Informazione
Anpi con sindacati, partiti e associazioni democratiche italiane e slovene in presidio di protesta per la decisione del Comune di ricevere i nostalgici della flottiglia alleata dei nazisti. Quando la storia del confine orientale è piegata alle pulsioni nazionaliste... Da anni a Gorizia, ogni 19 gennaio, in Comune arrivano i reduci della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, autore del tentato golpe del 1970... l’assessore delegata del sindaco ha accolto con la fascia tricolore i reduci accompagnati dai fascisti di CasaPound. All’Anpi è stato vietato il presidio davanti al Comune...
alle ore 10:30 presso il Cinema Astra, Piazzale Volta 3
FOIBE E FASCISMO 2019
Quattordicesima edizione della contromanifestazione cittadina in occasione del "Giorno del Ricordo"
(per le precedenti si veda: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/parma_iniziative.htm )
Alle 10.30 CONFERENZA di Sandi Volk, storico, "I morti delle foibe riconosciuti dalla legge: 354, quasi tutti delle forze armate dell'Italia fascista"
alle 11.00 LETTURA DI TESTIMONIANZE di antifascisti e partigiani
alle 11.15 VIDEO "La foiba di Basovizza: un falso storico" di Alessandra Kersevan, storica e editrice
alle 11.30 VIDEO "Norma Cossetto: un caso tutt'altro che chiaro" di Claudia Cernigoi, giornalista e ricercatrice storica
a cura del Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica con l'adesione di ANPI e ANPPIA
"È necessario rivedere i contributi alle associazioni, come l'Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra''. Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini, intervenendo sulle polemiche per il convegno organizzato sulle Foibe da Anpi il 10 febbraio a Parma...
Foibe, cresce la polemica a Parma. La prima scintilla è tra Fratelli d'Italia e l'Anpi. Il senatore FdI Luca Ciriani critica l'Anpi per il suo sostegno a un convegno sul tema "Foibe e Fascismo", durante il quale sarà diffuso il video "La foiba di Basovizza: un falso storico". L'associazione partigiani risponde che non si tratta di una sponsorizzazione e che il convegno non è negazionista.
Nel pomeriggio il ministro dell'Interno Matteo Salvini è intervenuto nella polemica, sostenendo che occorre rivedere i contributi alle associazioni "che negano le stragi fatte dai comunisti". L'Anpi nazionale dice "le minacce di Salvini non ci spaventano" ma aggiunge che l'iniziativa di Parma non è condivisibile perché è di quelle che "offrono pretesti di polemica a chi è più amico di Casapound che dell'Anpi"...
In programma per domenica prossima, in un noto cinema della città emiliana, la conferenza negazionista, con registi e storici da sempre sostenitori di posizioni revisioniste.. Ma lo scandalo è il logo dell'Anpi di Parma sulla locandina...
Non si sono ancora placate le polemiche sul post negazionista dell'Anpi di Rovigo, che per i Partigiani d'Italia spunta un'altra grana. Il logo dell'associazione infatti è presente sulla locandina del convegno revisionista "Foibe e Fascismo 2019", la "Quattordicesima edizione della contromanifestazione cittadina in occasione del 'Giorno del Ricordo'" in programma il 10 febbraio alle 10.30 al Cinema Astra di Parma. Con l'Anpi ci sono anche l'Anppia, l'associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, e il Comitato antifascista antimperialista e per la memoria storica a patrocinare l'evento, che vede gli interventi di alcuni storici già finiti al centro delle polemiche per le loro posizioni revisioniste...
Matteo Salvini, Ministro degli Affari Interni
Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia
Carla Nespolo, Presidente nazionale dell’ANPI
Vorrei innanzitutto invitare tutti e tre a LEGGERE quello che scriviamo io e i miei colleghi in merito alla Giornata del Ricordo e delle foibe prima di sparare giudizi. Definirci negazionisti (cosa che non mi farà certamente adeguare alla vulgata, anche pseudo-storica, sulla vicenda) è non solo sbagliato, ma un assurdo, dato che quelli che veniamo definiti “negazionisti” siamo gli unici a fare vera ricerca sul tema. Personalmente mi occupo da anni di raccogliere i nomi (dato che non esiste un elenco ufficiale) delle persone alla cui memoria ogni 10 febbraio vengono assegnati i riconoscimenti. Dove starebbe il negazionismo? Nel fatto che le persone alla cui memoria è stato concesso il riconoscimento sono in tutto 354 (al 10/2(2018)? Che tra i c.d. infoibati a cui è stato concesso il riconoscimento c’è pure una persona per la la quale è accertato che è morta da partigiano, uccisa dai nazisti? Che di un'altra la stessa motivazione ufficiale per la concessione del riconoscimento afferma che è stata fucilata dai nazisti? Che gran parte dei riconoscimenti sono stati concessi alla memoria di persone cadute in combattimento, o facenti parte di formazioni armate al servizio dei nazisti, o, ancora, condannate a morte dopo un processo che ne aveva accertato la responsabilità per delitti efferati, che stando alla lettera della legge dovrebbero essere escluse dalla possibilità di avere il riconoscimento?
Vogliamo confrontarci su questo in maniera seria, argomentata e documentata? Non ci siamo mai tirati indietro, anzi.
