Informazione

Fonte: Il corriere della sera - 8-6-2001

LA LETTERA
�Attacco contro Milosevic fu il mio governo a dire s��

di ROMANO PRODI*

Nel dibattito sulla caduta del governo guidato da Romano Prodi,
interviene
oggi l'ex presidente del Consiglio, attuale presidente della Commissione
europea. Prodi replica a Carlo Scognamiglio Pasini, responsabile del
ministero della Difesa nel governo presieduto da Massimo D'Alema.
Scognamiglio aveva sostenuto che il gabinetto D'Alema era nato per
rispettare gli impegni Nato, consentendo cos� all'Italia di conquistare
il
rispetto e la considerazione degli alleati.


Caro Direttore, ho letto con interesse sul Corriere della Sera di ieri
l'articolo che l'ex ministro della Difesa Carlo Scognamiglio ha dedicato
al
passaggio tra il governo da me presieduto e quello guidato dall'on.
Massimo
D'Alema.
Carlo Scognamiglio si sofferma, in particolare, sugli avvenimenti di
politica internazionale (erano i giorni del drammatico confronto con la
Serbia di Milosevic) che fecero da sfondo al passaggio di governo.
Avvenimenti che lo inducono a concludere che il nuovo esecutivo fu
formato
per �ragioni di politica internazionale che derivarono dalla pi� grave
crisi che il Paese si trov� ad affrontare negli oltre cinquanta anni
della
Repubblica�.
Fondamentale - secondo Scognamiglio - fu, in questa prospettiva, la
necessit� di dare vita ad un governo �che garantisse alle Forze Armate
italiane la possibilit� di assolvere con dignit� i propri compiti
nell'Alleanza di fronte alla imminenza di un conflitto che di necessit�
avrebbe visto l'Italia nel ruolo di protagonista�.
�Il governo presieduto dall'on. Prodi perse il voto di fiducia alla
Camera
il 7 ottobre 1998. Cinque giorni pi� tardi il Nac (North Atlantic
Council,
cio� la Nato) deliber� l'Activation Order contro il dittatore serbo
Milosevic. Si tratta del terzo e ultimo passo della procedura di attacco
militare in vigore presso l'Alleanza Atlantica, passo che affida al
Segretario Generale e al comandante militare il mandato, irrevocabile
senza
una nuova procedura di voto, di premere il grilletto. Alla data del 20
ottobre, cio� allo spegnersi dell'allarme rosso, la procedura per la
risoluzione della crisi di governo italiana si era compiuta, avendo il
Presidente della Repubblica concluso le consultazioni ed affidato
all'on.
D'Alema l'incarico di formare il nuovo governo�.
Questi sono �i fatti� ricordati da Carlo Scognamiglio. �Fatti� a
proposito
dei quali non ho nulla da aggiungere. Se non un piccolo particolare.
Questo: ancorch� dimissionario, fu il mio governo ad assumersi la
responsabilit� di decidere a favore dell'Activation Order.
E fui io stesso, come Presidente del Consiglio, a firmare il relativo
provvedimento.

*Presidente della Commissione europea

_[Ripostato da: Corriere della Sera - http://www.corriere.it
]____________
[http://www.COrriere.it/edicola/index.jsp?path=POLITICA&doc=SCOGNA]

Sabato 9 Giugno 2001

POLITICA
Scognamiglio replica al presidente Ue: l'ex premier ds decise l'azione
offensiva

�Prodi diede solo le basi, noi inviammo gli aerei'

di CARLO SCOGNAMIGLIO*

Caro direttore, la precisazione del presidente Prodi sulla mia
ricostruzione, pubblicata dal Corriere , delle vicende che diedero
l'avvio alla guerra del Kosovo e alla formazione del governo D'Alema,
ovvero che fu pur sempre il suo governo, ancorch� dimissionario, ad
'assumersi la responsabilit� di decidere a favore dell'Activation Order
(ossia dell'ordine di attacco a Milosevic)' � del tutto pertinente, e
d'altra parte implicita nell'elenco di 'fatti' che avevo elencato.
Mentre va dato atto al governo dimissionario di avere superato non poche
difficolt� e resistenze istituzionali per non bloccare la decisione
della
Nato [SIC], va per� ricordato un altro 'fatto', ossia che l'assenso
dell'Italia
si limitava all'uso delle basi e non anche alla costituzione di una
forza
d'attacco aereo con mezzi italiani, secondo la formula della 'difesa
integrata'.
In altre parole, l'Italia non avrebbe partecipato ad azioni offensive.
La questione fu superata successivamente, come ho ricordato, dal
conferimento deciso dal governo D'Alema di una cospicua forza aerea,
inclusi i mezzi d'attacco, al comando Nato.

P. S. Per quanto mi sia gi� dichiarato incompetente in questioni di
politica interna, posso tuttavia ritenere che la ragione per cui il
presidente Prodi non riusc� a ricostituire il governo, dopo il voto di
sfiducia, consistette nella sua indisponibilit�, motivata da ragioni di
coerenza politica, ad accettare una coalizione diversa da quella uscita
dalle elezioni del '96. Per cui un secondo governo Prodi sarebbe stato
minoritario in Parlamento, e ci� in contrasto con la regola universale
delle democrazie parlamentari che, in caso di guerra [SIC], prevede la
formazione di governi di coalizione e non di governi minoritari.

* ex ministro della Difesa

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-

Il "Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra" � finanziato dal
Governo degli Stati Uniti e dalle Multinazionali USA.

E' come se fosse io stesso governo di Washington a giudicare Milosevic!
MICHEL COLLON


Il "Tribunale" � interessato a trascinare solo Milosevic in giudizio -
non
Sharon, n� Pinochet, e nemmeno i Generali Assassini della Turchia: � un
Tribunale imparziale?
Finanziato dal Governo degli Stati Uniti e dai miliardari Americani,
rifiuta
di indagare sui crimini di guerra commessi dalla NATO e dai terroristi
Albanesi:
� un Tribunale indipendente?
Il suo modus-operandi getta a mare numerosi principi di legge: � un
Tribunale
legale?
Si ottiene un ritratto di un ben bizzarro "Tribunale".

Milosevic dovrebbe sottoporsi al processo all'Aja? Qualsiasi sia la
vostra
opinione sul precedente Presidente della Yugoslavia (e sul popolo che
sarebbe il
vero responsabile delle guerre nei Balcani), questo non dovrebbe avere
gli
stessi diritti come tutti gli altri uomini
ad essere trattato da un Tribunale imparziale e neutro, che rispetta la
legge?

In accordo con l'articolo 16 della raccolta di leggi approvate dal
Parlamento
su questo famoso Tribunale per i Crimini di Guerra, il Procuratore
Generale
deve agire indipendentemente e non essere soggetto agli ordini di alcun
Governo.
In accordo con l'articolo 32, le spese del Tribunale devono avere
copertura
dal Bilancio delle Nazioni Unite.
Questi due principi sono costantemente gettati alle ortiche!

Il Presidente del Tribunale, Gabriella Kirk McDonald, lei stessa,
informava
la Corte Suprema degli Stati Uniti: "Noi beneficiamo del forte appoggio
di
governi interessati e di singoli fautori, come il Segretario di Stato
Albright.
Quando era rappresentante permanente alle Nazioni Unite, la Albright ha
lavorato
con incessante decisione alla costituzione
del Tribunale. Infatti, noi spesso facciamo riferimento a lei come la
"madre
del Tribunale"".
Che madre incantevole Madeleine Albright!
Proprio lei ha dichiarato su una televisione nazionale che lasciar
morire
500.000 bambini Iracheni era "giustificato"!

Quando il Procuratore Generale del Tribunale per i Crimini di Guerra,
Louise
Arbour, ha incriminato Milosevic, indovinate chi ha informato per primo?
Bill
Clinton - due giorni prima di informare il resto del mondo.
Come avviene adesso con il suo successore, Carla Del Ponte, spesso
appariva
in pubblico con ufficiali USA.
Nel 1996 incontrava il Segretario Generale della NATO e il suo
Comandante
in Capo per l'Europa "per discutere la logistica della co-operazione",
prima che venisse
sottoscritto il "memorandum di mutua intesa".

Allora, chi sta pagando il Pifferaio Magico? ...

Bene; tra il 1994 e il 1995, il Tribunale per i Crimini di Guerra ha
ricevuto
dal Governo degli Stati Uniti un assegno di $700.000 e
un valore pari a $2.3 milioni di forniture di computer e materiale
informatico.
Dalla Fondazione Rockefeller ha ricevuto $50.000 e dallo speculatore
multi-miliardario Americano, George Soros, $150.000.
Contemporaneamente, Soros ha finanziato il pi� importante giornale
separatista Albanese in Kosovo.
Altri donatori: il gigante Time Warner Imperatore dei media, (questo
significa
avere la spiegazione su alcuni silenzi dei media sulle parti oscure del
Tribunale
per i Crimini di Guerra).
E ancora, il tanto decantato e pubblico "Istituto per la Pace", fondato
dal Presidente Reagan.
Un folto numero dei giuristi del Tribunale per i Crimini di Guerra
provengono dalla Coalition for International Justice, fondata e
finanziata
da ... S�, avete indovinato. George Soros.
Nel maggio 2000, la Presidente del Tribunale, Signora McDonald
ringraziava
il Governo degli USA per "aver provveduto generosamente con $500.000."
"L'imperativo morale di mettere fine alla violenza nella regione �
condiviso da tutti, incluso
il settore produttivo. Perci�, sono molto compiaciuta che una grande
Compagnia
abbia di recente donato una fornitura di computer del valore di
$3.000.000".

Con sponsors come questi, � facile capire come il Tribunale per i
Crimini
di Guerra persegua solo i nemici degli Stati Uniti. Questo spiega perch�
i leaders
Nazionalisti Croati e Mussulmani rimangono impuniti per i loro crimini
di
pulizia etnica, compiuti durante le guerre dal 1991 al 1995.Questo vale
anche per i
leaders dell'UCK e della NATO, che sono responsabili per una guerra
illegale, per
la deliberata distruzione di infrastrutture civili della Yugoslavia, e
per aver usato
armi proibite, come le bombe a grappolo e all'Uranio impoverito.

Queste sono le reali ragioni per le quali il Tribunale vuole perseguire
Milosevic:

1) Il tentativo di far ricadere la colpa sul popolo Serbo, nella sua
totalit�,
e quindi di nascondere il fatto che sono stati gli USA e la Germania a
provocare
e ad incoraggiare le guerre in Yugoslavia.
2) Il desiderio di intimorire un Capo di Stato che resisteva alla
globalizzazione.
3) La necessit� di riabilitare la guerra criminale della NATO, le cui
simulazioni
e menzogne mediatiche hanno fatto fallire il progetto.

Fonti: "Un Tribunale Imparziale, davvero?" del giurista Canadese
Christopher
Black e "Basi illegali del Tribunale per i Crimini di Guerra" del
giurista Yugoslavo
Kosta Cavoski - http://emperors-clothes.com/articles/cavoski.

Dieci principi di legge violati dal Tribunale Internazionale per i
Crimini
di Guerra

Il Tribunale, nei fatti, non rispetta diversi principi di legge
assolutamente fondamentali: la separazione dei poteri (esecutivo,
legislativo
e giudiziario), parit� fra accusa e difesa, presunzione di innocenza
finch� non
si giunge ad una condanna .

1) Il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra � stato fondato
nel
1993 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (15 membri dominati
dai grandi poteri e dal veto USA), su insistenza del Senatore Albright.
Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a suo tempo
ha puntualizzato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, avrebbe
dovuto essere
"attraverso un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri
che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in pieno nell'ambito
della
loro sovranit�."**
Tuttavia, Washington ha imposto un'interpretazione arbitraria del
Cap.VII
della Carta delle Nazioni Unite, che assegna al Consiglio di Sicurezza
di prendere
"speciali misure" per restaurare la pace in sede internazionale.
Pu� essere la creazione di un Tribunale una "speciale misura"? E' arduo
pensarlo!
Il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra � esso stesso non
legale.

2) Senza precedenti nella storia della legge, il Tribunale ha avuto
pieni poteri
di costituire le proprie leggi e i regolamenti - regolamenti che nei
fatti
ha modificato frequentemente. Attraverso una procedura totalmente
ridicola,
per apportare variazioni, il Presidente pu� fare questo di sua propria
iniziativa
o averlo ratificato via fax ad altri giudici! (regola 6).

3) Vi � un'altra norma creativa. Le leggi del Tribunale Internazionale
per i Crimini di Guerra hanno il carattere della retroattivit�,
emanate e confezionate per adattarsi ai fatti, dopo l'evento.

4) Ancora peggio: il Procuratore (l'Accusa) pu� anche cambiare queste
norme
(la Difesa non lo pu� fare). E non esiste un "giudice per le indagini
preliminari"
che investighi sulle accuse e le contro-accuse.
Il Procuratore conduce l'inchiesta nel modo che pi� gli aggrada.

5) La Corte pu� ricusare un avvocato della Difesa o semplicemente non
ascoltarlo,
se lo ritiene "aggressivo" (regola 46).

6) Il Procuratore pu�, con il consenso dei giudici, rifiutare di
concedere
all'avvocato difensore di consultare libri, documenti, foto
e altro materiale probatorio (regola 66).

7) Inoltre, la fonte testimoniale e di informazioni pu� essere tenuta
segreta.
Questo significa che agenti CIA possono riempire i dossiers del
Tribunale
con accuse raccolte illegalmente (attraverso intercettazioni foniche,
corruzione,
furti) senza averle sottoposte ad alcun tipo di verifica o di controllo
incrociato.

8) Anche i Rappresentanti di altri Stati (partecipanti nel conflitto, ma
alleati agli Stati Uniti) possono sottoporre informazioni confidenziali
senza
essere richiesti con alcuna domanda in merito.

9) Un atto di accusa pu� rimanere segreto "nell'interesse della
giustizia"
(regola 53), in modo tale che l'accusato non possa difendere se stesso
nei modi
normali.

10) Un sospetto, cio� qualcuno che non � ancora stato imputato,
pu� essere detenuto per novanta giorni prima di essere accusato, un
tempo
pi� che sufficiente per estrargli forzatamente una confessione.
Inoltre la regola 92 stabilisce che le confessioni saranno ritenute
credibili,
a meno che l'accusato possa provare il contrario. Mentre, in qualsiasi
altra parte
del mondo, l'accusto � ritenuto innocente fino a quando non sia provata
la sua
colpevolezza.

Nessun Tribunale nazionale, negli Stati Uniti o in qualsiasi altra parte
del mondo potrebbe operare in una tale maniera platealmente illegale o
arbitraria.

Ma quando questo serve a condannare i nemici degli Stati Uniti
d'America,
allora i principi della legge non valgono pi� di tanto.
In accordo con i padroni del mondo, il diritto appartiene ai pi� forti e
ai pi� ricchi.

* Discorso al Council for International Relations, New York, 12th May
2000.
** Rapporto No X S/25704, sezione 18.

(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova.)


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SEI UN GIORNALISTA - E NON TI VERGOGNI?

"...Perche' nel mare sterminato degli annunci di lavoro non si legge mai
AAA. prestigioso quotidiano
cerca redattori da inserire nella propria struttura, trattamento a
norme di contratto, conoscenza lingue e computer, inviare cv ai sensi
legge 675/96 all'attenzione etc. etc.? Altri Ordini (architetti,
avvocati, geometri, farmacisti) promuovono annunci simili regolarmente.
E quello dei giornalisti che fa? Perche' il lavoro nero e' la norma
nelle redazioni, per anni e anni? Qualcuno sa trovarmi una categoria di
lavoro dove avviene qualcosa di simile? E perche' non ci sono controlli
dai vari Inpgi, Ordine, Fnsi, Min. Lavoro?
Perche' ti passano sopra sempre i figli di giornalisti, di politici, di
amici degli amici, anche quando dovrebbero mettere piede in strada solo
se accompagnati?..." (Alessandro su "Catena di San Libero n.71", a cura
di R. Orioles)

Ipotesi di risposta: con una selezione del genere si rischierebbe
l'assunzione di professionisti seri e scrupolosi. E quale giornalista in
gamba e scupoloso potrebbe riportare a cuor leggero la notizia che in un
quartiere di una grande capitale europea si trovano fosse comuni con
centinaia di cadaveri, omettendo completamente di verificare
l'attendibilita' delle fonti ed escludendo a priori di poter mai
verificare i fatti attraverso una visita in loco? Oppure: quale
giornalista onesto potrebbe mai scrivere, senza mostrare il minimo
dubbio, che "e' stato scoperto" che "due anni fa fu scoperto un
container pieno di cadaveri", pero' "due anni fa", per cui adesso non ne
esiste piu' alcuna traccia, in quanto "tutto e' stato fatto sparire" dal
"passato regime"? (I. Slavo)

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Cari compagni vi invio questa mia traduzione di un documento messo
qualche giorno f� in diffusione.
Curzio di Soccorso Popolare di Padova


La RFJ verso una "dolorosa" sottomissione?


IL GOVERNO DELLA FEDERAZIONE YUGOSLAVA
NON TROVA INTESA SU LEGGE ESTRADIZIONE

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 29 MAGGIO - Nessuna intesa tra i membri
del governo
della Federazione jugoslava in una prima sessione di colloqui che
aveva
l'obiettivo di discutere il testo della legge che dovrebbe
permettere l'estradizione
di
cittadini jugoslavi, la legge che in pratica consentirebbe la
consegna al
Tribunale dell'Aja dell'ex presidente Slobodan Milosevic.
''Abbiamo cercato di trovare un'intesa e cerchiamo ancora una
soluzione'',

ha detto il leader del Partito socialista del Montenegro, Predrag
Bulatovic,

riconoscendo cosi' implicitamente che l'accordo non c'e' ancora.
Ai colloqui hanno partecipato rappresentanti del Psm e della Dos
(Opposizione democratica della Serbia), la coalizione di 18
partiti raggruppata
intorno al presidente Vojislav Kostunica. Della Dos fa parte
anche il primo
ministro
serbo Zoran Djindjic.
Il governo jugoslavo sta esaminando un progetto di legge sulla
cooperazione

con il Tribunale penale internazionale (Tpi), che dovrebbe aprire
la strada
alla estradizione
di Milosevic. Il Psm e' contrario alla estradizione e la Dos non
ha i numeri,
in Parlamento,
per imporre questa legge contro il parere dell'alleato. La Dos sa
pero'
anche che
un consistente pacchetto di aiuti americani dipende
dall'accoglimento da
parte di Belgrado
delle richieste del Tpi.
(ANSA-AFP) TF

http://wwwext.ansa.it/balcani/fattidelgiorno/20010529132764638/200105291
32764638.shtml


29/05/2001 13:27

GLI USA INASPRISCONO LE SANZIONI CONTRO I CITTADINI
JUGOSLAVI LEGATI ALL'EX GOVERNO DELLE SINISTRE

IL PRESIDENTE DEGLI USA INASPRISCE LE SANZIONI CONTRO
LE PRECEDENTI AUTORITA' YUGOSLAVE
NEW YORK, 25 Maggio (Tanjug) Il Presidente George Bush ha
informato
il Congresso degli Stati Uniti intorno all'inasprimento di
misure, che se
non attivate
porterebbero al blocco degli aiuti alla Yugoslavia, e sulle
sanzioni, cosiddette
severe,
da applicare nei riguardi delle precedenti autorit� di Governo
Yugoslave.

In una lettera al Congresso, Bush dichiara che sanzioni aspre,
applicate
su funzionari
del Governo precedente e su loro collaboratori, devono essere
mantenute,

in quanto il problema della cooperazione della Yugoslavia con il
Tribunale
dell'Aja
per i Crimini di Guerra non � stato risolto.
Le pi� dure sanzioni includono l'interdizione dal lavoro per i
funzionari

del Governo precedente e sui loro collaboratori, e limitazioni su
operazioni
commerciali
e finanziarie con quelli e con tutti gli altri sospetti di
crimini di guerra,

indicati dal Tribunale dell'Aja.
Bush, inoltre, ha deciso di inasprire il blocco dei controversi
aiuti, fino
alla definizione
del loro status, legata alle discussioni di successione fra le
Repubbliche
della ex-Yugoslava o in qualche altra maniera.
Bush afferma che le misure, imposte nel 1992 e nel 1998, devono
rimanere
in forza
dopo il 30 maggio 2001 e il 9 giugno 2001.

