Informazione


NOI TIREREMO DIRITTO (*)


Tav, il Nordest tira dritto: ''Noi andiamo avanti''

di Elisa Coloni - su Il Piccolo del 13 luglio 2012

«Noi andiamo avanti, perché la Tav è un’opera di modernizzazione fondamentale per lo sviluppo del Nordest, e perché i corridoi paneuropei rappresentano un tema chiave delle politiche comunitarie. Certo, se la Francia dovesse fare marcia indietro, significherebbe troncare incredibilmente un progetto già avviato, mettendo a rischio i risultati e gli effetti dell’intera infrastruttura». Bortolo Mainardi, commissario della Tav Venezia-Trieste, si dice “allibito” di fronte alla “bomba” scoppiata ieri a Parigi che, se confermata, avrebbe effetti imponenti anche in casa nostra, nel quadro dell’ex Corridoio quinto, oggi numero tre. Per il momento conferme non ci sono. 
Quel che è certo è che il governo Hollande sta facendo i conti con risorse ormai sottilissime e con un calo costante del traffico merci nella tratta in questione. Che la Francia decida di passare la mano sull’opera o che riveda piuttosto alcune scelte in chiave risparmio, spezzettando la realizzazione dell’infrastruttura in più fasi (il cosiddetto “fasaggio”) è ancora tutto da capire. La sola notizia che Parigi sta mettendo in discussione alcuni grandi cantieri, scatena però reazioni a pioggia. «I corridoi sono opere che l’Ue considera strategiche sia per motivi economici sia per ridurre il trasporto merci su gomma e i conseguenti impatti ambientali. Opere frutto di accordi internazionali dai quali non ci si può defilare da un giorno all’altro - prosegue Mainardi -. Credo sia più probabile che si vada verso una riconsiderazione di singole parti dell’opera, scelta normale per contenere i costi».
Sulla stessa linea l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani che, dalla sua postazione europea in Commissione trasporti, definisce “improbabile” un ripensamento della Francia, tirando in ballo a sua volta il cosiddetto “fasaggio”. «Come abbiamo fatto noi in Italia con l’Osservatorio - spiega -, anche Parigi sta probabilmente rivedendo alcuni aspetti della Tav, non più in linea con le attuali disponibilità finanziarie. Penso che la chiave di lettura giusta sia questa, anche perché stiamo parlando di un’opera che fa parte del Corridoio tre, riconfermato come prioritario dall’Ue. 
I singoli Stati membri hanno il diritto di riconsiderare le scelte strategiche, ma ricordo che in ballo ci sono accordi internazionali e impegni finanziari tra Italia e Francia che avrebbero evidenti conseguenze. Certo, se Parigi rinunciasse alla realizzazione della Tav, proseguire gli scavi in Italia risulterebbe inutile». E in casa nostra? Le grandi opere riusciranno a reggere la crisi? «Noi riteniamo strategica un’opera come la terza corsia della A4 - conclude -. Le nostre perplessità riguardano la gestione del piano finanziario, ma l’opera in sé non è in discussione».
  

Sulla posizione francese in merito al progetto TAV (Corridoio 5 o 3) si legga ad esempio:
"La Francia si allinea al fronte No Tav: opera costosa e inutile per le merci"
di Mauro Ravarino - da Il Manifesto, 13 Luglio 2012 

Sull'estremismo filo-TAV della signora Debora Serracchiani si legga ad esempio:
"Lettera Aperta A Debora Serracchiani Sul Progetto TAV"
La Nuova Alabarda (Trieste) - agosto 2011

(*) Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia, Roma 8 settembre 1935.



(italiano / english / francais / srpskohrvatski)

Još dvoje Srba ubijeni na KosMetu

0) LINK: video "Tempo di digiuno"
1) Wesley Clark torna a far danni in Kosovo / War criminal Wesley Clark back to Kosovo (for money, as usual)
2) Le notizie di Glas Srbije
3) Il TPI chiede 20 anni per Haradinaj, capo dell'Uck - ma chi crede più al TPI?? (25 Giugno 2012)
4) "Riaprite l'indagine insabbiata sui fondi neri". Repubblica è riuscita a visionare documenti che mettono sotto accusa la società elettrica e l'aeroporto internazionale di Pristina
5) J. Jatras: 'Washington backed jihadist elements in Kosovo, now in Syria'

6) ULTIMISSIME: I coniugi Jevtić ammazzati in casa loro, venerdì sera, perché serbi. 
- Zločini bez kazne / Kraljevo : Sahranjeni supružnici Jevtić sa Kosmeta
- Le meurtre d’un couple de Serbes remet en cause le fragile processus des retours


=== 0 ===

Da: Alessandro Di Meo <alessandro.di.meo @ uniroma2.it>
Data: 25 giugno 2012 15.12.43 GMT+02.00
Oggetto: video: Tempo di digiuno

cari tutti,
è disponibile su youtube il video "Tempo di digiuno":
http://www.youtube.com/watch?v=xkz7lzF08vg


Racconta della difficile vita di alcune famiglie di serbi nei villaggi intorno Gnjilane, in Kosovo e Metohija. Dell'impegno di monaci come padre Ilarion e di associazioni come Un Ponte per..., a creare veri e propri ponti di solidarietà, nell'indifferenza generale che avvolge tutto quello che è conseguenza della tragica guerra "umanitaria" del 1999, che la Nato scatenò contro la ex Jugoslavia e la Serbia.

Il video, presentato per la prima volta sabato scorso presso Agricoltura Capodarco, a Grottaferrata, nella notte di San Giovanni, è finalizzato a una raccolta fondi per una iniziativa di ospitalità da svolgersi a settembre ad Anzio, di ragazzini provenienti dalle zone oggetto del video e alla risistemazione delle loro case.
Buona visione.

Alessandro Di Meo


=== 1 ===

L' assassino torna sempre sul luogo del delitto!...

---

Clark ha intenzione di investire 5,6 miliardi in Kosovo

(www.glassrbije.org - 26. 06. 2012)

Il generale statunitense Wesley Clark che è stato pensionato, il quale commandava la NATO durante l’attacco contro la ex Jugoslavia nel 1999, ha intenzione di tornare in Kosovo per realizzare un business di alcuni miliardi di dollari, scrive il quotidiano viennese Wirtsatblat. La ditta canadese di Clark Envidity, la quale investe il suo capitale nell’energia, ha inviato la domada che le sia data la licenza per lo sfruttamento delle miniere di carbone in Kosovo occidentale. L’Envidity ha intenzione di investire 5,6 miliardi di dollari nei prossimi sei anni nella produzione del combustibile liquido. Le riserve del carbone in Kosovo si valutano a circa 14 miliardi di tonnellate, scrive Wirtsatblat. Alcuni giorni fa in Kosovo si trovava anche l’ex premier britannico Tony Blair. Il motivo della sua visita era uguale. Clark e Blair sono stati i fautori più convinti dell’attacco della NATO contro la Serbia nel 1999.

