola, Dignano, Gallesano, Albona, fu
impegnato dapprima nella «liberazione» della Krajina e poi nei
rastrellamenti. Il conoscente polese mi racconta un aneddoto mai prima
d'ora sentito.

La sua ed altre brigate addette a rastrellare i boschi e i monti
avevano l'ordine di non fare prigionieri, dice. Un giorno, durante il
rancio, gli istriani intonarono un canto popolare istro-veneto, «La
mula de Parenzo», seguita dalla nostalgica canzone «Varda la luna,
come che la cammina, la passa i monti, il mare e la marina». Nel bel
mezzo, il canto venne interrotto dall'apparizione sulla scena di una
ventina di soldati nell'uniforme della Krajina con i fucili e mitra a
tracolla e le braccia alzate. Si arrendevano. A quel punto, con un
secco comando in lingua croata, il comandante del reparto istriano,
istriano pure lui, ordinò ai suoi uomini di raccogliere le armi
offerte dal nemico. Solo allora, ascoltando quell'ordine nella comune
lingua croato-serba, i serbi compresero di essersi arresi all'esercito
di Tudjman. La loro morte, pensarono, era sicura. Spiegarono, dopo, di
essere stati tratti in inganno dalle canzoni. Una lingua straniera,
dunque erano soldati dell'Uncro, soldati dell'Onu... Il comandante del
reparto, nel consegnarli al più alto comando, consegnò pure la lista
di nomi e cognomi dei prigionieri, dicendo: «Verremo a trovarli, e
vogliamo trovarli tutti vivi!». Forse lo sono ancora, gli unici
sopravvissuti fra i prigionieri fatti nella «Tempesta».

Il battaglione Garibaldi

Voglio raccontare anche un altro aneddoto, più breve. I serbi della
Krajina si vantavano dicendo che nel loro esercito operasse un
battaglione di volontari italiani, il «Garibaldi». Si seppe, a guerra
finita, che un battaglione con quel nome c'era stato, ma di italiani
in esso ce n'era uno solo: un cittadino di Zara, esattamente di Borgo
Erizzo, discendente da albanesi. Non ricordo più il suo nome, ma sua
moglie fu coinvolta in uno dei massacri di cui furono vittime i civili
in fuga dalla Krajina.

La incontrai la prima e ultima volta l'8 agosto in una sacca di pochi
chilometri quadrati nei boschi fra Topusko e Glina. A proteggere il
ritiro dei profughi c'era anche il «Trattorista» come Tudjman
perfidamente soprannominò l'ambasciatore americano Peter W.Galbraith,
insieme a diversi giornalisti, anche stranieri. Avevamo attraversato
Ogulin, Josipdol, Vojnic, Plaski, Licko Jesenice e Saborsko: tutto un
deserto. Fra Topusko e Dvorna Uni decine di migliaia di civili erano
imbottigliati. Di tanto in tanto arrivava qualche cannonata da
lontano. I profughi stavano lì da quarantotto ore, erano forse
cinquantamila, ammassati sul confine tra la Bosnia e la Serbia. Dai
campi attraversati dalla strada che porta al confine i contadini
serbo-bosniaci correvano per offrire cibo ed acqua ai profughi
oppressi dal caldo e dalla sete.

Il 9 agosto finalmente il governo croato concede che i profughi escano
dalla sacca e raggiungano la Serbia muovendo da Topusko, Petninja e
Dvor. E' una colonna infinita di trattori, carri agricoli che passano
accanto ad altri trattori e carri capovolti e bruciati abbandonati da
chi li ha preceduti. Si vedono abbandonati anche coperte, letti,
frigoriferi ed altri oggetti, perfino documenti personali. Nei pressi
di Dvor, un casco blu danese è testimone di un episodio di inutile
crudeltà, uno dei tanti: cinque anziani serbi, handicappati, vengono
fatti uscire dalla colonna, trascinati in un edificio e trucidati a
sangue freddo. Uno dei cinque viene freddato e resta sulla sedia a
rotelle. Nei pressi di Sisak, alla presenza di soldati e poliziotti
croati, alcune monache ortodosse vengono fatte scendere, massacrate,
uccise a bastonate e calci sferrati da civili con odio bestiale. Qui
scomparve anche la moglie, serba, di quell'unico «garibaldino» italiano.



SCHEDA: I quattro giorni della Tempesta


L'operazione ebbe inizio venerdì 4 agosto 1995 all'alba. Le truppe
croate mosse da Zagabria, Karlovac, Gospic, Spalato e da altri trenta
punti, occupano quel giorno 720 kmq di territorio incontrando scarse
resistenze. Mentre le artiglierie e i carri armati sputano sui serbi
tonnellate di proiettili e granate e dal cielo li martellano gli aerei
della Nato, decollati dalla portaerei «Roosevelt» di stanza
nell'Adriatico, radio Zagabria diffonde un ipocrita messaggio di
Tudjman, il «Supremo» croato, che invita le popolazioni serbe a
restare nelle loro case e a non aver paura. Coloro che accolgono
l'invito finiscono di lì a poco trucidati. Sabato 5 agosto, alle 10, i
soldati croati entrano a Knin, già capitale della «Repubblica serba di
Krajina». La città è stata cannoneggiata oltre ogni limite di
opportunità militare, per 24 ore di seguito. Nello stesso giorno le
truppe di «liberazione» entrano nelle deserte cittadine di Drnis,
Vrlika, Kijevo, Benkovac, raggiungono e in certi punti superano il
confine bosniaco. Domenica 6 agosto, i soldati e le milizie di Tudjman
entrano anche a Petrinja, Kostajnica, Vrgin Most (ribattezzata Gvozd),
Glina, Korenica, Slunj, Plitvice, Cetingrad, Vrhovine ed altre
località. Nel pomeriggio Tudjman arriva in elicottero a Knin per
issare in cima alla fortezza un interminabile tricolore con la
scacchiera. Alle ore 17 Radio Zagabria annuncia che «la cosiddetta
Krajina non esiste più». Il 7 agosto, lunedì, le forze croate entrano
a Dvor na Uni, a Topusko, Donji Lapc, Srb, Vojnic e in altri centri...
disabitati. La sera dell'8 agosto il ministro della difesa Gojko
Susak, un ustascia erzegovese importato dal Canada, l'uomo che ha
introdotto nell'esercito croato il saluto hitleriano, dichiara
conclusa l'Operazione Tempesta.


=== 2 ===

http://www.reliefweb.int/rw/RWB.NSF/db900SID/VBOL-6EYGL8?OpenDocument

Agence France-Presse - August 5, 2005

Ten years on, Croatian Serb refugees have no hope of return

By Filip Rodic


BELGRADE - Ten years after the key military operation
which ended the 1991-95 Serbo-Croat war, some 500 Serb
refugees from Croatia have only a crumbling and
dilapidated barracks for shelter.

And no hopes of returning home.

The barracks, originally used as temporary
accomodation for construction workers near Belgrade,
have also been home to Serb refugees from Bosnia and
Kosovo, the other flashpoint zones which blew up
following the bloody break-up of the old Yugoslavia in
the early 1990s.

"We live in abominable conditions. Ten years of
uncertainity. Ten years in a tiny room with shared
toilets. I can't remember when was the last time I had
meat for a meal," one of the inhabitants of the
refugee center, 60-year old Zivko Manojlovic, told AFP
in a low voice.

Manojlovic fled his village of Drnis in south-eastern
Croatia with his family, including an eight-day-old
baby, in August 1995, following a Croatian military
operation that ended rebel Serb occupation [sic] of
the area.

In Operation Storm the Croatian army regained control
over a major part of its territory which had been held
by Belgrade-backed breakaway Serbs, retaking the
central Knin region.

It triggered the flight of some 200,000 Serbs into
today's Serbia-Montenegro and Bosnia, while hundreds
of civilians were killed, according to the UN war
crimes court.

Croatia marks on Friday the tenth anniversary of the
fall of Knin, the stronghold of Serb rebels, to the
Croatian army on the second day of Operation Storm.

Manojlovic looks back on his days in Croatia with
fondness, but holds out no hope of return.

"I had a nice house and land in Croatia. But the house
is destroyed and no one can think of returning there.
But here, no one thinks of us, I haven't received a
single (Serbian) dinar from the government since I
arrived," he complained.

Although the houses and flats the Serbs living in
Croatia fled ten years ago are probably more
comfortable than the refugee center they now live in,
most of the refugees think a return to their villages
is impossible.

"To return, why? To have some frustrated Croat killing
my son? No, I don't think so," said Milan Pjevalica, a
former biology professor from Knin.

Besides the fear of reprisal attacks by extremists and
the slow pace of reconstruction of their destroyed or
damaged property, many refugees - especially those who
fought during the 1991-1995 war - also worry that they
might be arrested and charged with war crimes.

"Unlike most people, I refused to leave Knin before
the Croatian forces came in, because I hadn't done
anything. But I was arrested and held in a camp for 45
days before being transferred to Serbia," Pjevalica
said.

"Blasts confirming the destruction of Serb houses
could be heard during these days. During the trip (to
Serbia), houses in flames could be seen everywhere,"
he remembered, sitting among sunflowers he has planted
in front of his room in the centre.

He is the only inhabitant of the refugee center who
has tried to improve his surroundings.

The other barracks look the same, giving the
impression that the people who live here arrived the
day before and will leave the next morning.

However, the refugees expect to stay there some time
yet, and the centre's manager, Milorad Bobar, has
promised it will remain open until at least 2007.

As Croatia marks the tenth anniversary of the fall of
Knin on Friday, the Belgrade authorities have a
different view of history.

During a visit to the center, Rasim Ljajic,
Serbia-Montenegro's minister for Minorities and Human
rights, said operation Storm was in fact an "ethnic
cleansing" exercise.

"When more than 200,000 people flee their homes in
only couple of days, it is an ethnic cleansing, no
matter how it was done," he said.

Serbia's commissioner for refugees Dragisa Dabetic
said that some 540,000 Serb refugees had fled their
homes in Bosnia and Croatia between 1991 and 1995.
Only 120,000 of them have returned, among them 58,000
to Croatia.

Ljajic said that in the first half of 2005 less then
1,900 refugees had returned to Croatia. The low number
was due to reports of arrests of returnees whose names
were on secret lists of those indicted for war crimes,
as well as numerous incidents committed against other
refugees.


=== 3 ===

SEE ALSO:

Operation Storm in Croatia
http://www.transnational.org/features/2005/Coll_OperationStorm.html

Blic: Serbs in sorrow, Croatia celebrates
http://www.slobodan-milosevic.org/news/blic080405.htm

Croatian Helsinki Committee (HHO) issues statement on occasion 'Storm'
anniversary
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H8070998.4yc

"(Storm)... was carried out according to all rules of war and
international conventions"
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H8050692.4yc

Storm was a legitimate and irreproachable offensive
http://www.hina.hr/nws-bin/genews.cgi?TOP=hot&NID=ehot/politika/H8050678.4yc

"We Are Proud of Operation Storm"
http://www.balkanalysis.com/modules.php?name=News&file=print&sid=544

AI: Still no justice ten years on
http://www.balkanpeace.org/hed/archive/aug05/hed7119.shtml

Home again... (by Neven Crvenkovic)
http://www.unhcr.ch/cgi-bin/texis/vtx/news/opendoc.htm?tbl=NEWS&id=42f38b084

RTRS: Croatia obstructing refugee return with discriminatory laws
http://www.slobodan-milosevic.org/news/rtrs080305.htm

[JUGOINFO] TEN YEARS AGO - Clinton made 1995 Ethnic Cleansing in
Krajina Possible
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4519

[JUGOINFO] Operation "Storm": Serbia mourns, Croatia celebrates
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4526

VACANZE IN KROAZIA!

selezione dispacci ANSA estivi - in ordine logico, e non cronologico:


TURISMO: CROAZIA; PIENONE SU TUTTA LA COSTA, ESTATE DA RECORD (1/8)

"E' difficile a dirsi quanti abbiano scelto la costa croata
rinunciando all'Egitto dopo l'attentato di Sharm el Sheikh, o
all'Italia traumatizzata da minacce terroristiche... La Croazia e la
Grecia, destinazioni piu' sicure in Europa."
Infatti:

CROAZIA: TURISTA OLANDESE FERITO IN ESPLOSIONE MINA ANTIUOMO (21/7)

"Secondo le autorita' croate nelle zone colpite dalla guerra sono
ancora disseminate circa 700.000 mine. Dalla fine del conflitto nel
1995, 110 civili hanno perso la vita in esplosioni di mine antiuomo,
mentre lo sminamento procede a stento anche a causa della mancanza di
fondi..."
Meno male che "arrivano i nostri":

ITALIA-CROAZIA: A SPALATO INCONTRO VERTICI MARINE MILITARI (19/7)

"...Si e' discusso del collegamento dei centri operativi delle marine
militari del Mediterraneo con quelli del Mar Nero". Non solo:

ITALIA-CROAZIA: ESERCITAZIONE MARINE MILITARI NELL'ADRIATICO (20/7)

"All'esercitazione partecipano anche un elicottero italiano e uno
yacht croato che funge da nave sospetta" (sic)
...Altro che "navi sospette":

UE: ANTONIONE, CROAZIA ATTUI COMPLETAMENTE TRATTATO ADESIONE (9/6)

"La Croazia deve impegnarsi per la completa attuazione del Trattato di
adesione e associazione all' Unione Europea, entrato in vigore lo
scorso primo marzo, compreso cio' che riguarda l' acquisizione di
proprieta' privata da parte dei cittadini comunitari (sic), il turismo
nautico (sic - vedi lo yacht di cui sopra) e le attivita' subacquee" -
sic sic sic!

E forse bisogna preoccuparsi anche di qualcosa di un po' più serio - i
nazisti:

CROAZIA: REDUCI SFIDANO PREMIER, ENORME MANIFESTO GOTOVINA (3/8)

"Dal paese furono cacciati circa 250.000 serbi. Gotovina, latitante da
quattro anni, e' da molti in patria considerato un eroe della guerra
per l'indipendenza"

BALCANI: 10 ANNI DA TEMPESTA, IN CROAZIA SI FESTEGGIA (4/8)

"Per i serbi fu una tragedia di proporzioni bibliche che significo' la
partenza di 250.000 civili dalle terre abitate da quattro secoli... Il
presidente Mesic ha ricordato ''con orgoglio'' in un messaggio alla
nazione l'operazione militare che ''e' la prova storica che il popolo
croato sia capace di creare, difendere e preservare la propria
indipendenza''..."

BALCANI: BOSNIA, PROFUGHI SERBI COMMEMORANO LA TEMPESTA (4/8)

"Secondo il centro Veritas di Banja Luka, i serbi morti o dispersi
nella Tempesta sono 1.934, di cui 1.196 civili, meta' dei quali
avevano piu' di 60 anni. Tra questi, ha detto oggi il direttore del
centro Savo Strbac, ci sono 524 donne e 14 bambini."

D'altronde, che gliene frega ai v.i.p.? Niente! Non volesse il cielo
che si rovinano l'abbronzatura:

RE E REGINA GIORDANIA IN VACANZA IN DALMAZIA (23/7)

"...dove hanno deciso di trascorrere una settimana di vacanza a bordo
del loro yacht regale... Due estati fa a Dubrovnik si e' fermato per
una settimana il sultano Qabus dell'Oman con le sue 17 mogli, questa
primavera vi hanno fatto un salto Tom Cruise e il controverso
businessman russo Roman Abramovic, proprietario del Chelsea FC
inglese, mentre in questi giorni era facile imbattersi nell'attore
hollywoodiano John Malkovich. Bernie Ecclestone, magnate della Formula
1, e la moglie Slavica, croata di nascita, sono ormai ospiti ordinari
del litorale croate, come pure la principessa Carolina di Monaco,
attesa a Dubrovnik in agosto..."

Ma attenzione, le vacanze possono anche finire male:

CROAZIA: TROMBA D'ARIA SU ISOLA, TURISTI FERITI E DANNI (3/8)

''All'improvviso si e' fatto buio e i fulmini hanno solcato il cielo.
E' durato poco ma ho pensato che saremmo morti tutti''

CROAZIA: SCHIANTO CESNA CON ITALIANI DOVUTO A AVARIA E VENTO

"La caduta del piccolo aereo che oggi pomeriggio e' costata la vita a
un italiano in vacanza sul litorale croato e' con tutta probabilita'
da attribuire a un'avaria al motore e al forte vento..."


(a cura di Italo Slavo. Riportiamo di seguito i dispacci
integralmente, senza soffermarci sulle incongruenze che spesso contengono)
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TURISMO: CROAZIA; PIENONE SU TUTTA LA COSTA, ESTATE DA RECORD

(ANSA) - ZAGABRIA, 1 AGO - Pienone in Croazia con un milione di
turisti sul litorale Adriatico, record assoluto per inizio agosto, e
le previsioni per le prossime settimane sono ancora piu' rassicuranti.
Gli operatori turistici croati, alberghieri, ristoratori e i piccoli
affittacamere si dicono piu' che soddisfatti, mentre dall'Ente
turistico statale (Htz) prospettano almeno sei miliardi di euro di
ricavi, il 10% in piu' rispetto all'anno scorso, cifra che andra' a
toccare un quinto dell'intero Pil del paese. Gia' in bassa stagione il
2005 per la Croazia si prospettava un ottimo anno per il turismo, con
quasi il 5% di visite in piu', ma ora sembra che il litorale istriano
e ancor di piu' quello della Dalmazia sia la destinazione numero uno
per i vacanzieri provenienti da tutta Europa. Il calo dei turisti
tedeschi, visibile in tutto il Mediterraneo, e' stato ricompensato
dall'arrivo, quasi inaspettato, di francesi, svedesi, olandesi e
spagnoli. Infatti lo scorso fine settimana dei circa 1,1 milione di
turisti sulle spiagge croate, in un paese che conta appena 4,4 milioni
di abitanti, 90% erano stranieri. Tradizionalmente i piu' numerosi
sono gli austriaci, sloveni, italiani, cechi e slovacchi. L' 'assalto'
degli italiani e' atteso per il prossimo weekend e le stime piu' caute
parlano di 1,2 milioni di italiani che tra luglio e agosto si
recheranno in Croazia. E' difficile a dirsi quanti abbiano scelto la
costa croata rinunciando all'Egitto dopo l'attentato di Sharm el
Sheikh, o all'Italia traumatizzata da minacce terroristiche, ma e' un
pensiero nella mente di molti. Non ha sicuramente nociuto che il
'Bild' tedesco abbia indicato la Croazia e la Grecia come le
destinazioni piu' sicure in Europa, o che il New York Times abbia
dedicato tre pagine alle ''meraviglie della Croazia che vi faranno
piangere quando le vedrete''. L'offerta e' quella di sempre, molto
sole e mare limpidissimo, ma a differenza degli scorsi anni sembra
anche piu' diversificata per soddisfare i gusti piu' disparati: dai
piccoli centri del Quarnero per le vacanze di famiglia, alle spiagge
gay di Rovigno, dai festival estivi con spettacoli di musica e teatro
all'aperto nelle citta' d'arte come Pola, Dubrovnik e Spalato, ai
party sfrenati dell'isola di Pag, 'la Ibiza croata', dai mille
isolotti dalmati per riposarsi in totale isolamento, magari in un
vecchio faro, alle isole Incoronate, paradiso per i croceristi. Le
destinazioni piu' gettonate sono Dubrovnik, e le isole della Dalmazia,
Hvar, Brac e Vis, che registrano un 20%, in alcune localita' anche il
30%, in piu' rispetto all'anno scorso. Ma l'estate da record ha fatto
riemergere anche i punti deboli del turismo croato. L'80% di tutti i
posti letto e' in camere o appartamenti privati e inizia a sentirsi
sempre di piu' la mancanza di posti letto in alberghi di alta
qualita', a quattro e cinque stelle, almeno 20.000 secondo stime
ufficiali. (ANSA). COR
01/08/2005 12:32

CROAZIA: TURISTA OLANDESE FERITO IN ESPLOSIONE MINA ANTIUOMO

(ANSA) - ZAGABRIA, 21 LUG - Un turista olandese e' rimasto gravemente
ferito ieri sera in un'esplosione di una mina antiuomo nella quale si
e' imbattuto mentre stava passeggiando in una zona collinosa
dell'isola di Vis (Lissa), nel medio Adriatico. Lo riferisce l'agenzia
di stampa croata 'Hina'. Secondo fonti mediche le condizioni di Stek
Tesse Dieder, 27 anni, sono stabili, ma al centro ospedaliero di
Spalato, dove e' stato immediatamente trasportato in elicottero, gli
e' stato amputato il piede sinistro. L'incidente e' avvenuto in una
zona collinosa di Vis quando Dieder e la sua compagna si erano
allontanati da un sentiero perche' volevano osservare da vicino un
piccolo incendio, scoppiato poche ore prima, e le operazioni dei
vigili del fuoco. La zona non era segnata come area a rischio di mine
dato che le autorita' non avevano simili indicazioni. Durante la
guerra in Croazia (1991-1995) l'isola di Vis non e' stata teatro di
combattimenti, ma e' da supporre che le mine vi fossero state piazzate
dall'esercito jugoslavo, prima del ritiro pacifico nel 1992. Durante
l'epoca socialista l'isola era una delle piu' importanti basi militari
jugoslave e l'accesso ai turisti era vietato. Secondo le autorita'
croate nelle zone colpite dalla guerra sono ancora disseminate circa
700.000 mine. Dalla fine del conflitto nel 1995 110 civili hanno perso
la vita in esplosioni di mine antiuomo, mentre lo sminamento procede a
stento anche a causa della mancanza di fondi. (ANSA). COR
21/07/2005 12:54

ITALIA-CROAZIA: A SPALATO INCONTRO VERTICI MARINE MILITARI

(ANSA) - ZAGABRIA, 19 LUG - Una delegazione della marina militare
italiana, guidata dal capo di stato maggiore, l'ammiraglio Sergio
Biraghi, ha incontrato oggi a Spalato, in Croazia, i vertici della
marina militare croata. Ne da' notizia l'agenzia di stampa 'Hina'. La
riunione dei comandanti delle due flotte militari si e' svolta a porte
chiuse nella base militare di Spalato, il porto di Lora. Secondo
l'agenzia 'Hina' si e' discusso del collegamento dei centri operativi
delle marine militari del Mediterraneo con quelli del Mar Nero. Da
parte croata alla riunione ha partecipato il capo di stato maggiore
della marina, il contrammiraglio Zdravko Kardum, mentre al seguito
dell' ammiraglio Biraghi erano presenti i suoi piu' stretti
collaboratori. (ANSA) COR
19/07/2005 15:26

