Informazione

GLI USA ED IL "TRIBUNALE" DELL'AIA USANO IL CASO-GOTOVINA IN FUNZIONE
ANTI-UE ED ANTITEDESCA.

IL CRIMINALE DI GUERRA CROATO, INTANTO, E' PROTETTO DA QUALCUNO IN
ITALIA, IN FRANCIA... ED IN VATICANO.

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http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

CROAZIA: USA, NESSUN MOTIVO DI CREDERE GOTOVINA ALL'ESTERO

(ANSA) - ZAGABRIA, 7 OTT - Nonostante le assicurazioni del governo di
Zagabria, gli Stati uniti non hanno motivo di credere che Ante
Gotovina si trovi all'estero e si aspettano che il governo faccia
passi concreti per l'arresto del generale accusato dal Tribunale
internazionale dell'Aja (Tpi) di crimini di guerra e latitante da due
anni. Lo ha detto oggi a Zagabria l'ambasciatore itinerante Usa
per crimini di guerra Pierre-Richard Prosper dopo l'incontro con il
ministro della giustiza Ingrid Anticevic Marinovic, secondo quanto
riferito dall'agenzia di stampa Hina. ''Ci aspettiamo dal governo
croato passi concreti per trovare Gotovina, le parole non bastano,
qualcosa deve essere intrapreso'', ha detto Prosper ed ha aggiunto che
il caso del generale latitante ''rappresenta un potenziale ostacolo
all'ingresso della Croazia nelle istituzioni europee''. ''Noi non
desideriamo questo, ma tutto e' nelle mani del governo croato''.
Prosper, come ha gia' fatto ieri a Sarajevo, ha ribadito che
Washington sosterra' le eventuali misure rigorose nei confronti di
Zagabria che, a causa di Gotovina, potrebbe chiedere al Consiglio di
sicurezza dell'Onu il procuratore capo del Tpi Carla Del Ponte. ''Il
governo croato sa quali sono queste misure'', ha detto. Gotovina,
47 anni, e' incriminato per il massacro dei civili serbi avvenuto
durante e immediatamente dopo l'ultima offensiva croata, nell'agosto
del 1995, alla fine del conflitto serbo- croato. (ANSA) COR*VD
07/10/2003 19:37

CROAZIA: TPI; USA OFFRONO 5 MILIONI DI DOLLARI PER GOTOVINA

(ANSA) - ZAGABRIA, 09 OTT - Gli Stati uniti hanno posto una taglia
fino a cinque milioni di dollari per Ante Gotovina, il generale
croato ricercato per crimini di guerra dal Tribunale internazionale
dell'Aja (Tpi) e latitante da due anni. Lo ha annunciato, in
un'intervista al quotidiano di Zagabria 'Jutarnji list',
l'ambasciatore itinerante Usa per crimini di guerra Pierre Richard
Prosper. ''Siamo disposti ad aiutare il governo croato per
arrestare Gotovina - ha detto l'inviato americano - con una
ricompensa fino a 5 milioni di dollari per la persona che fornisca
informazioni utili su dove si trovi il generale''. Annunciando che
presto saranno pubblicati i numeri telefonici appositi
dell'Ambasciata Usa a Zagabria, Prosper ha precisato che
''all'informatore, se lo desidera, garantiamo totale anonimato e
anche il trasferimento in qualsiasi parte del mondo, compresi gli
Stati uniti''. ''Questo programma per scoprire i fuggitivi funziona
molto bene - ha detto - ricompense simili le abbiamo gia' pagate in
Bosnia, in Iraq ed in altri paesi''. Prosper, come ha gia'
dichiarato martedi' dopo l'incontro col ministro della giustizia
Ingrid Anticevic Marinovic, ha sottolineato che ''non abbiamo motivo
di credere che Gotovina si trovi all'estero'', come invece sostiene
il governo di Zagabria, ed ha ammonito che il caso del generale
latitante ''rappresenta un potenziale ostacolo all'ingresso della
Croazia nelle istituzioni europee''. ''Noi non desideriamo questo -
ha aggiunto - tutto e' nelle mani del governo croato''. ''Gli
Stati uniti, come ogni altro membro dell'Interpol, scelgono da soli i
modi in cui adempiere ai propri obblighi'', ha commentato il governo
in un comunicato diffuso oggi a Zagabria, e in cui si spiega che da
quando e' stato emesso, nell'estate del 2001, un mandato d'arresto
internazionale per Gotovina, tutti i paesi membri dell'Interpol hanno
il dovere di contribuire all'adempimento di questo impegno. Il
governo ribadisce nel comunicato le dichiarazioni del primo ministro
Ivica Racan rilasciate dopo il recente incontro a Zagabria con il
Procuratore capo del Tpi Carla Del Ponte: che le autorita' croate
sono pronte a verificare ogni informazione che possono ottenere sul
nascondiglio di Gotovina. (ANSA) COR*VD 09/10/2003 13:05

