Informazione
...da Tamara, di Torino, appena rientrata dalla Jugoslavia:
> La visita alla Zastava è stata
> bellissima, stanno producendo, e ho anche incontarto alcune famiglie di
> bambini adottati a distanza, tar cui la "mia", era come se ci consocessimo
> da sempre! Sono stata anche tra i profughi serbi dal Kosovo, gli stessi
> dell'anno scorso, e là veramente è triste, e poi ho visto una bellissima
> Belgrado, piena di vita, confusione traffico, sono starordinari e spesso
> abbiamo aprlato con la gente che incontarvo del aftto che priam o poi
> bisogna che si riformi qualche specie di confederazione, non si può stare
> separati, mi è stato difficlie tornare a casa, sai cosa c'è laggiu' di
> straordinario? che pensano ancora, analizzano, fanno funzionare il
> cervello, insomma sono vivi, a volte qui dopo avere visto come la genta
> abbai bevuto al propaganda televisiva mi sembrano tutti morti, oppure sono
> semplicemente in malafede. Sono giuste le osservazioni sul Montenegro, vedo
> già qui tra la gente con cui parlo con cui alvoro che sta venendo fuori
> l'idea che la Jugoslavia stia togliendo l'autonoomia al Montenegro, ma come
> fanno a ri-beversi la stessa menzogna del kosovo? Penso che siano in relatà
> in malafede, e che ormai siamo in un paese profondamente colonialista, mi
> ha detto un anziano professore che gestiva un campo profughi dal Kosovo a
> Kraljevo che l'assalto alla Jugoslavia è stata una grossissima sconfitta
> della classe operaia europea, che non ha ne' saputo ma neppure voluto
> opporsi, capire...
> ...ho parlato con parecchie
> persone , gente qualsiasi e tutti cercavano di capire cosa era successo al
> mondo, e alla Jugoslavia, molti raccontavano le loro idee sulle cause della
> guerra, ci ahnno bommbardato perchè siamo l'unico paese che nello spazio
> dall'occidente alla Cina non vuole entrare nelal NATO, a Rambouillet ci
> hanno chiesto di dare del territorio jugoslavo alla NATO per le basi in
> cambio di un aiuto sulla questione del Kosovo e noi abbiamo rinunciato al
> Kosovo pur di non dare loro le basi, pur di non rinunciare alla nostra
> sovranità, e si sa cosa vuol dire per i Serbi dare il Kosovo, è la culla
> della nostra civiltà, ma la Jugoslavia vale di più, perchè la Jugoslavia è
> la terra della libertà, e noi siamo fatio così, combattiamo sempre per la
> libertà, prima o poi il mondo capirà che cosa ci è stato fatto, e
> soprattutto che ci hanno offesi dipingendoci come il contrario di quello
> che siamo, ci hanno bombardato perchè vogliono far passare il corridoio 8
> per il Kosovo, con il gas dal Caucaso, ci hanno bombardato perchè al
> finanziere Soros interessa la miniera di Trepca, perchè è la più bella
> miiera d'Europa di Piombo e Zinco, la più facile da coltivare, e forse le
> startegie energetiche stanno cambaindo e non sarà più il petrolio la
> materia prima più importante, e poi Soros vuole controllare i Balcani e
> finanzia l'opposizione, e Trepca è il simbolo della ipocrisia occidentale e
> del fatto che l'Europa si stia americanizzando: a Trepca ci hanno scacciato
> con i mitra e la maschere antigas, antiinquinamento, facendo finat che
> stavamo inquinando, proprio loro che hanno provocato con le loro bombe una
> vera e propria catastrofe ambiemntale, la loro ipocrisia è la stessa che
> hanno utilizzato quando hanno giustificato le loro bombe con l'aiuto ai
> profughi albanesi, questo è fascismo di una nuova specie, fascismo
> "umanitario", infido e ipocrita, un fascismo ancora peggiore di quello di
> Hitler e Mussolini, perchè ben nascosto, ma il resto del mondo, e
> soprattutto quei paesi che dovrebbero capire dove sta il loro vero
> interesse, alla fine capiranno che la dignità vale più di un paio di jeans,
> ci bombardano perchè la Jugoslavia è un paese ancora ricco, nonostante
> tutto, di cibo sano, di acqua, e l'acqua e la natura sono la futura
> ricchezza del mondo, ci bombardano per consumare le loro riserve di armi,
> ci bombardano perchè gli americani sanno di non avere cultura alle loro
> origini, ma un genocidio, e sanno che noi invece siamo un paese antico, con
> radici, e loro vorrebbero fare del mondo intero un fast food, e disprezzano
> la bellezza della natura, perchè la Jugoslavia intera, quella di una volta,
> era un paese bellissimo, e ce l'hanno disfatto, ed è anche colpa nostra, di
> tutti noi jugoslavi, ma in fondo l'abbaimo capito e non passerà molto che
> ce la faremo a ritrovarci, perchè siamo lo stesso popolo. Dopo le elezioni
> americane ci ribombarderanno con la scusa del Montenegro, ma questa volta
> saranno solo gli Inglesi e gli Americani (questo è l'unico punto su cui non
> mi trovo d'accordo, credo che non saranno solo gli anglo-americani a
> bombardare, dati gli enormi interessi coloniali di europei ed italiani in
> particolare, del resto la Zastava è stata bombardata proprio dagli Italiani).
> Non so se puoi trarre qualcosa da queste idee, che non sono le mie ma
> quelle di juigoslavi che ho trovato sul terno, in autobus, nelle case dove
> sono stata, è importante ascoltarli, perchè qui siamo messi molto male...
(5/6 settembre 2000)
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
> La visita alla Zastava è stata
> bellissima, stanno producendo, e ho anche incontarto alcune famiglie di
> bambini adottati a distanza, tar cui la "mia", era come se ci consocessimo
> da sempre! Sono stata anche tra i profughi serbi dal Kosovo, gli stessi
> dell'anno scorso, e là veramente è triste, e poi ho visto una bellissima
> Belgrado, piena di vita, confusione traffico, sono starordinari e spesso
> abbiamo aprlato con la gente che incontarvo del aftto che priam o poi
> bisogna che si riformi qualche specie di confederazione, non si può stare
> separati, mi è stato difficlie tornare a casa, sai cosa c'è laggiu' di
> straordinario? che pensano ancora, analizzano, fanno funzionare il
> cervello, insomma sono vivi, a volte qui dopo avere visto come la genta
> abbai bevuto al propaganda televisiva mi sembrano tutti morti, oppure sono
> semplicemente in malafede. Sono giuste le osservazioni sul Montenegro, vedo
> già qui tra la gente con cui parlo con cui alvoro che sta venendo fuori
> l'idea che la Jugoslavia stia togliendo l'autonoomia al Montenegro, ma come
> fanno a ri-beversi la stessa menzogna del kosovo? Penso che siano in relatà
> in malafede, e che ormai siamo in un paese profondamente colonialista, mi
> ha detto un anziano professore che gestiva un campo profughi dal Kosovo a
> Kraljevo che l'assalto alla Jugoslavia è stata una grossissima sconfitta
> della classe operaia europea, che non ha ne' saputo ma neppure voluto
> opporsi, capire...
> ...ho parlato con parecchie
> persone , gente qualsiasi e tutti cercavano di capire cosa era successo al
> mondo, e alla Jugoslavia, molti raccontavano le loro idee sulle cause della
> guerra, ci ahnno bommbardato perchè siamo l'unico paese che nello spazio
> dall'occidente alla Cina non vuole entrare nelal NATO, a Rambouillet ci
> hanno chiesto di dare del territorio jugoslavo alla NATO per le basi in
> cambio di un aiuto sulla questione del Kosovo e noi abbiamo rinunciato al
> Kosovo pur di non dare loro le basi, pur di non rinunciare alla nostra
> sovranità, e si sa cosa vuol dire per i Serbi dare il Kosovo, è la culla
> della nostra civiltà, ma la Jugoslavia vale di più, perchè la Jugoslavia è
> la terra della libertà, e noi siamo fatio così, combattiamo sempre per la
> libertà, prima o poi il mondo capirà che cosa ci è stato fatto, e
> soprattutto che ci hanno offesi dipingendoci come il contrario di quello
> che siamo, ci hanno bombardato perchè vogliono far passare il corridoio 8
> per il Kosovo, con il gas dal Caucaso, ci hanno bombardato perchè al
> finanziere Soros interessa la miniera di Trepca, perchè è la più bella
> miiera d'Europa di Piombo e Zinco, la più facile da coltivare, e forse le
> startegie energetiche stanno cambaindo e non sarà più il petrolio la
> materia prima più importante, e poi Soros vuole controllare i Balcani e
> finanzia l'opposizione, e Trepca è il simbolo della ipocrisia occidentale e
> del fatto che l'Europa si stia americanizzando: a Trepca ci hanno scacciato
> con i mitra e la maschere antigas, antiinquinamento, facendo finat che
> stavamo inquinando, proprio loro che hanno provocato con le loro bombe una
> vera e propria catastrofe ambiemntale, la loro ipocrisia è la stessa che
> hanno utilizzato quando hanno giustificato le loro bombe con l'aiuto ai
> profughi albanesi, questo è fascismo di una nuova specie, fascismo
> "umanitario", infido e ipocrita, un fascismo ancora peggiore di quello di
> Hitler e Mussolini, perchè ben nascosto, ma il resto del mondo, e
> soprattutto quei paesi che dovrebbero capire dove sta il loro vero
> interesse, alla fine capiranno che la dignità vale più di un paio di jeans,
> ci bombardano perchè la Jugoslavia è un paese ancora ricco, nonostante
> tutto, di cibo sano, di acqua, e l'acqua e la natura sono la futura
> ricchezza del mondo, ci bombardano per consumare le loro riserve di armi,
> ci bombardano perchè gli americani sanno di non avere cultura alle loro
> origini, ma un genocidio, e sanno che noi invece siamo un paese antico, con
> radici, e loro vorrebbero fare del mondo intero un fast food, e disprezzano
> la bellezza della natura, perchè la Jugoslavia intera, quella di una volta,
> era un paese bellissimo, e ce l'hanno disfatto, ed è anche colpa nostra, di
> tutti noi jugoslavi, ma in fondo l'abbaimo capito e non passerà molto che
> ce la faremo a ritrovarci, perchè siamo lo stesso popolo. Dopo le elezioni
> americane ci ribombarderanno con la scusa del Montenegro, ma questa volta
> saranno solo gli Inglesi e gli Americani (questo è l'unico punto su cui non
> mi trovo d'accordo, credo che non saranno solo gli anglo-americani a
> bombardare, dati gli enormi interessi coloniali di europei ed italiani in
> particolare, del resto la Zastava è stata bombardata proprio dagli Italiani).
> Non so se puoi trarre qualcosa da queste idee, che non sono le mie ma
> quelle di juigoslavi che ho trovato sul terno, in autobus, nelle case dove
> sono stata, è importante ascoltarli, perchè qui siamo messi molto male...
(5/6 settembre 2000)
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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LA SOCIETA' DELLA PROPAGANDA
Concludiamo con questo contributo, apparso sul volume "Imbrogli di
guerra" (Odradek 1999), la carrellata critica sull'atteggiamento servile
e guerrafondaio della gran parte del ceto intellettuale italiano, e non
solo, in occasione della guerra di aggressione della NATO contro la RF
di Jugoslavia nel 1999. I documenti precedenti si trovano alle pagine:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/319
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/322
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/329
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/370
"Imbrogli di guerra" contiene gli Atti del primo incontro del Comitato
Scienziate/i contro la guerra, tenutosi nel giugno 1999. Il volume e'
ormai esaurito nelle librerie, ma tutti i contributi posso finalmente
essere letti sul sito internet del Comitato, in formato PostScript
compresso e PDF. Dalla home page del sito (che e' stata spostata ad un
nuovo indirizzo, http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/) basta cliccare sulla
copertina del libro per accedere ai contributi dei vari autori.
Un caloroso ringraziamento al curatore del libro, Franco Marenco,
per il materiale inviatoci.
Il Comitato Scienziate/i contro la guerra ha tenuto recentemente un
nuovo convegno a Torino, del quale saranno pure pubblicati presto gli
Atti, sempre per le edizioni Odradek.
---
SCIENZA E GUERRA "FIN DE SIECLE"
di Andrea Martocchia (1)
In questo intervento si vuole analizzare il problema della scienza nella
contemporanea realtà
bellica da tre punti di vista: dal punto di vista culturale e
sociologico, laddove la scienza è intesa
nell'accezione più vasta, cioè come insieme delle attività di formazione
e trasmissione della
conoscenza; dal punto di vista della ``categoria'' o ``corporazione'' di
chi fa scienza, riferendosi
cioè al lavoro intellettuale ed al mondo della ricerca in senso stretto;
e da quello del progresso
tecnologico, cioè essenzialmente degli armamenti.
I problemi affrontati sono vasti e complessi, e perciò possono soltanto
essere sfiorati in questa
sede. Mi limiterò a suggerire degli spunti di riflessione, soprattutto
sui primi due aspetti,
riguardanti il ruolo del sapere e della conoscenza nella nostra società,
fornendo ove possibile
riferimenti per un approfondimento ulteriore.
Scienza come conoscenza
Incominciamo dallo stretto significato etimologico della parola scienza.
Il concetto di scienza
richiama la conoscenza, il sapere, l'analisi e la ricerca. È un concetto
valido in tutti i tempi ed in
tutte le culture, ma nella sua accezione più stretta con esso si indica
un filone di matrice
prettamente occidentale, di derivazione greca, sostanziatosi con il
Rinascimento e giunto ad una
teorizzazione precisa con la definizione del ``metodo galileiano'' o
``sperimentale''. Da alcuni
decenni, questa più stretta accezione del termine ``scienza'' è stata
sottoposta a svariate critiche
ed il paradigma è entrato in crisi nella nostra cultura. Non provo
nemmeno ad abbozzare un
excursus attraverso la nascita della meccanica quantistica, la
termodinamica, la teoria della
complessità, ecc., poiché la crisi della concezione positivistica, ma
anche popperiana, della
scienza è cosa ben nota.
Quello che intendo sostenere è che negli ultimi anni stiamo assistendo
ad una devastante crisi
della ``scienza'', intesa anche nella sua accezione più larga. Nella
società delle comunicazioni di
massa siamo silenziosamente ma inesorabilmente arrivati ad una crisi dei
criteri e dei fondamenti
della conoscenza, intesa come categoria generale, e quindi della
suddivisione del lavoro
intellettuale. A mio avviso, il problema non è solamente epistemologico,
bensì è diventato un
problema sociale e politico di grave rilevanza. Questa crisi si può
analizzare a vari livelli. Partirò
dal livello più ``esterno'', cioè dal piano della comunicazione sociale.
Informazione e propaganda
Negli anni Sessanta i situazionisti definivano la nostra società -- la
società capitalistica
avanzata, dove la mercificazione permea ogni attività umana
destrutturandone contenuti e
significati -- come ``società dello spettacolo''. Da alcuni anni, in
seguito a quello che è stato
chiamato ``crollo del muro di Berlino'' (l'annessione della DDR da parte
della Repubblica Federale
Tedesca e la crisi generalizzata del socialismo di stato), dalla
``società dello spettacolo'' siamo
precipitati rapidamente nella ``società della propaganda''.
Nella fase attuale, la guerra è all'ordine del giorno: sia come fenomeno
che riguarda le relazioni fra
stati, ovvero fra stati e strutture sovranazionali (Nazioni Unite, Banca
Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale, NATO, Unione Europea, ecc.), sia all'interno di ogni
stato nel senso della rottura
del ``contratto sociale''. Questa rinnovata conflittualità tra ceti
sociali, tra culture e tra
popolazioni, tra centri e periferie, tra chi detiene i mezzi di
produzione e chi lavora duramente già a
dodici anni, non rappresenta ovviamente qualcosa di completamente nuovo,
ma caratterizza
nettamente la fase post-1989. Dopo il 1989 non c'è più lo
``spettacolo'', nel senso situazionista, a
rappresentare il conflitto sociale, mistificandolo: c'è viceversa un
bombardamento
propagandistico-pubblicitario che accompagna l'attacco diretto, aperto e
senza infingimenti
contro le conquiste di almeno cent'anni di lotte dei lavoratori (sfascio
dello stato sociale e
neoliberismo), contro le stesse forme istituzionali atte alla mediazione
dei conflitti (dalla nostra
Costituzione alle Nazioni Unite, dai partiti ai sindacati), nonché
l'attacco armato contro popoli e
stati che frappongono ostacoli a quella che viene detta eufemisticamente
``globalizzazione'', cioè
la fase suprema dell'espansione del grande capitale: l'Imperialismo.
In questa fase il conflitto all'interno della società opulenta non si
traveste più con lo
``spettacolo'', ma si palesa nella pura ``propaganda''. Quella
propaganda che in Italia, ad esempio,
sanziona attraverso svariate campagne di stampa la svendita del
patrimonio pubblico, compresa la
cessione all'imprenditoria straniera di settori strategici come le
telecomunicazioni
(privatizzazione di Telecom), la privatizzazione del sistema
pensionistico, il presidenzialismo
bipolarista già teorizzato nel Piano di Rinascita Nazionale della P2, e
così via. Tutti fatti decantati
e celebrati come ``inevitabili'' e ``necessari''.
Ricordo che fino agli anni Ottanta la politica in TV si faceva solo
nelle tribune elettorali, o si
leggeva su certi giornali. Da un certo punto in poi gli uomini politici
hanno preso il posto dei
presentatori televisivi (da Giuliano Ferrara a tutti i conduttori e
partecipanti dei vari talk-show),
mentre i presentatori ed imbonitori televisivi sono diventati uomini
politici (per tacere di
Berlusconi, ricordo ad esempio Sgarbi o personaggi dello spettacolo che
sempre più spesso
diventano candidati alle elezioni). Si è stabilita una commistione tra i
due versanti (spettacolare e
politico), per cui i ragionamenti sulla legge maggioritaria non si fanno
più in Parlamento, né
tantomeno nelle sezioni di partito, ma si fanno, anzi si spacciano sugli
schermi televisivi.
In questo contesto, è assolutamente normale che tutte le fasi delle
operazioni militari che ad
esempio il nostro paese conduce, ormai a ripetizione da anni, contro i
dittatori ed i barbari di turno
(Libano, Iraq, Somalia, Albania, Jugoslavia), siano accompagnate da
operazioni massmediatiche
dal carattere profondamente disinformativo. I nostri giornali non solo
non riportano quasi mai
reportage originali e dettagliati da questo o quel paese, come invece è
d'uso sulla grande stampa
francese o tedesca, pure schieratissima, ma in generale danno per
scontate una serie di
informazioni di base, sulle quali si costruisce poi tutto il
ragionamento
giornalistico-propagandistico.
Per limitarci al caso jugoslavo: i nostri giornali non hanno mai
descritto se e che cosa sia stato
abrogato dell'autonomia del Kosovo nel 1989, ma ripetono ossessivamente
che ``Milosevic ha
tolto l'autonomia al Kosovo''. Il che è da una parte falso, perché non
fu Milosevic ma la
Presidenza collegiale di quella che era la Repubblica Federativa e
Socialista di Jugoslavia,
compresi Sloveni, e Croati, e dall'altro è fuorviante perché l'autonomia
della regione non fu
abrogata tout-court, ma furono tolti soltanto il diritto di veto che
questa aveva rispetto alle
decisioni della Repubblica di Serbia e le altre prerogative di
semi-statualità, mentre fu ad esempio
conservato il bilinguismo.(2) Allo stesso modo, si ripete
incessantemente che sarebbe esistito un
piano di ``pulizia etnica'' da parte della leadership serba, piano che
sarebbe stato formulato in un
Memorandum e declamato da Milosevic nel suo discorso a Campo dei Merli
il 28 giugno del 1989.
Ma il Memorandum non lo ha letto quasi nessuno, poiché solo Limes ne ha
pubblicato degli stralci,
e chi lo ha letto sa che c'è scritto esattamente il contrario; quanto al
discorso di Milosevic, non è
stato mai tradotto in italiano, così come Milosevic non è stato mai
intervistato sui nostri giornali.
Dopodiché si accusa Milosevic perché, all'inizio dei bombardamenti fa
chiudere Radio B52
(scusate, volevo dire B92), finanziata dalla Fondazione Soros, che ha
tra i suoi sponsor anche
Hillary Clinton. E, in nome della libertà di informazione, si bombarda
la televisione serba con i
giornalisti dentro.
Carattere militare della trasmissione di informazioni
In queste circostanze, il meccanismo della disinformazione nei
mass-media è un meccanismo di
carattere militare. Non è dovuto soltanto ad incompetenza o eccesso di
zelo di certi giornalisti, e
fa si che la distinzione tra il vero ed il falso diventi ardua per lo
``spettatore''. Notizie false come
quella del bombardamento di Lubiana (1991), quella degli stupri di massa
in Bosnia (1993), quella
delle fosse comuni di Orahovac in Kosovo (1998) o le notizie delle
stragi di Sarajevo, subito
attribuite ai Serbi nonostante i dubbi ed i successivi rapporti ONU
smentissero queste
attribuzioni, dimostrano che è esistita in questi anni, e continua
adesso per il Kosovo, una
campagna di diffamazione antiserba, mirata evidentemente a creare
tensione per giustificare
l'intervento armato in quei territori. Non a caso il bersaglio di questa
campagna sono i Serbi, in
quanto popolazione maggioritaria di quella che era la Repubblica
Federativa e Socialista di
Jugoslavia, i quali vivendo sparpagliati un po' dappertutto tra le varie
Repubbliche meno di tutti
avevano interesse alla frammentazione ed allo sfascio del proprio paese.
Per questa campagna disinformativa le parti in conflitto (secessionisti
sloveni, croati,
bosniaco-musulmani, albanesi) si sono avvalse del lavoro di agenzie
specializzate come la Ruder
& Finn Public Global Affairs,(3) la quale attraverso lauti finanziamenti
da paesi terzi fa passare solo
``verità'' di comodo. A contribuire a questo colossale travisamento dei
fatti sono impegnate però
anche alcune istituzioni internazionali: il caso più clamoroso è stato
forse quello del capo della
missione OSCE William Walker e della ``strage di Racak''. Vi sono
coinvolte anche molte ONG
ed organizzazioni pseudo-umanitarie assai attive in questi anni, come
pure la potentissima lobby
di Soros.
