Informazione

> http://www.ansa.it/balcani/html/forze.html

PRESENZA MILITARE ITALIANA NEI BALCANI

Personale impiegato in attivit� all�estero: 8.900 uomini
Secondo i dati ONU e NATO l'Italia e' al terzo posto nel mondo
come �contributrice di pace� nelle missioni internazionali, dopo gli
Stati Uniti e la Gran Bretagna. Nei Balcani, l'Italia e' preceduta solo
dagli USA.


------------------------------------------------------------------------
--------
BOSNIA - ERZEGOVINA

1. Operazione NATO �SFOR - JOINT FORCE�
Totale circa 1.450 uomini - attualmente circa 1.100 uomini (Italian
Battle Group) del 2� Reggimento Alpini della Brigata
Alpina �Taurinense� . Comandante: Col. Celeste Rossi. Sede del Comando:
Sarajevo. Altre sedi del contingente: Sarajevo e Ploce (reparto
logistico). Il Reggimento italiano, come le precedenti Brigate
italiane, denominate Brigata Multinazionale Nord (BMN-N), � inserito
nella Divisione Multinazionale Sud Est (DMNSE) a comando francese. Il
Vice Comandante della Divisione � un Generale italiano.
Compito di SFOR: dare attuazione agli accordi di Dayton.
- Il contingente � presente fin dal dicembre 1995.
- Circa 350 uomini della MSU (Multinational Specialized Unit), reparto
di polizia militare a guida italiana, costituito nell�agosto 1998, e
composto in maggioranza da personale italiano dell�Arma dei C.C..
L�unit�, cui partecipano anche contingenti di altri Paesi (120 u.),
� dedicata alla gestione dei problemi connessi con l�ordine pubblico e
ha un campo di intervento esteso a tutto il teatro operativo.
- Alle attivit� terrestri si affiancano le componenti navale (la NATO
STANAVFORMED alla quale partecipa una fregata italiana) ed aerea,
alla quale l�Italia partecipa con propri velivoli e con la
disponibilit� di aeroporti per il rischieramento dei reparti aerei
alleati. Sono inoltre disponibili, con brevi tempi di preavviso, altri
assetti navali.
Attivit� svolta:
- monitoraggi dei movimenti delle Forze Armate delle fazioni;
- monitoraggi delle esercitazioni delle Forze Armate delle fazioni;
- sminamenti;
- pattugliamento per garantire la libert� di movimento; - vigilanza di
aree abitative;. sicurezza ed assistenza in favore delle Agenzie
civili operanti nel settore di responsabilit�;
- partecipazione alla campagna �Harvest� di SFOR volta ad incentivare
la consegna spontanea delle armi detenute dalla popolazione;
- sicurezza durante le riunioni dei Presidenti delle diverse etnie;
- sicurezza durante le visite delle personalit�;
- nei giorni 21 e 22.04.2000 il personale BOE ha distrutto 30.000
ordigni esplosivi rinvenuti nel tempo da SFOR.

2. Missione ONU IPTF (International Police Task Force)
23 uomini dell�Arma dei Carabinieri - il contingente � presente da
maggio 1997; - compiti dell�IPTF: assistenza e riorganizzazione delle
Forze di Polizia della Bosnia-Herzegovina.

------------------------------------------------------------------------
--------

KOSOVO/FYROM

1. Operazione a guida NATO �KFOR - JOINT GUARDIAN�
Totale circa 5.350 uomini.
- Circa 300 uomini presso il Quartier Generale di KFOR, in relazione
all�assunzione del Comando della Forza da parte italiana.
- Circa 4.000 uomini della Brigata Paracadutisti Folgore, Comandante:
Brig. Gen. Pierluigi Torelli. Sede del Comando: Pec. Altre sedi del
contingente italiano: Pec, Banja, Dakovica, Dekane,, Klina, Kosovo
Polje e Katlanovo (FYROM - nucleo logistico). La Brigata italiana,
denominata Brigata Multinazionale Ovest (MNB-W), comprende anche una
componente spagnola (1200 uomini), una portoghese (340 uomini) e una
argentina (113 uomini). L�area di responsabilit� � di 2.400 Kmq;
- Il contingente dipende dal Comandante di KFOR, Ten. Gen. Carlo
Cabigiosu.
Compito di KFOR:
dare luogo ad un ambiente sicuro che consenta il ritorno dei rifugiati
e sfollati nonch� l�insediamento e le attivit� di presenza civile
internazionale (ONU).
- L�operazione KFOR � iniziata all�alba del giorno 12.06.99. Il
contingente italiano � entrato in Kosovo alla mezzanotte dello stesso
giorno e ha raggiunto Pec il mattino del 14 giugno.
Attivit� svolta:
monitorizzazione delle attivit� inerenti alla demilitarizzazione
dell�UCK e alla costituzione del Corpo di Polizia locale;
- controllo dei confini internazionali tra il KOSOVO e la FRY; -
continuano le attivit� di Ordine Pubblico, controllo del territorio,
sequestro di armi e munizionamento, individuazione di posti di blocco
non autorizzati, sminamento, spegnimento incendi, vigilanza ai luoghi
di culto ed alle aree sedi di minoranze etniche;
- assistenza umanitaria in supporto all�UNHCR e alla popolazione:
distribuzione di viveri e vestiario, assistenza sanitaria, concorso per
il ripristino di infrastrutture e strade, informazione nelle scuole ed
in favore del personale delle - Organizzazioni umanitarie sul pericolo
derivante dalla presenza di mine, partecipazione
all�attivit� �Winterization Effort� volta a fornire alla popolazione i
materiali necessari per affrontare il periodo invernale;
- collaborazione alle attivit� di KFOR per l�eliminazione di rifiuti e
macerie: operazione �Pec Pulita�;
- collaborazione con l�UNMIK e con l�OSCE, impegnate nelle attivit� di
censimento della popolazione per le prossime elezioni amministrative.
KFOR garantisce la sicurezza e la libert� di movimento.


------------------------------------------------------------------------
--------
ALBANIA

1. Operazione NATO �KFOR COMMUNICATION ZONE WEST (COMMZ W)�
Totale circa 1.100 uomini.
Circa 1.100 uomini del Raggruppamento �Aquila� . Dal Comando del
Raggruppamento dipendono anche circa 140 uomini di altre nazionalit�,
inseriti in reparti organici o nello staff del Comando di COMMZ W; Il
Raggruppamento � stato costituito dal 2� Comando delle Forze di Difesa
(2� FOD) con reparti forniti dalle Brigate meccanizzate �Granatieri di
Sardegna�, �Aosta� e �Pinerolo� e con il concorso di altri reparti, tra
cui una componente elicotteristica dell�Esercito su velivoli AB-205.
Sono inoltre inseriti nel reparto una compagnia Carabinieri e 30 uomini
del 72� Stormo dell�Aeronautica Militare dotati di elicotteri NH-500.
Gli elicotteri sono idonei anche per soddisfare esigenze sanitarie. Il
contingente nazionale comprende anche un ospedale da campo, la prima
struttura militare giunta in Albania al momento dell�avvio
dell�operazione �Arcobaleno�.
Comandante: Brig. Gen. Amilcare Casalotto, che dipende dal Comandante
di KFOR Rear, Comando subordinato al Comandante di KFOR e responsabile
della componente logistica di KFOR in Albania, FYROM e Grecia. Sedi:
Durazzo (Comando), Tirana, Ure, Puke.Reparti: (Enti ed Unit�
dell'Esercito) Comandante Periodo Brigata Alpina �Taurinense� (1)
Brig.Gen. Pietro Frisone 01.09.1999 - 15.10.1999 Brigata
Meccanizzata �Friuli� Brig.Gen. Stefano Chiavarelli 15.10.1999 -
12.04.2000 Il contingente italiano � stato il primo a giungere in
Albania (9 aprile: advance party; dal 13 al 20 aprile: main body; 4
maggio: completamento dello schieramento). Ha operato fino al 28 aprile
in un contesto nazionale (in appoggio principalmente alla missione
umanitaria italiana �ARCOBALENO�), passando poi alle dipendenze del
Comando NATO di AFOR.
Compiti:
- mantenere la capacit� di far affluire rifornimenti e rinforzi a KFOR,
sia per via aerea (Aeroporto di Tirana-Rinas), sia via mare (porto
di Durazzo);
- controllo delle vie di comunicazione con il Kosovo, in particolare la
rotabile che collega Durazzo con il valico di confine di Morini (265
Km);
- in relazione agli aspetti umanitari, mantenere, tramite la propria
cellula CIMIC (Cooperazione Civile Militare), i necessari contatti
con le Autorit� albanesi e con le organizzazioni internazionali e non
governative presenti;
Attivit� svolta:
- sostegno in favore delle attivit� umanitarie nazionali e delle
organizzazioni internazionali e non governative presenti; -
mantenimento della capacit� ricettiva delle strutture portuali di
Durazzo;
- prosecuzione dei lavori per il miglioramento ed il mantenimento della
viabilit� lungo le principali vie di comunicazione; - mantenimento
della sicurezza lungo le linee di comunicazione, tramite sia
pattugliamenti stradali sia con missioni giornaliere di ricognizione
da parte degli elicotteri;
- periodiche lezioni alla popolazione sul pericolo delle mine e
collaborazione con le strutture impegnate nelle attivit� di
sminamento;
- lezioni di educazione sanitaria a favore di alunni di varie scuole.

