Informazione


Il seguente resoconto del viaggio di solidarietà di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus a Kragujevac si può scaricare nella versione completa (formato Word) corredata di fotografie alla URL: https://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz0409.doc 

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Da:  gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it
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RITORNO DALLA  ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del 2-5 aprile 2009
(resoconto di viaggio  a cura di Stefano Verzegnassi e Gilberto Vlaic)

Questa relazione e’ suddivisa in sei parti.

  1. Introduzione e siti web
  2. Un camion di aiuti a dicembre 2008
  3. Luka M. e Ana S.
  4. Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri
  5. Alcune informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava
  6. Conclusioni

1.  Introduzione 

Vi inviamo la relazione del viaggio svolto circa un mese fa a Kragujevac per la consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe ma solo Caramelle e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL e per la verifica dei progetti in corso a Kragujevac.

Il nostro sito e’ all’indirizzo

Sul sito del coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative a partire dal 1999
Trovate tutte le informazioni seguendo il link 

I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:

Molti dei progetti che abbiamo in corso a Kragujevac sono realizzati in collaborazione con altre associazioni: Zastava Brescia, ABC solidarieta’ e pace di Roma, Fabio Sormanni di Milano, e Cooperazione Odontoiatrica Internazionale.
Questi sono gli indirizzi dei loro siti:

2. Un camion di aiuti a dicembre 2008

All’inizio di dicembre 2008, insieme all’associazione Zastava Brescia, siamo riusciti a spedire un altro camion di aiuti. Ecco una sintetica descrizione del materiale spedito:
vari articoli per neonati (carrozzine, lettini, culle, seggioloni).
4 letti ortopedici e 2070 pannoloni per adulti per la associazione malati di sclerosi multipla di Kragujevac.
11 computers, 1 scanner e 2 stampanti
12 biciclette 
75 casse contenenti vestiario, scarpe, borse, biancheria e giocattoli
45 giochi in scatola
1 ping pong
Per questa spedizione abbiamo speso 875 euro.

3. Luka M. e Ana S.

Vi abbiamo gia’ parlato di Luka in alcuni messaggi spediti per email.
E’ un bambino di tre anni e mezzo, di Kragujevac, malato di tumore all’occhio sinistro.
A dicembre 2008 avevamo ricevuto una richiesta di aiuto da parte del Sindacato Zastava; l’ospedale di Siena, che ha che ha un centro di eccellenza in campo oftalmologico nel trattamento di questi tumori, aveva dichiarato la sua disponibilita' a riceverlo.
Dopo due settimane avevamo ottenuto tutti i documenti necessari per il visto di ingresso in Italia di Luka e di sua madre, MENO UNO, che si e' rivelato essere un muro insormontabile.
Si trattava della presa in carico delle spese sanitarie da parte del Ministero della salute di Belgrado; malgrado tutte le pressioni possibili due successive commissioni ministeriali hanno rifiutato questo documento ed allora e' diventato necessario trovare qualcuno che si accollasse le spese dell'intervento.
In una corsa contro il tempo siamo riusciti ad entrare in contatto con una ONLUS che ha il significativo nome di ''Bambini del Danubio'' che si occupa specificatamente di casi di questo genere e che ha garantito la copertura delle spese.
IL 30% del costo delle cure e' stato versato in banca il giorno 11 di dicembre, i visti sono stati dati il 12 e finalmente Luka e' giunto a Roma con la mamma Jelena il 16 dicembre. 
Alessandro di Roma, volontario della Associazione Un ponte per... e' andato a riceverlo a Fiumicino e lo ha accompagnato a Siena.
Purtroppo l'occhio era troppo compromesso ed e' stato enucleato; il primo gennaio scorso Luka e' poi arrivato a Trieste, presso l'Ospedale pediatrico Burlo Garofalo per le chemioterapie e sembra che il tumore sia stato sconfitto. Si è inoltre cercato di dotarlo della miglior protesi possibile; le spese relative sono state coperte da una sottoscrizione del Consolato di Serbia a Trieste e della Comunita' Serbo-Ortodossa.
Durante il suo lungo soggiorno triestino e' stato ospitato insieme alla mamma in una casa di accoglienza dalla Fondazione Luchetta. Mentre scriviamo questa relazione (inizio maggio 2009) Luka sta svolgendo gli ultimi controlli prima di tornare a casa. Un grandissimo grazie a tutti quelli che (e sono stati tanti!) in vario modo hanno contribuito a poter portare Luka in Italia.

Ana e' una ragazza di Kragujevac, malata di ataxia.
La avevamo conosciuta a ottobre scorso, durante la consegna del furgone per trasporto invalidi alla associazione Sclerosi multipla. Parlando con i volontari della Misericordia della Bassa Friulana di San Giorgio di Nogaro, Ana aveva espresso il desiderio di vedere Venezia prima di essere totalmente incapace di camminare. Rientrati in Italia, questi volontari, con la collaborazione di molte associazioni di questo piccolo centro friulano, hanno messo in piedi una catena di solidarieta' che ha permesso di soddisfare questo desiderio. Ana e' arrivata in Italia con i suoi genitori per una breve visita il 21 aprile ed e' rientrata a casa il 25.
La nostra associazione ha contribuito a questo viaggio occupandosi della richiesta dei visti di ingresso, che non e' stata facilissima visto che i genitori di Ana sono entrambi disoccupati. 

