Informazione

ISTRIA, FIUME, DALMAZIA!!!

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http://www.ilpiccolo.kataweb.it/ilpiccolo/arch_17/trieste/tr02/esul.html

Il presidente dell�Unione degli istriani Silvio Delbello presenta il
conto: Berlusconi dovr� condizionare l�ingresso di Slovenia e Croazia
nella Nato e nella Ue

Esuli: �Adesso vogliamo la restituzione dei beni�

�Solo cos� potremo dire che � avvenuto un vero cambiamento politico dopo
il 13 maggio�

Il nuovo governo Berlusconi dovr� condizionare, se necessario,
l�ingresso di Slovenia e Croazia nella Nato e
nell�Unione europea in cambio della restituzione dei beni abbandonati
dagli esuli. Sar� inoltre necessario un
riconoscimento ufficiale delle sofferenze subite con l�esodo e le foibe.
Solo cos� i profughi potranno dire
che in Italia � avvenuto un vero cambiamento politico dopo le elezioni
del 13 maggio.
E� la richiesta partita dall�Unione degli istriani, la principale
associazione degli esuli a Trieste che, a urne
appena chiuse e a governo non ancora insediato, lancia il suo segnale
forte alla nuova maggioranza
parlamentare di centrodestra. E in una nota firmata da Silvio Delbello
il presidente dell'associazione
compie un�analisi politica dell�esito elettorale e dei sui possibili
riflessi sulle questioni del confine
orientale. �I risultati delle elezioni politiche sono ormai gi� noti -
rileva Delbello - con la maggioranza
assoluta conquistata dallo schieramento di centrodestra in ambedue i
rami del parlamento�. Per l�Unione
degli istriani � sperabile che la vittoria di Silvio Berlusconi sia tale
e che il nuovo premier possa guidare il Paese senza ribaltoni per i
prossimi
cinque anni. �Se gli italiani hanno deciso cos� - avverte Delbello - il
verdetto deve essere sacro per tutti�. Gli esuli ricordano poi che se il
governo guidato da Amato esce sconfitto �in malo modo� ci� � anche
dovuto al fallimento organizzativo delle operazioni di voto protrattesi
in
qualche seggio fino a tarda notte. Fatti che, sempre secondo i profughi
istriani, sicuramente hanno indotto a votare per il cambiamento.
Delbello, dopo aver ricordato il cosiddetto �decalogo� inviato prima
delle elezioni dalla Federazione degli esuli ai politici dei due
schieramenti (non dando quindi al proprio elettorato alcuna indicazione,
anche se � noto l�orientamento verso i partiti del centro e della
destra),
ribadisce quelle che sono le aspettative dell�associazione. E cita in
particolare due punti che stanno particolarmente a cuore al mondo della
diaspora. �Ci aspettiamo - premette l�Unione degli istriani - che il
nuovo governo di centrodestra sappia trovare il modo per risolvere le
questioni che per gli esuli istriani, fiumani e dalmati si trascinano da
oltre cinquanta anni. Da parte nostra riteniamo che alcune questioni
dovranno avere una maggiore attenzione da parte del nuovo governo.
Pensiamo alla questione del riconoscimento dell'ingiustizia storica da
noi
sub�ta con gli eccidi delle Foibe, le deportazioni e l'esodo. Fatti che
debbono essere ufficialmente riconosciuti�. La seconda richiesta
riguarda
gli immobili confiscati da Tito. �La restituzione, senza alcuna
discriminazione, dei beni sottratti agli esuli dal regime comunista
jugoslavo �
una questione di vitale importanza per molti degli esuli. E in questo
senso devono essere sollecitate le Repubbliche di Slovenia e Croazia. A
nostro modo di vedere, non si possono accettare tentativi di eludere il
problema invocando antecedenti accordi italo-jugoslavi. La restituzione
deve essere un obiettivo primario di chi, come il nuovo governo, ha a
cuore le questioni degli esuli. Anche a costo di condizionare l'ingresso
dei
due nuovi Stati nei consessi internazionali, ad iniziare dall'Unione
Europea e dalla Nato, alla disponibilit� ad aderire ai principi della
democrazia e della libert�, per riparare alle ingiustizie inflitte agli
istriani, ai fiumani ed ai dalmati dal regime comunista jugoslavo�. �Se
cos�
sar� fatto - conclude la nota degli esuli istriani - potremo affermare
che un vero cambiamento � avvenuto in Italia anche per noi�.
a.r.

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LA PRIMA TESI DI LAUREA SULL'URANIO IMPOVERITO

(dalla lista "scienzaepace@...")

Ieri [15/5/2001] � stata discussa con successo la prima di tesi di
laurea sull'uranio
impoverito in Italia (per quanto ne so, fino ovviamente a prova
contraria).
Lo studente, Luca Boschetti, si � laureato in Ingegneria Energetica alla
2a
Facolt� di Ingegneria del Politecnico di Torino, avendo avuto il
sottoscritto come relatore.
La tesi ("Pericolosit� dell'utilizzo dell'uranio impoverito a scopi
militari") � stata valutata molto bene. Riprendeva ovviamente i dati che
ho
calcolato, con l'aiuto di Luca, e ho gi� reso pubblici, sia sulle dosi
individuali che su quelle collettive.
Durante la discussione, tutto bene: divertente l'imbarazzo dei colleghi
pidiessini quando l'enormit� scientifica delle balle mandelliane �
emersa
chiara come una scritta nel cielo.
Per chi fosse interessato all'intero lavoro, ne posseggo una versione
completa (zippata, 787 kB). Basta chiedere!
Massimo Zucchetti
(DENER - Politecnico di Torino - email: zucchetti@...)

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Notizie dalla Yugoslavia

Al ritorno dal periodico viaggio di solidariet� per l'Associazione "
SOS Yugoslavia "di Torino, accenno soltanto ( per mancanza di tempo )
alla richiesta fattami negli incontri ufficiali avuti, in quanto
estremamente urgente. Ed � quella relativa al Comitato Internazionale
per la Difesa di Slobodan Milosevic ed all'urgenza di salvaguardarne la
possibilit� di difendersi e rispondere agli attacchi della reazione
filo-occidentale, impersonata nel governo Dindijc; in quanto la salute
del Presidente Milosevic � a rischio ( 2 infarti in un mese e un forte
rischio di imminente ictus, inoltre dal 30 Aprile non viene visitato da
nessun medico ), oltre che dalla situazione carceraria estremamente
dura e pericolosa essendo carcerato insieme a mafiosi, criminali e
terroristi dell'UCK colpevoli di efferati omicidi e crimini. Inoltre
tesa ad impedirne l'estradizione al Tribunale Nato dell'Aja. La
posizione di S.Milosevic � di voler assolutamente rispondere ( per
questo non � mai scappato ) di fronte ai giudici ed alle leggi del suo
paese che riconosce ( anche se non si sa ancora di cosa, in quanto
finora le accuse sono solo generiche e vaghe, non per niente la
magistratura ha richiesto il rinnovo della carcerazione di altri due
mesi per raccogliere prove�.un ritorno al Medio Evo giuridico ! ). Ma
si rifiuta anche solo di ritirare il mandato dell'Aja, non riconoscendo
alcuna legittimit� di questo Tribunale Nato.
Al di l� del giudizio politico sulle posizioni o di critiche, errori
delle politiche di questi anni, che sicuramente ci sono stati e sono
anche ammessi, � evidente che la " colpa " maggiore di Milosevic e del
suo governo di unit� nazionale patriottica, � stata quella di difendere
senza tentennamenti gli interessi popolari e minimi diritti sociali,
dall'aggressione economica del FMI e della UE, contro ricatti e
pressioni di liberalizzazioni selvagge. E dall'altro di difendersi
fieramente dall'aggressione militare Nato per salvaguardare
l'indipendenza, la sovranit� e l'identit� nazionali del suo popolo e
paese.
Ma soprattutto se l'Occidente capitalistico e la Nato sanciscono la
colpevolezza di S.Milosevic, sanciscono la colpevolezza del popolo
yugoslavo che per ben tre volte in questi 10 anni lo ha regolarmente
eletto proprio Presidente. Questo significherebbe chiudere il
contenzioso del risarcimento per i danni di guerra�.. cio� migliaia di
milioni di dollari !
Ma anche noi qui dobbiamo essere coscienti che tutto questo va ben al
di l� della sua figura, ma � fondamentale per tutti rifiutare questo
Tribunale illegittimo e politico, perch� significa rifiutare che esista
una " giustizia " sovrapposta gestita da un potere politico, militare
ed economico, sovranazionali e sanciti solamente da potentati
dispotici. Non si pu� accettare che un cittadino di un qualsiasi paese
venda giudicato al di fuori delle leggi del suo paese, � una barbaria
giuridica e civile, che nel caso Milosevic sarebbe un precedente
storico che segnerebbe l'inizio di tempi in cui, chiunque ( anche un
Presidente italiano regolarmente eletto dal proprio popolo ) potrebbe
venire accusato e perseguito su basi politiche o di interessi
strategici, da entit� o blocchi internazionali a lui ostili. Questo
deve essere inaccettabile storicamente, giuridicamente e civilmente.
Io ritengo che la richiesta di potersi difendere da vivo e come, a
parit� di accuse, qualsiasi altro cittadino yugoslavo, sia una
richiesta sacrosanta e a cui qualsiasi persona civile, democratica e
con una coscienza laica e progressista, dovrebbe aderire e sostenere,
per questo vi allego il testo dell'Appello che nel mondo � gi�
sostenuto da centinaia di avvocati, giuristi, intellettuali,
parlamentari, sindacalisti e antifascisti.
Tramite queste poche righe l'invito a sottoscriverlo e farlo
sottoscrivere con la carica o la professione svolta , le firme verranno
poi immediatamente inoltrate direttamente al Governo ed al Ministro
della Giustizia yugoslavi.
Sottolineo ancora perch� RICHIESTOMI da l�, l'estrema
URGENZA.