2. Delegazione Italiana di Esperti (DIE)
25 uomini, comandati dal Brig. Gen. Cantone, in loco dal 1997 per
esigenze di ricostituzione delle Forze Armate albanesi in relazione al
processo di trasformazione ed adeguamento al modello NATO; - le
attivit� curate dalla DIE, sviluppate direttamente o con il concorso
delle FF.AA. italiane, riguardano una serie di progetti e di
realizzazioni che interessano le tre FF.AA. albanesi.
Principali attivit� finora svolte:
-corsi di addestramento in Italia e in Albania per qualificare
ufficiali e sottufficiali nell�impiego di mezzi e materiali
standardizzati NATO;
- seminari e conferenze per esaminare e risolvere problemi strutturali,
tra cui un nuovo Modello di difesa, il riordino della Giustizia
Militare, l�elaborazione di una nuova normativa finanziaria, logistica
ed amministrativa;
- visite presso infrastrutture ed enti italiani della Difesa;
- ricognizioni da parte del personale della DIE per esaminare necessit�
di intervento su strade, apprestamenti militari, zone di confine,
aree addestrative, fabbricati e zone rese pericolose dalla presenza di
ordigni esplosivi;
- consulenza per la legislazione in materia di soccorso marittimo ed
aereo, polizia militare e guardia costiera;
- in supporto all�attivit� concettuale ed addestrativa, sono stati
ceduti alle FF.AA. albanesi mezzi e materiali, tra cui dotazioni per
la bonifica di zone minate, materiale sanitario, automezzi e parti di
ricambio. Il supporto fin qui fornito ha consentito alle F.A.
albanesi di costituire un battaglione di fanteria, uno del genio ed uno
logistico, le cui capacit� di mobilit� sono state incrementate con
automezzi e motocicli forniti dall�Italia. La stessa ha fornito
equipaggiamento individuale per 5.000 uomini.

3. Operazione ALBANIA 2
Attivit� aeronavale in corso dal 1997 per prevenire l�emigrazione
clandestina dall�Albania (Sorveglianza M.M. anti immigrazione
clandestina).
- 28� Gruppo navale (GN28):
- 290 uomini con sede del Comando a Durazzo;
- opera nelle acque territoriali albanesi;
- dispone di mezzi navali della Marina Militare e di motovedette della
Guardia Costiera;
- dispositivo aeronavale d�altura anti-immigrazione, composto da una
unit� in navigazione in Adriatico Meridionale e da una seconda unit�
pronta a muovere da Taranto o Brindisi, per una media di 350 uomini
impegnati.
A tali dispositivi � collegato il dispositivo costiero nazionale anti-
immigrazione, che opera nelle acque territoriali con mezzi aeronavali
delle Forze di Polizia (motovedette CC, G. di F. e della Guardia
Costiera).Per la M.M. partecipa n.1 aliscafo pronto in 1 h. su base
giornaliera a Brindisi.

4 - Multinational Advisory Police Element (MAPE)
A ttivit� UEO cui l�Italia partecipa dal 1998 con un contingente
interforze (Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato) di cui
8 uomini dell�Arma dei Carabinieri; - la MAPE � finalizzata alla
ricostruzione della Polizia albanese attraverso un�opera di
modernizzazione e di addestramento della stessa.

5. Operazione �ALBIT�
Attivit� svolta dall�A.M.I. nell�ambito degli accordi bilaterali
sottoscritti da Italia e Albania nell�agosto 1997 (accordi che
originarono la DIE);
- circa 120 uomini a Valona inquadrati in un Gruppo Autonomo;
- un primo nucleo di 26 uomini aveva raggiunto Valona il 17.03.2000 con
il compito di predisporre gli apprestamenti logististici necessari. Il
rischieramento � stato completato il 06.04.2000.
Compito:
il Gruppo Autonomo � incaricato di curare la ristrutturazione della
Scuola di Volo di Valona e della vicina pista di volo di Pishporo. In
tali attivit�, che saranno realizzate con manodopera locale, il
personale italiano assicurer� la supervisione dei lavori, l�assistenza
tecnica e, se necessario, l�esecuzione di talune opere a scopo
dimostrativo ed addestrativo.
------------------------------------------------------------------------
--------
ALBANIA - BOSNIA-ERZEGOVINA - CROAZIA - FYROM - FRY

28 uomini nella ECMM (European Community Monitor Mission), missione
della Comunit� (ora Unione) Europea volta a monitorizzare nei citati
Paesi gli sviluppi politici, economici ed umanitari.
La missione � in corso da luglio 1991 e l�Italia vi partecipa dalla
stessa data. Bonifica delle �Jettison Areas� in Adriatico
L�attivit� si � resa necessaria per bonificare le aree di mare
(�Jettison Ares� - JA) nelle quali i velivoli alleati, durante
l�operazione �Allied Force�, erano autorizzati a sganciare i carichi
esterni, le bombe in particolare, qualora si fossero trovati in
condizioni di avaria o di emergenza.
Per la bonifica dell'alto Adriatico, la Marina Militare tiene
attualmente disponibili in Adriatico due cacciamine. L'opera di
bonifica viene compiuta con l'ausilio di un team subacqueo costituito
da specialisti nella distruzione di ordigni esplosivi (appartenenti al
Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare) supportato,
quando necessario, da altro naviglio e con l'impiego di sonar a
profondit� variabile e di due veicoli subacquei filoguidati ("Pluto"
e "Min"), dotati di telecamere per l'identificazione degli oggetti
sul fondo e di un sistema meccanico per il posizionamento di oggetti.

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

----------------------------------------------------------------------
Una newsletter personale,
un forum web personale,
una mailing list personale, ...?
Gratis sotto
http://www.domeus.it/ad1618500/www.domeus.it

Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe

IL RUOLO DELLA GERMANIA NELLA DISTRUZIONE DELLA JUGOSLAVIA

[l'articolo, di Rudiger G�bel, � comparso sui Marxistische Bl�tter -
Fogli marxisti - del marzo 1995]

Fonte:
> http://marx2001.org/nuovaunita/jugo/opuscolo/index.htm
> http://www.marx2001.org/crj/opuscolo.zip

Secondo la propaganda occidentale, la convivenza dei popoli della
Jugoslavia era stata imposta attraverso la repressione di Stato sotto
il "regime monopartitico", perci� lo sfascio ed i conflitti armati
erano inevitabili con la crisi del sistema socialista. Questa tesi �
priva di qualsivoglia fondamento. Viceversa: la Jugoslavia si form�
dopo la II Guerra Mondiale come unione libera e volontaria di tutte le
popolazioni. La guerra civile � iniziata in seguito alla divisione del
paese nel 1991/'92.

La crisi della Jugoslavia e la conseguente guerra civile nella ex
Bosnia-Erzegovina certo non si lasciano spiegare soltanto adducendo la
politica interventista degli Stati imperialisti, e da sola la spinta al
riconoscimento di Croazia e Slovenia da parte della diplomazia tedesca
non � certo ragione e cagione dello smembramento della Jugoslavia (1).
Tuttavia essa ha esercitato un influsso determinante per lo scoppio
della crisi e l'escalation di questi giorni, rendendo i problemi
connessi davvero irrisolvibili. Gli interessi perseguiti in questo caso
non sono cos� univocamente riconoscibili come ad es. nella guerra
contro l'Iraq. Gli Stati imperialisti perseguono chiaramente molteplici
obiettivi, in parte persino differenti. Erano tutti d'accordo sulla
necessit� di farla finita, anche in Jugoslavia, con i resti di una
societ� socialista, e sulla cancellazione del paese in quanto soggetto
autonomo nello scenario internazionale. Tutti gli Stati hanno ora la
possibilit� di avere un'influenza la pi� grande e diretta possibile
sugli avvenimenti dei Balcani.