Chi conosce questi terribili retroscena sa dunque che i nostri
quotidiani sono da prendere tutti
indistintamente cum grano salis, tenendo in mano la matita rossa e blu,
conservando
religiosamente gli articoli che sembrano significativi e facendo
raffronti a giorni e mesi di distanza.
La persona comune, che non si è mai interessata di un certo argomento
che all'improvviso assurge
agli onori delle prime pagine, è sola dinanzi al bombardamento
informativo. Su di lei ricade per
intero la responsabilità di scegliersi le fonti, fra libri, siti
internet, riviste che non seguano una linea
``di massa'', e anche materiali d'archivio e rapporti o ricordi
personali. In questa situazione la
vera informazione è un fai-da-te. La responsabilità della formazione
della conoscenza e del
sapere ricade interamente sul singolo, che dovrà impegnarsi da solo a
raccogliere, valutare e
sperimentare, proprio secondo il metodo sperimentale di Galileo. Non
esiste oggi come oggi
nessuna ``garanzia di affidabilità'' per i mezzi di informazione: siamo
in pieno medioevo. Quanto
sopra vale anche e soprattutto per i quotidiani ``di tradizione
democratica'', a causa del fatto che
molto spesso essi usano meccanicamente i dispacci d'agenzia, senza avere
inviati sul posto, e
soprattutto si avvalgono della collaborazione di elementi influenti di
quel ceto intellettuale che, io
credo, è soggetto oggi ad una terribile crisi di ruolo e di identità.
Gli ``esperti''
Penso in particolare a certi pseudo-esperti, veri azzeccagarbugli, che
in questi anni hanno
certosinamente capovolto i fatti sulla guerra jugoslava. Costoro sono
riusciti, ad esempio, a
sostenere e caldeggiare la frammentazione della Repubblica Federativa e
Socialista di Jugoslavia
con la giustificazione paradossale che le popolazioni devono vivere
insieme e senza odii reciproci !
Secondo loro, la Federazione andava spezzettata per liberare questi o
quegli altri dall'oppressione
centralista, benché in Jugoslavia i diritti delle minoranze fossero
ampiamente riconosciuti: si
trattava della realtà più avanzata a livello mondiale da quel punto di
vista. In nome della
``autodeterminazione dei popoli'', questi commentatori hanno combattuto
aspramente contro
l'autodeterminazione dei Serbi in Croazia e Bosnia, indicandoli come
aggressori... però poi
appoggiano l'autodeterminazione dei kosovari di lingua albanese,
glissando sul carattere
revanscista ed ultranazionalista del movimento grandealbanese, e
sottolineando ad ogni pié
sospinto la differenza ``etnica'' tra questi e quegli altri. Da una
parte dicono che bisogna difendere
il carattere multietnico di questo o quel territorio, e dall'altra si
contraddicono clamorosamente
evidenziando la presunta necessità di spezzettare, creando nuovi
confini.
Laddove le differenze etniche non esistono, questi pseudo-esperti se le
inventano: così ha fatto
la sua comparsa la ``differenza etnica'' tra Serbi, Croati e Musulmani
di Bosnia, mentre è noto che
la differenza fra queste popolazioni è solo di carattere
storico-religioso (come tra tedeschi
cattolici e tedeschi evangelici). La differenza linguistica, ad esempio,
è irrilevante. Tutto questo
non lo fa solamente un intellettuale di destra come Bettiza, ma anche un
Predrag Matvejevic su
tutti i giornali e le riviste di sinistra. Matvejevic è professore di
lingue slave, eppure va in giro a
teorizzare una presunta differenza tra la lingua serba e quella croata,
rendendo un ottimo servizio
alla nuova vulgata dei nazionalismi. Un'altra specialità di questi
``esperti'' è il non dire: ad
esempio Stefano Bianchini, storico, riesce a scrivere centinaia di
articoli sulla guerra in Bosnia,
senza mai dire che questa è scoppiata nell'aprile del 1992 perché i
rappresentanti croati e
musulmani alla Conferenza di Lisbona furono spinti dalla diplomazia USA
a ritirare la loro firma dal
Piano Cutileiro, già sottoscritto, il quale prevedeva la
cantonalizzazione della Bosnia. Questo
piano, se applicato avrebbe evitato tre anni di guerra civile (per non
parlare delle operazioni di
appoggio militare e finanziamento alla leadership bosniaco-musulmana).
Bianchini scrive anche
decine di articoli sul Kosovo senza mai parlare delle miniere e del
problema geopolitico dei
``corridoi''. E rapidamente cadranno nell'oblio le critiche a quella che
è stata definita la
``trappola'' (o diktat) di Rambouillet, in seguito alla quale sono
iniziati i bombardamenti su tutto il
territorio serbo-montenegrino.
Ad altri ``esperti'' e ad altri fatti, spesso più rilevanti di quelli
che vengono ossessivamente
ripetuti, è costantemente negato lo spazio: non c'è stato sui giornali
ed in televisione alcun
approfondimento sui principali antefatti storici della guerra civile nei
Balcani. Una severa censura
copre tutto quello che riguarda il colonialismo italiano nell'area ed i
crimini di guerra commessi
dagli italiani durante le Seconda Guerra Mondiale,(4) compresi i campi
di concentramento sull'isola
di Rab/Arbe ed in Slovenia, nonché l'occupazione militare del Kosovo
annesso alla Grande
Albania fascista. Una ricerca storica rigorosa e documentata come quella
di Marco Aurelio Rivelli
sui crimini del clericonazismo ustascia nella Croazia di Pavelic e
Stepinac è stata pubblicata
fortunosamente solo nella primavera di quest'anno.(5) Questi sono solo
alcuni esempi che
dimostrano la difficoltà estrema della trasmissione delle conoscenze e
delle ricerche storiche in
questo clima di guerra.
Da una parte, quindi, il perverso ruolo degli ``esperti'' sui mezzi di
informazione. Dall'altra una
vera censura, più o meno volontaria, e comunque strutturale: sono gli
aspetti più evidenti della
devastante crisi nella trasmissione della conoscenza tra addetti ai
lavori e pubblico, crisi in atto
nella società in cui viviamo proprio per il modo in cui è strutturata.
Solo a colui al quale viene
attribuito, massmediaticamente, il ruolo di ``esperto'' è affidato il
compito di interpretare e
raccontare, e solo la sua voce conta. Quello che dice l' ``esperto''
viene riprodotto e ripetuto in
maniera praticamente totalitaria, mentre voci diverse ed interpretazioni
divergenti hanno
raramente la possibilità di esprimersi -- attraverso la pubblicazione di
un articolo o di un libro --.
A causa della rigida strutturazione per competenze e per feudi del
lavoro intellettuale, se non sei
``nella parrocchia giusta'' non passi. Questo lo sa chiunque abbia
provato a farsi pubblicare
qualcosa (che fosse un articolo od una raccolta di poesie) senza potersi
giovare della conoscenza
o dell'appoggio di qualche personaggio influente.
Notiamo che, non a caso, nella nostra società mediatica il ruolo della
scienza e dello scienziato è
celebrato continuamente, al punto che alcuni scienziati di fama hanno il
loro posto fisso nei
dibattiti: si pensi a Zichichi, a Hack. La voce dello scienziato, e in
generale la voce dell'esperto o
di colui che assume il ruolo di esperto nel carosello massmediatico,
assume valore in sé e per sé.
Se a costui viene attribuita una sufficiente autorevolezza, può anche
debordare in campi del tutto
diversi da quello di competenza. L'esperto può allora diventare
tuttologo, ed andare a proclamare
che i Serbi sono nazionalisti per natura, anzi per codice genetico,
anche se lui non ha mai parlato
personalmente con un serbo in tutta la sua vita. Questo tipo di ruolo,
praticamente sacrale,
dell'esperto è la negazione stessa del concetto di ``scienza'', intesa
in senso stretto, ed è la
negazione di fatto di quella che dovrebbe essere la funzione sociale
dello scienziato, dell'esperto,
del ricercatore, dell'intellettuale: colui che ricerca, colui che
verifica la fonte, l'informazione o il
fenomeno in oggetto.
Imposture intellettuali
Questa ``garanzia di credibilità'' dell'esperto vale dal mondo delle
scienze naturali nel senso delle
scienze umanistiche (ad esempio Zichichi che parla di Dio) ma anche in
senso inverso, quando il
filosofo e il romanziere assumono il linguaggio delle scienze naturali,
lo manipolano a piacimento,
ed il tutto causa situazioni al limite del paradosso e del ridicolo. Ha
suscitato molto scalpore, per
esempio, la beffa di Alan Sokal. Questo fisico statunitense spedì alcuni
anni fa un complicato
articolo ad una rivista di sociologia, che lo accettò per la
pubblicazione. Dopo alcune settimane
Sokal in un altro articolo smentiva completamente il precedente,
svelando la beffa: aveva usato a
casaccio complicate citazioni di vari autori, filosofi e sociologi di
scuola postmoderna, creando un
pezzo incomprensibile, perché privo di senso, ma affascinante. Ed era
stato preso sul serio ! La
beffa di Sokal ha chiarito in modo incontestabile che la figura dell'
``esperto'', nella nostra società
delle comunicazioni di massa, è un puro specchietto per le allodole: non
solo per il mondo
``profano'', ma anche all'interno dell'ambiente specialistico a causa
del livello estremo di
settorializzazione delle varie discipline.
Recentemente, Sokal ha pubblicato un altro libro insieme ad un collega
belga,(6) nel quale contesta in
maniera organica e rigorosa il linguaggio ed il metodo usati da tutta
un'area di pensiero, quella
appunto postmoderna, popolata da tanti intellettuali francesi eredi
dello strutturalismo, e rivendica
la necessità del metodo razionale, sperimentale e dimostrativo. Il
libro, che si intitola ``Imposture
intellettuali'', è secondo me una pietra miliare di questa fase storica,
in quanto mette a nudo lo
sfascio completo del pensiero analitico contemporaneo. E così si
scoprono gli altarini dei ``finti
esperti'', che nascondono la loro vuotezza sotto ad una cortina fumogena
fatta di parole, il cui solo
valore, nel modo in cui questi le usano, è nel suono che hanno.
L'attacco di Sokal colpisce al cuore un'area di intellettualismo del
tutto speculativo ed
antirazionalista, che ha i suoi capisaldi in Francia. Non a caso la
società francese, che
rappresentava negli anni Sessanta l'osservatorio del movimento
situazionista, e che era da questo
interpretata correttamente come ``società dello spettacolo'', è anche la
società dove più sfrenata
è la mercificazione culturale (si pensi a Parigi, al continuo
supermercato di idee ed avvenimenti
culturali...). Quella francese è la società dove dall'onda lunga del
Sessantotto antiautoritario si è
sviluppata la corrente di pensiero dei ``nuovi filosofi'', nucleo di
elaborazione del ``pensiero
debole'' antirazionalista che ha furoreggiato durante tutto il riflusso
degli anni '80. Non è un
caso che questi ex-nuovi filosofi sessantottini francesi siano oggi in
prima fila nella polemica
antijugoslava: Daniel Cohen-Bendit, Bernard Henry-Levy, André
Glucksmann, e pure quel
Finkielkraut che un giorno appoggia l'ultranazionalismo croato
sentenziando quali siano i popoli
civili e quali i barbari, ed il giorno dopo rivaluta certi personaggi
della Repubblica di Vichy. Una
corrente di pensiero ``differenzialista'', impegnata in tutti questi
anni a cercare ciò che divide
anziché a valorizzare ciò che unisce, non a caso violentemente
partigiana delle secessioni
jugoslave.
Non è un caso che il libro ``Imposture intellettuali'' venga
violentemente attaccato sul Manifesto,
giornale che ha attinto dal ``pensiero debole'', dalla ``complessità'' e
da un certo antirazionalismo
per almeno 15 anni, nell'ambito di un processo di decostruzione ed
abbandono del marxismo (non
solo del leninismo). Questo quotidiano è l'espressione di un'area
intellettuale affascinata dal
pensiero ``differenzialista'' e postmoderno, ma con enormi difficoltà di
comprensione della fase
politica post-1989, e dello squartamento della Jugoslavia in
particolare. Sul Manifesto lo
squartamento della Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia è
stato visto troppo spesso
come un processo dovuto a pulsioni nazionalistiche congenite, sorvolando
sulle cause strutturali,
strategiche, materiali, internazionali. Non è un caso, dicevo, che il
Manifesto attacchi il libro di
Sokal e Bricmont definendolo addirittura ``un'operazione di `pulizia
epistemologica', di violenza
paragonabile a pulizie balcaniche''.(7) Viceversa, è logico che il
Manifesto si esprima con tale
virulenza, quasi mostrandosi offeso, perché rivendicando l'importanza
del metodo
scientifico-dimostrativo e del linguaggio razionale gli autori del libro
pongono un problema che
travalica il merito delle scienze esatte e delle altre discipline
specialistiche (sociologia, filosofia,
ecc.). Sokal e Bricmont pongono un problema che riguarda tutta la
suddivisione del lavoro
intellettuale nella società in cui viviamo, e che riguarda pure, e
pesantemente, i giornalisti che in
questi anni hanno pubblicato menzogne pensando che la verifica delle
informazioni e delle fonti
fosse un'appendice accessoria di un sistema massmediatico nel quale
quello che conta è ben
altro: anche diffondere menzogne sulle ``pulizie etniche'' e sulle
guerre imperialiste è considerato
lecito perché ``il concetto di verità è fluttuante''; e ``in nome della
libertà di espressione'' due più
due fa quattro ma può fare anche tre o cinque. Izetbegovic è stato in
carcere sei anni nella
Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia per istigazione
all'odio tra le nazionalità e per
aver scritto la ``Dichiarazione Islamica'', eppure lo si può appoggiare
come difensore di Sarajevo
multietnica.(8)
Un clima decadente
In realtà se l'informazione è il regno dell'arbitrio, e la trasmissione
delle conoscenze è regolata
sempre più da meccanismi perversi e ``blindati'', allora la nostra
società non è democratica né
libera: è decadente, come decadente era il clima intellettuale che aprì
la strada al fascismo. Come
allora, gli intellettuali e gli scienziati non svolgono più il ruolo che
a loro compete, e stanno lì a
creare una cortina fumogena che rende impossibile la conoscenza dei
fatti, rende arduo accedere
a tutti gli elementi per valutare, e rende possibili (e magari
giustificati) la devastazione e il
bombardamento prolungato per 78 giorni di un paese già vittima di un
embargo ingiusto.
Non parlare dell'occupazione fascista del Kosovo durante le Seconda
Guerra Mondiale consente
di rioccuparlo oggi, nell'ambito di un'operazione di carattere
neocoloniale travestita da missione
umanitaria. Non parlare della natura mafiosa dell'UCK e dei suoi
rapporti con il traffico
internazionale di armi e di droga consente di presentarlo come un gruppo
di romantici guerriglieri
che forse faranno degli errori, ma certo non sono assassini per
vocazione, come i Serbi...
Questo clima decadente, sviluppatosi nella Francia post-sessantottina,
regna da anni
incontrastato in tutta Europa. Si tratta di un vero e proprio
totalitarismo, ben descritto ad esempio
da Peter Handke e da Regis Debray. Quest'ultimo in un recente articolo
ha analizzato e
commentato il linciaggio a cui è stato sottoposto a causa delle sue
posizioni critiche nei confronti
dell'aggressione contro la Jugoslavia: ``A quanto pare voi incarnate la
democrazia, lo spirito
d'apertura, la civiltà contro i nuovi barbari. Non è così. Siete il
volto attuale del
fanatismo''.(9) Debray si rivolge all'intellettualità francese di cui
sopra, ma il suo commento lo
possiamo riprendere qui in Italia ed applicare alla lobby dei vari
Sofri, Matvejevic, Dizdarevic, tutti
gli editorialisti dei grandi quotidiani e tutta l'area politica
trasversale centrata sul Partito Radicale
di Bonino-Pannella, vera punta di diamante del moderno fascismo,
razzista-sciovinista e
guerrafondaio.
``Ex-sinistra'' e responsabilità degli intellettuali
Rispetto a tutto questo il ceto intellettuale progressista è complice
consenziente, oppure è
paralizzato in quanto trova spazio solamente unendosi al coro. Un motivo
di questa paralisi
dell'intellettualità di sinistra consiste nel fatto che essa oggi come
oggi è dalla parte del potere:
non dimentichiamo che è il centrosinistra, che sono le socialdemocrazie
ad aver guidato in Europa
la recente aggressione contro la Jugoslavia. È proprio il ceto
intellettuale sedicente progressista la
vera base di appoggio dell'attuale classe di governo del nostro paese,
così come gli ambienti
universitari e della ricerca rappresentano la vera clientela
dell'attuale area di governo, laddove ad
esempio fino a dieci anni fa clientela, o base sociale, del governo
pentapartito era soprattutto il
parastato, tra i lavoratori statali ed i colletti bianchi
dell'industria. Ecco perché, a mio avviso,
l'ambiente universitario e della ricerca è rimasto sostanzialmente muto
negli scorsi mesi; ecco
perché la tradizione antimilitarista di certo mondo scientifico (USPID,
Pugwash, eccetera) è
defunta, come si faceva notare in una assemblea degli studenti di Fisica
di Roma alla ``Sapienza''
nel maggio 1999. Mentre con la guerra del Golfo la maggioranza dei
professori e ricercatori
scuotevano ancora le spalle preoccupati, e solo pochi di essi
pubblicavano articoli per avvalorare
la tesi folle delle ``bombe chirurgiche'', adesso l'opinione diffusa è
che il problema stia tutto nei
Serbi: la guerra è giusta anche se fa male, oppure è ingiusta ma il
problema resta Milosevic, che è
contemporaneamente comunista e fascista, liberista e statalista,
estremista e venduto,
nazionalista serbo e jugoslavista. Se non firma è esaltato, se firma è
doppiogiochista: insomma è
serbo e va annientato.
Il mondo delle baronie universitarie è il vero ``nocciolo duro'' di
questa classe dirigente, e dunque
non può esprimere una vera opposizione alla deriva bellica ed
autoritaria in atto. Per inciso, tutto il
mondo del lavoro è paralizzato dal fatto che, si dice, ``le sinistre
sono al governo'': perciò non
viene indetto nessuno sciopero contro la guerra, e chi indica la
contraddizione è un estremista,
anzi un ``terrorista''.
Veniamo dunque all'aspetto più ``interno'' del problema, cioè
all'atteggiamento del ceto
intellettuale e del mondo della ricerca. A mio parere, una crisi sociale
e morale investe l'ambiente
dei ricercatori, la comunità scientifica nel suo complesso e le
convenzioni ed il linguaggio che essa
usa per la comunicazione al suo interno. A causa della crescente
settorializzazione delle
competenze, tutte le società a capitalismo avanzato si strutturano in
feudi e ghetti, il cui
interscambio conoscitivo è demandato a personaggi, i suddetti
``esperti'', i quali hanno spazio sui
mass-media e nei consessi dove le informazioni si dovrebbero
trasmettere.
Considerando ad esempio il mio campo specifico di ricerca,
l'astrofisica, rimango sempre più
spesso stupefatto dal crescente livello di autoreferenzialità di certe
correnti di ricerca, e dalla
strutturazione profondamente rigida e chiusa di gruppi e comunità.
Sempre più spesso si ascoltano
frasi del tipo ``non chiedetemi spiegazioni su X perché non sono un
esperto'', anche se
l'argomento X del quale non si intende parlare è profondamente connesso
con la propria
competenza e la propria ricerca. C'è un timore quasi religioso rispetto
al rischio di invadere
``campi altrui'', ed una crescente tendenza al solipsismo, accentuata
anche dal tipo di tecnologie
in uso (il fatto di stare inchiodati dinanzi al computer). In un grosso
progetto di ricerca è difficile
che un partecipante sappia con esattezza di cosa si stia occupando un
altro, e questo a causa
della ``complessità'' del problema affrontato e dei mezzi per studiarlo.
Talvolta l'incomunicabilità
non deriva nemmeno dall'effettiva divisione del lavoro, ma da pura e
meschina rivalità e
concorrenzialità tra gruppi, anzi tra parrocchie, cosicché indirizzi di
ricerca innovativi ed
interpretazioni alternative sono presi in considerazione con estrema
difficoltà. Un tipico esempio è
la cosmologia ``standard'', divenuta un enorme pachiderma sia dal punto
di vista teorico che da
quello sperimentale, sulla quale operano tantissimi ricercatori e
gruppi, con una complicata
strutturazione dei progetti e dei finanziamenti: ebbene la cosmologia
``standard'' assomiglia
sempre di più all'universo tolemaico, al quale si vanno aggiungendo
epicicli ed ipotesi ad hoc per
tappare le falle che si aprono sempre più spesso (teorie
dell'inflazione, e via discorrendo). Il
rapporto con linee di pensiero alternative, pure assai sviluppate
(teorie stazionarie, teoria di
Alfven) è inesistente, e le pubblicazioni ed i contributi in quel senso
vengono accolti con una
risatina saccente, quando non vengono semplicemente ignorati. Ma questo
non vale solamente per
la cosmologia: nel campo dell'astrofisica relativistica, stanno uscendo
a ripetizione articoli che
ipotizzano meccanismi alternativi per gli AGN e gli oggetti compatti, ed
ormai esiste addirittura
una letteratura che nega l'esistenza dei buchi neri. Questa letteratura
viene semplicemente
scansata con fastidio.
A cosa serve la scienza ?
