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Croazia, si stringe il cappio UE-FMI al collo dei lavoratori


1) LA ADESIONE DELLA CROAZIA ALLA UE
* 2012: Ratificato il trattato di adesione all’ UE
* 11/3/2013: Slovenia-Croazia: firmato [nessun] accordo su disputa bancaria
* 12/3/2013: Janša firma, Croazia in Europa dal 1° luglio
* 17/5/2013: La padrina Germania dice sì alla Croazia nell’UE 
* 30 giugno, anche Napolitano e Letta festeggeranno a Zagabria

2) ELEZIONI PER IL PARLAMENTO EUROPEO, CLAMOROSO ASTENSIONISMO
* 14/4/2013: Spectaculaire abstention aux premières élections européennes en Croatie
* 17/4/2013: La Croazia al Parlamento europeo con una xenofoba contraria all’UE

3) UE E FMI IMPONGONO MASSACRO SOCIALE - SCIOPERI E PROTESTE
* 27/2/2013: Croazia, Fmi: "Bene tagli settore pubblico ma non basta" 
* 4/3/2013: Protesta a Fiume, scontri con la polizia
* 24/3/2013: Croazia: sindacati in piazza contro l'austerità
* 20/5/2013: Mobilitata a oltranza la polizia in difesa del monumento a Tuđman
* 22/5/2013: Concluso lo sciopero di Croatia Airlines

4) NELLA UE SENZA AVER RISOLTO LE DISPUTE CONFINARIE! 
* 5/2/2013: Meno code al confine sloveno-croato 

5) KOMENTARI
* Strategija promjene sindikalne scene u Hrvatskoj (Pavle Vukčević)
* Hrvatskom je lako vladati kad "boluju" sindikati (Pavle Vukčević)


LINK: Croatia: From isolation to EU membership
By Tim Judah - BBC News, 22 April 2013
http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-22218640


=== 1: LA ADESIONE DELLA CROAZIA ALLA UE ===


Croazia, ratificato il trattato di adesione all’ UE

Il parlamento di Zagabria ha ratificato oggi all’unanimità, con 136 voti a favore e nessuno contrario, il Trattato di adesione della Croazia all’Unione europea, che dovrebbe diventare il 28/mo Paese membro della Ue a partire dal primo luglio 2013.
Il Trattato, dopo quasi sei anni di negoziati, è stato firmato a Bruxelles lo scorso 9 dicembre e poi approvato a gennaio in un referendum popolare in Croazia con il 66,27 per cento dei sì. Per entrare in vigore, tutti i 27 Paesi membri devono ratificare il documento nei rispettivi parlamenti. Fino ad oggi il Trattato è stato ratificato da Italia, Slovacchia, Bulgaria, Ungheria e Malta.
 
(fonte AnsaMed 9 marzo 2012)

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Slovenia-Croazia: firmato [nessun] accordo su disputa bancaria 

(fonte ANSAMED 11 marzo 2013)

I premier croato, Zoran Milanovic, e sloveno, Janez Jansa, hanno firmato oggi un memorandum d’intesa che pone fine a un contenzioso finanziario che appesantiva i rapporti tra le due ex repubbliche jugoslave da vent’anni ed era l’ultimo ostacolo alla ratifica da parte della Slovenia del Trattato di adesione della Croazia all’Unione europea.
L’accordo prevede che una soluzione per le rimesse dei risparmiatori croati della Ljubljanska banka, rimaste bloccate nel 1991 dopo la proclamazione d’indipendenza di Zagabria e Lubiana, venga in futuro trovata [SIC] nell’ambito del processo di successione dei beni della Federazione jugoslava presso la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea. Si tratta di alcune centinaia di milioni di euro, risarciti ai risparmiatori da parte dello Stato croato, che poi da parte sua ha presentato una serie di ricorsi contro la Ljubljanska banka. Zagabria ha promesso oggi di congelare le procedure giudiziarie contro la banca slovena in attesa che venga trovato un compromesso.
Il governo di Lubiana si è impegnato ad avviare al più presto la procedura di ratifica del Trattato di adesione della Croazia alla Ue, bloccato perché Lubiana insisteva su di una previa soluzione della disputa bilaterale. La Croazia dovrebbe entrare a pieno titolo in Europa il primo luglio prossimo. Finora sono 24 i Paesi membri che hanno ratificato il Trattato di adesione e all’appello, accanto alla Slovenia, mancano ancora la Germania e la Danimarca.

UE: intesa Slovenia-Croazia è messaggio a vicini 

La firma oggi dell’accordo fra Slovenia e Croazia sulla disputa relativa alla Ljubljanska Banka “manda un messaggio chiaro” a tutti i Paesi vicini: “Problemi che per anni sembrano impossibili da risolvere possono essere affrontati”. Lo afferma il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, in una nota diffusa a Bruxelles in occasione della cerimonia ufficiale alla quale partecipano il leader sloveno e croato, Janez Jansa e Zoran Milanovic. Secondo il presidente dell’Ue l’approccio “costruttivo” delle due parti nel risolvere prima la disputa dei confini marittimi e ora quella della Ljubljanska Banka è “un esempio per tutta la regione”. “Relazioni di buon vicinato e un’effettiva cooperazione regionale possono essere raggiunte” prosegue Van Rompuy, che ribadisce come l’Ue sia al fianco dei Paesi dei Balcani occidentali perché rispondano agli standard europei, “per poi in ultimo aderire all’Unione”. “La cerimonia di oggi - ricorda Van Rompuy - segna un momento importante” non solo nelle relazioni fra Croazia e Slovenia.
L’accordo di oggi “è un passo importante” per l’ingresso della Croazia nell’Ue, perché spiana la strada alla ratifica da parte di Lubiana dell’adesione di Zagabria. “Ora aspettiamo l’ultimo rapporto di monitoraggio della Commissione europea - conclude il presidente dell’Ue - sui preparativi pre-adesione della Croazia da adottare entro marzo e il termine del processo di ratifica in tutti i parlamenti nazionali” dei 27 Stati membri.

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Janša firma, Croazia in Europa dal 1° luglio 

di Mauro Manzin, su “Il Piccolo” del 12 marzo 2013

Adesso è ufficiale. C’è la firma dei due primi ministri, Zoran Milanovic per la Croazia e Janez Janša per la Slovenia. Pace fatta sul nodo Ljubljanska Banka. Via libera all’ingresso di Zagabria nell’Unione europea. Il pericolo è passato e il prossimo primo luglio in Croazia ci sarà grande festa. Il documento è stato ufficialmente sottoscritto al castello di Mokrice, testimoni decine di fotografi che hanno immortalato il momento. Ora il Parlamento sloveno inizierà l’iter di ratifica del Trattato di adesione della Croazia all’Ue.
Una vicenda kafkiana che è stata giocata dalla Slovenia sul tavolo della politica interna. Anche perché la soluzione trovata, in realtà, non risolve nulla. Tutto è stato demandato, infatti, a un’ulteriore trattativa tra le parti che avverrà nel quadro della successione all’ex Jugoslavia e avverrà sotto la diretta supervisione della Banca dei regolamenti internazionali di Basilea come peraltro previsto al capo B dell’accordo sulla successione. Un punto a suo favore comunque Lubiana lo segna perché Zagabria si è impegnata a “congelare” tutte le cause contro le banche slovene intentate in territorio croato e si impegna inoltre a vigilare affinché non ne vengano depositate di nuove. E così, commentano gli esperti di cose balcaniche, la questione si dibatterà per altri duecento anni senza risolverla.
Ma a che cosa è dovuta questa accelerazione dell’ultimo mese? E come mai a fumare il calumet della pace con Zagabria sia il premier praticamente dimissionato e in carica solo per svolgere l’ordinaria amministrazione Janez Janša e non piuttosto la premier entrante Alenka Bratušek? Di sicuro Janša non è rimasto folgorato sulla via di Damasco. Dietro c’è un lavorio ben mirato e molto deciso da parte delle cancellerie internazionali con in prima fila la Germania e gli Stati Uniti. Più silenziosa, ma forse più efficace la prima, più caciarona e poco “diplomatically correct” la seconda con l’ambasciatore Usa a Lubiana, Jospeh Mussumeli pronto a rilasciare dichiarazioni di fuoco ai media sloveni conquistandosi così la sincera antipatia di tutta l’opinione pubblica che lo accusa di voler influire sulle decisioni di uno Stato che non è il suo, al punto che nella manifestazione di protesta di sabato scorso a Lubiana è spuntato un emblematico cartellone che recitava: «Yankee go home», mentre una delle richieste degli “arrabbiati” è proprio l’allontanamento dell’ambasciatore Mussomeli.
Più discreta, si diceva, l’azione di pressing di Berlino. Non dimentichiamo che la Merkel è stata una dei “grandi elettori” di Janša e per la Germania la Croazia rappresenta il principale e più appetibile mercato dell’intera area balcanica. Quindi l’ingresso nell’Ue va garantito anche se proprio il Parlamento tedesco qualche mese fa sollevò alcune perplessità sulla reale preparazione di Zagabria a diventare una stella d’Europa. Le pressioni riguardavano soprattutto il sistema giudiziario e la lotta alla corruzione. Ed è logico. Per investire in un Paese estero è importante che la sua giustizia funzioni secondo gli standard comunitari e che la corruzione sia opportunamente se non sconfitta per lo meno sotto controllo. Solo così quel Paese diventa veramente appetibile agli investitori esteri. La Slovenia, o meglio, il governo Janša ha tirato la corda fino all’ultimo, poi, quando si è accorto che la stessa rischiava di spezzarsi è corso ai ripari. Scatta il mandato ai due mediatori tecnici quando l’accordo sia Lubiana che Zagabria ce l’avevano praticamente già nel cassetto. E Janša ha fatto di tutto per essere lui a firmare l’accordo. «Missione compiuta frau Angela».

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La Germania dice sì alla Croazia nell’UE 

di Stefano Giantin, su Il Piccolo del 17 maggio 2013

Come innamorati che, col tempo, si erano un po’ allontanati, il riavvicinamento è stato cauto e lento, ma alla fine è arrivato. Ieri, con l’atteso voto del Bundestag, la Germania ha fatto cadere l’ultimo ostacolo formale e detto sì all’entrata di Zagabria nell’Ue, ratificando con 583 voti a favore, nessun contrario e sei astensioni, il trattato d’adesione della Croazia.
E così quella Germania che fu fra i primi Paesi a riconoscere l’indipendenza croata è stata ieri l’ultimo membro Ue a ratificarne l’ingresso nel “club europeo”. Un segnale significativo dei dubbi, questo ritardo, manifestati negli scorsi mesi da vari politici tedeschi, in testa Norbert Lammert (Cdu), sulla reale preparazione croata. «Non tutti i requisiti sono stati soddisfatti», ha ripetuto ieri Lammert a Die Welt.
Ma nel Bundestag voci critiche verso la Croazia non si sono ieri levate. «Possiamo con gioia affermare che un secondo Stato dell’ex Jugoslavia è pronto a entrare nell’Ue», ha esordito il parlamentare Oliver Luksic (Fdp). È un successo, l’ingresso di Zagabria, che conferma la giustezza del «premio Nobel per la pace assegnato all’Ue, il più grande promotore della democrazia». «La Croazia è pronta», ha poi rimarcato Luksic. «I croati si rallegrano per l’ingresso nell’Ue, mentre in altre parti d’Europa cresce l’euroscetticismo», per cui «dobro dosla Hrvatska», gli ha fatto eco Dietmar Nietan (Spd). «Non deve però fare l’errore di stoppare le riforme» nei campi della «corruzione e della lotta alla criminalità», ha ammonito il socialdemocratico.
Thomas Doerflinger, Cdu-Csu, ha invece ricordato il referendum per l’indipendenza della Croazia dalla Jugoslavia, nel 1991, descritto come l’inizio del processo verso l’Europa [e causa prima dello scoppio della guerra fratricida]. Zagabria che può oggi far parte, da pari, del consesso Ue, ha assicurato Doerflinger. E «ziveli».
Guido Westerwelle, infine, ministro degli Esteri. «Integriamo la Croazia nell’Ue, un Paese profondamente europeo». Questo «risultato è storico», «mi congratulo con il popolo croato».
Unico a esprimere qualche perplessità, Thomas Nord (Die Linke), che ha specificato che «ci sono anche preoccupazioni, in Croazia», non solo entusiasmo. Preoccupazioni per la grave situazione economica, innescata anche dalla «pressione Ue per le privatizzazioni, che ha creato più danni» che vantaggi, ha ricordato Nord, richiamando l’attenzione sulla disoccupazione da codice rosso, oggi al 18%, frutto di quattro anni di recessione.
Ma nonostante la crisi, la Croazia - anche secondo Berlino - si è meritata l’adesione, il primo luglio. «Danke Deutschland», dunque, benvenuta Croazia. Un benvenuto che sarà esteso a Zagabria dal premier Letta, in Croazia il 30 giugno, che ha sottolineato ieri «la soddisfazione per l’adesione, un passo avanti importante perché dimostra che l’Europa è un successo».

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Napolitano a Zagabria il 30 giugno per l'ingresso in UE 

di Christiana Babić, su La Voce del Popolo (Fiume/Rijeka), 24 maggio 2013

Gesti simbolici a livello politico ed eventi culturali di primo piano s’intrecciano nel programma delle manifestazioni che si stanno predisponendo nell’ambito delle celebrazioni per l’ingresso della Croazia nell’Unione europea. Il grande giorno si avrà il 1.mo luglio, ma i preparativi sono già in corso e gli eventi di certo non si esauriranno in un’unica giornata. Tutt’altro. Alcuni sono già in corso, altri sono attesi impazientemente, terzi ancora per la loro valenza non possono che essere definiti storici esattamente quanto il traguardo che vanno a celebrare. E in tutto questo l’Italia svolge un ruolo di primo piano proprio come lo ha svolto anche nel cammino di avvicinamento di Zagabria alla Casa comune europea. Roma, infatti, è cosa ben nota, ha da sempre sostenuto la Croazia nel suo percorso europeo. Un’ulteriore conferma arriva direttamente dal Quirinale. Il Capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, il 30 giugno sarà a Zagabria.
Ad annunciarlo è stato lo stesso Napolitano nel corso di un colloquio telefonico avuto nei giorni scorsi con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, nel corso del quale quest’ultimo gli formulato i migliori auguri per il rinnovo del mandato. Infatti, stando a quanto si legge nella nota, “al termine del cordiale colloquio i due Presidenti si sono dati appuntamento a Zagabria il 30 giugno prossimo per le celebrazioni previste in occasione dell’adesione della Croazia all’Unione europea”.
Il sostegno italiano al cammino europeo della Croazia, va detto, è stato ricordato di recente anche dall’Ambasciatore d’Italia a Zagabria, Emanuela D’Alessandro, che presentando l’esposizione “Un Caravaggio per l’Europa: La Cena in Emmaus della Pinacoteca di Brera a Zagabria”, che sarà allestita al Museo dell’Arte e dell’Artigianato (MUO) della capitale croata dal 5 giugno al 22 agosto – ha detto: “L’adesione, il primo luglio 2013, della Croazia all’Unione europea rappresenta un passaggio di straordinaria importanza, che l’Italia ha favorito e sostenuto con convinzione e che, alla luce dell’eccellenza delle relazioni politiche, economiche e culturali che legano i nostri due Paesi, ha voluto celebrare con il prestito, da parte della Pinacoteca di Brera al Museo dell’Arte e dell’Artigianato di Zagabria, del capolavoro di Caravaggio ‘La Cena in Emmaus’.”
Un evento che Furio Radin, presidente dell’Unione Italiana, ha definito “un gesto simbolico importante, un abbraccio con il quale si accompagna un amico in un evento comune importante”. “L’Unione Italiana è orgogliosa di questo evento italiano, croato ed europeo, ed è felice di avere contribuito alla sua realizzazione”, ha aggiunto Radin, ricordando che l’UI ha destinato una parte dei mezzi assicurati dal governo italiano per la realizzazione delle attività della CNI appunto per il programma dei grandi eventi che sono stati inseriti nella Convenzione MAE-UI-UPT per il 2013.
Un programma che, ricordiamo, oltre a “La Cena in Emmaus” di Caravaggio prevede pure l’allestimento della mostra itinerante “Omaggio a Verdi”, bozzetti e costumi storici del Teatro dell’Opera di Roma (attualmente esposta al Museo civico di Fiume, e che di seguito sarà allestita a Zara e a Zagabria), la rappresentazione dell’“Attila” di Verdi nella piazza principale di Zara e l’organizzazione di numerosi eventi nell’ambito della Settimana della lingua italiana.
Soffermandosi poi sull’annunciata presenza del Presidente Napolitano a Zagabria il 30 giugno, Furio Radin ha dichiarato: “È un gesto che ribadisce i buoni rapporti tra l’Italia e la Croazia, rapporti che hanno vissuto un momento straordinario all’Arena di Pola nel settembre del 2011, quando migliaia di persone, connazionali ma non solo, hanno avuto modo di partecipare a una serata unica e molto emozionante, culminata con l’esecuzione del ‘Va pensiero’ di Verdi per voce dei cori riuniti delle nostre Comunità degli Italiani. Noi della CNI e l’UI, nel nostro piccolo, abbiamo contribuito alla qualità dei rapporti e, cosa ancora più importante, contiamo di contribuire in maniera ancora più incisiva e significativa ora che la Croazia sarà Paese membro dell’UE. L’UI – ha concluso – è orgogliosa dell’altissimo livello dei rapporti tra i due Paesi”.


