Informazione
SOLUZIONE FINALE
Il signor Jovan Milanovic, generale, assistente del Ministro della
Difesa nel nuovo governo (anti)jugoslavo, ritiene che l'entrata della RF
di Jugoslavia nella NATO sia "non semplicemente un obiettivo, bensi' la
soluzione" vera e propria ai problemi che affliggono il paese. Anzi: la
stessa aggressione della NATO del 1999 sarebbe stata evitata se la RFJ
avesse aderito alla NATO sin d'allora (vedasi dispaccio Tanjug piu'
sotto).
A voler interpretare ancora meglio il pensiero di questo signore si
potrebbe anzi affermare che la aggressione della NATO contro la RF di
Jugoslavia sia stata dovuta precisamente al fatto che la RF di
Jugoslavia non era stata ancora inglobata nella NATO. Bombardamenti
umanitari da parte della NATO hanno dunque avvicinato la RF di
Jugoslavia alla NATO, portando in questo paese la Democrazia, cioe' la
prospettiva di entrata nella NATO. E' grazie ai bombardamenti della
NATO, quindi, che la RF di Jugoslavia ha ora la possibilita' di entrare
nella NATO, evitando di essere fisicamente cancellata dalla faccia della
terra in una eventuale prossima aggressione umanitaria.
YUGOSLAVIA AND PARTNERSHIP FOR PEACE
BELGRADE, April 29 (Tanjug) Assistant Yugoslav Defense
Minister, Lt.Gen. Jovan Milanovic said on Sunday that Yugoslavia's
joining the Partnership for Peace program was one of the country's
strategic goals.
"Yugoslavia's joining NATO's Partnership for Peace program
should be viewed within the context of our strategic state interests,"
Lt.Gen. Milanovic said in an interview to the Belgrade daily Vecernje
novosti.
The 1999 NATO aggression on Yugoslavia would have been avoided
if Yugoslavia had been involved in this program earlier, he said.
Asked if it was Yugoslavia's objective to become a full member of
NATO, he said: "Not only is it an objective, but it is the solution."
---
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potrebbe anzi affermare che la aggressione della NATO contro la RF di
Jugoslavia sia stata dovuta precisamente al fatto che la RF di
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umanitari da parte della NATO hanno dunque avvicinato la RF di
Jugoslavia alla NATO, portando in questo paese la Democrazia, cioe' la
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"Politika", Belgrado, 25 luglio 2000
Il poeta sulla distruzione della ex RSFJ
LA CHIESA PROMOTRICE DEL PENSIERO DI GUERRA
Dal nostro inviato a Zagabria
Se Stepinac fosse stato un santo sarebbe lui stesso
morto a Jasenovac, insieme agli altri martiri, come
anche morivano i veri santi, dice Goran Babic
sulla beatificazione del cardinale croato [avvenuta il
3 ottobre 1998, ndT], che
definisce "uno stratagemma con aspetti comici e tragici".
Il poeta croato, socialista convinto, Goran Babic, all�ascesa al
potere di Tudjman e del suo partito HDZ si � rifugiato a Belgrado, ed
in Croazia finora sono state chiuse per lui tutte le porte dei media.
La prima volta che sono apparse le sue parole sul territorio croato
dopo tutti questi anni, � stato sull�ultimo numero del
mensile "Identitet", che a Zagabria viene edito dal Forum democratico
serbo. Qui Goran Babic parla delle sue preoccupazioni e del suo
modo di vedere alcuni avvenimenti essenziali che da lungo tempo hanno
segnato i nostri destini su questi territori.
Cosi, tra l�altro, Goran Babic ritiene che promotore ideale della
guerra sugli ex territori jugoslavi sia stata la Chiesa cattolica,
incarnata in Papa Pio XII, la quale non solo non si � distanziata
veramente dalle forze dell�Asse, ma ha anche collaborato con loro.
Se non fosse stato cosi', oggi Wojtyla non si sarebbe dovuto scusare
con gli Ebrei, n� richieste simili sarebbero state avanzate in Croazia.
In altre parole, alla fine della II guerra mondiale, cio� dopo la
sconfitta di Hitler e dei suoi alleati, il Vaticano non si � trovato
tra i vincitori ed e' stato necessario molto tempo perch� papa Giovanni
XXIII smuovesse la situazione da una fase di stallo. Siccome poi
Stepinac era un servo fedele del Vaticano, e poiche' la sua Chiesa �
detta "Chiesa nei Croati", in gran parte � stata anch�essa sconfitta.