È evidente che questo clima interno all'ambiente scientifico e
intellettuale è il riflesso di un clima
culturale più generale, che non esito a definire fascista, clima che ha
accompagnato questi anni nei
quali la guerra è ritornata ``normale''. La guerra è come il pane
quotidiano, e con la Carta
Costituzionale si fanno... aereoplanini. In questo clima, la ``scienza''
e la ``conoscenza'' vengono
certo celebrate ed evocate, ma per stravolgerne il compito ed il
significato, ovvero per
strumentalizzarle. Per il pubblico il ruolo delle scienze naturali e
della tecnologia si riduce alla
sperimentazione di sofisticati sistemi d'arma, alla menzogna
propagandistica della ``guerra
chirurgica'' e delle ``bombe intelligenti'', e all'evocazione misteriosa
dell'impiego di uranio
impoverito, fosforo combinato, sistemi a puntamento laser, e via
discorrendo. Tutto questo
nell'ambito di una sacralizzazione del portato scientifico-tecnologico
che è la precisa negazione
del significato stesso di scienza e di progresso scientifico e di quel
metodo sperimentale che
imporrebbe la verifica sulle affermazioni, e del concetto di avanzamento
tecnologico che dovrebbe
servire ad una più giusta distribuzione dei frutti del lavoro dell'uomo.
Note
(1) Sissa-Isas, Trieste
(2) Meno che mai si chiarisce perché sia stata abrogata la ``autonomia
speciale'' del Kosovo, tacendo su quello che è successo nella zona per
tutta la durata degli anni Ottanta e facendo incominciare la storia dal
1989...
(3) Il problema della disinformazione strategica nel caso jugoslavo fu
posto in termini chiari per la prima volta da Jacques Merlino nel libro
``Le verità jugoslave non sono tutte buone a dirsi'' (ed. Albin Michel,
1993), ancora non tradotto in italiano, nel quale si elencano i legami
tra i settori che conducono la disinformazione, le lobby ebraiche
statunitensi ed i lauti finanziamenti provenienti da certi paesi
islamici.
(4) Si pensi ad esempio alla censura sul documentario della BBC
riguardante questi crimini, la cui versione italiana, curata dal regista
Massimo Sani con il contributo di storici importanti come Claudio
Pavone, è tuttora chiusa a chiave in un cassetto della RAI.
(5) M.A. Rivelli, ``L' Arcivescovo del genocidio'', Ed. Kaos 1999. Si
noti che il protagonista del libro, il vescovo Stepinac
collaborazionista del nazismo croato, è stato beatificato da papa
Wojtyla il 3 ottobre scorso, durante la visita del pontefice in Croazia.
(6) Sokal, Bricmont: Imposture intellettuali, Ed. Garzanti, 1999.
(7) ``La pulizia epistemologica'', di Marco D'Eramo, il Manifesto,
16/6/1999.
(8) Si noti che durante il conflitto nessuno aveva spiegato, nemmeno sul
Manifesto, che alcuni quartieri di Sarajevo erano a maggioranza serba e
semplicemente non volevano entrare a far parte della Bosnia di
Izetbegovic; cosicché in seguito agli accordi di Dayton centinaia
di migliaia di Serbi hanno abbandonato quei quartieri (1996), nella
totale indifferenza degli intellettuali che pure avevano per anni
parlato di ``Sarajevo multietnica''.
(9) ``Una macchina da guerra'', di R. Debray, su Le Monde Diplomatique
del giugno 1999.
---
Imbrogli di guerra - Scienziate e scienziati contro la guerra
© 1999 Odradek Edizioni SRL
http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/
scienzaepace@...
[ Nota tecnica:
Per visualizzare sia i file PostScript sia i file PDF si puo'
usare il software della Aladdin, disponibile gratuitamente
in rete (http://www.cs.wisc.edu/~ghost/):
- Per Unix/Linux/e simili e per VMS: installare ghostscript e gv
- Per Windows: installare ghostscript e gsview
(installazione semplicissima)
Inoltre, i soli PDF possono essere visionati con il famoso "Acrobat
Reader" (http://www.adobe.com/products/acrobat/readstep.html).
I file PostScript devono prima essere decompressi
con gunzip (linux/unix) o winzip (windows), mentre i PDF no. ]
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
Concludiamo con questo contributo, apparso sul volume "Imbrogli di
guerra" (Odradek 1999), la carrellata critica sull'atteggiamento servile
e guerrafondaio della gran parte del ceto intellettuale italiano, e non
solo, in occasione della guerra di aggressione della NATO contro la RF
di Jugoslavia nel 1999. I documenti precedenti si trovano alle pagine:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/319
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/322
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/329
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/370
"Imbrogli di guerra" contiene gli Atti del primo incontro del Comitato
Scienziate/i contro la guerra, tenutosi nel giugno 1999. Il volume e'
ormai esaurito nelle librerie, ma tutti i contributi posso finalmente
essere letti sul sito internet del Comitato, in formato PostScript
compresso e PDF. Dalla home page del sito (che e' stata spostata ad un
nuovo indirizzo, http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/) basta cliccare sulla
copertina del libro per accedere ai contributi dei vari autori.
Un caloroso ringraziamento al curatore del libro, Franco Marenco,
per il materiale inviatoci.
Il Comitato Scienziate/i contro la guerra ha tenuto recentemente un
nuovo convegno a Torino, del quale saranno pure pubblicati presto gli
Atti, sempre per le edizioni Odradek.
---
SCIENZA E GUERRA "FIN DE SIECLE"
di Andrea Martocchia (1)
In questo intervento si vuole analizzare il problema della scienza nella
contemporanea realtà
bellica da tre punti di vista: dal punto di vista culturale e
sociologico, laddove la scienza è intesa
nell'accezione più vasta, cioè come insieme delle attività di formazione
e trasmissione della
conoscenza; dal punto di vista della ``categoria'' o ``corporazione'' di
chi fa scienza, riferendosi
cioè al lavoro intellettuale ed al mondo della ricerca in senso stretto;
e da quello del progresso
tecnologico, cioè essenzialmente degli armamenti.
I problemi affrontati sono vasti e complessi, e perciò possono soltanto
essere sfiorati in questa
sede. Mi limiterò a suggerire degli spunti di riflessione, soprattutto
sui primi due aspetti,
riguardanti il ruolo del sapere e della conoscenza nella nostra società,
fornendo ove possibile
riferimenti per un approfondimento ulteriore.
Scienza come conoscenza
Incominciamo dallo stretto significato etimologico della parola scienza.
Il concetto di scienza
richiama la conoscenza, il sapere, l'analisi e la ricerca. È un concetto
valido in tutti i tempi ed in
tutte le culture, ma nella sua accezione più stretta con esso si indica
un filone di matrice
prettamente occidentale, di derivazione greca, sostanziatosi con il
Rinascimento e giunto ad una
teorizzazione precisa con la definizione del ``metodo galileiano'' o
``sperimentale''. Da alcuni
decenni, questa più stretta accezione del termine ``scienza'' è stata
sottoposta a svariate critiche
ed il paradigma è entrato in crisi nella nostra cultura. Non provo
nemmeno ad abbozzare un
excursus attraverso la nascita della meccanica quantistica, la
termodinamica, la teoria della
complessità, ecc., poiché la crisi della concezione positivistica, ma
anche popperiana, della
scienza è cosa ben nota.
Quello che intendo sostenere è che negli ultimi anni stiamo assistendo
ad una devastante crisi
della ``scienza'', intesa anche nella sua accezione più larga. Nella
società delle comunicazioni di
massa siamo silenziosamente ma inesorabilmente arrivati ad una crisi dei
criteri e dei fondamenti
della conoscenza, intesa come categoria generale, e quindi della
suddivisione del lavoro
intellettuale. A mio avviso, il problema non è solamente epistemologico,
bensì è diventato un
problema sociale e politico di grave rilevanza. Questa crisi si può
analizzare a vari livelli. Partirò
dal livello più ``esterno'', cioè dal piano della comunicazione sociale.
Informazione e propaganda
Negli anni Sessanta i situazionisti definivano la nostra società -- la
società capitalistica
avanzata, dove la mercificazione permea ogni attività umana
destrutturandone contenuti e
significati -- come ``società dello spettacolo''. Da alcuni anni, in
seguito a quello che è stato
chiamato ``crollo del muro di Berlino'' (l'annessione della DDR da parte
della Repubblica Federale
Tedesca e la crisi generalizzata del socialismo di stato), dalla
``società dello spettacolo'' siamo
precipitati rapidamente nella ``società della propaganda''.
Nella fase attuale, la guerra è all'ordine del giorno: sia come fenomeno
che riguarda le relazioni fra
stati, ovvero fra stati e strutture sovranazionali (Nazioni Unite, Banca
Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale, NATO, Unione Europea, ecc.), sia all'interno di ogni
stato nel senso della rottura
del ``contratto sociale''. Questa rinnovata conflittualità tra ceti
sociali, tra culture e tra
popolazioni, tra centri e periferie, tra chi detiene i mezzi di
produzione e chi lavora duramente già a
dodici anni, non rappresenta ovviamente qualcosa di completamente nuovo,
ma caratterizza
nettamente la fase post-1989. Dopo il 1989 non c'è più lo
``spettacolo'', nel senso situazionista, a
rappresentare il conflitto sociale, mistificandolo: c'è viceversa un
bombardamento
propagandistico-pubblicitario che accompagna l'attacco diretto, aperto e
senza infingimenti
contro le conquiste di almeno cent'anni di lotte dei lavoratori (sfascio
dello stato sociale e
neoliberismo), contro le stesse forme istituzionali atte alla mediazione
dei conflitti (dalla nostra
Costituzione alle Nazioni Unite, dai partiti ai sindacati), nonché
l'attacco armato contro popoli e
stati che frappongono ostacoli a quella che viene detta eufemisticamente
``globalizzazione'', cioè
la fase suprema dell'espansione del grande capitale: l'Imperialismo.
In questa fase il conflitto all'interno della società opulenta non si
traveste più con lo
``spettacolo'', ma si palesa nella pura ``propaganda''. Quella
propaganda che in Italia, ad esempio,
sanziona attraverso svariate campagne di stampa la svendita del
patrimonio pubblico, compresa la
cessione all'imprenditoria straniera di settori strategici come le
telecomunicazioni
(privatizzazione di Telecom), la privatizzazione del sistema
pensionistico, il presidenzialismo
bipolarista già teorizzato nel Piano di Rinascita Nazionale della P2, e
così via. Tutti fatti decantati
e celebrati come ``inevitabili'' e ``necessari''.
Ricordo che fino agli anni Ottanta la politica in TV si faceva solo
nelle tribune elettorali, o si
leggeva su certi giornali. Da un certo punto in poi gli uomini politici
hanno preso il posto dei
presentatori televisivi (da Giuliano Ferrara a tutti i conduttori e
partecipanti dei vari talk-show),
mentre i presentatori ed imbonitori televisivi sono diventati uomini
politici (per tacere di
Berlusconi, ricordo ad esempio Sgarbi o personaggi dello spettacolo che
sempre più spesso
diventano candidati alle elezioni). Si è stabilita una commistione tra i
due versanti (spettacolare e
politico), per cui i ragionamenti sulla legge maggioritaria non si fanno
più in Parlamento, né
tantomeno nelle sezioni di partito, ma si fanno, anzi si spacciano sugli
schermi televisivi.
In questo contesto, è assolutamente normale che tutte le fasi delle
operazioni militari che ad
esempio il nostro paese conduce, ormai a ripetizione da anni, contro i
dittatori ed i barbari di turno
(Libano, Iraq, Somalia, Albania, Jugoslavia), siano accompagnate da
operazioni massmediatiche
dal carattere profondamente disinformativo. I nostri giornali non solo
non riportano quasi mai
reportage originali e dettagliati da questo o quel paese, come invece è
d'uso sulla grande stampa
francese o tedesca, pure schieratissima, ma in generale danno per
scontate una serie di
informazioni di base, sulle quali si costruisce poi tutto il
ragionamento
giornalistico-propagandistico.
Per limitarci al caso jugoslavo: i nostri giornali non hanno mai
descritto se e che cosa sia stato
abrogato dell'autonomia del Kosovo nel 1989, ma ripetono ossessivamente
che ``Milosevic ha
tolto l'autonomia al Kosovo''. Il che è da una parte falso, perché non
fu Milosevic ma la
Presidenza collegiale di quella che era la Repubblica Federativa e
Socialista di Jugoslavia,
compresi Sloveni, e Croati, e dall'altro è fuorviante perché l'autonomia
della regione non fu
abrogata tout-court, ma furono tolti soltanto il diritto di veto che
questa aveva rispetto alle
decisioni della Repubblica di Serbia e le altre prerogative di
semi-statualità, mentre fu ad esempio
conservato il bilinguismo.(2) Allo stesso modo, si ripete
incessantemente che sarebbe esistito un
piano di ``pulizia etnica'' da parte della leadership serba, piano che
sarebbe stato formulato in un
Memorandum e declamato da Milosevic nel suo discorso a Campo dei Merli
il 28 giugno del 1989.
Ma il Memorandum non lo ha letto quasi nessuno, poiché solo Limes ne ha
pubblicato degli stralci,
e chi lo ha letto sa che c'è scritto esattamente il contrario; quanto al
discorso di Milosevic, non è
stato mai tradotto in italiano, così come Milosevic non è stato mai
intervistato sui nostri giornali.
Dopodiché si accusa Milosevic perché, all'inizio dei bombardamenti fa
chiudere Radio B52
(scusate, volevo dire B92), finanziata dalla Fondazione Soros, che ha
tra i suoi sponsor anche
Hillary Clinton. E, in nome della libertà di informazione, si bombarda
la televisione serba con i
giornalisti dentro.
Carattere militare della trasmissione di informazioni
In queste circostanze, il meccanismo della disinformazione nei
mass-media è un meccanismo di
carattere militare. Non è dovuto soltanto ad incompetenza o eccesso di
zelo di certi giornalisti, e
fa si che la distinzione tra il vero ed il falso diventi ardua per lo
``spettatore''. Notizie false come
quella del bombardamento di Lubiana (1991), quella degli stupri di massa
in Bosnia (1993), quella
delle fosse comuni di Orahovac in Kosovo (1998) o le notizie delle
stragi di Sarajevo, subito
attribuite ai Serbi nonostante i dubbi ed i successivi rapporti ONU
smentissero queste
attribuzioni, dimostrano che è esistita in questi anni, e continua
adesso per il Kosovo, una
campagna di diffamazione antiserba, mirata evidentemente a creare
tensione per giustificare
l'intervento armato in quei territori. Non a caso il bersaglio di questa
campagna sono i Serbi, in
quanto popolazione maggioritaria di quella che era la Repubblica
Federativa e Socialista di
Jugoslavia, i quali vivendo sparpagliati un po' dappertutto tra le varie
Repubbliche meno di tutti
avevano interesse alla frammentazione ed allo sfascio del proprio paese.
Per questa campagna disinformativa le parti in conflitto (secessionisti
sloveni, croati,
bosniaco-musulmani, albanesi) si sono avvalse del lavoro di agenzie
specializzate come la Ruder
& Finn Public Global Affairs,(3) la quale attraverso lauti finanziamenti
da paesi terzi fa passare solo
``verità'' di comodo. A contribuire a questo colossale travisamento dei
fatti sono impegnate però
anche alcune istituzioni internazionali: il caso più clamoroso è stato
forse quello del capo della
missione OSCE William Walker e della ``strage di Racak''. Vi sono
coinvolte anche molte ONG
ed organizzazioni pseudo-umanitarie assai attive in questi anni, come
pure la potentissima lobby
di Soros.
Chi conosce questi terribili retroscena sa dunque che i nostri
quotidiani sono da prendere tutti
indistintamente cum grano salis, tenendo in mano la matita rossa e blu,
conservando
religiosamente gli articoli che sembrano significativi e facendo
raffronti a giorni e mesi di distanza.
La persona comune, che non si è mai interessata di un certo argomento
che all'improvviso assurge
agli onori delle prime pagine, è sola dinanzi al bombardamento
informativo. Su di lei ricade per
intero la responsabilità di scegliersi le fonti, fra libri, siti
internet, riviste che non seguano una linea
``di massa'', e anche materiali d'archivio e rapporti o ricordi
personali. In questa situazione la
vera informazione è un fai-da-te. La responsabilità della formazione
della conoscenza e del
sapere ricade interamente sul singolo, che dovrà impegnarsi da solo a
raccogliere, valutare e
sperimentare, proprio secondo il metodo sperimentale di Galileo. Non
esiste oggi come oggi
nessuna ``garanzia di affidabilità'' per i mezzi di informazione: siamo
in pieno medioevo. Quanto
sopra vale anche e soprattutto per i quotidiani ``di tradizione
democratica'', a causa del fatto che
molto spesso essi usano meccanicamente i dispacci d'agenzia, senza avere
inviati sul posto, e
soprattutto si avvalgono della collaborazione di elementi influenti di
quel ceto intellettuale che, io
credo, è soggetto oggi ad una terribile crisi di ruolo e di identità.
Gli ``esperti''
Penso in particolare a certi pseudo-esperti, veri azzeccagarbugli, che
in questi anni hanno
certosinamente capovolto i fatti sulla guerra jugoslava. Costoro sono
riusciti, ad esempio, a
sostenere e caldeggiare la frammentazione della Repubblica Federativa e
Socialista di Jugoslavia
con la giustificazione paradossale che le popolazioni devono vivere
insieme e senza odii reciproci !
Secondo loro, la Federazione andava spezzettata per liberare questi o
quegli altri dall'oppressione
centralista, benché in Jugoslavia i diritti delle minoranze fossero
ampiamente riconosciuti: si
trattava della realtà più avanzata a livello mondiale da quel punto di
vista. In nome della
``autodeterminazione dei popoli'', questi commentatori hanno combattuto
aspramente contro
l'autodeterminazione dei Serbi in Croazia e Bosnia, indicandoli come
aggressori... però poi
appoggiano l'autodeterminazione dei kosovari di lingua albanese,
glissando sul carattere
revanscista ed ultranazionalista del movimento grandealbanese, e
sottolineando ad ogni pié
sospinto la differenza ``etnica'' tra questi e quegli altri. Da una
parte dicono che bisogna difendere
il carattere multietnico di questo o quel territorio, e dall'altra si
contraddicono clamorosamente
evidenziando la presunta necessità di spezzettare, creando nuovi
confini.
Laddove le differenze etniche non esistono, questi pseudo-esperti se le
inventano: così ha fatto
la sua comparsa la ``differenza etnica'' tra Serbi, Croati e Musulmani
di Bosnia, mentre è noto che
la differenza fra queste popolazioni è solo di carattere
storico-religioso (come tra tedeschi
cattolici e tedeschi evangelici). La differenza linguistica, ad esempio,
è irrilevante. Tutto questo
non lo fa solamente un intellettuale di destra come Bettiza, ma anche un
Predrag Matvejevic su
tutti i giornali e le riviste di sinistra. Matvejevic è professore di
lingue slave, eppure va in giro a
teorizzare una presunta differenza tra la lingua serba e quella croata,
rendendo un ottimo servizio
alla nuova vulgata dei nazionalismi. Un'altra specialità di questi
``esperti'' è il non dire: ad
esempio Stefano Bianchini, storico, riesce a scrivere centinaia di
articoli sulla guerra in Bosnia,
senza mai dire che questa è scoppiata nell'aprile del 1992 perché i
rappresentanti croati e
musulmani alla Conferenza di Lisbona furono spinti dalla diplomazia USA
a ritirare la loro firma dal
Piano Cutileiro, già sottoscritto, il quale prevedeva la
cantonalizzazione della Bosnia. Questo
piano, se applicato avrebbe evitato tre anni di guerra civile (per non
parlare delle operazioni di
appoggio militare e finanziamento alla leadership bosniaco-musulmana).
Bianchini scrive anche
decine di articoli sul Kosovo senza mai parlare delle miniere e del
problema geopolitico dei
``corridoi''. E rapidamente cadranno nell'oblio le critiche a quella che
è stata definita la
``trappola'' (o diktat) di Rambouillet, in seguito alla quale sono
iniziati i bombardamenti su tutto il
territorio serbo-montenegrino.
Ad altri ``esperti'' e ad altri fatti, spesso più rilevanti di quelli
che vengono ossessivamente
ripetuti, è costantemente negato lo spazio: non c'è stato sui giornali
ed in televisione alcun
approfondimento sui principali antefatti storici della guerra civile nei
Balcani. Una severa censura
copre tutto quello che riguarda il colonialismo italiano nell'area ed i
crimini di guerra commessi
dagli italiani durante le Seconda Guerra Mondiale,(4) compresi i campi
di concentramento sull'isola
di Rab/Arbe ed in Slovenia, nonché l'occupazione militare del Kosovo
annesso alla Grande
Albania fascista. Una ricerca storica rigorosa e documentata come quella
di Marco Aurelio Rivelli
sui crimini del clericonazismo ustascia nella Croazia di Pavelic e
Stepinac è stata pubblicata
fortunosamente solo nella primavera di quest'anno.(5) Questi sono solo
alcuni esempi che
dimostrano la difficoltà estrema della trasmissione delle conoscenze e
delle ricerche storiche in
questo clima di guerra.
Da una parte, quindi, il perverso ruolo degli ``esperti'' sui mezzi di
informazione. Dall'altra una
vera censura, più o meno volontaria, e comunque strutturale: sono gli
aspetti più evidenti della
devastante crisi nella trasmissione della conoscenza tra addetti ai
lavori e pubblico, crisi in atto
nella società in cui viviamo proprio per il modo in cui è strutturata.
Solo a colui al quale viene
attribuito, massmediaticamente, il ruolo di ``esperto'' è affidato il
compito di interpretare e
raccontare, e solo la sua voce conta. Quello che dice l' ``esperto''
viene riprodotto e ripetuto in
maniera praticamente totalitaria, mentre voci diverse ed interpretazioni
divergenti hanno
raramente la possibilità di esprimersi -- attraverso la pubblicazione di
un articolo o di un libro --.
A causa della rigida strutturazione per competenze e per feudi del
lavoro intellettuale, se non sei
``nella parrocchia giusta'' non passi. Questo lo sa chiunque abbia
provato a farsi pubblicare
qualcosa (che fosse un articolo od una raccolta di poesie) senza potersi
giovare della conoscenza
o dell'appoggio di qualche personaggio influente.
Notiamo che, non a caso, nella nostra società mediatica il ruolo della
scienza e dello scienziato è
celebrato continuamente, al punto che alcuni scienziati di fama hanno il
loro posto fisso nei
dibattiti: si pensi a Zichichi, a Hack. La voce dello scienziato, e in
generale la voce dell'esperto o
di colui che assume il ruolo di esperto nel carosello massmediatico,
assume valore in sé e per sé.
