Informazione

De : "selda" <noisolation@...>
À : <Undisclosed.Recipients@...>
Objet : URGENT APPEAL!!!
Date : Jeu 21 déc 2000 17:13


URGENT APPEAL

DECEMBER 21, 2000:

HOW THE TURKISH STATE FORCES "SAVE LIVES":

MORE THAN 800 PRISONERS WERE ON HUNGER STRIKE AGAINST
ISOLATION
DETENTION. 249 OF THEM FOR 61
DAYS.

THE STATE DECIDED TO "SAVE THEIR LIVES" AND BREAK THEIR
RESISTANCE

HUNDREDS OF POLICE AND MILITARY FORCES RAIDED 20 PRISONS,

THEY COULD "SUCCEED" IN 18 PRISONS, SLAUGHTERING AT LEAST 30
PRISONERS
WITH
INCENDIARY BOMBS AND FIREARMS.

THE OTHERS WERE TRANSFERRED INTO THE NEW 'F-TYPE' (ISOLATION)
PRISONS.

THE OPERATION TO "SAVE LIVES" IS NOT FINISHED...

THERE ARE STILL TWO PRISONS LEFT - ÜMRANIYE (ISTANBUL) AND
ÇANAKKALE.

ALL THE PRISONERS ARE STILL ON DEATH FAST. TODAY IT IS THE
63`rd DAY OF THE DEATH FAST.
FROM THE BEGINNING THEY HAVE
SAID THAT THEY'LL DIE,
BUT NEVER ACCEPT THE ISOLATION CELLS.

THE TURKISH STATE NOT ONLY LET THEM DIE, BUT COMMITTED AN OPEN
MASSACRE
AND STILL IS NOT SATISFIED WITH THE BLOOD IT HAS SHED.

WE CALL UPON ALL DEMOCRATIC AND SENSITIVE PEOPLE AND
INSTITUTIONS:

SEND DELEGATIONS TO TURKEY - TAKE THE NEXT PLANE TO ISTANBUL
AND
CONVINCE YOURSELF ON THE BASIS OF REALITY ITSELF.

WE ARE THE ONES WHO CAN SAVE THE LIVES OF THE PRISONERS,

THE TURKISH STATE ARE THE ONES WHO ARE KILLING THEM!

For the coordination of an international delegation you can
contact the
following bureaus in Europe:

BELGIUM: phone/fax: 0032-2-230.08.66

GERMANY: phone/fax: 0049-40-280.53.625



In the past few days delegations from different countries in
Europe have
been in Turkey already. Among them there are members of the
Federal
Parliament of Germany, the European Parliament, lawyers,
journalists and
other public figures and people. Any support is welcome.


---

FERMIAMO IL MASSACRO IN ATTO NELLE PRIGIONI
TURCHE!
Solidarieta' coi prigionieri antimperialisti di tutto il
mondo!

Dal mese di ottobre piu' di un migliaio di rivoluzionari e
antimperialisti prigionieri nelle
carceri turche sono in sciopero della fame contro il
trasferimento, deciso dalle autorita'
fasciste, in celle di "tipo F" (vere e proprie tombe)
appositamente costruite per annientare i
prigionieri stessi.
Alle quattro di questa mattina il regime ha inviato, armate
fino ai denti, truppe d'assalto e
"teste di cuoio" in tutte le 20 prigioni in cui e' in corso
lo sciopero della fame (Ulucanlar,
Canakkale, Bursa, Umraniye, Cankiri, ecc.)
Trovatisi difronte ad un'accanita resistenza, gli sgherri
hanno gia' fatto 14 morti tra i prigioneri
(tra cui una compagna che si e' data fuoco pur di non farsi
trasferire). La situazione e' dunque
gravissima e richiede la piu' vibrata e ampia protesta a
livello internazionale.
Occorre fermare questo massacro! Occorre la piu' forte
solidarieta'!
Occorre organizzare sit-in di protesta, a cominciare
dall'ambasciata turca a Roma e sotto i vari
consolati!

Ultim'ora

Afapp e Tayad informano:

- Alle ore 17,00 i prigionieri politici che si sono arsi vivi
per protesta contro il feroce attacco alle carceri sono
saliti a 14.

