Informazione

RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del gennaio 2003
(resoconto di viaggio a cura di Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA
Trieste)

Questa relazione e' suddivisa in tre parti:
A) Cronaca del viaggio
B) Le ultime informazioni sulla Zastava.
C) Conclusioni

Cronaca del viaggio

Vi inviamo un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac e ad altre realta' in Serbia.
Siamo partiti in macchina da Trieste venerdi' 31 gennaio 2003 a
mezzanotte.La delegazione era formata da 3 persone: Lino in
rappresentanza del coordinamento RSU, Maurizio a nome della
associazione "Il nido del cuculo" di Rimini e Gilberto del gruppo
ZASTAVA Trieste. Le spese di viaggio sono state come al solito
sostenute direttamente dai partecipanti, senza incidere quindi sul
denaro raccolto per le varie iniziative in corso.
Avevamo con noi alcune scatole di regali per famiglie di Kragujevac,
soprattutto provenienti da Brescia.

La prima sosta e' stata a Belgrado, sotto un leggero nevischio, dove
verso le 8 del mattino abbiamo consegnato una ventina di costosissimi
flaconi di chemioterapici e materiale per trapianti di midollo osseo,
dono di un sottoscrittore di Trieste, al reparto di oncologia
pediatrica dell'Ospedale pediatrico "Maiku i Dete" di Belgrado, per un
valore di circa 10.000 euro.
L'incontro con la direttrice del reparto e' stato particolarmente
toccante.
Questa struttura e' pubblica, ma riceve dallo Stato finanziamenti
assolutamente insufficienti per le terapie a cui questi sfortunati
bambini devono essere sottoposti, e le famiglie, di norma poverissime,
dovrebbero supplire con farmaci comprati soprattutto tramite il mercato
nero.
Vi sono casi in cui le terapie costano anche 300 euro al giorno.


Siamo arrivati a Kragujevac verso le 11, senza alcun problema durante
il viaggio, se si eccettua il freddo intenso e una buona quantita' di
ghiaccio sulle strade di Kragujevac. Il pomeriggio del sabato e parte
della domenica sono stati impiegati per la discussione del "progetto
forno" a cui si e' gia' accennato in relazioni precedenti e per
raccogliere ulteriri informazioni sulla situazione occupazionale e
produttiva.

Nel pomeriggio di domenica abbiamo fatto visita a due famiglie, tra le
piu' sfortunate tra quelle che seguiamo.

Inoltre abbiamo discusso con i responsabili dell'ufficio adozioni come
si potra' distribuire nel prossimo viaggio una cifra abbastanza
importante ricevuta dalla provincia di Biella per onorare la memoria di
un operaio ancora giovane improvvisamenete deceduto.

Per quanto riguarda il progetto forno, sono stati identificati i locali
in cui installarlo e definiti gli interventi elettrici, idraulici ed
edili per mettere questi locali in condizione di ricevere questo forno.
Ricordiamo che le potenzialita' di produzione sono di 24 quintali di
pane al giorno.
Si spera quindi di poterlo trasportare da Rimini dove attualmente si
trova a Kragujevac in un futuro assai prossimo.

Il lunedi' mattina siamo partiti per Belgrado; li' abbiamo passato
tutto il pomeriggio in visita all'Istituto per ragazzi con difficolta'
nello sviluppo mentale.
Si tratta di una struttura pubblica che ospita 350 ragazze e ragazzi.
Mancano di tutto.
L'associazione "Il nido del cuculo" aveva gia' preso contatti con loro
a novembre scorso, e aveva gia' portato un carico di vestiario
invernale.
Tra la direzione dell'Istituto e l'associazione riminese e' stata
discussa la continuazione della collaborazione; "Il nido del cuculo"
mettera' a disposizione dell'Istituto un altro forno di panificazione,
piu' piccolo di quello che verra' inviato a Kragujevac; inoltre ha gia'
a disposizione per il laboratorio artigiano dell'Istituto una macchina
professionale per la lavorazione del legno e un gabinetto odontoiatrico
per l'infermeria. Verso aprile inoltre, in una logica di scambio
culturale, si prevede di organizzare una serata musicale con artisti
italiani e serbi, tra cui la No Smoking Band, di Nelle Karajilic; per
intenderci quelli che lavorano alle colonne sonore dei film di Emir
Kusturica.

