Informazione

LA GUERRA IMPERIALISTA COME
PROBLEMA DI "ORDINE PUBBLICO" OVVERO
"PRONTO SOCCORSO UMANITARIO"


> ---------- Forwarded message ----------
> Date: Wed, 26 Jul 2000 10:35:18 +0200
> From: G.A.V.C.I. - Segreteria Nazionale <gavci@...>
> Reply-To: pck-pace@...

> Subject: [iso-8859-1] "La guerra giusta? Non esiste più"
> Resent-Date: Wed, 26 Jul 2000 13:07:37 +0200
> Resent-From: pck-pace@...
>
> "La guerra giusta? Non esiste più"
>
> Ho letto con curiosità e gioia, ma anche, per il vero, con qualche
> perplessità, l'informazione "La guerra giusta? Non esiste più" circa il
> convegno "Guerra e pace nel XXI secolo", organizzato dall'Ordinariato
> Militare e dal Forum di Relazioni Internazionali (Avvenire, 13.7.2000, p.
> 23), cui hanno partecipato il card. Martini e l'ammiraglio G. Venturoni.
> Ho goduto delle affermazioni del cardinale. In particolare: "Non bisogna
> arrendersi mai all'inevitabilità della guerra... Occorre ripensare l'idea
> stessa di nazione e superare il concetto della sovranità degli Stati,
> lasciandosi guidare dal concetto di <famiglia delle nazioni>".
> Mi è piaciuta anche la schiettezza dell'ammiraglio Venturoni circa le
> cosiddette <guerre umanitarie>: "Sebbene limitati negli scopi, selettivi
> nelle modalità, posti sotto uno stringente controllo politico e al giudizio
> della pubblica opinione, non illudiamoci che gli interventi possano essere
> indolori".
> La perplessità riguarda invece la riaffermata necessità dell'intervento
> armato, sottintendendo l'invio dell'esercito per scopi di pace o azioni di
> polizia internazionale. Occorre, secondo me, distinguere nettamente, tra
> esercito-guerra (<uso omicida della forza>) e polizia-azione di polizia
> (<uso non omicida della forza>). Il gen. Bruno Loi, che di tali interventi
> se ne intendeva, ha scritto e mi ha confermato a voce: "Non si possono
> mandare gli eserciti a fare azioni di polizia internazionale".
> Inoltre, condivido pienamente quanto scritto, fra l'altro, dal vescovo
> Diego Bona presidente di Pax Christi nella recente <lettera aperta ai
> politici italiani> (14.7.2000): "Gli interventi <umanitari> o <missioni di
> pace> nelle zone di conflitto debbono essere condotti rigorosamente sotto la
> responsabilità dell'ONU", una ONU evidentemente riformata, democratizzata e
> rafforzata, ciò che mi sembra auspichi anche il card. Martini.
> La prospettiva giusta è indicata nel Catechismo CEI "La verità vi farà
> liberi": "Abolire la guerra... Si dovrebbe togliere agli Stati il diritto di
> farsi giustizia da soli con la forza, come già è stato tolto ai privati
> cittadini e alle comunità intermedie... Appare urgente promuovere
> nell'opinione pubblica il ricorso a forme di difesa nonviolenta. Ugualmente
> meritano sostegno le proposte tendenti a cambiare struttura e formazione
> dell'esercito per assimilarlo a un corpo di polizia internazionale" (pp.
> 493-494).
> Occorre, come ha detto il card. Martini, "non arrendersi mai alla
> inevitabilità della guerra". Mai vuol dire mai. Quindi non c'è più posto per
> ipotesi di guerre giuste.
>
> p. Angelo Cavagna
> Lettera pubblicata su AVVENIRE il 25 luglio 2000
>
> ---
> Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia
> Sede Centrale: "Villa Tamba" - Via della Selva Pescarola, 26
> 40131 Bologna - Italy - Tel. e Fax +39.51.6344671
> e-mail: gavci@...
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> Appello Urgente e Sciopero della Fame: "Fermiamo la guerra in Cecenia !!!"
> http://www.peacelink.it/users/gavci/news/news.htm


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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Talijanski Savez "ZIVIET CE JUGOSLAVIJA" - This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.