ITALIA-CROAZIA: ESERCITAZIONE MARINE MILITARI NELL'ADRIATICO

(ANSA) - ZAGABRIA, 20 GIU - Nelle acque davanti all'isola croata di
Vis (Lissa), nell'Adriatico, e' iniziata oggi un'esercitazione
militare congiunta delle marine italiana e croata dal titolo 'Gardin
2005'. Ne da' notizia l'agenzia di stampa croata 'Hina'. Per entrambe
le parti all'esercitazione, che si concludera' domani, partecipano due
navi. Il comandante dell'imbarcazione italiana, il capitano di fregata
Paolo Fantoni, ha spiegato ai giornalisti che l'obiettivo e'
esercitare le operazioni di soccorso in mare. ''La collaborazione
della marina militare croata e quella italiana'' - ha detto da parte
sua il capitano di vascello Augustin Benic, comandante dell'unita'
croata - e' per noi importante anche in riferimento all'obiettivo
della Croazia di aderire alla Nato e all'Unione europea''.
All'esercitazione partecipano anche un elicottero italiano e uno yacht
croato che funge da nave sospetta.(ANSA). COR
20/06/2005 17:30

UE: ANTONIONE, CROAZIA ATTUI COMPLETAMENTE TRATTATO ADESIONE

(ANSA) - PORDENONE, 9 GIU - La Croazia deve impegnarsi per la completa
attuazione del Trattato di adesione e associazione all' Unione
Europea, entrato in vigore lo scorso primo marzo, compreso cio' che
riguarda l' acquisizione di proprieta' privata da parte dei cittadini
comunitari, il turismo nautico e le attivita' subacquee, ''settori nei
quali si registrano segnali non positivi'': lo ha detto il
sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione, oggi, a Pordenone.
''Non si tratta di problemi tremendi - ha spiegato Antonione
intervenendo ad un convegno sui rapporti fra il nord ovest della
Croazia e il nord est d' Italia - ma di segnali che, sebbene forse
determinati dalla burocrazia, non aiutano'' sulla strada dell'
integrazione europea. Antonione ha ribadito che l' Italia ''sta
lavorando affinche' la data di inizio dei negoziati per l' ingresso
della Croazia nell' Unione Europea venga definita quanto prima
possibile e la Croazia possa arrivare in Europa. Essa - ha aggiunto -
e' cruciale per la stabilita' dei Balcani e l' integrazione europea''.
''La normativa in vigore in Croazia nel settore della proprieta'
privata - ha detto il ministro dell' Economia della Repubblica di
Croazia, Tajana Kesic Sapic - e' identica per tutti gli investitori,
siano essi italiani, austriaci, tedeschi o francesi. Noi - ha aggiunto
- auspichiamo un aumento degli investimenti italiani in Croazia
perche' non ci sono validi motivi per i quali l' Italia, che e' al
primo posto nell' interscambio commerciale, debba essere al terzo
posto per quanto riguarda gli investimenti''. (ANSA). DF/SM
09/06/2005 13:43

CROAZIA: REDUCI SFIDANO PREMIER, ENORME MANIFESTO GOTOVINA

(ANSA) - ZAGABRIA, 3 AGO - Un gruppo di reduci di guerra croati ha
sfidato oggi il governo europeista del primo ministro Ivo Sanader
esponendo nel suo villaggio d'origine un enorme manifesto del generale
Ante Gotovina, ricercato dal Tribunale dell'Aja (Tpi) per crimini di
guerra. Ne da' notizia l'agenzia di stampa 'Hina'. ''Lui e' un eroe, e
tu invece?'' si legge sotto l'immagine del generale, grande 5X3 metri,
posta nel villaggio di Dugobabe, nell'entroterra di Spalato, da dove
proviene la famiglia del premier. L'iniziativa e' partita da un gruppo
di ex soldati del posto, appartenenti alla maggior organizzazione di
reduci della guerra in Croazia (1991-1995), la Hvidra, conosciuta per
forti critiche alla politica del governo che giudica poco patriottica.
Il manifesto e' stato eretto su di un suolo privato, appartenente
peraltro a dei familiari lontani del premier, e non puo' essere
rimosso dalle forze dell'ordine. Il generale Ante Gotovina e' stato
uno dei comandanti dell'offensiva dell'esercito di Zagabria,
conosciuta sotto il nome in codice 'Oluja' (Tempesta), sferrata il 4
agosto di dieci anni fa contro i secessionisti serbi della regione di
Krajina, nell'entroterra della Dalmazia, e che dopo quattro anni di
scontri pose fine ai combattimenti in Croazia. Nel 2001 il Tpi ha
incriminato Gotovina ritenendolo responsabile della persecuzione e
uccisione di civili serbi, avvenute nei giorni immediatamente dopo le
operazioni belliche quando dal paese furono cacciati circa 250.000
serbi. Gotovina, latitante da quattro anni, e' da molti in patria
considerato un eroe della guerra per l'indipendenza, mentre il suo
arresto pesa come l'ultima condizione posta da Bruxelles per
l'apertura dei negoziati di adesione all'Unione europea. Il governo ha
sempre sostenuto di non sapere dove si trova il fuggiasco, ma di fare
tutto il possibile per catturarlo. Il manifesto eretto oggi e'
l'ultima di una serie di provocazioni e sfide della destra
nazionalista al governo di Sanader in vista della grande
manifestazione in occasione dei dieci anni della Tempesta, in
programma venerdi' a Knin, ex roccaforte dei ribelli serbi. Un gruppo
di una decina di generali in pensione che nel 1995 facevano parte del
quartier generale croato hanno annunciato che non parteciperanno alle
celebrazioni ufficiali della 'Giornata della vittoria e del
ringraziamento patriottico', come la festa viene chiamata in Croazia,
ma che prepareranno una manifestazione alternativa. (ANSA). COR
03/08/2005 16:11

BALCANI: 10 ANNI DA TEMPESTA, IN CROAZIA SI FESTEGGIA

(di Franko Dota) (ANSA) - ZAGABRIA, 4 AGO - La Croazia si appresta
domani a festeggiare il 10/o anniversario dell'operazione militare
'Oluja' (Tempesta), l'offensiva contro i secessionisti serbi che
segno' la fine della guerra serbo-croata ma che per i serbi fu una
tragedia di proporzioni bibliche che significo' la partenza di 250.000
civili dalle terre abitate da quattro secoli.
Nelle prime ore del 4 agosto di dieci anni fa 130.000 soldati croati
iniziavano la loro avanzata verso le citta' e i villaggi della regione
ribelle serba. L'obiettivo numero uno era Knin, cittadina
nell'entroterra di Spalato, roccaforte dell'autoproclamata Repubblica
serba di Krajina in Croazia.
In poche ore la difesa serba era in disfatta e in soli quattro giorni
l'intera regione, piu' di 10.000 km2, un quinto del paese, era sotto
il controllo dell'esercito di Zagabria.
Slobodan Milosevic lascio' il popolo che aveva istigato alla
ribellione in balia delle truppe croate. In poche ore l'intera Krajina
si svuoto' e un convoglio di 250.000 civili, preceduti dall'esercito
in disfatta ripiego' per la Bosnia e per la Serbia. Il presidente
croato e leader indiscusso della nazione Franjo Tudjman lo vide
probabilmente come la soluzione della questione nazionale serba in
Croazia, anche se non lo disse mai.
Dopo la vittoria i soldati croati si diedero al saccheggio delle case
abbandonate, molte poi date al fuoco, e alcune centinaia di civili
furono sommariamente uccise. Quella ''splendida vittoria'' fu
macchiata di sangue, macchia che ancor oggi pesa sulla politica
interna e sulla reputazione internazionale della Croazia.
Domani a Knin i vertici politici e militari croati guidati dal premier
Ivo Sanader e dal presidente Stipe Mesic celebreranno i dieci anni
della 'Tempesta', la 'Giornata della vittoria e del ringraziamento
patriottico', come la festa viene chiamata in Croazia. A Belgrado
invece gia' oggi ha avuto luogo una pacifica protesta davanti
all'ambasciata croata in memoria dei civili serbi uccisi e dei circa
2000 dispersi, secondo fonti serbe.
Il presidente della Serbia Boris Tadic ha invitato i paesi della
regione a condannare l'operazione militare, mentre il ministro degli
esteri serbomontenegrino Vuk Draskovic ha definito l'operazione
Tempesta ''un crimine di pulizia etnica e pertanto non esistono
ragioni di stato o umane per celebrarlo'' appellando alle autorita'
croate di scusarsi con le vittime e a incoraggiare i profughi a ritornare.
Zagabria ha respinto tutte le accuse e il presidente Mesic ha
ricordato ''con orgoglio'' in un messaggio alla nazione l'operazione
militare che ''e' la prova storica che il popolo croato sia capace di
creare, difendere e preservare la propria indipendenza''.
Pochi, anche in Europa, hanno messo in dubbio la legittimita'
dell'operazione stessa e il diritto di Zagabria a riprendere il
controllo dei territori ribelli. Quasi tutti sono d'accordo che la
Tempesta fu il preludio all'offensiva croato-musulmana che preparo' il
campo alla firma degli accordi di Dayton e la fine della guerra in
Bosnia. Ma quello che pesa ancor oggi e' l'ombra della pulizia etnica,
che la Croazia ufficialmente non riconosce considerando la fuga dei
serbi come un esodo organizzato dai loro leader dalla coscienza sporca.
Il rientro di profughi, una delle condizioni poste alla Croazia per
l'avvicinamento all'Ue, e' lento e con poche probabilita' che i
giovani che lasciarono quella regione montagnosa e povera ritornino
dopo dieci anni in cui si sono creati una nuova vita. Ci sono ancora
molte case da ricostruire, l'economia da rimettere in piedi, e - la
sfida piu' difficile - ricreare la fiducia e la convivenza tra i due
popoli.
Per i crimini commessi durante la 'Tempesta' alcuni alti ufficiali
croati dovranno rispondere davanti ai giudici del Tribunale penale
dell'Aja (Tpi). Tudjman e il suo braccio destro, l'ex ministro della
difesa Gojko Susak, sono morti prima che il Tpi avesse avuto modo di
incriminarli, e il procurato generale Carla del Ponte ha chiaramente
detto che l'avrebbe fatto. Il comandante piu' alto di grado ancora in
vita, il generale Ante Gotovina e' latitante da quattro anni e il suo
arresto e' l'ultima condizione posta da Bruxelles per l'avvio dei
negoziati di adesione della Croazia all'Unione europea. La sua figura
e' diventata negli ultimi anni il simbolo della lotta per
l'indipendenza, mentre la destra nazionalista lo considera un eroe e
liberatore della patria ingiustamente incriminato. (ANSA). COR-TF
04/08/2005 17:33

BALCANI: BOSNIA, PROFUGHI SERBI COMMEMORANO LA TEMPESTA

(ANSA) - SARAJEVO, 4 AGO Alcune centinaia di profughi serbi di
Croazia, della 'repubblica serba di Krajina', hanno commemorato oggi a
Banja Luka i connazionali morti nell'operazione Tempesta dell'agosto
1995. Alla cerimonia religiosa nella cattedrale ortodossa di Banja
Luka, secondo quanto riferisce l'agenzia Fena, ha presenziato anche il
presidente della Republika Srpska (Rs, entita' a maggioranza serba di
Bosnia) Dragan Cavic. Secondo il centro Veritas di Banja Luka, i serbi
morti o dispersi nella Tempesta sono 1.934, di cui 1.196 civili, meta'
dei quali avevano piu' di 60 anni. Tra questi, ha detto oggi il
direttore del centro Savo Strbac, ci sono 524 donne e 14 bambini.
(ANSA) COR-TF
04/08/2005 17:37

RE E REGINA GIORDANIA IN VACANZA IN DALMAZIA

(ANSA) - ZAGABRIA, 23 LUG - Il re Abdullah II di Giordania, la sua
consorte, la regina Rania, e i loro quattro figli sono arrivati ieri
sera in Croazia dove hanno deciso di trascorrere una settimana di
vacanza a bordo del loro yacht regale. Lo scrivono oggi i media
croati. Due lussuosissimi yacht, la Sarafsa lunga 54 metri che
Abdullah II usa gia' da anni per le sue crociere sul Mediterraneo e la
non meno imponente Faribana che accoglie il numerosissimo seguito
regale, erano ormeggiati gia' da una settimana nel porto di Spalato,
in attesa della famiglia reale. Scortati dall'aeroporto da ingenti
misure di sicurezza, Abdullah e Raina sono subito saliti a bordo dello
yacht che e' salpato per l'isola di Hvar, una delle perle
dell'Adriatico croato. Mentre il re era quasi irraggiungibile agli
obiettivi dei paparazzi spalatini, la bellissima Raina e' uscita piu'
volte all'aperto per osservare con un binocolo il centro storico di
Spalato. In braccio teneva l'ultimo arrivato alla corte giordana, il
principino Hashem, nato lo scorso marzo, mentre suo fratello,
l'undicenne erede al trono Hussein, le sue due sorelle minori e alcuni
cuginetti stavano giocando vicino alla madre. La famiglia reale
giordana trascorrera' in piena privacy una settimana in una piccola
baia dell'isola di Hvar, 'prenotata solo per loro', e si spostera'
solo due o tre volte per gustare la cucina mediterranea croata in
alcuni dei piu' conosciuti ristoranti della costa. Prima di ripartire
per Amman si fermeranno un giorno a Dubrovnik per la ormai
tradizionale passerella in centro storico di teste coronate, vip del
mondo del cinema, della musica e dello sport che scelgono sempre piu'
spesso l'Adriatico croato per le loro vacanze. Infatti, due esati fa a
Dubrovnik si e' fermato per una settimana il sultano Qabus dell'Oman
con le sue 17 mogli, questa primavera vi hanno fatto un salto Tom
Cruise e il controverso businessman russo Roman Abramovic,
proprietario del Chelsea FC inglese, mentre in questi giorni era
facile imbattersi nell'attore hollywoodiano John Malkovich. Bernie
Ecclestone, magnate della Formula 1, e la moglie Slavica, croata di
nascita, sono ormai ospiti ordinari del litorale croate, come pure la
principessa Carolina di Monaco, attesa a Dubrovnik in agosto. (ANSA). COR
23/07/2005 15:14

CROAZIA: TROMBA D'ARIA SU ISOLA, TURISTI FERITI E DANNI

(ANSA-REUTERS) - ZAGABRIA, 3 AGO - Una tromba d'aria ha investito oggi
una localita' balneare della Croazia, causando il ferimento di sei
turisti, sradicando alberi, rovesciando automobili e imbarcazioni e
provocando scene di panico. Lo ha reso noto la televisione statale. Il
fenomeno meteorologico, violento ma durato una decina di minuti, ha
colpito l'isola di Murter, nell'Adriatico centrale, in particolare la
sua spiaggia piu' popolare e un campeggio. Secondo la tv, la tromba
d'aria ha distrutto una trentina di auto e altrettante barche.
''All'improvviso si e' fatto buio e i fulmini hanno solcato il cielo.
E' durato poco ma ho pensato che saremmo morti tutti'', ha detto in
inglese un turista all'emittente. (ANSA- AFP). DIG
03/08/2005 22:37

CROAZIA: SCHIANTO CESNA CON ITALIANI DOVUTO A AVARIA E VENTO

(ANSA) - ZAGABRIA, 5 AGO - La caduta del piccolo aereo che oggi
pomeriggio e' costata la vita a un italiano in vacanza sul litorale
croato e' con tutta probabilita' da attribuire a un'avaria al motore e
al forte vento che ha impedito l'atterraggio del velivolo. Secondo
fonti della polizia croata, Giovanni Pasquini, 59 anni, della
provincia di Milano, e' morto sul colpo quando il piccolo Cesna che
stava pilotando e' precipitato nel mare davanti all'isola di Unije,
nel nord Adriatico, 100km a sud di Fiume. L'aereo, immatricolato in
Italia, partito poco prima delle 16.00 dall'aeroporto di Pola, aveva
gia' tentato l'atterraggio una prima volta ma non e' riuscito a
fermarsi, probabilmente per un'avaria al motore. Vedendo finire la
pista, Pasquini ha deciso di ritornare in volo, me mentre voleva
riprovare l'atterraggio un forte colpo di vento avrebbe scosso l'aereo
che, a 50 metri dalla costa e a 200 dalla pista, e' precipitato nel
mare. L'incidente e' avvenuto verso le 16.30. A bordo c'erano anche la
moglie del pilota, Ornella Dones, 56 anni, rimasta gravemente ferita
alla testa e i loro due figli, Giacomo e Francesco Pasquini,
rispettivamente di 15 e 13 anni, che se la sono cavata con ferite
lievi. Tutti e tre sono stati trasportati in elicottero all'ospedale
di Fiume e sono fuori pericolo. (ANSA). COR
05/08/2005 23:26

Garage Osijek

1. Garage Osijek (D. Hedl, OB)
2. CROAZIA: CRIMINI GUERRA; INDAGINI SU UCCISIONI DI CIVILI (F, Dota,
ANSA)
3. IL PRESIDENTE DELL'HHO ŽARKO PUHOVSKI SUI FATTI DI OSIJEK ALLA FINE
DEL 1991 ("La Voce del Popolo", Rijeka/Fiume)


=== 1 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4567/1/51/

Garage Osijek

02.08.2005 scrive Drago Hedl
L'affare Osijek scuote la Croazia: un ex soldato, Krunoslav Fehir,
confessa i crimini commessi dall'esercito croato nei confronti dei
civili serbi. Le torture avvenivano in un garage, nel cortile
dell'attuale sede della Contea. I corpi venivano poi messi in celle
frigorifere e gettati nella Drava


La drammatica confessione dell'ex membro dell'esercito croato
Krunoslav Fehir, che ha descritto dettagliatamente al settimanale
Feral Tribune come a Osijek, cittadina della Croazia nord orientale,
durante la guerra del 1991, sono stati uccisi civili serbi, ha
scioccato l'opinione pubblica croata. Il trentenne Fehir, che negli
ultimi dieci anni ha lavorato come poliziotto stradale a Osijek, ha
confessato di essere stato lui stesso coinvolto in tali crimini. Fehir
ha reso le proprie dichiarazioni anche al Procuratore Generale dello
Stato Mladen Bajic, ripetendo tutto al Giudice delle indagini del
Tribunale della Contea di Zagabria.

Fehir ha dunque affermato di aver fatto tutto quello che ha fatto per
ordine di Branimir Glavas, la persona più potente di Osijek in tempo
di guerra. Glavas è oggi un parlamentare e fino a poco tempo fa, fino
a quando l'attuale Premier Ivo Sanader non l'ha estromesso dall'Unione
Democratica Croata (HDZ), era una della persone più potenti dello Stato.

Krunoslav Fehir, che al momento in cui è avvenuta l'eliminazione dei
Serbi di Osijek faceva parte dell'unità dell'esercito comandata da
Glavas, e aveva solamente 16 anni e mezzo, ha spiegato come, per
ordine di Glavas, civili serbi venivano arrestati, interrogati e
torturati, e come la maggior parte di loro è stata poi uccisa.

«I civili serbi venivano condotti in un garage nel cortile
dell'attuale palazzo della Contea, nel centro di Osijek», ha spiegato
Fehir. «Lì venivano interrogati e picchiati. Alcuni di loro, come
Cedomir Vuckovic, erano obbligati a bere l'acido solforico degli
accumulatori che si trovavano nel garage. Ricordo bene come quel
Vuckovic, per l'orrore e la sofferenza, era riuscito in qualche modo a
forzare la porta del garage, cercando scampo. Ho allora aperto il
fuoco su di lui colpendolo».

L'indagine autoptica, condotta sul cadavere di Cedomir Vuckovic dalla
divisione di Patologia della Clinica Ospedaliera di Osijek, ha
confermato che la causa della morte dell'uomo era stata
l'avvelenamento da acido solforico. I due colpi che, secondo la sua
confessione volontaria, erano stati sparati da Fehir, non erano stati
mortali.

Glavas ha respinto tutte le dichiarazioni di Fehir, definendolo un
bugiardo e persona dalla mente disturbata. Ha inoltre affermato di non
conoscere neppure [quella persona] e – alludendo all'età di Fehir – ha
dichiarato con arroganza che nel 1991 intorno a lui non si era
radunato un asilo infantile, ma dei veri soldati.

Il Feral Tribune, tuttavia, ha velocemente smentito Glavas. Nel
numero di venerdì scorso, infatti, il settimanale ha reso nota la
matricola ufficiale dell'esercito di Krunoslav Fehir del settembre
1991, nella quale si vede che il soldato era effettivamente agli
ordini di Glavas. Inoltre, il Feral ha pubblicato alcune fotografie di
guerra di Fehir. Diversamente da altri soldati dell'esercito croato,
che in quel periodo erano poco armati e scarsamente equipaggiati,
Fehir, in quanto appartenente all'Unità speciale di Glavas, appare con
le migliori armi, giubbotto antiproiettile e casco; l'uniforme è della
miglior qualità, con stivali e guanti di pelle. Per quel periodo, si
può ritenere che facesse parte di una Unità di élite. Quell'Unità era
comandata da Glavas.

Nella sua deposizione, Fehir ricorda che nello stesso modo in cui è
stato ucciso Vuckovic sono stati eliminati circa una decina di civili
serbi. Le indagini ufficiali di polizia per quel periodo parlano di 27
omicidi irrisolti e di una decina di scomparsi. Questi dati non sono
tuttavia da considerarsi definitivi, perchè nel frattempo i
giornalisti hanno contattato famiglie di vittime i cui nominativi non
si trovano in questa lista.

Fehir ha affermato che le persone che venivano interrogate nel garage
venivano trasportate in celle frigorifere, morte o ancora in vita,
fino al fiume Drava. Quelli ancora vivi venivano poi uccisi e gettati
nel fiume insieme agli altri.