=== 2: ELEZIONI EUROPEE 2013, CLAMOROSO ASTENSIONISMO ===


http://www.u-p-r.fr/presse/communiques-de-presse/la-spectaculaire-abstention-aux-premieres-elections-europeennes-en-croatie-est-un-nouveau-signe-de-necrose-de-leuropeisme

La Spectaculaire abstention aux premières élections européennes en Croatie est un nouveau signe de nécrose de l'Européisme

Publié le 15 avril 2013 dans Communiqués de presse

La Spectaculaire abstention aux premières élections européennes en Croatie est un nouveau signe de nécrose de l’Européisme 

COMMUNIQUÉ DE PRESSE


Objet :  Abstention de 79% aux premières élections européennes en Croatie. Pour François Asselineau, Président de l’UPR, c’est un nouveau signe de nécrose de la Tour de Babel bruxelloise.

Les dirigeants euro-atlantistes, qui ont mené la Croatie à marche forcée vers l’intégration européenne – là comme ailleurs à grand renfort de fausses promesses et de verrouillage médiatique -, viennent de subir un nouveau et spectaculaire camouflet de la part du peuple croate.

Le référendum d’adhésion de la Croatie à l’Union européenne, qui s’était tenu le 22 janvier 2012, n’avait déjà mobilisé que 44% des inscrits et le « oui » n’avait représenté que 29% des inscrits. Ce dimanche 14 avril 2013, c’est un taux d’abstention record, supérieur à 79 %, qui vient de ridiculiser le sens même des premières élections des députés européens en Croatie.

  • L’Union Populaire Républicaine relève avec intérêt que c’est donc avec la défiance de 4 électeurs sur 5 que la Croatie va devenir officiellement , le 1er juillet 2013, le 28ème État membre de l’Union européenne.
  • L’UPR souligne aussi l’insulte au bon sens que représente ce nouvel élargissement. Alors que même les plus fanatiquement pro-européens de nos dirigeants s’accordent à reconnaître en privé qu’une Union européenne à 27 États est ingouvernable, et qu’il n’aurait jamais fallu procéder aussi vite à l’élargissement aux pays de l’est en 2005 et 2007, leur acquiescement à l’arrivée d’un 28ème État membre prouve qu’ils ne sont même plus en mesure de tirer les conséquences logiques de leur propre diagnostic.

Face au désastre économique, social et moral tous azimuts qu’elle a provoqué et qui ne cesse de s’aggraver, la prétendue “construction européenne” ne trouve donc comme seule réponse que d’accélérer encore sa fuite en avant, au mépris de la volonté profonde des peuples d’Europe.

Pour François Asselineau, Président de l’UPR, l’abstention record en Croatie est un nouveau signe de l’irrésistible processus de nécrose qui mine la Tour de Babel bruxelloise.

Bien que l’espace public en Croatie ait été envahi, de façon quasiment totalitaire, par les emblèmes du dogme européiste, 4 électeurs croates sur 5 ont administré un camouflet cinglant à leurs dirigeants en refusant d’aller voter aux premières élections au parlement européen organisées dans leur pays.

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Isti clanak na srpskohrvatskom: 
http://www.balcanicaucaso.org/bhs/zone/Hrvatska/Hrvatska-u-EU-salje-deklariranog-ksenofoba-i-protivnika-Unije-134258
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http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/La-Croazia-al-Parlamento-europeo-con-una-xenofoba-contraria-all-UE-134258/

La Croazia al Parlamento europeo con una xenofoba contraria all’UE


Scarsa affluenza dei cittadini croati alle loro prime elezioni per il Parlamento europeo. Elezioni che segnano però la vittoria di misura dell’opposizione che manda a Strasburgo una deputata xenofoba ed euroscettica

Due mesi e mezzo prima dell’entrata nell’Unione, la Croazia non può certo vantarsi dello stato d’euforia dei suoi cittadini per l’ingresso nella grande famiglia europea. Alle prime elezioni per il Parlamento europeo, ha votato soltanto il 20,84% dei cittadini.
La già scarsa percentuale sarebbe stata ancora più bassa se il ministero della Pubblica Amministrazione, una decina di giorni prima delle elezioni del 14 aprile, non avesse pubblicato l’elenco aggiornato degli aventi diritto di voto. Questo elenco ha addirittura 763.814 elettori in meno rispetto a quelli che hanno votato alle ultime elezioni politiche alla fine del 2011.
È solo grazie a questa manovra che la Croazia ha evitato il record di assenteismo alle elezioni per il parlamento europeo. Soltanto la Slovacchia nel 2004, alle sue prime elezioni per i rappresentanti  all’Unione, ha registrato un’affluenza più bassa.


La sconfitta del centrosinistra

Nonostante le elezioni croate per il Parlamento europeo siano state le meno interessanti dalla sua indipendenza nel 1991, con una campagna elettorale noiosissima e totalmente irrilevante, esse hanno comunque lanciato dei segnali forti. La coalizione di centro sinistra al governo, guidata dal premier socialdemocratico Zoran Milanović, ha subito una sconfitta.
Anche se  il numero di voti che hanno segnato il vantaggio del partito di opposizione Unione democratica croata (HDZ) si può misurare col bilancino del farmacista (5.876 voti in più rispetto al SDP), questo dato segnala comunque l’umore dell’opinione pubblica, delusa dagli scarsi risultati di un anno e mezzo del governo di centrosinistra.
Ecco quindi che l’HDZ - nonostante tutti gli scandali di corruzione, il più grande dei quali è quello relativo all’ex premier Ivo Sanader che sta già scontando la condanna in prigione, ed è sotto processo per altri gravi reati - avrà nel Parlamento UE sei rappresentanti. L’SDP ne avrà cinque, e i laburisti uno.


Una deputata xenofoba ed euroscettica

La grande sorpresa delle elezioni  è certamente l’ingresso al Parlamento europeo della presidentessa di una delle frazioni del Partito croato del diritto (HSP dr. Ante Starčević), Ruža Tomašić, che, come partner di coalizione, era sulla lista insieme con i candidati dell’HDZ.
Tomašić non solo è entrata nel Parlamento europeo, ma sulla lista comune ha ottenuto anche il numero più alto di preferenze.  Ruža Tomašić negli anni scorsi si è distinta per la sua netta opposizione all’ingresso della Croazia nell’Unione. Su questa posizione ha costruito la politica del partito, spaventando i cittadini croati con lo spauracchio della perdita di sovranità e di identità nazionale, se la Croazia fosse entrata nell’UE.
Ma si è distinta ancora di più con la recente dichiarazione secondo la quale  “la Croazia  è dei croati, e tutti gli altri sono solo suoi ospiti”. Dichiarazione che ha incontrato la condanna di grande parte dell’opinione pubblica ed anche della politica ufficiale. Fra i vari che hanno reagito alla sua uscita xenofoba anche il premier Milanović, il quale, dopo che si è saputo che la Tomašić andrà al Parlamento europeo, ha detto: “Ruža Tomašić è peggio di una  calamità naturale”, ricordando la frase con la quale la Tomašić ha definito tutti i cittadini della Croazia che non sono di nazionalità croata “ospiti”.
Ad ogni modo, la Croazia nel Parlamento europeo per un anno avrà la stessa presenza di destra e sinistra, perché insieme ai rappresentanti del SDP c’è anche  il rappresentante  del Partito  laburista croato, che è un partito di sinistra.


Il Partito delle schede nulle

Una delle particolarità delle prime elezioni per il Parlamento UE è certamente il fatto che c’è stato addirittura il 5,07% di voti non validi. Siccome il cinque percento era lo sbarramento per l’ingresso di un rappresentante nel Parlamento europeo, sui social network già circolano le barzellette sul fatto che a Bruxelles la Croazia sarà rappresentata anche dal Partito dei voti nulli.
Gli analisti però spiegano questa alta percentuale di voti nulli in un duplice modo: il primo è che alla maggior parte dei cittadini non era ben chiaro come votare per il Parlamento UE, e il secondo che annullando la scheda elettorale una parte degli elettori ha voluto esprimere una forma di protesta personale. Anche questa protesta può essere duplice: alcuni  hanno votato in questo modo per esprimere l’insoddisfazione dell’ingresso della Croazia nell’UE; altri perché erano contrari alla separazione delle elezioni europee da quelle locali, che si terranno solo fra un mese.


Amministrative in arrivo

Siccome le amministrative in Croazia sono state fissate per il 19 maggio, alcuni partiti politici, media e parte dell’opinione pubblica erano d’accordo per unire le elezioni europee e quelle locali. Così, affermavano i sostenitori di tale idea, l’affluenza degli elettori sarebbe stata più alta e, cosa più importante, si sarebbero risparmiate circa 80 milioni di kune (poco più di 10 milioni di euro). Chi era a favore di questa soluzione ha ricordato che spendere una tale somma di denaro era assurdo, perché i rappresentanti vengono eletti per il periodo di un anno, dato che nel 2014 comunque si terranno le elezioni per il Parlamento europeo in tutti gli stati membri. Ma il presidente della Repubblica ha fissato le elezioni europee per il 14 aprile. Il motivo: un’unica campagna per le europee e le amministrative avrebbe del tutto messo in ombra la sfida per i 12 posti croati a Bruxelles.
Bruxelles è del tutto insoddisfatta della debole risposta dei cittadini croati alle elezioni per il Parlamento UE. Dalla sede dell’Unione giungono voci di “lamentela e dispiacere” per la scarsa affluenza. “Ci rammarichiamo per questa debole risposta, ma spero che l’ingresso della Croazia nell’Unione europea e il lavoro dei suoi rappresentanti eletti aumenteranno la partecipazione alle elezioni dell’anno prossimo”, ha sottolineato Hannes Swoboda il capo del gruppo dei rappresentanti socialisti al Parlamento europeo.
Già l’anno prossimo si vedrà se sarà effettivamente così.

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea.


=== 3: UE E FMI IMPONGONO MASSACRO SOCIALE - SCIOPERI E PROTESTE ===


Croazia, Fmi: bene tagli settore pubblico ma non basta

(fonte www.ansamed.ansa.it 27 febbraio 2013) La Croazia deve accelerare le riforme strutturali dell’economia e del settore pubblico, continuare sulla strada del consolidamento fiscale e dei risparmi e poi, dal primo luglio prossimo, usufruire dei vantaggi dell’ingresso nell’Unione europea. Lo ha detto oggi il Fondo monetario internazionale (Fmi), al termine di una missione esplorativa condotta nei giorni scorsi. «L’annuncio di una riduzione degli stipendi nel settore pubblico del tre percento e le riforme del sistema pensionistico e della sanità pubblica sono passi nella giusta direzione», scrive nel suo rapporto l’Fmi, indicando che tutto ciò però non basta e che al Paese ‘‘servono ulteriori e veloci riforme per contenere la spesa pubblica».
La missione del Fmi invita inoltre il governo di Zagabria «ad alzare l’età pensionabile a 67 anni e a fermare l’indicizzazione delle pensioni più alte, liberalizzando il mercato del lavoro ed eliminando le barriere burocratiche agli investimenti».
Dall’Fmi ricordano che nel 2012 il Pil della Croazia ha visto una contrazione di ulteriori due punti percentuali e che dopo il declassamento del rating creditizio allo status di “spazzatura” il Paese è esposto a rischi di tassi di interesse al limite del sostenibile.

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Protesta a Fiume, scontri con la polizia

di Andrea Marsanich, su Il Piccolo del 4 marzo 2013

Quando una pacifica manifestazione di protesta si trasforma in un quarto d’ora di paura, urla, spintoni e rumori di corpi sull’asfalto. Undici manifestanti sono stati fermati e denunciati dalla polizia a Fiume dopo la protesta svoltasi in pieno centro città, iniziativa promossa dai gruppi Anonymous e Occupy Rijeka, con la partecipazione di circa 200 persone.
Il tutto ha cominciato a dipanarsi nel tardo pomeriggio di venerdì in via della Ruota, proprio di fronte al noto ritrovo giovanile Palach. Stando a quanto raccontato ai media da alcuni testimoni, tra cui il noto attore del teatro fiumano Ivan de Zajc, Alen Liveric, la situazione era completamente tranquilla e una decina di manifestanti si apprestavano ad entrare nel Palach. Improvvisamente una coppia di giovani, Eugen Babic e Zorana Jancic, ha dovuto fronteggiare due sconosciuti che li hanno messi a terra con metodi spicci, urlando loro che dovevano stare fermi. I due fidanzati si sono opposti, aiutati da un paio di coetanei e quindi in via della Ruota è arrivato un drappello di poliziotti, che ha dato man forte ai due sconosciuti.
«Solo allora ho capito che eravamo stati presi di mira da agenti in borghese – parole di Babic – in un primo momento avevamo pensato si trattasse invece di malintenzionati e per questo abbiamo reagito, spinti dalla paura che ci potessero fare del male. Non ci hanno esibito i distintivi della polizia e allora ci siamo difesi, venendo poi ammanettati e portati al più vicino commissariato. Ho un dito della mano gonfio, per la qual cosa sono stato medicato al Pronto Soccorso». Un poliziotto, così il portavoce della Questura fiumana, Tomislav Versic, ha subito la frattura di un dito della mano, con 11 persone fermate e denunciate per violazione della quiete e ordine pubblici e per oltraggio a pubblico ufficiale.
«Nei confronti di tre persone – ha dichiarato Versic – la polizia è stata costretta ad esercitare la forza per bloccarle, senza però commettere alcun abuso». Interessante rilevare che il video di quanto successo in via della Ruota è stato postato su You Tube ed è l’argomento del giorno a Fiume. I manifestanti sono sfilati lungo il Corso e via Lodovico Adamich, protestando pacificamente a favore della tutela del patrimonio pubblico e dei diritti sociali e contro le forze politiche e il sempre più basso tenore di vita in Croazia. Hanno esibito cartelli con scritte tipo La strada vi giudicherà, Il popolo è il potere, Governo, vattene finché sei in tempo. Poi la colluttazione tra forze dell’ordine e manifestanti (tutti tra i 20 e 30 anni d’età), che ha avuto momenti drammatici. Il questore fiumano, Senka Subat, ha dichiarato che gli organizzatori della protesta saranno denunciati in quanto la manifestazione non era stata annunciata e dunque non aveva l’autorizzazione delle competenti autorità.