Naturalmente non bisogna generalizzare, molti credenti e preti si sono
trovati con i partigiani, per� l�oligarchia, cio� l�alto clero, no.
Loro hanno dunque perso questa guerra, e per una cinquantina di anni
hanno fatto di tutto per poter vincere la successiva. In questo, cosi
come stanno le cose, conseguentemente alle circostanze, hanno avuto
successo, ma "io personalmente non ritengo che ci� sia un bene. Di
questo ho parlato in molti libri... Si puo' forse mettere un segno di
uguaglianza tra i seguaci del monsignor Milanovic e Dominik Mandic e
quelli del cardinale Stepinac?
Mentre i primi si sono strenuamente battuti in difficili circostanze e
per la propria fede e per il proprio popolo, i secondi, producendo e
difendendo i sanguinari ed i criminali, hanno ricoperto di vergogna sia
la fede sia il popolo, ed hanno provocato un danno che non si potr�
cancellare per centinaia di anni. O, ancora, forse che nei terribili
ultimi eventi Komarica e Kukic [vescovi della Croazia contemporanea,
ndT] non hanno fatto lo stesso? Mentre il primo salvava
il salvabile, rimanendo con il suo popolo fino alla fine, nei giorni in
cui, dopo 7OO anni, si stava distruggendo la "Bosnia d'argento", il
secondo benediceva le unit� di Gospic tra le quali, secondo la logica
delle cose, dobbiamo cercare gli aguzzini degli innocenti civili serbi.
Non vorr� mica adesso don Zivko sostenere che Norac, Oreskovic e Mercep
[quest�ultimo, criminale stragista di Vukovar, siede tuttora nel
Parlamento croato, ndT] hanno prodotto Kuharic [cardinale] E adesso
all�Aia andr� il coltello e non la mano che lo brandiva..." [si ricordi
l�uccisione recente avvenuta a Gospic e l�incriminazione dei 5
croati, ndT].
Commentando in questo contesto la recente beatificazione di Alojzije
Stepinac, Goran Babic dice : Ritengo che si tratti, per dirla
nel modo pi� pacato, di uno sciocco sotterfugio con aspetti
tragicomici.
[Prosegue, narrando che molto tempo fa lesse la biografia di
Stepinac... poi Babic riprende il discorso riportato nel sottotitolo
ricollegandosi alle vicende di Maximilian Kolbe...] Come si pu�
paragonare il comportamento di Stepinac con la vita e il destino che al
momento decisivo e nello stesso contesto storico ha avuto un altro
chierico, e vero santo - Maximilian Kolbe ? Il Vaticano dovrebbe
riflettere attentamente sul perch� nessun uomo onesto nel mondo abbia
detto, n� dir� nessuna parola contro Kolbe, bensi, sia credente o ateo,
come me, sempre e con maggior rispetto e stima si ricorder� di questo
grande uomo [vittima dei lager nazisti in Polonia].
(Trad. a cura di I.P.)
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LA CHIESA PROMOTRICE DEL PENSIERO DI GUERRA
Dal nostro inviato a Zagabria
Se Stepinac fosse stato un santo sarebbe lui stesso
morto a Jasenovac, insieme agli altri martiri, come
anche morivano i veri santi, dice Goran Babic
sulla beatificazione del cardinale croato [avvenuta il
3 ottobre 1998, ndT], che
definisce "uno stratagemma con aspetti comici e tragici".
Il poeta croato, socialista convinto, Goran Babic, all�ascesa al
potere di Tudjman e del suo partito HDZ si � rifugiato a Belgrado, ed
in Croazia finora sono state chiuse per lui tutte le porte dei media.
La prima volta che sono apparse le sue parole sul territorio croato
dopo tutti questi anni, � stato sull�ultimo numero del
mensile "Identitet", che a Zagabria viene edito dal Forum democratico
serbo. Qui Goran Babic parla delle sue preoccupazioni e del suo
modo di vedere alcuni avvenimenti essenziali che da lungo tempo hanno
segnato i nostri destini su questi territori.
Cosi, tra l�altro, Goran Babic ritiene che promotore ideale della
guerra sugli ex territori jugoslavi sia stata la Chiesa cattolica,
incarnata in Papa Pio XII, la quale non solo non si � distanziata
veramente dalle forze dell�Asse, ma ha anche collaborato con loro.