Gli interessi pi� facili da riconoscere sono quelli dell'imperialismo
tedesco, che si riallaccia immediatamente alla sua politica per
l'Europa del Sudest dalla seconda met� del XIX secolo sino al 1945.
Proprio come allora, questo guarda ai Balcani come al suo
naturale "cortile" e ponte verso la Turchia e pi� avanti, fino al Medio
Oriente. Pertanto si � potuto riportare in vita il tradizionale
stereotipo dei "Serbi assetati di sangue", utile a sostegno della
politica estera tedesca.



GERMANIA - LA POTENZA CENTRALE D'EUROPA

Lo storico conservatore e biografo di Adenauer Hans-Peter Schwarz apre
il suo ultimo lavoro sul ruolo della Germania in quanto "potenza
centrale d'Europa" con la considerazione che tra le grandi svolte della
storia tedesca � da annoverare il 1 Settembre 1994, giorno della
partenza delle ultime unit� russe dalla Germania. "Con ci� un'epoca,
iniziata mezzo secolo prima, volge alla fine" (2). Cosicch�, quattro
anni dopo l'annessione della RDT, la RFT � di nuovo tre cose in una: �
uno Stato nazionale, � una grande potenza europea ed � la potenza
centrale d'Europa. "Perch� esiste un solo paese che, grazie alla sua
posizione geografica, alle sue potenzialit� economiche ed alla sua
influenza culturale, grazie alle sue dimensioni ed ancora grazie al
dinamismo di cui dispone pu� sentire il compito di una potenza
centrale - e questo � proprio la Germania" (3). La Germania � gi� una
grande potenza europea. Ma poich� il concetto di "grande potenza"
risveglia il ricordo di sfrenata politica egemonica, guerra ed
annientamento, Schwarz propone il nuovo concetto di "potenza centrale
d'Europa" - che vuol dire la stessa cosa.

E puntualmente, proprio il giorno della grande svolta, 1 Settembre
1994, il leader della frazione CDU/CSU Wolfgang Sch�uble insieme con il
portavoce per la politica estera del gruppo parlamentale, Lamers, hanno
pubblicato un documento strategico contenente "Riflessioni sulla
politica europea". Ivi sono formulati gli obiettivi della nuova
politica tedesca da grande potenza - proprio nello stesso senso di
Schwarz - e ci si pronunzia a favore della costruzione di un "nocciolo
duro europeo" comprendente Germania, Francia e gli Stati del Benelux
come nocciolo, mentre Germania e Francia sarebbero il "nocciolo del
nocciolo duro" - con l'intenzione di risorgere finalmente dopo quasi 50
anni d'astinenza come potenza ordinatrice nel continente. Di fianco
alla "stabilizzazione dell'Est" Sch�uble e Lamers citano l'accesso allo
spazio mediterraneo e lo sviluppo di una partnership strategica con la
Turchia come ulteriori obiettivi strategici.

Il loro testo di 14 pagine pu� essere considerato come abbozzo
strategico di base per il salto della RFT a potenza mondiale. I suoi
autori ritengono che il paese sia destinato a diventare una grande
potenza "in base alla sua posizione geografica, alle sue dimensioni ed
alla sua storia". E se la Francia e gli Stati del Benelux non dovessero
essere d'accordo sulla costruzione del nocciolo europeo, la RFT
potrebbe "essere tentata, in base a considerazioni sulla propria
sicurezza, di effettuare da sola la stabilizzazione dell'Europa
orientale, nella maniera tradizionale" (4). Le "tradizionali"
risistemazioni tedesche dell'Est in questo secolo hanno causato al
mondo per due volte milioni di morti ed anni di oppressione e
distruzione bellica.

Per le loro tesi sull'"Europa del nocciolo duro" Sch�uble e Lamers
hanno trovato sostegno nel portavoce della direzione della Deutsche
Bank, Hilmar Kopper, che nell'edizione domenicale della FAZ
[Frankfurter Allgemeine Zeitung, il pi� influente quotidiano tedesco,
legato all'apparato industriale-finanziario, ndt] rendeva noto che nel
documento della Unione era stato detto solamente ci� che tutti in
effetti gi� "pensavano, sapevano o temevano". Nello stesso tempo il
presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, riproponeva alla
discussione il concetto dei "cerchi concentrici", relativamente al
futuro della politica europea della Germania (5).

In conclusione del turno di presidenza tedesco della UE il governo
Kohl, in occasione del vertice di Essen del Dicembre '94, decideva
un "approccio strategico" per gli Stati dell'Europa orientale, mirante
all'estensione ad Est dell'Unione Europea - attualmente la Polonia, la
Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria
sono associati all'Unione, mentre con gli Stati Baltici e la Slovenia
si preparano i relativi accordi. Sar� innanzitutto la RFT a trarre
profitto dall'allargamento della Unione, visto che il 50 per cento
degli scambi commerciali della UE con l'Europa dell'Est toccano alla
RFT. Pertanto l'Est � visto come "campo d'azione della politica estera
tedesca".



LA FINE DEL BLOCCO DELL'IMPERIALISMO TEDESCO

Con la fine della contrapposizione Est-Ovest e lo scioglimento
dell'Unione Sovietica, dopo circa 50 anni di interdizione in politica
estera nella RFT si discute apertamente delle ambizioni politiche da
grande potenza in direzione Est, e si passa anche alle azioni concrete.
Il riconoscimento di Croazia e Slovenia nel Dicembre 1991 - contro gli
intendimenti degli alleati occidentali - doveva dimostrare a tutti il
ritorno della Germania nella sua posizione di potenza mondiale a tutti
gli effetti. I vecchi piani di pressione verso Est poterono esser
nuovamente tirati fuori dal cassetto.

Gi� Friedrich Naumann sapeva bene che la costruzione di uno spazio
d'influenza economica sarebbe stata possibile solo sfruttando le
tendenze indipendentiste di parte dei Cechi, degli Slovacchi, dei
Croati, degli Sloveni e cos� via. A lui parevano essenziali due
elementi chiave: l'unione economica dell'Europa centrale e gli "Stati
del nocciolo mitteleuropeo" (6). Al presente questi due elementi chiave
sotto un certo punto di vista sono l'Unione Europea ed i gi� esposti
pensieri sugli Stati del nocciolo duro, attraverso i quali si
perseguirebbe una estensione ulteriore dell'egemonia tedesca. Dopo il
1945 tutto questo non era ancora stato possibile. La "'Mitteleuropa'
appariva come pallida immagine di una storia irriproponibile" (7).

Il pensiero di una "Mitteleuropa" torn� in auge solamente negli
anni '70 ed '80 - esso doveva essere usato solo in funzione della
destabilizzazione degli Stati del blocco dell'Est. La "Mitteleuropa" fu
invocata dagli intellettuali ungheresi, croati e polacchi tanto
apprezzati qui in Occidente, poich� d'opposizione, a partire dalla met�
degli anni '80. A ci� aveva contribuito l'allora Vicepresidente degli
USA, George Bush, che nel Settembre 1983 dopo un viaggio in Jugoslavia,
Romania ed Ungheria tenne una conferenza nella Hofburg viennese,
proclamandosi a favore di una politica della differenziazione
regionale, allo scopo di favorire l'indipendenza di questi Stati - gi�
allora quindi la sovranit� jugoslava era messa apertamente in
questione. Il concetto per mezzo del quale egli identificava questa
regione - Ungheria, Slovenia, Croazia, Cecoslovacchia, Polonia, ecc. -
era espresso dalla parola tedesca "Mitteleuropa" (8). Tra gli
intellettuali di quell'area "Mitteleuropa" divenne cos� una specie di
parola in codice che doveva segnalare che si sentivano parte della
cultura politica dell'Ovest.