Torino 12/05/01 - Enrico Vigna ( Associaz. " SOS Yugoslavia ")

---

LIBERTA' PER IL PRESIDENTE MILOSEVIC SUBITO !
GIU' LE MANI DALLA YUGOSLAVIA !

Noi sottoscritti esigiamo che le autorit� Serbe rilascino
immediatamente Slobodan Milosevic e tutti gli altri Patrioti Serbi dal
carcere.
L'arresto di S.Milosevic � un tentativo dei leaders Nato di incolpare
il popolo serbo per i crimini commessi dalla Nato contro la Yugoslavia,
se � colpevole lui, lo � anche il popolo yugoslavo che per ben tre
volte lo ha rieletto Presidente, quindi niente risarcimento per i danni
di guerra causati dai bombardamenti, questo � l'obbiettivo vero!
Noi esigiamo che a S.Milosevic sia consentito di avere immediatamente
le cure mediche necessarie, in un ospedale di sua fiducia, con medici
di sua fiducia, per le condizioni cardiache manifestatesi dopo
l'arresto.
Noi esigiamo che n� Slobodan Milosevic, n� alcun altro cittadino
yugoslavo sia portato all'illegale Tribunale dell'Aja.
Noi esigiamo che finisca l'arbitrario rapimento, arresto, vessazione e
persecuzione dei leaders, dei patrioti, dei soldati e del popolo della
Yugoslavia; il cui vero crimine � stato quello di essere esempio di
Resistenza all'aggressione della Nato.
Libert� per Slobodan Milosevic, subito!
Fine delle persecuzioni contro S.Milosevic e tutti i Patrioti e soldati
yugoslavi, subito!
In carcere i veri criminali : i leaders della Nato, colpevoli di aver
commesso crimini contro l'umanit�, mediante i bombardamenti sulla
popolazione e strutture civili della Yugoslavia, del criminale embargo
di tutti questi anni contro il popolo yugoslavo; contro la sovranit� e
l'indipendenza yugoslave, e che continuano a commetterne ancora oggi.

Appello del Comitato Internazionale per la Difesa di S.Milosevic (
CIDSM), per il Comitato Italiano, sottoscrivono :
Paolo Pioppi, Ramsey Clark - Italia, Fondazione Pasti
Alessandra Areni, Professoressa
Enrico Vigna, Associazione "SOS Yugoslavia"- Torino
...

Email della campagna internazionale: icdsm@...
Per comunicare le adesioni dall'Italia: enricoto@...

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A PROPOSITO DEL CONTRATTO CHE BERLUSCONI HA FIRMATO (UNILATERALMENTE)
CON GLI ITALIANI; QUESTO E' QUELLO CHE FIRMO HITLER CON I TEDESCHI!

�Il governo nazionale nell�arco di quattro anni spazzer� la miseria dei
contadini. Nell�arco di quattro anni eliminer� la disoccupazione. A
questo colossale compito di risanamento della nostra economia, il
governo nazionale unir� l�attuazione di un piano di risanamento dello
Stato, delle regioni, dei comuni. In tal modo l�assetto federativo
dello stato diverr� vigorosa e solida realt�. I partiti marxisti e
fiancheggiatori del marxismo hanno avuto 14 anni a disposizione per
dimostrare la propria capacit�. Il risultato � un campo di rovine.
Concedete a noi quattro anni e poi giudicherete�

Dal contratto di Hitler col popolo tedesco, 1933.

(dalla lista Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.)

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GIU' LE MANI DALLA YUGOSLAVIA !

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immediatamente Slobodan Milosevic e tutti gli altri Patrioti Serbi dal
carcere.
L'arresto di S.Milosevic � un tentativo dei leaders Nato di incolpare
il popolo serbo per i crimini commessi dalla Nato contro la Yugoslavia,
se � colpevole lui, lo � anche il popolo yugoslavo che per ben tre
volte lo ha rieletto Presidente, quindi niente risarcimento per i danni
di guerra causati dai bombardamenti, questo � l'obbiettivo vero!
Noi esigiamo che a S.Milosevic sia consentito di avere immediatamente
le cure mediche necessarie, in un ospedale di sua fiducia, con medici
di sua fiducia, per le condizioni cardiache manifestatesi dopo
l'arresto.
Noi esigiamo che n� Slobodan Milosevic, n� alcun altro cittadino
yugoslavo sia portato all'illegale Tribunale dell'Aja.
Noi esigiamo che finisca l'arbitrario rapimento, arresto, vessazione e
persecuzione dei leaders, dei patrioti, dei soldati e del popolo della
Yugoslavia; il cui vero crimine � stato quello di essere esempio di
Resistenza all'aggressione della Nato.
Libert� per Slobodan Milosevic, subito!
Fine delle persecuzioni contro S.Milosevic e tutti i Patrioti e soldati
yugoslavi, subito!
In carcere i veri criminali : i leaders della Nato, colpevoli di aver
commesso crimini contro l'umanit�, mediante i bombardamenti sulla
popolazione e strutture civili della Yugoslavia, del criminale embargo
di tutti questi anni contro il popolo yugoslavo; contro la sovranit� e
l'indipendenza yugoslave, e che continuano a commetterne ancora oggi.

Appello del Comitato Internazionale per la Difesa di S.Milosevic
(CIDSM), per il Comitato Italiano, sottoscrivono :
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> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010427201231860762.html

BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK,TESTI RICONOSCONO COMANDANTE PARAGA
(ANSA) - TRAVNIK (BOSNIA-ERZEGOVINA), 27 APR - Per due volte l'uomo
seduto in prima fila tra due poliziotti viene invitato ad alzarsi, per
due volte nella piccola sala risuona la frase ''e' lui'': davanti al
tribunale di Travnik, Agostino Zanotti e Cristian Penocchio hanno
riconosciuto oggi in Hanefija Prijic, detto Paraga, il responsabile
della morte dei volontari di Cremona e Brescia Fabio Moreni, Guido
Puletti e Sergio Lana, l'uomo che il 29 maggio 1993 a Gornji Vakuf,
nella Bosnia centrale, ha dato l'ordine di sparare. In due estenuanti
testimonianze Zanotti e Penocchio, i sopravvissuti dell'eccidio di
Gornj Vakuf, hanno ricostruito minuto per minuto quei giorni: la
partenza da Spalato con un camion pieno di aiuti destinati ai musulmani
e ai croati di Zavidovici e con una jeep affittata in Croazia. ''Siamo
stati bloccati sulla strada tra Gornj Vakuf e Novi Travnik da un gruppo
di uomini armati e portati in una strada laterale - ha raccontato
Zanotti - erano aggressivi e minacciosi, ci hanno preso i passaporti, i
soldi, ci hanno strappato le catenine''. I cinque uomini vengono fatti
salire su un carretto trainato da un trattore e portati per un'ora in
una strada che sale verso la montagna. Alla guida della jeep c'e'
Paraga che a tutti appare come il capo, accanto una donna. Sono gli
unici in divisa, gli altri sono in abiti civili, o con qualche
indumento militare spaiato, ma tutti sono armati. ''In una specie di
radura ci fanno scendere e dopo un ordine di Paraga incominciamo a
inoltrarci in un bosco - ha continuato Penocchio - camminavamo in fila
indiana , noi cinque, un soldato dietro e un davanti, ci fermiamo
vicino ad una scarpata. Sino a quel momento non pensavo potessero
ucciderci, stavamo portando aiuti per la loro gente. Poi ho visto uno
dei soldati staccarsi da noi, ho sentito che caricava il kalashnikov e
ho capito: stavano per sparare''. Penocchio si butta nella scarpata,
Zanotti scappa dall'altra parte. Moreni, Puletti e Lana vengono uccisi.
Zanotti vaghera' per i boschi per un giorno e due notti terrorizzato,
dal cespuglio dove si e' nascosto nelle prime ore vedra' portare via il
corpo martoriato di Moreni, sentira' spari e urla di dolore. Fuggendo
all'alba trovera' anche il corpo senza vita di Puletti. Solo la sera
del 31 maggio, stremato, viene soccorso da soldati dell'esercito
bosniaco e nella base dell'Unprofor dove viene condotto ritrovera'
Zanotti. Saranno loro che permetteranno ai caschi blu di ritrovare i
corpi dei loro compagni. Ma Paraga ha continuato a negare ogni
responsabilita'. Durante l'interrogatorio continuato oggi ha detto
di ''non sapere'', ''di non aver visto niente, di non aver mai dato
l'ordine di sparare''. Ha dichiarato che ''quei due soldati che hanno
aperto il fuoco sono morti''. Ma alle domande, sempre piu' incalzanti
dei giudici, Zanotti e Penocchio hanno continuato a dire che, anche se
non capivano la lingua era chiaro che il capo era lui''. ''Il suo
comportamento, il tono della voce, l'atteggiamento di rispetto e di
sudditanza di tutti gli altri soldati indicavano in lui il comandante -
ha detto Zanotti''. ''E' a lui che i soldati consegnano i passaporti -
ha aggiunto Penocchio - lui esamina con attenzione la lista delle donne
e i bambini che dovevamo portare a Brescia, e' lui che dice una frase
prima che ci facciano segno di camminare verso il bosco''. Zanotti e
Penocchio con Eliana Poletti, sorella di Guido, sono rientrati questa
sera alla base del Msu a Butmir ospiti dei carabinieri che in questi
due giorni li hanno scortati a Travnik garantendo in ogni momento la
loro sicurezza. Ripartiranno domani per l'Italia accompagnati dal
sindaco di Brescia Paolo Corsini che ha voluto assistere all'apertura
del processo. ''L'eccidio di Gornj Vakuf e una ferita ancora aperta per
la citta' - ha spiegato - ero sindaco anche nel 1993, ho accolto io le
salme di Moreni, Puletti e Lana, ho voluto fare io il riconoscimento
per evitare ulteriore dolore alle famiglie, questo viaggio lo dovevo
alla loro memoria''. (ANSA). VD
27/04/2001 20:12

> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010426192131859433.html

BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK, PARAGA NEGA OGNI RESPONSABILITA'
(ANSA) - SARAJEVO, 26 APR - Con un lungo interrogatorio al 'comandante
Paraga' e' incominciato questa mattina a Travnik il processo per
l'eccidio dei tre volontari italiani, Fabio Moreni, Guido Puletti e
Sergio Lana, uccisi il 29 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, nella
Bosnia centrale, mentre portavano aiuti alla popolazione in guerra.
Hanefija Prijic, 38 anni, che si era sempre avvalso della facolta' di
non rispondere, oggi ha accettato di sottoporsi al lungo interrogatorio
della pubblica accusa. E come ha fatto in precedenza, ha continuato a
negare di aver mai dato l'ordine di sparare contro i tre uomini. ''Ero
sul posto, ho sentito degli spari - ha ammesso - ma non ho mai dato
l'ordine di uccidere, anzi avrei aiutato i volontari''. ''Nella zona -
ha aggiunto - operavano altre unita' oltre la mia''. Prima dell'inizio
dell'interrogatorio, Prijic ha letto e consegnato alla corte un
memoriale nel quale ricorda la sua attivita' durante la guerra (1992-
95). ''E' stata una lughissima udienza, ma Paraga non ha affatto
convinto ne' noi ne' la pubblica accusa - ha dichiarato all'Ansa
l'avvocato Lorenzo Trucco che rappresenta le famiglie delle vittime -
la sua e' stata un'esposizione piena di lacune e di
contraddizioni''. ''Si dilungava in dettagli irrilevanti - ha detto
l'avvocato Trucco - ma e' stato evasivo e poco puntuale sui punti
centrali della vicenda''. ''Aveva un atteggiamento molto freddo e
rispondeva come farebbe un soldato - ha aggiunto - e dava l'impressione
di essere li' per caso''. Prijic, peraltro, e' una figura controversa.
Tornato in Bosnia alla viglia della guerra, dopo aver lavorato per
alcuni anni in Germania, anche se musulmano si iscrive al partito
nazionalista croato (Hdz), espone la bandiera e la foto dell'allora
presidente della Croazia Franjo Tudjman sulla sua casa nel villaggio di
Voljice, presso Gornji Vakuf. Proprio per questo si guadagna
l'appellativo di 'Paraga', nome del leader di un partito dell'estrema
destra di Zagabria. A quel punto tra il 1992 e la primavera del 1993 si
tratta di un soprannome bonario, perche' fino ad allora croati e
musulmani combattevano insieme contro le truppe serbe. Quando inizia la
guerra nella guerra, come viene definito il conflitto croato-musulmano,
Hanefija Prijic, ovviamente e' nelle fila delle truppe musulmane,
portando, pero', sul berretto la mezzaluna e non i gigli, insegne
dell'esercito di Sarajevo. Questo particolare fara' dire allora ai
comandi dell'Unprofor che si trattava di truppe irregolari. Smobilitato
alla fine della guerra, Prijic ritorna nel suo villaggio dove da allora
vive con la moglie e sei figli senza un lavoro fisso. Ha tentato senza
molta fortuna la carriera politica candidandosi al consiglio comunale.
La storia dei tre volontari uccisi rimane un caso unico nelle pur
tragiche vicende della guerra in Bosnia. I volontari che portavano
aiuti venivano bloccati, derubati, rapinati oppure sono rimasti vittime
di combattimenti in corso. I tre italiani, invece, furono uccisi
deliberatamente, come hanno raccontato i due volontari sopravvissuti,
Agostino Zanotti e Christian Penocchio, che domani testimonieranno
davanti alla corte di Tarvnik.(ANSA). VD
26/04/2001 19:21

> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010425165331857953.html

BOSNIA: UCCISIONE VOLONTARI ITALIANI,DOMANI SI APRE PROCESSO
(ANSA) - SARAJEVO, 25 APR - Si apre domani a Travnik, nella Bosnia
centrale, il processo per l'eccidio dei tre volontari bresciani, Fabio
Moreni, Guido Puletti e Sergio Lana, sequestrati assieme ad altri due
compagni e uccisi il 23 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, mentre
portavano aiuti umanitari alla popolazione di Vitez e Zavidovici.
L'imputato e' Hanefija Prijic detto Paraga, che durante la guerra in
Bosnia (1992-95) comandava una formazione locale bosniaca e che i due
sopravvissuti, Christian Penocchio e Agostino Zanotti, chiamati a
testimoniare, hanno riconosciuto come responsabile dell'uccisione dei
loro compagni.

Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo primo processo. Dopo
un'iniziativa mai conclusa della procura militare bosniaca durante la
guerra (1992-95) e una richiesta d'arresto per Paraga da parte della
Procura di Brescia arenatasi per motivi procedurali, la magistratura
ordinaria bosniaca ha aperto un'inchiesta nell'autunno del 1999, quando
Penocchio e Zanotti tornarono in Bosnia per deporre davanti a un
giudice istruttore.
Prijic, che dopo la guerra viveva nel suo paese Voljice presso Travnik
e negava un qualsiasi coinvolgimento nell'eccidio dei volontari
italiani, e' stato arrestato un anno dopo, lo scorso 6 ottobre, con
l'accusa di ''crimini di guerra ai danni di civili''.