Se non fosse stato cosi', oggi Wojtyla non si sarebbe dovuto scusare
con gli Ebrei, n� richieste simili sarebbero state avanzate in Croazia.
In altre parole, alla fine della II guerra mondiale, cio� dopo la
sconfitta di Hitler e dei suoi alleati, il Vaticano non si � trovato
tra i vincitori ed e' stato necessario molto tempo perch� papa Giovanni
XXIII smuovesse la situazione da una fase di stallo. Siccome poi
Stepinac era un servo fedele del Vaticano, e poiche' la sua Chiesa �
detta "Chiesa nei Croati", in gran parte � stata anch�essa sconfitta.
Naturalmente non bisogna generalizzare, molti credenti e preti si sono
trovati con i partigiani, per� l�oligarchia, cio� l�alto clero, no.
Loro hanno dunque perso questa guerra, e per una cinquantina di anni
hanno fatto di tutto per poter vincere la successiva. In questo, cosi
come stanno le cose, conseguentemente alle circostanze, hanno avuto
successo, ma "io personalmente non ritengo che ci� sia un bene. Di
questo ho parlato in molti libri... Si puo' forse mettere un segno di
uguaglianza tra i seguaci del monsignor Milanovic e Dominik Mandic e
quelli del cardinale Stepinac?
Mentre i primi si sono strenuamente battuti in difficili circostanze e
per la propria fede e per il proprio popolo, i secondi, producendo e
difendendo i sanguinari ed i criminali, hanno ricoperto di vergogna sia
la fede sia il popolo, ed hanno provocato un danno che non si potr�
cancellare per centinaia di anni. O, ancora, forse che nei terribili
ultimi eventi Komarica e Kukic [vescovi della Croazia contemporanea,
ndT] non hanno fatto lo stesso? Mentre il primo salvava
il salvabile, rimanendo con il suo popolo fino alla fine, nei giorni in
cui, dopo 7OO anni, si stava distruggendo la "Bosnia d'argento", il
secondo benediceva le unit� di Gospic tra le quali, secondo la logica
delle cose, dobbiamo cercare gli aguzzini degli innocenti civili serbi.
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[quest�ultimo, criminale stragista di Vukovar, siede tuttora nel
Parlamento croato, ndT] hanno prodotto Kuharic [cardinale] E adesso
all�Aia andr� il coltello e non la mano che lo brandiva..." [si ricordi
l�uccisione recente avvenuta a Gospic e l�incriminazione dei 5
croati, ndT].
Commentando in questo contesto la recente beatificazione di Alojzije
Stepinac, Goran Babic dice : Ritengo che si tratti, per dirla
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CON PREGHIERA DI DARE LA MASSIMA DIFFUSIONE
pochi giorni fa, dopo 187 giorni di sciopero della fame moriva una donna
nelle prigione turche, per protesta contro
condizioni carcerarie inumane.
oggi la stampa italiana riporta in prima pagina la notizia di un lieve
malore di emma bonino al quarto giorno di
sciopero preelettorale teso a dare piu spazio a una battaglia politica
orientata, tra l'altro, a intensificare lo
sfruttamento nel nome della liberta' d'impresa.
sui morti in turchia niente o mezza riga.
emma bonino � una delle principali responsabili italiane dello scempio
dell'informazione al tempo della guerra nei
balcani, da lei voluta e sostenuta anche nelle sue forme piu' ripugnanti
di guerra cancerogena e di massacro
ecologico.
contro questo nuovo scempio dell'informazione che oscura le ragioni e le
sofferenze di un popolo oppresso facciamo
sentire la nostra voce.
diffondendo questo messaggio.
alberto.
FERMIAMO LA STRAGE NELLE CARCERI TURCHE!
La ventesima vittima: una donna di 32 anni
Fatma Hulya Tungan � morta nell'ospedale Numune di Ankara il 28 aprile,
dopo 187 giorni di sciopero della fame. Era in ospedale dal 19 dicembre
scorso, quando la
violenta irruzione della polizia la strapp� alla sua cella nel carcere
di Ulucanlar (Ankara).
Con Fatma sono venti le vittime dello sciopero della fame, ossia del
protervo rifiuto di ogni tipo di trattativa da parte del
regime turco. Prima di lei erano morti il 25enne Sedat Karakurt,
militante del partito Dhkp-c, al 177.mo giorno di digiuno nell'ospedale
di Edirne, e il 29enne Erdogan
Guler, militante dell'associazione di familiari dei prigionieri Tayad,
morto a Izmir nella casa in cui digiunava per solidariet� con i
detenuti.