Il procuratore della Contea di Osijek, Davor Petricevic, ha
dichiarato che almeno dieci persone sono state uccise nello stesso
modo. Gli sono state legate le mani dietro la schiena, la bocca chiusa
con del nastro adesivo e tutti giustiziati con un colpo alla testa da
distanza ravvicinata. In questo modo è stato ucciso il noto medico di
Osijek Milutin Kutlic, così come anche lo scacchista di fama
internazionale Bogdan Poucuc. Diversamente dagli altri casi, questi
corpi sono stati trovati.

L'unico testimone di questi omicidi è Radoslav Ratkovic,
sopravvissuto miracolosamente ai suoi assassini. Ratkovic ha descritto
in dettaglio agli inquirenti croati, già nel 2001, come tre soldati
dell'esercito [croato] nel dicembre 1991 l'avevano portato via dalla
casa in cui viveva dicendogli che l'avrebbero accompagnato a fare un
"breve colloquio informativo". Ratkovic ha descritto la casa nella
quale è stato trasferito, l'interrogatorio e le percosse, e come da
lì è stato condotto sulle rive della Drava dove gli hanno sparato due
volte alla testa. I proiettili sono però passati attraverso la guancia
e usciti dalla bocca. Dopo essere stato gettato nel fiume, Ratkovic è
riuscito in qualche modo a nuotare e a salvarsi. Oggi vive in Serbia.

Non solo Glavas, ma anche il padre di Fehir, Josip - anche lui membro
dell'Unità speciale guidata da Glavas - hanno cercato di dimostrare la
inconsistenza della testimonianza di Krunoslav Fehir, che ha avuto la
protezione della polizia e gode ora dello status di testimone
[protetto] . Josip ha dichiarato ai giornalisti che suo figlio non era
mai stato nell'esercito croato, dicendo poi che invece ne faceva
parte, ma che il suo ruolo era semplicemente quello di vivandiere.
Tuttavia, la testimonianza di Krunoslav Fehir e i documenti in suo
possesso raccontano una storia completamente diversa.

Dopo che "l'affare Osijek" ha ottenuto un'enorme pubblicità su tutti
i media croati, da Zagabria è stato inviato uno dei migliori esperti
di polizia, Vladimir Faber, con altri cinque agenti scelti. Faber ha
assunto il posto di capo della polizia di Osijek, avviando
immediatamente le indagini su tutte le questioni legate ai crimini di
guerra commessi nei confronti dei Serbi di Osijek.

Nonostante tutti gli indizi portino a Glavas, quest'ultimo finora non
è stato ufficialmente interrogato. Glavas sta cercando di dimostrare
che l'indagine in corso sugli omicidi di Osijek è una montatura
politica orchestrata dall'attuale Premier, Ivo Sanader. Sanader, come
abbiamo detto, lo aveva già espulso dall'HDZ da oltre due mesi, a
causa della creazione di un movimento per l'autonomia della Slavonia.
Gli osservatori, a Zagabria, ritengono tuttavia che questo fosse
solamente un pretesto, ma che la vera ragione della presa di distanza
di Sanader da Glavas fosse "l'affare Osijek", sul quale ha indagato
anche il Tribunale dell'Aja. Alcune fonti bene informate, vicino al
governo croato, ritengono che l'Aja lascerà che sia la Croazia a
condurre tale processo.

Glavas cerca ora di coinvolgere in tutta questa storia anche Vladimir
Seks, presidente del parlamento croato, già a capo del comitato di
crisi della Osijek in guerra dall'agosto alla metà di settembre 1991.
"Lì non succedeva niente senza che Seks ne fosse informato", afferma
ora Glavas. Il comitato di crisi era un'amministrazione speciale, che
durante la guerra conduceva il governo sia negli affari civili che
militari.

Seks rigetta tuttavia ogni implicazione negli omicidi dei civili di
Osijek. A suo favore c'è il fatto che la maggior parte di quegli
omicidi sono avvenuti dopo la sua partenza da Osijek, a metà settembre
1991.

Gli osservatori politici in Croazia ritengono che "l'affare Osijek"
rappresenterà un test per lo Stato croato, che mostrerà se Zagabria
oggi è pronta per giudicare i crimini di guerra che sono stati
commessi dai Croati. Tutti comunque concordano sul fatto che la
Croazia, in quanto Paese che vuole entrare nell'Unione Europea, non
può permettere che restino impuniti coloro che durante la guerra
ordinavano omicidi di civili, o eseguivano quegli ordini.


=== 2 ===

CROAZIA: CRIMINI GUERRA; INDAGINI SU UCCISIONI DI CIVILI

(di Franko Dota) (ANSA) - ZAGABRIA, 22 LUG - Si prospetta sempre piu'
calda l'estate politica a Osijek, il capoluogo della regione piu'
orientale della Croazia, la Slavonia: la procura di Zagabria sta
portando avanti un'inchiesta sulle uccisioni di civili serbi avvenute
all'inizio della guerra (1991-1995) che vedrebbero coinvolto Branimir
Glavas, vincitore delle ultime elezioni regionali nella citta' croata.
Non e' una sorpresa che Glavas, conosciuto sin dai primi mesi della
guerra come 'lo sceriffo di Osijek', 'il padrone della vita e della
morte', venga indicato come il boss che ordino' le ''le liquidazioni
di pacifici cittadini di etnia serba'', come scrive oggi sul
quotidiano di Zagabria,'Jutarnji list', l'analista Sanja Modric.
Giornali e settimanali indipendenti hanno parlato innumerevoli volte
di un centinaio di civili trucidati. Molti, forse troppi, sapevano, e
tanti avevano visto con i propri occhi cadaveri riemergere dal fiume
Drava che attraversa la citta'. E tutti sapevano chi comandava a
Osijek in quei caldi mesi dell'estate del 1991 quando il paese era
sotto l'attacco delle forze dell'ex presidente serbo Slobodan
Milosevic e Osijek, quarta citta' per numero di abitanti in Croazia
(150.000), doveva reggere ad ogni costo. Ma Glavas, ufficialmente
riconosciuto come il fautore della difesa della citta' e' stato per
anni intoccabile. Come uno dei dirigenti della Comunita' democratica
croata (Hdz), partito del defunto presidente Franjo Tudjman, godeva
della protezione delle piu' alte leve politiche ed ha potuto per piu'
di un decennio governare a suo piacimento la Slavonia. Lui ha sempre
negato tutte le accuse con nonchalance, le autorita' giudiziarie non
si sono mai mosse, e mai un testimone che si facesse avanti, almeno
finora. Cos'e' cambiato? Solo poche settimane prima delle regionali
dello scorso 15 maggio, Glavas ha lasciato l'Hdz, oggi guidato dal
premier Ivo Sanader, presentando una lista indipendente. Sulla rottura
tra Sanader e Glavas si sono fatte le ipotesi piu' disparate, ma e'
certo che Glavas e' uno degli ultimi falchi nazionalisti a venire
espulso o a lasciare l'Hdz che Sanader sta spostando verso il centro,
costruendo un'immagine di partito democratico ed europeista che vuole
condurre la Croazia nella famiglia europea, al piu' presto. Ma, a
dispetto di Sanader, alle elezioni a Osijek ha vinto Glavas facendo
piazza pulita dell'Hdz e incassando quasi il 30% dei voti. Entrando in
coalizione con il Partito del diritto, (Hsp) di destra, Glavas, anche
se personalmente non ricopre nessun incarico pubblico, e' ridiventato
il 'padrone della citta' e della regione'. Sara' forse un caso, ma a
due mesi dalla vittoria, il settimanale 'Feral Tribune' svela
nell'ultimo numero che uno dei fedelissimi soldati di Glavas,
appartenente nel 1991 allo squadrone che prese anche il nome
dell'allora segretario della protezione civile di Osijek, Glavas
appunto, sta parlando come testimone sotto protezione con i magistrati
di Zagabria. La sua testimonianza, sempre secondo 'Feral Tribune',
incolperebbe Glavas come ''il mandante di interrogatori, torture e
liquidazioni sommarie di varie decine di civili'' di etnia serba
avvenuti nei primi messi del conflitto. Almeno due le vittime con un
nome, Djordje Petrovic e Cedomir Vuckovic, la cui atroce morte viene
descritta nei particolari. ''Dopo essere stati torturati a bastonate,
furono costretti a ingerire dell'acido'', riporta il giornale. Gli
'interrogatori' avrebbero avuto luogo in due edifici di Osijek usati
dalla protezione civile e da li' le vittime venivano caricate su di un
camion e portate alla riva del Drava dove venivano fucilate e gettate
nel fiume. Dopo le scoperte del settimanale si e' fatta viva anche una
vittima, scampata per pura fortuna alla morte, Radooslav Ratkovic,
oggi residente in Serbia, che avrebbe raccontato tutto ai magistrati
croati gia' nel 2001, ma senza alcun esito. Glavas continua a negare
ogni sua responsabilita' per i fatti del 1991, e controbatte a
Vladimir Seks, uno dei suoi piu' stretti amici di partito, prima della
rottura, e oggi presidente del parlamento di Zagabria, che all'epoca
era lui a capo della protezione civile. Seks se ne lava le mani
spiegando che la sua carica era puramente civile e non aveva
alcun'ingerenza militare. ''A Osijek regnava il caos, creato da
individui e gruppi che nessuno poteva controllare'', ha spiegato Seks
negando di essere stato a conoscenza dei crimini. Ieri il ministro
della giustizia Vesna Skare Ozbolt ha confermato che anche il
Tribunale penale dell'Aja (Tpi) per i crimini commessi nell'ex
Jugoslavia sarebbe interessato al caso. Rispondendo alle ultime accuse
di Glavas che ha definito la questione ''un processo montato, uno
spettacolo politico-giudiziario messo in scena'' contro i vincitori
delle regionali a Osijek, esponenti del governo hanno negato di aver
esercitato alcuna pressione sulla magistratura ''che sta conducendo le
indagini in piena indipendenza''. Nelle prossime settimane la procura
dovra' decidere se procedere, mentre il riemergere di uno dei piu'
atroci crimini di guerra commessi in Croazia, su cui molti allungo
hanno chiuso gli occhi, continua a scuotere la scena politica, non
solo della citta' di Osijek. (ANSA). COR
22/07/2005 17:59


=== 3 ===

Da "La Voce del Popolo", Rijeka - Fiume, venerdì 29.7.2005

IL PRESIDENTE DELL'HHO ŽARKO PUHOVSKI
SUI FATTI DI OSIJEK ALLA FINE DEL 1991

Omicidi, spunta un nuovo testimone

Il sindaco Anto Đapić: no al linciaggio morale di Branimir Glavaš

OSIJEK – Žarko Puhovski, presidente del Comitato croato di Helsinki
(HHO), ha dichiarato ieri a Osijek di aver parlato con una persona che
è a conoscenza di quanto successo in questa città nell'autunno e
nell'inverno del 1991, aggiungendo che, la stessa, fra qualche giorno
contatterà il procuratore di Stato Mladen Bajić. Dopo una riunione a
porte chiuse con il sindaco di Osijek Anto Đapić, Puhovski ha rilevato
di avere "parlato con un signore che gli ha fornito precise
informazioni e una ventina di documenti". A detta di Puhovski,
quest'uomo è a conoscenza "di numerosi dettagli sui fatti della fine
del 1991". Nonostante le reiterate domande dei giornalisti, non ha
voluto svelare l'identità di questa persona, limitandosi a dire
unicamente che era un appartenente della "BOB", l'unità di Branimir
Glavaš.
Sempre secondo Puhovski, il suo interlocutore ha dichiarato di non
avere ucciso nessuno, ma di essere stato presente a tre liquidazioni
che non hanno nulla a che vedere con quelle di Đorđe Petrović e
Čedomir Vučković, delle quali nei giorni scorsi hanno ampiamente
parlato i mass media. A una precisa domanda se questa persona ha fatto
il nome di Branimir Glavaš, Puhovski ha risposto che l'interlocutore
gli ha detto "di avere avuto un comandante con il quale era in
contatto, ma che non si tratta del signor Glavaš".
"Non si tratta solamente di Osijek, visto che cose del genere sono
successe anche in altre città. Bisogna, invece, appurare se in Croazia
esista o meno lo stato di diritto. Le cose sono ancora poco chiare.
Per questa ragione, è lecito affermare che negli scorsi quattordici
anni non è stato fatto abbastanza e che l'indice accusatore deve
venire puntato su coloro che erano al vertice della Polizia e della
procura di Stato nel periodo passato", ha detto Puhovski.
Commentando il caso del testimone protetto Krunoslav Fehir, ha
rilevato che, evidentemente, la procura è giunta alla conclusione che
la testimonianza non è troppo attendibile. "E' alquanto insolito che
abbiamo un testimone protetto che, allo stesso tempo, è una 'stella'
mediatica. Ciò significa che qualcosa non funziona", ha detto Puhovksi.
Da parte sua, Anto Đapić ha ribadito la sua opposizione al "pubblico
linciaggio" di "una tra le persone più autorevoli di Osijek qual è
Branimir Glavaš", mettendo in rilievo la sua ferma volontà che venga
fatta piena luce su quanto successo nel capoluogo della Slavonia nel
1991 ma in conformità alle leggi croate e non a una campagna che
condanna una persona prima che nei suoi confronti sia stata avviata
qualsivoglia inchiesta.

[I giornalisti del portale online sui Balcani "Southeast European
Times", e di altri simili servizi "informativi", sono stipendiati dal
Pentagono: lo rivela candidamente il Washington Post...]

"...The Pentagon asked its inspector general to review its use of
Fairfax, Va.-based Anteon International Corp. to run Web sites aimed
at audiences in the Balkans and North Africa. The Web sites, known as
the Southeast European Times and Magharebia, include articles from
journalists paid by the Pentagon through the company..."

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=13272&s2=02

Pentagon doles out up to $300 million for 'psyops'

THE WASHINGTON POST

WASHINGTON -- The Pentagon awarded three contracts last week,
potentially worth up to $300 million over five years, to companies it
hopes will inject more creativity into its psychological operations
efforts to improve foreign public opinion about the United States,
particularly the military.

"We would like to be able to use cutting-edge types of media," said
Col. James Treadwell, director of the Joint Psychological Operations
Support Element, a part of Tampa-based U.S. Special Operations
Command. "If you want to influence someone, you have to touch their
emotions."

He said SYColeman Inc. of Arlington, Va., Lincoln Group of Washington,
D.C., and Science Applications International Corp. will help develop
ideas and prototypes for radio and television spots, documentaries, or
even text messages, pop-up ads on the Internet, podcasting, billboards
or novelty items.

Treadwell's group was established last year and includes a graphic
artist and videographer, he said. It assists "psyops" personnel
stationed at military headquarters overseas.

Col. Sam Taylor, a spokesman for the Special Operations Command, which
runs the Army's Special Forces, Navy SEALs and other elite combat
units, said the contractors might help the military develop
commercials in Iraq, for example, illustrating how roadside bombs
meant for soldiers also harm children and other innocent civilians.

The companies declined to comment.

The contracts come as the Bush administration has been criticized for
its uncoordinated efforts to repair the United States' post-Iraq image
problems abroad, particularly in the Muslim world. The State
Department, for instance, has been slow to mount a new public
diplomacy program headed by former White House aide Karen Hughes. Vice
President Dick Cheney said in March that public diplomacy "has been a
very weak part of our arsenal."

A Government Accountability Office report in April noted that the
Pentagon had been pressing initiatives on "strategic communications"
to fill "the planning void left by the lack of strategic direction
from the White House." A September 2004 Defense Science Board report
concluded that the "U.S. strategic communication must be transformed."

"The department is always looking for ways to improve our
communication efforts, and we are working closely with the State
Department to support their public diplomacy initiatives where
appropriate," Pentagon spokesman Bryan Whitman said in response to
questions about how the new psyops program fits into an administration
plan.

Some previous Defense Department efforts in the field have been
controversial. In 2002, the Pentagon abandoned its Office of Strategic
Influence after reports surfaced, which the Pentagon denied, that it
would disseminate inaccurate information to foreign media.

After other agencies were criticized for hiring journalists to promote
their policies, the Pentagon asked its inspector general to review its
use of Fairfax, Va.-based Anteon International Corp. to run Web sites
aimed at audiences in the Balkans and North Africa. The Web sites,
known as the Southeast European Times and Magharebia, include articles
from journalists paid by the Pentagon through the company, as well as
articles translated from U.S. newspapers. That review is ongoing.

Treadwell said there is no connection between the Office of Strategic
Influence and the Joint Psychological Operations Support Element,
adding: "I have never approved a product that was a lie, (or) that was
intended to deceive."

SYColeman, a unit of L-3 Communications, is a government-services
company with about 1,100 employees, most in the Washington region.
According to its Web site, Lincoln Group provides communications
services and strategic planning. San Diego-based SAIC, which has
16,000 employees in the Washington region, is among the Pentagon's
largest contractors. Its work includes playing a major role in the
Army's $100 billion modernization effort and a failed program to
create a computerized case-management system for the FBI.


:: Article nr. 13272 sent on 01-jul-2005 21:07 ECT

:: The address of this page is : www.uruknet.info?p=13272

:: The incoming address of this article is :
www.theolympian.com/apps/pbcs.dll/article?AID=2005506120315

(english / francais / italiano)

DU - il nemico invisibile

1. Serbia, Consequences Of Depleted Uranium Dropped In NATO Air Strikes:
Exposed to radiation and forgotten (BLIC, August 7, 2005)
2. NATO soldiers, but civilians, too, are dying from uranium radiation:
Cancer increasingly frequent among Kosovo Serbs (BLIC, 21/2/2005)

3. URANIO, IL GOVERNO MENTE. Malabarba e Bulgarelli contro i generali
che hanno taciuto sui rischi


# UN NUOVO LIBRO:

URANIO. IL NEMICO INVISIBILE
di Stefania Divertito, Infinito Edizioni

Prefazione di Marco Paolini e Andrea Purgatori
Infinito edizioni - Tel: 06/9309839 - Mail: info @ infinitoedizioni.it

Un'inchiesta che porta alla luce una delle pagine piu' buie per le
forze armate italiane. 200 soldati malati, 30 morti, questi i numeri
dell'uranio impoverito. Un metallo residuale di reazioni nucleari
impiegato, a partire dal 1991, in molti teatri di guerra. Di grande
efficacia bellica, e' debolmente radioattivo e chimicamente tossico.
Il libro esamina documenti di 3 commissioni scientifiche, indagini
parlamentari, della commissione d'inchiesta del Senato, documenti
ufficiali dello Stato e informative della Nato. Frutto di una indagine
giornalistica durata quasi cinque anni, ha portato l'autrice (che con
questa inchiesta ha vinto il premio cronista Piero Passetti 2004) fin
dentro le stanze del potere

http://www.infinitoedizioni.it/Collana_iSaggi.htm


# VEDI ANCHE:

Commissione Uranio del Senato

Tutti i documenti della Commissione si trovano all'indirizzo:
http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/ProcANL/ProcANLscheda11113.htm
Resoconti stenografici della Commissione Uranio del Senato:
http://www.senato.it/commissioni/41378/47894/sommariostenografici.htm
http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/uranio/Stenografici/uranio-005d.pdf

Relazione dell'Osservatorio Militare in Commissione Parlamentare
d'inchiesta
Roma 23 giugno 2005

http://www.osservatoriomilitare.it/osservatorio/uranio/lavori_commissione/relazione_osservatorio_commissione_23_06_05.htm

Uranio impoverito: i vertici militari sapevano

24.06.2005 Ieri la Commissione d'inchiesta del Senato sull'uranio
impoverito ha sentito i responsabili dell'Osservatorio militare,
associazione che da anni è in prima linea a difesa delle vittime del
"metallo della vergogna"...

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4446/1/51/

«Sapevo dell'uranio, ignoravo rischi»

26.07.2005 Al vaglio della Commissione Senato sull'uranio impoverito
l'ipotesi che generali italiani sapessero che l'uranio impoverito
usato nei Balcani era cancerogeno. Riprendiamo dalla Gazzetta del
Mezzogiorno un'ìntervista al tenente generale Agostino Pedone tra il
'95 e il '96 a capo dei militari italiani in Bosnia... (Di Marisa
Ingrosso – Gazzetta del Mezzogiorno)

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4535/1/51/


# EN FRANCAIS:

http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-07-11%2017:14:18&log=invites

Armes à uranium : gréviste de la faim reçu, mais pas entendu
Alliot-Marie : mortelle iniquité

A son 48ème jour de la faim, Christian Prud'homme, soldat français
contaminé par le syndrôme du Golfe en 91, a enfin été reçu par la
ministre Alliot-Marie. Premier résultat de pressions par de nombreux
mails. Reçu, gratifié d'une aumône, mais pas entendu. Il importe de
renforcer la pression. Voici le communiqué relatant cette entrevue...