CROAZIA: STAMPA FA UN NOME PER ITALIANO CHE AIUTA GOTOVNA

(ANSA) - ZAGABRIA, 15 OTT - Si chiama P. Parella l'italiano con
l'aiuto del quale, secondo il governo croato, il generale Ante
Gotovina, accusato di crimini di guerra e latitante da due anni,
manterebbe dall'estero i contatti con la famiglia. Lo scrive oggi il
settimanale croato 'Globus', che cita un agente dei servizi segreti
occidentali secondo il quale negli ultimi mesi Gotovina ha scambiato
messaggi Sms con il fratello ed alcuni amici in Croazia con l'aiuto
di Parella, 64 anni, residente nel riminese. Parella, che
secondo il giornale avrebbe legami con la mafia, e' amico di Gotovina
da oltre 15 anni e avrebbe prestato ingenti somme di danaro alla sua
famiglia, visitando piu' volte Pakostane, sua cittadina natale sulla
costa dalmata. Il governo croato, un mese fa, ha informato il
procuratore capo del Tribunale penale dell'Aja (Tpi) Carla Del Ponte
che Gotovina si trova all'estero da dove comunica con i familiari
tramite un italiano, senza precisarne il nome. La stampa, nelle
ultime settimane, ha ipotizzato che Gotovina sia rifugiato in
Sicilia, in Irlanda, o comunque in un paese dell'Ue, aiutato da amici
della Legione straniera nelle cui file ha combattuto in Africa e in
America Latina prima di tornare in patria nel 1991. Il vice-primo
ministro Goran Granic, invece, ha affermato giorni fa che sono stati
alcuni agenti dei servizi segreti occidentali ad organizzare la fuga
di Gotovina al quale Parigi avrebbe rilasciato un passaporto due mesi
prima dell'incriminazione del luglio 2001. Oggi il quotidiano
'Novi list', citando un alto dirigente croato, sostiene che Gotovina
si trova in Croazia e che nei prossimi giorni si rechera' in Francia,
per sottoporsi a un intervento chirurgico, con un passaporto francese
con nome falso, procuratogli dagli amici ex legionari. Secondo
Del Ponte, invece, Gotovina non ha mai lasciato la Croazia. Lunedi',
parlando ai ministri degli esteri dell'Ue a Lussemburgo e chiedendo
pressioni su Zagabria per l'arresto di Gotovina, il magistrato ha
detto di conoscere i nomi delle persone che lo aiutano a nascondersi.
Il premier Ivica Racan ha reagito dicendo di non poter
''categoricamente sostenere'' che il generale non si trovi in patria,
che tutte le informazioni ricevute vengono verificate, ma che finora i
servizi segreti non hanno trovato alcuna conferma. Zagabria teme
che il caso Gotovina possa rallentare il processo per l'integrazione
del paese nell'Ue, in cui spera di entrare nel 2007, tanto piu' che
dopo il rapporto negativo di Del Ponte a Lussemburgo sulla
insoddisfacente collaborazione col Tpi, l'Olanda ha annunciato che
restera' bloccata la procedura di ratifica dell'Accordo di
stabilizzazione ed associazione (Asa), ferma anche nel parlamento di
Londra. (ANSA) COR*VD 15/10/2003 19:57

