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Subject: LA "ZASTAVA" SVENDUTA AD UN AVVENTURIERO STATUNITENSE?
Date: Wed, 16 Oct 2002 16:57:12 +0200
From: "sergio coronica"


LA "ZASTAVA" SVENDUTA AD UN AVVENTURIERO STATUNITENSE?


Arriva oggi la notizia certa della firma di un pre-accordo tra i
rappresentanti del gruppo "Zastava Automobili" di Kragujevac e quelli di
una societa' statunitense guidata da un tale di nome Malcom
Bricklin. Costui é noto nel mondo automobilistico statunitense solo per
avere importato la giapponese Subaru nel 1968 e per avere avviato una
serie
di altre operazioni assai improbabili, presto dimostratesi fallimentari
-
si provi ad esempio a fare una ricerca internet su "Zastava" e
"Bricklin",
ed appariranno una serie di commenti sarcastici sulle macchine Yugo e
sulla
figura di questo imprenditore, che già alla fine dello scorso aprile
aveva
dichiarato di essere in trattative con la Zastava.

La notizia viene oggi da fonti ufficiali serbe, le quali usano toni
trionfalistici che travalicano di molto il senso del ridicolo, e tingono
l'operazione di un amaro sapore tragicomico. Nel pieno delle elezioni
presidenziali in Serbia, l'annuncio della prossima ripresa in grande
stile
della produzione a Kragujevac dovrebbe forse servire a spostare i
consensi
verso il candidato filogovernativo Labus. In realtà, questo accordo
annunciato ieri 11/10/2002 in pompa magna dal Ministro dell'Economia e
delle Privatizzazioni Vlahovic rappresenta una ennesima terribile
umiliazione per Kragujevac e per i suoi lavoratori. Ricordiamo che la
Zastava Automobili di Kragujevac rappresentava il più grande complesso
metalmeccanico dei Balcani prima della devastazione dovuta ai criminali
bombardamenti da parte della Alleanza Atlantica, nella primavera del
1999.
Gli sforzi eroici dei lavoratori e delle loro famiglie avevano
consentito
la ripresa della produzione dopo pochi mesi, ma con l'avvento del nuovo
regime filoccidentale ed ultraliberista, nell'ottobre 2000, la
produzione
e' stata completamente bloccata.
(...)


ALLEGATI:

Belgrade, Oct. 11, 2002 - Alekxander Vlahovic, ministro del lavoro e
delle privatizzazioni, ha annunciato oggi che i rappresentanti della
Zastava Auto di Kragujevac hanno firmato un pre-accordo con l'azienda
americana Nucarco che prevede di sviluppare una collaborazione con la
Zastava auto, e questo rappresenta un significativo passo verso la
ristrutturazione della Zastava
stessa. Il pre-accordo firmato il 4 ottobre, già in essere oggi, porterà
all'accordo conclusivo non più tardi del 1 marzo '03, quando la nuova
Zastava ZMW dovrebbe essere operativa. La Nucarco, con sede nel
New-Jersey, importa le Yugo nel mercato USA dagli anni ottanta, come
Subaru, Alfa-Romeo, Ferrari e Fiat. La Nucarco detiene l'80%, mentre la
Zastava auto il restante 20%, della nuova Zastava Motor Work. La
produzione di vecchi modelli, come quella di nuovi, è stimata in
220.000mila veicoli all'anno per i primi 5 anni. La Nucarco intende
investire 150milioni di dollari nei prossimi 3 anni, mentre la Zastava
auto parteciperà con le sue proprietà e le tecnologie dei modelli
attuali Skala, Yugo e Florida.
L'accordo prevede che almeno il 75% delle vetture sarà destinata al
mercato USA, europeo e quello dei paesi in via di sviluppo. Le vetture
saranno costruite secondo gli standard Euro 3 e 4. Al momento
dell'inizio della produzione la ZMW dovrebbe occupare non meno di 4.500
lavoratori, l'attuale numero di lavoratori occupati Alla Zastava auto,
ma questo numero aumenterà gradatamente a 9mila in 5 anni, afferma
Vlahovic. I lavoratori della Zastava auto non sono stati ancora
consultati su questo affare, pensiamo di non aspettarci alcun problema
fino alla firma dell'accordo che implementerà totalmente la
ristrutturazione della Zastava. Dopo il primo anno la
produzione prevista è di 5.000 veicolo al mese, il secondo anno 7.500,
mentre fra 3 anni da oggi sono previsti 10.000 veicoli al mese. Secondo
il pre-accordo, obbligo del partner USA è quello di provvedere
all'investimento finanziario ed al mantenimento del finanziamento nella
azienda per prevenire il fallimento nei prossimi 5 anni. La Zastava auto
da parte sua provvederà con le sue proprietà, sede e sedi secondarie,
tecnologia, macchinari e attrezzature. Il governo esonera la azienda dal
pagamento delle tasse sulle entrate per i prossimi 10 anni.
Il processo di ristrutturazione è cominciato nella metà di aprile
dell'anno scorso. La situazione che si trovava davanti il governo serbo
era scoraggiante. Nell'intera Zastava erano impiegati più di 30.000
lavoratori, dei quali 17.000 in esubero. Il governo serbo, durante le
procedure di ristrutturazione, tagliò il numero delle imprese del gruppo
Zastava da 47 a 20, riducendo così il numero dei lavoratori a 14.000, ed
incoraggiò la fuoriuscita dei lavoratori con piccoli crediti favorendone
la costituzione
di imprese individuali [sic]. In settembre la Zastava auto vendeva 1 su
60 dei veicoli acquistati in Serbia, il 10% in più di prima della
ristrutturazione. La Zastava auto ha cominciato ad installare anche
motori Peugeot sulle sue auto.