---

http://english.ruvr.ru/2012_06_28/79648685/

Voice of Russia - June 28, 2012

Kosovo for the general

Igor Siletsky and Timur Blokhin 

Kosovo’s economy is overfilled with investments.

True, the majority of investors are Americans who bore a relation to the “democratization” of Yugoslavia that was carried out at the end of the 90s of the last century. Among them is the former commander of NATO forces in Kosovo retired general Wesley Clark, who is determined to invest more than 5.5 billion dollars in the former Yugoslav republic. Experts say that Washington’s strategy could be characterized by the following slogan: “Conquer and plunder”.

His closest supporters say that Wesley Clark is a great strategist. He wrote the book “Winning Modern Wars” that was published in 2001. In his fundamental survey the author mentions the Pentagon’s list of countries that can be regarded as candidates for a quick change of leadership. On that list are Iraq, Iran, Syria, Lebanon, Libya, and Somalia. Yugoslavia was not mentioned there because by that time the undesirable regime of Slobodan Milosevic had been overthrown with the help of precision and carpet bombings.

By the way, shortly after the Kosovo operation the tired general - Wesley Clark - retired and immediately got involved in the banking business. As it appears, he invested all his savings that he had accumulated as general, receiving from 150 to 200,000 dollars annually, in the banking business. Because of that he had to earn additional money, working as a military analyst on U.S. TV channels. However, he did not lose his contacts with Kosovo, where, following the previously mentioned democratization, entrepreneurship, especially, in the field of medicine, was on the rise. And now the Envidity Company that is in Clark’s ownership has filed a request for coal mining to the Kosovo authorities. Serbia, which does not recognize Kosovo’s independence, says that it is determined to demand protection for the natural resources belonging to it. Nobody wants to ask for Belgrade’s permission though as was the case many times before.

Wesley Clark always had good contacts with the Kosovo “government” and its “prime minister” – the former militant Hashim Thaci. There is even a street in Pristina named after Wesley Clark. By the way, a Russian political analyst and retired colonel-general Leonid Ivashov at the trial of Slobodan Milosevic mentioned the allied character of relations between the NATO troops and the militants of the Kosovo Liberation Army (KLA). As we can see, this cooperation has borne fruit, including both political and economic benefits, a Serbian journalist, Nikola Vrzic, says.

"It is clear that during their 'cooperation' that started in 1998, they concluded business agreements. Now it is absolutely clear that the bombings of Kosovo pursued both political and economic objectives: they were aimed not only at separating Kosovo from Serbia, but also at depriving Kosovo of its extensive natural resources. As it appears, coal is Kosovo’s main resource. Geologists say that there are other minerals there too. More prospecting for natural resources is needed there."

Against the background of instability on the oil market, experts talk more and more often about good prospects for the development of synthetic fuel, including obtaining synthetic fuel from coal. Clark’s firm believes that it is possible to produce up to 100,000 barrels of the new source of energy daily.

The economic motives of NATO’s military games are actually not a secret. Of interest here is the fact that in the middle of the 1990s, at the very height of the fratricidal war in Yugoslavia, NATO countries’ citizens bought property in the Balkan republic. Buyers were making preparations for a new “post-Yugoslav” reality. And Kosovo was a good training ground, an expert with the Institute of Europe of the Russian Academy of Sciences, Pavel Kandel, said in an interview with the Voice of Russia.

"Kosovo created a precedent. It was the first link in the strategy of the 'humanitarian' interventions of the NATO countries led by the USA. Shortly before the Kosovo operation, at the urgent request of Washington, NATO adopted a new doctrine, which set a number of tasks beyond defence limits before the member-states of the formerly defensive bloc. To be more exact, the possibility of interference in other regions of the world under this or that pretext became possible."

The strategy that was used earlier can be used again. Coal mining is very good but oil still has a good price. So everything continued, following the former format: Iraq, Somalia, and Libya. Something has gone wrong with Syria though. Damascus wants to develop democracy without humanitarian aid from the West. There are problems with Iran too. But economic strategists have enough patience: investor-generals are ready for investing at any time.


=== 2 ===


In Kosovo arrivano grandi quantità di droga

26/06/2012 - 19:37
Negli ultimi dodici mesi in Serbia sono stati sequestrati 1.478 chilogrammi di stupefacienti. Grandi quantità di droga sono state immagazzinate in Kosovo, nonostante la presenza dell’Eulex e l’Unmik,è stato detto nell’Istituto per la salute pubblica della Serbia in occasione della Giornata internazionale della lotta alla droga. Secondo le informazioni del Ministero dell’Interno della Serbia, negli ultimi dodici mesi in Serbia sono state eseguite 5.081 azioni di sequestro della droga e sono stati avviati 4.273 processi penali contro 5.215 persone. In questo periodo il numero dei consumatori è aumentato. L’eroina arriva in Serbia per lo più dall’Afganistan. L’80% dell’eroina che passa attraverso i Balcani che proviene dall’Afganistan arriva dalla Turchia. Il vice direttore della polizia serba Branislav Mitrovic ha detto che il Ministero dell’Interno della Serbia collabora con le polizie di altri Paesi nella lotta per la diminuzione della quantità della droga in circolazione e del numero dei consumatori.

Il valore della proprietà serba 50 miliardi di euro

26/06/2012 
Dal giugno del 1999 in Kosovo sono state distrutte 20.000 case serbe. Il valore della proprietà serba che è stata usurpata si valuta a più di 50 miliardi di euro.  E’ stata usurpata anche la proprietà dello stato serbo, in primo luogo tramite privatizzazioni illegali, ha dichiarato il vice Ministro per il Kosovo Branislav Ristic. Secondo il catasto il 58% della terra in Kosovo appartiene ai serbi. Soltanto nei disordini nel marzo del 2004 in Kosovo sono state distrutte circa 1.000 case serbe, nella maggior parte delle quali vivevano i profughi, ha detto Ristic. Dall’arrivo delle forze internazionali in Kosovo la proprietà dei serbi e delle etnie non albanesi è l’oggetto dell’usurpazione da parte degli albanesi. All’Agenzia kosovara per la restituzione della proprietà usurpata sono sate presentate 41.300 querele per la proprietà usurpata. L’Agenzia ha risolto 31.517 casi. Non esistono però informazioni sul numero delle decisioni che sono state realizzate e delle restituzioni della propreità, ha dichiarato Ristic.

