Informazione
MARTEDÌ 02 GIUGNO 2009 A NOVARA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO GLI F-35
L’iter parlamentare per l’approvazione dell’insediamento, a Cameri (NO), della fabbrica della morte per l’assemblaggio degli F-35 è ormai definito. A partire dal 2010 inizierà la costruzione del capannone da cui usciranno delle macchine che verranno consegnate a diversi stati che li utilizzeranno per bombardare ed uccidere.
Tale impresa industriale-militare viene condotta, con ampio dispendio di denaro pubblico, dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin in associazione all'italiana Alenia Aeronautica (del gruppo Finmeccanica) e coinvolgerà una serie numerosa di fabbriche di armi e di morte collocate qua e là sul nostro territorio. Insomma, il riarmo come via d’uscita dalla crisi economica, come con la Grande Crisi degli anni ‘30 e con la Grande Depressione di fine ‘800. Peccato che in entrambi i casi questa strada abbia condotto a guerre mondiali. Di certo, l’impiego dei nuovi bombardieri nelle missioni “di pace” produrrà distruzione, morte e sofferenza.
Di sicuro gli F-35 sono i perfetti strumenti operativi di una sorta di gendarmeria mondiale in via di perfezionamento: una volta costruiti non faranno certo la ruggine in qualche hangar italiano o olandese, bensì saranno presto adoperati per uccidere e distruggere in svariate guerre, sia attuali sia future.
Gli F-35 ci costeranno un sacco di soldi: circa 600 milioni di euro per costruire e attivare la fabbrica di Cameri, circa 13 miliardi di euro (a rate, fino al 2026) per l'acquisto dei 131 aerei che l'Italia vuole possedere. Del resto è stato già speso o impegnato quasi un miliardo di euro. E ciò risulta ancor più impressionante se si considera la grave crisi economica in corso. Nessuno può ignorare che, con una spesa di questa entità, si potrebbero senza alcun dubbio creare ben più dei miseri 600 posti di lavoro promessi all'interno dello stabilimento di Cameri. Si potrebbe altresì intervenire in vario modo per migliorare le condizioni di vita di tutti: per esempio ampliando e migliorando la qualità della spesa sociale, tutelando davvero territori e città (basti pensare agli effetti del terremoto abruzzese), investendo in fonti energetiche rinnovabili e ridistribuendo reddito.
E poi vogliono costruire gli F-35 proprio ai confini del parco naturale del Ticino, che dovrebbe quindi sopportare l'impatto dei collaudi di centinaia e centinaia di aerei rumorosissimi e certamente inquinanti, con le relative gravi conseguenze per la salute e la qualità della vita degli abitanti della zona, mentre si potrebbe riconvertire il sito militare ad uso civile.
In definitiva, siamo contro gli F-35 perché ci ostiniamo a pensare che sia possibile vivere in un altro modo: senza aggredire gli altri popoli, senza militarizzare il territorio ed i rapporti sociali, operando perché cessi davvero la terribile guerra permanente che l'occidente dei ricchi conduce contro i poveri del nord e del sud del mondo.
Tutti a Novara, quindi, il 02 giugno 2009 alle ore 15.00, davanti alla stazione ferroviaria in piazza Garibaldi. Da lì partiremo per percorrere le strade della città e per gridare forte la nostra opposizione all'ennesima impresa di morte.
Per adesioni: adesione@... - Per informazioni: info@...
ADESIONI: http://www.nof35.org/doc/adesioni_300509.htm
LOCANDINA: http://www.nof35.org/images/Locandina%20020609.jpg
INDICAZIONI: http://www.nof35.org/doc/indicazioni.htm
(ANSA) La crisi e la recessione che stanno colpendo duramente la Serbia
hanno indotto le associazioni sindacali e alcuni imprenditori della
grande distribuzione ad aprire speciali punti vendita con prezzi
superscontati, a beneficio delle persone a piu' basso reddito.
Sono i cosiddetti 'negozi SOS', che offrono in prevalenza prodotti di
prima necessita' e di largo consumo a prezzi inferiori fra il 30% e il
50% rispetto a quelli dei normali supermercati. Finora nella capitale
Belgrado ne sono stati aperti tre, e si prevede che entro fine maggio il
loro numero salira' rapidamente a 11.
