Informazione

...DIE HEISST LILI GRUBER...


Tutte le sere sul tuo canal
dentro la cucina ti stavo ad aspettar.
Anche stasera aspetterò,
le tue panzane risentirò:
con te Lilì Grubèr
con te Lili Grubèr

O feddayn stasera non sparar,
una volta ancora non farti saltar
la mia roscetta non spaventar
una volta ancora la voglio riveder
ecco la bella, ecco il dolce amor
la porterò sempre nel mio cuor:
con me Lili Grubèr
con me Lili Grubèr

Dammi una notizia una notizia per favor
legala con il filo dei tuo capelli d'or
fra tanti lutti, sangue e orror
tu sola non fai mai error
(professssionalissssima!!!)
o feddayn domani piangerai
tu invece Lili sorriderai
A chi Lili Grubèr?

Quando nella melma mi debbo districar
sotto le veline mi sento vacillar
o iraqeno che ne sarà di te?
io non sorrido pensando a te
la Lili appare e faccio ahimè
per te Lili Grubèr
per te Lili Grubèr

Se chiudo gli occhi il suo viso mi appar
come la prima sera nell'alone del canal
allora mi sogno di scappar di riposar
senza te Lili Grubèr
senza te Lili Grubèr



vittoria
L'Avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org
(pag.creatività)
(titolo originale: "Con te Lili Grubèr")

Texte auf deutscher Sprache

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
files/aikor14.4.03.txt

---

Von: Anti-Imperialistische Korrespondenz (AIK) - http://www.aikor.de

1. DJINDJIC-MAFIA-DIKTATUR
Von Klaus Hartmann (erscheint in Marxistische Blätter 3/2003)
2.
ANGRIFF GEGEN DIE OPPOSITION SERBIENS HÄLT AN
Von Cathrin Schütz, Belgrad (14.04.03)
3.
DIE ANKLÄGER IN DEN HAAG BESTIMMEN DAS SCHICKSAL SERBIENS
Bemerkungen von Präsident Slobodan Milosevic in Den Haag am 31. 03.
2003
über Zusammenhänge zwischen der Anklage des ICTY und den Vorgängen in
Belgrad
(Erklärung der SLOBODA/Freedom Association, Belgrad v.(01.04.03)

Von: Wolfgang Mueller

4.
FUER DIE AUFLOESUNG DES "HAAGERTRIBUNALS"
DKP draft resolution,
Düsseldorf 30.11./1.12.2002

---

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
files/aikor14.4.03.txt

Bosnia-Erzegovina: arresti eccellenti / Important Arrests in Bosnia


Nei giorni scorsi sono stati arrestati due importanti personaggi della
"Bosnia di Izetbegovic".
Il caso piu' recente e piu' clamoroso e' quello di NASIR ORIC, il
famigerato comandante delle truppe bosniaco-musulmane dell'enclave di
Srebrenica, che e' stato preso e tradotto all'Aia.
L'altro caso - gia' annunciato da una inchiesta in corso da molti mesi
nella Federazione bosniaco-musulmana - e' quello di MOHAMED SACIRBEY,
che e' stato Ministro degli Esteri di Izetbegovic e soprattutto
Ambasciatore all'ONU nel periodo cruciale della secessione, quando fu
tra l'altro protagonista della campagna di disinformazione strategica
sugli "stupri etnici" e sui "campi di sterminio" serbi.


=== NASIR ORIC ===


La figura di Oric e' legata alla vicenda di Srebrenica, descritta in
dettaglio in molti documenti che abbiamo inviato e che continueremo ad
inviare sulla lista JUGOINFO, nonche' ben spiegata sul libro di
Juergen Elsaesser "Menzogne di guerra" (ed. La Citta' del Sole, 1999).

Oric e' il principale responsabile dei massacri compiuti dalle truppe
musulmano-bosniache stanziate nella "enclave protetta" di Srebrenica
soprattutto nel 1992-1993 (dunque all'inizio della guerra fratricida e
ben prima della conquista della citta' da parte serbo-bosniaca). I
soldati di Oric uscivano dalla citta' ed andavano a distruggere i
villaggi dei contadini serbi d'intorno, massacrandone gli abitanti.
Questi episodi venivano volutamente ignorati dai media occidentali.

L'arresto e la traduzione di Oric al "Tribunale" dell'Aia - una
struttura paralegale gestita dalla NATO e completamente sbilanciata a
detrimento della parte serba e jugoslava - ha sorpreso molti ed ha
generato proteste da parte delle cosiddette vittime di Srebrenica e
dei loro parenti (si intendono qui solamente i musulmano-bosniaci che
sarebbero stati massacrati a migliaia dai serbi nel luglio 1995;
tuttavia la reale dimensione di questa carneficina del 1995 non e'
nota a causa della campagna strategica di disinformazione imbastita
allo scopo di coprire il contestuale svuotamento delle Krajne da parte
croata, e per preparare la campagna di bombardamento NATO
dell'agosto-settembre): si vedano i dispacci ANSA
BOSNIA: ARRESTO ORIC, PROTESTANO MADRI DI SREBRENICA
http://www.ansa.it/balcani/bosnia/20030411160532533756.html
TPI: SOPRAVVISSUTI STRAGE SREBRENICA PROTESTANO ARRESTO ORIC
http://www.ansa.it/balcani/bosnia/20030412172732534835.html
e si noti che in questi dispacci si evita accuratamente di spiegare di
che cosa debba rispondere Oric all'Aia.

Come spiegare l'arresto di Oric?
Da una parte, con l'apertura della fase della "guerra infinita" contro
il "terrorismo islamico" e' diventato opportuno per l'Occidente e gli
USA in particolare "scaricare" personaggi e settori criminali ed
islamisti, dei quali pure si erano serviti in passato. E' noto infatti
che il partito islamista di Izetbegovic, e tutta la struttura
militare-criminale contigua, sono stati finanziati, armati ed
addestrati in particolare dagli USA (citiamo solamente la MPRI ed Al
Qaeda).
Contemporaneamente, l'arresto di Oric rappresenta una "verniciatura di
bianco" sulla reputazione del "Tribunale dell'Aia", struttura oramai
completamente privata di credibilita' a causa delle pratiche faziose,
in flagrante contrasto con le piu' elementari norme di diritto comune
ed internazionale. Questa "verniciatura di bianco" consente di
aumentare la pressione per la cattura del leader politico
serbo-bosniaco Radovan Karadzic.

---

BOSNIA: EX COMANDANTE MUSULMANO ARRESTATO E PORTATO ALL'AJA

(ANSA) - L'AJA, 11 APR - Un ex comandante delle forze musulmane a
Srebrenica, Nasser Oric, e' stato arrestato ieri sera da reparti della
Sfor (Forze di stabilizzazione della Nato) e trasferito all'Aja. Lo ha
detto un portavoce del Tribunale penale internazionale.
Oric, il cui nome stava su una lista segreta del procuratore del Tpi
Carla Del Ponte, e' accusato di violazione delle leggi e delle
convenzioni di guerra. In mattinata dovrebbe giungere alla struttura
detentiva del Tribunale all'Aja. I dettagli sui capi d'accusa saranno
resi noti in giornata [*]. Oric guidava le forze musulmane di
Srebrenica, l'enclave della Bosnia orientale che subi' un drammatico
assedio, prima di esser conquistata, da parte dei serbo-bosniaci nel
luglio 1995. Oltre 7 mila musulmani furono massacrati dalle milizie
del generale Ratko Mladic, tuttora latitante [**]. (ANSA). COR-SPD
11/04/2003 09:48
http://www.ansa.it/balcani/bosnia/20030411094832533303.html


[*] Essi non saranno pero' mai resi noti dall'ANSA.
[**] Si noti che l'ANSA invece di parlare dei crimini di Oric parla
dei crimini dei serbi.


---

Bosnian Muslim to face war crimes trial at UN tribunal

By Toby Sterling in The Hague
12 April 2003

A Bosnian Muslim army commander was handed over to the UN tribunal in
The Hague yesterday to face allegations of war crimes against Serbs.
Naser Oric was captured by Nato-led forces on Thursday in the northern
Bosnian city of Tuzla. Before the war, Mr Oric, 35, worked as a
bodyguard for Slodoban Milosevic, the former Yugoslav president [sic!
Note the extreme effort made by this journalist to mis-inform. CNJ].
But he disappeared in 1990 and resurfaced as Muslim fighter in Bosnia.
He became the wartime army commander in the eastern Bosnian town of
Srebrenica, the site of the worst massacre of civilian Muslims during
the 1992-1995 war.
Although widely praised in Bosnia for defending Muslims from Serb
attackers, Mr Oric faces charges of "murder, cruel treatment, wanton
destruction and plunder", the tribunal said.
He will be brought before a judge on Tuesday and asked to plead to the
charges. About 200 people, mostly women from Srebrenica who survived
the 1995 executions, blocked a street to protest against the arrest.
They said other war crimes suspects, such as Radovan Karadzic, the
former Bosnian Serb leader, were the true culprits. "They arrested
Naser while the real criminals are now probably laughing at us and at
the thousands of victims who are still missing," said Aljo Savanovic,
19, who lives in Tuzla as a refugee.
Other Tuzla residents condemned Mr Oric as a gangster and said they
were happy to see him go. "With all due respect to the Srebrenica
widows, I have to say that if Naser Oric is guilty, he has to face
justice, like everybody else has to," said Ado Imamovic, 23, a
student.
Captain Dale MacEachern, a spokesman for the Nato-led peace-keeping
force, said people such as Mr Oric, when allowed to walk free,
"impeded the progress and development of Bosnia-Herzegovina". He
added: They force people to live in the past and they ensure their own
freedom by means of blackmail, fear and extortion.
Mr Oric's indictment alleges that between June 1992 and March 1993 he
and his forces participated in the torture and beating of Serb
prisoners at Srebrenica police station and pillaged 15 towns and
hamlets predominantly inhabited by Serbs. "In some instances,
prisoners were beaten to death, the document says. "Physical abuse
included beatings by various objects including wooden sticks, wooden
poles, steel pipes, metal bars, baseball bats, rifle butts, bare
fists, kicking with boots and forced teeth extractions with rusty
pliers."
Serbs blame Mr Oric and his forces for killing about 2,000 Serb
civilians from villages around Srebrenica during those raids,
including the so-called "Bloody Christmas" massacre of January 1993,
when dozens of women and children died in the village of Kravice.
The United Nations tribunal for former Yugoslavia, which sits at The
Hague, was established in 1993 to prosecute those responsible for war
crimes during a decade of ethnic violence in the Balkans.
Although it has mainly prosecuted Serbs, it has also launched
proceedings against a small number of Croats and Muslims accused of
wartime atrocities. (AP)

© 2003 Independent Digital (UK) Ltd

---

http://www.guardian.co.uk/Print/0,3858,4646794,00.html

Srebrenica 'hero' faces torture trial

Andrew Osborn
Saturday April 12, 2003
The Guardian

Survivors of the 1995 Srebrenica massacre accused Nato of anti-Muslim
bias yesterday after it arrested the Bosnian Muslim commander who
tried to defend the enclave.
Naser Oric, 36, was immediately flown to the Hague to face war crimes
charges.
He is considered a hero by many Bosnian Muslims for his attempt to
stop Bosnian Serb forces overrunning the enclave and killing about
8,000 Muslim men and boys.
But the UN war crimes tribunal says forces commanded by Mr Oric were
guilty of torturing Serbs in 1992-93 and of burning Serb villages
around Srebrenica.
He has been charged with six separate war crimes.
Mr Oric, once a bodyguard for Slobodan Milosevic, was snatched from
outside his home on Thursday night by S-For, the Nato-led Bosnia
stabilisation force, but his arrest has outraged Bosnian Muslims.
They believe that he should not have been arrested while wartime
Bosnian Serb leader Radovan Karadzic and general Ratko Mladic remain
at large. Both are accused of overseeing the Srebrenica massacre but
have repeatedly frustrated attempts by S-For to arrest them.
Sabra Kolenovic, a survivor of the massacre, said: "We are all
embittered and surprised."
The Women of Srebrenica association went further. In a statement it
said: "Naser is our surviving son and by his arrest you have finally
shown your real face and expressed the hatred you feel for Muslims
across the world and in Bosnia itself."
In Brussels, Nato's secretary general, Lord Robertson, urged Mr
Karadzic and Mr Mladic to surrender.

Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2003



=== MOHAMED SACIRBEY ===


Anche Sacirbey - nome islamizzato per Sacirbegovic - e' un personaggio
ingombrante, non solamente per gli episodi di corruzione dei quali e'
accusato, ma proprio per la sua ambigua posizione tra New York e
Sarajevo e per il fortissimo legame con l'establishment USA.