DJINDJIC PREME PER ACCONTENTARE GLI USA
CONCEDENDO L'ESTRADIZIONE DI MILOSEVIC
"ALTRIMENTI LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO SONO PROPRIO MISERE"



DJINDJIC PRETENDE SUBITO UNA LEGGE DI COLLABORAZIONE
CON IL TRIBUNALE INTERNAZIONALE PER I CRIMINI DI GUERRA ( ICTY )

BELGRADE, 26 Maggio (Beta) - Il Premier Serbo Zoran Djindjic
dichiara il
26 maggio
di pretendere dal governo Yugoslavo e dal parlamento che venga
adottata
una legge di
cooperazione con il Tribunale Internazionale sui Crimini di
Guerra nella
ex-
Yugoslavia (ICTY), aggiungendo che il partner della coalizione
dell'Opposizione
Democratica
di Serbia (la DOS ), il Partito Socialista del Popolo, esige che
venga presa
una decisione
entro i prossimi due o tre giorni.
In un'intervista a BETA, Djindjic afferma che l'adozione di una
legge di
collaborazione
con il ICTY era nella giurisdizione del governo Federale, che "in
accordo
con la Costituzione,
non esiste una via per trasferire la questione dal Federale ad un
altro
livello," e che "ogni tipo
di indugio risulta privo di significato."
"Io esigo che una legge sia adottata poich�, se questo non fosse,
le nostre
prospettive per il futuro
sarebbero veramente tristi. Io non sto parlando solo tenendo in
considerazione
la conferenza
degli elargitori dei prestiti, ma anche dell'ordinamento che deve
essere
impostato, per rescindere
e ridurre i nostri debiti, ed inoltre per migliorare le relazioni
future
con le nazioni democratiche.
Questo problema della legge pu� creare tensioni sulle nostre
relazioni con
le nazioni Europee."
Djindjic dichiara quindi che la crisi riguardante l'adozione
della legge
potrebbe porre la buona
fede dell' Yugoslavia, in rapporto alla cooperazione con le
organizzazioni
internazionali,
"in un'atmosfera di sospetto."
Djindjic aggiunge che, se la legge non fosse adottata, "il
governo Federale
e la stessa Federazione
entrerebbero in una crisi," che non potrebbe essere risolta
perfino con
l'annuncio
di nuove elezioni federali, "se il Partito Democratico dei
Socialisti non
dovesse
partecipare alle elezioni."

ANCHE KOSTUNICA CAMBIA POSIZIONE E CONSIDERA NECESSARIA
LA COLLABORAZIONE CON IL TRIBUNALE ILLEGALE DELL'AIA

KOSTUNICA RACCOMANDA LEGGI APPROPRIATE DI COLLABORAZIONE
CON IL TRIBUNALE INTERNAZIONALE PER I CRIMINI DI GUERRA (ICTY)
BELGRADO, 26 maggio (Tanjug) Leggi opportune devono essere
approvate
per definire la cooperazione con il Tribunale Internazionale per
i Crimini
di Guerra
nella ex-Yugoslavia (ICTY), cos� che "questa corte non dovrebbe
esistere
al di l� della legge
e dovrebbe essere considerata legale sia per le accuse, cos� come
per le
relative condanne";
questo afferma sabato 26 maggio il Presidente Yugoslavo Vojislav
Kostunica.

"E' per questo che noi continuiamo ad insistere sulla Risoluzione
ONU 1244
e sull'urgenza che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU implementi
questo
in pieno, principalmente dove tutto ci� riguarda tanto il ritorno
dei profughi
e la loro sicurezza,
quanto le garanzie legali per la protezione dei Serbi e degli
altri non
Albanesi in Kosovo",
questo afferma Kostunica alla convention del Partito Democratico
di Serbia
(DSS),
che egli ha presieduto.
>

http://wwwext.ansa.it/balcani/fattidelgiorno/20010529132764638/200105121
94231873532_ass.html

JUGOSLAVIA: MILOSEVIC; POSSIBILE CONSEGNA
Al TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE (TPI); KOSTUNICA RIBADISCE

(ANSA) - BERLINO, 12 maggio- Il presidente jugoslavo Vojislav
Kostunica
ha
ribadito in un'intervista ad un settimanale tedesco che il suo
governo
potrebbe accogliere la richiesta di estradizione del suo
predecessore
Slobodan Milosevic presentata dal Tribunale penale dell'Aja per i
crimini
di guerra.
''A Washington ho espresso la mia massima disponibilit� a
collaborare con il Tribunale'', ha detto Kostunica in
un'intervista a Focus,
lunedi in edicola.
''Mi impegner�, ha aggiunto, affinch� il governo prepari
l'apposita legge

entro la fine del mese per presentarla poi al parlamento''.
E alla domanda se Milosevic verrebbe estradato subito dopo, ha
risposto:
''Prima bisogna
approvare la legge''. Una anticipazione dell'intervista e' stata
diffusa
oggi da Focus.
Kostunica - che e' stato nei giorni scorsi negli Stati Uniti -
giunger�
in visita marted� a
Berlino. A questo riguardo egli ha assicurato che non verr� data
in alcun
modo esecuzione alla sentenza emessa da un tribunale di Milosevic
contro
il cancelliere Gerhard Schroeder - condannato a 20 anni di
carcere per
responsabilit� negli attacchi aerei della Nato contro la Serbia.
''Schroeder non verra' arrestato quando si recher� per la sua
prima
visita a Belgrado. ''Il signor Schroeder sar� da noi il
benvenuto'', ha
detto il Presidente.

(ANSA) QN 12/05/2001 19:42

---

CONSEGNARE MILOSEVIC ALL'AJA - CHE COSA NE GUADAGNEREBBE LA
JUGOSLAVIA?

1. ULTERIORI PRESSIONI DI CARATTERE POLITICO-ECONOMICO
2. RICONOSCIMENTO DEL TRIBUNALE DELL'AJA DA PARTE JUGOSLAVA
3. MILOSEVIC "CAPRO ESPIATORIO" DEI BOMBARDAMENTI DEL 1999
4. LA NATO NON DOVREBBE PIU' PAGARE PER I SUOI CRIMINI DI GUERRA
5. SBLOCCO DEI PRESTITI, DA USURA, DA PARTE DI USA E FMI...

---

Data: 26/05/2001 23:08
da: David Morgan
Oggetto: Sottomissione della Yugoslavia


26 maggio 2001 David Morgan, Vancouver

La situazione in Yugoslavia: Milosevic � completamente isolato.
La "Comunit� Internazionale" (cio� gli USA), essendo ben conscia
della
necessit�
della legittimazione dei bombardamenti sulla Yugoslavia, avverte
il governo
di Belgrado:
"Consegnare Milosevic e solo allora mettere le mani sopra il
denaro (a prestito)
per la riparazione
dei danni provocati dalle nostre bombe. Questo � il patto: Niente
Milosevic,
niente denaro"
Il Presidente Kostunica deve allora spiegare al pubblico perch� �
necessario
trasferire Milosevic
a quella "corte" dell'Aja., cos� completamente priva di credito.
Questo � il linguaggio usato da Kostunica per giustificare la
sottomissione
agli USA
come opportuna:

''Oggi, noi siamo costretti a straordinari, spesso dolorosi
compromessi
per compiacere
la comunit� internazionale,'' Kostunica ha riferito questo ai
legislatori
presenti alla convention
del Partito Democratico di Serbia (DSS).
''A proposito, io mi riferisco alla tanto discussa corte
dell'Aja,'' Kostunica
ha dichiarato.
''Noi abbiamo bisogno di un fondamento legale e di una formula
giudiziaria
che consenta
di regolare la nostra collaborazione con quel Tribunale?che
funzioni come
nostra bussola
in una materia cos� controversa.''

Quindi � naturale che questa "corte" venga contrapposta ad una
alternativa
del tutto semplice :
Produrre le accuse e le condanne richieste, o i finanziamenti Usa
non arriveranno!


L'effettiva "comunit� internazionale," gli stati membri
dell'Organizzazione
delle
Nazioni Unite, devono meglio svegliarsi prima di trovarsi ancora
di pi�
soggetti ad una
"legge," interna ed internazionale fatta a & per conto di
Washington.

David Morgan

************

---

KOSTUNICA FAVOREVOLE AD UNA LEGGE PER ESTRADARE MILOSEVIC:
"SAREBBE UN DOLOROSO COMPROMESSO"

---
Boston Globe
Il Presidente Yugoslavo: Una legge di estradizione - un 'doloroso
compromesso'
di Katarina Kratovac, Associated Press, 5/26/2001 11:12

BELGRADO, Yugoslavia (AP). Sabato, il Presidente della
Yugoslavia,
pro-democrazia, Kostunica
ha affermato che un progetto di legge che consenta l'estradizione
di Slobodan
Milosevic
al Tribunale dell'ONU per i Crimini di Guerra � una necessit� e
un ''doloroso
compromesso,''.
Parlando alla convention del suo Partito Democratico di Serbia,
il Presidente
Vojislav Kostunica
ha dichiarato che una legislazione che dia significato ai termini
della
collaborazione Yugoslava con
il tribunale era necessaria per aiutare la nazione cos� a lungo
sottoposta
ad ostracismo internazionale
ad uscire dal suo stato di paria.
Secondo questa nuova legge, Milosevic dovrebbe essere estradato
alla Corte
dell'Aja, in Olanda,
dopo che il suo caso fosse riesaminato legalmente in patria.
Si prevede che il governo riveda il progetto di legge al massimo
entro la
settimana prossima, e dovrebbe
essere portato al dibattito in Parlamento per met� giugno.
''Oggi, noi siamo costretti a straordinari, spesso dolorosi
,compromessi
per compiacere
la comunit� internazionale,'' Kostunica ha riferito questo ai
legislatori
presenti alla convention
del Partito Democratico di Serbia (DSS).
''A proposito, io mi riferisco alla tanto discussa corte
dell'Aja,'' Kostunica
ha dichiarato.
''Noi abbiamo bisogno di un fondamento legale e di una formula
giudiziaria
che consenta
di regolare la nostra collaborazione con quel Tribunale?che
funzioni come
nostra bussola
in una materia cos� controversa.''
Dopo aver soppiantato Milosevic lo scorso ottobre, le nuove
autorit� pro-democrazia

di Belgrado hanno esitato a consegnare l'ex presidente Yugoslavo
e gli altri
sospettati
di crimini di guerra al Tribunale dell'ONU, adducendo
un'interdizione costituzionale

relativa all'estradizione di cittadini Yugoslavi.
Molti Serbi, incluso Kostunica, un forte critico del Tribunale,
accusano
la Corte di pregiudizio
in quanto molti dei sospettati accusati erano Serbi.
Milosevic e quattro collaboratori di vecchia data sono stati
accusati di
crimini contro
l'umanit� nel 1999 per atrocit� commesse dalle truppe Serbe
contro le etnie
Albanesi in Kosovo.
L'Occidente desidera che Milosevic sia tradotto all'Aja, e gli
Stati Uniti
hanno minacciato di
boicottare la conferenza internazionale sui prestiti alla
Yugoslavia del
29 giugno, se non vengono fatti progressi verso una pi� attiva
collaborazione
con la Corte dell'ONU.
Milosevic � stato arrestato a Belgrado il 1 Aprile con l'accusa
di abuso
di potere durante
i 13 anni del suo governo, e il Governo Yugoslavo desidera
processarlo
su una serie di accuse
che includono i capi di accusa per crimini di guerra in patria.
Nell'incitare l'adozione della nuova legge, i magistrati pro
democrazia
si trovano di fronte
l'opposizione dei loro partners della coalizione nella Repubblica
Yugoslava
del Montenegro.
Inoltre i deputati Montenegrini in parlamento sono alleati con
Milosevic
ed hanno finora
respinto la sua estradizione. Il loro appoggio risulta necessario
perch�
la legge sia approvata.

Zoran Djindjic, il primo ministro della Serbia, repubblica che ha
il predominio
nella Yugoslavia,
ha dichiarato sabato che i politici Serbi, i ministri e i
magistrati del
Ministero della Giustizia
del Gabinetto Yugoslavo e Serbo dovevano incontrare luned� i
legislatori
Montenegrini
per discutere il progetto di legge, e quindi i Montenegrini
dovranno prendere
una ferma decisione
su questa legge fra pochi giorni.
''Io esigo che la legge sia approvata. Le prospettive contrarie a
questa
sono semplicemente
troppo macabre da considerare,'': questo Djindjic ha affermato
alla agenzia
stampa Beta di Belgrado.

Con una sensazionale rivelazione, venerd� la polizia Serba ha
accusato Milosevic
di aver
personalmente ordinato la sistematica distruzione delle prove di
atrocit�
durante la guerra del
Kosovo, incluso lo scarico di corpi contenuti in un container
frigorifero,

presumibilmente di civili di etnia Albanese, nel fiume Danubio,
nella primavera
del 1999.

Gli ufficiali di Polizia hanno dichiarato di considerare questo
come un
caso particolare di un
tentativo su larga scala di rimuovere ogni traccia delle migliaia
di civili,
secondo quanto si asserisce,
ammazzati dalle truppe di Milosevic in Kosovo.

I membri del Partito Socialista di Milosevic hanno criticato le
affermazioni
della Polizia come
''orribile disinformazione lanciata in modo deliberato'' in
concomitanza
con il
dibattito parlamentare sulla legge di collaborazione con il
Tribunale dell'Aja.///

---

...OPPURE QUELLA DEI PRESTITI USA E' ANCH'ESSA UNA TRUFFA?

---

Data: 27/05/2001 01:23
Da: JaredI@... (Jared Israel.)

Oggetto: QUESTA CONFERENZA DEI DONATORI E' UN'ESCA PER I GONZI-
LA "RICOMPENSA" E' UNA RIUNIONE PER GENERARE UN FALLIMENTO!


<< ''A proposito, io mi riferisco alla tanto discussa corte
dell'Aja,''
Kostunica ha dichiarato.
''Noi abbiamo bisogno di un fondamento legale e di una formula
giudiziaria
che consenta
di regolare la nostra collaborazione con quel Tribunale?che
funzioni come
nostra bussola
in una materia cos� controversa.''

Quindi � naturale che questa "corte" venga contrapposta ad una
alternativa
del tutto semplice :
Produrre le accuse e le condanne richieste, o i finanziamenti Usa
non arriveranno!
>>

NO NO NO NO NO NO!!!!!

Non esistono finanziamenti offerti n� dagli USA n� da altri!
Proprio
NULLA!

Chossudovsky ha spiegato tutto questo - tutto ci� � una
messinscena!

(consulta: http://emperors-clothes.com/articles/choss/eco.htm)

La "conferenza di donatori" risulta essere un convegno di
creditori,
simile
a una riunione per una bancarotta.
Vi sono stati segnali di questo, che inoltre non sono mai stati
emessi sporadicamente,

per qualche caso e in qualche tempo. Questo � successo di
continuo.
Essi progettano come vendere a se stessi, per quattro soldi,
tutte le industrie

della nazione bersaglio, in cambio dei dollari per pagare i
debiti,
(oltre 12 miliardi di $ nel caso della Yugoslavia - generalmente
caricati
di interessi
mentre le sanzioni erano ancora in corso e i creditori stavano
bombardando
e uccidendo!).

Quando i dollari saranno finiti, la nazione non possiede pi�
industrie,
ma sicuramente
ha un debito massiccio - che ora ha promesso di pagare!
Perch� non dovrebbe capitare alla Yugoslavia?

Questo � noto a Kostunica, a meno che egli non sia criminalmente
indifferente:
che far credere al popolo Yugoslavo che attualmente possa
ottenere qualsiasi
cosa
in cambio della consegna di Milosevic sia cosa da nulla, o non
una proditoria
menzogna.

La ricompensa � questa: la rovina della industria Yugoslava-
quelli OGNI
VOLTA
comprano a basso prezzo e chiudono quello che pu� risultare
competitivo,
cos� come
hanno acquistato la General Electric e chiuso la grande fabbrica
Light Bulb
in Ungheria.

Con estrema afflizione,
Jared Israel.

Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
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opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
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GLAS JAVNOSTI
05. Jun 2001 16:55 (GMT+01:00)

Stavovi

Spor oko Haga

Pise: Kosta Cavoski


Jedno ozbiljno drzavno pitanje preti da uzdrma, a mozda i razbije,
vladajucu koaliciju u Saveznoj vladi i Skupstini. Rec je, naravno, o vec
mesecima sastavljanom i predlaganom zakonu o saradnji SRJ s Medunarodnim
krivicnim sudom. A spor je u sledecem: dok DOS uporno zahteva da se
donese samo savezni zakon, Socijalisticka narodna partija Crne Gore
predlaze da se donese samo okvirni zakon u materiji koja predstavlja
saveznu nadleznost, a da potom republike donesu svoje zakone u materiji
koja je njihova rezidualna nadleznost.

Sa ustavnopravnog stanovista, crnogorski politicari su ovog puta u
pravu. Prema Ustavu SRJ i vazecem zakonodavstvu, krivicno-pravna
materija je tako podeljena da su postupak pred sudovima, odgovornost i
sankcija za povredu sloboda i prava i saveznih zakona u saveznoj
nadleznosti, dok je preostala materija krivicnog prava u republickoj
nadleznosti. A kad je u pitanju eventualno izrucenje optuzenih Haskom
sudu, treba posebno istaci da su materija izvrsenja krivicnih sankcija i
postupak za davanje uslovnog otpusta u iskljucivoj republickoj
nadleznosti.

Kako se, pak, eventualnim izrucenjem bilo kog optuzenog Haskom sudu
ustupa i izvrsenje izrecene kazne i njeno eventualno smanjenje davanjem
uslovnog otpusta (kao u slucaju Drazena Erdemovica, kome je oprostena
jedna petina kazne), time bi se tom sudu ustupila ne samo savezna nego i
rezidualna republicka nadleznost u materiji krivicnog prava. A to se
ocigledno ne moze uciniti bez izricitog pristanka obeju republika.

Otuda je zahtev SNP da se, pored saveznog, donesu i odgovarajuci
republicki zakoni u materiji saradnje s Haskim sudom, i te kako opravdan
i na saveznom Ustavu zasnovan.

Pored ustavne, ovaj spor oko Haga ima i mnogo vazniju politicku
dimenziju. Kad SNP zahteva da i crnogorska skupstina donese svoj zakon o
saradnji s Haskim sudom, ona zeli da Mila Dukanovica i njegove glavare
istera na cistinu. Oni vec odavno tvrde da ce rado saradivati s Haskim
sudom i izruciti svakog optuzenog crnogorskog drzavljanina, a da dosad
nisu uhapsili a kamoli izrucili nijednog optuzenog. A to jos nisu cinili
ne zato sto nisu hteli, nego zbog toga sto nisu smeli.

Drugim recima, SNP pokusava da pred crnogorskom javnoscu na Mila
Dukanovica prevali odgovornost za sramno izrucivanje vlastitih gradana,
dok bi Dukanovic zeleo da to cini Savezna vlada, kako bi kasnije mogao
da je optuzi da izrucivanjem crnogorskih drzavljana narusava crnogorsku
drzavnost i suverenost.

U Srbiji je potpuno obrnuto. Kad Zoran Dindic i Vladan Batic zahtevaju
da se iskljucivo donosi savezni zakon o saradnji s Haskim sudom, iako
dobro znaju da su materija izvrsenja sankcija i uslovni otpust u
republickoj nadleznosti, oni to cine da bi omrazenost, koja ce snaci
svakoga ko potpise odluku o izrucenju vlastitih drzavljana, unapred
skinuli sa sebe i prevalili na Vojislava Kostunicu i druge celnike u
saveznom vrhu. Zato Dindic onako cinicno veli da ce se, prilikom
donosenja ovog zakona, i on licno i ceo DOS svrstati iza predsednika
Kostunice, da bi odbranili njegov kredibilitet.
Zaboravio je samo da objasni kako su on i Dusan Mihajlovic mogli da, bez
ikakve sudske odluke za samo sat i po od trenutka hapsenja izruce Hagu
nesrecnog dr Milomira Stakica, a da predsednika Kostunicu nisu ni
obavestili, a kamoli pitali za savet i odobrenje.