Nel 1991 veniva pubblicato un discorso, nel quale si dava rilievo al
ruolo della Germania per il futuro. "Se le difficolt� dell'unificazione
verranno superate - tra cinque, dieci o venticinque anni - la Germania
non eluder� affatto la penetrazione economica dell'Europa orientale, e
probabilmente le toccher� su questa strada di arrivare a ci� che il
Terzo Reich con alcune centinaia di divisioni non aveva raggiunto - il
predominio su quelle aree estese a perdita d'occhio tra Weichsel, Bug,
Dnjepr e Don". Questa la predizione dell'editore conservatore Wolf
Jobst Siedler. E per di pi� questi sosteneva che la Germania sarebbe
nuovamente la potenza egemone di tutta la Mitteleuropa: "essa sar� per
i Cecoslovacchi, per gli Ungheresi ed in parte anche per i Polacchi la
potenza-guida" (9).

"Per lungo tempo in Europa orientale non ci sar� pi� di fatto alcuno
Stato veramente sovrano; tutti, chi pi� chi meno, si dovranno inchinare
dinanzi al dettato del Leviatano germanico. No, la futura, gi� avviata
germanizzazione dell'Europa orientale non avverr� pi� per mezzo della
guerra e della violenza, bens� sar� una versione allargata
della 'Mitteleuropa' concepita nei primi decenni di questo secolo da
Friedrich Naumann, una specie di costruzione k.u.k. ingrandita
[kaiserlich und k�niglich - imperiale e reale, detto dell'Impero
Austroungarico, ndt]", secondo il pubblicista spagnolo Heleno Sa�a nel
suo libro "Il quarto Reich - la vittoria ritardata della Germania"
(10).

I rapporti economici con la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia,
l'Ungheria, la Bulgaria e la Slovenia gi� oggi riportano al modello
degli anni '30: con bilanci commerciali asimmetrici, a favore della
RFT, che rappresenta in questa area l'effettiva potenza economica,
insieme alla Francia. Il consulente imprenditoriale tedesco Roland
Berger ha descritto il ruolo della Germania proprio nel senso della
politica dei "cerchi concentrici", di intensit� e pressione economica
via via minore, in una intervista allo Spiegel nel 1992: "I tedeschi
dovrebbero rendersi conto della propria forza ed innanzitutto lasciar
stare ci� che altri gi� possono (perdipi� con minori costi). (...) Noi
siamo forti in tutti i lavori ad alta intensit� di sapere ed in quelli
creativi, nell'inventare, nello sviluppare, nel costruire, nella
realizzazione di parti essenziali e prodotti tecnologici
all'avanguardia. (...) Il nostro futuro in quanto paese industriale �
quello di un cervello del sistema, non quello d'un produttore di
profilati in alluminio o d'un sarto di camicie. (...) Il mercato
mondiale diviene unitario, pertanto dobbiamo riorganizzare la divisione
del lavoro tra i vari paesi, secondo il motto: il know-how in Germania,
pi� componenti da fuori ed assemblaggio sul posto (dentro o fuori il
paese)" (11).



L'INTERVENTO DELLA RFT NELLA GUERRA CIVILE JUGOSLAVA

Negli ultimi anni uno slogan essenziale della politica tedesca riguardo
l'attuazione dei suoi interessi in Europa orientale e meridionale �
stato quello del "diritto all'autodeterminazione dei popoli". Con
questo la RFT cerca di ricollegarsi ai conflitti esistenti tra gruppi
di diversa lingua o Weltanschauung all'interno di uno stesso Stato o di
una Federazione di Stati. Conflitti, che riportano pi� che altro a
problemi e diseguaglianze di tipo economico - diverso livello di
sviluppo tecnico o industriale, mancanza di beni di consumo, ecc. -,
sono esplicitati per il loro carattere etnico (la "etnicizzazione del
sociale"). Cos� � stato ad es. per le Repubbliche baltiche della ex
Unione Sovietica o per le Repubbliche slovena e croata all'interno
dello Stato federale jugoslavo, che pure avevano una posizione
economica privilegiata. "La politica della RFT si riallaccia a queste
contraddizioni interne dei paesi, con l'obiettivo della frammentazione
o della riduzione dello Stato o Federazione, oppure con l'obiettivo
della cancellazione o separazione della parte in questione dalla
Federazione di Stati" (12). Questo tuttavia soltanto allo scopo di
portare le parti distaccate verso la dipendenza economica e politica.

Possiamo attualizzare meglio le riflessioni che fanno da sfondo
riferendoci forse alla teoria "dell'arancia" di Paul Rohrbach, politico
del colonialismo: essa intendeva portare l'Impero russo a sciogliersi
nelle sue varie componenti, o perlomeno ridurlo in parti controllabili
dalla Germania; l'Impero degli Zar, secondo Rohrbach, era scomponibile
nelle sue varie parti come un'arancia - se si suddivide abilmente
un'arancia non si ottiene un insieme caotico inutilizzabile, n�
distruzione, bens� i vari spicchi restano intatti ed appetibili (13).
Dietro la politica della RFT di sconvolgere la Jugoslavia tramite "il
piede di porco (...) del riconoscimento di Croazia e Slovenia" (14) nel
Dicembre 1991 non c'� nient'altro che l'antica tattica del divide et
impera - niente a che vedere con l'"umanit�", i "diritti umani" o
il "diritto all'autodeterminazione dei popoli".

A Slovenia e Croazia era assegnata una particolare e specifica funzione
nel mercato interno della Jugoslavia. Lo standard di vita di queste
regioni industrializzate era pi� alto che in qualunque altra parte
della Federazione jugoslava. Mentre durante la crisi politico-economica
degli anni '80 lo sviluppo era in stagnazione, i rapporti di scambio
con le Repubbliche pi� povere avuti fino allora furono percepiti
come "zavorra" e si cercarono prospettive nell'annessione al mercato
CEE o a quello mondiale.

Che la strada di Slovenia e Croazia verso la "autodeterminazione"
avrebbe portato alla rovina lo avevano pronosticato gi� il FMI e la
Banca Mondiale nell'estate del 1991. Il Vicepresidente della Banca
Mondiale, Wapenhans, aveva detto allora: "Secondo la nostra opinione
non sussiste alcun dubbio sul fatto che nessuna delle parti componenti
la Jugoslavia trarr� profitto dallo sfascio della Jugoslavia o della
sua economia nel breve e medio periodo" (15). In tale maniera egli
ammetteva indirettamente che con la salvaguardia della Federazione e
del mercato interno jugoslavo era s� dato un fondamento per la
sopravvivenza anche di Croazia e Slovenia, piuttosto che con uno status
slegato da questa base comune - cio� l'"indipendenza", che sfocia per
forza di cose nel legame con l'area tedesco-europea.

Sicuramente esiste anche una continuit� storica, che ha determinato la
spinta e l'appoggio di una grande parte della popolazione slovena e
croata alla svolta verso la Germania. L'antico legame nella "divisione
del lavoro" con l'economia globale tedesco-imperiale e pantedesca �
rimasta nella coscienza di parte di quelle popolazioni come un fatto
positivo. L'odierno Presidente croato Tudjman pot� trovare parecchi
sostenitori promettendo che alla separazione dalla Federazione
jugoslava sarebbe conseguito l'"appoggio" della Comunit� Europea, ed in
particolare della vecchia amica Germania. Gli slogan anticomunisti
hanno fatto il resto.

Il giornalista americano John Newhouse aveva reso noto sulla rivista
The New Jorker dell'agosto 1992 che "Genscher era stato quotidianamente
in contatto col Ministro degli Esteri croato. Egli incitava i Croati ad
abbandonare la Federazione e a dichiarare l'indipendenza" (16). E
questo bench� i leader politici della Bosnia premessero sulle potenze
occidentali perch� si ritirasse il riconoscimento di Slovenia e
Croazia, altrimenti sarebbero stati costretti essi stessi a chiedere
l'indipendenza. La loro sicurezza, dicevano, era fondata sull'esser
parte di uno Stato multinazionale (17).

Nel Novembre 1991 il Presidente bosniaco Izetbegovic' aveva fatto
visita al Ministero degli Esteri di Bonn. Egli si opponeva alla
politica dei riconoscimenti, poich� era convinto che questa
avrebbe "invitato" Serbia e Croazia ad aggredire la Bosnia, con la
conseguenza di un inimmaginabile bagno di sangue. Anche l'Ambasciatore
tedesco a Belgrado considerava il riconoscimento come una cattiva idea
ed aveva fornito ad Izetbegovic' argomenti per il suo colloquio con
Genscher, ci informa Newhouse (18). Ci� che ad Izetbegovic' fu promesso
da Genscher non ci � ancora dato di sapere: fatto sta che, dopo il
colloquio, egli aveva ripiegato dalla sua iniziale posizione apprensiva.

