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Rivoluzionari e riformisti di fronte alla storia

(intervento apparso su "Aginform", 12/2000 - stralci)

Credo che sia stato gi� sottolineato il fatto che noi veniamo da una
grave sconfitta e che naturalmente questa sconfitta si fa ancora
sentire e noi ci interroghiamo su come uscirne. Talvolta, anche in
questa sede, si � fatto uso di questa coppia concettuale: da una parte
la sinistra rivoluzionaria, dall�altra parte la sinistra riformista; da
una parte coloro che sposano fin in fondo il rigore rivoluzionario,
dall�altra coloro che si attardano nella palude del tatticismo.

Dinanzi a questa analisi a me verrebbe da rispondere con un sospiro: se
fosse vero sarebbe molto bello. Se fosse vero, basterebbe un
supplemento di energia rivoluzionaria e di rigore morale per cercare di
uscire dalle difficolt� in cui ci troviamo. Ma in realt� le cose stanno
in modo radicalmente diverso.

Prendiamo proprio spunto da quella tragedia che giustamente � stata
considerata una cartina di tornasole: quello che si � verificato in
Jugoslavia. Io credo che l�atteggiamento di Rifondazione Comunista
debba essere giudicato con molta severit�, perch� nella migliore delle
ipotesi ha assunto un atteggiamento terzaforzista e a dimostrazione di
questo, basta vedere che cosa � successo dopo la guerra: una volta che
la guerra � continuata con un colpo di stato, come giustamente � stato
detto, ecco che questo colpo di stato viene salutato positivamente
da "Liberazione", per non parlare del "Manifesto". Dunque dobbiamo dire
che qui � stata la sinistra riformista a subire questo slittamento cos�
vergognoso? Non dobbiamo dimenticare purtroppo che a scatenare la
campagna contro Milosevic si � impegnata ancora di pi�
un�organizzazione come Socialismo Rivoluzionario. Naturalmente potremmo
dire Socialismo Rivoluzionario � un�organizzazione trotskista e quindi
i conti tornerebbero: come al solito riformisti e trotsksti uniti in
una lotta infame. I conti tornerebbero se non fosse per un particolare
che forse tutti conosciamo ma che di rado facciamo intervenire
nell�analisi e cio� che una componente dell�UCK pretendeva di essere
erede di Enver Hoxha, pretendeva e pretende di essere marxista-
leninista, pretendeva di richiamarsi a un dirigente che era alla testa
della lotta contro il revisionismo e contro il trotskismo. Vedete
dunque che da questo punto di vista la contrapposizione sinistra
riformista-sinistra rivoluzionaria non ci porta tanto lontano; tutti i
discorsi per cui si tratterebbe di combattere contro il tatticismo con
un�iniezione di rigore rivoluzionario (ci sono i compagni che si
presentano come infermieri proprio per fare questa iniezione) non ci
portano lontano. Non ci portano lontano perch�, � chiaro, agli eredi di
Enver Hoxha che lottano con l�UCK, certamente non si pu� rimproverare
il tatticismo, avendo combattuto con le armi in mano. Certamente per�
gli si pu� rimproverare di essere stati oggettivamente alla coda degli
imperialisti. Non c�� dubbio, e non � certo su questo che dobbiamo
sfondare porte gi� spalancate. Ma quale conclusione ne dobbiamo trarre?

Analisi concreta della situazione concreta
Ne dobbiamo trarre la conclusione che in primo luogo si tratta di fare
un�analisi concreta della situazione concreta, si tratta di tener
presente certamente l�indicazione di Lenin, che sottolineava l�enorme
importanza della questione nazionale, ancora oggi, soltanto che
dobbiamo tener conto di come � cambiata la situazione, anche per quanto
riguarda la questione nazionale. Per tutto un periodo storico � stato
il movimento rivoluzionario e comunista che ha saputo agitare la
bandiera della questione nazionale per mettere in difficolt�
l�imperialismo. Oggi, non lo dobbiamo dimenticare, � di fatto
l�imperialismo che, agitando strumentalmente la bandiera della
questione nazionale, cerca di distruggere quello che resta del
socialismo e ogni stato che in qualche modo costituisce un ostacolo
alla marcia dell�imperialismo. Vale per la Jugoslavia, che gi� � stata
smembrata e che si continua a voler smembrare; vale per esempio per
l�Iraq, non c�� dubbio; vale per un paese del quale qui si � parlato
forse troppo poco, cio� per la Repubblkica Popolare Cinese, perch� non
c�� dubbio che oggi l�imperialismo aspira a smembrare la Repubblica
Popolare Cinese. In un opuscolo che ho pubblicato ho citato autorevoli
giornali borghesi che parlano esplicitamente di dividere la Cina in
sette o otto stati.