Embargo ubija, poput bombi, uranijuma, ravnodusnosti!

RAZBIJMO EMBARGO PROTIV JUGOSLAVIJE!

Namjerom da nametne svoju kolonijalnu vlast na Balkanu, besramnim
izgovorima, nazvanim "humanitarnima", SAD i NATO su napale Jugoslaviju,
suverenu drzavu, koja ne zeli prihvatiti recepte Medjunarodnog
Monetarnog Fonda.
Jugoslavija je najprije bila izlozena osmogodisnjim sankcijama a
potom je bombardirana od SAD i EZ. Unisteno su tvornice, mostovi,
elektricne centrale, skole, bolnice, kuce, dok zbog zagadnjenja zraka,
vode, poljoprivrednog zemljista, ima sve vise psihickih poremecenja
i teskih bolesti koje prije svega pogadjaju najslabije, pocev od djece.
Stanovnistvo Jugoslavije kao i Iraka, osim sto je pogodjeno efektima
novog posubnog oruzija masovnog ubijanja, jos je uvjek podvrgnuto
gnusnim embargom kojim se uskracuju najnusnija sredstva za zivot.
Taj embargo predstavlja jedinstveni ratni cin kojemu je cilj upravo
predaja jugoslavenskog naroda, primoran politickom opredeljenju po
diktatu Novog svjetskog porekta SAD - NATO.
Protiv strateske dezinformacije, kriminalnog ucesca talijanske vlade
vojnim bazama, ljudima i sredstvima rata, u agresiji prije, a zatim
u okupaciji Kosova, nasuprot dvosmislene ljevice i "pacifistickih"
pokreta, mnogi komiteti protiv rata, drustva za solidarnost s
jugoslavenskim narodom, osnovali su:

NACIONALNI SAVEZ "ZIVJET CE JUGOSLAVIJA!"

Branimo teritorijalni integritet i multinacionalnost
Federativne Republike Jugoslavije!

Dosta sa agresijama protiv zemalja koje se ne zele podrediti
novom svjetskom poretku!

ZIVJET CE JUGOSLAVIJA!


Kordinacioni nacionalni savez vas poziva da ucestvujete u slijedecim
inicijativama protiv embarga:
- pocev od septembra, na skupove gradjana protiv dezinformacija i
skupljanje materijala za Jugoslaviju (lijekova, namirnica, i ostale
robe koja je pod embargom);
- 21. i 22. oktobra, internacionalni dani protiv embarga i NATO-a;
- pocetkom novembra, polazak broda solidarnosti protiv svih embarga
iz luke Bari prema Crnoj Gori s produzenjem karavane do Beograda.


---


Coordinamento nazionale "LA JUGOSLAVIA VIVRA'" - This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.


L'embargo uccide come le bombe, come l'uranio, come l'indifferenza!

Rompiamo l'embargo contro la Jugoslavia!

Con pretesti vergognosamente definiti "umanitari" gli USA e la NATO
hanno aggredito la Jugoslavia, paese sovrano non disposto ad accettare
le ricette del Fondo Monetario Internazionale, allo scopo di imporre il
proprio dominio coloniale sui Balcani.

La Jugoslavia e' stata prima sottoposta, da USA ed Unione Europea, ad
otto anni di sanzioni economiche ed infine bombardata.
Fabbriche, ponti, centrali elettriche, scuole, ospedali ed abitazioni
civili sono stati distrutti, mentre a causa dell'inquinamento di aria,
acque e terreni agricoli c'e' una crescente diffusione di turbe
psichiche e gravi malattie che colpiscono particolarmente i piu' deboli,
ad iniziare dai bambini.
La popolazione jugoslava, come quella irachena, oltre ad aver subito gli
effetti di nuove micidiali armi di distruzione di massa, sta tuttora
scontando un infame embargo che la priva di beni e strumenti
indispensabili alla propria sopravvivenza.
Questo embargo rappresenta un vero e proprio atto di guerra il cui fine
e' quello di ottenere la resa dei cittadini jugoslavi costringendoli a
scelte politiche allineate ai diktat del nuovo ordine mondiale
dell'imperialismo USA-NATO.

