Cronologia
storico-politica
[….]
25
marzo 1939
- Mussolini presenta a Zog [Re d'Albania
N.d.R.] un «progetto di
trattato» che è in pratica un ultimatum a
consegnare de
facto
l'Albania al governo italiano. Alcuni
giorni dopo, sempre da parte
italiana, viene fissato il giorno 6 aprile
come data definitiva per la
risposta da parte albanese.
1
aprile 1939
- Hanno luogo le prime grandi
manifestazioni popolari a Tirana e in
altre città albanesi contro l'ormai
evidente minaccia italiana
d'invasione. I comunisti, ovunque, guidano
queste proteste di massa per
imporre agli organi di governo un'efficace
azione in difesa della
patria.
5
aprile 1939
- Il primo ministro albanese Koco Kota
risponde all'ultimatum italiano
chiedendo tempo per discutere il trattato
proposto da Mussolini il 25
marzo, e presenta contemporaneamente
controproposte, allo scopo di
guadagnare tempo calmando il popolo e
cercando alleanze con altri paesi
(principalmente con la Francia).
In
tutta l'Albania si intensificano le
dimostrazioni antitaliane, a
sostegno dell'indipendenza della patria.
6
aprile 1939
- Zog, incapace di affrontare seriamente
le minacce italiane,
anziché
organizzare la resistenza all'ormai
inevitabile invasione italiana,
fugge nottetempo verso la Grecia con i
massimi dirigenti del regime e
con gran parte delle ricchezze dello
Stato.
7
aprile 1939 -
Invasione dell'Albania da parte delle
truppe italiane, forti di oltre
40.000 uomini comandati dal generale
fascista Guzzoni. Nonostante
l'eroica resistenza di parte della
popolazione a causa della completa
incapacità dei militari governativi, e per
l'inefficienza
dell'apparato
di fuoco di quello che doveva essere
l'esercito di difesa del paese,
nello spazio di soli tre giorni tutta
l'Albania cade nelle mani
dell'esercito italiano.
Così,
il
regime antinazionale di Zog, dopo lunghi
anni di reazione antipopolare
all'interno e di sottomissione all'Italia
fascista conduce il paese
alla perdita completa dell'indipendenza e
della
sovranità,nell'asservimento più tragico
allo straniero.
L'invasione
fascista italiana trova però nel paese un
considerevole
movimento di
resistenza che, sin dagli Anni Trenta,
aveva già assunto un
certo
carattere progressista rivoluzionario
anche nel campo della lotta
ideologica contro gli atteggiamenti
reazionari delle classi possidenti
e dell'alto clero oscurantista.
12
aprile
1939 - Viene convocata dagli italiani una
cosiddetta «Assemblea
Costituente» di agenti albanesi
filoitaliani (latifondisti,
grossa
borghesia commerciale e clero
collaborazionista soprattutto della
confessione cattolica). Tale «Assemblea»
proclama
l'«unione»
dell'Albania all'Italia nella «persona di
Vittorio Emanuele
III» e
insedia il primo governo quisling,
presieduto dal «grande
proprietario
terriero» Shefqet Verlaci (vecchio
collaboratore di Zog).
3
giugno 1939
- Lo statuto del «Regno d'Albania»,
proclamato in questo
giorno, affida
il potere esecutivo e legislativo a
Vittorio Emanuele III che nomina
suo «luogotenente generale» in Albania il
fascista
Francesco Jacomoni.
L'Albania
diviene cosi, anche de jure, una
provincia dell'Italia
fascista.
28
novembre
1939 - In questi primi mesi di
instaurazione del regime
economico-politico coloniale del fascismo
italiano, la popolazione si
oppone con energia allo sfruttamento e
all'opera di denazionalizzazione
del paese.
In
occasione
del XXVII anniversario dell'indipendenza
nazionale, nella capitale, la
popolazione dà vita a una grande
manifestazione apertamente
antifascista e antitaliana, organizzata
dai comunisti che, con
l'avvento del fascismo, avvertono sempre
più la necessità
di superare
le polemiche interne tra i vari «gruppi
comunisti» del
paese, per
giungere alla creazione di un Partito
comunista unico quale
necessità
storica urgente.