CROAZIA:PARLA ITALIANO AMICO GOTOVINA, PER ME COME UN FIGLIO

(ANSA) - RIMINI, 17 OTT - Un ex contrabbandiere, in ''pensione''
dalla meta' degli anni '90, oggi costretto a casa a causa di molti
acciacchi, l' ultimo conseguenza di un' emorragia cerebrale che lo ha
colpito dopo un intervento chirurgico alla schiena nel settembre
2002: e' l' identikit di Ferdinando Perrella, napoletano residente a
Misano Adriatico, sulla riviera riminese, che secondo quanto
riportato dal settimanale Globus di Zagabria sarebbe uno degli uomini
che garantisce la latitanza ad Ante Gotovina, l'ex generale croato
che in cinque giorni ''libero''' la Kraijna dalla minoranza serba,
inseguito da 24 mesi da un ordine di cattura internazionale del
Tribunale penale dell' Aja per crimini di guerra, sulla cui testa da
alcune settimane gli Usa hanno messo una taglia da 5 milioni di
dollari. Era dal 2 febbraio 1998 che di Perrella si erano
''perse'' le tracce, da quando un commando composto da tre killer
cerco' di ucciderlo a Lugano. Tra i mancati assassini, tutti
arrestati, c' era anche il riminese Mauro Calascibetta. L' ordine
di cattura internazionale raggiunse il romagnolo in Turchia dove,
rinchiuso in carcere, venne fatto ostaggio da una banda di estremisti
di destra che chiedevano la liberazione di Ocalan. Estradato in
Svizzera, venne condannato a sette anni. Rientrato in Italia per
scontare il residuo di pena, il tribunale di Sorveglianza di Bologna
lo ha affidato in prova ai servizi sociali di Roma, citta' dove
viveva e lavorava come investigatore privato all' epoca della vicenda
Perrella. Perrella chiarisce subito che per lui Gotovina ''e' quel
figlio che non ho mai avuto. Quella che ci lega e' un' amicizia
vera, profonda, fatta di affetto e rispetto. Per questo non mi
avrebbe mai chiesto di aiutarlo. Conoscendo i miei trascorsi sa che
mi sarebbe costato troppo. E poi per me non e' un latitante. L' ho
salutato da uomo libero, doveva partire per una vacanza. Per me resta
un uomo libero''. Da quando non lo vede? ''Questa vicenda non era
ancora scoppiata. Era il 2001''. L' ha piu' sentito? ''Certo che ci
siamo sentiti telefonicamente. Lui mi ha sempre cercato, specialmente
in occasione delle festivita', come lo scorso Natale, quando ci siamo
scambiati gli auguri''. Solo di questo avete parlato? ''Abbiamo
parlato di cose normali tra persone che si vogliono bene, anche
perche' per me lui non e' un latitante''. Quando ha scoperto che
era in fuga? ''Che fosse inseguito da un provvedimento del tribunale
olandese - prosegue Perrella - io l' ho scoperto rientrando in
Croazia. Tutta la strada era costellata di manifesti con il suo volto
e la dicitura eroe. Domandai se avesse ricevuto qualche particolare
onorificenza. Mi venne risposto che lo accusavano di crimini di
guerra. Quello che ha fatto in guerra lo sa solo lui. So per certo
che in 5 giorni ha liberato la Croazia, che e' un uomo speciale,
simpatico, corretto, con tanta umanita'. Un uomo tutto d' un pezzo.
Quando il nuovo Governo decise di pensionare tutti i generali della
guerra, lui, davanti alle telecamere, si alzo', stacco' i gradi dalla
divisa e li getto' a terra: Io - commento' - ho combattuto per la
Croazia non per questo Esecutivo''. Da quanto tempo lo conosce?
''Tutto inizia nel '99 quando attraverso l' Adriatico e sbarco a
Pakostane, sulla costa croata a pochi chilometri da Zara. Dopo aver
soggiornato per un po' in un campeggio, decido di cercare casa che mi
affitta, a tempo indeterminato, suo fratello Boris. Accanto abitano
anche i loro genitori. Ante non l' ho mai visto in divisa. A
Pakostane tornava ogni volta che poteva accompagnato dalla moglie,
ufficiale dell' Esercito anche lei, e dal figlio Ante junior''. Tra le
accuse che le muovono, quello di mantenere la famiglia del generale.
''Per come l' ho conosciuto ha una consistente solidita' economica;
per vivere non ha bisogno di essere aiutato ne' dagli occidentali ne'
dagli extracomunitari. Soldi, in Croazia, ne mando tuttora tramite
bonifici bancari. Sono per alcune famiglie molto bisognose di cui
sono molto amico''. Tornera' in Croazia, anche se la' ha venduto il
suo ristorante, il Vesuvio? ''Certo, io non ho niente da temere, da
nascondere. Secondo voi, se stessi aiutando Ante, parlerei al
telefono fisso di casa con amici comuni per sapere se hanno sue
notizie? Vabbe', ho 64 anni, ho avuto un' emorragia cerebrale
conseguente ad un intervento chirurgico alla schiena, ma visto i miei
trascorsi, pensarmi cosi' ingenuo e' offensivo''. (ANSA).
YOJ-GIO/GUG 17/10/2003 13:22

CROAZIA: TPI, GOVERNO RESPINGE DECISIONE PARLAMENTO

(ANSA) - ZAGABRIA, 30 OTT - Il governo croato ha respinto una
decisione del parlamento che lo obbligava a mettere a disposizione
dei sospettati o accusati di crimini di guerra, anche se in latitanza,
tutti i documenti forniti al Tribunale penale internazionale per l'ex
Jugoslavia (Tpi). Lo si e' appreso dai media croati. Il
governo ha spiegato che in base alla legge costituzionale sulla
collaborazione con il Tpi e ai regolamenti dello stesso tribunale,
l'accesso a tutto il materiale concernente l'accusa e' garantito ai
sospettati e accusati, o ai loro rappresentanti legali, dopo la loro
apparizione davanti ai giudici del Tpi. La vicenda si
riferisce al generale croato Ante Gotovina, accusato di crimini di
guerra ai danni della popolazione civile serba di Croazia e latitante
da due anni, da molti in patria considerato un eroe. La
controversa decisione del parlamento aveva provocato le dimissioni
del vice-premier Goran Granic da responsabile dell'ufficio di
collegamento con il Tpi, carica poi assunta dal premier Ivica Racan.
Secondo Granic la decisione, votata poco prima dello scioglimento del
parlamento in vista delle elezioni poltiche del 23 novembre, era
contraria agli interessi della Croazia e alla legge costituzionale
sulla collaborazione con il Tpi. Negli ultimi mesi Zagabria e'
stata fortemente criticata dalla procura del Tpi e da alcuni governi
occidentali per un'insufficiente cooperazione con il Tribunale
dell'Aja, in primo luogo per il mancato arresto di Gotovina,
minacciando in questo modo di rallentare notevolmente l'avvicinamento
del paese agli organismi euroatlantici, obiettivo 'numero uno' della
politica estera croata. Dopo il malcontento della procura del Tpi
che aveva definito ''illegale'' la decisione del parlamento di
Zagabria, la portavoce Florance Hartmann ha detto invece che ''il
governo ha dimostrato di rispettare gli impegni verso il Tpi'' e di
aver preso l'unica decisione legalmente possibile. (ANSA). VD
30/10/2003 19:07