BOSNIA: USA; ARRESTATO EX MINISTRO ESTERI A NEW YORK

(ANSA) - NEW YORK, 25 MAR - L'ex ministro degli esteri della Bosnia
Mohamed Sacirbey e' stato arrestato a New York con l'accusa di aver
sottratto alcuni milioni di euro al governo bosniaco. Sacirbey, che
oltre ad essere stato ministro degli esteri dal 1998 al 2000, e' stato
anche a due riprese ambasciatore all'Onu, e' stato arrestato a Staten
Island, dove abita.
L'ex ministro, che ha la doppia cittadinanza bosniaca e degli Stati
Uniti, e' stato accusato dal governo di Sarajevo di appropriazione
indebita di 2,8 milioni di euro. Le accuse sono relative alle
spese e ai fondi pubblici gestiti dalla missione bosniaca a New York,
di cui Sacirbey e' stato capo dal 1992 al 1996 e dal 1998 al 2000
e per cui non ha mai presentato riscontri. (ANSA). BN
25/03/2003 20:12
http://www.ansa.it/balcani/bosnia/20030325201232514714.html


---


http://www.nytimes.com/2003/03/26/nyregion/26DIPL.html

THE NEW YORK TIMES, Wednesday, March 26, 2003

Ex-Bosnian Envoy Arrested on Charge of Embezzlement

By BENJAMIN WEISER

The former ambassador to the United Nations from Bosnia and
Herzegovina was arrested yesterday on Staten Island, officials said,
and faces an extradition hearing on charges he embezzled $2.4 million
in his government's money.
The former official, Muhamed Sacirbegovic, 46, faces charges of "abuse
of position or powers" in Bosnia, according to an extradition
complaint filed in Federal District Court in Manhattan.
The complaint says that Mr. Sacirbegovic is accused of stealing about
$610,000 from Bosnia's permanent mission in New York by issuing checks
and bank orders drawn on the mission's accounts and transferring the
money to his private bank account.
Mr. Sacirbegovic also depleted a second Bosnian government account of
about $1.8 million, the complaint said.
In a hearing in federal court yesterday, Magistrate Judge Debra C.
Freeman ordered Mr. Sacirbegovic held without bond pending further
proceedings.
The extradition request stems from an arrest warrant issued for Mr.
Sacirbegovic in December 2001 by a court in Sarajevo, the complaint
said.
Steven M. Statsinger, a lawyer for Mr. Sacirbegovic, said in court
that his client intended to fight the extradition request.
"He is very eager to have a hearing and establish his innocence of the
allegations," Mr. Statsinger said.
Mr. Statsinger said his client had been aware for some time that
Bosnian authorities were looking into the matter and that he had been
working to resolve it.
The complaint said that Bosnian authorities discovered the financial
losses after the mission found "enormous liabilities" and "unexplained
expenses."
The mission was unable to pay rent for its office, telephone bills,
and salaries, the complaint said.
When Bosnian officials questioned Mr. Sacirbegovic "about the
accounting irregularities and missing funds," the complaint said, he
assured them that he would provide documentation to support and
explain the expenditures.
But he did not provide the necessary documents or explanations, the
complaint said.
A person who answered the phone at the mission yesterday said there
would be no comment on the case. The complaint says that Mr.
Sacirbegovic last served as Bosnia and Herzegovina's ambassador to the
United Nations in December 2000.
In court, Mr. Statsinger argued that Mr. Sacirbegovic should be
granted bond pending the extradition hearing, saying that he was not a
risk to flee.
Mr. Statsinger said his client was a naturalized American citizen, had
a wife and "very strong ties" to the area and had recently started a
new business.
"This is an individual who has absolutely no inclination or indeed
incentive to run away," Mr. Statsinger said.
But the office of United States Attorney James B. Comey told Judge
Freeman in a letter that American courts have long held that bail
should not be granted in international extradition proceedings, except
in the most unusual circumstances, which do not apply in this case,
the letter said.
"The defendant's release on bail would have negative implications for
American foreign policy in cases where the United States seeks
extradition of fugitives from abroad," a federal prosecutor, Danya
Perry, wrote.
If Mr. Sacirbegovic is extradited and convicted, prosecutors said, he
faces a minimum term of three years in prison.


===


[Rassegna e commenti a cura di Italo Slavo]

http://english.pravda.ru/world/2003/04/10/45943_.html

2003.04.10/22:04

Persecution of Slobodan Milosevic's Family Underway

They apparently threaten Milosevic with arresting his family members


Democratic press has recently caused a commotion regarding the
supposed implication of the former Yugoslav President Slobodan
Milosevic and his family in the kidnapping of retired banker Ivan
Stambolic in August of 2000. It is worth mentioning that this subject
was raised by television channels and newspapers of a certain
orientation, which gives a reason to assume that it goes about a
coordinated, deliberate action.

A lot of people remember that newspapers published sensation after
sensation in October of 2000, about some wild crimes that Slobodan
Milosevic allegedly committed. It was particularly said that there
were six billion dollars on his accounts in foreign banks, that three
Il-76 planes carried tons of gold away from Belgrade, and so on and so
forth. This nonsense was distributed in a rather persistent way, which
resulted in the fact that they started looking for that gold and
billions of dollars.

The head of the Yugoslavian Central Bank has been to all major
European banks, until they asked him to leave them alone. Nothing was
found - no gold, no billions. Now there are more fake news about the
crimes of the Milosevic's family. It was particularly said that banker
Ivan Stambolic was kidnapped and then killed by order either from
Slobodan Milosevic, or his wife Mira Markovic. Yet, even the
democratic press of Belgrade acknowledged that the banker's
disappearance was very bad for Milosevic on the threshold of the
election. This fact does not confuse denouncers, though.

If they accuse Slobodan Milosevic of assassination, it would be a lot
easier to bring him back to Belgrade and investigate the case with his
direct participation. Moreover, Slobodan Milosevic insists on being
questioned. Yet, Judge May does not allow him to talk, as soon as
Milosevic starts talking about the events in Belgrade. The judge is
obviously implicated in the affair too.

There is another important detail about the whole story. As it is
known, the Belgrade police and special services took a passive
position during the coup of the year 2000, although they were capable
of subduing the mutiny. However, they did not do a thing, even when
rebels stormed the building of the parliament. Later it was reported
that the West allocated 100 million dollars to fund the establishment
of the opposition. That money was used to set up newspapers,
television and radio channels. The money was also used to pay
opposition leader's trips abroad. Probably, police and special
services chiefs were paid something as well, taking into consideration
the fact that they maintained a contact with Milosevic's adversaries.
This cooperation existed before the coup of 2000. Formally, special
services were subordinated to Serbian President Milutinovic. If we
assume that special services were implicated in banker Stambolic's
kidnapping, this brings up a question, if they executed an order of
the supreme administration or an informal request of their new
"friends from the opposition."

It is hard to believe that the incumbent government of Serbia is
law-abiding. Slobodan Milosevic's delivery to the Hague Tribunal was a
violation of the Yugoslavian Constitution. New Yugoslav President
Voislav Kostunica, Serbian President Milutinovic promised Milosevic
that he would not be delivered to the Hague. He was. This is the price
of guarantees. Later, they covered it with the law of cooperation with
the Tribunal, pursuant to which only a limited number of people could
be delivered to the Hague. Yet, they amend this law at present,
extending the list of possibilities.

There is a state of emergency in Serbia now. This means that the
police are entitled to detain people on any tiniest suspicion for 30
days without providing a lawyer to them. A person would be totally
isolated, and they would be free to do whatever they want with him.
This makes it possible to imagine that Mira Markovic (who is not in
Serbia currently) will be arrested and then shot during her "attempted
escape," for example. Of course, there would be criminal proceedings
instituted, they would probably find someone to blame, but they would
also achieve their goal.

Montenegro press reported that pop singer Svetlana Roznatovic Ceca was
brutally beaten at a police station; police officers broke her jaw. Is
there a guarantee that this will not happen to Mira Markovic? It was
also reported that there have been up to three thousand people
arrested on the allegation of Zoran Djinjic's assassination. It also
seems strange that banker Stambolic's body was found in the nick of
time for the government. Yugoslavia has recently vanished from the map
of the world, so a lot of left opposition leaders, including Mira
Markovic, were deprived of their deputy immunity. They just waited for
a moment to come to detain her - now there is no evidence needed to do
that. A state of emergency means that usual norms are canceled. By the
way, all these things happen after the Zoran Djinjic's assassination:
he probably had something to tell. There are too many coincidences to
believe they are all incidental.

Voislav Seselj said in 2002 that the West wanted to get rid of
Djinjic, for he was very much involved in mafia affairs. Several
months have passed, and the problem was gone: Djinjic was killed. Then
there was a pretext to introduce a state of emergency in order to wipe
off any kind of opposition. Milosevic and Seselj are in jail, the
Socialist Party of Serbia is split, Mira Markovic was put on wanted
list.

US Secretary of State Colin Powell came to pacify Yugoslav "democrats"
that lost their leader. This is a very interesting fact, taking into
consideration the relations between Germany and the USA. It is not
ruled out that pro-German Djinjic did not correspond to USA's
interests.

More importantly, the persecution of Mira Markovic helps the Hague
Tribunal to intensify the psychological pressure on Slobodan
Milosevic. Markovic plays the key role in the organization of
Milosevic's defense. This is it: they threat Slobodan Milosevic with
arresting his family members. It is not hard to imagine, what
influence it will exert on Slobodan Milosevic's health.

We would also like to inform that the newspaper of Montenegro Den
published a sensational article, which said that incumbent Serbian
Home Minister Dusan Mihalovic was implicated in a series of political
assassinations. The Russian press has reported nothing about it,
though. Probably, this article does not fit the scenario of
sensational exposure of the Milosevics family.


Vyacheslav Tetekin
Sovross.ru

PRAVDA.Ru


Translated by Dmitry Sudakov


Related links:

PRAVDA.Ru The Hague's Nightmare: Milosevic Strikes Above the Belt

PRAVDA.Ru Milosevic extradition illegal?

PRAVDA.Ru Milosevic given away. Yugoslavia again in turmoil

PRAVDA.Ru Milosevic's daughter in court

The Guardian (UK). : UN to indict Milosevics henchmen

BBC : Milosevic praised paramilitaries

The Independent (UK) : Milosevics wife defiant over murder warrant

CNN : Police smash Milosevic allys home


Read the original in Russian:
http://world.pravda.ru/world/2003/5/14/37/9586_Milosevic.html



(C)1999 "Pravda.RU". When reproducing our materials in whole or in
part, reference to

Pravda.RU should be made.

> L'INCHIESTA - marzo 2003 (CH)
>
> Crudelia Del Ponte
>
> Così gli errori di una procuratrice ambiziosa hanno
> favorito il crimine organizzato
>
> E' riuscita a costruirsi l'immagine di una pantera senza
> macchie, eternamente protesa contro la corruzione e la
> mafia. In realtà Carla Del Ponte ha commesso numerosi
> errori che hanno portato allo sfacelo indagini importanti
> contro il crimine d'alto bordo. Fatti, nomi e documenti
> mostrano per la prima volta l'altra faccia di una Crudelia
> assetata di successo e pronta a trasformare testimoni
> chiave in pelliccie di dalmata.
>
> di Sidney Rotalinti


---
Attraverso una serie di "forward" riceviamo questo articolo, del
quale non siamo in grado di verificare la fonte, ma che tuttavia
riteniamo interessante e credibile. Esso conferma e sostanzia
ulterioremente il quadro tracciato da J. Elsaesser con la clamorosa
intervista al testimone-chiave nella vicenda Mabetex, Felipe Turover,
intervista che abbiamo a suo tempo fatto circolare
(si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137
"Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"
oppure in INGLESE:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2140
Carla del Ponte - a dirty washer of NATO dirty laundry
oppure nell'originale TEDESCO:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2132
"Carla del Ponte hat den Killern den Weg zu mir gewiesen") - CNJ
---