Parliamo della Cina
Parliamo della Cina. Qualche tempo fa proprio la stampa americana ha
riportato un articolo dell�ex primo ministro australiano, Fraser si
chiama, il quale ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno deciso ormai
di costruire lo scudo spaziale perch� partono dal presupposto che prima
o dopo una guerra contro la Cina � inevitabile. E naturalmente lo scudo
spaziale servirebbe agli Stati Uniti per ristabilire il monopolio
dell�arma nucleare. Ma non � soltanto a questo livello che viene
condotta la lotta: qualche tempo fa un politologo abbastanza illustre,
almeno in Italia, Luttwak, ha detto che gli Stati Uniti proprio
approfittando del fatto che la Cina, almeno fino a questo momento, non
fa parte dell�Organizzazione Mondiale per il Commercio, sono in grado
di bloccare in qualsiasi momento le esportazioni che dalla Cina vanno
verso il resto del mondo e soprattutto negli Stati Uniti. Questa � la
nostra arma nucleare sul piano commerciale, ha detto Luttwak, un'arma
che noi teniamo puntata contro la Repubblica Popolare Cinese. Certo con
gioia, evidentemente.
Di fronte a questa situazione noi vediamo, � chiaro, che c�� una grande
iniziativa in Cina per sviluppare la produzione, per cercare di
conseguire un�indipendenza anche sul piano tecnologico, per sviluppare
e di nuovo accelerare le forze produttive. Ma non � soltanto la Rina
Gagliardi che ha scritto a questo proposito su "Liberazione" che
c�� "l�ossessione della crescita quantitativa". Questa scemenza della
Rina Gagliardi � condivisa anche da molte forze che si dichiarano
componenti della sinistra rivoluzionaria. Perch� parlo di sciocchezza?
Parlo di sciocchezza per una ragione molto semplice: credo che a noi
tutti sia caro un grande rivoluzionario come Mao Tse Tung. Ma se noi
andiamo a leggere Mao Tse Tung, il Mao che per esempio parla della
lotta delle zone rosse accerchiate da Chang Kai Shek o che parla di
Yenan in lotta contro l�imperialismo giapponese, ebbene troviamo che
uno dei temi centrali del grande Mao rivoluzionario � la lotta per
sviluppare la produzione, per impedire che queste zone rosse o che
Yenan venissero soffocate da Chang Kai Shek o dall�imperialismo
giapponese. E oggi a cosa assistiamo? Assistiamo, in condizioni
naturalmente molto diverse, alla continuazione di questa lotta. Noi
vediamo che di fatto la Cina � accerchiata. L�imperialismo cerca di
accerchiarla e naturalmente da parte della Cina si cerca per un verso
di rompere l�accerchiamento e per un altro verso appunto di sviluppare
la produzione, di sviluppare le forze produttive come gi� Mao
sollecitava per quanto riguarda le zone rosse. Ma ecco che una certa
sinistra, che sia riformista o che sia cosiddetta rivoluzionaria, si
entusiasma magari leggendo questi testi o questi discorsi di Mao Tse
Tung, ma dinanzi a quello che avviene oggi parla come la Gagliardi,
pensa che sia soltanto qualcosa di economicista.

Il primitivismo di certa sinistra
Qui si rivela in modo evidente il primitivismo di questa sinistra. C��
una sinistra che � capace di entusiasmarsi soltanto quando questa lotta
viene condotta in condizioni primitive, e quando invece questa lotta
viene condotta ad un livello pi� alto da parte di un partito che �
diventato stato, che ha conquistato il potere e naturalmente utilizza
tutto il potere anche per conseguire questo obiettivo, ecco che questa
lotta viene considerata qualcosa di irrimediabilmente prosaico. Non �
soltanto Pietro Ingrao che adesso ha abbandonato la politica per darsi
alla poesia. Temo che questo atteggiamento di Pietro Ingrao abbia fatto
scuola, sia pure naturalmente in forma meno rozza di quella di Pietro
Ingrao, anche in certi settori della sinistra, compresi i settori della
sinistra che si dichiarano rivoluzionari.
Io credo che noi dobbiamo partire dal presupposto che quella che oggi
si svolge attorno alla Cina � il punto pi� alto della lotta di classe a
livello internazionale. Naturalmente, � chiaro, questa lotta di classe
a livello internazionale si svolge in condizioni diverse, che dobbiamo
studiare. Faccio soltanto una parentesi: siccome si parla continuamente
di totale integrazione ormai della Cina nel capitalismo e
nell�ideologia borghese, io sono reduce da un convengo, che si � svolto
una decina di giorni fa a Pechino, il cui tema era Marx nel XXI secolo.
Ci si interroga sulle stesse cose su cui oggi ci stiamo interrogando in
questa sede.