TPI: CROAZIA, DEL PONTE CRITICA SCHROEDER PER GEN. GOTOVINA

(ANSA) - VIENNA, 4 NOV - Il procuratore generale del Tribunale penale
per l'ex Jugoslavia (Tpi) dell'Aja, Carla Del Ponte, ha ribadito oggi
a Vienna la richiesta alla Croazia di estradare il generale e
presunto criminale di guerra Ante Gotovina come condizione per
l'adesione del paese all'Ue, esprimendo anche il suo disaccordo con
il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder. ''Non condivido la
posizione di Schroeder e sono rimasta molto sorpresa delle sue
dichiarazioni'', ha detto del Ponte in una conferenza stampa nella
sede dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
(Osce), prima di un discorso davanti ai rappresentanti dei 55 paesi
membri. Schroeder durante una visita a Zagabria la scorsa settimana
aveva dichiarato che ''l'avvicinamento della Croazia all'Ue non
dovrebbe essere condizionato'' dal caso Gotovina. La Croazia, che
ha chiesto l'adesione all'Unione europea a febbraio scorso, e' stata
ripetutamente criticata da Bruxelles e da alcuni governi occidentali
a causa dell' insufficiente collaborazione con il Tpi per il mancato
arresto di Gotovina, ricercato da due anni per atrocita' commesse
contro i serbi durante la guerra in Jugoslavia. Secondo Del Ponte
Gotovina si nasconderebbe in Croazia, ma Zagabria respinge queste
accuse. Del Ponte ha rivolto un appello alla comunita'
internazionale a fare pressioni sui paesi dell'ex Jugoslavia perche'
collaborino pienamente con il Tribunale dell'Aja. Senza la piena
cooperazione dei paesi balcanici il Tpi non potra' terminare il suo
lavoro entro il 2010. ''Oggi ci sono ancora 21 imputati latitanti e
cio' non e' accettabile'', ha detto Del Ponte, citando esplicitamente
i casi dell'ex capo militare dei serbi di Bosnia Ratko Mladic e il
leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic. (ANSA). RED*STE
04/11/2003 16:53

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FLASHBACK: DURANTE LA TERZA VISITA PAPALE IN CROAZIA...

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2623

PAPA: CROAZIA; A ZARA POSTER DI GENERALE RICERCATO DA TPI
(ANSA) - ZAGABRIA, 9 GIU - Un poster gigante del generale Ante
Gotovina, ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aja, campeggiava
oggi a Zara accanto alle immagini di Giovanni Paolo II con la scritta
''un eroe, non un criminale di guerra''. Gotovina, 47 anni, originario
di Pakostane nei pressi di Zara, e' accusato del ruolo avuto
nell'uccisione di almeno 150 civili serbi durante l'operazione
'Tempesta', l'offensiva contro i secessionisti serbi che permise a
Zagabria di riprendere il controllo della Krajina. Gotovina, al quale
e' stata offerta la cittadinanza onoraria di Zara, e' latitante
dall'estate del 2001 e si ritiene che si nasconda in Erzegovina, la
regione meridionale della Bosnia a maggioranza croata.(ANSA).
VD 09/06/2003 13:27

<<...durante il conflitto nella ex Jugoslavia la chiesa cattolica in
Croazia e in Bosnia si e' schierata a fianco dei croati contro i serbi
e anche contro i musulmani quando, nel 1993, scoppio' in Bosnia la
guerra tra le due comunita' sino ad allora alleate contro le truppe
serbe. Negli anni della guerra i francescani benedicevano i cannoni dei
combattenti croati e, in alcuni casi, quei cannoni hanno sparato
proprio da quei conventi. A testimonianza di questo clima si puo'
ricordare che due settimane fa i militari della Sfor (la forza di pace
della Nato) si sono presentati al convento di Scit, in Erzegovina, dove
secondo notizie di intelligence, si sarebbe trovato il generale croato
Ante Gotovina accusato dal tribunale dell'Aja dell'uccisione di 150
civili serbi negli ultimi mesi della guerra in Croazia. I francescani
non hanno permesso ai soldati di entrare e non c'e' alcuna certezza che
Gotovina, latitante da due anni, si trovasse effettivamente
nell'edificio, ma e' significativo che per i bosniaci e per i militari
della Nato non fosse inverosimile l'ipotesi che il generale potesse
aver ottenuto rifugio nel convento...>> (ANSA 21/06/2003 15:15)

<<...Il padre guardiano fra Mate Topic ha detto che i carabinieri ed i
soldati spagnoli hanno tentato ieri sera di perquisire anche il
convento di Scit. Dopo aver circondato l'edifico con almeno cinque
blindati - ha raccontato - hanno bussato alla porta verso le 22.00 ed
hanno chiesto di entrare per un controllo. Dopo aver chiesto di vedere
un mandato di perquisizione che i militari non avevano, fra Mate ha
negato il permesso data la tarda ora...>> (ANSA 09/06/2003 15:16)

Varvarin/Germania: sancito il diritto di ammazzare i civili ?

(deutsch / italiano)

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KOSOVO: NATO, GERMANIA DICE NO A RISARCIMENTI PER SERBI

(ANSA) - BERLINO, 10 DIC - La Germania non dovra' pagare alcun
risarcimento ai parenti delle vittime di un bombardamento della Nato
avvenuto durante la guerra del Kosovo. Lo ha deciso oggi il tribunale
di Bonn (ovest), che ha respinto un ricorso in questo senso
presentato da un gruppo di 35 cittadini della Serbia/Montenegro.
A chiedere alla Germania quale paese membro della Nato un
risarcimento di circa un milione di euro erano state persone rimaste
ferite o che avevano perso parenti nel bombardamento di aerei Nato
sulla cittadina serba di Varvarin (160 km a sud di Belgrado) il 30
maggio 1999. L'attacco aveva provocato dieci morti e almeno 17 feriti
gravi. Il tribunale ha ritenuto che ne' il diritto tedesco ne'
quello internazionale possano giustificare tale tipo di ricorso.
Secondo i giudici infatti, persone private non possono perseguire
paesi terzi a causa delle conseguenze di un conflitto armato. Gli
avvocati difensori hanno annunciato da parte loro che faranno ricorso
contro tale decisione. La richiesta di risarcimento davanti al
tribunale di Bonn costituiva una prima assoluta per la Germania e,
nel caso di una sua accettazione, avrebbe potuto rappresentare un
precedente per altri paesi europei e della Nato. Tra gli aerei
che bombardarono Varvarin non vi erano soldati tedeschi, tuttavia -
sostengono gli autori del ricorso - la Germania era chiaramente
associata all'operazione militare, prendendo parte attivamente alla
decisione di bombardare la cittadina serba. (ANSA). QN
10/12/2003 15:14