Autos Yugo Redux , by Doug Donovan

NEW YORK - 10 anni sono passati dall'ultima Yugo importata negli USA.
L'importazione della autovettura molto ridicola cessò nel 1992 , ma è
rimasta sempre come icona americana della cosa più economica. Ora la
Yugo è tornata. Malcolm Bricklin, l'importatore americano che importò la
prima Yugo nel 1985, afferma che è stato firmato un protocollo di
vendita con la Zastava Motor Work in Serbia per introdurre negli USA gli
ultimi prodotti della costituenda nuova azienda della Yugo, chiamata
provvisoriamente ZMW.
Stiamo per aprire 12 concessionari negli States - afferma Bricklin,
sessantatreenne, che importò la Subaru nel 1968. Bricklin sostiene che
importerà la prima Yugo-ZWM entro 12 mesi, ed è fiducioso che la sua
nuova azienda, denominata Zastava Motor Work USA venderà 60.000 veicoli
nel suo
primo anno di vita. Afferma che saranno importate quattro differenti
modelli: una due porte, una quattro porte, una convertibile ed un
pick-up.
I motori, secondo Bricklin, saranno forniti dai maggiori produttori
europei quali Volkswagen, Fiat e PSA [Peugeot e Citroen]. I prezzi
partiranno da 5.000 $ fino a 10.000 $, facendo di esse le più economiche
autovetture sul mercato oggi, secondo la Associazione Nazionale dei
Venditori di Automobili -NADA. Ma questo non significa che i compratori
non abbiano altre opzioni. Le vetture a basso costo attualmente vendute
negli USA sono la Lanos della Daewoo (9.964$), la Accent della Hyundai
(9.494$), la Rio della Kia (9.590$) e la Echo della Toyota (10.480$) .
La Chevrolet Cavalier della GM cade in questa categoria, col prezzo di
14.400$ e con lo sconto di 3.000$.
Bricklin sostiene che le vetture somigliano alla Volkswagen Rabbit;
saranno dotate di air bags, rispetteranno i limiti di sicurezza, e che i
prodotti attuali della Zastava rispettano le norme di emissione e di
sicurezza europei.
La Zastava fu parzialmente distrutta nel 1999 dai bombardamenti della
NATO contro il regime di Milosevic, ma fu in grado di produrre vetture
per il mercato della nuova Jugoslavia. Bricklin dice che l'azienda è
stata ricostruita e che è in grado di supportare le richieste del
mercato americano entro un anno. La domanda è: Il mercato ha bisogno di
una vettura così economica?
Entrando sul mercato a quel prezzo non significa che non vi sarà
competizione - dice Paul Taylor, capo economista del NADA. "Birklin
dovrà affrontare il mercato dell'usato che offre garanzie molto ampie."
Christopher Cedergreen, un analista alla consulta dell'automobile del
Nextrend, sostiene che il mercato dell'auto si sta allontanando dai
modelli a basso prezzo. "I consumatori vogliono prodotti che evochino
passione ed emozione, e sono vogliosi di possederli." Sarà la prima
volta che un
compratore uscirà a comperare una nuova auto a metà del prezzo
dell'auto più economica, risponde Birklin. Secondo la NADA il prezzo
medio di una nuova vettura è di 26.670$, mentre quello delle auto usate
è di 13.542$.
Birklin afferma di non aver gettato via danaro acquistando la Zastava e
che il quartier generale sarà a New York City. Non vi sono dubbi che
Bricklin sia capace di creare una catena di distribuzione per vendere le
auto negli USA. Birklin ed i suoi soci iniziarono la distribuzione della
Subaru nel 1968. Birklin lasciò nel 1971, ventanni prima che la Fuji la
acquistasse.
Più di 120.000 Yugo sono state vendute prima che B. la vendesse per più
di 15 milioni di dollari. B. é meglio conosciuto per fallimenti di alto
profilo. Disegnò e finanziò la produzione della Birklin SV-1, una
vettura simile alla DeLorean. Nel 1975 la Birklin Vehicle Co. fallì, e
nel 1995 Birklin fondò la Electric Bycicle Co. che due anni più tardi
fallì nuovamente.
"L'ultima volta che abbiamo fatto questo, la Jugoslavia stava
implodendo, ma ora la situazione si è stabilizzata. Sono fiducioso ad
andare là e spero che altra gente lo faccia." Conclude Birklin.

http://www.ilmanifesto.it/

il manifesto - 19 Ottobre 2002 - pagina 17

Izet, quella voce amara e disincantata di Sarajevo

Un reading internazionale in ricordo di Sarajlic, poeta di lingua
serbo-croata più tradotto al
mondo
TOMMASO DI FRANCESCO