Compreso Erdogan, sono giunti a quattro i parenti stroncati dallo
sciopero della fame fuori dalle prigioni.
I dati diffusi dall'Ihd (Associazioen turca per i diritti umani) e dalla
Tayad fanno oscillare fra cento e centoventi i prigionieri in sciopero
della fame "fino alla morte" negli
ospedali, e fra 300 e 400 i detenuti che digiunano "a tomba aperta"
nelle carceri, comprese le quattro prigioni "di tipo F" (a celle
d'isolamento) in cui sono stati deportati
oltre mille prigionieri dalle venti prigioni sventrate dall'irruzione
del 19 dicembre.
Ventiquattro di loro sono in coma, di cui almeno dieci ormai prossimi
alla morte.
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condizioni carcerarie inumane.
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malore di emma bonino al quarto giorno di
sciopero preelettorale teso a dare piu spazio a una battaglia politica
orientata, tra l'altro, a intensificare lo
sfruttamento nel nome della liberta' d'impresa.
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emma bonino � una delle principali responsabili italiane dello scempio
dell'informazione al tempo della guerra nei
balcani, da lei voluta e sostenuta anche nelle sue forme piu' ripugnanti
di guerra cancerogena e di massacro
ecologico.
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sofferenze di un popolo oppresso facciamo
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Fatma Hulya Tungan � morta nell'ospedale Numune di Ankara il 28 aprile,
dopo 187 giorni di sciopero della fame. Era in ospedale dal 19 dicembre
scorso, quando la
violenta irruzione della polizia la strapp� alla sua cella nel carcere
di Ulucanlar (Ankara).
Con Fatma sono venti le vittime dello sciopero della fame, ossia del
protervo rifiuto di ogni tipo di trattativa da parte del
regime turco. Prima di lei erano morti il 25enne Sedat Karakurt,
militante del partito Dhkp-c, al 177.mo giorno di digiuno nell'ospedale
di Edirne, e il 29enne Erdogan
Guler, militante dell'associazione di familiari dei prigionieri Tayad,
morto a Izmir nella casa in cui digiunava per solidariet� con i
detenuti.
Compreso Erdogan, sono giunti a quattro i parenti stroncati dallo
sciopero della fame fuori dalle prigioni.
I dati diffusi dall'Ihd (Associazioen turca per i diritti umani) e dalla
Tayad fanno oscillare fra cento e centoventi i prigionieri in sciopero
della fame "fino alla morte" negli
ospedali, e fra 300 e 400 i detenuti che digiunano "a tomba aperta"
nelle carceri, comprese le quattro prigioni "di tipo F" (a celle
d'isolamento) in cui sono stati deportati
oltre mille prigionieri dalle venti prigioni sventrate dall'irruzione
del 19 dicembre.
Ventiquattro di loro sono in coma, di cui almeno dieci ormai prossimi
alla morte.
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Subject: Bombe e ipocrisia
Date: Mon, 30 Apr 2001 12:14:14 +0200
From: 2001 <campo2000@...>
To: <posta@...>
Bombe e Ipocrisia
Il 10 aprile scorso una bomba ha distrutto a Roma l'ingresso
della sede dell' Istituto Affari Internazionali e del
Consiglio per le Relazioni Italia-Stati Uniti. Chi ha
compiuto l'attentato ritiene che questi due enti <<orientano le
posizioni della borghesia imperialista e l'iniziativa degli
equilibri politici di governo del nostro paese su un
indirizzo euro-atlantico>>. Ovviamente si tratta di una
deliberata esagerazione. Ben altri sono i luoghi dove la
NATO decide le sue strategie.
Nonostante questo l'attentato ha suscitato una poderosa
campagna allarmistica e di criminalizzazione dei
movimenti antimperialisti che da due settimane occupa le
prime pagine dei giornali e dei telegiornali.
E' questa campagna, non la bombetta, che ci suggerisce di
fare alcune considerazioni politiche.