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http://www.jungewelt.de/2003/12-11/001.php

11.12.2003
Jürgen Elsässer, Bonn

 
Kein Recht auf Leben

 
Deutsches Gericht lehnte Entschädigung für NATO-Bombenopfer von
Varvarin ab

 
Ausgerechnet am internationalen Tag der Menschenrechte hat die deutsche
Justiz die Aufhebung des wichtigsten Menschenrechts verkündet – des
Rechts auf Leben und körperliche Unversehrtheit. Serbische Bürger aus
der Ortschaft Varvarin hatten die Bundesregierung auf Entschädigung
wegen eines NATO-Bombenangriffes auf ihren Ort verklagt, bei dem zehn
Menschen getötet und 40 verletzt worden waren. Das Landgericht Bonn
lehnte gestern die Ansprüche der Kläger ab.

Varvarin ist ein typisches Beispiel für die Grausamkeit der
NATO-Kriegführung: Das Städtchen hatte keinerlei militärische
Bedeutung, die altersschwache Brücke über den Fluß Morava war für
Armeetransporte ungeeignet. Als zwei Kampfbomber diese am 30. Mai 1999
angriffen, fand direkt daneben ein Kirchenfest mit über 3 000
Besuchern statt. Ein Versehen kann ausgeschlossen werden: Die Flugzeuge
kehrten nach dem ersten Beschuß zurück und feuerten ihre Laserbomben
ein zweites Mal ab. So starben auch die Retter, die den Überlebenden
hatten zu Hilfe kommen wollen. Auf ähnliche Weise verloren während des
78tägigen Krieges 2000 jugoslawische Zivilisten, darunter etwa 700
Kinder, ihr Leben.

Richter Heinz Sonnenberg sprach den Hinterbliebenen sein »volles
Mitgefühl« aus und gestand, seine »spontane Meinung« sei gewesen, daß
»man helfen müßte«. So erklärt sich vielleicht einer seiner Versprecher
bei der Urteilsverkündung: Er gab die bisherige Wiederaufbauhilfe der
Bundesrepublik nach dem Krieg mit 200 Milliarden Mark an – die Serben
wären froh, wenn wenigstens 200 Millionen bei ihnen angekommen wären.
Beabsichtigt war hingegen seine Formulierung vom »bewaffneten
Eingreifen« der NATO auf dem Balkan – so wurde das böse Wort Krieg
vermieden. Dies entsprach der Linie des Urteils, das ausdrücklich die
Frage nach der Völkerrechtswidrigkeit des NATO-Angriffes und der
deutschen Mitverantwortung ausklammerte und damit einen Schwerpunkt der
Klage unter den Tisch fallen ließ.

Im Zentrum der richterlichen Ausführungen stand eine
Grundsatzentscheidung: Können Individualkläger aus einem Staat A einen
Staat B verklagen? Die bisherige Rechtsprechung in der Bundesrepublik
hat dies verneint, zuletzt im Sommer dieses Jahres in einem Prozeß, den
Hinterbliebene der Opfer eines SS-Massakers in der griechischen
Ortschaft Distomo angestrengt hatten. Sie sollten sich statt dessen,
wie andere Naziopfergruppen, an ihren eigenen Staat wenden, der ein
Reparationsabkommen mit der BRD aushandeln müsse und sie dann mit
diesem Geld entschädigen könne. Noch bei der Eröffnung des Prozesse zu
Varvarin im Oktober hatte Richter Sonnenberg betont, daß der
Bundesgerichtshof »ausdrücklich offengelassen« habe, ob diese
Rechtsprechung über Verbrechen des Zweiten Weltkrieges auch für die
heutige Zeit gelte.

Doch gestern machte Sonnenberg eine Kehrtwende. Sowohl die Haager
Landkriegsordnung als auch das Genfer Abkommen zum Schutz der
Zivilbevölkerung im Kriege gäben nur den Vertragsparteien, also den
Unterzeichnerstaaten, das Recht zur Klage. Eine Ausnahme sei lediglich
in solchen Fällen möglich, wo Staaten für grenzüberschreitende
Individualklagen ein vertragliches Regelsystem geschaffen hätten. Dies
sei etwa in Form der Europäischen Menschenrechtskonvention aus dem
Jahre 1950 geschehen. Bedauerlicherweise können sich aber nur Bürger
der Staaten darauf berufen, die diese Konvention ratifiziert haben –
Jugoslawien gehört nicht dazu. Sonnenberg: »Individualrechte gibt es,
aber nicht für unsere Kläger.« So werden die Bürger eines Landes
diskriminiert, das für seine buntgemischte Bevölkerung – fünf Nationen,
drei Religionen und zahllose Minderheiten – verfassungsmäßige Rechte
garantiert hatte, von denen – Europäische Menschenrechtskonvention hin
oder her – ein Türke oder ein Italiener in Deutschland nur träumen
können.