Al Ministro degli Interni ho da dire solo un bel – e credo che apprezzerà - “me ne frego” delle sue contumelie. Perché se una volta mi facevano arrabbiare ora le considero scontate, il ripetersi di un copione, che non fa che confermare che quanto sto e stiamo facendo è giusto e sta dando risultati. Visto che di “negazionisti” ce n’è sempre di più e sempre più autorevoli e che pian pianino la realtà sulle fandonie che vengono raccontate ogni 10 febbraio si sta facendo sempre più strada.
Al Presidente della Regione FVG Fedriga dico che sono assolutamente d’accordo quando afferma che usare il dolore “... per alimentare divisioni e riaprire ferite che hanno lacerato il confine orientale nel secondo dopoguerra è un esercizio che la Regione non può che condannare con forza ...“, solo che a farlo non sono certamente gli organizzatori dell’iniziativa di Parma, ma altri. Ad esempio l’Associazione nazionale congiunti infoibati, che nell’aprile del 2016 ha indicato al sindaco di Osilia, in Sardegna, il nominativo di un cittadino osiliese che, a dire dell’associazione, sarebbe stato “infoibato”, ma che il Ministero della Difesa ha accertato essere morto ... in Russia (vedi La Nuova Sardegna, 20.2.2017)!
Alla presidente dell’ANPI vorrei chiedere un minimo di coerenza. Perché non è possibile fare appelli all’antifascismo e poi considerare “non condivisibile” quanto fanno coloro che l’impegno antifascista lo hanno pagato e lo pagano con licenziamenti, attacchi, insulti e minacce. Perché o si sta con gli antifascisti, oppure si sta con chi fa, lui si, il gioco degli amici di Casapound: i “fascisti del terzo millennio” l’occupazione dello stabile in cui hanno la loro sede nazionale a Roma l’hanno “regolarizzata” all’epoca del sindaco Veltroni, e sono diversi gli esponenti del PD che con Casapound hanno “democraticamente” interloquito, anche partecipando a incontri nelle sedi dell’associazione fascista. Questi sono coloro che hanno sdoganato Casapound e simili, che hanno avuto nel Giorno del Ricordo lo strumento della ri-legittimazione ufficiale del fascismo e dei fascisti, passati ed attuali. A dimostrarlo c’è proprio quanto accade ad ogni 10 febbraio, quando le varie organizzazioni fasciste fanno a gara per onorare pubblicamente e con la benedizione dello Stato (nonché con finanziamenti e sponsorizzazioni pubbliche) i “loro” caduti e diffondere le loro teorizzazioni.
Cordiali saluti.
Il primo razzismo di Mussolini, prima ancora delle leggi razziali del 1938 contro gli ebrei, fu quello contro i popoli slavi. Disse Mussolini nel 1920 a Pola: <<Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone>>. Nell’aprile del 1941 l’esercito italiano del re e di Mussolini aggredì e invase la Jugoslavia, che nulla aveva fatto contro l’Italia. L’Italia fascista si annesse direttamente alcuni territori (come Lubiana e parte della Slovenia), altri tenne sotto controllo, in condizioni
di occupazione particolarmente dure e crudeli non meno di quelle naziste. Distruzione di interi villaggi sloveni e croati dati alle fiamme, massacro di decine di migliaia di civili, prigionia e campi di concentramento in Jugoslavia e in Italia. E questo dopo aver attuato, il fascismo, nel corso del ventennio, nelle zone del confine nordorientale del Regno d’Italia abitate anche da sloveni e croati, la chiusura delle scuole slovene e croate, il cambiamento della lingua e dei nomi, l’italianizzazione forzata. Successivamente alle azioni delle squadracce
fasciste contro centri culturali, sedi sindacali, cooperative agricole, giornali operai, politici e cittadini di “razza slava”. Una violenza dunque, quella fascista, precedente, sistematica e pianificata, di proporzioni assolutamente più grandi – 700 e oltre sono stati i criminali di guerra italiani in Jugoslavia, a cominciare dai generali Roatta e Robotti, secondo la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, nessuno dei quali è stato mai condannato né estradato e consegnato alle autorità jugoslave – rispetto a quella jugoslava per i morti delle foibe
nel settembre/ottobre ’43 e nel maggio ’45.
Le foibe, alle quali aveva già pensato il fascismo col ministro Cobolli Gigli che aveva scritto: <<La musa istriana ha chiamato foiba il degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell’Istria>>, sono cavità naturali profonde presenti nelle zone carsiche del confine nordorientale, utilizzate da sempre dagli abitanti per disfarsi di oggetti e cose varie, per far sparire carcasse di animali e anche uomini stessi vittime di tragedie private. In Italia nel 2004 la legge 92 <<Istituzione del giorno del
ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati>> ha fatto del 10 febbraio di ogni anno un giorno di solennità civile nazionale atto innanzitutto a celebrare i morti delle foibe del settembre/ottobre ’43 e del maggio ’45 per mano dei partigiani jugoslavi. Ma quanti sono e chi sono i morti delle foibe che in oltre dieci anni di applicazione della legge hanno ufficialmente ricevuto (loro famigliari) riconoscimenti e medaglie
della Repubblica italiana? Ad oggi, gennaio 2019, risultano essere 354, in gran parte appartenenti a formazioni armate dell’Italia fascista e personale politico fascista, in minima parte scomparsi nelle foibe vere e proprie.