- Syndrôme du Golfe : Alliot-Marie joue-t-elle la montre ?
COMMUNIQUE COMMUN AVIGOLFE-ACDN
- Manuel sur les principes de sécurité OTAN, applicable aux stockages
des Munitions et explosifs. Document. AC/258-D/425 - Diffusion de
l'AASTP-1
Document parvenu à Avigolfe, remis au ministère de la défense le 29
juin 2005, et authentifié le même jour par l'OTAN à la demande de
France 3...

http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-07-11%2017:14:18&log=invites

VOIR AUSSI : Leuren Moret - Uranium appauvri, cheval de Troie de la
guerre nucléaire
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2005-01-05%2009:50:59&log=invites


# MORE LINKS:

Depeted Uranium Bill Introduced Into Congress
(The Lone Star Iconoclast)

Congressman Jim McDermott (D-WA), a medical doctor, on May 17
introduced legislation with 21 original co-sponsors in the House of
Representatives that calls for medical and scientific studies on the
health and environmental impacts from the U.S. Military's use of
depleted uranium (DU) munitions in combat zones, including Iraq. The
McDermott bill also calls for cleanup and mitigation of sites in the
U.S. contaminated by DU...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=12192&s2=31

US media censor uranium weapons stories
Depleted uranium turns to poison gas
(Bob Nichols, Project Censored Award Winner & Online Journal
Contributing Writer)

A dedication in 2120 might say: Dedicated to the memory of the Iraqi
people. Many people believe Iraq was the birthplace of civilization
some 5,000 years ago. Iraq was destroyed and radioactively
contaminated in an early 21st Century Oil War by a fascist world
power, now extinguished...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=12100&s2=27

Depleted Uranium: States Take Action to Protect Their Soldiers and
Veterans
(Kevin Zeese)

Louisiana recently passed legislation to require that all returning
veterans have the right to get a best practices health screening test
for exposure to depleted uranium. Interviewed here is Bob Smith, one
of the activists that helped make this bill possible. He is with the
Louisiana Activist Network at:
http://www.newdemocracyrising.com/index.asp . He is also I am a member
of Veterans for Peace and the Viet Nam Veterans Against the War...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=13612&s2=12

Cynicism and the Use of Depleted Uranium
(Kim Hawkins and Robert Shetterly)

...The biggest danger our troops and the Iraqi people face is the most
insidious and the most invisible. It is one that won't go away when
the troops come home. It won't solve the quagmire we have created over
there. The half life cycle for DU is 4.5 billion years. It is not
going away simply because we withdraw and the press goes home. The
toxic pollution from DU can never be cleaned up. Nor will it stay in
Iraq. Once in the air, it can blow anywhere. The mutation damage done
to human cells will continue to be passed in perpetuity – much like a
sick joke around the internet. What this administration is committing
is a silent, quiet genocide of both planet and people...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=14022&s2=24

EVEN MORE LINKS:

DU Weapons: War Crime and Crime Against Humanity
(by A. Maeda, S. Saruta & K. Inamori)
http://www.axisoflogic.com/artman/publish/printer_18827.shtml

Heads roll at Veterans Administration
Mushrooming depleted uranium (DU) scandal blamed
by Bob Nichols (Project Censored Award Winner) - 2/2/05 S.F. Bay View
http://www.sfbayview.com/012605/headsroll012605.shtml

Radiological warfare against all unborn generations (by Robert M. Bowman)
http://www.rmbowman.com/ssn/DUandBirthDefects.htm

TBR News: Poisonous DUst
http://www.thetruthseeker.co.uk/print.asp?ID=3365

World Affairs: Today's Hiroshima: DU: The Trojan Horse of Nuclear War
(by Leuren Moret)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=MOR20040708&articleId=709


=== 1 ===

http://www.blic.co.yu/danas/broj/E-Index.htm#6

Blic (Serbia and Montenegro) - August 7, 2005

Consequences of depleted uranium dropped in NATO air strikes

Exposed to radiation and forgotten


Three years after NATO air strikes on Serbia, experts
of the Institute for radiology protection 'Dr.
Dragomir Karajovic' found genetic changes and presence
of uranium in the bodies of people living on Strpce
Plateau and in the villages of southeast Serbia. The
same was found in people who carried out
decontamination of Lustica Peninsula in Montenegro.

'Two years later nobody knows what is going on with
these people. Nobody is following up their health
condition, we even don't' know if they are still
alive', Doctor Radomir Kovacevic says.

The experts of this institute say that these negative
consequences have affected 112 locations from which
107 are in Kosovo. Four are in the southeast of
Serbia, Bratoselce, Reljan, Borovac and Pljackovica.

'These are actually four radioactive fields surrounded
by barbwire only. Farmers' houses and lands are
immediately next to them. Other parts of the State are
safe since the ammunition with 238 uranium was not
used north of Pljackovica. However, after explosion
molecules of aerosol that contain uranium appear in
the fire and they enter moisture drops in the air.
There they can remain for a very long time and a wind
can take them anywhere. They are invisible and can
circle around the whole planet and cannot be removed
with any 'vacuum cleaner'. One such particle is
sufficient to turn a healthy cell into a malignant
one. One malignant cell can start a process that will
take a life away. Both 'Focus' international
commission and UNEP have proved presence of such
particles above the villages in the south of Serbia',
Doctor Karajovic says.

'Serbia Government has promised, but still has not
financed a single scientific project that would follow
the consequences of air strikes and health condition
of the population', Doctor Kovacevic adds.

'In 2003 we made a program called 'Oncology preventive
for population in areas contaminated with uranium'.
This program does not require large sums of money.
Sadly, so far nobody has shown any interest in it',
Doctor Dragomir Krajovic concluded.

(SOURCE: http://groups.yahoo.com/group/yugoslaviainfo/ )


=== 2 ===

http://www.blic.co.yu/danas/broj/E-Index.htm

BLIC - 21. February 2005.

Headlines:

NATO soldiers, but civilians, too, are dying from uranium radiation

Cancer increasingly frequent among Kosovo Serbs


In Italy, 34 members of NATO mission in the Balkans have died so far.
They all were serving in Bosnia and Kosovo during which time they were
exposed to radiation from depleted uranium contained in NATO missiles
fired during air strikes in 1999.

The last victim was Professor Giovanni Casselli who was in Kosovo
after NATO bombing as participant in 'Rainbow' operation.

Although no detailed results are available, medical experts claim for
'Blic' that consequences of the use of deplete uranium are obvious
among civil population in Kosovo. Our soldiers who were on duty in
contaminated areas also have health problems.

Professor Casselli is the first civil victim in Italy, while all
others were soldiers. Another 270 Italians are affected by various
kinds of tumor. Long list of victims and pressure by public opinion
resulted in setting up a commission to Italian Senate that has to
establish who the responsible people are.

Missiles with depleted uranium were used in 112 missions against Serb
troops. The largest number /total 40 missiles/ was used in
Pec-Djakovica-Prizren triangle. That is exactly the area where
Italians troops are stationed after NATO came in Kosovo.

Soldiers of former Yugoslav Army who were in that area are also under
permanent medical check at Medical military Academy in Belgrade.

'At the beginning we were controlling health of 2,000 soldiers. Within
these five years their number decreased to 400 that are still a
high-risk group. Their health is going to be supervised in the
following five years, too. All of these soldiers were mainly in the
area along border with Albania. They were involved in decontamination
and pulling out of the staff and technique', Colonel and Doctor Milan
Misovic of Military Medical Hospital in Belgrade says. According to
his words the possible reasons for the changes on their organs are the
living conditions at the time of service in Kosovo. The soldiers spent
almost 20 days in trenches, smoking and eating tin-food only.

IN our southern province so far not a single serious medical research
of the consequences of NATO bombing on civil population was carried out.

'We are faced with increased number of malignant tumors, especially
malignant melanoma with deadly outcome. Over eight years, from 1991 to
1999 in Strpce municipality there were four cases of malignant
melanoma. After bombing, within a year only, 2000 and 200l, there were
even eight cases of this disease', Doctor Sasa Krstic, of Health
Center in Strpce Municipality says for 'Blic'.

USA, GB and France have missiles with depleted uranium. According to
estimations about 10 tons of depleted uranium was contained in
missiles fired by mainly American combat planes. Unlike Italians,
American NATO soldiers wear gas masks, gloves, goggles and impermeable
uniform even at high temperatures. French soldiers wear protection,
too. Soldiers serving in Kosovo are advised not to have children for
the period of three years.


=== 3 ===

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=4098

«Uranio, perché tante bugie?»

di A. Man.
su Il Manifesto del 24/06/2005

Malabarba e Bulgarelli contro i generali che hanno taciuto sui rischi

Macigni che piovono sulla testa dei generali italiani degli anni
novanta. Ecco cosa sono i documenti depositati dall'Osservatorio
militare, il cui presidente Cosimo Tartaglia è stato ascoltato ieri,
presso la commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito istituita dal
senato e presieduta dal leghista Paolo Franco. C'è un filmato del
Pentagono con tutti i rischi dei proiettili all'uranio impoverito e le
procedure per proteggere i soldati, mostrato e distribuito ai nostri
generali durante i brefing che si tenevano a Bagnoli nel `95 al
momento dei raid sulla Bosnia. Il manifesto l'ha anticipato ieri.
Quelli che partivano da Aviano erano caccia A10 che spararono 10.800
colpi corazzati con quel metallo, secondo i dati forniti alla fine del
2000 dall'allora ministro della difesa Sergio Mattarella che affermò
tuttavia di aver appreso quelle notizie con grave ritardo. Centinaia
di militari italiani ammalati di leucemie e altri tumori, almeno 23
morti. E chissà quanti tra le popolazioni civili colpite in Bosnia ma
prima ancora in Iraq e in Somalia e in seguito ancora nella ex
Jugoslavia (guerra del Kosovo) e di nuovo in Iraq. Ora viene fuori che
i generali sapevano tutto da cinque anni ma hanno taciuto, sicuramente
con i soldati, forse anche con i vertici politici. «Potrebbero non
aver avvertito il governo - ha osservato Tartaglia nella sua audizione
- Forse hanno sottovalutato il politico. Oppure hanno taciuto il
rischio con l'assenso del governo».

Le opposizioni alzano la voce. «La testimonianza dell'Osservatorio
Militare è clamorosa: perché le gerarchie militari hanno mantenuto
segreta per anni la pericolosità dell'uranio impoverito per gli
operatori e per la popolazione civile, con la conseguente ecatombe a
cui abbiamo assistito dopo la guerra nei Balcani?», chiede il
capogruppo del Prc al senato Gigi Malabarba, membro della commissione
d'inchiesta. «La commissione d'inchiesta dovrà dare una risposta
definitiva. Quel che è certo - aggiunge Malabarba - è che il ministro
della difesa Antonio Martino finora ha raccontato bugie». Per Mauro
Bulgarelli dei Verdi la documentazione dell'Osservatorio «è l'ennesima
conferma che le nostre autorità militari erano a conoscenza da tempo
dei pericoli dell'uranio impoverito e hanno taciuto non fa che
aumentare lo sdegno e la rabbia per tante morti che potevano essere
evitate. E' vergognoso questo muro di omertà».

L'ex ammiraglio Falco Accame, presidente dell'Anavafaf (Associazione
vittime delle forze armate), risale ancora più indietro nel tempo:
«L'Italia era stata avvertita della pericolosità dell'uranio
impoverito da parte della Nato fin dal 1984 e ciò anche per quanto
riguarda il maneggio a freddo del metallo». Accame è in possesso di un
documento con quella data nel quale già «si stabilivano anche le norme
di protezione da adottare (occhiali, maschere, guanti, tute)». E «in
un documento del 1993 - aggiunge Accame - il capo della sanità
militare Usa indicava la pericolosità dell'uranio per quanto concerne
la possibile ingenerazione di tumori e pochi mesi dopo, il 13 ottobre
1993, vennero emanate dagli Usa le norme di sicurezza per il personale
impegnato in Somalia nella operazione Restore Hope, dove i nostri
militari hanno operato fianco a fianco in molte operazioni con i
reparti Usa». Per gli italiani le protezioni anti-uranio sono scattate
solo alla fine del 1999. E le malattie denunciate, per le quali gli
stati maggiori si ostinano a negare qualsiasi rapporto con l'uranio
impoverito, risalgono soprattutto alle missioni precedenti, proprio
nel Corno d'Africa oltre che nei Balcani.

---

URANIO IMPOVERITO:
SEGRETARIO COMMISSIONE PARLAMENTARE,
"IL GOVERNO MENTE"

"Confermo tutte le denunce fatte dall'UNAC e la falsità delle
affermazioni sostenute dal ministro della Difesa, Martino e dalle
gerarchie militari: tutti i militari malati ci raccontano le stesse cose".

Così Luigi Malabarba, capogruppo di Rifondazione comunista al Senato e
segretario della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito,
intervenendo al congresso nazionale dell'UNAC, Unione Nazionale Arma
dei Carabinieri, ha contestato le affermazioni tranquillizzanti di
governo ed esercito sulla mancanza di effetti dannosi dei proiettili
sul nostro contingente in zone di guerra.

"I 33 morti accertati e gli almeno 300 contaminati dopo aver
partecipato a missioni all'estero e le nascite di bambini deformi
vicino ai poligoni militari - ha aggiunto Malabarba - per questi casi,
l'assassino ha un nome: uranio impoverito". Ed è "micidiale"
l'atteggiamento del ministero della Difesa e delle gerarchie militari
che, oltre a negare il nesso causa effetto tra tumori e uranio,
affermano che non viene utilizzato dalle nostre truppe.

Il ministro della Difesa Martino, secondo Malabarba, "si è preparato
all'audizione, cui si è presentato, con dati manipolati, e cercando di
imbonire malati e famiglie con promesse, ma poi, quando questi ragazzi
si ammalano, come minimo ottengono dai loro superiori un atteggiamento
ricattatorio".

Per quanto riguarda le cause di servizio riconosciute, sottolinea il
senatore del PRC, "negli unici, rari, casi in cui sono state concesse,
ciò è avvenuto solo in seguito a cause legali contro il ministero
della Difesa".

FONTE: NEWSLETTER DI MISTERI D'ITALIA
Anno 6 – Numero doppio (101-102), 25 giugno 2005
http://www.misteriditalia.com
http://www.misteriditalia.it

(italiano / deutsch / srpskohrvatski / francais / english)

NUOVI LIBRI
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1. Mira Markovic, Giuseppe Zaccaria:
# MEMORIE DI UNA STREGA ROSSA
# ERINNERUNGEN EINER ROTEN HEXE

2. Aldo Bernardini:
LA JUGOSLAVIA ASSASSINATA

3. Diana Johnstone:
# LA CROISADE DES FOUS
# FOOLS' CRUSADE

4. Milena Arezina:
NOC PREVARE - DAN IZDAJE
[La notte dell'inganno - il giorno del tradimento]

5. Michael Mandel:
# PAX PENTAGON. Wie die USA der Welt den Krieg als Frieden verkaufen
# How America Gets Away With Murder. Illegal Wars, Collateral Damage,
and Crimes Against Humanity

6. Goran Matic: U MILOSTI ANDJELA

7. Kosovo : un voyage pour rompre cinq ans de silence (Rapport de voyage)


IN USCITA A SETTEMBRE - DA NON PERDERE:

# Jean Toschi Marazzani Visconti: IL CORRIDOIO (La Città del Sole, Napoli)

Memorie di viaggio attraverso la guerra e la disinformazione:
Repubblica Serba di Bosnia, Bihac, Krajine, Kosovo...

# IO ACCUSO. Slobodan Milosevic in difesa della Jugoslavia (Zambon
Editore, Frankfurt)

Il testo integrale della presentazione della autodifesa dinanzi al
"tribunale ad hoc" dell'Aia, ed altri testi inediti di Slobodan
Milosevic. A cura di ICDSM-Italia


=== 1 ===

MEMORIE DI UNA STREGA ROSSA
Quarant'anni di passione e potere in Jugoslavia

Libro-intervista a Mira Markovic, a cura di Giuseppe Zaccaria

Zambon Editore, Frankfurt 2005
ISBN 88-87826-30-7
Brossura
214 pagine
prezzo 12 euro

## disponibile anche in spagnolo e tedesco ##

Mira Markovic, di volta in volta definita la strega rossa, la lady
Macbeth dei Balcani, è stata una delle donne più influenti del mondo e
la protagonista indiscussa degli ultimi decenni di storia della
ex-Jugoslavia. Prima di scomparire dalla scena con una fuga
rocambolesca, ha trascorso lunghe settimane con l'autore raccontando
la sua vita:la sua nascita, la fanciullezza col nonno, uomo borghese
illuminato, l'incontro con Slobodan Milosevic e la politica, gli anni
del potere e il suo sodalizio con Milosevic.
Un esempio emblematico di storie famigliari ed eventi politici che si
intrecciano e si sovrappongono fino ad annullare i confini del privato
e del pubblico.
Ne è uscito un documento storico preziosissimo per chi voglia
approfondire, con animo spassionato e mente sgombra da ogni
pregiudizio politico ed ideologico, un pezzo di storia della fine
Novecento che ha traumatizzato l'Europa.

Giuseppe Zaccaria ha 53 anni ed è nato a Bari. Inviato speciale de La
Stampa, nell'ultimo quindicennio ha seguito alcuni fra i principali
avvenimenti internazionali, dalla caduta di Ceausescu in Romania alle
vicende mediorientali. la prima guerra del Golfo e le vicende della
guerra in Iraq, la vittoria presidenziale di nelson Mandela in Sud
Africa, le crisi di Indonesia e quindi di Timor Est, nonché tutte le
fasi della dissoluzione jugoslava (guerra croato-serba,
croato-bosniaca, lunga guerra di Bosnia, guerra per il Kosovo).
Nel 1996 ha vinto il premio Hemingway con il libro "Noi criminali di
guerra", pubblicato da Baldini e Castoldi, che trattava - primo in
Occidente - il problema poi affrontato dal Tribunale dell'Aia e da
numerosi altri studi. Quel libro fa parte, ora, del materiale di prova
assunto dal Tribunale, che ha ascoltato l'autore come testimone nel 1997.
Dopo la guerra per il Kosovo e la destituzione, Slobodan Milosevic ha
concesso a Zaccaria la sola intervista rilasciata nell'arco degli
ultimi sette anni [che sia stata pubblicata su di un quotidiano
italiano, ndCNJ], una sorta di testamento politico che, pubblicato da
"La Stampa", venne ripreso dai giornali di tutto il mondo e dalla
stessa CNN. Nel 2000 ha vinto anche il premio Saint Vincent.

---

Mira Markovic

Erinnerungen einer roten Hexe

Vierzig Jahre Leidenschaft und Macht an der Seite Slobodan Milosevics

Herausgegeben von GIUSEPPE ZACCARIA

Vorwort von GERHARD ZWERENZ
Aus dem Italienischen von Christina Koblitz und Kristyna Kreß

1. Auflage 2005
© 2005 Giuseppe Zaccaria
© 2005 Zambonverlag, Frankfurt am Main
Broschiert, 214 S.
ISBN 3-88975-080-x
euro 13,80

Mira Markovic, die immer wieder als die ‚rote Hexe', als ‚Lady
Macbeth' des Balkans bezeichnet wird, war eine der einflussreichsten
Frauen der Welt und die unbestrittene Hauptdarstellerin der letzten
zehn Jahre Ex-Jugoslawiens. Sie verließ die politische Szene durch
eine kühne Flucht. Dem Autor gelang es, mit Mira Markovic einige lange
Wochen zu verbringen, in denen sie ihm ihr Leben schilderte: ihre
Geburt, die Kindheit bei ihren Großeltern, ihr aufgeklärtes
bürgerliches Leben, ihr Zusammentreffen mit Slobodan Milosevic und der
Politik, die Jahre an der Macht und ihr Leben an der Seite Milosevic.
Es handelt sich um ein glänzendes Beispiel für die Geschichte einer
Familie und politischer Ereignisse, die miteinander verwoben und
verflochten sind und die Grenzen zwischen Privatem und Öffentlichem
verwischen bzw. aufheben.
Wir haben es hier mit einem kostbaren, historischen Dokument zu tun,
in das man sich gerne vertieft und dabei auf einen unvoreingenommen
Geist trifft, der frei von politischen Vorurteilen und ideologischem
Ballast die Geschichte eines traumatisierten Europas am Ende des 20.
Jahrhunderts schildert.

Giuseppe Zaccaria, 53 Jahre alt, wurde in Bari geboren. Er arbeitet
als Sonderberichterstatter für die italienische Tageszeitung La
Stampa. Während der letzten 15 Jahre berichtete er über und erlebte
hautnah bedeutende internationale Ereignisse wie z. B. den Sturz
Ceaucescus in Rumänien, den ersten Golfkrieg und die Ereignisse im
Irak, den Antritt Nelson Mandelas als Präsident Südafrikas, die Krise
in Indonesien und die Ereignisse in Ost-Timor und darüber hinaus
beobachtete er en Detail den Zerfall des ehemaligen Jugoslawien
während der Kriege zwischen Kroatien und Serbien, Kroatien und
Bosnien-Herzegowina, dem langen Bürgerkrieg in Bosnien-Herzegowina und
den Auseinandersetzungen um und im Kosovo.
Für sein Buch „Noi criminali di guerra", bei Baldini und Castoldi
veröffentlicht, erhielt er 1996 den Hemingway-Preis. Das Buch
behandelt zum ersten Mal hier im Westen die Schwierigkeiten mit dem
Haager Tribunal und beinhaltet dazugehörige Studien. Es wird jetzt
während des Prozesses als Beweisunterlage für die vom Autor
mitverfolgten politischen Ereignisse im Jahre 1997 benutzt.
Nach dem Kosovokrieg und seiner Festnahme gewährte Slobodan Milosevic
Zaccaria das einzige von ihm zugelassene Interview über die Ereignisse
der letzten 7 Jahre, eine Art politischem Testament, das in La Stampa
veröffentlicht wurde. Viele andere Zeitungen druckten es nach und
selbst CNN befasste sich damit ausführlich. Im Jahr 2000 erhielt
Zaccaria den Saint Vincent Preis.

"Ich will nach Lektüre der Vorgeschichte und wiederholten Lektüre der
Gespräche mit Mira Markovic, Ihnen zukommen lassen, wie wesentlich
(ein so oft missbrauchtest Wort) dieses Buch mir erscheint, in dem es
alle die (vielleicht auch da und dort berechtigten) Vorurteile in
Fragen, Zögern, Sachlichkeiten verwandelt. Vor allem ist die Arbeit
des Journalisten Giuseppe Zaccaria erstaunlich, indem es nämlich
schlicht eine unvoreingenommene, sozusagen normale ist, was heute im
Journalismus ganz und gar nicht mehr der Fall ist. Ein Buch mit
solcher Sachkenntnis, solchem Tiefblick, solchem Wirkenlassen der
Probleme ohne viel persönliche Besserwisserei, ist in Deutschland, vor
allem was die "seriösen Medien" (die sich selber so bezeichnen)
betrifft, undenkbar geworden. Solche Bücher können in der Tat die
Augen öffnen, auch wenn man danach, was Serbien und Jugoslawien
angeht, umso ratloser ist. Aber das wäre schon und den Lesern in
Germany, zu wünschen, ein Vorhangaufgehen."

Peter Handke, 2. Juni 2005


=== 2 ===

Iz stampe je izasla knjiga Alda Bernardinija
"La Jugoslavia assassinata" (Ubojstvo Jugoslavije)
izdavacke kuce Editoriale Scientifica, Teramo, Italia.
Cijena 20 eura
---

Aldo Bernardini

LA JUGOSLAVIA ASSASSINATA

Università degli Studi di Teramo, Edizioni Editoriale Scientifica
srl, Napoli.
Prezzo 20 euro.