Scontro sul ponte sul fiume Ibar

28. 06. 2012. - 19:43 -- MRS
Sul ponte principale sul fiume Ibar, il quale divide la parte settentrionale di Kosovska Mitrovica, abitata prevalentemente dalla popolazione serba, dalla parte meridionale nella quale vivono gli albanesi, stamattina si sono scontrati la polizia e un gruppo di serbi che sono arrivati dalla Serbia centrale. In questo incidente nessuno è stato ferito, ha confermato il portavoce regionale della polizia kosovara Sami Mehmetu. Egli ha precisato che i poliziotti hanno messo sotto controllo una settantina di persone. In seguito i serbi sono stati costretti ad abbandonare il Kosovo attraverso il valico Merdare, ha detto Mehmetu.

Attacco terroristico contro il punto della polizia

28. 06. 2012. - 19:42 -- MRS
Nel villaggio albanese Dobrusin, il quale è situato 16 chilometri a ovest da Bujnovac, nella Serbia meridionale, stamattina alle ore 4 e 20 minuti è avvenuto il nuovo attacco terroristico contro il punto della polizia a Bujanovac, il quale è stato eseguito dal territorio del Kosovo. In questo attacco un poliziotto è stato ferito in modo leggero, ha confermato all’agenzia Tanjug il portavoce della polizia a Vranje Dragan Stamenkovic. In questo secondo attacco terroristico negli ultimi giorni contro il punto della polizia a Dobrosin alla linea amministrativa che divide il Kosovo dalla Serbia centrale, nel quale si trovavano quattro poliziotti, è stato ferito il poliziotto Branislav Markovic. Il proiettile ha sfiorato la sua schiena, ha detto Stamenkovic.

Patriarca Irinej: Kosovo è la Gerusalemme serba

28. 06. 2012. - 19:46 -- MRS
Il patriarca serbo Irinej ha dichiarato a Gracanica, dove ha somministrato la liturgia in occasione del Vidovdan, che il Kosovo era, è e rimarrà il sacro territorio serbo – la Gerusalemme serba. Nel discorso che ha tenuto nel monastero Gracanica davanti al alcune centinaia di fedeli, il patriarca ha ricordato che il popolo serbo è stato costretto a trasferirsi molte volte e che ritornava sempre per ricostruire le case che sono state distrutte. Non dovete dimenticare mai che la libertà è una cosa sacra e un dono di Dio che è legato alla croce. Non dobbiamo dimenticare mai il Kosovo, perché se questo accadrà dimenticheremo sé stessi, ha dichiarato il patriarca Irinej. Alla liturgia hanno presenziato anche il segretario statale nel Ministero per il Kosovo Oliver Ivanovic e l’ambasciatore della Russia a Belgrado Aleksandar Konuzin. A Gracanica oggi sono arrivati serbi che vivono nel Kosovo settentrionale, Serbia celtrale, Montenegro e Repubblica serba. Il 28 giugno del 1389, al Vidovdan, il duca Lazar Hrebeljanovic e molti serbi sono stati uccisi nella battaglia sul campo del Kosovo contro l’esercito dell’Impero ottomano. Questa battaglia ha segnato la fine dello stato medievale serbo e l’inizio della sua sottomissione al dominio dell’Impero turco.

Scontri al valico di Merdare

28. 06. 2012. - 19:47 -- MRS
Negli scontri al valico Merdare, che divide il Kosovo dalla Serbia centrale, tra i serbi che viaggiavano verso Gazimestan e la polizia kosovara sono stati feriti 20 serbi, uno dei quali versa in gravi condizioni. Questo serbo è stato trasferito nell’ospedale a Nis. Negli scontri sono state usate le armi da fuoco, hanno comunicato i medici a Kursumlija. In questa cittadina serba nel sud della Serbia centrale è stato dato il primo soccorso ai serbi feriti dalle armi da fuoco. Il Ministero dell’Interno della Serbia ha comunicato che 54 serbi che viaggiavano verso Gazimesan hanno passato stamattina la linea amminsitrativa a Rudnica e Jarinje. Questo gruppo di serbi voleva celebrare a Gazimestan il Vidovdan e renedere omaggio agli eroi serbi che sono morti nella battaglia in Kosovo contro l’Impero ottomano nel 1389. La polizia albanese ha bloccato la strada vicino a Vucitrn ed ha imposto ai serbi di tornare nella Serbia centrale attraverso il valico Merdare, dove sono avvenuti gli scontri. Il 28 giugno del 1389, al Vidovdan, il duca Lazar Hrebeljanovic e molti serbi sono stati uccisi nella battaglia sul campo del Kosovo contro l’esercito dell’Impero ottomano. Questa battaglia ha segnato la fine dello stato medievale serbo e l’inizio della sua sottomissione al dominio dell’Impero turco.

Dacic: assicurare la pace ai serbi che vivono in Kosovo

28. 06. 2012. - 19:48 -- MRS
Il mandatario per la formazione della nuova maggioranza parlamentare Ivica Dacic ha dichiarato in occasione dei nuovi incidenti in Kosovo che le forze internazionali devono assicurare la pace, perché nella regione non sono presenti le forze di sicurezza della Serbia. Questi incidenti deprecabili devono essere impediti dalle forze internazionali. Ogni anno al Vidovdan in Kosovo accadono incidenti. Se il popolo serbo che vive in Kosovo non può celebrare il giorno del ricordo del grande martirio, si pone il quesito come qualcuno può assicuare la pace ai serbi che vivono in Kosovo. Il nuovo esecutivo serbo porrà l’accento sul fatto che in Kosovo non si trovino le nostre forze di sicurezza. Tutti i colloqui devono partire da questo fatto, affinché sia preservata la pace, ha dichiarato Dacic.

Konuzin: Pristina viola diritti internazionali ed umani

28. 06. 2012. - 19:48 -- MRS
L’ambasciatore della Russia in Serbia Aleksandar Konuzin ha dichiarato che le autorità albanesi di Pristina violano gli elementari diritti internazionali e umani non permettendo ai funzionari dell’esecutivo serbo di entrare in Kosovo. Konuzin ha detto che il divieto al Ministro serbo per il Kosovo Goran Bogdanovic di entrare in Kosovo non darà un contributo al prestigio delle istituzioni kosovare. Dovete sapere che quando serbi decideranno come risolvere il problema del Kosovo noi appoggeremo la loro decisione, ha detto Konuzin dopo la liturgia del Vidovdan che è stata celebrata nel monastero Gracanica.