A beneficiarne sono disoccupati, pensionati, studenti e tutti coloro che
ricevono una paga inferiore a 20 mila dinari al mese (poco piu' di 210
euro). Per poter acquistare in tali negozi e' necessario ottenere una
tessera speciale che attesti la condizione disagiata.
Le autorita' di Belgrado hanno dato pieno appoggio all'iniziativa dei
'negozi SOS' presa congiuntamente dall'Associazione dei sindacati liberi
e indipendenti e dalla catena commerciale della grande distribuzione
'Jabuka' (Mela). In Serbia le persone che vivono al di sotto della
soglia di poverta' - valutata in circa 9 mila dinari (meno di cento
euro) -sono intorno al mezzo milione, su una popolazione complessiva di
circa 7,5 milioni di abitanti.
Con la crisi, il paese ha dovuto abbandonare ben presto l'idea di
continuare con un tasso di crescita superiore al 6% annuo, fatto
registrare negli ultimi anni. La recessione e' ormai una realta' e
quest'anno, come indicato dalle autorita', il Pil dovrebbe far
registrare un calo fra il 6% e il 7%. La disoccupazione e' attestata al
14%, e secondo dati diffusi di recente dall'Ufficio nazionale di
statistica, dall'inizio di quest'anno sono andati persi circa 10 mila
posti di lavoro al mese.
La crisi colpisce non solo la Serbia ma tutti gli altri paesi dei
Balcani occidentali. La Slovenia ha anch'essa deciso l'apertura di
'negozi SOS' sul modello di quelli di Belgrado, mentre in Croazia tale
iniziativa e' prevista a partire da settembre. La stessa Croazia, e il
vicino Montenegro - in vista della stagione turistica - hanno avviato
campagne per attrarre un maggior numero di turisti serbi, che nei due
paesi erano numerosissimi prima delle guerre balcaniche.
La situazione e' peggiore in Bosnia-Erzegovina, la cui economia ha
subito in modo particolarmente duro le conseguenze della guerra e dove
la disoccupazione raggiunge punte del 40%. QN
13/05/2009 15:26
Partija komunisti Srbije, povodom obeležavanja Dana Mladosti, ispred Muzeja 25. maj, organizovaće doček štafeta Mladosti iz svih nekadašnjih Republika SFRJ, a ove godine u planu je i protestni miting.
Nas, komuniste, ali i ljude koji se sećaju ukupnog života i rada u SFRJ, često i uglavnom, sadašnji vlastodršci nazivaju nostalgičarima, a evo vreme pokazuje, da mi nismo nostalgičari, već ljudi koji znaju šta je pravda, šta je to život dostojan čoveka,...
A kada se mi prisećamo tih vremena, tog rada i života u SFRJ, nije to nostalgija, već uviđanje, da smo, kroz jedan vešt i pakleno dobro osmišljen plan, izmanipulisani, a potom, svojom pasivnošću, dozvolili, da nam kontrarevolucionari, kao produžena ruka svetskog kapitalizma, ne samo razbiju državu, izazovu krvave međunacionalne sukobe, ekonomska razaranja,... već da nas, na kraju stave u položaj robova. Od gospodara svog rada i rezultata rada, pretvoriše nas u sluge i robove!
Zato, ovog 25 maja, neće biti samo "nostalgije" - KREĆEMO U PROTIV NAPAD!!!
Osnova protesta su:
- Protest zbog pokušaja ministra Đelića da svojime "idejama" praktično izvrši prenamenu osnovne delatnosti muzeja, a iza toga stoji zakulisni plan u vezi sa trajnim zatiranjem osnovne delatnosti muzeja 25. maj. Zašto? Zato, jer svako podsećanje na SFRJ, izaziva strah i paniku kod vlastodržaca, da se prevareni narod konačno osvesti, digne glavu i s pravom krene u protiv napad!!!
- Protest zbog ukupnog stanja u Srbiji, ali i pokušaja vlasti, da svoju nesposobnost i nestručnost u vođenju države, prebaci na svetsku ekonomsku krizu,... spasavajući pri tom poredak i kapitaliste, opet i po ko zna koji put, na štetu većine građana Srbije!!!
Ujedinjena partija Komunisti Srbije, poziva građane, sve stvarne gubitnike ove, ne može se drukčije reći nego - kontrarevolucije, a to je ogromna većina svih stanovnika Srbije, da prisustvuju planiranim aktivnostima, a posebno PROTESTNOM MITINGU!