Di fronte alla disinformazione strategica, alla criminale partecipazione
del governo italiano all'aggressione con basi militari, uomini e mezzi
per la guerra prima e per l'occupazione del Kosovo poi, all'ambiguita'
di parte della sinistra e dei movimenti pacifisti, molti comitati contro
la guerra ed associazioni di solidarieta' con il popolo jugoslavo si
sono costituiti nel

Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia vivra'"

Difendiamo l'integrita' territoriale e la multietnicita' della
Repubblica Federale di Jugoslavia!

Basta con le aggressioni contro gli stati che non si allineano al nuovo
ordine mondiale!

LA JUGOSLAVIA VIVRA'!


Il Coordinamento Nazionale invita ad aderire alle seguenti iniziative
per rompere l'embargo:
- A partire dall'inizio del mese di settembre, presidi cittadini di
controinformazione e raccolta di materiali (medicinali, viveri, beni
sottoposti a regime di embargo) per la Jugoslavia
- 21/22 ottobre, giornate internazionali di lotta contro l'embargo e la
NATO
- inizio novembre, partenza della nave di solidarieta' contro tutti gli
embarghi dal porto di Bari verso il Montenegro e prosecuzione della
carovana fino a Belgrado


---


Italienische Koordination "JUGOSLAWIEN MUSS LEBEN!"-
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Das Embargo tötet genauso, wie es Bomben, Uran und Gleichgültigkeit tun

Durchbrechen wir das Embargo gegen Jugoslawien!

Unter dem durchsichtigen Vorwand der „humanitären“ Notwendigkeit hat die
USA und die NATO Jugoslawien angegriffen, einen Staat, der nicht bereit
ist die Rezepte des IWF zu akzeptieren, der mit diesen eine koloniale
Herrschaft über den Balkan durchzusetzen versucht.

Jugoslawien wurde für über acht Jahre durch die USA und EU
wirtschaftlichen Sanktionen unterworfen und schließlich bombardiert.
Fabriken, Brücken, Kraftwerke, Schulen, Spitäler und Wohnhäuser wurden
zerstört. Luft, Wasser und Agrarland sind verschmutzt und die dadurch
verursachten Erkrankungen nehmen – insbesondere bei Kindern – rapide zu.

Die jugoslawische Bevölkerung ist ähnlich wie die irakische, nachdem sie
die Auswirkungen von neuen Massenvernichtungswaffen zu erleiden hatte,
mit einem teuflischen Embargo konfrontiert, das sie der elementarsten
Materialen und Instrumente zum simplen Überleben beraubt.

Das Embargo ist ein wirklicher Kriegsakt dessen Ziel die Kapitulation
der jugoslawischen Bevölkerung ist, der ein politischer Kurs im Sinne
des
Diktats der Neuen Weltordnung der USA und NATO aufgezwungen werden soll.

Angesichts der strategischen Desinformation, der kriminellen Teilnahme
der europäischen Regierungen an der Aggression durch die
Zur-Verfügung-Stellung von Militärstützpunkten, Menschen und Material
zuerst für den Krieg und nun für die Besetzung des Kosovo, sowie der
zwiespältigen Haltung der linken und der pazifistischen Bewegung, als
italienische Koordination "Jugoslawien muss leben!" lancieren wir die
folgende Initiative:

Verteidigen wir die territoriale Integrität und den multinationalen
Charakter der Bundesrepublik Jugoslawien!

Stoppt die Aggression gegen alle jene Staaten, die sich der Neuen
Weltordnung nicht unterordnen!

Jugoslawien muss leben!


Wir rufen zu folgenden Aktionen gegen das Embargo auf:
- Von September fangen wir mit einer Mobilitation an, um die
Desinformation zu bakaempfen und Hilfsgueter (von Artzneimitteln bis
Gueter die unter Embargo stehen) zu sammeln;
- 21./22. Oktober, internationale Aktionstage gegen das Embargo und die
NATO;
- Ein Boot der Solidarität gegen alle Embargos ausgehend von Italien,
gefolgt von einem Zug der Solidarität von Montenegro nach Belgrad.
Höhepunkt und Abschluss ist eine für November anberaumte
Solidaritätskonferenz in Belgrad.