Le ragioni della disfatta
Quindi noi, � chiaro, dobbiamo combattere il primitivismo che � anche,
non lo dobbiamo dimenticare, il risultato della disfatta che abbiamo
subita. E dobbiamo interrogarci sulle ragioni di questa disfatta, su
quando � iniziata questa disfatta. Io credo che il compagno Bernardini
abbia pienamente ragione quando mette l�accento sul 1956. Chi prende
sul serio oggi il rapporto Krusciov che ha scatenato la campagna contro
Stalin non � soltanto che sia lontano dalle posizioni dei comunisti; io
credo che abbia perso totalmente il senso della storia. Per�, se �
ridicolo, sembra la caricatura di se stessi, il titolo del supplemento
di Liberazione "Chi ha ucciso la rivoluzione?" e la risposta
� "Stalin", io credo che la risposta non sarebbe pi� persuasiva se al
posto di Stalin mettessimo Krusciov. Io credo che sarebbe una risposta
ugualmente idealistica anche se naturalmente meno rozza e meno idiota
di quella appunto data da Liberazione.
Cerco di fare un bilancio larghissimo: quando muore Stalin, nel 1953,
dopo trent�anni che ha gestito il potere, pressapoco, non c�� dubbio
che la rivoluzione ha fatto un enorme passo avanti. Come si fa a
negarlo? Nel momento in cui assume il potere sembrava che stesse
crollando il socialismo anche nell�Unione Sovietica. Quando muore, il
socialismo e il movimento rivoluzionario hanno assunto un�estensione
senza precedenti. Per� non dobbiamo dimenticare quale era la situazione
nel 1953. C�era gi� stata la rottura con la Jugoslavia. Naturalmente
noi potremmo dire che Tito era revisionista, che Tito era una
catastrofe (lo dice anche Kostunica che Tito era una catastrofe). Non
mi convince questa risposta. Non mi convince questa risposta anche per
un�altra ragione, perch� oggi basta leggere Mao per vedere che con Mao
era iniziato un conflitto con l�Unione Sovietica gi� in quella data.
D�altro canto anche a prescindere dal conflitto che gi� stava iniziando
in quella data, tutti sappiamo che nel 1968 Unione Sovietica e Cina
sono state sull�orlo della guerra. Chi era il revisionista, Mao?
Breznev? Poi la Cina ha fatto la guerra col Vietnam. Chi era il
revisionista, i dirigenti cinesi o i dirigenti vietnamiti? I dirigenti
vietnamiti o i dirigenti cambogiani? Io credo che sia sbagliata in
questo caso questa categoria. Credo che sia molto pi� semplice e molto
pi� laico prendere atto di questo fatto: in nessun testo n� di Lenin n�
tanto meno di Marx si pu� leggere qualcosa su come devono essere i
rapporti tra paesi socialisti. Era un problema nuovo, di cui nessuno
aveva esperienza, e questo problema nuovo � stato trattato in modo
sbagliato. Devo aggiungere: � stato tratttato in modo sbagliato da
tutti, da tutti (naturalmente alcuni l�hanno trattato in modo pi�
gravemente errato, altri in modo meno gravemente errato). Ma io credo
che il nostro punto di vista, se vogliamo appropriarci idealmente di
tutta la storia non � di dire revisionista � Stalin o revisionista �
Tito. Secondo me si tratta di grandi rivoluzionari, Stalin, Mao e i
dirigenti vietnamiti, ecc., che si sono trovati dinanzi a una
situazione nuova che non hanno saputo padroneggiare, in un certo senso
sono stati protagonisti e vittime di una grande tragedia storica
universale.

La categoria dell'apprendimento
Da questo cosa emerge? Emerge che secondo me noi dobbiamo in realt�
puntare soprattutto su una categoria che � la categoria
dell�apprendimento. E� una categoria che Mao ha saputo far valere
soprattutto nel saggio, credo del 1935, sulla pratica. Mao insiste che
come la lotta di classe si sviluppa attraverso contraddizioni, cos�
anche il processo di conoscenza per comprendere la lotta di classe si
sviluppa attraverso contraddizioni. E io credo che questo tema della
necessit� dell�apprendimento sia stato sviluppato soprattutto da due
grandi autori, uno � Mao Tse Tung, un�altro autore, vittima anche lui
di una costante rimozione, si chiama, lo voglio dire, Deng Xiao Ping.
Deng Xiao Ping ha scritto pagine memorabili su questo tema. Lo devo
dire. Quando ho incominciato, da poco tempo, a leggere Deng Xiao Ping,
ho di nuovo ritrovato un�emozione intellettuale che non trovavo da
molto tempo, cio� da quando leggevo Lenin polemizzare contro la frase
vuota che non significava assolutamente nulla. Non si tratta adesso
naturalmente di innalzare sugli altari Deng Xiao Ping, ma consentitemi
di parlarne.
Certamente noi abbiamo ragione a dire a Rifondazione Comunista che �
uno scandalo che non si sia mai impegnata in una discussione teorica
sulla storia del socialismo e del movimento rivoluzionario. Ma non �
uno scandalo che noi non ci siamo mai impegnati nell�analizzare
criticamente quello che � avvenuto in Cina, cosa ha significato Deng
Xiao Ping, quali proposte teoriche ha presentato? In realt� il pi�
delle volte si � trattato di una condanna ignorando perfino i testi. E�
anche per questo che nell�ambito di questa collana che mi onoro di
dirigere abbiamo pubblicato la relazione del compagno Jiang Zemin al XV
Congresso del Partito Comunista Cinese, che io credo possa essere
l�occasione per sviluppare un dibattito, un dibattito naturalmente del
tutto aperto.

