Informazione



www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 06-04-07 


 
Inganno storico, ovvero la storia di un inganno

 

Aleksandar Vuksanovic

 

10 marzo 2007

 

Non appena è stata resa nota la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che discolpava la Serbia (vedremo se definitivamente) dall’accusa di genocidio presumibilmente commesso durante la guerra civile bosniaca, sono subito apparsi articoli, anche in “Rebelion”, che senza rigore e con poca conoscenza dei fatti, tentano di gettare luce sui punti più oscuri della tragedia balcanica. In maggioranza, certamente essi mantengono una linea che non mi sembra errata. Accusano (e anch’io sottoscrivo tale accusa) l’aggressivo paternalismo occidentale con il proprio profilo politico, economico, culturale e naturalmente militare.

 

Ciononostante, nelle affermazioni che fanno riferimento alla Jugoslavia, o, in questo caso, alla Bosnia, si è soliti ripetere accuse (fino alla sazietà) che io considero molto discutibili.

 

In breve:

 

1. Io non credo che ci sia stata un’aggressione serba in Bosnia, ma che piuttosto ci siamo trovati di fronte ad una tipica guerra civile. Serbi (e croati) non sono venuti ad aggredire un paese straniero, dal momento che da secoli vivono in Bosnia. Nel caso dei serbi, è arcinoto che prima della guerra, rappresentando la popolazione maggioritaria nelle campagne, possedevano circa il 60% del suolo bosniaco. Questa guerra civile è stata estremamente crudele, perché vi partecipavano tre fazioni, che hanno creato un conflitto che, letteralmente, è stato di tutti contro tutti. A seconda della zona e degli interessi locali, possiamo distinguere tutte le possibili alleanze e inimicizie. Anche se al lettore poco informato sui particolari, potrebbe risultare difficile capire, è certo comunque che in Bosnia hanno lottato anche musulmani contro musulmani, nel nord-est del paese (a Velika, Bihac e Cazin). Serbi contro croati, croati contro musulmani, serbi contro musulmani, serbi e croati alleati contro musulmani, questi a loro volta alleati con i serbi contro i croati, musulmani con croati contro serbi… La confusione di conflitti e lotte di fazione potrebbe risultare comica, se non fosse così tragica. Si è trattato, pertanto, di un’autentica guerra civile, e non di “un’aggressione serba”, come hanno ripetuto i media, ignorando intenzionalmente che i serbi vivevano in Bosnia da molti secoli, e che perciò non erano aggressori esterni.

 

2. Il numero dei morti, indubbiamente elevatissimo, è oggetto di stime molto discordanti. Si è soliti parlare di 250 mila. Il dolore di tutte le vittime civili, qualsiasi sia stata la loro nazionalità, è anche il mio e non posso ignorarlo. Sono anche sostenitore della massima severità penale nei confronti dei colpevoli. Ma allo stesso tempo, devo dire anche che, alla stessa stregua del Kosovo, il numero di corpi che si sono ritrovati è estremamente inferiore e che, come ho già detto molte volte, non esiste un censimento della popolazione. In Bosnia non ci sono combattimenti dalla metà dell’anno 1995. Dalla fine di quello stesso anno il controllo politico, militare e, se si vuole, poliziesco, lo esercita “la comunità internazionale”. D’altro canto, la Bosnia è un paese piccolo, con circa 4 milioni di abitanti. Tutto ciò lo menziono perché nutro dubbi molto seri sul fatto che sia stato impossibile organizzare un censimento. Non lo si è fatto perché continui il balletto delle cifre e perché le vittime siano usate da ciascuno a proprio uso e consumo; una vergogna per tutti noi che ci consideriamo mediamente civilizzati e che desideriamo conoscere la verità sui morti.