Posredi je, dakle, sledeca Dindiceva nimalo naivna igra: da pred mocnim
stranim ciniocima sebe predstavi kao coveka koji sve konce drzi u svojim
rukama i kome, kao "kooperativnom", iskljucivo treba davati obecanu
pomoc, a da se u isti mah odijum za sramni zakon i jos poganije
izrucenje vlastitih drzavljana prevali na Vojislava Kostunicu.

---

> http://www.lalkar.org/

Yugoslavia - Milosevic's arrest is an attempt
at legitimising NATO's criminal war


Step by step, the imperialists appear to be very close to realising
their goal
of breaking up the Federal Republic of Yugoslavia (FRY) and dominating,
militarily and economically, its constituent parts. As Nato's criminal
war,
with its 78 days of ceaseless bombardment and 36,000 sorties, had not
been
able to dislodge the Milosevic regime, which had become a symbol of
Yugoslav national resistance to the diktat of war-mongering NATO
imperialism, led by US imperialism, the most urgent task facing the
latter
was to somehow get rid of that regime. Without the accomplishment of
this
task, without the replacement of Milosevic regime by a regime of
outright
traitors prepared to sell their country in return for paltry sums of
dollars
and act as servile lackeys to the imperialist powers, NATO would have
nothing to show for its genocidal war.

Ousting of the Milosevic regime

The first hurdle in the attainment of NATO's goal was crossed when on
October 5, 2000, imperialism succeeded, through a mixture of
ballot-rigging and bribery, thuggery and intimidation, media blitz and
vast
infusion of dollars, in replacing Milosevic with Kostunica as the
president
of the FRY (see LALKAR, Nov-Dec 2000). The US authorities have
admitted to bankrolling the then Yugoslav opposition to the tune of $120
million, in addition to the �6 million given by Germany, not to speak of
the
unaccounted suitcases full of dollars handed over at the border. To
realise
the scale of these sums, one must remember that George W. Bush and Al
Gore raised $177 million and $126 million respectively for their
presidential campaigns. Considering that Yugoslavia's population is a
mere
4% of that of the US, and taking into account the difference in per
capita
income in these two countries, the sums handed over by the US are,
according to one well-informed source, "comparable � to a $30 billion
donation from a foreign enemy to a US presidential candidate" (Sara
Flounders, Workers World, 12 Oct. 2000). Even that colossal sum was not
enough by itself; it had to be supplemented with intimidation, threats
and a
ceaseless media campaign - and finally the storming of the institutions
of
the regime, including parliament and the television, by the most
rabidly-reactionary goons hired by imperialism.

Why arrest and indict Milosevic?

The removal of Milosevic as President was, however, not sufficient, as
long
as Milosevic's Socialist Party of Serbia (SPS) continued to have a
majority
in the Serbian Parliament, for that is where the real power lay, for it
is the
Serbian Government which controls the police, judiciary, media and
taxation. It was only after the victory of DOS - the 18-party
reactionary
alliance of the puppets of imperialism - in the elections to the Serbian
Parliament on 23 Dec 2000 that Yugoslav agents of US imperialism, led by
Zoran Djindjic, truly succeeded in getting their hands on the levers of
power
and got on with the job of purging the judiciary, the police, the armed
forces, industrial enterprises and the civil service, of the members of
the old
regime or anyone harbouring sympathy with that regime or hostility to
the
NATO warmongers.

The aim of imperialism for quite some time has been not only to oust the
Milosevic regime, but to bring the leading representatives of that
regime for
trial before the so-called International Criminal Tribunal (ICT) - a
Kangaroo Court set up, and paid for, by NATO. The purpose of this trial
is
two-fold. First, to serve as a warning to leaders of other small nations
as to
the dire consequences of their resistance to imperialist demands,
however
outrageous and unreasonable such demands be. Second, to legitimise
NATO's criminal war against the people of Yugoslavia by putting on trial
the leaders of the very country which was the victim of NATO's
aggression.
Nothing less will do. And the contemptible leaders of DOS are willing to
oblige.

Not surprisingly, then, no sooner had the DOS won the Serbian
parliamentary election (with the help of imperialist funds, media
intervention on a massive scale and threats of continued sanctions
unless the
SPS were voted out), than its leaders announced plans to launch an
investigation with the purpose of forcing Milosevic and his close
associates
to stand trial. Milosevic must answer "for all the terrible things he
has done
- starting from corruption, crime, election fraud and ordering murders",
said Zoran Djindjic as he and his reactionary cohorts toasted their
electoral
triumph.

Arresting Milosevic and putting him on trial was a somewhat tricky
affair,
for not only does he command strong support among significant sections
of
the Yugoslav population but, in addition, such a course of action on the
part
of the new government would be seen by the Yugoslavs at large for what
it
really is, namely, a dirty hangman's job by DOS at the behest of US
imperialism - a job to appease the very blood-thirsty criminals who
waged
a genocidal war of aggression against the innocent Yugoslav people and
subjected Yugoslavia to the worst bombardment in Europe since the end of
the Second World War. To get over this difficulty the imperialist, as
well as
the Yugoslav media (the latter now controlled by DOS ) went into
overdrive, spewing out day in and day out, material about the alleged
corruption and crimes of the ousted Milosevic regime. In addition, to
put
further pressure (not that they needed any) on the Yugoslav authorities,
the
US Congress set 31st March as the deadline by which the US
administration
was required to judge whether Belgrade was co-operating or not with the
War Crimes Tribunal.

Surprise, surprise. Just by pure coincidence, hours before this deadline
expired on the midnight of 31st March, Milosevic was arrested by a posse
of
gun-toting gangsters wearing masks. The following Monday morning, the
Financial Times, one of the most important organs of British finance
capital, reported with shameless satisfaction that by arresting and
putting
behind bars Mr Milosevic, "Serbia's new rulers have taken a big new step
towards their country's political and economic rehabilitation". (1st
April
2001).

Imperialism welcomes Milosevic's arrest

The Financial Times went on to say that although the US and the EU still
insist on Milosevic being handed over to Nato's Kangaroo Court (Lalkar's
description - not the FT's), they were likely "� to accept that in
detaining
Mr Milosevic, albeit on charges of abuse of power and financial
wrongdoing, Belgrade has done enough to secure further support".

The same issue of the Financial Times reported Javier Solana, that
disgusting Spanish Social Democrat and war criminal, as greeting the
news
of Milosevic's arrest thus: "Serbia and Yugoslavia have taken today
another
step towards the consolidation of democracy and the rule of law".

The execrable Tony Blairs, Robin Cooks and other war criminals too have
greeted Milosevic's arrest with similar glee. So as not to lag behind,
Kofi
Annan, nominally the UN Secretary General, commented on Milosevic's
arrest in these unctuous terms: "The arrest of Slobodan Milosevic is an
important step in the process of healing after the tragic events in the
Balkans since 1991" (reported in the Financial Times, 2/4/01).
Considering
that his job as the Secretary General is to safeguard the UN Charter,
knowing as he must do that NATO activities aimed at the break-up of
Yugoslavia throughout the 1990s, and culminating in Nato's criminal war
against Yugoslavia, were in violation of international law in general
and the
UN Charter in particular, Kofi Annan's above statement, which blames the
victim for Nato's crimes, is truly breathtaking in it shamelessness and
audacity. No wonder the UN these days is rightly held in contempt and
regarded as the colonial office of imperialism, with the Annans of this
world doing imperialism's dirty work in return for large salaries and
prancing about on the international arena. Their wallets stuffed with
dollars,
they dare not defend the truth.

Corruption charges

The present Belgrade regime has charged Milosevic with corruption, when
in fact the money diverted from federal customs was spent on supporting
the Bosnian Serb Republic Army and the Croatian Serb Republic Army, at
a time when both these armies were under attack from imperialism. "Those
expenditures", as Milosevic has correctly stated, "could not, for
reasons of
state secrecy, be presented in the budget". Further, as Yugoslavia was
subjected to draconian UN sanctions from May 1992 (at the start of the
war
in Bosnia) until the Dayton accords in mid-1996, money was spent on oil
imports and other sanctions busting transactions. The UN, EU and NATO
members then imposed a second round of sanctions in 1998, in connection
with the Kosovo conflict, which lasted until after the removal of Mr
Milosevic from the presidency on 5th October last year. Lastly, money
was
spent on funding state pensions, medicines, hospital equipment and
subsidising state industries and enterprises. Undoubtedly some
unscrupulous
individuals may have made small fortunes out of the troubles through
which
the Yugoslav republic had to negotiate its way, but it hardly points to
corruption on the part of Milosevic - especially considering that the
regime
had one or two rather urgent problems to attend to, namely, how to deal
with the US-led aggression against its country, which imperialism was
determined to break up and, sadly, succeeded in breaking up. In view of
this,
it is not unreasonable of Milosevic to say: "I don't mind any
investigation of
any aspect of my life, but it bothers me to be treated as a criminal for
what I
have done for my state" (quoted in Financial Times, 5/4/1).

Colossal economic problems

The new rulers of Yugoslavia confront devastating economic problems.
Thanks to imperialist sanctions over the past decade, the per capita
income
in Serbia has fallen from $3,000 (�2,140) annually to about $1,300. The
cumulative loss of production of the same period and destruction wrought
by NATO bombing runs into more than $100 billion. The country has a
huge debt of $1,218 billion, owed mostly to the creditors belonging to
the
Paris and London clubs, which needs to be re-negotiated. Production
needs
to be organised in earnest for the population, persuaded as it has been
to
have high expectations, will not brook delay. The regime is under
extreme
pressure from imperialism to press ahead with market-oriented reforms -
a
massive programme of privatisation, price and labour deregulation and
closure of unprofitable plants. To undertake this risky programme, which
is
sure to provoke widespread strikes and social unrest, the new regime
needs
imperialist financial help, which it will not get without first
subjecting Mr
Milosevic to a show trial in Belgrade, but only as a prelude to handing
him
over to Nato's Kangaroo Court at the Hague - the ICTY. Not without
reason, the Financial Times of 2nd April observed that "� Belgrade's
negotiating path will probably be easier in each case now that the
former
President is in jail" (FT, 2/4/1, Serb rules hope arrest will secure
support).

Since the removal of Milosevic, Yugoslavia has received $250 million
from
imperialist quarters. The new regime estimates that it needs a further
$600
million to get through 2001. Its hope is that the arrest of Mr Milosevic
will
speed up the disbursement of these funds. In view of the fact that a
tiny
group of imperialist countries, led by US imperialism, have inflicted
upwards of $100 billion of damage on Yugoslavia, what despicable
flunkeys
must the new regime be composed of that they are prepared to cringe
before, and sell their country to, imperialism for paltry sums of money!

Criminals trying their victims

If Mr Milosevic and his close associates are handed over to Nato's
Court, as
appears increasingly likely at the moment, it will be a case of the
criminal
trying the victim of his crime and a total travesty of justice as
understood by
any reasonable person. It is the leaders of NATO who should be tried by
a
Nuremberg-style tribunal for war crimes, for it is they who broke up the
Federal Republic of Yugoslavia, helped the Croatian regime in the
latter's
successful ethnic cleansing and massacre of Serbs. It is they who,
during the
1999 war against Yugoslavia, killed 2,000 civilians and wounded another
7,000. It is they who devastated the Yugoslav economy with the
destruction
of 82 bridges and 422 educational establishments, including schools and
universities; 48 health institutions, including hospitals; power
stations, oil
facilities and other infrastructure facilities. It is they who bombed 74
television transmission and relay facilities, including the television
station
in Belgrade, which caused such an uproar even in the imperialist
countries,
and which the thoroughly unscrupulous (don't laugh) Development
Secretary (should be called the secretary for death and destruction),
among
others of this corrupt government, had the temerity to describe as a
"legitimate target". Serbian television's only sin was that it broadcast
a film
of the NATO massacre of refugees the week prior to being itself bombed
by
the same 'humanitarian' outfit. It is they - the leaders of NATO, both
civilian and military - who, when the bombardment ended, left behind 2.5
million people in Yugoslavia without the barest means of subsistence.
Instead, those who led the resistance to Nato's barbarism will be hauled
before a tribunal (which is neither international, nor tries criminals
nor
dispenses justice) in which NATO acts as prosecutor, judge and jury.

The nature of the Hague Tribunal

There is no international treaty establishing this tribunal, which
substitutes
private justice in place of public justice. It was set up by a
resolution of the
Security Council of the UN - in complete violation of the UN Charter,
one
of whose fundamental principles is the sovereignty of nations. Former US
Secretary of State, Madeleine Albright - the same who in answer to a
question as to whether it was correct to maintain sanctions against Iraq
even
if they had killed 1.5 million innocent Iraqis, replies: "It was well
worth it"
- was the mother of this tribunal and Bill Clinton (another
'humanitarian'
of Yugoslav, Iraq and Sudan notoriety) was the father. Its funding comes
from the US government, US monopolist corporations, NGOs linked with
the Soros Foundation of American billionaire financier George Soros, the
Carnegie Foundation, the Rockefeller Foundation. The tribunal also
receives
assistance from the Coalition For International Justice (CIJ), funded
and
founded by George Soros' Open Society Institute, and from CEELI (Central
and East European Law Institute) formed by the American Bar Association
and lawyers with close connections to the US administration. CEELI was
formed to further the cause of the replacement of socialist legal
systems
with capitalist legal systems. There is no scope for taking real war
criminals
- the Clintons, Albrights, Wesley Clarkes, Blairs, Cooks, Robertsons,
Schro?ders, Chiracs, D'Alenias and Solanas - to this tribunal. In fact
the
governments of the imperialist countries (sorry, the international
community) vehemently oppose the establishment of a real permanent
International War Crimes Tribunal with jurisdiction to try war
criminals,
not only from small and weak nations, but also to try the leaders of the
blood-sucking imperialist fraternity (beg your pardon, leaders of
Western
democracies).

At the Hague, the NATO Kangaroo Court judges play an active part in
laying charges; there is no provision for bail; the accused is denied
the
presumption of innocence until proved guilty, denied trial by jury,
denied a
counsel of his/her choice; further, under its rules witnesses are
allowed to
maintain their anonymity; the accused can be kept in detention for up to
90
days, and all confessions by the accused - made even during such a
prolonged period of incarceration - are presumed to have been made
freely
and voluntarily.

In the words of Christopher Black, from whose article the information in
the preceding two paragraphs is drawn, "No citizen of any country in the
world would consider themselves fairly tried before a court that was
paid
for, staffed and assisted by private citizens or corporations which had
a
direct stake in the outcome of the trial and who were, themselves, in
practical terms, immune from that court. It is a well established
principle of
law that a party in a legal action, whether civil or criminal, is
entitled to
ask for the removal of any judge sitting on the case when there exists a
reasonable apprehension of bias. In this instance, a compelling argument
can be made that the bias is not only apprehended, it is real, that it
is not of
one judge but of the entire tribunal, that this is not a judicial body
worthy of
international respect but a kangaroo court, a bogus court, with a
political
purpose serving very powerful and identifiable masters. To be consistent
with my thesis I will go further and say that as a political instrument
designed to violate, to destroy, the integrity and sovereignty of a
country, its
creation is a crime against peace under the Nuremberg Principles.
Instead
of resolving conflict as it claims, it is used to justify conflict,
instead of
creating peace, it is used to justify war and therefore is an instrument
of
war" ('An Impartial Tribunal? Really?' from www.Swans. com, and
reproduced in Yugoslavia and the Politics of Intervention, a pamphlet
published by the NW region of the Socialist Labour Party).

No evidence of Genocide

In any case, what will this tribunal find, which has not already been
discovered by a number of bodies, none of which can be suspected of
harbouring an iota of sympathy for the erstwhile Milosevic regime. All
the
horror stories spread by NATO governments in the period leading up to,
and
during, the war against Yugoslavia about the alleged genocide committed
by
the Yugoslav forces have been proved to be what they always were - lies
pure and simple, and the creation of the fertile imagination of the NATO
lying machine, doled out to the servile journalist fraternity employed
by the
imperialist media monopolies, who obediently spread these lies far and
wide. The ICTY's own investigators, eager to discover any evidence that
could be the basis of an indictment against Milosevic, found nothing,
with
all their special excavation equipment and forensic experts, when they
dug
up the Trebca lead and zinc mine near Mitrovica, which was supposed to
have been the site of a mass grave of 700 ethnic Albanians murdered by
the
Yugoslav forces. The FBI's investigations in June and August, 1999,
found
no mass graves; nor did a team of Spanish investigators. During the war,
Nato's propaganda machine splashed satellite images around the world of
what it claimed were mass graves in Pusto Selo - a place where the Serb
forces were alleged to have killed 106 men. Not a single body was
discovered at that site. No bodies, or traces of removal, were
discovered at
Izbica, where 150 ethnic Albanians were supposed to have been killed in
Mach 1999.

What was the war about?

In the end we must conclude that this war was not fought for reasons of
humanitarianism. It was fought for oil and to extend imperialist
hegemony
into the former Soviet republics. Yugoslavia was not only important in
itself but, also for the access that it gave to the oil-rich Black Sea
and
Caspian Sea territories and states. Nato's war against Yugoslavia was an
opening shot in its new strategy of intervening in the internal affairs
of
other countries on the pretext of defending "human rights" and
"democratic
values", that is, in the affairs of any country that resists imperialist
attempts
at exploitation and domination, for there is only one truly "human" and
"democratic" value in the lexicon of capitalist imperialism - the
exploitation of one human being by another and one nation by another
nation. Imperialism, emboldened by the collapse of the former Soviet
Union
and the East European socialist countries, its appetite whetted by the
dazzling prospect of gaining control of the vast territory of the
Peoples
Republic of China (PRC), with its more than a billion people, and
constantly driven by its incurable economic crisis to find new markets,
sources of raw materials and avenues of export of capital, is limbering
up
for new and unprecedentedly dangerous ventures. It wants to subjugate
Russia - hence the extension of NATO right up to the Russian borders and
the Nuclear Missile Defence programme, in violation of the
Anti-Ballistic
Missile treaty (ABM) of 1972 between the US and the former Soviet Union.
It wants to overwhelm the PRC - hence its enhanced military alliance
with
Japan and Taiwan (see the article on the US EP-3 spy plane incident
elsewhere in this issue). US imperialism wants to use NATO as an
instrument of aggression both in Europe and in Asia in order to gain
world
domination by trampling under foot the fundamental rules governing
conduct among independent and sovereign nations.

US imperialists will end up as the Nazis did

But US imperialism will never be able to achieve this aim anymore than
was the Hitlerite regime able to in the 30s and 40s of the last century.
By its
aggression, oppression and exploitation, Nazi Germany aroused the anger
and hostilities of peoples throughout the world, especially in Europe.
Its
conduct even forced other imperialist countries, who had built up Nazi
Germany not only for the suppression of the German proletariat, but also
as
a battering ram for destroying the Soviet Union and Soviet socialism, to
join the very state that they most hated - the USSR - in defeating and
smashing fascist Germany. What guarantee is there that the US will fare
any better? On the contrary, there is every indication that the same
fate
awaits US imperialism as was met by Nazi Germany. If the vanishing of
the
Soviet Union has emboldened US imperialism, it also brought into the
open
all the inter-imperialist contradictions that lay under the surface
prior to
the demise of the Soviet Union. No longer is European imperialism, or
Japanese for that matter, as compliant to the US as during earlier times
when the Soviet Union existed and was a force to be reckoned with, and
against which could be united all the imperialist gangsters. Gone are
the
days when the other imperialist powers accepted unquestioningly US
imperialism's ukase. By riding roughshod everywhere, US imperialism is
helping to intensify to an unprecedented degree all the contradictions
in the
world - between labour and capital, between imperialism and the
oppressed
peoples and countries (Middle East, Latin-America), between imperialism
and the socialist countries (China, DPRK, Cuba, etc.), between it and
other
imperialist countries.

Sure as the Nazis of yore, US imperialism is travelling at breakneck
speed
towards the buffers. The people in the world will give it and other
imperialisms a joyous burial. The proletariat in the imperialist
countries has
a bounden duty to give fraternal support to the peoples in the oppressed
countries in the latter's struggle for liberation from imperialist
oppression
and exploitation. It has a duty to fight for the disbandment of NATO, to
fight against foreign military bases and against all war-mongering and
war
preparations. It has, above all, a duty to fight for the overthrow of
imperialism, which has for too long drenched humanity in blood.