1. Le forze politiche <democratiche>, di centro-sinistra e
di centro-destra, esecrano e si lamentano per
l'attentato. Ci sia concesso dissociarsi da questo coro
ipocrita. Chi ha voluto e giusitificato non piu' tardi di due
anni fa i devastanti bombardamenti aerei sulla Jugoslavia
(milioni di tonnellate di tritolo e uranio impoverito) con
il pretesto dell'intervento umanitario mentre oggi assiste
inerme al massacro israeliano dei palestinesi; non e'
autorizzato a piangere lacrime di coccodrillo perche'
qualcuno gli restituisce una infinitesimale dose di quel
potenziale distruttivo. Coloro che considerano la violenza,
il piombo, le guerre di sterminio metodi leciti per
risolvere i conflitti e imporre la loro supremazia, non
hanno alcun titolo per dichiarare illeciti gli stessi sistemi
solo perche' stavolta sono loro il bersaglio.
2. La spropositata campagna allarmistica ha un doppio scopo:
confondere le gia' torbide acque facendo passare i
carnefici asserviti alla NATO come vittime e, dall'altro,
criminalizzare la sinistra antagonista e antimperialista.
A quali scopi? Il primo immediato: creare un clima di
sospetto e di caccia alle streghe attorno alle mobilitazioni
contro il G8 a Genova (20-22 luglio) e al Campo
Antimperialista (28 luglio- 5 agosto); il secondo: premere per il
rafforzamento dello Stato di Polizia nel nostro paese.
Questa campagna dunque non e' solo terroristica, �
intimamente antidemocratica. E per questo la condanniamo,
chiamando tutte le forze antagoniste a stare in
guardia, a non far finta che nulla stia accadendo.
3. Proprio per questo non possiamo esimerci dall'esprimere
un giudizio politico sull'attentato del 10 aprile. Non
lo facciamo con l'intento di tranquillizzare le "forze
dell'ordine" le quali, quando vogliono colpire la sinistra
rivoluzionaria, come tutta la storia della Repubblica
mostra, non aspettano certo che qualche testa calda gli offra
l'occasione di farlo. Repressione e criminalizzazione
dell'opposizione anticapitalista sono elementi connaturati a
questo Stato, a prescindere dal fatto che esistano davvero i
"terroristi". Lo facciamo con l'intento di fare
chiarezza tra le fila del movimento antagonista e
antimperialista in particolare.
4. Non si giudica mai qualcuno in base a cio' che egli pensa
di se stesso. Ne' il significato di un atto cosi'
eclatante come il mettere una bomba al centro di Roma
dipende dalle intenzioni di chi l'ha compiuto. La strada
dell'inferno e' lastricata di buonissime intenzioni. Un atto
di guerra, come quello di usare una bomba, presuppone
la guerra. Altrimenti e' pericolosissimo avventurismo
politico. C'e' forse una guerra in Italia? Siamo forse in
Palestina o in Colombia? No, non c'e alcuna guerra in
Italia. Al contrario, la lotta di classe, che pur esiste, non ha
mai conosciuto livelli cosi' bassi e il fronte
anticapitalista non e' mai stato cosi' debole e diviso. Compiere azioni
di attacco in queste condizioni e' non solo velleitario, e'
il sintomo di di una galoppante magalomania politica. E'
una forma parossistica di soggettivismo politico che poco ha
a che fare con la tradizione comunista, semmai con
le piu' estreme forme di anarchismo individualistico. Quando
un piccolo gruppo pensa, usando la dinamite, di
mutare il segno della situazione, di invertire la difensiva
strategica in offensiva, esso ha perso la testa e presenta
tutti i segni di una patologia dilagante: la disperazione
politica. Anche sorvolando sull'amaro destino a cui questi
gruppi vanno incontro (non essere mai creduti poiche' in
questo paese di trame e misteri tutti pensano che le
bombe siano pezzi deviati dello Stato a metterle --sono in
molti, infatti, a ritenere che queste gesta siano
direttamente organizzate dallo Stato per colpire il
movimento antimperialista) , l'aspetto drammatico di queste
frastornanti azioni e' la sproporzione tra lo scopo
prefissato e il risultato ottenuto.