> L'INCHIESTA - marzo 2003 (CH)
> Crudelia Del Ponte
> Così gli errori di una procuratrice ambiziosa hanno
> favorito il crimine organizzato
>
> E' riuscita a costruirsi l'immagine di una pantera senza
> macchie, eternamente protesa contro la corruzione e la
> mafia. In realtà Carla Del Ponte ha commesso numerosi
> errori che hanno portato allo sfacelo indagini importanti
> contro il crimine d'alto bordo. Fatti, nomi e documenti
> mostrano per la prima volta l'altra faccia di una Crudelia
> assetata di successo e pronta a trasformare testimoni
> chiave in pelliccie di dalmata.
>
> di Sidney Rotalinti
>
> La sua è una carriera folgorante. Una linea retta che punta
> verso l'alto, segnata da due balzi spettacolari. Nel 1994
> Carla Del Ponte lascia Lugano per la Procura federale,
> nell'estate del 1999 spicca l'altro grande balzo verso il
> Tribunale penale internazionale dell'Aia per i crimini
> nell'ex Jugoslavia e in Ruanda. Premi, riconoscimenti,
> dottorati giustificano nuove onoreficenze. E non è finita.
> In realtà la carriera di Carla Del Ponte merita un serio
> approfondimento. A cominciare dalla cronaca recente. Peter
> Regli, il capo dell'intelligence militare elvetica era
> innocente. Dino Bellasi, cassiere dei servizi militari, ha
> agito da solo, tradendo i suoi capi che non sapevano nulla.
> La sentenza (14 febbraio 2003) riabilita Regli e gli altri
> ufficiali. Ora però è fatta, nella notte del 15 agosto 1999
> Carla Del Ponte mise in ginocchio il controspionaggio
> elvetico.
>
> Il golpe di Morat
> Per gli ufficiali che finirono ingiustamente in manette
> fu "un golpe", un golpe che ebbe per epicentro uno dei
> luoghi sacri della memoria storica elvetica, il lago di
> Morat, quello del maestoso monolito di Expo 02, quello
> della battaglia del 1476, quando i confederati annientarono
> l'armata di Carlo il temerario. Una pietra miliare della
> storia del paese. Anche la data del 18 agosto 1999 è una
> pietra miliare. Lo è certamente per Peter Regli e gli altri
> ufficiali alla testa dell'intelligence. Vengono fermati nel
> modo più plateale possibile, la sera, a casa, di fronte ai
> familiari attoniti. Con gli uomini della polizia federale
> c'è Carla Del Ponte in persona. E ora? Che dir loro? Tutta
> una svista.
> Regli ha ragione, ma Carla Del Ponte non verrà mai
> chiamata a rendere conto di quelle mosse. Nella notte
> famigerata del 19 agosto 1999 la sua mente è già proiettata
> verso il Tribunale penale internazionale dellAia, dove una
> poltrona la sta aspettando. Ma prima (cioè ad una settimana
> di distanza dal "golpe") fa ancora una vittima illustre,
> Felipe Turover, il testimone chiave nella vicenda del
> Russia-gate. Un po' come era successo a Lugano nella
> primavera del 1994 quando "Carla la temeraria" viene
> mandata a Berna alla Procura federale, con la benedizione
> dell'influente politico Ppd Gianfranco Cotti.
>
> Un biglietto per Berna
> Il primo è il caso FIMO. Cotti nel 1991 presiede il
> consiglio di amministrazione della finanziaria chiassese
> coinvolta in gigantesche operazioni di riciclaggio. Una
> seconda vicenda cova sotto la cenere da oltre dieci anni:
> l'inchiesta MATO GROSSO con i traffici di cocaina dal
> Sudamerica. Anche qui una vittima, un altro rito
> sacrificale, quello che è costato la carriera al
> commissario della polizia ticinese Fausto Cattaneo,
> lasciato solo a lottare contro un sordo sistema di
> complicità. Solo contro il sistema. Perché? Il momento è
> cruciale; Cattaneo, in Sudamerica, segue il danaro della
> cocaina e sta per sfondare il velo sottile che cela i
> massimi sistemi in materia di riciclaggio. Ma alla fine del
> 1991, proprio quando incrocia la pista che conduce verso la
> FIMO di Chiasso, il commissario ticinese viene silurato. I
> suoi capi lo bloccano. Due mesi prima Gianfranco Cotti si
> era visto scoppiare in mano lo scandalo il giorno delle
> votazioni. Carla Del Ponte lo salva. A Berna ci vanno tutti
> e due. L'uno grazie all'altro.
>
> Una carriera inarrestabile
> La storia di Carla Del Ponte è costellata da una serie
> infinita di balzi in avanti, balzi che sono le singole
> tappe di una carriera inarrestabile. Con le sue promozioni
> finisce sempre per trovarsi un passo innanzi ai suoi
> detrattori, alle sue vittime, ai dalmata che Crudelia
> trasforma in pelliccie. Uno di questi nodi giunge al
> pettine proprio ora, in casuale concomitanza con la fine
> del processo Bellasi. Si tratta do un altro dossier, quello
> del caso Zemp. Sul Mattino della domenica di Giuliano
> Bignasca il volto positivo di Carlina la peste ha lasciato
> il posto a un'accoppiata meno sorridente, quella con
> l'altro ex procuratore sottocenerino Paolo Bernasconi. Per
> colpa di Carla del Ponte il manager farmaceutico Hans Zemp
> è finito ingiustamente in una prigione per oltre cinque
> mesi. Ma neanche lui, come le altre vittime, potrà mai
> chiedere spiegazioni alla procuratrice. Carla Del Ponte,
> infatti, nel frattempo è stata promossa e si è involata
> verso l'Aia. Nella scia luganese del processo si scopre che
> l'arresto di Zemp era semplicemente una manovra utile a
> Paolo Bernasconi, ora difensore della controparte. "La
> giustizia dei compagni di merenda" titola il Mattino della
> domenica mentre una coltre di imbarazzo avvolge il palazzo
> di giustizia. In questo clima, dopo aver collezionato tanti
> prestigiosi nemici, e tanti insuccessi (per non dire in
> qualche caso vere e proprie figuracce), potremmo pensare
> che la carriera di Carla Del Ponte sia giunta al capolinea,
> se non altro per mancanza di obiettivi ancora più
> ambiziosi. Anche in questo caso il buonsenso e la realtà
> giungono ad un bivio. Sui tavoli del Consiglio federale e
> in particolare sul tavolo del nuovo capo del Dipartimento
> affari esteri Micheline Camy-Rey all'inizio del 2003 arriva
> l'ultima "richiesta di avanzamento" di Carla del Ponte. La
> donna aspira a un ruolo ancora più alto, quello di
> accusatrice presso la Corte Penale internazionale (Cpi). Il
> destino futuro di Carla è nelle mani dei politici. Ecco
> dunque quello che dovrebbero sapere (ma che in realtà non
> hanno mai voluto vedere).
>
> Alle ortiche la pizza Fbi
> Il primo dalmata finito in pelliccia sotto i colpi di
> Crudelia Del Ponte è Salvatore Amendolito. Si tratta di uno
> dei trasportatori di valuta riciclato dall'Fbi come
> informatore, rimasto coinvolto nella clamorosa inchiesta
> antidroga della "pizza connection". Prima di questa vicenda
> i trascorsi di Carla del Ponte passano inosservati,
> compreso lo stage iniziale di giurista presso lo studio
> legale di Pierfelice Barchi. Proprio nell'ambito della
> "pizza connection" Carla del Ponte si ritrova in alcune
> occasioni a istruire procedure ove la controparte è
> rappresentata dall'ex marito, l'avvocato Daniele Timbal.
> Dei banali errori di etichetta per la sensibilità del
> tempo. La rovente estate del Ticino-gate è ancora lontana.
> La questione Amendolito è un'altra cosa: ancora prima del
> processo (nel 1985) inizia a collaborare con il futuro capo
> dell'Fbi Louis Freeh, che lo manda a Lugano quale punta di
> lancia per approfondire i risvolti finanziari della pizza
> connection. Un'indagine che si infrange contro uno scoglio
> di nome Carla Del Ponte. Nel trambusto dell'inchiesta
> rimane scoperta una fattura d'albergo per un pernottamento.
> Del Ponte intima ad Amendolito un decreto d'accusa
> condannandolo a 30 giorni di detenzione con la
> condizionale. L'effetto è quello di scoprirlo completamente
> e di penalizzare gli accertamenti dell'Fbi. "Sono stati gli
> ambienti conservatori del Canton Ticino a fermarmi" dice
> Amendolito "erano loro a chiedere alla Del Ponte di mandare
> a monte l'indagine". La spiegazione sta nei rapporti di due
> agenti speciali americani che indagano sulle attività di
> Enrico Frigerio, altro protagonista ticinese della "pizza".
> Nei rapporti ci sono nomi altisonanti, come Tito Tettamanti
> e il defunto patron del Banco Ambrosiano Roberto Calvi.
> Dettagli mai approfonditi. La spiegazione sta probabilmente
> anche nella sostanziale differenza fra il dossier svizzero
> della pizza connection e quello che viene invece elaborato,
> proprio in quel periodo, dalla magistratura di Roma. Una
> differenza sostanziale: a Roma Oliviero Tognoli, il
> presunto capo-riciclatore della "pizza connection", viene
> descritto come un grande regista delle attività
> intercontinentali di riciclaggio. Si tratta di una
> descrizione che fa andare su tutte le furie l'avvocato
> Franco Gianoni, suo difensore. Gianoni sctiverà addirittura
> un libro che contiene un'interessante descrizione del
> processo. Tognoli se la cava in modo egregio grazie
> all'abilità del suo avvocato e grazie anche a un piccolo
> incidente: la procuratrice Carla Del Ponte ha omesso di
> mettere tempestivamente agli atti le prove della sua
> consapevolezza di riciclare danaro sporco. In pratica la
> corte accoglie la tesi di Gianoni. Viene così a mancare al
> procedimento qualsiasi possibilità di accertare la reale
> consapevolezza di Tognoli. Ma c'è un'altra differenza fra
> la "pizza connection" dei magistrati romani e quella messa
> insieme da Carla del Ponte e Paolo Bernasconi. In Ticino
> l'accusa omette di indagare su un filone di riciclaggio che
> certamente è ancora più importante di quello attribuito a
> Oliviero Tognoli: il ramo che porta verso la famiglia
> Caruana-Cuntrera.
>
> La holding del crimine
> I Caruana-Cuntrera sono un vero e proprio fenomeno nella
> costellazione mafiosa. Gli arteficu della collaborazione
> fra Cosa Nostra e la ndrangheta calabrese. Nei primi anni
> ottanta, passando da Lugano, hanno costruito un impero che
> passa illeso (anzi rafforzato) attraverso le guerre di
> mafia e le eliminazioni a colpi di lupara o caffè
> avvelenati. Come dimostra la spettacolare ricerca del
> giornalista olandese Tom Blickman, i Caruana-Cuntrera
> conquistano il mondo, si installano in Canada, dispongono
> di una fondamentale base in Venezuela e addirittura creano
> la prima isola a sovranità mafiosa del mondo, quella di
> Aruba, ex colonia olandese. E' da li che partono le
> tonnellate di cocaina verso l'Europa. Nel giugno 1989 Carla
> Del Ponte è ospite, a Palermo, di Giovanni Falcone. Con lei
> ci sono il commissario di polizia Clemente Gioia e il
> giudice istruttore Claudio Lehmann. Il programma prevede
> una pausa pomeridiana all'Addaura, vicino Palermo, presso
> la casa al mare di Falcone. Sul posto gli agenti di
> sicurezza trovano una bomba che viene neutralizzata. a
> partire da questo momento Amendolito riemerge come un
> boomerang. Comincia a tempestare di fax giornalisti e
> magistrati. La bomba, sostiene, non era destinata a
> esplodere o a condizionare il comportamento dei magistrati.
> Stando ad Amendolito (nonché ad altre fonti affidabili), lo
> scopo della bomba inesplosa era più raffinato. Da un lato
> non era necessario spaventare Carla Del Ponte e gli altri
> magistrati ticinesi, in quanto comunque, secondo
> Amendolito, non avevano nessuna intenzione di scavare
> veramente tra le pieghe della finanza criminale ticinese.
> Era però necessario far credere all'opinione pubblica che
> Carla Del Ponte stesse coraggiosamente combattendo il
> riciclaggio di denaro sporco in Ticino tra mille pericoli.
>
> Dal Ticinogate ad Aruba
> Una bomba per coprire cosa? Quali sono i reali obiettivi
> dai quali si vorrebbe distrarre Falcone? La risposta arriva
> con la cronaca di fine anno (1989) quando Falcone, in
> collaborazione con gli inquirenti di mezzo mondo, mette a
> segno un colpo che rivela quale fosse la posta in palio
> all'Addaura. Il 16 dicembre questa nuova inchiesta è su
> tutti i giornali, riguarda proprio i Caruana-Cuntrera:
> "Crolla la Wall-Street di Cosa Nostra" è il titolo del
> Corriere della Sera. La base finanziaria ticinese
> dell'organizzazione è stata in passato proprio quella
> Algemene Netherland Bank di Chiasso sulla quale mai e poi
> mai l'accoppiata Paolo Bernasconi-Carla del Ponte ha voluto
> mettere mano nel decennio precedente. Chi sono i
> Caruana-Cuntrera alla luce delle ultime rivelazioni? Sono
> semplicemente i committenti dell'avvocato Luganese
> Francesco Moretti, la figura più controversa dell'affare
> Ticinogate. E' per loro che Moretti ha riciclato alcune
> decine di milioni. Stranamente, malgrado le rivelazioni de
> l'Inchiesta relative alle antiche indagini luganesi di
> Falcone del 1981. L'atto d'accusa redatto dal procuratore
> Bruno Balestra prende in considerazione i fatti solo a
> partire dal 1994. Una scelta giustificata da ragioni
> giuridiche, che lascia aperto un grosso dubbio, quello che
> si sia voluto evitare di scoperchiare proprio l'epoca in
> cui la situazione era sotto il diretto controllo di Carla
> Del Ponte. E' infatti nella primavera del 1994 che la
> magistrata parte per la Procura federale di Berna. Senza il
> Ticinogate, senza i fatti clamorosi dell'estate 2000,
> l'avvocato Moretti sarebbe ancora al suo posto, come
> sarebbero ancora al loro posto i quasi 12 milioni di
> franchi celati nel suo studio, soldi che hanno fatto
> emergere questo fondamentale canale di riciclaggio della
> famiglia Caruana-Cuntrera. Tutto emerge per puro caso.
> Anche i soldi. Fa impressione pensare che a volte, cioè
> durante le assenze di Moretti, venivano custoditi
> dall'attuale comandante della polizia Romano Piazzini.
>
> Un poliziotto rimasto solo
> Questa vicenda si incastra a perfezione con quella di un
> altro dalmata finito nella conceria di Crudelia Del Ponte:
> il commissario della polizia ticinese Fausto Cattaneo. Nel
> 1990 Cattaneo sta indagando sull'operaziome Mato Grosso,
> ovvero su un traffico di alcune tonnellate di cocaina che
> passano dal Brasile. Senza preavviso viene "mollato" dai
> suoi colleghi e dagli informatori corrotti che lavorano con
> lui. Una volta rimosso l'ostacolo-Cattaneo, gli altri
> poliziotti e gli informatori mettono in piedi un vero e
> proprio traffico di cocaina "statale". Si tratta di droga
> già sequestrata dalle autorità brasiliane, ricuperata dai
> magazzini da poliziotti disonesti e reimmesso sul mercato
> nero. Cattaneo cerca di bloccare questo traffico e di
> continuare le indagini serie. Ma da Lugano viene bloccato.
> A buttare a mare l'inchiesta Mato Grosso è anche stavolta
> Carla Del Ponte. Dopo la neutralizzazione di Cattaneo
> l'indagine degenera in una serie di episodi squallidi che
> non hanno nulla a che vedere con le inchieste mascherate.
> Ma Carla la temeraria non interviene. Malgrado gli
> inequivocabili avvertimenti di un suo uomo, l'analista
> della polizia federale Jacques Kaeslin. Del Ponte non
> muoverà un dito in difesa di Cattaneo. Anzi, è proprio lei
> a mandare al macero la carriera del commissario con
> un'intervista alla Tsi: "Basta andare a cercare rogne
> all'estero, manteniamo pulito il nostro giardino". Questa
> frase suona come un segnale in codice. Risultato: Fausto
> Cattaneo viene completamente abbandonato dalle istituzioni.
> Con l'aiuto di un giornalista (l'autore di questo
> articolo), ricostruisce gli eventi di quel periodo. Le
> similitudini fra il caso Mato Grosso e il caso FIMO sono
> strabilianti. Ma strabilianti sono anche gli sviluppi: tre
> anni più tardi una nave con cinque tonnellate di cocaina
> giunge a Genova. E' il caso Cartagine, la fotocopia, la
> perfetta continuazione di Mato Grosso.
>
> I soldi sporchi nella politica
> Per Cattaneo e i suoi amici, iniziano tempi duri. Per
> sei anni saranno oggetto di un'inchiesta fondata
> sull'ipotesi pretestuosa di "spionaggio economico o
> politico", con tanto di telefoni controllati. L'esistenza
> di tale inchiesta viene rivelata solo dopo la pubblicazione
> delle memorie del commissario: il libro diventa un grande
> successo editoriale e suscita un pandemonio politico nel
> parlamento ticinese. L'operazione Cartagine (quattordici
> tonnellate di cocaina in totale) è una perfetta prova del
> nove, per Cattaneo, che trova tutte le ulteriori
> spettacolari conferme di cui necessita. Ad essere sgominata
> è la stessa colossale organizzazione messa a fuoco con Mato
> Grosso. Chi manda simili quantitativi di cocaina? La
> holding della droga Caruana-Cuntrera, naturalmente. Quella
> che lavora con Moretti, con la cosca dei Morabito presente
> nel Milanese, con quelli che sono precisamente i nemici
> storici di Cattaneo. Tanto più il commissario ricostruisce
> la verità, quanto meno trova udienza presso il Palazzo di
> giustizia di Lugano. Alcuni testimoni chiave, fra cui l'ex
> procuratore Dick Marty, attendono da anni di essere
> ascoltati. Un altro muro di gomma. La cocaina viaggia via
> mare dentro ai container. E il denaro? Stavolta il canale
> finanziario dei Caruana non è quello consueto dell'avvocato
> Moretti. Emerge il nome di una ditta, la
> Generaluntergehmaag, che è stata costituita nientemeno che
> dall'avvocato Elio Borradori e dai suoi figli. Le
> implicazioni politiche sono evidenti. Imbarazzanti, visto
> che nel frattempo Marco Borradori è diventato il
> consigliere di Stato della Lega dei ticinesi. All'imbarazzo
> si aggiunge altro imbarazzo quando il canton Ticino ospita
> la seduta delle camere federali. Giunge da San Pietroburgo,
> si invito di Marco Borradori, una delegazione di
> personalità particolarmente propense alla collaborazione
> economica tra Svizzera e Russia. Il Sonntagsblick rivela
> che gli ospiti provenienti dall'est sono in realtà quasi
> tutti pezzi da novanta in odore di mafia. Ideale per
> promuovere l'immagine del Ticino. Nel corso degli anni, un
> po' come quello di Gianfranco Cotti, lo studio di
> avvocatura dei Borradori ospita rampolli destinati al
> successo. Cotti, da sempre acceso anticomunista, alleva una
> giovane socialista di nome Patrizia Pesenti. Analogamente
> Borradori fa crescere per vari anni un giovane, pure
> socialista, di nome Edy Salmina. Tutti votati al successo
> questi giovani di sinistra cresciuti in mezzo alla
> girandola di transazioni finanziarie degli studi Cotti e
> Borradori. Patrizia Pesenti è oggi in Consiglio di Stato,
> al fianco di Marco Borradori. Salmina è il direttore della
> Rete uno RSI. Quanto a Gianfranco Cotti, dopo essersi visto
> sfuggire di mano l'assegnazione del Casinò Locarnese,
> sembra ormai in perdita di giri. Alla fine dello scorso
> anno Patrizia Pesenti non è riuscita, malgrado il palese
> sostegno di Cotti, a fare ciò che nel 1994 aveva fatto
> Carla Del Ponte, cioè andare a Berna.
>
> I bei tempi della P2
> Nello studo di Elio Borradori, atttraverso la
> Generaluntergehmaag, e altre due ditte, viene dunque
> riciclato il denaro della cocaina. Chi si occupa di questi
> conti? Donatella G. la moglie di Helios Jermini, il
> presidente del Football club Lugano inabissatosi nelle
> acque del Ceresio con la sua automobile il 7 marzo 2002. Il
> nome Jermini compare già nelle attività della vecchia Banca
> del Gottardo ai tempi di Michele Sindona, Roberto Calvi e
> compagni, quando la Gottardo era ancora una filiale
> particolare del Banco Ambrosiano. Sempre in relazione
> diretta o indiretta con la Gottardo, Jermini è un fil rouge
> che arriva fino nel cuore del Russiagate, la più
> spettaclare vicenda fra tutte quelle che hanno per
> protagonista Carla Del Ponte. E qui torniamo ai giorni
> concitati del golpe di Morat, quando Carla del Ponte sta
> per fare le valigie per l'Aiaed è agli ultimi giorni della
> sua carriera come procuratrice federale. Il capo dei
> servizi segreti militari Peter Regli viene fermato nella
> famosa notte del 18 agosto 1999 sulla base di un
> interrogatorio di due ore. Tanto basta a Dino Bellasi,
> contabile infedele, per convincere la Del Ponte ad
> ammanettare, oltre allo stesso Regli, il colonnello di
> stato maggiore Jean Denis Geinoz e l'addetto militare a
> Budapest Bernhard Stoll. La storia del golpe finisce poi a
> tarda notte a Morat, dove il Consiglio federale è riunito
> in "seduta di clausura". E' lì che approda a notte
> inoltrata Carla la temeraria, con la testa di Regli sul
> vassoio. Per consegnarla ad Adolf Ogi e Ruth Metzler. Da
> quel momento Ogi sposa la tesi Del Ponte-Bellasi, quella
> che porta allo sfacelo del controspionaggio svizzero. Fra
> l'eliminazione dei vertici dell'intelligence militare e la
> partenza di Carla Del Ponte alla volta dell'Aia intercorre
> un lasso di tempo brevissimo. Quando ammanetta Regli, Carla
> è praticamente già sull'aereo per i Paesi Bassi. Ciò
> malgrado Crudelia Del Ponte riesce, meno di una settimana
> dopo, a fare un'ultima vittima.
>
> Due donne a Heathrow
> Felipe Turover è un amministratore di crediti che lavora
> con il Cremlino di Boris Jeltsin, a stretto contatto con la
> Banca del Gottardo. Crudelia, prima di consegnarlo al
> pellicciaio come gli altri dalmata, lo impiega per
> un'operazione destinata a cambiare il mondo. Il presidente
> degli Stati Uniti George Bush è al potere con uno scarto di
> circa 500 voti. Al suo posto ci potrebbe essere Al Gore, il
> vice di Bill Clinton. Ma è pura fantapolitica. Al Gore si è
> bruciato le ali per i suoi rapporti un po' troppo
> "disinvolti" con la scricchiolante amministrazione russa di
> Boris Jeltsin, cioè con il Russiagate. Secondo Turover, a
> dare un colpo mortale all'amministrazione Jeltsin, sarebbe
> stato l'incontro fra due donne il 15 giugno 1999
> all'aeroporto londinese di Heathrow. La prima è la
> segretaria di Stato USA Madelaine Albright. La seconda è
> Carla Del Ponte. Per capire lo scenario di questo incontro
> occorre risalire ai colloqui di Rambouillet (in Francia:
> del febbraio 1999). Gli americani e la Nato vogliono
> attaccare la Serbia. Il solo ostacolo all'intervento contro
> Milosevic si chiama Boris Jeltsin. Per ragioni
> profondamente radicate nella storia i russi non intendono
> colpire gli antichi alleati serbi. Negli incontri di
> Rambouillet, la delegazione russa non oppone resistenza
> alcuna, spianando definitivamente la strada all'intervento
> Nato. Perché? La spiegazione ha un nome: si chiama Felipe
> Turover, l'arma segreta che Carla Del Ponte ha da offrire a
> Clinton in cambio dell'appoggio alla prestigiosa nomina
> all'Aia. Turover si trova al centro di un fondamentale
> crocevia finanziario fra la Banca del Gottardo di Claudio
> Generali, la Mabetex di Behjet Pacolli e il governo russo.
> Ed è in grado di indebolire Jeltsin rivelando corruzione e
> traffici illeciti del Cremlino.
>
> Un ricatto contro i russi
> Da un paio d'anni Carla Del Ponte coltiva Turover, come
> testimone di importanza strategica, impiegandolo anche come
> ufficiale di collegamento tra la Russia e la Svizzera. E il
> piano consistente nell'indebolire Jeltsin riesce fin troppo
> bene. La Nato e i piloti americani se ne rendono conto l'8
> giugno 1999 ultimo giorno di guerra. Jeltsin è così
> indebolito dalle rivelazioni di Turover da perdere il
> controllo delle truppe d'assedio. In un clima da terza
> guerra mondiale le teste di cuoio russe arrivano a
> Pristina, capitale del Kosovo, prima delle stesse truppe
> Nato. Anche stavolta per poco il gioco della guerra non
> sfugge di mano agli apprendisti stregoni. Meno di una
> settimana dopo la notte del golpe di Morat, Carla Del Ponte
> si accinge a occupare la prestigiosa poltrona del Tribunale
> penale internazionale (Tpi), verosimilmente promessale da
> Madelaine Albright a Heathrow. A questo punto Carla Del
> Ponte scarica il testimone di punta del caso Mabetex alle
> ortiche rivelandone identità, indirizzo e tanto di numero
> di telefono portatile ai giornalisti del Corriere della
> Sera. Behjget Pacolli invece riceve dalla magistratura una
> specie di certificato in bianco per il resto dei suoi
> giorni. Da allora Felipe Turover è costretto a vivere alla
> macchia per evitare le vendette della mafia russa. Alla
> prova dei fatti la mossa di Clinton per indebolire i russi
> gli si ritorce contro. Con jeltsin cola a picco anche il
> futuro presidenziale di Al Gore. A parte Pacolli, la sola
> vera beneficiaria di questo scambio di favori, rimane lei,
> Carla Del Ponte. Una creatura unica al mondo capace di
> trasformare in oro degli errori che sarebbero stati fatali
> a qualunque altro essere umano.