=== 3 ===


Kosovo: il Tpi chiede 20 anni per Haradinaj, capo dell'Uck

di  Redazione Contropiano
Lunedì 25 Giugno 2012 18:49

Era scampato al primo processo, intimidendo i testimoni. Ma ora il Tribunale Penale internazionale chiede 20 anni di reclusione per il boss dell'Uck Ramush Haradinaj e per due suoi luogotenenti. Torturarono e uccisero.

La procura del Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia ha chiesto 20 anni di carcere almeno per l'ex primo ministro kosovaro Ramush Haradinaj. "La pena più breve che possa essere comminata è di 20 anni di prigione", ha dichiarato Paul Rogers, rappresentante dell'ufficio del procuratore, durante un'udienza pubblica all'Aia, sede dell'organismo. 
Ex comandante dell'Armata di liberazione del Kosovo (Uck), 43 anni, Haradinaj è stato assolto il 3 aprile 2008 da 37 capi d'imputazione per crimini contro l'umanità, commessi principalmente in un centro di detenzione dell'Uck a Jablanica, nel sud-ovest del Kosovo, contro persone considerate "collaboratori" dei serbi. Il Tpi ha deciso in appello per un nuovo giudizio relativo a sei capi di imputazione, tra questi omicidio e tortura, stimando che il precedente processo era stato messo a repentaglio dalle intimidazioni subite dai testimoni. Il nuovo procedimento è cominciato il 18 agosto 2011. 
"Coloro che non sostenevano gli ideali dell'Uck venivano uccisi, maltrattati e torturati a Jablanica", ha detto oggi Rogers, "venivano stilate liste nere". L'accusa ha chiesto anche pene di almeno 20 anni di carcere per due co-imputati, il quarantenne Idriz Balaj (ex comandante dell'unità speciale delle 'Aquile Nere' dell'Uck) e Lahi Brahimaj, 42 anni, un altro responsabile dell'Uck. I tre, ha portato come esempio estremo Rogers, un giorno hanno assistito alla tortura di alcuni ragazzi, due albanesi sospettati di collaborazionismo e un serbo, e a quest'ultimo Balaj tagliò un orecchio. Il tutto avvenne in un Kosovo prima bombardato e poi occupato dalle truppe della Nato, che sostennero la pulizia etnica e politica dell'Uck prima dall'alto e poi sul terreno, consegnando il potere alle bande di Haradinaj e di altri boss che hanno trasformato la provincia secessionista in un narco-stato. 
Haradinaj, che dopo l'occupazione del Kosovo è diventato per un certo periodo anche premier, è in libertà provvisoria dallo scorso 10 maggio ed è tornato a Pristina, dove viene ancora considerato un eroe dagli albanesi del Kosovo. Il processo in prima istanza, avviato a marzo 2007, era stato caratterizzato dal timore dei testimoni a presentare la loro versione dei fatti davanti alla corte: una ventina di loro ha tentato in ogni modo di sottrarsi per paura di ritorsioni da parte dei seguaci di Haradinaj e della rete tuttora legata all'UCK.


=== 4 ===


Kosovo, la richiesta dell'Europarlamento  
"Riaprite l'indagine insabbiata sui fondi neri"


Sono undici i dossier sui 3 miliardi stanziati per la ricostruzione dell'ex provincia serba. Ma in quattro anni l'Eulex, l'organismo incaricato di amministrare la giustizia, non ha raggiunto alcun risultato. Nel silenzio sia dell'Onu che dell'Ue. Repubblica è riuscita a visionare documenti che mettono sotto accusa la società elettrica del Paese e l'aeroporto internazionale di Pristina. Ora dall'assemblea di Strasburgo parte una richiesta alla Commissione

di STEFANO VALENTINO

BRUXELLES ha appena stanziato 111 milioni di euro per rinnovare di un anno il mandato dell'Eulex: questo il nome in codice del team di 3000 uomini - tra amministratori,  giudici  e poliziotti - incaricato di portare democrazia e giustizia in Kosovo. Ma in quattro anni l'Eulex è costato ai contribuenti europei oltre 500 milioni di euro. Un costo record , sproporzionato rispetto ai risultati ottenuti. E la sua super-procura di 60 magistrati e procuratori non ha ancora risolto il "giallo" della malversazione dei fondi europei destinati alla ricostruzione postbellica nell'ex provincia serba. Fondi che la Commissione europea aveva dato in gestione all'Unmik, la missione speciale Onu che ha amministrato politicamente ed economicamente il Kosovo dal 2000 al 2008, ossia fino al passaggio di poteri al nuovo governo locale dichiaratosi indipendente dalla Serbia.

L'italiana Maria Giuliana Civinini, presidente dell'assemblea dei giudici Eulex ed ex-membro del Consiglio supremo della magistratura, ha risposto con un no comment alla nostra richiesta di chiarimenti su una questione che è ormai dimenticata da governi e stampa internazionale. A chiedere di far luce sui dossier insabbiati - nel silenzio di Unione europea e Onu - resta solo qualche frangia dell'Europarlamento. L'ultima iniziativa è quella dell'eurodeputato socialista Pino Arlacchi, membro della Commissione affari esteri a Bruxelles, noto per aver co-fondato la Direzione Investigativa Anti-mafia in Italia negli anni '90. Arlacchi ha inviato un'interrogazione scritta all'euro commissario all'allargamento, Štefan Füle.

L'interpellanza, di cui Repubblica ha preso visione, chiede ai vertici dell'esecutivo Ue di tirar fuori dai cassetti i fascicoli relativi alle 11 indagini aperte tra il 2002 e il 2006 dall'Olaf, l'Ufficio europeo di lotta alla frode. Documenti top secret, archiviati nel quartier generale ONU di New York e da noi ottenuti in via confidenziale, affermano che gli 11 fascicoli riguardano la Società elettrica del Kosovo e l'Aeroporto internazionale della capitale Pristina. Ossia i principali beneficiari dei 3 miliardi di euro versati nelle casse Unmik dai donatori internazionali. Due terzi dell'importo sono stati erogati dall'Ue, nonostante i campanelli d'allarme sul rischio di frodi suonati più volte dalla Corte dei conti europea e da revisori contabili indipendenti. 