5. Questa bomba non solo non porta consenso alla lotta
antimperialista, non sposta di un millimetro i rapporti di
forza reali. Accresce anzi il rischio di pesanti ritorsioni
repressive contro tutti i veri antimperialisti che
potrebbero avere esiti fatali data la loro debolezza. Ad
essere piu' esatti ogni azione di questo tipo si risolve a
vantaggio del nemico, sia in termini di egemonia sociale che
in quelli dei rapporti di forza. Quando non c'e' una
proporzione tra il mezzo e il fine, ogni azione rischia di
essere una provocazione. Per questo noi la critichiamo,
come critichiamo tutte le iniziative sbagliate che
distolgono il movimento antimperialista occidentale dal
concentrarsi sui suoi difficili compiti di resistenza. Noi
combattiamo una difficile e snervante lotta dietro le linee
della guerra che si va combattendo altrove; siamo forze di
complemento di coloro che, nelle periferie dell'Impero,
sono costrette a battersi, armi in pugno, per la vita o per
la morte. Cio' potra' essere considerato troppo poco o
mortificante solo da quei rivoluzionari affetti dalla nota
malattia dell'impazienza.
Ci sia permesso dunque riaffermare che pensiamo di essere
nel giusto e chi pensa alla plauasibilita' della lotta
armata qui e ora nel torto marcio.
Non � ammissibile confondere le proprie aspettative con la
realta', la difesa con l'attacco. Nulla e' piu' dannoso
che azioni isolate che riconciliano le masse con la loro
impotenza.
Siamo gia' passati per la fine degli anni '70 e non vogliamo
ripetere gli errori compiuti. Allora di botti come quello
di Roma ce n'erano uno al giorno, ma essi non annunciarono
la rivoluzione, bensi' la disfatta.
Errare e' umano, perseverare e' diabolico.
Campo Antimperialista-Italia
http://www.antiimperialista.com
Ad Assisi, dal 28 luglio al 5 agosto
si svolgera' il Campo Antimperialista 2001
il piu' grande appuntamento internazionale degli
antimperialisti
per informazioni:
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Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
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Date: Mon, 30 Apr 2001 12:14:14 +0200
From: 2001 <campo2000@...>
To: <posta@...>
Bombe e Ipocrisia
Il 10 aprile scorso una bomba ha distrutto a Roma l'ingresso
della sede dell' Istituto Affari Internazionali e del
Consiglio per le Relazioni Italia-Stati Uniti. Chi ha
compiuto l'attentato ritiene che questi due enti <<orientano le
posizioni della borghesia imperialista e l'iniziativa degli
equilibri politici di governo del nostro paese su un
indirizzo euro-atlantico>>. Ovviamente si tratta di una
deliberata esagerazione. Ben altri sono i luoghi dove la
NATO decide le sue strategie.
Nonostante questo l'attentato ha suscitato una poderosa
campagna allarmistica e di criminalizzazione dei
movimenti antimperialisti che da due settimane occupa le
prime pagine dei giornali e dei telegiornali.
E' questa campagna, non la bombetta, che ci suggerisce di
fare alcune considerazioni politiche.
1. Le forze politiche <democratiche>, di centro-sinistra e
di centro-destra, esecrano e si lamentano per
l'attentato. Ci sia concesso dissociarsi da questo coro
ipocrita. Chi ha voluto e giusitificato non piu' tardi di due
anni fa i devastanti bombardamenti aerei sulla Jugoslavia
(milioni di tonnellate di tritolo e uranio impoverito) con
il pretesto dell'intervento umanitario mentre oggi assiste
inerme al massacro israeliano dei palestinesi; non e'
autorizzato a piangere lacrime di coccodrillo perche'
qualcuno gli restituisce una infinitesimale dose di quel
potenziale distruttivo. Coloro che considerano la violenza,
il piombo, le guerre di sterminio metodi leciti per
risolvere i conflitti e imporre la loro supremazia, non
hanno alcun titolo per dichiarare illeciti gli stessi sistemi
solo perche' stavolta sono loro il bersaglio.
2. La spropositata campagna allarmistica ha un doppio scopo:
confondere le gia' torbide acque facendo passare i
carnefici asserviti alla NATO come vittime e, dall'altro,
criminalizzare la sinistra antagonista e antimperialista.
A quali scopi? Il primo immediato: creare un clima di
sospetto e di caccia alle streghe attorno alle mobilitazioni
contro il G8 a Genova (20-22 luglio) e al Campo
Antimperialista (28 luglio- 5 agosto); il secondo: premere per il
rafforzamento dello Stato di Polizia nel nostro paese.
Questa campagna dunque non e' solo terroristica, �
intimamente antidemocratica. E per questo la condanniamo,
chiamando tutte le forze antagoniste a stare in
guardia, a non far finta che nulla stia accadendo.