Difendere il marxismo leninismo senza saperlo rinnovare?
Ancora due osservazioni. Io credo che noi abbiamo subito una grave
sconfitta strategica (naturalmente solo gli imbecilli parlano del
crollo del socialismo come di una vittoria della libert�) ma non � la
prima sconfitta che ha subito il movimento operaio. Devo ricordare che
subito dopo il 1848, con quel grande testo che � il Manifesto del
Partito Comunista, in Francia c�� stato il colpo di stato di Luigi
Bonaparte con l�avvento della dittatura bonapartista. Ed � stata una
grande sconfitta anche per Marx. Marx interviene su questa sconfitta e
dice che il democratico piccolo borghese esce dalle pi� vergognose
disfatte sentendosi senza macchia. Matura la convinzione, questo
democratico piccolo borghese, non che lui e il suo partito debbano
abbandonare il vecchio punto di vista, ma che al contrario le
condizioni devono maturare venendogli incontro. Questo punto di vista
secondo Marx � una sciocchezza. Non ha senso attardarsi a voler
difendere il marxismo-leninismo senza saperlo rinnovare. Qualche
compagno l�ha detto. Dobbbiamo saperlo rinnovare. Dobbiamo saper
ridiscutere tutto. Questo � l�unico modo di essere fedeli. Questo brano
di Marx che ho appena citato, viene citato in occasione di un�altra
grande disfatta del movimento comunista nel corso dell�orribile prima
guerra mondiale da parte di Rosa Luxemburg, che nota il fatto che il
pi� grande partito socialista, allora quello tedesco, aveva aderito
alla guerra. Rosa Luxemburg parla di sciagura per l�umanit�, ma,
aggiunge, il socialismo sarebbe perduto solo se il proletariato
internazionale non volesse prendere atto della profondit� della sua
caduta e se da essa non volesse imparare nulla. Insisto sulla categoria
dell�imparare, sulla categoria dell�apprendimento.
D� un giudizio positivo di questa riunione. D� un giudizio positivo,
per� � una riunione che si tiene ancora sulle generali e io credo che
noi dobbiamo saper fare delle riunioni di studio per analizzare
concretamente l�imperialismo, qual�� il ruolo dell�Europa, che
significa oggi socialismo, come possiamo ripensare il socialismo dopo
la catastrofe che si � verificata. E questo ci aiuter� ad andare avanti
verso la costruzione del partito comunista, perch� io, militante di
Rifondazione che faccio riferimento alla corrente dell�Ernesto
nell�ambito di Rifondazione, su questo non ho alcun dubbio: se anche in
Rifondazione forse c�� ancora il grosso dei militanti comunisti e
comunque c�� una parte consistente di militanti comunisti, non ho alcun
dubbio sul fatto che Rifondazione non � un partito comunista e che non
potr� mai diventarlo. Ma chi credesse che a sinistra di Rifondazione ci
sia gi� l�elaborazione teorica e i presupposti di un�elaborazione
teroica direbbe una sciocchezza colossale. Secondo me invece si tratta
per l�appunto di procedere ad una ricognizione dei problemi, cercare di
costituire un programma, un progetto comunista partendo dal presupposto
che nell�ambito di questo processo di costruzione del progetto
comunista noi dobbiamo saper analizzare criticamente ogni aspetto della
teoria di Marx, di Engels, di Lenin, e certamente anche di Stalin, di
Mao, Di Deng Xiao Ping e di tutti gli altri.

Domenico Losurdo

---

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La democrazia coma valore universale

(articolo apparso su "L'Ernesto", 6/2000 - stralci)