L'Unmik aveva di fatto commissariato la società elettrica, l'aeroporto e tutti gli altri vecchi enti statali serbi d'epoca comunista, affidandone il controllo a un direttorio di consiglieri internazionali e locali posti alle sue strette dipendenze, sebbene stipendiati dall'UE. Ma l'Onu e l'Ue continuano a trincerarsi dietro un muro di gomma, addossandosi reciprocamente responsabilità su come il direttorio utilizzava i fondi internazionali elargiti per la ristrutturazione degli enti statali. C'è di più. Un accordo sottoscritto dalle due organizzazioni internazionali legava e lega tuttora le mani all'Olaf. Innanzitutto, gli euro-finanzieri potevano indagare sui fondi spesi dall'Unmik solo in collaborazione con gli organi inquirenti dell'Unmik stessa. Inoltre, erano tenuti a fare rapporto esclusivamente al capo dell'Unmik che aveva facoltà discrezionale di trasferire o meno le pratiche all'ex-Procura Unmik, oggi sostituita da quella Eulex. 

Tuttora l'Olaf non può comunicare i risultati delle indagini neanche agli altri servizi della Commissione europea. "Abbiamo ripetutamente chiesto all'Unmik informazioni sul lavoro svolto dalla sua task force di inquirenti, ma finora ci sono sempre state rifiutate", afferma Ruud van Enk, funzionario alla Direzione Generale sull'Allargamento dell'esecutivo di Bruxelles. Già in seguito alla sua missione di monitoraggio in Kosovo, nel 2008 l'Europarlamento aveva interpellato  l'allora euro-commissario all'allargamento, Olli Rehn, biasimando "la mancanza di volontà delle Nazioni Unite a cooperare con i rappresentanti dell'Ue su questioni di trasparenza e di controllo finanziario". Olli Rehn aveva promesso di richiedere informazioni all'Olaf  e riferire, ma poi ha concluso il suo mandato senza aver fatto saper più nulla. 

"L'Eulex deve chiarire come intende trattare i casi non adeguatamente esaminati dai procuratori Unmik", dichiara Bart Staes, capo della delegazione europarlamentare che ha nuovamente visitato il neonato stato balcanico l'anno scorso. "Io stesso sono andato in Kosovo e ho riscontrato un'assoluta incompetenza  e disorganizzazione all'interno dell'Eulex", dichiara Arlacchi. Fatto sta che fino al 2009, un anno dopo l'avvio del suo mandato, la Procura Eulex non sapeva neanche quali fossero i casi di malversazione di fondi europei ereditati dalla procura Unmik. Lo dimostra uno scambio di corrispondenza, consegnatoci da fonti Unmik, in cui il giudice Eulex, Alain Bloch, chiedeva all'ex-procuratore Unmik, Theo Jacobs, di fonirgli gli estremi dei casi  in questione.

Alla sua risposta, Theo Jacobs ha allegato solo i documenti d'indagine sull'Aeroporto, ma non quelli sulla Società elettrica. Che fine hanno fatto dunque le pratiche? "Abbiamo trasferito tutti i procedimenti completati ai tribunali locali, in conformità con l'accordo Unmik - Eulex", dichiara Annunziata Ciaravolo, ex-capo della Procura Unmik e attualmente giudice delle indagini preliminari al Tribunale di Milano.

"Se un'inchiesta non è stata eseguita correttamente e se un procuratore locale non vuole o non può riaprirla, i procuratori dell'Eulex potrebbero farlo, a condizione che venga fatta una corretta valutazione delle prove disponibili", spiega Kai Mueller-Berner, ex-portavoce Eulex. Agenti Olaf affermano che dalle indagini sui fondi spesi per la Società elettrica erano emersi comportamenti più che sospetti. "Ci aspettavamo che la Procura Unmik ci chiedesse di proseguire le indagini, piuttosto che archiviarle", fa eco Roberto Magni, agente della Guardia di Finanza ed ex-capo dell'Unità investigativa finanziaria Unmik che ha collaborato con l'Olaf.

L'inchiesta e' stata supportata da European Investigative Journalism Fund 1, una prestigiosa fondazione di giornalismo con sede a Bruxelles che ha finanziato questo lavoro di ricerca sul Kosovo
 

(28 giugno 2012)


=== 5 ===

http://www.rt.com/news/conflict-coverage-jatras-kosovo-659/

RT - July 8, 2012

'Washington backed jihadist elements in Kosovo, now in Syria'


The Western media's coverage of the Syrian conflict has drawn comparisons to how it covered conflicts in the past, most notably the series of brutal wars that accompanied the disintegration of Yugoslavia in the 1990s.
James Jatras, the director of the American Council on Kosovo, believes the similarities between the two conflicts run deep. 
“There are similarities on three crucial levels when we look at Syria,” Jatras told RT. “One has to do with the international system, the rule of law, the role of the Security Council. Another has to do with the status of sovereign states, and how you treat a sovereign state that has an insurgency within its borders.”
The third level involves taking a complex situation involving atrocities and violence committed on both sides of the conflict, and attributing them only to one side. 
“What you do is come up with a concept, and you fit the facts into the concept. You don’t take a step back in good faith, look at what’s really going on, look at the suffering of people on both sides,” Jatras noted. 
Jatras believes that the West has essentially been pouring gasoline on a smoldering fire, using words like “genocide,” and only wants victory for one side and utter destruction for the other.  
He also took note of the similar fates of the Christian population in both the Kosovo and the Syrian conflict. 
“Why is it that in the name of fighting terrorism and promoting democracy, the United States always seems to find itself on the side of jihadist elements engaging in terrorism with predictable results for the Christian population, as we saw in Kosovo when half of the Orthodox Serb population had to flee the province, and thousands of them were killed by the ‘liberators,’ – the Kosovo Liberation Army?"
Jatras told RT that there are several reasons why the United States may be willing to support Islamic fundamentalists. Most importantly, it is America’s cozy relationship with Saudi Arabia and the Gulf States, and hence its desire to show it has its friends' backs when it comes to facilitating an environment for international commerce.


=== 6 ===

Il capo della missione OSCE in Kosovo-Metohija, Werner Almhofer, ha condannato l’assassinio di Milovan e Ljiljana Jevtic, rimpatriati serbi nel borgo kosovaro di Talinovac, nel comune di Urosevac. "Sono costernato e triste per questo crimine, e sono convinto che la polizia e la giustizia faranno il possibile per risolvere al più presto il caso", ha affermato il capo della missione OSCE. Nel frattempo, i due serbi-kosovari non sono stati nemmeno sepolti nella loro terra natìa, bensì a Kraljevo, in Serbia centrale, dove almeno si spera che le loro tombe non saranno devastate, come invece regolarmente avviene nei cimiteri serbi del Kosovo.