Zlo koje je nad nama - KAPITALIZAM, i pored svojih velikih zagovornika (oličenih u pripadnicima aktuelne vlasti) njegovog najgoreg oblika poznatog kao LIBERALNI KAPITALIZAM, koji je ustvari pljačkaški i poguban za većinu građana Srbije, sa eskalacijom krize, pokazalo je svu pohlepu kapitalista i nesposobnost, a time i pogubnost daljeg opstanka kapitalističkog sistema! Jer u pitanju je sistem od kojeg koristi ima mali broj ljudi! Dakle, kapitalizam nije rat za bolji život većine građana, kako nam to kapitalisti i njihova produžena ruka - vlast, neprekidno ponavljaju, već rat za veći profit i bolji život kapitalista!
Novopečeni kapitalisti, tajkuni,... na račun našeg rada i znoja, na račun našeg višegodišnjeg odricanja, uz pomoć kontrarevolucionara, u oblandu uvijenu Zakonom o privatizaciji, promeni Ustava,... oteše i od nas otuđiše naše fabrike, naš socijalistički društveni sistem, našu sveukupnu brigu o svakom čoveku,...
Zato poštovani građani, okupimo se i "UDRI PO KAPITALIZMU - DOSTA JE BILO KUKANJA".
Planirani protestni miting prvi je u seriji mitinga i predstavljanja ujedinjene partije Komunisti Srbije, širom Srbije!
Pridružite se ujedinjenoj partiji Komunisti Srbije, da zajedno, zbog nas, zbog naše dece, zbog dece naše dece, ponovo stvorimo društveni sistem u kojem ćemo živeti životom dostojnim čoveka! Nema više čekanja, "kukanje" je neproduktivno, a pasivnost pogubna!
Zato, uzmimo svoju sudbinu u svoje ruke, započnimo prave i za većinu građana neophodne promene i pobedimo ove zagovornike kapitalizma! Naterajmo ih da raspišu prevremene izbore, a onda, pobedimo ih i uklonimo iz političkog života, jer su posejali mržnju, bedu, pljačku, korupciju i izazvali mnogo nesreće i zla!!!
Počnimo pobednički pohod ka životu dostojnom čoveka, dolaskom na protestni miting!
Udružimo se!!!
Komunisti Srbije,
8. Crnogorske brigade 6/g1
Beograd
telefon/faks: 011 35-14-478
e-mail: komsrb@...
U 12.00 je doček štafeta iz svih republika nekadašnje SFRJ, oko 12.30 počinje protestni miting, u 13.00 polaganje cveća i štafeta na Titov grob, a potom poseta izložbi efekat Tito, koja je na zahtev naše partije produžena za čitavih mesec dana - do kraja maja.
Organizuje: Komunisti Srbije
Plato ispred Muzeja 25. Maj, Kuća cveća
BELGRADE, Serbia-Serbian nationalists on Friday expressed their opposition to the upcoming visit by U.S. Vice President Joe Biden, accusing him of being anti-Serb.
Biden arrives in Serbia next week as part of a Balkan tour that also includes visits to Bosnia and Kosovo. He is expected to meet with local political leaders and U.S. military and other personnel stationed in the region.
The tour is widely seen in Serbia as an important sign of continued U.S. support for the stabilization of the Balkans, which was embroiled in a series of ethnic conflicts during the 1990s.
But many in Serbia still view the U.S. as anti-Serb because of Washington's support for Kosovo's statehood. The former Serbian province declared independence last year.
The U.S. also led a NATO bombing campaign in 1999 that ended Belgrade's crackdown against the separatists in Kosovo, and Serbia's rule in the region.
Several nationalist parties handed a list of alleged Biden statements to the Foreign Ministry and accused him of supporting the 1999 NATO bombing.
"We believe that the statements and policies of Joseph Biden are contrary to the interests of Serbia and the Serbian people," said Jovan Palalic, of the Serbian Democratic Party.
Another politician, Aleksandar Vulin, added that Biden "is not welcome in Serbia."
The U.S. Embassy did not immediately comment on the nationalists' statements about Biden.
Serbian Interior Minister Ivica Dacic said Thursday authorities were boosting security measures to the highest level for Biden's visit.
