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www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 05-02-07 

da: www.solidnet.org;  http://inter.kke.gr/ , mailto:cpg@...
 
Conferenza Internazionale sulla “Questione Orientale”
Istanbul, 20 gennaio 2007

Contributo del Partito Comunista di Grecia (KKE)
 
22 gennaio 2007
 
Cari compagni,

 

Ci è particolarmente gradito prendere parte a questo incontro organizzato dal Partito Comunista di Turchia in occasione del suo 8° Congresso, sul tema la “Questione Orientale”. Cogliamo l’occasione per salutare l’eroica lotta dei comunisti Turchi, in particolare nelle attuali condizioni eccezionalmente difficili, in cui l’imperialismo si presenta sempre più aggressivo e barbaro su tutti i fronti. Queste lotte sono direttamente collegate con il tema di questo incontro.

 

Esiste oggi una “Questione Orientale”, e come si manifesta in rapporto al passato quando riguardava fondamentalmente il destino dell’Impero Ottomano? Dal punto di vista territoriale, il terreno di intenso confronto rimane praticamente lo stesso (i Balcani, la regione del Caucaso e il mondo Arabo) e la forma dei conflitti internazionali che si accendono in ragione delle aspirazioni imperialiste al controllo di queste regioni somiglia fortemente alla forma dei conflitti che hanno portato alla dissoluzione dell’Impero Ottomano. Ma ciò riguarda unicamente la forma, dal momento che il contenuto sociale e di classe di tali conflitti è cambiato radicalmente.

 

Le condizioni storiche oggettive sono oggi completamente differenti. Allora la lotta fu ingaggiata dalla classe borghese in ascesa che, con l’aiuto del giovane proletariato, lottava per demolire i bastioni feudali in Europa; ora, con la creazione del sistema imperialista internazionale, la classe borghese ha assunto la posizione tenuta in passato dai signori feudali, e la lotta si conduce contro il reazionario capitale monopolistico e l’oppressione e lo sfruttamento intollerabili esercitati su scala globale da un pugno di rappresentanti degli interessi monopolistici guidati dagli USA, ma anche con “volenterosi alleati” nell’UE e negli stati capitalistici in ascesa.

 

Oggi il compito di demolire i bastioni imperialisti della reazione può essere svolto solo dalla nuova classe in ascesa, la classe lavoratrice con i suoi alleati e gli altri strati e settori sfruttati della società.

 

In aggiunta, oggi il movimento Comunista e Operaio deve fronteggiare l’ondata controrivoluzionaria che ha provocato l’abbattimento del potere socialista in URSS e negli altri paesi socialisti europei, la dissoluzione del Patto di Varsavia e il cambiamento nei rapporti di forza su scala internazionale a favore del capitale. Inoltre, dobbiamo sottolineare quanto continui ad essere corretta anche oggi l’analisi di Lenin e dei Bolscevichi in merito alla questione degli “Stati Uniti d’Europa” in presenza di un regime capitalista. Se dovessero realizzarsi, questi stati uniti sarebbero reazionari e genererebbero un’intesa temporanea con i capitalisti, il cui unico scopo sarebbe quello di soffocare il socialismo in Europa.

 

Dopo il 1945, sotto la leadership degli USA, fu creata la NATO, insieme alla Comunità Economica Europea (CEE), il cui scopo principale era quello di soffocare il socialismo in Europa e nel 1991 la controrivoluzione ottenne una temporanea vittoria, i cui effetti si sono sempre più fatti sentire tra tutti i popoli e gli stati. Ciò è particolarmente vero nella nostra regione. I Balcani, il Mediterraneo, i paesi del Nord Africa, della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, la regione del Golfo e del Mar Rosso sono stati travolti dal turbine del “nuovo ordine mondiale” che l’imperialismo sta cercando di imporre con qualsiasi mezzo. La Jugoslavia è stata dissolta e sostituita da piccoli, deboli stati e protettorati, come la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo, che si trovano sotto il diretto controllo degli USA, della NATO e dell’UE.