 

L’espressione “campi di concentramento” è ormai abusata e fa parte della strategia che si propone di demonizzare noi serbi, paragonandoci ai nazisti. Non dico che non sono esistiti, semmai il contrario, ma sarebbe più serio chiamarli campi di detenzione. Ad esempio, Emilio de Diego (professore della UCM, della Scuola Diplomatica e membro di FAES!) nei suoi libri afferma che i serbi avevano lo stesso numero di simili campi (certamente nefasti) dei croati. Di questi ultimi non si è mai sentito pronunciare una sola parola. E ci sono anche stati campi comuni croato-musulmani e campi musulmani. Ripeto, i campi sono un fatto ripugnante e intollerabile, ma hanno forse diritto i musulmani bosniaci di denunciare qualcosa che anch’essi hanno commesso in ugual misura, con l’unica differenza che ciò non è arrivato alla stampa? E l’hanno fatto dopo aver diviso violentemente un paese internazionalmente riconosciuto come la Jugoslavia, per reclamare quel diritto all’autodeterminazione che ora negano alla Repubblica Srpska e ai croati di Herzeg Bosna. Ho citato in questa occasione Emilio de Diego in primo luogo per i suoi ottimi lavori sui Balcani, ma anche perché non è certo sospettabile di simpatie per i serbi. Ci sono altri testi che spiegano ancora meglio questa situazione. A partire dall’eccellente analisi “L’illusione jugoslava” di Josep Palau, questi libri sono purtroppo stati messi all’indice in quanto “filo-serbi”.

 

Sarebbe opportuno dire che ci sono momenti della guerra di Bosnia, la cui strumentalizzazione da parte dei media non ha alcuna relazione con quanto è successo realmente. E’ il caso della fotografia tristemente famosa dei musulmani detenuti in quello che fu definito un “campo di concentramento” dei serbi. Con il passare del tempo, il montaggio realizzato è stato abbondantemente screditato, ma come accade quasi sempre, la verità si è saputa tardi ed è stata ignorata dagli stessi media che si erano dilettati con la montatura. Direi che con moltissimo ritardo e quasi senza alcun effetto nel panorama dell’informazione, era apparso l’articolo pubblicato in El Pais del 17 agosto 1997 dal titolo “Una foto con due versioni”, di Phillip Knightley; o l’articolo del proibito Egin dal titolo “La falsa conquista del campo di Trnopolje”, apparso il 6 aprile 1997. A proposito del campo di Trnopolje, esiste un curioso documentario intitolato “The picture that fooled the world” (facilmente reperibile in internet, della durata di appena mezz’ora), molto raccomandabile per tutti coloro che vogliono vedere il lavoro sporco dei mezzi di comunicazione in tutto il suo splendore.

 

Disgraziatamente, ho la sensazione che la maggioranza di coloro che parlano spagnolo, mi azzarderei a dire persino la maggioranza di coloro che si autodefiniscono di sinistra, considerano quei testi che senza alcun criterio rovesciano insulti e calunnie sui serbi, come completamente corretti, e ne salutano l’apparizione. Ma, se vogliamo essere imparziali e conseguenti, se la sinistra spagnola realmente “combatte il Neoliberalismo da una posizione anticapitalista e antimperialista”, come proclamano alcuni portavoce dell’istrionismo antiserbo nelle loro pagine, mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perché, ad esempio, durante le manifestazioni, quando si chiede il ritiro delle truppe della NATO dall’Iraq, dal Libano, dall’Afghanistan, non si chieda allo stesso tempo il ritiro della NATO dal Kosovo e dalla Repubblica Serba di Bosnia? Persino loro, i “sinistri” europei, in nome del diritto dei popoli balcanici a formare propri stati nazionali, preferiscono chiudere gli occhi per non riconoscere che noi serbi dovremmo godere dello stesso diritto. Dicono di difendere l’autodeterminazione, ma, al contrario, dimenticano che nella Bosnia così vezzeggiata, la metà dei suoi cittadini (serbi e croati di Bosnia) vogliono vivere in un proprio paese. Dimenticano che la Serbia è l’unico paese nato dalle ceneri dell’ex Jugoslavia etnicamente mista, dal quale nessuno è stato espulso per ragioni etniche o religiose. Senza andare più lontano, nella stessa Belgrado vivono varie decine di migliaia di albanesi. Quanti serbi vivono a Sarajevo, Pristina o Zagabria? Dimenticano anche di non aver fatto nulla per esigere il ritorno in condizioni di sicurezza dei serbi cacciati dalle loro case in Croazia e, soprattutto, nel Kosovo, che entrambe assommano più di mezzo milione di persone abbandonate in tutto il mondo.