Joe Biden Caught Virulent Serbophobia from the Ustasha Clergy Back in the Early 1980s
(Libertarian)
Friday, September 12, 2008
(ANSA) - BELGRADO, 15 MAG - Il Partito democratico serbo (Dss) dell'ex presidente ed ex premier Vojislav Kostunica, insieme all'alleato di coalizione di Nuova Serbia (Ns), ha diffuso un documento di critica e condanna della visita che il vicepresidente americano Joe Biden effettuera' a Belgrado la prossima settimana. Come riferisce l'agenzia Tanjug, nel documento - intitolato 'Mai nella Nato' - si stigmatizza la politica di Biden, che sarebbe contraria agli interessi della Serbia. ''Noi siamo convinti che le dichiarazioni e la politica seguita da Biden siano contrarie agli interessi della Serbia e dei suoi cittadini'', ha detto Jovan Palalic, deputato del Dss. A suo avviso, proprio la politica seguita da Biden porto' ai bombardamenti della Nato sulla Serbia e all'appoggio per la secessione e l'indipendenza del Kosovo. Secondo Palalic, Biden durante la sua visita potrebbe cercare di fare nuove pressioni sulla Serbia. Nei colloqui a Belgrado, ha affermato il deputato, il vicepresidente americano ''esercitera' molto probabilmente nuove pressioni sulla Serbia affinche' stabilisca relazioni di buon vicinato con il falso stato del Kosovo, indebolisca le istituzioni della Republika Srpska e rinunci alla neutralita' militare per cominciare il processo di adesione alla Nato''. Biden comincera' il 18 maggio un giro nei Balcani occidentali, visitando Serbia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo. Secondo la tv B92, il vicepresidente dovrebbe fare tappa a Belgrado il 20 maggio. (ANSA). QN
15/05/2009 16:26
=== 3 ===
Stop NATO
http://groups.yahoo.com/group/stopnato
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http://www.sofiaecho.com/2009/05/02/713881_biden-bypasses-bulgaria-but-will-visit-serbia
Sofia Echo - May 2, 2009
Biden bypasses Bulgaria but will visit Serbia
by Gabriel Hershman
US vice president Joe Biden will be visiting the Western Balkans in May but...Bulgaria would appear not to be on his planned itinerary.
The news came from the press service of the office of the Vice President of the United States.
According to the official message, Biden's Balkans tour will not reach Bulgaria because it will concentrate on the Western Balkans. Biden will be visiting Bosnia and Herzegovina, Serbia, and Kosovo. Biden's tour of the Balkans is due to start on May 18. He will be meeting with political leaders as well as with American troops stationed there.
His trip to Serbia could potentially be tense because Biden was one of the strongest supporters of the allied bombing of Belgrade in the 1990s.
According to reports, Biden did not hesistate to call former Serbian leader Slobodan Milosevic "a thug" to his face.
A Serbian political analyst, Obrad Kesic, was on record last year as saying that it would not be good for Serbia if Joseph Biden were elected US vice-president.
"He was not only one of those who the tabled resolution to bomb Yugoslavia in 1999, but he is also firm in his belief that changes in Serbia came as a result of pressure from Washington," Kesic told Belgrade daily Blic.
....
Kosovo declared independence from Serbia in 2008 and is recognised by at least 58 countries including the United States and most EU member states.
Serbia, along with Russia, had protested against the Bush administration's recognition of Kosovo's unilateral declaration of independence last year.
According to statements from the press service, Kosovo's capital, Pristina, is likely to be Biden's first stop on his Balkans visit. There, one can assume, Biden will be assured of a warm welcome.
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http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2009&mm=05&dd=14&nav_id=59139
Beta News Agency - May 14, 2009
Sejdiu: Biden visit historic
PRISTINA - Kosovo President Fatmir Sejdiu says that the upcoming visit of U.S. Vice President Joe Biden to Kosovo will be a historic event.
“The visit will be special, and of historic significance,” Sejdiu said, adding that the arrival of American officials was a sign of support for Kosovo, democracy and the successful development of all the countries in the region.
Sejdiu said that Biden’s visit would be an opportunity to underline common and bilateral commitment to further, strong cooperation “between the two countries.”
Kosovo media have identified Biden as one of the most prominent supporters of Kosovo independence over the last two decades.
In a report previewing Biden’s visit to Kosovo, Radio Television Kosovo stated that the vice-president’s visit was expected not only to confirm continued U.S. support for Kosovo independence, “but the sanctity of territorial integrity” as well. [No doubt said with a straight face.]