Numeri e identità ben diversi dalle migliaia, decine di migliaia, di infoibati innocenti di cui parlano i promotori della legge 92/2004! Infondata è la tesi che vi sia stato nei confronti dell’Italia e degli italiani un <<disegno annessionistico slavo>> che <<assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica>> come disse il Presidente Napolitano il 10 febbraio 2007. Semmai c’è stato con la legge 92/2004 il tentativo politico di criminalizzare la Resistenza, innanzitutto la jugoslava, e di riaffermare il fascismo. Il fascismo che intraprese la guerra,
che è stato il vero aggressore e feroce occupante di Jugoslavia e Balcani, razzista e imperialista. Un tentativo politico di rovesciamento della realtà storica. Eclatante il caso del parmense Paride Mori fascista repubblichino volontario al confine nordorientale col grado di capitano del Battaglione Bersaglieri <<Mussolini>> ucciso nel ’44 con armi da fuoco dai partigiani jugoslavi al quale (suoi figli) il 10 febbraio 2015 le massime autorità della Repubblica hanno dato la medaglia da vittima delle foibe. Medaglia che è stata poi revocata in seguito alle forti
proteste antifasciste..
· Nessun riconoscimento e medaglia della Repubblica italiana nata dalla Resistenza a fascisti “vittime delle foibe”.
· Revoca dei riconoscimenti e medaglie di questo tipo dati dal 2005 ad oggi.
· Onore ai soldati italiani partigiani morti a migliaia combattendo in Jugoslavia dopo l’8 settembre ’43 contro il nazifascismo a fianco della Resistenza Jugoslava.
· Cancellazione dalla toponomastica stradale di Parma di <<via martiri delle foibe>>, nome fuorilegge stante che <<martiri delle foibe>> non si trova mai scritto nemmeno nella legge 92/2004.
· Ricordo degli 800 e oltre antifascisti slavi sloveni e croati deportati e detenuti negli anni ’42,’43 nel carcere di S. Francesco di Parma.
· Riattivazione del gemellaggio esistente dai primi anni ’60 di Parma con Lubiana, che dal fascismo fu ferocemente occupata, e sostituzione del <<Giorno del ricordo delle vittime delle foibe>> col <<Giorno della pace e dell’amicizia fra il popolo italiano e i popoli della ex Jugoslavia>>.
febbraio 2018
http://www.diecifebbraio.info/documenti/#300144
Fra pochi giorni, per il giorno del ricordo degli anni duemila, Rai3 in prima serata trasmetterà "Red land - rosso Istria", quello che abbiamo definito un film di pura propaganda fascista...
http://www.diecifebbraio.info/2018/11/recensione-di-red-land-rosso-istria/
– Le recensioni di Claudia Cernigoi e Alessandra Kersevan
https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/9054-8974-nuova-operazione-di-propaganda-fascista.html
– Note sugli sceneggiatori del film “Red Land – Rosso Istria” (di Claudia Cernigoi)
http://www.diecifebbraio.info/2018/11/gli-sceneggiatori-del-film-red-land-rosso-istria/
– La recensione di Alberto Fazolo
http://contropiano.org/news/cultura-news/2019/01/16/red-land-una-ricostruzione-sgangherata-per-unoperazione-culturalmente-grave-0111454
Un film "di pura propaganda fascista, basato su stereotipi anticomunisti e razzisti anti-slavi, sullo stravolgimento della realtà storica per riabilitare il fascismo distruggendo l'immagine della Resistenza anti-nazifascista e, soprattutto, del contributo dei comunisti"...
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/foibe-storiche-giustificazioniste-rosso-istria-pura-1638690.html
https://www.tg2.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b676ab1c-a137-4bac-a636-405fb208d5fc-tg2.html
Si notino Anna Mazzone che parla di "10.000 infoibati" e la "testimonianza" di Fausto Biloslavo che parla del nonno Ezechiele "infoibato solo perché italiano, non aveva fatto neppure la guerra" – peccato però che il suo nome compaia negli elenchi dell'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza di Trieste... A seguire la pubblicità del film di propaganda fascista slavofoba "Red Land - Rosso Istria"
Secondo l'Unione degli Istriani la pellicola "Red Land - Rosso Istria" verrà trasmesso dal servizio pubblico la sera dell'8 febbraio...
https://www.triesteprima.it/cronaca/red-land-rosso-istria-rai-tre-8-febbraio-2019.html
LE FOIBE NELLE COMPLESSE VICENDE DEL CONFINE ORIENTALE (1920-1947)
Da alcuni anni si parla molto di questi temi, specie intorno al 10 febbraio, "Giorno del ricordo". Ma quanto ne sappiamo davvero?
Che ruolo gioca la propaganda politica? Cosa può dirci la ricerca storica? Perché serve conoscere la storia di quei fatti?