Gli ipocriti (1)

(italiano/deutsch)

---

Peter Handke attacca gli ipocriti
(da "Target", Vienna, n.14)

"Giorno dopo giorno divento sempre piu' furioso. Improvvisamente sono
diventati tutti contro la guerra. Persino Monsieur Chirac dice che per
ogni cosa ci vuole il Diritto. Ma per la Jugoslavia, che aveva
contribuito a liberare il mondo dal nazismo, il Diritto non contava
niente (...) Il Diritto era senza importanza, adesso invece va
improvvisamente tutelato. Percio' non voglio immischiarmi con chi ha
approvato la guerra contro la Jugoslavia. Gli Stati europei si sono
resi colpevoli per sempre. Adesso hanno placato la loro sete di sangue
in Jugoslavia - soprattutto la Germania ne aveva un gran bisogno - ed
improvvisamente tutti questi criminali sono per la pace."

"Nessuno parla piu' della Jugoslavia, benche' Milosevic non si possa
paragonare con Saddam Hussein ne' tantomeno con Hitler. E' un crimine
semantico paragonare cio' che non e' paragonabile, come i campi di
sterminio con i campi di prigionia: e' con questo paravento che la
Germania ha aggredito la Jugoslavia. Tutti i crimini veri e propri
hanno inizio con dei crimini semantici."

http://www.vorstadtzentrum.org/
cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=5&id=1049745775

---

Handke attackiert Heuchler

Target 14

"Ich werde von Tag zu Tag zorniger. Plötzlich sind alle gegen den
Krieg. Sogar Monsieur Jacques Chirac spricht davon, dass alles sein
Recht haben muss. Aber in Jugoslawien, das mitgeholfen hatte, die Welt
vom Nazitum zu befreien, war das Recht völlig egal (...) Das Recht war
unwichtig, jetzt muss es plötzlich gewahrt werden. Deshalb will ich
nicht mit dem Gesindel, das den Krieg gegen Jugoslawien befürwortet
hat, in irgend etwas einstimmen. Die europäischen Staaten haben sich
für alle Zeiten strafbar gemacht. Jetzt haben sie in Jugoslawien ihren
Blutdurst gestillt - vor allem Deutschland hatte da ja einen gewissen
Nachholbedarf -, und plötzlich sind alle diese Verbrecher für den
Frieden."