[fotografie: Luka a Trieste, dopo l’operazione - e con la sua nuova protesi - Ana e  sua madre all’arrivo in Italia]


4. Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri

Giovedi’ 2 aprile 2009

Siamo partiti in otto verso le 8 del mattino con il solito pullmino prestato dalla Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina: Bruno da Padova, Gabriella, Gilberto, Martina e Stefano da Trieste, Beatrice e Giandomenico da Conegliano, Giuseppina da Biella. Con noi una decina di scatoloni per altrettante famiglie di Kragujevac da parte dei donatori italiani e un centinaio di paia di scarpe e molti giocattoli.
Dario e Oliviero, affidatari di Roma, sono arrivati a Belgrado in aereo, e poi in auto a Kragujevac altrimenti per loro sarebbero stati necessari due giorni di viaggio in piu’.
La prima parte del viaggio si e’ svolto sotto continui violenti acquazzoni, che ci hanno rallentato molto e creato problemi al motore del pullmino. Per fortuna nulla di grave, solo un’ora di viaggio in piu’...
Verso le 7 di sera di sera siamo arrivati a Kragujevac, alla sede del Sindacato Samostalni.
Dopo i soliti calorosissimi saluti abbiamo preparato il piu’ velocemente possibile le buste contenenti gli affidi da distribuire il giorno seguente, controllati i pacchi regalo da distribuire (una decina doni di famiglie italiane alle famiglie serbe in affido) e finalmente sul tardi una eccellente cena serba con i nostri amici del Sindacato Samostalni e infine meritato riposo in un albergo in centro citta’.

Venerdì 3 aprile, 

rapida colazione in albergo e partenza verso la sede del sindacato, dove abbiamo appuntamento con i nostri amici alle 9.
Sarà una giornata intensa e piena di impegni.

LA FABBRICA
Si inizia con una visita guidata all’interno della fabbrica auto: è la prima volta che una delegazione della nostra associazione vi mette piede.
Veniamo accompagnati attraverso tutti i reparti, e nel mentre osserviamo, ci viene sommariamente spiegato il ciclo produttivo. Una precisazione a tal riguardo è necessaria; si tratta di un ciclo produttivo molto particolare, che consta di pochissime auto prodotte, o meglio, assemblate con pezzi arrivati dall’Italia; molte parti della lavorazione si svolgono a mano - e con ciò non si intendono le rifiniture, ma ad esempio anche la verniciatura - in un ambiente oltremodo insalubre, tra odori e rumori che ci riportano alla memoria vecchi documentari in bianco e nero sulle condizioni di lavoro della classe operaia di tanti anni fa (non che adesso le cose vadano per il meglio neanche in Italia, ma qui siamo veramente oltre).
Tant’è che alcuni di noi cominciano a sentirsi in affanno, e non possiamo fare a meno di considerare cosa significhi passare una vita di lavoro in un posto del genere.
La fabbrica rantola e sbuffa, in un estremo tentativo di sopravvivenza, ma è veramente allo stremo, con pezzi ricostruiti ma vuoti, altri rabberciati e altri ancora che semplicemente non ci sono più.

La Zastava è la Serbia” ci dirà di lì a poco Zoran Mihajlovic, segretario del sindacato Samostalni Zastava Auto e vice-segretario dei metalmeccanici di Serbia, e mai metafora ci è parsa fotografare meglio diciotto anni di crimini della cosiddetta comunità internazionale contro un intero popolo. Ci spiegherà, Zoran, cosa significhi l’accordo siglato lo scorso anno fra la Repubblica di Serbia e la Fiat, e che effetti sta avendo sui lavoratori Zastava.
Nella relazione di ottobre scorso vi avevamo fornito molti dettagli su questo accordo e sulle ricadute sui lavoratori.
E’ un caso da manuale di neocolonialismo. Vediamo.
La Fiat si impegna ad investire 900 mln di euro per rilanciare la più grande fabbrica dei Balcani e se ne garantira’ il possesso del 70% (la restante parte restera’ di proprieta’ pubblica).  In cambio non pagherà imposte e tasse di nessun tipo per dieci anni, e a carico della Serbia saranno anche le opere infrastrutturali e di bonifica dei terreni dagli effetti devastanti delle bombe – umanitarie e intelligenti – sganciate dalla NATO. Di più, l’accordo prevede anche il licenziamento di quasi tutti i lavoratori, con la promessa di assumerne poi 2.433 (si noti la precisione) per assemblare - e questo dato ci viene sottolineato più volte, assemblare e non produrre - svariate decine di migliaia di auto, destinazione per lo più la Federazione Russa, approfittando del fatto che fra questo paese e la Serbia non vi sono dazi di importazione.
L’ipotesi e’ di produrre la nuova Topolino ed una vettura di segmento B.
Senonchè arriva la crisi mondiale e la Fiat, che avrebbe dovuto versare una prima tranche da 200 milioni di euro entro il 31 marzo scorso, non sborsa neanche un centesimo.
Il governo serbo rinuncia alla penale che la Fiat avrebbe dovuto pagare vola a Torino per rinegoziare l’accordo, sui contenuti del quale nulla si sa. Nel frattempo ingegneri e tecnici italiani fanno i padroni e impongono lo smantellamento di interi reparti.
La resa delle autorita’ pubbliche e’ totale: Aleksandar Ljubic, rappresentante del governo nel consiglio di amministrazione della nuova societa’ FIAT Auto Srbija ha dichiarato al giornale on-line della citta’ che ‘’che quest’investimento sarà realizzato quando il produttore italiano giudichera’ che sia arrivato il momento giusto per la produzione del nuovo modello della classe A’’ (consultabile all’indirizzo http://www.kragujevac.rs/Home-197-4). Non esiste neppure piu’ il comune senso del pudore e del ridicolo...