 

Non dimenticano unicamente, ripetendole instancabilmente, le grida di guerra contro i serbi, che possiamo leggere in quegli stessi media capitalisti e imperialisti che sostengono di continuare a combattere.

 

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


( srpskohrvatski.

Una presentazione in lingua italiana di NOVI PLAMEN si può leggere alla pagina:

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NOVI PLAMEN
za slobodu, mir i socijalnu pravdu

godina I - broj I - ozujak/mart 2007.

Članci broja: 
Goran Marković, 'Socijalizam i demokratija'
Filip Erceg, 'Presjek plamena iz 1919'
Mladen Jakopović, 'Humanisti o smrtnoj kazni'
Miloš Ranković, 'Izbori u Srbiji'
Goran Marković, 'Konstituisanje vlasti u Bosni i Hercegovini'
Intervju, 'Projekt za socijalizaciju Hrvatske'
Drago Pilsel, 'Kršćanin na ljevici'
Inoslav Bešker, 'A kog će vraga Hrvatska u NATO?'
Filip Erceg, 'Petnaest godina hrvatske državnosti'
Uvodnik, 'Novi glas naroda'
NP, 'Alternativni abecedarij'
Intervju, 'Radnik ne smije biti rob(a)'
Srećko Pulig, 'Da li je marksizam danas značajan?'
Mladen Jakopović, 'Svjetski rat protiv djece'
Jasna Tkalec, 'Gasi li se crveni plamen'
Nikola Vukobratović / Goran Marković, 'Izborne pobjede latinoameričke ljevice'
Mladen Jakopović, 'Europa kao kultura promicanja vrijednosti'
josip Pejaković, 'Bila jednom jedna zemlja'
Todor Kuljić, 'Jugoslavenstvo 21. veka'
Vladimir Unkovski - Korica, 'Udar na neoliberalizam'

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I M P R E S S U M

"Novi Plamen", list za politička, društvena i kulturna pitanja


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(italiano / english)

German Revanchism against Serbia


L'ambasciatore della Germania a Belgrado dichiara: o rinunciate al Kosovo, oppure faremo in modo da strapparvi anche Sangiaccato e Vojvodina. È la riformulazione esplicita del progetto nazista di squartamento della Serbia, riaffermato con l'arroganza neocoloniale "europeista" del XXI secolo. 


=== ITALIANO ===

KOSOVO: AMBASCIATORE TEDESCO SI SCUSA,AFFERMAZIONI PERSONALI

BELGRADO - L'ambasciatore tedesco in Serbia, Andreas Zobel, si e' scusato per le sue dichiarazioni sul Kosovo - all'origine oggi di una tempesta di polemiche da parte di Belgrado - precisando che si e' trattato di affermazioni in parte fraintese, ma comunque rilasciate ''a titolo personale'', senza alcun coinvolgimento del governo di Berlino o dell'Ue. ''Mi scuso per quelle che forse sono state dichiarazioni non chiare e soprattutto se si e' creata l'impressione che io non abbia abbastanza comprensione per il Paese che mi ospita'', ha detto Zobel in una conferenza stampa-lampo, dopo le proteste dell'intero mondo politico serbo seguite a un suo intervento nel quale egli aveva criticato il 'no' di Belgrado ai piani di indipendenza sorvegliata delineati per la provincia albanofona del Kosovo, evocando per di piu' rischi di allargamento del contagio secessionista al Sangiaccato e alla Vojvodina. ''Tutte le dichiarazioni, che siano state diffuse in modo fedele o sbagliato, appartengono solo a me'', ha sottolineato Zobel, il quale ha poi smentito almeno un punto del discorso attribuitogli: quello in cui era parso ipotizzare - di fronte alla rigidita' di Belgrado sul dossier kosovaro - una rinascita di pretese ungheresi su un'altra provincia autonoma serba come la Vojvodina. Ipotesi che peraltro gia' l'ambasciata ungherese si era affrettata nelle ore precedenti a escludere seccamente, negando qualsiasi pretesa territoriale verso la Serbia. Le precisazioni dell'ambasciatore non sembrano tuttavia bastare al governo serbo del primo ministro conservatore Vojislav Kostunica, che ha annunciato una dura protesta formale e una richiesta di spiegazioni verso la Germania. E neppure al presidente della repubblica, il liberale e filo-europeo Boris Tadic, il quale ha a sua volta promesso una nota di protesa al suo omologo tedesco e ha sollecitato il governo di Berlino a ''dissociarsi ufficialmente'' dal suo ambasciatore. RED
12/04/2007 18:07 

