Informazione

LE DISTRUZIONI DELLA NATO SUL TERRITORIO
DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA

Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.

(Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
http://marx2001.org/crj - crj@... )

Con una serie di iniziative di presentazione dei due volumi del "libro
bianco" NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA, svoltesi nelle sedi delle
rappresentanze diplomatiche jugoslave di mezzo mondo, il Ministero
degli Esteri della RFJ ha voluto portare a conoscenza
della opinione pubblica straniera gli effetti devastanti della
campagna di bombardamenti dei paesi della NATO contro Serbia e
Montenegro. Il governo jugoslavo ha cercato in questa maniera di
rompere il muro del silenzio costruito attorno al paese dagli eserciti
aggressori, i quali hanno peraltro provveduto a censurare le
trasmissioni televisive e radiofoniche dalla Jugoslavia verso l'estero
prima radendo al suolo ripetitori, antenne e la stessa sede centrale
della RTV serba (16 i cadaveri rinvenuti tra le macerie), poi vietando
la diffusione delle trasmissioni via satellite con una decisione
illegale della Eutelsat, infine disturbando con tecniche di "jamming"
soprattutto dal territorio di Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania e
Kosovo-Metohija. In questo senso, la campagna di stampa scatenata
da anni contro la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) e contro cio' che oggi ne rimane, nonche' contro la popolazione
serba in quanto maggioritaria e stanziata su larga parte del
territorio della ex-RFSJ, va inquadrata nell'ambito delle operazioni
militari stesse contro la RFSJ prima e la RFJ adesso. Una campagna di
stampa incessante, senza la quale i bombardamenti della scorsa
primavera non sarebbero stati possibili.

Il primo volume dell'opera contiene la documentazione sul primo mese
dei bombardamenti, iniziati la sera del 24 marzo 1999, mentre il
secondo riguarda il periodo successivo, fino al 10 giugno, per un
totale di 78 giornate che la popolazione della Jugoslavia e dei
Balcani non potra' mai piu' dimenticare.
Il "Libro bianco" illustra esclusivamente le conseguenze degli
attacchi dei paesi della Alleanza Atlantica per la popolazione e per
le strutture civili presenti sul territorio della RFJ. A queste
bisognerebbe aggiungere i danni registrati dai paesi limitrofi,
in termini di distruzioni (es: le bombe sganciate "per errore" in
Bulgaria), di inquinamento, e gli altri danni e pericoli potenziali
derivanti dalla aggressione (bombe in Adriatico, bombe inesplose e a
frammentazione, scontri e tensioni ad esempio nella FYROM), nonche' i
i morti nelle fila dell'esercito jugoslavo e degli alleati, la
violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali, le
conseguenze per l'economia, la qualita' della vita, i rapporti
interetnici, anche al di fuori della Repubblica Federale, e cosi' via.

Il bilancio risultante da questo libro va dunque considerato come
parziale e provvisorio, visto pure il numero di persone in pericolo
di vita per le ferite subite, per le difficolta' di sopravvivenza
nella situazione determinata dall'intervento della NATO, per gli
effetti venefici, cancerogeni e mutageni dovuti ai bombardamenti, e
non da ultimo per gli effetti sulla psiche di bambini ed adulti. Al
di la' del numero dei morti, per intensita' e potenza militare la
aggressione contro la RFJ e' stata la piu' pesante operazione militare
dalla fine della II Guerra Mondiale. Essa ha visto una alleanza di 19
paesi alleati, piu' svariati altri con funzioni di supporto politico
e logistico, attaccare un unico paese allo scopo di distruggerne le
strutture economiche e quindi la possibilita' di sussistenza dei suoi
abitanti, smantellare le vie di comunicazione, deteriorare i rapporti
tra le nazionalita' che vi abitano, occupare militarmente una sua
provincia e prepararne la secessione e la annessione ad uno degli
Stati confinanti.

Quella che segue e' una breve sintesi dei suddetti due volumi del
"Libro bianco" - si prevede l'uscita anche di un terzo comprendente
il bilancio definitivo dei danni direttamente dovuti ai bombardamenti -
che sono disponibili nell'originale in lingua inglese anche in
internet, completi di fotografie e documentazione, sul sito del
Ministero degli Esteri della RFJ.

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LEGENDA:

MdI - Ministero dell'Interno

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VOLUME PRIMO (24 marzo - 24 aprile)

* Madanaj-Meja (Kosmet) 14/4: bombardamento della colonna di un
migliaio di profughi albanesi kosovari che si muovevano con automezzi
e trattori sulla strada tra Djakovica e Prizren causa 73 morti, 36
feriti.
Dopo il primo attacco, gli aerei della NATO colpiscono nuovamente
sulle case dove decine di persone avevano trovato rifugio terrorizzate
[42 foto; comunicati del MdI della Serbia; documenti dei medici
legali; pianta topografica]

* Bombardamenti di localita' residenziali e abitazioni:

- Rozaje 25/3: 1 morto, due feriti; bombe a frammentazione.
- Grlic 26/3: un ferito.
- Nogovac (Orahovac) 2/4: 11 morti, 5 feriti, quindici case distrutte,
tutte le vittime albanesi-kosovare. [6 foto]
- Samokovo (Kursumljia) 2/4: un morto, un ferito. [4 foto]
- Cacak 4/4: un morto. [2 foto]
- Vranje 5/4: bombardamento della stazione degli autobus, 2 morti e
15 feriti, molte case attorno distrutte. [4 foto]

- Aleksinac 5/4: cinque missili colpiscono l'area residenziale, 10
i morti, 12 feriti gravi, 40 con ferite minori, una dozzina di case
distrutte, danni agli stabilimenti delle ditte "Angrokolonijal" ed
"EMPA", all'ospedale, a negozi, a strade. [12 foto; dettagliato
rapporto di polizia; memorandum e 4 documenti MdI; 8 certificati
di morte; 7 referti delle autopsie; lista di 44 feriti; 12
testimonianze di privati; documenti sui danni alla ditta "Tekstil";
rapporto ditta edile sui danni ad edifici ed altre strutture civili]

- Dubinje-Sjenica 6/4: distruzione su abitazioni, costruzioni civili
e ditta DP PIK "Pester". [una foto]
- Podgorica 6/4: danni all'Istituto di Sismologia ed altri edifici.

- Pristina 7/4: bombardato e raso al suolo l'ufficio centrale della
posta con gli edifici circostanti; almeno 9 i morti, tra serbi e
albanesi, non tutti estratti dalle macerie, e molti feriti. Attacchi
sugli edifici pubblici in tutta la citta', notevoli distruzioni.
[11 foto]

- Cuprija 8/4: devastate innumerevoli abitazioni, un morto e tre
feriti. [3 foto; rapporto di polizia]
- Osecenica 9/4: 14 case distrutte.
- Pricevici (Valjevo) 9/4: vari complessi agrari e circa 1000
metri quadri di bosco in fiamme. [una foto]
- Merdare (Kursumlija) 10-11/4: una ventina di missili direttamente
sul villaggio, 5 morti e tre feriti di cui una donna incinta.
Irrimediabilmente colpita la strada Prokuplje-Podujevo e la ferrovia;
da segnalare l'uso di bombe a frammentazione. [2 foto]
- Samaila (Kraljevo) 11/4: gravi danni ad abitazioni, a ditte ed alla
scuola elementare "Petar Nikolic".
- Turekovac (Leskovac) 11/4: danni alle abitazioni. [4 foto]
- Dusmanici (Prijepolje): un serbatoio sganciato da un aereo della
NATO sfiora una casa, un altro finisce nel parco giochi di un asilo.
[2 foto]
- Ljubiste (Prizren) 14/4: un ferito [testimonianza]
- Pavlovac (Vranje) 14/4: bombe a frammentazione uccidono un uomo
e sua figlia dodicenne a due passi da casa. [6 foto]
- Subotica 16/4: danneggiamenti [2 foto]

- Batajnica 17/4: durante il bombardamento dell'aereoporto viene
uccisa Milica Rakic, nata nel 1996, ed un altro ragazzo e' ferito.
[6 foto; 4 rapporti sull'accaduto; testimonianza del padre di Milica]

- Rakovica (Belgrado) 17/4: distrutte innumerevoli abitazioni di
privati [2 foto]
- Nis 19/4: le case sulla via Bujmirska vengono rase al suolo; almeno
un morto [5 foto]
- Dolovi (Novi Pazar) 20/4: gravi danni alle case e al bestiame [due
foto]
- Djakovica (Kosmet) 21/4: la NATO attacca il campo profughi "Maja",
dove sono rifugiati decine di bosniaci. Quattro persone perdono
la vita, 20 i feriti, vari cavalli restano uccisi, gli edifici sono
distrutti.

* Bombardamento di strutture sanitarie:
rapporto sui danni alle strutture sanitarie fino al 31/3 ed
aggiornamenti quotidiani fino al 22/4.

* Danni per bombardamento alle strutture pedagogiche:

- tabella con la lista delle scuole e la descrizione dei danni
(dalla distruzione delle vetrate a danneggiamenti piu' gravi) nei
distretti di
BELGRADO: 9 scuole elementari ed un istituto tecnico a Cukarica;
8 scuole elementari e 4 secondarie a Rakovica; 9 scuole
elementari e la facolta' di ingegneria a Vozdovac; 4 scuole
elementari, una secondaria e la facolta' di agraria a Zemun; 5 scuole
elementari, due secondarie, un collegio per insegnanti d'asilo, la
facolta' di medicina a Savski Venac; una scuola elementare a
Zvezdara; 3 scuole elementari a Palilula; 6 scuole elementari e due
secondarie a Novi Beograd; una scuola elementare a Obrenovac; due
elementari a Sopot;
BOR: 6 scuole elementari;
JABLANICA: 19 scuole elementari, 9 secondarie, due collegi, la
facolta' di ingegneria e la Casa dello studente a Leskovac;
NISAVA: 7 scuole elementari, 8 secondarie, due collegi, 7 edifici
universitari e 5 Case dello studente a Nis; 3 scuole elementari, 2
secondarie, un collegio ed una Casa dello studente ad Aleksinac;
PCINJA: 6 scuole elementari, 5 secondarie ed una facolta' universitaria
a Vranje; due scuole elementari ed una secondaria a Surdulica; una
scuola elementare ed una secondaria a Bujanovac; due elementari ed
una secondaria a Vladicin Han; una elementare a Presevo;
RASKA: 4 scuole elementari a Kraljevo [una foto]; 4 elementari, due
secondarie ed una Casa dello studente a Raska; due elementari a
Novi Pazar;
MORAVICA: 3 elementari e due secondarie a Cacak; 5 scuole elementari
a Lucani; una elementare a Ivanjica;
RASINA: due elementari a Krusevac; una elementare e due secondarie
a Trstenik;
BRANICEVO: una elementare ed una secondaria a Pozarevac;
DUNAVSKI: due elementari e due secondarie a Smederevo;
SUMADIJA: 10 scuole elementari, 7 secondarie, un collegio, due
facolta' universitarie ed il Centro studentesco a Kragujevac; una
scuola elementare a Knic;
KOLUBARA: 6 elementari e due secondarie a Valjevo;
MACVA: una scuola elementare a Sabac;
POMORAVLJE: due scuole elementari, tre secondarie ed un collegio a
Cuprija;
TOPLICA: una elementare, tre secondarie e la Casa dello studente di
Prokuplje; 4 scuole elementari a Kursumljia;
ZAJECAR: una secondaria a Boljevac;
ZLATIBOR: una scuola elementare a Cajetina; due a Nova Varos; una a
Kosjeric;
BACKA MERIDIONALE: 13 scuole elementari, 7 secondarie, 5 Case dello
studente, un collegio e 7 facolta' universitarie a Novi Sad;
BACKA OCCIDENTALE: 7 elementari e la facolta' di tecnica a Sombor; una
secondaria a Kula;
BANATO MERIDIONALE: due elementari e due secondarie a Pancevo.

* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:

Belgrado:

MONASTERO DI RAKOVICA: i forti spostamenti d'aria dovuti
a ripetuti bombardamenti nella zona hanno causato gravi danni e
compromesso la stabilita' dell'edificio.
TOPCIDER: danni alla ex-residenza reale.
EDIFICIO MINISTERIALE (Nemanjina 9): ricostruito dopo la
I G.M. ad opera di architetti serbi e russi, e' stato completamente
sventrato all'interno dai missili.
CENTRO COMMERCIALE USCE (Novi Beograd): esempio di architettura
contemporanea, ex-sede della Lega dei Comunisti e di varie
organizzazioni, era l'edificio piu' alto di Belgrado; bersagliato
dai missili ed interamente distrutto il 21/4.
RESIDENZA PRESIDENZIALE (Dedinje): ospitava opere d'arte
e sculture, e' stata completamente distrutta il 22/4.
UFFICI DELLA RTS (Tasmajdan): colpiti il 23/4 dalla NATO.
TEATRO DEI BAMBINI ED EDIFICIO DELLA RTS: frutto di una gara
tra architetti, i tre edifici situati nel parco Tasmajdan sono stati
danneggiati nel bombardamento del 23/4.
CHIESA DI SAN MARCO (Tasmajdan): imponente costruzione iniziata negli
anni '30, danneggiata nei bombardamenti del 23/4 contro la RTS.
CHIESA ORTODOSSA RUSSA (Tasmajdan): degli anni '20, danneggiata nel
bombardamento del 23/4 contro la RTS.
MUSEO D'ARTE MODERNA: gravi danni [testimonianza del direttore].

ZEMUN: danni alla Cappella del Sant'Arcangelo.

NOVI SAD: demolito il ponte di Varadin, sul Danubio (1/4), con
l'annesso parco-memoriale del bombardamento nazista del 1942; danni
al Museo della Vojvodina [una foto], alla biblioteca della facolta' di
Filosofia, alla storica fortezza di Petrovaradin, al monastero di San
Juraj, all'ospedale in via Beogradska, al Museo cittadino. Il 19/4 un
missile colpisce in pieno l'edificio del governo locale della Vojvodina,

ex-sede della Banovina Vojvodina negli anni '30 [3 foto].

PARCO NAZIONALE DELLA FRUSKA GORA: Gravi danni ai monasteri di
Novo Hopovo (c.1576), Sisatovac (c.1520, distrutto dagli ustascia nel
'41 e recentemente ricostruito), Staro Hopovo (c.1752), Kovilj (XVIII
secolo).

PANCEVO: Monastero di Vojlovica, gravemente compromesso dai
bombardamenti
contro la raffineria della citta'.

KRAGUJEVAC: nella notte tra l'8 ed il 9/4 e poi a ripetizione nei giorni

successivi la NATO bombarda l'industria automobilistica ZASTAVA causando

gravi danni in tutto il centro storico.

KRALJEVO: bombardato il villaggio storico di Samaila; danni ai
monasteri di Zica (XIII sec.) e Pavlica Nuova (c.1380).

KRUSEVAC: danni nella zona della fortezza del Principe Lazar
(XIV sec.) e nel centro storico.

SMEDEREVO: danni al centro storico.

NIS: seconda citta' della Serbia, ha subito gravi danni al centro
storico, compreso il bombardamento del Museo storico della Croce
Rossa e la distruzione degli edifici piu' antichi della fabbrica di
tabacco.

MONTE KOPAONIK: danni al museo "Josif Pancic".

BRUS: danni nel monastero di Melentija.

KURSUMLIJA: danni al monastero di San Nicola, di epoca Nemanja
(XII sec.), a causa dei ripetuti bombardamenti contro il ponte di
Toplica.

PROKUPLJE: danni alla chiesa di San Prokopi.

VRANJE: la distruzione del centro cittadino ha causato danneggiamenti
alla parte vecchia ed alla zona del cimitero; anche il sito archeologico

di Pavlovac e' stato colpito.

LOZNICA: danni al monumento ai caduti della I G.M.

IVANJICA: gravi danni al centro storico.

OVCAR: danni ai monasteri della Ss. Trinita' e di Sretenje.

KABLAR: il 4/4 bombe cadono nei pressi del monastero quattrocentesco di
Nikolje.

UZICE: il 22/4 un missile centra l'edificio della Posta centrale,
causando danni nel centro cittadino compresa la chiesa di S. Marco.

ZVECAN: cittadina medioevale, danneggiata durante i bombardamenti di
Kosovska Mitrovica.

DJAKOVICA: completamente distrutta la antica area del mercato, compresa
la moschea di Hadim (XVI sec.) ed il ponte Tabacki.

PRISTINA: gravissimi danni al centro cittadino, distrutta completamente
la stazione ferroviaria. Direttamente colpito dalla NATO persino il
memoriale di Gazimestan, dedicato alla battaglia di Kosovo Polje, fuori
dalla citta', e danneggiato dalle detonazioni il monastero di Gracanica
(XIV sec., sotto tutela UNESCO).

PEC: ripetutamente bombardato il centro cittadino; danni anche nella
zona
del cimitero.

KLINA: danni alla chiesa di Santa Paraskeva presso Drsnik.

LOCANE: distrutta la "cabina di Danilovic" (inizi del '700).

PRIZREN: completamente distrutto l'edificio della Lega di Prizren
[2 foto].