La situazione alla stato attuale è quindi la seguente:
la Fiat si è ripresa gratuitamente la licenza che anni fa la Zastava aveva pagato alla stessa Fiat 3 milioni di euro, per produrre la vecchia Punto con il nome Zastava10; decide e dispone senza comunicare uno straccio di piano industriale, licenzia e ricatta i lavoratori, invitandoli a prendere esempio dalle maestranze  polacche del gruppo Fiat, che, a quanto dichiarano i dirigenti Fiat a Kragujevac, pare che lavorino a capo chino e senza protestare e, dulcis in fundo, non paga neanche quei pochi lavoratori – circa un migliaio – rimasti in produzione, i quali ricevono salari e stipendi direttamente dal governo serbo.
La produzione si limita al semplice assemblaggio di poche unita’ giornaliere (circa 20 all’inizio) di un modello della Punto  della FIAT, chiamato Punto 188; la prima unita’ e’ uscita dalla catena di montaggio il 30 marzo scorso.

[FOTOGRAFIE: Un capannone bombardato e non piu’ ricostruito - La verniciatura con le scope - ...e a spruzzo]

Che dire, a queste condizioni chi è che non saprebbe fare l’imprenditore?
Sebbene abituati a queste nefandezze da sempre, poichè da sempre la Fiat ha socializzato le perdite ovunque fosse presente e segnatamente in Italia, salvo tenersi ben stretti i profitti, restiamo per un attimo senza parole, poi partono le domande, tese ad approfondire ed evidenziare alcune questioni che ci stanno particolarmente a cuore, in particolare tre:
1 – se ci sono reazioni e di che tipo da parte dei lavoratori Zastava;
2 – se i lavoratori Zastava possono contare su qualche forma di solidarietà all’interno del quadro politico serbo, se cioè uno o più partiti stanno portando avanti una qualche forma di lotta al loro fianco;
3 – se vi sono rapporti con il sindacato italiano, e segnatamente con la FIOM.

Le risposte sono puntuali, brevi ma esaustive.

Si, i lavoratori Zastava stanno reagendo, impedendo ad esempio lo smantellamento di interi reparti deciso dagli Italiani.

No, tutte le forze politiche in Serbia – governo e opposizione – parlano della situazione della Zastava, ma nessuno sembra sapere realmente che fare e quindi nulla fa.

Si, i rapporti si stanno intensificando e, pur tra difficoltà, interessano tutta una serie di questioni, dalla formazione di quadri sindacali ai problemi della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Una cosa preme molto ai nostri interlocutori presenti all’incontro, e cioè di far sapere anche con il nostro contributo ai lavoratori italiani di Pomigliano d’Arco e di Termini Imerese che la crisi dei loro stabilimenti non è causata dalla concorrenza dei lavoratori serbi, dal momento che a Kragujevac la Fiat attualmente e prevedibilmente anche in futuro non produce nulla ma solo smantella.
L’incontro finisce con un gran senso di impotenza e di rabbia, che del resto ci accompagna ad ogni nostro viaggio, ma questa volta con un segno di scoraggiamento ancora più marcato; con la consapevolezza cioè nostra e loro che adesso sono veramente soli.
Ci sembra davvero poca cosa la nostra solidarietà di lavoratori e famiglie italiani, ma è tutto quello che possiamo dare, e continueremo a darlo finchè servirà: l’incrociarsi dei nostri sguardi vale più di mille parole.

LA SALA “AZZURRA”
Giusto il tempo di considerare quanto ciò che abbiamo appreso cozzi con la rappresentazione che ne danno i media in Italia e cioe’ che sostanzialmente, grazie alla FIAT la Serbia si avvia ad uscire dal lungo e oscuro tunnel in cui l’ha cacciata la storia di questi ultimi vent’anni, che arriviamo all’inaugurazione della sala polifunzionale di proprietà del sindacato, che abbiamo contribuito a realizzare  insieme all’Associazione Zastava Brescia, e che è stata letteralmente ricostruita grazie al lavoro volontario degli operai della fabbrica. Noi ci siamo limitati a comperare i materiali necessari.
Sapremo poi che il nome deriva dal colore del sindacato, azzurro appunto, e questo tranquillizza alcuni di noi, che avevano temuto un qualche riferimento alla geografia politica italiana...
Comunque, a fugare ogni dubbio, al nostro arrivo si levano le note di Bandiera Rossa; il pubblico e’ veramente quello delle grandi occasioni, piu’ di cento persone, tante facce di operai conosciuti, abbracci calorosi. Una ragazza in costume di Sumadija ci offre il pane e il sale, uno dei segni piu’ simbolici della cultura serba. Segue quindi la cerimonia, con gli interventi  che suggellano una collaborazione ad un progetto fortemente voluto, uno spazio a disposizione e beneficio dell’intera comunità, pensato e realizzato da lavoratori in vera solidarietà e amicizia.
Momenti come questo aiutano a non disperare e, seppur possano apparire di poco conto, alimentano l’energia e la speranza necessarie a non mollare.
Le emozioni si susseguono fino all’atto finale, con Gilberto ed il Segretario del Sindacato Samostanli Camion  che piantano un tiglio nel prato davanti alla sala, a significare simbolicamente il profondo senso di fratellanza e unità che segna il nostro rapporto con i lavoratori e la cittadinanza di Kragujevac.
Sapremo poi che questo prato ha preso il nome di PARCO DELL’AMICIZIA.