"Keiner spricht mehr von Jugoslawien, obwohl man Milosevic mit Saddam
Hussein ebenso wenig vergleichen kann wie mit Hitler. Es ist ein
semantisches Verbrechen, wenn man etwas Unvergleichliches wie die KZs
mit irgendwelchen Internierungslagern vergleicht: Unter diesem Vorwand
hat Deutschland Jugoslawien angegriffen. Alle tatsächlichen Verbrechen
beginnen mit semantischen Verbrechen."

http://www.vorstadtzentrum.org/
cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=5&id=1049745775

Gli ipocriti (2)
La Melandri non c'era e se c'era dormiva

Riceviamo questa ottima rassegna dall'amico Gian, e diffondiamo.


-------------------------------------------------


Subject: La Melandri non c'era e se c'era dormiva
Date: Wed, 9 Apr 2003 13:55:01 +0200
From: "Gian Che Dice?"


Parlare dell'incoerenza del centro sinistra sul tema della
guerra è un pò come sparare sulla croce rossa oppure sui
giornalisti indipendenti, non si fa. Ma appunto perchè non si
spara sugli innocenti e non si gioca con le vittime bisogna
sempre denunciare chi lo fa per fini strumentali. In questo
caso ahinoi è proprio la crocerossina Melandri, ex ministra
del governo d'Alema, che con la memoria corta a Ballarò
confonde guerre, cifre e responsabilità, tentando
maldestramente di rimuovere la contraddizione che i
dalemiani tentano di portare nel movimento per la pace. Il
bombardamento può essere giusto se a farlo sono d'Alema,
Clinton e Blair. Forse è il caso di ricordare perchè il
movimento pacifista accusò il governo d'Alema di crimini di
uerra in Jugoslavia.

Gian.

---
Così dicevano: citazioni illustri per giustificare una guerra ingiusta
---

"Dovere della sinistra far guerra a un dittatore"
Intervista a Walter Veltroni
su La Repubblica 1 aprile '99

Il leader ds Veltroni: "Blair ha ragione: dobbiamo fare dei diritti
umani il nuovo internazionalismo"
E anche questa non è una scoperta di oggi, per me: da mesi parlo della
Birmania, del Ruanda, di Cuba e dei dissidenti sbattuti in galera da
Castro, o ricordavo a Jang Zemin in visita in Italia le esecuzioni
degli oppositori in Cina. Adesso si vede qual è il filo conduttore di
questa politica: il tentativo di costruire una Sinistra che faccia dei
diritti umani il suo nuovo 'internazionalismo', come ha detto Tony
Blair alla convention dei socialisti europei a Milano. Una nuova
coscienza dei disastri umanitari, del dolore, della catastrofe che c'è
in tante parti del mondo. Il Kosovo, per colpa di Milosevic, è oggi la
parte più devastata da questo flagello. Per farlo finire, purtroppo,
la comunità internazionale è costretta ad usare lo strumento
estremo, i bombardamenti".
http://www.democraticidisinistra.it/interviste/veltroni010499.htm

"Certo, in questa vicenda c'è una crisi che riguarda l'Europa, che non
riesce a darsi una politica comune di sicurezza. Ma c'è qualcosa di
più. Si sta consumando la difficoltà dell'Onu. Ci vogliono nuove
regole, con una riforma del Consiglio di sicurezza, che oggi il
sistema dei veti rende un gigante imbrigliato" [...]
"La sinistra italiana che sosteneva il principio della non ingerenza e
della sovranità nazionale sta facendo un grande salto di maturità. Una
sinistra nuova che capisce che ci sono valori, principi e diritti che
non possono essere cancellati. Tra i giovani, tra gli studenti c'è la
consapevolezza che quando ci sono centinaia di migliaia di persone che
scappano può essere necessario usare la forza per aiutare i deboli. Si
parla della guerra giusta ma io vorrei introdurre il concetto della
pace giusta. Finché ci sono la diaspora, la pulizia etnica, gli
stupri, le decapitazioni, non c'è pace, anche se i bombardieri
tacciono".
Walter Veltroni
http://www.democraticidisinistra.it/interviste/
intervista_veltroni1004.htm

Sinistra ricorda la lezione di Sarajevo
Intervista a Walter Veltroni
su l'Unità 29 marzo '99

I sondaggi dicono che l'opinione pubblica è in maggioranza contro
l'intervento militare.
"Io credo che il grande disagio che sta vivendo la gente nasce dal
fatto che si ha la consapevolezza che ci troviamo non dinanzi a una
guerra, ma a due guerre. C'era una guerra preesistente, quella dei
serbi contro i kosovari. E aveva già provocato 2000 morti e quasi
mezzo milione di profughi. E stava per dilagare, per allargarsi alla
Macedonia, all'Albania, con l'effetto di incendiare tutti i Balcani. E
stavano avvenendo cose di fronte alle quali non ci si può più limitare
alla compassione e alla condanna: le decapitazioni, le fosse comuni,
lo sterminio. Vedi, a quelli che l'altro giorno sono venuti
davanti a Montecitorio con gli ulivi insanguinati, io potrei dire:
dov'eravate, amici, dov'erano i vostri fiori quando i serbi compivano
atrocità e uccidevano 300 mila esseri umani in Bosnia?"
http://www.democraticidisinistra.it/interviste/veltroni290399.htm

Il presidente D'Alema è tra i falchi o le colombe?

In un'intervista il presidente del Consiglio D'Alema ha
affermato: "Noi vogliamo che non si lasci nessuna opportunità
intentata, nessuna possibilità di riprendere il cammino di una
soluzione politica e negoziale. Ma naturalmente occorre da parte
del governo di Belgrado una chiara manifestazione di buona
volontà, ponendo fine a questa aggressione contro la popolazione
civile del Kosovo" (Il Manifesto 6/4/99). Il giorno dopo il governo
di Belgrado ha annunciato una tregua unilaterale per la Pasqua
ortodossa. La risposta di D'Alema, giunta tre ore dopo il "no" di
Clinton e Blair alla proposta di tregua, è stata: "È insufficiente. È
evidente che occorrono ben altre garanzie".
http://www.geocities.com/CapitolHill/Senate/5430/a9899/kosovo.htm

---
La memoria ha le gambe cortissime. Cosa
successe il 7 novembre 2001?
---

513 si - 35 No. Iniziava così, con un voto
parlamentare bipartisan, il 7 novembre 2001 la parte italiana
della guerra del mondo "civile" contro il regime "taliban" per
togliere il velo alle donne musulmane con l'ausilio dell'esplosivo.

Era la vendetta dell'America contro un paese che
"ospitava" Osama Bin Laden, accusato (senza prove) di aver
finanziato l'attentato alle torri. Una guerra rapida, con un
consenso parlamentare plebiscitario (comunisti e verdi esclusi),
che ha causato la morte di 3767 afghani
(http://www.reteblu.org/dibattiti/0202/dibattiti14.html) ed il
rapimento di qualche centinaio d'altri, portando a cosa? Al permanere
di una instabilità afghana in Afghanistan, alle installazioni militari
permanenti, in sostanza all'accerchiamento del petrolio. Oggi un
leader fantoccio occidentale, circondato da pretoriani occidentali
prende il posto di altre sagome dello stato poligono. Bush e Blair,
-si, gli stessi- trionfali, iniziarono l'attacco senza avvallo ONU
e maggioranza forzista ed opposizione ulivista, li sostennero
dall'Italia con un accordo parlamentare. Sostennero la missione
anche se Rumsfeld -si, sempre lui- l'annunciava come parte di
un attacco più ampio ed internazionale
(http://www.repubblica.it/online/mondo/rumsfeld/rumsfeld/rumsfeld.html).
Anche se il New American Century era già da 3 anni lì a spiegare i
progetti della superpotenza.
E' passato poco più di un anno e non ne parla quasi più nessuno.
Osama è una sagoma riposta in cassetto, adatta per la
sovrapposizione a piacimento, proprio come in quei giochi per
bambini, a qualche mappa di stato canaglia quando sia
necessario. Nessuno, proprio nessuno, invece, ricorda più quel
"Noi non faremo mancare il nostro sostegno perchè il terrorismo
sia sconfitto" di Francesco Rutelli (http://www.repubblica.it/online/
politica/ulivoguerra/divisi/divisi.html) che votava così a favore
del bombardamento di un paese medioevale per dar sfogo alle
voglie di vendetta della potenza imperiale.

---
La Melandri dormiva.
---

Giovanna Melandri dichiara a Ballarò dell'8 aprile 2003 che la
guerra alla Jugoslavia era da considerarsi legittima per tre
motivi:

- La guerra era autorizzata dalla Nato
- La guerra era motivata dal massacro di Srebrenica
avvenuto "poco prima"
- La guerra avveniva dopo l'uccisione di 300.000 Kosovari.

Tre colpi a salve contro l'evidenza:

A- La guerra non poteva essere autorizzata da una alleanza
difensiva in violazione del proprio statuto fondativo
(intervenendo fuori dai confini dei paesi della Nato). La guerra
non era autorizzata dall'Onu poichè i russi (analogamente ai
francesi adesso) minacciarono di ricorrere al diritto di veto. La
guerra fu pertanto illegale sia per lo statuto Nato che per la
carta delle nazioni unite. Costituiva anzi un comodo precedente
per la politica (iniziata in realtà già nell'82 nelle isole Falkland
dalla signora Thatcher e in centro america con l'aiuto esplicito
ai contras nicaraguensi da parte dell'amministrazione Reagan)
di nuovo ordine mondiale.

B- Il "massacro di Srebenica" risale ad un altro
conflitto, -Srebrenica era un enclave musulmana in territorio
serbo-bosniaco...- e non attiene al conflitto in Kosovo. Tra i due
conflitti intercorrono 4 anni. Non furono interessate le forze
serbo-Jugoslave ma le forze serbo-Bosniache. La Jugoslavia fu
riconosciuta in quel periodo dall'amministrazione americana
come una delle tre amministrazioni da interessare alla
"pacificazione" bosniaca che trovò il suo suggello a Dayton. Sul
"massacro di Srebrenica" vi sono due versioni ufficiali, quella del
governo olandese (responsabile dei caschi blu presenti sul
campo) e una americana. I due rapporti preannunciano le
divisioni di questi giorni sul conflitto iracheno (vedi
http://www.guardian.co.uk/Archive/Article/0,4273,4398644,00.html).

C- Il segretario alla difesa americana William Cohen
(http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/Controcorrente/liberazione.html)=

affermò che in Kosovo erano stati uccisi dai serbi 100.000
Kosovari. D'Alema alzò la cifra nei giorni del conflitto e parlò di
200.000 vittime, non distinguendo i profughi dagli
assassinati. Oggi la Melandri integra un numero già spaventoso
di vittime al rialzo per giustificare quella guerra ormai persa
nella memoria, e parla di 300.000 morti. Questa operazione
rialzista è una operazione sporca, da democrazia americana. Ma,
e la cosa è ancor più grave in questi giorni di eccidi giustificati
da fumo ideologico, l'onorevole Melandri nega il riconoscimento
storico della infondatezza di queste cifre. Al pari delle vittime
delle torri gemelle -che son passate da 50.000 (200.000 per la
Fallaci) a 3.000 vittime- anche le vittime della "pulizia etnica"
nel Kosovo sono state ampiamente ridimensionate e anche
questa parte della conquista del continente europeo
probabilmente dovrà essere riscritta. Ad oggi il tribunale penale
internazionale accusa il "regime di Milosevic" di alcune
centinaia di morti (670 vittime secondo i servizi segreti Croati
non certo vicinani ai serbi, 187 secondo il rapporto dei medici del
Tribunale dell'Aja per i crimini di guerra in Jugoslavia
(http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/Controcorrente/
liberazione.html)) .
La guerra alla Jugoslavia causò nel compenso alcune migliaia
di vittime civili e migliaia di altri "danni collaterali" per
l'aumento della contaminazione radioattiva del territorio. Alla
fine della guerra, in Kosovo, forse è il caso di ricordarlo, si è
installata la più imponente base militare americana all'estero, la
base Bondsteel.

---
Val la pena di ricordare alcuni degli episodi della guerra
umanitaria alla Jugoslavia nel 1999.
---

31 Maggio Colpito l'ospedale di Surdulica, il bilancio parla di
venti morti.
19 Maggio Colpito l'ospedale di Belgrado, tre morti.
14 Maggio Colpito villaggio Kosovaro 100 morti.
7 Maggio Colpito ospedale e mercato di Nis 20 morti.
7 Maggio Colpita l'ambasciata cinese 3 giornalisti morti e 20
diplomatici feriti.
1 Maggio Colpita corriera a Luzane 40 morti.
27 Aprile Surdulica: decine di case distrutte e diversi morti civili
per missili fuori rotta.
23 Aprile Belgrado: 16 dipendenti della TV serba uccisi;
obiettivo legittimo per la Nato.
14 Aprile Djakovica: 75 kosovari uccisi, addebitati inizialmente
ai serbi, in realtà per missili alleati.
12 Aprile Aleksinac: edifici civili abbattuti per errore.
http://www.repubblica.it/online/fatti/civili/civili/civili.html

Dal 16 marzo 1999, 23.000 missili e bombe furono sganciate su
un Paese di 11 milioni di abitanti. 35.000 cluster bombs (a
frammentazione, armi di distruzione di massa contrarie alla
convenzione di Ginevra) ed a grafite; furono usati 31.000
proiettili ad uranio impoverito, con rilascio di materiale
contaminante su tutta la Jugoslavia. In 78 giorni di
bombardamenti furono colpite scuole, ospedali, fattorie, ponti,
strade e vie acquatiche.
(http://www.romacivica.net/forumdac/Usawarcrimes.htm)

L'alibi assurdo per quel conflitto si scontra contro queste
semplici evidenze.