[...]
Discorso
pronunciato da Enver Hoxha in occasione
della giornata della
proclamazione dell'indipendenza e
dell'entrata del Governo Democratico
a Tirana
28
novembre 1944
Popolo
albanese,
In
un giorno
memorabile come questo, nel 1912, dopo un
lungo periodo di
servitù,
nacque l'Albania indipendente. Quando il
nostro paese era minacciato da
ogni lato dai nemici esterni, quando per
il nostro popolo venivano
forgiate nuove catene di servaggio, il
vecchio Ismail Qemal, con un
pugno di valorosi patrioti, levò alta la
bandiera della
libertà a Vlorë
e il popolo albanese poté respirare. Noi
riuscimmo vincitori, ma
selvagge tempeste si abbatterono sul
nostro sventurato popolo, e quel
simbolo di libertà fu calpestato. Se ne
fece turpe abuso, esso
divenne
merce di scambio per i satrapi del passato
regime, venne impiegato per
coprire le abiezioni e le vessazioni
commesse a danno del nostro
popolo. Ma la bandiera del popolo, la
bandiera di Ismail Qemal, veniva
conservata immacolata nell'animo dei
patrioti albanesi, e quella
bandiera fu levata in alto e tenuta dalle
mani d'acciaio dei
combattenti del popolo passando intatta e
indomita fra tempeste e
uragani, simbolo della libertà e
dell'indipendenza.
Dopo
tanti
eroici scontri con il fascismo, la
bandiera rossa di Vlorë,
bagnata dal
sangue degli eroi del popolo caduti in
questa lotta antifascista,
sventola oggi superba nel cielo della
libera Albania. Cinque anni sono
trascorsi da quando ci fu imposta la
pesante schiavitù fascista,
cinque
volte per le vie delle città d'Albania, a
ogni 28 novembre, si
è visto
scorrere il sangue degli eroici figli del
popolo che si scontravano con
le baionette dell'occupatore e dei
traditori. Il Giorno della Bandiera
divenne un giorno due volte sacro, giorno
dell'indipendenza e
dell'unità del popolo albanese
Il
7 aprile
del 1939 ci fu imposta la schiavitù, una
schiavitù
pesante, fummo
invasi dal fascismo, il maggior nemico
nostro e dell'umanità.
Hitler e
Mussolini stavano preparando una grande
guerra, stavano preparando un
immane macello. Fummo noi a pagarne il
primo tributo. L'orizzonte
internazionale era fosco. L'Europa si
stava armando con febbre
selvaggia, ma in nostra difesa non si levò
una voce, eccetto le
grida
del nostro popolo tradito dai governanti
di quel tempo, grida che
chiedevano armi per combattere gli
italiani. Il tradimento non conobbe
limiti. Gli intriganti della politica, gli
speculatori furono pronti a
dar man forte all'occupatore, ad
abbracciarlo per opprimere il popolo,
per farne uno schiavo, carne da cannone.
Fascisti e traditori operarono
sistematicamente per soffocare ogni
resistenza, per cancellare ogni
sentimento patriottico, per calpestare
l'onore del nostro paese, per
far scomparire le nostre usanze e la
nostra lingua, per colonizzare
l'Albania e dar modo agli italiani di
riversarsi dal nostro paese sui
popoli vicini e sull'Unione Sovietica. Ma
pur sotto un terrore estremo
nacque la grande resistenza del nostro
popolo, il quale si
sollevò per
riconquistare la libertà che gli era stata
tolta. I barbari
fascisti,
armati fino ai denti con le armi più
moderne e sostenuti dai
traditori,
si trovarono di fronte i petti dei nostri
combattenti, in cui fremeva
il sentimento della libertà e il cuore era
pregno di una ferrea
volontà
e di una abnegazione infinita. Si levarono
i figli del popolo, pietosi
delle sorti della patria, gravati dalle
sofferenze, dalle miserie e
dagli affanni del popolo stesso. Molti di
essi, sin dalle prime ore di
lotta, si immolarono per quel popolo che
tanto amavano, caddero con il
canto sulle labbra, felici, poiché
sapevano perché
combattevano,
sapevano che sul loro sangue e sulle loro
ossa sarebbe stata edificata
la nuova Albania. Questo era il richiamo,
era l'appello che giungeva al
popolo dalla sua avanguardia, la quale gli
diceva che sul paese
incombeva una mortale minaccia, che
occorreva impugnare le armi e con
una spietata e incessante lotta liberare
la patria. Il popolo albanese
udí l'appello dei suoi figli. E
comprendendo che il sangue
sparso nelle
vie delle città e dei villaggi era il suo
sangue impugnò
le armi.