''Noi riteniamo - ha detto all'Ansa il procuratore di Travnik Marinko
Jurcevic - di avere tutte le prove per farlo dichiarare
colpevole''. ''Per essere precisi - ha aggiunto - non abbiamo le prove
che Prijic abbia sparato personalmente, e' accusato di aver dato
l'ordine, a voce, di sparare''.
Le due persone che hanno materialmente falciato di colpi le tre vittime
sono latitanti. Per il primo che ha sparato ci sono indizi che sia in
Canada e la procura ha chiesto informazioni, ma ''dalle autorita'
canadesi - ha detto Jurcevic - non abbiamo mai ottenuto alcuna
risposta''. Prijic, intanto, da quando e' stato arrestato, si e'
avvalso della facolta' di non rispondere.

Una settimana fa dall'Italia e' arrivata a Travnik una richiesta di
estradizione per Prijic, ma il tribunale rispondera' negativamente
perche' la legge bosniaca non prevede l'estradizione di un proprio
cittadino. ''Processi di questo genere - secondo il procuratore -
possono richiedere anche 4-5 mesi, ci sono 18 testimoni da ascoltare,
ma l'inchiesta e' stata lunga e dettagliata, le prove ci sono e
percio' - ha detto - mi aspetto che si arrivi alla sentenza in un paio
di mesi''. Per assistere all'apertura del processo, oltre a Zanotti e
Penocchio chiamati a testimoniare, arriveranno oggi in Bosnia il
sindaco di Brescia Paolo Corsini, alcuni familiari delle vittime e
diversi rappresentanti delle associazioni di volontariato bresciane.
(ANSA). COR*VD
25/04/2001 16:53

---

Data: 15/05/2001 09:54
Da: Ilario Salucci
Oggetto: processo in Bosnia


cari compagni,

volevo informarvi che lo scorso 26 aprile e' iniziato a Travnik - in
Bosnia - il processo contro Hanefija Prijic "Paraga" responsabile
dell'uccisione di tre volontari in Bosnia centrale il 29 maggio 1993,
tra cui il compagno Guido Puletti.
Hanefija Prijic "Paraga" era al tempo ufficiale dell'Esercito di
Bosnia Erzegovina, al comando di un battaglione (circa 400
uomini), e godette di solide coperture per i crimini che commise.
Ancora oggi - pur risultando ufficialmente disoccupato e
nullatenente - ha come avvocato della difesa un personaggio tra i
piu' famosi in Bosnia (e' l'avvocata che difende regolarmente
ministri e uomini d'affari coinvolti in scandali per corruzione, ecc.).
Finora tutti i testimoni dell'accusa hanno ritrattato in aula.
Le autorita' italiane fanno sostanzialmente ostruzionismo alla
ricerca della verita' e della giustizia.

Di seguito vi allego un appello che come Associazione Guido
Puletti abbiamo fatto al termine della prima sessione del processo.
La prossima sessione inizia il prossimo 21 maggio. Chi volesse
informazioni puo' rivolgersi a me all'indirizzo salucci@...

Ringraziandovi dell'interessamento,

Ilario Salucci

-

APPELLO DELL�ASSOCIAZIONE GUIDO PULETTI DEL
12 MAGGIO 2001

Il fatto che �Paraga� sia stato arrestato e venga processato in
Bosnia e� di enorme importanza. Se il valore democratico di un
paese si misura anche dalla sua volonta� di perseguire i propri
criminali di guerra, il valore democratico bosniaco odierno e�
ben maggiore di quello che fu dell�Italia all�uscita della seconda
guerra mondiale, quando non vennero ne� perseguiti, ne�
estradati, ne� processati i criminali di guerra italiani ricercati dalla
Jugoslavia, dall�Albania, dalla Grecia, ecc. Esprimiamo quindi la
nostra profonda gratitudine ai PM Marinko Jurcevic e Behaija
Krnjic, a tutta la Procura di Travnik e in generale alle autorita�
bosniache.

Il Tribunale di Travnik sta giudicando �Paraga� in condizioni
processualmente molto difficili. L�accusa aveva a proprio
sostegno una serie di testimonianze che sono state tutte - senza
eccezioni - ritrattate in aula. E� piu� che plausibile pensare a
pressioni e intimidazioni fatte sui testimoni prima dell�apertura del
processo, come e� emerso da alcune di queste deposizioni.
Nella zona dove opero� �Paraga� la cappa di omerta� e�
tangibile e facilmente verificabile. Se questo processo si basera�
solo su queste testimonianze, la sua conclusione e� facilmente
prevedibile. La Procura di Travnik ha richiesto ai vari attori
interni e internazionali presenti nella zona la documentazione in
loro possesso - ma ha ottenuto solo rifiuti. Parte di questa
documentazione puo� essere facilmente fornita dalle autorita�
italiane. L�andamento del processo di Travnik dipendera� in
modo sostanziale dalla volonta� di queste autorita� di fornirla.
Per quanto riguarda la documentazione dell�Esercito della
Bosnia Erzegovina, la Procura di Travnik l�ha piu� volte
richiesta, e si e� sentita rispondere che era stata persa. Invece il
12 febbraio 2001 sono emersi tre smilzi documenti, forniti dal
Ministero della Difesa bosniaco: quindi le carte dell�Esercito non
sono andate perse. La tipologia di questi documentazione fa
ritenere che altri documenti, di ben diverso valore, siano ancora
inaccessibili, chiusi negli archivi del Ministero della Difesa.
Le autorita� italiane possono invece ottenere e rendere
disponibile la documentazione prodotta nel giugno 1993 dalle
forze delle Nazioni Unite presenti in zona, dalla Missione di
Monitoraggio dell�allora Comunita� Europea, e i risultati
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993.
La Missione di Monitoraggio della Comunita� Europea non
aveva compiti investigativi in Bosnia, ma raccoglieva informazioni
a largo raggio successivamente messe a disposizione dei
Ministeri degli Esteri dei vari paesi. Sui fatti del 29 maggio 1993
vennero stilati cinque rapporti. Il Ministero degli Esteri italiano ha
da otto anni questa documentazione: sarebbe ora di renderla
pubblica. L�attuale Missione di Monitoraggio dell�Unione
Europea si e� dichiarata disponibile a fornire tutto cio� che e� in
suo possesso su richiesta della Procura bresciana. E� essenziale
che la Procura bresciana consegni quanto prima questi rapporti
al Tribunale di Travnik.
La missione delle Nazioni Unite in Bosnia (Unprofor) aveva
invece anche compiti investigativi, ed era in modo significativo
presente in zona con un contingente inglese. I suoi rapporti, i
risultati delle sue commissioni d�inchiesta, sono depositati dal
1995 a New York. Pensiamo che le autorita� italiane, tramite
l�ambasciatore presso l�ONU, possano ottenere senza difficolta�
questi documenti. Da quello che sappiamo non sono mai stati
richiesti: oggi non c�e� piu� tempo da perdere.
La Procura di Travnik ha ottenuto dei significativi stralci
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993, da
cui risultano contraddizioni ed incongruenze con l�esame
autoptico effettuato a Brescia il 5 giugno 1993. E� essenziale che
le autorita� diplomatiche italiane ottengano copia completa
dell�autopsia effettuata in Croazia per poter raffrontare in modo
approfondito i due esami.

Il processo di Travnik dipendera� in modo significativo
dall�acquisizione di tutto questo materiale. Finora la Procura
bresciana non ha collaborato con il Tribunale di Travnik: il PM
Chiappani ha dichiarato al Giornale di Brescia il 24 aprile scorso
che �abbiamo fatto tradurre tutti gli atti a nostra disposizione e li
abbiamo trasmessi ai giudici di Travnik� questo lo abbiamo
fatto con una disponibilita� piena�. Se la disponibilita� della
Procura bresciana si misurasse in modo definitivo da questa
dichiarazione avremmo un quadro ben fosco: il PM Krnjic
Behaija ha dichiarato alla stampa il 27 aprile di non aver ottenuto
un solo foglio dalla Procura bresciana. Questo risulta anche in
modo inequivocabile dagli atti del processo. Gli unici atti
provenienti dall�Italia sono stati trasmessi dagli avvocati delle
parti lese (autopsia effettuata a Brescia e videocassetta che ritrae
Paraga nel 1992).