Ne parliamo con Claudia Cernigoi, ricercatrice e giornalista, direttrice del periodico triestino La Nuova Alabarda, autrice di numerosi saggi tra cui “Operazione foibe tra storia e mito” (ed. Kappa Vu, Udine, 2005), redattrice del sito web www.diecifebbraio.info
Ingresso libero
evento FB: https://www.facebook.com/events/689979444811445/
Una sala comunale alla giustificazionista Cernigoi. Insorgono i parenti delle vittime e con loro anche l’amministrazione: il sindaco si schiera con gli esuli giuliano-dalmati
Il Sindaco di Cologno tenta di mettere in cattiva luce l’evento della Rete Antifascista (e la sua relatrice) e si schiera con i fascisti di Casapound
Come spiego nella lettera, trovo inaccettabile la campagna stampa di denigrazione nei confronti del mio lavoro di ricerca storica, operato nello specifico dalla collega Lucia Bellaspiga (che da anni continua a diffamarmi attribuendomi affermazioni che non ho fatto, come spiego nell'articolo che cito nella lettera), e che segue di poco l'articolo di un altro collega, Fausto Biloslavo (http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/che-foibe-sono-montatura-1626132.html), anch'egli recidivo nel scrivere falsità sul mio conto, stravolgendo il contenuto di quanto scrivo (vedi questo mio articolo https://www.facebook.com/notes/la-nuova-alabarda/il-giornalista-triestino-pi%C3%B9-coraggioso/846476992189535/a), e che nell'occasione ha anche scatenato la reazione inconsulta del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga che si è scagliato contro la sottoscritta che sarebbe una "negazionista", l'Assostampa che ha pubblicizzato la presentazione del mio libro (in realtà era il Circolo della stampa, ma tant'è) ed in un'intervista al Primorski Dnevnik ha addirittura asserito che a gente come me andrebbe impedito di parlare.
Aggiungo brevemente che è da anni che sono sotto attacco per queste mie ricerche (ed anche per i miei studi sul neofascismo), la mia pagina FB viene continuamente segnalata per motivi pretestuosi e bloccata (in linea di massima perché, per fare informazione sul neofascismo ho pubblicato foto con simboli fascisti), ho ricevuto minacce di morte verbali e per iscritto e più di una volta, per permettermi di assistere a manifestazioni pubbliche, sia conferenze che cortei nelle strade, la Digos ha ritenuto opportuno mettermi al fianco un funzionario.
Ero stata invitata a parlare delle "complesse vicende del confine orientale" (come recita l'art. 1 della Legge 92/04, istitutiva del Giorno del Ricordo) in un'iniziativa nel Comune di Cologno Monzese. Ho scoperto, "grazie" al già citato articolo di Bellaspiga (che a volte sembra dimenticare che giornalismo e cori da stadio sono due cose diverse) che la mia presenza è stata dichiarata "inopportuna" a causa di mie (presunte) posizioni "negazioniste" o "riduzioniste", non specificate nel testo ma date per assodate (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/foibe-superstiti-contro-la-negazionista?fbclid=IwAR1xw0K7mpANKrG6n4CFUPQBEQiOMFSTieXhHfaXEmIrd6SBkWTkIfGXW5I).
Ho letto inoltre sempre nello stesso articolo, che l'amministrazione comunale non vuole togliermi la parola (bontà sua), ma "spostarmi" in qualche periodo "da decidere", a loro discrezione, più "opportuno". Parole che si commentano da sole e sulle quali osservo soltanto che la libertà di parola o la si ha sempre o non la si ha mai, non è che può essere limitata a periodi che qualcuno (non si sa a che titolo) decide che siano "opportuni".
Ma non basta. Nel comunicato del sindaco che ho trovato pubblicato a cura di un commentatore della pagina FB di Bellaspiga e che allego, ho trovato, riferite alla mia persona (ancorché mai nominata, ma essendo io l'unica relatrice non è difficile capire di chi si stia parlando) accuse di "tentativo di negare la storia ed infangare la memoria" delle vittime e degli esuli, arrivando a parlare di "folli tentativi di ricostruzione becera e deviata della storia di questo Paese". Ed addirittura il Sindaco conclude "non accetto che il mio nome sia accostato a qualsiasi evento che non rispetti la legge, la morale, il buon costume e non ponga il dovuto ossequio rispetto alla morte e alla sofferenza". La "relatrice" prosegue il comunicato, gli "risulta nota per sostenere posizioni revisioniste che sono facilmente rinvenibili sul web".
E' scandalosa la gravità di tali affermazioni, rivolte ad una studiosa seria, che (a differenza di altri che pure vengono invitati a parlare su questi argomenti) non ha mai prodotto pamphlet politici sull'argomento, ma esclusivamente testi rigorosi basati su documentazione raccolta negli archivi e dichiarazioni di testimoni, frutto di anni di lavoro. Un Sindaco, un amministratore pubblico, un rappresentante dei cittadini, si arroga il diritto di diffamare a questo modo una persona della quale non ha letto nulla se non qualcosa che ha "rinvenuto sul web". Mi citi, per cortesia, signor Sindaco, frasi o affermazioni che avrei fatto per "negare la storia" oppure "mancare di rispetto a chicchessia".
Mi trovo nella situazione kafkiana per cui, avendo smascherato (in base a documenti che ho pubblicato e citato più volte e che sono reperibili sul web) molte delle menzogne relative alla storia delle foibe, invece di vedere riconosciuto questo lavoro, mi trovo accusata di "negazionismo" da chi quelle menzogne continua a perpetuare, come se fosse rispetto per i morti aumentarne il numero a dismisura oppure inventare fatti non esistiti.