La sera in centro a Belgrado abbiamo incontrato Nelle Karajilic, che ha
confermato la sua presenza all'iniziativa. L'incontro e' avvenuto nel
grande viale in cui hanno sede le ambasciate e diversi ministeri. Devo
dire che sono rimasto assai impressionato nel vedere i vari palazzi
completamente sventrati che disseminano il viale.
Particolarmente impressionante e' il grande complesso del ministero
della difesa totalmente distrutto, che occupa due angoli di una piazza,
di fronte alla sede del governo.
La notte tra lunedi' e martedi' siamo rientrati a Trieste; in Slovenia
abbiamo incontrato una vera e propia bufera di neve che ci ha
rallentato molto.
Alle 8 del mattino ci siamo salutati.


I resoconti di tutti i viaggi precedenti sono reperibili su diversi
siti.
Il piu' completo e' il sito del coordinamento RSU, all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso, e
riportati i resoconti anche di altre associazioni.
I resoconti dei viaggi di ottobre e dicembre 2002 sono particolarmente
ricchi di notizie sulla situazione dei lavoratori della Zastava.

Gli stessi resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei Balcani
difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.




Le ultime informazioni sulla Zastava.

Ricordiamo innanzitutto che i dati ufficiali affermano che circa i 2/3
della popolazione serba spende meno di 1 euro al giorno pro-capite, e
che un terzo spende meno di mezzo euro al giorno; il 60% della spesa e'
per il cibo. La disoccupazione dilaga ed interessa centinaia di
migliaia di lavoratori, su circa undici milioni e mezzo di abitanti a
cui vanno sommati circa un milione di profughi.

Per quanto riguarda la Zastava si deve segnalare una importante
vittoria del Sindacato. La mensa aziendale, che era stata posta tra le
unita' da privatizzare, e' stata riconosciuta come bene sociale
patrimonio dei lavoratori, e quindi non e' piu' al momento
privatizzabile.

Per quanto riguarda la produzione la previsione per il 2003 segna un
incremento rispetto al 2002, quando si erano prodotte 12.000 vetture.
Sono previste 7.000 automobili con motore Peugeot con rispetto delle
normative anti-inquinamento Euro3 per l'esportazione e circa 20.000 per
il mercato interno, con motore Zastava che attualmente e' a livello
Euro2, e quindi non esportabile.
Cio' ha significato il richiamo di 400 lavoratori dall'ufficio
collocamento della Zastava ZZO (Zastava Zaposljvanje i Obrazovanje);
per intenderci meglio questo ufficio gestisce i lavoratori in cassa
integrazione a zero ore, che percepiscono una indennita' di 50 euro al
mese..
Ricordiamo che al luglio 2001 essi erano 9200; circa 1800 si sono
allontanati ricevendo una cifra di 100 euro per ogni anno di anzianita'
lavorativa; rimangono quindi a zero ore 7.000 lavoratori circa.

Il faccendiere Malcom Brikin, che annuncio' in pompa magna l'acquisto
di Zastava automobili nell'ottobre 2002 ha speso per ora solo parole.
Sembra che abbia promesso di farsi vivo nel prossimo aprile e di voler
conquistare i mercati latino-americani e africani. Sembra che nessuno
creda piu' a questo individuo e ai suoi fantasmagorici piani
industriali.




Conclusioni

Riporto come conclusioni esattamente le frasi gia' scritte nella
relazione di dicembre, in quanto nulla sostanzialmente e' cambiato

La cosa che cambiera' dalla prossima relazione e' che non scrivero'
probabilmente piu' Jugoslavia per identificare la regione del mondo
dove cerchiamo di portare solidarieta' e fratellanza, in quanto anche
questo nome verra' dimenticato e cancellato dalla storia.

La situazione sindacale in Jugoslavia è ovviamente molto problematica.
Oltre alla Zastava sono centinaia le fabbriche bombardate e sono oggi
oltre 600.000 i lavoratori licenziati a causa delle bombe della NATO.
La Classe lavoratrice Jugoslava è quindi oggi in condizioni di
oggettiva debolezza e deve fare i conti con la necessità di una
ricostruzione post-bombardamenti che assume ormai una chiara direttrice
iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha lasciato
al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le scuole e
la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più ricchi, le
fabbriche, le zone industriali sono all'asta di profittatori
occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo condizioni di
lavoro inaccettabili.


Non possiamo e non dobbiamo lasciare soli, abbandonati e invisibili, i
lavoratori e le lavoratrici jugoslavi e le loro famiglie.
Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinche' giunga a loro la
nostra solidarieta' e fratellanza materiale e politica.