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http://www.contropiano.org/esteri/item/16128-croazia-sindacati-in-piazza-contro-lausterità

Mercoledì 24 Aprile 2013 11:16

Ormai non c'è paese dell'Europa meridionale o orientale - tranne in Italia - in cui i sindacati non scendano in piazza con scioperi e manifestazioni contro tagli, decurtazioni salariali e smantellamento del welfare.

I leader dei sindacati dei dipendenti pubblici e statali in Croazia hanno annunciato oggi che da maggio inizieranno una serie di manifestazioni di protesta e scioperi per, come hanno detto, ''costringere il governo a cambiare politica o a dimettersi''.

Dopo una prima manifestazione indetta per il Primo Maggio, sono previste altre proteste che dovrebbero culminare ''con il blocco dell'intero sistema pubblico''. ''Inviteremo i nostri membri a bloccare quasi tutti i servizi che l'amministrazione pubblica, la scuola, la cultura offrono ai cittadini per far vedere com'é la vita quando non lavorano tutti questi settori ora sottoposti a costanti tagli e risparmi'', ha dichiarato Branimir Mihalinec, uno dei leader sindacali.

L'iniziativa mira a far ripristinare tutta una serie di benefici, come la tredicesima, che nell'ultimo anno il governo ha ridotto o del tutto abolito, rinnovare i contratti collettivi scaduti da anni e fermare la decurtazione degli stipendi, da marzo tagliati di un 3% a fronte di un costo della vita che continua a salire. ''Cinque anni di costante recessione hanno mostrato che la politica di austerità non é la risposta giusta alla crisi e che il deficit e il debito pubblico possono essere diminuiti solo dopo una ripresa dell'economia'', sostengono i sindacati croati.

''Il diritto allo sciopero é sacrosanto, ma il governo non intende cambiare linea politica né rinunciare al consolidamento delle finanze pubbliche'', ha però replicato il ministro delle Finanze, Slavko Linic.

Per tentare di placare gli animi la procedura di ratifica del Trattato di adesione della Croazia all'Unione europea in tutti i 27 Paesi membri potrebbe essere completata già a maggio, un mese prima del previsto, ha annunciato nei giorni scorsi il ministro degli Esteri croato, Vesna Pusic.

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Mobilitata la polizia in difesa del monumento a Tuđman

http://danas.net.hr/crna-kronika/policija-cuva-kip-dr-franje-tudjmana-na-splitskoj-rivi

A Spalato, dopo che nella notte del 19 maggio 2013 alcuni attivisti avevano affisso uno striscione con su scritto "TITO 1962" in riferimento ad un famoso discorso tenuto in quell'anno da Tito a Spalato (qui il video http://www.youtube.com/watch?v=OLXXJCjAryg), e dopo uno striscione di contestazione durante l'inaugurazione pochi giorni fa ("Poleti Tuđmane poleti" -> "Tuđman salta/prendi il volo"), la polizia ha assunto la guardia del monumento a oltranza... (a cura di AD)

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Concluso lo sciopero di Croatia Airlines: raggiunto un accordo con piloti e assistenti di volo

da www.viedellest.eu
Croazia - 22 maggio 2013

Si è concluso con un accordo di compromesso lo sciopero dei dipendenti della compagnia di bandiera croata, Croatia Airlines, iniziato otto giorni fa per protesta contro un piano di risanamento della società che prevedeva forti tagli agli stipendi e licenziamenti. È stato infatti raggiunto un accordo con i piloti, e si è trovato anche un compromesso tra la direzione e il sindacato degli assistenti di volo. I dettagli non sono stati resi noti, ma la stampa riferisce che entrambe le parti hanno ceduto su alcuni punti. Il traffico aereo sarà normalizzato in settimana. Secondo la direzione della società, in maggioranza di proprietà dello Stato croato, alla compagnia - già fortemente indebitata - lo sciopero è costato circa un milione di euro.


=== 4: NELLA UE SENZA AVER RISOLTO LE DISPUTE CONFINARIE! ===


Meno code al confine sloveno-croato

di Mauro Manzin, su Il Piccolo del 5 febbraio 2013

Saranno i confini la più evidente cartina al tornasole che le cose in Croazia, con l’ingresso nell’Unione europea il prossimo 1 luglio, sono cambiate. Il Paese ex jugoslavo, infatti, diventando la 28esima stella d’Europa sarà contemporaneamente confine esterno dell’Ue. Il suo ingresso in Schengen è previsto nel 2015. Ma anche se le barriere non cadranno sui valichi di confine tra Slovenia e Croazia sono in vista grosse trasformazioni. Innanzitutto spariranno i doganieri visto che all’interno dell’Unione europea vige il libero scambio delle merci. Seconda, ma non per questo meno trascurabile novità, ci sarà al valico di confine sloveno-croato un unico punto di controllo che sarà gestito in comune dai poliziotti di Lubiana e di Zagabria.
«I controlli saranno più veloci - assicura il ministro croato del Turismo Veljko Ostojic - e così i transiti saranno più rapidi». «Per i croati spariranno così le fastidiose attese in colonna per recarsi in Slovenia, Ungheria o Italia - prosegue il ministro - e non si sentiranno più rivolgere la classica domanda: “Qualcosa da dichiarare?”». «Per l’ingresso nell’area Schengen - conferma Ostojic - dovremo attendere ancora due anni e ci servirà il concreto aiuto anche della Slovenia in questa delicata fase».
Il Ministero degli interni croato ha già annunciato l’avvio del cosiddetto progetto Ipa Twinning Light, progetto misto tra le polizie croate e slovene per il controllo integrato dei confini dell’Unione europea nella Repubblica di Croazia. Il progetto costa 91mila euro tutti finanziati da Bruxelles.
La polizia slovena è sicuramente quella maggiormente interessata al miglioramento della collaborazione con i colleghi croati e l’adeguamento degli standard operativi di questi ultimi a quelli europei per arrivare nei tempi stabiliti all’ingresso di Zagabria nell’area Schengen. Molti sono convinti, comunque, che il confine esterno dell’Ue nei Balcani sarà un vero e proprio limes tra Occidente e Oriente.



Fiat: Serbia, operaio frustrato per la paga da 306 euro danneggia 31 500L


L’episodio di protesta è avvenuto nello stabilimento del Lingotto di Kragujevac, dove sono stati intensificati i turni di lavoro. Il danno arrecato alle vetture ammonta a circa 50mila euro. Il lavoratore disperato ha usato un oggetto metallico per scrivere sulle vetture: "Italiani andatevene via"


Mentre le prime Fiat 500L destinate agli Stati Uniti sbarcano nel porto canadese di Halifax, dall’altra parte del mondo, in Serbia, un operaio scontento del salario e delle condizioni di lavoro ha danneggiato 31 vetture dello stesso modello. L’episodio di protesta è avvenuto durante il turno di notte fra venerdì e sabato scorso nello stabilimento del Lingotto di Kragujevac e il danno arrecato alle auto ammonta a circa 50mila euro.

La direzione di Fiat Serbia ha avviato un’inchiesta interna, interrogando tutti gli operai attivi in quel turno. L’operaio insoddisfatto avrebbe fatto uso di un oggetto metallico per graffiare pesantemente le parti di carrozzeria in catena di montaggio, scrivendo su alcune auto “mangiatori di rane (termine dispregiativo per indicare gli italiani, ndr) andate via dalla Serbia” e “Russo (un caporeparto, ndr), aumenta i salari”. I giornali locali non escludono che il lavoratore abbia avuto un litigio con il caporeparto a causa di una intensificazione dei ritmi di lavoro.

Zoran Mihajlovic, leader del sindacato interno allo stabilimento di Kragujevac, ha detto che la grafia dei messaggi ostili è identica e per questo si pensa che a danneggiare le auto sia stata la stessa persona. La paga media mensile a Fiat Serbia ammonta a 34mila dinari (306 euro circa), mentre il salario medio è stato calcolato per aprile a 46mila dinari (414 euro). Nelle ultime settimane, a causa di una forte domanda del nuovo modello di 500L, sono stati intensificati i turni di lavoro. All’impianto di Kragujevac lavorano attualmente 2.400 operai, che saliranno a 3mila entro l’anno.

“Condanniamo l’episodio, ma al tempo stesso va detto che la situazione in fabbrica non è affatto piacevole, con un gran numero di lavoratori sottoposti a forte pressione fisica e psicologica. Si lavora a ritmi infernali e sotto forte stress“, ha commentato Mihajlovic. Il sindacato ha condannato l’episodio e sollecitato un’inchiesta, ma ha tuttavia sottolineato al tempo stesso una situazione difficile in fabbrica e un’atmosfera di crescente insofferenza nei confronti del management. Per la nuova Fiat 500L c’è infatti una forte domanda, oltre all’Europa ha preso il via in questi giorni anche l’export negli Stati Uniti e in Canada, e i ritmi produttivi aumentano in continuazione.

“Occorre maggiore collaborazione e più attenzione alle condizioni psicologiche degli operai, alle relazioni interne”, ha osservato Mihajlovic secondo cui i ritmi di lavoro instaurati in fabbrica sono eccessivi. “Nel management della fabbrica ci sono circa 500 italiani, ma tra loro e i nostri operai ci sono incomprensioni che vengono spesso sottovalutate, e ciò causa insoddisfazione e litigi. Sarebbe meglio che nel management ci fosse anche qualche serbo, che conosce meglio la nostra mentalità”.

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222 commenti visualizzati: 



(srpskohrvatski / italiano)

DAN MLADOSTI 2013

Almeno in diecimila a Kumrovec, ed in migliaia alla "Casa dei fiori" a Belgrado, in occasione della Giornata della Gioventù - 25 maggio 2013.

Beograd 
VIDEO: 
FOTO:
CLANCI:

Kumrovec 

Dan Mladosti u Makedoniji: 

Dan Mladosti u Sarajevu: 

Dan Mladosti u Mostaru: 

Jugoslavija ponovo popularna, čak i među mladima: 


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La Giornata della Gioventù nel comunicato del SUBNOR (associazione partigiani della Serbia)


МЛАДОСТ НИКАД НЕ СТАРИ

И ове године је 25. мај, некадашњи општенародни празник Дан младости у социјалистичкој федеративној Југославији, обележен са пијететом у Београду и разним крајевима наше државе.

Традиција се одржава и потврђује да младост никад не стари и без обзира на идеолошке и политичке промене у друштву.

Од 1945.до 1988.године трајале су на овим просторима различите манифестације младих, а у центру збивања била је – штафета. Прва је, готово непосредно по завршетку ослободилачког рата и сламања фашизма, кренула из слободарског Крагујевца и, ношена у рукама преко десет хиљада младића и девојака, стигла до маршала Тита као знак поштовања и захвалности за истрајну праведну борбу и ослобађање од окупацијског нацистичког ига.
Тек 1957.године манифестација је прерасла у Дан младости са завршном грандиозном свечаном приредбом на Стадиону ЈНА у Београду, где је председнику Титу уручивана штафета са поздравима омладине и народа Југославије. Последњи носилац те године био је Мико Трипало, у том периоду председник Централног комитета Народне омладине Југославије.
На истом месту, у ложи стадиона на Топчидерском брду у главном граду тадашње државе, председник Републике Јосип Броз Тито задњи пут је примио Штафету младости 25.маја 1979.године, а последњи носилац била је студенткиња из Приштине Санија Хисени.
После Титове смрти, у мају 1980, штафета се одржавала још неколико година, а последњи ”прималац”, на крцатом стадиону у Београду и уз спектакуларну спортску приредбу, био је 25. маја 1988. челник омладинске организације у Југославији, Хаим Реџепи. Штафету младости је, уз бурне овације, преко покретног моста, до централне ложе донела Рејмонда Броћај из Гњилана.
Био је то и крај Штафете младости и Дана младости у Југославији. Држава је систематски разбуцивана, сви атрибути заједништва директивно и уз нескривену помоћ из иностранства су уништавани као непотребни и штетни за даљи наводни развој, а што се тиче окупљања омладине око идеје коју је сублимирао Дан младости, за раскид су, као и у другим примерима, најбучнији били Словенци…
Руководство омладинске организације Југославије је, сигурно не само на своју руку, донело 1989. године одлуку о укидању Дана младости и свих осталих манифестација везаних за тај општенародни празник.
Овог 25.маја, чини се више него потоњих година, Кућа цвећа на Дедињу, у Београду, где је сахрањен председник СФРЈ Јосип броз Тито, масовно је посећена од младих и старих са свих страна негдашње велике и респектабилне у свету Југославије. Одржане су и пригодне скромне али упечатљиве манифестације, а испред Музеја историје Југославије прорадила је и пркосна ”Фонтана младости”.
Народ се, разне генерације, стари који памте Југославију и период маршала Тита, девојке и младићи, синови и кћери, унуци, наследници, поштоваоци, различите националности, са свих страна, из новоформираних држава, окупио да докаже како ни једна власт, ни у каквом времену, не успева да избрише традицију, сећање на постојање у времену које је било различито од садашњег и да се свест никако не може и неће мењати по налогу без обзира на то одакле и са којим претензијама долази.

 



Da: Kappa Vu sas <kappavu.ud @...>

Oggetto: errata corrige!

Data: 25 maggio 2013 11.48.49 GMT+02.00


Ciao a tutti!
Per un disguido non dipendente da noi, siamo a comunicarvi che la presentazione di oggi sabato 25 maggio presso la Casa del Popolo di Torre in via Carnaro 10 a Pordenone della nuova uscita Kappa Vu

"La banda Collotti" - Storia di un corpo di repressione al confine orientale d'Italia

di Claudia Cernigoi si terrà alle ore 18.00 e non alle ore 20.30 come precedentemente comunicato.
Saranno presenti l'autrice e Alessandra Kersevan.


Inizio messaggio inoltrato:

Da: "Coord. Naz. per la Jugoslavia" <jugocoord@...>
Data: 24 maggio 2013 22.25.21 GMT+02.00
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [JUGOINFO] Presentazioni del libro LA BANDA COLLOTTI

 

(slovenscina / italiano)

Presentazioni del libro LA BANDA COLLOTTI

1) a Pordenone, sabato 25 maggio 2013
2) a Trieste/Trst, venerdì 31 maggio 2013

---

Claudia Cernigoi

LA BANDA COLLOTTI
Storia di un corpo di repressione al confine orientale d'Italia

Udine: KappaVu, 2013

Istituito da Mussolini nel 1942 espressamente come corpo di repressione antipartigiana nella Venezia Giulia, l’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza con sede a Trieste, fu l’unica struttura dedicata esclusivamente a tale scopo in Italia. Si distinse per l’efferatezza dei metodi, con l’uso sistematico della tortura negli interrogatori degli antifascisti italiani e slavi catturati, ma anche dei semplici sospetti, in una sequenza di orrori che percorre tutta la documentazione presentata. 
L’Autrice ricostruisce qui il periodo storico dell’Ispettorato, in una ricerca a tutto campo, usando documentazione d’archivio, ma dedicando anche particolare attenzione alle interviste fatte ai sopravvissuti agli interrogatori della cosiddetta “banda Collotti”. 



=== 1 ===

Pordenone, 25 maggio 2013
alle ore 18.00 presso la Casa del Popolo di Torre in via Carnaro 10 

presentazione del libro 

LA BANDA COLLOTTI

Saranno presenti l'autrice e Alessandra Kersevan


=== 2 ===

Trieste/Trst, Venerdì 31 maggio 2013
ore 18.00, Casa del Popolo - Ljudski Dom - “Palmiro Togliatti” Borgo San Sergio - Via Di Peco 7

Presentazione del libro - Predstavitev knjige

LA BANDA COLLOTTI

Presenterà il libro Gorazd Bajc - Knjigo bo predstavil Gorazd Bajc
Sarà presente Claudia Cernigoi - Prisotna bo avtorica

Seguirà una cena, per prenotazioni telefonare al numero 040826921 dal martedì a domenica dalle ore 16.30 alle 20.30, entro martedì 28 maggio.