Questa campagna stampa contro la mia persona ed il mio lavoro (campagna di cui Lucia Bellaspiga è una delle capofila, particolarmente accanita ancorché non competente sui fatti storici, come spiego nell'articolo che ho pubblicato l'anno scorso, visibile qui http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2018/02/FENOMENOLOGIA-DI-LUCIA-BELLASPIGA.pdf), ha anche portato alla conseguenza che mi trovo continuamente minacciata ed insultata sul web e con l'invio di messaggi personali (ho ricevuto anche minacce di morte, regolarmente denunciate all'Autorità competente).
Ritengo che tale situazione di censura preventiva ed ingiustificata contro un'operatrice dell'informazione, censura che si avvale di "chiacchiere" false e diffamatorie, che stravolgono del tutto il lavoro svolto nel corso di anni di ricerche, sia inaccettabile in un paese democratico.
Ovviamente mi riservo di agire per vie legali se ne ravviserò l'opportunità.
presso il BLA - biblioteca, ludoteca e archivio storico, Via Silvio Pellico 7-8-9
presso il Teatro di Porta Portese, Via Portuense 102
https://www.cnj.it/home/it/informazione/confine-orientale/9079-aggiornato-roma-24-2-2019-resistenza-jugoslava,-foibe-o-fratellanza.html ]
4/2/2019
Ministro della Difesa allora era Sergio Mattarella, che ora vuole la stessa politica contro il Venezuela, con la stessa ipocrisia della scelta della democrazia contro la violenza. Quando, se le parole fossero vere e sincere, la scelta dovrebbe essere per Maduro e contro la violenza del golpe. Ma si sa la NATO sono decenni che esporta democrazia con la guerra, per cui quel bene sta finendo in casa nostra e viene seppellito di bombe “umanitarie”all’estero.
A Mattarella e a tutti i i sostenitori della guerra rispondo come sempre:
NOT IN MY NAME.
Corbyn e Melenchon hanno preso posizioni nettissime contro il golpe in corso da parte del fantoccio di Trump Guaidò. E altrettanto nettamente e duramente si sono espressi contro i governi e le organizzazioni colonialiste dell’Occidente -UE NATO – che sostengono il golpe di Trump e colpiscono lo stato sovrano del Venezuela con la guerra economica e preparano quella militare.
Tutta la sinistra vera del mondo, da Lula a Morales, dai leader progressisti dell’America Latina a quelli dell’Africa e dell’Asia, ai radicali degli Stati Uniti, sta sulle posizioni di Corbyn e Melenchon e usa le stesse parole di Noam Chomsky. Tutti i partiti comunisti, piccoli e grandi spesso divisi tra loro, tutte le forze autenticamente socialiste sono contro il golpe. Il campo della sinistra è spesso diviso, con giudizi e posizioni in conflitto su tante cose, ma di fronte ad un golpe reazionario guidato dalle multinazionali del petrolio come quello in atto in Venezuela, si ritrova naturalmente dalla stessa parte.
Ma in Europa ed in Italia, con anni e anni di imbrogli e tradimenti, si è anche costituito un altro campo, quello della sinistra finta. Questa sinistra si presenta come tale fino a che non entrino in campo gli interessi e i poteri economici e finanziari ai quali si é venduta. Quando questi interessi e poteri danno uno strattone al guinzaglio, questa finta sinistra abbaia dove vuole il padrone. Cosi sul Venezuela cade la maschera ipocrita di tanti fieri democratici, antifascisti, antirazzisti e la sinistra finta rivela la stessa faccia di Trump, Bolsonaro, Salvini. La sinistra finta diventa golpista.
Potere al Popolo, nel suo piccolo, è fieramente parte del campo della sinistra vera che nel mondo contrasta il golpe in Venezuela. Per questo abbiamo posto il ripudio del golpe in quel paese come discriminante per le elezioni europee. Non vogliamo avere nulla a che fare con la finta sinistra oggi golpista, dalla quale anzi vogliamo sgomberare il campo. E neppure ci interessa una sinistra muta per convenienza, ora che bisogna gridare da che parte si sta.
https://twitter.com/JLMelenchon/status/1092349856398618626
Ce n'est pas la France qui soutient les putschistes au #Venezuela. C'est seulement #Macron. Résistez ! Avec L'ONU nous disons : @NicolasMaduro est le président du Venezuela. Paix et liberté pour le Venezuela ! (01:11 - 4 feb 2019)
Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
All'appello, promosso dal Partito Comunista Portoghese e sottoscritto dai partiti comunisti dell'Unione Europea, per l'Italia hanno aderito PCI, PRC e PC
Basta con le interferenze e l'aggressione contro il Venezuela!
Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e il popolo venezuelano!
Condanniamo fermamente l'escalation di interferenze e ricatti dell'Unione Europea contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, in linea e concordati con l'operazione di "auto-proclamazione" di un presidente fantodccio, manovrato e comandato dall'Amministrazione Trump che, in un'arrogante violazione del diritto internazionale, cerca di rovesciare il presidente legittimo, Nicolás Maduro, eletto con voto popolare, e di sovvertire l'ordine costituzionale venezuelano.