* Distruzione di ponti e vie di comunicazione:

Aereoporto di Golubovci, Ponte di Varadin (Novi Sad, sul Danubio)
[2 foto], ponte di Beska (presso Novi Sad, sul Danubio) [2 foto], ponte
della Liberta' (Novi Sad, sul Danubio) [4 foto, due testimonianze];
ponte "25 maggio" presso Backa Palanka (sul Danubio al confine con la
Croazia) [2 foto], ponte di Jezgrovici al confine con il Kosmet [2
foto],
ponte di Biljanovac presso Kraljevo [2 foto], ponte della ferrovia a
Novi Sad [2 foto], ponte sull'Ibar a Brvenik presso Kraljevo [2 foto],
ponte di Bogojevo e case adiacenti (presso Sombor, sul Danubio) [4
foto],
ponte ferroviario vicino Lozno [2 foto], linea ferroviaria
Kraljevo-Lapovo presso Vitanovac [2 foto]

PRISTINA
- Ufficio postale [4 foto]
- Aereoporto e strutture collegate [una foto]
- Stazione degli autobus [due foto]

PONTE DELLA FERROVIA e ponte "Sarajevo" presso Grdelica (Leskovac),
colpito un treno passeggeri: 9 morti e 16 feriti nel primo [22 foto],
12 morti nel secondo caso [con 21 documenti tra autopsie, testimonianze,

perizie legali, eccetera; lista dei morti e dei feriti].

Ponte Efendi presso Ponosevac, ponte di Biljanovac sull'Ibar [4 foto],
ponte della ferrovia sul lago di Limsko a Donja Bistrica [2 foto],
ponte presso Pepeljevac, ponte sulla Morava presso Krusevac, ponte
Smederevo-Kovin sul Danubio [4 foto]; ufficio postale di Uzice [3 foto];

ponte della ferrovia a Ostruznica, sulla Sava [due foto].

* Bombardamenti di antenne e ripetitori

27 pagine di documentazione e fotografie, di cui citiamo in particolare
- i ripetitori sul Parco Nazionale della Fruska Gora, sulla Jagodina,
sullo Zlatibor, sullo Jastrebac, in Kosovo, sul centro commerciale
USCE a Novi Beograd;
- la distruzione della sede della RTV della Serbia in pieno centro
a Belgrado, avvenuta il 23/4 durante la normale attivita' di parecchi
giornalisti jugoslavi e stranieri, che ha causato la morte di 16
impiegati ed il ferimento di altri 16.

* Distruzione delle strutture produttive:

PANCEVO - "Lola Utva" (produzione di aerei leggeri) [4 foto]
GNJILANE (Kosmet) - "PIK Mladost" (agricoltura) e "Kosmet Prevoz"
(autobus)
CACAK - "Sloboda" (officine meccaniche, pompe, motori, ecc.) [2 foto]
BELGRADO - Centrale del riscaldamento con serbatoi di carburante,
ucciso un sorvegliante [10 foto, 4 documenti]
NIS - "DIN" (tabacchi), 5/4: gravi danni alle adiacenti strutture della
Facolta' di ingegneria [2 foto]; "Feroks", "Papir servis", "Nada
Tomic", "Jagodinska Pivara" e stazione veterinaria, 15/4.
LUCANI - "Milan Blagojevic" (chimica), 200 famiglie senzatetto
[2 foto]
KRAGUJEVAC - "Crvena Zastava" (automobili), 9/4: decine di operai che
presidiavano la fabbrica restano feriti, 30mila disoccupati ed
indotto bloccato [14 foto]; "Zastava Transport Spedicija", 15/4
(ditta spedizioni)
DUBINJE - allevamento bestiame e coltivazioni [una foto]
UROSEVAC (Kosmet) - "Plantaza" (coltivazioni)
RZNIC (Kosmet) - allevamento bestiame e coltivazioni
PRISTINA (Kosmet) - "Plastika" (materiali plastici) [una foto],
depositi carburante "Jugopetrol", "Magistrala" (edilizia stradale)
[una foto], "Dardanija" (deposito automezzi)
VALJEVO - "Krusik" (industria tessile e componenti elettrici), sei
feriti e gravi danni in citta' [sei foto]
KRUSEVAC - Industria "14 Ottobre" per l'estrazione mineraria
RAKOVICA (Belgrado) - il 15/4 sono colpite le ditte "Jugostroj",
"Panetteria Belgrado", "Rekord", "IMR", "DMB", "Minel", "Rakovica",
"Telekom Srbija", negozi e strutture scolastiche attigue.
BARIC (Obrenovac) - "Prva Iskra" (materiali da costruzione), 17/4
[6 foto]

* Depositi di carburante e derivati del petrolio:

- PANCEVO
Due morti e 4 feriti nel bombardamento del 4/4 [4 foto].

A ripetizione il 12, 15-16 e 18/4 la NATO attacca ancor piu'
pesantemente [rapporto legale] mettendo a rischio la vita dei 130mila
abitanti della citta' e di quelli delle aree vicine (Belgrado dista 16
chilometri). Sostanze altamente venefiche e/o cancerogene sono
rilasciate in tutta la zona. Benche' l'attivita' dell'industria
chimica fosse stata via via interrotta nei giorni precedenti, sia per
evitare rischi sia a causa dei danni dei bombardamenti iniziali, la
NATO ha colpito intenzionalmente i depositi allo scopo di causare il
rilascio delle sostanze chimiche nell'ambiente.

La notte tra il 15 ed il 16 sono presi di mira i depositi di ammoniaca
della "HIP Azotara" e quelli di vinilcloruro monomero (VCM) della "HIP
Petrohemija", nonche' la raffineria "NIS", causando in particolare
emissioni di ammoniaca elevatissime.
La notte tra il 17 ed il 18 sono presi di mira gli stessi obiettivi,
in particolare la raffineria, dove viene generato un incendio con
fiamme alte 100 metri ed una enorme nube visibile a decine di kilometri
di distanza; la mattina dopo il colore della pioggia e' nero, ed il
terreno e' contaminato da carbonio, altamente cancerogeno, mentre
pioggie acide si verificano in tutta la regione. Alla "HIP
Petrohemija" le bombe cadono sul polivinilcloruro (PVC) e nuovamente
sui depositi di VCM, generando una concentrazione di VCM nell'aria
pari a 7200 volte il massimo consentito tra le 5 e le 6 del mattino e
10600 volte il massimo consentito tra le 6 e le 8, senza diminuzioni
apprezzabili per svariate ore.

Il VCM e' cancerogeno e mutageno, e l'OMS si oppone alla sua
immissione nell'aria anche in quantita' minime. Da registrare anche
il rilascio di idrocloruro, monossido di carbonio, fosgene (velenoso),
dei quali non si e' potuta misurare la concentrazione per ragioni
tecniche, oltreche' della suddetta ammoniaca. Poiche' in Occidente
la natura delle industrie chimiche di Pancevo era assolutamente nota,
visto che alla loro costruzione avevano partecipato anche tecnici di
alcuni paesi della NATO, il disastro ambientale e sulla salute
umana va considerato come intenzionale e dunque come operazione
militare di carattere genocida, per l'uso indiretto di armi chimiche
atte allo sterminio di massa. Nessuna delle produzioni degli
stabilimenti colpiti era destinata a scopi militari, mentre le
distruzioni hanno avuto effetti micidiali per l'economia di tutto il
paese. Si e' anche rischiata l'esplosione dello stabilimento
"Ethylene", situato nella raffineria, che avrebbe potuto devastare
una gran parte della citta'.

L'intenzione della NATO non era quella di interrompere l'attivita'
produttiva, gia' compromessa, bensi' quella di esporre la popolazione
civile ai rischi dovuti alle emissioni chimiche. E' chiaro che per
questo i responsabili della aggressione devo rispondere di crimini
di guerra quali uso di armi proibite e genocidio.

- ALTRI DEPOSITI COLPITI:
Bogurovac (Kraljevo) 4 e 8/4, Smederevo 4/4, 9/4 [4 foto], 13/4
[4 foto], Pristina 5/4, Novi Sad 5/4, 7/4 [4 foto], 12/4 [2 foto],
16-18/4 [6 foto], Mala Krusa (Prizren) 6/4, Devet Jugovica (Pristina)
6/4 [foto], Conoplja (Novi Sad) 4-8/4 [4 foto] e 12/4 [2 foto],
Pancevo 12/4

* Strutture turistiche e sportive:

Tornik (Zlatibor) 8/4: centro sportivo-ricreativo, strutture sanitarie
"Cigota" e centro di riabilitazione per bambini, 3 morti [6 foto].
Monte Kopaonik 13/4: Hotel "Baciste" completamente distrutto con l'uso
di bombe a frammentazione [4 foto].
Raska: distruzione dello stadio.

===

VOLUME SECONDO (25 aprile - 10 giugno)

* Bombardamento della colonna di circa 600 profughi kosovaro-albanesi
sulla strada tra Prizren e Suva Reka presso Korisa (Kosmet), 13 maggio.
I prufughi stavano rientrando nelle loro case a Korisa, percio' sono
stati presi di mira dalla NATO interessata al mantenimento della
emergenza umanitaria. 48 i morti e circa 60 i feriti, soprattutto tra
bambini, donne ed anziani [32 foto].

* Bombardamento di abitazioni e zone residenziali:

- Surdulica, 27/4: 10 morti nel bombardamento di un gruppo di
palazzine [10 foto, rapporto MdI, rapporto di polizia, rapporto dei
medici legali con le autopsie, testimonianze].
- Prizren (Kosmet), 28/4: bombardamento della Via
Podrimska, in pieno centro, con la distruzione di circa 50 case
di cittadini di origine rom, 4 morti e 20 feriti gravi [6 foto].
- Jablanica (Kosmet), 1/5: 2 morti e 16 feriti gravi sul bombardamento
del villaggio, abitato soprattutto da musulmani; distrutti una
cinquantina di edifici, gravi danni alla moschea [4 foto].
- Kule (Kosmet), 1/5: 7 morti e 15 feriti, essenzialmente kosovaro-
albanesi [7 foto].
- Gosici (Montenegro), 28/4: nel bombardamento dell'aereoporto
di Golubovci restano coinvolte case ed allevamenti nel circondario,
colpiti da bombe a frammentazione [5 foto].
- Subotica, 27/4 [lista con ammontare dei danni].
- Belgrado, 30/4: bombe sulla via Maksim Gorki e limitrofe, diversi
feriti dei quali una ragazza morta successivamente [3 foto, 5 rapporti
investigativi]
- Murino (Plav), 30/4: 4 morti e 4 feriti gravi, piu' altri minori,
nel bombardamento dell'abitato di Murino.
- Vitanovac e Zarce (Kraljevo), 1/5: 5 feriti [2 foto].
- Sremska Mitrovica, 2/5: un morto [2 foto].
- Valjevo, 2/5: colpito un sobborgo, un ferito, gravi danni
[testimonianza, due foto].
- Novi Sad, 6/5: un missile cade direttamente nel mezzo di un
incrocio nella zona di Detelinara, danneggiando irreparabilmente le
abitazioni e la scuola elementare circostanti, generando un enorme
cratere di circa 10 metri nella strada, e causando una decina di feriti
[2 foto].
- Nis, 7/5: varie zone della citta' sono colpite nella notte, e poi
di nuovo la mattina con bombe a frammentazione, finanche il
Centro di Patologia Clinica, l'Universita', e la piazza del mercato
vicino alla storica fortezza. Tredici i morti, 18 feriti gravi, 11
feriti
minori [7 foto].
- Novi Beograd, Ambasciata della RP della Cina, 8/5: situata in un
punto piuttosto isolato, senza altri edifici attorno, la rappresentanza
diplomatica viene colpita in pieno causando tre morti ed una
decina di feriti [22 foto, due rapporti MdI].
- Cacak 10/5: 4 morti e vari feriti [5 foto, rapporto investigativo,
4 autopsie, pianta topografica, 2 testimonianze, 2 certificati di
morte].
- Orljane (Doljevac), 11/5: un morto [2 foto].
- Murino (Plav, Montenegro), 11/5: varie case distrutte [7 foto].
- Vrbovac (Kosmet), 16/5: bombe a frammentazione rendono
invalido a vita un bambino di 13 anni [4 foto, 2 testimonianze].
- Jesenica (Valjevo), 18/5: un morto ed una ventina di feriti [3
foto, rapporto, autopsia, 3 testimonianze].
- Sombor, 21/5: colpite circa 50 case sulla Via Vuk Karadzic,
almeno un morto e svariati feriti, molti capi di bestiame uccisi
[6 foto].
- Djakovica, 21/5: un morto [due foto].
- Sabac, 25/5: un morto e vari feriti [una foto].
- Novopazarska Banja, 25/5: circa 30 case danneggiate, almeno
due feriti gravi [una foto].
- Radoste (Kosmet), 26/5: nel bombardamento della ferrovia
vengono uccisi due ragazzi ed altri tre ragazzini sono gravemente
feriti [due foto].
- Ralja, 26/5: una casa rasa al suolo con tre bambini uccisi e
vari feriti gravi per le bombe cadute sui palazzi [6 foto].
- Aleksinac, 28/5: vari missili sono lanciati sul centro della
cittadina, distruggendo completamente due case, uccidendo tre
persone, ferendone gravemente altre 5, e causando altri
ingenti danni [8 foto].
- Petrovaradin (Novi Sad), 29/5: un gruppo di case distrutte [due
foto].
- Camurlija (Nis), 29/5: due morti e due feriti per le bombe cadute
sulle case [due foto].
- Cuprija, 29/5: bombardamento sul centro cittadino, circa 100
edifici distrutti o danneggiati, una ventina i feriti [due foto].
- Brvenik (Raska), 30/5: distrutte le case nella zona del cimitero
[4 foto, due rapporti investigativi].
- Ripanj (Belgrado), 31/5: una anziana donna uccisa e due
persone ferite nel bombardamento delle loro abitazioni [4 foto].
- Drazevac (Obrenovac), 31/5: un morto [due foto].
- Novi Pazar, 31/5: undici morti nel bombardamento della Via
S. Nemanja, in centro, e di altre zone periferiche; 12 i feriti gravi ed

11 i minori, un centinaio di edifici distrutti o danneggiati, nonche'
una scuola elementare, un centro medico, vari negozi, una stazione
degli autobus [16 foto, memorandum MdI].
- Novi Sad, 8/6: colpita la zona "Shanghai", un morto e parecchi
feriti.

* Bombardamento di strutture mediche:
rapporto sui danni tra il 26 aprile ed il 24 maggio, in varie zone della

RFJ; rapporto degli effetti del bombardamento dell'1/5 su Pancevo,
con gravi danni a vari centri clinici, e testimonianza; rapporto sui
danni all'ospedale di Valjevo (2/5) e testimonianza; 2 foto dei danni
all'Istituto di neurologia e nefrologia di Belgrado (8/5); 8 foto della
distruzione del Centro Clinico ed Ospedale (KBC) "D. Misovic" a
Belgrado, che ha causato la morte di 4 pazienti in terapia intensiva
e devastato la Clinica Neurologica; 18 fotografie, un rapporto
investigativo, 2 testimonianze, un rapporto medico-legale, la lista
dei feriti e la lista degli sfollati in seguito al bombardamento del
Sanatorio di Surdulica e dell'alloggio per i profughi dalla Croazia,
con 13 morti sul colpo, 3 feriti gravi, 5 dispersi e 35 feriti minori.

* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:

BELGRADO:
- Centro commerciale "USCE", ri-bombardato il 27/4
- Museo d'Arte Moderna, danneggiato in seguito al
bombardamento del centro "USCE" del 27/4, distrutte le grandi
vetrate [lista dei danni].
- Fortezza di Belgrado e Museo Storico della Serbia danneggiati
lo stesso 27/4 [testimonianza].
- Edifici del Ministero della Difesa e dell'Esercito, del Ministero
degli
Esteri, del Governo della Serbia, del Ministero degli Interni, degli
Affari
Sociali e della Sanita', altri edifici storici sulla imponente Kneza
Milosa
e dintorni.
- Torre televisiva del Monte Avala.
- Rakovica: ri-bombardata il 3, 22-23, 29 e 30 maggio
- Hotel "Jugoslavija": direttamente colpito dai missili.
- Museo Etnografico.

NIS: tomba altobizantina, zona di Trupale, museo-memoriale "12
febbraio", Torre dei Teschi, chiesa dell'Arcangelo Michele, zona del
mercato (attaccata il 7/5 con bombe a frammentazione), vecchio
distretto, Universita', Museo Nazionale, Orchestra Sinfonica,
ex-Sinagoga, Piazza della Liberta', consolato greco, Istituto Pasteur,
chiesa di San Giovanni ad Orljane, complesso dell'industria del
tabacco con Museo della Croce Rossa, zona archeologica di
Mediana (bombe a frammentazione).