IRAQ: RUGOVA, SE A FAVORE PACE GUERRA PUO' ESSERE MORALE

(ANSA) - TERNI, 13 FEB - ''La guerra e' sempre il mezzo estremo, ma quando e' a favore della pace e non della distruzione, allora puo' essere considerata morale'': lo ha detto il presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova, che e' in visita ufficiale a Terni, dove gli sono stati conferiti oggi il premio ''San Valentino un anno d' amore'' e la cittadinanza onoraria. Stamani Rugova ha incontrato un centinaio di studenti delle scuole superiori della citta'. Presenti il vescovo, mons. Vincenzo Paglia, e il sindaco, Paolo Raffaelli. Rispondendo alle domande dei ragazzi, il presidente del Kosovo ha aggiunto che ''oggi per quel che riguarda l' Iraq, il mondo civile sta facendo tutti gli sforzi per evitare la guerra, ma purtroppo questa puo' essere un impegno per evitare che armi pericolose per tutta l' umanita' vengano lasciate nelle mani di persone irresponsabili''. E ha anche paragonato Milosevic e Saddam Hussein: ''Hussein e Milosevic - ha detto - in quanto dittatori si assomigliano. Il problema che si pone il mondo civile e' quello di annullare le potenzialita' dei dittatori, per andare sempre piu' verso la democrazia''. Ad un' altra domanda, Rugova ha risposto: ''Noi kosovari dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della Nato che e' servito a salvare un popolo e una civilta'''. (ANSA). YMT-PE
13/02/2003 15:00

http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20030213150032473255.html


---------- Initial Header -----------

From : "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia" <jugocoord@...>
Date : Mon, 17 Feb 2003 15:30:52 -0000
Subject : [JUGOINFO] Iraq, Jugoslavia, di nuovo Iraq / 9 BIS


CON QUESTA "SINISTRA" LA GUERRA NON LA FERMEREMO MAI...

La posizione del giornalista kosovaro-albanese Veton Surroi -
favorevole ad una aggressione militare USA contro l'Iraq - e' stata
da questi espressa anche in un articolo su "Le Monde" che
riproduciamo di seguito.

Si noti che Surroi e' uno dei leader kosovaro-grandealbanesi dei
quali la "nuova sinistra" occidentale ha tessuto sperticate lodi
negli anni passati. In particolare, la "guru" dei balcanologi di "Le
Monde Diplomatique" Catherine Samary - recentissimamente al centro
di una accesa polemica con Michel Collon attorno a queste questioni -
ha dichiarato che Surroi e' uno di quei kosovaro-albanesi dei quali
ha grande stima, insieme ad Adem Demaci (gia' leader politico dei
tagliagole assassini dell'UCK).

All'indomani delle oceaniche manifestazioni contro la guerra in
tutto il mondo, dobbiamo purtroppo registrare la mancata presa
d'atto di tutte queste incongruenze ed il persistere di una
ipocrita "rimozione" della vicenda jugoslava e "kosovara" in tutta
la "sinistra" non-antimperialista. Se continuiamo ad affidarci a
questa "sinistra" sciovinista filo-occidentale le guerre, stiamone
certi, non le fermeremo mai.

Italo Slavo

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Les tyrans ne tombent que sous les bombes

par Veton Surroi
Le Monde du samedi 15 février

J'étais membre de l'opposition irakienne contre Saddam Hussein
aujourd'hui, je ressentirais ce que j'ai ressenti il y a cinq ans en
écoutant les arguments, émanant surtout des Européens, expliquant
pourquoi il ne fallait pas utiliser la force militaire contre la
Serbie de Slobodan Milosevic.

Les arguments sont similaires dans les deux cas. Dans les deux cas,
ils sont devenus partie intégrante de la tactique pour gagner du
temps avant les bombardements. La litanie est la suivante : "Il faut
donner une chance à la paix." "Les bombes ne peuvent pas apporter la
démocratie." "Une attaque militaire menacerait la stabilité de la
région." "Les Etats-Unis utilisent la puissance militaire pour
établir leur domination."
Tous ces arguments se sont révélés faux dans le cas du Kosovo.

Dans ce cas, le désir européen de gagner du temps n'a pas tenu
longtemps. Milosevic n'a pas saisi la dernière chance d'un accord de
paix lors des négociations de Rambouillet, et la France et
l'Allemagne ont été contraintes de rejoindre l'alliance américano-
britannique, très déterminée, pour faire cesser le génocide au
Kosovo.
Bien que, grâce aux négociations parrainées par l'Europe, il y ait
eu une chance de paix, Milosevic s'est servi de ces discussions pour
consolider sa position au Kosovo. Finalement, seul le bombardement
de la Serbie de Milosevic a arrêté le génocide des Kosovars, inversé
le processus de nettoyage ethnique et permis le retour chez eux de
près de 1 million de réfugiés.