Cosi
ebbe
inizio la nostra gloriosa Lotta di
liberazione nazionale. Una lotta
impari, perché noi non avevamo armi,
eravamo scalzi e affamati,
ma
eravamo forti, poiché ci battevamo per una
grande causa, ci
battevamo
per liberare il popolo, per portargli
giorni felici, per vendicarci dei
nemici che cercavano di soffocarci nel
sangue. Eravamo un piccolo
popolo di fronte a una grande belva; ma
eravamo forti, poiché
nutrivamo
nei nostri cuori un odio immenso per
coloro che avevano calpestato i
nostri focolari e ci avevano depredato di
tutto ciò che avevamo.
Impugnammo le armi e ci gettammo nella
lotta poiché eravamo
sicuri
della vittoria sapendo che la giustizia
era dalla nostra parte e che in
questa lotta non eravamo soli. Tutto il
mondo antifascista e amante del
progresso, unito in un solido blocco, era
in guerra contro lo stesso
nemico: il nazismo e il fascismo, nemico
dell'umanità.
Popolo
albanese,
Tre
anni di
lotta armata, di pagine gloriose scritte
nella storia del nostro paese
col sangue più puro dei figli e delle
figlie d'Albania. Il
nostro
movimento di liberazione nazionale crebbe
e si rafforzò,
sviluppando
una spietata lotta armata e politica. I
nostri nemici erano forti e
astuti, essi ricorsero al terrore e alla
demagogia, impiegarono tutte
le loro forze per soffocare la nostra
resistenza. I traditori del
nostro paese, Mustafa Kruja, Mehdi
Frashéri, Ali Kélcyra,
Mithat
Frashéri, Abaz Kupi, Shefqet Vérlaci e
tutti gli altri
collaborazionisti, impiegarono tutti i
mezzi per dividere il nostro
popolo; la loro demagogia era sottile e in
principio una parte del
popolo si lasciò fino a un certo punto
trarre in inganno da
questi
banditi, ciechi strumenti sempre pronti a
servire i nemici interni ed
esterni. Le organizzazioni del Balli
Kombetar, del Legaliteti
etutte le altre organizzazioni
terroristiche divennero armi attive
degli occupanti e con inaudita ferocia si
scagliarono assieme ai
tedeschi sul popolo, massacrando in massa
gli innocenti, donne, vecchi
e bambini, commettendo rapine e stupri.
Questi assassini vomitarono
fuoco e fiele contro il nostro movimento
di liberazione nazionale,
contro il nostro esercito, ma il nostro
movimento non si piegò,
poiché
esso aveva solide basi, poiché esso era un
movimento popolare,
un
movimento democratico e progressista. Nel
nostro Fronte di liberazione
nazionale si riunì la parte onesta del
popolo che lavora, del
popolo
che si guadagna il pane col sudore della
fronte e non con l'inganno e
il tradimento. Il nostro Fronte di
liberazione nazionale riunì
tutti
gli elementi democratici, senza
distinzione di tendenza politica o
religiosa, esso divenne l'organismo sano,
capace di attuare questo
difficile e nobile compito. Il nostro
Esercito di liberazione
nazionale, cresciuto e temprato in cruente
battaglie, era un esercito
del popolo, in cui i contadini, gli
operai, gli intellettuali, uniti
come un sol uomo, si battevano per uno
scopo comune, per un'Albania
libera, per un'Albania indipendente, per
una democrazia popolare. E
dopo tre anni di sforzi eroici, dopo aver
sparso tanto sangue, patito
tante sofferenze e fatto tanti sacrifici,
noi vincemmo sgominando il
barbaro tedesco e i traditori che erano al
suo servizio.