Wie stark das Völkerrecht im Umbruch ist, zeigt die Einrichtung des
Internationalen Strafgerichtshofes in Den Haag (ICC), vor dem Staaten
auch wegen individueller Menschenrechtsverletzungen beklagt werden
können. Dieser weltweiten Entwicklung trägt das gestrige Urteil
keinerlei Rechnung, obwohl die deutsche Regierung, anders als die
US-amerikanische, zu den Förderern des ICC gehört. Damit entsteht ein
gespaltener Bezug auf die Menschenrechte, der schlimmer ist als ihre
Ignorierung: Ihre Verteidigung sei wichtiger als die
Staatssouveränität, heißt es immer dann, wenn ein Krieg gerechtfertigt
werden soll. Melden sich nach dem Krieg die Opfer, steht die
Staatssouveränität wieder über allem. – Die Kläger kündigten Revision
an.

IL FINTO MARCOS

il manifesto - 05 Dicembre 2003 - pag. 2

AI LETTORI

La lettera del subcomandante Marcos che abbiamo pubblicato ieri in
prima pagina con il titolo «Marcos a Veltroni» era un falso, preparato
da alcuni esponenti del movimento dei disobbedienti italiani. Quel
testo infatti non è stato scritto dal subcomandante dell'Ezln, e
nemmeno scritto da altri e da lui sottoscritto, come avevamo ritenuto
attribuendolo, sulla base di false informazioni, a un'iniziativa
dell'associazione Ya basta, che con Marcos e gli zapatisti ha rapporti
stretti e seri. Siamo cascati in una trappola ben tesa, e di questo non
possiamo che rammaricarci e scusarci con i lettori, il sucomandante
Marcos e il sindaco Veltroni. Quanto ai disobbedienti, se credono che
queste goliardate abbiano qualcosa a che fare con pratiche politiche
antagoniste, sovversive, allegoriche, situazioniste o in qualsiasi
altro modo desiderino millantarle, buon divertimento.

Da: Michel Collon


(Extrait de notre dossier
Autopsie de la Yougoslavie, pour comprendre les prochaines guerres de
la globalisation)

Guerre économique USA - France au Kosovo
L'armée française au service d'Alcatel, Schneider et Vivendi

Extraits d'un film documentaire de Philippe Poiret (agence Capa),
diffusé en 2000 sur France 2 - Envoyé spécial

Commentaire intro de l'auteur :
«Huit mois après la fin de la guerre, la bataille des parts de marché a
commencé. Routes détruites, immeubles à rebâtir. Sur ces ruines, un
gigantesque chantier se prépare. Pour les plus grandes entreprises de
la planète, objectif : se tailler la part du lion dans les juteux
marché de la reconstruction. La facture est estimée à trente milliards
FF (4,5 milliards ?) et le paiement sera garanti par la communauté
internationale.»

Commentaire sur les telecoms :
« Une bataille acharnée que se sont livrés Français et Américains.
Cette tour (bombardée) abritait le central téléphonique du Kosovo. Un
énorme marché pour les entreprises.»

Claude Jaclo, ingénieur telecoms, travaille pour les Nations Unies :
« Un très gros marché. Les telecoms, ça rapporte beaucoup d'argent. Et
le Kosovo est un marché à part, c'est colossal. 60.000 Occidentaux qui
téléphonent tous les jours. On peut estimer le marché du portable entre
quatre cents millions et un milliard de DM sur trois ans. Avec le
déploiement sauvage d'un réseau de GSM avec opérateur américain,
Motorola (USA) n'a pas répondu à l'appel d'offre, il envahissait,
s'imposait et faisait de facto un réseau n'appartenant pas au Kosovo,
mais à des intérêts privés ou politiques du Kosovo.

Julien Bertin, représentant d'Alcatel qui a finalement remporté le
marché :
« Il y a des affaires sur lesquelles on est obligé de se battre. Jamais
agréable de recevoir des menaces par téléphone. (...) Très violent. Une
bataille d'une violence intellectuelle et commerciale.»

Commentaire :
«Dans cette guerre du téléphone, les Américains disposaient d'un joker
: US AID. Cette agence gouvernementale intervient partout dans le
monde, officiellement, sur toutes les crises humanitaires pour venir en
aide aux populations. Une sorte d'ONG, truffée d'anciens militaires et
financée par les contribuables américains. Pour les Français US AID ne
serait qu'une couverture humanitaire pour placer les entreprises
américaines sur les marchés. Pourtant quand on lui parle business, US
AID répond reconstruction.» L'émission présente des courriers adressés
aux experts de l'ONU par US AID. Qui se proposait pour installer les
pylônes, mais réclamait 5% des recettes.