Il numero dei prigionieri assassinati dalla polizia è
altissimo, ma non si sa ancora esattamente quanti siano.
In tutta la Turchia la gente è scesa in piazza per protestare:
la polizia attacca i manifestanti, pestandoli a sangue;
non è noto il numero delle persone arrestate in piazza, come
non è noto il numero dei familiari che sono stati
prelevati dalle loro case e imprigionati.




Mentre in Turchia i prigionieri, stremati da uno sciopero
della fame che dura da due mesi
resistono all'aggressione, in altre parti del mondo, altri
prigionieri rivoluzionari e
antimperialisti conducono in queste stesse ore una lotta
disperata tra l'indifferenza della
societa' borghese.

#In Perù, dopo le sommosse del 30 novembre all'interno del
Carcere di Canto Grande che
hanno visto ammutinarsi oltre 400 Prigionieri Politici, i
Prigionieri Politici del Movimento
Rivoluzionario Tupac Amaru, dal carcere di Yanamayo, hanno
lanciato un drammatico appello
chiedendo: la chiusura immediata della prigione militare della
base navale del Callao (le cui
celle sono a 8 metri sotto il livello del mare) e delle
carceri di Yanamayo e Challapalca
(entrambe costruite sopra i 4000 metri), la libertà di tutti i
Prigionieri Politici del Paese ed una
soluzione per i gravi problemi che colpiscono il paese (la
corruzione fujimorista ha
dissanguato il paese).

# In Cile, i militari stanno portando avanti i loro interessi
per una legge di "Punto Finale", che
garantisca l'impunita' per tutte le violazioni dei diritti
umani che hanno commesso. In questo
scenario pero' i numerosi Prigionieri Politici del Cile
rimangono nelle carceri di massima
sicurezza. Domenica 17 dicembre l'ennesimo episodio di
violazione dei diritti fondamentali: i
familiari dei Prigionieri Politici avrebbero dovuto spogliarsi
nudi e subire perquisizioni
fisiche qualora avessero voluto incontrare i propri cari. Due
settimane prima gli stessi
Prigionieri avevano sofferto le efferate torture della
gendarmeria condotta da Hugo Espinoza,
famoso per le torture inflitte ai prigionieri già nel 1998
(quando la vicenda approdò al Senato
Italiano grazie ad una interrogazione parlamentare presentata
dal senatore Giovanni Russo
Spena). Ai Prigionieri Politici si aggiungono 7 Prigionieri
Politici Mapuches, colpevoli di
rivendicare come proprie le terre che il governo cileno usurpa
regalandole agli investitori
stranieri.

# In Brasile, dal 14 dicembre 6 Prigionieri Politici
appartenenti al Movimento Sem Terra
(ancora in attesa di processo dopo essere stati arrestati il
10 novembre del 1999), sono in
sciopero della fame.

# In Argentina allo sciopero della fame dei Prigionieri
Politici de La Tablada, oramai a 106
giorni di sciopero della fame, si sono aggiunti vari
Prigionieri Politici, tra cui Emilio Alí
(dirigente sindacale dei disoccupati), cui il governo De la
Rúa nega i diritti di cui dovrebbero
godere tutti i cittadini di fronte alla "Giustizia Argentina".

# In Spagna, mentre sono 600 i baschi rinchiusi nei
penitenziari di massima sicurezza (altri
giovani baschi sono stati arrestati a Nizza per avere
partecipato alla manifestazioni contro il
vertice europeo), Prigionieri Politici di GRAPO sono
anch'essi entrati in sciopero della fame
in solidarietà con i Prigionieri Politici Turchi. Ad essi si
aggiungono quelli degli anarchici
italiani Claudio Lavazza e Michele Pontolillo, condannati
recentemente ad 11 anni di carcere
per la presunta partecipazione ad un raid all'interno del
Consolato Italiano di Malaga,. Essi
chiedono tra l'altro: la chiusura dei moduli di isolamento e
l'abolizione dei moduli FIES
(moduli di carcerazione che
violano i diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti
ad ogni essere umano) e la
libertà immediata per tutti i prigionieri e le prigioniere
affetti da malattie incurabili.