---


Italian net "YUGOSLAVIA SHALL LIVE!" - This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.


The embargo kills like bombs, and uranium, and indifference kills as
well

Break the embargo against Yugoslavia!

With the shameful pretext defined as “humanitarianism” the US and the
Nato
has attacked Yugoslavia, a sovereign country which is not ready to
accept the formula of the IMF which is trying to impose its colonial
dominion over the Balkans.

Yugoslavia has been subjugated to economic sanctions by the US and the
EU now for 8 years and was finally bombed.

Factories, bridges, electrical power stations, schools, hospitals and
residential homes have been destroyed, while air, water, agricultural
lands have been polluted causing increased illnesses of those who are
the weakest, especially affected are the children.

The Yugoslav population similar to that of Iraq now after having
suffered from terrible new arms of mass destruction is faced with a
vicious embargo that has deprived it of the indispensable materials and
instruments for its survival.

This embargo represents a real act of war whose aim is the capitulation
of the Yugoslav people in order to force them to a political course in
accordance to the dictate of the New World Order of US/NATO imperialism.

In the face of the strategic disinformation, of criminal participation
of the European governments at this aggression by putting at its
disposal military bases, men and instruments initially for this war and
later on for the occupation of Kosovo, and the ambiguity of the left and
the pacifist movements, as a net of many italian groups active in
solidarity with Yugoslavia we have decided to launch the following
initiative:

Defend the territorial integrity and the multinational character of the
federal Republic of Yugoslavia!
Stop the aggression against the states which refuse to be subjugated to
the New World Order!

Yugoslavia must live!


We call for the following international actions to break the embargo:
-· 21/22 October as an international action days against the embargo and
NATO;
-· A boat of solidarity against all embargos from Italy to Yugoslavia
followed by a solidarity train from Montenegro to Begrade culminating in
an international solidarity conference (planned for the beginning of
November)

DUE O TRE ZERI DI TROPPO?
TANTO CHI VUOI CHE SI SCANDALIZZI, DOPO...


Con insano godimento, giornalisti, politici e militari dei paesi NATO
durante i bombardamenti della primavera 1999 hanno scatenato le loro
piu' turpi fantasie criminologiche per gonfiare l'entita' dei presunti
crimini di parte jugoslava.

Ma adesso che piu' di un anno e' passato, la NATO ammette ufficialmente
che il numero delle vittime della "repressione di Milosevic" in Kosmet
non e' 100mila, come raccontato all'epoca dai funzionari statunitensi,
ne' dell'ordine delle decine di migliaia, come fatto credere dai nostri
scribacchini, bensi' "tra due e tremila", delle quali peraltro non si sa
chi sarebbe stato ucciso da chi, chi e' slavo e chi albanese, ne' come
sarebbe stato ucciso (scontri tra esercito ed UCK? Liquidazioni
sommarie? Morte naturale?).

Anziche' mostrarsi imbarazzati per l'uso sfacciato della menzogna come
arma di guerra, i portavoce della NATO sono soddisfatti e con la solita
faccia tosta esclamano: "E' anche questa una nostra vittoria, perche'
vuol dire che siamo entrati in Kosovo presto, impedendo ai sub-umani
serbi di compiere altri massacri!"


> Figures put on Serb killings too high
> Special report: Kosovo
>
> Jonathan Steele
> Friday August 18, 2000
> The Guardian
>
> Nato officials conceded last night that their wartime
> estimates of the number of Kosovo Albanian civilians
> massacred by Serb forces might have been too high.
> They were reacting to findings by forensic experts for
> the International Criminal Tribunal in the Hague who
> are preparing to complete their work in Kosovo after
> exhuming about 3,000 bodies.
>
> Not all of the dead can be proved to be victims of
> murder or execution.
>
> The war crimes teams have dug up 680 corpses this year
> at 150 sites. Added to the 2,108 found last year, the
> total is well below the murder estimates, ranging from
> 10,000 to 100,000, made during the war. Paul Risley,
> the Hague tribunal's press spokesman, said yesterday:
> "The final number of bodies uncovered will be less
> than 10,000 and probably more accurately determined as
> between two and three thousand."
>
> Nato's intervention against Yugoslavia was prompted by
> massive Serb offensives against Albanian villages in
> Kosovo, which caused hundreds of thousands of
> civilians to hide in forests or flee across the
> border. There were frequent killings of unarmed
> civilians.
>
> During the Nato airstrikes, when the Serbs restricted
> access to Kosovo, there was no way to verify atrocity
> reports. But Nato officials talked of 100,000 missing
> men and said at least 10,000 had been killed. Mark
> Laity, the acting Nato spokesman, said last night:
> "Nato never said the missing were all dead. The figure
> we stood by was 10,000. If it's wrong, I'm prepared to
> put up with a little bit of egg on our face if
> thousands are alive who were thought to be killed.
>
> He added: "Nato is always going to lose. If there were
> 100,000 dead we would be criticised for entering
> Kosovo late. If it's a few thousand, we're criticised
> because people say there wasn't a crisis."