Les bombes seules, naturellement, n'ont pas amené la démocratie, mais
elles étaient une condition préalable : le Kosovo a eu l'occasion,
pour la première fois dans son histoire, de mettre en place des
institutions démocratiques.
La débâcle qu'a apportée la pluie de bombes de l'OTAN sur la Serbie
a été le début de la fin pour Milosevic. Aujourd'hui, la Serbie
construit péniblement et patiemment un état démocratique.

Les Etats-Unis n'ont pas établi leur domination. En fait, ils ont
plus ou moins laissé la zone sous la responsabilité de l'Union
européenne et des Nations unies par le biais de leur protectorat au
Kosovo.

Comment la situation d'alors est-elle comparable avec la période
préparatoire qui précède une éventuelle guerre contre l'Irak ? Les
raisons majeures pour s'opposer à la guerre contre l'Irak ont changé
au fil des semaines.
D'abord, les principales autorités européennes ont insisté sur le
fait qu'elles s'opposeraient à une action unilatérale américaine et
demanderaient l'aval des Nations unies. Maintenant que la résolution
1441 du Conseil de sécurité, approuvée par les Européens, autorise
de facto toute action nécessaire contre le régime de Saddam Hussein,
elles soulèvent d'autres arguments allant de "il n'y a pas de
preuves" à "on ne peut pas bombarder tous les régimes qu'on n'aime
pas" ou "toute cette affaire revient au fait que l'Amérique veut
avoir la mainmise sur les gisements de pétrole irakiens".
Mon expérience au Kosovo avec Milosevic laisse penser que l'argument
devrait être retourné : quelqu'un espère-t-il avec réalisme que
Saddam Hussein quittera le pouvoir de son plein gré ou par un
processus électoral démocratique ? S'il n'abandonne pas le pouvoir
de l'une de ces deux manières, existe-t-il une autre façon d'arrêter
le mal qu'il inflige, en particulier à son propre peuple ? Saddam
Hussein est un tyran et constitue une menace contre la loi
humanitaire internationale, la stabilité de la région et la paix
mondiale au même titre que Milosevic. Pourtant, alors que le boucher
des Balkans est jugé pour crimes contre l'humanité à La Haye, on
accorde le bénéfice du doute au tyran de Bagdad.

C'est là que la guerre entre en jeu. La plus terrible des activités
humaines, la guerre, est sur le point de commencer. Si mon
expérience peut servir de guide, cette guerre abattra malgré tout le
régime de Saddam et créera les conditions d'une démocratie pour le
peuple irakien. Saddam étant du même acabit que Milosevic, nous
savons une chose sur eux : seule une pluie de bombes leur fera
lâcher leur emprise sur le pouvoir.

Quand cela se sera produit, de nouvelles questions émergeront
néanmoins.
Qu'arrivera-t-il dans l'Irak de l'après-Saddam ? Quelle sera la
nature de l'autorité internationale ? Quel genre de transition vers
la démocratie peut se faire dans un Irak souverain ? Et comment ce
genre d'autorité va-t-il affecter l'équilibre régional des Etats
voisins qui ne sont pas des démocraties, mais des retombées de la
fin de l'Empire ottoman ainsi que de la pax britannica ?

Si j'étais membre de l'opposition irakienne, ou encore une partie
concernée appartenant à l'Occident ou à la région, je commencerais
alors à m'inquiéter.
Au cours des derniers mois, un débat a eu lieu sur l'opportunité de
faire la guerre contre Saddam. Il est désormais clos pour
l'essentiel, car les forces présentes sur le théâtre des opérations
ont atteint un point de non-retour.

Je sais par mon expérience au Kosovo que les lendemains arrivent
beaucoup plus tôt qu'on ne les attend. L'opposition doit être prête
à embrasser la cause pour laquelle la bataille a été gagnée.

Le monde doit se rappeler comment la guerre au Kosovo s'est déroulée
et comment les peurs sans fondement qui inquiétaient tant les
Européens ne se sont jamais matérialisées. Il doit tirer la leçon du
cas Milosevic : il faut une puissance militaire pour renverser les
tyrans lorsque tout, y compris les négociations ou les inspections,
a échoué. Le changement ne viendra que lorsque les bombes
commenceront à pleuvoir.


Veton Surroi est rédacteur en chef et éditeur de Koha Ditore au
Kosovo.