Campo Antimperialista - Italia
Comitato Internazionalista Arco Iris

Per adesioni immediate e informazioni:
campo@...
www.antiimperialista.com (il sito e' gia' aggiornato sui fatti
turchi)
arco@...
www.comite-arcoiris.com

---

Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia - U.I.K.I. -
Onlus Via
Quintino Sella 41, 00187 Roma

Tel. 0642013576 Fax. 0642013799 E.mail: uiki.onlus@... -
Banca Popolare
di Milano Ag.252, Via V. Veneto 1, C/c bancario n.12257. In
abbonamento
25.000£ annue.

DECINE DI MORTI NELLE CARCERI,

OFFENSIVA MILITARE TURCA NEL KURDISTAN IRAKENO:

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE

Proponiamo a tutti i democratici italiani e alle comunità
kurde una giornata
di mobilitazione nazionale venerdì 22 dicembre, con presìdi e
delegazioni in
tutte le prefetture e a Roma alle 15 presso la sede delle
Nazioni unite.

E' intollerabile il silenzio quasi totale dei governi e delle
istituzioni
internazionali rispetto alla gravità del massacro dei
prigionieri politici
in Turchia.

Testimonianze convergenti delle associazioni di tutela dei
diritti umani
fanno ascendere a molte decine il numero dei detenuti morti
nelle venti
prigioni assaltate dall'esercito all'alba del 19 dicembre, in
maggioranza
non suicidi ma stroncati, dopo sessanta giorni di digiuno,
dalla violenta
irruzione con largo uso di gas e armi da fuoco. Anche
all'esterno delle
prigioni la polizia ha attaccato con violenza i familiari dei
detenuti,
molti dei quali anch'essi in sciopero della fame.

Nello stesso tempo migliaia di militari turchi hanno varcato
la frontiera di
Habur attestandosi con artiglieria e blindati presso le città
kurdo-irakene
di Ranya e Cakurna. Il contingente appare destinato a
intervenire nel
drammatico conflitto interkurdo in corso nell'area di
Suleymaniye, con l'
obiettivo di annientare militarmente la resistenza kurda e
seppellire ogni
speranza di pace e di dialogo sia turco-kurdo, sia interkurdo.

La comunità internazionale deve muoversi immediatamente da un
lato per far
cessare il massacro nelle carceri e imporre un'amnistia
generale, dall'altro
per fermare l'aggressione militare turca e la guerra
fratricida nel
Kurdistan irakeno.

In particolare le Nazioni unite, che hanno responsabilità
formali nel
Kurdistan Sud (irakeno), e in particolare l'Unhcr e l'Alto
commissariato per
i diritti umani di Ginevra, non possono continuare a ignorare
una tragedia
che fra l'altro moltiplicherà l'esodo disperato dei profughi.

Un documento in questo senso sarà consegnato venerdì a Roma al
delegato dell
'Onu in Italia, mentre documenti consegnati a tutte le
prefetture
chiederanno che il governo italiano:

- esprima al governo turco non diplomatica preoccupazione o
rammarico, ma
ferma protesta per le violazioni dei diritti umani e della
legalità
internazionale, e chieda con chiarezza una seria amnistia,
l'abrogazione
della pena di morte, delle leggi liberticide e dello stato di
emergenza, il
ritiro delle truppe entro i propri confini, come condizioni
imprescindibili
per ogni ulteriore passo avanti dell'integrazione europea
della Turchia;

- legittimi esplicitamente in Italia tutte le organizzazioni
kurde e
promuova, come si impegnò solennemente a fare quando Ocalan
era a Roma,
processi di dialogo internazionale per una soluzione politica
della
questione kurda in Turchia e negli altri paesi in cui si pone;

- ponga nelle sedi europee e Onu, e in particolare a Ginevra
presso le
agenzie Onu per i diritti umani, l'infanzia e i profughi, il
problema kurdo
e la questione dei diritti umani in Turchia, proponendo
l'invio di
osservatori internazionali che abbiano accesso anche alle
prigioni;

- inverta l'attuale tendenza di collaborazione di polizia con
la Turchia e
di negazione strisciante dell'asilo politico, riconoscendo il
diritto dei
profughi kurdi alla protezione umanitaria e all'asilo in
Italia, e ad un
ritorno in patria in condizioni di dignità e libertà.