Zločini bez kazne

Pon, 09/07/2012

Još dvoje Srba na Kosovu i Metohiji, svirepo je ubijeno pre nekoliko dana. Policijski i pravosudni organi u Pokrajini kažu da ne znaju ni ko je uradio to zlodelo, ni zbog čega, mada je jasno da je reč o etnički motivisanom zločinu, koji ima za cilj da se i ono malo Srba što je ostalo na Kosmetu, obezglavi i protera.

U kući srpske porodice Milovana i Ljiljane Jevtić u selu Talinovac kod Uroševca, boravio sam tri puta od njihovog povratka. Još mi je u svežem sećanju Milovanova energija i optimizam, želja da obnovi selo, da se vrati što više dojučerašnjih komšija. Sedeli smo najčešće na terasi, probali sočne kruške i šljive iz njegovog voćnjaka, ili med iz njegovog pčelinjaka, koji je formirao odmah nakon povratka. Ipak, najradije se setim priče o njegovom novom ljubimcu, malenom psu, koji je, gotovo neobjašnjivo, jednostavno napustio svoje dotadašnje vlasnike, komšije Albance i preselio se kod Jevtića. I ništa ga više nije moglo od njih odvojiti. Albanci su ga nekoliko puta, mimo njegove volje, nosili svojoj kući, ali psić se uvek vraćao Jeftićima. Milovan mi je pričao da je u „komunikaciji“ sa pridošlim ljubimcem u početku bilo izvesnih poteškoća, tačnije nije razumeo kad mu se ovaj obraća na srpskom jeziku, ali da je za vrlo kratko vreme, sve „skapirao“ i znao šta se od njega traži.

Na sve što su uradili, Milovan i Ljiljana su bili ponosni, često su isticali da veruju komšijama Albancima, jedan od njih im je sačuvao i kuću, praktično nedirnutu. Štaviše, govorili su da nemaju razloga za strepnju, da slobodno idu gde god hoće. Milovan je kao predstavnik sela imao i kombi vozilo koje je bilo na raspolaganju svim povratnicima. Kome su to onda ovi ljudi smetali, čime su zaslužili da budu surovo likviditrani?

Ne mogu, a da se ovde ne setim još jednog mučenika, mog sagovornika i prijatelja, koji je na istovetan način i iz istih razloga izgubio život u kući u kojoj se rodio, a iz koje su ga terali. Sredinom juna 2006. godine, posetio sam, naime, povratnika Dragana Popovića, iz varošice Klina u Metohiji. Tek se bio vratio u svoju kuću, sa ogromnim dvorištem i voćnjakom, kosio je travu i uređivao okućicu. Sedeli smo za tek napravljenim stolom, u debeloj hladovini, pili „mušku“ kafu i pričali o planovima. Bio je hrabar i odlučan da ostane u svojoj kući, iako je znao da mu prete. Pokazivao je „sveže“ tragove od kuršuma u kućnim vratima i na zidu, čime su mu komšije poželele „dobrodošlicu“. Neće, kazivao je, bežati pred ovim kukavicama iz mraka, a ja sam mu obećao da ću ga ponovo posetiti. Popovića, na žalost, nikada više nisam video, ubijen je nekoliko dana nakon našeg poslednjeg viđenja, metkom u potiljak. Ni ovaj Srbin, u ozbiljnim godinama, nikome ništa nažao nije učinio. A do dan danas, policija i pravosudni organi na KiM, „ne znaju“ ko ga je i zašto likvidirao.

U selu Grebnik kod Kline, prošle godine, nekako u ovo vreme i u istom kontekstu, jadao mi se još jedan srpski povratnik - Đuro Krasić. ”Mi smo ti, govorio je, kao psi. Može ko god hoće da nas maltretira, napadne, ubije, a da za to nikom ne odgovara. Zato gledaj da sam čuvaš glavu, i ni od koga ne očekuj zaštitu.“

Ovo su samo fragmenti jedne opšte kosovske slike, a sve to na slikovit način svedoči kako danas izgleda „multietničko i demokratsko” Kosovo, za koje zapadni zvaničnici tvrde da je postiglo uspeh i standarde u vladavini prava. Ubistva Srba i drugi zločini, prema njima, događaju se uvek i po pravilu onda kada je vidljiv iole ozbiljniji uspeh na povratku ili stvaranju uslova za njihov normalan živor. Počinioci, takođe po pravilu, nikada ne bivaju otkriveni. Nisu li to onda očigledni i više nego dovoljni pokazatelji da je reč, ne o zločinu neodgovornih ekstremnih albanskih pojedinaca, već o smišljenoj strategiji upravo onih koji danas vladaju Kosovom!? I, zašto Zapad uporno, na sve te zločine, zatvara oči?

Autor Vukomir Petrić



Kraljevo : Sahranjeni supružnici Jevtić sa Kosmeta

Pon, 09/07/2012

Na Novom groblju u Kraljevu danas su u prisustvu rodbine i prijatelja sahranjeni supružnici Milovan i Ljiljana Jevtić, koji su u petak ubijeni u svojoj kući u selu Talinovac kod Uroševca na Kosovu i Metohiji. Sahrani je prisustvovalo oko 500 građana, među kojima i dvadesetak komšija iz Talinovca koji su organizovano došli kako bi poslednji put odali poštu Jevtićima. Kosovska policija i Euleks, koji vode istragu o ubistvu bračnog para srpskih povratnika, do sada nisu saopštili nikakve detalje o motivu svirepog zločina niti su uspeli da identifikuju i uhapse počinioce.


---


B92 - 8 juillet 2012

Kosovo : le meurtre d’un couple de Serbes remet en cause le fragile processus des retours


Traduit par Philippe Bertinchamps

Un couple de Serbes revenus vivre au Kosovo depuis 2004 a été assassiné vendredi soir dans un village proche d’Uroševac/Ferizaj. Ce double meurtre a été vivement condamné par Belgrade, tandis qu’il replonge les Serbes du Kosovo dans les pires heures d’angoisse. Les autres familles serbes de ce village ont décidé de ne pas quitter le Kosovo, mais demandent la protection de la Kfor.

Milovan Jevtić et sa femme Ljiljana ont été tués vendredi soir vers 22 heures dans le village de Talinovac, près d’Uroševac/Ferizaj. Les époux étaient âgés d’environ 55 ans, et Milovan était représentant au Conseil du village, a déclaré le ministre serbe pour le Kosovo.

Selon le porte-parole de la police régionale du Kosovo, Agim Gashi, le couple a été tué avec une arme de calibre 7.62. 
La police est à la recherche des auteurs de ce crime. Personne n’a encore été arrêté.