SARAJEVO - «Noi che abbiamo vissuto l'assedio di Sarajevo,/ di tutto
ciò certamente non avremo nulla da guadagnare.../». Lo scrittore e poeta
sarajevese Marko Vesovic legge con aria disincantata e amara i suoi
versi. Siamo nel Kamerni Teatar della Federazione croato-musulmana. È
il secondo giorno degli «Incontri internazionali di poesia» curato da
Multimedia edizioni/ Casa della poesia e della mostra fotografica
«...Che ci perdoni l'erba» di Mario Boccia, per ricordare la «voce di
Sarajevo», il poeta Izet Sarajlic, scomparso il 2 maggio di quest'anno
che mai aveva voluto lasciare la città, nemmeno durante l'assedio, e che
negli ultimi anni dopo la guerra aveva ripreso quel suo straordinario
lavoro cosmopolita di raccordo tra poeti del mondo, ritessendo i
rapporti con l'Italia, con Salerno e Baronissi in particolare, sede
della Casa della poesia. Izet Sarajlic - che nel 2001 ha ricevuto in
Italia il premio Moravia per Qualcuno ha suonato, Multimedia - è il
poeta di lingua serbo-croata più tradotto al mondo, soprattutto da
altri poeti come Brodskij, Evtushenko, Enzesberger, Retamar e Charles
Simic negli Stati uniti; oltre ad essere stato amico fraterno di
Alfonso Gatto del quale la sorella di Izet, Raza - morta nell'assedio -
ha tradotto le opere in serbo croato.
E sempre mono-tonico Marko Vesovic legge: «Quell'esperienza non ci
servirà a nulla/ come
se avessimo perso il violino e guadagnato le mani...». Anche stavolta
per stare vicino ad Izet, incontrare la figlia Tamara - il comune di
Salerno le darà la cittadinanza onoraria - sono venuti tanti poeti a
leggere versi in sua memoria: Alberto Masala dall'Italia, Carmen Yanez
dal Cile, dalla
Spagna Juan Vicente Piqueras e Eloy José Santos, Judi Benson e Ken
Smith dalla Gran Bretagna, Louis-Philippe Dalembert da Haiti, il
performer Serge Pey dalla Francia e, tra tutti, un pezzo di storia
della letteratura americana degli anni beat, Jack Hirschman che leggerà
per la prima volta la splendida fonìa del suo nuovo poema sull'11
settembre.
Mancava Erri De Luca, lo scrittore italiano che con lui ha intessuto un
lungo epistolario e
che ha conosciuto, nei suoi «trasporti» balcanici, a Sarajevo sotto le
bombe. Mancava forse perché...non si torna volentieri in una città che
si è vista dilaniata. Tanti anche i poeti di Sarajevo che sono venuti a
ricordare Izet e l'assedio, come Farida Durakovic, Josip Osti e il
solipsista Velimir Milosevic.
Anche la parte più ufficiale dell'iniziativa è stata decisiva. La
lettura internazionale di poesia
e la mostra, sono state inaugurate dal sindaco di Sarajevo, Muhidin
Hamamdzic, dall'ambasciatore italiano, dall'assessore alla cultura del
comune di Salerno - tutti organismi che hanno promosso l'iniziativa - e
dal fotografo Mario Boccia, sotto lo sguardo spiritato e sorridente,
beffardo e
amoroso delle grandi gigantografie di Izet Sarajlic.
Una mostra quella di Boccia - si è conclusa ieri e «Che ci perdoni
l'erba» è proprio un verso
di Izet - che, pure composta per la maggior parte da una intimità di
ritratti del poeta, ha voluto offrire in una «parete buia» l'intero
spettro della tragedia della guerra balcanica, con immagini che vanno
infatti dalle uccisioni in Slovenia nel 1991, fino alle milizie dell'Uck
in Macedonia nel
febbraio di quest'anno, e con una sequenza di pulizie etniche che
vedono albanesi cacciati dai serbi, serbi e rom dagli albanesi,
musulmani dai croati, croati dai serbi e serbi dai musulmani e... E Izet
Sarajilic a questa verità si è sempre adoperato, lui che era un
musulmano di Doboj, sposato con una cattolica e con un genero di
religione ortodossa, ha militato nel «Circolo 99» di Sarajevo, sempre
contrario alle mafie che hanno voluto la guerra, e ha lottato fino alla
fine dei suoi giorni per il mantenimento di quella cultura
bosniaco-jugoslava laica della pluralità e della convivenza della quale,
prima della guerra, Sarajevo era un simbolo per tutto il mondo.
Intanto Marko Vesovic non smette la sua lamentazione critica:«...
Bisogna dimenticare tutto/
e poi dimenticare il dimenticato. Ma d'ora in poi, spero,/ che noi
avremo un po' più di rispetto verso noi stessi,/ come un pugile che
riceve un milione di pugni/ e rimane in piedi/ e la sua faccia
massacrata nello specchio gli dice nello specchio/ chi è lui in verità/
(...) Abbiamo conosciuto i nostri limiti. / Perché sapere chi sei è
sempre stato/ il privilegio della vittima.../». Legge mentre la
traduzione appare stampigliata grande sul telo di fondo. L'hanno fatta
Raffalella Marzano e il poeta Sinan Guzdevic, l'unico che ha avuto il
coraggio di denunciare che la guerra nell'ex Jugoslavia è stata anche
contro una lingua unitaria e bellissima, il serbo-croato, per arrivare
a pseudo invenzioni linguistiche come il «croato» ufficiale o la
«parlata» bosniaca.
Legge Marko Vesovic e fuori Sarajevo aspetta. È arrivato il primo
freddo, piove in continuazione da giorni, da settimane, la Miljacka, che
d'estate è quasi un rigagnolo inesistente, è gonfia d'acqua terragna:
nessuno da tempo ha più curato a monte e a valle opere di bonifica.
Livida la città rimane appesa, come l'odio rimasto che vede la città e
la Bosnia Erzegovina divisa in cantoni e «stati», quello della
Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba.
Tutti i poeti poi sono andati al Cimitero del Leone, a trovare Izet. Il
monumento del Leone
era ancora lì mezzo devastato dalle bombe. Lì Izet li ha accolti con
una pioggerellina fastidiosa, appena il tempo di mettere un carillon di
uccellini di lacca cinguettanti sulla tomba bruna. Intorno, guardavamo
che alla fine serbi e musulmani - ma anche le stelle rosse degli
jugoslavi - stavano insieme, finalmente: da morti.
«Poi che dirti/ nessuna guerra ha fatto mai/ ridere una madre», ci
saluta Marko Vesovic dai
microfoni del Camerni Teatar. Per strada, arde ancora il monumento
della «fiaccola», splende e fa luce e fuoco. È sempre rimasta accesa
anche durante l'assedio: ricorda la liberazione della città il 6 aprile
del 1945 da parte dell'armata popolare jugoslava. Perché arde ancora?

