Informazione

IL RUOLO DELLA GERMANIA NELLA DISTRUZIONE DELLA JUGOSLAVIA

[l'articolo, di Rudiger G�bel, � comparso sui Marxistische Bl�tter -
Fogli marxisti - del marzo 1995]

Fonte:
> http://marx2001.org/nuovaunita/jugo/opuscolo/index.htm
> http://www.marx2001.org/crj/opuscolo.zip

Secondo la propaganda occidentale, la convivenza dei popoli della
Jugoslavia era stata imposta attraverso la repressione di Stato sotto
il "regime monopartitico", perci� lo sfascio ed i conflitti armati
erano inevitabili con la crisi del sistema socialista. Questa tesi �
priva di qualsivoglia fondamento. Viceversa: la Jugoslavia si form�
dopo la II Guerra Mondiale come unione libera e volontaria di tutte le
popolazioni. La guerra civile � iniziata in seguito alla divisione del
paese nel 1991/'92.

La crisi della Jugoslavia e la conseguente guerra civile nella ex
Bosnia-Erzegovina certo non si lasciano spiegare soltanto adducendo la
politica interventista degli Stati imperialisti, e da sola la spinta al
riconoscimento di Croazia e Slovenia da parte della diplomazia tedesca
non � certo ragione e cagione dello smembramento della Jugoslavia (1).
Tuttavia essa ha esercitato un influsso determinante per lo scoppio
della crisi e l'escalation di questi giorni, rendendo i problemi
connessi davvero irrisolvibili. Gli interessi perseguiti in questo caso
non sono cos� univocamente riconoscibili come ad es. nella guerra
contro l'Iraq. Gli Stati imperialisti perseguono chiaramente molteplici
obiettivi, in parte persino differenti. Erano tutti d'accordo sulla
necessit� di farla finita, anche in Jugoslavia, con i resti di una
societ� socialista, e sulla cancellazione del paese in quanto soggetto
autonomo nello scenario internazionale. Tutti gli Stati hanno ora la
possibilit� di avere un'influenza la pi� grande e diretta possibile
sugli avvenimenti dei Balcani.

Gli interessi pi� facili da riconoscere sono quelli dell'imperialismo
tedesco, che si riallaccia immediatamente alla sua politica per
l'Europa del Sudest dalla seconda met� del XIX secolo sino al 1945.
Proprio come allora, questo guarda ai Balcani come al suo
naturale "cortile" e ponte verso la Turchia e pi� avanti, fino al Medio
Oriente. Pertanto si � potuto riportare in vita il tradizionale
stereotipo dei "Serbi assetati di sangue", utile a sostegno della
politica estera tedesca.



GERMANIA - LA POTENZA CENTRALE D'EUROPA

Lo storico conservatore e biografo di Adenauer Hans-Peter Schwarz apre
il suo ultimo lavoro sul ruolo della Germania in quanto "potenza
centrale d'Europa" con la considerazione che tra le grandi svolte della
storia tedesca � da annoverare il 1 Settembre 1994, giorno della
partenza delle ultime unit� russe dalla Germania. "Con ci� un'epoca,
iniziata mezzo secolo prima, volge alla fine" (2). Cosicch�, quattro
anni dopo l'annessione della RDT, la RFT � di nuovo tre cose in una: �
uno Stato nazionale, � una grande potenza europea ed � la potenza
centrale d'Europa. "Perch� esiste un solo paese che, grazie alla sua
posizione geografica, alle sue potenzialit� economiche ed alla sua
influenza culturale, grazie alle sue dimensioni ed ancora grazie al
dinamismo di cui dispone pu� sentire il compito di una potenza
centrale - e questo � proprio la Germania" (3). La Germania � gi� una
grande potenza europea. Ma poich� il concetto di "grande potenza"
risveglia il ricordo di sfrenata politica egemonica, guerra ed
annientamento, Schwarz propone il nuovo concetto di "potenza centrale
d'Europa" - che vuol dire la stessa cosa.

E puntualmente, proprio il giorno della grande svolta, 1 Settembre
1994, il leader della frazione CDU/CSU Wolfgang Sch�uble insieme con il
portavoce per la politica estera del gruppo parlamentale, Lamers, hanno
pubblicato un documento strategico contenente "Riflessioni sulla
politica europea". Ivi sono formulati gli obiettivi della nuova
politica tedesca da grande potenza - proprio nello stesso senso di
Schwarz - e ci si pronunzia a favore della costruzione di un "nocciolo
duro europeo" comprendente Germania, Francia e gli Stati del Benelux
come nocciolo, mentre Germania e Francia sarebbero il "nocciolo del
nocciolo duro" - con l'intenzione di risorgere finalmente dopo quasi 50
anni d'astinenza come potenza ordinatrice nel continente. Di fianco
alla "stabilizzazione dell'Est" Sch�uble e Lamers citano l'accesso allo
spazio mediterraneo e lo sviluppo di una partnership strategica con la
Turchia come ulteriori obiettivi strategici.