Le coordinateur de la municipalité serbe d’Uroševac, Milan Janjić, a déclaré que le mobile de ce meurtre était inconnu. L’adjoint du ministre serbe pour le Kosovo, Saša Rašić, a indiqué samedi à Tanjug que la police du Kosovo avait ouvert une enquête et que les unités spéciales travaillaient sur cette affaire. Il a ajouté que les circonstances de ce meurtre étaient encore floues.

Selon Milan 

Janjić, Ljiljana était arrivée quelques jours auparavant à Talinovac, où vivent déjà huit familles de Serbes revenus au Kosovo. Milan 

Janjić a indiqué que Milovan et Ljiljana Jevtić étaient revenus au Kosovo en 2004. Ils laissent deux enfants qui vivent en Serbie centrale.

Les villageois n’ont rien entendu, car la maison est située en retrait du village. 
C’est un voisin albanais, qui assure une garde du village, qui a découvert les cadavres. « EULEX et la police du Kosovo ont placé des scellés sur la maison », a déclaré Milan Janjić à KiM Radio. 
Branislav Milenković, du Conseil représentatif du village, a expliqué qu’il a vu les Jevtić la dernière fois ce vendredi.

Il a demandé à la police d’évacuer cinq ou six familles du village en direction de l’enclave serbe de Štrpce, mais un policier a déclaré que les villageois ne devaient pas s’inquièter pour leur sécurité, car le KPS était déployé dans le village. Les huit familles serbes de Talinovac ont finalement pris la décision collective de rester au Kosovo, mais elles demandent que leur sécurité soit également assurée par la Kfor.

Le Secrétaire d’État pour le Kosovo et Metohija Oliver Ivanović a déclaré que ce meurtre révélait que « personne à Pristina ne s’occupait de la sécurité des Serbes », tandis que Rada Trajković, députée au Parlement du Kosovo, expliquait qu’après ce meurtre, les Serbes du Kosovo se sentent une fois de plus « abandonnés ».





Slovenia: NO to NATO, NO to austerity measures

1) New austerity package in Slovenia
2) Slovenia's leading newspaper calls for country to leave NATO


=== 1 ===
 

New austerity package in Slovenia

By Markus Salzmann 
6 July 2012

With Slovenian banks heavily in debt, the right-wing government of Prime Minister Janez Jansa is acceding to the demands of the European Union and international financial institutions for tougher austerity measures.

The banking sector of Slovenia (formerly a part of the Yugoslav Republic) notched up its third successive year of losses in 2012. The country’s three biggest banks are now calling for injections of capital by the state.

State-owned Nova Ljubljanska Banka (NLB) must raise 320 million euros to meet the requirements of the European Banking Authority. Last April credit rating agency Moody’s downgraded the NLB’s rating, along with those of several other Slovenian banks.

The proportion of bad loans rose in March this year to nearly twelve percent of all loans, or over six billion euros. The debt crisis has led to a freeze on bank lending, principally affecting the construction, insurance, and financial services industries.

The media has already identified Slovenia as the EU’s next “problem child.” A decline in economic output of 1.5 percent is forecast for this year. Last year the economy shrank by 0.2 percent. At 5.5 percent, the interest rate for Slovenian government bonds is one percent higher than a year ago. In December 2009, the EU initiated a so-called deficit procedure against Slovenia over its “excessive budget deficit.”

To comply with EU requirements, the Slovenian parliament adopted an austerity package in May for 2012 and 2013. Public expenditure is be cut back by 800 million euros this year and 750 million euros in 2013. Last year, the budget deficit was 6.4 percent of GDP. The cuts aim to reduce it to 4 percent of GDP this year and under 3 percent by 2013.

The new austerity package, which is particularly directed at the public sector, was preceded by a vote in the Slovenian parliament to reduce corporate tax rates. The tax rate was cut from 20 to 18 percent and will fall a further one percent each year until it reaches a rate of 15 percent by 2015. This will make it among the lowest rates in Europe.

The right-wing parties took over government earlier this year with the declared aim of imposing the austerity measures, which the previous social-democratic government had failed to implement due to internal divisions.

The Positive Slovenia party won the most votes in the federal election in December 2011. The mayor of the capital, Zoran Jankovic, had founded the party two months earlier to run in the election. Jankovic failed to secure a majority in parliament, however.

The conservative Slovenian Democratic Party (SDS) then formed a coalition with the People’s Party (SLS), the New Slovenia Party (NSI), the Civil List and the pensioner’s party Desus. Jansa was prime minister from 2004 to 2008 and led Slovenia into the EU.

Under Jansa, Slovenia was one of the first EU countries to ratify the new European fiscal pact this spring. A leading role in the drafting of the new austerity package was played by Finance Minister, Janez Sustarsic, a proponent of a radical austerity. He now plans to introduce a “debt brake” balanced-budget amendment into the country’s constitution.

The Government also announced further privatizations and a new social contract. According to government officials, the contract is to be the starting point for “systemically important” changes in labour legislation, pension and health care.

Half of the planned savings will be achieved through cuts in public spending. The measures include pay cuts of 15 percent for civil servants, who will also lose holiday pay. In addition, teachers will be required to work for about three hours longer per week, and class sizes are to be expanded. This is supposed to eliminate some 420 million euros in spending in two years

There are also plans for a series of severe cuts in social benefits. Unemployment benefits are to be reduced and their duration limited to 18 months. Child support and subsidies for food for students will also be cut, as well as funding for child care and kindergarten.

Prime Minister Janez Jansa defended the planned austerity measures, which he described as mild given Slovenia’s situation, and announced further cuts. “This is just the first step, it will not be enough,” the Premier added.

To limit opposition to the measures, the governing parties also agreed to make it harder to hold popular referendums. When they were out of government, the SDS used such referendums to block social-democratic plans for pension and labour market reform.

An estimated 100,000 employees in the public sector struck against the austerity measures in April. Schools and kindergartens were closed and many hospitals reduced to emergency service. There were traffic jams at border crossings with Croatia as tax collectors and police officers joined the protests. Demonstrations against the government took place in cities across Slovenia.

Amid mounting public outrage, the trade unions have played a key role in suppressing strikes and protests. Close collaboration between government, business and the trade unions has characterized Slovenian political life since it broke away from Yugoslavia.

The unions played a key role in privatizating enterprises in the early 1990s and suppressed all opposition by workers to the sell-off of key sectors of the Slovenian economy. The trade union federation ZSSS saw itself as “active partners in the privatization process.”

Immediately after the April strikes, the unions declared their support for the government’s course. Many unions openly supported the current government’s policies and have refrained from initiating any referendums against its planned labour market reforms.