Kosovo will be Biden’s first stop on his tour of the Balkans, before he moves on to Bosnia-Herzegovina and Serbia.
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http://www.makfax.com.mk/en-Us/Details.aspx?itemID=4254
Makfax - May 14, 2009
US may appoint new Balkan envoy
Brussels/Belgrade - Washington is displeased with the development of events in the Balkans, particularly with the EU's policy on Balkans' integration into the bloc, and it is likely to appoint a new envoy for the region.
U.S. Assistant Deputy Secretary of State Stuart Jones conveyed Washington's position at a meeting with journalists accredited to Brussels, the Makfax news agency said.
It's not a secret that the US is deeply concerned by frequent messages by some EU members challenging the Balkans' accession into the EU and NATO, Jones said.
He stressed that Washington wants to double efforts with the EU to speed up the Euro-Atlantic integration of the Balkans.
"The EU and NATO membership perspective is an important encouragement for reforms and stabilization of the region. Any halt of the process could jeopardize the reform process and the stability of the entire region," the US diplomat said.
He added that Vice President Jospeh Biden, who is due to visit Sarajevo, Belgrade and Pristina next week, will send a message that the new administration in Washington is very much interested in Balkan events.
Although the decision on appointing a new US envoy on the Balkans is still under consideration, his task would be to speed up the Euro-Atlantic integration of the region.
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http://www.taipeitimes.com/News/world/archives/2009/05/17/2003443780
Deutsche Presse-Agentur - May 17, 2009
US refocusing on Balkans with Biden visit
-[The] US led airstrikes against Serbs in Bosnia and Serbia, as well as anchoring [military] missions in Bosnia and Kosovo.
In Kosovo, Biden on Thursday is expected to affirm US support for Kosovo and discourage ***separatist ambitions of the Serb minority*** dominating the northernmost section of the new country.
WASHINGTON AND BELGRADE - US Vice President Joe Biden will embark this week on a tour of the Balkans to “refocus” on the region and “reset” uneasy relations with Serbia, the largest and central former Yugoslav republic.
Starting on Tuesday and ending on Thursday, Biden will visit Bosnia, Serbia and Kosovo. Although the West remains frustrated by the stalled progress of Bosnia and concerned about the potential for violence in Kosovo, Biden’s task will be to offer a new start to Belgrade.
“This is a tremendous opportunity to make it very clear to the government of Serbia ... that we hope to be able to press the reset button with Serbia,” a senior US official said, acknowledging “realistic expectations” that some differences “we’re not going to resolve, particularly over Kosovo.”
The task will not be easy, with relations burdened by the US role in the bombing a decade ago of Serbia — over former Serbian president Slobodan Milosevic’s actions in Kosovo — and Washington’s backing of Kosovo’s secession last year from Serbia.
“Biden would probably try to perform a small miracle and demonstrate that America is fully open toward Serbia, ready not only for correct but good relations,” Washington-based Serbian analyst Obrad Kesic told the Voice of America radio.
“That will, however, be difficult within the context of conditioning, particularly that linked to the independence of Kosovo,” Kesix said.
The US official said that Biden, who ix expected in Belgrade on Wednesday, would not press Serbia to recognize Kosovo’s independence, asking only that Serbia refrain from undermining Kosovo’s independence.
“We’re very realistic about this. We’re going to have to agree to disagree,” the official said. “We have an opportunity to reset and restart the relationship between the United States and Serbia.”
Biden’s visit signals a refocusing under new US President Barack Obama on the Balkan region, which was in the international spotlight during the wars of the 1990s, but largely off the top-priority agenda during the post-Sept. 11, 2001, US preoccupation with the Middle East.
Along with diplomatic leadership in the Balkans in the previous decade, the US led airstrikes against Serbs in Bosnia and Serbia, as well as anchoring peacekeeping missions in Bosnia and Kosovo.
In Kosovo, Biden on Thursday is expected to affirm US support for Kosovo and discourage separatist ambitions of the Serb minority dominating the northernmost section of the new country.
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Stop NATO
http://groups.yahoo.com/group/stopnato
MILITARI, LA NATO, LE ARMI NUCLEARI, LO SCUDO STELLARE, GLI F35,
SERVITU’ MILITARI SOTTOSCRITTA DA OLTRE60.000 CITTADINI E CONSEGNATA AL PARLAMENTO ITALIANO IL 7 AGOSTO 2008.