[FOTOGRAFIE: La situazione di partenza... - e quella finale! - Il pane e il sale - L’inaugurazione della sala -  L’albero]

LA SCUOLA “IOVAN POPOVIC”
Dopo la pausa pranzo, in cui stranamente siamo riusciti a farci portare porzioni “umane” e non ‘’serbe’’, affrontiamo il pomeriggio, che si annuncia altrettanto denso di emozioni.
Si comincia dalla Scuola Iovan Popovic, un plesso situato in periferia, comprendente scuola dell’infanzia e scuola elementare.
Avevamo avuto modo di visitarlo durante il nostro precedente viaggio di ottobre, insieme agli amici della associazione di Brescia, e di fronte alla richiesta di contribuire a rendere vivibile la struttura, decisamente fatiscente, insieme avevamo convenuto che era una cosa assolutamente da farsi.
La piu’ grande urgenza era costituita dalla classe di scuola materna: 15 bambini erano costretti in circa 15 metri quadrati.
Il preventivo dei lavori era di circa 11.000 euro; eravamo rimasti d’accordo che noi avremmo contribuito con 6.500 euro (a meta’ con l’associazione di Brescia) e la Direttrice avrebbe chiesto al Comune di intervenire per il resto.
Purtroppo il Comune non e’ intervenuto; la Direttrice ha quindi rivisto il piano dei lavori e li ha limitati al massimo; sono stati spostati i muri interni, rifatto l’impianto elettrico e riparate le finestre.
Comunque, pur con i limitati mezzi impiegati, ora l’aula per i bambini dell’asilo è uno spazio accogliente e dignitoso, e la direttrice della scuola ce lo mostra con il giusto orgoglio. Molto ci sarebbe ancora da fare, a cominciare dai servizi igienici, ma intanto ci godiamo la felicità di alunni e maestre e la loro ospitalità.
Lasciamo la scuola circondati da affetto e gratitudine, che ricambiamo sentitamente, con la promessa di rivederci presto.
                             
[FOTOGRAFIE: La classe di scuola materna prima... - ...E DOPO]

LA SCUOLA “SVETI SAVA”
In questo caso la nostra associazione ha fatto da tramite per un intervento per così dire di rifinitura, fortemente voluto dal Comune di San Giorgio di Nogaro e dalla Misericordia della Bassa Friulana, indirizzato a fornire dell’attrezzatura necessaria la palestra della scuola. L’ambiente in cui ci troviamo è moderno e spazioso, lontano dall’emergenza, ma nondimeno riteniamo importante cha la collaborazione si sviluppi anche laddove la situazione si avvii lentamente e faticosamente verso una sorta di “normalità”, quanto mai importante in settori sensibili quali l’istruzione e la salute.
Ce lo esplicita molto francamente la direttrice della scuola, consapevole di trovarsi in una struttura che farebbe felice anche molti dirigenti scolastici italiani (questo lo aggiungiamo noi) me che senza l’aiuto ricevuto avrebbe corso il rischio di non venir utilizzata, e se una struttura non si utilizza è come non averla.
Ci salutiamo dopo un’ultima occhiata alla targa che ricorda il contributo sangiorgino – Comune e Misericordia – e ci avviamo verso l’ultima tappa della giornata.
Vogliamo ricordare comunque che questo e’ il secondo contributo di questo tipo dell’amministrazione comunale di San Giorgio: tre anni fa acquisto’ gli arredi per la palestra (nuovissima, ma senza alcunche’, neanche un pallone...) della Prima Scuola Tecnica per Ragionieri della citta’.

      

[FOTOGRAFIE: Due scorci della palestra - La targa che ricorda il contributo di San Giorgio]

LA SCUOLA TECNICA DI MECCANICA E TRASPORTI
Ogni volta che incontriamo gli amici della scuola tecnica è una festa, e ogni volta c’è qualche realizzazione in più, che prosegue e mette in moto un circolo virtuoso fra la scuola e il suo contesto sociale e territoriale: gli spazi recuperati e ristrutturati dell’ex officina e destinati all’aggregazione giovanile, piuttosto che il laboratorio odontoiatrico che garantisce prevenzione e cura gratuite a tutti gli studenti fino ai diciotto anni – in un Paese in cui la stragrande maggioranza della popolazione non si può permettere neanche di vedere da lontano un dentista – ci parlano esattamente di un forte presidio di inclusione sociale e culturale, e miglior risultato non potrebbe esservi per gli sforzi sostenuti dai lavoratori italiani in fattiva e concreta solidarietà con la popolazione serba. 
Visitiamo anche un’aula piuttosto grande e disadorna dove si sta tenendo un  corso gratuito di lingua italiana; e’ la futura sede della mediateca che la Scuola intende realizzare con il denaro avanzato sul progetto del Centro giovanile (4250 euro).
E mentre facciamo onore alla solita splendida ospitalità, prima di congedarci e chiudere la giornata, riflettiamo su un paio di aspetti che ogni volta ci colpiscono e che accompagnano la nostra speciale relazione con Kragujevac e la Serbia e la alimentano.
Il primo attiene più propriamente al nostro modo di intendere la solidarietà, cioè a dire  rapporto paritario in cui entrambe le parti crescono e si arricchiscono di rapporti e valori umani, denegando recisamente ogni deriva caritatevole – da benefattore a beneficato, per intenderci – e in cui i progetti si discutono e si portano a compimento quando nascono da effettive esigenze in loco, e non vengono proposti/imposti dall’esterno, cioè dall’Italia, con un approccio da primi della classe: così non funziona, o perlomeno è altro da ciò che l’associazione si propone, e l’esperienza di questi lunghi e difficili anni è lì a dimostrarlo. Può sembrare scontato, ma è bene rimarcarlo, come è bene rimarcare che la situazione attuale è figlia di precise responsabilità politiche dell’occidente “democratico”, e che le bombe sono partite dal nostro Paese e non dalla luna, e questo fatto pesa come un macigno sulle nostre coscienze: insomma, non è proprio il caso di sentirsi superiori in quanto donatori.
Il secondo riguarda le nostre interlocutrici, e non a caso usiamo il genere femminile: senza le sue donne la Serbia probabilmente non esisterebbe più da tempo. Non vi è settore in cui non si faccia sentire insostituibile la loro presenza, a tutti i livelli.
Vive una donna di granito su mille barricate” cantavano gli Stormy Six sull’epopea di Stalingrado: ci pare che si attagli alla perfezione alla donna serba, e c’è solo da sperare che il granito tenga ancora duro.