Dall' Avvertenza dell'Autore:

"Mi sono riproposto, in questo volume, di raccogliere quanto, salvo
dimenticanze e non reperimento di vecchi testi, ho scritto sulla
tragedia jugoslava e le barbariche ingerenze e aggressioni
dell'Occidente: articoli e saggi, parti di libri, note, interventi a
convegni, pareri, interviste, prese di posizione, quasi sempre
pubblicati, talora inediti. Anche qualche resoconto giornalistico e
qualche documento. Proposito presuntuoso? Senz'altro, se si bada al
carattere generalmente rapido, di intervento estemporaneo, per lo più
di elaborazione sommaria, degli scritti presentati e alle lacune, alla
povera considerazione di dottrina sull'argomento. Senz'altro, se li si
considera lavori "militanti", più che di pacata meditazione
"scientifica". Senz'altro, se li si misura su un'impossibile
neutralità. Sono lavori schierati. Dalla parte dell'aggredito..."


=== 3 ===

Diane Johnstone è l'autrice di "Fools' Crusade: Yugoslavia, Nato, and
Western Delusions – La Crociata degli Inganni: Jugoslavia, Nato, ed
Allucinazioni Occidentali" pubblicato negli USA da Monthly Review
Press ed in GB da Pluto Press -- ora anche in francese per i tipi "Les
Temps des Cerises", Parigi
---

Diana Johnstone

LA CROISADE DES FOUS

Yougoslavie, première guerre de la mondialisation

Préface de Jean Bricmont
traduite de l'anglais par l'auteur
Le Temps des Cerises, France, 2005
ISBN 2-84109-533-9

http://www.g-dil.com/EditTempsCerises1.htm

LA CROISADE DES FOUS
/ Diana Johnsone / Ed. Le Temps des Cerises
/ Document / 338 pages / / Format 14 x 19,5 cm / Broché
/ Prix : 18,00 Euros

La lecture de " La Croisade des Fous" est essentielle pour tous ceux
qui veulent comprendre les causes, les effets, le vrai et le faux dans
les guerres des Balkans depuis une bonne douzaine d'années. La
journaliste américaine Diana Johnsone analyse le rôle joué par l'OTAN
et les grandes puissances dans le morcellement de la Yougoslavie. Elle
montre les mécanismes de la manipulation médiatique qui a permis aux
dirigeants des pays occidentaux de tromper les opinions publiques et
de faire croire que l'intervention en Yougoslavie avait pour but la
défense des droits de l'homme. Elle démontre que cette guerre a été le
prototype des guerres dites "humanitaires" qui sont en fait les
guerres de la nouvelle mondialisation, et elle dénonce le rôle et le
fonctionnement scandaleux du Tribunal Pénal International.

---

Diana Johnstone

Fools' Crusade: Yugoslavia, NATO and Western Delusions

http://www.amazon.com/exec/obidos/ASIN/158367084X/antiwarbookstore/
http://www.monthlyreview.org/foolscrusade.htm

intro:
http://swans.com/library/art9/dianaj01.html
reviews:
http://swans.com/library/art9/lproy04.html
http://swans.com/library/art9/herman10.html
http://swans.com/library/art9/ga156.html
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2529


=== 4 ===

Milena Arezina (autrice ed editrice)

NOC PREVARE - DAN IZDAJE

(La notte dell'inganno - il giorno del tradimento)

2004, Belgrado

Di professione magistrato, Milena narra nei minimi dettagli, in quanto
membro della Commissione elettorale, gli avvenimenti legati alle
elezioni anticipate ed al famigerato 5 ottobre 2000.
La figura di Milosevic qui appare ingenua, addirittura vittima ignara
di un complotto e di un tradimento ben orchestrato. Un uomo
sostanzialmente isolato, o almeno manipolato da consiglieri senza
scrupoli vendutisi al miglior offerente.
Milena Arezina come magistrato è nota per la sua coraggiosa lotta
contro i mostruosi brogli delle privatizzazioni in Serbia. Il piu noto
è il caso della Galenika. Per questo rischiò di essere uccisa il 9
ottobre dalla mafia del "democratico" Djindjic, e fu licenziata dopo
che tutta la documentazione dei processi da lei condotti fu fatta
sparire dal suo ufficio.
Un libro da non perdere, una testimonianza autentica - utile
sopratutto per quelli che seguono professionalmente le cose jugoslave.

Milena Arezina, bivsi sudija, ekskluzivno za NT o knjizi koju upravo
pise „Noc prevare, dan izdaje" (5. oktobar 2000.)...
http://www.mail-archive.com/sim@.../msg09859.html
http://www.nedeljnitelegraf.co.yu/novi/arezina.html

"Svedok" objavljuje delove iz knjige Milene Arezine, tada predsednika
Privrednog suda u Beogradu, o desavanjima od 6. do 9. oktobra 2000...
http://www.svedok.co.yu/index.asp?show=39410
http://groups.yahoo.com/group/srpski_svet/message/2413?viscount=100

Pobeđuju samo oni koji se bore
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/nkpj_01.html

Miloševića su izdali prijatelji. Milena Arežina - Zašto sam napisala
knjigu
(Ogledalo, 16. mart 2005.)
http://www.srpskapolitika.com/drugi_pisu/2005/270.html



=== 5 ===

di Michael Mandel - giurista, tra i presentatori delle denunce penali
contro la NATO per i crimini di guerra da questa commessi in
Jugoslavia nel 1999 - è disponibile, nelle edizioni inglese e tedesca:
"PAX PENTAGON. Come gli USA spacciano la guerra per la pace". I casi
del Kosovo, dell'Afghanistan e dell'Iraq a confronto...
---

Michael MANDEL

Pax Pentagon. Wie die USA der Welt den Krieg als Frieden verkaufen

Deutsche Ausgabe im Verlag "Zweitausendeins" erschienen.

http://www.zweitausendeins.de/index.htm?/artikel.cfm?at=sv&q=%20Michael%20MANDEL

15,00 EUR

Rechtswissenschaftler Michael Mandel untersucht die ethischen und
rechtlichen Aspekte der Kriege im Kosovo, in Afghanistan und im Irak.
Der Irakkrieg im Jahr 2003 war der dritte illegale Krieg der
Vereinigten Staaten in nur vier Jahren, wobei der Krieg gegen Saddam
besonders blutig und eklatant rechtswidrig war. Auch die Sorge um die
Menschenrechte ließ sich als Interventionsmotiv der USA kaum ernst
nehmen, die die Iraker zwölf Jahre lang mit inhumanen Sanktionen
bestraft hatten. Und wo blieb die Menschlichkeit in Krieg und
Vorkrieg, die so viele unschuldige Menschenleben forderten? Warum
werden die Kriegsverbrechen der USA nicht angeklagt?
Den Kosovokrieg rechtfertigten die USA als "humanitäre Intervention",
den Afghanistankrieg als "Selbstverteidigung" und für den Irakkrieg
behaupteten sie, durch den UN-Sicherheitsrat autorisiert zu sein.
Jeder dieser Kriege, sagt Rechtsprofessor Mandel, muss nach
Völkerrecht und UN-Charta als "größtes internationales Verbrechen"
eingestuft werden. Aber wie kommt es, dass es nicht gelingt, die USA
vor internationalen Kriegsverbrechertribunalen zur Verantwortung zu
ziehen, sondern dass nur die Gegner der USA für ihre Taten büßen müssen?
Michael Mandel liefert eine kritische Analyse der internationalen
Verfolgung und Nichtverfolgung von Kriegsverbrechen und
"Kollateralschäden", die in Wahrheit Morde sind.

"Spannend, originell und durchweg überzeugend ... Dieses Buch gehört
zur Pflichtlektüre eines jeden, der verstehen will, wie das Recht in
internationalen Angelegenheiten wirklich funktioniert."
Prof. Edward S. Herman, Wirtschafts- und Finanzwissenschaftler

"Diese gut durchdachte und sorgfältig dokumentierte Studie ist traurig
und hart, aber notwendig. Wenn die Bürger der reichen und mächtigen
Staaten daraus keine Lehre ziehen, wird das Schicksal der Welt jenen
überlassen bleiben, die die Waffen und den Glauben haben, ihren Willen
durchzusetzen."
Noam Chomsky

Michael Mandel ist Rechtsprofessor an der York University, Toronto. Er
lehrte auch an Universitäten in Italien und Israel. Mandel ist
Vorstandsmitglied von Lawyers Against the War, einer Organisation, die
2001 in Kanada gegründet wurde und Mitglieder in 13 Ländern hat.

---

How America Gets Away With Murder
Illegal Wars, Collateral Damage, and Crimes Against Humanity

By Michael Mandel

Pluto Press, June 2004

Paperback £14.99 $22.95 €22.50

Review by Edward Herman:
http://zmagsite.zmag.org/JulAug2004/herman0804.html#author


=== 6 ===

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2005-08-04.html

Nova knjiga Gorana Matica: U MILOSTI ANDJELA

Beograd, 04. avgust 2005. godine

Ovih dana pojavila se u knjižarama knjiga Gorana Matica sa naslovom "U
milosti andela". Na 459 stranica velikog formata on obraduje deo svoje
aktivnosti iz nemilog vremena bombardovanja Jugoslavije. Iz pera
bivšeg saveznog Ministra za informacije, pojavila se knjiga koja baca
novo svetlo na jedan od do sada malom broju ljudi znani oblik otpora
NATO propagandi, o Koordinaciono-operativnoj grupi za informisanje
strane javnosti, koja je radila tokom NATO bombardovanja naše zemlje,
a na cijem se celu nalazio. Nakon Prologa i Uvoda, knjiga po danima
prati aktivnosti grupe propagandnih eksperata koji su pokušali da
pariraju propagandi protivnika i da u konkretnim uslovima i sa
neuporedivo manjim resursima omoguce da svet ipak vidi slike ratnih
razaranja, koje se nikako nisu uklapale u dobro usavršeni koncept
"asepticnog rata", koji je nastao tokom rata u Vijetnamu a detaljno
razvijen za vreme Zalivskog rata. Knjiga obiluje dokumentarnim
podacima koji su dati na svež i zanimljiv nacin, u vidu dijaloga
malobrojne grupe pažljivih analiticara i mnogobrojnih licnosti koje se
pominju u knjizi. Svaki dan nazvan je po nekom poznatom filmu, što
samo pojacava utisak nekih komentatora da se zapravo radilo o prvom
ozbiljnom virtuelnom ratu. Oni koji su neposredno branili otadžbinu,
kojima je ova knjiga i posvecena, dobro su znali da je ovaj rat bio
realnost, sa tragicnim ishodom za preko tri hiljade naših sugradana.
Knjiga obiluje novim detaljima našeg za sada poslednjeg rata, pocev od
toga da je on trajao 81 dan a ne 78, kako su to mnogi "izbrojali", pa
do do sada neobjavljenih detalja obaranja ponosa americke avijacije,
nevidljivog Stelta. Na 320 stranica koje se citaju u dahu,
ilustrovanih sa oko 160 fotografija znanih i neznanih protagonista ove
borbe, osvetljavaju se skoro zaboravljene epizode naše kalvarije, ali
i daje odgovor brojnim kriticarima kako se vodio rat na nacin znan još
iz poznate pesme Đure Jakšica "Mac i pero", odnosno na koji nacin on
razume našu pobedu nad NATO snagama i u cemu se ona sastoji. Tome je
posvecen deo knjige od 6 strana sa naslovom "Šest godina kasnije". Na
kraju svakog dana citirani su neki od karakteristicnih tekstova sa
sajta cuvenog Beograd.com, cija uloga u informisanju naših gradana za
vreme bombardovanja još nije valorizovana na pravi nacin. Ovo su
autenticni napisi malih ljudi, koji verno odslikavaju stanje svesti
jednog dela nacije koji je mogao da koristi kompjuter kao izvor pravih
informacija uglavom u tzv. "slobodnom svetu".
U delu knjige pod naslovom "Leksikon propagande", na 90 strana Matic
se prikazuje u manje poznatom svetlu vrsnog poznavaoca teorije
komunikacija i medija. Obradio je ukupno 41 pojam iz poznatog " A
Chronology and Glossary of Propaganda in the United States" autora
Ricarda Nelsona. Navodeci najpre citat definicije pojma datog u ovoj
bibliji masovnih komunikacija u SAD, autor je pokušao da pojavu
prepozna i imenuje u našim uslovima, lucidno ukazujuci na mnogobrojne
manipulacije gospodara svesti modernog zapadnog coveka. Bez mnogo
strasti, detaljno i analiticno, Matic uvodi citaoce u tajne
najmocnijeg oružja današnjice, u tajne manipulacije ljudskom svešcu. O
kakvom je znalcu ove materije rec svedoci i bibliografija sa 57 knjiga
i preko 130 clanaka iz ove oblasti koje je autor koristio. Vecoj
preglednosti i lakšem korišcenju ove knjige svakako bi doprineo i
registar imena i toponima, koga u ovom izdanju beogradskog
"Medijagrafa" nema.

Knjigu možete poruciti na telefone:

064 155 67 83
064 267 27 48
064 233 11 88


=== 7 ===

Vient de paraître :

« Kosovo : un voyage pour rompre cinq ans de silence », le rapport !

Ce document relate le voyage effectué en août 2004 par une douzaine de
personnes à la recherche d'informations sur le respect des minorités
au Kosovo, territoire géré par l'ONU et occupé par l'OTAN. A l'heure
où l'Occident se prépare à entamer la procédure d'attribution d'un
« statut final » au protectorat (actuellement une province de Serbie),
en commençant par une évaluation de la mise en œuvre des « standards »
de l'ONU en matière de droits de l'homme et des minorités, il nous a
paru opportun d'éditer sur support papier ce rapport.

Vous y trouverez notamment le journal de voyage et la transcription
d'interviews de divers responsables, locaux et internationaux. Le
tableau qui s'en dégage n'est guère reluisant et pose de nombreuses
questions sur les méthodes et les objectifs des interventions
« militaro-humanitaires » de l'Occident. Alors que le « modèle
Kosovo » – hyper médiatisé, avant d'être plongé dans l'oubli – semble
avoir inspiré les conquêtes de l'administration Bush, nous sommes
persuadés que les enseignements de ce rapport intéresseront un public
bien plus large que les seuls férus des questions balkaniques.

Le document (43 pages) peut être obtenu en versant 5 euros (frais de
port inclus) :

• pour un paiement de Belgique : virement sur le compte
068-2447491-14 de CSOtan.
• pour un paiement de Suisse : Banque Cantonale de Genève - BCG T
3206.78.98. mention « CPY »
• pour un paiement d'autres pays : virement sur le compte
068-2447491-14 de CSOtan, rue de Dublin, 31 - 1050 Bruxelles, Belgique
à la banque DEXIA - Code IBAN-BE94 0682 4474 9114 - BIC GKCCBEBB

Le rapport est édité par le Comité de Surveillance OTAN (CSO, 31 rue
de Dublin, 1050 Bruxelles, info@... ), en collaboration avec le
Comité pour la paix en ex-Yougoslavie (CPY, Genève) et l'Union des
Roms d'ex-Yougoslavie en Diaspora / Fleuve Ibar (Troyes, France).

Operation "Storm": Serbia mourns, Croatia celebrates

1. RE: TEN YEARS AGO - Clinton made 1995 Ethnic Cleansing in Krajina
Possible
by Luciana Bohne

2. From various sources...


SEE ALSO:

VERITAS
Centre for Collecting Documents and Information
WARNING! Following publications contain authentic documents and
photographs of monstrous crimes committed against Serbs in Krajina by
the Croatian Army and Police


http://www.veritas.org.yu/

Glas Krajisnika u Egzilu

http://www.krajinaforce.com
http://www.krajinaforce.cjb.net/

Remembering the Storm
Anniversary of a Victorious Crime
August 4, 2005
by Nebojsa Malic

http://antiwar.com/malic/

Jasenovac: The Historical Legacy?
The 1995 Ethnic Cleansing and Genocide of Krajina Serbs
by Carl Savich

http://www.serbianna.com/columns/savich/008.shtml


=== 1 ===

RE: TEN YEARS AGO - Clinton made 1995 Ethnic Cleansing in Krajina Possible

Mary Mostert's analysis of the expulsion of the Serbs from the Krajina
in 1995 is entirely lucid and based on facts. I had been in Dalmatia
on 4 August 1995, during "Operation Tempest," then flew to Italy. The
climate around Split was poisonous with ethnic hatred; on the night of
the Tempest Operation rifle shots could be heard all night sounding
joy on the Croatian side for the particular brutality of the retaking
of the Krajina--villages burning, orthodox churches in flame, poor
people fleeing for their lives. My host acted as if he had got a
particularly gratifying injection of hyper-testosterone! It was an
ugly entirely nazionalistic (the misspelling is appropriate) affair.

I fled in horror; but on Italian television I saw the dreadful convoys
of Serb refugees, thirsty, hungry, terrified, carrying only what they
could, snaking in the punishing August heat on foot along the
scorching roads of their formerly federally united country, flanked by
jeers, insults, and blows from the propagandized population.

The brave new world of the post-Soviet dividend of peace and
prosperity was upon us. And it looked an awful lot like 1939!

Luciana Bohne


--- In JUGOINFO, "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia" ha scritto:

Clinton made 1995 Ethnic Cleansing in Krajina Possible

Croatian Ethnic Cleansing of Serbian Krajina is Reflected in World
Almanacs

By: Mary Mostert, Analyst, Original Sources (www.originalsources.com)

July 24, 2000

(...)

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4519


=== 2 ===

http://www.fena.ba/uk/vijest.html?fena_id=FSA288489&rubrika=ES

FENA (Bosnia and Herzegovina) - August 4, 2005

BANJA LUKA: SERB REFUGEES FROM CROATIA ON "OLUJA" OFFENSIVE

BANJA LUKA – A number of associations of Serb refugees
from Croatia, i.e. the former Srpska Krajina, have
organised in Banja Luka on Thursday the commemoration
of the tenth anniversary of the "Oluja" offensive by
the Croatian army.
The Documentation-Information Centre "Veritas"
presented figures according to which 1.934 Serbs,
including 1.196 civilians, half of them older than 60
years, were killed or have went missing during the
offensive of the Croatian army.
"Veritas" stated that ten years after "Oluja" there
are now indictments against Croatian generals Ante
Gotovina, Mladen Markac and Ivan Cermak describing the
operation as a joint criminal enterprise aimed at
forcefully and permanently removing Serbs from
Croatia.
Also today a service was held in the Banja Luka Church
for Serb victims in Croatia. RS President Dragan
Cavic, RS Labour and Veterans Minister Miodrag Deretic
and RS Interior Minister Darko Matijasevic attended
the service.
Speaking about the "Oluja" offensive Cavic described
it as "ethnic cleansing, rather than an incident".

---

http://www.blic.co.yu/danas/broj/E-Index.htm#1

Blic (Serbia and Montenegro) - August 4, 2005

Serbia Prime Minister: The biggest ethnic cleansing

'Ten years ago Serbs in Krajina were rooted out in
just a couple of days. Thousands of innocent people
were killed and more than 250,000 expelled. People in
endless column from Knin to Belgrade was a spectacle
of horrible crime never seen before and is the largest
ethnic cleansing after the WWII', Serbia Prime
Minister Vojislav Kostunica said.
'Ten years have passed, but still there has been no
justice or recognition of the whole truth.
Consequences of this tragedy shall remain forever.
This crime shall be not only the part of the history
of Serbs but of the inhumanity as well. There is an
important task for us to fulfil. That task is return
of the expelled people to their homes and return of
human rights to them. That is the only way leading
towards real peace, justice, reconciliation and
European future', Serbia prime Minister Vojislav
Kostunica said on the occasion of the 10th anniversary
of 'Oluja' military operation in Croatia.

---

http://en.rian.ru/world/20050805/41099121.html

Russian Information Agency (Novosti) - August 5, 2005

Serbia, Croatia mark 10th anniversary of Krajina Serb expulsion

Nikolai Paskhin

Belgrade - Events marking the 10th anniversary of the
expulsion of Serbs from Krajina were held Friday in
Knin, the breakaway region's capital from 1991 to
1995.
More than 2,500 Serbs were killed or went missing in
August of 1995 as Croatian troops launched an
offensive to return the city to Croatian control.
About 250,000 others fled their homes to find refuge
in Serbia and areas of Bosnia-Herzegovina with a
predominantly Serb population.
President Stjepan Mesic, Prime Minister Ivo Sanader
and Parliament Speaker Vladimir Seks have arrived in
Krajina to attend Friday's commemorative events. The
anniversary of the Knin offensive, which became known
as Operation Storm, is being marked in Croatia as
Victory and Homeland Thanksgiving Day.
Operation Storm veterans had been planning to stage an
opposition rally in Knin Friday, but held off because
of what they see as the republican authorities'
collaboration with the International Criminal Tribunal
for the Former Yugoslavia in hunting down three
Croatian generals under whose command the offensive
was carried out. The most wanted of these, Ante
Gotovina, indicted by the ICT for crimes against
humanity and violations of the laws and customs of
war, has been in hiding for a decade now.
Ceremonies to commemorate the mass expulsion of Serbs
from what they see as their ancestral lands in Krajina
also took place in the Serbian capital of Belgrade
today, bringing together Serbian government officials
and hundreds of refugees from Croatia.
In Serbia, Operation Storm is considered to be the
worst case of ethnic cleansing since World War II.

---

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=32601&style=headlines

B92 (Serbia and Montenegro) - August 4, 2005

Ten years after the Storm

BELGRADE, ZAGREB – Today marks the ten-year
commemoration of the Storm military operation.
During this military move which began on August 4,
1995, Croatian military forces killed hundreds and
forced about 250,000 Serbs out of their homes and
country, many of which still live in refugee centers
around Serbia today. Serbia-Montenegro Human Rights
Minister Rasim Ljajic went to visit one such refugee
center, accompanied for the first time by a Hague
representative.
Ljajic said that great pressure will be put on Croatia
to enable the return of these refugees and said that
the problem is not that the return process is being
halted blatantly, rather consists of secretive
prohibitions that make the process more difficult,
such as delaying the handing out of certain permits
and licenses for the restoration of homes.
"Unfortunately I have not seen an honest desire from
Croatia to make the process move faster. In the first
seven months only 1941 people returned, but there are
still 100,000 people here." Ljajic said.
Hague Tribunal Representative Aleksandra Milenov is
the first Hague official ever to visit a refugee
center in Serbia. Refugees asked her to hold those
people who are responsible for their current
situation, accountable; she said that the three people
who are most responsible, Ante Gotovina, Mladen Markac
and Ivan Cermak, have all been indicted.
*"The Tribunal, unfortunately, cannot issue indictment
for all war criminals. The Tribunal focuses on those
that it feels are most responsible."* Milenov said.
Seventy percent of the refugees living in these camps
in Serbia are from Croatia.
Family members of missing persons from the Storm
action left a list of 2,627 missing Serbs, who went
missing in between 1991 and 1995, at the Croatian
embassy. No embassy officials came out to take the
list, so the protesters slid the list under the
embassy door. Roses were also left in front of the
embassy to honor the missing persons and victims of
the Storm action.
Refugees from the collective center in Krnjaca say
that they believe that they will never be able to
return to their homes and that they have been watching
ministers and various international officials come by
for the past ten years, make promises and then leave.
Zivko Manojlovic, a refugee from Drnisa, said that
life has been very difficult for him in the last ten
years.
"I do not think that anyone in the world has it harder
than we wretches do. I came with one child that was
eight days old and one five and a half year-old, and I
spent the next four years in a factory workshop. I've
been extremely sick twice and have no income."
Manojlovic said.