KOSOVO: BUFERA SU AMBASCIATORE TEDESCO, SERBIA PROTESTA/ANSA

(di Alessandro Logroscino) (ANSA) - BELGRADO, 12 APR - E' bufera nella relazioni tra Serbia e Germania dopo l'inattesa 'lezione anti-serba' impartita a domicilio sul delicato dossier kosovaro dall'ambasciatore tedesco nel Paese ex jugoslavo, Andreas Zobel. Parole, quelle di Zobel, che hanno suscitato reazioni indignate a Belgrado, con l'annuncio di una ''ferma nota di protesta'' verso Berlino, e che minacciano di trasformarsi in un boomerang capace di rendere ancor piu' rigido il muro contro muro sul Kosovo. Tutto e' cominciato con un intervento del diplomatico a un forum - teoricamente a porte chiuse - promosso da un movimento europeista serbo. Intervento nel quale Zobel, a quanto pare, ha messo in un cantuccio la diplomazia non lesinando critiche e ironie contro la politica del Paese presso cui e' accreditato. Ai vertici di Belgrado l'ambasciatore ha rimproverato una posizione ''perdente'' sul Kosovo, irridendo la leadership serba e i suoi ''intelligenti consiglieri'' per non essere capaci di ammettere ''la volonta' d'indipendenza'' della maggioranza albanese della provincia contesa. Non solo: Zobel ha aggiunto che la Serbia meriterebbe ''una elite politica migliore'' e ha avvertito i governanti del Paese balcanico che insistere nel loro strenuo rifiuto del piano di ''indipendenza sorvegliata'' delineato per la regione dal mediatore Onu Martti Ahtisaari (con il sostegno di Usa e Ue) potra' solo spostare questo approdo ''di due mesi''. Mentre rischia - a suo dire - di provocare contraccolpi irredentisti in altre province autonome serbe oggi relativamente quiete, come la Vojvodina (abitata da una forte minoranza ungherese) o il Sangiaccato (per il 40% musulmano). Come se non bastasse, l'ambasciatore si e' avventurato poi sul terreno della memoria storica, andando a toccare una delle corde piu' sensibili - anche in termini di retorica politica - per l'opinione pubblica serba. E ha messo in questione i legami secolari tra Serbia e Kosovo, testimoniati dai monasteri ortodossi del 1100 e 1200, sottolineando come in fondo la provincia fu inclusa come tale nel moderno Stato serbo ''solo nel 1912'', cosi' come la Vojvodina vi fu annessa ''nel '18''. Richiami che sono esplosi come una bomba sui giornali e nel mondo politico belgradese, travolgendo il disperato tentativo della sede diplomatica di circoscriverle come frasi ''mal riportate ed estrapolate dal contesto''. Fino alla conferenza stampa lampo in cui Zobel in persona si e' piegato stasera a chiedere scusa per quelle che ha definito ''dichiarazioni forse non chiare'', espresse comunque ''a titolo personale'' e senza alcun coinvolgimento del governo di Berlino o dell'Ue. Una marcia indietro condita dalla smentita esplicita almeno su un punto del discorso attribuitogli: quello in cui era parso ipotizzare - di fronte alla rigidita' di Belgrado sul Kosovo - una rinascita di pretese ungheresi a tutela della minoranza magiara della Vojvodina. Costringendo cosi' anche l'ambasciata di Budapest a entrare nella disputa, con un secco comunicato in cui si negava qualsiasi rivendicazione territoriale anti-serba. Le mezze scuse non bastano tuttavia a placare il governo del premier conservatore Vojislav Kostunica, fermo sulla richiesta di ''spiegazioni'' rivolta a Berlino e sull'annuncio di una protesta formale contro ''le grossolane interferenze dell'ambasciatore Zobel negli affari interni della Serbia''. Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Repubblica, il filo-europeo Boris Tadic, il quale ha a sua volta promesso una nota di protesta all'omologo tedesco Horst Koheler ed e' giunto a sollecitare la cancelleria di Berlino a ''dissociarsi ufficialmente'' dal suo plenipotenziario a Belgrado. Deplorazioni a cui si sono associati un po' tutti, dai serbi del Kosovo alla Chiesa ortodossa. Fino ai partiti liberal piu' convintamente vicini all'Occidente, amareggiati da una polemica destinata a portare fieno in cascina ai revanscisti. Come ha subito confermato il leader della opposizione ultranazionalista serba, Tomislav Nikolic, pronto a cogliere la palla al balzo per ricordare i precedenti storici della Germania nazista nei Balcani e a invocare addirittura il richiamo dell'ambasciatore serbo da Berlino e l'espulsione come ''persona non grata'' di Zobel. O il vetero-socialista Ivica Dacic, secondo il quale tutto questo significa una cosa sola: ''Che la Germania e l'Occidente pianificano da almeno 15 anni una strategia di totale disintegrazione della Serbia. E che quindi Slobodan Milosevic aveva ragione''. (ANSA). LR
12/04/2007 19:23 