A PIAZZA NAVONA, IL 21 MAGGIO
DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 20.00,
PRESIDIO DI DENUNCIA E DI COMUNICAZIONE CON VIDEO,
MOSTRE, DOCUMENTAZIONE SU GAZA (proiezione di: “Gaza. Il genocidio e il silenzio” e reportage fotografico di Alessia Leonello), AFGHANISTAN, IRAQ, LA
NATO E LE BASI MILITARI, I CACCIABOMBARDIERI ATOMICI F35.
Promuove l’iniziativa il COMITATO PROMOTORE LA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE CONTRO LE BASI, LE SERVITU’ MILITARI E I TRATTATI DI GUERRA, con il sostegno di:
Rete Disarmiamoli, Rete Semprecontrolaguerra, Sinistra Critica, Rete dei Comunisti, Mondo Senza Guerre, Statunitensi for Peace and Justice, Circolo Arci “Arcobaleno” di Garbatella, Comitato per la Pace X° Municipio di Roma, Comitato NOF35-Novara, Pandora TV, Comitato per il disarmo e la smilitarizzazione-Napoli, Comitato per la smilitarizzazione di Sigonella, Comitato per la riconversione di Camp Darby.
Vicenza è sempre più Africom |
Autore: Antonio Mazzeo Dal dicembre 2008, il comando SETAF (Southern European Task Force) dell’esercito USA di stanza a Vicenza ha assunto il nome di US Army Africa, componente terrestre di Africom, l’organismo delle forze armate statunitensi che sovraintende a tutte le operazioni di guerra nel continente africano. Mentre proseguono i lavori per trasformare il vecchio scalo aeroportuale Dal Molin, la città di Vicenza rafforza il suo ruolo di base avanzata per la proiezione di Stati Uniti e alleati NATO in Africa, ospitando il principale centro di formazione strategica degli eserciti dei paesi africani (alcuni dei quali in testa nelle classifiche relative a crimini di guerra, violazione dei diritti umani e repressione di organizzazioni e movimenti sociali). Quello che ricorda per certi aspetti la famigerata “Scuola delle Americhe” che formò migliaia di ufficiali latinoamericani nelle decadi in cui le dittature imperversavano nel continente, si chiama “Center of Excellence for Stability Police Units, (CoESPU)”, e dal marzo 2005 è ospitato presso la Caserma “Chinotto” di Vicenza, sotto il comando dell’Arma dei Carabinieri. Il 4 e 5 maggio, il centro di formazione e addestramento internazionale delle “forze di polizia” africane è stato visitato dal generale William “Kip” Ward, a capo del Comando Africom di Stoccarda. Nell’occasione, Ward ha incoraggiato l’alto ufficiale dei Carabinieri Umberto Rocca, responsabile del CoESPU, a proseguire nello “sviluppo delle abilità degli ufficiali delle forze di polizia africane affinché operino nelle missioni di peacekeeping nel continente”, assicurando che “Africom continuerà a mantenere stretti legami con il Centro d’Eccellenza di Vicenza”. “Fate buon uso di quest’esperienza”, ha poi raccomandato ai militari di Camerun, Nigeria, Mali e Burkina Faso, ospiti di uno dei corsi attualmente in fase di realizzazione nella città veneta. Prima di lasciare la caserma “Chinotto”, lo zar delle nuove campagne USA in Africa ha rivelato che Serbia, Nepal ed Indonesia potrebbero inviare presto propri reparti per potenziare le missioni internazionali di “peacekeeping” nel continente. L’idea di dar vita al Centro d’Eccellenza per le Unità di Polizia di Vicenza, sorse in occasione del vertice dei Paesi del G8 tenutosi nel 2004 a Sea Island, Stati Uniti. Allora fu adottato un piano d’azione denominato “Espansione della Capacità Globale nelle Operazioni per il Supporto della Pace”, con l’obiettivo di “aumentare la capacità di sostegno agli interventi di “peacekeeping”. In nome della “stabilità”, il G-8 di Sea Island decise di dare il via all’addestramento di 75.000 “peacekeepers” internazionali entro il 2010, 7,500 dei quali da destinare in “operazioni speciali” di “gestione della transizione da situazioni di post-crisi a contesti di maggiore stabilità per la ricostruzione”, prendendo come modello le Unità Multinazionali Specializzate (MSU) utilizzate dalle forze alleate e dalla NATO in Bosnia, Kosovo, Afghanistan ed Iraq. “L’ambizioso progetto del G-8 richiederà chiaramente accresciute capacità di peacekeeping per