Flash back :
«Janvier 91, guerre du Golfe. La reconstruction du Koweït est évaluée à
300 milliards de francs. US AID et le Gouvernement américain avaient
réussi à placer leurs entreprises. Bilan: elles rafleront 40% des
contrats. Pour les Français, la reconstruction du Koweït est un fiasco.
Le second échec intervient quelques mois plus tard en Bosnie. La
France, là encore, a laissé échapper les fruits de la reconstruction.
Exemple : l'aéroport de Sarajevo, vaillamment défendu par les
militaires français, mais ce sont les Hollandais qui obtiennent les
résultats et pour ça ils avaient noyauté les structures internat de
financement.
Ce véritable outrage hante encore les diplomates, officiers et
industriels français. La France, écartée du Koweït et de la Bosnie,
compte bien se rattraper au Kosovo. Jospin, nomme Roger Forroux qui
doit défendre les intérêts français, avec pour message : ce sont les
entreprises françaises qui reconstruiront le Kosovo. Et pour cela la
France va employer les mêmes méthodes que ses concurrents : elle va
infiltrer les instances de l'ONU. Militaires, fonctionnaires, experts,
une centaine de Français sont envoyé au Kosovo pour travailler aux
côtés de Bernard Kouchner .

Roger Forroux, chargé des intérêts français dans la « reconstruction » :
-« C'est une méthode imitée des Anglais, avoir des experts dans tous
les organismes parce que ça permet d'être informé des normes, des
méthodes, un peu avant les autres. Il y a un réseau d'experts français.
-Est ce que Monsieur Jospin vous a demandé de faciliter le travail des
entreprises françaises ?
-Oui incontestablement, oui, oui. Ca a été une priorité du
gouvernement.»

Une lobbyiste française visite un fonctionnaire français de l'ONU à
Pristina. Le reporter interroge ce dernier :
-« Est-ce que vous pouvez l'aider ou pas ?
-Oui. En fait, là où je l'aiderai le plus, c'est en convainquant les
donneurs, en faisant en sorte que le marché soit important. Pour le
client de Laurence, mais aussi pour les autres entreprises.
-Est-ce que ça veut dire que vous attachez à ce que les entreprises
françaises réussissent ?
-Bien sûr. Personnellement, oui.
-Donc, on peut dire que vous allez aider une entreprise française.
-(Il rit, fait le geste de couper la prise de vues) : Ah, ah, ah !
-Non, mais, c'est-à-dire que... Oui... Non, c'est-à-dire qu'on donne
l'information...
-Le reporter : C'est clair, on a beau être mandaté par l'ONU, on n'en
reste pas moins Français.»

Commentaire :
« Les télécoms représentent un contrat de 7 millions FF. Dans les
prochains mois, deux autres contrats pour un total de 21 millions FF.
Dans cette partie de poker économique, certains industriels et
commerçants français sont convaincus de détenir avec Bernard Kouchner
(qui gère la province) un joker économique.»

Commentaire lors de la visite de la centrale électrique d'Obilic :
« C'est vieux, mais ça marchait. Avant la guerre, c'était même une
source de revenus, le Kosovo exportait son électricité vers la
Macédoine, la Bulgarie. Mais aujourd'hui, faute d'entretien, de main
d'oeuvre....» (NDLR : et dix années d'embargo !)
Reconstruire tout : 500 à 600 millions d'Euros. Marché obtenu par les
Anglais, et pour ça les soldats britanniques ont carrément encerclé le
site avec leurs chars. Une manière d'écarter les curieux et les
experts.»

Thierry Vandevelde, responsable de Water Force, une ONG créée par le
groupe Vivendi.
« On intervient sur le plan humanitaire, sans arrière-pensée de
business.»
Commentaire :
« Grâce à Water Force, Vivendi s'est donc offert au Kosovo une image de
marque.»

Commentaire revenant sur les télécoms :
« Des techniciens, des ingénieurs arrivés de France sont venus prêter
main forte à Julien Bertin. Surprise : un capitaine de l'armée
française, spécialiste des télécommunications, participe aussi à la
réunion. (on voit une carte militaire)
-En général, des cartes militaires, c'est plutôt des chars et
l'avancement des troupes. C'est rarement l'avancement d'un projet
industriel et économique ?
-Le capitaine : C'est les mêmes principes. Ca se gère pareil.
-Bertin (Alcatel). On travaille dans le même sens, dans le même but.
-C'est-à-dire ?
-Bertin : Le but, c'est de faire gagner des affaires à des sociétés
françaises. On a agi sur ce marché pratiquement en commando en fait.
-
Commentaire :
« Pour gagner sur le plan économique, l'armée s'est dotée d'un bureau
des affaires civilo - militaires. Ses soldats, souvent ingénieurs, sont
des experts en reconstruction. Réplique française du fameux G5, au KW
et en Bosnie, ce département de l'armée américaine avait joué le rôle
de rabatteur d'affaires pour les entreprises.
En avril, un mois avant l'arrêt des frappes, une cellule de crise Medef
- militaires est déjà créée. Les Français veulent être les premiers sur
les marchés du Kosovo. L'armée analyse tous les marchés possibles sur
place tout de suite.

Un colonel du bureau des affaires civilo - militaires :
« Il faut gagner toutes les guerres, la guerre militaire et la guerre
économique. La guerre économique n'est plus aujourd'hui une guerre
honteuse.»

Commentaire :
«C'est vrai, le Kosovo d'après-guerre est aujourd'hui un Eldorado pour
les entreprises. (...) Une nouvelle arme : les soldats - businessmen.
(...) Pour les entreprises de la planète, être au Kosovo, c'est
pénétrer l'antichambre de la Serbie. A Pristina, Européens et
Américains n'attendent que (en images, des ponts bombardés en Serbie)
le départ de Milosevic pour lancer leurs prospecteurs sur Belgrade.
C'est en effet la Serbie toute entière qu'il faudra reconstruire. Et là
le chiffre des marchés est gigantesque, on parle déjà de centaines de
milliards de francs. Le plus gros chantier depuis la reconstruction de
l'Europe au lendemain de la Seconde Guerre mondiale.»