As Serbia mourns, Croatia celebrates

In Serbia, the ten-year commemoration of the Storm
operation will be marked with peaceful protests,
church services, exhibits, documentary films and panel
discussion. In Croatia however, August 5 is a national
holiday which celebrates a National Thanksgiving Day,
and has been deemed the National Croatia Armed Forces
Day four years ago as well.
Croatian President Stjepan Mesic said that Croatia had
every right, according to UN resolutions, to implement
the Storm operation.
"This action was exceptionally prepared, under all
guidelines of war, and was implemented to quickly
break the resistance of the aggressor and was carried
out while following all international conventions.
Unfortunately, after the operation, there were
excesses, war crimes and robberies. This was already
taken care of in court, but was not completed and now
is the time to do so." Mesic said.

OPPIO DEI POPOLI


BOSNIA: APPARIZIONE DI CRISTO SU UN ALBERO ATTIRA PELLEGRINI
(ANSA) - SARAJEVO, 29 LUG Numerosi abitanti di Bijeljina e dei
villaggi dei dintorni, di fede cristiana ortodossa, affollano da due
giorni il centro della cittadina nel nord-est della Bosnia per vedere
l'immagine di Gesu' che apparirebbe nella sezione del ramo di un
albero tagliato l'anno scorso. Secondo quanto scrive il quotidiano di
Sarajevo Oslobodjenje, molti pregano e accendono candele lasciando
offerte di denaro e prelevando un pezzo della scorza dell'albero. Il
vescovo ortodosso Vasilije Kacavenda, ha invitato i fedeli a non
distruggere la natura e a non lasciare denaro, annunciando che ''dopo
un consulto con grandi religiosi informeremo la gente su che cosa sta
succedendo e come debbano comportarsi''. Testimoni sul posto escludono
che qualcuno possa aver disegnato l'immagine affermando che si vedono
solo le spaccature nel legno e che l'immagine e' visibile solo ad
alcuni metri di distanza. (ANSA). COR-GA
29/07/2005 16:18

FONTI:
http://www.resistenze.org/
http://www.maquis.it/
VEDI ANCHE:
60 anni dopo Hiroshima gli USA hanno più della metà delle armi nucleari
http://www.resistenze.org/sito/os/dg/osdg5g24.htm
http://www.thebulletin.org/article_nn.php?art_ofn=nd02norris
http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?section=A1AAAABM&obid=27775

---

http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust5g29.htm
www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 29-07-05

da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale, vol. X, Teti
Editore, Milano, 1975, pgg. 468-470
trascrizione e conversione in html a cura del CCDP

Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki


I gruppi dirigenti degli Stati Uniti erano allarmati perché il ruolo
decisivo dell'Unione Sovietica nella disfatta della Germania
hitleriana aveva eccezionalmente accresciuto il prestigio
internazionale dell'Unione Sovietica, aveva contribuito a rafforzare
le forze democratiche in tutto il mondo e a intensificare il movimento
di liberazione dei popoli dell'Asia. Il governo degli Stati Uniti,
volendo dimostrare la particolare potenza della macchina bellica
americana, impiegò contro la popolazione civile giapponese la bomba
atomica, uno strumento di distruzione in massa di eccezionale potenza.

Il lavoro per produrre l'arma atomica era iniziato negli Stati Uniti
nell'estate 1940. Il "progetto Manhattan" — così era chiamato in
codice il lavoro per la bomba atomica concentrato nei laboratori di
Los Alamos — costò agli Stati Uniti due miliardi di dollari. Alla
soluzione diretta dei problemi scientifici e tecnici presero parte
scienziati non solo americani. Un notevole contributo diedero i fisici
europei che si trovavano allora negli Stati Uniti d'America: Enrico
Fermi, Viktor F. Weisskop, Eduard Teller e altri. Il governo inglese
trasmise agli Stati Uniti d'America il risultato delle ricerche
compiute in Inghilterra, e inviò in America i propri scienziati. Il
timore che i nazisti potessero per primi creare quest'arma impresse ai
lavori un ritmo febbrile.

Le conseguenze politiche della costruzione del-la bomba atomica non
vennero esaminate e discusse dal governo Roosevelt. Tutti gli sforzi
furono concentrati su un solo obiettivo: essere i primi a entrare in
possesso dell'arma atomica. Solo alla fine dell'aprile 1945, dopo la
morte di Roosevelt, quando divenne chiaro che il compimento dei lavori
era questione di pochi mesi, fu deciso di includere la bomba atomica
nei piani militari.

Dal maggio 1945, il comando militare degli Stati Uniti d'America
incluse la bomba atomica nei piani militari della tappa conclusiva
della guerra sull'oceano Pacifico, quale arma probabile, ma niente
affatto decisiva.
La imminente entrata dell'Unione Sovietica nella guerra contro il
Giappone pose in discussione l'opportunità militare dell'impiego
dell'arma atomica.

Alla metà del luglio 1945, il comitato unificato del controspionaggio
anglo-americano presentò un memorandum al comitato unificato dei capi
di stato maggiore, in cui si affermava che appena l'Unione Sovietica
avesse iniziato la guerra contro il Giappone, il governo di Tokio
"probabilmente desidererà finire la guerra a qualsiasi condizione".
L'alto comando militare americano, considerando ciò, dubitò che
l'impiego della bomba atomica fosse indispensabile agli scopi
militari. Venne proposto di limitarsi a una dimostrazione: fare
esplodere la bomba atomica o su luoghi disabitati oppure sul mare del
Giappone. La decisione finale dell'impiego della bomba atomica
tuttavia era nelle mani dei capi politici e fin dall'inizio non fu
collegata agli obiettivi della campagna conclusiva contro il Giappone.
Il governo Truman considerava la bomba atomica come lo strumento
principale attraverso il quale gli Stati Uniti potevano dettare le
loro condizioni a tutti gli altri paesi del mondo nella tappa
conclusiva della guerra e nel periodo di assestamento postbellico.

Il comitato provvisorio diretto da H. Stimson, creato dal governo
americano per la definitiva soluzione del problema, si pronunciò il 1°
giugno 1945 perché l'impiego della bomba atomica contro il Giappone
avvenisse "al più presto possibile".

L'intenzione del governo di utilizzare la bomba atomica come strumento
di pressione politica allarmò molti scienziati che avevano partecipato
alla costruzione dell'arma atomica. Il comitato degli scienziati
atomici, presieduto dal prof. James Frank, presentò al governo un
rapporto nel quale si pronunciava contro l'impiego della bomba atomica
nella guerra con il Giappone.
"I vantaggi militari e la salvezza di vite americane — diceva il
rapporto — che possono essere ottenuti mediante un improvviso attacco
atomico, possono essere superati dall'ondata di terrore e di sdegno
che si abbatterà sul resto del mondo". Gli scienziati ritenevano
indispensabile fare preventivamente una dimostrazione della nuova arma
alla presenza dei rappresentanti delle potenze aderenti alla
Organizzazione delle Nazioni Unite, e poi di intimare un ultimatum al
Giappone e, se il governo giapponese l'avesse respinto, di esaminare
la eventualità dell'impiego della bomba atomica. I1 16 luglio 1945 ad
Alamogordo, nel deserto dello Stato del Nuovo Messico, venne compiuta
la prima esplosione atomica sperimentale. II 24 luglio Truman diede
l'ordine di impiegare la bomba atomica contro il Giappone ai primi di
agosto. Gli Stati Uniti possedevano allora solo due bombe atomiche. Il
governo americano si affrettò a metterle in uso alla vigilia
dell'entrata in guerra dell'Unione Sovietica.

Il 6 agosto 1945 due bombardieri americani B-29 apparvero sopra la
città giapponese di Hiroshima. Nell'estate 1945 l'aviazione americana
dominava incontrastata nel cielo giapponese e il volo di questi aerei
non suscitò particolari preoccupazioni. Anche se fu dato il segnale
d'allarme, la maggior parte della popolazione non pensò a ripararsi
nei rifugi. Continuò la vita normale. Alle 8,15 venne lanciata con un
paracadute la bomba atomica. Alcuni minuti dopo sopra il centro della
città avvenne l'esplosione. In un attimo si generò una luce accecante,
si formò una gigantesca nube a forma di fungo, la città venne coperta
da turbini di fumo. Nel raggio di 4 km dall'epicentro dell'esplosione
scoppiarono incendi, i nove decimi delle case di Hiroshima si
trasformarono in cenere. Migliaia e migliaia di persone morirono per
le bruciature e per l'onda esplosiva. Sembrava che a Hiroshima si
fossero scatenati contemporaneamente tutti gli orrori dell'inferno. A
sera, quando si spensero gli incendi, al posto della città si stendeva
un deserto di cenere con alcuni scheletri di edifici di cemento che
spuntavano qua e là. Il 9 agosto, la seconda bomba atomica venne
lanciata su Nagasaki, con effetti non meno devastatori. In questi
primi due bombardamenti atomici morirono o furono gravemente ustionati
circa 450.000 civili giapponesi.

Questo atto di inaudita barbarie esercitò una impressione spaventosa
sul popolo e sul governo del Giappone. Ma non fu esso, tuttavia, a
decidere l'esito della guerra.
La rapida conclusione della guerra fu non tanto la conseguenza
dell'impiego della bomba atomica, quanto il risultato delle sconfitte
inflitte al Giappone nell'oceano Pacifico dagli Stati Uniti d'America
e dall'Inghilterra e in Estremo Oriente dalle truppe sovietiche.

I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki furono solamente il
primo passo della politica americana postbellica del ricatto atomico
rivolto innanzi tutto contro l'Unione Sovietica.

---

http://www.resistenze.org/sito/se/li/seli5g29.htm
www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - libri - 29-07-05

Cronaca di un bombardamento atomico

Le immagini della tragedia di Hiroshima e Nagasaki - Manifesti per
mostra fotografica
A cura della redazione di "Maquis" Direttore: Filippo Gaja

Le immagini qui raccolte sotto il titolo "Cronaca di un bombardamento
atomico" non sono che una selezione significativa di quelle riunite
dal Comitato giapponese costituitosi con lo scopo specifico di far
conoscere al mondo i documenti visivi della distruzione di Hiroshima e
Nagasaki. Sostenuto da un vasto movimento, il Comitato ha compiuto un
lavoro formidabile per portare alla luce documenti mantenuti nel buio
da una politica di oblio. Come è noto, una rigorosa "logica di
segretezza" aveva fatto in modo, negli anni dell'immediato dopoguerra,
che le notizie e i documenti sulle stragi atomiche di Hiroshima e
Nagasaki filtrassero assai lentamente. Tra l'ottobre e il novembre
1945 tutti gli ospedali e le cliniche giapponesi che ospitavano
atomizzati furono censiti dalle autorità di occupazione. Il 14 ottobre
1945 una speciale unità militare fece chiudere anche l'ospedale
militare per lo studio e il trattamento delle malattie atomiche di
Ujina. Tutto il materiale di studio fu requisito; furono confiscati i
reperti anatomici ricavati dai cadaveri delle vittime, e tutte le
fotografie, i films, i documenti. I medici giapponesi ricevettero
l'imposizione di non parlare neanche con i cittadini americani dei
risultati delle loro osservazioni sulle conseguenze dei bombardamenti
atomici sull'uomo. I primi trattati di studiosi giapponesi sulle
malattie provocate dalle atomiche uscirono pressoché clandestini. Fino
alla fine dell'occupazione, nel 1951-1952, neppure a Hiroshima fu
possibile avere un quadro preciso delle malattie croniche da
radiazione e delle malattie postume imputabili alla bomba. La
documentazione fu restituita alle autorità giapponesi nel 1973. Il
Comitato l'ha ottenuta dopo il 1977 dall'Istituto di ricerche di
Medicina e di Biologia Nucleare dell'Università di Hiroshima, dal
Centro di Ricerche per il trattamento degli effetti secondari della
radiazione della facoltà di Medicina dell'Università di Nagasaki,
dalla Casa della Cultura di Nagasaki, da Istituti storici e da privati
cittadini. Migliaia di cittadini giapponesi si sono uniti in vari anni
allo sforzo di ricerca e diffusione del materiale qui presentato. Il
Comitato può ora giustamente affermare che questi agghiaccianti
documenti sono offerti al mondo dalla coscienza del popolo giapponese,
prima vittima di un bombardamento atomico.

Dalla IV di copertina:

Alla fine del 1950, il numero complessivo delle persone uccise in
Giappone dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, dall'onda
d'urto, dal fuoco e dalle radiazioni era calcolato ufficialmente in
300.000. Al 31 marzo del 1976, trent'anni e sette mesi dopo il
bombardamento, il numero dei sopravvissuti muniti di un certificato
ufficiale di "atomizzato" era di 364.261. Hiroshima e Nagasaki sono
state ricostruite e sono oggi grandi città moderne in cui tutto è
nuovo. Ma sugli 842.000 abitanti attuali di Hiroshima, 114.000 sono
sopravvissuti del bombardamento, muniti di un certificato di
"atomizzato". Sugli attuali 449.000 abitanti di Nagasaki, 82.000 sono
sopravvissuti "atomizzati". Di essi, uno su cinque non ha mai
recuperato uno stato di salute normale.

Tre domande si presentano alla mente: Quale motivo giustificò
l'impiego di bombe atomiche su città abitate anche da donne, vecchi e
bambini? I costruttori sapevano che le armi nucleari avrebbero
provocato una catastrofe di questa portata? La visione della tragedia
causata nelle due città dalle armi nucleari non avrebbe dovuto imporre
in seguito la cessazione della fabbricazione di armi atomiche?

Ufficialmente il lancio delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki fu
giustificato con la necessità di indurre rapidamente i giapponesi a
una resa senza condizioni. La seconda bomba, quella su Nagasaki,
sembra sia stata considerata indispensabile per fornire ai dirigenti
giapponesi la prova che la bomba di Hiroshima non era un esemplare
unico. Il giudizio se l'annientamento di 300.000 esseri umani fosse
indispensabile o no, non solo sul piano strettamente
politico-militare, è un problema storico del tutto aperto.

Quanto al grado di coscienza degli scienziati sulla potenza
distruttiva dell'arma nucleare, sembra che essi prevedessero
"soltanto" 20.000 morti. Le dimensioni inverosimili della tragedia di
Hiroshima e Nagasaki e la constatazione del carattere mostruosamente
disumano di questo strumento bellico avrebbero dovuto bastare per
condurre alla distruzione di tutto, degli stabilimenti, dei calcoli,
degli strumenti per fabbricare la bomba, dell'idea stessa di una
simile arma.

L'uomo la cui autorità scientifica aveva avuto un peso determinante
nell'avvio delle ricerche per la costruzione della bomba atomica,
Albert Einstein, spese gli ultimi 10 anni della sua vita a denunciare
la follia e i pericoli del riarmo atomico. Il 13 febbraio 1950 lanciò
alla televisione americana un appello tanto drammatico quanto duro,
contro le armi nucleari: "La bomba all'idrogeno appare
all'orizzonte... - disse - l'avvelenamento dell'atmosfera per mezzo
della radioattività e di conseguenza la distruzione di ogni forma di
vita sulla terra entreranno nel dominio delle possibilità tecniche.
Tutto sembra concatenarsi in questa sinistra marcia degli avvenimenti.
Ciascun passo appare come la conseguenza inevitabile di quello che
l'ha preceduto. Al termine di questo cammino si profila sempre più
distintamente lo spettro dell'annientamento generale".

Era stato ascoltato nel momento in cui la sua opinione era servita per
rendere possibile fabbricare delle bombe. Ma fu ignorato quando,
parlando a nome dell'umanità, ne chiese la distruzione. Contro ogni
appello, ogni logica e il più elementare buon senso, la fabbricazione
delle armi nucleari è proseguita. Oggi, negli arsenali atomici di
tutto il mondo, esistono oltre 60.000 testate nucleari, molto più di
quello che serve per distruggere ogni traccia di vita sul globo
terrestre. Ognuno di questi ordigni è infinitamente più potente di
quelli esplosi a Hiroshima e Nagasaki. L'esplosione di una bomba
all'idrogeno della potenza di 1 megaton, cioè di un'arma strategica di
media potenza quale potrebbe essere portata da un missile Cruise,
produrrebbe una sfera di fuoco di 1.770 metri di diametro. L'onda
d'urto, lo schiacciamento e le radiazioni termiche avrebbero una
potenza distruttrice incomparabilmente più grande di quelle di
Hiroshima o Nagasaki. La vita umana e tutto ciò che è il prodotto
della civiltà, scuole, fabbriche, ospedali, case, ponti, strutture
elettriche, mezzi di comunicazione, ecc. sarebbero annientati
istantaneamente entro un raggio dieci o anche venti volte superiore a
quello di Hiroshima a seconda delle condizioni ambientali. Per essere
relativamente al sicuro dagli effetti delle radiazioni nucleari
iniziali, un individuo che si trovasse a 1 chilometro e seicento metri
dal punto di scoppio avrebbe bisogno di uno schermo di cm. 30,48
d'acciaio, oppure di 1 metro e 22 centimetri di cemento. Ciò equivale
a dire, allo stato attuale delle costruzioni civili, che nessuno
sopravviverebbe alle radiazioni nucleari per un raggio di molti
chilometri, senza contare gli effetti ritardati delle radiazioni
residue e secondarie. In una giornata mediamente chiara, esseri umani
che si trovassero allo scoperto verrebbero ustionati a 19 chilometri
di distanza. II calore sarebbe avvertito a 122 chilometri di distanza.

L'ipotesi dell'impiego dell'arma nucleare come strumento per regolare
le contese fra Stati e gruppi di Stati è il fattore che domina ogni
altro nel momento presente e che fa gravare una cappa di terrore sul
mondo. Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki è l'esempio
che rende realistica la minaccia atomica. Esso dovrebbe perciò essere
presente nella coscienza degli uomini e far parte della loro
educazione. Eppure, quando una delegazione giapponese si recò
recentemente a New York, Washington e Albuquerque (Nuovo Messico) per
esporre nei quartieri 150 fotografie del bombardamento di Hiroshima e
Nagasaki, si rese conto che i due terzi dei visitatori, soprattutto i
giovani, ignoravano anche lo stesso avvenimento storico, ignoravano il
fatto che due bombe nucleari fossero state sganciate su queste città
nel 1945.

Un affievolimento della memoria collettiva della tragedia di Hiroshima
e Nagasaki, è un fatto universale, che tocca lo stesso Giappone, dove
un gruppo di cittadini ha ritenuto necessario reagire all'oblio. Se
domani dovesse accadere ancora quanto è successo, i rimpianti
sarebbero sterili. Mettere al corrente le giovani generazioni sulla
realtà della tragedia di Hiroshima e Nagasaki è il primo compito,
perché tocca soprattutto alle giovani generazioni impedire che si
ripetano.

Cronaca di un bombardamento atomico
Supplemento a Maquis Dossier n. 2 giugno 1985
Le edizioni del Maquis
Corso Como 6, 20154 - Milano
1985
38 Manifesti

KOSMET: una rapina a mano armata ai danni della Jugoslavia

(english / srpskohrvatski / francais / italiano)


1. Les "autorités du Kosovo" ont mis en vente 2 mines, un hôtel, une
usine de cuir et de chaussures et 9 autres firmes qui appartenaient à
l'état (Business Week, 2 août 2005)

2. In inverse chronological order (2005-2004):
- 12 companies put up for privatization in Kosovo
- Fifth round of privatization in Kosovo underway, Serbs excluded -
union official
- US and Germany have business interests in Kosovo's independence,
says Tomasi
- UN resumes Kosovo privatisation
- Privatization of socially owned companies continues in Kosovo
- CCK requests Constitutional Court to assess privatization
- Kosovo in economic crisis
- CCK labels UNMIK decision in continuing privatization as unilateral
- Privatisation in Kosovo-Metohija is opposed to international standards /
# Privatizacija na Kosmetu protivna medjunarodnim standardima
- Continuation of sale of Serbian companies in Kosovo and Metohija
- Madeleine Albright seeks profits in occupied Kosovo: with mobile
telephone provider

3. April 26, 2005: FERRONIKELI plant up for sale


SEE ALSO:

KOSOVO TRUST AGENCY: http://www.kta-kosovo.org

2004: German party wants Kosovo to be "Special Economic Zone"
http://www.german-foreign-policy.com/en/news/article/1083874908.php

KOSOVO SACKING FAILS TO CLEAR AIR OVER PRIVATISATION
Holkeri's move to remove privatisation boss pleases Kosovo government
but may not inch the stalled process forward. - By Arben Qirezi in
Pristina
IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 494, April 30, 2004
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200404_494_1_eng.txt

JOBLESS KOSOVARS HEAD ABROAD
Five years after heading home in hope of a new life, Kosovar Albanians
are again packing their bags. By Krenare Kurtishi and Mevlyde Salihu
in Pristina
IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 501, June 03, 2004
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200406_501_4_eng.txt

2004: Reuters: UN to Resume Kosovo Privatisation
http://www.seeurope.net/en/Story.php?StoryID=51408

2004: The Challenge of Economic Reform in Kosovo (by Zijadin Gashi)
http://www.setimes.com/cocoon/setimes/xhtml/en_GB/features/setimes/articles/2004/09/20/reportage-01?print=yes

Kosovo Picks Provisional Winners in Fifth Privatisation Wave
http://kosovareport.blogspot.com/2005/07/kosovo-picks-provisional-winners-in.html

Kosovo, European agency draw up plan to 'improve business environment'
http://kosovareport.blogspot.com/2005/07/kosovo-european-agency-draw-up-plan-to.html

"Kosovo has created Institutional frame for economic development"
http://www.mia.com.mk/ang/Vest.asp?vest=\1\Copy%20of%20Tribina%20FORUM.htm

GANGS AND RED TAPE DETER KOSOVO INVESTORS
Physical threats to businessmen and complex bureaucratic procedures
turning Kosovo into black hole. By Arbana Xharra in Pristina
IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 550, April 06, 2005
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200504_550_3_eng.txt


PROCITAJ JOS:

Smena nije donela resenje problema privatizacije na Kosovu.
Holkerijeva odluka da otpusti sefa agencije za privatizaciju
obradovala je Vladu Kosova, ali se moze desiti da ceo proces
tansformacije drzavne imovine pokrajine propadne.
Pise: Arben Cirezi iz Pristine (BCR Br 494, 29-apr-04)
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200404_494_1_ser.txt

Nezaposleni Kosovari odlaze u inostranstvo
Pet godina posto su se vratili kuci nadajuci se boljem zivotu,
kosovski Albanci ponovo pakuju kofere. Pisu: Krenare Kurtisi i Mevlide
Salihu iz Pristine (BCR Br 501, 03-jun-04)
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200406_501_4_ser.txt


A LIRE AUSSI:

Kosovo : un potentiel touristique négligé [SIC]
http://www.balkans.eu.org/article5139.html


=== 1 ===

Business Week, 2 août 2005
http://www.businessweek.com/ap/financialnews/D8BN50980.htm?campaign_id=apn_home_down&chan=db

Les autorités du Kosovo ont mis en vente ce lundi 1er août 2 mines, un
hôtel, une usine de cuir et de chaussures et 9 autres firmes qui
appartenaient à l'état, espérant ainsi augmenter la productivité dans
cette province plongée dans la dépression économique.