Le autorita� italiane hanno fatto ben poco per questo processo.
In specifico l�Ambasciata italiana a Sarajevo non ha mostrato
particolare interesse, inviando una propria funzionaria per una
sola udienza. Non ci risulta che siano stati tentati passi come
quello di costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano.
L�unica figura istituzionale che ha avuto a cuore questa vicenda
e� stato il sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che e� stato
presente al processo.

Il processo a Travnik riprendera� il 21 maggio. Fino alla
conclusione della parte dibattimentale e� possibile per il PM
produrre nuova documentazione. Rimangono pochissimi giorni.
Quanto non e� stato fatto in questi otto anni e� necessario che
venga fatto ora. La Procura bresciana e le autorita� del
Ministero degli Esteri possono e devono fare il possibile per
acquisire e rendere nuova documentazione e fornire quella gia� in
loro possesso. Se non lo faranno avranno il ben poco invidiabile
merito di aver salvato �Paraga�.


Associazione Guido Puletti

(dalla lista pck-yugoslavia@...)

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In questo numero:
per un "errore procedurale" l'UNMIK rilascia 42 terroristi dell'UCK
presi mentre trasportavano armi dal Kosovo in Macedonia (Reuters); uomo
accusato della strage dell'autobus di Podujevo "scappa" dalla base USA
di Camp Bondsteel (AP); esponente dei "Corpi di Protezione del Kosovo"
lascia il redditizio lavoro (pagato dall'ONU) e si unisce ai terroristi
in Macedonia (BBC).

Segnaliamo anche:
PressInfo 118 on TFF's site:
> http://www.transnational.org/pressinf/2001/pf118_MacedoniaVictim.html
Macedonia: victim of Western conflict-mismanagement

---

Macedonia rebels held in Kosovo released - U.N.
By Beth Potter

PRISTINA, Yugoslavia, May 10 (Reuters) - The U.N.
mission in Kosovo on Thursday said 42 detained members
of an ethnic Albanian guerrilla group fighting
Macedonia's forces had been released after a
procedural glitch.
NATO-led peacekeepers detained the suspected members
of the ethnic Albanian National Liberation Army in
late March as they crossed into Kosovo with refugees
fleeing clashes in the mountains of northwestern
Macedonia.
New fighting erupted this month with government forces
pounding rebel-held villages in northeastern Macedonia
since last Thursday. Shelling on rebel-held villages
continued this Thursday as Western diplomats pressed
the Albanian Party of Democratic Prosperity to join an
emergency coalition government.
A U.N. spokesman said the 42 men, many of them ethnic
Albanians from Macedonia, were released on Wednesday
because of what he called a procedural glitch in
Kosovo's fledgling justice system.
"No decision to prosecute the (men) had been filed by
the investigating judge within the time stipulated,"
U.N. spokesman Andrea Angeli said. "There were some
juridical procedures which were not properly
fulfilled."
A United Nations official, who declined to be named,
said most of the men detained did not go in front of
an investigating judge, causing the legal problem.
NATO-led peacekeepers detained a total of 44 men on
March 29 for transporting weapons and explosives
illegally across the border into Kosovo, a separatist
Yugoslav province with an ethnic Albanian majority.
Two of them were released late last month. A Supreme
Court panel of two international judges and one ethnic
Albanian judge decided to let the rest go on
Wednesday.
The Skopje government has often said the Macedonian
insurgency was exported by Kosovo Albanian extremists
bent on dismembering the country, and has in the past
repeatedly accused the peacekeepers in Kosovo of
failing to secure the border.
Rebel leaders say they are fighting for equal rights
for the country's large ethnic Albanian minority.
A spokesman for the NATO-led peace force declined to
comment on the release of the suspected guerrillas.
"KFOR is in no position to say anything," said
Lieutenant Colonel Manfred Junk. "If some mistakes are
made then we have to live with that."
Kosovo, still technically part of Yugoslavia, has been
run by the United Nations as a de facto protectorate
since the end of NATO's 11-week bombing campaign in
1999 to halt Belgrade's repression of the province's
ethnic Albanians.

May 14, 2001
Kosovo Bus Bomb Suspect Flees
PRISTINA, Yugoslavia (AP) -- An ethnic Albanian
suspected of involvement in a bus bombing that killed
11 Serbs escaped from a U.S. Army-run detention
facility on Monday, a statement from the U.S. military
said.
Florim Ejupi, a Kosovo Albanian, was absent when
guards at the main American base, Camp Bondsteel, did
a routine check of the detention facility at 4:15
a.m., the statement said.
Ejupi was being held in connection with a bus bombing
in Podujevo, 25 miles northeast of Pristina, in
mid-February that killed 11 and wounded more then 40
Serbs on a religious pilgrimage in Kosovo.
Details of his escape were not immediately available,
and the search for the suspect is under way.
Ejupi was arrested March 19 along with three other
ethnic Albanians, and was transferred to Camp
Bondsteel on May 3.

BBC News
Monday, 14 May, 2001, 11:31 GMT 12:31 UK
Kosovo Albanian leader 'joins Macedonia rebels'
A high-ranking official in the civilian Kosovo
Protection Corps, is reported to have joined ethnic
Albanian rebels in northern Macedonia.
The reports - from both Kosovo and Macedonia - say the
man, Gezim Ostreni, has been made one of the military
commanders of the rebel forces.
He was suspended as the chief of staff of the Kosovo
Protection Corps last month over alleged links with
the rebel.
He had been absent from his post for a month.
The Macedonian authorities have accused Kosovo
Albanians of involvement in the fighting in the north
of the country.
Mr Ostreni - who is originally from Macedonia - served
in the Kosovo Liberation Army during the conflict in
the province.
>>From the newsroom of the BBC World Service

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"Nessuno potra' provare che cosa ci ha ucciso"
Pancevo: gli agenti chimici rilasciati in seguito al bombardamento della
NATO infettano la citta' serba

'No one will be able to prove what killed us'
Chemicals released after Nato bombing infect Serbian
city
Paul Brown, environment correspondent
Tuesday May 15, 2001
The Guardian
When the Nato bombs started to fall on Pancevo's
petro-chemical factory, 10 miles east of Belgrade next
to the Danube in Serbia, the locals thought it must be
a mistake. Surely, even in war, no one would risk
releasing deadly chemicals less than two miles from a
city.
But, as the attacks continued, it was clear that they
were being aimed at storage tanks that contained the
raw materials for PVC.
As the air strikes continued, heroic efforts were made
to load them into rail tankers to save the civilian
population. But it was all in vain - 80,000 people
were exposed to a dose of one chemical 10,500 times
above the safe limit.
At the height of the Nato offensive, the bombing of
Pancevo was seen as a victory against a strategic
target because of its spectacularly burning oil
refinery, with only a footnote of regret about the
contamination of the canal that feeds into the Danube.