Sledila bo večerja, za rezervacije kličati na št. 040826921 od torka do nedelje, od 16.30 do 20.30, rezervacije se sprejmejo do torka, 28. maja.






Ljubodrag Duci Simonović

NICHILISMO CAPITALISTICO / KAPITALISTIČKI NIHILIZAM 

(capitolo dal libro L'ultima Rivoluzione, 2013)




(slovenscina / italiano)

Presentazioni del libro LA BANDA COLLOTTI

1) a Pordenone, sabato 25 maggio 2013
2) a Trieste/Trst, venerdì 31 maggio 2013

---

Claudia Cernigoi

LA BANDA COLLOTTI
Storia di un corpo di repressione al confine orientale d'Italia

Udine: KappaVu, 2013

Istituito da Mussolini nel 1942 espressamente come corpo di repressione antipartigiana nella Venezia Giulia, l’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza con sede a Trieste, fu l’unica struttura dedicata esclusivamente a tale scopo in Italia. Si distinse per l’efferatezza dei metodi, con l’uso sistematico della tortura negli interrogatori degli antifascisti italiani e slavi catturati, ma anche dei semplici sospetti, in una sequenza di orrori che percorre tutta la documentazione presentata. 
L’Autrice ricostruisce qui il periodo storico dell’Ispettorato, in una ricerca a tutto campo, usando documentazione d’archivio, ma dedicando anche particolare attenzione alle interviste fatte ai sopravvissuti agli interrogatori della cosiddetta “banda Collotti”. 



=== 1 ===

Pordenone, 25 maggio 2013
alle ore 20.30 presso la Casa del Popolo di Torre in via Carnaro 10 

presentazione del libro 

LA BANDA COLLOTTI

Saranno presenti l'autrice e Alessandra Kersevan


=== 2 ===

Trieste/Trst, Venerdì 31 maggio 2013
ore 18.00, Casa del Popolo - Ljudski Dom - “Palmiro Togliatti” Borgo San Sergio - Via Di Peco 7

Presentazione del libro - Predstavitev knjige

LA BANDA COLLOTTI

Presenterà il libro Gorazd Bajc - Knjigo bo predstavil Gorazd Bajc
Sarà presente Claudia Cernigoi - Prisotna bo avtorica

Seguirà una cena, per prenotazioni telefonare al numero 040826921 dal martedì a domenica dalle ore 16.30 alle 20.30, entro martedì 28 maggio.

Sledila bo večerja, za rezervacije kličati na št. 040826921 od torka do nedelje, od 16.30 do 20.30, rezervacije se sprejmejo do torka, 28. maja.





ADERIAMO CONVINTAMENTE AL PRESIDIO DI SABATO 8 GIUGNO A MILANO.

A sottolineare ulteriormente il legame tra  la questione siriana e quella jugoslava viene la notizia che criminali bosgnacchi combattono nelle fila dei terroristi in Siria per fare anche a quel paese quello che hanno fatto alla Jugoslavia. L'Esercito Siriano ne ha ucciso uno e ferito un altro:

Vehabije iz BiH ratuju u Siriji, jedan od njih poginuo (17.05.2013.)
http://www.klix.ba/vijesti/bih/vehabije-iz-bih-ratuju-u-siriji-jedan-od-njih-poginuo/130517147

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus


----Messaggio originale----
Da: comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com
Data: 18/05/2013 0.02
Ogg: SABATO 8 GIUGNO ORE 17 PRESIDIO MANIFESTAZIONE CONTRO LA GUERRA ALLA SIRIA

Stiamo raccogliendo le adesioni!!!!

GIU' LE MANI DALLA SIRIA!

SABATO 8 GIUGNO - ORE 17
LARGO DONEGANI - MILANO

PRESIDIO - MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO AMERICANO

JUGOSLAVIA, IRAQ, AFGHANISTAN, LIBIA CI HANNO INSEGNATO CHE LE “GUERRE UMANITARIE” ALTRO NON SONO CHE MASSACRI PER INTERESSI ECONOMICI E GEOPOLITICI.
LE POTENZE IMPERIALISTE DELLA NATO (ITALIA COMPRESA), ALLEATE CON L’ARABIA SAUDITA, IL QATAR, LA TURCHIA, HANNO ARMATO E STANNO SOSTENENDO, COME IN LIBIA, UNA GUERRA DI AGGRESSIONE, SEMINANDO MORTE E TERRORE IN SIRIA.

“L’Italia ripudia la guerra come strumento d’offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”

QUESTO RECITA L’ART. 11 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA
AL GOVERNO LETTA, CHE PROSEGUE CON LA POLITICA CONTRO I LAVORATORI, AUMENTANDO LE SPESE MILITARI,
AI PARTITI CHE LO SOSTENGONO, DICIAMO:

NON UN SOLDO PER LA GUERRA !

CHIAMIAMO ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA MINACCIA DI GUERRA APERTA ALLA SIRIA E ANCHE ALL’ IRAN, CON GRAVI PERICOLI DI ESTENSIONE DEL CONFLITTO, POICHE' LA GUERRA E' CONTRO I LAVORATORI TOCCA A LORO FERMARLA.


Comitato contro la guerra – Milano


Per info: comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com -
comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com - cell. 3383899559

È IN CORSO LA RACCOLTA ADESIONI



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Videomessaggio di Mairead Maguire, Premio Nobel per la Pace, al Popolo italiano

(registrato nel centro storico di Damasco, vicino al Patriarcato, il 10 maggio 2013)


 

Trascrizione (non sincronizzata con il video)

Voglio mandare un messaggio al popolo e ai politici italiani

Siamo qui in Siria su invito del movimento Mussalaha per la pace e la riconciliazione

Abbiamo visto le terribili sofferenze della popolazione siriana

Chiediamo che siano tolte le sanzioni economiche così da alleviare queste sofferenze

Riteniamo che non ci debba essere alcun intervento esterno in Siria

Il popolo siriano è unito nell’impazienza di arrivare alla pace

I siriani hanno iniziato un dialogo fra di loro, hanno iniziato un processo di pace!

Non dobbiamo mandare armi, o addestrare combattenti stranieri, che torturano e uccidono i siriani

La comunità internazionale ha la responsabilità di sostenere chi all’interno della Siria è coinvolto in questo processo di pace per una soluzione pacifica e interna della crisi e per la riconciliazione.

Quanto alla “Conferenza di Doha”, è un gruppo illegale che dice di parlare per la popolazione siriana ma non la rappresenta affatto: la Siria ha i suoi rappresentanti eletti e nessuno da fuori ha il diritto di dire che la Siria non merita una partecipazione internazionale

Facciamo appello alla Lega Araba affinché reinserisca la Siria negli organismi plurinazionali e agli organismi internazionali, e ai governi, che hanno ritirato gli ambasciatori: ripristinate i rapporti. Nessun governo da fuori ha il diritto di deporre un leader finché il popolo non va alle elezioni e non sceglie liberamente.




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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

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(deutsch / english.
"La riconquista dei Sudeti" abbiamo intitolato questo post, che raccoglie segnalazioni degli ultimi anni sulla campagna revanscista in atto in Germania da parte della lobby degli "esuli"... Una campagna arrivata al punto che anche in Baviera, da oggi, esiste uno specifico "Giorno del Ricordo" per rimpiangere -riconquistare?- le terre perdute a seguito della sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale... Sugli stessi temi si veda anche il nostro post recente:


Wiedereroberung des Sudetenlandes

Source / Quelle: german-foreign-policy.com

1) Protest gegen Potsdam / Protest against Potsdam (2013)
2) Ansichten eines Mitteleuropäers (2013)
3) Entschädigungsklagen gegen Polen (2008)
4) Verschiedenes (2009-2011)

=== 1 ===


Protest gegen Potsdam
 
17.05.2013

AUGSBURG/MÜNCHEN
 
(Eigener Bericht) - Vor dem diesjährigen "Sudetendeutschen Tag" an diesem Wochenende kündigt die bayerische Staatsregierung die Einführung eines Gedenktages zur Erinnerung an die Umsiedlung der Deutschen an. Demnach soll von 2014 an alljährlich der zweite September-Sonntag dem Gedächtnis deutscher Opfer von "Flucht, Vertreibung und Deportation" infolge des Zweiten Weltkrieges gewidmet sein. Die Einführung des Gedenktages gehört zu den Maßnahmen, mit denen die deutsche Politik die Meinung, die Umsiedlung sei "Unrecht" gewesen, in den künftigen Generationen verankern will. An diese - geschichtlich unzutreffende - Auffassung können politische Ansprüche gegenüber den Staaten Ost- und Südosteuropas geknüpft werden, die für Deutschland vorteilhaft sind. Zusätzlich zur Einführung des Gedenktags unterstützt Bayern die Errichtung eines "Sudetendeutschen Museums" in München mit 20 Millionen Euro; ergänzend hat der Deutsche Bundestag zehn Millionen Euro zugesagt. Eine Ausstellung, die als möglicher Kern des Museums gilt, stellt die Rechtmäßigkeit der tschechoslowakischen Staatsgründung in Teilen in Frage und stützt umstrittene Aussagen auf NS-Quellen. Für seine Unterstützung der "Vertriebenen" wird der bayerische Ministerpräsident am Sonntag mit einer Auszeichnung der Sudetendeutschen Landsmannschaft geehrt.

Gedenktag für die Umgesiedelten

Wie die bayerische Staatskanzlei mitteilt, hat die Regierung des Freistaates an diesem Mittwoch die Einführung eines landesweiten Gedenktages zur Erinnerung an die Umsiedlung der Deutschen beschlossen. Der Gedenktag soll von 2014 an jährlich am zweiten Sonntag im September begangen werden und "an das Leid durch Flucht, Vertreibung und Deportation" [1] der Deutschen infolge des Zweiten Weltkrieges erinnern. Der Schritt wird von den Umgesiedelten-Verbänden freudig begrüßt. Der Freitsaat Bayern habe sich gegenüber den "Vertriebenen" stets "vorbildlich" verhalten, erklärt die Präsidentin des Bundes der Vertriebenen (BdV), Erika Steinbach.[2] Im BdV lässt man keinerlei Zweifel daran, dass man die Einführung eines solchen Gedenktages bundesweit wünscht. Es müsse darüber endlich einen "parteiübergreifenden Konsens" in der deutschen Hauptstadt geben, fordert der stellvertretende BdV-Vorsitzende Bernd Fabritius.[3]

Vom Unrecht der Vertreibung

Die politische Stoßrichtung des Gedenktages lässt sich seiner Terminierung entnehmen, die direkt an den "Tag der Heimat" anknüpft. Der "Tag der Heimat" wird seit 1950 jährlich vom BdV und den übrigen Verbänden der Umgesiedelten begangen, um die Erinnerung an die deutsche Vergangenheit ihrer Herkunftsgebiete wachzuhalten. Ursprünglich geschah dies am ersten Augustwochenende und damit gezielt in unmittelbarer Nähe zum Jahrestag der Unterzeichnung des Potsdamer Abkommens (2. August 1945): Das Datum sei als "Protest gegen die Beschlüsse der Potsdamer Konferenz 1945" gewählt worden, erläutert der BdV.[4] Gemeint sind die Passagen des Potsdamer Abkommens, die - als Konsequenz aus den NS-Verbrechen in Ost- und Südosteuropa - die Umsiedlung der Deutschen rechtlich begründen. Dem Protest gegen sie schließt sich die bayerische Staatsregierung ganz offen an: Ministerpräsident Horst Seehofer erläutert, mit dem neuen Gedenktag "geben wir das Signal: Vertreibung ist und bleibt Unrecht".[5] Dass der Gedenktag nicht am ersten Augustwochenende, sondern im September abgehalten werden soll - ganz wie heute meist auch der "Tag der Heimat" -, hat praktische Gründe: In Bayern dauern die Sommerferien der Schulen den ganzen August über an und enden üblicherweise erst am zweiten Wochenende im September. Ein Gedenktag während der Schulferien aber würde weitgehend wirkungslos verpuffen.

Die junge Generation

Wie aus den Äußerungen des bayerischen Ministerpräsidenten hervorgeht, zielt die Einführung des Gedenktages zudem darauf ab, die Debatten der Zukunft zu prägen. Bislang hieß es stets - etwa im Streit um ein "Zentrum gegen Vertreibungen" oder die "Stiftung Flucht, Vertreibung, Versöhnung" [6] -, man müsse denjenigen, die ab 1944 flohen oder umgesiedelt wurden, persönlich Genugtuung widerfahren lassen. Das sei nötig, obwohl die meisten von ihnen mittlerweile verstorben seien. Der bayerische Ministerpräsident jedoch äußert, man wolle "die Erinnerung an Flucht und Vertreibung gerade für die junge Generation lebendig" halten.[7] In der Tat nehmen die erinnerungspolitischen Aktivitäten in Sachen Umsiedlung staatlicherseits zu, weil die Umgesiedelten inzwischen entweder verstorben sind oder ein hohes Alter erreicht haben - und ihre Verbände, die bislang die Erinnerung an die Umsiedlung wachhielten und diese zum "Unrecht" erklärten, wegen Mitgliederschwund nun immer mehr Einfluss und Bedeutung verlieren. Ministerpräsident Seehofer zufolge gilt es jetzt, die Umsiedlung im Gedächtnis der "junge(n) Generation" zu verankern, weil diese "das europäische Haus von morgen gestaltet". Die Erinnerung an die Umsiedlung und ihre Einstufung als "Unrecht" hält politische Ansprüche Deutschlands gegenüber den Staaten Ost- und Südosteuropas aufrecht (german-foreign-policy.com berichtete [8]).

Vollkommen gleichgültig

Zu den erinnerungspolitischen Maßnahmen, die das angebliche "Unrecht der Vertreibung" auch für die Zukunft auf der europäischen Tagesordnung halten sollen, gehören die Pläne für die Errichtung eines "Sudetendeutschen Museums" in München. Der Bau eines solchen Museums wird schon seit Jahren von der Sudetendeutschen Stiftung vorangetrieben. Im Frühjahr 2011 konnte die Stiftung einen "Gründungsbeauftragten" bestellen, für dessen Arbeit der Freistaat Bayern 300.000 Euro zur Verfügung stellte. Den Posten erhielt Wilfried Rogasch, vormals Kurator einer BdV-Ausstellung, der Anfang 2006 mit Äußerungen zum Thema Umsiedlung einiges Aufsehen erregt hatte: "Aus der Perspektive des Opfers ist es vollkommen gleichgültig (...), ob eine ostpreußische Frau 1944/45 vergewaltigt und dann ermordet wurde oder ob eine jüdische Frau von Deutschen in das KZ nach Auschwitz gebracht wurde und dann ermordet wurde."[9] Der Bundestag stellt bis zum Jahr 2015 zehn Millionen Euro für das Sudetendeutsche Museum bereit, der Freistaat Bayern steuert weitere 20 Millionen Euro bei. Die Arbeiten schreiten voran; eine Bauvoranfrage ist mittlerweile offiziell genehmigt.