Promuovono:

Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia (Uiki-Onlus)

Associazione Azad

Prime adesioni:

Associazione per la pace

Federazione nazionale dei Verdi

Partito dei Comunisti italiani

Partito della Rifondazione Comunista

L'Avamposto degli Incompatibili

Per adesioni telefonare al numero di U.I.K.I. 06-42013576

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Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
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opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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SI STRINGE IL CAPPIO AL COLLO DELLA RF DI JUGOSLAVIA


Fondo monetario internazionale
WASHINGTON - La Jugoslavia è stata riamessa oggi nel Fondo monetario
internazionale. Lo ha reso noto con un comunicato lo stesso Fmi. "Il
comitato esecutivo - si legge nel documento - ha approvato l'ammissione
della Repubblica federale jugoslava. I paesi membri sono ora 183". La
Jugoslavia, durante il regime di Slobodan Milosevic, era stata
estromessa
dal Fondo nel 1992 e dalla Banca Mondiale nel 1993.
(Da repubblica on line del 20/12/00)


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L'"URANIO IMPOVERITO" E' UN DEPISTAGGIO

Molto baccano si va facendo in questi giorni sulla storia dell'uranio
impoverito. La preoccupazione relativa ai (paventati) rischi per la
salute dovuti all'uso di proiettili costruiti con questa sostanza
sarebbe encomiabile, se fosse accompagnata da altrettanta preoccupazione
per i SICURI danni causati a larghi strati della popolazione dalla
dispersione nell'ambiente di sostanze letali come il mercurio, il VCM,
eccetera, in seguito ai bombardamenti sui petrolchimici. Un esempio e'
Pancevo, dove la NATO ha volutamente colpito i serbatoi di carburante
come forma di guerra chimica indiretta, superando per vigliaccheria ed
infamia criminale ogni crimine commesso dal nazifascismo durante la
Seconda Guerra Mondiale. La guerra chimica scatenata a Pancevo (a 30 Km
da Belgrado) contro la popolazione civile viene tuttora tenuta nascosta
dai nostri mass media, che anche in questa occasione dimostrano di
essere diventati meri strumenti di disinformazione militare.


---

Giovedi' 21.12.2000
"LA STAMPA"

http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/ZACCARIA.htm

Giovedì 21 Dicembre 2000
«L’uranio delle bombe ci uccide»
Il dramma dei serbi a Pancevo: 10 mila tumori

Giuseppe Zaccaria
inviato a PANCEVO (Serbia)

