Informazione

"LE MANIFESTAZIONI NON SONO IL SALE DELLA DEMOCRAZIA" 
(Giorgio Napolitano)


Illustre Presidente della repubblica

Lei ha perfettamente ragione: le manifestazioni non sono il sale della 
democrazia. Il sale della democrazia sono i mille parlamentari 
nominati dalle oligarchie dei partiti che succhiano il sangue del 
Paese e, a turno di due, si esibiscono ogni sabato al Bagaglino!!!
Complimenti!!!

Pietro Ancona da Palermo 





1) Roma 28/2: "RESISTENZA STORICA" SULLE FOIBE 

2) Squadristi impediscono a La Spezia l'intervento di A. Kersevan sui campi di concentramento per slavi su territorio italiano

3) Annullato a Bellaria, in seguito alle pressioni fasciste, il convegno in cui A. Kersevan avrebbe dovuto presentare il suo libro sul campo di Gonars


=== 1 ===

From:   internazionale  @...
Subject: "RESISTENZA STORICA" SULLE FOIBE
Date: February 20, 2007 2:57:55 PM GMT+01:00

Mercoledì 28 febbraio 2007
Presso la Sala della Sacrestia Palazzo Valdina Vicolo Valdina 3 - ore 18.00

 

On. Iacopo Venier
Partito dei Comunisti Italiani

 

On. Gianluigi Pegolo
Partito della Rifondazione Comunista

 

Invitano a partecipare alla presentazione degli studi di  “Resistenza Storica” sulle Foibe, il campo di concentramento fascista di Gonars, la lotta partigiana nelle terre a cavallo del confine orientale.

 

Saranno presenti :
Alessandra Kersevan
Storica, coordinatrice del gruppo di ricercatori di “Resistenza Storica”

 

Giacomo Scotti
giornalista e scrittore di Fiume/Rijeka, studioso della Resistenza

 

 

P.S.
Per entrare nei palazzi della Camera dei Deputati è necessario comunicare il nome alla mail:
venier_i  @...
o al n° 0667604135 o al fax 0667604570
entro lunedì 26 febbraio.
Gli uomini per entrare devono portare la giacca.

 


=== 2 ===


SQUADRISMO A LA SPEZIA


Il 9 febbraio u.s. a La Spezia ad Alessandra Kersevan è stato impedito di concludere una conferenza sui crimini di guerra commessi dagli italiani contro le popolazioni slave nel corso della II Guerra Mondiale. 
Il giorno prima, l'8/2, su il Giornale era comparso un articolo dal titolo: "E a La Spezia fanno parlare la storica friulana negazionista Kersevan". Nel pomeriggio con una telefonata la responsabile dell'Istituto Storico spezzino avverte la relatrice che arrivano pressioni dal prefetto e da altri personaggi perché la conferenza non venga fatta. Ma la Presidente del consiglio provinciale, Bertone, decide di assumersi la "responsabilità" di farla, la conferenza. Tutti gli altri politici (la provincia è amministrata dal centro-sinistra) che dovevano essere presenti si defilano. 
Durante la conferenza, dopo cinque minuti, mentre la relatrice esamina le vicende dell'aggressione alla Jugoslavia, una persona dal pubblico (la sala era piena, circa 150 persone) interrompe dicendo che "non deve parlare di campi ma di foibe". Continua a ripetere la stessa cosa per oltre cinque minuti, mentre la presidente e altre persone cercano di convincerlo a lasciar continuare. 
Intanto un altro si ammanta con una bandiera italiana; altri due o tre cominciano a spalleggiare il primo. Su invito della Bertone interviene la Digos, che con molta delicatezza convince il tipo ad uscire un momento. Dopo un minuto rientra e continua a fare quello che faceva prima, gridando e impedendo alla Kersevan di continuare. Intanto interviene quello con la bandiera, proponendo che la legge proposta da Mastella contro il negazionismo venga estesa anche ai "negazionisti delle foibe". 
Praticamente dopo oltre 2 ore di bagarre, alle 19.30 la Kersevan rinuncia al suo intervento. 

(a cura di AM per il CNJ, sulla base di quanto riferito dalla diretta interessata)



=== 3 ===


CONTRASTARE IL REVISIONISMO STORICO

ANNULLATO UN CONVEGNO SUL CAMPO DI CONCENTRAMENTO FASCISTA DI GONARS - RELATRICE LA COMPAGNA ALESSANDRA KERSEVAN - CHE AVREBBE DOVUTO PRESENTARE IL SUO LIBRO.