In
questi tre
anni di lotta, il nostro Fronte di
liberazione nazionale divenne una
realtà, furono creati i Consigli di
liberazione nazionale,
organi della
lotta e basi del potere, e questi si
rafforzarono e divennero
l'autentico potere democratico del popolo.
Questo nuovo potere popolare
ha fatto piazza pulita del vecchio potere,
divenuto cieco strumento al
servizio dell'occupante e dei traditori.
Per creare il Fronte e il
potere popolare han dato la propria vita
migliaia di figli d'Albania, i
quali si sono battuti con abnegazione
perché erano certi di
assicurare
cosI un felice avvenire al nostro popolo.
Il nostro movimento, con la
sua giusta piattaforma politica, ha
dischiuso al popolo vaste
prospettive indicandogli la via della
vittoria. II nostro movimento di
liberazione nazionale, che aveva per
obiettivo l'unione di tutto il
popolo albanese, si è sforzato di provare
con il sangue versato
e di
far comprendere ai fuorviati che la strada
da essi seguita era nefasta
per la nostra patria. Il Comitato
antifascista di liberazione nazionale
e la presidenza del Consiglio antifascista
d'Albania, con l'appello
indirizzato agli elementi che ancora
militavano nelle file del nemico,
han fornito un'altra prova concreta degli
scopi cui tendeva il nostro
movimento.
Dopo
tre anni
di eroici sforzi, dopo tanto sangue
versato, siamo usciti vincitori. Il
sanguinario nemico tedesco è stato
cacciato da quasi tutto il
nostro
paese, sono state sgominate le bande dei
reazionari, colpevoli di
fraticidio e oggi, il 28 novembre, viene
celebrato con indescrivibile
entusiasmo da tutto il popolo albanese che
ha conquistato la sua
libertà a prezzo del suo sangue. Oggi
nella Tirana liberata dopo
un'aspra battaglia combattuta strada per
strada e casa per casa, oggi
nella capitale dell'Albania libera e
democratica, tra questa
popolazione eroica che si è mantenuta
irremovibile
all'avanguardia
della nostra lotta e che i massacri dei
tedeschi e dei traditori non
sono riusciti a piegare, ma gli han dato
maggior vigore, è
giunto il
Governo democratico d'Albania.
Popolo
albanese,
La
nostra
lotta vittoriosa ha elevato il prestigio
del nostro paese, ha fatto si
che il nome d'Albania e di albanese sia
onorato in tutto il mondo
progressista, che si parli di noi con
rispetto, poiché noi ci
siamo
mantenuti e ci manteniamo fedeli alla
grande alleanza del blocco
antifascista, poiché noi abbiamo sparso il
nostro sangue a
rivoli a
fianco dei nostri alleati che si battevano
eroicamente per salvare
l'umanità dalle grinfie del nazismo
tedesco.
La
nostra
eroica lotta era strettamente legata alla
lotta dei nostri grandi
alleati: Unione Sovietica, Inghilterra e
America, era strettamente
legata alla lotta dei popoli asserviti.
Durante la nostra lotta noi
eravamo mossi da una fiducia irremovibile
nella vittoria, poiché
avevamo il grande appoggio dell'alleanza
anglo-sovieto-americana.