=== ENGLISH ===

Source: Rick Rozoff 

through Stop NATO - http://groups.yahoo.com/group/stopnato

and Yugoslaviainfo - http://groups.yahoo.com/group/yugoslaviainfo

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http://www.iht.com/articles/ap/2007/04/12/europe/EU-GEN-Serbia-Germany.php

Associated Press
April 12, 2007

Serbia demands explanation of German ambassador's
comments on Kosovo

-Zobel's comments were "not so much result of
ignorance but his intention ... to redraw borders" in
the Balkans, said Ivica Dacic, the president of the
Socialists.
The...opposition Radical Party went even further,
demanding that Germany recall Zobel from his post.

BELGRADE, Serbia - The government accused Germany's
ambassador Thursday of meddling in Serbia's internal
affairs and demanded an explanation of the diplomat's
comments urging Belgrade to accept a U.N. plan that
envisages independence for Kosovo.

In remarks during a panel discussion in Belgrade on
Tuesday, Ambassador Andreas Zobel warned that if
Serbia continues to oppose the U.N. plan for the
southern Serbian province, it risks seeing questions
raised about other parts of its territory.

He mentioned the semiautonomous province of Vojvodina,
as well as Sandzak, a southern region that is home to
a sizable Muslim minority.

"Despite Serbia's hospitality, the ambassador ...
showed disrespect to the dignity of state institutions
of Serbia," the government said in a statement.

It said it expected an "explanation from the
government of Germany ... if the ambassador expressed
the official position."

The German Embassy issued a statement saying that the
ambassador's remarks were "misunderstood" and had been
taken out of context.

Kosovo is an emotional issue in Serbia, where the
province is considered the birthplace of Serb
nationhood. Kosovo has been under U.N. administration
and patrolled by NATO peacekeepers since a 78-day,
NATO-led air war halted a Serb crackdown on ethnic
Albanian separatists in 1999.

More than a dozen Serb officials, party leaders and
academics reacted to Zobel's remarks, particularly to
his warning that Serbia's invoking of history on the
Kosovo issue could encourage neighboring Hungary to do
the same about Vojvodina, the northern province that
was part of the Austro-Hungarian Empire until 1918.

The German Embassy stressed that Zobel "at no point"
said Hungary would raise an issue over Vojvodina.

Zobel's comments were "careless and undiplomatic,"
said Zarko Korac, the head of the liberal Social
Democrats. "Reopening of the issue of Serbia's borders
is really not advisable at this moment."

A representative of the Muslim minority in Sandzak,
Rasim Ljajic, said Zobel's comments were
"inappropriate" but also called for calm "because it
would be wrong to respond now with strong rhetoric"
against the German diplomat.

The uproar, however, continued, with condemnation
coming from...Socialists....

Zobel's comments were "not so much result of ignorance
but his intention ... to redraw borders" in the
Balkans, said Ivica Dacic, the president of the
Socialists.