DOPO CHE I FASCISTI E I FORZAITALIOTI AVEVANO DISTURBATO UN CONVEGNO ANALOGO A LA SPEZIA CONTINUANO I TENTATIVI DI REPRIMERE LA VERITA' STORICA SU QUANTO E' AVVENUTO TRA IL 1940 E IL 1945 SUL CONFINE NORD-ORIENTALE ITALIANO.

Alessandra Kersevan era stata invitata dal locale Istituto storico e dal comune di Bellaria Igea Marina a fare una conferenza per presentare il suo libro sul campo di concentramento di Gonars. Era l'ultima di una serie di conferenze dedicate alla storia del confine orientale.

In questa organizzazione si era poi inserita anche la Provincia di Rimini.

L'Istituto annullava all'ultimo momento la conferenza adducendo come scusante che c'erano state pressioni da parte di AN, che denunciava la Kersevan come storica "negazionista".

Nella vicenda dei campi di concentramento i negazionisti caso mai sono quelli di AN, ma tant'è i politici di centro sinistra della provincia han pensato bene di cedere alle pressioni squadristiche e hanno annullato la conferenza.

Va aggiunto il testo della mail che la storica ha indirizzato al Presidente e all'Assessore della provincia di Rimini (quest'ultima poi ha scritto, scusandosi e rinnovando la "stima" nei suoi confronti...):


"Vi state prestando ad una operazione di censura di stampo fascista, nei confronti di una studiosa che il vostro istituto storico aveva giudicato scientificamente degna di fare una conferenza, ma voi avete preferito basarvi sui giudizi politicamente interessati dati da politici di AN.

La vicenda del campo di concentramento fascista di Gonars e degli innumerevoli altri campi fascisti in cui morirono fra il 1941 e il 1943 7000 sloveni, croati, montenegrini - donne, uomini, vecchi, bambini, cioè famiglie intere rastrellate dall'esercito italiano in quelle terre occupate e ANNESSE (!!) - di fame e di malattie è uno dei tanti crimini di guerra impuniti commessi dall'esercito italiano in Jugoslavia. I politici (o politicanti, forse è meglio usare questo termine) italiani che si riempiono ora da destra a sinistra la bocca con la giornata del ricordo, non sanno nulla della storia delle terre del confine orientale e di ciò che il fascismo vi ha rappresentato. La mia conferenza poteva essere una buona occasione per saperne qualcosa, almeno per la popolazione di Bellaria. Vi ricordo che la stessa legge istitutiva della giornata del ricordo, parla anche delle "più complesse vicende del confine orientale", e quindi avreste avuto anche la copertura della legge, se vi occorreva proprio. Ma come diceva il Manzoni, il coraggio uno non se lo può dare, e voi non ve lo siete dato. Forse si tratta solo di piccoli e meschini calcoli politici.
L'assessore alla cultura di Bellaria, unica che mi abbia contattato, anche se solo dopo che io l'avevo cercata, mi dice che la mia presenza avrebbe messo in pericolo l'ordine pubblico. A parte l'evidente esagerazione, mi pare che i fascisti adesso abbiano capito bene cosa dovranno fare in futuro, quando si parlerà di argomenti che non gradiscono: mobiliteranno le loro squadracce minacciando l'ordine pubblico, e tutti caleranno le brache. Mi pare che il fascismo nel '20 abbia trionfato così. Spero che tutto questo vi si rivolti contro, e che gli elettori antifascisti della provincia di Rimini sappiano almeno togliervi il loro consenso.

Alessandra Kersevan"


CHE FARE?

Ormai da due anni in coincidenza del 10 febbraio assistiamo ad indecorose iniziative e prese di posizione sulle questione "foibe", che anziché riflettere la verità e le documentazioni storiche manifestano posizioni strumentali e storicamente prive di ogni fondamento tipiche del revanscismo nazionalista che ha sempre ispirato i fascisti di ogni risma ed oggi lambisce ampi settori del centro-sinistra.

Occorre contrastare la tendenza alla menzogna storica estendendo iniziative tipo quella di Alba e Crema.