NOVI PAZAR: antichi bagni turchi, Monastero di Sopocani (sotto
tutela UNESCO), chiesa di San Pietro (idem) e Djurdjevi Stupovi
(idem).
GURCEVO: Memoriale Charnel.
NOVI SAD: Ponte Zezelj, vecchio edificio della TV.
VRDNIK (Sremska Mitrovica): miniera di carbone, monastero,
chiesa e monastero di Sisatovac.
VRSAC: fortificazioni.
MONTE KOPAONIK: Memoriale "J. Pancic" ri-bombardato.
KURSUMLIJA: monastero di San Nicola.
BALAJNAC: sito archeologico.
SAMAILA: monumenti funebri e chiesa di San Procopio.
ZABLACE: chiesa degli Arcangeli Michele e Gabriele.
CVETKE: storica chiesa in legno a Rudnik.
PRILIKE: chiesa.
TRSTENIK: vecchio ponte sulla Morava, antico centro storico
(Carsija), monastero di Ljubostinja.
DJUNIS: Monastero di San Roman.
KRCMAR (Valjevo): chiesa protestante di San Nicola.
PANCEVO: vecchio ospedale, monastero di Vojlovica, chiesa
della Trasfigurazione.
GRACANICA: il famoso monastero ha subito le conseguenze di
innumerevoli attacchi su tutto il circondario.
DRAGANAC: monastero di San Gabriele.
KRAGUJEVAC: antica fonderia, vecchie caserme, teatro "J. Vujic",
scuola di musica, Universita', palazzo del principe Michele,
galleria d'arte, palazzo della vecchia assemblea, archivio Sumadija,
museo-memoriale "21 Ottobre".
DECANI: monastero.
GORAZDEVAC: chiesa in legno di San Geremia.
CACAK: Museo (specialmente danni alla facciata, del secolo
scorso), chiesa dell'Ascensione, vecchie scuole elementari.
VALJEVO: vecchio ospedale.
KADINJACA: monumento.
VELIKA HOCA (Orahovac): zona ricca di antiche chiese
ortodosse, bombardata l'11-12 maggio.
SRECKOVAC: chiesa di Sant'Elia.
BUSTRANJE: chiesa di San Dimitri.
VINCA, BELO BRDO: bombe a pochi metri dal sito archeologico.
GORNJE NERODIMLJE: antiche chiese e monasteri attorno alla
zona dei bombardamenti.
ZITORADA: chiesa.
SMEDEREVO: fortezza.
PALIC (Subotica): rasa al suolo la stazione metereologica, ex
villa di Joszef Sigeti, ed altre strutture, compresa una sala
conferenze.
SABAC: fortezza, antico centro storico.
GAZIMESTAN (Kosmet): ancora tra il 22 e 23 maggio due missili
bersagliano il memoriale della battaglia di Kosovo Polje.
TEKERIS: memoriale della battaglia del Monte Cer, casa Charnel.
DRSNIK: distrutta la chiesa di santa Petka.

* Bombardamento di strutture penitenziarie:

Istok (Pec): il centro penitenziario KPD "Dubrava", esteso su di
un'area molto ampia in aperta campagna, viene completamente
distrutto dalle bombe tra il 19 ed il 21 maggio.
95 prigionieri morti e 196 feriti [16 foto].

* Bombardamento di ponti e vie di comunicazione:

Ponte sul Danubio Zezelj a Novi Sad, 26/4 [2 foto, rapporto];
ponte Ostruznica sulla Sava, un morto, 29/4 [4 foto, 4 rapporti];
ponte "Sarajevo" nella gola di Grdelica, 29/4, quarto attacco aereo
[due foto]; ponti sul fiume Toplica presso Podina, 29/4 [3 foto]
e 2/5 [2 foto]; ponte sulla Morava presso Trstenik, 30/4, un morto
[2 foto]; ponte sulla Rasina presso Krusevac, 2/5 [2 foto]; ponte
ferroviario presso Vatin al confine con la Romania, 6/5 [due foto];
ponti ferroviari presso Bogutovac, 8/5 [due foto, rapporto]; ponte
sulla Nisava a Nis, 8/5 [due foto]; ponte sulla Velika Morava
presso Mijatovac, 8/5, tre addetti della Croce Rossa rumena feriti
[due foto]; ufficio della Posta centrale di Uzice, ri-bombardato e
raso al suolo il 9/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia
presso Velika Plana, 10/5 [tre foto]; tangenziale di Cacak, 10/5,
due morti [tre foto]; ponte sul fiume Lim presso Prijepolje, 11/5
[due foto]; viadotto autostradale presso Horgos, 11/5 [due foto];
ponte di Kokin Brod, 11/5 [due foto], ponte di Murino, 11/5 [tre
foto]; ponte a Vrbas, 13/5 [due foto]; viadotto presso Kursumlija,
14/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia presso Trupalske,
14/5 [due foto]; ponte a Vladicin Han, 18/5, un morto [5 foto];
ponte a Banatski Dvor


ponte presso Luzani (Kosmet), 1/5: colpito in pieno un pullman,
39 morti e 13 feriti gravi [11 foto];

Savine Vode (Kosmet), 3/5: la strada regionale tra Pec e Rozaje viene
bersagliata ripetutamente con tre missili e bombe a frammentazione
tra le 11:45 e l'una e trenta, colpendo tra l'altro un pullman di linea
e causando l'uccisione di 17 passaggeri ed il ferimento di 44 [8 foto].

===

APPENDICE a cura del CRJ:

* Trattati internazionali violati:

- Carta della Organizzazione delle Nazioni Unite, articolo 2
- Costituzione della Repubblica italiana (1947) e altre leggi
fondamentali dei paesi aggressori
- Convenzioni di Ginevra sullo stato di guerra (1949)
- Trattato costitutivo della NATO (1949)
- Accordo internazionale sui diritti civili e politici ed accordo
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966)
- Protocollo aggiunto n.1 alle Convenzioni di Ginevra (1977)
- legislazione riguardante la navigabilita' di corsi d'acqua
internazionali (Danubio)

* Presenti attivita' dei paesi NATO contro la RFJ e le popolazioni
dei Balcani:

- embargo (Legge del Senato USA che indica la Serbia come
"Stato terrorista"; raccomandazioni della UE);
- violenze e distruzioni da parte della organizzazione addestrata
ed armata dalla NATO 'UCK' sul territorio di Kosovo e Metohija; fuga
della popolazione non-schipetara e schipetara non secessionista;
- addestramento, armamento, finanziamento del movimento irredentista
pan-albanese e per la ulteriore destabilizzazione della RFJ
(Montenegro, Sandjak, Vojvodina);
- disinformazione strategica e censura sulle informazioni dalla RFJ;
- violazione del diritto d'asilo per i profughi kosovari (serbi, rom,
eccetera; vedasi Circolare Ministero dell'Interno 5/8/1999).

===

Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.

Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
http://marx2001.org/crj - crj@...

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid%c2%91979
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Sito WEB:
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La puntata precedente di questa serie di contributi sui crimini di
guerra della NATO ai danni della popolazione di Pancevo e' reperibile
alla URL:

> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/619

---

Bombe Nato sulla Jugoslavia.
Una guerra, una guerra ecologica.

di Paolo Bartolomei (ricercatore ENEA - Bologna) e Alberto Tarozzi
(Prof. Sociologia - Univ. Bologna)

E' da poco uscito il rapporto dell'Onu sulle conseguenze ambientali dei
bombardamenti Nato sulla Jugoslavia. Un rapporto ambivalente. Da un lato
l'Onu reclama dalla Nato, senza risposta, informazioni sui luoghi
bombardati, per verificare la presenza cancerogena dell'uranio
impoverito. Inoltre segnala i punti caldi, città' in cui si ritiene
necessario un intervento immediato, per scongiurare sciagure ecologiche.
D'altro lato, le conclusioni Onu negano l'esistenza di una catastrofe e
enfatizzano la presenza di guasti ambientali antecedenti alla guerra.
Qui si inserisce il contributo del prof. Krusewitz, del Politecnico di
Berlino e fondatore dell'Istituto per la ricerca sull'ambiente e sulla
pace di Kunzell, di prossima pubblicazione sull'annuario
Kasselerfriedenratschlag, oltre che collaboratore del bellissimo
documentario Bomben auf den Chemieindustrien presentato al
Cinemaambiente di Torino. La lettura di Krusewitz è orientata a
smantellare l'approccio discolpatorio dell'Onu nei confronti della Nato.
Esiste cioè un diritto internazionale di guerra, la convenzione di
Ginevra, aggiornato in seguito ai crimini perpetrati dagli Usa in
Vietnam coi defolianti. Sulla base di tale diritto, secondo Krusewitz,
l'intervento Nato va ritenuto un crimine di guerra, chimica ed
ecologica, per le sue conseguenze gravi, estese e durevoli, conseguenze
prodotte intenzionalmente. Il che cancella la possibile scappatoia dei
'danni collaterali'. Un'accusa grave come un macigno che 'spiega' i
tentativi dei governi delle Allied force, come l'Italia, di negare, per
evitare il rischio di un'incriminazione come criminali di guerra,
l'esistenza stessa di una guerra, ridotta a 'intervento umanitario' o a
'operazione di polizia'.

---

L'AUTORE: Knut Krusewitz, della Technische Universitaet di Berlino,
docente di
Pianificazione ambientale e autore di una delle relazioni più rigorose e

intelligenti sul tema dei bombardamenti nei Balcani (industrie chimiche
e uranio), pubblicata da 'Il Manifesto' del 4.1.2000 p. 10.
(http://www.geocities.com/Paris/Chateau/9161/comitato/krusewitz.html)

10 novembre 1999
traduzione: 20 novembre 1999
a cura di Alberto Tarozzi

Versione integrale

---

NATO.: condotta di guerra e conseguenze ambientali

1. Proposizione del problema.
La domanda che deve porsi dal punto di vista delle scienze ambientali è
quali metodi bellici e quali mezzi la NATO abbia utilizzato durante la
sua Operation Allied Force e quali danni essa abbia causato all'ambiente
naturale e sociale. La domanda deve essere posta in quanto sussiste il
fondato sospetto che l'alleanza bellica contro la Jugoslavia abbia
urtato i principi e le norme del Trattato sul divieto di guerra
ecologica e contro il divieto di danneggiamento ambientale prescritto
dal diritto internazionale umanitario. Le relative prescrizioni del
diritto internazionale bellico includono in primo luogo l'intenzionale
danneggiamento dell'ambiente nell'ambito della condotta bellica. Inoltre
esse si applicano anche ai danni collaterali, se questi conducono a
conseguenze dannose gravi, estese e durature, e perciò portano con sé un
perturbamento significativo della vita umana, delle risorse naturali ed
economiche. In questo caso sarebbe rilevante non solo dal punto di vista
ambientale, ma anche di quello del diritto internazionale poter provare
che l'Alleanza abbia fatto uso nell'ambito della sua condotta bellica di
metodi e mezzi che dal punto di vista ambientale erano mirati o da cui
ci si doveva aspettare che essi causassero danni ambientali persistenti
di simile entità. Si tratterebbe allora di gravi violazioni delle leggi
e consuetudini belliche, che potrebbero essere punite come crimini di
guerra.
Su questo sfondo è divenuta un argomento di dibattito internazionale la
questione se il bilancio ambientale della guerra consenta la conclusione
che la NATO abbia effettivamente condotto una guerra ecologica contro la
Jugoslavia. Con il mio contributo io cerco di dare un apporto al
chiarimento di questa controversia. A questo fine è necessario
innanzitutto trattare dei danni ambientali nel teatro di guerra; infine
cercherò di ordinare e valutare questi danni secondo il diritto
internazionale.

2. Come si comunicano e valutano i danni ambientali di guerra?
2. 1. Per la critica del concetto dell'UNEP.
Già durante la guerra, ancor prima che vi fosse il primo bilancio
empirico dei danni ambientali, il direttore esecutivo del Programma
Ambientale delle Nazioni Unite (ingl.: United Nations Environmental
Programme: UNEP), l'ex ministro dell'ambiente Klaus Töpfer
(cristiano-democratico), riferì che la guerra non aveva causato alcuna
catastrofe ecologica. L'11 maggio 1999 costui rese nota la costituzione
di una Balkan Task Force (BTF), un gruppo di lavoro speciale per
l'ambiente nell'area di guerra. Esso avrebbe dovuto "raccogliere e
confrontare informazioni credibili sulle conseguenze ambientali della
crisi del Kossovo" (Haavisto, 1999), al fine di togliere fondamento a
"speculazioni su una catastrofe ecologica dovuta alla guerra del
Kossovo" (Süddeutsche Zeitung, (a), 1999, p. 7). Infatti a Töpfer non
interessavano speculazioni, ma cose concrete. La sua BTF doveva
raccogliere per tempo determinate informazioni ambientali, con cui la
NATO potesse eventualmente provare di aver condotto una guerra conforme
a diritto internazionale. Mentre Töpfer strumentalizzava l'UNEP e la
BTF, rendeva ogni dichiarazione sul significato ecologico della guerra
un argomento ambientale e di politica militare, ma soprattutto di
diritto internazionale dalla forza dirompente. Dall'UNEP-BTF si pretese
una prestazione apologetica, che strutturò il rapporto interno tra
incarico di indagare, metodo d'indagine e risultato dell'indagine. A
causa della preponderante funzione discolpatoria del rapporto finale
dell'UNEP è giocoforza contrapporvi una critica sui metodi.
2. 2.1. Incarico di indagine:
Töpfer conferì al BTF solo un incarico di indagine tecnicamente
ristretto, che non doveva mettere in luce né gli aspetti militari, né di
giusinternazionalistici, né sociali del problema ambientale. L'incarico
di indagine non riguardava quindi la questione, evidente dal punto di
vista ecologico e sollevabile dal punto di vista del diritto
internazionale, della concatenazione tra metodi di condotta della guerra
NATO e i danni ambientali che ne sono derivati nella regione dei
Balcani. Pekka Haavisto, direttore di questa technical mission, formulò
poi questo equivoco concetto di indagine in un programma di valutazione
apparentemente obiettivo: "L'incarico viene suddiviso tra cinque gruppi
tematici: 1. Stima dei danni ambientali derivanti dagli impianti
industriali distrutti; 2. Danubio; 3. Conseguenze della guerra sulle
risorse naturali; 4. Effetti a lungo termine della guerra sulla salute
degli uomini e sull'ambiente; 5. Insediamenti umani." (Haavisto, ibid.).