Sabato 4 aprile 2009

Un nuovo progetto
E’ il giorno dell’assemblea per la distribuzione delle quote di affido.
Ci hanno raggiunto Alessandro ed Alessandra, della Associazione romana ‘’Un ponte per...’’ che interviene nella citta’ di Valjevo, non molto distante da Kragujevac.
Eravamo entrati in contatto con Alessandro perche’ cercavamo qualcuno che ci aiutasse con Luka M. al suo arrivo a Roma alla fine di dicembre 2008; dal’aeroporto di Roma doveva poi trasferirsi all’Ospedale di Siena e Alessandro si era subito prestato. Era poi venuto a Trieste alla fine di marzo scorso per presentare un suo libro sull’esperienza fatta in dieci anni di attivita’ di solidarieta’ in Serbia.
Abbiamo proposto alla sua associazione di contribuire, insieme a noi e ai nostri amici di Brescia, alla realizzazione di un nuovo progetto, piuttosto oneroso e di sicuro impatto sociale: la costruzione della palestra per fisioterapia a favore dei malati di sclerosi multipla. Si tratta di un locale di circa 140 metri quadrati, da ristrutturare e da arredare per una spesa di circa 10-12 mila euro.
Ne discutiamo prima dell’assemblea con Jasmina Brajkovic, che ci ha consegnato i preventivi di spesa per la sala della palestra, per un bagno e per tutta la attrezzatura necessaria.
Nel momento in cui scriviamo questa relazione possiamo confermare che le tre associazioni hanno preso la decisione di realizzare il progetto; al momento e’ stato consegnato a Jasmina un primo contributo di 4500 euro (3000 da noi e 1500 da Brescia).

L’assemblea di consegna delle quote di affido
Atmosfera festosa, come sempre con piu’ di 300 persone presenti nella  grande sala della direzione della Zastava. Comunque la preoccupazione per il futuro e’ palpabile, i commenti sul non rispetto del contratto da parte della FIAT mostrano che si sta perdendo la pazienza perché i lavoratori sanno che è bene non fidarsi mai troppo della catena di comando gestita spesso da incompetenti, a volte da avventurieri senza scrupoli  e dei politici locali e nazionali le cui fortune sono in qualche modo legate al miraggio FIAT.

Noi comunque  proviamo sempre la stessa gioia nel rivedere persone che conosciamo ormai da anni, i “nostri“ operai e operaie, molti di loro ormai disoccupati, i loro figli che crescono viaggio dopo viaggio. Non si puo’ certo essere insensibili di fronte a questa grande assemblea paziente ed attenta  che trimestre dopo trimestre riceve un contributo che, pur rimasto uguale a quello iniziale, ha ancora un suo piccolo valore economico, ma e’ non solo questo. Precari, malandati, disoccupati, malati, disperati ma, almeno, non abbandonati da tutti. La solidarietà è soprattutto questo. 
Consegnamo  162 quote d’affido ed alcuni regali in denaro, per un totale di 16545 euro.

Durante il pomeriggio visitiamo due famiglie con figli in affido alla nostra associazione.
In un caso la madre lavora presso Zastava auto, in verniciatura.
Ci descrive la sua situazione e dei suoi compagni di reparto, sempre piu’ scoraggiati e senza speranze. Lavora in condizioni pesantissime e pericolosissime, senza diritti e per un salario da fame di 16000 dinari al mese.
Nell’altra famiglia il padre ha perso il lavoro a dicembre, ha 47 anni, due figli e non ha alcun futuro davanti a se’.
Benche’ l’accoglienza sia come sempre festosa ed amichevole, si avverte un senso di scoraggiamento crescente rispetto al passato; per anni questi lavoratori avevano stretto i denti e l’arrivo della Fiat aveva sollevato tante speranze, ma ora la delusione e’ profonda, cosi’ come la paura, perche’ ormai e’ chiaro che questa e’ l’ultima possibilita’; ma e’ anche chiaro che se l’accordo con la Fiat non sara’ un bluff  significhera’ comunque pochi operai al lavoro, grande sfruttamento e bassi salari.
Il giorno dopo con un viaggio tranquillissimo rientriamo in Italia.