NOS QUESTIONS SUR CETTE "RECONSTRUCTION"

Ce remarquable reportage pose plusieurs questions très importantes :

1° Tout ce cynisme du business guerrier ne devrait-il pas être
communiqué à nos opinions publiques avant les prochaines guerres ? Ne
faudrait-il pas leur annoncer - au début de chaque guerre - que leurs
impôts financent des militaires qui travaillent pour les
multinationales ? Ne devraient-elles pas avoir le droit de choisir que
leurs impôts servent plutôt à l'emploi, à l'enseignement, aux soins de
santé ?

2° Si, à la prochaine guerre, les médias occidentaux continuent à nous
présenter leurs armées respectives comme "humanitaires", ne pourra-t-on
conclure qu'ils se livrent à une propagande qui manipule nos sentiments
?

3° Aujourd'hui, tout le monde a compris que la guerre de Bush en Irak
avait pour objectif d'assurer de "bonnes affaires" à ses sponsors et
complices Esso, Shell, Bechtel, Halliburton... Et les guerres
précédentes ? Yougoslavie, Afghanistan, guerre du Golfe n° 1 :
étaient-ce vraiment des guerres "humanitaires" ? Aurons-nous droit à un
grand débat public pour les réévaluer ? On sait que Bush a présenté une
mise en scène, plus ou moins réussie, et quelques grossiers
médiamensonges pour justifier sa guerre. Et que valait l'info sur les
précédentes ?

4° Les "bonnes affaires" sont-elles seulement une conséquence après la
guerre ou bien sont-elles son objectif même ? Clinton, Blair et Chirac
n'avaient-ils pas ces bonnes affaires en tête déjà avant de faire la
guerre à la Yougoslavie ?

5° Peut-on faire remarquer que les pays attaqués pour raisons
"humanitaires" sont pratiquement toujours des pays où le secteur
économique public est important et résiste aux prises de contrôle des
multinationales ?

6° Si, pour ouvrir de nouveaux marchés, les guerres sont un instrument
de pénétration aussi remarquable, est-il permis de rappeler que les
guerres tuent ? Qu'en Yougoslavie, après dix années d'embargo déjà
meurtrier, plus de deux mille personnes ont été tuées par 78 jours de
bombardements "humanitaires" de l'Otan ? Admettra-t-on qu'on introduise
des critères d'évaluation ? Par exemple, pour forcer un contrat d'un
million de dollars, quel sera le nombre de tués "acceptable" ? Une
sorte de loi "1.000 morts valent un million de dollars" ?

7° Pourquoi, à chaque guerre, les grands médias continuent-ils à nous
ressasser le terme "reconstruction" ? Alors que manifestement il
s'agissait de détruire dans le but de pouvoir imposer ses produits, ses
entreprises et ses profits ? Le mot "reconstruction" n'est-il pas un
leurre typique de la propagande de guerre ? Ne faudrait-il pas plutôt
enquêter - enfin - sur la situation sociale catastrophique dans les
pays concernés ? Le public peut-il savoir que, depuis que les
multinationales occidentales ont "conquis" leur pays, les Serbes vivent
encore plus mal que sous l'embargo ? Que la richesse des uns va de pair
avec la misère des autres ?

8° Pourquoi les grands médias français continuent-ils à préserver
Bernard Kouchner de toute question gênante sur son désastreux bilan au
Kosovo ? N'est-ce pas justement parce qu'il est le représentant de
commerce des multinationales françaises ? Et qu'il a donc bien accompli
sa mission, et peu importe que les diverses populations du Kosovo
vivent aujourd'hui sous la terreur de la mafia et du nettoyage ethnique
?

9° Pourquoi nous a-t-on récemment fortement suggéré que la France était
d'une nature bien différente de celle des Etats-Unis ? Ne les voit-on
pas ici se faire la guerre économique avec les mêmes objectifs (maximum
de contrats, maximum de profits) et avec les mêmes moyens (ONG bidons,
infiltration de l'ONU, pressions, chantages, menaces) ? Si Paris s'est
présentée comme opposée à la guerre en Irak, n'était-ce pas qu'elle y
avait déjà conquis certaines positions et craignait de les perdre ? Si
la France est moins puissante que les Etats-Unis, certainement sur le
plan militaire, ne fonctionne-t-elle pas suivant le même système ?

10° Et justement, ce reportage n'impose-t-il pas une réflexion
fondamentale sur le but même de la guerre dans notre société ? Ne
s'agit-il pas d'une privatisation - confiscation économique par les
bombes ? Le capitalisme en crise ne pourrait-il conquérir de nouveaux
marchés importants qu'en détruisant - au sens littéral - des moyens de
production qui lui faisaient concurrence ? Alors que tant de besoins
restent non satisfaits, partout dans le monde, n'est-il pas inhumain et
barbare un système économique qui ne voit de nouveaux débouchés qu'à
travers la guerre?

BIBLIOGRAPHIE :
Chapitre Comment les multinationales se partagent le Kosovo
dans notre livre Monopoly - L'Otan à la conquête du monde , p. 210 -
214, EPO, Bruxelles, janvier 2000.