--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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http://www.ptb.be/solidaire/article.phtml?lang=1&obid=2217


EXCLUSIF:

Interview de trois prisonniers serbes, victimes de la Kfor, à Mitrovica
(Kosovo)

«En prison depuis treize mois, je n’ai pas encore vu le juge
d’instruction!»

Kosovska Mitrovica (où
l’Otan vient
de fermer une usine),
nord du
Kosovo, 26 juillet.
Nous sommes à
l’hôpital situé dans la
partie serbe de
la ville, le seul resté
ouvert à tous:
Serbes, Albanais et
autres. Le
directeur nous propose
de visiter
aussi «le bâtiment des
prisonniers».
Intrigués, nous y
découvrons deux
Serbes d’une
soixantaine d’années et
un de quarante ans,
gardés par la
Kfor (forces Otan
occupant le
Kosovo). Notre visite
va nous
révéler des souffrances
poignantes,
un arbitraire
insoupçonné et une
parodie de justice de
la part des
forces occupantes.
Bouleversés, nous
le serons encore
davantage en
apprenant, quelques
jours plus tard,
que ces trois
prisonniers ont
mystérieusement
disparu. Se
sont-ils évadés?
Ont-ils, comme
beaucoup le craignent là-bas, été livrés à l’UCK albanaise? Un document
exceptionnel.

Michel Collon et Germain Mugemangango

Kosovoska Mitrovica est la seule ville du Kosovo d’où les Serbes n’ont
pas été chassés par l’actuel nettoyage ethnique.
Nous la visitons avec une délégation de jeunes Belges participant depuis
quelques jours au Camp International d’Amitié à
Sirogojno (Yougoslavie).

Dans le couloir de l’hôpital, plusieurs policiers pakistanais de l’Unmik
(police de l’Onu), armés comme des soldats.
Etonnamment, ils veulent contrôler le directeur de l’hôpital qui nous
sert de guide. Ne le connaissent-ils pas? Non, car
leurs supérieurs les font relever toutes les quatre heures pour éviter
tout contact avec les Serbes. Présents depuis trois
mois, ils n’ont donc jamais vu le directeur. Et ils fuient nos
questions. Ambiance très lourde quand nous entrons dans la
chambre où les trois prisonniers sont allongés sur leur lit après une
grève de la faim...

Quand et pourquoi avez-vous été arrêté?

Dragan Jovanovic. Le 2 juillet 1999, il y a donc
plus d’un an, des soldats
français m’ont arrêté sans aucune explication.
J’ai été enlevé et emmené à la prison
de Lipljane, bien que la prison du district soit
située à Mitrovica même. Plus
tard, j’ai appris que c’était la volonté du juge
albanais, pour empêcher les
protestations dans la ville. En effet, les Serbes
allaient manifester sur les ponts
pour que je sois enfin remis en liberté, car on
m’avait arrêté sans raison.

A Lipljane, j’ai été gardé quatre mois par les
soldats britanniques. Nous étions
une quarantaine de prisonniers serbes et la
majorité se trouve encore en prison. On
n’a pas eu de chance. Il n’y avait pas
d’interprète serbe pour communiquer entre
l’Unmik, la Kfor et les Serbes. Tout se passait
uniquement entre l’Unmik, les
soldats de la Kfor et les Albanais.