---
Diamo a Bush quel che è di Bush
---

La tendenza strumentale alla personalizzazione di condotte
geo-politiche nazionali, intestando all'ultima amministrazione
repubblicana delle scelte che fanno parte della fisiologia delle
amministrazioni statunitensi, somiglia in modo drammatico alla
personalizzazione del conflitto Israelo-Palestinese, una
personalizzazione funzionale alla non-comprensione delle
dinamiche radicali che sottendono alle politiche delle potenze e
che non potrà mai spiegare la strana alleanza tra il labour party
inglese e il petrolpartito dei Bush. In realtà questi conflitti
trascendono le amministrazioni poichè, e su questo occorre una
certa dose di coerenza analitica, scaturiscono da forze che
sovrastano la la vernice democratica degli stati e ne coinvolgono
la struttura economica inesorabilmente totalitaria.


Parafrasando Nanni
Moretti....
Dite qualcosa di
sinistra: abbiamo
sbagliato,
ce ne andiamo
a cuocere le salsicce.
Gian.

Subject: informazioni
Date: Fri, 21 Mar 2003 15:52:44 +0100
From: "alessandro" <arap79@...>
To: "pro jugoslavia" <jugocoord@...>


Gentile Sig. Ivan Pavicevac,
Ho letto un suo articolo pubblicato dal quotidiano "Rinascita" e mi
piacerebbe aderire al vostro Coordinamento
per la Jugoslavia. Mi farebbe molto piacere ricevere, tramite posta
cartacea o elettronica, notizie, materiale, periodici sulle iniziative
per la Serbia o comunque sulla situazione in Balcania.
Saluti etno-nazionalisti

Alessandro Rapinese
Chieti


---


Gentile Sig. Rapinese,

apprendiamo tramite questa Sua che il quotidiano "Rinascita nazionale"
ha pubblicato qualcuno dei materiali da noi diffusi tramite la nostra
newsletter JUGOINFO, e per la precisione una lettera aperta di uno dei
nostri aderenti.
La newsletter JUGOINFO e' pubblica e chiunque puo' iscriversi
(semplicemente inviando un messaggio vuoto a
Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.). Una volta diffusi, i
nostri materiali (quando non cadono nel vuoto) possono essere ripresi
da soggetti e per scopi sui quali non abbiamo alcun controllo. In
questo caso specifico, notiamo che esponenti della estrema destra
italiana, vicini a settori militari, non solo seguono con interesse le
nostre attivita', ma cercano addirittura di "arruolarci" tra i loro,
creandoci ovviamente un legittimo imbarazzo.

Se lei conosce il nostro Documento Costitutivo, vale a dire i valori
sui quali ci siamo riuniti per lavorare insieme (si veda:
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/doccnj.htm),
comprende bene che non possiamo accettare in alcuna maniera i suoi
"saluti etno-nazionalisti", ai quali rispondiamo invece con i nostri

Saluti internazionalisti
Oggi come sempre contro il fascismo ed il colonialismo italiano nei
Balcani


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

Peter Handke zigose licemere

"Gnev moj narasta iz dana u dan. Najedared su listom protiv rata. Pa
cak i G.din Sirak kaza da sve po Pravu mora biti.
Kada se radilo o Jugoslaviji, zemlji koja je doprinela da se
covecanstvo oslobodi od nacizma, niko nije mario za Pravo. (...)
Pravo su tada gazili, a sad bi najedared da se Pravo postuje.
Necu stoga da se petljam sa onima koji su odobravali agresiju na
Jugoslaviju. Evropske drzave krivicu nikad nece sprati.
Posto su zadovoljili svoje krvozedne porive u Jugoslaviji - a Nemacka
je u tome prednjacila - sad su najedared za mir, ti zlocinci."

"Niko vise o Jugoslaviji ne govori, iako Milosevic nije Sadam, a jos
manje Hitler. Porediti neuporedivo semanticki je zlocin. Poredjenje
pritvornih centara sa konc-logorima bio je samo izgovor da Nemacka
nasrne na Jugoslaviju.
Svaki zlocin zapravo i pocinje semantickim zlocinom."


http://www.vorstadtzentrum.org/
cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=5&id=1049745775

(prevodila: O. Juric)

(in italiano, in fondo, una parziale traduzione con commento su questo
emblematico scambio di opinioni tra Z. Jelincic, sloveno, e B.
Urosevic, serbo)


ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 26. mart 2003. g.


Prva medjunarodna konferencija o sukcesiji Jadranskog
mora i o granicama unutar nekadasnje SFRJ u Beogradu


---


Na molbu gospodina Zmage Jelincica ARTEL vam dostavlja ovaj poziv:
Prva medjunarodna konferencija o sukcesiji Jadranskog mora i o
granicama unutar nekadasnje SFRJ u Beogradu
Slovenska nacionalna stranka organizuje u Beogradu , u septembru
mesecu, prvu Medjunarodnu konferenciju o sukcisiji Jadranskog mora i o
granicama nekadasnje SFRJ.
Sledi tekst pozivnog pisma Zmage Jelincica, predsednika stranke,
potencijalnim ucesnicima ove konferencije:

Postovani!

U okviru svog politickog rada Slovenska nacionalna stranka, a
posledicno i Poslanicka grupa Slovenske nacionalne stranke u
Parlamentu Republike Slovenije zalaze se za striktno zagovaranje i
postivanje nacionalnih interesa slovenacke drzave i njezinih
drzavljanina.

Jer su nacionalni interesi Slovenije, a i nekih drugih drzava nastalih
podrocju bivse Jugoslavije uskracivani i ponistavani, u septembru
mesecu ove godine Poslanicka grupa Slovenske nacionalne stranke u
Beogradu organizira prvu medunarodnu konferenciju o sukcesiji
Jadranskog mora i o granicama unutar nekadasnje SFRJ.

Posle dezintegracije nekadasnje SFRJ ostalo je puno neresenih
problema, ponajvise oko granica i oko podele Jadranskog mora. Dok su u
vreme SFRJ unutrasnje granice bile administrativnog znacaja, posle
formiranja novih drzava ovo je pitanje postalo od vitalnog znacaja.
Ostalo je puno otvorenih pitanja, sa kojima se sve nekadasnje
republike susrecu u svakodnevnim medusobnim odnosima i koja temelje na
nepobitnim istoriskim cinjenicama, a do danas jos nisu determinirane i
resene.

Jedno od bitnijih pitanja je kako je moguce, da je Hrvatska dobila
celokupno Jadransko more, koje nikad nije bilo njezino, nego je bilo
zajednicka svojina SFRJ, pa po principu sukcesije mora da se omoguci
svim drzavama nastalim na podrucju bivse SFRJ izravan izlaz na
otvoreno more. U okviru morskih otvorenih pitanja tu je u najmanju
meru i pitanje Neuma i Prevlake, a da se i ne pominju pitanja o
nesredenim kopnenim granicama.
Pakozvana resavanja pogranicnih pitanja su bila ponajvise samo
pokusaji nekih politicara, da stvore politicki kapital za sopstvenu
korist na stetu sopstvenih naroda i da se udovolji nekim medunarodnim
institucijama.

Istorijski, etnografski, etnoloski, pa i pravni elementi mogu u
velikoj mjeri pomoci kod resavanja tih i drugih otvorenih pitanja.
Cilj je prve medunarodne konferencije o sukcesiji Jadranskog mora i o
granicama unutar nekadasnje SFRJ da sa tih stajalista otvori, a zatim
i osvetli sva nagomilana pitanja, pogotovo zbog uspesnih prikrivanja
istorijskih cinjenica ponajvise sa strane medunarodnih i hrvatskih
cimbenika. Bez otvorenog dijaloga i bez naznacbe svih dejstava, i
resavanje ovih problema nece biti moguce.

U vezi sa tim problemom ne sme se izostaviti nepobitna dejstva, da je
Jadransko more dobila posle drugog svetskog rata Jugoslavija (a ne
Hrvatska), da je Hrvatska na strani nacifasistickih sila izgubila
drugi svetski rat, da se granicna pitanja dogovaraju mirovnim
sporazumima, i tako dalje.

Saucesnici konferencije ce biti strucnjaci iz raznih podrucja, koji se
bave i interesira ih ili pak rade na pitanju sukcesije. Sa obzirom na
temu saucesnici ce biti iz tri grupe:
1. iz republika nekadasnje SFRJ;
2. iz medunarodnih organizacija koje rade na pitanjima sukcesije
odnosno imajo di rektan interes kod ovog pitanja;
3. iz drugih zainteresiranih zemalja (na primer iz Ruske federacije,
koja se sa slicnim problemom kao sto je Jadransko more susrece na
Kaspijskom moru; iz Italije, koja ima zbog blizine interes za
rjesavanje granicnih pitanja).

Posto je pitanje granica prije svega politicko, a naravno i medijsko
eksploatirano pitanje, pozvani ce biti i mediji, zainteresirana i
strucna javnost, politicki predstavnici zemlja saucesnika,
Zapadnoeuropske unije i Europske unije i predstavnici diplomatskih
predstavnistava iz Beograda.

Konferencija ce potrajati jedan dan. Na sjednicama plenarnog foruma
diskutirana ce biti najznacajnija i najzesca pitanja, na kojim ce
svatko od saucesnika, koji ce slati svoj referat, dobiti priliku, da
prezentira svoj prilog i tako osvetli problem u trajanju od 15 minuta.
Na kraju svakog sklopa biti ce diskusija u trajanju od 15 minuta.

Referati svih ucesnika biti ce stampani u posebnoj publikaciji u
integralnom tekstu, koji nece biti ogranicen (ali da mu duzina ne
iznosi preko tri autorske pole). Na kraju svakog referata koji ce biti
objavljen u jeziku autora, mora biti i sazetak u engleskom ili
francuskom jeziku.
Uz svaki referat autor treba na kratko da objasni svoju poziciju u
politickim ili strucnim krugovima.

Posto znam za Vas visegodisnji rad na podrucju, vrlo bliskom temama,
koje ce biti diskutirane i prezentirane na konferenciji, odlucio sam
se obratiti na Vas. Konferencija je izvrsna prilika da iznesete svoje
stavove i da prezentirate svoj rad u oblici referata, koji ce
pridonjesti ka resavanju pitanja granica. Zato Vas molim, da
razmislite, dali i sa kojom temom zelite ucestvovati na konferenciji.

Ako ste zainteresirani, molim Vas da me pozovete na telefon +386 1
4789 671 u Parlament Republike Slovenije, posaljete faks na broj +386
1 4789 865 u Parlamentu Republike Slovenije ili posaljete poruku na
e-mail zmago.jelincic@... da se dogovorimo o svemu.

Do tada, pozdravljam Vas sa puno postovanja,

Zmago Jelincic Plemeniti
- clan parlamenta Republike Slovenije,
- clan parlamentarne skupstine
Zapadnoeuropske unije
- i predsednik Slovenske
nacionalne stranke.


---


Reakcija: Bora Urosevic o pozivu Zmage Jelincica za Prvu
konferenciju o sukcisiji Jadranskog mora u Beogradu

Jedna od brojnih reakcija na pozivno
pismo Zmage Jelincica za Prvu
konferenciju o sukcesiji Jadranskog mora i
granicama nekadasnje SFRJ u Beogradu
(ARTEL/Izbor/Jugoslavija/26.03.2003./)

Bora Urosevic
Beograd, 30. mart 2003. godine
infograf@...