Die Okkupation des Sudetenlandes

Noch im Fluss ist die inhaltliche Ausgestaltung des Sudetendeutschen Museums. Als möglicher Kern gilt eine Ausstellung, die erstmals 2007 öffentlich gezeigt wurde - im Bayerischen Landtag - und dann durch mehrere Bundesländer weitergereicht wurde. Auf den Ausstellungstafeln wurde unter anderem behauptet, die Tschechoslowakei habe zu Jahresbeginn 1919 nicht ihr Staatsgebiet unter Kontrolle gebracht, sondern eine "Okkupation des Sudetenlandes" betrieben und "gegen die im Jahre 1907 beschlossene Internationale Haager Landkriegsordnung" verstoßen. Weiter heißt es, in der Tschechoslowakei sei eine beispiellose "Diskriminierung der Sudetendeutschen" vonstatten gegangen; als Quelle dient eine Schrift, die 1936 im Verlag des Nationalsozialisten Karl Hermann Frank erschien. Frank gehörte bald darauf zum engsten Kreis der NS-Machthaber in Prag und war nicht zuletzt für das Massaker in Lidice verantwortlich. Die Ausstellung erläutert Möglichkeiten, wie das Münchner Diktat vom September 1938 legitimiert werden kann: Dessen Wortwahl lasse "anklingen", heißt es, dass das "Sudetenland als besetztes Gebiet interpretiert werden konnte, das nie legitim zur ČSR gehört hat". Schließlich wird auf einer Ausstellungstafel dem ehemaligen tschechoslowakischen Staatspräsidenten Edvard Beneš vorgeworfen, eine Mitschuld am Mord an Hunderttausenden Jüdinnen und Juden zu tragen: Eine "Fehlinformation" seinerseits habe "dazu beigetragen, dass die Westalliierten auch einfache Hilfsmaßnahmen für die verfolgten Juden - etwa die unbegrenzte Aufnahme jüdischer Flüchtlinge oder die Bombardierung der Zufahrtsstrecken zu den Vernichtungslagern - unterließen" (german-foreign-policy.com berichtete [10]).

Die mitteleuropäische Völkerordnung

Der bayerische Ministerpräsident Horst Seehofer, dessen Regierung die Sudetendeutschen und ihre Landsmannschaft zuverlässig unterstützt, wird am Sonntag auf dem Sudetendeutschen Tag den Europäischen Karlspreis der Sudetendeutschen Landsmannschaft erhalten - "für Verdienste um eine gerechte Völkerordnung in Mitteleuropa". Der Preis ist nach Kaiser Karl IV. benannt, der "zugleich deutscher und böhmischer König" war.[11] Der Sudetendeutsche Tag, auf dem sich auch in diesem Jahr wieder der ultrarechte "Witikobund" [12] der Öffentlichkeit präsentiert, wird vom Freistaat Bayern finanziell unterstützt - aus Mitteln des Staatsministeriums für Arbeit und Sozialordnung, Familie und Frauen.
Anlässlich der staatlichen Gedenk-Offensive in Sachen "Vertreibung" berichtet german-foreign-policy.com in den nächsten Wochen in lockerer Folge über die erinnerungspolitische Ausrichtung der wichtigsten Umgesiedelten-Verbände neben der "Sudetendeutschen Landsmannschaft".

[1] Bayerische Staatskanzlei: Pressemitteilung Nr. 178, 15.05.2013
[2] Erika Steinbach dankt Seehoferfür Kabinettsentscheidung zum Gedenktag; www.bdvbund.de 16.05.2013
[3] Bayern führt Gedenktag für Opfer von Flucht, Vertreibung und Deportation ein; www.siebenbuerger.de 16.05.2013
[4] Dokumentation zum Tag der Heimat 2006. Menschenrechte achten - Vertreibungen ächten. Festakt des Bundes der Vertriebenen in Berlin, 2. September 2006. S. dazuRevisionsoffensive
[5] Bayerische Staatskanzlei: Pressemitteilung Nr. 178, 15.05.2013
[6] s. dazu Vertreibung aus dem LebenWeichen für die ZukunftGeschichte à la carteRevisions-PR und Kein Dialog
[7] Bayerische Staatskanzlei: Pressemitteilung Nr. 178, 15.05.2013
[8] s. dazu Pflichtthema "Vertreibung"Tage der Aggression und 60 Jahre Aggressionen
[9] s. dazu Die Perspektive der Täter
[10] s. dazu Ein Lernort
[11] Sudetendeutscher Karlspreis 2013 für Seehofer; www.sudeten.de
[12] s. dazu Wertegemeinschaft Europa

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Protest against Potsdam
 
2013/05/17

AUGSBURG/MUNICH
 
(Own report) - In the run-up to this weekend's annual "Sudeten German Convention," the Bavarian regional government has announced the introduction of a memorial day in commemoration of German resettlement. Beginning 2014, the second Sunday in September will annually be dedicated to the commemoration of the German victims of "flight, expulsion and deportation" as a result of the Second World War. The designation of this memorial day is one of the German political establishment's measures, to seek to embed the notion that the resettlement was "an injustice" in the mindset of future generations. Based on this - historically erroneous - opinion, Germany can raise advantageous political claims vis à vis Eastern and Southeastern European countries. Besides the creation of a memorial day, Bavaria is also supporting, with 20 million Euros, the establishment of a "Sudeten German Museum" in Munich. The German Bundestag has earmarked another 10 million Euros to the project. An exposition, which could serve as the centerpiece of the museum, put the legitimacy of the founding of Czechoslovakia into question, using controversial quotes from Nazi sources. The Bavarian prime minister will be honored, with a Sudeten German Homeland Association award at Sunday's events for his support of the "expellees."

Memorial Day for the Resettled

As was announced, last Wednesday, by the Bavarian state chancellery, the government of Bavaria has decided to declare a state-wide memorial day in commemoration of German resettlement. Beginning in 2014, the annual memorial day in commemoration "of German suffering caused by flight, expulsion and deportation" [1] as a result of the Second World War, will be the second Sunday in September. This initiative has been jubilantly welcomed by resettlement associations. Bavaria has always been "exemplary" toward the "expellees," declared the President of the German League of Expellees (BdV), Erika Steinbach.[2] There is no doubt that the BdV would like to see a similar memorial day established nationwide. Ultimately, a "non-partisan consensus" on this question must be reached in the German capital, demanded BdV Chairman Bernd Fabritius.[3]

On the Injustice of Expulsion

The memorial day's political thrust can also be surmised from its scheduling, in direct connection to the "Homeland Day." Since 1950, "Homeland Day" has been annually commemorated by the BdV and other associations of the resettled as a means of keeping the memory alive of a German past in their regions of origin. Originally, this had been commemorated on the first weekend in August, a deliberate juxtaposition to the date of the signing of the Potsdam Agreements (August 2, 1945). This date was chosen in "protest against the decisions taken at the Potsdam Conference in 1945," explains the BdV.[4] This is referring to passages in the Potsdam Agreements that legally justify the resettlement of Germans - as a consequence of Nazi crimes in Eastern and Southeastern Europe. The government of Bavaria openly aligns itself with this protest. Prime Minister Horst Seehofer explains that, with this new memorial day, "we are sending out the message that expulsion is and remains an injustice."[5] The fact that the memorial day will not be held on the first weekend in August, but rather in September - like the "Homeland Day" - has a practical reason. In Bavaria, school summer vacation lasts throughout August, usually only ending on the second weekend in September. To establish a memorial day during the summer vacation would predestine it to fizzle out without effect.

The Younger Generation

As can be seen in Bavaria's prime minister's statements, the institution of a memorial day is also aimed at influencing future debates. Until recently, it had always been claimed - for example in the controversies surrounding a "Center against Expulsions" or the Foundation Flight, Expulsion, Reconciliation [6] - that personal satisfaction must be given to those who fled or were resettled since 1944. This is viewed as necessary, even though the majority of those concerned have died. The Bavarian prime minister, on the other hand, even proclaims that "the memory of flight and expulsion must be kept alive, particularly for the younger generation."[7] In fact there is an upsurge in government activities around resettlement in the field of collective memory policies, because those, who had been resettled are either no longer alive or they are very old - and their associations, which had kept the memory of resettlement alive, proclaiming it an injustice, are steadily losing influence, due to their decline in membership. For Prime Minister Seehofer, the resettlement must be embedded in the memory of the "younger generation," because it will be they, who "will configurate the European house of tomorrow." The memory of resettlement and its classification as "injustice," permit Germany to uphold its political demands vis à vis Eastern and Southeastern European countries. (german-foreign-policy.com reported.[8])

Totally Indifferent

Plans to establish a "Sudeten German Museum" in Munich are among the measures of collective memory, aimed at keeping the alleged "injustice of the resettlement" on the European agenda for a long time to come. The construction of such a museum has been promoted for years by the Sudeten German Foundation. In early 2011, the foundation was able to name an "inception supervisor," to whose work, Bavaria contributed 300,000 Euros. Wilfried Rogasch has been named to this post. Rogasch is a former trustee of a BdV exposition, who, in early 2006, had stirred controversy with his views on the question of resettlement: "From the perspective of the victim, it is totally irreverent (...) whether an East Prussian woman in 1944/45, had been raped and then murdered, or if a Jewish woman had been taken to Auschwitz and murdered by the Germans."[9] The German Bundestag has earmarked until 2015, 10 million Euros, and the regional state of Bavaria another 20 million Euros in support of the Sudeten German Museum. Work is progressing; a preliminary building application has already officially been approved.

The Occupation of the Sudetenland

The elaboration of the contents of the Sudeten German Museum is still in a state of flux. An exposition, first presented publicly in 2007 - in the Bavarian Regional Parliament and then shown in several federal regions of the country - could serve as the centerpiece for the museum's exhibit. Panels in this exposition alleged, among other things that, at the beginning of 1919, Czechoslovakia did not have control over the entire territory, but rather had "occupied Sudetenland" in violation of "the international Hague Land War Convention of 1907." Panels also alleged that in Czechoslovakia an unprecedented "discrimination of Sudeten Germans" took place, quoting a publication as its source that had been published in 1936 by the printing house of the Nazi Karl Hermann Frank. Frank, soon thereafter, had become a member of the inner circle of the Nazis in power in Prague and was later responsible for the Lidice Massacre. The exposition explains possible justifications behind the 1938 Munich Agreements, for example that the choice of words "hint" that the "Sudetenland could have been interpreted as occupied territory, having never legitimately been part of Czechoslovakia." Finally, another exposition panel accuses former Czechoslovak President, Edvard Beneš, of complicity in the deaths of hundreds of thousands of Jews. A "false information" from Beneš allegedly "led the Western allies to deny even simple aid to the persecuted Jews - for example granting refugees unlimited admission or bombing the routes leading to the concentration camps." (german-foreign-policy.com reported.[10])

Central European People's Order

At the Sudeten German Convention, on Sunday, Bavarian Prime Minister, Horst Seehofer, whose government has reliably supported the Sudeten Germans and their homeland association, will be presented the Sudeten Germans Homeland Association's European Karlspreis Award - "for his contributions toward a more just people's order in Central Europe." The award is named after Emperor Charles IV, who "was king of Germany and Bohemia, at the same time."[11] The Sudeten German Convention, at which also this year, the extreme right-wing "Witikobund" [12] will be officially present, is financially supported by the Bavarian government, from its budget of the Ministry for Employment and Social Order, Family and Women.
Over the next few weeks, taking the occasion of the official "expulsions" commemorations offensive, german-foreign-policy.com will continue to report on the thrust in the collective memory policy of others of the more important resettled associations, alongside the "Sudeten German Homeland Association."

[1] Bayerische Staatskanzlei: Pressemitteilung Nr. 178, 15.05.2013
[2] Erika Steinbach dankt Seehoferfür Kabinettsentscheidung zum Gedenktag; www.bdvbund.de 16.05.2013
[3] Bayern führt Gedenktag für Opfer von Flucht, Vertreibung und Deportation ein; www.siebenbuerger.de 16.05.2013
[4] Dokumentation zum Tag der Heimat 2006. Menschenrechte achten - Vertreibungen ächten. Festakt des Bundes der Vertriebenen in Berlin, 2. September 2006. See alsoRevisionsoffensive
[5] Bayerische Staatskanzlei: Pressemitteilung Nr. 178, 15.05.2013
[6] see also Expelled from Among the LivingWeichen für die ZukunftHistory à la CarteRevisions-PR and Kein Dialog
[7] Bayerische Staatskanzlei: Pressemitteilung Nr. 178, 15.05.2013
[8] see also Pflichtthema "Vertreibung"Days of Aggression and 60 Jahre Aggressionen
[9] see also The Culprits' Perspective
[10] see also An Educational Venue
[11] Sudetendeutscher Karlspreis 2013 für Seehofer; www.sudeten.de
[12] see also Wertegemeinschaft Europa


=== 2 ===
Ansichten eines Mitteleuropäers
 
23.01.2013

PRAG/BERLIN/BUDAPEST
 
(Eigener Bericht) - Kurz vor der Stichwahl um das Amt des tschechischen Staatspräsidenten belastet erneut eine breite Diskussion über die Beneš-Gesetze die Tschechische Republik. Präsidentschaftskandidat Karel Schwarzenberg hat die Verabschiedung der Gesetze kürzlich als eine Handlung bezeichnet, die den einstigen Staatspräsidenten Edvard Beneš heute vor den Internationalen Strafgerichtshof in Den Haag bringen könne. Zudem hat er die durch sie festgelegte Umsiedlung der Deutschen eine "grobe Verletzung der Menschenrechte" genannt. Sein Gegenkandidat Miloš Zeman widerspricht entschieden; in der deutschen Presse heißt es, man dürfe jetzt gespannt sein, wie die Wahl ausgehe. Schwarzenberg hat schon vor Jahren geäußert, es sei durchaus möglich, die Beneš-Gesetze aufzuheben. Er wird in deutschen Medien wohlwollend als ein "Mitteleuropäer" bezeichnet, der sich deutlich von "der kleingeistigen Amigo-Politik (...) im böhmisch-mährischen Kessel" abhebe. Die politische und gesellschaftliche Entwicklung in Europa begünstigt auf lange Sicht Parteigänger der Berliner Politik wie Schwarzenberg, deren Bereitschaft zur Annullierung von Normen aus der unmittelbaren Nachkriegszeit selbst durch Restitutions- und Entschädigungsforderungen deutscher Umgesiedelter nicht gemindert wird.

Kein Kollektivschuld-Prinzip

Auslöser der jüngsten Debatte um die Beneš-Gesetze in der Tschechischen Republik waren zwei sachlich falsche Äußerungen des Präsidentschaftskandidaten Karel Schwarzenberg. Schwarzenberg hatte in einem TV-Duell gegen seinen Gegenkandidaten in der bevorstehenden Stichwahl, Miloš Zeman, behauptet, bei der Umsiedlung der Deutschen aus der Tschechoslowakei nach dem Zweiten Weltkrieg sei ein "Prinzip der kollektiven Schuld" angewandt worden: Man habe "keine Rücksicht darauf genommen, ob jemand [während der NS-Okkupation, d.Red.] loyal gegenüber der Republik war oder sich gegen sie schuldig gemacht hat".[1] Tatsächlich wurden - beispielhaft für die Gesetze - etwa im Dekret des Präsidenten Beneš vom 2. August 1945, das wie alle Präsidialdekrete aus der Zeit des Wiederaufbaus am 28. März 1946 von der provisorischen Nationalversammlung gebilligt und damit zum Gesetz erhoben wurde, bestimmte Bürger "deutscher Nationalität" von Sanktionen ausgenommen: Verschont blieben ausdrücklich alle diejenigen, die nachweisen konnten, "dass sie der Tschechoslowakischen Republik treu waren, sich niemals am tschechischen und slowakischen Volk vergangen haben und sich entweder aktiv am Kampf für ihre Befreiung beteiligten oder unter dem nazistischen oder faschistischen Terror gelitten haben".[2] Für die praktische Anwendung dieser Ausnahmeregelungen ist Schwarzenberg selbst ein prominentes Beispiel: Er wurde, obwohl er Abkömmling eines deutschen Adelsgeschlechts ist, nicht aus Prag ausgesiedelt, sondern verließ das Land mit seiner Familie, die im Streit mit den Nazis gelegen hatte, erst 1948 - freiwillig, aus Protest gegen die realsozialistische Regierung.