La Kosovo Trust Agency a lancé le 8e round de privatisation,
s'efforçant de vendre les entreprises qui était avant la propriété de
leurs travailleurs et de leurs managers, sous le système mis en place
durant l'ère communiste en Yougoslavie. L'agence de privatisation
espère que 16 nouvelles compagnies seront créées lorsque tout sera vendu.

La privatisation est parmi les sujets les plus sensibles au Kosovo,
province placée sous administration des Nations Unies en 1999, après
les frappes aériennes de l'OTAN qui avaient mis fin a la répression
serbe contre les indépendantistes Albanais.

Les autorités sont impatientes de vendre les biens et les compagnies,
pour ouvrir des opportunités d'investissement et créer de nouveaux
emplois dans cette province appauvrie.

Le processus de privatisation au Kosovo est complexe, en partie parce
qu'on ne sait pas clairement si cette province deviendra indépendante,
ou si elle restera une partie de la Serbie-Monténegro, l'état qui a
succédé à la Yougoslavie. Les autorités serbes se sont férocement
opposé aux privatisations.

La Kosovo Trust Agency, agence des Nations Unies chargée de privatiser
les entreprises et de leur conférer des bases légales solides, désire
que les entrepreneurs privés assument le risque de moderniser les
industries. Ces compagnies sont inefficaces et ont été dilapidée après
des années de négligence.

Plus tôt dans l'année, la mission des Nations Unies avait fixé de
nouvelles règles pour le processus de privatisation. Avec ces
nouvelles règles, l'agence a acquis le droit de vendre et de choisir
les nouveaux propriétaires des compagnies.

L'agence espère que le nouveau pouvoir rassurera les investisseurs
inquiets de ce qu'un changement dans le paysage politique les
spolierait de leurs biens. [Faut-il comprendre qu'ils s'inquiètent que
les travailleurs ne récupèrent les biens dont ils ont été spoliés par
les bombes et l'occupation ?]

SOURCE : http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages


=== 2 ===

IN INVERSE CHRONOLOGICAL ORDER:

---

http://www.businessweek.com/ap/financialnews/D8BN50980.htm?campaign_id=apn_home_down&chan=db

Associated Press - August 1, 2005

12 companies put up for privatization in Kosovo

Pristina - Authorities in Kosovo put two mines, a
hotel, a leather and shoe factory and nine other
state-owned firms up for sale Monday, hoping to boost
productivity in the economically depressed province.
The Kosovo Trust Agency launched the eighth round of
privatization in an effort to sell the enterprises,
which were once owned by their workers and managers
under the system set up during communist-era
Yugoslavia. The privatization agency is hoping 16 new
companies will be created when the sales are complete.
The agency advertised the companies for sale on its
Web site.
Privatization is among the most sensitive issues in
Kosovo, which was placed under U.N. administration in
1999 following NATO air strikes that ended a Serb
crackdown on independence-seeking ethnic Albanians.
Authorities are eager to sell assets and companies to
open investment opportunities and create new jobs in
the impoverished province.
The process of privatization in Kosovo is complex in
part because it is unclear whether Kosovo will become
independent or remain part of Serbia-Montenegro, the
successor state of Yugoslavia. Serbia's authorities
have fiercely opposed the privatizations.
The Kosovo Trust Agency, the U.N. entity responsible
for privatizing the enterprises and putting them on a
solid legal footing, wants private entrepreneurs to
assume the risk of modernizing the industries. The
companies are inefficient and dilapidated after years
of neglect.
Earlier this year, the U.N. mission set new rules for
the privatization process. With the new rules, the
agency has earned the legal right to sell and
determine the new owners of the companies.
The agency hopes the new powers will avert concerns
from investors concerned that a change in the
political landscape would rob them of their assets.

---

http://www.tanjug.co.yu/Elect.htm#Fifth%20round%20of%20privatization%20in%20Kosovo%20underway,%20Serbs%20excluded%20-%20union%20official

Tanjug (Serbia and Montenegro) - March 23, 2005

Fifth round of privatization in Kosovo underway, Serbs excluded -
union official

BELGRADE - President of the Federation of Independent
Labor Unions of Kosovo-Metohija Boza Milosavljevic
told Tanjug Wednesday that the fifth round of
privatization is underway in Serbia's southern
province, but that Serbs, who had invested much in
provincial companies, as had the state of Serbia, are
now even physically banned from entering company
premises.
In every round, at least 15 companies are sold only to
ethnic Albanians, Milosavljevic said, explaining that
tenders are published only in Albanian-language press
and that information on tenders is made public only in
places to which Serbs have no access.

---

http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=93477

MakFax (Macedonia) - January 20, 2005

US and Germany have business interests in Kosovo's independence, says
Tomasi

Belgrade - Italian reporter Umberto Tomasi claims that
everything is ready for a new media-led strike on
Serbs whose main goal is to drive the remaining
Kosovo's Serbs out of the province. He added that
business interests of the United States and Germany
stand behind the idea of independence of Kosovo.
Italian reporter Umberto Tomasi, a co-author of a book
on Kosovo as the Black Hole of Europe, in which he
condemns the unjust demonization of Serbs and the
secret battle to seize "the biggest coal reserves in
Europe" which are located in Kosovo.
According to the war correspondent, who toured Kosovo
and spoke with the local population, Serbs were
deliberately demonized by certain news agencies in
order to set the stage for the secret battle for
seizing the biggest coal reserves in Europe, that are
located in that province.
In an interview with Belgrade's daily Vecernje
Novosti, Tomasi said the opening of 18 graves in
Kosovo will be used by media to make sure that the
entire world be appalled at these graves, where
Albanian victims of 1999 conflict had been buried.
The media will make a big boom, corpses will be
unearthed days ahead, there will be DNA analyses. All
this will pave the way to new attacks, maltreatment
and exile of Kosovor Serbs, Tomasi said.
Besides banishing of Kosovo's Serbs, the media
campaign will have another much bigger and more
important goal i.e. take-over of natural resources in
Kosovo, in particular the lignite.
The estimated lignite reserves in Kosovo are put at 10
billion tons... Lignite is not oil, however, once
China joined the international share of energy
resources, the lignite will become the second
important energy resource next to oil.

---

http://www.b92.net/english/news/index.php?&nav_category=&nav_id=29139&order=priority&style=headlines

Agence France-Presse - July 15, 2004

UN resumes Kosovo privatisation

PRISTINA - Kosovo's UN-run privatisation agency has
presented a third list of publicly owned enterprises
to be offered for sale.
The list includes 13 state-owned enterprises,
according to Nikolaus Lambsdorff, who heads the EU
mission that handles the process.
"I am confident we will see the launch of a fourth
wave this summer," Lambsdorff said.
Around 500 companies are slated for privatisation but
the process had come to a grinding halt owing to
disputes between ethnic Albanian authorities and the
UN administration which has run Kosovo since the end
of the 1998-99 war.
The third round of tenders had previously been
suspended after irregularities were reported in the
process. In April the head of the UN mission sacked
the foreign official overseeing privatisation.
Meanwhile several thousand people gathered here to
protest employment conditions and criticise the
failure of the government and the UN to revive the
economy, which still suffers from the break-up of the
socialist former Yugoslavia.
"There is no reason why five years after the end of
the war we have ended up with such an economy, with
such unemployment, poverty and continued lack of
social support for our workers," Association of
Independent Trade Unions chief Bahri Shabani told the
crowd.
Unemployment stands at about 60 percent in Kosovo.

---

Privatization of socially owned companies continues in Kosovo

(Vecernje Novosti/Tanjug - APIS Belgrade Media Update, 3-5 July 2004)

After eight months of cessation, the privatization process of socially
owned companies in Kosovo will soon continue according to a decision
by UNMIK and the Kosovo government despite the opposing by the Serb
representatives, Tanjug learned. KP AM Rada Trajkovic has told Tanjug
that the state of Serbia must initiate proceedings before the
international court and sue those who had alienated its property. "In
the privatization process, priority must not be who gives more for
certain premises, but there must be a standard where advantage over
the company, which is the subject of privatization would have the
community that is a majority."

---

CCK requests Constitutional Court to assess privatization

(Tanjug / APIS Belgrade Media Update, July 9 2004)

The CCK has sent a letter to the Serbian Constitutional Court, calling
on it
to assess the constitutionality of UNMIK regulations, which served as the
basis for privatization in Serbia's southern province, the coordination
center said in a statement. According to the CCK, under UNMIK's
regulations
on privatization, privatization in Kosovo is being carried out without the
agreement or participation of the Republic of Serbia, which clashes
not only
with the Serbian Constitution, but also with UNSCR 1244 and Constitutional
Framework for provisional self-administration in Kosovo.

---

Kosovo in economic crisis

(RTS / APIS Belgrade Media Update, July 9 2004)

KP caucus whip Dragisa Krstovic has stated that the economic situation in
Kosovo is very difficult and that this reflects the general political
situation. "Re-initiation of the privatization process, that had been
ceased, is not a good move since it will slow down many other
processes that
should be unfolding, while the international community must create
conditions as soon as possible towards improving the economy in this
region," said Krstovic. SNC leader for northern Kosovo Milan Ivanovic has
stated that the ownership status of companies in the province must
first be
resolved in order to prevent the usurping of Serb property. "It is a fact
that the state of Serbia is the owner of many companies in Kosovo, so that
privatization of companies in Kosovo cannot be implemented according to
UNMIK's model," he said. According to him, first, one should create
conditions for the implementation of the Serbian government plan, so we
could receive our institutions that can resolve economic issues, which are
very important.

---

CCK labels UNMIK decision in continuing privatization as unilateral

(Vecernje Novosti - APIS Belgrade Media Update, 3-5 July 2004)

The CCK has assessed as unilateral UNMIK's decision on continuing the
privatization process in Kosovo and announced that it is examining the
use of possible legal means towards "stopping the plundering of the
property of the Serbian state, legal persons outside Kosovo, and
protecting the legal rights of Kosovo non-Albanian citizens,
especially IDPs." The CCK announced that it would launch the issue of
individual legal responsibility, including international courts, all
those who will take part in the privatization process created by UNMIK
deputy head for economic issues in Kosovo, Nikolaus Lambsdorff,
including his individual and personal responsibility.

---

http://www.tanjug.co.yu/
Tanjug - April 23, 2004

Privatisation in Kosovo-Metohija is opposed to international standards

BELGRADE - Privatisation in Kosovo-Metohija, carried
out by the Kosovo Trust Agency (KTA), cannot proceed
in violation of international standards and without
the participation of Serbia as the greatest creditor
and owner of assets in Kosovo-Metohija, the
coordination centre's department for reconstruction
and economic development said in a statement on Friday.
The KTA has recently started publishing lists of only
ethnic Albanian workers at the privatised socially
owned enterprises who have the right to part of
earnings from the sale of these enterprises and this
is an obvious example of discrimination against the
Serbs and other non-Albanians who used to work at
these companies.


Privatizacija na Kosmetu protivna medjunarodnim standardima

23. Aprila 2004., Tanjug

Privatizacija na Kosovu i Metohiji, koju sprovodi Kosovska poverilacka
agencija (KTA), ne može se odvijati protivno medjunarodnim standardima
i bez
ucecšca Srbije kao najveceg poverioca i vlasnika imovine na Kosmetu,
saopštio je danas Sektor Koordinacionog centra za rekonstrukciju i
ekonomski
razvoj.
KTA je nedavno pocela da objavljuje spiskova radnika do sada
privatizovanih
društvenih preduzeca, iskljucivo Albanaca, koji imaju pravo na deo prihoda
od prodaje tih preduzeca, što je ocit primer diskriminacija radnika
srpske i
nealbanske nacionalnosti nekada zaposlenih u tim firmama.

---

http://www.blic.co.yu
Blic (Serbia-Montenegro) - April 13, 2004

Continuation of sale of Serbian companies in Kosovo and Metohija

Pristina - Director of Kosovo Agency for
privatization, Mariu Fuchi tried to dispute suspicious
sales in the province. She also tried to protect the
real value of the companies in tenders. However,
UNMIK's Chief Herri Holkeri prevented her in doing so.
Holkeri made decision about her dismissal.
Oliver Ivanovic, member of Kosovo Parliament
Presidency said that Fuchi was working completely in
line with the regulations being applied in developed
European countries and that she was dismissed although
nobody had any objection to her work.
In spite of provisions of UN SC Resolution 1244 by
which UNMIK only has the right to manage but not to
decide about the property within state, public and
social sector, Kosovo agency caused damage to the
economy of Serbia of several hundreds of millions of
Euros.

---

http://www.tanjug.co.yu/
Tanjug - April 13, 2004

Madeleine Albright once again in Kosovo - fight for mobile telephone
provider

PRISTINA - Former US Secretary of State Madeleine
Albright, or her consultancy firm Albright Group LLC,
has taken over the job of special adviser of the
chairman of the board of managers of the Kosovo
Internet Provider Ipko Net, which will compete for a
new mobile provider in the province.
As it was stated from Ipko Net, the company recently
founded a joint firm, with mixed capital, with the
American Western Wirless International from Seattle,
with which - as it was said - it intended to compete
for a "second mobile operator" in Kosovo.


Albright seeks profits in occupied Kosovo?

Clinton's Secretary of State Madeleine Albright was unversally
acknowledged
as a major advocate of intervention in the Balkans, from her
sponsorship of
the Hague Inquisition to her drive for the bombing of Serbia in 1999.
Now officially retired from politics, Albright has a lucrative
"consultancy"
business. According to a Belgrade-based news agency
<http://www2.inet.co.yu/index.php?date=20040413> Inet (scroll down to the
entry "17:20"), the Albright Group, LLC will "advise" the board of
Ipko Net,
a Kosovo (Albanian) ISP seeking a mobile telephony concession in the
occupied province. Here is the text of the report, translated by Inet:
<http://www.antiwar.com/blog/more.php?id=745_0_1_0_M> More...

Posted by: <mailto:balkan@...> Nebojsa Malic on Apr 13, 04 |
9:21 pm


=== 3 ===

BALKAN UPDATE
NEWS, ANALYSIS AND PROGRESS:: THE LATEST UPDATES FROM THE BALKANS

Tuesday, April 26, 2005

Privatization continues in Kosovo with Ferronikeli plant up for sale

"Ferronikeli"is one of the largest nickel smelting and mining
operations in Europe.

By Matthew Robinson


Gllogovce, Kosovo[Kosova](Reuters) - Kosovo's Glogovac ferro-nickel
plant looks like a bomb hit it.
Twenty-eight bombs, in fact, dropped by NATO during its 1999 air war
to expel Serb forces accused of ethnically cleansing the province's
Albanian majority.
Severed pipes hang from the punctured roof, glass litters the floor
and drums that once collected waste from the smelter now lie up-turned
amid the debris like giant church bells.
"Try to make it look good," the mine's ethnic Albanian technical
director says to a visiting camera crew.
Kosovo's United Nations authorities say the damage is purely
superficial and have put "Ferronikeli" up for sale, seven years after
Serbia closed it down and began using it as a military base in its war
on Kosovo's separatist rebels.
Appearances aside, U.N. officials say Ferronikeli and mines like it
represent the future for the impoverished province.
The plant is one of the largest nickel smelting and mining operations
in Europe, with 13 million tonnes of nickel ore in three open-pit
mines valued at around 2 billion euros.
Lured by a potential 100 million euros (68 million pounds) in annual
revenue, four international mining companies including South Korea's
Samsung Corp are expected to submit bids for it on April 27.
It is the most significant privatisation undertaken by the United
Nations since it took control of the Balkan province in 1999. The
buyer is obliged to take on 1,000 workers and invest at least 20
million euros over the first 3 years.

FUTURE IN LIGNITE
Kosovo's U.N. overseers hope the sell-off will breathe life into the
dormant mining industry, laid low by chronic mismanagement and
under-investment in the 1990s.
Kosovo is rich in nickel -- used to produce steel -- and lignite -- a
form of coal used to produce power -- but its mines badly need
investment. The West plans to decide the province's "final status"
later this year, and Kosovo is keen to prove it can become a viable
independent state.
"For the long-term sustainable future of Kosovo, the major industry
will be mining," says Kirk Adams, the British acting director of
privatisation at the Kosovo Trust Agency, KTA.
"It will be a major employer and major source of revenue with a huge
and dynamic impact on the economy."
After six years of U.N. micro-management, the province of 2 million
people is economically stagnant and unemployment hovers between 50 and
60 percent.
The population, 50 percent of which is below the age of 25, is
impatient for change and the streets of Glogovac, 20 km (12 miles)
from the capital Pristina, are filled with young men peddling smuggled
cigarettes.
The picture is the same in Mitrovica in the north, where the
once-thriving Trepca mining complex lies in ruins.
The U.N. hopes a resurgent mining industry can go some way to quelling
the impatience that has fuelled bouts of violence against minority
Serbs, who want to remain part of Serbia.

LEGAL LIMBO
A recent report by the World Bank and Kosovo's Directorate of Mines
and Minerals, DMM, valued Kosovo's total mine resources at 13.5
billion euros, including 6.5 billion at the Sibovc lignite mine just
outside Pristina.
"Kosovo has 40 percent of Europe's lignite, and it's good quality,"
said Adams. "The lignite reserves mean this should be a
power-exporting area for the rest of the region."
The DMM estimates the mining sector needs 1.8 billion euros of
investment to become fully operational, providing 35,000 direct jobs
and at least the same again indirectly.
As a U.N. protectorate, Kosovo's suspended status means its
privatisation process has been dogged by ownership disputes and
liability concerns.
The U.N.-appointed KTA has managed to sell only around 30 of the 500
socially-owned companies -- a unique corporate model of the old
socialist Yugoslavia -- on its books since May 2003.
But the agency insists most of the problems have been ironed out and
there are plans to privatise more of Kosovo's mines.
"Mining is important to Kosovo both historically and in the future,"
says Adams. "We intend to privatise more mines and they will have a
significant impact on jobs and investment in Kosovo.
"Ferronikeli is a very important start." Reuters

You may contact Mr. Adams at:

Kosovo Trust Agency
Kirk Adams,
Special Spin-Off Section
Tel: ++ 381 38 500 400 1261
Fax: ++ 381 38 248 076
E-mail: soetenders@...
You can also see the rules of the tender by going on the following
website:

http://www.ferronikeli.com/eng/download/Rules_of_Tender-Special_Spin_Off-Ferronikeli-ENG.pdf

posted by Balkan Update @ 1:40 PM 0 comments

Clinton made 1995 Ethnic Cleansing in Krajina Possible

Croatian Ethnic Cleansing of Serbian Krajina is Reflected in World
Almanacs

By: Mary Mostert, Analyst, Original Sources (www.originalsources.com)

July 24, 2000

There was no outcry against the ethnic cleansing that took place in
full view of the world, and made possible by US Air support in 1995 in
the Krajina area of Croatia. Hundreds of thousands of Serbs were
driven from their homes, and up to 20,000 of them were kill. Some of
them have been refugees twice. Some of them who survived the Krajina
ethnic cleansing fled to Kosovo and have been driven out of Kosovo
back into Serbia. . Not only are they refugees, but are refugees who
have been bombed twice by U.S. bombs and missiles, while most
Americans remain blissfully unaware of their plight. I recently
brought up the subject in a conversation with one of my own children,
who had never heard about the 250,000-275,000 Serbs who were driven
out of Krajina, after more than 500 years of living in the area. She
thought I was making it up because she was sure it would have been on
the evening news if it had happened.

In May 1999, Valdan Zivadinovic sent me a report on what happened in
August 1995 during the worst refugee crisis in the 1990s Balkan wars
of the 1990s when the Croatians drove the Serbs out of Krajina. The
author of that ethnic cleansing was Franjo Tudjman, who was re-elected
as president of Croatia following the 1995 Dayton Accord. In the
intervening five years there has been no international demand that the
Croatians allow the Serbs who had occupied the Krajina area for more
than 500 years to return to their homes.

Furthermore, it is an ethnic cleansing that is VERIFIED by the World
Almanacs of 1993 and 2000. In 1993 the population of Croatia was 4,
763,000 with 75% being Croatian and 18% being Serbian. In numbers that
turns out to be 840,885 Serbs in Croatia in the 1992 census figures.
In the year 2000 World Almanac the population of Croatia was down to
4,671,584 with 78% being Croatian and 12% being Serbian. In numbers
that would be 560,590 Serbs - a difference of 280,295 people. Most of
them are in Yugoslavia's Serbia province. Many of them, an estimated
17,000-20,000 are dead.