(1/2 continua)

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

----------------------------------------------------------------------
Una newsletter personale,
un forum web personale,
una mailing list personale, ...?
Gratis sotto
http://www.domeus.it/ad1618500/www.domeus.it

Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe

(2/2 - fine)

Prima ancora delle sanzioni ufficiali da parte del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU la RFT, durante l'inverno, poco prima del suo
riconoscimento di Croazia e Slovenia, aveva imposto unilateralmente il
blocco dei traffici con la RFJ; poi, puntualmente a Natale, ebbe luogo
il promesso riconoscimento - e la prevedibile e fino ad oggi proseguita
escalation della guerra civile jugoslava. In tal modo l'imperialismo
tedesco manifestava il suo ritorno alla "normalit�" dopo la fine
del "blocco". Il 23 Dicembre 1991 va pertanto segnato sul calendario -
analogamente al 1 Settembre 1994 di Hans-Peter Schwarz - tra le "svolte
importanti" della storia tedesca.



LA JUGOSLAVIA E LA "NORMALIZZAZIONE" TEDESCA

La discussione sui riconoscimenti ed il conseguente dibattito sulla
Bosnia � nel segno del "ritorno alla normalit�", un obiettivo dello
Stato preordinato dall'alto con il quale dovrebbe concludersi la fase
quarantennale di interdizione della Germania dai traffici di politica
estera.

In politica interna, sin dall'inizio della guerra in Jugoslavia, si
persegue "una quasi-normalizzazione del Nazionalsocialismo per mezzo
della moltiplicazione delle sue forme di apparizione", e la
corrispondenza giornalistica tedesca mira a creare "una, due, tante
Auschwitz" per poter gettare finalmente nella spazzatura dodici anni di
storia propria. Cos� esistono persino "campi di sterminio
serbi", "campi di concentramento", la "Grande Serbia", una "Endl�sung"
[soluzione finale, detto per l'Olocausto degli Ebrei, ndt] operata dai
Serbi e la "follia di dominio" serba, stese a copertura della propria
storia (19). Con l'istituzione, su iniziativa della RFT, di un
Tribunale internazionale per i crimini di guerra a L'Aia, si cerca da
parte tedesca di relativizzare finalmente lo "smacco di Norimberga".
Naturalmente a Bonn si nega ogni corresponsabilit� nei crimini e nella
guerra in Jugoslavia: nella versione ufficiale c'� solo un gruppo di
responsabili e criminali di guerra - i Serbi. Quale sia lo scopo
dell'arresto e dell'atteso processo contro Dusko Tadic', un serbo
abitante a Monaco, lo ha chiarito un avvocato di Amburgo, che avrebbe
condotto le autorit� tedesco-federali sulle tracce di Tadic', nel corso
di una trasmissione speciale della ARD: Tadic' sarebbe in effetti
soltanto un Hess, un guardiano di campi di concentramento; per suo
tramite si vuole arrivare ad Himmler - Karadzic' - ed Hitler -
Milosevic'.

Questo genere di demagogia e revisionismo storico hanno permesso al
giornalista americano David Binder, pure conservatore, di chiedere che
anche Kohl e Genscher vengano messi nella lista dei criminali di guerra
in un procedimento giudiziario sulla guerra in Bosnia, poich�
questi "hanno preso decisioni che hanno portato all'estensione e
all'intensificazione della guerra" (20).

Attraverso il riconoscimento della anticostituzionale secessione delle
Repubbliche ex-jugoslave alla politica tedesca ed occidentale era
riuscito di internazionalizzare un conflitto essenzialmente di
carattere interno, impegnandosi pi� apertamente per un intervento nel
senso di "garantire la pace". Persino Genscher ha potuto farsi passare
da critico difensore dei diritti umani, mentre spingeva gli alleati
europei al riconoscimento: "Anche nel futuro la Germania si porr� dalla
parte dei diritti umani, dei diritti delle minoranze e del diritto
all'autodeterminazione, contro l'aggressione e l'oppressione. (...)
Alla Comunit� Europea si impone di aprire una prospettiva europea ai
popoli della Jugoslavia per il futuro" (21). Avendo sottolineato, come
premessa, che soltanto ai popoli della Jugoslavia spetta di decidere
sul proprio futuro, egli metteva poi in guardia esplicitamente: "Non
possiamo lasciare da sole le Repubbliche indipendenti (...). Non le
possiamo spingere nell'isolamento rispetto alla comunit� internazionale
degli Stati!". Con ci� egli riusciva a dare al "futuro dei popoli
jugoslavi" una precisa prospettiva nel quadro comunitario, con
l'obiettivo (suddetto) della decomposizione o del rimpicciolimento di
quello Stato, e della conseguente annessione di queste parti distaccate
ad una vasta area di influenza in qualit� di soggetti economicamente e
politicamente dipendenti, nel quadro della gerarchia raffigurata dal
gi� citato Roland Berger.

L'Handelsblatt [importante quotidiano economico e finanziario, ndt]
descriveva nel Settembre 1991 lo sviluppo economico dell'Europa nella
seguente maniera: la "storia dell'economia [insegna] che la dinamica
economica non si sviluppa mai in senso superficiale-orizzontale, bens�
di regola a partire da centri le cui attivit� si estendono verso
l'esterno come anelli che si allargano. Cos� lo sviluppo economico del
continente ha potuto evolvere secondo i seguenti binari: i centri
mitteleuropei si irradiano verso Est, conquistando innanzitutto gli ex
paesi satelliti. Solo in seguito verranno raggiunte le regioni di
confine dell'impero sovietico. Tralasciando alcuni punti di forza
industriali propri presenti sul territorio dell'Unione Sovietica,
attorno al nocciolo duro europeo si formeranno anelli concentrici con
livelli di attivit� economica decrescente, il cui standard produttivo
fluttua nel contatto con l'Europa..." (22).

Per poter esercitare pi� influenza su questi "anelli concentrici che
circondano il nocciolo dell'Europa con attivit� economica decrescente",
e per controllarli meglio, tramite lo slogan dell'"autodeterminazione"
� stata distrutta la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.

"L'attuale politica interventista contro la Jugoslavia, in interazione
con gli attuali meccanismi di formazione della opinione pubblica
all'interno della RFT, ancora non si configurano come uno stato di
guerra [palese, nda]. Si mira per� a raggiungere una capacit� di
mobilitazione bellica, tanto all'esterno quanto all'interno" (23).

Come questo pu� avere luogo ce lo indica la seguente
considerazione: "Le circostanze mi hanno costretto per anni a parlare
quasi soltanto di pace. Solo tramite la costante proclamazione del
desiderio tedesco di pace e delle intenzioni pacifiche mi � stato
possibile procacciare al popolo tedesco la libert�, pezzetto per
pezzetto, e l'equipaggiamento che fu sempre necessario come condizione
per poter fare il passo successivo (...). E' stato altres�
indispensabile mutare a poco a poco la psicologia del popolo tedesco, e
chiarirgli lentamente che esistono cose che vanno ottenute per mezzo
della violenza, se non possono esserlo con mezzi pacifici. Tuttavia a
tale scopo si � reso necessario non solo propagandare la violenza in
quanto tale, bens� illuminare il popolo tedesco in merito a certi
accadimenti di politica estera, in modo che nel cervello delle masse si
generasse lentamente la seguente convinzione: se questo non si pu�
cambiare con le buone, allora lo sar� con la violenza". Cos� si
esprimeva Adolf Hitler dinanzi alla stampa tedesca il 10-11-1938 (24).

La "illuminazione" sistematica e persuasiva su avvenimenti di politica
estera, compiuta in maniera tale da indurre gran parte della
popolazione ad esprimersi a favore di misure violente contro un altro
Stato, � un costituente essenziale della formazione di una propria
capacit� bellica. E sotto questo aspetto vanno analizzati anche gli
ultimi tre anni di politica riguardo la Jugoslavia.



CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L'economista egiziano e teorico marxista Samir Amin ha recentemente
individuato quali compiti oggi si pongano concretamente nella
discussione riguardante interventi propagandati con la copertura
dell'umanitarismo e dei diritti umani: "Sotto ogni aspetto, in ogni
tempo ed in ogni forma, il fatto che il Nord si immischi negli affari
del Sud (ed a maggior ragione quando si tratta di un intervento
violento, militare o politico) � un fatto negativo. Gli eserciti
occidentali non porteranno mai pace, benessere o democrazia ai popoli
di Asia, Africa ed America Latina. In futuro come da cinque secoli a
questa parte potranno portare solo schiavit�, sfruttamento del loro
lavoro e delle loro ricchezze, negazione dei loro diritti. E' compito
delle forze progressiste dell'Ovest capire questo" (25).