Forse l’uranio delle decine di migliaia di bombe lanciate un anno
e mezzo fa sulla Jugoslavia si definiva «impoverito» per il contesto che
era
destinato a produrre. Chi ha inventato la definizione pensava forse che
simili
armi fossero destinate a cadere solo sugli angoli più poveri del mondo:
le
sabbie irachene, lo squallido Kosovo, o questa fetida area industriale
ai
confini della Vojvodina. Magari, una volta piovuti dal cielo, questi
ordigni
avevano il compito di impoverire definitivamente un luogo, una regione,
uno
Stato. Forse di determinare addirittura le esistenze di generazioni
sempre più
povere. Forse però è arrivato il momento di mettere da parte i «forse» e
i
«chissà» per prendere atto di una realtà infernale. Signori medici,
magistrati
e generali: trascurate per un momento le dispute parascientifiche sulle
morti
dei soldati e venite a Pancevo, vertice del Triangolo Nero. Qui
scoprirete che
a causa dell’uranio impoverito, del nitrossido dioxide, del cadmio e di
tutta
la
valanga di porcherie rovesciata dalla guerra su questi territori, non si
registrano alcune morti ma un’ecatombe.
Dica, signor Zafirovic: è vero che in un anno a Pancevo le morti per
tumore o
leucemie sono aumentate del 70%? «Ecco la solita balla».
Un’esagerazione? «No,
una balla per difetto. I decessi sono aumentati del 500%». Ivan
Zafirovic
nella municipalità di Pancevo è ciò che da
noi si definirebbe l’assessore all’ecologia, e come esponente dei Verdi
lavora
sulle problematiche ambientali da 13 anni. Si era già pericolosamente
esposto
durante il regime di Milosevic, adesso dopo la «svolta democratica» apre
i
rubinetti della frustrazione. «Prima della
guerra - racconta - questa regione già registrava un alto numero di
tumori e
di leucemie: duemila all’anno, a causa delle numerose fabbriche chimiche
e
delle pessime condizioni di sicurezza. Adesso, dopo i bombardamenti e
gli
incendi degli impianti i casi di neoplasie sono schizzati in alto fino a
toccare i diecimila. E per la prima volta si nota un aumento di simili
malattie anche fra i giovanissimi. Uno è morto proprio ieri nel nostro
ospedale, aveva 13 anni...».
Poco prima, all’università di Belgrado, il professor Vukasin Pavlovic,
decano
all’istituto di Scienze Politiche ci aveva mostrato alcune mappe di
prossima
pubblicazione: «Vede? Abbiamo colorato in rosa le aree sottoposte a
bombardamenti meno intensi, in rosso quelle più martellate, in nero le
zone su
cui ogni giorno si sono rovesciati più di 130 attacchi aerei per
un periodo dai 51 fino ai 68 giorni consecutivi...». Quelle mappe,
ironia
della storia, stanno per essere pubblicate grazie a un finanziamento
inglese,
della stessa nazione che più di ogni altra sosteneva i bombardamenti.
Nella
divisione accademica fra «ottimisti» e non, Pavlovic si schiera con la
seconda
categoria. Gli ottimisti considerano quella jugoslava solo una
catastrofe
spaventosa, lui e molti altri una catastrofe irrimediabile. I più grandi
intellettuali di Serbia hanno appena fondato un’associazione, «Belj
Angeo» -
Angelo Bianco - che tenterà di fronteggiare il problema.
Sulle mappe la zone più scura è quella del Kosovo, ma fra Serbia e
Vojvodina
il Triangolo Nero si colloca nel cuore del territorio. I suoi vertici
sono
Belgrado, Novi Sad e Pancevo.
«Anche se non amo parlare di cifre prima di avere un quadro completo -
dice il
professor Pavlovic - posso anticiparle fin d’ora che nessuno si
aspettava nel
dopoguerra jugoslavo una mortalità così alta. Sto già tentando di
immaginare
che cosa accadrà agli albanesi del Kosovo...».
Ma dove sono, se esistono, le cifre di questa ecatombe? Da Belgrado il
professor Pavlovic dice: «Per avere una stima attendibile bisognerebbe
rivolgersi ai militari, e le fonti militari ancora tacciono. Io posso
dirle
quel che tutti hanno sperimentato: a Belgrado, fra settembre e
novembre scorsi, per far seppellire un proprio caro bisognava aspettare
anche
una settimana.
Era in atto una catena di decessi post-bellici che nessuno aveva
previsto.
D’accordo, persone anziane che non avevano retto allo stress, malati
cronici
che non avevano potuto curarsi ma anche molti, molti altri...».
Zafirovic fornisce una spiegazione più articolata: «Delle morti a
catena,
finora i medici non hanno parlato per due ragioni. La prima era la
pressione
del regime, ancora in atto un mese fa.
Il secondo motivo è ancora valido: nessuno vuol essere accusato di aver
creato
panico». A Pancevo i Verdi avevano cominciato un’attività di ricerca già
durante gli ultimi mesi del regime, partendo da una circostanza strana
eppure
visibile a tutti: da molti mesi morivano i
cani,carcasse di animali nelle campagne, ai bordi delle strade, appariva
intuitivo il fatto che quelle bestie vivessero più degli uomini a
contatto col
terreno. Dai cani alla selvaggina il passo è stato breve. Dice Pavlovic:
«L’uranio impoverito lanciato sull’Iraq colpì in gran parte distese
sabbiose,
eppure negli Usa si discute del fatto che 80 mila soldati possano essere
stati
infettati.
Nessuno immagina che cosa possa provocare lo stesso inquinamento in un
ecosistema diverso, ricco di boschi, di specie animali, di acque che
scorrono
e trascinano residui...».
Da Novi Sad, terzo vertice del Triangolo Nero, un altro assessore
ecologista,
Nikola Aleksic, descrive la situazione in termini più ampi: «Già durante
i
bombardamenti dicevo che la Nato non stava bombardando solo la
Jugoslavia ma
l’Europa, le particelle di uranio impoverito sono
pericolose solo da vicino ma restano in sospensione, vengono trasportate
dal
vento, rimangono nocive per 4 mila anni. Noi aspettiamo sconsolati che i
veleni penetrati nel terreno raggiungano le falde acquifere sotterranee.
Tutto
ciò dovrebbe avvenire entro 3 anni dal momento del disastro: dagli
ultimi
bombardamenti sono trascorsi 19 mesi».
Un’altra fonte che preferisce non esporsi ci ha fornito una cifra:
sarebbero
192 i soldati jugoslavi ricoverati negli ospedali militari a causa di
tumori o
leucemie. Il numero dei civili che hanno preso parte alla guerra come
«richiamati» e oggi soffrono di immunodeficienze non si
calcola.