Respingiamo l'inammissibile dichiarazione dell'Unione Europea che minaccia il riconoscimento di un "Presidente" creato dagli Stati Uniti, in linea con la sua collusione con il colpo di stato del 2002, con il boicottaggio, l'azione terroristica e la crisi economica, finanziaria, politica e diplomatica e la confisca illegale di beni e risorse finanziarie, che sono alla base dei problemi economici del Venezuela e delle difficoltà sofferte dal suo popolo.
Respingiamo l'escalation dell'aggressione nei confronti del Venezuela perpetrata dagli Stati Uniti, dall'UE e dai governi del cosiddetto "Gruppo di Lima", che attacca la sovranità e i diritti del Venezuela e del popolo venezuelano, e cerca di saccheggiare le sue immense risorse, come il petrolio.
Chiediamo la fine dell'interferenza e dell'aggressione contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela e il rispetto per la sua sovranità e indipendenza!
Facciamo appello alla solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e il popolo venezuelano!
I partiti firmatari
SolidNet List Parties:
Communist Party of Belgium
Communist Party of Britain
AKEL (Cyprus)
Communist Party of Bohemia and Moravia
Communist Party in Denmark
Communist Party of Finland
French Communist Party
German Communist Party
Communist Party of Greece
Hungarian Workers' Party
Communist Party of Ireland
Workers Party of Ireland
Italian Communist Party
Party of the Communist Refoundation – European Left (Italy)
Communist Party (Italy)
Communist Party of Luxembourg
Communist Party of Malta
New Communist Party of the Netherlands
Portuguese Communist Party
Communist Party of Spain
Communist Party of the Peoples of Spain
Communist Party of the Peoples of Spain
Communist of Catalonia
Other Parties:
Union of the Galician People
Galician Nationalist Bloc
La «sospensione» del Trattato Inf, annunciata ieri dal segretario di stato Pompeo, avvia il conto alla rovescia che in sei mesi porterà gli Usa a uscire dal Trattato. Già da oggi, comunque, gli Usa si ritengono liberi di testare e schierare armi della categoria proibita dal Trattato.
Si tratta di missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 e 5500 km), con base a terra. Appartenevano a tale categoria i missili nucleari schierati in Europa negli anni Ottanta: i missili balistici Pershing 2, schierati dagli Stati uniti in Germania Occidentale, e quelli da crociera lanciati da terra, schierati dagli Stati uniti in Gran Bretagna, Italia, Germania Occidentale, Belgio e Olanda, con la motivazione di difendere gli alleati europei dai missili balistici SS-20, schierati dall’Unione sovietica sul proprio territorio.
Il Trattato sulle Forze nucleari intermedie, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminava tutti i missili di tale categoria, compresi quelli schierati a Comiso. Il Trattato Inf è stato messo in discussione da Washington quando gli Stati uniti hanno visto diminuire il loro vantaggio strategico su Russia e Cina. Nel 2014, l’amministrazione Obama accusava la Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera (sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015, annunciava che «di fronte alla violazione del Trattato Inf da parte della Russia, gli Stati uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a terra».
Il piano è stato confermato dall’amministrazione Trump: nel 2018 il Congresso ha autorizzato il finanziamento di «un programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada». Da parte sua, Mosca negava che il suo missile da crociera violasse il Trattato e, a sua volta, accusava Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori (quelli dello «scudo»), che possono essere usate per lanciare missili da crociera a testata nucleare. In tale quadro va tenuto presente il fattore geografico: mentre un missile nucleare Usa a raggio intermedio, schierato in Europa, può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia sul proprio territorio può colpire le capitali europee, ma non Washington.
Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse in Messico i suoi missili nucleari a raggio intermedio..
Il piano degli Usa di affossare il Trattato Inf è stato pienamente sostenuto dagli alleati europei della Nato. Il Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato, il 4 dicembre 2018, che «il Trattato Inf è in pericolo a causa delle azioni della Russia», accusata di schierare «un sistema missilistico destabilizzante». Lo stesso Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato ieri il suo «pieno appoggio all’azione degli Stati uniti di sospendere i suoi obblighi rispetto al Trattato Inf» e intimato alla Russia di «usare i restanti sei mesi per ritornare alla piena osservanza del Trattato»..
All’affossamento del Trattato Inf ha contribuito anche l’Unione europea che, all’Assemblea generale delle Nazioni unite, il 21 dicembre 2018, ha votato contro la risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione e osservanza del Trattato Inf», respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni. L‘Unione europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato (come ne fa parte la Gran Bretagna in uscita dalla Ue) – si è uniformata così totalmente alla posizione della Nato, che a sua volta si è uniformata a quella degli Stati uniti.
Nella sostanza, quindi, anche l’Unione europea ha dato luce verde alla possibile installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Su una questione di tale importanza il governo Conte, come i precedenti, si è accodato sia alla Nato che alla Ue. E dall’intero arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il Parlamento a decidere come votare all’Onu sul Trattato Inf.