 

E’ evidente che la regione continua ad avere per gli interessi imperialisti - in particolare di USA, Gran Bretagna, Francia e Germania e dei rispettivi monopoli internazionali - il medesimo significato militare che aveva nel passato. Le rilevanti riserve energetiche della regione, specialmente di petrolio e gas naturale, hanno spinto le forze imperialiste a intervenire direttamente per assicurarsi il controllo su tali ricchezze, provocando anche un’intensa rivalità tra le potenze in questione.

 

Oggi, le forze imperialiste stanno cercando di costruire un sistema interstatale nella nostra regione, attraverso la creazione di un contesto che si affidi alla forza delle armi della NATO e che protegga le multinazionali nei loro tentativi di infiltrazione in questi paesi. Ciò include il controllo dei canali internazionali del Mar Nero, dell’Egeo, di Suez e del Mar Rosso, come pure della regione del Golfo.

 

Questo arco si estende fino alla costa orientale dell’Asia del Sud-Est, e il suo scopo principale è quello di assicurare la supremazia USA-NATO.

 

La NATO, soprattutto dal momento della dissoluzione del Patto di Varsavia e dell’URSS, ha elaborato una nuova dottrina riguardante il ruolo che essa intende giocare nelle nuove condizioni, che estende il campo di intervento oltre i suoi limiti, fino ad includere gli ex paesi socialisti dell’Europa Centrale e Orientale e i Balcani, e che prevede l’espansione in direzione di altri paesi del Mediterraneo. La nostra regione è stata indicata come un’area ad alto rischio per la sicurezza della NATO e per gli interessi che vengono serviti. E’ stata anche creata una flessibile e potente forza di intervento multinazionale che dovrebbe entrare in azione in qualsiasi momento la NATO ritenesse che l’ordine mondiale imperialista venga “disturbato”. E’ praticamente la regola che i paesi divenuti membri della NATO, a un certo momento diventino anche membri dell’UE. Ci sono alcune eccezioni a questo processo, come Malta e la Repubblica di Cipro, dove registriamo condizioni particolari, ma ciò non cambia la regola.

 

Sono in corso conflitti e rivalità per la supremazia nella distribuzione dei mercati e delle sfere di influenza, specialmente per il controllo delle risorse energetiche e delle vie del loro trasporto. Si manifestano direttamente e indirettamente su fronti di battaglia, in esplosioni di scontri nazionalistici, in conflitti tra paesi confinanti. In questo gioco geostrategico, ogni potenza partecipa in proporzione al suo peso e alla sua grandezza nella piramide imperialista, alla sua collocazione nel sistema internazionale e alla sua ubicazione geografica. La nostra regione è situata nel mezzo di un’area cruciale. Infatti, negli ultimi anni si è trovata sempre più coinvolta. La situazione si è aggravata dopo la guerra in Jugoslavia e specialmente dopo la guerra in Iraq e il permanere dell’occupazione da parte degli USA e dei loro “volenterosi alleati”.

 

L’impiccagione di Saddam Hussein è stata probabilmente solo il pretesto per mettere in moto diversi piani per la regione, che causeranno reazioni a catena ed effetti collaterali. La lacerazione e la divisione dell’Iraq non possono essere esclusi.

 

La Strategia Mediterranea della NATO, formulata nel vertice di Istanbul del giugno 2004, ha aperto la strada a nuove minacce, perché in effetti si tratta di una strategia per dividere popoli e paesi, e per facilitare l’egemonia degli USA e delle altre forze dominanti dell’UE. Tutti i paesi del Medio Oriente e, più in generale, la regione ne sono in un modo o nell’altro coinvolti.

 

La situazione nel Medio Oriente è estremamente allarmante. La questione centrale qui è la Palestina, mentre la situazione in Libano rimane complicata in seguito essenzialmente alla sconfitta della macchina bellica israeliana nella guerra contro questo paese, attuata per annientare la resistenza Libanese.

 

In tutto questo intreccio di conflitti e problemi, sia la Grecia che la Turchia rappresentano “parte del problema”. E ancor più oggi, quando entrambe giocano un ruolo più attivo in tutti i processi in corso che investono la regione.