--- In crj-mailinglist@...., "Coord. Naz. per la
Jugoslavia" ha scritto:

Iraq, Jugoslavia, di nuovo Iraq / 9: Kosovaro-albanesi al fianco
degli USA contro l'Iraq

Il noto "giornalista indipendente" albanese-kosovaro Veton Surroi -
uno di quelli legati al carrozzone dei media jugoslavi antiMilosevic
stipendiati dalla CIA attraverso la Fondazione Soros e presentati in
Italia come simboli della "lotta per la democrazia" - ha dichiarato
recentemente tutto il suo appoggio agli USA in caso di aggressione
all'Iraq. Sull'"International Herald Tribune" Surroi ha fatto un
parallelo esplicito tra l'intervento "umanitario" del 1999, che
avrebbe "fermato il genocidio in atto nella Kossova", ed il
paventato intervento USA contro l'Iraq.

http://www.rferl.org/newsline/2003/02/4-SEE/see-110203.asp

Radio Free Europe/Radio Liberty
February 11, 2003

KOSOVAR LEADER CALLS FOR MILITARY STRIKE ON IRAQ

Veton Surroi, who is Kosova's best-known journalist
and a highly respected political figure, wrote in the
"International Herald Tribune" of 11 February that the
current Western debate on Iraq reminds him of the
discussion regarding Kosova at the start of 1999.
Surroi argues that "though peace was given a chance
through European-sponsored negotiations, [President
Slobodan] Milosevic only used those talks to entrench
his position in Kosova. In the end, it was only the
bombing of Serbia that stopped genocide of Kosovars
and ultimately allowed the return of almost a million
refugees to their homes." He added that "since Saddam
is of the same ilk as Milosevic, we know something
about them both: Only falling bombs will shake them
from their hold on power.... I know from my experience
in Kosova that the day after comes far earlier than
you expected. The [Iraqi] opposition must be prepared
to take up the cause for which the battle was won."
Surroi concluded, "The world ought to recall how the
war for Kosova unfolded and how Europe's unfounded
fears never materialized. One should remember from the
case of Milosevic that it takes military might to
topple tyrants, after everything else has failed." PM

--- Fine messaggio inoltrato ---



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L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi è soggetto alle http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html

--- In This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it., "Miroslav Antic" wrote:

<http://www.freerepublic.com/focus/news/841600/posts>

NATO Split Opens Window for Tensions in Kosovo
STRATFOR


NATO Split Opens Window for Tensions in Kosovo
Feb 12, 2003



Serbian authorities put police and army units patrolling the border
with Kosovo on a state of alert Feb. 12. Belgrade said the move was
in response to reports claiming that "terrorists" in Kosovo are
planning to move into southern Serbia, and it follows the recent
arrests of seven ethnic Albanians in that area.

However, Serbia's order is more likely a politically motivated
response to the Kosovar parliament debate over a sovereignty and
independence declaration during the past week. The declaration
reportedly has the support of at least one-third of parliament
members. Although the assembly speaker took the motion off the
parliamentary agenda Feb. 12, sources told Belgrade's Radio B92 that
it could be put back on very soon.

As the motion was being debated, Serbian Prime Minister Zoran
Djindjic said that his country's forces should return to Kosovo. But
that possibility was discounted as unworkable by Fabio Mini,
commander of KFOR, the NATO-led international force responsible for
establishing and maintaining security in Kosovo.

The growing tension between Serbia and Kosovo coincides with a
widening split within the NATO alliance and inside the U.N. Security
Council over Iraq. With NATO and the United Nations distracted and
divided, Albanian nationalists in Kosovo and perhaps Macedonia -- as
well as the government in Serbia -- have an opportunity to make
incremental gains in their positions. Both sides are also patient,
however, so the tensions are unlikely to break out into conflict
soon. Nevertheless, they will create an unneeded distraction for
Europe on its southern flank.

--- End forwarded message ---

---------- Initial Header -----------

From : "Maurizio Dotti"
Date : Mon, 17 Feb 2003 12:55:26 +0100
Subject : Vespa su Foibe e Porzûs

Vespa su Foibe e Porzûs


ROMA - Dell'esodo degli italiani costretti a lasciare l'Istria e la Dalmazia, del dramma delle foibe, della strage di Porzûs si parla a «Porta a porta» in onda oggi, alle 23.30, su Raiuno. Nel corso della trasmissione si parlerà, inoltre, della crisi irachena all'indomani della riunione Nato a Bruxelles. Tra gli ospiti di Bruno Vespa: Gianfranco Fini, Luciano Violante, Arrigo Petacco, Ottavio Missoni e Abdon Pamich.

IL PICCOLO