But two years on, the long-term damages caused to the
city, its people and their water supply are only now
being fully realised and dealt with. The UN
Environment Programme (Unep) and the city are
desperately trying to scrape together the funds to
save the area from continuing environmental disaster.
Already, 100 workers who tried to stop the leaks and
limit the damage of chemicals flowing into the ground
have been declared permanent invalids because of lung
damage. A number of young men have had unexplained
heart trouble.
Two years after the bombing, despite two winters of
heavy rains to cleanse the soil, still nothing grows
around the petrochemical works. The earth has patches
of dark-green algae in puddles but no other life;
elsewhere, the countryside is alive with verdant
growth.
The newly elected mayor of Pancevo, Borislava Kruska,
a quietly spoken woman, says by the time Nato experts
had arrived months after the bombing, the chemicals on
the surface, which were causing air pollution, had
evaporated.
Most of the chemicals, however, remain just below the
surface.
"It is what I call the perfect murder. Nobody will be
able to prove what killed us," she said. Unep says a
saturation level of one part per million of vinyl
chloride monomer (VCM) in the air is enough to trigger
cancer of the liver. It can cause brain tumours and
attacks the nervous system.
In Pancevo, the saturation reached 10,500 parts per
million.
It is too early to see the effects on the human
population, but there are alarming signs that
something is wrong: A rare bone cancer, previously
restricted to very old dogs, has being found in
abundance in puppies and adolescents.
And VCM is not the mayor's only worry. There is
another PVC chemical, 1,2-dichloroethane (EDC), which
is highly toxic and particularly attacks the liver and
kidneys. At least 2,000 tonnes of it leaked into the
ground after the bombing.
Eating all root vegetables in Pancevo has been banned
and tests show that EDC has penetrated deep into the
ground, close to the city's water supply.
A group of experts from several countries is trying to
work out how to recover the EDC before it reaches the
water table. An estimated 130,000 people use the local
water pumped from the ground.
Unep estimates that the pollution problem will cost
�14m to fix; so far it has raised �4.5m from the
international community that bombed Pancevo. Holes
will need to be drilled to pump out the contaminated
water before it reaches the water table.
The canal, which runs from the bombed water-treatment
plant at the factory to the Danube, needs �4m worth of
dredging to prevent the contaminants leaking into
Europe's longest river.
Some urgent remedial measures have been taken. In one
area, Unep has removed 80cms (31.5in) of topsoil to
collect most of the eight tonnes of mercury released
by the bombing.
The technical manager of the factory, Dmitar
Krivokuca, who is working with UNEP on the clean up,
said: "There has been some poisoning of our workers
and people are in jeopardy the whole time, but we have
to clear this up if we are going to restart and
provide employment."
The neighbouring oil refinery has started work again
providing the first jobs in an area that had 10,000
industrial workers before the war.
The smell of sulphur now dominates from the cheap
Russian oil being processed, but filters will be
fitted when funds permit.
The mayor said: "We are not pretending that before the
bombing the area was not polluted, it was, but not on
this scale.
"As we go on living and dying in Pancevo, we will
never be able to prove what is killing us. No
population has been exposed to this level of these
chemicals anywhere in the world. What we need is help
to stop it getting worse."

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Dear friend,
I have sent you from time to time, under the sponsorship of
Global
Reflexion, information on international issues that in the media
does not
recieve proper attention or is presented in a distorted way. From
now, this
information will be sent under the sponsorship of TARGETS
Newspaper, a
dutch monthly paper on international affairs. If you don't want
to receive
it, please send us an e-mail.

Nico Varkevisser
Editor TARGETS Newspaper

*********************************************
Monday, May 14, 2001

1. Pogrom in Belgrade

***********************************************

URL for this article is
http://emperors-clothes.com/articles/jared/sjf.htm

POGROM IN BELGRADE
by Jared Israel [14 May 2001]

"po�grom (pe-gr�m�, po�grem) noun
An organized, often officially encouraged massacre or persecution
of a
minority group, especially one
conducted against Jews." (Dictionary, MS Bookshelf 98)

Dr. Klara Mandic, a founder of the Serbian-Jewish Friendship
Association,
who lost her entire family to pro-Nazi thugs during World War II,
was
brutally murdered three days ago in Belgrade. Dr. Mandic and
other Yugoslav
Jews had worked tirelessly to expose anti-Serb lies in the
Western mass
media. (See the 'Open Letter to American Jews,' of which she was
a signer.
It is posted below.)

The mass media in the West and the Washington-dominated media in
Yugoslavia
are portraying this gruesome murder as a robbery gone wrong.
"Initial
police findings indicated that Klara Mandic...was killed during a
robbery
attempt." ( 'AP', May 11)

But although robbery is a clear-cut affair - i.e., something is
taken - the
'Associated Press' reported that:

"Police did not say whether any items were missing. They did not
say why
they thought it was a robbery attempt." ('AP')

"Killed during a robbery attempt" suggests that the robbers
murdered Dr.
Mandic because she caught them in the act or to prevent her from
identifying them later. But according to the Wire Service reports
she was
'beaten to
death' and then 'shot in the back of the head' and finally set on
fire.
('AP' and 'AFP', 11 May.)

This is not the behavior of robbers anxious to get the goods and
escape. It
is the behavior of murderers with a task: to leave a message of
terror.

As with any crime the question is: who gains? The answer here is,
only the
current Yugoslav authorities and their Washington controllers.

Belgrade's coup d'etat government has severe problems. The
Yugoslav economy
is functioning at about 1/3 the level prior to the coup d'etat.
The country
is riddled with strikes against government efforts to give
Yugoslav industry
away to Western interests. Desperate to prevent the formation of
an
unstoppable opposition, the current regime has silenced all
dissenting media.
For example, the popular Palma TV station was recently ordered to
stop
broadcasting political shows. Thugs working for the authorities
have beaten
and arrested scores of opponents. After ridiculously botching an
attempt by
thugs with women's stockings pulled down over their faces to
kidnap or
murder former Yugoslav President Slobodan Miloshevich on March
28, the
regime arrested him, claiming the arrest was urgently needed
because they
had proof of terrible crimes. As for what these crimes were,
various
members of the regime proposed different possibilities, ranging
from theft
to murder, but during the six weeks they have held Mr.
Miloshevich for
"investigation," these authorities have yet to produce a single
witness to
testify against Mr. Miloshevich, nor have they indicted him for
anything,
not even traffic violations. Clearly the arrest was carried out
to satisfy
orders from
Washington, as Richard Holbrooke more or less admitted in the 'NY
Times
Magazine' (April 8). Mr. Miloshevich's offense is he has
reisisted
Washington and he has refused to crawl.

A week ago, Dusan Matic, lawyer for the jailed former security
chief, Rade
Markovic, told a press conference that his client had been
threatened with
death if he refused to testify against Mr. Miloshevich. In jail,
Mr.
Miloshevich has been denied critically needed treatment for a
dangerous
heart condition.

Even as ordinary people desert the government, the atmosphere of
terror has
increased. Government operatives threaten anti-NATO activists
with beatings
or death. The authorities have put up with the words "We are
watching you!"
in imitation of the slogan "Big Brother is Watching you!" from
'1984',
George Orwell's book about a fascistic state. At least six
opponents of the
regime have died under 'mysterious' circumstances.

Dr. Mandic was murdered in order to send a message to Yugoslav
patriots in
general, but particularly to Yugoslav Jews who have credibility
in the West
and who have given Washington a pain in the neck.

Over the past decade, they continually denounced the anti-Serbian
statements made by American Jewish leaders as lies. The murder of
Klara
Mandic is intended as a message to these Jews: Beware! You were
driven from
Croatia,
Bosnia and Kosovo. Shut your mouths, or there may be more
'robberies'.

Meanwhile, American Jewish leaders have responded to the
terror-killing of
Dr. Mandic with deafening silence. Why? All evidence suggests she
was
killed to punish her for an ancient crime: being a Jew who told
the truth.

The American Jewish leadership, self-appointed Protectors of
World Jewry,
were also silent in 1990-92, when anti-Serb fascists seized
control of
Croatia and began terrorizing local Jews, many of whom fled to
Belgrade.
Similarly, Jews fled the Sarajevo regime of the Islamist, Alijah
Izetbegovic, a man ludicrously mis-portrayed by the American
media as a
tolerant democrat. In both cases American Jewish leaders said:
nothing. (1)

Why? Because the Croatian and Bosnian fascists were Washington's
allies.
Washington did not want them criticized. And these 'tamed'
leaders do what
Washington dictates. And today Washington dictates: silence
Serbia's Jews.

In 1992, American Jewish leaders did speak out. They took out an
ad in the
'N.Y. Times' and made speeches and wrote articles parroting the
Washington-Bonn lie that Serbs were the new Nazis and Miloshevich
the
(latest) new Hitler, spreading these slanders with evident relish
at
finding themselves on the right side of a pogrom. By comparing
Miloshevich,
an anti-racist, to Hitler, they belittled the suffering of
Hitler's victims
(including not only Jews but millions of Slavs, 'Gypsies',
leftists, etc.) (2)

Gentiles tend to view Jews as experts on genocide. So the Jewish
leaders
were invaluable to the anti-Serb propaganda effort. They lent an
air of
credibility to doctored pictures of supposed Serbian death camps
in Bosnia,
shown ad nauseum all over the world in August, 1992 - pictures
which have
been proven to be fakes. After all, if 'the Jews' said Serbs were
genocidal
it must be true. (3)

But while the leaders could fool many American Jews, who, like
most
Americans, are uninformed about political forces in the Balkans,
or, for
that matter, precisley where to find 'the Balkans' on a map -
they could
not fool
Jews in Yugoslavia. Yugoslav Jews knew exactly whom the U.S. and
Germany
were using as proxy forces in Bosnia, Croatia and Kosovo: the
political
descendents of Hitler's local allies who killed over 80,000 Jews
alongside
perhaps 750,000 Serbs during W.W.II, killed them in ways so
brutal that
visiting Nazis were shocked. For example, by beating them to
death and
burning them. In other words, just as they killed Dr. Klara
Mandic.