Se a costui viene attribuita una sufficiente autorevolezza, può anche
debordare in campi del tutto
diversi da quello di competenza. L'esperto può allora diventare
tuttologo, ed andare a proclamare
che i Serbi sono nazionalisti per natura, anzi per codice genetico,
anche se lui non ha mai parlato
personalmente con un serbo in tutta la sua vita. Questo tipo di ruolo,
praticamente sacrale,
dell'esperto è la negazione stessa del concetto di ``scienza'', intesa
in senso stretto, ed è la
negazione di fatto di quella che dovrebbe essere la funzione sociale
dello scienziato, dell'esperto,
del ricercatore, dell'intellettuale: colui che ricerca, colui che
verifica la fonte, l'informazione o il
fenomeno in oggetto.
Imposture intellettuali
Questa ``garanzia di credibilità'' dell'esperto vale dal mondo delle
scienze naturali nel senso delle
scienze umanistiche (ad esempio Zichichi che parla di Dio) ma anche in
senso inverso, quando il
filosofo e il romanziere assumono il linguaggio delle scienze naturali,
lo manipolano a piacimento,
ed il tutto causa situazioni al limite del paradosso e del ridicolo. Ha
suscitato molto scalpore, per
esempio, la beffa di Alan Sokal. Questo fisico statunitense spedì alcuni
anni fa un complicato
articolo ad una rivista di sociologia, che lo accettò per la
pubblicazione. Dopo alcune settimane
Sokal in un altro articolo smentiva completamente il precedente,
svelando la beffa: aveva usato a
casaccio complicate citazioni di vari autori, filosofi e sociologi di
scuola postmoderna, creando un
pezzo incomprensibile, perché privo di senso, ma affascinante. Ed era
stato preso sul serio ! La
beffa di Sokal ha chiarito in modo incontestabile che la figura dell'
``esperto'', nella nostra società
delle comunicazioni di massa, è un puro specchietto per le allodole: non
solo per il mondo
``profano'', ma anche all'interno dell'ambiente specialistico a causa
del livello estremo di
settorializzazione delle varie discipline.
Recentemente, Sokal ha pubblicato un altro libro insieme ad un collega
belga,(6) nel quale contesta in
maniera organica e rigorosa il linguaggio ed il metodo usati da tutta
un'area di pensiero, quella
appunto postmoderna, popolata da tanti intellettuali francesi eredi
dello strutturalismo, e rivendica
la necessità del metodo razionale, sperimentale e dimostrativo. Il
libro, che si intitola ``Imposture
intellettuali'', è secondo me una pietra miliare di questa fase storica,
in quanto mette a nudo lo
sfascio completo del pensiero analitico contemporaneo. E così si
scoprono gli altarini dei ``finti
esperti'', che nascondono la loro vuotezza sotto ad una cortina fumogena
fatta di parole, il cui solo
valore, nel modo in cui questi le usano, è nel suono che hanno.
L'attacco di Sokal colpisce al cuore un'area di intellettualismo del
tutto speculativo ed
antirazionalista, che ha i suoi capisaldi in Francia. Non a caso la
società francese, che
rappresentava negli anni Sessanta l'osservatorio del movimento
situazionista, e che era da questo
interpretata correttamente come ``società dello spettacolo'', è anche la
società dove più sfrenata
è la mercificazione culturale (si pensi a Parigi, al continuo
supermercato di idee ed avvenimenti
culturali...). Quella francese è la società dove dall'onda lunga del
Sessantotto antiautoritario si è
sviluppata la corrente di pensiero dei ``nuovi filosofi'', nucleo di
elaborazione del ``pensiero
debole'' antirazionalista che ha furoreggiato durante tutto il riflusso
degli anni '80. Non è un
caso che questi ex-nuovi filosofi sessantottini francesi siano oggi in
prima fila nella polemica
antijugoslava: Daniel Cohen-Bendit, Bernard Henry-Levy, André
Glucksmann, e pure quel
Finkielkraut che un giorno appoggia l'ultranazionalismo croato
sentenziando quali siano i popoli
civili e quali i barbari, ed il giorno dopo rivaluta certi personaggi
della Repubblica di Vichy. Una
corrente di pensiero ``differenzialista'', impegnata in tutti questi
anni a cercare ciò che divide
anziché a valorizzare ciò che unisce, non a caso violentemente
partigiana delle secessioni
jugoslave.
Non è un caso che il libro ``Imposture intellettuali'' venga
violentemente attaccato sul Manifesto,
giornale che ha attinto dal ``pensiero debole'', dalla ``complessità'' e
da un certo antirazionalismo
per almeno 15 anni, nell'ambito di un processo di decostruzione ed
abbandono del marxismo (non
solo del leninismo). Questo quotidiano è l'espressione di un'area
intellettuale affascinata dal
pensiero ``differenzialista'' e postmoderno, ma con enormi difficoltà di
comprensione della fase
politica post-1989, e dello squartamento della Jugoslavia in
particolare. Sul Manifesto lo
squartamento della Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia è
stato visto troppo spesso
come un processo dovuto a pulsioni nazionalistiche congenite, sorvolando
sulle cause strutturali,
strategiche, materiali, internazionali. Non è un caso, dicevo, che il
Manifesto attacchi il libro di
Sokal e Bricmont definendolo addirittura ``un'operazione di `pulizia
epistemologica', di violenza
paragonabile a pulizie balcaniche''.(7) Viceversa, è logico che il
Manifesto si esprima con tale
virulenza, quasi mostrandosi offeso, perché rivendicando l'importanza
del metodo
scientifico-dimostrativo e del linguaggio razionale gli autori del libro
pongono un problema che
travalica il merito delle scienze esatte e delle altre discipline
specialistiche (sociologia, filosofia,
ecc.). Sokal e Bricmont pongono un problema che riguarda tutta la
suddivisione del lavoro
intellettuale nella società in cui viviamo, e che riguarda pure, e
pesantemente, i giornalisti che in
questi anni hanno pubblicato menzogne pensando che la verifica delle
informazioni e delle fonti
fosse un'appendice accessoria di un sistema massmediatico nel quale
quello che conta è ben
altro: anche diffondere menzogne sulle ``pulizie etniche'' e sulle
guerre imperialiste è considerato
lecito perché ``il concetto di verità è fluttuante''; e ``in nome della
libertà di espressione'' due più
due fa quattro ma può fare anche tre o cinque. Izetbegovic è stato in
carcere sei anni nella
Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia per istigazione
all'odio tra le nazionalità e per
aver scritto la ``Dichiarazione Islamica'', eppure lo si può appoggiare
come difensore di Sarajevo
multietnica.(8)
Un clima decadente
In realtà se l'informazione è il regno dell'arbitrio, e la trasmissione
delle conoscenze è regolata
sempre più da meccanismi perversi e ``blindati'', allora la nostra
società non è democratica né
libera: è decadente, come decadente era il clima intellettuale che aprì
la strada al fascismo. Come
allora, gli intellettuali e gli scienziati non svolgono più il ruolo che
a loro compete, e stanno lì a
creare una cortina fumogena che rende impossibile la conoscenza dei
fatti, rende arduo accedere
a tutti gli elementi per valutare, e rende possibili (e magari
giustificati) la devastazione e il
bombardamento prolungato per 78 giorni di un paese già vittima di un
embargo ingiusto.
Non parlare dell'occupazione fascista del Kosovo durante le Seconda
Guerra Mondiale consente
di rioccuparlo oggi, nell'ambito di un'operazione di carattere
neocoloniale travestita da missione
umanitaria. Non parlare della natura mafiosa dell'UCK e dei suoi
rapporti con il traffico
internazionale di armi e di droga consente di presentarlo come un gruppo
di romantici guerriglieri
che forse faranno degli errori, ma certo non sono assassini per
vocazione, come i Serbi...
Questo clima decadente, sviluppatosi nella Francia post-sessantottina,
regna da anni
incontrastato in tutta Europa. Si tratta di un vero e proprio
totalitarismo, ben descritto ad esempio
da Peter Handke e da Regis Debray. Quest'ultimo in un recente articolo
ha analizzato e
commentato il linciaggio a cui è stato sottoposto a causa delle sue
posizioni critiche nei confronti
dell'aggressione contro la Jugoslavia: ``A quanto pare voi incarnate la
democrazia, lo spirito
d'apertura, la civiltà contro i nuovi barbari. Non è così. Siete il
volto attuale del
fanatismo''.(9) Debray si rivolge all'intellettualità francese di cui
sopra, ma il suo commento lo
possiamo riprendere qui in Italia ed applicare alla lobby dei vari
Sofri, Matvejevic, Dizdarevic, tutti
gli editorialisti dei grandi quotidiani e tutta l'area politica
trasversale centrata sul Partito Radicale
di Bonino-Pannella, vera punta di diamante del moderno fascismo,
razzista-sciovinista e
guerrafondaio.
``Ex-sinistra'' e responsabilità degli intellettuali
Rispetto a tutto questo il ceto intellettuale progressista è complice
consenziente, oppure è
paralizzato in quanto trova spazio solamente unendosi al coro. Un motivo
di questa paralisi
dell'intellettualità di sinistra consiste nel fatto che essa oggi come
oggi è dalla parte del potere:
non dimentichiamo che è il centrosinistra, che sono le socialdemocrazie
ad aver guidato in Europa
la recente aggressione contro la Jugoslavia. È proprio il ceto
intellettuale sedicente progressista la
vera base di appoggio dell'attuale classe di governo del nostro paese,
così come gli ambienti
universitari e della ricerca rappresentano la vera clientela
dell'attuale area di governo, laddove ad
esempio fino a dieci anni fa clientela, o base sociale, del governo
pentapartito era soprattutto il
parastato, tra i lavoratori statali ed i colletti bianchi
dell'industria. Ecco perché, a mio avviso,
l'ambiente universitario e della ricerca è rimasto sostanzialmente muto
negli scorsi mesi; ecco
perché la tradizione antimilitarista di certo mondo scientifico (USPID,
Pugwash, eccetera) è
defunta, come si faceva notare in una assemblea degli studenti di Fisica
di Roma alla ``Sapienza''
nel maggio 1999. Mentre con la guerra del Golfo la maggioranza dei
professori e ricercatori
scuotevano ancora le spalle preoccupati, e solo pochi di essi
pubblicavano articoli per avvalorare
la tesi folle delle ``bombe chirurgiche'', adesso l'opinione diffusa è
che il problema stia tutto nei
Serbi: la guerra è giusta anche se fa male, oppure è ingiusta ma il
problema resta Milosevic, che è
contemporaneamente comunista e fascista, liberista e statalista,
estremista e venduto,
nazionalista serbo e jugoslavista. Se non firma è esaltato, se firma è
doppiogiochista: insomma è
serbo e va annientato.
Il mondo delle baronie universitarie è il vero ``nocciolo duro'' di
questa classe dirigente, e dunque
non può esprimere una vera opposizione alla deriva bellica ed
autoritaria in atto. Per inciso, tutto il
mondo del lavoro è paralizzato dal fatto che, si dice, ``le sinistre
sono al governo'': perciò non
viene indetto nessuno sciopero contro la guerra, e chi indica la
contraddizione è un estremista,
anzi un ``terrorista''.
Veniamo dunque all'aspetto più ``interno'' del problema, cioè
all'atteggiamento del ceto
intellettuale e del mondo della ricerca. A mio parere, una crisi sociale
e morale investe l'ambiente
dei ricercatori, la comunità scientifica nel suo complesso e le
convenzioni ed il linguaggio che essa
usa per la comunicazione al suo interno. A causa della crescente
settorializzazione delle
competenze, tutte le società a capitalismo avanzato si strutturano in
feudi e ghetti, il cui
interscambio conoscitivo è demandato a personaggi, i suddetti
``esperti'', i quali hanno spazio sui
mass-media e nei consessi dove le informazioni si dovrebbero
trasmettere.
Considerando ad esempio il mio campo specifico di ricerca,
l'astrofisica, rimango sempre più
spesso stupefatto dal crescente livello di autoreferenzialità di certe
correnti di ricerca, e dalla
strutturazione profondamente rigida e chiusa di gruppi e comunità.
Sempre più spesso si ascoltano
frasi del tipo ``non chiedetemi spiegazioni su X perché non sono un
esperto'', anche se
l'argomento X del quale non si intende parlare è profondamente connesso
con la propria
competenza e la propria ricerca. C'è un timore quasi religioso rispetto
al rischio di invadere
``campi altrui'', ed una crescente tendenza al solipsismo, accentuata
anche dal tipo di tecnologie
in uso (il fatto di stare inchiodati dinanzi al computer). In un grosso
progetto di ricerca è difficile
che un partecipante sappia con esattezza di cosa si stia occupando un
altro, e questo a causa
della ``complessità'' del problema affrontato e dei mezzi per studiarlo.
Talvolta l'incomunicabilità
non deriva nemmeno dall'effettiva divisione del lavoro, ma da pura e
meschina rivalità e
concorrenzialità tra gruppi, anzi tra parrocchie, cosicché indirizzi di
ricerca innovativi ed
interpretazioni alternative sono presi in considerazione con estrema
difficoltà. Un tipico esempio è
la cosmologia ``standard'', divenuta un enorme pachiderma sia dal punto
di vista teorico che da
quello sperimentale, sulla quale operano tantissimi ricercatori e
gruppi, con una complicata
strutturazione dei progetti e dei finanziamenti: ebbene la cosmologia
``standard'' assomiglia
sempre di più all'universo tolemaico, al quale si vanno aggiungendo
epicicli ed ipotesi ad hoc per
tappare le falle che si aprono sempre più spesso (teorie
dell'inflazione, e via discorrendo). Il
rapporto con linee di pensiero alternative, pure assai sviluppate
(teorie stazionarie, teoria di
Alfven) è inesistente, e le pubblicazioni ed i contributi in quel senso
vengono accolti con una
risatina saccente, quando non vengono semplicemente ignorati. Ma questo
non vale solamente per
la cosmologia: nel campo dell'astrofisica relativistica, stanno uscendo
a ripetizione articoli che
ipotizzano meccanismi alternativi per gli AGN e gli oggetti compatti, ed
ormai esiste addirittura
una letteratura che nega l'esistenza dei buchi neri. Questa letteratura
viene semplicemente
scansata con fastidio.
A cosa serve la scienza ?
È evidente che questo clima interno all'ambiente scientifico e
intellettuale è il riflesso di un clima
culturale più generale, che non esito a definire fascista, clima che ha
accompagnato questi anni nei
quali la guerra è ritornata ``normale''. La guerra è come il pane
quotidiano, e con la Carta
Costituzionale si fanno... aereoplanini. In questo clima, la ``scienza''
e la ``conoscenza'' vengono
certo celebrate ed evocate, ma per stravolgerne il compito ed il
significato, ovvero per
strumentalizzarle. Per il pubblico il ruolo delle scienze naturali e
della tecnologia si riduce alla
sperimentazione di sofisticati sistemi d'arma, alla menzogna
propagandistica della ``guerra
chirurgica'' e delle ``bombe intelligenti'', e all'evocazione misteriosa
dell'impiego di uranio
impoverito, fosforo combinato, sistemi a puntamento laser, e via
discorrendo. Tutto questo
nell'ambito di una sacralizzazione del portato scientifico-tecnologico
che è la precisa negazione
del significato stesso di scienza e di progresso scientifico e di quel
metodo sperimentale che
imporrebbe la verifica sulle affermazioni, e del concetto di avanzamento
tecnologico che dovrebbe
servire ad una più giusta distribuzione dei frutti del lavoro dell'uomo.
Note
(1) Sissa-Isas, Trieste
(2) Meno che mai si chiarisce perché sia stata abrogata la ``autonomia
speciale'' del Kosovo, tacendo su quello che è successo nella zona per
tutta la durata degli anni Ottanta e facendo incominciare la storia dal
1989...
(3) Il problema della disinformazione strategica nel caso jugoslavo fu
posto in termini chiari per la prima volta da Jacques Merlino nel libro
``Le verità jugoslave non sono tutte buone a dirsi'' (ed. Albin Michel,
1993), ancora non tradotto in italiano, nel quale si elencano i legami
tra i settori che conducono la disinformazione, le lobby ebraiche
statunitensi ed i lauti finanziamenti provenienti da certi paesi
islamici.
(4) Si pensi ad esempio alla censura sul documentario della BBC
riguardante questi crimini, la cui versione italiana, curata dal regista
Massimo Sani con il contributo di storici importanti come Claudio
Pavone, è tuttora chiusa a chiave in un cassetto della RAI.
(5) M.A. Rivelli, ``L' Arcivescovo del genocidio'', Ed. Kaos 1999. Si
noti che il protagonista del libro, il vescovo Stepinac
collaborazionista del nazismo croato, è stato beatificato da papa
Wojtyla il 3 ottobre scorso, durante la visita del pontefice in Croazia.
(6) Sokal, Bricmont: Imposture intellettuali, Ed. Garzanti, 1999.
(7) ``La pulizia epistemologica'', di Marco D'Eramo, il Manifesto,
16/6/1999.
(8) Si noti che durante il conflitto nessuno aveva spiegato, nemmeno sul
Manifesto, che alcuni quartieri di Sarajevo erano a maggioranza serba e
semplicemente non volevano entrare a far parte della Bosnia di
Izetbegovic; cosicché in seguito agli accordi di Dayton centinaia
di migliaia di Serbi hanno abbandonato quei quartieri (1996), nella
totale indifferenza degli intellettuali che pure avevano per anni
parlato di ``Sarajevo multietnica''.
(9) ``Una macchina da guerra'', di R. Debray, su Le Monde Diplomatique
del giugno 1999.
---
Imbrogli di guerra - Scienziate e scienziati contro la guerra
© 1999 Odradek Edizioni SRL
http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/
scienzaepace@...
[ Nota tecnica:
Per visualizzare sia i file PostScript sia i file PDF si puo'
usare il software della Aladdin, disponibile gratuitamente
in rete (http://www.cs.wisc.edu/~ghost/):
- Per Unix/Linux/e simili e per VMS: installare ghostscript e gv
- Per Windows: installare ghostscript e gsview
(installazione semplicissima)
Inoltre, i soli PDF possono essere visionati con il famoso "Acrobat
Reader" (http://www.adobe.com/products/acrobat/readstep.html).
I file PostScript devono prima essere decompressi
con gunzip (linux/unix) o winzip (windows), mentre i PDF no. ]
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
IL PARTITO NEONAZISTA OLANDESE CHIEDE MISURE DRASTICHE CONTRO LA RF DI
JUGOSLAVIA
The Dutch neo-Nazi Party, NNP ["Nederlandse Nationalistische Partij"],
says
on its web site, "Late News" page:
"The NNP wants extreme hard line measures against Yugoslavia. We do not
allow our compatriots to be treated like this by a corrupt country!"
They refer to this:
On 31 July, Dutch TV rebroadcast Serbian TV tapes of four Dutchmen,
arrested in Yugoslavia. On those tapes, they claimed to be an armed
"special unit" with violence and abduction plans.
The NNP "forgets" [like most 'big' media in The Netherlands] these four
are
not just "compatriots", but likely to be the NNP's fellow extreme
Rightists.
For whatever it is worth:
Dutch daily NRC-Handelsblad ["NRC-Business Paper"] of Tuesday 1 August
on
one of the arrested, Godfried de Rie:
"According to the Group for Anti-Fascist Research, KAFKA, his name, with
the same initials and place of residence [and also same address, as
confirmed by KAFKA to me], is on the list of members for 1995 of the
extreme Rightist [political party] CP'86. The [Dutch] Ministry of
Defence
confirms that De Rie was a conscript Army lance corporal, of 1989/8."
Today's NNP is a successor organization to the CP'86.
The CP'86 ["Center" Party, founded in 1986] political party was
notorious
for racism, violence, and open propaganda for Nazis like Adolf Hitler
and
Rudolf Hess. 13 year old Afro Caribbean boy Kerwin Duinmeijer, and
teenage
punk rock fan Michel Poyé, died at the hands of Dutch extreme Right
killers. In the 1990s, they sent Dutch mercenaries to Yugoslavia, to
fight
in extreme Right Croat units in Croatia and Bosnia.
Met vriendelijke groet/Best wishes,
Herman de Tollenaere
---
VISITA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA RFJ A CUBA
JOVANOVIC A COLLOQUIO CON FIDEL CASTRO
>
>Radio Havana Cuba-29 August 2000 20:30
> Via NY Transfer News * All the News That Doesn't Fit
> Radio Havana Cuba - News Update - 29 August 2000 20:30
>
>*CUBAN PRESIDENT FIDEL CASTRO MEETS WITH YUGOSLAVIAN FOREIGN MINISTER
>
>Havana, August 29 (RHC)-- Cuban President Fidel Castro met with
>visiting Yugoslavian Foreign Minister Zivadin Jovanovic Monday
>evening in the Cuban capital.
>
>Speaking with reporters Tuesday morning, just before wrapping up his
>two-day visit to the island, the Yugoslav foreign minister said that
>it was a privilege to meet with the leader of the Cuban Revolution.
>Jovanovic stated that his personal encounter with Fidel Castro gave
>him another opportunity to express his appreciation for the
>solidarity shown by Cuba during last year's U.S.-led NATO attacks
>against his country. He also thanked the Cuban government and people
>for their continued support of Yugoslavia in international forums
>such as the United Nations and the Non-Aligned Movement.
>
>The Yugoslav foreign minister arrived in Havana on Sunday and met
>yesterday with his Cuban counterpart, Felipe Perez Roque. During his
>stay, Belgrade's top diplomat signed an agreement for the protection
>and promotion of mutual investments with the Cuban Minister of
>Foreign Investment and Economic Cooperation, Marta Lomas.
>
>Cuba affirmed that the visit of Zivaldin Jovanovic marks a new point
>in relations between Havana and Belgrade and reiterated the island's
>principled position concerning NATO's unjust war of aggression
>against Yugoslavia.
>Subject: Cuba Press release Aug 29
>PRESS RELEASE FOR ALL DIPLOMATIC MISSIONS.