3. Proprio per questo non possiamo esimerci dall'esprimere
un giudizio politico sull'attentato del 10 aprile. Non
lo facciamo con l'intento di tranquillizzare le "forze
dell'ordine" le quali, quando vogliono colpire la sinistra
rivoluzionaria, come tutta la storia della Repubblica
mostra, non aspettano certo che qualche testa calda gli offra
l'occasione di farlo. Repressione e criminalizzazione
dell'opposizione anticapitalista sono elementi connaturati a
questo Stato, a prescindere dal fatto che esistano davvero i
"terroristi". Lo facciamo con l'intento di fare
chiarezza tra le fila del movimento antagonista e
antimperialista in particolare.
4. Non si giudica mai qualcuno in base a cio' che egli pensa
di se stesso. Ne' il significato di un atto cosi'
eclatante come il mettere una bomba al centro di Roma
dipende dalle intenzioni di chi l'ha compiuto. La strada
dell'inferno e' lastricata di buonissime intenzioni. Un atto
di guerra, come quello di usare una bomba, presuppone
la guerra. Altrimenti e' pericolosissimo avventurismo
politico. C'e' forse una guerra in Italia? Siamo forse in
Palestina o in Colombia? No, non c'e alcuna guerra in
Italia. Al contrario, la lotta di classe, che pur esiste, non ha
mai conosciuto livelli cosi' bassi e il fronte
anticapitalista non e' mai stato cosi' debole e diviso. Compiere azioni
di attacco in queste condizioni e' non solo velleitario, e'
il sintomo di di una galoppante magalomania politica. E'
una forma parossistica di soggettivismo politico che poco ha
a che fare con la tradizione comunista, semmai con
le piu' estreme forme di anarchismo individualistico. Quando
un piccolo gruppo pensa, usando la dinamite, di
mutare il segno della situazione, di invertire la difensiva
strategica in offensiva, esso ha perso la testa e presenta
tutti i segni di una patologia dilagante: la disperazione
politica. Anche sorvolando sull'amaro destino a cui questi
gruppi vanno incontro (non essere mai creduti poiche' in
questo paese di trame e misteri tutti pensano che le
bombe siano pezzi deviati dello Stato a metterle --sono in
molti, infatti, a ritenere che queste gesta siano
direttamente organizzate dallo Stato per colpire il
movimento antimperialista) , l'aspetto drammatico di queste
frastornanti azioni e' la sproporzione tra lo scopo
prefissato e il risultato ottenuto.
5. Questa bomba non solo non porta consenso alla lotta
antimperialista, non sposta di un millimetro i rapporti di
forza reali. Accresce anzi il rischio di pesanti ritorsioni
repressive contro tutti i veri antimperialisti che
potrebbero avere esiti fatali data la loro debolezza. Ad
essere piu' esatti ogni azione di questo tipo si risolve a
vantaggio del nemico, sia in termini di egemonia sociale che
in quelli dei rapporti di forza. Quando non c'e' una
proporzione tra il mezzo e il fine, ogni azione rischia di
essere una provocazione. Per questo noi la critichiamo,
come critichiamo tutte le iniziative sbagliate che
distolgono il movimento antimperialista occidentale dal
concentrarsi sui suoi difficili compiti di resistenza. Noi
combattiamo una difficile e snervante lotta dietro le linee
della guerra che si va combattendo altrove; siamo forze di
complemento di coloro che, nelle periferie dell'Impero,
sono costrette a battersi, armi in pugno, per la vita o per
la morte. Cio' potra' essere considerato troppo poco o
mortificante solo da quei rivoluzionari affetti dalla nota
malattia dell'impazienza.
Ci sia permesso dunque riaffermare che pensiamo di essere
nel giusto e chi pensa alla plauasibilita' della lotta
armata qui e ora nel torto marcio.
Non � ammissibile confondere le proprie aspettative con la
realta', la difesa con l'attacco. Nulla e' piu' dannoso
che azioni isolate che riconciliano le masse con la loro
impotenza.
Siamo gia' passati per la fine degli anni '70 e non vogliamo
ripetere gli errori compiuti. Allora di botti come quello
di Roma ce n'erano uno al giorno, ma essi non annunciarono
la rivoluzione, bensi' la disfatta.
Errare e' umano, perseverare e' diabolico.
Campo Antimperialista-Italia
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Ad Assisi, dal 28 luglio al 5 agosto
si svolgera' il Campo Antimperialista 2001
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