--- In This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it., "Miroslav Antic" wrote:

Za¹to radnici "Zastave automobila" strepe od novog gazde?


Briklin nema 150 miliona dolara


Sve dok taj gospodin ne doka¾e sa koliko para raspola¾e, nema ugovora,
prete sindikalci


Polemike oko predugovora koji je poslovodstvo Holdinga "Zastava
vozila" potpisalo sa amerièkom firmom "NUKARKO" u Kragujevcu jo¹ se ne
sti¹avaju. Radnici su uznemireni najavama da dolazi novi vlasnik i
zabrinuti za svoju buduænost.
Kako bi bar delimièno razjasnili "poplavu" upozorenja o solventnosti
potencijalnog amerièkog biznismena Malkolma Briklina, ovda¹nji
sindikalci su u pro¹li petak odr¾ali sastanak u Vladi Republike Srbije
s ministrom Aleksandrom Vlahoviæem, koji je prvi i obelodanio vest o
"uspe¹nom poslovnom aran¾manu" za "Zastavu".

- Insistirali smo na sastanku, pre svega, zbog vesti koja je
objavljena u gotovo svim medijima - da amerièki partner ne raspola¾e
sredstvima od 150 miliona dolara, koje bi "NUKARKO" ulo¾io u "Zastava
automobile". Ali, uznemirava nas i èinjenica da je potpisivanje
predugovora obelodanjeno uoèi izbora za predsednika Republike, rekao
je za "Glas" Zoran Mihajloviæ, predsednik Samostalnog sindikata
"Automobila".
- Ministar Vlahoviæ nam je rekao da, sve dok gospodin Briklin ne
podnese pismene dokaze da raspola¾e tim parama, nikakav ugovor neæe
biti ni potpisan.

Mihajloviæ je, na osnovu onog ¹to je reèeno u Vladi, ipak izrazio
uverenje da æe, uz odreðene rezerve, poèetkom marta biti potpisan
ugovor sa amerièkim partnerom, ili bolje reæi "pola veruje - pola ne
veruje".
- Treba prvo skoèiti, pa reæi hop, i u tom kontekstu zatra¾ili smo da
odmah budemo ukljuèeni u sve aktivnosti koje prethode potpisivanju
ugovora, a s tim se slo¾io i sam ministar Vlahoviæ - ka¾e na¹
sagovornik. - ®elim da verujem da je ono ¹to je predviðeno
predugovorom i ostvarljivo.

Zbog toga smo zahtevali maksimalnu za¹titu radnika i garancije da ne
sme doæi do njihovog otpu¹tanja - dodaje Mihajloviæ, osvræuæi se na
podatak da je u prvoj godini realizacije ugovora predviðeno
upo¹ljavanje oko 4.500 radnika, a za pet godina i svih 9.000.

Mihajloviæ takoðe ka¾e da je predugovorom predviðeno da amerièki
partner tehnolo¹ke standarde u "Zastavi" podigne na nivo "euro 3" i
"euro 4", i podstakne razvoj koji æe biti sinonim za vrednost,
kvalitet i pouzdanost.

Predugovorom je navodno i predviðen i "dupli kljuè", kako bi "Zastava"
za¹titila svoj ulog od 20 odsto, a na tome je insistirao i sindikat.
Imovina "Zastave" ni na koji naèin ne sme da se dovede u pitanje, i da
eventualno bude otuðena, iskljuèiv je Mihajloviæ.

Od sindikalaca u "Zastava automobilima", posle objavljivanja vesti o
potencijalnom poslovnom partneru, jo¹ niko nije poskoèio, pa ni rekao
"hop". Zahtevi su jasno predoèeni ministru i veæ "od sutra" njihovi
predstavnici, kako tvrde, biæe "aktivno" ukljuèeni u pripreme za
potpisivanje ugovora.