 

Grecia e Turchia sono paesi vicini con confini comuni. Entrambe queste nazioni appartengono alla NATO dal 1952; la Grecia è membro con pieni diritti dell’UE dal 1981, mentre la Turchia ha avviato negoziati per diventarlo a sua volta. In entrambi i paesi, la presenza degli USA è un fattore decisivo nelle relazioni reciproche. Sebbene i due paesi siano membri della NATO e collaborino sotto il suo ombrello in varie missioni militari (come in Bosnia, Kosovo e Afghanistan), esistono serie differenze tra le loro classi borghesi e le loro forze politiche dirigenti, che si manifestano in ogni occasione, sia riguardo a Cipro, sia riguardo allo sfruttamento delle risorse marine e sottomarine dell’Egeo, che alle questioni relative alle dispute sui confini, o alla questione delle minoranze presenti nella regione.

 

In merito a queste materie, il KKE è dell’opinione che il problema delle differenze tra Grecia e Turchia non possa trovare soluzione senza affrontare più in generale la questione della strategia delle forze imperialiste nella regione, senza prendere in considerazione la rivalità tra l’UE e gli USA e gli interessi su larga scala che sono stati resi manifesti. La classe borghese in ogni paese cerca di ottenere relazioni preferenziali con entrambi i centri imperialisti, allo scopo di realizzare i propri obiettivi. L’orientamento degli imperialisti oggi è quello di creare dispute su trattati ed accordi conclusi precedentemente e che riguardano i nostri due paesi, di mettere in discussione le frontiere internazionali, per arrivare a nuovi accordi che riflettano gli interessi imperialisti. La Grecia ha problemi nei Balcani e nell’Egeo. La Turchia ha problemi rispetto all’Iraq e alla sua occupazione da parte delle forze USA-britanniche e ai loro piani per la creazione di uno stato Curdo che ridisegnerebbe i confini dell’intera area.

 

Le nostre frontiere statali, così come sono state tracciate dai trattati nel passato, non devono cambiare e le minoranze che esistono in tutti gli stati della regione, e che vengono frequentemente utilizzate dagli imperialisti come pedine nella ben nota politica del “divide et impera”, devono avere gli stessi diritti ed obblighi entro i confini degli stati che ora abitano. L’unica via per far prevalere questa politica, che corrisponde agli interessi della classe lavoratrice e dei popoli della regione, è quella dell’esistenza di un decisivo fronte contro l’imperialismo e le organizzazioni imperialiste, e contro la politica degli USA, della NATO e dell’UE. I nostri popoli devono intensificare la loro vigilanza e attenzione e devono sviluppare un ampio fronte unitario di lotta antimperialista tra tutti i popoli, per la sovranità e l’integrità territoriale dei paesi, per la pace e una normale coesistenza e collaborazione tra popoli e paesi della regione, in opposizione alla politica del “divide et impera” e degli interventi imperialisti.

 

Su questo terreno si erge il fondamentale principio dell’internazionalismo e del socialismo, “che nessuna nazione può essere libera se opprime altre nazioni” (Marx e Engels). Questo principio viene continuamente violato dagli imperialisti.

 

Come Lenin ha rilevato in “Sul diritto di autodecisione delle nazioni” (Aprile-Giugno 1914):

 

“Gli interessi della classe operaia e la sua lotta contro il capitalismo esigono la piena solidarietà e l’unità più stretta degli operai di tutte le nazioni, esigono che si opponga resistenza alla politica nazionalistica della borghesia di qualsiasi nazionalità. Perciò negare alle nazioni oppresse il diritto di autodecisione, cioè di separazione, oppure sostenere tutte le rivendicazioni nazionali della borghesia delle nazioni oppresse, equivarrebbe, per i socialdemocratici, a sottrarsi ai compiti della politica proletaria e a subordinare gli operai alla politica borghese…Il minimo appoggio del proletariato di una qualsiasi nazione ai privilegi della “propria” borghesia nazionale susciterà inevitabilmente la sfiducia del proletariato delle altre nazioni, indebolirà la solidarietà internazionale di classe, dividerà gli operai con grande gioia della borghesia” (Capitolo 5. La borghesia liberale e i socialisti opportunisti nella Questione Nazionale)

 

Il KKE sostiene con tutte le sue forze lo sviluppo di relazioni fraterne di coordinamento e collaborazione con il Partito Comunista di Turchia, come anche con tutti i partiti e movimenti antimperialisti, radicali; allo stesso modo, noi appoggiamo le iniziative congiunte delle organizzazioni sociali e di massa greche e turche che condannano le manifestazioni di ostilità tra i nostri popoli e promuovono l’amicizia e la cooperazione. Nulla potrà dividere i nostri popoli. Essi hanno solo da guadagnare nel respingere con decisione i piani imperialisti. La nostra è una lotta comune.