Yugoslav Jews have tried to awaken world opinion. Take one tiny
but
instructive example: it was a Yugoslav Jew, teaching in New
England, who
made me aware of the full story of what the Serbs had gone
through in World
War
II, how much they had suffered trying to protect their Jewish
countrymen. I
will write more about that in another article, 'The Jewish Debt
to the Serbs'.

It was a Yugoslav Jew, Chedomir Pralinchevich, who first told the
world
that several hundred thousand Serbs, Roma ("Gypsies"), Jews and
other
non-Albanians were being driven from Kosovo after its
'liberation' by NATO
forces, with the connivance of the NATO command. A Yugoslav Jew
located Mr.
Pralinchevich and a Yugoslav Jew translated the interview. (4)

The wire service reports suggest that since (they say) there was
no sign of
forced entry, Dr. Mandic probably knew her attackers. This is
nonsense.
Terrorist forces in the employ of the Belgrade authorities would
of course
have tools for picking locks. Moreover, even a woman living alone
will open
the door to certain people, for example, to policemen.

Both the 'Agence France Presse' and 'BBC' stories also include
the
following (identically worded) paragraph:

"At least five of Milosevic's allies have been killed since 1997,
including
Yugoslav defence minister Pavle Bulatovic and Serbian deputy
interior
minister Radovan Stojicic. Their murderers have never been found.
"(May 11)

The combination of "she knew her attackers" and "Milosevic allies
keep
getting killed" is clearly intended to suggest that this crime
may be the
work of the ever-accusable Mr. Miloshevich. This is consistent
with the
Washington-directed effort to blame all Washington's attacks on
the victims
of those attacks. Thus the former head of Serbian TV was held in
jail for
about two months (a high court just ordered that he be released).
The
charge against him? Well, no charge was actually filed but they
were
supposedly 'investigating' his 'responsibility' for the deaths of
16
technicians and reporters killed when NATO bombed Serbian
television.

And so we are supposed to believe that for some reason explicable
only to
himself, that mysteriously evil genius, Miloshevich, has chosen
this
moment, when his personal survival depends on rallying Serbian
patriots to
stand up
and be counted - that he has chosen this moment to have an old
friend
murdered in a manner calculated to terrorize - whom? His own
supporters!

Do they actually pay people to think up this crap?

In fact there is nothing mysterious about this murder.
Washington's proxies
have been using terror for ten years. Indeed, didn't Washington
drop
uranium-encased bombs on civilian targets during the 78 days of
bombing in
1999? What is the difference between blowing a child to bits with
a cluster
bomb and murdering and mutilating Dr. Mandic?

The Kosovo Liberation Army terrorists, who have killed thousands
of Serbs,
'Gypsies', anti-racist Albanians and others in the most brutal
ways, are in
the pay of NATO special forces. And the thugs who murdered Dr.
Mandic,
imitating the methods of World War II Nazis, are in the employ of
the
Washington-controlled gangsters who presently run Yugoslavia. (5)

Having been murdered by NATO thugs, Dr. Mandic is now being
murdered again
in the pro-NATO media. The 'AP' wrote:

"In 1990, Mandic helped found the Society of Serb-Jewish
Friendship, though
her role in it was viewed with suspicion by the local Jewish
community."
(May 11, 2001)

This is a lie and surely the 'AP' knows it. Almost all Yugoslav
Jews in
fact agree with Dr. Mandic's pro-Yugoslav sentiments, as
expressed in the
'Open Letter', below.

Today the Yugoslav Jewish community is small. Why? Because the
predecessors
of America's current Balkans allies killed over 80,000 Yugoslav
Jews during
W.W.II. Those who were not killed only survived due to the heroic
efforts
of Serbian people who risked their lives to hide them. (6)

Dr. Mandic's murder was a terrorist warning from an increasingly
isolated
puppet regime in Belgrade, a regime which, since it has seized
control of
Yugoslavia by means of a coup, has given the ordinary people
nothing but
growing misery and growing subservience to Washington.

Decent people will not forget this murder. Nor will they forgive
those who
sent the killers.

-- JI, 13 May 2001

*******************

Below is the 'Open Letter' from the Serbian-Jewish Friendship
Society. One
of the signers is Dr. Klara Mandic.

Open Letter to American Jews

Dear Fellow Jews,

We the Jewish members of the Belgrade chapter of the Jewish
Serbian
Friendship society, dedicated to the ongoing development of
friendly
relations between Jews and Serbs wherever they live together, are
taking
this initiative to address other Jewish organizations and their
leadership.

We protest the involvement of Jewish organizations, insitutions
and leading
Jewish personalities in the world for their condemnations and
attacks on
the Serbian people in Serbia, Montenegro and the former Yugoslav
republics .

It is with a deep sense of regret and irony that we learn of
widespread
Jewish support of the distorted and too often patently untrue
depiction of
the Serbian role in the civil war in Bosnia. We particularly
object to and
protest Jewish support of the foundationless, inhumane and cruel
economic
measures taken against the population of Serbia and Montenegro.

Still more disturbing is the active role taken by [these
prominent] Jews in
support of military intervention and attacks against Serbs
fighting against
overwhelming odds for their political rights and their basic
survival.

It is incomprehensible to us that Jewish insitutions and
individual Jews,
who have themselves for thousands of years been the victims of
prejudice,
exile and annihilation, would participate in a racist pogrom of
the same
nature
against the Serbs - nothing can exuse Jewish involvement in such
a campaign.

Not even during the Nazi era, when the great majority of German
people
supported Hitler, was there such an organized and systematic
propaganda
campaign against Nazism or particularly the German people as
there is in the
world today against Serbia and the Serbian people.

Most importantly, Nazism constituted a bona fide threat to the
entire
world: philosophycally, politically and militarily. It was no
contrivance
of Madison Avenue and international political manipulation, as is
the case
today with Serbs. It is yet the the greatest of ironies that it
was fascist
manipulations, in Germany, grotesquely similar to those of
Nazism, which
served as the impetus for the break up of Yugoslavia, set the
stage for the
ensuing civil war and the tone of the geopolitical agenda which
today
dominates Western perception of this tragedy.

These perceptions have been profoundly enhanced by modern media
technology
alliances of political and economic convenience and the woeful
lack of
historical knowledge, endemic in Western populations,
particularly in
America. Millions of people worldwide, well meaning people, have
been
manipulated; Jews among them.

In the religious, nationalistic civil war raging in Bosnia there
is indeed
brutality taking place. However, the guilt for that brutality
almost
exclusively attributed to the Serbs, is not founded in reality.

The Serbs today once again find themselves in a position familiar
to
themselves and similar to that in which the Jews have so often
found
themselves. For centuries, the Serbs were the victims of the
Turkish
conquerer; subjugated, exiled and forced into religious
conversion on the
one hand, and the object of Teutonic oppression under the
Austro-Hungarian
Empire on the other.

From 1941 through the end of World War II they were, alongside
Jews, the
victims of the Holocaust under the Nazis, the Ustashi and their
Muslim
allies under the leadership of Hitler's trusted crony, the Grand
Mufti of
Jerusalem, El-Husseini. Today, as the Serbs are again threatened
life and
limb by a new generation of Fascists, Nazis and Muslim
fundamentalists, and
the racist nationalism of Croatia under the anti-Semitic
leadership of
Franjo Tudjman, they are labeled as "aggressors".

Confronted by these old enemies who attack them in full regalia,
replete
with all the traditional symbols: Swastika, Shahevnitza, Star &
Crescent,
the Serbs are fighting for their biological survival on land that
has been
for a
millenium their own.