Né in Parlamento si è levata alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il Trattato di non-proliferazione e aderisca a quello Onu sulla proibizione delle armi nucleari, imponendo agli Usa di rimuovere dal nostro territorio nazionale le bombe nucleari B61 e di non installarvi, a partire dalla prima metà del 2020, le ancora più pericolose B61-12.
Avendo sul proprio territorio armi nucleari e installazioni strategiche Usa, come il Muos e il Jtags in Sicilia, l’Italia è esposta a crescenti pericoli quale base avanzata delle forze nucleari Usa e quindi quale bersaglio di quelle russe.
Un missile balistico nucleare a raggio intermedio, per raggiungere l’obiettivo, impiega 6-11 minuti. Un bell’esempio di difesa della nostra sovranità, sancita dalla Costituzione, e della nostra sicurezza che il Governo garantisce sbarrando la porta ai migranti ma spalancandola alle armi nucleari Usa.
Gli Stati Uniti hanno ufficialmente sospeso per sei mesi gli obblighi derivanti dal Trattato INF (per i russi DRSMD: Accordo sui missili a media e corta distanza, cioè da 1.000 a 5.500 km e da 500 a 1.000 km) e si ritengono liberi di installarne a proprio piacimento dove e quando vogliono. Durante questi 6 mesi, come ha dichiarato il Segretario di stato Mike Pompeo, “se la Russia non tornerà al rispetto del Trattato, gli USA si ritireranno ufficialmente da esso”.
Al tempo stesso, Donald Trump ha dichiarato di sperare che “sapremo riunire tutti in una grande e bella sala per stipulare un nuovo accordo. Questo accordo sarà molto migliore e io lo vorrei vedere”.. Il riferimento a “tutti” è chiaramente riferito, oltre che a USA e Russia, alla Cina e ai suoi nuovi complessi missilistici DF-26, rientranti nella categoria della media distanza e che, quando nel 1987 URSS e USA firmarono il Trattato, non erano (quantomeno ufficialmente) nemmeno all’orizzonte. Se poi Trump, ancora con quei “tutti”, intende riferirsi anche all’Iran, è da vedere quanta fiducia Teheran gli possa accordare, dopo la mossa unilaterale americana del ritiro dal cosiddetto “accordo sul nucleare iraniano” nei mesi scorsi.
Riassumendo, osserva topwar.ru, attendiamo una risposta concreta alla semplice domanda: se veramente il problema consiste nel voler ampliare il numero dei partecipanti al Trattato, allora a che scopo si è messa in piedi tutta questa sceneggiata sulle violazioni russe dell’accordo? Da tempo Mosca aveva proposto a Washington di cercare il modo per allargare la cerchia dei partecipanti al DRSMD, senza nel frattempo arrestarne l’efficacia: proposta sempre respinta dagli USA, che ora, al contrario, prima sospendono i propri obblighi e poi parlano di una “grande e bella sala” per i colloqui.
E’ così che Mosca non ha potuto far altro che denunciare i trucchi propagandistici yankee a proposito del non rispetto russo degli obblighi derivanti dal Trattato e il Ministero degli esteri già ieri aveva espresso indignazione per il fatto che per gli USA è diventata una tradizione quella di ricorrere “deliberatamente alla maniera divulgativa di redigere e presentare le proprie congetture”. La Russia “adempie costantemente, coerentemente e incondizionatamente ai propri obblighi”; l’atteggiamento USA, sostiene Mosca, è un “trucco puramente propagandistico” e il vero motivo delle dichiarazioni di Washington è il grave indebolimento delle posizioni statunitensi nell’arena internazionale.
Ma qual è la “materia del contendere”?
L’annuncio del ritiro USA dal Trattato era stato anticipato nella riunione dei Ministri degli esteri NATO del 4 dicembre scorso, quando lo stesso Pompeo aveva detto che Washington concedeva a Mosca 60 giorni per tornare all’esecuzione del trattato, e il Segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg aveva affermato che “la NATO dà alla Russia l’ultima possibilità di salvare” l’accordo. “La Russia ha messo a rischio gli interessi di sicurezza degli Stati Uniti, non possiamo più essere limitati da un trattato finché la Russia lo violerà spudoratamente”, ha detto ora Pompeo; e ha aggiunto che se “la Russia non tornerà al pieno e verificabile rispetto del trattato entro sei mesi, distruggendo in modo verificabile i missili che violano il Trattato INF, i loro lanciatori e le relative attrezzature, il trattato cesserà di sussistere”.
Dall’altro lato la TASS ricorda come già dopo tre anni dalla firma del Trattato, entrato in funzione nel giugno 1988, Mosca avesse distrutto 1.846 missili delle categorie previste, contro gli 846 di Washington, quasi tre volte più lanciatori (825 e 289) e quasi sette volte più basi missilistiche (69 e 9). Ora, trenta anni dopo la conclusione del trattato, entrambi si accusano a vicenda di violare l’INF.
Mosca ritiene che il sistema antimissilistico USA “Aegis-Aegis Ashore” (già installato in Romania e in procinto di essere installato anche in Polonia e Giappone) sia in grado, all’occorrenza, di venir utilizzato come sistema di lancio per missili da crociera a medio raggio, il che costituirebbe una violazione diretta del trattato. Gli USA negano tale possibilità. La Russia si dice preoccupata anche per i droni da combattimento americani, il cui raggio operativo supera i mille km e le cui capacità e caratteristiche si avvicinano a quelle dei missili da crociera.