"Gospodine Jelincicu,
Vasom akcijom da u Beogradu
organizujete konferenciju o sukcesiji
Jadranskog mora i o granicama nekadasnje
SFRJ, samo ste potvrdili moje ( i
ne samo moje ) misljenje o bezgranicnom
bezobrazluku i licemerju koje
Slovenci, u liku aktuelne politike,
sprovode od kako su, uz pomoc Srbije,
dobili svoju drzavu i iz uloge austijskih
konjusara, preskocili veliki
vremenski period i postali "razvijeni
zapad" SFRJ. Svi mi znamo kako se to
dogodilo. Znate to i Vi. Kako su cele
fabrike iz "nerazvijene" predratne
Srbije prenosene u "Dezelu" a najbolji
inzenjeri dekretom premestani u istu
tu "Dezelu" kako bi te fabrike radile.
Sve svoje probleme resavali ste u
Beogradu - najpre u vozovima "Bratstva i
Jedinstva" a potom i pomocu visokih
politicara iz Slovenije u vrhu
FNRJ/SFRJ.
Kada ste osetili da Vam vise i nismo toliko
potrebni, osim mozda kao
trziste na kome cete plasirati svoju robu,
pozurili ste u Evropu ne pitajuci
za cenu.
Mislite li Vi da cemo tako brzo zaboraviti
nasu decu koja su, ostavljena od
svojih oficira, praznim puskama branila
gole zivote? Mislite li da cemo Vam
zaboraviti Kucana, Dolanca, Drnovseka i
ostale razbijace SFRJ ?
U toj Vasoj bivsoj drzavi nije bilo potrebno
da nekoga pitate mozete li na
otvoreno more u svet i s` kime cete
trgovati. I da li je granica na kopnu
pravilno postavljena. Sada morate da pitate
Hrvate koji, kako rekoste, nisu
dobili Jadransko more jer ga nikada nisu ni
imali. Nisu oni imali ni drzavu,
bas kao ni Vi, dok Vas Kraljevina Srbija
nije primila pod svoje skute i dok
se nije odrekla svog imena zarad
zajednicke nam drzave Jugoslavije.
I, zaista, FNRJ je oslobodilackom borbom
izvojevala i Jadransko more i
Makedoniju i Vasu "Dezelu" a posle sve to
lepo podelila administrativnim
granicama. U toj podeli ucestvovali su
Vasi velikani, poput Titovog
prijatelja Kardelja, i mnogo tupavih
srpskih politicara koji su mislili samo
na sebe.
Prica "svi Srbi u jednoj drzavi"
podrazumevala je Jugoslaviju a ne Veliku
Srbiju kako se zlonamerno govorilo. Posto
nema vise Jugoslavije, Srbi su
sada svuda osim kod Vas u "Dezeli" i
Vasoj, nekad voljenoj a nekad ne ( vec
prema potrebi ), Hrvatskoj.
Dakle, sto se nas tice, ne trebate nam ni u
prici a jos manje da dolazite u
Beograd na Konferencije o nepravilnoj
sukcesiji i tako pokusavate da
resavate svoje, a ne nase, probleme.
DALEKO VAM LEPA KUCA !
Vass put u Evropu ne moze dalje od Beca.
Tako Vam je sudjeno. Mozda vise
necete biti konjusari ali ce Vam oni, budite
sigurni, vec udeliti pravu
ulogu.
Srdacno, Bora Urosevic"

P.S. Pozdravljam odluku urednistva sajta
ARTEL sto je ispunilo zelju Zmaga
Jelincica i objavilo poziv za savetovanje.
Tako su nam pomogli da se ponovo
uverimo da se ustvari nista nije promenilo!?


---


Odgovor Zmaga Jelincica
na reakciju Bore Urosevica povodom inicijative za odrzavanje
Medjunarodne konferencije o podeli Jadranskog mora i o granicama
bivse SFRJ

/ARTEL/Izbor/Jugoslavija/ i
/ARTEL/Komentari/
Ljubljana, 01. april 2003. godine.

Postovani Bora Urosevic,

Procitao sam vas mail i razveselio se vaseg odgovora. Naime, uvjerili
ste me, da na svetu ima puno ljudi, koji samo jadikuju i kukaju zbog
proslih dogadjaja, a nista ne urade. Godine 2000, kada je NATO
bombardirao Jugoslaviju, kao jedini poslao sam pismo potpore srpskom
narodu. Iste godine dosao sam u Beograd i donio pomoc za djecu u
obliku lekova. Gdje ste bili vi?!
Moje je nacelo, da ne jadikujem, nego promjenim i borim se za stvari,
koje mi se cine nepravednim. Podjela jadranskog mora je jedna od
takvih, za koje se i u Srbiji zna, da ih treba promjeniti. Ako ste vi
zadovoljni sa obstojecom pozicijom, to je vasa stvar. Ako ne zelite,
da Srbija dobije svoj dio mora, isto tako. Samo nemojte za 10 godina
ponovno jadikovati, da je sve ovo bilo zbog nekih srpskih politicara,
nego se pitajte, sta ste uradili vi?

S postovanjem,

Zmago pl. Jelincic


=== IN ITALIANO ===


RISPOSTA di Bora Urosevic all'invito di Zmago Jelincic

per una Conferenza a Belgrado che riguardi la spartizione del Mare
Adriatico e la definizione delle frontiere amministrative della
RSFJ
[Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia]


Signor Jelincic,

Con il suo invito ad organizzare una conferenza a Belgrado
che riguardi la spartizione del Mare Adriatico e la
definizione delle frontiere nella RSFJ lei ha confermato il
mio (e non soltanto il mio) pensiero sulla illimitata spudorata
sfrontatezza che gli sloveni stanno usando nell'attuale politica,
da quando con l'aiuto della Serbia avevate ottenuto un proprio
Stato e dal salto di qualità che avete fatto da "stallieri" degli
austriaci diventando "l'occidente sviluppato" della RSFJ.
Tutti sappiamo come ciò è avvenuto. Lo sa anche lei.
Intere fabbriche della "sottosviluppata" Serbia di prima della
II guerra mondiale nel dopoguerra sono state trasportate nella
"Dezela" ["Patria" in sloveno, N.d.t.], ed i migliori
ingegneri per decreto trasferiti per fare funzionare queste stesse
fabbriche.
Tutti i vostri problemi li risolvevate tramite "Belgrado",
prima coi convogli ferroviari dell'"Unità e fratellanza", poi con
l'aiuto di politici sloveni al vertice governativo, prima nella RPFJ
[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia] e poi con la RSFJ.

Quando avete capito che non vi siamo più necessari, eccetto
come mercato sul quale piazzare i vostri prodotti, avete preso la
corsa verso l'Europa, non chiedendo il prezzo.
Pensate voi che dimenticheremo così presto i nostri figli,
abbandonati dai propri ufficiali, che dovevano difendere la propria
vita con i fucili scarichi? [Si riferisce al 1991, quando i
territoriali sloveni attaccarono le caserme federali. Negli scontri
morirono oltre una trentina di reclute dell'Esercito jugoslavo, di
ogni nazionalita', e 2-3 territoriali sloveni, N.d.t.]
Pensate voi che vi dimenticheremo Kucan, Dolanc, Drnovsek e gli
altri secessionisti che smembrarono la RSFJ? [Tutti e tre all'epoca
alle più alte cariche governative e politiche; Kucan, presidente della
Repubblica Socialista di Slovenia e poi presidente della Slovenia
"libera", Dolanc, segretario della Lega dei Comunisti,
Drnovsek, presidente nel 1990 di turno della Presidenza
federale collegiale, N.d.t.].

In quello Stato [la RSFJ, N.d.t.] non avevate bisogno di chiedere a
nessuno il permesso per uscire sul mare aperto, o con chi commerciare.
Stesso dicasi per le frontiere terrestri stabilite. Ora dovete
domandare il permesso ai croati, che come dice lei non hanno
riottenuto il mare Adriatico, perché non lo avevano prima. Perché
nemmeno loro avevano un loro Stato, come non lo avevate voi,
fintantoché il Regno di Serbia non vi ha accolto in grembo e non ha
rinunciato al proprio nome per creare lo Stato jugoslavo [negli anni
Venti, ndT]. Ed in effetti, la RPFJ, con la lotta di Liberazione, ha
conquistato il Mare Adriatico, la Macedonia e la "Dezela", dividendosi
poi cosi "bene" nelle frontiere amministrative. Alla divisione hanno
partecipato i vostri grandi leader, come Edvard Kardelj, amico di Tito
[Kardelj era il delfino di Tito. Si pensava a lui come al successore,
N.d.t.] e molti ottusi politici serbi che pensavano soltanto a se
stessi. Il detto "tutti i serbi in uno Stato" si riferiva alla
Jugoslavia e non alla grande Serbia come con cattiveria si andava
dicendo [particolarmente dal 1990 in poi, N.d.t.]. Siccome non c'e'
più la Jugoslavia i serbi si trovano sparsi nelle ex repubbliche
jugoslave, tranne che nella vostra "dezela" e nella vostra Croazia -
amica o nemica, secondo l'opportunita' del momento.
Dunque, per quello che ci riguarda, nemmeno col pensiero e
tantomeno fisicamente ci serve di venire a Belgrado per una cosiddetta
Conferenza su di una divisione ingiusta, per così poter risovere i
vostri, e non i nostri problemi.
"Che vi sia bella la vostra casa lontana!"
Il vostro cammino verso l'Europa non può oltrepassare Vienna. Così e'
il vostro destino. Forse non sarete più stallieri ma, siatene certi,
vi troveranno un nuovo ruolo adeguato.

Distinti saluti, Bora Urosevic
Belgrado, 30 marzo 2003

P.s. Ringrazio la decisione della redazione ARTEL di aver pubblicato
l'invito per le consultazioni. Così ci hanno aiutato a constatare, di
nuovo, che niente è cambiato. (B.U.)


---


Risposta di Zmago Jelincic

Stimato Bora Urosevic,
Ho letto il suo e.mail e mi sono ralegrato della sua risposta.
Infatti mi sono convinto che nel mondo c'e' tanta gente che soltanto
si lamenta e piange sugli avvenimenti passati, non facendo niente.
Nel 2000, quando la NATO bombardava la Jugoslavia, sono stato l'unico
a mandare la lettera di sostegno al popolo serbo. Lo stesso anno sono
venuto a Belgrado portando degli aiuti per i bambini in medicinali.
Dove era lei?!
Il mio principio è di non lamentarmi ma di cambiare e lottare per le
cose che ritengo siano ingiuste.
La spartizione del Mare Adriatico è una di queste, delle quali
si sa anche in Serbia. Se lei è d'accordo con questa situazione è
affar suo. Se non vuole che la Serbia ottenga la parte sua del mare, è
lo stesso. Soltanto non venga tra 10 anni di nuovo a lamentarsi che
ciò è avvenuto a causa di alcuni politici serbi, ma si chieda che cosa
ha fatto lei.

Distinti saluti, Zmago Jelincic


---


Commento del traduttore:

Dopo le "soluzioni" della diatriba croato-slovena sulla
termocentrale nucleare di "Krsko", sullo sbocco nelle acque
internazionali, sull'accordo sulla pesca degli sloveni nel
litorale croato - che sollevò proteste tra i pescatori
croati -, dopo la proposta-choc del presidente croato Mesic
al Governo italiano per spartirsi l'Adriatico, ecco arrivare
un'altra idea da Zmago Jelincic, parlamentare sloveno di destra
(nazionalista-autonomista), per una Conferenza a Belgrado sulla
spartizione del Mare Adriatico...

A questa "botta" e' sopraggiunta l'adeguata "risposta" di Bora
Urosevic, nella quale si fa riferimento a fatti documentati e
documentabili. E' comprensibile il rammarico di chi l'ha scritta.

Da parte mia, e credo non soltanto mia, non puo' esistere un
dialogo con i quisling locali ne' con i loro seguaci, che hanno
contribuito allo squartamento della RSFJ.
Tutti costoro meritano soltanto la nostra critica ed il nostro
disprezzo, per il dramma che hanno causato impedendoci di vivere
pacificamente nello Stato multinazionale.


Ivan per il CNJ

LETTRE OUVERTE A DEUX INTELLECTUELS


L'article d'Élie Wiesel, prix Nobel de la Paix, ainsi
que la lettre du professeur Georges Leroux publiés dans
le Devoir du 25 mars suggerent plusieurs remarques.

Monsieur Wiesel déclare, a propos de la guerre contre
l'Irak, qu'en toute autre circonstance il aurait sans
doute rejoint les marcheurs de la paix. Quand on sait
que le Prix Nobel ne s'était point joint aux marcheurs
de la paix ni lors de la premiere guerre dans
le Golfe, ni dans celle qui avait déchiré la Yougoslavie,
ni dans celle d'Afghanistan, on peut se demander quel
doit etre cette autre circonstance? Curieusement, dans
toutes ces guerres, les positions d'Élie Wiesel et du
gouvernement des États-Unis coincidaient.

Aujourd'hui, Élie Wiesel affirme, encore une fois en
phase avec l'administration américaine, que Saddam Hussein
est un tyran impitoyable d'un État voyou, mais en omettant de
rappeler que les États-Unis l'avait soutenu tant qu'il
faisait la guerre contre l'Iran.
Quant au spectre des conséquences terrifiantes qu'Élie
Wiesel agite, si nous refusons d'intervenir, nous sommes
en droit de douter qu'un pays exsangue, soumis depuis une
décennie aux sanctions économiques, aux bombardements, quasi
quotidiens, et au contrôle de son armement par les Nations
Unis, puisse disposer d'armes de destruction massive.
D'ailleurs, deux semaines apres le commencement des hostilités
les troupes anglo-américaines n'en n'ont trouvé la moindre trace.

D'apres Élie Wiesel, seule une intervention militaire
avait pu mettre fin au bain du sang dans les Balkans.
Mais ne serait-il pas nécessaire de préciser que ce sont
d'abord les visées géostratégiques de l'Allemagne et des
États-Unis qui avaient provoqué le conflit dans cette
région du monde. Si on en doutait, il suffirait de relire
les journaux européens de décembre 1991 pour se rappeler que
dans la nuit du 17 au 18 décembre 1991 le ministre
allemand des affaires étrangeres Gerhard Genscher avait
arraché a Rolland Dumas, ministre des affaires étrangeres de
la France, la reconnaissance de la Slovénie et de la Croatie
par les pays européens, ce qui a mis le feu aux poudres.
L'armement de la Croatie par l'Allemagne réunifiée et des
musulmans par des avions cargo américains atterrissant la
nuits a l'aéroport de Tuzla, en dépit de l'embargo sur les
armes proclamé par les Nations Unies, sont des secrets de
polichinelle. Par la décomposition de la Yougoslavie
l'Allemagne avait réalisé son vieux reve de faire disparaître
le dernier vestige du traité de Versailles.