Bestandteil der Rechtsordnung

Schwarzenberg, der trotz alledem bei der Behauptung blieb, die Umsiedlung müsse "heute als eine grobe Verletzung der Menschenrechte verurteilt" werden, äußerte zudem, die Beneš-Gesetze seien seit der Aufnahme der Deklaration der Grundrechte und -freiheiten in die tschechische Verfassung im Jahr 1993 ungültig: "Was aufgehoben ist, kann man nicht mehr aufheben".[3] Tatsächlich sind die Beneš-Gesetze bis heute Bestandteil der tschechischen (und der slowakischen) Rechtsordnung, auch wenn sie selbstverständlich nicht mehr praktisch angewandt werden. Schwarzenberg hat dies mittlerweile eingeräumt. Würden die Beneš-Gesetze nachträglich annulliert, dann müsste darüber diskutiert werden, ob die Handlungen, die aus ihnen folgten - die Enteignung und Umsiedlung der deutschsprachigen NS-Kollaborateure und -Profiteure -, nicht rückgängig zu machen, wenigstens aber zu entschädigen seien. Über Schwarzenbergs Behauptung, die Annullierung sei - wenngleich nur implizit - 1993 vollzogen worden, wird entsprechend heiß diskutiert. In Deutschland wird die Debatte aufmerksam verfolgt - in der Hoffnung, Schwarzenberg könne Zustimmung finden: "Auf den Ausgang dieser tschechischen Wahl kann man wahrlich gespannt sein", heißt es etwa in einer führenden Tageszeitung.[4]

Annullierung möglich

Schwarzenbergs Position zu den Beneš-Gesetzen ist lange bekannt. Im Sommer 2010 etwa erklärte er in Wien über die Umsiedlung der Deutschen: "Ich habe nie bezweifelt, dass das, was nach dem Zweiten Weltkrieg passiert ist, Unrecht war".[5] Der Äußerung kam damals einige Bedeutung zu, weil Schwarzenberg sie erstens als tschechischer Außenminister und zudem in der österreichischen Hauptstadt tätigte. Österreich macht sich, ganz wie Deutschland, für eine Annullierung der Gesetze stark. Wenig später stellte Schwarzenberg im deutschen Fernsehen die Möglichkeit in Aussicht, die Beneš-Gesetze offiziell zu annullieren. "Die Diskussion hierüber ist im Lande ziemlich im Gange", sagte der Außenminister. Seine Äußerung wurde in rechtsgerichteten Kreisen in Deutschland recht aufmerksam registriert.[6]

Kein Tscheche, sondern Böhme

In unmittelbare Nähe zur bundesdeutschen Politik geriet Karel Schwarzenberg bereits zur Zeit des Kalten Kriegs. Er lebte seit 1948 im österreichischen Exil und kümmerte sich dort, wie der CSU-Europaparlamentarier Bernd Posselt berichtet, "um das tschechische Exil und auf verschlungenen Pfaden auch um den tschechischen Untergrund". In den 1980er Jahren ließ Schwarzenberg sich in das Amt des Präsidenten der Internationalen Helsinki-Föderation für Menschenrechte wählen, die Kontakte zur osteuropäischen Opposition unterhielt; zudem gründete er in Schloss Schwarzenberg (Bayern) - einem Teil seines fürstlichen Besitzes - ein "Dokumentationszentrum", das laut Posselt "die von den Kommunisten verbotenen Publikationen" der osteuropäischen Opposition sammelte, "im Westen bekanntmachte" und die Autoren praktisch unterstützte. Posselt kann als zuverlässige Quelle gelten, weil er damals im selben Milieu tätig war - als Aktivist der "Paneuropa-Union" des Otto von Habsburg, wie Schwarzenberg Abkömmling des alten österreichischen Adels. 1990 war Schwarzenberg präsent, als die zuvor im Untergrund tätige tschechische "Paneuropa-Union" sich legalisierte.[7] Mit Blick auf das Milieu, dem Karel Schwarzenberg entstammt und in dem die Annullierung der Beneš-Gesetze lange vor 1990 befürwortet worden ist, heißt es in der liberalen deutschen Presse über ihn, er sei "kein Tscheche", sondern "Böhme, ein Mitteleuropäer": Dies sei "wichtig", zumal er sich klar von "der kleingeistigen Amigo-Politik" abhebe, "die im böhmisch-mährischen Kessel herrscht".[8]

Kerzen für die Deutschen

Auf lange Sicht spielt Personen wie Schwarzenberg, die deutsche Positionen in den Nachbarstaaten zu verankern suchen, die politische und soziale Entwicklung in Europa in die Hände. So stellen etwa deutsche Pressekorrespondenten fest, dass jüngere Menschen, von denen sich nicht wenige an der wirtschaftlich dominanten und sich gesellschaftlich durchaus modern gebenden Bundesrepublik orientieren, der Umsiedlung keine besondere Bedeutung für Tschechien mehr beimessen: "Für die jüngeren Wähler", so heißt es etwa, "ist die Vertreibung längst kein Thema mehr, das sie sonderlich interessieren würde".[9] Gleichzeitig verschiebt sich die Stimmung in der EU Schritt für Schritt zu deutschen Gunsten - durch politische Maßnahmen von Parteigängern der völkischen Politik Berlins wie etwa Ungarn. Das Parlament in Budapest hat im Dezember 2012 - ohne jede Gegenstimme - beschlossen, einen staatlichen Gedenktag zur Erinnerung an die Umsiedlung der Deutschen einzuführen. Am 19. Januar ist er erstmals begangen worden - mit einer zentralen Feier in Solymár, nicht weit von Budapest, bei der Sozialminister Zoltán Balog eine Rede hielt; die Bevölkerung war gehalten, zur Erinnerung an die Deutschen Kerzen aufzustellen.[10] Die Weigerung Tschechiens, in die Annullierung der Beneš-Gesetze einzuwilligen, gerät durch derlei Maßnahmen auf lange Sicht immer stärker unter Druck.

[1] Sudetendeutsche: Schwarzenberg verurteilt Vertreibung; diepresse.com 17.01.2013
[2] Verfassungsdekret des Präsidenten der Republik vom 2. August 1945 über die Regelung der Staatsbürgerschaft von Personen deutscher und magyarischer Nationalität.
[3] Sudetendeutsche: Schwarzenberg verurteilt Vertreibung; diepresse.com 17.01.2013
[4] Beneš nach Den Haag; www.faz.net 18.01.2013
[5] Schwarzenberg: "Was nach 2. Weltkrieg passierte, war Unrecht"; diepresse.com 22.07.2010
[6] Tschechien: Zu Schwarzenberg hält Aufhebung der Beneš-Dekrete für möglich; www.jungefreiheit.de 16.09.2010
[7] Bernd Posselt: Erstgeburtsrecht auf Europa; de.paneuropa.org
[8] Sieg für die jungen Tschechen; www.taz.de 13.01.2013
[9] Schwarzenberg: Beneš käme heutzutage nach Den Haag; Frankfurter Allgemeine Zeitung 19.01.2013
[10] Vertreibung als Schande; Frankfurter Allgemeine Zeitung 19.01.2013. S. auch Ein besonderes Verhältnis und Tragsäulen der Zukunft (II)


=== 3 ===

-------- Original-Nachricht --------
Betreff:  Presseschau 14.10.08
Datum:  Tue, 14 Oct 2008 13:30:10 +0200
Von:  polen-news <webmaster@...>


Liebe(r) 


Der Europäische Gerichtshof für Menschenrechte hat die Beschwerde der Preussischen Treuhand wegen deren Entschädigungsforderungen zurückgewiesen.

Dazu nachfolgend ein Bericht von Spiegel-online und ein Artikel der RZECZPOSPOLITA die ein neues Gesetz über Entschädigung in Polen ankündigt.
Ausserdem noch die Mitschrift der Pressekonferenz von Merkel und Tusk vom 9.10.

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09. Oktober 2008, 18:52 Uhr

ENTSCHÄDIGUNGSKLAGEN GEGEN POLEN

Preußische Treuhand scheitert vor Europäischem Gerichtshof
Die umstrittene Vertriebenenorganisation Preußische Treuhand ist mit ihren Beschwerden gegen Polen vor dem Europäischen Gerichtshof für Menschenrechte in Straßburg gescheitert. Das Gericht erklärte die Entschädigungsklagen deutscher Vertriebener für unzulässig.

Straßburg/Berlin - Eine Grundrechtsbeschwerde deutscher Vertriebener gegen Polen ist vor dem Europäischen Gerichtshof für Menschenrechte in Straßburg gescheitert. Die 23 deutschen Beschwerdeführer, vertreten durch die Preußische Treuhand GmbH, hatten wegen ihrer Vertreibung von ihrem Grundbesitz während des Zweiten Weltkriegs eine Verletzung des Grundrechts auf Eigentum geltend gemacht. 

Der heutige polnische Staat habe seinerzeit keine rechtliche oder faktische Kontrolle über diese damals zu Deutschland gehörigen Territorien gehabt und könne daher nicht für die Vertreibung verantwortlich gemacht werden, hieß es in der Entscheidung des Gerichtshofes nach Angaben eines Sprechers von Donnerstag. Die Beschwerde wurde als unzulässig zurückgewiesen, noch vor einer Prüfung des eigentlichen Anliegens.

"Gute Lösung für Deutschland und Polen" 

Die Bundesregierung begrüßte die Straßburger Entscheidung. Bundeskanzlerin Angela Merkel (CDU) sprach nach einem Gespräch mit dem polnischen Ministerpräsidenten Donald Tusk von einem "wichtigen Signal, dass wir an der Stelle keine Unsicherheit haben". Tusk sagte, das Urteil sei eine "gute Lösung für Deutschland und Polen", über die er sich freue. Er fügte hinzu: "Dieses Problem hat nun ein definitives Ende gefunden."

Außenminister Frank-Walter Steinmeier (SPD) sagte in Berlin, mit Abweisung der Klage gegen Polen sei die Haltung der Bundesregierung bestätigt worden, dass es im deutsch-polnischen Verhältnis keine offenen Vermögensfragen im Zusammenhang mit dem Zweiten Weltkrieg gebe.

Sie seien nach dem 19. Oktober 1944 durch polnische Behörden gezwungen worden, ihre Wohnorte zu verlassen, hatten die Kläger behauptet. Der Gerichtshof wies auch das Argument zurück, dass Polen zu keiner Zeit Gesetze über Wiedergutmachung oder die Rückgabe von Grundbesitz verabschiedet habe, um das erlittene Unrecht wiedergutzumachen.

Die Unterzeichnerstaaten der Menschenrechtskonvention seien nicht verpflichtet, Besitz zurückzuerstatten, der vor Unterzeichnung der Konvention enteignet worden sei. "Staaten sind frei in ihrer Entscheidung, die Bedingungen einer Rückerstattung festzusetzen", befanden die Straßburger Richter. Polen ist der Konvention 1991 beigetreten.

Keine Unterstützung von der Bundesregierung 

Die Preußische Treuhand hatte im Dezember 2006 in Straßburg 22 Klagen von Deutschen eingereicht, die bei ihrer Vertreibung aus Polen am Ende des Zweiten Weltkriegs Eigentum verloren hatten. Sie verlangten die Rückgabe des Eigentums oder Entschädigungen. In Polen stieß das Vorgehen der Organisation auf heftige Kritik. Die Bundesregierung betonte mehrfach, sie unterstütze diese Klagen nicht. Auch die Präsidentin des Bundes der Vertriebenen, Erika Steinbach, distanzierte sich von den Klagen.

Berlin hatte 1990 im Deutsch-Polnischen Grenzvertrag die Oder-Neiße-Linie als definitive Grenze zwischen beiden Ländern anerkannt. Im August 2004 bestätigte der damalige Bundeskanzler Gerhard Schröder (SPD) in Warschau, Deutschland werde keine Ansprüche auf Rückgabe von Eigentum gegenüber Polen geltend machen und individuelle Klagen nicht unterstützen. 

Ein von der Bundesregierung in Auftrag gegebenes Gutachten kam bereits 2004 zu dem Schluss, Entschädigungsklagen von deutschen Vertriebenen gegenüber Polen hätten vor dem Gerichtshof für Menschenrechte keinerlei Aussicht auf Erfolg. Der Gerichtshof sei nur zuständig für etwaige Menschenrechtsverletzungen durch Polen seit dessen Beitritt zur Menschenrechtskonvention, argumentierten die Autoren, der deutsche Völkerrechtler Jochen Frowein und sein polnischer Kollege Jan Barcz.

phw/dpa/AFP 


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Reifetest für die deutsch-polnischen Beziehungen
Bericht von: Piotr Semka 
Quelle: RZECZPOSPOLITA/Warschau/poln./Internet 
Erscheinungsdatum: Mo, 13.10.2008 00:00 

Die Entscheidung des Europäischen Gerichtshofes für Menschenrechte, der die Klage der Preußischen Treuhand zurückgewiesen hat, ist eine sehr gute Nachricht ... Für eine gewisse Zeit wird das Urteil den Drang der Revanchisten, weitere Klagen zu schreiben, bremsen. Kein Staat sollte aber bei einer für seine Staatsraison so wesentlichen Frage lediglich auf positive Gerichtsurteile hoffen ...

Polen bereitet gegenwärtig eine Lösung der wohl letzten Angelegenheit aus der Vergangenheit vor, die eine rechtliche Regelung erfordert. Es geht um das von der Regierung Tusk vorbereitete Gesetz, das Grundsätze der Wiedergutmachung für das von der Volksrepublik Polen nationalisierte Privatvermögen festlegen soll. Wir wissen schon, dass der Regierungsentwurf Entschädigungen nur für solche Personen vorsieht, die 1946 polnische Staatsbürger waren. Das könnte bedeuten, dass Deutsche, die vor dem Krieg Staatsbürger der Republik Polen waren und denen die polnische Staatsangehörigkeit aufgrund der Verordnungen von 1945 aberkannt wurde, von der Wiedergutmachung ausgeschlossen werden könnten.

Die Preußische Treuhand kündigt bereits an, solche Vorschriften im polnischen Gesetz in Frage zu stellen. Um so wichtiger ist für Polen die Feststellung im Urteil Straßburgs, dass Teilnehmerstaaten der Europäischen Menschenrechtskonvention "frei sind in ihrer
Entscheidung, die Bedingungen einer Rückerstattung festzusetzen" und dass die Unterzeichnerstaaten der Menschenrechtskonvention nicht verpflichtet sind, Besitz zurückzuerstatten, der vor Unterzeichnung der Konvention enteignet wurde.

Wir wollen hoffen, dass Ministerpräsident Tusk während seines Berlin-Besuches letzte Woche Bundeskanzlerin Merkel zu überzeugen versucht hat, dass die im Gesetzentwurf enthaltenen Grundsätze der polnischen Reprivatisierung als Ergebnis der historischem Eigenart des Krieges und der Nachkriegsjahre anerkannt werden. Sämtliche Konflikte, die die Grundsätze der Beteiligung von Deutschen an der Reprivatisierung betreffen, müssen bereits heute im ruhigen Dialog entschärft werden. Das ist ein weiterer Test für die Reife der deutsch-polnischen Beziehungen. (Li) 

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Mitschrift Pressekonferenz 
Pressestatements von Bundeskanzlerin Angela Merkel und dem polnischen Ministerpräsidenten Donald Tusk am 9. Oktober 2008

(Die Ausschrift des fremdsprachlichen Teils erfolgte anhand der Simultanübersetzung)


BK'IN MERKEL: Meine Damen und Herren, ich freue mich, dass der polnische Premierminister Donald Tusk, heute, von Spanien und Frankreich kommend, noch einen Zwischenstopp in Berlin eingelegt hat und wir die Gelegenheit gehabt haben, den Europäischen Rat zu beraten, der Mittwoch und Donnerstag der nächsten Woche stattfinden wird, und natürlich auch Gelegenheit gehabt haben, miteinander über andere politische Fragen zu sprechen, insbesondere auch in Verbindung mit der Krise der Finanzmärkte und der Frage der wirtschaftlichen Auswirkungen.