Al contrario di quanto annunciato la BTF non si occupò in loco degli
"effetti a lungo termine della crisi sulla salute umana e
sull'ambiente". Ciò potrebbe essere effettuato da uno studio di lungo
periodo ordinato di recente dalla Commissione Europea. Il suo titolo:
"Valutazione accurata degli influssi sull'ambiente della guerra in
Jugoslavia" (Commissione Europea, 1999). Il suo rapporto finale verrà in
essere tuttavia solo nell' autunno del 2000. Il Gruppo di lavoro UNEP ha
tentato nonostante ciò di valutare la contaminazione dell'ambiente
dovuta al munizionamento all'uranio impoverito (depleted uranium: DU).
Esso fu costretto a convocare un Depleted Uranium Desk Asessment Group
(che si riuniva a Ginevra), giacché la NATO si era rifiutata di fornire
indicazioni sulla quantità di armi DU impiegate e sui loro bersagli.
2.2.2. Metodo di indagine:
La direttiva politica del direttore UNEP propiziò presso la BTF una
percezione specifica delle conseguenze ecologiche della guerra, che
rimase quindi allineata non a riflessioni di natura obiettiva, quanto
piuttosto di natura opportunistica. Dal momento in cui la BTF accettò
acriticamente la direttiva extrascientifica del suo committente
politico, andò perfino ad oscurare quegli ambiti di realtà
scientificamente considerevoli, che un resoconto obiettivo avrebbe
sicuramente resi parte costitutiva di un'analisi e valutazione
imparziale.
La BTF concepì il suo programma d'indagine in modo tale da relegare in
un novero di dati extrascientifico la connessione tematica tra condotta
bellica NATO, scelta dei mezzi bellici e danni ambientali da esse
provocati. Solo in questo modo essa poteva considerare i gravi danni
della guerra all'ambiente naturale e sociale come meri danni
collaterali, a guisa di "incidenti sul lavoro" di guerra.
2.2.3. Risultati dell'indagine.
Non pare aver minimamente disturbato la BTF il dover presentare un
rapporto il cui riusultato era già stabilito prima che si esaminasse la
prima misurazione dei danni in loco, premessa irrinunciabile della
valutazione tecnica dei danni ambientali di guerra. Nonostante -od a
causa- dell'immunizzazione politicamente stabilita della realtà e della
connessa minimizzazione del problema la BTF trovò prove sul fatto che la
Nato aveva ripetutamente causato consistenti danni ambientali in quattro
località, cioè Pancevo, Kragujevac, Novi Sad e Bor. I risultati delle
loro indagini furono banali, giacché essi confermarono soltanto ciò che
esperti ed esperte di disastri sapevano già in precedenza:
chi distrugge militarmente complessi industriali - installazioni
petrolchimiche, raffinerie, depositi di carburante, centrali elettriche,
fabbriche di munizioni, di fertilizzanti, ed impianti chimici - libera
con ciò sostanze nocive all'ambiente ed alla salute, che naturalmente si
depositano anche nelle vicinanze degli impianti bombardati. Ma certo non
solo lì, giacchè esse si diffondono a grande distanza con le termiche, i
venti, il ciclo delle acque. La BTF trascurò deliberatamente questo
importante dato di fatto ecologico, nonostante allora le fossero noti i
risultati delle misurazioni al riguardo eseguite dal Dipartimento di
Tecniche Ambientali dell'Università Demokritos di Xanthi (Tracia)
(Rapsomanikis, 1999 pag. 1-4; Süddeutsche Zeitung, (b) 1999, pag. 5).
Ergo: il concetto metodico dell'UNEP-BTF non era minimamente idoneo all'
elaborazione di un bilancio dei danni ambientali che sarebbe bastato
alla loro stessa pretesa di presentare "un rapporto completo che sia
neutrale, obiettivo e scientificamente credibile" (Haavisto, ibid.).
Perciò la parte empirica del rapporto UNEP contribuiva ben poco al
chiarimento del quesito qui trattato, se la NATO abbia o meno condotto
una guerra ecologica.
2.3. Problematica della pianificazione ambientale.
Le guerre mondiali e le successive forme della "moderna" condotta di
guerra hanno causato danni non soltanto all'ambiente naturale, ma anche
a quello sociale (Krusewitz, 1985; idem, 1999, pag. 5-7). Compito di una
scienza ambientale illuministica è perciò rilevare e valutare non solo i
"danni collaterali ecologici", effetti primari della guerra, alla qual
cosa si è limitata essenzialmente la UNEP-BTF, ma anche i suoi effetti
secondari e terziari. Se la guerra contro la Jugoslavia abbia in effetti
causato soltanto danni collaterali all'ambiente naturale, o se non abbia
prodotto piuttosto pregiudizi macroscopici, duraturi e gravi
all'ambiente naturale e sociale, può giudicarsi solo se si esaminano i
suoi effetti primari, secondari e terziari. A questo fine utilizzo un
metodo di ricerca che ho sviluppato nell'analisi delle guerre moderne.
2. 3.1. Effetti primari.
Quali metodi e mezzi di condotta bellica ha scelto la NATO? Quali armi
vi ha impiegato? Quali sostanze tossiche/cancerogene/radioattive sono
finite nell' ambiente, da quali sorgenti provenivano, in quali quantità
ciò è accaduto e come si sono diffuse nello spazio? Quali danni si
possono documentare nella biosfera (nel bilancio naturale regionale),
nei paesaggi culturali, nei territori protetti, nei territori di
ricreazione, come pure nelle regioni-modello internazionali (riserve
della biosfera dell'UNESCO)? Con riguardo agli effetti primari della
guerra si conosce qualche cosa rispetto ai danni ambientali di limitata
estensione, ma poco riguardo a quelli di ampio raggio. Dati primari sono
stati rilevati soprattutto presso i siti industriali bombardati. Sono
stati aggrediti e distrutti da attacchi con bombe o missili oltre 20
impianti che contenevano sostanze e/o energie pericolose come:
? Raffinerie di petrolio, oleodotti, depositi di carburante, stazioni di
carico;
? Impianti industriali chimici e farmaceutici;
? Fabbriche di ammoniaca, fertilizzanti e fitofarmaci.
Con ciò sono state liberate in un'area considerevole sostanze
cancerogene, tossiche ed ecotossiche. Finora tali inquinanti sono stati
misurati e segnalati nelle seguenti località (Stephan/Strobel/Klaß,
1999; FOCUS, 1999; Tehnokratia, 1999; UNEP/UNCHS, 1999):
? Pancevo
1,2 dicloroetano (ECD), cloruro di vinile monomero (VCM), diossina,
furani, fosgene, benzo(á)pirene, ammoniaca, bifenili policlorati (PCBs),
mercurio, anidride solforosa, ossido d'azoto, fuliggine, fumo;
? Kragujevac
PCBs, diossina, furani, benzolo, toluolo, tetracloroetilene,
tricloroetano, rame, zinco, cobalto;
? Novi Sad
PCBs, ç-esano, idrocarburi liquidi, anidride solforosa, piombo,
mercurio, fuliggine, fumo;
? Bor
PCBs, rame, arsenico, cadmio, piombo, zinco;
? Kraljevo
idrocarburi liquidi, gasolio, toluolo, benzolo;
? Nis
idrocarburi liquidi, PCBs, diossina;
? Novi Beograd
idrocarburi liquidi, benzina;
? Smederova
fuliggine, fumo, PCK, idrocarburi liquidi; Cacak: metalli pesanti.
Questi gli effetti primari della guerra. E' incontestabile che la
Operation Allied Force ha danneggiato notevolmente l'ambiente naturale
nei dintorni dei complessi industriali distrutti, e con ciò ha
compromesso la salute della popolazione. E' tuttavia controverso se i
danni all'ambiente siano solo notevoli o non piuttosto gravi, estese e
durature. Su ciò ritornerò nella sezione dedicata alla valutazione della
condotta di guerra secondo il diritto internazionale.
2.3.2. Effetti secondari.
Come agiscono tali inquinanti e tali danni ambientali su uomini, salute,
agricoltura, forestazione, risorse acquee, aree protette,
regioni-modello, approvigionamento idrico, infrastrutture del traffico,
ed insediamenti? Quali tendenze seguono nel corso del tempo le
concentrazioni degli inquinanti e quali ne sono i motivi? Si devono
adottare misure di emergenza in aree ad alto rischio (per es. presso le
fabbriche chimiche distrutte)? Quali procedure tecniche devono essere
messe in atto per la diminuzione o l' eliminazione dei danni? Le
discariche militari sono riconoscibili e da risanare? Può essere
ripristinato lo status quo ante ecologico? In questo momento nella
Repubblica Jugoslava sono stati rilevati solo pochi dati riguardanti gli
effetti secondari. Ciò per motivi di politica interna, per le sanzioni,
per motivi strutturali, ma anche per motivi legati alle tecniche di
misurazione ambientale, di cui non ci si occupa più dettagliatamente.
Tuttavia, nel caso dei complessi industriali bombardati a Pancevo, si
può esporre in modo esemplare il nesso causale tra effetti sull'ambiente
della condotta bellica NATO primari e secondari. La NATO attacca più
volte con missili (Cruise Missiles) la località industriale Pancevo - un
complesso di stabilimenti petrolchimici, raffinerie di idrocarburi,
fabbriche di fertilizzanti, impianti di cloruro di vinile monomero ed
etilene - e lo distrugge insieme con i suoi grandi depositi. Le sostanze
tossiche da ciò sprigionate formavano ad ogni attacco nubi tossiche, che
contenevano di volta in volta miscugli corrosivi di ECD, cloruro di
vinile monomero (VCM), diossine, fosgene, anidride solforosa, ossidi di
azoto, benzo(á)pirene ed ammoniaca.
In alcune notti di bombardamento le concentrazioni di veleni erano
altrettanto alte che dopo un grande attacco con armi chimiche. La
popolazione è stata ripetutamente esposta, in quasi tutti i casi
indifesa, a queste sostanze tossiche. Perciò i danni alla salute "si
mostreranno in parte soltanto fra molti anni" (Stephan, 1999, pag. 42).
2.3.3. Effetti terziari.
Quali costi per l'economia nazionale sorgeranno dai programmi di
ricostruzione e risanamento? Chi li finanzierà? Come agiranno le
conseguenze della guerra sul mercato e sulle condizioni del lavoro? Come
i costi naturali e sociali della guerra cambieranno lo standard di vita,
le condizioni culturali ed educative della società? Le opzioni di
sviluppo economiche, politiche ed internazionale delle parti in
conflitto sono ragguardevolmente limitate? I danni economici sono perciò
significativi dal punto di vista della pianificazione ambientale, poiché
le loro dimensioni decidono se, e, se sì, sotto quali condizioni, si
potranno sostenere i costi ambientali naturali e sociali della guerra. I
tre settori-chiave dell'industria jugoslava, chimico, energetico,
metallurgico sono stati gravemente danneggiati. La petrolchimica, il
ramo industriale più redditizio del paese, è quasi completamente
distrutto, con nefaste ed incalcolabili conseguenze ecologiche, il
moderno impianto chimico Petrohemija di Pancevo è stato raso al suolo.
Altrettanto distrutte sono entrambe le fabbriche di fertilizzanti di
Novi Sad e Pancevo. Ciò significa "un'ipoteca particolarmente pesante
per il futuro. La Jugoslavia è un paese agricolo, ed è sopravvissuta
agli anni dell 'isolamento solo della propria produzione alimentare.
Negli anni scorsi la quota dell'agricoltura nel prodotto interno lordo è
salita dal 35 a quasi il 50%" (Israel, 1999, pag. 8). A Pancevo si
trovavano anche le maggiori raffinerie della Jugoslavia, che ora sono
ridotte in macerie. L'economia energetica è il secondo settore economico
fondamentale che è stato duramente danneggiato dalla guerra. "Nel
settore-chiave della metallurgia gli stabilimenti del gruppo Zastava,
soprattutto a Kragujevac, sono stati largamente distrutti. 120 imprese
fornitrici dipendono da questo complesso industriale automobilistico"
(Spiegel, 1999, pag. 153).
Un primo bilancio degli effetti terziari nell'economia nazionale
presenta, secondo l'inventario di un economista jugoslavo, il seguente
quadro: "A causa della guerra e delle sue conseguenze la produzione
industriale nella Repubblica Federale Jugoslava, confrontata coll'anno
precedente, calerà del 44, 4% [...]. Il prodotto interno lordo dovrebbe
affondare del 40,7%, l' impotr-export di oltre il 50%, la disoccupazione
dovrebbe salire al 32,6%" (Süddeutsche Zeitung, 1999, pag. 25).

3. Valutazione dei danni ambientali secondo il diritto internazionale
bellico.
Alla spiegazione della questione, se la NATO abbia condotto una guerra
ecologica contro la Jugoslavia contribuisce il diritto internazionale
bellico. Le norme ed i principi relativi si trovano:
? nell'accordo sul divieto dell'uso militare o comunque ostile di
tecniche che alterino l'ambiente, unitamente all'appendice e intesa del
18 maggio 1977 - accordo sul divieto di guerra ecologica, ingl.:
Environmental Mpodification Convention, citato come ENMOD-Convention
(Fahl, 1980, pagg. 136-143)
? nel 39° protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977 alla Convenzione di
Ginevra del 12 agosto 1949 sulla protezione delle vittime dei conflitti
armati -citato come PA I- (Randelzhofer, 1999, pagg. 569-617).
In base all'esperienza della condotta bellica USA in Vietnam l'ONU varò
nel 1977 la ENMOD-Convention; la Repubblica Federale Tedesca la ratificò
nel 1983.
Secondo l'art. I dell'accordo è vietato l'uso "di tecniche che alterino
l' ambiente che producano effetti gravi, estesi e duraturi" come mezzo
di condotta bellica. "Il bersaglio è dunque l'uso delle cosiddette
environmental modification techniques come strumenti militari, cioè il
mirato abuso dell'ambiente come arma" (Oeter, 1994, pag. 98). Ogni
"manipolazione" militare "dei processi naturali" (art. II) è pertanto
interdetta.
Le Intese (Understandings) sugli articoli I e II stabiliscono che si
intende "esteso" un ambito di varie centinaia di chilometri quadrati;
per "duraturi" s'intendono danni militari che si prolungano per vari
mesi (circa una stagione), e "grave" è un effetto che porta con sé
disturbi seri e significativi alla vita umana, alle risorse economiche e
naturali e ad altri beni.
Se viene violato uno di questi limiti, entra in gioco il divieto
dell'ENMOD. Con l'art. 35, sez. 3, PA I e le norme complementari
dell'art. 55 nello stesso Protocollo Aggiuntivo è stato "introdotto un
assoluto divieto di danni ambientali persistenti nel diritto
internazionale umanitario" (Oeter, ibid.). Se è chiaro o presumibile che
si pervenga a danni ambientali gravi, estesi e duraturi, anche l'impiego
di tali mezzi e metodi dannosi per l'ambiente non è più ammissibile,
nemmeno se asseritamente necessario dal punto di vista militare.
Arrecare consapevolmente od accettare semplicemente il rischio di creare
danni gravi e persistenti all'ambiente sono coomportamenti con ciò
pienamente considerati nell'ambito della condotta bellica.
Le norme del protocollo aggiuntivo I superano in principio il divieto
della ENMOD. Non vi sono solo compresi l'intenzionale danneggiamento
dell'ambiente nell'ambito della condotta bellica (come nel caso della
convenzione sul divieto di guerra ecologica), ... ... ... ... danni
collaterali" (Oeter, ibid.). Poiché ogni condotta bellica causa notevoli
danni collaterali all'ambiente, la questione sulle disposizioni
limitative della guerra nel Protocollo Aggiuntivo I non è soltanto di
prevalente interesse militare, ma anche di interesse per la pace. "La
Conferenza Diplomatica ha perciò utilizzato i concetti-soglia esteso,
duraturo e grave impiegati analogamente alla ENMOD, non ugualmente in
modo alternativo (come per la ENMOD) ma in modo cumulativo. Solo i danni
collaterali coinvolgenti grandi superfici, che contemporaneamente
persistono per lunghi lassi di tempo e che inoltre comportano gravi
pregiudizi per l' ambiente, sono compresi dai divieti dell'art. 35, 3°
co., e 55 del PA I (Oeter, loc. cit. pag. 99).