Quando la gloriosa Armata rossa, quella
stessa Armata rossa che ora
marcia verso Occidente per il decisivo
attacco all'ultimo bastione
hitleriano, guidata dal grande stratega
dei tempi moderni, il
maresciallo Stalin, sgominava senza pietà
le orde hitleriane,
liberava
i propri territori, nel nostro popolo si
rinnovavano e si
moltiplicavano le energie che lo
sostenevano nella lotta, aumentavano
il suo vigore e la sua fede. Le splendide
vittorie dell'Armata rossa
erano anche vittorie nostre e del mondo
intero, poiché
costituivano il
principale fattore per la distruzione del
nazismo. Grazie a queste
vittorie, la lotta di liberazione
nazionale dei popoli asserviti ha
acquistato nuovo vigore; queste vittorie
dell'Armata rossa hanno
contribuito a farci giungere a questo
giorno che oggi celebriamo con
tanto splendore. E il nostro piccolo, ma
invitto popolo, rivolge ai
popoli eroici dell'Unione Sovietica e
all'Armata rossa di chiara fama
l'espressione della sua infinita
riconoscenza. In questa lotta immane,
l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America
non si lasciarono piegare dal
nazismo tedesco, hanno combattuto e
combattono con valore per la causa
comune. La guerra condotta da loro sui
mari, in terra e nei cieli, che
arreca tanti danni alla macchina bellica
tedesca, è un valido
aiuto per
il nostro popolo. L'apertura del secondo
fronte e l'annientamento della
resistenza tedesca in Francia servono ad
affrettare la vittoria finale.
Nella
sua
Lotta di liberazione nazionale, il nostro
popolo ha avuto il sostegno
dell'eroica lotta dei popoli della
Jugoslavia. I nostri popoli, vicini
e fratelli, sin dai primi giorni
dell'occupazione, si sono impegnati in
una risoluta lotta di liberazione. Il
nostro esercito e quello
jugoslavo versano il loro sangue fianco a
fianco sui campi di Kosova e
della Metohija: i nostri soldati e quelli
jugoslavi si fasciano a
vicenda le ferite riportate in aspre
battaglie contro lo stesso nemico
e col sangue si forgia l'amicizia; le
nostre brigate, che hanno
ricevuto l'ordine di non lasciare uscir
vivo nessun tedesco dal nostro
paese, si stanno trasferendo in
Montenegro, dove assieme alle brigate
jugoslave metteranno fine alla resistenza
tedesca in quelle zone. Col
sangue e con le comuni sofferenze si sta
cementando l'amicizia fra il
nostro popolo e i popoli della Jugoslavia.
In questo giorno di grande
festa per il nostro paese, noi inviamo il
nostro saluto ai popoli
fratelli di Jugoslavia.
Con
il vicino
popolo greco abbiamo combattuto e versato
assieme il nostro sangue, ci
siamo fasciati a vicenda le ferite in
questa comune lotta antifascista,
ed è nostro desiderio di mantenere sempre
buone relazioni con
questo
nobile popolo. Notiamo con rincrescimento
che le bande scioviniste e
reazionarie di Zerva stanno martirizzando
la minoranza albanese, la
depredano dei suoi beni e la espellono dai
suoi territori. Elementi di
Zerva passano clandestinamente il nostro
confine, uccidendo e ferendo i
nostri partigiani. Non tollereremo simili
atti nel nostro paese. Il
primo ministro greco, Papandreu, ha
avanzato delle pretese di
annessione per le nostre regioni di
Gjirokastér e di Korce, che
a lui
piace chiamare Vorio-Epiro. Certamente
simili pretese non facilitano il
mantenimento di buoni rapporti con i
nostri vicini del Sud. I nostri
confini sono indiscutibili, poiché al loro
interno non vi
è che terra
nostra, la terra lasciataci in retaggio
dai nostri avi e che noi
abbiamo bagnato del nostro sangue. Nessuno
avrà l'ardire di
toccarli,
poiché sapremo difenderli.
Il
nostro
movimento di liberazione nazionale ha
riconosciuto alla minoranza greca
in Albania diritti uguali a quelli della
popolazione albanese. Il
Governo democratico d'Albania garantirà
alla minoranza greca nel
nostro
paese le libertà e i diritti democratici e
nazionali, per i
quali i
figli di questa minoranza hanno combattuto
eroicamente nelle brigate
dell'Esercito di liberazione nazionale.