Was die Arbeit innerhalb der Europäischen Union anbelangt, so ist es für uns natürlich wichtig, dass wir im Dezember ein Klimapaket verabschieden werden. Polen wird der Austragungsort der diesjährigen Klimakonferenz sein. In Poznan wird das stattfinden. Insofern gibt es natürlich ein gemeinsames Interesse daran, dass die Möglichkeit gegeben ist, dass wir durch ein europäisches Signal auch ein starkes Signal an diese Klimakonferenz &#8209; das Ganze findet fast zeitgleich statt ? senden können. Allerdings gibt es sowohl von deutscher als auch von polnischer Seite eine Menge Einwendungen zu den Vorschlägen der Kommission, und wir werden hierbei an manchen Stellen sehr eng zusammenarbeiten können.

Was die internationale Lage anbelangt, haben wir natürlich eine relativ gemeinsame Einschätzung und werden in Europa insbesondere eine Politik machen und unter-stützen, die das Wirtschaftswachstum befördert und nicht Wirtschaftszweige in Gefahr bringt, die unter den allgemeinen globalen Bedingungen jetzt sowieso

(Message over 64 KB, truncated)


Yugoslavia Emergency Committee (British)

The Story of the Partisans of Free Yugoslavia

London 1944

HERE TO DOWNLOAD (PDF): https://www.cnj.it/documentazione/LIBRI/FreeYugoslavia.pdf

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Yugoslavia Emergency Committee (British)

Yugoslavia Liberated

booklet of an exibition - London 1944

HERE TO DOWNLOAD (PDF): https://www.cnj.it/documentazione/LIBRI/YugoslaviaLiberated.pdf

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(ringraziamo I. Serra per le scansioni dei preziosi documenti)




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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
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Slovenia: Meglio ultimi in Europa che primi in Jugoslavia?

1) Crisi dell'Eurozona, la Slovenia si svende (Yahoo! Finanza)
2) La Slovenia mette in vendita Adria Airways e l’aeroporto di Lubiana (Viedellest.eu/)
3) La Slovenia in crisi vuol far pagare le tasse alla Chiesa [Che impertinenza!] (Il Piccolo)


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Crisi dell'Eurozona, la Slovenia si svende


Scritto da Angela Iannone | Yahoo! Finanza –  mar 14 mag 2013 16:17 CEST

Slovenia a rischio fallimento, si svende. Lo dichiara un articolo del Wall Street Journal: la crisi finanziaria che sta colpendo questo Paese sta portando da una parte all'innalzamento delle tasse, dall'altra alla vendita di imprese statali, tra cui una banca, una compagnia aerea e la sua principale società di telecomunicazioni. Il tutto per evitare di dover ricorrere agli aiuti internazionali. 

"Ce la possiamo fare da soli" aveva dichiarato qualche mese fa il suo premier, Alenka Bratusek, nel suo primo intervento pubblico. Della stessa opinione anche il governatore della banca centrale Josef Makuch. Così, piuttosto che ricorrere alla Troika, questo paese dell'ex Jugoslavia sta lottando per evitare una forte contrazione dell'economia, provando a risanare il sistema bancario svendendo lo svendibile. Con un emissione di obbligazioni di successo, avvenuta la scorsa settimana, il governo sloveno è riuscito ad incassare 3,5 miliardi di euro, contribuendo ad alleviare le pressioni. Ma non è sufficiente. E l'Unione europea, preoccupata per la deriva che sta prendendo il paese, aveva insistito con Lubiana nel concordare un piano per farla emergere dalla crisi. Un piano che comporta aumento delle tasse e svendite di imprese pubbliche. 

Il governo di Bratusek ha infatti deciso di voler aumentare il tasso di valore aggiunto sulle imposte dal 20% al 22%, oltre alla vendita di circa 15 aziende di proprietà dello Stato, tra cui Telekom Slovenije, la più grande impresa di telecomunicazioni, la compagnia di bandiera Adria Airways e la banca Nova Kreditna Banka Maribor. Una svendita fatta a malincuore, poichè la Slovenia, che per lungo tempo ha evitato il percorso di privatizzazione che è toccato agli altri Paesi ex socialisti, ha sempre mantenuto pubblico quello che gli sloveni vedono come i "gioielli di famiglia" della nazione per gli investitori stranieri. Un percorso che però ora diventa inevitabile, come dichiarato anche dal ministro delle Finanze Uros Cufer, invitando il Parlamento ad un "ampio consenso politico" a sostegno della privatizzazione. In alternariva, ci sarebbe l'aiuto da parte della UE e del FMI, con le conseguenze, già appurate in Grecia e Cipro, prevedibili. 

Il nuovo gettito previsto da questa svendita verrebbe utilizzato per rafforzare il settore bancario, composto da tre istituti di credito di proprietà dello Stato e che insieme hanno circa 7 miliardi di euro di prestiti in sofferenza, pari a circa il 20% della produzione economica annuale della Slovenia. Attraverso la proprietà diretta e indiretta dello Stato, il governo di Lubiana controlla circa il 60% dell'economia locale. Così, oltre alla privatizzazione, si aggiunge anche il taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici, che i funzionari sloveni stanno già studiando per mettere in pratica.


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da http://www.viedellest.eu/

Slovenia - 15 maggio 2013

La Slovenia mette in vendita Adria Airways e l’aeroporto di Lubiana

La Slovenia ha deciso di mettere in vendita la compagnia di bandiera Adria Airways e l’aeroporto di Lubiana. La decisione nasce dalla necessità di fare cassa con la cessione di quote delle diverse aziende di Stato messe sul mercato per far fronte alla crisi finanziaria che attanaglia il Paese. Il governo, al momento, ha deciso di vendere un pacchetto composto da 14 società. L’obiettivo è quello di vendere la totalità delle quote, privatizzando quindi in maniera totale scalo e vettore. In caso di esito positivo, nelle casse dello Stato potrebbe arrivare circa un miliardo di euro.


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La Slovenia in crisi vuol far pagare le tasse alla Chiesa [Che impertinenza!]

di Mauro Manzin, su Il Piccolo del 16 maggio 2013

È successo in Italia con le polemiche legate al pagamento dell’Imu anche alla Chiesa. Sta succedendo in Slovenia dove, in tempi di pesante crisi socio-economica, lo Stato sborsa circa due milioni di euro all’anno per pagare i contributi sociali (assistenza sanitaria e pensione) ai cosiddetti lavoratori dello spirito, ossia sacerdoti e ministri di culto delle varie professioni di fede presenti nel Paese. Sono in molti a chiedere uguaglianza nel regime fiscale.

E anche il governo Bratušek comincia a prendere in considerazione il problema. Se ne è parlato anche al recente summit di maggioranza a Brdo pri Kranju. L’esecutivo di centrosinistra comunque non sembra molto propenso a introdurre il sistema dell’otto per mille come esiste in Italia e in Germania perché secondo molti rappresentanti che sostengono il governo un simile regime introdotto in un periodo in cui si chiedono lacrime e sangue ai cittadini potrebbe aprire un nuovo e pericoloso fronte ideologico.

Molti parlamentari di maggioranza, invece, pensano che sarebbe opportuno equiparare le 43 confessioni di fede riconosciute in Slovenia alle altre persone giuridiche o commerciali. Così si sta pensando che sarebbe opportuno che anche le varie professioni di fede pagassero le tasse per i propri beni immobili, leggi chiese o djamije così come è in progetto la soluzione che prevederebbe che le stesse professioni di fede pagassero le tasse sui proventi derivanti dalle funzioni religiose quali nozze o funerali, nonché la fine delle agevolazioni sulle tasse circa le proprietà naturali, leggi boschi e campi.

Quello che fin qui appare certo, anche perché sostenuto da una sentenza della Corte costituzionale slovena, è una riforma in base alla quale non sarà più obbligatorio che i cappellani militari siano dipendenti del Ministero della difesa. Lo Stato erogherebbe loro una paga solo in caso di missioni militari all’estero.



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(srpskohrvatski / italiano)

Emir Kusturica su Sarajevo e Gavrilo Princip

1) Note sulla iniziativa "Sarajevo 2014" e su Gavrilo Princip (I. Slavo, J. Radivojevic)
2) Kusturica: Lo storico Clark paragona "Mlada Bosna" ad Al-Qaeda / Kusturica: Istoričar Klark "Mladu Bosnu" uporedio sa Al Kaidom


=== 1 ===

Note sulla iniziativa "Sarajevo 2014" e su Gavrilo Princip

Quanto sta accadendo a livello europeo per le preparazioni della commemorazione dello scoppio della I Guerra Mondiale è scandaloso.
L'idea della iniziativa "Sarajevo 2014", che nell'anniversario dell'attentato di Sarajevo ad opera di Gavrilo Princip dovrebbe archiviare "un secolo di guerre in Europa", ha in realtà dei risvolti revanscisti e reazionari preoccupanti. Gli ispiratori di questa iniziativa vedono Gavrilo Princip come Belzebù, mentre in realtà l'attentatore di Sarajevo non è solo un simbolo del Risorgimento serbo contro l'Austria - una specie di Oberdan, insomma-, è anche un iniziatore simbolico del processo di decolonizzazione dei Balcani. Le parole che disse durante il processo furono: 
"Ја сам југословенски националиста. Позивам све јужне словене да се удруже у једну државу."
"Io sono un nazionalista jugoslavo. Invito tutti gli slavi del sud ad unirsi in un unico stato."

A Sarajevo, il revisionismo trapela dalla trasformazione subita dalla targa dedicata a Gavrilo Princip nel luogo del famoso attentato.
La vecchia targa jugoslava recitava: 
"Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip sparando ha espresso la protesta popolare contro la tirannia e l'aspirazione secolare dei nostri popoli per la libertà."
La nuova targa bosgnacca dice invece:
" Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip ha assassinato l'erede al trono Francesco Ferdinando e la sua moglie Sofia."

Certi settori, non solo bosgnacchi ma anche mitteleuropei, avrebbero preferito il mantenimento dell'Ancien Regime asburgico-ottomano: si pensi alla squallida figura di Otto d'Asburgo, recentemente scomparso (*). Questi settori guardano con odio idrofobo al processo storico che ha portato all'unificazione dei popoli slavi del Sud. 
D'altronde, purtroppo, con questo modello di Unione Europea che si va imponendo, da ogni punto di vista stiamo ritornando proprio al sistema di relazioni internazionali vigente nel continente prima della I Guerra Mondiale, ed a quel sistema di valori pre- ed anti-risorgimentali.

(redatto sulla base di appunti inviati da Italo Slavo e Jasmina Radivojevic)


=== 2 ===

http://www.vesti-online.com/Vesti/Ex-YU/310661/Kusturica-Istoricar-Klark-Mladu-Bosnu-uporedio-sa-Al-Kaidom

Si avvicina il centenario della Prima Guerra Mondiale, si stanno affilando le penne degli storici, tra i quali primeggia la storica inglese Margaret MacMillan, che, sue stesse parole, scriverà un libro che non risparmierà i serbi, mentre lo storico Christopher Clark definisce il movimento "Mlada Bosna" (**) paragonabile ad al-Qaeda - dice il regista Emir Kusturica.

Kusturica: Lo storico Clark paragona "Mlada Bosna" ad Al-Qaeda
 
03. 05. 2013. 10:08h | Srna

"La tesi della storica inglese sarebbe che sono stati i serbi ad avere distrutto l'Impero Austro-Ungarico, i quali ora danno molto fastidio agli USA, che sono, secondo la storica, l'equivalente di quello che una volta era il famoso e glorioso impero austro-ungarico" dice Kusturica nella sua rubrica intitolata "Angeli Ribelli" per il quotidiano "Press".

Notando che Gavrilo Princip ha sparato a Franz Ferdinand non a Vienna, ma in territorio occupato, Kusturica nota che forse per Christopher Clark questo non rappresenta un dato di fatto, mentre per lo stesso Kusturica è molto importante.

Kusturica si chiede: che cosa direbbe il signor Clark se sapesse che la prima cosa che fecero i nazisti all'ingresso a Sarajevo nel 1941 fu di rimuovere la targa di marmo dedicata a Mlada Bosna e a Gavrilo Princip?

Dopo la fine della II Guerra Mondiale la targa di marmo fu rimessa allo stesso posto dov'era prima, e
sull'asfalto (lavoro di uno scultore) furono impresse le impronte dei piedi di Princip. Il ponte lungo la strada da cui Princip assassinò l'Arciduca fu intitolato a Gavrilo Princip. 
Qualunque cosa sia successa in Bosnia durante l'ultima guerra, ha detto il celebre regista, va segnalato che la targa dedicata alla Giovane Bosnia è stata nuovamente rimossa ed il ponte Princip ha cessato di portare questo nome.

Kusturica ha detto che l'esercito di Alija Izetbegovic ha tolto la targa di marmo e ha distrutto le impronte di Gavrilo Princip, opera scultorea di Voja Dimitrijevic.

"Sono nato di fronte a quel ponte. I miei primi inverni a Sarajevo ho giocato dall'altra parte di quel ponte, nel parco dello zar Dusan... Alle volte mi chiedo: perchè io non ci sto più su quel ponte? Proprio perché non si chiama più come si chiamava... Sopratutto, non ci sto più per incapacità di separarmi dagli insegnamenti e dai sentimenti che sono incorporati nella mia memoria, di quando ero un ragazzo... ", ha scritto Kusturica nella sua rubrica per il giornale Press.


(**) Giovane Bosnia, organizzazione politica dei giovani serbi di Bosnia costituitasi nel 1904 per combattere gli occupatori austro-ungarici e turchi, della quale Gavrilo Princip era membro.


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Kusturica: Istoričar Klark "Mladu Bosnu" uporedio sa Al Kaidom


03. 05. 2013. 10:08h | Srna

Približava se stogodišnjica Prvog svetskog rata i već se oštre istorijska pera, a među njima prednjači engleska istoričarka Margaret Mekmilan, koja, kako sama kaže, piše knjigu u kojoj neće štediti Srbe, a istoričar Kristofer Klark pokret "Mlada Bosna" uporedio je sa Al Kaidom, naveo je režiser Emir Kusturica.

"Teza engleske istoričarke je kako smo mi srušili austrougarsku carevinu, a sada smetamo Americi, koja je, prema mišljenju ove autorke, ono što je nekada bila slavna Austrougarska!", istakao je Kusturica u kolumni pod naslovom "Pobunjeni anđeli" za list "Pres".

 

Napomenuvši da Gavrilo Princip nije pucao na Franca Ferdinanda u Beču, nego na okupiranoj teritoriji, Kusturica je istakao da za Kristofera Klarka to ne bi bio podatak, ali je za njega to veoma važno.

 

Kusturica je upitao šta bi rekao gospodin Klark kada bi znao da su nacisti prilikom vojnog ulaska u Sarajevo 1941. skinuli mramornu ploču na kojoj je bila posveta mladobosancima?

 

Po završetku Drugog svjetskog rata tabla je vraćena, a Principove stope utisnute su u asfalt. Most preko puta mesta gde je Princip izvršio atentat dobio je ime Gavrila Principa. Šta god se dešavalo u Bosni za vreme poslednjeg rata, naglasio je proslavljeni režiser, treba zabeležiti da je tabla Mlade Bosne ponovo skinuta i da je most koji se zvao Principov prestao tako da se zove.

 

On je podsetio da je vojska Alije Izetbegovića skinula ploču i uništila stope Gavrila Principa, vajarski rad Voje Dimitrijevića.

 

"Ja sam preko puta tog mosta rođen. Prve sarajevske zime sam se igrao, preko puta, u parku Cara Dušana... Zašto mene nema na tom mostu, pitam se nekada? Upravo zbog toga što se više ne zove tako. Najviše zbog nemogućnosti da se odvojim od učenja i osećanja koja su utkana u moje pamćenje kada sam bio dečak...", naglasio je Kusturica u kolumni za list Pres.