(...)
La Jugoslavia dalla guerra al colpo di Stato

A questo punto, per misurare appieno la profondit� dell�abisso in cui
questi compagni sono caduti, conviene soffermarsi sul significato della
vicenda che si � verificata in Jugoslavia. Interroghiamoci
preliminarmente sulla natura reale delle forze politiche che hanno
conseguito la vittoria. Alla vigilia delle elezioni �La Stampa� dava la
parola ad un �oppositore serbo� che esprimeva tutta la sua ripugnanza
per la presenza massiccia di immigrati cinesi: si tratta di un piano
di �inquinamento etnico�, messo in atto dal solito, diabolico Milosevic
(in Zaccaria, 2000).
Ma vediamo ora chi ha preso il posto di Milosevic. Appena divenuto
presidente, Kostunica si � affrettato a presentare il suo biglietto da
visita con una dichiarazione assai eloquente: �La distorsione della
societ� � iniziata non con Milosevic ma con la vittoria dei comunisti
56 anni fa� (Erlanger, 2000 a).
Dunque, la fonte di tutti i mali della Jugoslavia sarebbe da
individuare in Tito, il leader della Resistenza antifascista. Eppure,
il movimento di liberazione aveva messo fine agli anni caratterizzati
dall�aggressione e dalle infamie del nazismo, dall�occupazione e dallo
smembramento del paese, dai massacri su larga scala, dai veri e propri
genocidi che nella Croazia di Pavelic e degli ustascia si erano
abbattuti sui serbi, sugli ebrei e sui rom. La morte di Tito e il
crollo del campo socialista ci hanno fatto assistere ad una sorta di
replay: di nuovo l�occupazione militare e lo smembramento del paese, di
nuovo gli odi e i massacri tra le diverse nazionalit� ed etnie. In
mezzo a queste due tragedie si colloca il periodo titoista: sono gli
anni in cui la Jugoslavia gode di una pacifica convivenza e di una
relativa tranquillit� e, sul piano internazionale, di un notevole
prestigio come leader dei paesi non allineati. Ebbene, � proprio questa
felice parentesi a riempire d�orrore Kustonica! In quanto a
revisionismo storico e a pulsioni razziste l�ex-opposizione serba, ora
al potere, pu� dare lezioni a Haider�
Ma vediamo in che modo si � verificata la svolta. Nei giorni e nelle
settimane che precedono le elezioni, la stampa americana riferisce
compiaciuta delle difficolt� che incontra Milosevic nello svolgimento
della campagna elettorale: �Timoroso di essere assassinato, il
cinquantottenne presidente appare raramente in pubblico e solo per
pronunciare dinanzi ai suoi seguaci brevi discorsi sui mali del
fascismo� (Smith, 2000). Non si tratta di preoccupazioni immaginarie.
Almeno per quanto riguarda i paesi pi� deboli, ogni leader sgradito a
Washington, che si tratti di Castro, Gheddafi o Saddam Hussein, sa che
deve guardarsi quotidianamente e in ogni istante della giornata, dalle
trame e dai tentativi di assassinio orchestrati dalla Cia. D�altro
canto, proprio in Jugoslavia, a partire dalla fine dei bombardamenti
aerei, si sono verificati attentati ed esecuzioni misteriose. A gettare
un fascio di luce su questo mistero provvede un altro giornalista
statunitense: non ci sar� pace nei Balcani �sino a quando. Milosevic
non viene o corrotto o sconfitto o trascinato via dal potere in una
bara� (Hoagland, 2000).
Al �criminale di guerra� ricercato dal �tribunale internazionale� al
servizio di Washington viene offerto persino un mucchio di denaro,
oltre alla libert�, a condizione, s�intende, che si pieghi alla volont�
dei padroni del mondo. Diversamente� Al di l� di singole personalit�, �
un intero popolo ad essere tenuto sotto tiro, e non solo per la
minaccia della continuazione ad oltranza di un embargo
devastatore: �gli Stati Uniti mandavano una portaerei in Adriatico
pochi giorni prima del voto, quasi fossero gi� pronti al peggio�
(Biloslavo, 2000).
Non mancavano per� le lusinghe. Se avesse votato in modo politicamente
corretto, il popolo jugoslavo sarebbe stato liberato dall�embargo, dal
pericolo di morire di fame e di freddo; anzi, sarebbe stato
generosamente aiutato a sanare le rovine e le ferite inferte dagli
stessi che adesso si atteggiavano a salvatori inviati dal cielo.
E, tuttavia, per pesanti e infami che fossero, ricatti e minacce non
sono bastati da soli a far trionfare la volont� della Nato. Ci voleva
una �rivoluzione�. Cerchiamo di ricostruirla affidandoci esclusivamente
a giornali e riviste di provata fede anticomunista e atlantica.
Cominciamo con un quotidiano italiano ultrareazionario che, proprio per
questo, non sente il bisogno di un minimo di pudore. Gi� il titolo � di
una chiarezza sfrontata: �Cos� l�America in poco tempo ha inventato
l�anti-Slobodan�. Ma vediamo per esteso il contenuto (si tenga presente
che si tratta di un articolo apparso prima ancora della consacrazione
formale del trionfo di Kostunica):
�Sullo sfondo della rivolta che rischia di travolgere il regime di
Slobodan Milosevic, non pu� passare inosservata un�abile operazione di
pressioni e interferenze, gestita dagli Stati Uniti. Washington aveva
gi� speso 20 miliardi di lire, in dollari sonanti, per sollecitare le