B. KULJANIN
http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/T02102101.shtml

--- End forwarded message ---


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ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
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Datum: 21 oktobar 2002

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ISTINA O MILANOVICU

infograf@...


Ljiljana Milanovic-novinar
Beograd, 9.oktobar 2002.

NATO agresija se u Jugoslaviji nastavlja. Ono sto bombe nisu
mogle mo?e ocigledno marionetski re?im, koji je na vlasti u
Jugoslaviji od 5. oktobra 2000. godine.
Naime, 21. juna 2002. godine marionetski sud u Beogradu osudio
je bivseg generalnog direktora nacionalne televizije Dragoljuba
Milanovica na deset godina zatvora, zbog pogibije 16 radnika
ove medijske kuce stradalih u NATO bombardovanju.
Osudena je ?rtva a ne ubica. Ne onaj koji je naredio
bombardovanje dr?avne televizije, koja je civilna ustanova
zasticena medunarodnom konvencijom.
Isto tu?ilastvo, kakve li ironije, odustalo je od krivicnog
postupka protiv celnika NATO alijanse.
Da li je uopste bilo agresije na nasu zenlju, jer onaj ko
bombarduje po ovom tu?ilastvu samo je povredio teritorijalni
suverenitet, dok je onaj koji brani zemlju izvrsio tesko delo
protiv opste sigurnosti. A mo?e li se u ratu uopste govoriti o
bilo kakvoj a kamoli o opstoj sigurnosti?!
I nedavno smo culi da je jedan od uslova za prijem Jugoslavije
u Partnerstvo za mir, da se povuce tu?ba protiv NATO lidera za
nadoknadu stete.
Da bi se amnestirao NATO osuduje se direktir nacionalne kuce,
koja je u vreme NATO agresije na Jugoslaviju bila oci i usi
naroda, koja je javljala o stradanju civila. Upravo zbog toga
tu?ilac odustaje od utvrdivanja materijalne stete. Ona se
upravo zbog NATO-a ne sme ni utvrditi.
I tako se bivsi generalni direktor RTS-a Dragoljub Milanovic
optu?uje za krivicno delo protiv opste sigunosti iz cl. 194
stav 2 i 3 krivicnog zakona Republike Srbije. A ovi clanovi
govore o nesprovodenju protiv-po?arnih mera. Nema stete i nema
bombardovanja.
Ponasanje suda je zlocin nad istinom, zakonom i patriotizmom.
Zasto nad patriotizmom? Odgovor daje sudija koja obrazla?uci
ovu sramnu, neobjasnjivu presudu, ka?e: " Vi ste gospodine
Milanovocu morali spreciti tu neprimerenu hrabrost vasih
radnika."
Ova presuda bi trebalo da bude i opomena svima koji se drznu da
budu patriote i brane svoju otad?binu.
Citav proces baziran je na nizu falsifikovanih dokumenata i
fingiranom dokumentu. Mo?e li se neko osuditi na osnovu
nepostojecih i dokumenta koji nije validan. A to je upravo
uradeno u slucaju Dragoljuba Milanovica. Jer, misteriozna
naredba 37 nije pronadena. Ona je, prema svedoku Slobodanu
Perisicu, izgorela 5. oktobra 2000. godine. Inace, Dragoljub
Milanovic je jos 1998. preneo sva svoja ovlascena iz domena
odbrane i zastite RTS-a na svog pomocnika Slobodana Perisica.
Ipak, sud donosi odluku na osnovu papira koji je verovatno
izvucen iz kompjutera, koji je nepotpisan, neoveren i koji nije
arhiviran. I takav kakav je nije bio sa planovima pripravnosti
nego u nezasticenom kompjuteru. Taj papir mo?e biti jedino
mo?da nacrt, skica ili predlog naredbe 37. A i u tom papiru,
neoverenom, nearhiviranom, i nepotpisanom, tacka 6 daje pravo
generalnom direktoru da uradi sta je najcelishodnije. Medutim,
sudija ka?e: "Nije bilo na vama da procenjujete. Da ste
postupili po naredbi Savezne vlade i zaposlene izmestili na
Kosutnjak, ne biste krivicno odgovarali, cak da je poginulo i
300 ljudi. Da li vam je to jasno, Milanovicu." Kome ovo mo?e
biti jasno?!
Naredba 37 u celosti izgleda ovako:

1. Izvrsiti sve pripreme i poceti sa emitovanjem radio i TV
programa RTS ( RTV Beograda) iz emisionih i studijskih
kapaciteta na Kosutnjaku.
2. Po potrebi izmestiti deo neophodne opreme iz Radio Beograda
(Hilandarska 2) i TV Beograd (Takovska 10) na Kosutnjak radi
poboljsanja slike i tona sa rezervnog mesta rada(Kosutnjaka).
3. Obezbediti sve potrebne uslove za kvalitetno funkcionisanje
RTS(RTV Beograda) sa rezervnog mesta rada.
4. Po izvr?enom izmestanju kapaciteta RTS( Beograda) na
rezervno mestu rada, obavestiti ministarstvo za informacije
Republike Srbije kao i nadle?ne organe.
5. U cilju sprovodjenja ove mere preduzeti i druge radnje, mere
i postupke po mom naredenju.
6. Postupanje protivno ovoj Naredbi moguce je samo uz moje
posebno odobrenje.