> HAVANA, TUESDAY AUGUST 29 , 2000 RPM
>
>HAVANA.- Cuban Foreign Affairs Minister Felipe Perez Roque and
>Yugoslav Foreign Affairs Minister Zivadin Jovanovic ratified in
>Havana how relations between both countries are continuing well.
>"Without a doubt, this visit demonstrates a new moment in the
>deepening and encouragement of links between our peoples", said the
>Cuban Foreign Affairs Minister when meeting his Yugoslav counterpart
>at the Foreign Affairs Ministry Headquarters. Perez Roque also
>reiterated Cuba's solidarity and position during last year's
>air strikes in Yugoslavia by the North Atlantic Treaty Organization
>(NATO), led by the U.S. In reply to the welcoming speech by the Cuban
>Minister, Jovanovic - who arrived in Havana on Sunday - said he felt
>very flattered by his welcoming. The Yugoslav Foreign Affairs
>Minister explained yesterday that after the Millennium Summit his
>country expects the United Nations to play a stronger role, and more
>democratization of relations.
>YUGOSLAVIA - CUBA YUGOSLAV TALKS IN CUBA STRENGTHEN BILATERAL COOPERATION -
>MINISTER HAVANA, August 29 (Tanjug) - Visiting Yugoslav Foreign Minister
>Zivadin Jovanovic said on Monday the first round of Yugoslav-Cuban talks in
>Havana had been a useful and exhaustive exchange of views on topics of common
>interest. Speaking after meeting with his Cuban opposite number Felipe Perez
>Roque, Jovanovic said they had exchanged views on the current international
>situation, the situation in either country and further enhancement of
>bilateral relations. The Yugoslav Minister stressed the talks were very
>important for the consolidation of traditionally friendly ties between the two
>countries. Yugoslavia and Cuba are linked by shared goals in international
>relations, viz. the struggle for peace and equality of nations and states, and
>for a reaffirmation of the central role of the United Nations in international
>relations, he said. According to Jovanovic, they agreed that the future of
>mankind should be based on the principles of equality and respect for the
>territorial integrity and sovereignty of all countries. According to him, they
>also agreed about the impermissibility of the policy of interference in the
>internal affairs of other states and of the imposition of methods of internal
>development on sovereign states. He went on to say there were good prospects
>for strengthening Yugoslav-Cuban relations in politics, the economy, culture
>and other fields of mutual interest. Jovanovic paid tribute to the Cuban
>leadership, specifically to President Fidel Castro, for their understanding
>and open support for Yugoslavia at the time of last year's NATO aggression.
>*YUGOSLAVIA'S FOREIGN MINISTER IN HAVANA
>
>Havana, August 28 (RHC)-- Visiting Yugoslavian Foreign Minister
>Zivaldin Jovanovic, met Monday morning with his Cuban counterpart,
>Felipe Perez Roque. Speaking with reporters following the meeting,
>Jovanovic said that Cuba and Yugoslavia have a long history of
>solidarity and friendship and that his visit to the island is
>designed to help strengthen those cordial relations even more.
>
>Yugoslavia's top diplomat expressed his deepest appreciation for
>the solidarity shown by Cuba during last year's U.S.-led NATO attacks
>against the European nation. He also thanked the Cuban government and
>people for their continued support in international forums such as
>the United Nations and the Non-Aligned Movement.
>
>For his part, Cuban Foreign Minister Felipe Perez Roque affirmed that
>the visit of Zivaldin Jovanovic marks a new point in relations
>between Havana and Belgrade. And the Cuban foreign minister
>reiterated Cuba's principled position concerning NATO's "unjust war
>of aggression" against Yugoslavia.
>
>Earlier in the morning, the visiting Yugoslav official laid a wreath
>at the foot of the Jose Marti Monument at Havana's Plaza del la
>Revolucion. He also signed an agreement for the protection and
>promotion of mutual investments with the Cuban Minister of Foreign
>Investment and Economic Cooperation, Marta Lomas.
>
>The Yugoslavian foreign minister arrived in Havana on Sunday and is
>slated to wrap up his visit to the Cuban capital tomorrow, Tuesday.
>
>Subject: Cuba Press release Aug 28, 29
> FOR ALL DIPLOMATIC MISSIONS.
> HAVANA, MONDAY, AUGUST. 28 , 2000 RPM
>
>HAVANA.- Cuban Foreign Affairs Minister Felipe Perez Roque welcomed
>his Yugoslav counterpart Zivadin Jovanovic, who arrived yesterday on
>a three day work visit. The visitor is accompanied by a delegation
>of government officials and business people. During his stay in Cuba,
>Jovanovic will hold talks with the Cuban Foreign Affairs Minister and
>Minister for Foreign Investment and Economic Collaboration Marta
>Lomas. He will also visit places of historic, economic and cultural
>interest.
>YUGOSLAVIA - CUBA CUBA'S CASTRO RECEIVES YUGOSLAV FOREIGN MINISTER
>HAVANA, Aug 29 (Tanjug) - Cuban President Fidel Castro received on Monday
>Yugoslav Foreign Minister Zivadin Jovanovic, who conveyed greetings and a
>personal message from Yugoslav President Slobodan Milosevic. The talks were
>held in an open and frank climate and lasted for nearly 7 hours, beginning
>with a formal meeting late on Monday local time, and continuing through dinner
>given by Castro in honour of the Yugoslav guests. The two sides had a broad
>exchange of views on a wide spectrum of subjects of common interest. Castro
>showed an exceptionally good knowledge of the situation in Yugoslavia and
>expressed admiration for Yugoslavia's brave resistance to last year's NATO
>aggression and for the country's swift post-war reconstruction. He went on to
>say that Yugoslavia, by defending its own independence and sovereignty,
>defended other countries as well, which makes this struggle globally relevant.
>Castro also expressed full support for the policy of the Yugoslav government,
>especially its efforts to protect the country's sovereignty and independence,
>as well as its status in the United Nations and the Non-Aligned Movement. The
>two sides fully agreed on matters of further development of bilateral
>relations, on the international situation, and the two countries' cooperation
>in international forums, in particular in the United Nations and the
>Non-Aligned Movement. According to Castro, so far from discharging their
>mission in accordance with U.N. Resolution 1244, the international forces in
>the U.N.-run Serbian (Yugoslav) Kosovo-Metohija province have created chaos
>and complicated the situation. Kosovo-Metohija is an inseparable part of
>Yugoslavia, Castro stressed. He sent his greetings and respects to Milosevic,
>and promised to visit friendly Yugoslavia as soon as possible. Jovanovic, who
>arrived on an official visit to Cuba on Sunday, had earlier on Monday had
>talks with his host, Foreign Minister Felipe Perez Roque. After the meeting,
>Jovanovic was optimistic about further development of bilateral relations in
>the political, economic, cultural, and many other fields of mutual interest.
>Before the talks, Jovanovic had laid flowers at the monument commemorating
>Cuba's freedom fighter and poet Jose Marti, and toured the Jose Marti memorial
>complex. He also met with diplomatic mission chiefs accredited in Havana. Late
>on Monday, Jovanovic and Cuban Minister Marta Lomas signed an inter-state
>accord on enhancement of bilateral relations and investment protection.
>Jovanovic ends his visit to Cuba on Tuesday, with talks in Parliament and in
>the Communist Party of Cuba Central Committee.
>
>YUGOSLAV FOREIGN MINISTER ENDS TALKS IN CUBA HAVANA, Aug 29 (Tanjug) -
>Yugoslav Foreign Minister Zivadin Jovanovic met on Tuesday with senior
>officials of the Cuban parliament and the Communist Party of Cuba. Jovanovic's
>partners in talks on the last day of his official visit were Parliament Deputy
>Speaker Jaime Crombet and the party's Central Committee Foreign Relations
>Department head Jose Ramon Baleguer. The officials conveyed the support of the
>Cuban people and government for the Yugoslav people and their leaders, and
>best wishes for further development of comprehensive bilateral relations. The
>media coverage of Jovanovic's visit has been extensive, and the Yugoslav
>minister has been interviewed by leading Cuban media. Later on Tuesday,
>Jovanovic ends his official visit to Cuba, paid at the invitation of his
>counterpart Felipe Perez Roque, with whom he discussed further development of
>bilateral relations and the global political situation. The high-light of
>Jovanovic's intensive diplomatic contacts in Cuba was his reception by Cuban
>President Fidel Castro late on Monday. His talks with Castro reaffirmed
>Yugoslav-Cuban traditional friendship and identical views on bilateral matters
>and cooperation at international level.
---
SUL RAPPORTO TRA LA JUGOSLAVIA ED IL SISTEMA DELLA DIS-INFORMAZIONE
EUROPEO
>
>MATIC: YUGOSLAVIA DID NOT BREAK OFF RELATIONS WITH EUROPEAN MEDIA BELGRADE,
>Aug 30 (Tanjug).- Yugoslav Minister of Information Goran Matic said Wednesday
>he agreed to the proposal of the head of the European Broadcasting Union Tony
>Naets to resume cooperation with the EBU, as soon as the international
>community and the EBU start treating Yugoslavia as a an equal member. Matic
>also demanded that the EBU publicly condemn the war crimes committed by NATO,
>the US and the European Union against Serbia and Yugoslavia during last year's
>(March-June) aggression, and that it demand that the persons responsible be
>taken to justice. Naets's proposal contained in his letter of August 25 was
>motivated by the interest of foreign media in the forthcoming presidential and
>parliamentary elections in Yugoslavia scheduled for September 24. Naets in his
>letter pointed out that Yugoslavia's national broadcaster was one of the
>founding members of the EBU and that they had enjoyed long-standing
>cooperation. This is true, Matic said in his response, and underlined that
>Yugoslavia had done nothing to break off this cooperation. After last year's
>brutal and criminal NATO aggression on this sovereign state, we only refuse to
>cooperate with the countries that had instigated and organized the bombings
>which lasted two and a half months, killing innocent civilians and devastating
>Yugoslavia's infrastructure, Matic said. Sixteen journalists and other
>employees of Serbian Radio-Television (RTS) were killed on April 23, 1999,
>when NATO bombed central Belgrade, Matic recalled. Leaders of NATO, the US,
>Britain, France and Germany had publicly stated that the RTS had been a
>legitimate target, as the RTS had been defending Serbia's and Yugoslavia's
>state policy, Matic noted, underlining that that policy was in fact a policy
>of defending national sovereignty, territorial integrity and national
>identity. The EBU has never clearly condemned that crime committed by NATO,
>nor has it demanded that the organizers and perpetrators of that crime be
>taken to justice for war crimes. It has also not opposed the political
>decision that the RTS satellite broadcasts be taken off the air although the
>RTS had paid all its dues to that effect, Matic said. The goal of that
>decision was to prevent the world from seeing authentic pictures of the NATO
>and US crimes in Serbia and Yugoslavia, and to use media manipulations to get
>the world public opinion to approve the unlawful and criminal aggression on
>this sovereign European state, Matic said.
---
LA RF DI JUGOSLAVIA DENUNCIA I PROGETTI DI AMPUTAZIONE DEL KOSMET
>YUGOSLAVIA - KOSOVO-METOHIJA BELGRADE: CHANGE OF INTERNATIONAL BORDER IN
>KOSOVO-METOHIJA IS PLANNED BELGRADE, August 28 (Tanjug) - Preparations are
>being made in the U.N.-run Serbian (Yugoslav) Kosovo-Metohija province for de
>facto changing the internationally recognised and guaranteed state border,
>according to a senior Yugoslav Foreign Ministry official on Monday. To this
>end, Kosovo-Metohija is being systematically ethnically cleansed of its
>non-Albanians, with the collaboration of the international force KFor and the
>U.N. mission UNMIK, Assistant Foreign Minister Miroslav Milosevic said,
>briefing foreign diplomats in Belgrade. Milosevic described the situation in
>Kosovo-Metohija as disastrous, saying the violation of U.N. Resolution 1244
>and the Kumanovo Military-Technical Accord by KFor and UNMIK and their
>collusion with ethnic Albanian terrorists and separatists of the so-called
>Kosovo Liberation Army (KLA) has plunged the Province in chaos, terrorism and
>all kinds of international organised crime. "I am sure it is no longer
>necessary to offer proof that a process of total Albanisation of
>Kosovo-Metohija is in progress under the patronage of or with direct logistic
>and other support from KFor and UNMIK, headed by Bernard Kouchner. "The fact
>that the worst crimes in this region since World War II are being committed
>under the U.N. flag should be a warning that the abuse of the United Nations
>for partial political interests might have incalculable consequences, because
>developments in the Province directly threaten stability in the region of
>southeast Europe and beyond", Milosevic said. He went on to say that the
>deliberate and systematic violation of U.N. Resolution 1244, among other
>things, totally exposes the strategy of individual international factors
>towards Yugoslavia and shows the true reasons for last year's NATO aggression.
>"The Yugoslav Government believes that the U.N. Security Council, from the
>point of view of its obligations under the U.N. Charter and Resolution 1244,
>is responsible for the present situation", he said. He added that the Council
>is also to blame for the constant violation of Yugoslavia's sovereignty and
>territorial integrity by KFor and UNMIK, headed by Bernard Kouchner. According
>to Milosevic, it is a fact that individual U.N. Security Council member-stats
>systematically sabotage its work, but this does not detract from the
>responsibility of all Council members. He went on to list a series of
>disastrous consequences of the violation of the resolution, as well as of the
>irresponsible attitude of the Council to this, especially as concerns the
>threat to the fundamental human right to life. "Over the past month, we have
>been witnessing an unprecedented escalation in crime targeting Serbs,
>Montenegrins, Romanies, Muslims, ethnic Turks, Goranies, ethnic Egyptians and
>other non-Albanians. "The main target of terrorist attacks now are children,
>which monstrous practice serves to intimidate the remaining non-Albanians and
>induce them to move out", Assistant Foreign Minister Milosevic said. He quoted
>that, from the time KFor and UNMIK were deployed to Kosovo-Metohija in June
>1999 until August 16, 2000, there were 5,089 terrorist attacks - 4,776
>targeting Serbs and other non-Albanians. Of the 1,041 murders, 910 victims
>were Serbs and Montenegrins. Milosevic pointed out that, despite opposition
>from much of the international community and many Security Council members,
>Bernard Kouchner has scheduled so-called local elections in Kosovo-Metohija
>for Oct. 28, although clearly not even the most elementary conditions exist
>for the polls to be democratic, free or fair. "The purpose of the elections is
>to give legitimity to a policy of fait accompli, to give common terrorists and
>separatists the semblance of legitimate representatives of all people in
>Kosovo-Metohija, and to complete the process of ethnic cleansing of the
>Province of its Serbs and other non-Albanians", he said. He stressed that
>Yugoslavia and its Republic of Serbia, just like most other U.N. members, will
>not accept the results of these elections, or any other UNMIK decisions that
>are in violation of Resolution 1244 and that do not respect Yugoslavia's
>sovereignty and territorial integrity. Another important feature of the
>present situation in Kosovo- Metohija, according to Milosevic, is an
>escalation of brutal plunder and usurpation of private and state property, in
>which KFor and UNMIK directly take part. He stressed that this gives an added
>impulse to the exodus of the remaining Serbs and other non-Albanians, quoting
>that more than 400 public companies and 1,000 private companies have been
>seized and wrested from their rightful owners in the Province. "A drastic
>example of usurpation was the storming of the Trepca lead smelter by strong
>KFor and UNMIK forces in the night of August 13-14. "Threatening massive use
>of force against the employees and peaceful civilians, they seized the
>production facilities that employ more than 2,000 Serbs and other
>non-Albanians. "Kfor and UNMIK, headed by Bernard Kouchner, are trying to
>conceal a total failure of the mission to Kosovo-Metohija, which clearly shows
>that it is not to be expected that they can make any radical changes in their
>behaviour in the direction of a strict implementation of U.N. Resolution 1244
>and the Military-Technical Accord, or that the U.N. Security Council will make
>them do it. "There is no excuse for KFor and UNMIK to stay on in the Province
>any longer", Assistant Foreign Minister Milosevic stressed. He went on to list
>the Yugoslav Federal Government's demands from the Security Council in this
>respect: to condemn and prevent further actions by Bernard Kouchner and KFor
>and UNMIK officials in violation of U.N. Resolution 1244, and establish their
>accountability; to take the necessary steps to indemnify Serbia and Yugoslavia
>for losses caused by UNMIK and KFor, especially to the people, the economy and
>the cultural heritage; to condemn in the strongest terms NATO's continued
>aggression on Yugoslavia through financial, political, media and military
>support for the ethnic Albanian separatists and terrorists in Kosovo-Metohija.
>Milosevic especially stressed that, on the U.N. mission's withdrawal, the
>Yugoslav Government is both able and willing to guarantee peace and the rule
>of law, protect the property and safety of all people in Kosovo-Metohija, and
>the full equality of all ethnic communities. The Government, he said, is also
>able and willing to secure an immediate return and redeployment of the
>Yugoslav Army and police in the Province and provide full protection for the
>internationally recognised Yugoslav borders, revive legal bodies of Provincial
>and local administration and the operation of all vital public services, and
>take the necessary steps for a safe and unhampered return of all displaced
>people. "Parallel with the emplacement of peace, law and personal safety for
>the entire population of the Province, the Governments of Yugoslavia and
>Serbia are willing to open a political process for defining 'substantial
>autonomy' under the law and the Constitution for this Serbian province as an
>inseparable part of the constitutional, legal and economic system of the
>Republic of Serbia, directly involving in the process legitimate
>representatives of the state and of all ethnic communities in the Province,
>and with the adequate representation of the U.N. Security Council", he said.
>
---
L'OCCIDENTE CERCA ARTIFICIALMENTE DI ACUIRE IL PROBLEMA DEL MONTENEGRO
http://www.washtimes.com/commentary/commentary-200082918740.htm
The Washington Times
August 29, 2000
Mounting anxiety in Montenegro
Nikolaos A. Stavrou
---
24 SU 24 LE TRASMISSIONI VIA SATELLITE DALLA JUGOSLAVIA
SERBIAN STATE TELEVISION STARTS 24HOUR SATELLITE BROADCASTS
BELGRADE, August 24 (Tanjug) Serbian state radio and
television
(RTS) as of Friday broadcasts round the clock via satellite for viewers
in
Europe, the RTS World Service director said on Friday.
Miodrag Popovic, also Serbia's Assistant Information Minister,
told a news conference at TANJUG's Press Centre in Belgrade the signal
has
been significantly intensified and has made reception possible even with
a
moderatesized satellite dish. "The signal is in the digital format,
of
excellent quality," which is a major feat for RTS, 90 percent of whose
transmitters were destroyed in last year's NATO aggression on
Yugoslavia,
Popovic said.
The programme is broadcast on Extress 3A Satellite at 11
degrees
west. The frequency is 11.518 GHz, vertical polarization, symbol flow
rate
16 Ms/s.
The signal can now be picked up throughout Europe, North
Africa,
and the Middle East, and the European part of Russia.
---
KFOR ED UNMIK VIOLANO SISTEMATICAMENTE LA RISOLUZIONE 1244,
PERCIO' SE NE DEVONO ANDARE DALLA RF DI JUGOSLAVIA
KFOR, UNMIK MUST LEAVE KOSOVOMETOHIJA YUGOSLAV AMBASSADOR
VIENNA, August 24 (Tanjug) Western pressure on Yugoslavia is
intensifying and tension is mounting, especially in its Kosovo Metohija
province, with the approach of Yugoslav parliamentary and presidential
elections and Serbian local polls, called for Sept. 24, according to
Yugoslavia's Ambassador to Austria on Thursday.
Rados Smiljkovic told a news conference in Vienna that, before
the
polls were called, some western media had claimed that the Yugoslav
Government is afraid of an election, while now they profess a doubt
about
the polls' regularity.
Smiljkovic said pressure from individual foreign factors on
Yugoslavia is more than just verbal.
For instance, it takes the form of brutal terrorist attacks,
like
those that have occurred and dangerously strained the situation in the
Yugoslav Republic of Serbia's U.N.administered KosovoMetohija in recent
weeks, he explained.
He went on to express doubt about the regularity of elections
which U.N. mission (UNMIK) chief Bernard Kuchner has called in
KosovoMetohija for October 28, although he had no authority to do so
under
the U.N. Security Council's Resolution 1244.
"The international force in KosovoMetohija (KFor) and UNMIK
have
failed dismally in their mission.
"The fact that local Serbs and other nonAlbanians have no
chance
of taking part in the Kouchner polls is proof positive that Resolution
1244
has been totally betrayed and abandoned by those sent to implement it
and
to restore normal multiethnic life, disrupted when NATO planes began
dropping depleted uranium warheads.
"Because of disastrous results of the international mission and
violation of Resolution 1244 we demand that KFor and UNMIK withdraw from
KosovoMetohija and allow competent Yugoslav and Serbian bodies to do
their
job under the constitution and protect the people.
"We regard as null and void all decisions taken by UNMIK so far
that contravene Resolution 1244 and infringe on the sovereignty and
territorial integrity of Serbia and Yugoslavia," Smiljkovic said.
---
SUL SEQUESTRO DA PARTE NATO DEL COMPLESSO METALLURGICO DI TREPCA:
L'INQUINAMENTO E' PEGGIORATO DOPO L'AZIONE DELLA NATO!