4. Applicazione dei criteri di valutazione giusinternazionalistici alla
condotta bellica della N.A.T.O.
Si ammette qui che una complessiva, sistematica analisi dei dati
rilevanti dal punto di vista ambientale, se fosse in effetti possibile,
non è stata fino a questo momento (ottobre 2999) ancora fornita.
Tuttavia le informazioni introdotte nei dati sono sufficienti ad
ottenere istruttivi risultati sul nesso causale tra condotta bellica e
conseguenze ambientali; conformemente a ciò determinati effetti primari,
secondari e terziari sono duraturi, si presentano in modo esteso, ed
indicano danni gravi all'ambiente naturale, dai quali la salute della
popolazione è considerevolmente minacciata.
4.1. Danni ambientali duraturi.
Violazioni delle disposizioni delle intese relative all'art. I, II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, art. 55, sez. 1, PA
I. Al contrario dell'impressione comunicata dal Gruppo di lavoro
dell'UNEP, raccolta dei dati e valutazione della pericolosità dei danni
ambientali si mostrano complicate, poiché con la distruzione dei
complessi industriali si sono formate contaminazioni miste di varie
sostanze. "L'effetto dell' interazione di tali miscugli di inquinanti
nel sottosuolo è assai difficilmente valutabile ed ancora poco
studiato". (UBA, 1999, pag. 9). "Sicuramente dal ciò che resta dalla
distruzione di discariche industriali deriverà nelle regioni colpite una
minaccia per gli esseri umani che agirà ben oltre la fine della guerra".
Questo giudizio prognostico è stato confermato dall'Ufficio per le
sostanze pericolose (Halle) e dall'÷ko-Control (Dessau) nel caso di
Opovo: "Near Opovo, forest damage which suggests contamination by fumes
was clearly perceptible. [...] Crop losses (probably over a period of
several years) should be taken in account, as well as a detrimental
impact upon the natural fauna and flora" (Stephan/Strobel/Klaß, loc.
cit., pag. 54).
4.2. Danni ambientali estesi.
Violazioni delle disposizioni delle intese sugli artt. I e II della
ENMOD-Convention in relazione con l'art. 35, sez. 3, ed art. 55, sez. I,
PA I. Inoltre la minaccia si estende largamente oltre le regioni
colpite. Due prove empiriche al riguardo:
? "The results from Pancevo (including Opovo) and Novi Sad show that the
chemical consequences of the war are not limited to local effects but
are of at least regional impact, and since they also effect the Danube
they could have also trans-border impacts" (Stephan/Strobel/Klaß, loc.
cit., pag. 54).
? "Between March 24 and June 10, 1999 a large number of chemicals were
ejected in the atmosphere because of air strikes in chemical industries
and oil storage facilities in former Yugoslavia. Chemicals released in
the atmosphere under suitable meteorological conditions can be
transported across borders to large distances. The releases contain not
only conventionel air pollutants but also semi-volatile organic
compounds (SVOs) which include dioxins, furans, PCBs, PAHs and organic
phthalates, all known to be hazardous to health" (FOCUS, 1999).
Resta da chiarire come mai soltanto istituti ecologici greci abbiano
misurato la diffusione di inquinanti su spazi estesi in Europa.
4.3. Danni ambientali gravi.
Violazioni delle disposizioni nelle intese relative agli artt. I, II
della ENMOD-Convention in relazione agli artt. 35, sez. 3; 54, sez. 2,
55 sez. 1, PA I. L'Ufficio Federale dell'Ambiente (Umweltbundesamt: UBA)
già il 5 maggio 1999 avvisava che per le conseguenze ambientali della
guerra un "uso civile di larga parte di queste regioni non sarà
possibile per la minaccia alla salute derivante dalla contaminazione del
suolo e delle acque profonde e superficiali" (UBA, 1999, pag. 10).
Questa previsione è stata finora confermata in due gravi casi. Si tratta
del significativo danneggiamento delle risorse naturali ed economiche,
come anche della vita umana, in un caso per lo sprigionamento di
policlordibenzodiossine (PCDDs: diossina di Seveso) e di
policlordibenzofurani (PCDFs); ed altrettanto nell'altro caso, relativo
allo sprigionamento di prodotti radiotossici e chemiotossici della
disintegrazione di munizioni di uranio (munizioni DU).
4.3.1. Azione dei PCDDs e PCDFs:
"It can be claimed that considerable amounts of PCDDs/PCDFs must have
been distributed by gas clouds. [It] would therefore be necessary [to]
examine the contamination of agricultural and horticultural lands over
which the gas clouds passed, the substances carried by the clouds would
have been partly distributed by precipitation. The values obtained [...]
reach limits for agricultural and horticultural land use and suggest the
need for inspection and remidial action of restricted use"
(Stephan/Strobel/Klaß, loc. cit., pag. 52). Ciò sarebbe "non una
catastrofe ambientale, ma chiaramente una perturbazione dell'ambiente",
sentenzia il direttore della Divisione Chimica Ambientale
dell'Università di Ulm, Karlheinz Ballschmiter. I cancerogeni furani e
diossine sarebbero immagazzinati prevalentemente nei prodotti agricoli
ed "al 95 per cento introdotti nella catena alimentare". Così le vacche
avranno prossimamente anche dalle nostre parti un carico più elevato.
"Gli esseri umani sono colpiti attraverso i prodotti lattiero-caseari".
Tuttavia il "carico a Belgrado e dintorni" sarebbe "molto più elevato".
"Se in quei luoghi tra due anni si analizzasse il latte materno, il
risultato si rispecchierebbe negli inquinanti in esso contenuti"
(Süddeutsche Zeitung, (a), loc. cit., pag. 5).
4.3.2. Effetti delle munizioni DU:
Nell'aprile 1999 diversi media tedeschi annunciavano che la NATO aveva
"confermato, che la forza d'attacco USA impiega in Jugoslavia
munizionamento radioattivo. Allo stesso tempo l'alleanza smentiva però
voci sulla pericolosità per i civili estranei" (Fuldaer Zeitung, 1999,
pag. 3). Questa affermazione della NATO era falsa. Vero è al contrario
che l'impiego di queste munizioni rappresenta un notevole pericolo per
uomo e natura.Allo stato naturale il metallo pesante uranio è un
miscuglio degli isotopi U235 e U238. L'isotopo U235 è presente in questo
metallo pesante soltanto in misura limitata. Per l'utilizzzo dell'uranio
nelle armi nucleari è necessario elevare la quota di U235 con dei
procedimenti di arricchimento. Con ciò avanza U238 in grandi quantità.
Questo U238 viene anche qualificato come depleted uranium
(DU).L'interesse militare per il DU fu svegliato poiché esso possiede
una densità molto più elevata di altri materiali imopiegati nella
produzione di munizioni. Così il DU è quasi tre volte più pesante
dell'acciaio, cosa che ad una granata riempita di DU consente di avere
una forza di penetrazione molto maggiore nei confronti delle corazze dei
veicoli militari. Poiché il DU è più tenero dell'acciaio, esso si
polverizza nel penetrare le corazze. Se un tale proiettile colpisce la
superficie del bersaglio, una gran parte dell'energia cinetica si
converte in calore. Allora il proiettile si accende ed agisce
all'interno del carro armato come un proiettile incendiario.
(Rodejohann, 1977, pagg. 39 e segg.) Dopo l' esplosione l'U238 si
comporta da radiotossico, in quanto emette raggi alfa, e da
chemiotossico in quanto metallo pesante. "Secondo ricerche intraprese
nel frattempo la produzione di radioattività alla superficie del
proiettile da me [cioè il prof. Siegwart-Horst Günther] rinvenuto nel
1991 ammontava ad 11 microSievert al minuto. La dose ammessa in Germania
viene definita in 300 microSievert all'anno. Avendo a che fare con un
proiettile di uranio, pertanto, la dose annua si raggiunge
abbondantemente in un giorno" (Günther, 1999, pag. 184). Nell'aria le
particelle di uranio si legano ad areosol. Essi possono essere inalati
attraverso le vie respiratorie od ingeriti attraverso la catena
alimentare. Possibili conseguenze: "anemia, leucemia, tumore osseo,
danni all'embrione" (Wolff, 1998, volantino).
Sebbene la NATO finora si rifiuti di dare indicazioni sulle aree e
quantità di impiego del munizionamento DU, è sicuro che essa ha
adoperato quest'arma nella regione di Prizren. "In aprile, durante il
conflitto del Kossovo, scienziati dell'Istituto Nazionale per la Difesa
della Salute in Macedonia hanno misurato nell'aria valori otto volte più
elevati di quegli emettitori di raggi alfa derivanti dai proiettili di
uranio" (Peterson, 1999, pag. 11). Anche il Ministero dell'Ambiente
serbo ha misurato "in Kossovo una maggiore emisssione radioattiva nella
misura di 3,4 Mega Becquerel. Essa sarebbe stata causata da U238 non
fissile, contenuto nei proiettili sparati dagli aerei americani modello
A-10" (IPPNW, 1999, pag. 23). L'Autorità Britannica per la Protezione
dalle Radiazioni avvertiva in luglio, che i maggiori rischi in Kossovo
erano da ricercare ove erano state sparate munizioni di uranio. Perciò
le truppe britanniche ivi stanziate erano state avvertite di indossare
tute protettive, "se il contatto con obiettivi colpiti da munizioni di
uranio è inevitabile" (Peterson, ibid.). Per un'efficace protezione
della popolazione civile dai persistenti pericoli per la salute di
questi componenti per la salute, nessuno si è in ogni caso finora
dichiarato competente.
4.4. I danni ambientali persistenti erano prevedibili (art. 35 sez. 3,
55 sez. 1, PA I)
Le prove qui esposte del fatto che la NATO con la sua condotta bellica
abbia causato danni estesi, duraturi e gravi all'ambiente naturale e
sociale, volgono l'interesse sull'interrogativo, se essa abbia agito in
modo premeditato od inconsapevole. Il Governo Federale ha preso la
seguente posizione al riguardo. "La pianificazione degli obiettivi, cioè
l'individuazione dei bersagli e la scelta della procedura d'attacco era
studiata in modo tale da evitare possibili danni collaterali,
soprattutto ai civili, ma anche all'ambiente. Perciò la NATO ha
impiegato una complessa procedura, in cui giocavano un ruolo tutte le
informazioni disponibili sul bersaglio stesso, su possibili bersagli
collaterali, così come sull'azione dei vari tipi di armamento in
questione nel combattimento. In parte sono state usate simulazioni
computerizzate, per testare l'arma col più ridotto rischio di danni
collaterali. Dei giuristi hanno valutato ogni bersaglio dal punto di
vista della liceità del combattimento secondo il diritto internazionale"
(Parlamento Tedesco -Bundestag, Drs. 14/1788, pag. 4).
Questa argomentazione non convince affatto, perché non chiarisce i danni
ambientali duraturi della guerra. Ancor più notevole è il riferimento al
diritto internazionale, e ciò per due motivi. In primo luogo poiché
all'interno degli Stati belligeranti v'erano concezioni notevolmente
diuverse su ciò che nell'ambito della Operation Allied Force era o non
era conforme a diritto internazionale. Contrariamente agli altri Stati
della NATO, gli Stati Uniti da oltre vent' anni non hanno ratificato i
relativi trattati di diritto internazionale bellico. In secondo luogo,
in quanto esso suscita la questione su che tipo di giuristi
internazionalisti debbano essere quelli che ritengono conformi a diritto
internazionale dei metodi di condotta bellica secondo i quali è lecito
utilizzare impianti chimici come armi ecologiche secondarie, al fine di
condurre una guerra chimica contro natura ed uomo senza armi chimiche. E
se i pianificatori di obiettivi abbiano effettivamente impiegato allo
scopo simulazioni computerizzate, non si potrà indagare fintanto che i
ministeri della guerra della NATO non renderanno pubblici le analisi,
segretate, degli effetti delle armi (BDA: Battle Damage Assessment)
(Bundestag tedesco, loc. cit., pag. 3). In conclusione con tali
simulazioni i militari avrebbero potuto scegliere anche l'arma più
pericolosa.
Nel caso di Pancevo vi sono indizi che convalidano questa ipotesi. Dopo
i bombardamenti dell'impianto di VCM della fabbrica chimica HIP AZOTARA
con missili Cruise si sprigionò tra l'altro del fosgene, una sostanza
una volta e mezzo più velenosa dell'acido cianidrico (o prussico).
"After the bombing on April 15 and 18, and thus after the distruction of
the VCM plant by fire, test results showed the following pollution
levels: [...]phosgene: concentration detected: 10 ppm; concentration
causing irritation: 1-3 ppm; lethal concentration: 10 ppm"
(Stephan/Strobel/Klaß, loc. cit., pagg. 21 e segg.). 1 ppm (parte per
milione) è l'abbreviazione riferita al peso (1 mg/kg). Con tali attacchi
la NATO ha messo in pericolo consapevolmente vita, salute e sicurezza
della popolazione civile, come anche la biosfera nell'area urbana di
Belgrado. Consapevolmente, giacché essa poteva prevederne le conseguenze
devastanti. L'alleanza militare aveva sviluppato già due decenni fa un
marcato interesse proprio per gli scenari di ricaduta del fosgene. Uno
degli studiosi di ricadute dell'epoca, nel frattempo divenuto membro
della direzione della Shell tedesca s.p.a., il chimicon Fritz
Vahrenholt, riferiva nel 1979 in un simposio NATO a Roma i risultati
delle relative simulazioni al computer: "Quanto al fosgene, che fu
impiegato nella guerra mondiale come arma chimica contro i Francesi e
che oggi è utilizzato in una serie di processi chimici, nel 1978 è stato
calcolato dal TÜV (ente di supervisione tecnica) della Renania quali
effetti potrebbe avere una ricaduta in condizioni estremamente
sfavorevoli: in regioni densamente popolarte come la zona di Colonia
oltre 2. 000 morti e quasi 20.000 feriti gravi" (Vahrenholt, 1982, pag.
193). Nel 1979 la ricerca fu ripetuta, su incarico della NATO, dal
meteorologo berlinese Bernd Gutsche, con un modello di diffusione
matematico-meteorologico. Risultato: "A seconda delle condizioni
meteorologiche una nube di fosgene si può estendere fino a sei, ma anche
oltre 100 chilometri, nel qual caso nella zona interna morirebbe un
abitante su due. Nel caso peggiore potrebbe essere investita un area di
circa 1200 chilometri quadrati" (Gutsche, 1980, pag. 217). La quantità
critica di questi prodotti chimici esplosivi in grado che potrebbe
causare una tale dinamica catastrofica, consiste di 2 tonnellate. Quanti
morti o feriti si aspettava la NATO nell'aprile del999 dal suo attacco
alcomplesso chimico? Evidentemente dobbiamo riconsiderare il nostro
concetto di guerra chimica. Guerre chimiche moderne non vengono più
condotte con armi chimiche primarie, bensì secondarie, cioè attraverso
il bombardamento, secondo le condizioni ecologiche e metereologiche, di
impianti contenenti sostanze e/o energie pericolose.
Dal momento che i pianificatori di guerra della NATO conoscevano la
quantità critica di questi prodotti chimici, che agiscono in modo simile
alle armi chimiche se liberate durante un attacco, io rinfaccio loro che
proprio l' incontrollabilità delle ricadute chimiche di natura militare
è insita nell' elemento tattico essenziale della condotta di guerra.
Questa ipotesi è suffragata dall' ufficio federale per l'ambiente
attraverso la seguente congettura sulla prognosi di ricaduta:
"generalmente si presuppone che attraverso la liberazione, incendio,
esplosione di sostanze pericolose:
? in impianti di raffinerie petrolifere sono coinvolti tutti i derivati
compreso l'idrocarburo policiclico;
? in fabbriche di concimi sono coinvolti in particolare ammoniaca, acido
nitrico, fosfati; in caso di incendi bisogna mettere in conto grandi
quantità di gas nitroso;
? inoltre nel caso di serbatoi di carburante e di magazzini di gas
liquido bisogna tenere conto eventualmente di notevoli danni a causa di
esplosioni con ricaduta di detriti, inoltre gli idrocarburi liquidi
liberati provocano inquinamento del terreno e dell'acqua;[…]
? in impianti chimici può sussistere un evidente pericolo a causa delle
qualità specifiche dei materiali coinvolti." (UBA,a.a. O, S 4).
I materiali pericolosi possono essere immessi nell'atmosfera, nel
terreno, e perciò sia nelle acque sotterranee che in quelle di
superficie. "Incendi di grandi dimensioni causano, sulla base della
termica connessa, un ampio , sconfinato spargimento di materiale
dannoso." (UBA, ebda. S.5).
Il caso Pancevo spiega infine il perché la NATO riteneva di poter
raggiungere il proprio fine strategico solo coi metodi e mezzi della
condotta bellica ecologica. Essa causò premeditatamente dei danni
collaterali che coinvolsero vaste aree; tali danni parimenti permangono
più a lungo e perciò mettono seriamente in pericolo la salute della
popolazione: e questo con l'intenzione di far insorgere la popolazione
contro il governo da essa scelto. "La campagna aerea della NATO [sic!]
ha contribuito militarmente al cedimento finale di Slobodan Milosevic.
Il presidente jugoslavo si è accorto infine che la popolazione non era
pronta a sopportare più a lungo le privazioni della vita quotidiana
causate dagli attacchi ad obiettivi di rilievo militare". (Deutscher
Bundestag, Drs. 14/1788, p 4).
Solo dalla prospettiva di una condotta di guerra totale devono sembrare
rilevanti dal punto di vista militare tutti gli obiettivi naturali e
sociali. Ma solo in questa prospettiva. Per gli uomini colpiti dalla
guerra, invece, l'affermazione del nostro governo federale secondo cui
gli attacchi aerei NATO "non sono stati rivolti né contro la popolazione
né contro l' economia jugoslava" (Deutscher Bundestag, Drs.14/1788, p.4)
suona come una presa in giro delle loro sofferenze per la guerra .

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
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Sarajevo: Izetbegovic sapeva tutto
Pristina: racket della prostituzione
Vukovar: l'importante di una storia e' non raccontarla per intero


---

da alberto tarozzi e zivkica nedanovski.

1.FONTE: FrVesti.

2.TITOLO: Alija Isetbegovic visitava i luoghi di tortura.

3.INSDICE : Patologo belgradese sulle prove contro il capo dei
mussulmani.

4.SITO INTERNET: http://www.frvesti.com/vest.asp?t=83545&s=vesti.gif&e=k

5. NUMERO DI PAGINE: ½.

6. DATA: 11.02.2001.



Il patologo dell'Ospedale militare a Belgrado, dott.Zoran Stankovic,è
convinto che il Tribunale dell'Aia sulle base delle prove esistenti
muoverà
atto d'accusa contro Alija Isetbegovic, ex capo
dei musulmani in Bosnia.
"Esistono le testimonianze degli internati dai campi di raccolta del
territorio della Federazione
BosniaHerzegovina che Alija Isetbegovic li haveva visitati. Esiste anche
il
video, si nota, sulle visite del campo
Celebici, che significa che lui sapeva tutto quello che vi succedeva a
quell'epoca- ha detto
Simic, agenzia "Srna"
Lui ha ricordato che queste prove sono state raccolte dal Comitato per
la
raccolta dei dati sulle
violazioni del diritto internazionale umanitario, del Governo della
Repubblica di Jugoslavia.
Secondo le sue parole, di nuovo verra' fatta richiesta nel merito delle
responsabilità per l'attacco della colonna
dell'Esercito Jugoslavo (JNA) nella via Dobrovoljacka a Sarajevo,
nonché
il tentativo
di nascondere le fossi comuni al Cimitero di Sarajevo, Lav.



1.FONTE: POLITIKA AD

2.TITOLO: Kosovo il centro della tratta delle bianche in Europa.

3.AUTORE: "Indipendent"

4.SITO INTERNET: http://www.politika.co.yu/2001/0211/01_09.htm

5.NUMERO DI PAGINE: 1.

6.DATA: 11.02.2001.

Secondo il giornale londinese"Indipendent", il Kosovo è il centro
europeo
della tratta delle bianche e della prostituzione.Tutto si svolge
"davanti
al naso"della polizia internazionale e della amministrazione delle
Nazioni
Unite.Il crimine organizzato, per la maggior parte, compra le donne nei
paesi dell'Europa orientale e in Albania , dopodiché le rivende alla
mafia
locale
nel Kosovo. La maggior parte di queste giovani donne finisce nelle case
di
tolleranza nel Kosovo,
ma alcune di loro vanno in Italia per diventare prostitute.
L'amministrazione delle Nazione Unite non presta affatto attenzione a
questo problema grave,
scrive "L'Indipendent" e cita che Pristina è strapiena di polizia
internazionale, ma solo 22 persone
si occupano di questo problema. Inoltre, queste 22 persone hanno a
disposizione solo un veicolo.

---

              BBC News 11 February 2001
              Letter to the Editor
 

              To the Editor:

              I am writing in response to the BBC News of Saturday, 10
February, "Calls for arrests over Vukovar Massacre."
              Serbs are accused of being responsible for the killing of
more than 200 non-Serbs who were removed from the
              Vukovar hospital during the Croatian war of independence
from Yugoslavia.  Did BBC intentionally mean to not
              specify exactly who the "non-Serbs" were or was it an
honest mistake?

              For "the rest of the story," we need to take a closer look
at what transpired prior to the incident--the story that
              doesn't make the headlines.

              In late 1991 the Yugoslav Army captured the city of
Vukovar from Croatian forces who had been systematically
              massacring (ethnically cleansing) the ethnic Serb minority
in the city.