5 – Alcune informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava

ALCUNI INDICI ECONOMICI GENERALI

Cambio dinaro/euro

Dopo un lungo periodo in cui la moneta nazionale era sovrastimata rispetto all’euro (con una difesa ad oltranza da parte della Banca Centrale), con un cambio stabile od addirittura in rafforzamento, vi e’ stato un crollo del 20% circa del suo valore. 
Il cambio era di 80.2 dinari per un euro a giugno 2008, di 76.4 a settembre 2008 di 84.5 il 29-10-2008, e’ piombato a 97.7 dinari al 10-3-09.
Il potere d'acquisto dei salari scende costantemente dato che molti beni di largo consumo sono importati. Chi ha dei mutui da pagare non ce la fa piu’ specialmente se erano stati stipulati in euro.

Inflazione, produzione industriale e import/export

L’inflazione e’ stata del 5.3% nei primi due mesi del 2009.
La produzione industriale e’ calata del 19.7% a febbraio 2009 rispetto a febbraio 2008 e del 21.9% rispetto alla media del 2009.
Il commercio con l’estero di merci per il primo bimestre 2009, del totale di 3,17 miliardi di dollari, è inferiore del 36% rispetto allo stesso periodo del 2008. Le esportazioni (di circa 1 miliardo di dollari) sono scese del 35%, e le importazioni (2,12 miliardi di dollari) del 36,4%. Gli investimenti sono calati del 15%.
In questa situazione pesantissima si inserisce il Fondo Monetario Internazionale che garantira’ un prestito di 3 miliadi di euro per 24 mesi. Il prestito arrive

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(sul caso della nuova toponomastica fascista a Trieste si veda anche nel nostro archivio: 

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Comunicato del Coordinamento antifascista di Trieste
Data: Mercoledì 13 maggio 2009, 15:44

Oggi 13 maggio con l'apposizione della targa in onore di Mario Granbassi è stata perpetrata una vera violenza nei confronti di Trieste, città medaglia d'oro della Resistenza e sede della ben triste Risiera di San Sabba.
La cittadinanza democratica ed antifascista indica al contrario come esempio e modello da seguire Luciano Vezzoli, muggesano ed aviatore caduto in Spagna nella lotta contro il fascismo.
Questi raccolse l'invito di Carlo Rosselli da Barcellona  a combattere nelle Brigate internazionali contro il franchismo ed il fascismo.
Come gesto riparatorio i Cittadini liberi ed uguali, il Coordinamento antifascista di Trieste porteranno dei fiori al monumento ai quattro martiri fucilati in seguito alla sentenza del Tribunale speciale della sicurezza dello Stato nel 1930, e per ricordare Giordano Viezzoli caduto per la libertà in Spagna.

L'omaggio ai martiri per la liberta' antifascisti sara' effettuato  sabato 16 maggio ore 10 al cippo che ricorda i caduti di Basovizza; la cittadinanza si spostera' quindi al colle di S. Giusto per offrire dei fiori a Giordano Viezzoli
 
per il Coordinamento
Claudia Cernigoi 

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Vi invio il testo del volantino che è stato diffuso in occasione dell'intitolazione di una scalinata al giornalista fascista triestino Mario Granbassi, intitolazione fortemente voluta dalla Giunta comunale di Trieste. In esso si spiegano i motivi della nostra contrarietà a questa intitolazione. Per ulteriori informazioni:http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-perch%E9_intitolare_una_via_a_trieste_a_mario_granbassi%3F.php 
e
dove troverete una pagina del giornalino curato da Granbassi.

 