---

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 South of Serbia: American setup
 By: Aleksandar Djaja
 

 The newly appointed American ambassador in Yugoslavia, Mr.
William Montgomery, has delivered the handful of compliments to
the Yugoslavian federal government,
 because it did not use any "brutal force" against the "Albanian
guerrilas" that had invaded some regions in the south of Serbia.

 More precisely, the FRY federal government did nothing. The
Albanian (Sqipetar) UCK terrorists of Hashim Taqi, the killers of
Serbian policemen, have been
 "camping" in that part of the Republic of Serbia, where they calmly
and undisturbed, dig trenches, establish communications, logistics
and transport links, and
amass ammunition, passing through the "security zone" which is,
according to the Kumanovo accord, (surprisingly!) guarded by the
American troops from the KFOR.
 Certainly, Mr. Montgomery did not miss the opportunity to
indicate that the "Albanian guerrilas" made a big mistake, while his
fellow-countryman Mr. Richard Hollbruck
(better known as "the spice in every soup"-man) grabbed this
opportunity to announce the need for a new "Dayton".

 Unfortunately, neither of the above gentlemen, nor any members
of the FRY federal government and of the federal parliament from
DOS, considered a trivial
question. Is the presence of a foreign army at the territory of the
Republic of Serbia normal, and can it be permitted, as if it was a
visiting football team, rather
than the Albanian terrorist gang, set to kill and slaughter any
Serbian policeman or farmer they would come across? Either the
newly formed DOS/Montenegrin federal authorities and their
diplomacy are exhibiting an utmost shrewdness and exceptional
wisdom, or we shall soon have to ask the American permission
even when we want to cross the street.

 Certainly, we do not want to go to a war. What this nation and
this country have been through in the past ten-odd years, many
nations have not experienced in their entire history. However, what
is the lower limit of the human, national and political dignity? Can
it, indeed, be lowered for ever? Perhaps, there is somebody who
believes in the newly devised alchemical formula that giving up the
right to defend ones own territory and of the national integrity, is
the best way to defend both the territory and the national integrity!

 Should we all go along by the recommendations of some of our
present political leaders, and become deaf and blind for everything
that occurs around (and also inside) us? Should we entrust our
destiny, totally and without any reserves, to those who, for a long
time, have not even tried to conceal the fact that the sole goal of
their last year's aggression was the occupation of the Kosovo and
Metohija, and the establishment of the largest American military
base in this part of the world?

 Has any of the State Department officials refuted the cynical
statement of Ibrahim Rugova (the one who has "dismissed' Mr.
Kostunica) that NATO is, actually, the "private army" of the
Albanians in Kosova, which should remain there for ever?

 Finally, what was the NATO/American reply to the DOS cry for
the establishment of the mutual diplomatic relations?

 It was, as we have seen, both quick and resolute: the Sqipetar
gangs, escorted and protected by the American helicopters,
carrying heavy weapons, crossed the so-called "security zone" to
the territory of the Bujanovac community, and attacked our
policemen, that had been disarmed by the Kumanovo accord.