Pour ce qui est de la guerre en Bosnie tout se passait
comme si dans les esprits des dirigeants occidentaux ce
conflit avait offert une occasion unique de faire un deal
avec le monde islamique: concluons la paix en Israël et
en contre partie vous aurez un État musulman en Bosnie.
Dans la politique tous les accords se font sur la base
du donnant donnant, Hélene Carrere d'Encausse dixit.

Élie Wiesel croit a Colin Powell quand il dit que
Hussein dispose d'armes prohibées, car «un homme d'un
tel calibre ne risquerait pas sans raison son nom, sa
carriere, son prestige, son passé, son honneur». On ne
peut qu'admirer la crédibilité d'Élie Wiesel quand on
sait avec quelle scepticisme ont été accueillies les
preuves de Colin Powell par tous les membres du Conseil
de Sécurité a l'exception de la Grande Bretagne. Wiesel
précise aussi que Colin Powell n'aime pas la guerre, mais
on se demande alors pourquoi le secrétaire d'État continue
de faire partie de ce gouvernement qui avait décidé
d'intervenir en Irak?

En conclusion Élie Wiesel insiste sur l'existence d'un
arsenal non conventionnel de l'Irak pour justifier la
guerre, qu'il appelle par pudeur intervention. Or, apres
deux semaines de guerre, les troupes d'Alliance n'ont rien
trouvé de cet arsenal non conventionnel.

La lettre du professeur Leroux est intéressante, car
elle est le paradigme du désarroi éprouvé par un grand nombre
d'intellectuels occidentaux, qui découvrent, tardivement,
les méfaits d'une intervention militaire sans aval des
Nations Unis.

Professeur Leroux se souvient des engagements courageux
d'Élie Wiesel dans des guerres cruelles de Bosnie et de
Kosovo. On se demande de quel courage avait besoin le
prix Nobel de la paix pour exprimer les opinions conformes a
la ligne politique de la majorité des gouvernements
occidentaux et de l'opinion publique fortement travaillée
par les médiats. Un général américain n'a-t-il pas
déclaré ouvertement, dans un interview a l'hebdomadaire
Nouvel Observateur apres la guerre de Kosovo, l'opinion
publique ça se travaille?

Professeur Leroux reconnaît avoir été partisan de
l'interventions en ex-Yougoslavie sans préciser les
raisons. Ces interventions avaient été justifiées par
des prétendus massacres commis par les Serbes, or nous
disposons aujourd'hui des témoignages irrévocables
prouvant qu'au moins deux de ces massacres étaient
organisés par les musulmans d'Alia Izetbegovitch,
auteur de la fameuse Déclaration islamique qui prône
ouvertement l'incompatibilité d'un État laique avec la
charia.

Le premier de ces massacres se produisit le 27 mai 1992
devant une boulangerie de la rue Vasa Miskin a Sarajevo
et fit dix-sept morts et cent cinquante blessés. Il eut pour
conséquence des sanctions contre la Yougoslavie qui durerent,
avec une courte interruption, presque huit ans. Le général
canadien Lewis MacKenzie, le premier commandant des troupes
des Nations Unies a Sarajevo et de ce fait témoin privilégié,
écrit a ce propos dans son livre The road to Sarajevo :

« La présidence bosniaque dénonce un bombardement
serbe. Les Serbes parlent d'une charge explosive préparée a
l'avance. Nos soldats (les Canadiens) disent qu'il y a un certain
nombre de détails qui ne collent pas. La rue a été bloquée
juste avant l'incident. Une fois la file d'attente formée,
les médiats bosniaques ont fait leur apparition, mais sont
restés a distance avant de se ruer sur les lieux sitôt l'attaque
terminée ».

On pourrait ajouter également que la deuxieme intervention
militaire contre les Serbes de Bosnie s'était produite
suite a un massacre commis prétendument par les Serbes.
D'apres Le Nouvel Observateur du 31 aout 1995, Édouard
Balladur, premier ministre français a l'époque, et les
généraux français savaient tres bien que le massacre de
Markalé n'était pas l'ouvre des Serbes. Tous les membres
de l'Otan le savaient donc aussi, ce qui ne les a pas
empeché de bombarder les Serbes pour faire sortire l'Otan
de ses atermoiements. Donc les Serbes ont été bombardés pour
raison de commodité. Il est intéressant de remarquer que
Édouard Balladur n'a jamais démentit ses propos, mais on
doit lui rendre hommage, car il fut un des rares qui a eu
le courage de reconnaître ouvertement:

Nul ne le conteste: pour gouverner, il arrive qu'il
faille recourir a des procédés qui ont peu a voir avec
la morale courante (Les mots de politiques, Éditions Ramsay)

Le bombardement de la Yougoslavie en 1999 par les forces de
l'Otan a été justifié par le prétendu massacre de Ratchak.
Or, la commission des médecins légiste finlandais du docteur
Ranta n'a jamais confirmé qu'il s'agissait d'un massacre.
Tous ces faits et bien d'autres furent connus a l'époque
et on s'étonne que le professeur Leroux ait pu soutenir en
ce temps une intervention armée contre les Serbes, sans
avale des Nations Unies. Qu'il plaide maintenant pour la
raison et condamne une action unilatérale des États
Unis en Irak sans consentement des Nations Unies ne peut que
nous rendre perplexe. Pourquoi aujourd'hui et pas hier?
Pourquoi deux poids deux mesures? Remarquons que la
contradiction dans laquelle s'est enfermé professeur
Leroux est aussi celle de nombreux intellectuels français.


Négovan Rajic
negovan.rajic@...

Western governments cut aid to Balkans

http://www.wsws.org/articles/2003/apr2003/balk-a07_prn.shtml

One millions refugees remain from 1990s wars
By Paul Mitchell

7 April 2003

Recent reports show that the dire state of the Balkans economy is the
primary reason that more than one million refugees and displaced
people have still not returned to their former homes.

The crisis is a warning to anyone taken in by the propaganda peddled
by President George W. Bush and Prime Minister Tony Blair that the
US/UK intervention in Iraq will lead to peace and prosperity.

Poverty, corruption and ethnic separation have become endemic in the
Balkan region, whilst much of the economic assistance promised by the
Western powers during their repeated interventions into the region
during the 1990s has not materialised. Now most Western governments
and agencies are withdrawing financial support and manpower from the
region.

During the civil war in Croatia (1991-1995) nearly 200,000 dwellings
were destroyed. By 2002, the government reconstructed some 120,000 of
them, mostly for Croats. The majority of the 220,000 Croats displaced
by the civil war have returned but two-thirds of the displaced 300,000
Serbs remain in Serbia. The Serb proportion of the population has
shrunk from 12 percent in 1991 to four percent now.

In total, 770,000 people are living in Serbia and Montenegro as
refugees from the wars in Croatia, Bosnia and Kosovo. In Serbia, some
55,000 refugees housed in collection centres-often hotels and
government buildings-have been told to leave as the government
prepares to privatise the real estate.

In 1995 President Franjo Tudjman's Croatian Democratic Union (HDZ)
government introduced the Law on Temporary Take-Over and
Administration of Specified Property in Croatia. Serbs were deprived
of occupancy rights [1] and their dwellings put up for privatisation.
The government handed many dwellings over to Croat refugees from the
war in Bosnia and encouraged other Croats to occupy properties not
covered by the law.

Western governments heralded the election of a coalition government
led by social democrat (and former Stalinist) Prime Minister Ivica
Racan in January 2000 as a solution to the refugee problem. However,
Racan stated, "We are aware of the ethnic composition in this region
that used to exist here before the war and the aggression against
Croatia [but] this can not be repeated."

Racan has declared that the "issue of occupancy rights has been
abolished"-in effect, leaving Serbs homeless. It is rare for Serbs who
have lost occupancy rights to win appeals in Croatian courts and the
State Prosecutor had only initiated 17 reviews by November 2002.

Of the Serbs who do return to Croatia, many stay just long enough to
sell property that they have managed to regain. With unemployment
standing at 22 percent, higher in the war-torn areas, Serbs who stay
find themselves discriminated against in the hunt for jobs. As
elsewhere in the Balkans it is often elderly people owning a plot of
land in rural areas that enables them to eke out a living who stay.

In Bosnia-Herzegovina 2.2 million people-half the population-fled the
fighting during the civil war in 1992-1995. Some 900,000 have returned
of which some 367,000 have gone back to areas in which they are the
minority.

According to the International Crisis Group (ICG) report The
Continuing Challenge of Refugee Return in Bosnia and Herzegovina the
economy in Bosnia is "moribund" and "dire" with unemployment standing
at 40 percent.

The Dayton Peace Accords recognised the partition of Bosnia into the
Croat-Moslem Federation and Republika Srpska (RS) and created a
parliament based on the three "constituent peoples" enshrining ethnic
divisions. Most institutions remain "staffed almost exclusively by
members of the locally dominant nation" and children are taught in one
of three curricula depending on their ethnic origin.

The ICG reports "while returns have risen steadily since 1999, the
availability of funds to support this movement has declined just as
steadily". Organisations such as the US Bureau of Population, Refugees
and Migration and United Nation High Commissioner for Refugees (UNHCR)
have recently stopped money for reconstruction. The European Union cut
its budget from $100 million in 1999 to $25 million in 2002.

Western agencies have promoted privatisation as the panacea for the
Balkan people but it has only enriched a new and narrow elite.

Former socially owned land has been privatised as with the land
allocated for 6,000 dwellings for Serb refugees near the capital
Sarajevo. The major beneficiaries have been ruling Serb Democratic
Party bureaucrats who have received building contracts and profits
from land sales.

In 1998 USAID initiated a voucher system overseen by 12 privatisation
agencies. A large number of vouchers were distributed to war veterans
that have ended up with leaders of the nationalist parties. Such was
the case of Bosnia's biggest exporter Aluminium Mostar that fell into
the hands of HDZ functionaries.

In contrast, the average monthly household income is less than $100
and probably closer to $50. A United Nations Development Program
survey last year found 67 percent of the population in RS and 49
percent in the Federation were not earning enough to meet basic needs.
The average wage in RS is "significantly lower than the cost of a
typical basket of essential consumer items."

International organisations refuse to release figures on the number of
attacks against minorities. They are rarely investigated by the police
and often result in suspects being released. In the last two weeks of
March this year the UNHCR reported that eight returnees have died as a
result of attacks, landmines and abandoned grenades.

In Kosovo, nearly all the 850,000 Albanians who left when NATO bombing
started in 1999 have returned. However only 5,800 have returned of the
230,000-280,000 non-Albanians who fled. These refugees are mostly
Serbs but include several thousand Roma, Ashkaeli, Bosniaks, Gorani
and Egyptians.

The Western powers are desperate to encourage Serb return to Kosovo to
prove that the 1999 NATO intervention and the subsequent occupation of
the region have not created a "mono-ethnic state". Western governments
provided an initial injection of aid and assistance but according to
one UNHCR Emergency Co-ordinator "The more bombing had no effect
except to push refugees out, the more governments felt obliged to be
caring for the refugees".

Subsequently, as the UNHCR report The State of the World's Refugees
points out, "The funds allocated to NATO's air campaign had been
massive but post-war investment-both politically and economically-once
again proved minimal in comparison."

Since the NATO bombing stopped, Kosovo has, indeed, assumed the
features of a mono-ethnic state sprinkled with enclaves inhabited by
ethnic minorities.

In the Osojane Valley situated close to Serbia, nearly all the Serbs
fled after their dwellings were destroyed. For three years the valley
lay deserted but by summer last year some 200 people had returned.
However "the entrances and exits to the valley remain heavily guarded,
the perimeter patrolled and only residents and those who receive
clearance are allowed into the valley. KFOR has pictures of all
residents, and copies of these pictures are kept at the entrance" (ICG
Report Return to Uncertainty: Kosovo's Internally Displaced).

On October 10, 2002 pensioners from Osojane bussed into Pec/Peje to
collect their pensions were met with petrol bombs and several hours of
rioting.

Employment in Kosovo is estimated at 29 to 57 percent and as high as
85 percent in minority areas. The Kosovan economy remains dependent on
aid and remittances from Kosovars living overseas.

Although the murder rate has decreased from 245 in 2000 to 64 in 2002
ethnically motivated crimes still go "largely unpunished". As a result
of KFOR troop cutbacks two Orthodox churches were blown up in the town
of Istog/Istok as recently as November last year.

Of 21,360 claims submitted to regain property only 835 had been
resolved by October 2002. The Roma minority is in the worst position.
Many are confined to "illegal" encampments that receive no aid
whatsoever but even in the "legal" camps the authorities cut water and
electricity when donors leave. Though they have resided in areas for
many generations many Roma lack property documents and are thus denied
the rights to residency.

Despite these facts most governments are cutting back on aid. The
biggest donor is the European Agency for Reconstruction, which
provided $700 million in aid in 2000-2001. In 2002 the Agency
decreased its contribution to $150 million and this year will only
provide $50 million.

Footnote: [1] In the former Yugoslavia citizens were registered as
citizens of one of the six constituent republics. Someone could live
his whole life in one republic-enjoying occupancy rights ("stanarsko
pravo") of state-provided housing-but be registered elsewhere. "At the
time, this was of no practical relevance as all Yugoslav citizens
enjoyed equal rights throughout Yugoslavia" (ICG Report A Half-hearted
Return: Refugee Returns to Croatia).

http://www.wsws.org/articles/2003/apr2003/balk-a07_prn.shtml