The daily newspaper Dnevnik aptly remarked: “Jansa’s Shock Doctrine, like his principle of taking from the poor to give to the rich, is made possible mainly due to the passive and submissive nature of the media and the behaviour of the unions and leftist opposition parties.”



=== 2 ===

http://news.xinhuanet.com/english/world/2012-07/07/c_131701017.htm

Xinhua News Agency - July 7, 2012

Slovenia's leading newspaper calls for country to leave NATO


LJUBLJANA: Slovenia's leading newspaper Delo on Saturday criticized NATO's failure in Afghanistan and suggested that the government consider leaving "this anachronistic organization."

Slovenia would be wise to leave NATO because its money is being spent on the alliance's "failed project" in Afghanistan while domestic spending cuts are affecting pensioners, young families, culture and education, Delo said in a commentary.

The fact is that joining the alliance was the biggest and most expensive mistake of Slovenian foreign policy, Delo wrote. The newspaper said that NATO is no longer an alliance for the protection of its members and instead has become an organization that intervenes around the world.

"The current crisis is an excellent opportunity to leave this anachronistic organization, which is lost in time and space," the Delo article said.

The call for leaving NATO was made after the Slovenian government pledged to provide 500,000 U.S. dollars to Afghan security forces after NATO ends its combat operations there in 2014.

Based on the principle "in together, out together," Slovenian troops would stay in Afghanistan until the completion of the mission of the NATO-led International Security Assistance Forces, Prime Minister Janez Jansa said Thursday.

After 11 years of war in Afghanistan since October 2001, the U.S.-led forces recently announced plans to hand over security responsibilities to Afghan forces in 2013, and to withdraw the ISAF by the end of 2014.




In memoria di Vittorio Tranquilli

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus si unisce al cordoglio per la scomparsa del prezioso e indimenticabile compagno Vittorio Tranquilli.
Formatosi politicamente alla scuola dei "comunisti cristiani" di Franco Rodano, Vittorio aveva mantenuto fin dopo la fine degli anni Ottanta e dopo lo scioglimento del PCI quella esigenza di impegno sociale e quella impostazione rigorosa che a ogni cosa anteponeva la dignità dell'individuo. Coerentemente con questo imperativo morale, allo scoppio della guerra fratricida in Jugoslavia egli aveva immediatamente riconosciuto l'enorme ingiustizia perpetrata ai danni di milioni di esseri umani dall'altra parte dell'Adriatico ed aveva avuto l'onestà ed il coraggio, mancati a tanti suoi ex-compagni, di andare a guardare anche dall'altra parte della barricata, dai "nemici" serbi, promuovendo da subito iniziative di solidarietà, di conoscenza e di amicizia internazionalista con scuole della Vojvodina (Bačka Topola) e della Repubblica Serba di Bosnia. 
Era ancora la metà degli anni Novanta quando Vittorio ed altri compagni della capitale avviavano anche le prime iniziative di contro-informazione, per contrastare la propaganda di guerra ed abbattere l'ostracismo razzista imperante nei confronti della parte jugoslava e serba; subito dopo gli accordi di Dayton, Vittorio contribuiva ad organizzare e poi presiedeva una due-giorni di discussione su questi temi all'Università di Roma "La Sapienza" (1).
Con il passare degli anni le iniziative di solidarietà aumentavano, ed aumentava in particolare il numero di quelle che lui anziché "adozioni a distanza" preferiva chiamare "borse di studio" attivate dall'Italia a sostegno dei giovanissimi vittime della ferocia dei potenti. Aumentava però purtroppo anche l'estensione di quella guerra scatenata per la distruzione della Jugoslavia, fino ai bombardamenti incostituzionali e criminali del 1999.
In quel periodo alcuni di noi hanno fatto scelte di priorità diverse rispetto a Vittorio, concentrandosi di più sugli aspetti politici e sulla critica alla disinformazione strategica, laddove Vittorio intensificava instancabilmente, nonostante l'età oramai avanzata, le iniziative di solidarietà umanitaria, allargandone anche lo spettro dei beneficiari. Altri, tra di noi, hanno invece incontrato Vittorio e la sua onlus "A, B, C, solidarietà e pace" (2) proprio allora, dopo il '99, e con Vittorio e la sua associazione hanno intrapreso una collaborazione efficace, ad esempio a sostegno delle famiglie degli operai ed ex operai della Zastava di Kragujevac, la grande fabbrica metalmeccanica dapprima bombardata e poi espropriata dalla FIAT. 
Tutti noi - sia chi negli anni ha perso di vista il "vecchio" Vittorio, sia chi invece lo ha sempre di più affiancato nelle iniziative di solidarietà - siamo certi che gli amici di "A, B, C, solidarietà e pace" e tutti quelli lo hanno conosciuto ne continueranno l'opera con lo stesso entusiasmo e lo stesso spirito di fratellanza fra i popoli che egli ci ha insegnato.

Per CNJ-onlus, il segretario
Andrea Martocchia



Inizio messaggio inoltrato:

Da: -- JEDINSTVENA SINDIKALNA ORGANIZACIJA ZASTAVA KRAGUJEVAC<jsozastava @ open . telekom . rs> 
Data: 07 luglio 2012 11.19.49 GMT+02.00

07 07 2012

È MORTO “SUPERDEKA” (SUPERNONNO)

Ci ha profondamento colpita notizia triste sulla scomparsa di nostro supernonno come lo chiamavano i bambini e ragazzi della grande famiglia della Zastava.
L’abbiamo conosciuto nel ’99 mentre le bombe e missili colpivano il nostro paese quando e venuto tra i primi assieme alla sua delegazione per mostrarci che oltre le frontiere bloccate c’era una parte d’Italia che ci era vicina e che aveva rifiutato ad accettare le bugie servite nella guerra massmediatica, l’Italia che richiedeva il rispetto dell’Articolo 11 della Costituzione italiana.
Gia dal ’99 “il nostro” Vittorio Tranquilli era diventato nonno di tutti i ragazzi, non solo di Kragujevac ma anche di parecchie citta in Serbia, Bosnia, Repubblica Srpska e fino all’Africa.
E morta la Yugoslavia, e morta la Zastava, anche tu caro nonno sei andato al tuo ultimo viaggio ma noi ci ricorderemo per sempre di te...
Ti vogliamo bene

SINDACATO ZASTAVA
(Sindacato Unitario – Samostalni)
Kragujevac
e
tutti i bambini e ragazzi adottati dall’
Associazione ABC – solidarieta e pace