Mentre un tempo ampi settori della sinistra solidarizzavano con i
movimenti di liberazione, si preoccupavano dello sfruttamento dei paesi
del cosiddetto Terzo Mondo e dimostravano contro FMI e Banca Mondiale,
oggi in Occidente si � sviluppata una cultura di stampo chauvinista che
non ha origine dagli ambienti conservatori e nazionalisti, bens� dal
centrosinistra liberale - dal luogo politico cio� in cui era situato il
movimento pacifista. Sorprendentemente l'idea che la Germania sia una
grande potenza, che cerca senza riguardi di perseguire il proprio
interesse, � assolutamente scomparsa, anche in Germania - e nella
stessa sinistra. Tanto quanto il concetto di imperialismo � passato di
moda (innanzitutto in relazione alla societ� tedesca).

E cos� non sono stati n� gli incitamenti all'odio di Herr Rei�m�ller
sulla FAZ n� i racconti dell'orrore del deputato CDU Stefan Schwarz a
far s� che, dopo lo scoppio del conflitto in Jugoslavia, si proclamasse
da ogni parte ad alta voce e per la strada la necessit� dell'intervento
occidentale contro i Serbi. Sono stati al contrario partiti come i
Gr�nen [Verdi, ndt] e fogli liberali (di sinistra) come la TAZ, il
Frankfurter Rundschau, Die Zeit, il francese Liberation e il britannico
Guardian a diffondere un panico antiserbo tale da influenzare fino ad
oggi la percezione del conflitto degli intellettuali occidentali.
Frattanto il movimento pacifista e terzomondista gioca qui un ruolo non
sottovalutabile, rendendo popolari gli interventi occidentali nei paesi
del Tricontinente. Da questa parte � giunta la maggioranza delle
proposte, ad es. quella di porre termine finalmente al conflitto
jugoslavo attraverso un intervento (militare o meno). Purtroppo in
questi ambienti l'antico slogan del tempo della I Guerra Mondiale

"il principale nemico si trova nel proprio paese" � finito nel
dimenticatoio, e conseguentemente la protesta non � diretta contro lo
chauvinismo occidentale di fronte agli altri popoli, n� contro
l'intromissione del proprio Stato nelle faccende degli altri Stati
sovrani. Al contrario, le campagne dell'opposizione antimilitarista
sono dirette in primo luogo ad es. contro l'esportazione di armamenti,
quindi contro la fornitura di armi a regimi considerati particolarmente
terribili, e non contro il militarismo tedesco. Il messaggio lanciato
da tali campagne pu� essere considerato a tutt'oggi uno solo: ci sono
due categorie di Stati - quelli per i quali il possesso di armamenti �
legittimo e senza problemi (l'Occidente), e quelli per i quali �
interdetto (i paesi del cosiddetto Terzo Mondo) (26).

Un "movimento per la pace" che incita il proprio Stato ad immischiarsi
nelle questioni di altri popoli non � un movimento per la pace. Questo
deve essere chiarito assolutamente. E conseguentemente il vecchio
slogan "combattere il nemico nel proprio paese" deve essere rimesso
all'ordine del giorno dell'agenda politica della sinistra - contro
qualsiasi forma di preparativo alla guerra, all'interno come
all'estero, sia essa di tipo economico, politico, militare o ideologico.

Rispetto al conflitto in Jugoslavia, ci� significa concretamente
schierarsi contro ogni tipo di intervento ed anzi chiederne la
cessazione. Perch�, come ci ha detto Samir Amin, una intromissione
dell'imperialismo non pu� mai portare n� pace, n� benessere n�
democrazia (27). Questa deve essere la posizione di partenza
inalienabile di un lavoro internazionalista ed antiimperialista, ed a
partire da questa si possono discutere ulteriori rivendicazioni e
prospettive politiche.

______________________________________________



NOTE
1. Sui retroscena del conflitto Jugoslavo sia a livello politico che
economico cfr. il contributo di Jochen Gester: Retroscena economici del
conflitto jugoslavo, sui Marxistische Bl�tter 1-'95, ppgg. 8-17.

2. H.-P. Schwarz: Die Zentralmacht Europas - Deutschlands R�ckkehr auf
die Weltb�hne [La potenza centrale d'Europa - Il ritorno della Germania
sul proscenio mondiale]. Berlino 1994. Pag. 7.

3. H.-P. Schwarz, op. cit., pag. 8.

4. Citato dai Politische Berichte 19-'94, pag.3.

5. Cfr. il Frankfurter Rundschau del 13-9-1994, a pag. 1.

6. Cfr. Schwarz, op. cit., pag. 245.

7. Schwarz, op. cit., pag. 248.

8. Schwarz, op. cit., pag. 249.

9. Schwarz, op. cit., pag. 251.

10. Heleno Sa�a: Das Vierte Reich - Deutschlands sp�ter Sieg. Amburgo
1990. Pag. 108.

11. Der Spiegel n.18-'94, pag. 154. Queste considerazioni non sono
nuove, bens� sono in continuit� con la costruzione di una vasta area
d'influenza durante il fascismo. Gi� nel 1941 Theo Suranyi-Unger aveva
formulato riflessioni di questo tipo sulla Zeitschrift f�r die gesamte
Staatswirtschaft - Rivista per l'economia statale globale: "I paesi
subordinati potranno coprire non soltanto il loro fabbisogno (...)
bens� anche quello del paese-guida, mentre quest'ultimo si dedicher�
sempre pi� a quei rami dell'industria che richiedono manodopera
altamente qualificata e processi produttivi particolarmente lunghi...".
Citato da: Hunno Hochberger, Sull'intervento della RFT nella guerra
civile jugoslava - Alcune riflessioni sull'espressione "europa
tedesca". In: A. Meurer, H. Vollmer, H. Hochberger: Die Intervention
der BRD in den jugoslawischen B�rgerkrieg. Hintergr�nde, Methoden,
Ziele. GNN-Verlag. Colonia 1992. Pag. 33.

12. Hochberger, op. cit., pag. 30.

13. Cfr. Wolf-Dieter Gudopp: Auf dem Weg in den dritten Weltkrieg ?
[Verso la terza guerra mondiale?] Verein Wissenschaft und Sozialismus
e.V.- Francoforte 1993, pag.18.

14. Schwarz, op. cit., pag. 156.




15. Citato da: Hochberger, op. cit., pag. 31.

16. John Newhouse: Bonn, der Westen und die Aufl�sung Jugoslawiens. Das
Versagen der Diplomatie - Chronik eines Skandals [Bonn, l'Occidente e
il disfacimento della Jugoslavia. La sconfitta della diplomazia -
cronaca di uno scandalo]. In: Bl�tter f�r deutsche und internationale
Politik 10-'92, pag.1195.

17. Newhouse, op. cit., pag.1193.

18. Newhouse, op. cit., pag.1196.

19. Tutte le citazioni da: Arthur Heinrich: Wunderbare Wandlung. Die
Nachkriegsdeutschen und der Bosnien-Einmarsch. Ein Frontbericht
[Metamorfosi miracolosa. I tedeschi del dopoguerra e la marcia sulla
Bosnia. Un reportage dal fronte]. In: Bl�tter f�r deutsche und
internationale Politik 4-'93, pag.411.

20. Citato da: Heinrich, op. cit., pag. 413.

21. Citato da: Hochberger, op. cit., pag.32.

22. Hochberger, op. cit., pag. 33.

23. Hochberger, op. cit., pag. 42.

24. Gudopp, op. cit., pag. 3.

25. Samir Amin: Das Reich des Chaos - Der neue Vormarsch der Ersten
Welt [L'impero del caos - la nuova avanzata del Primo Mondo]. VSA-
Verlag. Amburgo 1992, pag. 18.

26. Cfr. Sabine Reul: Friedenslobby und politisch korrekter
militarismus [Lobby pacifista e militarismo politically correct]. In:
NOVO n.13, 11/12-1994, ppgg. 35-37; Ernst Woit: Imperialistische Ziele
und Strategien [Obiettivi e strategie imperialiste]. In: Marxistische
Bl�tter 5-'94, ppgg. 55-59.