Za televiziju nije bilo zastite. Podsecam, gadano je srce
televizije, emisiona tehnika - master. Pitam sve one koji ?ele
da cuju i kojima je do istine: Gde se to televizija mogla
sakriti?! Mi smo, znaci, kao nacionalna televizija morali da u
vreme NATO agresije zacutimo. Da slike o stradanju civila ne
vidi niko. Pa zar oni koji su nas gadali nemaju jacu medijsku
mre?u? Ali odgovor na to zasto su nas gadali dali su upravo
sami celnici NATO alijanse.
General Vesli Klark ka?e: "Znali smo kada smo gadali da ima i
drugih nacina da se unisti srpska TV. Ali, mislili smo da je
dobar potez to sto smo je gadali i politicko rukovodstvo se
slo?ilo." Drugim recima, komentarise ovu Klarkovu izjavu
Amnesty International, NATO je namerno gadao civilni objekat i
usmrtio 16 civila da bi prekinuo emitovanje srpske TV na tri
sata i to usred noci.
Vilijem Sulc, izvrsni direktor Amnesty International-a SAD
ka?e- bombardovanje RTS-a je ratni zlocin.
I Human Rights Watch sla?e se sa cinjenicom da su civili meta i
da su tokom rata agresori na sve moguce nacine to pokusavali da
sakriju, pravdajuci to kolateralnom stetom.
Britanski premijer Toni Bler u emisiji " Moral borbe-NATO u
ratu" , 12. maja 2000. godine ka?e: " Jedan od razloga napada
bio je taj sto su snimci jugoslovenske TV koji su pokazivali
ljudsku cenu gresaka NATO kao sto je bombardovanje civilnog
konvoja na putu ?akovica-Prizren, preuzimali i emitovali
zapadni mediji, cime su podrivali podrsku ratu u javnosti, pa
cak i kod vojnika Alijanse."
Neposredno posle bombardovanja RTS-a, Bil Klinton se susreo sa
novinarima. Tom prilikom Volf Blicer, izvestac CNN-a, zapitao
je americkog predsednika, zasto je autorizovao bombardovanje
RTS-a, odnosno sta mu je prolazilo kroz glavu, kada je u
sustini autorizovao ubijanje tamo zaposlenih ljudi. Klinton je
odgovorio: "Nasi vojni lideri u NATO-u veruju, na osnovu onoga
sto su videli i sto su i drugi rekli, da je srpska TV kljucni
instrument komandovanja i kontrole jugoslovenskog rukovodstva.
Preko te TV Srbi sire mr?nju i dezinformacije."
Sve je to ocigledno javno priznanje zlocina.
Uprkos svemu, za marionetski re?im u Jugoslaviji i marionetski
sud, ne postoje cinjenice, ne postoji zakon. Postoji samo
zadatak-amnestija za NATO.
I na kraju, pitam se da li je u NATO bombardovanju stradalo
samo 16 radnika RTS-a? Sta je sa ostalim ?rtvama u NATO
agresiji?

Sessantuno anni fa:
LO STERMINIO DELLE "SUMARICE" A KRAGUJEVAC


=== * ===


>
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/MemorialeKragujevac.=
html

PER NON DIMENTICARE: 21. ottobre 1941- 21. ottobre 2002
L'invito da Milja, Rajka e Dragan del Sindacato "Samostalni" della
Zastava Kragujevac, a non dimenticare


> http://digilander.iol.it/convogliogiorgiana/kragujevac1941.html

STERMINIO IN SERBIA. In un solo giorno 7300 morti nella città martire.
È l'autunno del 1941. Pochi mesi dopo la dissoluzione del regno di
Jugoslavia, la penisola balcanica è insorta contro l'occupante
nazifascista. Alla rivolta partigiana i tedeschi rispondono facendo
strage della popolazione civile...
(di A. Pitamitz. Da "Storia Illustrata", gennaio 1979)


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Per la memoria storica:

Kragujevac, Jugoslavia - 21 ottobre 1941


E' un autunno freddo in quell'anno 1941 nella Sumadjia, la regione di
cui è capoluogo la città di Kragujevac... in un breve lasso di tempo
si trasformerà in gelido per i suoi abitanti.
L'occupazione nazifascista della Jugoslavia è in atto, e
contemporaneamente comincia la lotta di liberazione e si formano i
primi distaccamenti partigiani guidati dai comunisti, che nella
clandestinità avevano costruito una rete di combattenti sia nelle
città che nelle campagne e sotto la cui guida, i popoli jugoslavi
uniti, diedero vita ad una stagione di eroismi storici e sacrifici
immani, ma vittoriosa. Come raccontano i vecchi combattenti: ".. non
appena una suola straniera ha calpestato la nostra terra, il nostro
popolo ha cominciato la lotta di liberazione, senza indugi e senza
dubbi, come sempre è stato dai tempi degli ottomani in poi, la
consegna era lottare comunque. Vincere forse, ma comunque lottare...".
Quella mattina una delle tante rappresaglie (ma certamente una delle
più feroci e atroci), che poi segnarono la storia quotidiana di quelle
terre (non va mai dimenticato che, dopo il popolo sovietico, è stato
il popolo jugoslavo ha pagare il tributo di sangue e di mutilati più
alto, per la liberazione dell'Europa dal fascismo italiano e dal
nazismo tedesco), fu messa in atto in quella città, dove il rifiuto
dell'occupante ed il patriottismo erano unica cosa e continuamente
dimostrata in mille piccoli atti di ostilità verso gli occupatori.
Attorno la città vi sono una serie di colline: una di queste fu scelta
come luogo per la rappresaglia, lì furono condotti con i camion
migliaia di cittadini presi con i rastrellamenti del 20 ottobre,
prelevati nei posti di lavoro, nelle strade, nelle scuole: uomini,
donne e bambini indistintamente, persino invalidi e ragazze incinte.
Vengono sistemati in baracche e casette di legno, raggruppati a
gruppi in attesa del loro turno di fucilazione, che avvenne in varie
zone dove, in ciascun posto vennero poi costruiti, dopo la
liberazione, i vari monumenti che ancora oggi formano quello che è
chiamato il Parco della Rimembranza di Kragujevac.
All'interno delle baracche, vergati su muri, saranno poi ritrovati gli
ultimi pensieri alle famiglie, messaggi di condannati a morte, che,
come sempre in queste situazioni estreme, si rivolgono come un ultimo
saluto: alcuni intrisi di disperazione, altri colmi di un senso di
serenità finale quasi come atto liberatorio, altri come monito e grido
di una battaglia che deve continuare. Altri sono sotto forma di auto
riflessione sulla speranza, sulla vita, sul sole, sull'umanità, su
padri o su figli che non si rivedranno mai più. Ancora oggi chi visita
trova su alcuni pannelli esterni al Museo, le scritte lasciate , ormai
sempre più sbiadite, sempre più illeggibili, perché il "nuovo corso"
jugoslavo, non ha troppo interesse a mantenere e coltivare il
patrimonio dell'antifascismo e del patriottismo: ideali su cui per
oltre 50 anni le nuove generazioni venivano stimolate e indirizzate.
Il 21 ottobre scolaresche da tutta la Jugoslavia venivano ogni anno
portate sui luoghi della memoria, cercando di far mantenere le radici
della propria storia, di condividere collettivamente i valori su cui
altri ragazzi e ragazze, in altri tempi avevano perso il bene più
prezioso, la vita.
Oggi sarebbe impresa non facile per questi nuovi governanti, che
mentre il proprio popolo moriva e subiva il bombardamento della Nato,
invitavano (dall'estero!) la stessa ad aumentarne l'intensità, in
quanto era l'unico modo per staccarli dal precedente governo, inviso
ai padroni del mondo. E il caso ha voluto che il primo missile della
Nato che cadde sulla città, centrò e distrusse proprio una delle
baracche museo, uno dei tanti missili "intelligenti" che in quel caso
non uccisero, ma nel proseguio dell'aggressione, uccisero e
devastarono, soprattutto edifici civili, fabbriche come la Zastava
distrutta, scuole e civili inermi, ma sempre con spirito "UMANITARIO".
Una leadership che in due anni ha provocato e favorito, con politiche
devastanti e antipopolari il disfacimento morale e sociale in corso in
quel paese, che fino a pochi anni fa era un esempio di convivenza e
progresso civili di popoli diversi, ma uniti (notare bene: ancora oggi
l'unica repubblica multietnica e multiculturale è la Jugoslavia, e
ancora oggi in questa operaia e popolare città convivono,
pacificamente 32 etnie diverse... eppure ci avevano raccontato in
occidente che bisognava bombardare, distruggere, uccidere per poter
riportare diritti, libertà, democrazia e multietnicità; come mi disse
una donna di lì... forse è solo tutto un terribile sogno...).
In quel lontano 1941 ci vollero tre giorni, dal 21 al 23 ottobre per
completare lo sporco lavoro: in quelle 70 ore furono oltre 7000 c'è
chi dice quasi 10000 i fucilati (il numero esatto non è mai stato
possibile stabilirlo, anche perché i carnefici occuparono ancora per
anni la terra jugoslava e certo non fecero l'elenco degli assassinii
commessi).
L'UNESCO decretò Kragujevac Città Martire della Resistenza al
nazifascismo.

Quando visitai la prima volta il Parco e ogni volta che ci ritorno
anche solo per pochi minuti, provo una sensazione interiore profonda:
è come se quel silenzio così gravido di storia, di sofferenze, di
atrocità, provocasse un' atmosfera particolare che quasi costringe a
raccogliersi con se stessi, con la propria anima. Perché una cosa che
si nota è che chiunque si incontra passeggiando tra quelle pietre,
quelle sculture sparse, bambini, adulti, anziani, camminano o
chiacchierano sommessamente, senza alzare mai il tono della voce, come
per non disturbare i propri martiri.