The...opposition Radical Party went even further,
demanding that Germany recall Zobel from his post.

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http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?id=33167

[As to the German ambassador to Serbia's recent
pronouncement - to wit, that if Serbia didn't agree to
its province of Kosovo being wrenched from it by the
West that it would be thoroughly torn apart with
Vojvodina being ceded to Hungary and Sandzak to Bosnia
- in essence a variant of Germany's policy toward
Serbia in the years 1941-1944, see former German
foreign minister Joschka Fischer's comments in today's
Zaman of Turkey:
http://www.todayszaman.com/tz-web/detaylar.do?load=detay&link=108071]

Government of Serbia
April 12, 2007

Serbian government sends most severe protest to German
government regarding Ambassador Zobel’s statement

Belgrade – The Serbian government decided at its
session today to send a most severe protest to the
German government because of the statements of German
Ambassador to Belgrade Andreas Zobel in which he most
impertinently meddles in Serbia’s internal affairs.

Ambassador Zobel has in many ways brought up the issue
of Serbia’s territorial integrity and sovereignty, as
well as the issue of the inviolability of its
internationally recognised borders, reads the Serbian
government statement and adds that despite the
hospitality he was shown in Serbia, Ambassador Zobel
has demonstrated disrespect for the dignity of state
institutions in this country.

The Serbian government rightfully awaits an
explanation from the German government on whether
Ambassador Zobel stated the German government’s
official position and points out that in all previous
contacts between Serbia and Germany at the highest
state level the countries showed and confirmed
willingness to maintain satisfactory relations.

We hope to receive a clear explanation from the German
government on Ambassador Zobel’s statements as soon as
possible, concludes the statement.

---

http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?id=33185

Government of Serbia
April 12, 2007

Serbian government reacts in appropriate manner to
foreign affairs activities of other countries

Belgrade - Serbian Minister of Science and
Environmental Protection Aleksandar Popovic said that
the Serbian government defends the country's interests
in an appropriate way and reacts to foreign affairs
activities of other countries.

That is why it decided today to send a most severe
protest to the German government because of the
statements of the German Ambassador to Belgrade
Andreas Zobel in which he most impertinently meddles
in Serbia’s internal affairs.

Speaking at a press conference held after the
government's 193rd session, Popovic explained that the
government addressed the public with a statement
clearly setting out the measures it had taken on that
issue and that it will not make any more statements
until it receives a response from the German
government.

The Minister said that at its session today, the
government decided to set up an interim organ of the
Leskovac municipality and to appoint the president and
members of that organ.
....




( Il manifesto di questa iniziativa, in formato PDF, è visualizzabile alla pagina:
Sulla mostra "Jasenovac - Erano solo bambini" si veda anche: 


Comune di Napoli
Assessorato alla Memoria della Città

Archivio Storico del Movimento Operaio
Con la collaborazione dell’A.N.P.I. – sez. di Napoli
Comune di Napoli
Assessorato alla Cultura

Giovedi 12 aprile ore 13.00/19.00 – Venerdi 13 aprile ore 10.00/19.00

Chiesa di San Severo al Pendino
Via Duomo, 286 (accanto al Museo Filangieri)


I CRIMINI NAZIFASCISTI IN JUGOSLAVIA 
TRA MEMORIA E MEMORIA NEGATA

Presentazione della mostra realizzata dal Museo delle vittime del genocidio di Belgrado e curata dall’Associazione Most za Beograd:
Jasenovac - Erano solo bambini
Serbi, ebrei e rom nella "Auschwitz dei Balcani"


Giovedi 12 aprile ore 16.00
Conferenza e dibattito

Introduce e modera

Alexander Hoebel (Archivio Storico del Movimento Operaio)

Saluti di 
Dolores Feleppa Madaro (Assessore alla Memoria della Città del Comune di Napoli)
Nicola Oddati (Assessore alla Cultura del Comune di Napoli)

Presentano 
Alessandra Kersevan (Coordinatrice “resistenza Storica”)
Giuseppe Aragno (Direttore dell’Archivio Storico del Movimento Operaio)
Partecipa
Luigi Cortesi
Prof. emerito di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”