Selon vous, quelle est la véritable raison de
votre arrestation?

Dragan Jovanovic. J’ai été arrêté parce que je
défendais le pont. Les Albanais
veulent continuer ici ce qu’ils ont fait dans tout le Kosovo. Dès le
début, ils ont tenté de rentrer dans la partie nord de
Mitrovica, peuplée en majorité de Serbes et qui a toujours été serbe.
Mais, avec quelques Serbes, nous nous sommes
rassemblés sur le pont - une limite naturelle - pour les empêcher de
passer.

Nous n’avons pas dit cela aux Albanais qui vivaient depuis toujours avec
nous. Seulement à ceux qui sont arrivés
récemment d’Albanie, de Macédoine. Cela s’est passé spontanément, sans
aucune organisation, nous voulions simplement
défendre le pont.

Pourquoi ces Albanais veulent-ils venir dans la partie nord?

Dragan Jovanovic. Je ne sais pas exactement si c’est la communauté
internationale, un autre pays ou des groupes
nationalistes qui veulent une Grande Albanie dans les Balkans. La partie
sud de notre ville était en majorité peuplée
d’Albanais, mais il y avait aussi des Serbes. A présent, il n’en reste
plus du tout. Par contre, dans la partie nord, il reste
toujours beaucoup d’Albanais, et ce n’est pas un problème pour nous.

Mais l’UCK affirme que les Albanais étaient persécutés depuis longtemps…

Dragan Jovanovic. Jusqu’il y a dix ans, 75% des policiers étaient
albanais. Ils avaient leurs magasins, leurs écoles.
Toutes les grandes institutions étaient à majorité albanaise. Pour la
présidence de la province, il y avait toujours neuf
Albanais, deux Serbes et un Monténégrin.

Avez-vous beaucoup d’amis albanais?

Dragan Jovanovic. Oui, beaucoup.

Donc, vous pensez qu’on vous a arrêté pour écarter un défenseur du pont?

Dragan Jovanovic. Oui. Une femme qui était de l’autre côté du pont m’a
montré du doigt: «Il a tué 26 personnes!» Cela
a suffi pour me maintenir treize mois en prison!

L’Unmik a-t-elle
vérifié cette
accusation?

Dragan Jovanovic.
Malheureusement, depuis
le jour de
l’arrestation, je n’ai
eu aucune
conversation avec aucun
policier,
aucun juge. Seulement
avec mes
avocats et certains
représentants
d’associations
médicales
internationales. Parce
que nous
avons fait une grève de
la faim qui a
duré quarante jours.

Dragisa, ici à côté de
moi, peut
confirmer mon histoire.
Lui aussi est
en prison depuis treize
mois. Accusé
de ‘génocide’, il n’a
eu aucune
conversation ni avec
l’Unmik, ni avec
un juge. Il n’y a pas d’acte d’accusation. Il ne sait pas quand il sera
jugé. On le garde en prison sans aucune explication.

Dragisa Peca. J’ai été kidnappé par des soldats de la Kfor. Un major
britannique était venu dire que ceux qui le désiraient
pouvaient aller visiter leur maison. Je suis parti visiter ma propriété
où j’ai dû tout abandonner.

Pourquoi?

Dragisa Peca. Pas à cause de mes voisins albanais,
mais à cause des terroristes de
l’UCK. Pendant trois ou quatre jours durant
lesquels je m’étais absenté, le voisin
avait surveillé mon bétail. Il m’a dit: «Si
demain, tu ne prends pas ton bétail,
quelqu’un le volera, je ne peux plus le garder.»
J’ai donc demandé au major de
pouvoir l’accompagner et je suis allé prendre le
bétail. Les voisins albanais sont
venus m’aider à charger le blé et le bétail.

Alors, la police de la Kfor est arrivée avec une
famille albanaise, prétendant que
j’avais commis un génocide sur le peuple albanais.
J’ai interrogé mes voisins
albanais: «Vous savez très bien si j’ai commis un
génocide ou pas.» Et les voisins
ont dit que je n’étais pas coupable. Mais
l’officier britannique leur a dit: «Shut up!»
Je ne savais pas ce que cela voulait dire. C’est
seulement dans la prison que j’ai appris
que cela voulait dire: «Ferme ta gueule!» Ils
m’ont amené à la prison de Lipljane.
Depuis le 23 juin 1999, personne ne m’a dit
pourquoi j’étais en prison, qui j’avais tué.
Ni la Kfor, ni la police de l’Unmik, personne! Et
pourtant, je suis ici.