Claudia Cernigoi
 

Nonostante la mobilitazione di centinaia di triestini e le prese di posizione di numerosi esponenti della scena culturale (da Margherita Hack a Moni Ovadia, da Boris Pahor a Claudio Magris, gli storici Enzo Collotti, Mimmo Franzinelli, Fulvio Salimbeni, Claudio Venza, Diana De Rosa, Franco Cecotti), nonostante il parere contrario della Deputazione di storia patria, le proteste di un gruppo di docenti universitari catalani e l’intervento di Gerhard Hoffmann, novantaduenne reduce austriaco delle Brigate internazionali in Spagna, siamo giunti al momento della verità: mercoledì 13 maggio, alle ore 11.30, il Comune di Trieste intitolerà ufficialmente la scalinata (ora dedicata a Revere) a Mario Granbassi. L’amministrazione comunale ha tenuto a precisare che la via è dedicata al “giornalista” Granbassi e non alla medaglia d’oro Granbassi, già fiduciario del Gruppo rionale fascista “Luigi Razza” (con sede in piazza Verdi) fino al 1939, anno in cui morì in Spagna dov’era andato a combattere per i motivi che egli stesso così spiega nel suo Diario:
“La sento tanto profondamente come una guerra fascista, questa che sono venuto a combattere, sacrificando i miei affetti più cari e abbandonando il mio posto di lavoro!”. Ed ancora: “Gridare il nome del Duce, in faccia a questa trincea comunista, in questa notte di guerra, tanto lontano dalla Patria, è per me una soddisfazione che mi dà un’emozione profonda”.
Come contraltare a queste frasi da militante fascista vengono a volte citate altre parole di Granbassi, rivolte alla famiglia: “Piccoli miei, Fernanda, povera e buona mamma, come ho potuto lasciarvi?” Ma bisogna leggere anche la risposta che lo stesso Granbassi si dà: “Ma la fede è più viva che mai!”, frase che ci restituisce l’immagine del fanatico che ritroveremo in altre espressioni, come “ogni annunzio di azione mi eccita” e “invidio i miei colleghi che sono in trincea”.
Questo l’ideale che spinse Granbassi ad andare in Spagna: combattere i “rossi” e far vincere il fascismo, abbandonando per esso la famiglia e la sua professione di giornalista, e perdere la vita, motivo per cui fu decorato post-mortem:
“Comandante del plotone arditi di battaglione, si lanciava audacemente contro una munitissima posizione nemica che, con nutrito fuoco, causava forti perdite al suo battaglione, riuscendo, dopo aspro combattimento a corpo a corpo, a scacciarne l’avversario. Ferito, si faceva medicare sommariamente. Ripreso il comando dei suoi arditi, si gettava ancora, con suprema audacia, nella lotta finché, investito da una raffica di mitragliatrice, cadeva colpito a morte. Prima di spirare inneggiava all’Italia, incitando i suoi uomini a continuare la lotta e a non preoccuparsi della sua persona”. 
Ma, dicevamo, non è a questo fulgido esempio di fede fascista che viene intitolata la scala, bensì al “giornalista”, del quale a questo punto bisogna evidenziare i meriti.
Nel 1930, appena ventitreenne, Granbassi era già il conduttore di una rubrica radiofonica dell’Eiar rivolta ai piccoli ascoltatori intitolata “Balilla a noi” (e non, come si legge oggi, “Mastro Remo”, che era il nome del personaggio da lui interpretato e poi del giornalino, pure dedicato ai bambini, di cui fu redattore dal 17 maggio 1934). Sul retro di questa pubblicazione troverete una pagina particolarmente significativa della produzione giornalistica di Granbassi, ma per comprendere meglio il senso della trasmissione radiofonica del Nostro è necessario riportare alcuni passi da una lettera inviata dal Comitato provinciale di Trieste dell’Opera nazionale “Balilla” “per l’educazione fisica e morale della gioventù” al Prefetto di Trieste in data 1/12/1931. In questa nota (che si trova presso l’Archivio di Stato di Trieste) viene fatto un elogio della trasmissione radiofonica in onda due volte alla settimana che “si chiama ‘Balilla a noi’ ed è eseguita da Mario Granbassi (...) che in funzione di ‘Mastro Remo’ cura con molta passione (...) la preparazione di programmi (...) che per il loro carattere patriottico, fascista, educativo e ricreativo, sono veramente indovinati. (...) Tra i concorsi banditi ai giovani con questo mezzo è degno di nota quello indetto tra tutti i Balilla (...) collo scopo di raccogliere elargizioni in modo che questo Comitato Provinciale possa con esse acquistare apparecchi radio per i giovani del Carso (...) con questo mezzo riuscirà molto più facile lo svolgimento della sua propaganda sugli altipiani carsici. Le adesioni piovvero (...) da tutte le parti d’Italia (...) sostanzialmente però l’esito finanziario (...) è sempre rimasto molto inferiore all’esito morale (...) basta pensare all’età degli oblatori (...)”, però “pensando alla generale utilità che ne deriva dalla propaganda svolta in Carso per mezzo della Radio se ne deduce l’assoluta necessità di trovare i fondi sufficienti per l’acquisto degli apparecchi”. La nota conclude chiedendo al Prefetto “ il Suo prezioso interessamento allo scopo di ottenere (...) dato che il lavoro che l’O.N.B. deve svolgere nella regione ha vero carattere di bonifica nazionale un concorso adeguato al fine di poter acquistare un congruo numero di apparecchi (...)”.
Insomma, da qualunque parte la si voglia guardare, che Mario Granbassi sia stato combattente in Spagna o fiduciario del Fascio, conduttore radiofonico o giornalista, è sempre stato un fascista della più bell’acqua. Per cui invitiamo gli organismi competenti a correggere la targa: da “Mario Granbassi giornalista” a “Mario Granbassi fascista”: non solo in nome della verità storica, sia chiaro, ma anche per onestà intellettuale.
 


Fulmini e Terremoti - Oltre 14 miliardi di euro per il caccia F35  

Oltre 14 milardi di euro per il caccia F35 Lightning (fulmine) mentre mancano i soldi per i terremotati d'Abruzzo.

Video di Manlio Dinucci a cura della Rete Nazionale Disarmiamoli! 

http://www.disarmiamoli.org/index.php?option=com_content&task=view&id=336&Itemid=111

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Ricordiamo che sono online sui nostri siti internet anche le video-sintesi del

Meeting internazionale TARGET 
tenuto a Vicenza nel X Anniversario dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di Jugoslavia:





(Nell'anniversario del Giorno della Vittoria sul Nazifascismo: le immagini delle celebrazioni in Russia e il discorso del presidente bielorusso Lukashenko.

May 8th 1945-2009

Minute of silence and presentation of the Victory Flag (that was flown over the Reichstag in Berlin) (Red Square, May 9, 2009)
http://www.youtube.com/watch?v=uJ-OQlaouW4

Defense Minister Congratulates the Troops (Red Square, May 9, 2009)
http://www.youtube.com/watch?v=EPHWB48g9ec

Russian Military Marches on Red Square on (Red Square, May 9, 2009)
http://www.youtube.com/watch?v=96IqZVLpClI

Russia Today Video Analysis & Presentation of the Victory Flag
http://www.youtube.com/watch?v=LOfkRCm9d7g

Russia Today Video Analysis of Russian Military Preparedness (Red Square, May 9, 2009)
http://www.youtube.com/watch?v=Iw7G0IcCKRM

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Alexander Lukashenko: Speech at the Ceremony of the laying of wreaths at the Monument of Victory, May 9, 2009

www.president.gov.by

Respected veterans of the Great Patriotic War!