Popolo
albanese,
Oggi
ha
inizio una nuova pagina della nostra
storia, una pagina che dipende da
noi rendere, e la renderemo, altrettanto
gloriosa quanto lo è
stata
quella della nostra lotta contro
l'occupatore. E questa è la
pagina
della lotta per la ricostruzione
dell'Albania, per l'edificazione della
sua economia, per l'edificazione della
cultura e dell'istruzione del
nostro popolo, per l'elevamento del suo
livello sociale, economico e
politico. Il nostro movimento ha
intrapreso in momenti critici una
gigantesca e impari lotta, uscendone
vincitore, poiché il nostro
popolo
si unì come un sol uomo attorno al Fronte
di liberazione
nazionale. Il
nostro movimento di liberazione nazionale
intraprenderà anche
questa
seconda lotta e ne uscirà vincitore,
poiché questo
è il testamento
spirituale di coloro che sono caduti sul
campo dell'onore,
poiché a
questo è collegata la vita di tutto il
popolo e il suo avvenire.
I
nazisti tedeschi e i traditori hanno
seminato orrore e lutti nel nostro
paese, intere regioni sono in cenere,
l'agricoltura è in
sfacelo,
l'economia del paese ha subito gravi
danni, migliaia di famiglie sono
all'aperto, senza tetto e senza pane,
devono essere aperte le scuole,
occorre salvaguardare la salute della
popolazione. Tutti questi
importanti compiti potranno essere
assolti, se rafforzeremo il nostro
potere e porteremo alla guida del paese
quegli uomini a cui sta a cuore
il popolo. Perciò ci si pone il dovere di
dare ogni cosa per il
potere,
di renderlo forte e affinché esso possa
attuare tali compiti di
vitale
importanza, tutto il popolo gli si
mobiliti attorno. Rafforziamo il
nostro Fronte di liberazione nazionale ed
esso riunisca nelle sue file
tutto il nostro popolo, alimentandolo
della nostra giusta politica,
legandolo strettamente al potere e
rendendolo cosciente dei compiti che
gli si prospettano. Dobbiamo renderci
conto anche ora, cosi come lo
abbiamo compreso durante la lotta armata
che per assolvere questi
compiti, per assicurare al popolo una vita
più felice e
più prospera, è
necessario che il popolo intero partecipi
a questa grande opera. Nessun
albanese onesto rimanga fuori del Fronte,
nessuna energia venga
sprecata. In occasione della festa del 28
novembre, in occasione della
liberazione di Tirana, la presidenza del
Consiglio antifascista di
liberazione nazionale concede una amnistia
generale per tutti i membri
del Balli Kombetar, del Legaliteti
e delle altre
organizzazioni che hanno collaborato con
l'occupatore; sono esclusi da
questa amnistia tutti i criminali di
guerra, coloro che hanno ucciso,
incendiato, violentato e che hanno
rapinato i beni del popolo. Questo
è
un altro fatto che testimonia gli elevati
scopi del movimento di
liberazione nazionale, di quel movimento
che ha combattuto e che
combatterà per il popolo, di quel
movimento che ha come suo
principio
la massima giustizia.
L'Albania
tutta diventi un cantiere di lavoro, in
cui grandi e piccoli
comprendano che non lavorano per gli
stranieri, ma lavorano e
costruiscono per il proprio paese. E per
il nostro paese, per il quale
non abbiamo risparmiato neppure la vita,
non dobbiamo risparmiare il
nostro sudore e la nostra fatica. Dobbiamo
dedicare tutte le nostre
forze affinché il nostro esercito, grande
fattore di questi
successi,
sia potenziato e divenga un esercito
moderno nel vero senso della
parola. Esso sia il vero difensore del
popolo e del suo potere. Per
assolvere tale compito essenziale, è
necessario che facciamo del
nostro
esercito un esercito veramente cosciente e
politico, poiché solo
cosi
esso sarà in grado di concludere la lotta
con il massimo
successo e di
divenire vivo usbergo degli interessi del
popolo.