Au pire moment des bombardements, notre voisine albanaise devait
accoucher. Elle avait perdu ses eaux trois jours plus
tôt. Son frère m’a dit: «Seuls toi et Dieu pouvez la sauver. Veux-tu
bien l’amener à l’hôpital?» J’ai répondu: «Je veux
bien, mais à condition que tu viennes aussi.» Car elle aurait pu mourir,
tant elle était gonflée. Alors, nous l’avons
emmenée à Pristina. Les bombes de l’Otan tombaient de tous les côtés.

Nous avons attendu à l’hôpital, où elle a accouché d’un petit garçon.
Après cinq jours, j’ai ramené son frère. Puis, je suis
retourné à l’hôpital, seul, et je l’ai ramenée chez elle. Aujourd’hui,
ces mêmes personnes, ces mêmes voisins avec qui je
m’entendais très bien, à qui j’amenais de la nourriture et des
médicaments, n’ont pas le droit de dire la vérité. A cause de
l’UCK.

Vous voulez dire que les Albanais sont terrorisés par l’UCK?

Dragisa Peca. Oui, extrêmement terrorisés.

Selon vous, pourquoi la Kfor est-elle au Kosovo?

Dragisa Peca. S’ils voulaient vraiment nous aider, et Kouchner en
premier lieu, ils auraient respecté la résolution 1244
de l’Onu. (Confiant à la Kfor la protection de toutes les nationalités
et le maintien du Kosovo dans le cadre de la
Yougoslavie. En réalité, la Kfor a expulsé elle-même des milliers de
travailleurs serbes de leur lieu de travail, elle a
refusé de protéger les civils serbes contre les expulsions et les
violences, et de nombreuses décisions administratives de
Kouchner préparent une sécession de fait.)

Pensez-vous qu’il sera un jour possible pour les Serbes et les Albanais
de revivre ensemble, paisiblement?

Dragisa Peca. Peut-être, mais sans la Kfor et l’Unmik.

Vous êtes également prisonnier ici. Que vous est-il arrivé?

Vlastimir Aleksic. Avec mon fils Srdjan,
nous vivions dans la partie
sud de Mitrovica. La majorité de nos
voisins étaient albanais.
Jusqu’aux bombardements de l’Otan, nous
n’avions aucun problème
dans l’immeuble, nous allions les uns
chez les autres. Puis, les
sentiments et les opinions de mes voisins
ont changé…

Le 14 août 99, mon fils se trouvait dans
l’appartement de sa
belle-mère. La gendarmerie française y a
procédé à un contrôle. Juste
avant de partir, ils ont demandé les
papiers d’identité de mon fils.
Dès qu’ils ont vu qu’il habitait la
partie sud de la ville, ils l’ont
arrêté et emmené à Vucitrn, à douze
kilomètres d’ici. L’UCK était
présente, et les interprètes étaient
albanais. Ils l’ont obligé à avouer
des choses qu’il n’avait pas faites. Ils
ont menacé de le violer, de le
battre. Ils ont demandé : «Qu’as-tu
encore comme famille?» Puis,
ils ont fouillé son appartement à la
recherche d’une arme, mais n’ont
rien trouvé.

Ils l’ont gardé quelques jours et il a
dit où se trouvait son père. J’étais
à Zubin Potok. La gendarmerie française
est venue m’interroger avec
des interprètes albanais. Ils demandaient
où se trouvait mon fils
Srdjan. J’ai répondu qu’il se trouvait au
Monténégro, parce que sa
femme était enceinte. Mais le problème,
c’est qu’il était revenu au
Kosovo entre temps. Ce que j’ignorais complètement. Alors, ils ont
perquisitionné sans mandat toute ma maison. Ils
n’ont trouvé qu’un pistolet, pour lequel j’avais un permis, avec un peu
de munitions.