Ci sono due episodi che vorrei raccontare perché ritengo diano tutto
il senso di quella tragedia,ma che rappresentano anche quanto fosse
profondo e sentito nella stragrande maggioranza del popolo jugoslavo
il sentimento e la coscienza della lotta antifascista e patriottica.
Il primo riguarda la toccante storia della classe di studenti
prelevata mentre faceva lezione e il cui insegnante, decise di
condividere la stessa sorte dei ragazzi mentre avrebbe potuto salvarsi
e che quando il plotone d'esecuzione stava per fucilare i ragazzi, si
mise tra essi e gli assassini di spalle, con il libro di testo in
mano, al che l'ufficiale tedesco gli chiese cosa stesse facendo ed
egli rispose : "...io sto facendo il mio dovere di uomo e di
insegnante con i miei alunni, voi fate quello che dovete fare..". E
così cadde con i suoi ragazzi: a loro è dedicato il monumento detto
delle "Ali spezzate".
L'altro profondo episodio è quello dei lustrascarpe Rom: un piccolo
Rom lustrascarpe si rifiuta di pulire gli stivali di un ufficiale
tedesco che lo uccide per strada per l'affronto, dopodiché manda a
prendere un fratellino del ragazzo, il quale si rifiuta e anche lui
viene ucciso, allora si manda a prendere i familiari che rifiutandosi
vengono fucilati. Giunta a quel punto la vera e propria sfida, vengono
portati tutti i piccoli Rom che si trovano, chi si fosse rifiutato di
lustrare gli stivali sarebbe stato ucciso, ma non uno di questi
piccoli lustrascarpe accetta, così vengono condotti alla collina e
fucilati tutti. 300 piccoli Rom uccisi... per DIGNITA': a loro è
dedicato il Monumento dei " Fiori di pietra".
Anche questo dovrebbe far pensare molti, sul perché il popolo Rom si è
schierato e ha difeso la Jugoslavia contro i bombardamenti, l'unico
posto dove è accettato e vive tuttora, con dignità.

Questo è un pezzettino di storia, che sembra lontana in questo
occidente opulento e corrotto, ormai quasi estraneo a certi valori, a
certe profondità dell'anima, al concetto di dignità e identità
nazionali, intesi soprattutto come valore profondo di libertà e
indipendenza. Eppure io credo che chiunque in questi ultimi anni di
questa sventurata Jugoslavia, sia stato là, abbia potuto parlare e
riflettere con qualcuno di questo popolo; chi sia riuscito a
condividere dolori, speranze, attese, tradimenti, ha conosciuto anche
un profondo e radicato senso generalizzato di umanità, solidarietà,
amicizia, non in qualche persona ma come un bene e una cultura comune.
Sono posti dove si piange, si soffre ma dove ancora si canta, si
balla, ci si abbraccia... naturalmente, TUTTI INSIEME!
E questa è la SPERANZA che un giorno questo popolo, ritroverà le forze
per rialzarsi in piedi anche materialmente e caccerà i propri
traditori e gli asserviti agli interessi stranieri, che stanno
massacrando e svendendo il paese e il popolo.

FIABA CRUENTA

" Avvenne in un paese di contadini, nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni, in un giorno solo morì di morte gloriosa.

Avevano tutti la stessa età, scorrevano uguali per tutti, i giorni di
scuola
andavano alle cerimonie in compagnia, li vaccinavano tutti contro la
stessa malattia.
E morirono tutti in un giorno solo.
Avvenne in un paese di contadini, nella Balcania montuosa :
una compagnia di alunni in un solo giorno morì di morte gloriosa.

Cinquantacinque minuti, prima che la morte se li portasse via
sedevano sui banchi di scuola, i ragazzi della piccola compagnia
E con lo stesso compito assillante :
andando a piedi, quanto impiega un viandante... e così via.

Erano pieni delle stesse cifre i loro pensieri,
e nei quaderni, dentro la cartella,
giacevano assurdi innumerevoli, i cinque e gli zeri...

Stringevano in tasca con ardore, una manciata di comuni sogni
di comuni segreti, patriottici e d'amore.
E ognuno, lieto della propria aurora, credeva di correre molto,
tanto ancora, sotto l'azzurro tetto rotondo
fino a risolvere, tutti i compiti di questo mondo.

Avvenne in un paese di contadini, nella Balcania montuosa :
una compagnia di alunni in un giorno solo morì di morte gloriosa.

File intere di ragazzi, si presero per mano
e, dall'ultima ora di scuola, si avviarono alla fucilazione
Calmi, col cuore forte, come se nulla fosse la morte.
file intere di compagni, salirono nella stessa ora
verso l'eterna dimora."

(Desanka Maksimovic)


Come disse S. Pertini - l'unico partigiano presidente di questo paese
chiamato Italia:
"Ricordare è un dovere, dimenticare un delitto"

Torino 21 Ottobre 2002,

dedicato a tutti gli uomini e donne di Jugoslavia che hanno lottato,
resistito, sfidato l'ordine mondiale imposto. Oggi sono caduti,
offesi, umiliati ma la speranza è che un giorno insieme agli altri
popoli resistenti, ritrovino la loro strada verso un futuro degno di
essere vissuto e che si sono meritati. E a quelle compagne e compagni
jugoslavi che mi hanno onorato della loro stima e fiducia, di cui sono
fieramente orgoglioso. Essi e questo fiero popolo, sappiano che per
quanto sarà nel possibile. :" Nessuno è dimenticato, Niente è
dimenticato "

Enrico Vigna - Associazione "SOS Yugoslavia" (Torino), Coordinamento
Nazionale per la
Jugoslavia