Popolo
albanese,
I
frutti
della tua lotta eroica dovrai raccoglierli
tu stesso, perché
spettano a
te e tu li hai pagati al prezzo del tuo
sangue. Affinché i
banditi, gli
speculatori, gli intriganti e i
politicanti imbroglioni, coloro che son
usi a vivere alle nostre spalle e che ci
hanno succhiato il sangue, non
possano strapparceli e sottrarceli,
serriamo le nostre file più
forte
che mai, riuniamoci tutti attorno al
potere, al Fronte, al Governo
democratico e cosi uniti procediamo verso
gli obiettivi a cui tendiamo,
e che sono il miglioramento della vita
sociale ed economica del nostro
paese.
Evviva
l'Albania libera e democratica!
Evviva
il popolo albanese!
Evviva
l'Esercito di liberazione popolare!
Evviva
i nostri grandi alleati: Inghilterra,
Unione Sovietica e America!*
Evviva
la fratellanza dei popoli dei Balcani
amanti della libertà!
Evviva
l'eroico popolo di Tirana!
Note:
*
Nel testo albanese in ordine alfabetico
[N.d.R.]
Fonte
I
comunisti albanesi
negli anni 40 misero in guardia contro il
progetto fascista e
imperialista della “Grande Albania”
La NATO e gli Stati Uniti stanno armando un
esercito in Kosovo che va
ad unirsi all'esercito albanese, il quale è
stato trasformato in
una volgare marionetta nelle mani degli
imperialisti da impiegare nelle
loro campagne coloniali in Iraq, Afghanistan o
in qualunque parte lo
richiedano gli interessi delle multinazionali.
Il piano degli
imperialisti è di poter contare sullo stato
fantoccio di Albania
e Kosovo per creare una “Grande Albania”
fascista che includa pezzi
della Serbia meridionale, di Macedonia,
Montenegro e l’“Epiro” greco. E
gli imperialisti fanno affidamento su “Camp
Bondsteel” in Kosovo, la
principale base militare Usa in Europa.
Washington vuole controllare
oleodotti, gasdotti, miniere e fabbriche,
vuole impedire l'unità
dei Balcani, ledere gli interessi della Russia
e impedire il ripristino
delle repubbliche popolari in Jugoslavia,
Albania, Romania, Ungheria e
Bulgaria.
Già negli anni 40, i comunisti albanesi misero
in guardia contro
il mostro criminale denominato “Grande
Albania”: “ L'Italia
ampliò la sua zona di
occupazione attraverso la creazione di una
“Grande Albania”, che
comprendeva anche una parte delle terre
albanesi che la conferenza di
Londra degli ambasciatori delle potenze
imperialiste nel 1913 diede
alla Serbia. Per garantire le loro posizioni
nei Balcani, gli
aggressori fascisti italiani risvegliarono
le vecchie dispute e lo
sciovinismo nazionale delle classi
reazionarie dei paesi balcanici. Ma
i comunisti e tutto il popolo non caddero
nella trappola della
demagogia fascista, smascherarono la
politica provocatoria della
“Grande Albania” e seguirono un percorso di
intensificazione della
lotta contro gli aggressori fascisti e di
collaborazione con i popoli
vicini nella lotta di liberazione contro il
comune nemico, prendendo
come base l’autodeterminazione dei popoli”
(Storia del Partito
del Lavoro di Albania, Istituto di Studi
Marxisti-Leninisti congiunto
al CC del PLA, Casa Editrice”Naim Frashëri “,
Tirana, 1971, p. 80).
Ecco un ottimo esempio di principi leninisti
applicati per affrontare
il problema oggi nuovamente di attualità, non
per l'intervento
dell’Italia ma degli Stati Uniti e dei loro
lacchè della NATO,
dell'UE e dei terroristi albanesi al potere in
Albania e Kosovo.
Vedi
l'articolo di Rick
Rozoff sulla possibilità di una nuova guerra
per l'espansione
della “Grande Albania” come fantoccio
dell'imperialismo degli Stati
Uniti: Threat
Of
New Conflict In Europe: Western-Sponsored
Greater Albania
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=15588
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/10/08/new-threat-of-conflict-in-europe-western-sponsored-greater-albania/
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/42081
in italiano:
Una
Grande
Albania patrocinata dall’Occidente
http://sitoaurora.altervista.org/Eurasia/Balkanija55.htm
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