(srpskohrvatski / english / italiano)

In ricordo di Admira Ismic e Bosko Brkic

1) Sjećanje na ljubav: Prije 20 godina ubijeni sarajevski Romeo i Julija
2) FLASHBACK: Kurt Schork’s signature dispatch from siege of Sarajevo (By Kurt Schork - Reuters - SARAJEVO, MAY 23, 1993)
3) FLASHBACK: I corpi dei "Romeo e Giulietta" di Sarajevo trasferiti al cimitero Lion di Sarajevo (10 aprile 1996)
4) Kurt Schork, 1947-2000: Kurt Schork buried in Sarajevo (2000) / "Romeo", "Juliet" e Kurt Schork 


Sono esattamente venti anni dal vigliacco assassinio dei due fidanzati di Sarajevo: Admira Ismic e Bosko Brkic. 
Lei "bosgnacca", lui "serbo" - come si usa dire nel linguaggio "etnicamente corretto", in realtà razzista, che è diventato oggi obbligatorio. Furono colpiti da cecchini mujaheddin sulla riva del fiume. Lei rimase disperata presso il cadavere di lui finché un altro colpo vigliacco non ebbe la "pietà" di ricongiungere i loro destini. A lungo nessuno raccolse i loro corpi, stesi abbracciati proprio sulla linea del fronte. La loro "colpa": stavano scappando dalla Bosnia di Izetbegovic per raggiungere ciò che rimaneva della Jugoslavia. Per questo motivo, in Italia e in Occidente nessuno li ricorda, nessuno li piange. I media occidentali, che allora incolparono i serbi ed hanno continuato fino ad oggi a fare cieca propaganda a favore del secessionismo islamista bosgnacco, sono gli assassini morali di Admira e Bosko. Ma ricordiamo anche il caso di un giornalista onesto: Kurt Schork della Reuters, che rimase fortemente scioccato da quello che era successo, e raccontò i fatti. Oggi è sepolto vicino a loro, a Sarajevo. 
(a cura di Italo Slavo)


LINKOVI:

Kvadratura kruga - Boško i Admira heroji Sarajeva
http://www.youtube.com/watch?v=QNqgkwpQiLM

Romeo and Juliet in Sarajevo
http://en.wikipedia.org/wiki/Romeo_and_Juliet_in_Sarajevo

Boško i Admira - Zabranjeno pušenje
http://www.youtube.com/watch?v=OMMfW3IqiFE

Pjesma „Bosko i Admira" je najavni singl novog, desetog studijskog, albuma grupe Zabranjeno pusenje cije objavljivanje je planirano za 10. mjesec 2013. godine. Pjesma govori o istinitoj i tragicnoj ljubavi dvoje Sarajlija, Bosnjakinji i Srbinu, koji su rodjeni iste godine, o njihovoj bezgranicnoj ljubavi otkako su se upoznali u srednjoj skoli i o tome kako ih razlicitosti, ljudska zloba, rat pa cak ni smrt nisu uspjeli rastaviti.

Dok su zajedno pokusavali napustiti opkoljeni grad, sarajevski Romeo i Julija, su ubijeni 18.5.1993. godine na Vrbanja mostu. Snajperski metak pogodio je Boska koji je izdahnuo na mjestu dogadjaja. Drugi metak je pogodio Admiru. Smrtno ranjena dopuzala je do svog mrtvog decka, zagrlila ga i izdahnula.

Autori pjesme "Bosko i Admira" su Mario Vestic, Sejo Sexon i Toni Lovic. Producenti pjesme su Toni Lovic i Sejo Sexon, a pjesmu je masterirao John Davis (Metropolis Mastering London). Spot je sniman od 20. do 23.3.2013. u Sarajevu, a premijeru je imao 6.4.2013. godine, na Dan grada Sarajeva. Ekipa koja je sudjelovala u realizaciji spota:

Scenario i rezija: Zare Batinovic
Glavne uloge: Ajla Hamzic (Admira) i Junuz Elkaz (Bosko)
Producent: Dario Vitez
Organizacija i lokacije: Scout Film Sarajevo
Casting: Timka Grahic

www.facebook.com/ZabranjenoPusenje
www.zabranjeno-pusenje.com


=== 1 ===

http://www.nezavisne.com/zivot-stil/zivot/Sjecanje-na-ljubav-Prije-20-godina-ubijeni-sarajevski-Romeo-i-Julija-192584.html

Sjećanje na ljubav: Prije 20 godina ubijeni sarajevski Romeo i Julija


N.N. -  18.05.2013


Prošlo je tačno dvadeset godina od dana kada su u smrt otišli Admira Ismić i Boško Brkić.
Sarajevski Romeo i Julija, ubijeni 18. maja 1993. dok su pokušavali pobjeći iz opkoljenog Sarajeva.
Admira Ismić i Boško Bato Brkić rođeni su 1968. godine i beskrajno su se voljeli. Spremali vjenčanje. Cijelo Sarajevo je u tome vrijeme prepričavalo ljubav između Admire i Boška. Ali nisu bili spremni na Zlo, na ludilo koja se dogodilo u Sarajevu i cijeloj Bosni i Hercegovini.
Nakon više od godinu života pod opsadom Admira i Boško odlučili su napustiti Sarajevo i Bosnu i Hercegovinu, a jedini izlaz bio je preko Vrbanja mosta, gdje su došli oko oko 17 časova.
Snajperski metak je pogodio Boška i on je pao i poginuo. Drugi metak je pogodio Admiru koja je bila smrtno ranjena, ali uspjela je dopuzati do Boška, zagrliti ga, kako bi zajedno umrli.
Njihova tijela su sedam dana ležala nasred Vrbanje, jer je UNPROFOR je odbio izvlačenje tijela dok se ne proglasi primirje. Izvukli su ih pripadnici radnog voda VRS. Nekoliko dana kasnije Admira Ismić i Boško Brkić su prvo sahranjeni na groblju u Lukavici.
Po želji Admirinih roditelja, nakon rata njihova tijela su prebačena u Sarajevo i sahranjena na groblju Lav.
Istraga o ubistvu Admire i Boška nikada nije provedena, a njihov ubica nikada nije zvanično otkriven.
Život, ljubav i smrt Admire i Boška nemaju nikakvo obilježje u Sarajevu, njihovom rodnom gradu. U blizini mjesta gdje su ubijeni, uz rijeku Miljacku, počinje Vilsonovo šetalište, omiljeno sastajalište mladih. Ali, nijedno drvo, nijedna klupa ne nosi ime ovog para.
Grupa 'Zabranjeno pušenje' o ovoj nezaboravnoj ljubavi snimila je pjesmu i spot 'Boško i Admira', kao najavni singl svog desetog studijskog albuma.
Zato je pjesma ispjevana o njima mala nada da će se u ovom gradu i u ovoj zemlji poštovati ljubavi koje se „stavljaju ispred zastava“, kako pjeva Davor Sučić, frontmen gupe Zabranjeno pušenje. O osnovnoj ideji pjesme on je za RSE rekao:
„To je poznata priča sarajevska - o sarajevskom Romeu i Juliji, o Bošku i Admiri, mladim ljudima koji su nesretno stradali u ratu boreći se da nađu mjesto za svoju ljubav, za svoju slobodu. To je jedna simbolična priča koja je aktuelna i danas - poslije toliko godina mira mi još uvijek tragamo za ljubavlju i slobodom u ovoj državi. Ja sam nekako u toj priči našao dosta veze sa našim životima i sa onim što se nama danas dešava.“
Jedan od očevidaca smrti dvoje mladih, prije nekoliko godina je opisao kako je kod njih vidio nadu za život bez rata:
„Djevojka je mahala torbom, držali su se za ruku, i u tom trenutku ona je poskakivala. Najednom ih je presjekao rafal - i legli su onako zagrljeni.“
Admirini roditelji i Boškova majka mnogo puta su do sada govorili o svojoj djeci. Iz arhivskog materijala RSE izdvajamo riječi Admirinih roditelja, Zije i Nedrete Ismić:
„Stalno je govorila:’Zar misliš da je pošteno da on ide sam, a da ja ostanem?’ To da pođe bila je njena odluka. Mislila je da je ljubav jača i od smrti.“
„Umiješao se rat u ljubav, to je taj problem. A onda prestaju svi zakoni i ljubavi i svega. Postoji samo zakon rata.“
Jedna od najljepših ali i najtragičnijih ljubavnih priča nije zaštićena od politizacije, od nagađanja ko je i s koje strane ispalio smrtni rafal. Srce Boškove majke, Rade Brkić, je iskreno:
„Ne razmišljam uopšte ko ih je ubio. Jednostavno i kad bih doznala za tog čovjeka i kad bih ga vidjela pred sobom, samo bih ga pitala: ’Čovječe, zašto si to uradio?’ Ništa više.“

=== 2 ===

http://www.ksmemorial.com/romeo.htm

Kurt Schork’s signature dispatch from siege of Sarajevo


By Kurt Schork 
Reuters

SARAJEVO, May 23, 1993 - Two lovers lie dead on the banks of Sarajevo’s Miljacka river, locked in a final embrace.

For four days they have sprawled near Vrbana bridge in a wasteland of shell-blasted rubble, downed tree branches and dangling power lines.

So dangerous is the area no one has dared recover their bodies.

Bosko Brckic and Admira Ismic, both 25, were shot dead on Wednesday trying to escape the besieged Bosnian capital for Serbia.

Sweethearts since high school, he was a Serb and she was a Moslem.

"They were shot at the same time, but he fell instantly and she was still alive," recounts Dino, a soldier who saw the couple trying to cross from government territory to rebel Serb positions.

"She crawled over and hugged him and they died like that, in each other’s arms."

Squinting through a hole in the sandbagged wall of a bombed-out building, Dino points to where the couple lie mouldering amid the debris of Bosnia’s 14-month civil war.

Bosko is face-down on the pavement, right arm bent awkwardly behind him. Admira lies next to her lover, left arm across his back.

Another corpse, that of a man shot five months ago, lies nearby. The dead man’s body is so wasted his clothes seem hollow.

The government side says Serb soldiers shot the couple, but Serb forces insist Bosnian Moslem-led government troops were responsible.

"I don’t care who killed them, I just want their bodies so I can bury them," says Zijah Ismic, the dead girl’s father. "I don’t want them to rot in no-man’s land."

Government and Serb authorities have discussed the matter, but so far are refusing a cease-fire around Vrbana bridge to permit recovery of the couple.

The United Nations Protection Force (UNPROFOR), charged with providing humanitarian assistance in Sarajevo, maintains the bodies are a local issue.

"I’m an auto mechanic and I know a lot of people in this city," says the girl’s father. "Everyone is washing their hands in this case, Bosnians and Serbs alike."

In a country mad for war, Bosko and Admira were crazy for each other.

The university chemistry students dated for seven years before moving in to live together nine months ago.

With his father dead, no one would have blamed Bosko had he left Sarajevo when his mother and brother fled before war broke out last year.

Instead, he stayed in the city.

"He had no one here, just Admira," explains the dead girl’s mother.

"Bosko stayed in Sarajevo because of her. Admira wanted to repay him by travelling with him to Serbia."

Mystery, and perhaps treachery, surrounds the couple’s death. Government and Serb officials admit they agreed to let them pass through the lines last Wednesday afternoon at 4.00 pm. Bosko and Admira walked at least 500 meters along the north bank of the Miljacka river, fully exposed to soldiers on both sides.

As they passed Bosnian lines and headed for the Serb-held neighbourhood of Grbavica, someone shot them.

The young couple had been dead two days before Admira’s parents found out. Ham radio operators in Serbia contacted them trying to confirm rumours of Bosko’s death.

"I spoke to his mother then and she gave me permission to bury them together in Sarajevo," says Admira’s father. 

"We want them to lie together in the ground, just as they died together," he adds.

Frantic to retrieve the bodies, Admira’s parents are bewildered by unresponsive Bosnian and Serb bureaucracies, and by UNPROFOR’s hands-off policy.

Zijah Ismic claims he begged UNPROFOR to let him drive one of its armoured pesonnel carriers in to get his daughter.

He says the U.N. told him armour-piercing rounds from machine-guns and cannon around Vrbana bridge would go through the vehicle.

"Love took them to their deaths," Ismic says of Bosko and Admira.

"That’s proof this is not a war between Serbs and Moslems. It’s a war between crazy people, between monsters. That’s why their bodies are still out there." 



=== 3 ===

http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/10/Admira_Bosko_per_sempre_uniti_co_0_9604104059.shtml

Admira e Bosko per sempre uniti

I ROMEO E GIULIETTA DI SARAJEVO

SARAJEVO . Admira Ismic e Bosko Brkic (nella foto Reuter), i "Romeo" e "Giulietta" della guerra nella ex Jugoslavia, lei musulmana e lui serbo, uccisi nel maggio del 1993 mentre tentavano di fuggire da Sarajevo, saranno finalmente sepolti nella capitale bosniaca l' uno vicino all' altra. Admira e Bosko erano stati falciati da una scarica di colpi mentre, scappando da Sarajevo, stavano per entrare nel territorio controllato dai serbi. La coppia, in un primo tempo sepolta a Lukavica, sara' oggi portata nel cimitero Lion.

Pagina 7
(10 aprile 1996) - Corriere della Sera


=== 4 ===

Kurt Schork
1947-2000

http://www.ksmemorial.com/

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http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/863587.stm

Wednesday, 2 August, 2000, 16:29 GMT 17:29 UK

Kurt Schork buried in Sarajevo


The last remains of the former Reuters correspondent, Kurt Schork -- who became closely identified with coverage of the war in Bosnia-Hercegovina -- have been buried in Sarajevo.

Mr Schork was killed in an ambush in Sierra Leone in May, along with a colleague from the Associated Press, Miguel Gil Moreno.

After Mr Schork's cremation in Washington, half of his ashes were taken to the Lion cemetery in Sarajevo.

He was buried next to the subjects of one of his best-known news stories -- a Muslim girl and her Serb boyfriend who were shot dead while trying to escape during the conflict.


From the newsroom of the BBC World Service


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http://www.lorenzoc.net/?itemid=1453

ROMEO, JULIET E KURT SCHORK

mar 20 maggio 2008


Ci sono due tombe, una accanto all'altra, al Lion Cemetery di Sarajevo. 

Intorno molte altre. Quasi tutte con le stesse date: 1992,1993, 1994. 

L'assedio piu' lungo e tragico del ventesimo secolo.

La più piccola delle due tombe ha invece un'altra data: 24 maggio 2000.

Quel giorno in Sierra Leone veniva ucciso in un'imboscata uno dei reporter di guerra più bravi e preparati dai tempi del Vietnam. 

Si chiamava Kurt Schork.

Da quel maggio di otto anni fa, una parte delle sue ceneri, è stata sepolta a Sarajevo, da dove per anni raccontò la guerra e l'assedio come corrispondente della Reuters. 

Scoprì il giornalismo tardi, a 40 anni, ma per dieci fece l'inviato di guerra con grande professionalità e umanità.

Kurt Schork non è un estraneo. Vi è più familiare di quello che possiate credere, almeno per quelli che hanno una certa età e hanno anche solo ricordi sfumati della guerra in ex-jugoslavia. 

Sopra la seconda tomba del Lion Cemetery, quella più grande e bianca, c'è oggi un cuore di granito. Dentro un ritratto in bianco e nero di due ragazzi.

Si chiamavano Admira Ismic e Bosko Brkic. 

Il 19 maggio del 1993, quindici anni fa, tentavano di scappare da una Sarajevo impazzita. 

Venticinque anni. Innamorati. Lei musulmana, lui serbo-bosniaco. 

Furono ammazzati da un cecchino sul Vrbanja Bridge. 

Per 5 giorni i loro corpi rimasero sul ponte. Nessuno li voleva recuperare.

Kurt Schork fu il primo a raccontare a tutto il mondo la storia di Romeo e Giulietta a Sarajevo.

A lui oggi è intitolato un bel premio giornalistico per freelance e giornalisti di paesi in via di sviluppo.



(la foto di Admira e Bosko abbracciati sul ponte di Vrbanja e riprodotta sopra è stata scattata da Mark Milstein)



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