              A Defense & Foreign Affairs Strategic Policy article in
London in December 1992 said:  "At least 1,000 Serbs,
              mostly women, old people and children, were shot, knifed,
axed or bludgeoned to death systematically, one-by-one,
              in two main centres....One visiting Croat female
journalist, during the Vukovar fighting, unfamiliar with firearms,
              asked one of the young gunmen to cock a pistol for her so
that she could feel what it was like to kill a Serb.  She
              shot, indiscriminately, an old Serb woman who was standing
under Croat guard."  In November 1991, the Toronto
              Star said that "a photographer reported seeing black
plastic bags containing pieces of the bodies of [Serbian]
              children about 5,6,or 7 years old."

              When Serb forces broke through and discovered the grisly
scenes, Croatian soldiers, in an attempt to escape
              justice, fled to the protection of the Vukovar hospital,
jumped into bed, and became "patients," their weapons at their
              side.

              Perhaps one can look at the events that took place at the
Vukovar hospital as an act of revenge, but if your wife,
              child, parents and grandparents had just been slaughtered
by your enemy and you had seen your children cut up
              into little pieces and stuffed into plastic bags by
Croatian soldiers who were trying to escape justice by taking refuge
              in a hospital, be honest--what might you have done?

              Stella L. Jatras
              USA
 
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[Emperor's Clothes]

As Serbian workers threaten nationwide General
Strike -
The Issue is, Who Gets the Shares?

By Milos Zorich - Special to Emperor's Clothes
Belgrade, 2-12-2001
Translated by Tika Jankovich and Jared Israel



Will the ranks of 800,000 already jobless Serbian
workers be swelled by thousands laid off following
planned changes in the Privatization Law?

Belgrade is being watched carefully by international
business. They want auctions where they can buy
companies at bargain prices and they want legal
guarantees protecting investments. Meanwhile, the
Serbian Parliament will decide whether to halt a wave
of privatizations by workers. And the workers are
threatening a General Strike

A Proclamation to the People

"In short, the state is selling. Foreigners are buying.
Workers and citizens are loosing. We workers are
not for sale. Let's stop the plunder!"

Thus writes the Association of Serbian Unions. Urging the
Serbian people to protest changes in the Privatization Law
announced by the Serbian Government, the unions have called
a General Strike starting February 14 at 8:00 AM.

The Core of the Conflict

The current Privatization Law was passed during the
Miloshevich administration, a coalition of the Yugoslav Left,
the Socialist Party and the Radical Party. If a company was
privatized, the first priority in obtaining shares would go to
the workers who invested their labor for many years.

Anticipating the present regime's intention to sell companies
which are supposedly in bad financial shape to foreign
bidders, workers and managers have speeded-up
privatization under this law. They are trying to preempt the
process before a government sell-out to foreign interests can
take place.

Thus a race is underway, with the workers privatizing state
and public property, and the government trying to halt it.

This reporter spoke to several people on the street about the
proposed sell-off. Here are the words of Vladimir
Matvejevic, an engineer and one of 800,000 men and women
in Serbia who are unemployed and looking for work:

"Before our eyes we have the examples of
Bulgaria, Romania, Russia and other economies in
"transition" where the largest industrial enterprises
have been handed over to foreign corporations. As
a consequence, thousands of workers were fired, in
obedience to rules imposed by the International
Monetary Fund and the World Bank.

"One should bare in mind that for decades our
Yugoslav model of social-economy differed from
those in Eastern Europe. They had central state
economic control. We built a system where
businesses under workers' self-management existed
side by side with others that were privately owned.
In the self-managed sector, the companies were run
by elected representatives. Workers shared the
profits."

Workers Ask: Why Give Up Our
Shares?

So, nobody is against privatization per se. The conflict is
over how to do it. The workers demand to be the majority
shareholders. The present regime insists that the major
shareholders be investors, whose money, they say, can revive
production, introduce more economical operating structures
based on up-to-date technology and maximize savings in
production.

While this battle escalates, Belgrade is being watched closely
by foreign investors and businessmen. Last week a delegation
from the European Union visited Belgrade. Also, there was a
two-day meeting of the Business Council of the Stability Pact
for Southeastern Europe with representatives from sixty
companies in Europe, Asia and the U.S.

This "Investors Mission" met with 150 leading Yugoslav
industrial managers. Mr. Bodo Hombah, special coordinator
for the Stability Pact, and Manfred Nusbaumer,
Vice-President of the Business Council, held a press
conference where they demanded that: "the Belgrade
Government provide suitable conditions for business, along
with a law that it will guarantee the safety of foreign
investments."

"Please, no more help," says Mrs. Brezovacki

"They are offering to help us from abroad? Please!"
says Mrs. Goritsa Brezovachki, who works at a
garment factory . "First they impose sanctions. Then
they instigate civil war, stop production, bomb our
factories. Now finally after devastating our country
and putting us in a desperate position, they swarm
in with their bags of gold to buy our businesses
cheap and make us a colony. No more help!" (1)

The above opinion is not shared by Mrs. Mirosinka Dinkich,
a member of the G-17 group of economists. (2) Says Mrs.
Dinkich:

"It is better to be a well paid employee in a foreign
owned company, than a poor shareholder in a
company that makes no profits."

But workers counter this, asking, "Who says we will have any
job at all if these foreign interests get a hold of our
companies?" And Mrs. Dinkic admits that in the first year of
the regime's proposed economic reforms approximately
300,000 more workers would be left jobless. Out of these,
some 50,000 could find jobs in reconstructed companies and
another 50,000 in new companies. What about the remaining
200,000 desperate, hungry people? She recommends spending
around $400 million. But this is only to help them during the
first year. What about later on? And in any case, where would
this money come from? The government has no answer.

"Stop stealing the Electrical Power Assets"

Today (Monday, February 12) the Government will submit its
proposal for changing the old Law on Privatization to
Parliament. Meanwhile, workers are angry and getting
angrier.

Mr. Radomir Smiljanic, President of the Council of the
Serbian Association of Unions, says that:

"This Government 'writes the lunch bill for the
waiter,' avoiding consultations with the workers.
As proposed by the Government, workers are
entitled to 10% of the free shares. Other private
parties may obtain 15%. But 60% of the shares are
earmarked for bidders in public auctions to be run
by the state. The money thus obtained is to be used
by the state to meet its obligations, including
providing pensions."

Many workers feel this amounts to blackmail. If you want
your pensions, the argument goes, you have to give up your
right to shares in companies where you labored with the
understanding that you were the shareholders.

Mr. Aleksandar Vlahovic, the Minister of Privatization,
argues that, "it is essential that 'strategic partners', those with
a fresh money supply, enter the company."

To secure this plan, the new law would immediately halt the
current wave of worker-oriented privatizations.

While the conflict between the regime and the workers
intensifies, workers in major Serbian companies are sending
out urgent messages about the "organized plunder" of national
economic assets. "Stop the stealing of Serbian Electrical
Power Assets", alerts the paper of the Serbian Electrical
Power Industry. The employees say there's been a rapid
erosion of asset-value by management. Last Fall management
declared the assets to be worth more than $20 billion. Now
the figure is down to $4.2 billion.

Social Upheaval?

Last year, around 870 facilities out of a total of 7,000 were
privatized under the old Privatization Law. But this year, in
the past three months alone, 630 state and public companies
have gotten new, private owners.

The Deputy Minister of the Ministry for Economical
International Relations, Mr. Boran Karadjola, says "Whether
we like it or not, globalization is an unstoppable process,
which has to enter Yugoslavia, if it wants to be a part of the
world." He has recently signed a document bringing
Yugoslavia into the WTO as an observer.

Similarly, the head of the new Serbian Government, Mr.
Zoran Djindjic, told a meeting with the Serbian managers of
major companies three days ago that, "We want strong foreign
capitalists to come in, not shaky ones."

Clearly the government won't willingly back down. It intends
to open the door to foreign capital although it is fully aware
that foreign bidders will collude to keep the selling price
low. (3)

The ongoing conflict between the government and workers is
entering a period of great uncertainty. Social upheavals and
the further destabilization of the otherwise poor Serbian
economy are quite possible. Interviews I conducted with a
dozen employees of the largest companies point in this
direction. For example, a woman who works at Yugoslav
Airlines, told Emperor's Clothes:

"I have been working here 25 years and have
acquired certain rights to the property of my
company. Why should I agree now to be hired by a
new owner who would buy our airplanes, buildings
and technical equipment dirt cheap? If it happened,
I would feel deceived and ripped off."

And other workers ask, after they buy our property dirt cheap,
what prevents them from taking the assets and closing us
down?

Such sentiments - that the country’s economic assets are being
ripped off, that the country is becoming dependent on foreign
powers which, during a protracted agony of economic
transformation that they would impose on Serbia, would care
only for their own interests - these sentiments of rebellion are
the driving force behind the planned General Strike by the
worker unions.

***

Further reading -

1) Two very good background pieces on the so-called civil
wars in Yugoslavia are: 'German and U.S. Involvement in
the Balkans' by T.W. Carr, at
http://emperors-clothes.com/articles/carr/carr.html and
Diana Johnstone's classic study, 'Seeing Yugoslavia
Through a Dark Glass' at
http://emperors-clothes.com/articles/Johnstone/1yugo.htm

2) 'The International Monetary Fund And The Yugoslav
Elections' by Michel Chossudovsky and Jared Israel. This
article has been reprinted around the world. It documents
the connection between the G-17 economists, the present
Serbian regime, and the nation-destroying International
Monetary Fund and World Bank. It can be read at
http://emperors-clothes.com/analysis/1.htm

3) We came across a most revealing U.S. Commerce
Department Document, see Grand Theft: Montenegro...
at http://emperors-clothes.com/news/commerce.htm

Please Support the Journalists' Fund

Emperor's Clothes is trying to assist a few families of
Yugoslav journalists. These journalists are among the
many journalists who have literally been thrown out of
work when thugs took over all TV and radio stations and
newspapers during and after the Oct. 5th coup. These
attacks are part of the terror in 'democratic' Serbia. We
are providing some financial help; we need to provide
more.

It's really a privilege to be able to help these brave men
and women who are trying to report 'the other side' within
Yugoslavia and, through Emperor's Clothes and other
media, to the outside world.

Meanwhile, our own operating costs have increased. (For
instance, monthly fees for the superb news media search
engine Lexis have more than doubled.)

If you can make a contribution either to our general
expenses or specifically to help the Journalists' Fund,
please do. Any amount will help. To use our secure server,
please go to
http://www.emperors-clothes.com/howyour.htm#donate.
(If you use the secure server and wish your contribution to
go to the Journalists' Fund, please send us a note at
emperors1000@...

Or you can mail a check to Emperor's Clothes, P.O. Box
610-321, Newton, MA 02461-0321.

Or call 617 916-1705 from 9-5, Eastern U.S. time and ask
for Bob. Thanks very much!

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ROMA

Mercoledì 14 febbraio dalle ore 22,00 al classico village in via
libetta concerto a sostegno degli operai della Zastava e dell'ospedale
di
Mitrovica IL COSTO è DI LIRE 7000
All' entrata verrà raccolto materiale sanitario e scolastico per la
scuola di Backa Topola.
promuove: CONVOGLIO DI SOLIDARIETA' INTERNAZIONALISTA GIORGIANA MASI
aderiscono: CANTIERE PER LA PACE DI VILLA MIRAFIORI, IL MANIFESTO
INFO: http://digilander.iol.it/convogliogiorgiana/ convgm@...

RAVENNA

15 Febbraio 2001 - Crimini ed omicidi - Una assemblea a Bagnacavallo
(Ravenna) sui crimini della Nato in Jugoslavia - partecipano i delegati
sindacali della zastava

VICENZA

Vicenza 15 febbraio 30,20 sala circoscrizoione 7 in via vaccari
-Filorosso-Spartakus -assemblea contro l'uranio impoverito e la nato

BASSANO DEL GRAPPA

Bassano del Grappa 16 febbraio 0re 21 sala pubblica in via Angarano
assemblea dibattito dull'uranio impoverito e contro le basi nato

ROMA

sabato 17 febbraio III incontro del "Forum Europa sociale" (Centro
congressi via dei Frentani 3, ROMA). Partecipano le delegate sindacali
della Zastava di Kragujevac. Relazioni di Heinz Bierbaum; Schmittener -
IG-Metall; Fulvio Perini - CGIL; Moreno - comisiones obreras; G. Patta,
e con la partecipazione di Espace Marx, sindacati francesi, parlamentari
europei del GUE, economisti... La locandina è al sito
http://www.ecn.org/coord.rsu/

BARI

Most za Beograd – Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
via M. Cristina di Savoia 40, 70126 BARI
tel/fax 0805562663 e-mail: ponte@...
conto corrente postale n. 13087754
Bari
lunedì 19 febbraio
voci di resistenza e solidarietà da un paese bombardato
con le delegate jugoslave
Ruzica Milosavljevic, presidente del sindacato Samostalni della Zastava
di
Kragujevac
Rajka Veljovic, organizzatrice del progetto di adozioni a distanza
ore 11.30
Facoltà di Giurisprudenza (P.zza C. Battisti)
all’interno del corso di Diritto del Lavoro dei proff.
Bruno Veneziani e Giovanni Mario Garofalo
conferenza-dibattito su
“Il sindacato in Jugoslavia”
ore 17.00
Aula Magna dell’Istituto “Pitagora” C.so Cavour 249
La situazione dei lavoratori in
Jugoslavia dopo le bombe della
NATO e l’embargo
introduce
prof. Franco Selleri (Dipartimento di Fisica)
coordina
Mariella Cataldo (associazione "Most za Beograd")
Sindacati, associazioni, circoli, impegnati nella lotta per la pace e la
difesa delle condizioni dei
lavoratori, sono invitati ad aderire all'iniziativa. Per comunicazioni:
catonean@...

PADOVA

Padova 20 febbraio ASSEMBLEA VENETA 21 sala Polivalente per realizzare
un nuovo livello di
comunicazione e iniziativa e per formare la delegazione a Bruxelles per
l'incontro internazionale sull'uranio
impoverito aderisce anche il fratello di uno dei soldati morti di
leucemia, indiscussione anche iniziative per la
Colombia, la Jugoslavia la Palestina ed il trangenico;
Vigonza (Padova) 23 febbraio ore 20,30 assemblea in solidarietà ai
popoli sotto embargo e contro la nato

VICENZA

Vicenza ore 20,30 Chiostri di Santa Corono Filorosso Spartakus assemblea
contro l'uranio impoverito e la nato con Russo Spena e l'angesol

CAGLIARI

Venerdì 23 e sabato 24 febbraio a Cagliari 2 giorni di iniziative
contro la Guerra

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KOSOVO: SGARBI, GRAVI DANNI ALL'ARTE PROVOCATI DAI SERBI

(ANSA) - PRISTINA, 23 GEN - I danni subiti dal patrimonio artistico del
Kosovo sono stati provocati in gran parte dalle forze di sicurezza serbe
durante il conflitto del 1999: lo afferma Vittorio Sgarbi, al termine di
una visita di cinque giorni compiuta nella provincia a maggioranza
albanese.
"E' vero che dopo la fine del conflitto sono state attaccate e talvolta
distrutte chiese serbo ortodosse - ha detto all'Ansa - ma si trattava
nella quasi totalita' dei casi di edifici del XIX o XX secolo la cui
distruzione on ha arrecato nessun danno all'arte". Secondo Sgarbi
appaiono invece "piu' gravi i danni prodotti dalle milizie serbe, che
hanno spesso distrutto moschee antiche ed edifici di pregio artistico".
Il critico italiano ha tuttavia constatato che "i monumenti piu'
importanti del Kosovo sono ben conservati, e nel complesso il patrimonio
artistico non e' stato colpito se non sul piano morale". A parere di
Sgarbi e' "una insensatezza" vedere le chiese presidiate dai soldati,
"le armi che proteggono le arti" ha sintetizzato, alludendo ai monasteri
ortodossi tuttora sotto la vigilanza della KFOR (la forza di pace a
guida NATO).
"Al mio ritorno in Italia - ha aggiunto - esercitero' pressioni sul
Ministero degli Esteri affinche' vengano stanziati dei fondi per
contribuire al restauro di importanti affreschi". Affrontando il tema
dell'uranio impoverito Sgarbi, che ha compiuto la visita a titolo
privato, ha raccontato di aver incontrato "soldati italiani, carabinieri
e diplomatici: nessuno tra loro - ha detto - ha espresso alcun tipo di
preoccupazione. Questo ha confermato la mia convinzione: l'uranio
impoverito e' un problema solo in Italia, non lo e' in Kosovo come non
lo e' stato in Iraq. Si tratta di una bufala prodotta da una campagna di
stampa senza fondamento". (ANSA)
BLL
24/01/2001 19:08

> http://www.ansa.it/balcani/societa/20010124190831769749.html

(nota: Sgarbi Vittorio e' la stessa persona che durante i bombardamenti
della NATO in alcuni dibattiti televisivi accreditava le voci secondo le
quali le milizie serbe arrostivano i bambini albanesi-kosovari sulla
graticola)

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IL TENENTE CIAMPI A PASSEGGIO NELLA GRANDE ALBANIA ITALIANA
(1941; vedi fotografia allegata)