Ensuite, ils m’ont emmené à Mitrovica-sud. Les gendarmes français ont
promis qu’ils allaient juste me poser quelques
questions et me ramener ensuite. Mais ce fut tout le contraire.
L’interprète albanais s’est rendu dans la rue où j’habitais.
Les voisins avec qui nous vivions ont raconté les pires choses aux
soldats français…

Y a-t-il eu enquête?

Dragisa Peca. Je suis arrêté depuis le 14 août 1999 et sans nouvelles
depuis. Après trois jours, on m’a mis en prison où
j’ai retrouvé mon fils. J’aimerais ajouter une chose concernant mes
voisins. Quand les bombardements de l’Otan ont
commencé, les Albanais ont quitté la ville. Ils ont choisi leurs
meilleurs voisins pour garder leur appartement, leur
garage ou la voiture. Les Serbes, eux, n’avaient aucun endroit où
s’enfuir, parce que toute la Serbie était bombardée. Ils
étaient donc obligés de rester. Cependant, mes voisins, dont j’ai gardé
tous les biens, ont témoigné contre moi et mon fils
parce qu’ils sont effrayés par l’UCK.

En Occident, on dit que les Serbes sont contre tous les Albanais. Mais
je vois que vous avez des amis albanais...

Dragisa Peca. Oui, nous avions et nous avons toujours de grands amis
albanais. Tous les Albanais ne sont pas des
terroristes de l’UCK. 70% étaient loyaux à l’Etat de la Serbie, à la
Yougoslavie. Malheureusement, ce n’est plus le cas
aujourd’hui. On mène à présent une toute autre politique.

Que pensez-vous de la Kfor?

Dragisa Peca. Ils ont incendié ma maison et détruit tout ce que je
possédais. S’ils ne m’avaient pas arrêté, peut-être
serais-je encore dans mon village...

Mais ce n’est pas la Kfor elle-même qui a incendié votre maison...

Dragisa Peca. Au fond si. En m’arrêtant, ils ont permis aux Albanais de
faire ce qu’ils voulaient. Ils empêchaient les
Serbes de circuler, tandis que les Albanais pouvaient aller où ils
voulaient et faire ce qu’ils désiraient.

Quel métier exercez-vous?

Dragisa Peca. Je travaille comme forestier. J’étais constamment dans la
forêt, à Janjevo, un endroit où vivent des
Croates catholiques. Si j’étais un mauvais homme, si j’avais commis un
génocide, ils auraient pu me tuer à n’importe quel
moment, tous les jours. Ils m’avaient toujours entre leurs mains.
D’ailleurs, le mieux serait de demander aux habitants
de Janjevo et dans les villages serbes des environs quel homme j’étais.
Il faudrait aussi demander aux voisins albanais.
Malheureusement, je ne peux pas vous envoyer là-bas. Ils auraient de
graves problèmes avec l’UCK.

Vlastimir Aleksic. Je voudrais encore vous dire quelque chose. Dans la
partie sud de Mitrovica, j’avais deux
appartements, où je vivais avec les Albanais. Nous avons été expulsés et
nous n’avons pu emporter qu’un sac. Nous
n’avions pas d’endroit où dormir.

Personne ne se soucie de savoir dans quel état sont mes appartements
là-bas. Ils exercent sans arrêt des pressions pour
s’emparer de ces logements qui ne leur appartiennent pas. Personne ne se
préoccupe de ce que j’ai mis trente ans de ma vie à
créer.

Vidéos, voyages, site
info &
paix...

Une vidéo de cette
interview est
disponible auprès de
l’asbl Parole
aux jeunes, qui a
organisé ce voyage
en Yougoslavie. Elle
prépare la
publication de
plusieurs autres
reportages passionnants
réalisés par
les jeunes eux-mêmes.
Et de
nouveaux projets de
voyages
d’enquêtes et de
reportages.

Intéressé? Contactez
Sébastien
Vandeputte au 02 / 513
66 26 ou
jab@.... Vous pouvez
aussi aider
à promouvoir la paix et
l’amitié,
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directe et aux
réfutations des médiamensonges. Avec le site Internet: Peace and
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