---

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Subject: [CdS] Il governo D'Alema nacque per rispettare gli
impegni Nato
Date: Thu, 7 Jun 2001 10:47:44 +0200
From: Marco Trotta
Reply-To: pck-pace@...
To: Rete NoOcse-Bologna <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>,
Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.,
pck-pace@..., Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.


Se qualcuno aveva ancora dubbi sulle colpe del centro-sinistra per la
sua
sconfitta e su quelle pi� gravi della subalternit� coltivata ed
ostentata
(che ha trovato in D'Alema un "ottimo" interprete), la lettera di oggi
di
Carlo Scognamiglio pubblicata dal Corriere della Sera, scioglie ogni
dubbio.
Un ulteriore spunto di riflessione per la sinistra che vuole fare
autocritica rispettosa ed intransigente sugli sbagli di questi anni.

Unica nota: sul fatto che la guerra sia "stata vinta", dissento da
Scognamiglio al quale ricordo di essere stato denunciato di nuovo, e con
tutti i membri del suo ex-governo, per reati contro la costituzione
visto
che si continua a parlare di "guerra" laddove non hanno avuto neanche il
coraggio politico ed istituzionale di dichiararla formalmente a termine
di
legge. Il dopo, fatto di uranio impoverito e spaventose menzogne ormai
svelate a difesa del concetto "umanitario", sono solo l'ultimo ed il pi�
pesante dei giudizi morali nei confronti di chi questa guerra l'ha
voluta e
sostenuta, per calcolo politico e tornaconto personale.

MT.

--
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libert�
degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali" (Costituzione Italiana, Art. 11)



_[Ripostato da: Corriere della Sera - http://www.corriere.it
]____________
[http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=COMMENTI&doc=SCOGNA]


Gioved� 7 Giugno 2001
COMMENTI
LA LETTERA

�Il governo D'Alema nacque per rispettare gli impegni Nato'

di CARLO SCOGNAMIGLIO PASINI*


Nel dibattito sulla caduta del governo Prodi pubblichiamo l'intervento
di
Carlo Scognamiglio Pasini, ministro della Difesa nel successivo
esecutivo
guidato da D'Alema .
Caro Direttore,
forse in conseguenza dell'esito elettorale, la pi� autorevole stampa
italiana ha pubblicato numerose interviste a protagonisti ed articoli
autorevoli che qualificano la formazione del Governo presieduto dall'on.
D'Alema (22 ottobre 1998) come la conseguenza dei peggiori vizi del
machiavellismo minore, cio� il complotto, il tradimento e l'ambizione.
Avendo avuto una parte non secondaria in quella vicenda desidero
testimoniare che una simile ricostruzione non corrisponde affatto alla
verit� storica, e costituisce invece il frutto di una percezione della
politica che vede soltanto le questioni interne e non conosce, o non
comprende, le ragioni della politica internazionale che talvolta sono
ben
pi� forti e rilevanti di quelle domestiche.
Il Governo D'Alema non fu formato in conseguenza di questioni interne,
poich� - per quanto io sappia - il protagonista avrebbe volentieri
differito l'appuntamento, ma da ragioni di politica internazionale che
derivavano dalla pi� grave crisi che il Paese si trov� ad affrontare
negli
oltre 50 anni della Repubblica.
Questi sono i fatti. Il Governo presieduto dall'on. Prodi perse il voto
di
fiducia alla Camera il 7 ottobre 1998. Cinque giorni pi� tardi il Nac
(North Atlantic Council, cio� la Nato) deliber� l'Activation Order
contro
il dittatore serbo Milosevic. Si tratta del terzo e ultimo passo della
procedura di attacco militare in vigore presso l'Alleanza Atlantica,
passo
che affida al Segretario Generale e al comandante militare (Supreme
Allied
Commander in Europe - Saucer) il mandato, irrevocabile senza una nuova
procedura di voto, di premere il grilletto, cio� di scatenare l'attacco
che
verr� compiuto dalle forze alleate, gi� schierate per questo scopo.
La delibera del 12 ottobre prevedeva una sospensiva di 96 ore, cio� fino
al
16 ottobre, nell'esecuzione, per dare modo al Governo jugoslavo di
dimostrare la propria disponibilit� a riprendere il negoziato con la
comunit� internazionale. Questo fu, infatti, quanto si percep�, per cui
alla scadenza la sospensiva fu protratta per ulteriori 96 ore, cio� fino
al
20 ottobre, data alla quale l'Act Ord fu definitivamente sospeso, ma non
revocato. Alla data del 20 ottobre 1998, cio� allo spegnersi
dell'allarme
rosso, la procedura per la risoluzione della crisi di governo italiana
si
era compiuta, avendo il Presidente della Repubblica concluso le
consultazioni ed affidato all'on. D'Alema l'incarico di formare il
Governo.
Rammentando questi fatti, � impensabile che qualcuno ritenga che vi
possa
essere stato un solo rappresentante politico o istituzionale che nel
corso
delle consultazioni non si sia espresso per un Governo istituzionale,
cio�
senza maggioranza parlamentare, oppure per lo scioglimento anticipato
del
Parlamento (e per votare, quando: a Natale?).
In quelle circostanze n� il Presidente Scalfaro, n� l'on. D'Alema,
avevano
altra scelta se non tentare di formare un governo politico, cio�
sostenuto
da una propria maggioranza parlamentare, ancorch� formata da una
coalizione
(i governi di coalizione sono la norma non l'eccezione nelle situazioni
di
guerra) diversa da quella formatasi con le elezioni politiche del 1996,
un
governo che garantisse alle Forze Armate italiane la possibilit� di
assolvere con dignit� i propri compiti nell'Alleanza di fronte alla
imminenza di un conflitto che di necessit� avrebbe visto l'Italia nel
ruolo
di protagonista.
Sono testimone all'on. D'Alema di aver mantenuto i propri impegni con
scrupolo e determinazione. Nel mese di novembre acconsent� alla
richiesta
di far partecipare l'Italia alla costituzione dello Kfor in Macedonia,
che
sarebbe poi divenuto il corpo di spedizione in Kosovo, su basi
paritetiche
con le maggiori potenze europee, Francia e Inghilterra.
Nel mese di gennaio acconsent� al conferimento di una rilevante forza
aerea
italiana di 40 (poi 50) aerei da combattimento al comando Nato. Il 24
marzo
1999 si assunse la responsabilit� di acconsentire l'inizio delle
ostilit�,
nel corso delle quali pur impegnandosi - come era suo dovere - nella
ricerca di una soluzione diplomatica, non ostacol� l'azione militare
dell'Alleanza. Verso la fine del conflitto autorizz� l'eventuale
partecipazione dell'Italia alla formazione di un corpo di invasione, con
una imponente aliquota di forze.
L'Italia usc� da questa drammatica vicenda avendo conquistato il
rispetto e
la considerazione degli Alleati in una misura che mai si era espressa in
passato, e avendo offerto un contributo insostituibile all'azione
militare.
Queste furono le ragioni della formazione del Governo D'Alema e della
maggioranza che lo sostenne.
E' possibile che prima e dopo la conclusione vittoriosa della guerra nel
Kosovo si siano compiuti errori nella politica interna. Ma questa �
questione diversa dalle vicende che si svolsero nell'ottobre 1998, e
sulla
quale non saprei esprimermi per difetto di competenza.
*Ex ministro della Difesa


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Il manifesto, 03 Giugno 2001

Corridoi di guerra

Petrolio e gas: L'approvvigionamento energetico dell'occidente � stato
alle
orgini delle guerre balcaniche. La regia � statunitense
MICHEL COLLON*

Sinistra ripetizione? Dopo che i separatisti dell'Uck hanno attaccato i
villaggi della Valle di Presevo nella Serbia del sud, dai quali per
concessione della Nato si sono ritirati - forse - e dopo che per due
anni
sono stati uccisi in Kosovo civili serbi, moderati albanesi, rom
e persone di altra etnia, le milizie albanesi dell'Uck, ecco che hanno
portato la guerra nella vicina Macedonia. E, nuovamente, ecco che
ricompaiono litanie di profughi lungo le strade. Finisce o ricomincia
nei
Balcani?
Comunque sia sono avvenimenti che permettono di capire meglio quanto �
successo nel 1999.
1. Macedonia regione strategica?
S�, lo spieghiamo su Solidaire e nel nostro libro Monopoli citando il
Generale Michael Jackson, allora comandante delle truppe della
Nato a Pristina: "Noi resteremo qui, certamente, molto tempo al fine di
garantire la sicurezza dei corridoi energetici che attraversano la
Macedonia".
Corridoi energetici? Abbiamo presentato le carte geografiche che
dimostrano i progetti dell'Europa (una rete completa di oleodotti e
gasdotti che la uniscono, attraverso i Balcani, alle enormi fonti di
petrolio e gas del Caucaso ex Sovietico) e quelli degli Stati Uniti (un
oleodotto Bulgaria-Macedonia-Albania-Adriatico che assicurerebbe alle
multinazionali petrolifere statunitensi il controllo di questa
stessa via del petrolio e del gas). Progetti rivali, in effetti. Ecco
perch� tutte le grandi potenze cercano da dieci anni il controllo della
Jugoslavia. La via del petrolio e del gas passa di l�. Noi
sottolineiamo
anche che, dal 1992, � in Macedonia - anche se molto lontano
dalle zone di conflitto - e da nessuna altra parte che Washington aveva
inviato un battaglione.
Siamo franchi: anche a sinistra, alcuni trovavano esagerato sospettare
di
Washington di disegni cos� neri... come il petrolio. Ma
proprio recentemente, il rispettabilissimo quotidiano britannico
Guardian
ha confermato: "Un progetto chiamato "Trans-Balkan
Pipeline" non � mai stato menzionato dalla stampa europea o americana.
Questa linea partir� da Burgas (Mar Nero) per raggiungere
l'Adriatico a Vlore (Valona), passando per la Bulgaria, la Macedonia e
l'Albania. Per l'Occidente sar� probabilmente la principale via
verso il petrolio ed il gas attualmente estratti in Asia centrale,
750.000
barili al giorno. Un progetto necessario, secondo l'Agenzia
americana del Commercio e dello Sviluppo, perch� "fornir� una fonte
costante di greggio alle raffinerie americane, attribuir� un ruolo
chiave alle compagnie americane nello sviluppo di questo corridoio
vitale
est-ovest e far� progredire nella regione la volont� di
privatizzazione del governo americano. Chiaro, no?
Inoltre, il segretario americano all'energia Bill Richardson ha
dichiarato
nel 1998, quindi prima della guerra: "Si tratta della sicurezza
energetica dell'America". Un discorso radicalmente copiato, indurito e
approfondito dalla nuova amministrazione Bush. Quando gli
Stati uniti parlano di "sicurezza energetica", bisogna sapere cosa vuol
dire: preservare il dominio mondiale e i superprofitti delle loro
multinazionali petrolifere. E Richardson prosegue: "Vorremmo vedere
questi
paesi nuovamente indipendenti appoggiarsi su interessi
commerciali e politici dell'Ovest, piuttosto che rivolgersi in un'altra
direzione. Noi abbiamo effettuato un'importante investimento
politico nella regione del Caspio ed � importante per noi che sia il
tracciato degli oleodotti che la politica siano corretti".
E il Guardian aggiunge questo, essenziale: "Il 9 dicembre '98 (prima
della
guerra, ndr) il presidente dell'Albania ha assistito ad una
riunione su questo argomento a Sofia: "A mio parere personale, nessuna
soluzione che si trovi in seno alle frontiere serbe porter�
una pace durevole". Il messaggio poteva difficilmente essere pi�
chiaro:
se voi volete l'accordo con gli albanesi per l'oleodotto
Trans-Balcanico, dovete togliere il Kosovo ai serbi.
2. L'offensiva dell'Uck � una sorpresa?
Gli Stati uniti si sono messi in combutta con il diavolo allora. Perch�
numerosi rapporti diplomatici americani attestavano: l'Uck
separatista assassinava non soltanto i poliziotti e i civili serbi, ma
anche albanesi sposati a serbe o semplicemente per aver accettato
di vivere nello stato jugoslavo. E l'inviato speciale di Washington nei
Balcani, Robert Gelbard, aveva lui stesso affermato in tre riprese
alla stampa internazionale, all'inizio del '98: "Vi dico che questi
dell'Uck sono terroristi". Ma tre mesi pi� tardi questi terroristi si
erano
trasformati miracolosamente in "combattenti per la libert�" e la Nato
sarebbe ben presto diventata la loro forza aerea.
Oggi, gli Stati uniti fingono sorpresa davanti alla "violenza
estremista"
che attacca la Macedonia. Bella ipocrisia! Dal giugno '98, l'Uck
diffondeva fra i suoi simpatizzanti europei una carta della "Grande
Albania". In Monopoli (pag.69), riproduciamo questa carta con il
commento: "Oltre al Kosovo questa Grande Albania toglierebbe vasti
territori alla Macedonia, al Montenegro e alla Grecia. Le guerre
sono quindi inevitabili se l'Uck riesce a realizzare i suoi piani".
Questa Albania implica non soltanto l'espansionismo, ma anche la
pulizia
etnica. Oggi, sotto gli occhi e con il tacito accordo della
Nato, 350.000 non Albanesi sono gi� stati espulsi dal Kosovo: serbi, ma
anche rom, goranci, turchi eccetera. Il Kosovo � quasi "puro".
Una sorpresa? Veramente no, poich� gi� il 12 luglio 1982 il New York
Times
intervistava un responsabile jugoslavo del Kosovo,
d'origine albanese: "I nazionalisti albanesi hanno un programma di due
punti: inizialmente creare una repubblica albanese
etnicamente pura, e in seguito la fusione con l'Albania per formare una
Grande Albania". D'altra parte, al tempo della insurrezione
anti-jugoslava del 1981, i nazionalisti albanesi avevano gi� stabilito
una
stretta collaborazione fra le loro unit� di Macedonia, Serbia e
Montenegro.
Tutto questo non ha impedito all'influente senatore americano Joseph
Lieberman di dichiarare nell'aprile '99: "Gli Stati uniti e l'Armata
di Liberazione del Kosovo difendono gli stessi valori umani, gli stessi
principi. Battersi per l'Uck, � battersi per i diritti umani e i valori
americani". In breve: Usa-Uck, stesso combattimento. D'altra parte,
chiunque viaggi in Kosovo pu� vedere un po' dappertutto, per
esempio sopra le stazioni di benzina, le bandiere albanese e americane
strettamente associate.
3. La versione della Nato sta in piedi?
Cosa ci diceva la Nato per giustificare i suoi bombardamenti mortali?
Che
la sua guerra era umanitaria. Falso: era per il petrolio e per
spezzare un'economia che resisteva alle multinazionali occidentali e al
Fmi. Che aveva tentato tutto per trovare una soluzione
negoziata. Ugualmente falso: sappiamo adesso che non c'� mai stato un
negoziato a Rambouillet, soltanto una commedia per
giustificare una guerra gi� decisa. Che era una guerra pulita. Falso
ancora: 2000 civili jugoslavi uccisi, innumerevoli fabbriche e
infrastrutture distrutte. Pi� l'uso di armi proibite e criminali come
bombe a frammentazione (cluster bomb) o munizioni all'uranio. Con
pi� vittime di quelle addebitate al perfido Milosevic.
Al momento, si sta sciogliendo anche il poco che rimane della versione
ufficiale. Ci avevano detto: "I problemi del Kosovo provengono
da Milosevic". Il Kosovo non funziona meglio con Kostunica.
Ci dicevano che bisognava intervenire per fermare un genocidio serbo e
stabilire un Kosovo multietnico. Ma il generale tedesco Heinz
Loquai ha dimostrato che il preteso documento "Piano ferro-di-cavallo",
presentato dal ministro tedesco Scharping per giustificare
l'intervento armato, era un falso, e che il genocidio era una menzogna
mediatica. Ci� rende la guerra ingiustificata e rende la Nato
colpevole di aver provocato due catastrofi umanitarie: un esodo
massiccio
di albanesi, poi un altro di serbi. E il generale Michael Rose,
che comandava le forze Onu in Bosnia, rimprovera alla Nato "di aver
introdotto una cultura di violenza".
Infine, per tentare di scusare l'attuale pulizia etnica in Kosovo, i
sostenitori della Nato e dell'Uck hanno preteso di descriverla come
una sequenza di "vendette per ci� che hanno fatto i Serbi". E ora,
nella
Macedonia dove non � successo nulla, con quale pretesto
giustificare l'aggressione dell'Uck? E' tempo di riconoscere la sola
spiegazione possibile: l'Uck mira a creare uno stato etnicamente
puro e non pu� realizzare questo programma che con l'escalation
dell'odio
e con il terrorismo.
4. Washington fa il doppio gioco?
Gli Stati uniti fanno finta d'indignarsi per le attuali violenze
dell'Uck.
Ma bisogna far rimarcare diverse cose. Non hanno alzato un dito
quando l'Uck � uscita dal Kosovo per attaccare la regione di Presevo in
Serbia centrale. Peggio: l'infiltrazione si � prodotta a partire
dalla zona di occupazione americana del Kosovo. Washington e la Nato
pretendono oggi "di cercare di fermare il flusso d'armi e di
combattenti verso la Serbia del Sud e verso la Macedonia". Ma chiunque
si
rechi in Kosovo pu� osservare barriere e controlli della Kfor
ogni cinque chilometri. Soltanto, questa stessa Kfor lavora con
interpreti
e altro personale uscito dall'Uck. Che si �, d'altra parte,
trasformato nel molto ufficiale "Corpo di Protezione del Kosovo". In
breve, chi non cerca le armi dell'Uck, non le trover�.
D'altra parte, il maggiore Jim Marshall, portavoce della Kfor
americana,
ha dichiarato il 6 marzo scorso: "Abbiamo identificato fra 75 e
150 ribelli a Tanusevci (Macedonia), li abbiamo fatti entrare e uscire
dal
Kosovo, e sbarazzarsi del loro equipaggiamento e delle loro
armi prima di passare la frontiera". Una domandina stupida: cosa vi
impediva di arrestarli? 45.000 soldati Nato occupano il Kosovo e
non possono arrestare 150 terroristi? Ora quei pochi "fermati"
stazionano
nella grande base Usa di Bondsteel (Urosevac) costruita in
dispregio degli accordi di Kumanovo (dove ora si combatte).
5. L'Uck scatener� un'altra guerra?
Cosa succeder�? Dopo aver giocato su diversi tavoli, gli Stati uniti
possono trovarsi all'angolo. Da un lato, continuano a utilizzare l'Uck
per ottenere maggiori concessioni in Serbia: la privatizzazione totale
e
l'eliminazione del principale partito di opposizione, il Sps
(inviandone il presidente al tribunale dell'Aja). Ma, dall'altro lato,
se
lasciano che l'Uck vada troppo oltre, si metteranno contro alcuni
alleati preziosi: il governo macedone e la Grecia, paesi ugualmente
minacciati dalle rivendicazioni dell'Uck. E anche Kostunica, che non
pu� presentare alla sua opinione pubblica alcun bilancio positivo sul
Kosovo, anzi - tranne forse nella Valle di Presevo, nella Serbia
del sud ora ricontrollata dalle truppe di Belgrado, ma settori dell'Uck
(Ucpmb) non hanno intenzione di deporre le armi nemmeno l�.
Ma se Washington mollasse l'Uck e rovesciasse le sue alleanze, potrebbe
succedere che la sua alleata (in realt� rivale) Germania si
metta nuovamente a sostenere clandestinamente l'Uck. La quale ha quindi
interesse a spingere oltre le sue provocazioni.
Rovesciare le alleanze? Abbiamo gi� visto cose di questo tipo da parte
degli Stati uniti, per esempio fra Iran, Iraq e Siria. Ma lo scopo
degli americani � di assicurarsi nei Balcani uno stato (o staterelli, o
stati-mafie) "portaerei". Per fare ci�, la scelta numero uno resta
uno stato fantoccio albanese che dovrebbe tutto a Washington. Solo le
potenze europee rifiutano una modifica delle frontiere nei
Balcani. Queste provocherebbero nuove guerre tra i piedi dell'Europa e
destabilizzerebbero i progetti di "corridoi" descritti pi� sopra.
Una cosa � sicura: l'intervento della Nato, per interessi nascosti, non
ha
portato e non porter� la pace.