quei paesi le cui forze potrebbero essere messe a disposizione di Operazioni in Supporto della Pace”, – si legge nella scheda CoESPU predisposta dall’Arma dei carabinieri. “Sarà così necessario favorire la creazione di forze del tipo Carabinieri/Gendarmerie, preparate ad intervenire rapidamente, con apparati logistici autonomi, interoperabilità con componenti militari, e la capacità di stabilire una forte presenza di polizia in territori ostili”. Ecco allora l’asso nella manica, il Centro d’Eccellenza di Vicenza, target a breve termine la formazione di almeno 3.000 ufficiali e sottufficiali africani e lo “sviluppo di dottrine e procedure operative per prendere parte al Network strategico mondiale, interagendo con organizzazioni internazionali, istituti accademici e centri di ricerca”. La lista dei partner del Centro di Vicenza è lunga e variegata: oltre ad Africom ed US Army Africa, compaiono la NATO, l’Unione Europea, l’OSCE, il Dipartimento delle Nazioni Unite per le Operazioni di Peacekeeping, e una serie di centri di studi strategici statunitensi, come l’United States Institute of Peace (USIP), the “Pearson Peacekeeping Training Center”, the “Defense Institute for International Legal Studies”, l’“US Peacekeeping Support Operation Institute”, il “George Marshall Center”, ecc.. Sino ad oggi sono stati inviati a Vicenza poliziotti e militari di nove paesi africani (Burkina Faso, Camerun, Egitto, Kenya, Mali, Marocco, Nigeria, Senegal e Sud Africa), cinque europei (Francia, Romania, Russia, Serbia ed Ucraina), cinque asiatici (Giordania, India, Indonesia, Nepal e Pakistan) ed uno latinoamericano (Cile). Dal punto di vista operativo, il CoESPU organizza annualmente una decina di corsi la cui durata varia dalle 5 alle 7 settimane e a cui partecipano sino a 100 ufficiali e sottufficiali alla volta. Le lezioni sono rigorosamente in lingua inglese e alla fine viene rilasciato un certificato che “abilita all’impiego ONU”. La caserma “Chinotto” ha riservato al Centro un’ampia e moderna sezione comprendente aule con attrezzature ad alta tecnologia, alloggi in grado di ospitare sino a 300 persone, sale multimediali e internet, un poligono di tiro indoor, una palestra e ampi spazi sportivi all’aperto, una biblioteca e una serie di servizi generali (barbiere, lavanderia, ecc.). L’infrastruttura militare è la stessa che ospita la sede del comando di Eurogendfor, la forza di gendarmeria europea entrata in funzione nel 2006 con oltre 3.000 uomini della polizia militare di Italia, Francia, Spagna, Portogallo ed Olanda, che può essere messa a disposizione dell’Unione europea, dell’ONU, della NATO, dell’OCSE e di altri organismi internazionali. Durante la sua visita a Vicenza, il capo supremo di Africom si è recato pure a Camp Ederle. A conclusione dell’incontro con il generale William B. Garrett III, comandante di US Army Africa, William Ward ha voluto ringraziare ufficialmente i militari statunitensi per il ruolo assunto nelle missioni in terra d’Africa. “US Army Africa sta supportando Africom in una serie d’incarichi finalizzati a migliorare le funzioni dei militari africani, costruire partenariati e promuovere forze militari professionali”, ha dichiarato l’alto comandante USA. “In Rwanda, il personale US. Army lavora attualmente insieme ai militari della Gran Bretagna per addestrare i soldati ruandesi. In Liberia, più di una dozzina di sottufficiali dell’esercito statunitense appoggiano il Liberia Security Sector Reform, un programma diretto dal Dipartimento di Stato per aiutare la ricostituzione delle forza armate liberiane”, ha aggiunto Ward. “Altre missioni degne di menzione includono i programmi logistici a favore di Botswana, Uganda e Rwanda. Ufficiali dell’US Army operano con la African Partnership Station, la missione della marina statunitense in Africa occidentale, e con la Combined Joint Task Force - Horn of Africa, la forza militare che opera congiuntamente con i nostri partner in Africa orientale”. Vicenza si conferma sempre più il cuore strategico delle operazioni terrestri di Africom. |