infruttuose manifestazioni di protesta dello scorso anno e fonti
americane confermano che negli ultimi mesi sono stati stanziati altri
70 miliardi di lire. Prima che il Dos, il cartello dei 17 partiti anti-
Milosevic, partorisse il candidato vincente delle presidenziali, i suoi
leader, a cominciare da Zoran Dijindjic, venivano ripetutamente
chiamati a rapporto dagli occidentali in Montenegro, Ungheria o
addirittura a Londra. Grazie a questi vertici � scaturito il fiume di
contante, spesso giunto in Serbia con valigie trasportate da spalloni
provenienti da Romania e Ungheria. Le mazzette di dollari sono servite
ad acquistare fax, computer e fotocopiatrici per la propaganda [�] A
tutto ci� va aggiunto il sistema di trasmissioni radio indipendenti,
messo in piedi per circondare la Serbia�.
Sia chiaro. L�accerchiamento messo in atto ai danni della Jugoslavia va
ben al di l� della radiofonia. � sempre il medesimo quotidiano
fascistoide a riferire compiaciuto: �Nessuno ha preso in considerazione
le disperate denunce del ministro dell�Informazione serbo, Goran Matic,
convinto che agenti della Nato, �con indosso divise dell�esercito
federale, si infiltrino nel nostro Paese, per far pensare che i soldati
sono dalla parte di chi vuole organizzare tumulti��. Pi� in ombra, ma
pronta a intervenire in ogni momento � gi� schierata, come sappiamo, la
forza aereo-navale degli Usa (Biloslavo, 2000).
Come si vede, la campagna elettorale a favore di Kostunica � davvero
poderosa. Se poi, nonostante tutto dovesse fallire, nessuno a
Washington o in altre capitali della Nato pensa di attenersi alle
regole del gioco e alla democrazia formale. Sempre la medesima fonte
finora utilizzata aggiunge: �Il Sunday Times ha rivelato che una
squadra delle Sas, i corpi speciali britannici, si sarebbe appena
ritirata dal Montenegro dove stava addestrando la polizia
indipendentista�, in previsione di una secessione e di una rivolta
contro Belgrado. Ad ogni buon conto, cifre enormi sono state gi�
stanziate �per il prossimo anno se il regime di Belgrado sar� ancora in
piedi�. Milosevic, l�uomo che ha osato sfidare la Nato, deve comunque
uscire di scena, e al pi� presto possibile.
I dollari (o le sterline o i marchi), che corrono a fiumi,
servono �pure a finanziare sofisticati sondaggi d�opinione realizzati
dalla stessa societ� utilizzata da Bill Clinton�. Deve far riflettere
l�aggettivo utilizzato. Si parla qui di sondaggi non gi� laboriosi
ma �sofisticati�, miranti come sono a diffondere nell�opinione pubblica
la persuasione che il risultato � gi� scontato: �A poche ore dalla
chiusura delle urne Kostunica � stato indicato come il vincitore, ma
stonava che soprattutto inglesi e americani lo abbiano subito
considerato un fatto compiuto�. Ad avere perplessit�, a
mostrarsi �reticente� � lo stesso �professore� chiamato dalla Nato a
divenire �nuovo capo dello Stato jugoslavo�. Ed ecco allora
le �pressioni su Kostunica per autoproclamarsi presidente�, tanto pi�
che � scontato �l�immediato riconoscimento internazionale� (Biloslavo,
2000).
� a questo punto che, a chiudere definitivamente la partita,
intervengono le manifestazioni e le violenze di piazza. Diamo ora la
parola a due giornali americani: �Uno sguardo attento alla rivolta
rivela una pianificazione che include una scelta accurata degli
obiettivi, la penetrazione del sistema segreto di trasmissioni della
polizia, il reclutamento di muscolosi ma disaffezionati ufficiali di
polizia e paracadutisti fuori servizio nonch� l�invio di un
rappresentante a Budapest per informare il governo USA� (Erlanger and
Cohen, 2000).
L�uomo forte della situazione, particolarmente caro a Washington, �
Dijindjic che, alla vigilia della rivolta, s�incontra �con l�ex-capo
della polizia segreta�. Ed ecco che ufficiali con importanti posizioni
di potere passano all�opposizione �democratica�. E, ben s�intende,
operano questo mutamento di campo non gi� per inseguire nobili ideali,
ma, come rivelano fonti ben informate, per realizzare obiettivi ben pi�
corposi: �Per salvare le loro vite. E il loro denaro, s� un bel po� di
denaro. Forse anche per garantirsi la libert�� (Ash, 2000, p. 13).
Dunque, l�opera di persuasione sa ben intrecciare ricatti, minacce e
corruzione. Il tutto, per citare questa volta il quotidiano fascistoide
italiano, secondo un �copione� ben preciso (Biloslavo, 2000). E che pu�
essere ancora di grande utilit�. La prossima tappa � la Bielorussia:
annuncia trionfalmente il �Washington Post�, che gi� dichiara truccate
e non valide elezioni che dovessero riconfermare al potere l�attuale
gruppo dirigente (Chiesa, 2000). � un gruppo dirigente tanto pi�
sgradito agli Usa per aver condannato a suo tempo la guerra contro la
Jugoslavia. Non � solo alle porte della Bielorussia che bussa
la �rivoluzione democratica� orchestrata dalla Nato: �Se ci� � potuto
accadere in Serbia, perch� non dovrebbe accadere in Birmania? E perch�
no a Cuba?� (Ash, 2000, p. 14).