 And that's it. "The sight of sad events" (I use here the title of the
play by my esteemed colleague), that has lately befell to all of us,
quite logically (but that is the logic of demons) come from one
another, so that only the persons without morality, or those whose
mind has become sick, may regard this malignant process of the
destruction of Serbia as - xenophobia!

 How will the events in the communities of Bujanovac, Presevo
and Medvedja, unfold in the future?

 The goal of American government has been the same for several
years. It is that the American soldiers should get as deep into
Serbia as deep as possible, no matter whether they would be
wearing the uniforms of the NATO, KFOR, ice cream salesmen or
janitors. The means they use for this purpose is called the
Sqipetari terrorist armies, ranging from the OVK (UCK) to the
Kosovo Protection Corps, to the latest invention called OVBPM.
This unnatural "political-military debauchery" between the largest
military and economical power of the world and a small, autistic,
tribally organized nation, with the largest birthrate on Earth,
realizes a seemingly contradictory, but mutually beneficial
symbiosis. In other words, NATO indeed is the Albanian "private
army", but the Albanians are the American "private soldiers", too.
In their long time political, economical and military engagement
against the Serbs, if necessary, the Americans will, no doubt,
wage a war until the last Albanian.

 However, how to continue the old policy of the breaking up of the
Serbian state and of the Serbian nation, when it can not be pushed
any longer under the old guise called "the struggle against the
dictatorship regime" of the previous Yugoslavian authorities? How
to publicly support the "democratic changes" in Serbia, tapping the
Yugoslavian president on the shoulder at any occasion, even
pushing such a Yugoslavia into the United Nations, and
simultaneously being aware that it is just a political "soap opera",
in whose scenario even the actors do not believe.

 For America and its strategic interests on the Balkans the
answer seems to be simple. It will resort to its favorite method,
tested in the innumerable occasions - the "stick and carrot"
method. Which means, if you are good and obedient, we will give
you a few million dollars' loan (note, a loan, not aid or war
reparations!). However, if you attempt to thing by your own brains,
we will, as usually, unleash a few thousands of Albanian terrorists
to "camp" in your land, and you should continue to be "shrewd"
and not use any "brutal force" against them.

 Who is the ass (donkey) in this story?

 It is not the worst thing, however, if a small nation, exhausted by
the economical sanction, political blackmails and the military
aggression, had the moment of weakness when confronted the
ultimatum of arrogant bullies. The biggest humiliation is that we
should accept such a situation as the large success of our
diplomacy!
 How will the situation in the communities of Presevo, Bujanovac
and Medvedja evolve in the future?

 Unfortunately (somebody might say luckily), that virtually does
not depend upon our present authorities. As some of the DOS
leaders used to refer to the (still) actual president of the Republic of

Serbia, Mr. Milutinovic, as the man who "does not interfere in his
business", I fear that many of the present leaders, with the
corresponding responsibilities in the government, will be referred to
as the "men not knowing what their business is".

 Well, at least until the Serbian elections, scheduled for 23rd
December. After that, as DOS is claiming, everything will "fall at its
place". I wonder, wasn't all this time sufficient for the Albanian
terrorists around Bujanovac, and should we allow them the
overtime, too?
 Yet, there is a conclusion that we may unmistakably draw: the
previous SPS/SRS/Montenegrin SNP coalition at the federal level,
and the present DOS/Montenegrin SNP government, had
diametrically opposed attitudes towards the American-Albanian
unnatural "political debauchery". While their predecessors, mostly,
refused the blackmails and ultimatums, and after the two-and-a-half
months' bombardment signed a document that is somewhere half
way between the agreement and surrender, the current DOS
authorities de facto give up the destiny of both the Kosovo and
Metohija and the south of the Serbia proper to the Americans.
Seemingly, they think that the Americans, burdened with such a
responsibility, will decide in the Serbian favor?

 And, why not in the Albanian favor? But, most likely, in the favor
of their policy of the global economical and military domination over
small states and nations, according to their neocolonial vision of
the New World Order.

 Manipulation - attraction!
 
 
---

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