>KOSOVO-METOHIJA - TREPCA BERNARD KOUSHNER - AN ECOLOGICAL POLLUTION OF
KOSOVO
>AND METOHIJA, SERBIAN MINISTRY BELGRADE, August 20 - After a brutal taking
>over of a lead smelting plant, part of the Trepca mining complex, a
collection
>of about 40 mines that produce gold, silver, lead, zinc and cadmium (RMHK
>"Trepca") by the occupiers on Kosovo, with an excuse to do it due to
>ecological problems and ecological pollution, we would like to inform the
>public about the following facts: According to the "Regulations on marginal
>values, emission measuring methods, criterion for establishment of the
>measuring sites and data evidence" ("Sluzbeni Glasnik RS" 54/92) adopted by
>the Government of the Republic of Serbia and done in accordance with the
world
>standards (World Health Organization Recommendation) and regulations, one
of
>the measuring sites is Kosovska Mitrovica. Systematic measuring of basic
>polluting substances (soot, sulphur dioxide, sediment substances used for
>heavy metals determination - lead, cadmium, zinc, mercury, nickel, and
>chromium) were done in two measuring sites. Programme of the air quality in
>this city encompasses also special polluting substances as follows: phenol,
>PAH, ammonia, CS2 and H2S. Also Kosovska Mitrovica among six other cities
in
>the Republic of Serbia was included in monitoring of air quality influence
to
>human health. Measuring is realised by the Institute for Health Protection
in
>Kosovska Mitrovica. Air pollution on Kosovo and Metohija does not and did
not
>exceed allowed marginal values according to the Regulations on marginal
>values, because analyses were permanently carried out. Reasons of the
>occupiers for taking over a lead smelting plant (RMHK Trepca) have a
different
>background, so the story of ecological purposes is an outright lie. The
>greatest pollution existing on Kosovo and Metohija - ecological, mental and
>human is Bernard Koushner himself and the occupiers of Kosovo and Metohija.
>
>TREPCA WORKERS IN U.N.-RUN KOSOVO-METOHIJA AGAIN PROTEST TAKEOVER ZVECAN,
>August 21 (Tanjug) - Trepca lead smelter workers and residents of Kosovska
>Mitrovica protested again outside the smelting plant early on Monday
against
>the storming of the plant by the international force KFor in U.N.-run
>Kosovo-Metohija a week ago. Tioslav Lazarevic of the Trepca management
>addressed the assembled multitude and read out the demands of the
management
>and the trade unions that none of Trepca's employees must be moved out of
the
>north of that Serbian (Yugoslav) province. Lazarevic strongly condemned the
>seizure of Trepca by KFor and urged the workers to remain united and
continue
>their peaceful protests. Some 900 KFor troops stormed and seized the Trepca
>lead smelter on August. 14, while Trepca's General Manager Novak Bijelic
was
>exiled from Kosovo-Metohija on the orders of U.N. Civilian Mission (UNMIK)
>chief Bernard Kouchner.
FISH FLOAT BELLY UP IN KOSOVO-METOHIJA RIVER NEAR U.N.-SEIZED PLANT
LEPOSAVIC,
>Aug 16 (Tanjug) - Dead fish is carried on the current in the River Ibar in
>U.N.-run Kosovo-Metohija on Wednesday afternoon, according to a local
anglers'
>society. The society in Leposavic has told TANJUG that the fish is floating
>belly up in the stretch of the river from Zvecan, near the U.N.-run Serbian
>(Yugoslav) province's chief city of Pristina, to Leposavic. Local
inspectors
>have been notified of the incident, but have not sent a team to the scene.
No
>cause for the environmental disaster has been given, with U.N. mission
UNMIK
>officials silent about the matter. It is indicative, though, that the
disaster
>has occurred in the wake of Monday's storming of the Trepca lead smelter at
>Zvecan, allegedly for environmental reasons, by U.N. troops that patrol the
>seized plant and the banks of the Ibar daily, to keep Serbs away. There are
>also views that the pollution may have been caused by sabotage by ethnic
>Albanian extremists, or by an unskilled handling of the facility, which has
>been placed in ethnic Albanian hands under international force KFor and
UNMIK
>supervision
>SERBIAN PROVINCE OF KOSOVO AND METOHIJA ENVIRONMENT CANNOT BE PROTECTED AT
>ARMS BELGRADE, Aug 16 (Tanjug) - Environmental concerns alleged as the
reason
>for the international force KFor's storming of the Trepca lead smelter in
>Kosovo-Metohija on Monday boggle the mind, according to a Yugoslav minister
on
>Wednesday. One cannot but wonder how such a reason could prompt a brutal
armed
>operation, Minister of development, science and the environment Nada
Sljapic
>said in a statement. The statement was prompted by the violent takeover by
>KFor and the U.N. mission UNMIK of the Trepca lead smelter at Zvecan, in
the
>Yugoslav republic of Serbia's U.N.-run Kosovo-Metohija province. According
to
>Sljapic, UNMIK chief Bernard Kouchner's allegation of toxic fumes spewed
into
>the atmosphere by the plant would be funny if it were not cynical,
pathetic,
>unscrupulous and tragic. It is perfectly clear that the operation was
>undertaken in order to complete the takeover of all industrial facilities
in
>Kosovo-Metohija, said the statement, submitted to TANJUG. The use of armed
>force for environmental reasons raises many questions which should be
answered
>by Kouchner and by those who had the arrogance to undertake such an
operation
>against Trepca, Sljapic said. She wondered why the UNMIK chief does not
>publish radiation and toxic contamination levels resulting from last year's
>NATO air strikes on Yugoslavia, when civilian targets were shelled with
>depleted uranium bombs and damage to industrial facilities caused huge
leaks
>of harmful and toxic chemicals. Kouchner should also say why he is not
telling
>the U.N. army and police troops what kind of environment they are living in
>and which areas are contaminated with depleted uranium and other toxic
>chemicals with delayed action, she added. Environmental protection requires
>that serious steps be taken in Kosovo-Metohija and other parts of
Yugoslavia
>and the world, but these steps should not be taken with armed force and
>environmental concerns should not be a pretext for occupying and plundering
>property and expelling people, she stressed.
>
>SERBIAN TRADE UNIONS CONDEMN KFOR'S STORMING OF TREPCA BELGRADE, Aug 16
>(Tanjug) - Monday's storming by the international force Kfor of the Trepca
>smelting plant at Zvecan, Kosovo-Metohija, its seizure, expulsion and
>manhandling of its Serb employees violated all democratic principles and
many
>conventions, as well as the constitutions and laws of the countries whose
>troops took part in the operation, a Serbian trade union official said on
>Wednesday. Trade Union Council President Tomislav Banovic was speaking at a
>news conference in Belgrade. Trepca's employees, exposed as they are to
>persecution at the hands of ethnic Albanian extremists, are now being
denied
>by the European Union states at arms the right to work, to life and all
other
>rights guaranteed by the International Labour Organization (ILO), all
designed
>in the final analysis to detach Kosovo-Metohija from its parent Yugoslav
>republic of Serbia, Banovic averred. The Serbian Metal Workers' Union has
>appealed to the International Federation of Metal Workers' Unions for
>protection against discrimination and E.U. sanctions, and for being allowed
to
>prove their professional capacities.
>
>TREPCA MANAGEMENT URGES WORKERS TO IGNORE KFOR AND UNMIK PROVOCATIONS
KOSOVSKA
>MITROVICA, Aug 17 (Tanjug) - The management and the trade union of the
Trepca
>industrial complex in U.N.-ruled Kosovo-Metohija on Thursday urged their
>workers not to rise to provocations hurled by the U.N. force KFor and
mission
>UNMIK. Management and trade union representatives were meeting at Zvecan,
near
>this Serbian (Yugoslav) province's chief city of Pristina. The meeting was
not
>attended by Trepca General Manager Novak Bijelic, whom UNMIK chief Bernard
>Kouchner has ordered out of the province. The meeting discussed the
situation
>created in the wake of Monday's brutal seizure of Trepca's facilities at
>Zvecan and nearby Leposavic by KFor, a statement from the meeting said.
>According to the statement, Trepca's deputy general manager, executives,
and
>trade union leaders have been instructed to be outside the Zvecan plant
gates
>with the workers at 7 every morning, to help direct the workers' efforts to
>regain their rights, primarily the right to work. Only Trepca's general
>manager has the right to take actions to rectify the newly created
situation,
>it was decided at the meeting. Pending his decision, all actions and
decisions
>taken by anybody other than the legitimate management and executive bodies
of
>Trepca will be considered invalid and measures will be taken to block them,
>the statement said. It urged the workers to ignore provocations by Kfor and
>UNMIK, and to refuse to take the money offered them as a palliative, as
that
>would legalize the armed takeover of the facilities at Zvecan and
Leposavic.
>The statement was signed by Deputy General Manager Svetislav Milicevic and
>Trade Union leader Strahimir Vasic.
>
>KFOR'S SEIZURE OF TREPCA LEAVES 6,000 WORKERS JOBLESS BELGRADE, Aug 16
>(Tanjug) - Monday's storming of the Trepca facility at Zvecan,
>Kosovo-Metohija, by U.N. troops was an unprecedented crime that has left
more
>than 6,000 workers jobless, Kosovo-Metohija Chamber of Commerce officials
said
>on Wednesday. At a meeting in Belgrade, the Chamber's Board of Governors
>condemned the outrage and decided to request the international force KFor
and
>the U.N. mission UNMIK to restore the facility to its rightful owners and
let
>the workers restart production. The Board requested the governments of
>Yugoslavia and its republic of Serbia to make additional efforts in their
>contacts with U.N. and other international organizations, as well as
states,
>for a speedy restoration of some 400 state-owned companies and over 1,000
>firms owned by Serbs, Montenegrins, and other non-Albanians, to their
rightful
>owners. The Board also encouraged the Serbian and Yugoslav Chambers of
>Commerce to appeal to foreign partners to help Trepca shareholders regain
>control of the seized facilities. The Zvecan lead smelter was seized in an
>unprecedented operation by 3,000 ground troops with helicopter support,
>completing the takeover of all industrial facilities in the Serbian
>Kosovo-Metohija province, Chamber President Obrad Jankovic said. More than
>50,000 Serbs, Montenegrins, and other non-Albanians have been left jobless
in
>that U.N.-administered province so far. Since there were no grounds under
>either Yugoslav or international law for Trepca to be in the competence of
the
>international forces, Kfor and UNMIK eventually had to use force to seize
the
>company, the company's General Manager Novak Bijelic said. Bijelic went on
to
>say that UNMIK chief Bernard Kouchner's allegation of a high level of air
>pollution was nothing but a lie, since recent analyses of the air, soil and
>water in the locality have shown permissible pollution levels by European
>standards.
>
>TREPCA WORKERS AND PEOPLE IN KOSOVSKA MITROVICA PROTEST ZVECAN, Aug 16
>(Tanjug) - Trepca industrial complex employees and thousands of citizens of
>Kosovska Mitrovica and nearby Zvecan protested early on Wednesday against
U.N.
>troops' seizure on Monday of the Zvecan lead smelter in Kosovo-Metohija.
The
>Zvecan plant was stormed before dawn on Monday by troops of the
international
>force KFor and the U.N. mission UNMIK in this U.N.-run province of the
>Yugoslav republic of Serbia, in an unprecedented armed operation mounted
>against a civilian facility. Strong KFor and UNMIK police forces, most of
them
>wearing flak jackets, were concentrated outside the facility, and about
3,000
>armed troops were in Trepca's compounds in Kosovska Mitrovica and Zvecan
for
>the duration of the protest. Addressing the assembled protesters, Kosovska
>Mitrovica hospital executive Milan Ivanovic said KFor's violent takeover of
>Trepca was part of UNMIK chief Bernard Kouchner's strategy to drive Serbs
out
>of the north part of ethnically divided Kosovska Mitrovica. Ivanovic said
that
>UNMIK's allegation that Trepca was a threat to the environment and spewing
>lead into the atmosphere was a lie, and quoted the hospital's logs to show
>that "not a single case of lead poisoning has been recorded".
>
>KOSOVO-METOHIJA'S TREPCA WORKERS UNITED IN OPPOSING KFOR TAKEOVER ZVECAN,
Aug
>16 (Tanjug) - International force Kfor and U.N. mission UNMIK police troops
in
>Kosovo-Metohija on Wednesday blocked workers entering the Zvecan lead
smelter
>that was on Monday taken over by KFor at arms. According to Trepca
Assistant
>Director General Svetislav Pavlovic, speaking for TANJUG, the reason given
was
>that the workers had remained firm on their position that they would not
allow
>themselves to be classified as suitable or unsuitable by anybody.
>
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
JUGOSLAVIA
The Dutch neo-Nazi Party, NNP ["Nederlandse Nationalistische Partij"],
says
on its web site, "Late News" page:
"The NNP wants extreme hard line measures against Yugoslavia. We do not
allow our compatriots to be treated like this by a corrupt country!"
They refer to this:
On 31 July, Dutch TV rebroadcast Serbian TV tapes of four Dutchmen,
arrested in Yugoslavia. On those tapes, they claimed to be an armed
"special unit" with violence and abduction plans.
The NNP "forgets" [like most 'big' media in The Netherlands] these four
are
not just "compatriots", but likely to be the NNP's fellow extreme
Rightists.
For whatever it is worth:
Dutch daily NRC-Handelsblad ["NRC-Business Paper"] of Tuesday 1 August
on
one of the arrested, Godfried de Rie:
"According to the Group for Anti-Fascist Research, KAFKA, his name, with
the same initials and place of residence [and also same address, as
confirmed by KAFKA to me], is on the list of members for 1995 of the
extreme Rightist [political party] CP'86. The [Dutch] Ministry of
Defence
confirms that De Rie was a conscript Army lance corporal, of 1989/8."
Today's NNP is a successor organization to the CP'86.
The CP'86 ["Center" Party, founded in 1986] political party was
notorious
for racism, violence, and open propaganda for Nazis like Adolf Hitler
and
Rudolf Hess. 13 year old Afro Caribbean boy Kerwin Duinmeijer, and
teenage
punk rock fan Michel Poyé, died at the hands of Dutch extreme Right
killers. In the 1990s, they sent Dutch mercenaries to Yugoslavia, to
fight
in extreme Right Croat units in Croatia and Bosnia.
Met vriendelijke groet/Best wishes,
Herman de Tollenaere
---
VISITA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA RFJ A CUBA
JOVANOVIC A COLLOQUIO CON FIDEL CASTRO
>
>Radio Havana Cuba-29 August 2000 20:30
> Via NY Transfer News * All the News That Doesn't Fit
> Radio Havana Cuba - News Update - 29 August 2000 20:30
>
>*CUBAN PRESIDENT FIDEL CASTRO MEETS WITH YUGOSLAVIAN FOREIGN MINISTER
>
>Havana, August 29 (RHC)-- Cuban President Fidel Castro met with
>visiting Yugoslavian Foreign Minister Zivadin Jovanovic Monday
>evening in the Cuban capital.
>
>Speaking with reporters Tuesday morning, just before wrapping up his
>two-day visit to the island, the Yugoslav foreign minister said that
>it was a privilege to meet with the leader of the Cuban Revolution.
>Jovanovic stated that his personal encounter with Fidel Castro gave
>him another opportunity to express his appreciation for the
>solidarity shown by Cuba during last year's U.S.-led NATO attacks
>against his country. He also thanked the Cuban government and people
>for their continued support of Yugoslavia in international forums
>such as the United Nations and the Non-Aligned Movement.
>
>The Yugoslav foreign minister arrived in Havana on Sunday and met
>yesterday with his Cuban counterpart, Felipe Perez Roque. During his
>stay, Belgrade's top diplomat signed an agreement for the protection
>and promotion of mutual investments with the Cuban Minister of
>Foreign Investment and Economic Cooperation, Marta Lomas.
>
>Cuba affirmed that the visit of Zivaldin Jovanovic marks a new point
>in relations between Havana and Belgrade and reiterated the island's
>principled position concerning NATO's unjust war of aggression
>against Yugoslavia.
>Subject: Cuba Press release Aug 29
>PRESS RELEASE FOR ALL DIPLOMATIC MISSIONS.
> HAVANA, TUESDAY AUGUST 29 , 2000 RPM
>
>HAVANA.- Cuban Foreign Affairs Minister Felipe Perez Roque and
>Yugoslav Foreign Affairs Minister Zivadin Jovanovic ratified in
>Havana how relations between both countries are continuing well.
>"Without a doubt, this visit demonstrates a new moment in the
>deepening and encouragement of links between our peoples", said the
>Cuban Foreign Affairs Minister when meeting his Yugoslav counterpart
>at the Foreign Affairs Ministry Headquarters. Perez Roque also
>reiterated Cuba's solidarity and position during last year's
>air strikes in Yugoslavia by the North Atlantic Treaty Organization
>(NATO), led by the U.S. In reply to the welcoming speech by the Cuban
>Minister, Jovanovic - who arrived in Havana on Sunday - said he felt
>very flattered by his welcoming. The Yugoslav Foreign Affairs
>Minister explained yesterday that after the Millennium Summit his
>country expects the United Nations to play a stronger role, and more
>democratization of relations.
>YUGOSLAVIA - CUBA YUGOSLAV TALKS IN CUBA STRENGTHEN BILATERAL COOPERATION -
>MINISTER HAVANA, August 29 (Tanjug) - Visiting Yugoslav Foreign Minister
>Zivadin Jovanovic said on Monday the first round of Yugoslav-Cuban talks in
>Havana had been a useful and exhaustive exchange of views on topics of common
>interest. Speaking after meeting with his Cuban opposite number Felipe Perez
>Roque, Jovanovic said they had exchanged views on the current international
>situation, the situation in either country and further enhancement of
>bilateral relations. The Yugoslav Minister stressed the talks were very
>important for the consolidation of traditionally friendly ties between the two
>countries. Yugoslavia and Cuba are linked by shared goals in international
>relations, viz. the struggle for peace and equality of nations and states, and
>for a reaffirmation of the central role of the United Nations in international
>relations, he said. According to Jovanovic, they agreed that the future of
>mankind should be based on the principles of equality and respect for the
>territorial integrity and sovereignty of all countries. According to him, they
>also agreed about the impermissibility of the policy of interference in the
>internal affairs of other states and of the imposition of methods of internal
>development on sovereign states. He went on to say there were good prospects
>for strengthening Yugoslav-Cuban relations in politics, the economy, culture
>and other fields of mutual interest. Jovanovic paid tribute to the Cuban
>leadership, specifically to President Fidel Castro, for their understanding
>and open support for Yugoslavia at the time of last year's NATO aggression.
>*YUGOSLAVIA'S FOREIGN MINISTER IN HAVANA
>
>Havana, August 28 (RHC)-- Visiting Yugoslavian Foreign Minister
>Zivaldin Jovanovic, met Monday morning with his Cuban counterpart,
>Felipe Perez Roque. Speaking with reporters following the meeting,
>Jovanovic said that Cuba and Yugoslavia have a long history of
>solidarity and friendship and that his visit to the island is
>designed to help strengthen those cordial relations even more.
>
>Yugoslavia's top diplomat expressed his deepest appreciation for
>the solidarity shown by Cuba during last year's U.S.-led NATO attacks
>against the European nation. He also thanked the Cuban government and
>people for their continued support in international forums such as
>the United Nations and the Non-Aligned Movement.
>
>For his part, Cuban Foreign Minister Felipe Perez Roque affirmed that
>the visit of Zivaldin Jovanovic marks a new point in relations
>between Havana and Belgrade. And the Cuban foreign minister
>reiterated Cuba's principled position concerning NATO's "unjust war
>of aggression" against Yugoslavia.
>
>Earlier in the morning, the visiting Yugoslav official laid a wreath
>at the foot of the Jose Marti Monument at Havana's Plaza del la
>Revolucion. He also signed an agreement for the protection and
>promotion of mutual investments with the Cuban Minister of Foreign
>Investment and Economic Cooperation, Marta Lomas.
>
>The Yugoslavian foreign minister arrived in Havana on Sunday and is
>slated to wrap up his visit to the Cuban capital tomorrow, Tuesday.
>
>Subject: Cuba Press release Aug 28, 29
> FOR ALL DIPLOMATIC MISSIONS.
> HAVANA, MONDAY, AUGUST. 28 , 2000 RPM
>
>HAVANA.- Cuban Foreign Affairs Minister Felipe Perez Roque welcomed
>his Yugoslav counterpart Zivadin Jovanovic, who arrived yesterday on
>a three day work visit. The visitor is accompanied by a delegation
>of government officials and business people. During his stay in Cuba,
>Jovanovic will hold talks with the Cuban Foreign Affairs Minister and
>Minister for Foreign Investment and Economic Collaboration Marta
>Lomas. He will also visit places of historic, economic and cultural
>interest.
>YUGOSLAVIA - CUBA CUBA'S CASTRO RECEIVES YUGOSLAV FOREIGN MINISTER
>HAVANA, Aug 29 (Tanjug) - Cuban President Fidel Castro received on Monday
>Yugoslav Foreign Minister Zivadin Jovanovic, who conveyed greetings and a
>personal message from Yugoslav President Slobodan Milosevic. The talks were
>held in an open and frank climate and lasted for nearly 7 hours, beginning
>with a formal meeting late on Monday local time, and continuing through dinner
>given by Castro in honour of the Yugoslav guests. The two sides had a broad
>exchange of views on a wide spectrum of subjects of common interest. Castro
>showed an exceptionally good knowledge of the situation in Yugoslavia and
>expressed admiration for Yugoslavia's brave resistance to last year's NATO
>aggression and for the country's swift post-war reconstruction. He went on to
>say that Yugoslavia, by defending its own independence and sovereignty,
>defended other countries as well, which makes this struggle globally relevant.
>Castro also expressed full support for the policy of the Yugoslav government,
>especially its efforts to protect the country's sovereignty and independence,
>as well as its status in the United Nations and the Non-Aligned Movement. The
>two sides fully agreed on matters of further development of bilateral
>relations, on the international situation, and the two countries' cooperation
>in international forums, in particular in the United Nations and the
>Non-Aligned Movement. According to Castro, so far from discharging their
>mission in accordance with U.N. Resolution 1244, the international forces in
>the U.N.-run Serbian (Yugoslav) Kosovo-Metohija province have created chaos
>and complicated the situation. Kosovo-Metohija is an inseparable part of
>Yugoslavia, Castro stressed. He sent his greetings and respects to Milosevic,
>and promised to visit friendly Yugoslavia as soon as possible. Jovanovic, who
>arrived on an official visit to Cuba on Sunday, had earlier on Monday had
>talks with his host, Foreign Minister Felipe Perez Roque. After the meeting,
>Jovanovic was optimistic about further development of bilateral relations in
>the political, economic, cultural, and many other fields of mutual interest.
>Before the talks, Jovanovic had laid flowers at the monument commemorating
>Cuba's freedom fighter and poet Jose Marti, and toured the Jose Marti memorial
>complex. He also met with diplomatic mission chiefs accredited in Havana. Late
>on Monday, Jovanovic and Cuban Minister Marta Lomas signed an inter-state
>accord on enhancement of bilateral relations and investment protection.