The Ottawa Serbian Heritage Society, (serbian.heritage@...)
issued a press release Saturday commemorating the "ethnocide and
genocide committed on Serbs in Krajina , Bosnia and Kosovo. August 4th
is Krajina Dan, the Memorial Day for Serbian Krajina. This
commemorates the day that Knin, the capital of the Serbian Krajina
region, fell to invading Croatian forces in 1995. Croatia continues to
occupy the region today and of more than 250,000 Serbian people whom
the Croatian Army either killed or ethnically-cleansed out of the
region in August, 1995, the number who have returned is virtually zero
to this date.

"Every August 4th a Krajina Dan Memorial is held to remember the
victims of this genocide. This year's program is: Memorial Prayer
Service and a wrath laying at the Human Rights Memorial, Elgin and
Lisgar streets, at 6:00pm - 6: 30pm."

After the perpetrator of this ethnic cleansing, Croatian President
Tudjman, died on December 11, 1999, high level representatives from
the United States and Western Europe did not attend the funeral in
fear that doing so would be a political liability if and when
Tudjman's war crimes and his un-reconstructed Fascism from World War
II became known.



Zivadinovic's paper, found on pages 131-140 in "NATO in the Balkans:
KRAJINA", ISBN 0-9656916-2-4), is a chilling indictment of man's
inhumanity to man. It is an ugly story, but it is time that the
American people ask themselves if they really want to continue the
Serb sanctions and the Kosovo ethnic cleansing of all minorities and
the general anarchy that exists there under NATO and UN occupation.
Zivadinocic wrote:



In early August 1995, the Croatian invasion of Serbian Krajina
precipitated the worst refugee crisis of the Yugoslav civil war.
Within days, more than two hundred thousand Serbs, virtually the
entire population of Krajina, fled their homes, and 14,000 Serbian
civilians lost them lives. According to a UN official "Almost the only
people remaining were the dead and the dying." The Clinton
administration's support for the invasion was an important factor in
creating this nightmare.

The previous month, Secretary of State Warren Christopher and German
Foreign Minister Klaus Kinkel met with Croatian diplomat Miomir Zuzul
in London. During this meeting, Christopher gave his approval for
Croatian military action against Serbs in Bosnia and Krajina. Two days
later, the U.S. ambassador to Croatia, Peter Galbraith, also approved
Croatia's invasion plan. Stipe Mesic, a prominent Croatian politician,
stated that Croatian President Franjo Tudjman "received the go-ahead
from the United States. Tudjman can do only what the Americans allow
him to do. Krajina is the reward for having accepted, under
Washington's pressure, the federation between Croats and Muslims in
Bosnia." Croatian assembly deputy Mate Mestrovic also claimed that the
"United States gave us the green light to do whatever had to be done." (1)

As Croatian troops launched their assault on August 4, U.S. NATO
aircraft destroyed Serbian radar and anti-aircraft defenses. American
EA-6B electronic warfare aircraft patrolled the air in support of the
invasion. Krajina foreign affairs advisor Slobodan Jarcevic stated
that NATO "completely led and coordinated the entire Croat offensive
by first destroying radar and anti-aircraft batteries. What NATO did
most for the Croatian Army was to jam communications between [Serb]
military commands...." (2)

Following the elimination of Serbian anti-aircraft defenses, Croatian
planes carried out extensive attacks on Serbian towns and positions.
The roads were clogged with refugees, and Croatian aircraft bombed and
strafed refugee columns. Serbian refugees passing through the town of
Sisak were met by a mob of Croatian extremists, who hurled rocks and
concrete at them.

A UN spokesman said, "The windows of almost every vehicle were smashed
and almost every person was bleeding from being hit by some object."
Serbian refugees were pulled from their vehicles and beaten. As
fleeing Serbian civilians poured into Bosnia, a Red Cross
representative in Banja Luka said, "I've never seen anything like it.
People are arriving at a terrifying rate." Bosnian Muslim troops
crossed the border and cut off Serbian escape routes. Trapped refugees
were massacred as they were pounded by Croatian and Muslim artillery.
Nearly 1,700 refugees simply vanished. While Croatian and Muslim
troops burned Serbian villages, President Clinton expressed his
understanding for the invasion, and Christopher said events "could
work to our advantage." (3)

The Croatian rampage through the region left a trail of devastation.
Croatian special police units, operating under the Ministry of
Internal Affairs, systematically looted abandoned Serbian villages.
Everything of value - cars, stereos, televisions, furniture, farm
animals - was plundered, and homes set afire. (4) A confidential
European Union report stated that 73 percent of Serbian homes were
destroyed. (5) Troops of the Croatian army also took part, and
pro-Nazi graffiti could be seen on the walls of several burnt-out Serb
buildings.(6)

Massacres continued for several weeks after the fall of Krajina, and
UN patrols discovered numerous fresh unmarked graves and bodies of
murdered civilians. (7) The European Union report states, "Evidence of
atrocities, an average of six corpses per day, continues to emerge.
The corpses, some fresh, some decomposed, are mainly of old men. Many
have been shot in the back of the head or had throats slit, others
have been mutilated... Serb lands continue to be torched and looted." (8)

Following a visit in the region a member of the Zagreb Helsinki
Committee reported, "Virtually all Serb villages had been
destroyed.... In a village near Knin, eleven bodies were found, some
of them were massacred in such a way that it was not easy to see
whether the body was male or female." (9)

UN spokesman Chris Gunness noted that UN personnel continued to
discover bodies, many of whom had been decapitated. (10) British
journalist Robert Fisk reported the murder of elderly Serbs, many of
whom were burned alive in their homes. He adds, "At Golubic, UN
officers have found the decomposing remains of five people... the head
of one of the victims was found 150 feet from his body. Another UN
team, meanwhile is investigating the killing of a man and a woman in
the same area after villagers described how the man's ears and nose
had been mutilated." (11)

After the fall of Krajina, Croatian chief of staff General Zvonimir
Cervenko characterized Serbs as "medieval shepherds, troglodytes,
destroyers of anything the culture of man has created." During a
triumphalist train journey through Croatia and Krajina, Tudjman spoke
at each railway station. To great applause, he announced, "There can
be no return to the past, to the times when [Serbs] were spreading
cancer in the heart of Croatia, a cancer that was destroying the
Croatian national being." He then went on to speak of the "ignominious
disappearance" of the Serbs from Krajina "so it is as if they have
never lived here... They didn't even have time to take with them their
filthy money or their filthy underwear!" American ambassador Peter
Galbraith dismissed claims that Croatia had engaged in "ethnic
cleansing," since he defined this term as something Serbs do. (12)

U.S. representatives blocked Russian attempts to pass a UN Security
Council resolution condemning the invasion. According to Croatian
Foreign Minister Mate Granic, American officials gave advice on the
conduct of the operation, and European and military experts and
humanitarian aid workers reported shipments of U.S weapons to Croatia
over the two months preceding the invasion. A French mercenary also
witnessed the arrival of American and German weapons at a Croatian
port, adding, "The best of the Croats' armaments were German- and
American-made." The U.S. "directly or indirectly," says French
intelligence analyst Pierre Hassner, "rearmed the Croats." Analysts at
Jane's Information Group say that Croatian troops were seen wearing
American uniforms and carrying U S. communications equipment. (13)

The invasion of Krajina was preceded by a thorough CIA and DIA
analysis of the region. (14) According to Balkan specialist Ivo Banac,
this "tactical and intelligence support" was furnished to the Croatian
Army at the beginning of its offensive. (15)

In November 1994, the United States and Croatia signed a military
agreement. Immediately afterward, U.S. intelligence agents set up an
operations center on the Adriatic island of Brac, from which
reconnaissance aircraft were launched. Two months earlier, the
Pentagon contracted Military Professional Resources, Inc (MPRI) to
train the Croatian military.(16) According to a Croatian officer, MPRI
advisors "lecture us on tactics and big war operations on the level of
brigades, which is why we needed them for Operation Storm when we took
the Krajina." Croatian sources claim that U.S. satellite intelligence
was furnished to the Croatian military. (17) Following the invasion of
Krajina, the U.S. rewarded Croatia with an agreement "broadening
existing cooperation" between MPRI and the Croatian military. (18)
U.S. advisors assisted in the reorganization of the Croatian Army.
Referring to this reorganization in an interview with the newspaper
Vecernji List, Croatian General Tihomir Blaskic said, "We are building
the foundations of our organization on the traditions of the Croatian
home guard" - pro-Nazi troops in World War II. (19)

It is worth examining the nature of what one UN official terms
"America's newest ally." During World War II, Croatia was a Nazi
puppet state in which the Croatian fascist Ustashe murdered as many as
one million Serbs, Jews, and Roman (Gypsies). Disturbing signs emerged
with the election of Franjo Tudjman to the Croatian presidency in 1990
Tudjman said, "I am glad my wife is neither Serb nor Jew," and wrote
that accounts of the Holocaust were "exaggerated" and "one-sided." (20)

Much of Tudjman's financial backing was provided by Ustasha émigrés
and several Ustasha war criminals were invited to attend the first
convention of Tudjman's political party, the Croatian Democratic
Union. (21)

Tudjman presented a medal to a former Ustasha commander living in
Argentina, Ivo Rojnica. After Rojnica was quoted as saying,
"Everything I did in 1941 I would do again," international pressure
prevented Tudjman from appointing him to the post of ambassador to
Argentina. When former Ustasha official Vinko Nikolic returned to
Croatia, Tudjman appointed him to a seat in parliament. Upon former
Ustasha officer Mate Sarlija's return to Croatia, he was personally
welcomed at the airport by Defense Minister Gojko Susak, and
subsequently given the post of general in the Croatian Army. (22) On
November 4, 1996, thirteen former Ustasha officers were presented with
medals and ranks in the Croatian Army. (23)

Croatia adopted a new currency in 1994, the kuna, the same name as
that used by the Ustasha state, and the new Croatian flag is a
near-duplicate of the Ustasha flag. Streets and buildings have been
renamed for Ustasha official Mile Budak, who signed the regime's
anti-Semitic laws, and more than three thousand anti-fascist monuments
have been demolished. In an open letter, the Croatian Jewish community
protested the rehabilitation of the Ustasha state. In April 1994, the
Croatian government demanded the removal of all "non-white" UN troops
from its territory, claiming that "only first-world troops" understood
Croatia's "problems." (24)

On Croatian television in April 1996, Tudjman called for the return of
the remains of Ante Pavelic, the leader of the Croatian pro-Nazi
puppet state "After all, both reconciliation and recognition should be
granted to those who deserve it," Tudjman said, adding, "We should
recognize that Pavelic's ideas about the Croatian state were
positive," but that Pavelic's only mistake was the murder of a few of
his colleagues and nationalist allies. (25) Three months later,
Tudjman said of the Serbs driven from Croatia "The fact that 90
percent of them left is their own problem... Naturally we are not
going to allow them all to return." During the same speech, Tudjman
referred to the pro-Nazi state as "a positive thing." (26)

During its violent secession from Yugoslavia in 1991, Croatia expelled
more than three hundred thousand Serbs, and Serbs were eliminated from
ten towns and 183 villages. (27) In 1993, Helsinki Watch reported:
"Since 1991 the Croatian authorities have blown up or razed ten
thousand houses mostly of Serbs, but also houses of Croats. In some
cases, they dynamited homes with the families inside." Thousands of
Serbs have been evicted from their homes. Croatian human-rights
activist Ivan Zvonimir Cicak says beatings, plundering, and arrests
were the usual eviction methods. (28)

Tomislav Mercep, until recently the advisor to the Interior minister
and a member of Parliament, is a death-squad leader. Mercep's death
squad murdered 2,500 Serbs in western Slavonia in 1991 and 1992,
actions Mercep defends as "heroic deeds." (29) Death squad officer
Miro Bajramovic's spectacular confession revealed details: "Nights
were worst for [our prisoners]... burning prisoners with a flame,
pouring vinegar over their wounds mostly on genitalia and on the eyes.
Then there is that little induction, field phone, you plug a Serb onto
that... The most painful is to stick little pins under the nails and
to connect to the three phase current; nothing remains of a man but
ashes... After all, we knew they would all be killed, so it did not
matter if we hurt turn more today or tomorrow."

"Mercep knew everything," Bajramovic claimed. "He told us several
times: 'Tonight you have to clean all these shits.' By this he meant
all the prisoners should be executed." (30)

Sadly, the Clinton administration's embrace of Croatia follows a
history of support for fascists when it suits American geopolitical
interests: Chile's Augusto Pinochet, Indonesia's Suharto, Paraguay's
Aifredo Stroessner, and a host of others. The consequences of this
policy for the people affected have been devastating.

Although the American people were told last year that the 79 days of
bombing of Yugoslavia was a "humanitarian" effort to "stop ethnic
cleansing," the facts indicate no ethnic cleansing took place. Now we
are hearing that it was the KLA itself that was ordering the Albanians
to flee, and most Albanians AND Serbs were fleeing the NATO bombs.
Yet, still there as been no change in the US policy in Serbia. Clinton
still insists on keeping sanctions in place in an effort to destroy
the Serbs.

And, not a word has been said about any of this in the year 2000
presidential election campaign. Clinton told us in 1995 that the
American servicemen who were sent to Bosnia would be "home by
Christmas." Not only are they still not home, we have send another
contingent to assist in the occupation of Kosovo.

I have wondered most of my life how the German people could have sat
back and done nothing as their leader did horrible things. "We didn't
know about it," I was told by Germans who lived in Germany at the
time. I doubted them. However, now I'm seeing something disturbingly
similar by an American leader, and we Americans are not even asking
Presidential candidates questions about it.

I think I may owe those post-World War II German citizens an apology.
Maybe they really didn't know about it. Or, just maybe, they didn't
really WANT to know what was happening to their Jewish neighbors when
they disappeared.


To comment: mmostert(a)originalsources.com

Website: http://www.originalsources.com

Patrick Barriot ed Eve Crépin
Ufficio di Rappresentanza del
Governo in esilio della RSK [Repubblica Serba di Krajna]

dr.barriot(a)free.fr
t : 06 11 98 29 24


Lunedi 25 luglio 2005

All'avvicinarsi del 4 agosto, ci teniamo a ricordare ai media ed
all'opinione pubblica quella che fu la più vasta operazione di pulizia
etnica nella ex-Jugoslavia, la cosiddetta "Operazione Tempesta",
eseguita il 4 agosto 1995 dall'esercito croato contro il popolo serbo
della Krajina. La Krajina era una zona di protezione delle Nazioni
Unite che non disponeva
di nessun armamento pesante.
L' "Operazione Tempesta" ha provocato l'esodo di 250 000 serbi e la
morte di più di 2000 di essi, ivi comprese donne, bambini, vecchi ed
invalidi. Durante la guerra civile in ex-Jugoslavia, più dei due terzi
dei serbi della Croazia sono stati espulsi con la forza delle armi.
Essi vivono oggi in condizioni miserabili, i loro diritti sono
umiliati e nessuna organizzazione umanitaria viene loro in aiuto.

Mentre la commemorazione dell' 11 luglio scorso ha dato luogo ad un
grande slancio di compassione per le vittime musulmane di Srebrenica,
speriamo che il triste anniversario del 4 agosto prossimo non
confermerà l'indifferenza dei difensori dei diritti dell'uomo rispetto
alle vittime serbe di Krajina.

Vi inviamo dunque questo articolo a nome dei 600 000 serbi di Croazia
che abbiamo l'onore di rappresentare e di difendere.

Patrick Barriot ed Eva Crépin.


Knin, Venerdì 4 agosto 1995 - già
dieci anni!

Patrick Barriot ed Eve Crépin
Rappresentanti del governo in esilio della Repubblica Serba di Krajina
Primi testimoni francesi per il presidente Slobodan Milosevic davanti
al TPIY
Autori di "Stanno assassinando un popolo - I serbi di Krajina"
Edizioni L'Age d'Homme, Losanna, 1995.


Lo scorso 11 luglio è stato commemorato il decimo anniversario della
presa di Srebrenica da parte dell'esercito serbo della Bosnia.
Numerose personalità politiche, tra cui il ministro francese degli
Affari Esteri, sono andate al cimitero di Potocari per raccogliersi
sulle spoglie di circa 2000 uomini esumati nella regione durante gli
ultimi dieci anni. Il signor Philippe
Douste-Blazy ha pubblicato su di un quotidiano francese un articolo
intitolato: "Srebrenica, la nostra casa comune". In modo unanime, i
media hanno riferito in dettaglio esclusivamente sugli atti di accusa
contro i serbi, riferendosi agli argomenti dei procuratori del TPIY e
dando la parola ai testimoni a carico. Ogni argomentazione
contraddittoria, qualsivoglia testimonianza della difesa, sono state
semplicemente eliminate da questi documentari "storici". Le terribili
angherie delle milizie bosniaco-musulmane di Naser Oric contro i
contadini serbi dei dintorni di Srebrenica, dal 1993 al 1995, non sono
state neanche rievocate. Eppure, esse furono direttamente all'origine
di quel desiderio di vendetta che ha condotto agli avvenimenti tragici
dell' 11 luglio 1995. Vogliamo ricordare che il territorio che cinge
Srebrenica contiene altrettanti cadaveri serbi ortodossi che cadaveri
musulmani? Fino ad oggi parecchie decine di testimoni sono venuti a
contestare, alla barra del TPIY, la versione della signora Carla del
Ponte a proposito di Srebrenica. Perché un tale silenzio mediatico
sulle loro deposizioni, che hanno posto spesso il procuratore della
TPIY dinanzi alle sue contraddizioni ed alla sua analisi faziosa dei
fatti? È forse questo il ruolo dei media, di servire da portavoce
all'ufficio del procuratore, che pure è attrezzato abbastanza bene per
ciò?

Il 12 luglio, France5 ed Arte hanno dedicato a quell' episodio
drammatico della guerra civile bosniaca una serata tematica,
mischiando documentari e telefilm "storici". Perché diavolo includere
una fiction in una serata tematica, laddove la ricerca della verità
avrebbe piuttosto imposto la presenza di storici ed universitari
specialisti dei Balcani, viceversa curiosamente assenti dai dibattiti?
La qualifica di genocidio è frutto della sola valutazione di un
tribunale ad hoc o dell'analisi congiunta di storici e di giuristi non
sospetti di partito preso? Dieci anni dopo i fatti, era forse tempo di
lasciare da parte le ricostruzioni manichee, per studiare i fatti alla
luce del rigore e della neutralità scientifica. Chi può seriamente
credere che una guerra civile balcanica può essere compresa con una
griglia di lettura tanto semplicistica ed assertrice? Il generale
Philippe Morillon l'ha dichiarato a più riprese senza ambiguità, tanto
nei suoi colloqui che nei suoi lavori e davanti alla commissione di
inchiesta parlamentare: Srebrenica è stata sacrificata dal governo
musulmano bosniaco di Sarajevo, Srebrenica è stata consegnata indifesa
alle forze serbe avide di vendetta su ordine del presidente Alija
Izetbegovic in nome degli "interessi superiori" dello Stato islamico.
Quanti decenni occorrerà aspettare affinché la verità, seppellita
dalla signora Carla del Ponte e dal signor Paddy Ashdown, sia esumata
infine?

Come avrebbero reagito i nostri concittadini se, negli anni 70, una
serata tematica dedicata alla guerra dell'Algeria avesse presentato
esclusivamente la versione delle vittime del FLN o esclusivamente la
versione delle vittime dell'OAS? Come avrebbero reagito i cittadini
del Regno Unito se, negli anni 80, una serata tematica dedicata
all'Irlanda del Nord avesse dato esclusivamente la parola alle vittime
dell'IRA o esclusivamente alle vittime del "Bloody Sunday"
dell'esercito britannico? Certamente questo è il modo migliore per
falsificare la realtà storica, per svegliare degli odi assopiti, e per
turbare la pace civile in modo totalmente irresponsabile. Chi potrebbe
mai vedere in un tale modo di procedere una condizione sine qua non di
una qualche riconciliazione nazionale? Oggi, anzichè contribuire alla
riconciliazione nei Balcani, il TPIY contribuisce a risvegliare i
vecchi odi, i rancori insoddisfatti ed il desiderio di vendetta.

In occasione della commemorazione dell' 11 luglio, i media hanno
ricordato ossessivamente che Srebrenica era una zona di protezione
delle Nazioni Unite, sottolineando il disonore dei caschi blu che
avevano fallito nella loro missione. Due mesi prima della caduta di
Srebrenica, il 1 maggio 1995, l'esercito croato, sostenuto da una
società militare privata americana (MPRI), aveva attaccato la Slavonia
occidentale, che era essa pure una zona di protezione delle Nazioni
Unite, totalmente disarmata. Tutti gli abitanti serbi della regione
sono stati cacciati e parecchie centinaia di essi sono stati uccisi
nella loro fuga dai bombardamenti croati. Nessuno ha accusato i caschi
blu di avere mancato alla loro missione per non essersi opposti a
questa operazione di epurazione etnica. Un mese dopo la caduta di
Srebrenica, il 4 agosto 1995, l'esercito croato, sempre sostenuto
dalla MPRI, ha attaccato la Krajina, che era essa pure una zona di
protezione delle Nazioni Unite, totalmente disarmata. Circa 250 000
serbi sono stati cacciati (deportati?) dalle loro terre. Più di 2 000
di essi sono stati massacrati (genocidio?), ivi comprese donne,
bambini e vecchi -contrariamente a Srebrenica, dove le donne ed i
bambini sono stati risparmiati. Chi ha rimproverato ai caschi blu di
non avere protetto queste povere persone? All'avvicinarsi del 4
agosto, c'è da scommettere che i serbi di Krajina non avranno diritto
alle formule stereotipate che amiamo tanto e che seminiamo ad ogni
vento mediatico: "Knin, già dieci anni! ", "Knin, mai più! ", "Siamo
tutti dei serbi di Krajina! ". Le donne violentate, i vecchi
martirizzati, i bambini mutilati dagli scoppi di granata sono privati
di ogni forma di compassione perché hanno la disgrazia "storica" di
essere serbi.
La storia dell'ex-Jugoslavia è scritta dai vincitori ed i vinti non
hanno neanche il diritto di esprimere le loro sofferenze. I serbi sono
stati esclusi definitivamente dalla nostra "casa comune."


Patrick Barriot ed Eve Crépin