La nostra associazione è disponibile a dare il suo contributo culturale, politico ed organizzativo per preparare unitariamente per l'anno prossimo un convegno-seminario nazionale che dia un contributo storicamente rigoroso su ciò che è accaduto sul confine nord-orientale italiano in tutta la prima metà del secolo scorso in modo da contrastare strumentalizzazioni, menzogne e superficialità.

Rimaniamo in attesa di contributi e proposte.

Milano, 16 febbraio 2006

Per L'altra Lombardia - SU LA TESTA

Giorgio Riboldi

Associazione L'altra Lombardia - SU LA TESTA
Sede nazionale Milano
e-mail : laltralombardia  @...
telefoni : 339 195 66 69 oppure 338 987 58 98



(Il "Premio Carlomagno" - onoreficenza della nuova Europa "carolingia" pan-tedesca, già assegnato ad es. a Bill Clinton - quest'anno dovrebbe essere attribuito a Xavier Solana, ex segretario generale della NATO ed attuale "Ministro degli Esteri" della UE. Stiamo parlando del personaggio simbolo della aggressione contro la RF di Jugoslavia e della attuale politica imperialista europea ed eurocentrica. In Germania è incominciata una campagna per protestare contro questa assegnazione...)



Keine Ehrung für Kriegsherren!


Jedes Jahr am Himmelfahrtstag wird in Aachen der Karlspreis verliehen. Oft waren die Preisträger in den aufgeklärten Teilen der Bevölkerung sehr umstritten, so auch der Preisträger 2007, der ehemalige NATO-Generalsekretär Javier Solana, der unter anderem einer der Hauptverantwortlichen für den völkerrechtswidrigen Jugoslawienkrieg war.Am 30. Januar 1999 hatte man ihm die Alleinentscheidungsbefugnisse ber alle weiteren militärischen Entscheidungen der Balkaneinsätze der NATO übertragen. Der Befehl zum Beginn der Luftangriffe gegen jugoslawische Ziele wurde am 24. März 1999 von Javier Solana erteilt.

Javier Solana ist auch darber hinaus wesentlich mitverantwortlich für die Militarisierung der Europäischen Union, für die militaristische Komponente der geplanten EU-Verfassung sowie die Europäische Rstungsagentur. Auf sein Konto geht auch die "Europäische Sicherheitsstrategie" (das sog. "Solana-Papier").

Viele Aachenerinnen und Aachener, aber auch Menschen aus anderen Gegenden, wollen deshalb gegen die öffentliche Ehrung des Militärpolitikers protestieren.

Neben einer Reihe von Veranstaltungen und Aktionen, die von verschiedenen Gruppen und Organisationen in Aachen im Vorfeld und im Rahmen der Karlspreisverleihung geplant sind, soll Ende März eine große Anzeige im überregionalen Teil der beiden Aachener Tageszeitungen mit möglichst vielen Unterschriften erscheinen, in der die UnterzeichnerInnen erklären, dass sie sich von dieser Ehrung distanzieren und der "Karlspreis zu Aachen" nicht in ihrem Namen vergeben wird. Da die Anzeige bewusst nicht von Organisationen unterzeichnet werden soll, werden möglichst viele EinzelunterzeichnerInnen gesucht. Dieser Aufruf wird von einer Initiative von Einzelpersonen aus verschiedenen Gruppen in Aachen getragen.

Bitte unterstützen Sie unsere Anzeigenaktion: Tragen Sie sich als UnterzeichnerIn ein! Bitte spätestens bis zum 15. März 2007. Sollten wider Erwarten Gelder aus den Kostenbeteiligungen für die Anzeige brig bleiben, so wird das Geld als Rechtskostenhilfe für die Menschen aus Varvarin gespendet.


Folgendes ist der geplante Anzeigentext:


Nicht in unserem Namen!
Nein zur Karlspreisverleihung an Javier Solana!

Als NATO-Generalsekretär war Javier Solana 1999 für den völkerrechtswidrigen Krieg gegen Jugoslawien mitverantwortlich. Ebenso steht er maßgeblich für die zunehmende Militarisierung der europäischen Außenpolitik, die sogar Einsätze von Kampftruppen zur Sicherung der eigenen Rohstoff- und Energieversorgung vorsieht.