>Jovanovic ends his visit to Cuba on Tuesday, with talks in Parliament and in
>the Communist Party of Cuba Central Committee.
>
>YUGOSLAV FOREIGN MINISTER ENDS TALKS IN CUBA HAVANA, Aug 29 (Tanjug) -
>Yugoslav Foreign Minister Zivadin Jovanovic met on Tuesday with senior
>officials of the Cuban parliament and the Communist Party of Cuba. Jovanovic's
>partners in talks on the last day of his official visit were Parliament Deputy
>Speaker Jaime Crombet and the party's Central Committee Foreign Relations
>Department head Jose Ramon Baleguer. The officials conveyed the support of the
>Cuban people and government for the Yugoslav people and their leaders, and
>best wishes for further development of comprehensive bilateral relations. The
>media coverage of Jovanovic's visit has been extensive, and the Yugoslav
>minister has been interviewed by leading Cuban media. Later on Tuesday,
>Jovanovic ends his official visit to Cuba, paid at the invitation of his
>counterpart Felipe Perez Roque, with whom he discussed further development of
>bilateral relations and the global political situation. The high-light of
>Jovanovic's intensive diplomatic contacts in Cuba was his reception by Cuban
>President Fidel Castro late on Monday. His talks with Castro reaffirmed
>Yugoslav-Cuban traditional friendship and identical views on bilateral matters
>and cooperation at international level.
---
SUL RAPPORTO TRA LA JUGOSLAVIA ED IL SISTEMA DELLA DIS-INFORMAZIONE
EUROPEO
>
>MATIC: YUGOSLAVIA DID NOT BREAK OFF RELATIONS WITH EUROPEAN MEDIA BELGRADE,
>Aug 30 (Tanjug).- Yugoslav Minister of Information Goran Matic said Wednesday
>he agreed to the proposal of the head of the European Broadcasting Union Tony
>Naets to resume cooperation with the EBU, as soon as the international
>community and the EBU start treating Yugoslavia as a an equal member. Matic
>also demanded that the EBU publicly condemn the war crimes committed by NATO,
>the US and the European Union against Serbia and Yugoslavia during last year's
>(March-June) aggression, and that it demand that the persons responsible be
>taken to justice. Naets's proposal contained in his letter of August 25 was
>motivated by the interest of foreign media in the forthcoming presidential and
>parliamentary elections in Yugoslavia scheduled for September 24. Naets in his
>letter pointed out that Yugoslavia's national broadcaster was one of the
>founding members of the EBU and that they had enjoyed long-standing
>cooperation. This is true, Matic said in his response, and underlined that
>Yugoslavia had done nothing to break off this cooperation. After last year's
>brutal and criminal NATO aggression on this sovereign state, we only refuse to
>cooperate with the countries that had instigated and organized the bombings
>which lasted two and a half months, killing innocent civilians and devastating
>Yugoslavia's infrastructure, Matic said. Sixteen journalists and other
>employees of Serbian Radio-Television (RTS) were killed on April 23, 1999,
>when NATO bombed central Belgrade, Matic recalled. Leaders of NATO, the US,
>Britain, France and Germany had publicly stated that the RTS had been a
>legitimate target, as the RTS had been defending Serbia's and Yugoslavia's
>state policy, Matic noted, underlining that that policy was in fact a policy
>of defending national sovereignty, territorial integrity and national
>identity. The EBU has never clearly condemned that crime committed by NATO,
>nor has it demanded that the organizers and perpetrators of that crime be
>taken to justice for war crimes. It has also not opposed the political
>decision that the RTS satellite broadcasts be taken off the air although the
>RTS had paid all its dues to that effect, Matic said. The goal of that
>decision was to prevent the world from seeing authentic pictures of the NATO
>and US crimes in Serbia and Yugoslavia, and to use media manipulations to get
>the world public opinion to approve the unlawful and criminal aggression on
>this sovereign European state, Matic said.
---
LA RF DI JUGOSLAVIA DENUNCIA I PROGETTI DI AMPUTAZIONE DEL KOSMET
>YUGOSLAVIA - KOSOVO-METOHIJA BELGRADE: CHANGE OF INTERNATIONAL BORDER IN
>KOSOVO-METOHIJA IS PLANNED BELGRADE, August 28 (Tanjug) - Preparations are
>being made in the U.N.-run Serbian (Yugoslav) Kosovo-Metohija province for de
>facto changing the internationally recognised and guaranteed state border,
>according to a senior Yugoslav Foreign Ministry official on Monday. To this
>end, Kosovo-Metohija is being systematically ethnically cleansed of its
>non-Albanians, with the collaboration of the international force KFor and the
>U.N. mission UNMIK, Assistant Foreign Minister Miroslav Milosevic said,
>briefing foreign diplomats in Belgrade. Milosevic described the situation in
>Kosovo-Metohija as disastrous, saying the violation of U.N. Resolution 1244
>and the Kumanovo Military-Technical Accord by KFor and UNMIK and their
>collusion with ethnic Albanian terrorists and separatists of the so-called
>Kosovo Liberation Army (KLA) has plunged the Province in chaos, terrorism and
>all kinds of international organised crime. "I am sure it is no longer
>necessary to offer proof that a process of total Albanisation of
>Kosovo-Metohija is in progress under the patronage of or with direct logistic
>and other support from KFor and UNMIK, headed by Bernard Kouchner. "The fact
>that the worst crimes in this region since World War II are being committed
>under the U.N. flag should be a warning that the abuse of the United Nations
>for partial political interests might have incalculable consequences, because
>developments in the Province directly threaten stability in the region of
>southeast Europe and beyond", Milosevic said. He went on to say that the
>deliberate and systematic violation of U.N. Resolution 1244, among other
>things, totally exposes the strategy of individual international factors
>towards Yugoslavia and shows the true reasons for last year's NATO aggression.
>"The Yugoslav Government believes that the U.N. Security Council, from the
>point of view of its obligations under the U.N. Charter and Resolution 1244,
>is responsible for the present situation", he said. He added that the Council
>is also to blame for the constant violation of Yugoslavia's sovereignty and
>territorial integrity by KFor and UNMIK, headed by Bernard Kouchner. According
>to Milosevic, it is a fact that individual U.N. Security Council member-stats
>systematically sabotage its work, but this does not detract from the
>responsibility of all Council members. He went on to list a series of
>disastrous consequences of the violation of the resolution, as well as of the
>irresponsible attitude of the Council to this, especially as concerns the
>threat to the fundamental human right to life. "Over the past month, we have
>been witnessing an unprecedented escalation in crime targeting Serbs,
>Montenegrins, Romanies, Muslims, ethnic Turks, Goranies, ethnic Egyptians and
>other non-Albanians. "The main target of terrorist attacks now are children,
>which monstrous practice serves to intimidate the remaining non-Albanians and
>induce them to move out", Assistant Foreign Minister Milosevic said. He quoted
>that, from the time KFor and UNMIK were deployed to Kosovo-Metohija in June
>1999 until August 16, 2000, there were 5,089 terrorist attacks - 4,776
>targeting Serbs and other non-Albanians. Of the 1,041 murders, 910 victims
>were Serbs and Montenegrins. Milosevic pointed out that, despite opposition
>from much of the international community and many Security Council members,
>Bernard Kouchner has scheduled so-called local elections in Kosovo-Metohija
>for Oct. 28, although clearly not even the most elementary conditions exist
>for the polls to be democratic, free or fair. "The purpose of the elections is
>to give legitimity to a policy of fait accompli, to give common terrorists and
>separatists the semblance of legitimate representatives of all people in
>Kosovo-Metohija, and to complete the process of ethnic cleansing of the
>Province of its Serbs and other non-Albanians", he said. He stressed that
>Yugoslavia and its Republic of Serbia, just like most other U.N. members, will
>not accept the results of these elections, or any other UNMIK decisions that
>are in violation of Resolution 1244 and that do not respect Yugoslavia's
>sovereignty and territorial integrity. Another important feature of the
>present situation in Kosovo- Metohija, according to Milosevic, is an
>escalation of brutal plunder and usurpation of private and state property, in
>which KFor and UNMIK directly take part. He stressed that this gives an added
>impulse to the exodus of the remaining Serbs and other non-Albanians, quoting
>that more than 400 public companies and 1,000 private companies have been
>seized and wrested from their rightful owners in the Province. "A drastic
>example of usurpation was the storming of the Trepca lead smelter by strong
>KFor and UNMIK forces in the night of August 13-14. "Threatening massive use
>of force against the employees and peaceful civilians, they seized the
>production facilities that employ more than 2,000 Serbs and other
>non-Albanians. "Kfor and UNMIK, headed by Bernard Kouchner, are trying to
>conceal a total failure of the mission to Kosovo-Metohija, which clearly shows
>that it is not to be expected that they can make any radical changes in their
>behaviour in the direction of a strict implementation of U.N. Resolution 1244
>and the Military-Technical Accord, or that the U.N. Security Council will make
>them do it. "There is no excuse for KFor and UNMIK to stay on in the Province
>any longer", Assistant Foreign Minister Milosevic stressed. He went on to list
>the Yugoslav Federal Government's demands from the Security Council in this
>respect: to condemn and prevent further actions by Bernard Kouchner and KFor
>and UNMIK officials in violation of U.N. Resolution 1244, and establish their
>accountability; to take the necessary steps to indemnify Serbia and Yugoslavia
>for losses caused by UNMIK and KFor, especially to the people, the economy and
>the cultural heritage; to condemn in the strongest terms NATO's continued
>aggression on Yugoslavia through financial, political, media and military
>support for the ethnic Albanian separatists and terrorists in Kosovo-Metohija.
>Milosevic especially stressed that, on the U.N. mission's withdrawal, the
>Yugoslav Government is both able and willing to guarantee peace and the rule
>of law, protect the property and safety of all people in Kosovo-Metohija, and
>the full equality of all ethnic communities. The Government, he said, is also
>able and willing to secure an immediate return and redeployment of the
>Yugoslav Army and police in the Province and provide full protection for the
>internationally recognised Yugoslav borders, revive legal bodies of Provincial
>and local administration and the operation of all vital public services, and
>take the necessary steps for a safe and unhampered return of all displaced
>people. "Parallel with the emplacement of peace, law and personal safety for
>the entire population of the Province, the Governments of Yugoslavia and
>Serbia are willing to open a political process for defining 'substantial
>autonomy' under the law and the Constitution for this Serbian province as an
>inseparable part of the constitutional, legal and economic system of the
>Republic of Serbia, directly involving in the process legitimate
>representatives of the state and of all ethnic communities in the Province,
>and with the adequate representation of the U.N. Security Council", he said.
>
---
L'OCCIDENTE CERCA ARTIFICIALMENTE DI ACUIRE IL PROBLEMA DEL MONTENEGRO
http://www.washtimes.com/commentary/commentary-200082918740.htm
The Washington Times
August 29, 2000
Mounting anxiety in Montenegro
Nikolaos A. Stavrou
---
24 SU 24 LE TRASMISSIONI VIA SATELLITE DALLA JUGOSLAVIA
SERBIAN STATE TELEVISION STARTS 24HOUR SATELLITE BROADCASTS
BELGRADE, August 24 (Tanjug) Serbian state radio and
television
(RTS) as of Friday broadcasts round the clock via satellite for viewers
in
Europe, the RTS World Service director said on Friday.
Miodrag Popovic, also Serbia's Assistant Information Minister,
told a news conference at TANJUG's Press Centre in Belgrade the signal
has
been significantly intensified and has made reception possible even with
a
moderatesized satellite dish. "The signal is in the digital format,
of
excellent quality," which is a major feat for RTS, 90 percent of whose
transmitters were destroyed in last year's NATO aggression on
Yugoslavia,
Popovic said.
The programme is broadcast on Extress 3A Satellite at 11
degrees
west. The frequency is 11.518 GHz, vertical polarization, symbol flow
rate
16 Ms/s.
The signal can now be picked up throughout Europe, North
Africa,
and the Middle East, and the European part of Russia.
---
KFOR ED UNMIK VIOLANO SISTEMATICAMENTE LA RISOLUZIONE 1244,
PERCIO' SE NE DEVONO ANDARE DALLA RF DI JUGOSLAVIA
KFOR, UNMIK MUST LEAVE KOSOVOMETOHIJA YUGOSLAV AMBASSADOR
VIENNA, August 24 (Tanjug) Western pressure on Yugoslavia is
intensifying and tension is mounting, especially in its Kosovo Metohija
province, with the approach of Yugoslav parliamentary and presidential
elections and Serbian local polls, called for Sept. 24, according to
Yugoslavia's Ambassador to Austria on Thursday.
Rados Smiljkovic told a news conference in Vienna that, before
the
polls were called, some western media had claimed that the Yugoslav
Government is afraid of an election, while now they profess a doubt
about
the polls' regularity.
Smiljkovic said pressure from individual foreign factors on
Yugoslavia is more than just verbal.
For instance, it takes the form of brutal terrorist attacks,
like
those that have occurred and dangerously strained the situation in the
Yugoslav Republic of Serbia's U.N.administered KosovoMetohija in recent
weeks, he explained.
He went on to express doubt about the regularity of elections
which U.N. mission (UNMIK) chief Bernard Kuchner has called in
KosovoMetohija for October 28, although he had no authority to do so
under
the U.N. Security Council's Resolution 1244.
"The international force in KosovoMetohija (KFor) and UNMIK
have
failed dismally in their mission.
"The fact that local Serbs and other nonAlbanians have no
chance
of taking part in the Kouchner polls is proof positive that Resolution
1244
has been totally betrayed and abandoned by those sent to implement it
and
to restore normal multiethnic life, disrupted when NATO planes began
dropping depleted uranium warheads.
"Because of disastrous results of the international mission and
violation of Resolution 1244 we demand that KFor and UNMIK withdraw from
KosovoMetohija and allow competent Yugoslav and Serbian bodies to do
their
job under the constitution and protect the people.
"We regard as null and void all decisions taken by UNMIK so far
that contravene Resolution 1244 and infringe on the sovereignty and
territorial integrity of Serbia and Yugoslavia," Smiljkovic said.
---
SUL SEQUESTRO DA PARTE NATO DEL COMPLESSO METALLURGICO DI TREPCA:
L'INQUINAMENTO E' PEGGIORATO DOPO L'AZIONE DELLA NATO!
>KOSOVO-METOHIJA - TREPCA BERNARD KOUSHNER - AN ECOLOGICAL POLLUTION OF
KOSOVO
>AND METOHIJA, SERBIAN MINISTRY BELGRADE, August 20 - After a brutal taking
>over of a lead smelting plant, part of the Trepca mining complex, a
collection
>of about 40 mines that produce gold, silver, lead, zinc and cadmium (RMHK
>"Trepca") by the occupiers on Kosovo, with an excuse to do it due to
>ecological problems and ecological pollution, we would like to inform the
>public about the following facts: According to the "Regulations on marginal
>values, emission measuring methods, criterion for establishment of the
>measuring sites and data evidence" ("Sluzbeni Glasnik RS" 54/92) adopted by
>the Government of the Republic of Serbia and done in accordance with the
world
>standards (World Health Organization Recommendation) and regulations, one
of
>the measuring sites is Kosovska Mitrovica. Systematic measuring of basic
>polluting substances (soot, sulphur dioxide, sediment substances used for
>heavy metals determination - lead, cadmium, zinc, mercury, nickel, and
>chromium) were done in two measuring sites. Programme of the air quality in
>this city encompasses also special polluting substances as follows: phenol,
>PAH, ammonia, CS2 and H2S. Also Kosovska Mitrovica among six other cities
in
>the Republic of Serbia was included in monitoring of air quality influence
to
>human health. Measuring is realised by the Institute for Health Protection
in
>Kosovska Mitrovica. Air pollution on Kosovo and Metohija does not and did
not
>exceed allowed marginal values according to the Regulations on marginal
>values, because analyses were permanently carried out. Reasons of the
>occupiers for taking over a lead smelting plant (RMHK Trepca) have a
different
>background, so the story of ecological purposes is an outright lie. The
>greatest pollution existing on Kosovo and Metohija - ecological, mental and
>human is Bernard Koushner himself and the occupiers of Kosovo and Metohija.
>
>TREPCA WORKERS IN U.N.-RUN KOSOVO-METOHIJA AGAIN PROTEST TAKEOVER ZVECAN,
>August 21 (Tanjug) - Trepca lead smelter workers and residents of Kosovska
>Mitrovica protested again outside the smelting plant early on Monday
against
>the storming of the plant by the international force KFor in U.N.-run
>Kosovo-Metohija a week ago. Tioslav Lazarevic of the Trepca management
>addressed the assembled multitude and read out the demands of the
management
>and the trade unions that none of Trepca's employees must be moved out of
the
>north of that Serbian (Yugoslav) province. Lazarevic strongly condemned the
>seizure of Trepca by KFor and urged the workers to remain united and
continue
>their peaceful protests. Some 900 KFor troops stormed and seized the Trepca
>lead smelter on August. 14, while Trepca's General Manager Novak Bijelic
was
>exiled from Kosovo-Metohija on the orders of U.N. Civilian Mission (UNMIK)
>chief Bernard Kouchner.
FISH FLOAT BELLY UP IN KOSOVO-METOHIJA RIVER NEAR U.N.-SEIZED PLANT
LEPOSAVIC,
>Aug 16 (Tanjug) - Dead fish is carried on the current in the River Ibar in
>U.N.-run Kosovo-Metohija on Wednesday afternoon, according to a local
anglers'
>society. The society in Leposavic has told TANJUG that the fish is floating
>belly up in the stretch of the river from Zvecan, near the U.N.-run Serbian
>(Yugoslav) province's chief city of Pristina, to Leposavic. Local
inspectors
>have been notified of the incident, but have not sent a team to the scene.
No
>cause for the environmental disaster has been given, with U.N. mission
UNMIK
>officials silent about the matter. It is indicative, though, that the
disaster
>has occurred in the wake of Monday's storming of the Trepca lead smelter at
>Zvecan, allegedly for environmental reasons, by U.N. troops that patrol the
>seized plant and the banks of the Ibar daily, to keep Serbs away. There are
>also views that the pollution may have been caused by sabotage by ethnic
>Albanian extremists, or by an unskilled handling of the facility, which has
>been placed in ethnic Albanian hands under international force KFor and
UNMIK
>supervision
>SERBIAN PROVINCE OF KOSOVO AND METOHIJA ENVIRONMENT CANNOT BE PROTECTED AT
>ARMS BELGRADE, Aug 16 (Tanjug) - Environmental concerns alleged as the
reason
>for the international force KFor's storming of the Trepca lead smelter in
>Kosovo-Metohija on Monday boggle the mind, according to a Yugoslav minister
on
>Wednesday. One cannot but wonder how such a reason could prompt a brutal
armed
>operation, Minister of development, science and the environment Nada
Sljapic
>said in a statement. The statement was prompted by the violent takeover by
>KFor and the U.N. mission UNMIK of the Trepca lead smelter at Zvecan, in
the
>Yugoslav republic of Serbia's U.N.-run Kosovo-Metohija province. According
to
>Sljapic, UNMIK chief Bernard Kouchner's allegation of toxic fumes spewed
into
>the atmosphere by the plant would be funny if it were not cynical,
pathetic,
>unscrupulous and tragic. It is perfectly clear that the operation was
>undertaken in order to complete the takeover of all industrial facilities
in
>Kosovo-Metohija, said the statement, submitted to TANJUG. The use of armed
>force for environmental reasons raises many questions which should be
answered
>by Kouchner and by those who had the arrogance to undertake such an
operation
>against Trepca, Sljapic said. She wondered why the UNMIK chief does not
>publish radiation and toxic contamination levels resulting from last year's
>NATO air strikes on Yugoslavia, when civilian targets were shelled with
>depleted uranium bombs and damage to industrial facilities caused huge
leaks
>of harmful and toxic chemicals. Kouchner should also say why he is not
telling
>the U.N. army and police troops what kind of environment they are living in
>and which areas are contaminated with depleted uranium and other toxic
>chemicals with delayed action, she added. Environmental protection requires
>that serious steps be taken in Kosovo-Metohija and other parts of
Yugoslavia
>and the world, but these steps should not be taken with armed force and
>environmental concerns should not be a pretext for occupying and plundering
>property and expelling people, she stressed.
>
>SERBIAN TRADE UNIONS CONDEMN KFOR'S STORMING OF TREPCA BELGRADE, Aug 16
>(Tanjug) - Monday's storming by the international force Kfor of the Trepca
>smelting plant at Zvecan, Kosovo-Metohija, its seizure, expulsion and
>manhandling of its Serb employees violated all democratic principles and
many
>conventions, as well as the constitutions and laws of the countries whose
>troops took part in the operation, a Serbian trade union official said on
>Wednesday. Trade Union Council President Tomislav Banovic was speaking at a
>news conference in Belgrade. Trepca's employees, exposed as they are to
>persecution at the hands of ethnic Albanian extremists, are now being
denied
>by the European Union states at arms the right to work, to life and all
other
>rights guaranteed by the International Labour Organization (ILO), all
designed
>in the final analysis to detach Kosovo-Metohija from its parent Yugoslav
>republic of Serbia, Banovic averred. The Serbian Metal Workers' Union has
>appealed to the International Federation of Metal Workers' Unions for
>protection against discrimination and E.U. sanctions, and for being allowed
to
>prove their professional capacities.
>
>TREPCA MANAGEMENT URGES WORKERS TO IGNORE KFOR AND UNMIK PROVOCATIONS
KOSOVSKA
>MITROVICA, Aug 17 (Tanjug) - The management and the trade union of the
Trepca
>industrial complex in U.N.-ruled Kosovo-Metohija on Thursday urged their
>workers not to rise to provocations hurled by the U.N. force KFor and
mission
>UNMIK. Management and trade union representatives were meeting at Zvecan,
near
>this Serbian (Yugoslav) province's chief city of Pristina. The meeting was
not
>attended by Trepca General Manager Novak Bijelic, whom UNMIK chief Bernard
>Kouchner has ordered out of the province. The meeting discussed the
situation
>created in the wake of Monday's brutal seizure of Trepca's facilities at
>Zvecan and nearby Leposavic by KFor, a statement from the meeting said.