 

Gli interessi di classe della classe lavoratrice della Grecia risiedono nell’avanzata della sua lotta per cambiare gli attuali rapporti di forza a sfavore dell’UE, della NATO e degli USA e per costruire il Fronte di Lotta Antimperialista-Antimonopolista per il Potere Popolare e l’Economia Popolare.

 

Gli interessi di classe della classe lavoratrice della Turchia risiedono in una consistente lotta per difendere i diritti e gli interessi dei lavoratori e degli altri strati popolari, per impedire che il paese aderisca all’UE, e per far avanzare la lotta del Fronte Patriottico e del Partito Comunista di Turchia contro i monopoli, la NATO e l’imperialismo USA.

 

La lotta del popolo lavoratore di ogni stato membro dell’UE deve rifiutare le illusioni suscitate dalla socialdemocrazia e dalle forze opportuniste che questa associazione capitalista reazionaria possa trasformarsi in amica dei popoli e della pace. La lotta deve essere diretta a indebolire l’UE e a cambiare i rapporti di forza a favore delle forze politiche che sono contro i monopoli e il loro potere, contro l’imperialismo e le guerre imperialiste, contro la NATO, contro gli interventi e la barbarie scatenata sui popoli che resistono.

 

La lotta in ogni paese e la modifica degli attuali rapporti di forza a favore di coloro che cercano di cambiare l’attuale società capitalistica, che aspirano al socialismo, è la strada che potrebbe spingere paesi a rompere con questa Unione, a indebolirla, favorendone la dissoluzione e l’eliminazione.

 

La nostra lotta comune contro l’imperialismo USA, contro il centro imperialista dell’UE, contro la NATO e contro il nuovo ordine imperialista farà maturare i frutti della prosperità, della pace, dell’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del socialismo!

 




(Sulle scioccanti rivelazioni di Zbigniew Brzezinski, che ha ipotizzato azioni terroristiche auto-inflitte sul territorio statunitense ed iracheno allo scopo di criminalizzare l'Iran ed aggredirlo, si veda:

Guerra all'Iran. Il "plausibile scenario" di Brzezinski! di Giulietto Chiesa

Brzezinski confirme que les États-Unis peuvent organiser des attentats sur leur propre territoire
http://www.voltairenet.org/article145137.html )


http://www.resistenze.org/sito/te/po/us/pous7b14-001084.htm

www.resistenze.org - popoli resistenti - stati uniti - 14-02-07 

da http://www.wsws.org/articles/2007/feb2007/brze-f03.shtml
World Socialist Web Site www.wsws.org WSWS: News & Analysis: Nord America, 3/2/07

 

Perché la stampa degli Stati Uniti tace sulla messa in guardia di Brzezinski sulla guerra contro l'Iran?
 
di Barry Grey  

 

Washington DC, 3 febbraio 2007

 

I principali giornali nazionali e la maggior parte delle emittenti radiofoniche hanno evitato persino di dare conto della sbalorditiva testimonianza rilasciata giovedì dall’ex consulente nazionale per la sicurezza Zbigniew Brzezinski di fronte al Comitato Relazioni Estere del Senato.

 

Brzezinski, consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è fra le figure più significative all'interno dell’apparato della politica estera degli Stati Uniti. Egli ha indirizzato un’aspra critica alla guerra in Iraq, ammonendo che la politica dell'amministrazione Bush stava inevitabilmente portando ad uno scontro militare con l’Iran che avrebbe avuto conseguenze disastrose per l’imperialismo degli Stati Uniti.