Sull’altro versante, la stampa americana parla dello sviluppo del “Novator 9-M 969”, missile da crociera basato a terra, presumibilmente destinato al complesso tattico-operativo (OTRK) “Iskander-M”, con portata di almeno 3.000 km. I russi assicurano tuttavia che la loro portata sia inferiore ai 500 km.
E via di questo passo.
In risposta alla mossa americana, oggi anche Mosca ha sospeso la partecipazione al Trattato INF: “Procederemo in questo modo” ha dichiarato Vladimir Putin nel corso di una seduta coi Ministri degli esteri e della difesa, Sergej Lavròv e Sergej Shojgù, “la nostra risposta sarà speculare: i partner americani hanno annunciato che stanno sospendendo la loro partecipazione al Trattato e anche noi la sospendiamo”.
Putin ha anche disposto che non si intraprendano per ora nuovi negoziati sul Trattato e ha sottolineato che Mosca, dopo la sospensione della partecipazione al trattato INF, non cesserà di sperimentare nuove armi, senza però aumentare il bilancio della difesa: “Non dobbiamo e non verremo coinvolti in una costosa corsa agli armamenti”, ha detto, sottintendendo quella che aveva aggravato la situazione economica dell’ultimo periodo di esistenza dell’Unione Sovietica.
Forse la Russia riuscirà a non farsi coinvolgere in tale corsa; ma è certo che lo farà anche il nostro paese, quale destinatario delle armi USA? Come reagirà il “governo del cambiamento” agli ordini di Washington e di Bruxelles, che certamente da tempo hanno già programmato il destino delle basi americane e NATO in Italia? Come reagirà quello che resta del movimento contro i missili USA sul nostro territorio?
=== 3 ===
Presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York, c’è una scultura metallica intitolata «il Bene sconfigge il Male», raffigurante San Giorgio che trafigge un drago con la sua lancia. Fu donata dall’Unione sovietica nel 1990 per celebrare il Trattato Inf stipulato con gli Stati uniti nel 1987, che eliminava i missili nucleari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5500 km) con base a terra. Il corpo del drago è infatti realizzato, simbolicamente, con pezzi di missili balistici statunitensi Pershing-2 (prima schierati in Germania Occidentale) e SS-20 sovietici (prima schierati in Urss).
Ora però il drago nucleare, che nella scultura è raffigurato agonizzante, sta tornando in vita. Grazie anche all’Italia e agli altri paesi dell’Unione europea che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, hanno votato contro la risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione e osservanza del Trattato Inf», respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni.
L‘Unione europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato (come ne fa parte la Gran Bretagna in uscita dalla Ue) – si è così totalmente uniformata alla posizione della Nato, che a sua volta si è totalmente uniformata a quella degli Stati uniti. Prima l’amministrazione Obama, quindi l’amministrazione Trump hanno accusato la Russia, senza alcuna prova, di aver sperimentato un missile della categoria proibita e hanno annunciato l’intenzione di ritirarsi dal Trattato Inf.
Hanno contemporaneamente avviato un programma mirante a installare di nuovo in Europa contro la Russia missili nucleari, che sarebbero schierati anche nella regione Asia-Pacifico contro la Cina. Il rappresentante russo all’Onu ha avvertito che «ciò costituisce l’inizio di una corsa agli armamenti a tutti gli effetti».
In altre parole ha avvertito che, se gli Usa installassero di nuovo in Europa missili nucleari puntati sulla Russia (come erano anche i Cruise schierati a Comiso negli anni Ottanta), la Russia installerebbe di nuovo sul proprio territorio missili analoghi puntati su obiettivi in Europa (ma non in grado di raggiungere gli Stati uniti)..
Ignorando tutto questo, il rappresentante dell’Unione europea alle Nazioni unite ha espressamente accusato la Russia di minare il Trattato Inf e ha annunciato il voto contrario di tutti i paesi dell’Unione perché «la risoluzione presentata dalla Russia devia dalla questione che si sta discutendo».
Nella sostanza, quindi, l’Unione europea ha dato luce verde alla possibile installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Su una questione di tale importanza, il governo Giuseppe Conte, rinunciando come i precedenti a esercitare la sovranità nazionale, si è accodato alla Ue che a sua volta si è accodata alla Nato sotto comando statunitense.
E dall’intero arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il Parlamento a decidere come votare all’Onu.
Né in Parlamento si leva alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il Trattato di non-proliferazione, imponendo agli Usa di rimuovere dal nostro territorio nazionale le bombe nucleari B61 e di non installarvi, a partire dalla prima metà del 2020, le nuove e ancora più pericolose B61-12. Viene così di nuovo violato il fondamentale principio costituzionale che «la sovranità appartiene al popolo». E poiché l’apparato politico-mediatico tiene gli italiani volutamente all’oscuro su tali questioni di vitale importanza, viene violato il diritto all’informazione, nel senso non solo di libertà di informare ma di diritto ad essere informati. O si fa ora o domani non ci sarà tempo per decidere: un missile balistico a raggio intermedio, per raggiungere e distruggere l’obiettivo con la sua testata nucleare, impiega 6-11 minuti.