>According to the statement, Trepca's deputy general manager, executives,
and
>trade union leaders have been instructed to be outside the Zvecan plant
gates
>with the workers at 7 every morning, to help direct the workers' efforts to
>regain their rights, primarily the right to work. Only Trepca's general
>manager has the right to take actions to rectify the newly created
situation,
>it was decided at the meeting. Pending his decision, all actions and
decisions
>taken by anybody other than the legitimate management and executive bodies
of
>Trepca will be considered invalid and measures will be taken to block them,
>the statement said. It urged the workers to ignore provocations by Kfor and
>UNMIK, and to refuse to take the money offered them as a palliative, as
that
>would legalize the armed takeover of the facilities at Zvecan and
Leposavic.
>The statement was signed by Deputy General Manager Svetislav Milicevic and
>Trade Union leader Strahimir Vasic.
>
>KFOR'S SEIZURE OF TREPCA LEAVES 6,000 WORKERS JOBLESS BELGRADE, Aug 16
>(Tanjug) - Monday's storming of the Trepca facility at Zvecan,
>Kosovo-Metohija, by U.N. troops was an unprecedented crime that has left
more
>than 6,000 workers jobless, Kosovo-Metohija Chamber of Commerce officials
said
>on Wednesday. At a meeting in Belgrade, the Chamber's Board of Governors
>condemned the outrage and decided to request the international force KFor
and
>the U.N. mission UNMIK to restore the facility to its rightful owners and
let
>the workers restart production. The Board requested the governments of
>Yugoslavia and its republic of Serbia to make additional efforts in their
>contacts with U.N. and other international organizations, as well as
states,
>for a speedy restoration of some 400 state-owned companies and over 1,000
>firms owned by Serbs, Montenegrins, and other non-Albanians, to their
rightful
>owners. The Board also encouraged the Serbian and Yugoslav Chambers of
>Commerce to appeal to foreign partners to help Trepca shareholders regain
>control of the seized facilities. The Zvecan lead smelter was seized in an
>unprecedented operation by 3,000 ground troops with helicopter support,
>completing the takeover of all industrial facilities in the Serbian
>Kosovo-Metohija province, Chamber President Obrad Jankovic said. More than
>50,000 Serbs, Montenegrins, and other non-Albanians have been left jobless
in
>that U.N.-administered province so far. Since there were no grounds under
>either Yugoslav or international law for Trepca to be in the competence of
the
>international forces, Kfor and UNMIK eventually had to use force to seize
the
>company, the company's General Manager Novak Bijelic said. Bijelic went on
to
>say that UNMIK chief Bernard Kouchner's allegation of a high level of air
>pollution was nothing but a lie, since recent analyses of the air, soil and
>water in the locality have shown permissible pollution levels by European
>standards.
>
>TREPCA WORKERS AND PEOPLE IN KOSOVSKA MITROVICA PROTEST ZVECAN, Aug 16
>(Tanjug) - Trepca industrial complex employees and thousands of citizens of
>Kosovska Mitrovica and nearby Zvecan protested early on Wednesday against
U.N.
>troops' seizure on Monday of the Zvecan lead smelter in Kosovo-Metohija.
The
>Zvecan plant was stormed before dawn on Monday by troops of the
international
>force KFor and the U.N. mission UNMIK in this U.N.-run province of the
>Yugoslav republic of Serbia, in an unprecedented armed operation mounted
>against a civilian facility. Strong KFor and UNMIK police forces, most of
them
>wearing flak jackets, were concentrated outside the facility, and about
3,000
>armed troops were in Trepca's compounds in Kosovska Mitrovica and Zvecan
for
>the duration of the protest. Addressing the assembled protesters, Kosovska
>Mitrovica hospital executive Milan Ivanovic said KFor's violent takeover of
>Trepca was part of UNMIK chief Bernard Kouchner's strategy to drive Serbs
out
>of the north part of ethnically divided Kosovska Mitrovica. Ivanovic said
that
>UNMIK's allegation that Trepca was a threat to the environment and spewing
>lead into the atmosphere was a lie, and quoted the hospital's logs to show
>that "not a single case of lead poisoning has been recorded".
>
>KOSOVO-METOHIJA'S TREPCA WORKERS UNITED IN OPPOSING KFOR TAKEOVER ZVECAN,
Aug
>16 (Tanjug) - International force Kfor and U.N. mission UNMIK police troops
in
>Kosovo-Metohija on Wednesday blocked workers entering the Zvecan lead
smelter
>that was on Monday taken over by KFor at arms. According to Trepca
Assistant
>Director General Svetislav Pavlovic, speaking for TANJUG, the reason given
was
>that the workers had remained firm on their position that they would not
allow
>themselves to be classified as suitable or unsuitable by anybody.
>
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
>-------------------------
>Via Workers World News Service
>Reprinted from the Aug. 24, 2000
>issue of Workers World newspaper
>-------------------------
>
>U.S. court rules against Serb leader
>
>THE RAPE CHARGE & WASHINGTON'S WAR PROPAGANDA
>
>By Sara Flounders
>
>On Aug. 10, a federal court in New York ruled that Radovan
>Karadzic, the Bosnian Serb leader during the civil war in
>Bosnia seven years ago, must pay $745 million in damages for
>the crimes of rape, torture and genocide committed during
>the civil war.
>
>Of course, no money is expected to be recovered. The charge
>was originally filed in 1993 for propaganda purposes at the
>height of the Bosnian civil war. The decision seven years
>later received the full front page and three inside pages of
>coverage in the Aug. 11 edition of Newsday, and wide
>attention in other media.
>
>How could a U.S. federal court in New York even have
>jurisdiction over what happened in another country to people
>who had no connection to the United States?
>
>This "trial" is part of a continuing effort to give the U.S.
>government the basis to charge and convict leaders of any
>country that is the target of CIA destabilization. It
>revived all the charges that were used to justify U.S.
>military intervention and occupation in the Balkans.
>
>Karadzic is not charged with committing any of the crimes
>directly. He is charged as the leader of a government that
>has been a target of continuing demonization.
>
>Karadzic could not travel to New York or present any defense
>in this one-sided trial. He is in hiding in Bosnia after
>being indicted on similar charges at the court established
>at The Hague by U.S. Secretary of State Madeleine Albright--
>the so-called International Criminal Tribunal for the Former
>Yugoslavia.
>
>Of course, no testimony presented in the U.S. federal court
>in New York or the Tribunal based at The Hague even
>mentioned Washington's role in manufacturing the break-up of
>the Yugoslav Federation, fomenting the civil war and bombing
>civilians in Bosnia and Yugoslavia.
>
>But the criminal role of the United States, Germany and
>other Western governments has been well documented by
>people's tribunals in New York, Berlin, Rome, Athens, Moscow
>and Kiev, Ukraine, over the past year.
>
>NATO BASES THE REAL GOAL
>The charges of genocide and mass rapes in Bosnia were the
>beginning of a massive, well-orchestrated public relations
>campaign to demand U.S./NATO intervention in the Balkans.
>
>Claiming to be a force for peace and stability in a bloody
>civil war, the Pentagon has now established a whole network
>of military bases in Bosnia, Croatia, Macedonia, Kosovo,
>Hungary and the Czech Republic.
>
>Serb towns in Bosnia were the targets of more than 4,000
>U.S. bombings in 1994 and 1995. In 1999 the Pentagon and
>NATO bombed Yugoslavia for 78 days.
>
>The charge of rape made against the Serbs shaped the views
>of millions of people who previously had little interest in
>the Balkans.
>
>In late 1992 and early 1993, sensational news reports
>charged that mass rapes were a planned, deliberate strategy
>of the Bosnian Serb leadership.
>
>Women are the first victims in every war. Rape and the
>degrading abuse of women are all too often carried out as a
>stamp of conquest by invading armies imbued with patriarchal
>attitudes.
>
>But the charge of rape has also often been consciously used
>as an essential prop of war propaganda. The supposed defense
>of women is used to mobilize armies and to galvanize blind
>hatred.
>
>A LIE REPEATED BECOMES FACT
>
>Without any examination of the highly biased sources, the
>major Western media gave lurid descriptions of rape camps
>where it was claimed that between 20,000 and 100,000 Muslim
>and Croatian women were raped. This crystallized the public
>view that Serbs were the evil aggressors and Muslims and
>Croatians the helpless victims.
>
>The charge that 30,000 women and girls had been raped
>originated with the foreign minister of Bosnia, Haris
>Silajdzic, in order to stall peace talks in Geneva in late
>1992.
>
>In January 1993 the Warburton Report authorized by the
>European Community estimated that 20,000 Muslim women had
>been raped as part of a Serb strategy of conquest. This
>report was widely cited as an authoritative, independent
>source.
>
>No coverage was given to a dissenting member of the
>investigative team--European Parliament President Simone
>Veil--who revealed that the estimate of 20,000 rapes was
>based on interviews with only four victims, two women and
>two men.
>
>The Croatian Ministry of Health in Zagreb was the main
>source on which the Warburton Report based its estimate of
>20,000 rapes.
>
>Because the charge of systematic Serbian rapes of Muslim and
>Croatian women has been repeated so often, it is now
>accepted as an undisputed fact.
>
>Publications vied with each other for sensationalized
>accounts. USA Today told the story of a 5-month-old baby who
>was supposedly the result of Serbian rape. The New York
>Times carried a photo story with the caption, "Two-month-old
>baby girl born to a teen-age Muslim woman after she was
>raped in a Serbian detention camp." The war was not yet nine
>months old.
>
>Ms. Magazine ran a cover story that accused Bosnian Serb
>forces of raping for the purpose of producing pornographic
>films. No such films were ever found and the charges were
>not supported by the findings of Helsinki Watch or Human
>Rights Watch.
>
>CROATIAN (DIS)INFORMATION CENTER
>
>The woman who was the star witness and main media
>spokesperson in the New York trial and judgment, Jadranka
>Cigelj, is a paid propagandist who worked for the Croatian
>Information Center.
>
>She was well known in radical Croatian nationalist circles.
>She was also the vice-chair of Croatian President Franjo
>Tudjman's fascist HDZ Party.
>
>The HDZ is closely linked to the Ustashe Party that led
>Croatia during the Nazi occupation in World War II.
>
>Perhaps because of her fascist political background, in
>interviews Cigelj always brands the Serbs as "far worse than
>the Nazis."
>
>Cigelj's rape charges are extensively quoted in almost all
>articles and testimony on rapes in Bosnia. However, her
>accounts have changed several times.
>
>Thomas Deichmann, a German researcher and journalist, has
>documented Cigelj's varied testimony and her political
>background in a chapter of the book, "War, Lies and
>Videotape," published by the International Action Center.
>
>In one publication produced by the Croatian Information
>Center, Cigelj charged that a Serbian reserve officer raped
>her. In a later article with Roy Gutman of Newsday, she
>charged that Zeljko Mejakic, the Serbian commander of a
>refugee camp, and two camp guards raped her.
>
>Later, in a German publication, her story changed again. She
>testified in the highly publicized case of another man,
>former Serbian soldier Jezdimir Topic, who faced deportation
>from the United States in 1999.
>
>Cigelj offered to become a key prosecution witness against
>another Serb, Dusan Tadic, at the Hague Tribunal. She was
>rejected because she was seen as an unreliable source.
>
>However, Cigelj has been featured in documentaries, received
>financial awards, and was the main spokesperson of a 25-city
>U.S. tour organized by Amnesty International.
>
>None of the discrepancies in her story or her right-wing
>political activities was reported in the coverage of her
>testimony against Radovan Karadzic.
>
>CAPITALISM PROMOTES SEXUAL SLAVERY
>
>Nowhere in Newsday's three pages of coverage recounting
>charges of Serbian rapes in Bosnia were the conditions women
>face today under NATO occupation even mentioned.
>
>Throughout Eastern and Central Europe, in Russia and the
>former Soviet republics, the chaos and dislocation of the
>capitalist market have eroded the enormous gains women made
>under socialism.
>
>A decade ago these countries guaranteed full employment and
>two years paid maternity leave. Now unemployment of 30-40
>percent is the norm. Health care and child-care services
>have collapsed.
>
>Women's organizations were understandably outraged by the
>lurid reports concerning mass rapes in Bosnia seven years
>ago. They would make a contribution if they focused their
>resources on exposing the conditions for women living under
>U.S. domination today.
>
>U.S. troops and bases do not protect women. They exist to
>protect the extraction of profits for giant capitalist
>institutions. In every U.S. military operation an entire sex
>industry of bars, strip joints and brothels is created
>around the bases.
>
>This experience of Vietnam, Thailand, Korea and the
>Philippines is now the reality around U.S. bases in Tuxla,
>Bosnia, and at Camp Bondsteel in Kosovo.
>
>At the United Nations Beijing Plus Five Conference of 10,000
>women in June, the worldwide status of women was examined.
>It was estimated that more than half-a-million women from
>Central and Eastern Europe are shipped abroad each year as
>part of the worldwide trafficking in prostitutes. Bosnia was
>cited as one of the worst examples. (New York Times, June
>11)
>
>Flounders is co-director of the International Action Center
>in New York. Background materials for this article appeared
>in two IAC books, "NATO in the Balkans" and "War, Lies and
>Videotape," both available at leftbooks.com.
>
>- END -
>
>(Copyleft Workers World Service: Everyone is permitted to
>copy and distribute verbatim copies of this document, but
>changing it is not allowed. For more information contact
>Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011; via e-mail:
>ww@.... For subscription info send message to:
>info@.... Web: http://www.workers.org)
>
>
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------------------------------------------------------------
>Via Workers World News Service
>Reprinted from the Aug. 24, 2000
>issue of Workers World newspaper
>-------------------------
>
>U.S. court rules against Serb leader
>
>THE RAPE CHARGE & WASHINGTON'S WAR PROPAGANDA
>
>By Sara Flounders
>
>On Aug. 10, a federal court in New York ruled that Radovan
>Karadzic, the Bosnian Serb leader during the civil war in
>Bosnia seven years ago, must pay $745 million in damages for
>the crimes of rape, torture and genocide committed during
>the civil war.
>
>Of course, no money is expected to be recovered. The charge
>was originally filed in 1993 for propaganda purposes at the
>height of the Bosnian civil war. The decision seven years
>later received the full front page and three inside pages of
>coverage in the Aug. 11 edition of Newsday, and wide
>attention in other media.
>
>How could a U.S. federal court in New York even have
>jurisdiction over what happened in another country to people
>who had no connection to the United States?
>
>This "trial" is part of a continuing effort to give the U.S.
>government the basis to charge and convict leaders of any
>country that is the target of CIA destabilization. It
>revived all the charges that were used to justify U.S.
>military intervention and occupation in the Balkans.
>
>Karadzic is not charged with committing any of the crimes
>directly. He is charged as the leader of a government that
>has been a target of continuing demonization.
>
>Karadzic could not travel to New York or present any defense
>in this one-sided trial. He is in hiding in Bosnia after
>being indicted on similar charges at the court established
>at The Hague by U.S. Secretary of State Madeleine Albright--
>the so-called International Criminal Tribunal for the Former
>Yugoslavia.
>
>Of course, no testimony presented in the U.S. federal court
>in New York or the Tribunal based at The Hague even
>mentioned Washington's role in manufacturing the break-up of
>the Yugoslav Federation, fomenting the civil war and bombing
>civilians in Bosnia and Yugoslavia.
>
>But the criminal role of the United States, Germany and
>other Western governments has been well documented by
>people's tribunals in New York, Berlin, Rome, Athens, Moscow
>and Kiev, Ukraine, over the past year.
>
>NATO BASES THE REAL GOAL
>The charges of genocide and mass rapes in Bosnia were the
>beginning of a massive, well-orchestrated public relations
>campaign to demand U.S./NATO intervention in the Balkans.
>
>Claiming to be a force for peace and stability in a bloody
>civil war, the Pentagon has now established a whole network
>of military bases in Bosnia, Croatia, Macedonia, Kosovo,
>Hungary and the Czech Republic.
>
>Serb towns in Bosnia were the targets of more than 4,000
>U.S. bombings in 1994 and 1995. In 1999 the Pentagon and
>NATO bombed Yugoslavia for 78 days.
>
>The charge of rape made against the Serbs shaped the views
>of millions of people who previously had little interest in
>the Balkans.
>
>In late 1992 and early 1993, sensational news reports
>charged that mass rapes were a planned, deliberate strategy
>of the Bosnian Serb leadership.
>
>Women are the first victims in every war. Rape and the
>degrading abuse of women are all too often carried out as a
>stamp of conquest by invading armies imbued with patriarchal
>attitudes.
>
>But the charge of rape has also often been consciously used
>as an essential prop of war propaganda. The supposed defense
>of women is used to mobilize armies and to galvanize blind
>hatred.
>
>A LIE REPEATED BECOMES FACT
>
>Without any examination of the highly biased sources, the
>major Western media gave lurid descriptions of rape camps
>where it was claimed that between 20,000 and 100,000 Muslim
>and Croatian women were raped. This crystallized the public
>view that Serbs were the evil aggressors and Muslims and
>Croatians the helpless victims.
>
>The charge that 30,000 women and girls had been raped
>originated with the foreign minister of Bosnia, Haris
>Silajdzic, in order to stall peace talks in Geneva in late
>1992.
>
>In January 1993 the Warburton Report authorized by the
>European Community estimated that 20,000 Muslim women had
>been raped as part of a Serb strategy of conquest. This
>report was widely cited as an authoritative, independent
>source.
>
>No coverage was given to a dissenting member of the
>investigative team--European Parliament President Simone
>Veil--who revealed that the estimate of 20,000 rapes was
>based on interviews with only four victims, two women and
>two men.
>
>The Croatian Ministry of Health in Zagreb was the main
>source on which the Warburton Report based its estimate of
>20,000 rapes.
>
>Because the charge of systematic Serbian rapes of Muslim and
>Croatian women has been repeated so often, it is now
>accepted as an undisputed fact.
>
>Publications vied with each other for sensationalized
>accounts. USA Today told the story of a 5-month-old baby who
>was supposedly the result of Serbian rape. The New York
>Times carried a photo story with the caption, "Two-month-old
>baby girl born to a teen-age Muslim woman after she was
>raped in a Serbian detention camp." The war was not yet nine
>months old.
>
>Ms. Magazine ran a cover story that accused Bosnian Serb
>forces of raping for the purpose of producing pornographic
>films. No such films were ever found and the charges were
>not supported by the findings of Helsinki Watch or Human
>Rights Watch.
>
>CROATIAN (DIS)INFORMATION CENTER
>
>The woman who was the star witness and main media
>spokesperson in the New York trial and judgment, Jadranka
>Cigelj, is a paid propagandist who worked for the Croatian
>Information Center.
>
>She was well known in radical Croatian nationalist circles.
>She was also the vice-chair of Croatian President Franjo
>Tudjman's fascist HDZ Party.
>
>The HDZ is closely linked to the Ustashe Party that led
>Croatia during the Nazi occupation in World War II.
>
>Perhaps because of her fascist political background, in
>interviews Cigelj always brands the Serbs as "far worse than
>the Nazis."
>
>Cigelj's rape charges are extensively quoted in almost all
>articles and testimony on rapes in Bosnia. However, her
>accounts have changed several times.
>
>Thomas Deichmann, a German researcher and journalist, has
>documented Cigelj's varied testimony and her political
>background in a chapter of the book, "War, Lies and
>Videotape," published by the International Action Center.
>
>In one publication produced by the Croatian Information
>Center, Cigelj charged that a Serbian reserve officer raped
>her. In a later article with Roy Gutman of Newsday, she
>charged that Zeljko Mejakic, the Serbian commander of a
>refugee camp, and two camp guards raped her.
>
>Later, in a German publication, her story changed again. She
>testified in the highly publicized case of another man,
>former Serbian soldier Jezdimir Topic, who faced deportation
>from the United States in 1999.
>
>Cigelj offered to become a key prosecution witness against
>another Serb, Dusan Tadic, at the Hague Tribunal. She was
>rejected because she was seen as an unreliable source.
>
>However, Cigelj has been featured in documentaries, received
>financial awards, and was the main spokesperson of a 25-city
>U.S. tour organized by Amnesty International.
>
>None of the discrepancies in her story or her right-wing
>political activities was reported in the coverage of her
>testimony against Radovan Karadzic.
>
>CAPITALISM PROMOTES SEXUAL SLAVERY
>
>Nowhere in Newsday's three pages of coverage recounting
>charges of Serbian rapes in Bosnia were the conditions women
>face today under NATO occupation even mentioned.
>
>Throughout Eastern and Central Europe, in Russia and the
>former Soviet republics, the chaos and dislocation of the
>capitalist market have eroded the enormous gains women made
>under socialism.
>
>A decade ago these countries guaranteed full employment and
>two years paid maternity leave. Now unemployment of 30-40
>percent is the norm. Health care and child-care services
>have collapsed.
>
>Women's organizations were understandably outraged by the
>lurid reports concerning mass rapes in Bosnia seven years
>ago. They would make a contribution if they focused their
>resources on exposing the conditions for women living under
>U.S. domination today.
>
>U.S. troops and bases do not protect women. They exist to
>protect the extraction of profits for giant capitalist
>institutions. In every U.S. military operation an entire sex
>industry of bars, strip joints and brothels is created
>around the bases.
>
>This experience of Vietnam, Thailand, Korea and the
>Philippines is now the reality around U.S. bases in Tuxla,
>Bosnia, and at Camp Bondsteel in Kosovo.
>
>At the United Nations Beijing Plus Five Conference of 10,000
>women in June, the worldwide status of women was examined.
>It was estimated that more than half-a-million women from
>Central and Eastern Europe are shipped abroad each year as
>part of the worldwide trafficking in prostitutes. Bosnia was
>cited as one of the worst examples. (New York Times, June
>11)
>
>Flounders is co-director of the International Action Center
>in New York. Background materials for this article appeared
>in two IAC books, "NATO in the Balkans" and "War, Lies and
>Videotape," both available at leftbooks.com.
>
>- END -
>
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