 

Estremamente significativa e scomoda è stata l’insinuazione di Brzezinski che era probabile che l'amministrazione Bush stesse costruendo un pretesto per giustificare un attacco militare all'Iran. Nel presentare quello che ha definito uno "scenario plausibile di collisione militare con l'Iran", Brzezinski ha esposto il seguente processo di eventi: "il fallimento dell’Iraq di soddisfare i parametri previsti, seguito da accuse agli iraniani per la responsabilità del fallimento, poi qualche provocazione o un atto terroristico in Iraq, di cui incolpare negli Stati l'Iran, culminando con azioni militari “difensive” (virgolettate o meno) degli Stati Uniti contro l'Iran..."

 

Brzezinski pensava talmente che un attacco militare degli Stati Uniti all'Iran sarebbe stato un'azione aggressiva presentata come se fosse una risposta difensiva a pretestuose provocazioni iraniane, che andò vicino a insinuare, senza proprio affermarlo esplicitamente, che, per offrire un casus belli per la guerra, la Casa Bianca sarebbe stata capace di fabbricare o favorire un attacco terroristico all'interno degli Stati Uniti.

 

Va da se che tale testimonianza data in un’udienza congressuale aperta, proveniente da qualcuno con decenni di esperienza nel comparto di politica estera degli Stati Uniti e stretti legami con l’apparato militare e di intelligence, non solo fa notizia ma è della più immensa e grave importanza. Ogni giornale o canale di informazione obiettivo e coscienzioso considererebbe un obbligo informare il pubblico di tali sviluppi.

 

Ora, né il New York Time né il Washington Post, hanno riportato nelle loro edizione di venerdì, nemmeno due righe di notizia sulla testimonianza di Brzezinski. Né lo hanno fatto USA Today o il Wall Street Journal. Tutte queste pubblicazioni hanno naturalmente a Washington uffici ben forniti di personale e una regolare copertura congressuale di specialisti inviati che trattano di questo genere di questioni politiche scottanti, come la guerra all’Iraq.

 

Non c'è spiegazione innocente per la loro decisione di nascondere questa storia. Il Washington Post di giovedì pubblicò un’ampia colonna di pagina-due con fotografia sulla presenza di Henry Kissinger il giorno precedente di fronte al medesimo comitato del Senato. Dove l’ex segretario di Stato sotto Richard Nixon fece una dichiarazione complessivamente di appoggio alla politica di guerra dell'amministrazione Bush.

 

Inoltre, l'edizione web del Post riportò un rapporto dell’Associated Press sulla presenza di Brzezinski. Quell’articolo introduceva sottili ma significativi cambiamenti allo scenario speculativo di Brzezinski sul percorso di guerra in Iran che avevano l'effetto di sottovalutare l'acutezza ed l’urgenza della critica di Brzezinski all'amministrazione Bush. Ometteva l’allusione che un attacco terroristico all'interno degli Stati Uniti potesse diventare la giustificazione per la guerra, e rimuoveva dal discorso di Brzezinski le virgolette di una" guerra difensiva" contro l'Iran.

 

Il World Socialist Web Site venerdì ha telefonato a New York Times, Washington Post, Wall Street Journal e USA Today per chiedere un chiarimento per la loro omissione nel riportare la testimonianza di Brzezinski. Nessuno dei giornali ha risposto alle nostre chiamate.

 

Allo stesso modo le emittenti televisive di informazione: " News Hour with Jim Lehrer" su PBS ha fatto vedere un clip di Brzezinski che esponeva il suo scenario di guerra di fronte al comitato del Senato, senza fare alcun commento. "NBC Nightly News" ha ignorato completamente la storia.

 

La rimozione di questa critica di condanna della guerra all’Iraq, dei metodi cospirativi dell'amministrazione Bush e della loro deriva verso un guerra ancora più vasta in Medio Oriente, sono una dimostrazione in più del carattere reazionario e corrotto dei mass media americani. Indica che i media istituzionali ancora una volta si stanno preparando, come nella corsa all'invasione dell'Iraq, a servire da cassa di risonanza per la propaganda di guerra e le bugie dell'amministrazione.

 

Traduzione dall’inglese per resistenze.org di Bf
 

 




NAŠA MILENA

Per ricordare Milena, che ci ha lasciato tre anni fa, abbiamo messo in rete alcune immagini e versi, in serbocroato e in italiano, frutto del suo lavoro appassionato:



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Tra gli scritti di Milena abbiamo ritrovato:
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TU, "EX"-JUGOSLAVA/O, RISPONDI!