Diese Politik ist mit einem gleichberechtigten und friedlichen Zusammenleben der Völker nicht zu vereinbaren. Wir, Bürgerinnen und Bürger aus der Region Aachen und darüber hinaus, lehnen eine Ehrung von Javier Solana ab. Sie ist das falsche Signal für Europa.

---


Zum Papier für eine Europäische Sicherheitspolitik ("Solana-Papier"):

Zu "European Defence Paper" (EDP), EU-Verfassungsentwurf und europäischer Sicherheitspolitik:

Zur Europäischen Sicherheitsstrategie (ESS):

Über Varvarin:





Gli Usa in Italia

Quell'accordo ancora segreto

Antonio Bevere 
da il Manifesto del 21.2.07 p. 5

Le reazioni critiche delle popolazioni interessate al TAV e all'ampliamento della base militare di Vicenza denunciano l'assenza di prassi e procedure che garantiscano discussioni e partecipazioni preparatorie di decisioni che coinvolgono grandi collettività locali. A queste carenze le popolazioni di Val di Susa e di Vicenza hanno posto rimedio, imponendo un dibattito pubblico e il rispetto sostanziale della democrazia partecipativa.
La questione della base militare ha posto in luce carenze riguardanti anche un'altra forma di democrazia - quella rappresentativa - che dovrebbe avere all'interno del Parlamento difensori attenti e determinati. La domanda semplice ed ovvia che dovrebbero porre al governo è la seguente: quale è la fonte giuridica che obbliga il potere esecutivo a dare il proprio assenso all'ampliamento?
La risposta la troviamo negli interventi di Agostino Spataro (ex componente della commissione esteri e difesa della Camera) e di Sergio Romano( ex ambasciatore). La questione della dislocazione delle truppe americane in Europa fu disciplinata con un accordo generale tra gli Stati aderenti alla Nato (Convenzione multilaterale del 1951, ratificata dal Parlamento) e da accordi bilaterali (un trattato Stati Uniti-Italia del 1954 e un Memorandum d'Intesa del 1995). Citando un articolo del professor Natalino Ronzitti, Romano ci informa che gli accordi bilaterali non furono presentati alle Camere e che il testo dell'accordo del 1954 è rimasto segreto, per cui «non sappiamo se le clausole pattuite in piena guerra fredda, fra la morte di Stalin e la rivoluzione ungherese del 1956, rispondano ancora agli interessi italiani di mezzo secolo dopo». Anche a voler accettare la tesi di chi sostiene che il Patto Atlantico e la Nato - concepiti per difenderci dal nemico sovietico - siano oggi, per evoluzione storica, utilizzabili per difenderci dal terrorismo, si pone un problema di tattica militare di non poco conto: l'America pretende di scegliere il nemico e di passare all'uso delle armi senza interpellare la Nato (vedi la guerra in Iraq e il bombardamento delle milizie delle Corti Islamiche in Somalia). Un allarmante precedente è costituito dal bombardamento della sede della televisione di Belgrado, effettuato durante la guerra del Kosovo da aerei americani decollati da Aviano. La Jugoslavia ritenne l'Italia corresponsabile della violazione del diritto internazionale bellico, in base al principio secondo cui la neutralità del nostro paese non può essere riconosciuta, qualora un'operazione militare - anche in assenza di una diretta partecipazione - parta dal nostro territorio.
Il segreto che ancora copre la convenzione bilaterale stride con elementari principi dell'ordinamento democratico anche alla luce dell'esempio che ci viene da Spagna, Portogallo, Gracia e Turchia, i cui parlamenti hanno deliberato sulla delicata questione. Ricorda Spataro che, a metà degli anni '80, il PCI chiese la declassificazione dell'accordo del 1954 e la sua ratifica parlamentare, in base all'articolo 80 della Costituzione. E' il caso di tornare sull'argomento.
Hanno fatto bene i parlamentari a partecipare alla manifestazione di democrazia partecipativa di Vicenza; ora li attende il naturale compito di far rispettare in Parlamento la democrazia rappresentativa e di ottenere la rassicurante risposta a semplici e ovvi quesiti: vige ancora l' obbligo giuridico dell'Italia di rinunciare a una quota di sovranità e (in più) alla sua neutralità in caso di altrui, autonome iniziative belliche? Il corrispettivo, in termini di sicurezza, è ragionevolmente conveniente per gli Italiani?