* Giornalista belga
esperto di Balcani

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RATLINES: La guerra della Chiesa contro il comunismo


Indice:

Premessa
1. Il titolo
2. Note sull'olocausto
3. Geopolitica vaticana
4. Geopolitica europea
5. Intermarium
6. Strategia americana
7. L'Unione Continentale
8. La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
9. La rete di fuga dei criminali di guerra croati
10. I krizari
11. Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
12. I personaggi
o I preti
+ Pio XII
+ Giovanni Montini
+ Alois Hudal
+ Siri
+ Krunoslav Draganovic
+ Vilim Cecelja
+ Karlo Petranovic
+ Gregory Rozman
+ Dragutin Kamber
+ Milan Simcic
+ Dominik Mandic
+ Josip Bujanovic
o I nazisti
+ Ferenc Vajta
+ Walter Rauff
+ Franz Stangl
+ Gustav Wagner
+ Alois Brunner
+ Adolf Eichmann
o Gli ustascia
+ Ante Pavelic
+ Vladimir Kren
+ Vjekoslav Vrancic
+ Vilko Pecnikar
+ Ivo Omrcanin
+ Ljubo Milos
+ Lovro Susic
+ Dragutin Toth
+ Bozidar Kavran
+ Srecko Rover
+ Miha Krek
o L'agente statunitense William Gowen
13. Le sigle
14. Bibliografia

----------------------------------------------------------------------------

Il titolo

``Letteralmente, una ratline � la scala di corda che arriva fino
in cima all'albero della nave e rappresenta l'ultimo luogo sicuro
quando l'imbarcazione affonda. Pertanto ratline � diventato il
termine generico con cui i servizi segreti identificano le reti o
le organizzazioni istituite allo scopo di far fuggire qualcuno''
(7).


----------------------------------------------------------------------------

Note sull'olocausto

1. Il campo di Treblinka, comandato da Franz Stangl

``Al loro arrivo a Treblinka, gli uomini, le donne e i bambini, stipati
nei
loro carri merci chiusi, trovavano ad attenderli una normale stazione
ferroviaria, graziosamente decorata con cassette di fiori. A distanza,
si
scorgevano alcune baracche dall'aria innocua. Franz Stangl ci teneva
all'ordine. Ai passeggeri veniva detto di scendere dai carri per
riposare e
per farsi una doccia. Mentre si svestivano, veniva detto loro di mettere
al
sicuro i loro oggetti di valore in cassette numerate, di modo che, dopo
la
doccia, avrebbero potuto ritrovarli facilmente.

Tutto si svolgeva in maniera cos� rapida, organizzata, letale. Le docce
erano, in realt�, camere a gas dove 900.000 persone, per la maggior
parte
ebrei, furono uccise immediatamente al loro arrivo. A differenza di
Auschwitz, l� non si svolgeva alcun lavoro. Treblinka esisteva solo per
uno
scopo: lo sterminio'' (33-34).

2. La Croazia Indipendente di Ante Pavelic

La dittatura croata si macchi� di gravi crimini, ``tra cui gli orribili
massacri di serbi, ebrei e zingari nel corso dei quattro anni [in cui
stette
in piedi il regime]: mezzo milione di civili innocenti trucidati per
ordine
personale [di Pavelic]. Molti erano stati giustiziati con metodi da
pieno
Medioevo: erano stati cavati loro gli occhi, recise le membra, strappati
gli
intestini e gli altri organi interni dai corpi ancora vivi. Alcune
persone
furono massacrate come bestie: venne tagliata loro la gola da un
orecchio
all'altro con coltelli speciali. Altre morirono in seguito a colpi di
maglio
sulla testa. In numero ancora maggiore furono semplicemente bruciate
vive''
(80).

``Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa
150.000
persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -� un fatto documentato-
fu
offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per
divenire
cattolici'' (92). ``Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti
cattolici sotto l'attento controllo di unit� di polizia ustascia armate
fino
ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poich� i
contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti
da
quelle stesse unit� nelle zone limitrofe'' (106). A dirigere le
conversioni
forzate era padre Draganovic (106).

3. Le posizioni del Vaticano e dell'Occidente durante la guerra

``Nell'aprile del 1943 [...] il Foreign Office e il Dipartimento di
Stato
temevano entrambi che il Terzo Reich fosse disposto a fermare le camere
a
gas, a svuotare i campi di concentramento e a lasciare che centinaia di
migliaia (se non milioni) di superstiti ebrei emigrassero in Occidente''
(21).

Anche il papa, sebbene ne fosse a conoscenza, tacque sull'olocausto:
``Il
terribile silenzio da parte del Vaticano nei confronti degli ebrei si
accord� completamente con la politica occidentale'' (22). Tuttavia, a
fronte
dell'indifferenza degli anglo-americani, per lo meno (magra
consolazione)
``il papa tacque in pubblico, ma in segreto aiut� alcuni ebrei'' (24).

Fu tramite il Vaticano, inoltre, che nel 1944 le SS cercarono di
``stabilire
contatti [...] con le potenze occidentali'' per convincerle a ``troncare
i
rapporti con Stalin e a unirsi alla Germania nella lotta contro i
bolscevichi'' (25).

``Durante la guerra il Vaticano non si era pronunciato pubblicamente
riguardo alle atrocit� compiute dai sovietici e dai tedeschi'' (qui
Aarons e
Loftus mettono Hitler e Stalin sullo stesso piano, cosa molto
discutibile,
dato che Hitler uccise 11 milioni di civili innocenti, met� dei quali
erano
ebrei). Ma nel 1945, a guerra perduta per i nazisti, papa Pio XII
``capovolse la sua politica e decise che era giunto il momento di levare
la
voce della Chiesa contro i crimini commessi da Stalin'', mentre continu�
a
tacere quelli commessi da Hitler, approvandoli tacitamente (27).

Per ulteriori note sull'olocausto, leggere il numero di Storia
Illustrata
citato in bibliografia.

----------------------------------------------------------------------------

Geopolitica vaticana

L'interesse secolare della Chiesa � sempre stato quello
dell'evangelizzazione, ossia della trasformazione in cattolici di quanti
pi�
uomini sia possibile, e la contrapposizione a tutte le altre filosofie o
religioni. In questo modo il Vaticano si assicura un vero e proprio
controllo politico su territori e nazioni. Il papato ha dunque una sua
politica estera che � ben definita, anche se per molti non percettibile:
``Pensano in termini di secoli e fanno piani per l'eternit�; questo
rende la
loro politica inevitabilmente imperscrutabile, disorientante e, in certe
occasioni, riprovevole per le menti pratiche e condizionate dal tempo''
(lettera dell'ambasciatore inglese Sir D'Arcy Osborne, marzo 1947,
riportata
nell'epigrafe).

``Era desiderio del Vaticano aiutare chiunque a prescindere dalla sua
nazionalit� o dalle sue opinioni politiche, fintantoch� quella persona
possa
dimostrare di essere cattolica. Il Vaticano giustifica inoltre la sua
partecipazione col desiderio di introdursi non soltanto nei paesi
europei,
ma anche in quelli latino-americani, attraverso persone di qualsiasi
convinzione politica, purch� anticomuniste e favorevoli alla Chiesa
Cattolica'' (57).

L'obiettivo del papa per l'Europa era molto semplice: ``la creazione di
un
grande Stato federale danubiano'' che raggruppasse le nazioni cattoliche
d'Europa centrale (60), insomma in un certo senso un ritorno ai bei
tempi
del potere temporale della Chiesa; la creazione di una nazione sulla
quale
il pontificato possa esercitare la sua autorit�. In questo quadro, �
fondamentale la posizione della Croazia: ``La Santa Sede considerava la
Croazia come la frontiera della cristianit�; tra la Croazia e il papa
esisteva un rapporto particolare che risaliva al 700 d.C.'' (80). ``La
Croazia � una delle nazioni pi� benvolute dalla Chiesa, un baluardo
cattolico contro gli scismatici ortodossi'' (66). ``Nell'isterismo che
caratterizz� i primi anni della guerra fredda, il Vaticano considerava
la
Croazia come la propria roccaforte nei Balcani'' (136).

Per raggiungere i suoi scopi, il papa opt� per lo spionaggio (29) e sul
reclutamento di ex-nazisti per combattere i comunisti, cio� coloro che
gli
contendevano i territori dell'Unione Danubiana (32). Il Vaticano cerc�
anche
di riutilizzare l'organizzazione clandestina costituita durante la
guerra
dai disertori dell'esercito russo in Germania ed in Austria: Estoni,
Lituani, Cechi e altri cittadini di cultura prevalentemente cattolica
(30-31). ``Per essere ammesso, ogni membro doveva prestare giuramento di
fedelt� alla Chiesa, impegnandosi a a metterne gli interessi al di sopra
persino della propria nazione di appartenenza'' (31).

----------------------------------------------------------------------------

Geopolitica europea

Le potenze europee avevano dei progetti molto simili a quelli del
papato:

1. Francia

``Non appena cessarono le ostilit�, De Gaulle indisse un'agguerrita
campagna
per ottenere la simpatia dei popoli dell'Europa orientale. Il suo scopo
era
quello di creare un contraltare ai piani inglesi. [...] Il leader
francese
riteneva infatti che fosse necessario prepararsi a una nuova guerra
contro
Stalin per ristabilire il "legittimo" ruolo della Francia nella
regione''
(62). De Gaulle aveva allacciato stretti contatti con il Vaticano,
tramite
il cardinale francese Tisserant (63).

``De Gaulle voleva l'aiuto del papa per creare una confederazione
europea
che riunisse, tra gli altri, i cattolici di Spagna, Francia, Italia,
Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia e
Stati
baltici. [...] La Francia avrebbe dovuto firmare dei trattati di
amicizia
con la Spagna e con l'Italia, stabilendo cos� un potente triangolo che
avrebbe ricevuto in seguito, grazie all'influenza del papa, l'aiuto
degli
stati cattolici sudamericani'' (63).

La riuscita di questo triangolo era legata a quella della ``creazione di
uno
stato federale della Germania cattolica, separato dalla maggioranza
protestante. L'ultimo anello del piano di De Gaulle era rappresentato da
una
Confederazione Pandanubiana Cattolica dell'Europa centrale. Un'alleanza
con
la Polonia e con gli Stati baltici avrebbe permesso agli slavi cattolici
di
staccarsi dai loro compatrioti ortodossi e protestanti assicurando il
crollo
della Jugoslavia, della Cecoslovacchia e di gran parte dell'Unione
Sovietica'' (63).

In poche parole, la Francia auspicava esattamente quello che � accaduto
negli ultimi anni!

2. Gran Bretagna

``Gli Inglesi erano convinti che presto sarebbe scoppiata la guerra
contro i
sovietici'' (65). Il premier inglese Winston Churchill stava portando
avanti
sin dagli inizi del 1944 la politica di ``creare una confederazione di
nazioni dell'Europa centrale sotto l'influenza di Londra. Quando fin� la
guerra il SIS lanci� una sofisticata operazione spionistica per
reclutare
gli emigrati politici dell'Europa centrale e orientale. Il SIS mirava ad
istituire un'unione politica contro il bolscevismo e a fornire un aiuto
materiale con lo scopo di attirare gli esuli nella sfera d'influenza
inglese
per operazioni di controspionaggio antisovietico e paramilitari. Gli
inglesi
avevano anche istituito delle logge massoniche tra gli esuli, attraendo
in
tal modo i pi� importanti leader balcanici'' (64).

Padre ``Draganovic cominci� a far pressioni sugli inglesi in favore
della
Confederazione Pandanubiana agli inizi del 1944, quando consegn�
all'ambasciatore inglese presso il Vaticano una lunga nota, con cui
inoltrava proposte fatte da alti ministri ustascia a Zagabria'' (66).

3. Gli intrighi degli Inglesi

Il dato che emerge � la rivalit� che c'era subito dopo la fine della
guerra
fra Londra e Parigi, entrambe nel tentativo di controllare l'Europa
centrale. Tuttavia le loro politiche si concretizzavano in piani molto
simili, e simili a quelli del papato: essenzialmente l'idea della
Confederazione Danubiana. Molto presto gli inglesi riuscirono a togliere
l'iniziativa ai francesi. ``Alla fine dell'estate 1946 i servizi segreti
inglesi avevano ottenuto un innegabile predominio sui rivali francesi''
(65).

``Esisteva almeno un importante punto di accordo tra Parigi e Londra: si
sarebbero dovuti escludere gli Stati Uniti da queste operazioni
clandestine.
Fu adottato lo slogan "l'Europa agli Europei, senza Russi n� Americani.
Facciamo combattere gli Stati Uniti contro i Russi e sfruttiamo la
vittoria"'' (65).

Gli inglesi ``avevano fatto infiltrare alcuni agenti tra gli emigrati
politici, istituendo cos� dei centri spionistici a Graz e a Klagenfurt,
nella zona austriaca [da loro] controllata'' (64). ``Gli inglesi diedero
assistenza persino ai nazisti e agli ustascia e, fin dall'inizio,
costituirono centri militari e terroristici tra tutti i profughi
balcanici.
Avevano fretta e non volevano perdere tempo, per cui ebbero presto una
magnifica organizzazione che si estendeva fino alle parti pi� remote dei
Balcani'' (65).

``John Colville, del Foreign Office, [...] ammise di aver permesso
deliberatamente a molti fanatici ustascia di sfuggire alla giustizia''
(111). ``Nel maggio del 1945, gli inglesi avevano riconsegnato molti
croati
relativamente innocenti nelle mani del governo comunista di Tito,
destinandoli a una morte sicura. Invece molti criminali di guerra
colpevoli
di orrendi delitti erano fuggiti'' (98). ``Avvalendosi dei seguaci di
Pavelic, gli inglesi avevano intenzione di rovesciare il governo
comunista
di Belgrado. Alcuni simpatizzanti americani collaboravano gi� a queste
operazioni senza autorizzazione ufficiale'' (94).

``La maggior parte delle volte, le operazioni occidentali [di arresto
dei
criminali di guerra] facevano fiasco in maniera spettacolare. La ragione
di
questo era molto semplice. Interi settori delle autorit� alleate
collaboravano, in realt�, con il Vaticano per garantire che a molti
fuggiaschi fosse permesso di partire di nascosto da Genova. Un
diplomatico
statunitense scopr� che le potenze occidentali erano apparentemente
conniventi con il Vaticano e con l'Argentina per portare al sicuro in
quest'ultimo paese persone colpevoli di crimini di guerra. Le cose
stavano
effettivamente cos�. Sia Washington sia Londra erano scese a patti con
la
Santa Sede per aiutare molti collaboratori dei nazisti a emigrare verso
il
sistema di espatrio clandestino messo a punto da Draganovic. Il Vaticano
veniva cinicamente usato come copertura per la condotta immorale
dell'occidente'' (119).

``In quel periodo si poteva quasi parlare di cariche dirigenziali
interdipendenti tra i servizi segreti occidentali e il Vaticano'' (123).

----------------------------------------------------------------------------

Intermarium

Intermarium era una ``rete ben organizzata di emigrati politici nazisti
dell'Europa centrale e orientale, la quale riceveva segretamente
sostegno da
parte di una piccola ma potente congrega di cui faceva parte lo stesso
Pio
XII'' (59). Le radici di quest'organizzazione anticomunista risalivano
``agli anni Venti, [...] sorta a partire da un cosiddetto gruppo di
esuli
russi bianchi che fuggirono a Parigi in seguito alla presa del potere da
parte dei bolscevichi'' (59).

``L'Intermarium proclamava la necessit� di una potente Confederazione
Anticomunista Pandanubiana, composta per la maggior parte dalle nazioni
cattoliche dell'Europa centrale. Prima della guerra, essa aveva ricevuto
grandi aiuti dai servizi segreti francesi e inglesi per operazioni
anticomuniste. [Nella fase prebellica] lo scopo dell'Intermarium era
quello
di creare un cordon sanitaire sia contro i russi sia contro i tedeschi''
(60).

Durante la guerra era stata uno ``strumento nelle mani dei servizi
segreti
tedeschi: [...] nel 1939 la maggior parte dei capi dell'Intermarium
aveva
unito le proprie sorti a quelle di Hitler. Dopo la guerra, riuscirono a
non
farsi punire aiutando gli inglesi contro i sovietici'' (71).

``Il Vaticano aveva appoggiato [le operazioni relative
all'organizzazione di
movimenti clandestini contro i russi] lavorando ufficiosamente con i
francesi e con gli inglesi affinch� dopo la seconda guerra mondiale
l'Intermarium tornasse in attivit�'' (61). ``La grande maggioranza dei
capi
dell'Intermarium era composta da ex-capi fascisti che lavoravano per i
servizi segreti inglesi o francesi'' (67).

``Per iniziativa di Rohracher, [arcivescovo di Salisburgo,] il vescovo
di
Klagenfurt indisse un incontro per discutere l'opportunit� di riunire,
in
questa Confederazione [Pandanubiana] le nazioni cattoliche dell'Europa
centrale. Oltre a Rohracher e al vescovo di Klagenfurt, parteciparono
all'incontro anche i vescovi Gregory Rozman di Lubiana e Ivan Saric di
Sarajevo. Questi ultimi due prelati erano stati collaboratori entusiasti
dei
nazisti'' (136).

Il presidente di Intermarium era lo sloveno Miha Krek (67).. Il
principale
organizzatore era l'ungherese Ferenc Vajta. Secondo quest'ultimo,
occorreva
``una Confederazione Danubiana in cui venisse riconosciuta la libert� di
tutti i popoli attraverso una democrazia sana e tradizionale. [Secondo
lui
era] giunto il momento di creare la grande unit� europea e una
Confederazione Pandanubiana composta da popoli aventi la stessa cultura
e le
stesse tradizioni'' (72).

``Sotto la direzione francese, Vajta form� dei centri spionistici ad
Innsbruck, Friburgo e Parigi. Gli emigrati politici viaggiavano coi
documenti dell'Etat Majeur, cos� da poter andare in giro in tutta
sicurezza
e costituire una sofisticata rete di spionaggio'' (62). Erano coinvolti
anche i gesuiti, ``come agenti chiave del Vaticano, coinvolti in un
programma di penetrazione all'interno di zone occupate dai comunisti''
(68).

``Molti personaggi di spicco dell'Intermarium guidavano i corpi
d'emigrazione patrocinati dal Vaticano:'' il vescovo Hudal, padre
Draganovic, monsignor Preseren, il vescovo Bucko, e padre Gallov (68).

Il CIC, servizio segreto americano, indagando trov� ``tracce di questa
confederazione pandanubiana nella rinascita postbellica del movimento
ustascia. Formatosi alla fine degli anni Venti, questo gruppo fascista
aveva
condotto, negli anni Trenta, una campagna terroristica a livello
internazionale. Poi, durante la guerra, fu messo al potere in Croazia
dai
nazisti e procedette allo sterminio di centinaia di migliaia di civili
innocenti. Il 25 giugno, soltanto sette settimane dopo la conclusione
della
guerra, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a
Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti.
Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato
indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia,
secondo le leggi di natura, avrebbe potuto avere la possibilit� di
svilupparsi'' (60).

Intermarium sfoci�, fra le altre cose, nel movimento dei krizari, ossia
un'organizzazione di terroristi croati, reclutati nelle file degli
ex-ustascia, al fine di destabilizzare la Federazione di Jugoslavia
(136).

In Italia, il referente politico era la Democrazia Cristiana (68).

----------------------------------------------------------------------------

Strategia americana

Secondo Ferenc Vajta, dopo la guerra i servizi segreti americani
avrebbero
assoldato ``soltanto ebrei: sovietofili e idioti'', credendo i
"profughi"
dei paesi cattolici dell'Europa centrale essere ``tutti nazisti, tutti
collaboratori, traditori e gente con cui non si poteva lavorare'' (72).
Questo era il motivo per cui i migliori esperti dell'Intermarium si
misero a
disposizione dei servizi francesi ed inglesi, i quali a differenza degli
americani li accolsero ``a braccia aperte''. La conseguenza per gli USA
fu
la perdita del controllo delle attivit� spionistiche in Austria e
Germania
(72).