The entire history of the Serbs is one of struggle for survival
and
freedom. They live on lands which for centuries now have been the
cross-roads between great and often conflicting powers; the place
where
their borders meet: the
Christian church of the East and West - Orthodox and [Roman]
Catholic, the
Great Schism, the Muslim drive West, pitted against the German
drive east.

For many hundreds of years the Serbs have stood, in their fight
for
independence, as an unbridgeable obstacle to both these great
currents, the
rivers of blood swelling the shores of Serbian land with the
valiantly spent
lives of their sons and daughters - generation to generation.

In World Wars I and II the Serbs again carried the greatest
burden and
suffered the greatest losses in the "allied" fight against
tyranny in the
Balkans. So often alone in their struggle for liberation, they
have always

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RICORSO
del Presidente Milosevic riguardo al suo mandato d'arresto


Appello circa il mio arresto del Tribunale del GIP di Belgrado n. 318/01
del 01/04/2001, per 3099 con la motivazione scritta degli art. 191 II
comma
e 1/2 ZKP della Legge Jugoslava.

In questo verbale e' scritto che io sono stato istigatore dei piu'
grandi
funzionari del Senato, del Ministero delle Finanze M. Sainovic, e S.
Zebic,
Direttore del Tribunale, di entrare in possesso di beni dello Stato per
usufruirne per altri scopi, dal 1994 sino al 5/10/2000.

Questi soldi sono stati destinati al nostro popolo e agli armamenti per
la
difesa del nostro Stato. All'interrogatorio dei giudici e dell'OJT
(auditori),
alla presenza del mio avvocato, credo di aver spiegato tutto. Dopo la
lettura
del verbale non ho avuto obiezioni.
Come presidente della Serbia posso affermare che tutti i colloqui con
gli
economisti e gli alti funzionari del mio paese erano soltanto sui
compiti
di ognuno per il bene della Serbia; i programmi contro l'inflazione del
94'.
E non ho mai sfruttato con i miei collaboratori la mia posizione, ne'
quella
che essi avevano. In tutti i discorsi ufficiali svolti con il Presidente
della Repubblica, con il Vice presidente del Senato ed altre
personalita',
non vi e' stata nessuna istigazione, ma soltanto valutazioni per la
sopravvivenza all'embargo totale e sugli aiuti umanitari (in tutti i
sensi),
per i nostri popoli oltre la Drina, nonostante che i nostri mezzi
fossero
minimi. Credo che tutti i miei collaboratori, sia quelli nominati nel
verbale d'accusa che quelli non nominati, abbiano svolto il loro lavoro
nel
miglior modo possibile.
Noi non abbiamo mai parlato di aiuti umanitari a persone individuali o a
gruppi, si e' discusso sempre di problemi dello Stato. I soldi che sono
stati prelevati dalla BeoBanka sono stati mandati nelle situazioni
sociali
ed economiche prioritarie, questo non era un segreto per nessuno, si
aiutavano quelli che avevano maggior bisogno, io ero orientato verso di
loro.
Ho sempre ccrcato di impedire situazioni di privilegio.

Riguardo ai soldi che sono stati usati per armamenti e munizioni
destinati
ai militari delle Repubbliche Serba di Bosnia e di Krajina, quelli non
potevano essere dichiarati ufficialmente perche' erano segreti militari
di
Stato.
Per quanto riguarda i finanziamenti ai nostri Reparti Speciali
Antiterrorismo, cui abbiamo fornito "dall'ago alla locomotiva", cioe'
dai
proiettili agli elicotteri a molti altri mezzi, che ancora oggi sono a
disposizione dello Stato (che avrebbero dovuto restare segreti militari)
e
a tutti gli altri mezzi che servivano ai militari della Repubblica Serba
di
Bosnia. Ritengo oggi che sarebbero dovuti rimanere segreti militari,
anche
se il Tribunale ha la facolta' di verificare i fatti. Tuttora le squadre
antiterrorismo per la sicurezza del nostro Paese hanno parecchio lavoro
nel
sud della Serbia.

Con questo, confermo che come Capo di questo Stato non ho istigato ad
appropriazioni di beni dello Stato per ragioni personali.

Nel verbale c'e' scritto che io come Presidente S. Milosevic ho istigato
il
Direttore delle Dogane di appropriarsi di beni per distribuirli in giro.
Riguardo al Partito Socialista Serbo, voglio attirare l'attenzione su M.
Sainovic, D. Matkovic e M. Kertes e molti altri funzionari che hanno
raccolto
soldi per il partito, pero' non mi risulta che queste persone abbiano
rubato
nulla dei soldi destinati al PSS. Anzi, credo che e' cosi. Queste
persone
avevano soltanto il compito di raccolta fondi per il Partito.
Al Tribunale ho dichiarato che io non mi sono mai personalmente occupato
dei
finanziamenti del mio partito in tutti questi anni. Non sarebbe neanche
logico che qualcuno mi chiedesse questo, come Presidente dcllo Stato,
neanche
i piu' stretti collaboratori del mio partito.
Dichiaro di non aver mai usufruito di neppure un dinaro dei beni del
partito
e nemmeno dei mezzi di trasporto messimi a disposizione dal PSS.
Durante il mio interrogatorio al Tribunale ho dichiarato di non aver mai
preso soldi, ne' direttamente ne' indirettamente per le cose personali,
ma
soltanto lo stipendio come Presidente della Repubblica di Serbia e
Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, di altri
finanziamenti
non disponevo.
Voglio evidenziare tutto cio'.
Secondo le accuse del Tribunale e dell'OJT, mi sarei appropriato di beni
indebitamente ed amoralmente, e per questo avrei procurato gravi
problemi
economici e di sicurczza per lo Stato.
Sto presentando ricorso perche' esclusivamente credo nella verita,' non
mi
danno fastidio indagini di nessun genere, di tutto cio' che ho fatto
nella
mia vita, sono solo profondamente addolorato di essere trattato come un
criminale per quello che ho fatto per il mio Stato credendo di aver dato
il
meglio di me stesso. Credo che questo processo sia politicamente
costruito,
sotto gli ordini del Nuovo Stato, per infangare e sminuire il lavoro da
me
svolto in questi anni, in particolar modo per essermi opposto ai potenti
del
pianeta.
Sono convinto che sono stato arrestato per impedirmi di portare
testimoni
oppure di espatriare e non c'e' logica che il Tribunale e l'OJT
affermino
di non aver potuto consegnare il mandato di cattura a causa del popolo
che
faceva barriera contro l'avvicinamento alla mia casa. La motivazione del
mio
arresto e' per l'appropriazione di grandi fondi finanziari dalla
BeoBanka
per me stesso, non per i militari della Repubblica di Bosnia e di
Kraijna,
non per gli aiuti al popolo oltre la Drina, non per gli operai
metallurgici
e tanti altri. Esistono tante persone al mondo che non sono in galera e
si
possono difendere liberi, nonostante possano avere una influenza sui
testimoni. Io non desidero che essi vengano messi in galera, ma che mi
sia
data la stessa possibilita'.
Sono stato messo in carcere solo io, precisamente nella data del
31/03/2001
stabilita dai Paesi che hanno aggredito il nostro Paese, questo non e'
un
segreto per nessuno, perche' questa data era stata stabilita molti mesi
prima dalla stampa e dai media.
Io non potevo influire sui testimoni, dato che i miei telefoni erano
sotto
controllo e la mia porta di casa controllata dalla polizia, i testimoni
che dicono la verita' non possono essere contro di me, e quelli che
non dicono la verita' non possono certo avere una qualche influenza.
Per questo sto facendo il mio ricorso contro la carcerazione, in base
all'art. 23 comma 6 (ZKP), con la richiesta di scarcerazione e di
potermi
difendere in liberta'.

In ogni momento sono disponibile a comparire davanti al Tribunale del
mio
Paese. Voglio sottolineare che in questi sei mesi sono stato aggredito
da
stampa e mass media di questo regime per crimini di tutti i tipi che
avrei
commesso, e non sono mai scappato.
Io sono molto orgoglioso per tutto cio' che ho fatto, credo che il
popolo
non credera' a tutti i crimini attribuitimi.

-

Tratto da:
YUGOSLAVIA... NOTIZIE - n.6, aprile 2001
bollettino a cura del Comitato Yugoslavia di Torino
tel. 0338-1755563

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