(ANSA) - ROMA, 24 DIC - A tutti gli ''auguri piu' cari'' di buon Natale
e
''un apprezzamento pieno, vivo, per quello che state facendo per
l'Italia,
per l'Europa, per la pace nel mondo. Viva le Forze Armate, viva
l'Italia''.
Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha concluso cosi'
il
suo affettuoso messaggio augurale ai militari italiani nel mondo, in un
collegamento in videoconferenza dalla sede del Coi - il comando
operativo
di vertice interforze - con i nostri contingenti ''di pace'' nella
Bosnia,
Kosovo, Albania ed Eritrea.
Ciampi ha voluto dare ''piena testimonianza'' ai soldati italiani del
''riconoscimento internazionale sempre maggiore per quello che state
facendo e per il modo con il quale lo state facendo: le truppe italiane
impegnate nelle missioni di pace all'estero hanno dimostrato di avere
una
particolare capacita' di svolgere con pienezza di risultati il loro
compito''. ''Voi, infatti - ha proseguito il presidente della
Repubblica,
rivolto direttamente ai militari -, riuscite ad accoppiare una
professionalita' elevata con uno straordinario senso di umanita'. E di
questo sono orgoglioso perche' riflette una delle caratteristiche innate
di
tutti gli italiani: il rispetto della dignita' dell'uomo
indipendentemente
dalle etnie, dalle religioni e da qualsiasi altra diversita'''.
''Certamente comprendo il vostro stato d'animo alla vigilia del
Natale'',
ha aggiunto Ciampi, rivolgendosi idealmente a tutti gli 8500 militari
italiani attualmente impegnati in 21 diverse operazioni nel mondo.
''Ebbi
anch'io da giovane - ha ricordato il presidente - la non piacevole
condizione di trascorrere alcuni natali in armi, lontano da casa.
Comprendo, dunque, questo senso di lontananza dalle vostre famiglie e
per
questo, credetemi, vi sono particolarmente vicino''.
Nel corso del collegamento in videoconferenza, il presidente Ciampi, che
era accompagnato dal capo di stato maggiore della Difesa, generale Mario
Arpino, ha ricevuto gli auguri e ascoltato i punti delle situazioni dai
comandanti di diversi contingenti italiani: il generale Pierluigi
Torelli,
dal Kosovo, dove sono schierati circa cinquemila militari italiani; il
generale Giovanni Ridino', dalla Bosnia (1600 uomini); il generale
Amilcare
Casalotto, da Durazzo (1200) ed il colonnello Maurizio Salvadorini,
dall'Eritrea, dove sono da poco arrivati 115 militari italiani. A tutti
il
presidente della Repubblica ha espresso apprezzamento per il lavoro
svolto.

Per quanto riguarda la Bosnia, in particolare, Ciampi ha detto di essere
''ben consapevole dell'importanza dell'attivita' del contingente
italiano,
in una situazione che e' comunque abbastanza stabilizzata, per
assicurare
il pieno rispetto degli accordi di Dayton''. Ma sono anche altri - ha
ricordato il presidente - gli impegni di Italfor: ''quando venni a
Sarajevo
ebbi modo di vedere quanto conta, per il mantenimento dell'ordine e
della
sicurezza, la presenza e l'attivita' dei nostri carabinieri, ma conosco
anche l'importanza del contributo italiano per addestrare le forze
locali
di polizia''.
Rivolto poi ai militari del Kosovo, Ciampi ha auspicato che la
situazione
''abbia un miglioramento, dopo le elezioni di ieri in Serbia''. Elezioni
-
ha affermato Ciampi - che sono state tra l'altro il motivo del rinvio
della
sua visita diretta ai militari italiani ''che conto comunque di fare -
ha
detto - tra qualche settimana''. ''Voi - ha affermato il capo dello
Stato,
rivolgendosi ai militari in Kosovo - avete il grosso compito di ridare
concretezza ad un lento e non facile ritorno ad una situazione di
convivenza tra etnie diverse e, al tempo stesso, di riavviare il
funzionamento delle istituzioni civili. Un contributo fondamentale,
dunque,
quello dei militari italiani per il ritorno alla normalita' anche nelle
comunicazioni, con particolare riferimento alle linee ferroviarie e
all'aeroporto di cui assicurate il pieno funzionamento''.
In Albania (''paese che ho conosciuto abbastanza bene da giovane'') i
soldati italiani, ha affermato il capo dello Stato, stanno svolgendo
''un'attivita' di straordinaria importanza, attraverso il contributo di
tutte le forze armate di terra, di mare, di cielo. Si tratta del
supporto
alle truppe che operano nel Kosovo e della cooperazione con le forze
armate
albanesi per aiutarle a migliorare la loro professionalita' e le
capacita'
tecniche in modo che possano sempre meglio assolvere ai propri compiti,
sia
nel mantenimento dell'ordine pubblico, sia nelle altre attivita' proprie
delle forze armate''.
Rivolto, infine, ai militari italiani in Eritrea, Ciampi ha ricordato
che
sono loro quelli che oggi operano ''nella terra piu' lontana, in una
situazione non facile, sia dal punto di vista strettamente ambientale'',
sia perche' al confine ''di due paesi che sono stati purtroppo colpiti
da
una guerra sanguinosa.
Voi - ha aggiunto Ciampi - avete il compito di far si' che gli accordi
di
armistizio, raggiunti da poco, diventino veramente operativi e siano il
preludio ad un ritorno di condizioni di piena pace''.
''Proprio per il modo in cui svolgete i vostri compiti, sono orgoglioso
-
ha ribadito e concluso Ciampi - di essere il capo delle Forze Armate''.
(ANSA).
SV/MGA

Dal Discorso di fine anno del presidente della Repubblica:

"Stiamo partecipando con impegno, e possiamo esserne orgogliosi, alla
pacificazione di una regione a noi vicina: i Balcani, sconvolti da
conflitti, massacri, esodi di popolazione. Non abbiamo dimenticato la
tragedia dei profughi Giuliani e Dalmati. L'obiettivo di una civile
convivenza fra etnie diverse, e del ritorno alla democrazia, ha fatto
passi avanti, alcuni insperati..."

L'entrata della Nato in Kossovo (cifre da interrogazione
parlamentare di Russo Spena
9-11-2000) ha provocato 200.000 nuovi profughi e 1500 omicidi
etnici. Il territorio è
stato disseminato di Cluster Bombs (mine antiuomo messe al bando) e
di uranio
impoverito (4000 anni di attività radioattiva). Sono aumentati del
500% i decessi da
leucemia (municipalità di Pancevo), sono stati immesse nell'aria dai
bombardamenti
oltre 150.000 tonnellate di sostanze cancerogene, mutagene e
teratogene fra le
quali 17.000 tonnellate di ammoniaca, 1400 di EDC, otto di mercurio,
1500 di
vinilcloruromonomero; queste ultime emissioni hanno aumentato
l'incidenza
tumorale del 160%.
La guerra civile che era in atto in Kossovo prima dell'inizio dei
bombardamenti della
Nato aveva causato la morte di 1000 persone di tutte le etnie... la
stessa Nato parla
oggi di 3000 vittime di tutte le etnie. D'Alema nei giorni del
conflitto stimava questa
cifra in 200.000 morti solo albanesi...
Già oggi la pacificazione ha prodotto più morti di quelli causati
dalla guerra civile
anche volendo ignorare il fatto che questa guerra civile fosse stata
fomentata
dall'occidente per poi poterla pacificare...questi i passi in avanti
insperati.

---

Ciliegina liberamente tratta da contributi pervenuteci da Gian (Venezia)
e Serena (Bologna), che ringraziamo.

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ALCUNE IMMAGINI DELLA MANIFESTAZIONE DI BELGRADO DELL'8 FEBBRAIO (in
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...E NEL FRATTEMPO, AD ATENE:
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The URL for his article is
http://emperors-clothes.com/articles/zorich/arrsol.htm
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[Emperor's Clothes]

Belgrade Demands: 'Arrest Solana!'

By Milosh Zorich (Special to Emperor’s Clothes)

Belgrade, February 8, 2001

Today thousands demonstrated against the
arrival of former NATO leader Javier Solana,
sentenced by a Yugoslav court to 20 years in
prison for aggression against Yugoslavia and
crimes of war.

"The murderer returns to the scene of his crime" would best
describe the reactions of today’s Belgrade to the arrival of
Javier Solana. Currently a high EU official, Solana was the
NATO Secretary-General who in 1999 issued the order to
bomb Yugoslav towns and cities. The bombing destroyed
numerous civilian buildings, hospitals, schools, churches,
bridges, infrastructure and a passenger train...

Reporters estimated that last night’s protest drew several
thousand citizens. They burned an effigy resembling Solana,
stoned the US Embassy, laid a wreath on the heavily
damaged building of the Yugoslav Army’s General Staff
and lit thousands of candles to commemorate the victims of
NATO’s attacks that took place from March to June 1999.

Escorted by police, the demonstrators marched through
downtown Belgrade chanting "Solana-Satan!", "Solana –
murderer of innocents," "Out with the murderer!",
"NATO-Nazis!", "Serbia is awake" and "Arrest the
criminal."

The rally was joined by a large group of Greeks, who
traveled to Belgrade to protest the presence of NATO in
the Balkans.

Another rally was scheduled for this morning at 9 a.m.,
before the Federation Palace in New Belgrade, where the
three-member EU delegation met with President
Koshtunitsa and other government representatives. As the
demonstrators gathered, the police used force to arrest
Sinisha Vuchinich, chairman of the "Nikola Pashich"
Radical Party. Several hundred protesters dispersed after
10:30 a.m..

One question the new, legalist government cannot answer is
how to avoid arresting Solana, given that he was sentenced
to 20 years’ imprisonment by the Belgrade County Court
last year? Will their guest walk freely through the city and
tour the destroyed monuments? Will he meet with the
families of those killed by his "Merciful Angel"? Will he
talk with the scientists and physicians who are currently
seeking ways to avoid the long-term consequences of
depleted uranium poisoning from munitions launched
against Serbia?

According to district attorney Andria Milutinovich, who
prosecuted NATO leaders at the trial last year, the
presiding judge, Justice Verolub Rakitich, has not yet
finalized the very complex verdict. It is currently being
translated into four foreign languages, and has not yet been
served to the police, together with the warrant for Solana’s
arrest.

Protest rallies drew many citizens who did not belong to
any political party, but were united by their condemnation
of NATO crimes and belief that Solana was personally
responsible for them.

"I lost my husband and my brother. The West is responsible
for their deaths. And when I came to Serbia, NATO
destroyed my refuge. Solana must be punished," said Maria
Potkonyak, a retired Serb who was driven from Croatia
during Operation Storm in 1995.

"I lost my job," said Zdravko Yagich, a worker at the
bombed-out "Milan Blagoyevich" appliance factory.
"NATO took the bread from my family. I think Solana is a
common thug."

"NATO did a lot of damage to my country," said Stevan
Soch, a civil servant and father of three. "How will the
economy recover, how will the lost lives be recovered?
How can I feed my family in a devastated country? I would
like that murderer Solana to answer these questions for
me."

Interestingly enough, even the papers that have supported
the changes in Yugoslavia, that were critical of
Miloshevich and his regime, gave much room to
accusations against Solana and disapproved of his visit.
The daily "Glas Yavnosti" [Public Voice] for example, in
today’s edition quoted many citizens who demanded that
the government should not talk with Solana.

"Solana should be shown what was destroyed, then
arrested. Maybe we should organize some sort of
Hague-like trial for him, too," said student Milan Lukovich.

"He should be arrested right away, at the airport!" said lab
assistant Milena Stevanovich.

Seventeen-year-old high school student Ivan Maksimovich
said, "After all he’s done to us, I would have him shot in
front of the Parliament, but not before everyone had a
chance to spit on him."

The talks at Federation Palace were successful, to the
mutual pleasure of the EU visitors and the present
government.

-- Milosh Zorich, February 8, 2001

[translated by N. Malich]

Milosh Zorich is a Yugoslav journalist with many years
experience.

***

Further reading

1) 'Don't entertain him - arrest him!' Statement by
Michel Chossudovsky, Jared Israel and Nico Varkevisser
condemning Solana's visit to Belgrade at
http://emperors-clothes.com/docs/dem.htm

2) 'The Incorporation of Spain and Javier Solana Into
NATO by Javier Bernal at
http://emperors-clothes.com/articles/javier/solnato.htm

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These attacks are part of the terror in 'democratic'
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[Emperor's Clothes]

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E.U. WANTS BELGRADE COOPERATION WITH WAR CRIMES COURT, REFORMS
BELGRADE, February 8 (Tanjug) A visiting European Union
"troika"
on Thursday supported the new government in Belgrade and pledged further

assistance to Yugoslavia, expecting in return reforms and cooperation
with
the war crimes court in the Hague.
Swedish Foreign Minister Anna Lindh, whose country holds the
rotating E.U. presidency in this term, told a news conference Yugoslavia

was expected to carry out sweeping reforms, cooperate fully with the
Haguebased tribunal and release political prisoners.
The news conference was attended also by Commissioners Javier
Solana (foreign policy, security) and Chris Patten (foreign affairs),
and
Belgian Secretary of State Annemie Neyts.
Lindh described Thursday's talks with Yugoslav President
Vojislav
Kostunica and the Yugoslav republic of Serbia's Premier Zoran Djindjic
as
constructive and fruitful.
Asked what the European Union expected in connection with the
extradition of former Yugoslav President Slobodan Milosevic to the
Haguebased court, Lindh said the Union did not think the matter could be

settled immediately, but did expect swift results.
Solana, in turn, said he had seen some buildings demolished by
NATO during its air campaign against Yugoslavia in 1999, when he was
NATO
secretarygeneral.
Asked what he felt at the sight of them, he said he was human
and
had feelings, that this was an important day for him and he did not wish

to
share his personal feelings, adding he had come to help Yugoslavia get
closer to Europe.
He said the "troika" had communicated to Kostunica, Djindjic
and
Foreign Minister Goran Svilanovic the Union's willingness to help the
Yugoslav and Serbian governments find a settlement for southern Serbia
within Serbia and Yugoslavia, without changing the borders.
He added that special efforts must be made to heal the economy
in
southern Serbia and open a dialogue between local Serbs and ethnic
Albanians, and added the "troika" had become convinced that the Serbian
and
Yugoslav governments shared these sentiments.
He said Europe was prepared, in consultation with Yugoslavia,
to
increase the number of its observers in southern Serbia.
Chris Patten, for his part, said about one million euros had
been
set aside for the humanitarian needs of the municipalities in the
region,
adding that the Union was open to cooperation with the Serbian
government
on their economic recovery.
Annemie Neyts of Belgium, which takes over the rotating E.U.
presidency in July, speaking about intraYugoslav federation relations,
said
the Belgrade government had again been assured the European Union
insists
on respect for all international borders.
Patten said it was necessary to open a serious and objective
dialogue, taking into account the positions of the Yugoslav government
and
the governments of its federal units Serbia and Montenegro.