Nel 1947, Vajta tent� di ottenere l'inversione di questa politica
americana,
cercando di convincere l'agente del CIC Gowen: ``ne abbiamo abbastanza
dei
piccoli intrighi inglesi e francesi. Ora, finalmente, � giunto il
momento di
riorganizzare l'Europa orientale in modo che la pace sia fruttuosa.
[...]
Gli inglesi e i francesi non ci possono pi� aiutare economicamente, ma
gli
Stati Uniti possono farlo'' (72).

Alcuni agenti americani stavano gi� collaborando con gli inglesi al
piano
per rovesciare il governo comunista di Belgrado avvalendosi dei seguaci
di
Pavelic, ma questo avveniva senza autorizzazione da parte dei comandi a
Washington (94). ``Nei primi giorni di luglio 1947, invece, Gowen
cominci� a
sostenere energicamente che i servizi segreti americani avrebbero dovuto
assumere il controllo dell'Intermarium; non molto tempo dopo, il
funzionario
del CIC smise di dare la caccia ai nazisti, ed incominci� piuttosto ad
ingaggiarli'' (70). In particolare, gli americani rinunciarono a portare
a
compimento l'arresto di Ante Pavelic, marcando cos� la conclusione della
loro alleanza con Vajta (92).

Nel settembre 1947, gli Stati Uniti aiutarono Vajta a fuggire
dall'Italia
verso la Spagna, e gli promisero ``che, se l'ungherese fosse riuscito ad
organizzare un nuovo movimento, avrebbe avuto a disposizione i fondi
statunitensi'' (74).

----------------------------------------------------------------------------

L'Unione Continentale

Nell'autunno 1947 ``Vajta decise di fondare un nuovo gruppo
anticomunista,
che battezz� Unione Continentale. Il suo scopo era quello di togliere
all'Intermarium, controllato dagli inglesi, i capi degli immigrati
politici,
per attirarli nell'orbita di Washington'' (74-75).

Vajta e Gowen ``ricevettero anche l'aiuto di un alto sacerdote cattolico
ungherese, monsignor Zolt�n Ny�sztor. [...] Ci� consent� loro di
procurarsi
il sostegno del nunzio papale a Madrid, che giunse in loro aiuto con una
lettera dai toni accesi di quattro pagine, indirizzata al ministro degli
esteri [spagnolo] Artajo, avvertendo che l'Intermarium aveva subito
delle
infiltrazioni da parte della massoneria francese e inglese. In seguito
all'intervento diplomatico del Vaticano, Artajo ordin� ai suoi
funzionari di
aiutare Vajta e la sua Unione Continentale'' (75).

Insieme al suo ``vecchio amico'' Marjan Szumlakowski, Vajta intavol�
``dei
negoziati con alti funzionari del governo del generale Franco, il cui
risultato fu l'istituzione di un nuovo centro di emigrati politici a
Madrid'' (75). Gli uomini dell'Unione Continentale avevano ``libero
ingresso
in Spagna [...] in cambio di informazioni segrete sulle operazioni
sovietiche'' (75).

Erano stati stabiliti contatti con l'arcivescovo di Toledo (68). Era
inoltre
coinvolto anche Joaquin Ruiz-Gim�nez, il quale poco dopo ``venne
nominato
ambasciatore del generale Franco presso la Santa Sede'' (75). L'istituto
culturale spagnolo diretto da Gim�nez costituiva la copertura ai
finanziamenti governativi spagnoli (75).

L'Unione Continentale mor� nel 1948, quando Vajta fu arrestato negli
Stati
Uniti (77).

(1/6 - continua)

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> http://www.repubblica.it/online/mondo/menem/menem/menem.html

L'ex capo dello Stato � stato arrestato con l'accusa
di aver messo in piedi un traffico d'armi con Croazia
ed Ecuador

Argentina, in manette l'ex presidente Carlos Menem

Si � presentato dal giudice ma non ha voluto
rispondere alle sue domande. Andr� ai domiciliari

BUENOS AIRES - L'ex presidente argentino Carlos Menem � stato
arrestato con l'accusa di aver venduto illegalmente armi alla
Croazia e all'Ecuador: un traffico che si sarebbe svolto nel
periodo compreso tra il 1991 e il 1995...

> http://www.marx2001.org/crj/DOCS/rojnica.html

Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la Croazia

di Gary Weber
(tratto da "WoZ-die Wochenzeitung", n.29 del 23/7/1993, Zurigo, CH)

Nessun cartello e nessuna bandiera danno ad intendere che in un
grattacielo della via C�rdoba, al n.
679, nel centro di Buenos Aires, si svolge un pezzetto di guerra dei
Balcani. Al secondo piano,
nascosto al termine di un lungo corridoio, un foglietto scritto a mano
sta appeso dietro al
campanello: dice semplicemente "Croacia". Solo un paio di giorni fa,
secondo una vicina,
campeggiava sulla porta un rappresentativo cartello con la dicitura:
"Ambasciata Croata". Poi per�
ci sono state questioni, e lo hanno rimosso. Infatti nel Corpo
Diplomatico dell'Argentina non esiste
alcuna Ambasciata croata, n� alcun Ambasciatore croato [l'articolo
risale al 1993, n.d.crj].

O almeno non ancora. Il Presidente Menem spinge per il riconoscimento
del nuovo Stato e vuole
che sia nominato Ambasciatore il suo vecchio compare Ivo Rojnica. Egli
ha con lui un debito di
gratitudine, visto che il croato avrebbe sostenuto con forza il
peronista nella battaglia elettorale.
Rojnica entra ed esce dalla residenza presidenziale, sempre pi� preso
negli ultimi giorni dalle
preoccupazioni. La stampa gli d� la caccia e cerca, invano finora, di
cavargli un commento sulle
ultime rivelazioni. La comunit� ebraica di Buenos Aires accusa Rojnica
di essere stato "complice
attivo ed esecutore della volont� dei nazisti" - secondo il "Semanario
Israelita", che esce nella
capitale. Il settimanale ebraico cita una disposizione degli Ustascia,
emanata nella citt� di
Dubrovnik il 25 maggio 1941, che impone il coprifuoco tra le 19 e le
sette del mattino per gli ebrei
e per i serbi. Questa disposizione porta la firma di Rojnica. Fintanto
che le acque non si sono
placate, il Senato, dal quale dipende la nomina dell'Ambasciatore, non
vuole prendere alcuna
decisione.

Gli Ustascia governarono la Croazia insieme all'Italia e alla Germania
dal 1941 al '45. Per quanto
di loro competenza essi presero parte alla persecuzione dei partigiani,
dei serbi e degli ebrei. Ante
Pavelic, fondatore degli Ustascia (1) e capo del governo della Croazia
nazista, dopo la
capitolazione della Germania di Hitler scapp� nell'Argentina di Juan
Per�n, travestito da frate
francescano, con l'aiuto del Vaticano. Anche Rojnica nell'Europa del
dopoguerra temette la
giustizia alleata. In principio si rifugi� a Trieste. Ma l� fu
arrestato, dopo che una delle sue vittime,
una ebrea, lo ebbe riconosciuto. I suoi commilitoni ustascia lo fecero
scappare dal carcere e lo
condussero lungo le cosiddette "linee dei topi" fino alla sicura
Argentina. Di l� Pavelic e Rojnica
proseguirono le loro attivit� ustascia, tra l'altro pubblicando a Buenos
Aires la "Gazzetta Croata".

Dopo la caduta di Per�n, negli anni cinquanta, Pavelic ebbe delle
difficolt�. La Jugoslavia lo aveva
accusato di essere responsabile della creazione di 22 campi di
concentramento e dell'assassinio di
un milione di serbi e 60mila ebrei, e ne aveva chiesto la estradizione
al governo argentino. In
effetti la estradizione fu negata nel 1957. Dopo essere scampato ad un
attentato, il "Duce", come si
definiva lui stesso, riusc� a portarsi nella Spagna di Franco, dove mor�
nel 1959.

Rojnica rimase a Rio de la Plata, e divenne una delle maggiori figure
dell'imprenditoria tessile del
paese. Secondo il quotidiano "P�gina 12", egli avrebbe fornito dieci
milioni di dollari ai suoi
fratelli croati per l'acquisto di armi.
Per� dall'Argentina i vecchi camerati non inviano soltanto denaro.
Nell'ufficio della via C�rdoba
si � indaffarati anche a reclutare mercenari, compito questo del quale
si occupa in special modo
Domagoj Antonio Petric, che ufficialmente appare come l'addetto-stampa
della ipotetica
Ambasciata. La "mano destra" di Rojnica appartenne per dieci anni al
Battaglione n.601 del
servizio segreto militare, ai tempi della dittatura argentina dei
Generali, tristemente noto per la
pratica della tortura. Tra i suoi ex-colleghi, Petric � soggetto ad una
particolare attenzione, poich�
la maggior parte di loro non ha mai appreso un vero mestiere, a parte la
"guerra sporca", ed �
pertanto oggi disoccupata. Particolarmente entusiasti per il nuovo
compito nella ex-Jugoslavia
sono i cosiddetti "carapintadas", l'ala fascista interna all'esercito,
cui sono dovute svariate rivolte
contro il governo. I legionari vengono preparati al loro intervento in
Bosnia-Erzegovina in un
campo di addestramento segreto, a Villa Alpina, distante circa 700 km.
da Buenos Aires.

Finora sono stati inviati in Croazia 329 mercenari argentini. Secondo
fonti argentine, 34 di loro
sono gi� morti. Generalmente i combattenti vengono imbarcati su voli di
linea diretti a Roma o a
Budapest, di qui essi sono condotti a Zagabria in pullman. Il metodo di
inviare Caschi Blu
argentini nelle zone di guerra si � rivelato particolarmente economico.
Tanti soldati, sottoposti dal
governo Menem al comando dell'ONU, svolgono nel frattempo il loro
servizio nelle file della
legione straniera croata.

(1) Il fondatore del movimento Ustascia fu in realt� Ante Starcevic,
morto nel 1896, che riteneva i
serbi "carne da macello" (cfr. Karlheinz Deschner, "Die Politik der
P�pste im XX Jahrhundert",
ed. Rowohlt, Leck (RFT) 1991 [n.d.crj]


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(2/6 - continua)

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La rete di fuga dei criminali di guerra
tedeschi

I conventi, gli istituti religiosi e le organizzazioni caritatevoli
costituivano nel 1945 la rete attraverso la quale i nazisti poterono
sfuggire ai tribunali:

``Alcuni dei criminali di guerra pi� ricercati passarono
da Rauff, a Milano, al vescovo Hudal nel Pontificio
Collegio di Santa Maria dell'Anima a Roma, per finire
poi dall'arcivescovo Siri a Genova. Qui s'imbarcarono su
delle navi e salparono verso una nuova vita in
Sudamerica'' (48).

La rete era stata predisposta con un certo anticipo: Hudal incontr�
Walter Rauff, assassino di circa 100.000 persone uccise nei furgoni a
gas mobili, fin dalla primavera del 1943 (41). In quell'occasione
``furono stabiliti i primi contatti [...] che avrebbero portato, infine,
all'istituzione, da parte di Hudal, di una rete per l'espatrio
clandestino dei criminali nazisti'' (42).

``A seguito del crollo effettivo dell'esercito tedesco in Italia, Pio
XII
avvi� una campagna per ottenere il diritto di inviare i suoi
rappresentanti personali in visita alle decine di migliaia di
prigionieri
di guerra e internati civili che allora si trovavano nei campi
italiani'',
con particolare riferimento a quelli di lingua tedesca (43-44).
Ottenuto tale diritto, fu nominato ``per prestar soccorso alla
popolazione nemica sconfitta [il vescovo antisemita] Hudal'' (44). La
scelta ebbe il complice avallo degli Americani, che ``sapevano tutto
sulle convinzioni politiche del vescovo austriaco'' e il cui servizio
segreto aveva redatto un dossier sul libro filonazista che costui aveva
pubblicato nel 1936 (45).

``Senza la diretta intercessione diplomatica del Vaticano [egli] non
sarebbe mai riuscito a entrare in contatto con tanti criminali di
guerra nazisti'' (45).

Lo stesso Hudal, molti anni pi� tardi scrisse:

``Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare e
confortare molte vittime nelle loro prigioni e nei campi di
concentramento e di aiutarle a fuggire con falsi
documenti di identit�.

[...] La guerra intrapresa dagli alleati contro la Germania
non fu motivata da una crociata, bens� dalla rivalit� dei
complessi economici per la cui vittoria essi avevano
combattuto. Questo cosiddetto business [...] si serv� di
slogan come democrazia, razza, libert� religiosa e
cristianesimo quali esche per le masse. Tutte queste
esperienze mi fecero sentire in dovere, dopo il 1945, di
dedicare la mia opera caritatevole principalmente ad
ex-nazionalsocialisti ed ex-fascisti, soprattutto ai
cosiddetti "criminali di guerra"'' (45).


Hudal era in grado di fornire qualsiasi tipo di documenti falsi: ``carte
d'identit� italiane, falsi certificati di nascita, persino dei visti per
il
paese verso cui si era diretti. I pi� utili erano i passaporti della
Croce
Rossa Internazionale'' (48).

``La Santa Sede patrocinava il traffico illecito di documenti della
Croce Rossa, ottenuti con un falso nome o una falsa nazionalit�. [...]
Il
perno di questa operazione era il prete ungherese Gallov'' (52).

I passaporti e documenti di identit� e di viaggio occorrenti per aiutare
i suoi amici nazisti erano forniti al vescovo Hudal da Montini tramite
la Commissione Pontificia di Assistenza ai profughi e la Caritas
Internazionale (43).

Il traffico illecito di documenti della Croce Rossa era noto ai servizi
segreti americani (49), ed anche il fatto che il Vaticano stava
agevolando la fuga di criminali di guerra, come � scritto nel
"Rapporto La Vista" del 1947: vi erano elencate ``pi� di venti
organizzazioni assistenziali vaticane implicate nell'emigrazione
illecita o sospettate di esserlo. In cima alla lista degli ecclesiastici
coinvolti c'era l'onnipresente vescovo Hudal'' (50). ``I burocrati di
Washington decisero, alla fine, di inoltrare soltanto una protesta
discreta e molto informale presso la Santa Sede'' (53). ``Il
Dipartimento di Stato sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto
che i documenti falsi potessero inavvertitamente aiutare degli ebrei
diretti in Palestina o degli agenti segreti comunisti [...] diretti
verso
l'emisfero occidentale'' (53).

Inoltre il capitale privato americano aveva preso, autonomamente
rispetto al proprio governo, l'iniziativa di finanziare
quest'emigrazione illegale (54).


Le azioni di Hudal a favore dei nazisti non passarono inosservate, ed
una serie di articoli apparsi sulla stampa italiana nel 1947 fecero
scoppiare uno scandalo, mettendo in cattiva luce persino Pio XII (54).
Hudal fu costretto a ritirarsi, ma non per questo termin� il traffico:
``da quel momento vennero prese misure straordinarie per nascondere
i percorsi di fuga dei nazisti'' (55).

La rete fu riorganizzata meglio, e sempre con l'autorizzazione di alti
funzionari ecclesiastici: ``Il Vaticano sceglieva, per questo lavoro,
dei
preti fascisti dell'Europa Centrale'' (55).


La rete di fuga di Hudal era inserita nell'organizzazione nota con la
sigla ODESSA - Organisation der Ehemaligen SS Angeh�rigen
(organizzazione degli ex-appartenenti alle SS). Troviamo ulteriori
annotazioni nell'articolo "I segreti della ODESSA" su Storia
Illustrata:

``Segnando un giorno su un mappamondo gli itinerari percorsi nella
loro fuga da alcuni tra i maggiori criminali nazisti, Simon Wiesenthal
[un sopravvissuto del campo di concentramento di Mauthausen,
diventato poi cacciatore di nazisti e direttore del Centro di
Documentazione di Vienna sull'olocausto] si accorse che seguivano
grosso modo tre direttrici principali. Il primo di questi itinerari
conduceva dalla Germania in Austria, poi in Italia e di qui in Spagna.
Il secondo collegava la Germania con i paesi arabi, il terzo con il Sud
America, precisamente con l'Argentina. Questo paese infatti, fino al
1955 -l'anno in cui cadde la dittatura di Per�n- fu uno dei rifugi
preferiti dei criminali nazisti che in seguito si indirizzarono verso il
Paraguay.

Wiesenthal constat� che molte fughe, iniziate nelle pi� diverse citt�
tedesche, convergevano verso Memmingen, un centro medievale nel
cuore dell'Allg�u (regione della Germania meridionale, tra la
Baviera e il W�rttemberg); da qui i fuggiaschi si dirigevano a
Innsbruck e, attraverso il Brennero, passavano in Italia.

[...] Alla fine della guerra, in piena occupazione alleata, era sorta in
Germania una serie di reti di contatto tra i nazisti chiusi in carcere e
gruppi clandestini che facevano capo a ex-gerarchi i quali vivevano
nascosti sotto falsi nomi. Gi� molto tempo prima del crollo del Terzo
Reich, infatti, i capi nazisti avevano ricevuto dal partito documenti di
identit� con nomi falsi e stabilito dei codici segreti da usare in caso
di
necessit�.

[...] Le due principali vie di fuga andavano da Brema a Roma e da
Brema a Genova. Lungo tutto il confine austro-tedesco, nel distretto
di Salisburgo e in Tirolo, ogni 60 o 70 km di percorso c'era uno scalo
costituito da un massimo di cinque persone, le quali conoscevano
soltanto l'ubicazione dei due scali pi� vicini: quello da cui
giungevano a loro i fuggiaschi e quello a cui dovevano indirizzarli.
Questi scali erano mimetizzati nei luoghi pi� fuorimano: capanne
isolate, fattorie vicine ai confini, locande nascoste in mezzo ai
boschi.
Qui i fuggiaschi giungevano accompagnati dai "corrieri", persone che
si occultavano sotto le pi� impensate attivit�.

Tra questi corrieri, ad esempio, c'erano molti degli autisti tedeschi
che gli Alleati avevano assunto per guidare sull'autostrada
Monaco-Saliburgo i camion militari adibiti al trasporto del giornale
dell'esercito americano "The Stars and Stripes". Cos�, spesso, nascosti
dietro pacchi di giornali, viaggiavano criminali nazisti. Questi poi,
con documenti falsi e talvolta accompagnati da donne e bambini che
per sviare l'attenzione delle autorit� di frontiera si dichiaravano loro
parenti, riuscivano a varcare il confine.

[...] Fu grazie all'ODESSA -afferma Wiesenthal- che Bormann,
Eichmann, Mengele e altri, riuscirono a fuggire dalla Germania e a
far perdere cos� bene le loro tracce.

In seguito, da altre fonti, Wiesenthal apprese che uno dei principali
organizzatori dell'ODESSA era un ex-capitano delle SS: Franz
R�stel, che si nascondeva sotto il nome di Haddad Said, viaggiava con
passaporto siriano e faceva la spola da Lindau a Zurigo o Ginevra e
da qui verso la Costa Brava, in Spagna (altro rifugio prediletto dagli
ex-nazisti), l'Oriente, il Sud America. Scopr� anche che l'ODESSA si
era valsa pi� volte, tra l'Italia e l'Austria, della cosiddetta via dei
conventi, servendosi cio� di case religiose, soprattutto di frati i
quali,
per carit� cristiana, davano ospitalit� per qualche ora o per qualche
giorno ai fuggiaschi, come in passato avevano accolto gli ebrei
braccati dai nazisti.''

L'ODESSA era finanziata con i fondi degli ``industriali della
Renania e della Ruhr, che nel 1933 erano stati i sostenitori di Hitler,
[i quali] avendo compreso che la guerra era ormai perduta, avevano
deciso di buttare a mare il F�hrer. Si erano perci� accordati per
impedire che le ricchezze del Terzo Reich cadessero in mano agli
Alleati. Cos� cominciarono a trasferire cospicui fondi nei Paesi
neutrali, sotto la copertura di uomini di paglia che, con operazioni
commerciali legittime, diedero vita a colossali imprese.