1) Di che nazionalita' sei? Lo sai - o no?

2) Ti danno un passaporto?

3) Dove passano le nuove frontiere?
a. fra te ed il tuo coniuge?
b. fra te ed i tuoi figli?
c. fra la tua casa e quella del tuo vicino?
Chi ti rilascia il visto sul passaporto per andarlo a trovare?
Prima parlavate la stessa lingua - vi potete capire adesso?

4) I tuoi cari sono vivi o morti?
a. Quali sono vivi, e dove si trovano?
b. In quanti sono morti?
c. Sono sepolti - e dove?
d. Quanti nella fossa comune?
e. Il corpo del morto si trova in una o in piu' fosse?

5) Prima della guerra civile, quando viaggiavi "dal fiume Vardar al Monte Triglav e dall'Adriatico al Danubio", sapevi dove finiva una repubblica e dove ne cominciava un'altra?

6) Per fare questi viaggi, avevi bisogno di un passaporto?

7) Il tuo libretto degli assegni era valido o no su tutto il territorio jugoslavo?

8) Quanti tipi di moneta avevano le sei repubbliche jugoslave?

9) Avevi paura a venire in Serbia per non essere divorato da uno o piu' serbi? (Per i serbi: potevate spostarvi o vivere in pace, con pari diritti, nelle altre repubbliche?)

10) Ti serviva un vocabolario quando parlavi con la gente delle altre repubbliche jugoslave?

11) Avevi difficolta' a mandare i figli a scuola?

12) Hai avuto gratis l'assistenza medica e le medicine?

13) Hai mai sospettato che, dopo anni di lavoro, non ti sarebbe
stata assicurata la pensione? Oppure che un bel giorno te la tolgono?

14) Potevi rilevare o costruire una impresa privata per guadagnare piu' del tuo stipendio?

15) Potevate farvi una casetta o una casa al mare o in montagna, tu e tuo marito, grazie al vostro lavoro, senza rubare?

16) Una volta scelto il terreno per la tua casa delle vacanze da edificare, ti ponevi il problema che il terreno non si trovasse in un'altra repubblica jugoslava?

17) Sapevi che i paesi "ricchi" dell'Occidente non hanno in gran parte risolto i problemi della sanita', della scuola, della casa, del lavoro?

18) Credevi che la Jugoslavia a pezzi sarebbe stata migliore della Jugoslavia integra?

(1994)




From:   andrea.boc@...
Subject: bastardi.....
Date: February 24, 2007 3:35:21 PM GMT+01:00
Return-Path: <andrea.boc@...>
Received: from wr-out-0506.google.com (64.233.184.227) by mail-mx-2.tiscali.it (7.2.069.3) id 457EC6B60D46E4F0 for jugocoord@...; Sat, 24 Feb 2007 15:35:22 +0100
Received: by wr-out-0506.google.com with SMTP id i20so745277wra for <jugocoord@...>; Sat, 24 Feb 2007 06:35:22 -0800 (PST)
Received: by 10.114.185.8 with SMTP id i8mr1503297waf.1172327721804; Sat, 24 Feb 2007 06:35:21 -0800 (PST)
Received: by 10.115.22.7 with HTTP; Sat, 24 Feb 2007 06:35:21 -0800 (PST)
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Voi siete dei grandi bastardi. Continuate a negare le centinaia di milioni di morti che il comunismo ha causato in tutto il mondo...continuate a difendere persone che farebbero rabbrividire hitler....vi auguro tutto il male possibile di questo mondo...site dei grandi pezzi di merda....ma le vostre ore sono contate vi troveremo uno per uno e ve la faremo pagare molto cara....per tutti i morti innocenti che avete ucciso per tutta la libertà che avete negato... 

il popolo si desterà e allora dovrete avere paura.....

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Certo, chi combatte può morire... chi fugge resta vivo. Almeno per un po'.
Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere un occasione, solo un altra occasione, di tornare qui sul campo di battaglia ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la LIBERTA!!!!