---


http://emperors-clothes.com/articles/javier/solnato.htm
[Emperor's Clothes]

The Incorporation of Spain and Javier Solana Into NATO
[2-9-2001]

An Historical Analysis by Francisco Javier Bernal
mailto:asterion@...
One of the main contentions regarding Javier Solana
Madariaga's past is his presumed anti-NATO stance
during the 1980s. Although this volte-face from
alleged peace activist to born-again militarist has
been debated many times before, I think it is
necessary to put it into historical context.
In June 1980 U.S. President Jimmy Carter affirmed his
administration's conviction that Spanish membership in
NATO would significantly enhance the Organization's
defensive capability. During the Cold War, the
importance of Spain for NATO was clear due to its
great geo-strategic importance, particularly its
possession of the Canary Islands in the Atlantic
Ocean, of Ceuta and Melilla on the Moroccan coast,
next to the straight of Gibraltar, and of the Balearic
Islands in the Mediterranean Sea. It meant that Spain
controlled a vital maritime route. Moreover, it had
first-class facilities for air-force operations, like
Morón de la Frontera, an American base in Andalusia
that had been operative since 1953, following an
agreement between President Eisenhower and
Generalísimo Franco.
However, at that time the by then Spanish Prime
Minister, Adolfo Suárez, was not being very
"cooperative". Though coming from a conservative
party, the Union of the Democratic Centre (UCD), he
was conducting himself as an individual too
independent in his views, making contacts with Castro,
Qadhafi, Arafat and other pariah leaders. Of course,
something needed to be done: The Pentagon's impatience
with such disobedience soon resulted in its rattling
its sabers... In just two months, Suarez was the
victim of a smear campaign from inside his own party,
leading him to resign shortly thereafter. The
objective of the White House was to integrate Spain
into its military engines, even at the cost of
seriously damaging (or even aborting) the
constitutional process in the course of performing
this integration. In February 1981, an attempted coup
d'etat occurred: The U.S. Secretary of State,
Alexander Haig, affirmed publicly that "it was an
internal affair only of concern to Spain," despite the
publicly known active participation of agents from the
U.S. Embassy in the preparations of the military
pronunciamiento.
Solana's Socialist Workers Party (PSOE) had already
shown itself as very useful for the U.S. Secretary of
State's purposes, having promoted a vote of no
confidence in the parliament against PM Suárez. The
new UCD designated Prime Minister, the greatly
unpopular Calvo Sotelo, pushed the incorporation of
Spain into the Atlantic Alliance in the autumn of
1981. Of course, it was still not the ideal situation
for the Pentagon. Javier Solana, an old Fullbrighter,
accused of being a CIA man inside the PSOE structure
(see the book. 'Soberanos e Intervenidos, Estrategias
globales, americanos y españoles,' by Jaon Garces),
was the person who made the official presentation of
Felipe González (PSOE's Secretary General) to the US
Embassy in Madrid.
Washington was very much interested in controlling the
Spanish political scene, as it had done through the
efforts of U.S. Ambassador Frank Carlucci shortly
before in Portugal to "manage" the revolution of 25
April there, isolating people like Saraiva de Carvalho
and, mainly, Vasco Goncalves, and offering in exchange
blind support for "moderate democrats" like Costa
Gomes.
What the Spanish Socialist Party receivedas payment
was indirect financing for the next round of general
elections, via the omnipresent AFL-CIO trade union
federation, whose foreign activities peculiarly always
coincided with the State Department's and the CIA's
interests.
Anyway, if the Socialists wanted to win the elections
they needed to play the NATO card very wisely. Most of
the Spanish people were fiercely anti-NATO and any
different position would alienate the leftist voters.
(The Communist Party, PCE, had been the only real
political underground opposition during Franco's
dictatorship). The views of the PSOE on that matter
were always far from being clear. Even their slogan
for the 1982 campaign had a strange double meaning:
"OTAN, de entrada no" that could be understood as
"NATO. No incorporation" or "NATO, at first no; but
later..."
The Socialists also promised a referendum so that
Spaniards could decide whether they wanted their
country to remain inside NATO or not. After winning
the elections in October 1982, the Socialists changed
their position and the new government of Felipe
González quickly adopted a pro-NATO stance. Three
months later they signed an agreement for the renewal
of the US military bases in Spain. With each
succeeding day, they were making clear their NATOist
position: "The permanence in the alliance is a vital
step towards the consolidation of democracy"; "If
Spain wishes to join the EEC, then it has to be part
of the defense system of the West"; "NATO membership,
and joining the European Community, mean the end of
the traditional isolation of Spain."
González even threatened pensioners, telling them that
an eventual exit from the Alliance would mean "the end
of the Welfare State." Anyway, the Spanish people did
not want to swallow that so easily. In 1986, five
million Spaniards signed a petition for a referendum
on continued membership in the Alliance.
The referendum was held in March of 1986: The
Socialist government campaigned in favor of NATO, the
Communist Party and many other groups on the left
campaigned against it, and the Popular Party
(pro-NATO) adopted a contradictory position and asked
its voters to abstain. Of course Solana, González and
their acolytes were not going to give the electorate a
simple choice to make. That would be too easy and very
dangerous if they happened to choose "the wrong one."
They rephrased the question to be asked in the
following way: Do you consider it advisable for Spain
to remain in the Atlantic Alliance, provided that:
1) Spain will not be incorporated into NATO's
integrated military structure?
2) Spain would be a nuclear-free country?
3) American presence on Spanish territory would be
considerably reduced? Results: Yes: 52.5%; No: 39.8%;
Abstention: 40% of the electorate. Solana and Co. had
found a way to divide the strong anti-NATO feeling
among the country's majority. Many people believed in
their words again when they promised that "Spain will
never join the Common Command," keeping outside the
military structure; they also believed that any status
changes would require further referenda before being
approved. At the same time, the United States looked
aside while the Spanish Government profited from a
$280 million re-sale of American arms to Iran.
Spanish duties inside NATO would be restricted to:
1. Defence of the national territory.
2. Naval and aerial operations in the Eastern Atlantic
Ocean.
3. Control over the Strait of Gibraltar and its access
points.
4. Naval and aerial operations in the Western
Mediterranean Sea.
5. Control and defence of the air space of Spain and
adjacent areas.
6. Use of the national territory as a retreat or
multifunctional platform (traffic, support and
logistics).
According to the above points, any Spanish
collaboration in a future NATO aggression against
Yugoslavia would be illegal. However, on November 14,
1996, during the last Socialist term, one year after
Solana became NATO Criminal-in-Chief (sorry, I mean
NATO Secretary General), they rushed a law into the
Parliament to "authorise the government to negotiate
the terms for the incorporation into the new NATO
Joint Military Command," clearly breaking the previous
referendum's commitments. Javier Solana welcomed this
change with the words "It is time for Spain to assume
the role it should have inside the Alliance." In
regard to his old "anti-NATO" positions, he told the
Spanish language paper 'El Nuevo Herald' of Florida
that, "he - the same as Clinton or even the CIA
director, James Woolsey, himself - is a pacifist who
knew how to evolve with the new times," and (in
another interview given to 'El País' ) that "he was
proud to represent an Alliance dissociated from its
Cold War origins".
Some biographical details:
Javier Solana's brother, Luis Solana, was the first
Spanish Socialist politician to join the Trilateral
Commission;
Solana was the author of the Manifesto titled "50
reasons to say NO to NATO" that led to the Socialist
Party victory in the 1982 elections;
His favorite hobby is collecting guns.

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista".

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
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PROTEST STAGED IN BELGRADE AGAINST EU OFFICIAL SOLANA'S VISIT
BELGRADE, February 8 (Tanjug) Several hundred people rallied
on
Thursday near the Federation Palace in Belgrade, protesting against
European Union foreign policy chief Javier Solana's visit to
Yugoslavia. The protesters carried placards and shouted
"Solana fascist", "Solana murderer", "Treason, treason", "Long live
Slobodan Milosevic", etc.
Apart from the placards, they also had pictures of former
Yugoslav
President Slobodan Milosevic.
After a brief rally, the demonstrators blocked the traffic in
the
Nikola Tesla boulevard for a while and circled the Federation Palace.
The protesters took to the streets in downtown Belgrade on
Wednesday chanting against Solana's visit to Belgrade. Solana was NATO
secretarygeneral during the alliance's bombing of Yugoslavia.

---

From: "Vladimir Krsljanin" <vlada@...> |
To: <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>
Subject: STOP OR ARREST SOLANA - big rally in Belgrade
Date: Wed, 7 Feb 2001 20:55:49 +0100

STOP NATO: ?NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.ORG.UK

About 20 000 people gathered tonight in front of the
Foreign ministry in Belgrade, protesting against the visit
of Xavier Solana to Yugoslavia. Demonstrators have burned
a doll in prison clothes with the face of Solana,
demanding that the verdict of Belgrade court should be
applied. Rally then moved to the American embassy
in Belgrade shouting slogans against NATO, Solana, Hague
NATO Tribunal and in favour of former president
Slobodan Milosevic. Several dozens of Greeks from
Thessaloniki, organised by Greek Communist Party
have joined the demonstrations, warmly welcomed by croud.
With leaders of leftist parties and patriotic
organizations in front, thousands of demonstrators than passed
through whole centre of the city, bocking the traffic, up
to the Republic Square, where rally was finished with
singing the national anthem. Before that the coloumn
stoped in front of Zoran Djindjic's Democratic Party
very angrilly protesting against new Prime-minister of
Serbia as a trator.
Obviuously being afraid from earlier announced
demontrations, Solana decided to shorten his stay in
Belgrade. He will arrive only thursday early morning and
will stay untill noon. All his talks (with Kostunica,
Djindjic and Svilanovic) will take place in the Federation
Palace, not far from the airport. Demonstrators have
been called to regather in the morning in front of the
Federation Palace.
In spite of totally controled media by prowestern
government, there is a huge public pressure on Kostunica
eighter to cancell the visit or to arrest Solana.

---

The URL for his article is http://emperors-clothes.com/docs/dem.htm

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[Emperor's Clothes]

Don't entertain him - arrest him!
Javier Solano's Visit to Belgrade is an Outrage! 2-7-200

Prof. Michel Chossudovsky, Jared Israel (editor, Emperor's Clothes) and
Nico Varkevisser (President, Global Reflexion)

Today several thousand Yugoslavs of varying political beliefs
passionately protested against Javier Solano's visit to Belgrade. This
protest, loud and spirited, was held in the center of Belgrade, on Knez
Milosh Street, outside the Muinistry of Foreign Affairs. It represents a

most important act of defiance, held in the face of widespread violence
and intimidation following the U.S-backed coup in Belgrade, Oct. 5th.

Javier Solano was head of NATO during and after NATO’s 78 day bombing
campaign. He was convicted of mass murder by a Yugoslav court and
sentenced, in absentia, to 20 years hard labor. The court that made that

decision still has jurisdiction under Kostunica, who insists that he
stands for the rule of law.

Yet today Solano is in Belgrade. And the Kostunica/Djindjic regime is
not arresting him.

Now, all the media lies that were used as a pretext to bomb Yugoslavia –

from the lies about mass graves to the lies about the phony Racak
massacre - have been refuted by NATO’s own data as well as by official
organizations such as the FBI, Europol, the OSCE, the UNHCR and Finish
Forensic experts. And yet it is now, mocking Yugoslav justice, that the
new Belgrade regime, backed by NATO and the International Monetary Fund,

invites Solano to Belgrade. Not to arrest him, but to meet with him and
to celebrate, while at the same time they are hunting down those who
resisted NATO and indicting them for NATO ‘s crimes.

Solano is a criminal. He is guilty of:

Crimes against humanity – Javier Solano was head of NATO when, in
violation of its charter and all international law, it launched the
bombing war against Yugoslavia, including the use of nuclear-sheathed
weapons. It was Solano who was responsible for the destruction of the
homes and lives of Kosovo residents of all nationalities. It was
Solano’s NATO that has put 25 million people in the Balkans at risk by
bombing the area with low level nuclear weapons. Solano’s NATO oversaw
the expulsion of hundreds of thousands of Yugoslavs from Kosovo after
the bombing.

Crimes against the truth - Solano was not only an organizer he was a
direct apologist for the war and the subsequent violent expulsions from
Kosovo. For example, after NATO bombed a group of returning Albanian
refugees in the town of Korisa, Solano went on TV declaring that the
Serbs were at fault for the deaths although in fact the killing was done

by NATO bombs.

This truly insane argument was invoked recently by Carla Del Ponte of
the kangaroo-court War Crimes Tribunal, who accused Milosevich of being
responsible for the deaths of 16 people when NATO bombed Serbian
television. Following Del Ponte’s lead, the Belgrade government has
threatened to indict Dragoljub Milanovic, director of Serbian TV at that

time, for the NATO bombing. Thus the Kostunica/Djindjic government
invites Javier Solano, a convicted war criminal, to be wined and dined
in Belgrade while trying to jail Yugoslav leaders for the bombs that
NATO dropped.

Many Yugoslavs voted for Vojislav Kostunica because they saw in him a
hope of peace with justice. But where is the justice when murderers are
entertained and the innocent are accused of their crimes? Now, when the
horrors of NATO’s use of depleted uranium are coming out, it is
incumbent on those who supported this regime to join with all others in
Yugoslavia and around the world to condemn the real criminals: Solano,
Clinton, Blair, Schroeder, Chretien and all other NATO heads of state
and heads of government and their Yugoslav political puppets.

- February 7, 2001

Further Reading

1) On NATO's carefully orchestrated campaign to turn neighbor against
neighbor before and during the bombing of Kosovo in 1999, see 'Why
Albanians Fled Kosovo During NATO Bombing' at
http://emperors-clothes.com/interviews/keys.htm

2) On NATO's involvement in expelling hundreds of thousands from Kosovo
after the bombing, see 'Driven from Kosovo: Jewish Leader Blames

NATO - Interview With Cedda Prlincevic' at
http://emperors-clothes.com/interviews/ceda.htm

3) On NATO's conscious effort to punish Yugoslavia by creating
environmental disasters, see 'NATO Willfully Triggered Environmental
Catastrophe In Yugoslavia' by Michel Chossudovsky at
http://emperors-clothes.com/articles/chuss/willful.htm and
'Chemical/Nuclear Warfare in Bosnia: Eyewitness To Hell' at
http://emperors-clothes.com/articles/tika/hell.htm

4) On NATO's attempt to replace international law with the rule of NATO,

see 'Humanitarian War: Making the Crime Fit the Punishment' by Diana
Johnstone at http://emperors-clothes.com/articles/Johnstone/crime.htm
and 'Mocking Tradition and Practice - NATO's War & World Security' by
Raju Thomas at http://emperors-clothes.com/analysis/security.htm

5) On the effort by distinguished Western lawyers to bring NATO to
justice, see 'Report: Meeting with Carla del Ponte on NATO Crimes of
War' by Michael Mandel at http://emperors-clothes.com/news/mandel.htm

6) On efforts to intimidate anti-NATO dissent in Yugoslavia, see "These
Djindjic People are Brownshirts," at
http://www.emperors-clothes.com/interviews/djindjic.htm

and "Report on the Dec. 23 Elections" by the British Helsinki Human
Rights Group at http://emperors-clothes.com/docs/srbele.htm

***

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FIRENZE: 15 RINVII A GIUDIZIO
PER LO SCIOPERO - MANIFESTAZIONE
CONTRO LA GUERRA NATO NEI BALCANI

Si allargano a dismisura le morti provocate dai proiettili all uranio
impoverito usati dalla NATO ed il disastro umano-ambientale (vi
ricordate
"gli effetti collaterali"?) nei Balcani è di fronte agli occhi di tutti
così come il fallimento totale della presunta "guerra umanitaria" , ma
Firenze si continua a perseguire chi si oppose ai tre mesi di guerra con
il
coinvolgimento diretto dell Italia.

Ieri, il p.m Suchan ha utilizzato la stampa per annunciare 15 rinvii a
giudizio per "resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale" a
seguito
della manifestazione del 13 maggio 1999. Contestualmente Suchan ha
archiviato le varie denunce presentate contro le forze dell ordine.

Niente di eccezionale nel rinvio a giudizio: banali reati da rissa in un
bar per un episodio su cui polizia e magistratura tentarono di costruire
una provocazione a larga raggio.

"La Repubblica" non perde l occasione per enfatizzare l episodio,
elencare
i nomi ed aggiungere in coda (ma che cazzo c entra?) un pezzetto della
"querelle" fra centrodestra e centrosinistra sul lavoro dato a Senzani.
Alla faccia della legge sulla privacy: vale solo per i pedofili, per i
ladroni, per i poliziotti che fanno abusi, i loro nomi non vengono mai
pubblicati.

Ricordiamo che il 13 maggio 1999 ci fu il successo dello sciopero delle
organizzazioni di base, 3.000 persone in piazza. Uno sciopero che
dimostrò
la possibilità di lottare contro la guerra e la crescita, nel paese,
della
consapevolezza dell'assoluta infondatezza delle ragioni della guerra. Un
risultato che non era scontato visto il sostegno dato da CGIL-CISL-UIL
alla
politica del governo D Alema.

A corteo concluso davanti al Consolato Americano sono partite, senza
preavviso, delle durissime cariche poliziesche: candelotti sparati ad
altezza d uomo, 5 manifestanti costretti alle cure ospedaliere, fra cui
una
lavoratrice delle poste in gravi condizioni - mentre tanti altri contusi
evitano di passare dagli ospedali.

Non c è dubbio che l atteggiamento delle forze dell ordine fu
conseguente
alla circolare D'Alema-Iervolino ("perché non vengano tollerate
manifestazioni contro basi militari e sedi governative") . Un paese in
guerra adegua il comportamento della propria polizia alla situazione
bellica.

I giornali del giorno successivo, nonostante la nostra sollecita
ricostruzione dei fatti (basta pensare che il video, che fece tanto
scalpore dopo il passaggio alla trasmissione TV "Striscia la notizia",
avvenuto il 20 maggio sera, era stato fatto visto dai giornalisti
durante
la conferenza stampa del 13 pomeriggio) sono a senso unico: "guerriglia
contro la guerra".

Parte una veemente campagna di stampa, costruita per buona parte sulle
veline rilasciate dalla Questura di Firenze, dove si distingue "Il
Giornale" che per giorni parlerà della manifestazione del 13 maggio come
di
"Prove tecniche di banda armata". Alla campagna stampa seguiranno delle
perquisizioni effettuate, senza alcun esito, dalla Digos e 46 denunce,
che
serve a confezionare "un caso Firenze" con la criminalizzazione delle
strutture dell autorganizzazione sociale.

Oggi, a parziale completamento delle cariche, feroci ed immotivate,
effettuate dalla polizia al consolato USA, arrivano i rinvii a giudizio.
Non servono a niente e certo non ci spaventano. Il vero obbiettivo è
quello
di allontanare lavoratori, lavoratrici, disoccupate/i dalle esperienze
di
base, dalla partecipazione diretta alle mobilitazioni ieri contro la
guerra, oggi contro la globalizzazione capitalistica ed i suoi
devastanti
effetti politici, sociali ed ambientali.

Il processo rappresenta un appuntamento politico: non saremo noi a
doverci
difendere dai reati configurati nella manifestazione (che poi si riduce
esclusivamente al reato di resistenza a pubblico ufficiale). E la guerra
NATO, il cui senso ed i cui esiti a due anni di distanza sono
comprensibili
per chiunque, a dover essere processata.

MOVIMENTO ANTAGONISTA TOSCANO

FI, 25.1.2001

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A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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