Dear fellow countryment!

Respected foreign guests!

Today the Byelorussian people, like hundreds of millions of people on the whole planet, mark the holy holiday that is dear to our heart – The Day of Victory.  We meet the sixty fourth peaceful spring, full of the songs of birds, with the laughter of children, and with the happiness of constructive labor in our Motherland.

With the years it becomes more obvious the worldwide-historical meaning of the feat of liberation accomplished by the Byelorussian and the entire Soviet people.

Of course, we recognize the role in the destruction of the brown plague by the United States of America, Great Britain, France, Poland, China, and other nations that resisted fascism. 

But, it cannot be forgotten that the main weight of the most fierce, most bloody war in the history of humanity was carried on the shoulders of the Soviet Union.  In particular, the Soviet Union became the main obstacle on the road to world conquest taken by the Hitlerites.

In the feat of the Great Victory the heroic Byelorussian people made a priceless contribution. 

All of our land became one border of defense.  It was first here that Hitler's war machine had its first bump in the road when meeting the resolute resistance of the border guards of the Brest Fortress, experiencing the resistance and counter-strikes of units of the Red Army, and the People's Guard in Bobruisk, Borisov, Vitebsk, Gomel, Zhlobin, Lepel, Minsk, Mogilev, and Rogachyov. 

In the ranks of the Red Army on the fronts of the Great Patriotic War fought one and a half million sons of Byelorussia.  In the Soviet rear 60 of our evacuated factories and plants worked for the defense.
In the occupied territory hundreds of thousand of citizens rose to the defense of the Fatherland.   They swore to die in battle, but never to give up themselves, their families, and the Byelorussian people to the slavery of hated fascism.

In truth, the battle for liberation became a people's battle.  The world had never known a resistance of such proportions.  In Byelorussia 370,000 people fought in 1,255 partisan units.  4,000 underground organizations united 70,000 patriots.

The defense of the Ushachskaya partisan zone became a symbol of undying determination and bravery.  17,000 people's avengers stood against 60,000 fascist executioners. The legendary Rudobelskaya partisan republic, Surazhskeyeh gates won legendary glory, the feats of the heroes of Minsk, Vitebsk, Orshansky underground.

Byelorussia should itself a unique example of friendship of people of various nationalities.  In the partisan units, side by side with Byelorussians, Russians, Ukrainians, Jews, and representatives of other nations of the Soviet Union fought 4,000 European anti-fascists.  Many of the people of our country, risking their lives, saved the prisoners of the concentration camps and ghettos.  Over 500 of them received the award of "Justifier of Peoples' Peace."  

On the Byelorussian earth unfolded on the greatest attacks of the Red Army in the history of the Great Patriotic War – Operation "Bagration."  It played a decisive role in driving the occupiers from the territory of the Soviet Union and opened the road to the liberation of all of Europe.  In the "Minsk kettle" over a hundred thousand troops of the enemy were destroyed. 

But, the freedom and independence of the Motherland was won at an unimaginable price.  In this war Byelorussia lost every third citizen.  The civilian population constituted the largest part of those that perished at the hands of the fascist barbarians.
As a sign of international recognition of the great service and suffering of the Byelorussian people, Byelorussia was included in the number of the founders of the United Nations. 

Dear friends!  I ask you to honor the memory of all those who perished in the war with the invaders, who fell as victims of the fascist genocide with a minute of silence.

MINUTE OF SILENCE

Respected comrades!

In two months we will celebrate the 65th anniversary of the Liberation of Byelorussia from fascism

Over the past decades our nation has been reborn from the ruins of post war rubble, applied its economic potential, obtained independence.  It has transformed into a modern European state whose opinion is listened to by the world.

Our nation, notwithstanding difficulties, shows its ability to guarantee stability of development under various conditions.  And, the Byelorussian people show the best lines of the national character: the ability in difficult times to unite, fight back, and be victorious.

Today we have good friends everywhere: in Europe, Latin America, Asia, and in the Middle East.  This is because Belarus conducts many vectored, peaceful external politics.

Special relations historically tie us to our brother Russia and the Russian people.  With mutual strength we are strengthening the military capability of our two Union States. 

We actively work together with the nations of the CIS for collective security.  In the years of the Great Patriotic War our peoples fought shoulder to shoulder against the aggressor.  And, today we stand together on guard for the peace and good fortune of our peoples.

Dear Veterans!

We are eternally grateful to you for that great feat, the feat of Liberation.  We are doing everything, in order that the memory of all the living and the fallen heroes remain forever in the hearts of Byelorussians. 

The best expression of respect and gratitude to the generation of the victors will be the daily care of our veterans, the giving to them of all possible assistance in the decisions of their life and daily problems.

Let continue the work of searching out and identifying the remains of those who fell on the field of battle, the building of monuments of military glory, the care of military cemeteries and communal graves.
And the most important thing – let the state do everything to educate the worthy heirs of the heroes of the Great Patriotic War, in order that the country, freedom and independence that you defended be passed on to worthy and work loving hands. 

To you, dear veterans, I want to wish only one thing:  as long as possible remain in the ranks. Serve the younger generation as an example of bravery,  perseverance, and loftiness of spirit.  A still for many years, in the circle of family and comrades in arms, celebrate the holiday that was won by you – the Great Victory.     

I wish you all, citizens and guests of our country, our excellent Byelorussian strong health, success in labor, family good fortune, peace, happiness, and blossoming.

With the Day of Victory, dear friends!

Alexander Lukashenko,
President of the Republic of Belarus