La lotta per la democrazia e il punto di vista de il Manifesto

Negli stessi giorni in cui i servizi segreti occidentali celebravano i
loro trionfi a Belgrado, il manifesto, nel suo supplemento mensile,
riproduceva un articolo di Le Monde diplomatique, che riferiva della
recente divulgazione di un rapporto della Cia sul colpo di Stato, da
essa organizzato e perpetrato, in collaborazione coi servizi segreti
britannici, nell�Iran del 1953.
Il 4 aprile di quell�anno �la sezione della Cia di Teheran riceve un
milione di dollari destinati �a far cadere Mossadeq con qualunque
mezzo��, ma, preferibilmente, �in modo �quasi legale��. Ed ecco allora
dispiegarsi le diverse tappe dell�operazione. Innanzitutto, �
necessario procedere ad un�opera di corruzione su larga scala: �Alla
fine di maggio del 1953, la sezione della Cia � autorizzata a investire
circa 11.000 dollari a settimana per assicurarsi la cooperazione dei
parlamentari�; fondi cospicui giungono anche ai �capi religiosi�. A
questo punto pu� iniziare la �campagna di stampa contro Mossadeq�, che
risulta tanto pi� efficace per il fatto di essere intrecciata
con �azioni clandestine� e attentati, talvolta attribuiti alla sinistra
in modo da aggravare il clima di incertezza e di confusione. Per farla
breve, l�opera di sgretolamento della base sociale di consenso del
governo Mossadeq, colpevole di aver pestato i piedi alle compagnie
petrolifere anglo-americane, sfocia in violente manifestazioni di
piazza che si concludono con la presa di possesso �delle stazioni radio
e di altri punti chiave�. Secondo la definizione contenuta nel rapporto
della Cia, si tratta di manifestazioni �semi-spontanee� (Gasiorowski,
2000); di �spontaneit� organizzata� parla invece l��International
Herald Tribune� a proposito della �rivolta� contro Milosevic (Erlanger
and Cohen, 2000).
Non c�� dubbio: siamo in presenza di un �copione� ben collaudato. Ma
allora come spiegare gli applausi tributati ai golpisti di Belgrado da
parte del manifesto? Come � potuto accadere che una certa sinistra
abbia celebrato come protagonista di una rivoluzione democratica quel
Kostunica che la stampa statunitense definisce ora come
il �beneficiario dello sforzo occidentale e americano di indebolire ed
estromettere l�ex presidente Slobodan Milosevic�? (Erlanger, 2000 b)
Si potrebbe dire che forse ha inciso negativamente la mancanza di
informazioni. In realt�, anche a voler fare totale astrazione dalle
trame di cui pure ha dato notizia la stampa internazionale, un fatto
era comunque sotto gli occhi di tutti: le elezioni presidenziali a
Belgrado si sono svolte sotto la minaccia di intervento militare della
Nato e col ricatto di prolungamento a tempo indeterminato dell�embargo.
Almeno nei comunisti italiani, tutto ci� avrebbero dovuto suscitare
ricordi familiari. La lupara, o la minaccia della lupara, ha talvolta
punteggiato le campagne elettorali della mafia in Sicilia; ma non
bisogna dimenticare neppure i pacchi di spaghetti o le scarpe che, a
Napoli, Achille Lauro prometteva agli elettori fedeli di erogare ed
erogava in effetti, ma con una sequenza assai raffinata: in caso di
risultato politicamente corretto, alla scarpa del piede destro avrebbe
fatto seguito la scarpa del piede sinistro. In occasione della recente
campagna elettorale in Jugoslavia, i vari Clinton Chirac, Schr�der,
Amato hanno realizzato un�impresa straordinaria: sono riusciti ad
essere nello stesso tempo gli spietati capi mafiosi e i generosi
corruttori e benefattori della situazione. E questa sorta di Giano
bifronte, col volto di Tot� Riina da un lato e quello di Achille Lauro
dall�altro, ha saputo incantare buona parte della sinistra italiana!
Come ha potuto verificarsi questa bancarotta intellettuale e morale?
Abbiamo visto prestigiosi ma�tres � penser del manifesto condannare
Togliatti per il suo �democratismo� e il suo attaccamento
alla �Costituzione� e allo �Stato di diritto�: � di qui che bisogna
prendere le mosse per comprendere la persistente sordit� che una certa
sinistra rivela per le �forme�? In realt�, nel frattempo, il manifesto
ha cambiato posizione in modo radicale. Eccolo ora alla testa della
campagna per l�universalizzazione dello Stato di diritto e del governo
della legge, contro ogni violazione dei diritti dell�uomo. Ma l�assenza
di un qualsiasi bilancio autocritico si fa sentire in modo assai
negativo. Solo cos� riesco a spiegarmi il paradosso per cui questi
compagni, mentre da un lato guardano con benevolenza ai golpisti di
Belgrado, dall�altro, con lo zelo tipico dei neofiti, giungono persino
a rimproverare alla borghesia internazionale un�eccessiva timidezza
nella lotta contro i misfatti attribuiti ai comunisti cinesi!
(...)

Alla luce di tutto ci�, a Milosevic bisogna rivolgere una critica
direttamente contrapposta a quella a lui di solito rivolta. Ha peccato
di ingenuit� �democratica�. Non si � reso conto che, nelle attuali
condizioni, data la strapotenza economica, militare e multimediale
dell�imperialismo, anche in assenza di un colpo di Stato vero e proprio
come quello che si � verificato in Jugoslavia, non sono possibili
elezioni realmente libere nei paesi di volta in volta presi di mira
dall�aspirante sovrano planetario di Washington. E prima di Milosevic
hanno peccato di ingenuit� �democratica� i dirigenti del Nicaragua
sandinista. Come potevano essere libere elezioni svoltesi mentre il
popolo nicaraguense continuava ad aver puntato alla gola il coltello
dell�embargo e della minaccia della ripresa dell�aggressione su larga
scala?
� probabile che da queste mie conclusioni si ritraggano inorridite le
anime belle della sinistra occidentale. In Italia, rimproverano
giustamente a Berlusconi di cancellare la par condicio e quindi di
svuotare di senso la competizione elettorale, ma non si rendono conto
che Berlusconi � un angioletto rispetto al Riina-Lauro che siede alla
Casa Bianca e che dispone di un potere e d� prova di una prepotenza
infinitamente maggiori. (...)

---

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BOLOGNA 7 MAGGIO

Uranio... mai pi�!