27. Fuori luogo � appellarsi ad una "razionalit� del capitalismo", e
sperare in una "politica socioeconomica di pace a livello globale",
come fa Werner Ruf sui Marxistische Bl�tter 5-1994. Cfr. R�diger G�bel
in: Prokla n.95, 24-6-'94, ppgg. 287-301.

______________________________________________

tratto da: Jugoslawien-Bulletin 4-'95, raccolta di
documentazione "contro le sanzioni, l'incitamento guerrafondaio e la
politica tedesca da grande potenza". Per contatti, contributi e
abbonamenti:

Jugoslawien-Bulletin c/o Friedensladen, Schillerstr. 28, 69115
Heidelberg (Germania)

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

----------------------------------------------------------------------
Vuoi sapere proprio tutto su Domeus?
Chi siamo, cosa facciamo e a cosa serviamo?
Conoscici meglio!
tuttosu-subscribe@... oppure
http://www.domeus.it/ad1618520/www.domeus.it

Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe

<div>Jugoslavia<br /> Come la Germania ha lavorato dietro le quinte<br /> <br /> Fondamentale il suo apporto all'opposizione, gestito anche attraverso la<br /> municipalit�.<br /> <br /> I tedeschi considerano Djindjic il loro "uomo forte" a Belgrado<br /> <br /> di Giovanni Maria Del Re<br /> tratto da "Limes" n. 3/2000<br /> <br /> (riprodotto su "L'Ernesto", n.6/2000 -<br /> <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.lernesto.it/6-00/DelRe.htm">http://www.lernesto.it/6-00/DelRe.htm</a> )<br /> <br /> Racconta il settimanale Der Spiegel che, alla notizia della vittoria di<br /> Vojislav Kostunica a Belgrado, il ministro degli Esteri tedesco Joschka<br /> Fischer si sia battuto una pacca sulla gamba esclamando americanamente:<br /> �That�s it! That�s it!� Il gustoso aneddoto, poco importa se autentico o<br /> forse un poco ricamato dal prestigioso settimanale di Amburgo, �<br /> perfetto<br /> per descrivere il sollievo dei tedeschi e soprattutto la loro<br /> grandissima<br /> soddisfazione per la fine del regime di Slobodan Milosevic. Una<br /> soddisfazione ampiamente condivisa anzitutto dagli Stati Uniti e dagli<br /> alleati europei. Ma tra questi ultimi � innegabile che la Germania abbia<br /> avuto un ruolo di primissimo piano soprattutto nell�ultimo anno di<br /> eventi a<br /> Belgrado. Senza nulla togliere, ovviamente a quanto fatto dagli altri<br /> europei, a cominciare dall�Italia.<br /> I tedeschi hanno saputo reagire prontamente alla lezione della guerra.<br /> Poco<br /> prima della fine della loro presidenza di turno dell�Ue (gennaio-giugno<br /> 1999), e immediatamente a ridosso della cessazione dei bombardamenti<br /> Nato,<br /> il ministro Fischer ha lanciato l�idea del Patto di stabilit� per<br /> l�Europa<br /> sudorientale, un progetto dell�Unione il cui coordinatore � il tedesco<br /> Bodo<br /> Hombach, gi� ministro della cancelleria a Berlino. La lezione pi�<br /> importante della guerra in Kosovo � ha detto Fischer � � che non si pu�<br /> reagire solo quando � gi� troppo tardi, piuttosto bisogna agire in modo<br /> preventivo con sforzi complessivi, massicci e duraturi in grado di<br /> spezzare<br /> il circolo vizioso di violenza, oppressione e instabilit�.<br /> Il punto per� era che, con Slobodam Milosevic saldamente in sella,<br /> difficilmente si sarebbe ottenuta una stabilizzazione. Questo ovviamente<br /> era chiaro alle cancellerie di tutta Europa e di Washington, ma � alla<br /> Germania che si deve l�iniziativa del Patto e soprattutto il maggiore<br /> sforzo economico e impegno politico tra gli europei: insieme a<br /> Washington,<br /> Berlino � stata in primo piano nel sostegno all�opposizione, un sostegno<br /> indispensabile senza il quale, forse, avremmo nuovamente assistito al<br /> dilagare delle discordie interne che negli anni hanno sempre favorito<br /> Milosevic. Proprio Fischer, insieme alla collega americana Madeleine<br /> Albright, si � fatto promotore di incontri con importanti esponenti<br /> dell�opposizione. Il pi� noto si � tenuto il 17 dicembre 1999 all�Hotel<br /> Intercontinental di Berlino a margine di un incontro del G8. Un incontro<br /> nel quale i due ministri hanno strigliato a dovere i litigiosi<br /> democratici<br /> serbi, mostrando inoltre sfiducia per l�imprevedibile Vuk Draskovic.<br /> Fu nel corso di quelle riunioni che si venne confermando il ruolo<br /> cruciale<br /> di Zoran Djindjic, oggi capo del Partito democratico e gi� uno dei<br /> leader<br /> di Zejedno, la coalizione di opposizione del 1996 e infine ex sindaco di<br /> Belgrado. Djindjic, che conosce personalmente Joschka Fischer, si �<br /> recato<br /> molto spesso in Germania, raramente tornando a mani vuote. Cos�, tanto<br /> per<br /> fare un esempio, � stato in grado di �strappare� due milioni di marchi<br /> di<br /> aiuti dal primo ministro bavarese Edmunci Stoiber. Anche lo scorso<br /> ottobre<br /> era a Berlino per vari giorni. Il suo rapporto con i tedeschi ha ragioni<br /> lontane, biografiche: il sociologo, che parla un buon tedesco colto, �<br /> stato allievo del filosofo J�rgen Habermas; negli anni Settanta ha<br /> vissuto<br /> in Germania. Soprattutto per il mondo germanico, trovare un esponente<br /> politico dei �selvaggi� Balcani in grado di spiegare la situazione in un<br /> tedesco fluente quanto elegante era come trovare un faro nella notte.<br /> Non a caso, sia pure con un pizzico di bonaria ironia, in un recente<br /> ritratto la S�ddeutsche Zeitung chiama Djindjic �il nostro uomo a<br /> Belgrado�. Per noi definirlo, in tutta seriet�, �il manager del<br /> cambiamento�, esprimendo quello che in Germania tutti pensano, a<br /> cominciare<br /> dagli ambienti di governo: �Djindjic�, scrive il quotidiano, �� la testa<br /> dietro la vittoria dell�opposizione. (�) Che sia persona intelligente lo<br /> ha<br /> dimostrato subito prima delle elezioni. Invece di assumere egli stesso<br /> il<br /> ruolo-guida nella coalizione di opposizione Dos, come gli sarebbe<br /> spettato<br /> come capo del dominante Partito democratico, ha lasciato il passo al<br /> fresco<br /> candidato Vojislav Kostunica�. Il quale sembra ai tedeschi quasi una<br /> pallida figura in confronto all�ex sociologo, che �in ogni caso rester�<br /> uno<br /> dei protagonisti della vicenda�. A proposito di Kostunica: i tedeschi<br /> non<br /> sono proprio entusiasti, � chiaro che avrebbero di gran lunga preferito<br /> Djindjic al suo posto: �Il neopresidente�, sostiene ad esempio il<br /> corrispondente per i Balcani della Frankfurter Allgemeine Zeitung,<br /> Matthias<br /> R�b, �� piuttosto francofilo che germanofilo�. Non solo: i tedeschi �<br /> come<br /> del resto gli americani � non sono felici dei tratti nazionalistici di<br /> Kostunica che �potrebbero�, scrive Der Spiegel, �ostacolare un rapido<br /> riavvicinamento con l�Occidente. (�) Questo per� non disturba pi� di<br /> tanto<br /> i tedeschi: quel che conta � che Milosevic sia stato messo fuori gioco�.