Un rapporto pubblicato nel 1946 dal Dipartimento del Tesoro degli
Stati Uniti riferisce che le societ� create in tutto il mondo con il
denaro proveniente dai forzieri degli industriali nazisti erano allora
750, di cui 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in
Argentina, 214 in Svizzera, 233 in vari altri paesi. Ma il segreto
bancario, inviolabile, copre questi trasferimenti di fondi e con essi i
nomi dei finanziatori dell'organizzazione ODESSA.''



La rete di fuga dei criminali di guerra
croati

``La maggior parte degli assassini non era neppure tedesca. Alla fine
della seconda guerra mondiale, c'erano decine di migliaia di europei
dell'Europa orientale e centrale che avevano collaborato con i nazisti
ed erano altrettanto colpevoli. Erano capi dei governi fantoccio
nazisti, funzionari municipali, capi di polizia e membri delle unit�
locali di polizia ausiliaria che avevano eseguito l'olocausto. Molti si
trovavano sulle liste nere degli alleati'' (97).

Fra gli stati fantoccio di Hitler vi era la Croazia indipendente,
governata dal movimento ustascia (fascisti croati) di Ante Pavelic. Se
la rete del vescovo Hudal era specializzata nella fuga dei criminali di
guerra tedeschi, esisteva una seconda rete specializzata negli ustascia.

``Padre Krunoslav Draganovic, segretario dell'Istituto Croato di San
Girolamo, era il principale organizzatore delle ratlines utilizzate da
noti criminali di guerra per sfuggire'' alla giustizia (85). ``Gli
ustascia furono i primi a beneficiare della protezione di Draganovic.''
Secondo gli storici ufficiali del Vaticano, infatti, si trattava di
"profughi croati" (98). La maggior parte dei fuggiaschi fin� per
trovare rifugio in Gran Bretagna, Canada, Australia e Stati Uniti (97).

Non era per puri fini umanitari che il Vaticano metteva in salvo
queste persone: ``Draganovic li reclutava per entrare a far parte dei
krizari'', e per utilizzarli in azioni terroristiche contro la
Federazione
Jugoslava (131).

Anche i fascisti sloveni fuggivano: ``nell'agosto del 1944 [...] gli
ecclesiastici sloveni stavano collaborando attivamente con i nazisti e
gi� operavano a stretto contatto con Draganovic per fornire assistenza
ai profughi'' (137).


``La Chiesa aveva conferito pieni poteri a Draganovic'' e, a dire di
padre Cecelja, ne approvava il lavoro (105).

``Una volta, all'inizio di marzo del 1946, il sacerdote croato si
appell� a eminenti figure ecclesiastiche in varie parti del mondo, tra
cui i cardinali Griffin e Gilroy in Inghilterra e in Australia,
richiedendo la loro assistenza. Poi fece pressioni sulla Segreteria di
Stato affinch� intervenisse ufficialmente. Infine, si rivolse
direttamente a Pio XII.

L'oggetto del suo appello erano duecento ex-miliziani ustascia e
numerosi membri delle scellerate divisioni SS Principe Eugenio e
Handzar. I primi erano slavi tedeschi, mentre i secondi venivano
raccolti tra la considerevole popolazione musulmana della Bosnia.
Entrambi i gruppi avevano commesso delle atrocit� contro civili
innocenti. Tra le altre persone difese da Draganovic, figuravano gli
ex-ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic,
Mile Starcevic, e Stjiepo Peric, come pure l'ex-capo dell'aviazione
Vladimir Kren. [...] Alcuni di questi uomini si nascondevano
all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano.

Il Vaticano ag� subito, sottoponendo questi casi all'attenzione dei
diplomatici inglesi e americani e raccomandando alla loro cortese
attenzione e considerazione l'appello di padre Draganovic. Fecero
seguito molti altri interventi diplomatici da parte del Vaticano, la
maggioranza dei quali in favore di uomini che avevano perpetrato di
recente l'olocausto nazista'' (126-127).


Come nel caso della rete di Hudal, i preparativi iniziarono con grande
anticipo. Sin dall'agosto 1943 Draganovic cominci� ad intercedere per
Ante Pavelic in Vaticano, e ad attuare ``i piani di Pavelic relativi
all'istituzione di un sistema per l'espatrio clandestino dei nazisti'',
coinvolgendo lo stesso papa Pio XII e ``alti funzionari della
Segreteria di Stato vaticana e dei servizi segreti italiani. Il suo
collegamento pi� importante era quello con monsignor Montini''
(66,98). Nel 1944, la ratline era gi� pronta per essere aperta (67).

``La maggior parte dell'organico [della ratline] era costituito da
sacerdoti croati'', la maggior parte dei quali erano legati alla
Confraternita di San Girolamo (107-108). ``Con l'aiuto di altri
ecclesiastici, fanatici nazionalisti croati, [la Confraternita] divenne
il
quartier generale delle ratlines'' (66).

``Sebbene Draganovic fosse noto ai diplomatici occidentali come
fanatico ustascia, i servizi segreti alleati gli diedero carta bianca''
per visitare i campi profughi, esattamente come avevano fatto con
Hudal (98-99).

``Nel maggio del 1945, servendosi di documenti di viaggio americani,
il sacerdote slavo si avventur� fuori di Roma. A bordo di
un'automobile americana, visit� l'Italia settentrionale e le zone
intorno a Klagenfurt e Villach, sul confine austro-jugoslavo. L� prese
contatto con i maggiori leader ustascia, nonch� con altri sacerdoti
fascisti che prendevano parte alle operazioni della ratline.

Il perno dell'organizzazione di Draganovic per l'espatrio clandestino
era la Confraternita di San Girolamo, che prendeva il nome
dall'omonimo istituto situato a Roma, in via Tomacelli 132, base
principale delle sue operazioni. Il comitato centrale della
confraternita era costituito da monsignor Juraj Magjerec, presidente e
rettore dell'Istituto, da padre Dominik Mandic, vicepresidente e
tesoriere, e dal suo assistente Vitomir Naletilic, nonch� naturalmente
da padre Krunoslav Draganovic, che ricopriva la carica di segretario.
La confraternita fu presto riconosciuta Comitato ufficiale croato della
Commissione Assistenziale Pontificia, il corpo papale di assistenza ai
profughi.

[...] In apparenza, il comitato croato offriva assistenza morale e
materiale ai profughi, ma attraverso la commissione pontificia
manteneva anche stretti collegamenti con la Croce Rossa
Internazionale e con le autorit� alleate in Italia. Draganovic aveva
rapporti particolarmente stretti con due ufficiali dei servizi segreti
occidentali, il colonnello C. Findlay, direttore della sezione profughi
e rimpatrio delle forze di occupazione, e il suo assistente, il maggiore
Simcock.

[...] Draganovic aveva anche stretti rapporti con importanti funzionari
italiani, specialmente col funzionario degli Affari Interni, Migliore,
che dirigeva il servizio segreto italiano e la sezione di polizia che si
occupava dei profughi in Italia. Draganovic raggiunse un accordo con
Migliore per ottenere ufficiosamente l'appoggio dell'Italia -in
particolare quello della sezione stranieri della questura- alla sua
ratline.

Attraverso questa ragnatela di influenti contatti, Draganovic costru�
una sofisticata organizzazione che si estendeva in Italia, in Austria e
in Germania. Il comitato croato della Commissione Profughi del papa
era in grado d'inviare i suoi agenti a far visita ai numerosi campi in
cui si erano rifugiati i criminali di guerra nazisti che cercavano di
fuggire. La maggior parte di questi agenti era costituta da sacerdoti
cattolici croati e, anche se gran parte del loro lavoro spirituale e
materiale consisteva nell'aiutare effettivamente i malati, gli invalidi,
le vedove e i veri profughi, c'era tempo in abbondanza per aiutare
anche i fuggiaschi'' (99-100).

Tra i fuggiaschi che ricevettero l'aiuto di Draganovic, il nome
eccellente � quello dell'ex-dittatore croato Ante Pavelic in persona.
``Nell'ambito dei servizi segreti occidentali, quasi tutti sapevano che
Draganovic stava proteggendo Ante Pavelic, che si nascondeva in
Vaticano. Inoltre, all'epoca, la ratline di Draganovic era nota a tutti
nell'ambito dei servizi segreti. Il sacerdote era tristemente noto per
il
suo vizio di aiutare i criminali di guerra a fuggire'' (123). Del resto,
gli anglo-americani non si limitavano a lasciarlo fare. ``Draganovic
faceva regolarmente visita al quartier generale dell'esercito e dei
servizi segreti a Roma, dove il maggiore Simcock gli rivelava i
dettagli delle imminenti operazioni di arresto dei fuggiaschi'' (121).

``Gli Italiani vennero a sapere che, presso la Confraternita di San
Girolamo, erano alloggiati molti criminali latitanti, tra i quali alcuni
alti membri del governo di Pavelic. Tuttavia non venne intrapresa
alcuna azione contro Draganovic n� contro i funzionari italiani che
gli davano una mano'' (109-110). Ed infatti, erano stretti i legami del
prete croato nei servizi segreti italiani (123).

Grazie all'aiuto di Montini e della Commissione papale per
l'assistenza ai profughi, Draganovic ``ottenne una gran quantit� di
documenti di identit�. [...] Migliaia di questi documenti aiutarono i
fuggitivi ad eludere la giustizia'' (67). ``La ratline di Draganovic era
una rete sofisticata e professionale. Era ottimamente organizzata e
poteva occuparsi di centinaia di fuggitivi alla volta. [In tutto] furono
fatte pervenire a Roma circa 30.000 persone provenienti dall'Austria,
per poi farle proseguire fino a Genova e a nuove patrie nell'America
settentrionale e meridionale e in Australia'' (96).


``Le operazioni di espatrio clandestino ebbero inizio in Austria, dove
padre Cecelja fungeva da collegamento con Roma'' (100). Cecelja era
il terminale austriaco di Draganovic, e aveva iniziato a lavorare alla
preparazione della rete di espatrio sin dal maggio 1944 (102).

Cecelja si trovava a Vienna. L'armata rossa avanzava, e la sconfitta si
avvicinava. Nella Pasqua del 1945 ``l'irriducibile "ustascia giurato"
(Cecelja) lasci� Vienna e trasfer� la sua base vicino a Salisburgo,
dove, alla fine della guerra, si erano riuniti molti fuggitivi nazisti''
(102).

Intervistato dagli autori del libro, ``Cecelja dichiar� con orgoglio
[che il suo compito era stato quello di] fornire documenti alle persone
che avevano perduto i propri. Non nascose di aver aiutato dei fuggitivi
a cambiare identit�:

Disponevo di moduli di domanda della Croce Rossa a
pacchi, per mezzo dei quali fornivo una nuova identit� a
chiunque volesse cambiare il proprio nome e la propria
storia personale'' (103).

``In Austria era la sua sezione dell'organizzazione a prendersi cura
dei fuggitivi, dando loro i soldi, il cibo, l'alloggio e i documenti
falsi
di cui avevano bisogno per intraprendere il viaggio dall'Austria
all'Italia. A Roma, invece, era Draganovic il centro nevralgico
dell'operazione. Provvedeva ai documenti di viaggio internazionali e,
attraverso i suoi contatti ad alto livello con i consolati sudamericani
procurava i visti necessari, soprattutto per l'Argentina. Una volta a
settimana Cecelja chiamava Draganovic per sapere quanti posti
fossero disponibili per quella settimana, e poi inviava a Roma quel
numero esatto di persone'' (105).

Draganovic forniva ai fuggiaschi croati ``il necessario aiuto morale e
materiale, facendo in modo di farli fuggire in Sudamerica. Veniva
aiutato in questa attivit� dai suoi numerosi contatti con le ambasciate
e le legazioni del Sudamerica in Italia e con la Croce Rossa
Internazionale, nonch� dal fatto che la Confraternita croata del
Collegio di San Girolamo degli Illirici, dove aveva il suo ufficio,
emetteva false carte d'identit� a beneficio degli ustascia. Con tali
documenti e con l'approvazione della Commissione Pontificia per
l'Assistenza ai Profughi, situata in via Piave 41 a Roma e controllata
quasi esclusivamente dagli ustascia, si potevano ottenere passaporti
della Croce Rossa Internazionale, di cui Draganovic riusciva a
garantire l'emissione'' (109).

``Le carte d'identit� false rilasciate ai criminali di guerra in fuga
erano stampate nella tipografia francescana. [...] A organizzare tutto
questo era [il francescano] padre Dominik Mandic, il rappresentante
ufficiale del Vaticano presso la Confraternita di San Girolamo''
(109). ``Avvalendosi dei suoi collegamenti con la polizia segreta
italiana, Draganovic fece s� che le carte d'identit� francescane
venissero accettate come documenti ufficiali sulla cui base venivano
poi rilasciate le carte d'identit� italiane e i permessi di residenza''
(109).

Mandic ``mise anche la tipografia francescana a disposizione
dell'apparato propagandistico degli ustascia. Gran parte della
campagna, patrocinata dagli inglesi e intrapresa nei campi profughi
come quelli di Fermo, di Modena e di Bagnoli, dovette il suo successo
ai tipografi francescani. Lo stesso Mandic visitava regolarmente i
campi per pronunciare discorsi d'incitamento ai militanti ustascia
riuniti per ascoltarlo'' (109).


``La tappa successiva della sofisticata ratline del Vaticano era
Genova, dove un altro sacerdote croato si occupava dei passeggeri:
monsignor Karlo Petranovic'' (113).
``Draganovic gli telefonava regolarmente per dirgli di quanti posti
avesse bisogno. Petranovic aveva gi� visitato gli uffici d'imbarco
locali e prenotato delle cuccette. Diceva allora a Draganovic quante
fossero le cuccette disponibili e, un paio di giorni prima dell'imbarco,
veniva mandato a Genova un numero corrispondente di persone.
Draganovic aveva gi� fornito ai passeggeri i documenti di viaggio e i
visti necessari, perci� Petranovic non doveva fare altro che trovar loro
un alloggio per pochi giorni e poi condurli alla nave. Alcune delle
persone che aiut� erano senza dubbio profughi veri e propri; [tuttavia]
molti importanti criminali di guerra fuggirono da Genova grazie al
suo aiuto'' (116).

Gli inglesi conoscevano benissimo i movimenti di Petranovic a
Genova, dato che lo tenevano sotto sorveglianza speciale (116).

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Il testo che segue e` stato pubblicato in forma abbreviata sul numero
di maggio 2001 della rivista tedesca KONKRET
> http ://www.konkret.de


PASSATO PRESENTE
Sulla continuita` della politica grande-albanese della Germania

di Matthias Kuentzel


Scrosciante applauso per il Cancelliere. A migliaia, gli albanesi
kosovari si ritrovarono a Prizren nel luglio 1999 per festeggiare
Gerhard Schroeder al grido di "Deutschland-Deutschland". "E` davvero
impressionante e ne sono
rimasto molto commosso", ha dichiarato Schroeder in seguito, "vedere a
Prizren i Panzer tedeschi ed i soldati tedeschi con le mitragliatrici
spianate da un lato, e dall`altro vivere l`insolito giubilo euforico
con cui un cancelliere federale della Germania veniva salutato. Io
ritengo che questo debba commuovere chiunque, se si pensa ai
particolari trascorsi
della storia tedesca in questa regione."

A quale storia si riferiva in effetti Schroeder?
Nel settembre 1943 la Wehrmacht, tra gli applausi degli albanesi
kosovari, creava a Prizren una "Seconda Lega di Prizren", il cui unico
obiettivo era la uccisione o la cacciata dei serbi allo scopo di
istituire un Grande Albania "etnicamente pura". Nel febbraio del 1944
la divisione albanese delle SS "Skanderbeg" veniva stazionata a
Prizren. Nell`ottobre del 1944 le SS tedesche iniziavano qui il loro
estremo tentativo di impedire la vittoria degli Alleati. Allora come
oggi questa citta` si trova al centro della politica grande-albanese
della Germania. Allora come oggi i tedeschi
qui vengono acclamati, mentre tutti gli altri non-albanesi devono
temere per la loro vita.

Dal marzo del 2001 la situazione ha vissuto una accelerazione
ulteriore: in relazione alla offensiva dell`UCK contro Tetovo [la zona
occidentale della Macedonia ex-jugoslava, ndT], la Germania ha per la
prima volta fatto propria ufficialmente l`idea grande-albanese. Ma uno
sguardo sulla storia chiarisce che le mosse della nuova politica grande-
albanese da parte tedesca inevitabilmente seguono i passi che sono
stati preparati dal nazismo. Allo stesso tempo, tale sguardo
all'indietro rende palese il carattere strumentale della politica
tedesca rispetto al proprio passato [la "Vergangenheitsbewaeltigung",
cioe` la riconciliazione con
il passato perseguita dalla annessione della DDR in poi, ndT]. Tanto
piu` il governo federale si ricollega agli elementi della politica
nazional-socialista sul Kosovo, tanto meno all`opinione pubblica
interessa di venirne a conoscenza. [Si noti che in Italia, dove durante
questi dieci anni di guerra nei Balcani non e` stato scritto ne` detto
nulla sul nostro passato coloniale in quelle terre, la situazione e`
identica; ndT]

DALLA GRANDE ALBANIA ITALIANA...

Come risposta alla occupazione tedesca di Praga, il 7 aprile 1939
l`Albania fu occupata dalle truppe italiane. Questo paese era di gran
lunga il piu` povero ed il piu` arretrato d`Europa. Due terzi dei suoi
abitanti erano organizzati secondo schemi tribali ed erano rimasti
legati alle faide. Le misere infrastrutture aumentarono l`isolamento
delle regioni controllate dai clan familiari. Di un senso di
appartenenza
nazionale albanese, in quelle circostanze, non si poteva davvero
parlare.
Nel 1941 la Germania aggredi` e soggiogo` la Jugoslavia. Dopo alcuni
giorni di trattative tra tedeschi ed italiani, il Kosovo, fino ad
allora jugoslavo, fu suddiviso in tre zone d`occupazione: alla Bulgaria
fu assegnata la parte orientale, confinante con la Macedonia. La
Germania si assicuro` la zona di Mitrovica, ricca di materie prime, nel
nord della provincia, mentre la parte piu' grande del Kosovo fini'
sotto il controllo
italiano ed il 12 agosto 1941 fu saldata assieme al nucleo dell'Albania
sotto controllo italiano per dar vita alla "Grande Albania".

Il rapporto tra gli occupatori italiani ed i kosovaro-albanesi fu teso
sin dall'inizio. Spesso il terrore delle milizie albanesi kosovare
contro i serbi era troppo anche per la amministrazione coloniale
fascista: ripetutamente le forze dell'ordine italiane aprirono il fuoco
per impedire massacri da parte degli albanesi kosovari contro i serbi.
Le truppe italiane furono dislocate nelle citta' in maniera mirata, per
contenere la violenza. E non fu soltanto per questo motivo che "gli
albanesi non hanno mai avuto rispetto degli italiani. Agli albanesi era
estranea la loro visione del mondo e non gradivano quella che, secondo
loro, da parte italiana era una forma debole, non virile di presentarsi
e di comportarsi. Molti albanesi ritenevano gli italiani bugiardi ed
ipocriti".
Tra gli occupatori tedeschi e gli albanesi kosovari, invece, c`era
maggiore intesa. Percio' la amministrazione nazista garanti' agli
albanesi kosovari nella zona tedesca una autonomia molto maggiore di
quella che essi potevano godere nella zona italiana. In questo modo la
Wehrmacht si riallaccio' alla tradizione della occupazione austriaca
del Kosovo, che aveva avuto luogo durante la II Guerra Mondiale. Nel
1916 come nel 1941 ai kosovaro-albanesi furono concesse amministrazioni
autonome e fu permesso l'uso ufficiale della lingua albanese. E non
solo dal 1941 al 1944, ma anche dal 1916 al 1918 "allo scopo di minare
alle radici la presenza serba nella regione furono aperte piu' di 300
scuole in lingua albanese". Questa politica "scolastica" orientata in
senso anti-serbo ha stimolato inizialmente e poi segnato il particolare
nazionalismo degli albanesi kosovari.