Gi� dal gennaio del 1999, avevamo denunciato limpiego delle armi
alluranio impoverito, da parte degli Stati Uniti e dei loro
alleati, contro le popolazioni dellIraq e della Bosnia, e il
pericolo che potessero essere usate anche in Kosovo.

La storia della guerra "umanitaria" ha confermato i nostri
timori.
Un numero incalcolabile di proiettili alluranio impoverito �
stato utilizzato dalla NATO per "liberare" il Kosovo, creando un
danno irreparabile per gli esseri viventi e per le generazioni
future, nel cuore dellEuropa.

Il nostro partito si � impegnato, anche a livello parlamentare
per la messa al bando di queste armi, veri strumenti di
distruzione di massa, mentre la relazione della commissione
governativa guidata dal professor Mandelli, vorrebbe minimizzarne
gli effetti sulla salute dei militari come su quella dei civili.

PER SAPERNE DI PIU E CERCARE INSIEME DI IMPEDIRE CHE QUESTO
CRIMINE SI RIPETA
CI TROVIAMO

LUNEDI 7 MAGGIO 2001 ALLE ORE 20,30
ALLA SALA BENJAMIN
DI VIA DEL PRATELLO 53

CON :

GIULIA BARONE Docente di storia allUniversit� la Sapienza
LUCA NENCINI Comitato scienziate/i contro la guerra
MARCELLO GRAZIOSI P.R.C. Bologna

Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Bologna
Via Menganti 8
Tel.051311690

---

TORINO 11 MAGGIO

PROGETTO SOS ZASTAVA
Laboratorio Teatro Settimo
Presentano
BEPPE ROSSO

in

C A M M I N A N T I

Venerdi' 11 maggio 2001, ore 21.30
SALONE CAMERA DEL LAVORO
Via Pedrotti, 5 - Torino

Nel tempo che impiegherete a leggere queste righe, circa un migliaio di
persone saranno uscite dai confini del proprio paese, per approdare in
un
paese straniero.
I ''Camminanti'' moderni sono i pellegrini di un tempo. Il loro viaggio,
oggi come allora, e' l'espressione del desiderio universale di liberarsi
dalla schiavitu' di ogni sudditanza e di riscattarsi dalla miseria da
cui si
e' oppressi.
Persone che si spostano come un'infinita moltitudine di erranti; li
abbiamo
seguiti nei loro viaggi, attraverso le loro storie paradossali,
visionarie,
grottesche, al limite del possibile ma, nonostante tutto reali. La
storia
narrata percorre tutto il secolo come un unico racconto drammatico,
esilarante, a tratti tragicamente comico.

Lo spettacolo sara' realizzato a sostegno del progetto ''S.O.S.
ZASTAVA''.

La Zastava, in Jugoslavia, e' (e' stata) una fabbrica di automobili di
36.000 lavoratori/trici. Di questi/e, 24.000 lavoravano a Kragujevac,
citta'
di 230.000 abitanti, a 130 chilometri da Belgrado. Una parte e' di
propriet�
della Fiat. Era l'unica industria di automobili dei Balcani. E' stata
bombardata nel '99 e tutti i punti strategici del processo produttivo
sono
stati distrutti dai missili della Nato.
Ora a Kragujevac ci sono 20.000 disoccupati/e che vivono, insieme alle
loro
famiglie, con 13.000 lire al mese. 178 bambini/e appartenenti a queste
famiglie, ricevono periodicamente un sostegno economico dai lavoratori
di
Torino che aderiscono al progetto S.O.S. ZASTAVA, attraverso le adozioni
a
distanza. Dal 1999 il progetto ha portato il suo contributo in denaro
(50.000 lire mensili a bambino/a adottato/a), in medicinali,
apparecchiature
sanitarie, vestiario e quant'altro puo' essere utile ad alleviare la
totale
indigenza delle famiglie operaie.
Per mantenere il suo impegno e farlo crescere, S.O.S. ZASTAVA ha bisogno
di
allargare la base dei sostenitori per reperire nuove risorse e cercare
di
rispondere a necessita' sempre pi� urgenti.
Per informazioni: - tel 011/2442.234 oppure 011/2442.474

Torino 28 Aprile 2001
Le/gli aderenti al comitato piemontese
''SOS ZASTAVA''

---

Subject: Dossier Contro lo spionaggio elettronico
Date: Fri, 27 Apr 2001 01:03:02 +0200
From: "VOCE.OPERAIA" <voceoperaia@...>
To: <voceoperaia@...>

Dossier Contro lo spionaggio elettronico

manuale di autodifesa

- Microspiati
- Controllo Posta Elettronica
- Intercettazione telefonica
- Intercettazione ambientale
- Come trovare (con 10mila lire di spesa) una cimice in casa

Questo dossier � stato curato da un compagno che si � trovato una
microspia dentro una presa elettrica.
Lo pubblichiamo con il suo consenso, certi di fare cosa utile a tutto il
movimento rivoluzionario e antimperialista.

vai al sito:
http://www.voceoperaia.it

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Se restiamo uniti - aveva detto nel suo ultimo discorso -
non dobbiamo avere paura di niente


(Intestazione del fondo de "L'Unita'" del 5 maggio 1980,
riportante la notizia della morte di Jozip Broz Tito)


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