<br /> Nel loro sostegno all�opposizione, i tedeschi hanno usato la tipica<br /> �arma�<br /> che li caratterizza dal dopoguerra in poi: i soldi. Cos�, ad esempio,<br /> per<br /> quelli che Joschka Fischer ha definito �progetti faro� � anzitutto il<br /> sostegno ai media indipendenti � il ministero degli Esteri di Berlino,<br /> ha<br /> stanziato 1 miliardo e 200 milioni di marchi in quattro anni a partire<br /> gi�<br /> dall�inizio del 2000. Soprattutto, per�, l�aiuto all�opposizione �<br /> arrivato<br /> attraverso la �porta di servizio�, per evitare il rigido divieto di<br /> ricevere aiuti da Stati occidentali imposto dal regime de Belgrado: il<br /> sostegno finanziario alle citt� guidate da sindaci dell�opposizione,<br /> attraverso la formula del gemellaggio (un�idea seguita poi anche da<br /> altri<br /> paesi europei): in questo modo 45 milioni di marchi sono arrivati ai 40<br /> Comuni serbi �ribelli� (vedi carta). Si trattava di far capire alla<br /> gente<br /> che la democrazia �rende�. � stato lo stesso ministro a esortare le<br /> citt�<br /> tedesche a partecipare all�iniziativa � coordinata dall�ex sindaco di<br /> D�ren<br /> Jupp Vosen � garantendo i finanziamenti federali, anche se poi si sono<br /> aggiunti contributi volontari dei sindaci. Alla fine, 16 Comuni tedeschi<br /> (tra cui importanti citt� come Monaco, Colonia, Hannover) hanno aderito<br /> ai<br /> gemellaggi, ai quali si aggiunge quello di vecchia data tra Dortmund e<br /> Novi<br /> Sad. L�effetto � stato quello sperato: le citt� governate<br /> dall�opposizione<br /> in Serbia si riconoscono solo mettendoci piede, niente pi� buche nelle<br /> strade, impianti elettrici funzionanti, fognature in ordine, scuole e<br /> ospedali finalmente riscaldati.<br /> Un�operazione efficiente realizzata attraverso il coordinatore del Patto<br /> di<br /> stabilit� Bodo Hombach, che ha tenuto incontri con i sindaci interessati<br /> nella cittadina ungherese di Szeged, al confine con la Serbia: ogni<br /> borgomastro si � presentato con una lunga lista di beni e infrastrutture<br /> particolarmente urgenti. La Germania avrebbe voluto fare ancora un passo<br /> in<br /> pi�: insieme a Francia e Austria, aveva fatto pressione sugli alleati<br /> occidentali -�gi� nei mesi precedenti al voto del 24 settembre �<br /> affinch�<br /> fossero revocate le sanzioni che colpivano soprattutto la popolazione<br /> (embargo petrolifero e blocco dei voli sulla Jugoslavia). La proposta �<br /> caldamente appoggiata dalla stessa opposizione serba � � fallita<br /> anzitutto<br /> per il rifiuto della Gran Bretagna, ma � stata in parte compensata dal<br /> programma Energy for democracy, con l�invio di combustibile nelle aree<br /> controllate dall�opposizione. Adesso l�afflusso di aiuti economici dalla<br /> Germania � inquadrati nel contesto europeo � proseguir�. Cos� il<br /> ministro<br /> per la Cooperazione allo sviluppo ha stanziato altri 30 milioni di<br /> marchi,<br /> una delegazione ministeriale si � recata sul posto a met� ottobre. Tra<br /> le<br /> prime preoccupazioni dei tedeschi, sul fronte della ricostruzione, � il<br /> ripristino della navigabilit� del Danubio: un corso d�acqua importante<br /> per<br /> l�economia tedesca soprattutto per l�import-export di merci da o per<br /> l�Est<br /> Europa. Gi� nel gennaio scorso, il ministro degli Esteri tedesco si era<br /> impegnato per ottenere un finanziamento dell�Unione Europea per<br /> affrontare<br /> la questione. E il 7 ottobre scorso il governo federale ha annunciato lo<br /> stanziamento di un primo milione di marchi per un fondo internazionale<br /> per<br /> la navigabilit� del Danubio.<br /> Si arriva cos� al terzo grande motivo che ha spinto la Germania a<br /> sostenere<br /> la stabilizzazione dei Balcani e il ricambio democratico in Serbia, che<br /> �<br /> di carattere schiettamente economico. La Germania era il primo partner<br /> commerciale della vecchia Jugoslavia titina. Nel 1990 gli scambi<br /> commerciali con Serbia e Montenegro (che costituiscono l�attuale<br /> Jugoslavia<br /> in forma ridotta) erano dell�ordine di 5 miliardi e 200 milioni di<br /> marchi;<br /> anche per queste due specifiche repubbliche i tedeschi erano i primi<br /> partner. Da allora, per via dell�embargo e della guerra, lo scambio si �<br /> drasticamente ridotto, ma gli imprenditori tedeschi sperano adesso di<br /> poter<br /> rapidamente recuperare. Del resto, la fitta rete di contatti economici<br /> non<br /> � mai del tutto scomparsa, le imprese impegnate da decenni nel<br /> territorio<br /> non se la sono sentita di rinunciare a quanto era stato faticosamente<br /> costruito. Cos� nell�ombra dell�embargo, almeno sul piano personale i<br /> contatti sono rimasti. Non ci siamo mai ritirati del tutto. Si �<br /> discusso<br /> anche di progetti concreti da realizzare dopo la fine delle sanzioni,<br /> dice<br /> Torsten Klette, esperto di Europa orientale del Diht, la Camera<br /> dell�industria e del commercio. E adesso, con la fine del regime di<br /> Milosevic, gli imprenditori si stropicciano letteralmente le mani. Siamo<br /> pronti, - dice ancora Klette � abbiamo gi� una serie di progetti molto,<br /> molto concreti. In primo piano, ovviamente, la ricostruzione : il Diht<br /> valuta in 6 miliardi di marchi gli investimenti complessivamente<br /> necessari<br /> per ripristinare le infrastrutture essenziali e le vie di comunicazione<br /> distrutte dalla guerra. Insomma le occasioni non mancano, tanto pi� che<br /> l�Unione Europea ha stanziato due miliardi di euro per finanziare la<br /> ricostruzione.<br /> Naturalmente, si dovr� vigilare. Berlino ancora non � del tutto<br /> tranquilla<br /> sulla situazione. Cos�, il governo federale ha fatto capire che gli<br /> aiuti<br /> finanziari tedeschi hanno una chiara condizione politica: Milosevic deve<br /> essere definitivamente allontanato dalla politica interna jugoslava.<br /> Quanto<br /> alla sua estradizione, dovr� essere la nuova dirigenza serba a decidere.<br /> Non solo: anche il Montenegro � al contrario della Serbia gi� da mesi<br /> beneficiario di aiuti internazionali � far� bene a non alzare troppo la<br /> testa: per la stabilit� dei Balcani e gli interessi europei un ulteriore<br /> divorzio sarebbe negativo. Non vi � alcun motivo � dicono fonti<br /> governative<br /> � perch� il Montenegro si distacchi dalla Jugoslavia. L�Occidente non<br /> sosterr� forze secessionistiche. Qualcuno vorrebbe ricordare il<br /> frettoloso<br /> riconoscimento da parte tedesca di Croazia e Slovenia nel 1991. Ma<br /> questa �<br /> un�altra storia.<br /> <br /> ---<br /> <br /> Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della<br /> ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):<br /><span title="ireply"> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.tuttinlotta.org">http://www.tuttinlotta.org</a><br /> </span>I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le<br /> opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma<br /> vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al<br /> solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").<br /> Archivio:<br /><span title="ireply"> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.domeus.it/circles/jugoinfo">http://www.domeus.it/circles/jugoinfo</a>    oppure:<br /> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages">http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages</a><br /> </span>Per iscriversi al bollettino:     &lt;<a rel="nofollow" target="_blank" href="mailto:jugoinfo-subscribe@...">jugoinfo-subscribe@...</a>&gt;<br /> Per cancellarsi:                  &lt;<a rel="nofollow" target="_blank" href="mailto:jugoinfo-unsubscribe@...">jugoinfo-unsubscribe@...</a>&gt;<br /> Per inviare materiali e commenti: &lt;<a rel="nofollow" target="_blank" href="mailto:jugocoord@...">jugocoord@...</a>&gt;<br /> Sito WEB (non aggiornato):<br /><span title="ireply"> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra">http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra</a><br /> <br /> </span>----------------------------------------------------------------------<br /> PERCHE' ASPETTARE UN'EVENTO PER FARE REGALI! <br /> Vacanze, idee regalo, liste nozze...<br /> tutte le migliori offerte direttamente<br /> nella vostra casella di posta!<br /> <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.domeus.it/ad1602590/valuemail.domeus.it">http://www.domeus.it/ad1602590/valuemail.domeus.it</a><br /> <br /> Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.domeus.it/info/unsubscribe">http://www.domeus.it/info/unsubscribe</a></div><br />