...A QUELLA TEDESCA

Dopo la caduta di Mussolini nel settembre 1943, le truppe tedesche
occuparono la regione grande-albanese per impedire lo sbarco dei nemici
sulla costa della Albania, impiegando il minimo possibile di forze
della Wehrmacht. Prima dell'ingresso delle truppe tedesche il
territorio era stato riempito di volantini con i quali la Germania
nazista si dichiarava protettrice dell'Albania nella lotta contro i
suoi nemici -
in questo caso gli italiani e gli anglo-americani, altrove la Russia ed
i serbi... Il tentativo di creare a Tirana un regime-fantoccio alleato
dei tedeschi ando' a vuoto per la prevedibile incombente vittoria
alleata.
Percio' fu il Kosovo a diventare determinante per la politica
grande-albanese della Germania: "Li' abitano gli elementi migliori del
popolo albanese dal punto di vista razziale, quelli politicamente piu'
determinati e piu' capaci dal punto di vista bellico", dichiaro'
Neubacher nel settembre 1943 in un telegramma per Berlino. "Esiste la
possibilita'", continuo', "di far entrare le milizie kosovare... a
Tirana, per dare
slancio al moto di liberazione".
E cosi' i kosovaro-albanesi venivano sobillati con argomentazioni di
carattere efficacemente propagandistico: "I tedeschi suscitavano
l`impressione che solamente ora, con il loro arrivo, si sarebbe
arrivati ad una vera unificazione del Kosovo con l`Albania", scrive lo
storico americano B.J. Fischer. "I tedeschi non mancavano di dare ad
intendere
agli albanesi che sulla questione del Kosovo gli Alleati erano stati
evidentemente zitti - indicazione questa della loro volonta` di
ritornarlo alla Jugoslavia - e che gli Alleati non avevano riconosciuto
alcun governo albanese in esilio, e nemmeno un comitato di crisi,
gettando cosi` un`ombra sulla esistenza di uno Stato albanese dopo la
fine della guerra".

Questo il risultato della carta kosovara giocata dai nazisti:
gia` nel settembre 1943 fu istituito un comitato nazionale formato
essenzialmente da kosovaro-albanesi ed a Tirana fu proclamata
la "indipendenza" dell`Albania. Ma la Germania fu e resto` l`unico
paese a riconoscere diplomaticamente la Grande Albania "indipendente".
Con il "blando regime di occupazione" nei confronti dei serbi, dopo la
fine del periodo italiano, era finita. Da questo momento si lascio`
mano libera ai massacri delle milizie albanesi kosovare a scapito dei
serbi. Sempre nel settembre 1943, attraverso il fattivo appoggio
tedesco, venne costituita una "Seconda Lega di Prizren" il cui scopo
ichiarato
era "una Grande Albania etnicamente pura". La sanguinosa cacciata dei
serbi, che poteva adesso essere messa in pratica dalla Lega con i suoi
piu` di dodicimila membri, avvenne con la supervisione e con la regia
tedesca. Al fianco della "Seconda Lega di Prizren" la Wehrmacht
recluto` un battaglione di 600-700 uomini, formato esclusivamente da
albanesi kosovari amici dei tedeschi, che fu inviato a Tirana come
corpo d`elite.
Alla fine del 1943 altri 1200 gendarmi albanesi kosovari furono inviati
da Mitrovica a Tirana.
Nel febbraio del 1944 Adolf Hitler, che aveva "molto da dare per
l`ultimo angolo romantico dell`Europa", trasmise l`ordine di istituire
una autonoma formazione delle SS, la "Divisione SS Skanderbeg", formata
da "queste genti di montagna, che fieramente portano le armi"
(Neubacher). Questa Divisione, che contava 6500 componenti, raccolse le
unita` albanesi della 13.ma Divisione di Montagna delle SS Bosgnacche
ed altre milizie albanesi. Essa stazionava a Prizren, il suo principale
territorio di operazioni era il Kosovo, il suo compito dichiarato
era "la difesa" della Albania "etnicamente pura per razza". "Difesa"
significava: chi non ne faceva parte veniva ucciso o sottoposto a
violenze e scacciato. "Le unita`
di questa divisione", scrive Fischer, "si guadagnarono presto una poco
raccomandabile reputazione poiche`, soprattutto nelle zone serbe,
praticavano lo stupro, il saccheggio e l`omicidio". Sulla straordinaria
brutalita` della "Divisione Skanderbeg" esistono svariate attestazioni.
Il 28 luglio 1944 essa
uccise 380 abitanti del villaggio di Veliko, di cui 120 bambini, dando
alle fiamme 300 abitazioni. Nell`aprile del 1944 essa deporto` 300
ebrei. Tra il 28 maggio ed il 5 luglio "la Divisione delle SS in
territorio albanese prelevo` altri 510 tra ebrei, comunisti, partigiani
e persone sospette. Di
questi 249 furono deportati", scrive Raul Hilberg. Anche i rom della
regione del Kosovo, che fino al settembre 1943, con la fascia gialla al
braccio, avevano dovuto sopportare i lavori forzati, dopo il passaggio
del Kosovo in mano tedesca furono deportati e chiusi nei campi di
concentramento in Jugoslavia, ma anche a Buchenwald e Mathausen.
Contrariamente alla leggenda che fu coltivata in seguito a Tirana, il
Kosovo fu di gran lunga la regione che dette piu` filo da torcere anche
ai partigiani di Tito. "Il movimento in Kosovo e` molto debole, quasi
morto", recitava un rapporto del PC di Jugoslavia dell`agosto 1943.
Sotto il dominio tedesco la
situazione si aggravo` ulteriormente. In un rapporto al CC del PC di
Jugoslavia, all`inizio del 1944, il raggruppamento comunista di quella
provincia, piccolo ed isolato, dichiaro` che li` le masse albanesi
consideravano gli occupatori
nazionalsocialisti come liberatori e vedevano i tedeschi come i loro
piu` grandi amici: persino alla fine del 1944, quando i partigiani
della Albania meridionale avevano gia` costretto alla fuga la Wehrmacht
ed avevano liberato l`Albania, il Kosovo rimaneva decisamente ancorato
al campo delle potenze dell`Asse. Non per caso le SS tentarono proprio
qui per l`ultima volta
di impedire la ormai scontata vittoria degli Alleati. Dopo che il
terreno a Tirana era diventato troppo bollente per loro, nell`ottobre
1944, tutt`e due i legati tedeschi che erano rimasti si trasferirono a
Prizren per appoggiare l`istituzione di un governo anticomunista in
Kosovo, sotto la guida d`un loro amico di vecchia data, il
collaborazionista Xhafer Deva,
che rifornirono in abbondanza di armi, munizioni, derrate alimentari e
probabilmente anche di agenti. Le truppe di Deva, a cavallo tra il `44
ed il `45, contavano piu` di 6000 soldati; esse avevano il comando
nella regione di Drenica. La resistenza delle truppe di Deva contro
l`esercito partigiano di Tito duro` dal novembre 1944 al maggio 1945, e
fu sconfitta solamente con
l`impiego di 30mila partigiani. L`idea panalbanese, pero`, rimase
accesa e torno` alla ribalta in Kosovo all`inizio degli anni Ottanta.

(1/2 continua)


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(2/2 segue)

IL POGROM COME PROGRAMMA

Dopo le modifiche costituzionali di Tito, nel 1974, non si poteva
parlare di discriminazioni a danno degli albanesi kosovari. Al
contrario, questi godevano di ogni diritto e controllavano l`intero
Kosovo "albanesizzato". Tuttavia
per i nazionalisti anche in questa situazione la cacciata e la
persecuzione di tutti i non-albanesi rimaneva all`ordine del giorno.
Scopo di questo movimento e` "un territorio unitario, `etnicamente
puro`, cioe` `ripulito` dai serbi e dagli altri slavi, nel quale siano
insediati solamente gli albanesi", come
indicava "Die Welt" nel 1986. "Lo scopo dei nazionalisti radicali e`
(...) una `Albania etnica` che comprenda la Macedonia occidentale, il
sud del Montenegro, parti della Serbia meridionale, il Kosovo e
l`Albania", come scrisse il "New York Times" nel 1987. La fuga degli
slavi dinanzi al protrarsi delle violenze ha reso il Kosovo proprio
quello... che gli schipetari nazionalisti volevano da anni - una
regione "etnicamente pura".

Con l`unificazione tedesca del 1990 ritornava in campo anche la
tradizionale protettrice della idea panalbanese. Sempre nello stesso
anno i nazionalisti kosovari dichiararono l`indipendenza della loro
provincia. Ibrahim Rugova divenne il "presidente" e Bujar Bukoshi
il "capo del governo" del "Kosova indipendente". Nessuno dei due
nascondeva le proprie grandi ambizioni. "Personalmente mi batto per
l`unione con l`Albania", dichiaro` Rugova nel 1991. "Comunque la
migliore soluzione sarebbe che gli albanesi vivano tutti in un unico
stato, anche gli albanesi
della Macedonia dovrebbero farne parte". Bujar Bukoshi, che non a caso
insedio` il suo "governo in esilio" in Germania, non era da
meno: "Faremo di tutto perche` la libera repubblica del Kosova e
l`Albania un giorno siano tutt`uno", riporto` il
quotidiano "Tageszeitung", aggiungendo: "I bambini gia` imparano nelle
scuole private [quelle del sistema "parallelo" del quale con tanto
acritico apprezzamento si e` parlato anche in Italia, ndT] come ci si
debba comportare in caso di `guerra etnica`." Ed in effetti questo
programma delle scuole private degli albanesi kosovari - dirette dalla
Germania, finanziate dagli esuli albanesi ed appoggiate politicamente
dal governo federale tedesco [programma ed insegnamento cui hanno
attivamente lavorato settori "nonviolenti" ed associazioni
"per i diritti umani" di varie nazioni, tra le quali come capofila la
Gesellschaft fuer Bedrohte Voelker / Associazione Popoli Minacciati,
spec. la sua sezione italiana-sudtirolese, cfr. i loro siti internet -
ndT] attraverso i suoi materiali di orientamento "grottescamente
nazionalista ed antiserbo" (W. Oschlies) ha a tutti gli effetti
continuato l`opera di "formazione" che nelle zone sotto occupazione
tedesca era stata
interrotta nel 1944.

Le prime cariche esplosive per la nuova Grande Albania scoppiarono nel
febbraio 1996: come primo atto pubblico l`UCK attacco` cinque campi
profughi serbi contemporaneamente con ordigni esplosivi. Cosi` ebbe
inizio "la guerra per la liberazione dei territori kosovari che sono
occupati da
serbi, macedoni e montenegrini", come dichiaro` in seguito un portavoce
dell`UCK. Non e` un caso se gia` questa prima azione fu rivendicata con
un riferimento alla vecchia divisione delle SS "Skanderbeg". Molti
quadri di comando dell`UCK, nonche` il suo fondatore Adem Jashari
[ucciso nella sua roccaforte di Drenica nel marzo 1998 in una vasta
operazione della polizia
jugoslava, che suscito` grande clamore; ndT], furono reclutati in
quanto figli o nipoti di appartenenti della vecchia divisione
SS "Skanderbeg".
Anche la organizzazione albanese di estrema destra "Balli
Kombetaer" (Fronte Nazionale), che nel 1944 era annoverata tra i
principali sostenitori del dominio nazista, si pregia volentieri di
esercitare il proprio influsso sull`UCK. Pure certe usanze ricollegano
l`UCK direttamente ai suoi precursori nazisti. Ad esempio, ancora oggi
almeno i membri macedoni
dell`UCK per richiamarsi al battaglione delle camicie nere che
stazionavano a Prizren nel 1941 indossano una casacca nera. Ed anche il
loro saluto originario - il pugno chiuso sulla nuca - deriva dalla
tradizione fascista. Questo saluto militare fu sostituito con quello
comunemente usato nella NATO solamente dopo che qualche osservatore
dotato di memoria storica ne fu infastidito. Il principale elemento di
continuita` tra la divisione delle SS "Skanderbeg" e l`UCK consiste
nel fatto che ad entrambi non interessa alcuna forma statuale albanese
che non sia fondata sulla "purezza etnica", per cui tutto cio`
che contrasta con l`ideale di omogeneita` nazionale o che ricorda il
vecchio dominio serbo deve essere distrutto e spazzato via. La loro
concezione di liberta` e` orientata nel senso della
nazionalsocialista "liberta` da": liberta` dagli ebrei, liberta` dai
rom, liberta` dai turchi e dagli slavo-macedoni... Questa concezione
di "liberta`" era stata
introdotta nei territori controllati dall`UCK sin dall`inizio. "Nelle
localita` in tal modo liberate l`UCK mise al bando tutti i partiti
politici e scateno` la violenza contro le minoranze dei serbi, dei rom
e dei gorani (macedoni islamizzati)". Questo modello di societa`
nazional-fascistoide rappresenta la caratteristica principale del
progetto della "Grande Albania".

UN PROTETTORATO PER L`UCK

Sin dall`inizio del protettorato della NATO in Kosovo i vecchi ricordi
della Grande Albania degli anni 1943-1944 si sono ridestati. Quando le
truppe tedesche hanno marciato su Prizren sono state salutate come da
vecchi commilitoni. "Sicuramente per i tedeschi sin dal primo istante
e` stato tutto piu` semplice di quanto non lo sia stato per il resto
delle truppe
della KFOR", ha commentato "Der Spiegel". "Per il loro appoggio alla
indipendenza degli albanesi ai tempi di Hitler le generazioni ancora
viventi sentono una fratellanza forgiata nella storia, da trasmettere
ai nipoti...
Come nell`anno 1943 (...), soprattutto le gerarchie dell`UCK esaltano
`il patto sancito nella storia`". In una "Guida per i contingenti della
Bundeswehr in Kosovo" il governo federale tedesco si e` soffermato su
questo affratellamento. "Non si puo` escludere che, a causa di questi
trascorsi storici (...) possa capitare di essere avvicinati da parenti
o amici di ex-membri della divisione SS `Skanderbeg`". Non
necessariamente questo va ricollegato ad una qualche mitizzazione del
periodo del dominio nazista: anche un riferimento ad un calciatore
tedesco potrebbe essere motivo per esprimere il "legame". Il "legame"
con la Germania, seguendo questo filo conduttore, puo` finire per
palesarsi attraverso la simpatia per il nazismo, e l`apprezzamento per
le azioni della Wehrmacht puo` essere considerato normale. La stessa
Bundeswehr dimostra giorno per giorno il suo legame con la Wehrmacht:
ripercorrendo
precisamente il rituale che l`emittente tedesca "Radio Belgrado" curava
dal 1941, a Prizren come sigla quotidiana della trasmissione
radiofonica militare tedesca si usa la nota hit della Wehrmacht "Lili
Marlene"; una provocazione che il governo federale tedesco si puo`
permettere solamente laggiu`, dove un tempo era il centro del
collaborazionismo nazista. E comunque questa scelta musicale ha un
senso piu` profondo, benche` non
trasparente: contemporaneamente alla trasmissione della vecchia
melodia, a Prizren si riparte con le "pulizie" della vecchia divisione
delle SS. Non esiste zona, in Kosovo, dove l`UCK goda di tanta mano
libera per attuare i suoi pogrom, quanto quella sotto amministrazione
tedesca. "A Prizren i soldati tedeschi hanno concesso ai miliziani
albanesi dell`Esercito di Liberazione del Kosovo di dettare legge in
citta`, affidando loro il destino delle famiglie serbe", criticava il
giornale
parigino "Le Figaro". "L`UCK ha dichiarato che Prizren e` totalmente
sotto il suo controllo", ha confermato la "Frankfurter Allgemeine
Zeitung". Persino il capo spirituale dei serbi-kosovari, il vescovo
Artemije, ha chiesto invano al contingente tedesco della KFOR a Prizren
garanzie di sicurezza.

"PUREZZA ETNICA" - UN IDEALE TEDESCO

Diecimila serbi di Prizren sono stati quasi tutti presi di mira o
scacciati, i rom del Kosovo sono stati perseguitati in modo
sistematico, e le ultime comunita` ebraiche di Pristina sono state
cacciate via con minacce e violenze. Eppure, per la politica tedesca
questo pare essere a tutti gli effetti
un bilancio positivo. "Nel Kosovo la criminalita` adesso e` inferiore
che a Mosca", ha detto esultante ad esempio Rudolf Scharping, mentre
l`ex comandante tedesco della KFOR Klaus Reinhardt si compiace
soddisfatto: "Oggi a Prizren
come a Pristina la situazione e` quella di altre citta` occidentali: le
discoteche sono piene, la gente siede lungo i viali ed e` contenta di
poter vivere in pace". La pace, secondo questa logica, sarebbe
sopraggiunta perche` "i diversi per nazionalita`" finalmente sono stati
di nuovo cacciati
via. Infatti, spiega Reinhardt, "solo nelle zone dove si confrontano i
vari gruppi etnici le tensioni sono ancora grosse". Per dirla in
un`altra maniera: il pericolo potenziale e` eliminato solamente nelle
zone e nei territori "etnicamente puri". Il Kosovo puo` essere un
modello di nazione in questo
senso? Gli ufficiali della Bundeswehr vogliono forse in questo modo
dire esplicitamente che "la concezione occidentale di una convivenza
pacifica tra vari gruppi nazionali in Stati multietnici (...) e` una
finzione"?

POTERE E FOLLIA

Come in passato, cosi` anche nel presente la Germania si profila come
la potenza protettrice del nazionalismo albanese - con attivismo,
competenza, e con un apparato fortemente motivato. Per questa politica
Gerhardt Schroeder e` stato accolto a Prizren con "un giubilo di
incredibile euforia". Fin qui tutto chiaro. Ma perche` mai Schroeder,
quando si vide
festeggiato in quel modo a Prizren, rimase "commosso"? Perche` mai ne
dedusse che quel giubilo "sulla scorta della particolare storia
tedesca" avrebbe dovuto commuovere chiunque? La spiegazione e`
semplice: il cancelliere federale non ha percepito l`applauso degli
albanesi kosovari come giubilo per la continuita` della politica
tedesca sulla Albania; viceversa,
in quell`applauso egli ha fantasticato esattamente il contrario, cioe`
la conferma di una presunta discontinuita` e l`affrancamento di una
Germania "cosciente del passato". Con narcisistica autostima Schroeder
ha ridisegnato la realta`, come se ad esaltare la Germania non fossero
i difensori del
collaborazionismo bensi` i seguaci dell`esercito partigiano di Tito. La
commozione del cancelliere esprime follia: una particolare disposizione
della psiche tesa a creare una realta` tutta propria. Per questa
disposizione, Auschwitz - cioe` il tema della colpa e della redenzione -
e` centrale. L`intervento della Bundeswehr contribuisce "a sostituire
la colpa storica
ed il crimine storico, commessi nel nome della Germania, con una
diversa immagine del nostro paese", ha spiegato il cancelliere ai
soldati stazionati a Prizren. Ma come possono le immagini "sostituire"
i crimini? Il guasto logico della formulazione di Schroeder corrisponde
al guasto
psico-logico della collettivita` tedesca: come il disco rigido di un
computer si cancella e si sovrascrive con un nuovo programma, cosi`
Schroeder & company devono cancellare i crimini del nazismo e
sostituirli con un programma di "orgoglio di essere tedeschi". Questa
disposizione in effetti cozza frontalmente contro la realta` politica:
gli elementi di continuita` tra la politica per il Kosovo attuale e
quella del nazionalsocialismo sono sotto gli occhi di tutti. Eppure la
realta` viene riconosciuta a livello di coscienza sociale solamente
nella misura in cui essa si armonizza con lo stato di necessita` psico-
sociale. Sembra che i tedeschi si siano confrontati tanto intensamente
con il loro passato come nessun altro ha fatto; eppure i crimini delle
SS albanesi-kosovare vengono ignorati quasi fossero nelle cose, se da
essi bisogna apprendere qualcosa per il presente. Certo, il tema
delle "pulizie etniche" gode di ampia popolarita`; pero` la cacciata
degli ebrei di Pristina, della quale si e` occupato pure il
Parlamento britannico, dalle nostre parti e` un tabu`, perche` ricorda
il passato. Tutte le chiacchiere sul pluralismo che riempiono i nostri
giornali e le nostre reti televisive, quasi fosse cosa assodata, si
trasformano repentinamente in un silenzio assoluto quando il bisogno di
redenzione implica dei conti da pagare, ed il retroterra
nazionalsocialista degli
attuali piani tedeschi di costituzione di una Grande Albania rischia di
venire a galla.

(Fine. Traduzione a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia)

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