Il loro testo di 14 pagine pu� essere considerato come abbozzo
strategico di base per il salto della RFT a potenza mondiale. I suoi
autori ritengono che il paese sia destinato a diventare una grande
potenza "in base alla sua posizione geografica, alle sue dimensioni ed
alla sua storia". E se la Francia e gli Stati del Benelux non dovessero
essere d'accordo sulla costruzione del nocciolo europeo, la RFT
potrebbe "essere tentata, in base a considerazioni sulla propria
sicurezza, di effettuare da sola la stabilizzazione dell'Europa
orientale, nella maniera tradizionale" (4). Le "tradizionali"
risistemazioni tedesche dell'Est in questo secolo hanno causato al
mondo per due volte milioni di morti ed anni di oppressione e
distruzione bellica.

Per le loro tesi sull'"Europa del nocciolo duro" Sch�uble e Lamers
hanno trovato sostegno nel portavoce della direzione della Deutsche
Bank, Hilmar Kopper, che nell'edizione domenicale della FAZ
[Frankfurter Allgemeine Zeitung, il pi� influente quotidiano tedesco,
legato all'apparato industriale-finanziario, ndt] rendeva noto che nel
documento della Unione era stato detto solamente ci� che tutti in
effetti gi� "pensavano, sapevano o temevano". Nello stesso tempo il
presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, riproponeva alla
discussione il concetto dei "cerchi concentrici", relativamente al
futuro della politica europea della Germania (5).

In conclusione del turno di presidenza tedesco della UE il governo
Kohl, in occasione del vertice di Essen del Dicembre '94, decideva
un "approccio strategico" per gli Stati dell'Europa orientale, mirante
all'estensione ad Est dell'Unione Europea - attualmente la Polonia, la
Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria
sono associati all'Unione, mentre con gli Stati Baltici e la Slovenia
si preparano i relativi accordi. Sar� innanzitutto la RFT a trarre
profitto dall'allargamento della Unione, visto che il 50 per cento
degli scambi commerciali della UE con l'Europa dell'Est toccano alla
RFT. Pertanto l'Est � visto come "campo d'azione della politica estera
tedesca".



LA FINE DEL BLOCCO DELL'IMPERIALISMO TEDESCO

Con la fine della contrapposizione Est-Ovest e lo scioglimento
dell'Unione Sovietica, dopo circa 50 anni di interdizione in politica
estera nella RFT si discute apertamente delle ambizioni politiche da
grande potenza in direzione Est, e si passa anche alle azioni concrete.
Il riconoscimento di Croazia e Slovenia nel Dicembre 1991 - contro gli
intendimenti degli alleati occidentali - doveva dimostrare a tutti il
ritorno della Germania nella sua posizione di potenza mondiale a tutti
gli effetti. I vecchi piani di pressione verso Est poterono esser
nuovamente tirati fuori dal cassetto.

Gi� Friedrich Naumann sapeva bene che la costruzione di uno spazio
d'influenza economica sarebbe stata possibile solo sfruttando le
tendenze indipendentiste di parte dei Cechi, degli Slovacchi, dei
Croati, degli Sloveni e cos� via. A lui parevano essenziali due
elementi chiave: l'unione economica dell'Europa centrale e gli "Stati
del nocciolo mitteleuropeo" (6). Al presente questi due elementi chiave
sotto un certo punto di vista sono l'Unione Europea ed i gi� esposti
pensieri sugli Stati del nocciolo duro, attraverso i quali si
perseguirebbe una estensione ulteriore dell'egemonia tedesca. Dopo il
1945 tutto questo non era ancora stato possibile. La "'Mitteleuropa'
appariva come pallida immagine di una storia irriproponibile" (7).

Il pensiero di una "Mitteleuropa" torn� in auge solamente negli
anni '70 ed '80 - esso doveva essere usato solo in funzione della
destabilizzazione degli Stati del blocco dell'Est. La "Mitteleuropa" fu
invocata dagli intellettuali ungheresi, croati e polacchi tanto
apprezzati qui in Occidente, poich� d'opposizione, a partire dalla met�
degli anni '80. A ci� aveva contribuito l'allora Vicepresidente degli
USA, George Bush, che nel Settembre 1983 dopo un viaggio in Jugoslavia,
Romania ed Ungheria tenne una conferenza nella Hofburg viennese,
proclamandosi a favore di una politica della differenziazione
regionale, allo scopo di favorire l'indipendenza di questi Stati - gi�
allora quindi la sovranit� jugoslava era messa apertamente in
questione. Il concetto per mezzo del quale egli identificava questa
regione - Ungheria, Slovenia, Croazia, Cecoslovacchia, Polonia, ecc. -
era espresso dalla parola tedesca "Mitteleuropa" (8). Tra gli
intellettuali di quell'area "Mitteleuropa" divenne cos� una specie di
parola in codice che doveva segnalare che si sentivano parte della
cultura politica dell'Ovest.

Nel 1991 veniva pubblicato un discorso, nel quale si dava rilievo al
ruolo della Germania per il futuro. "Se le difficolt� dell'unificazione
verranno superate - tra cinque, dieci o venticinque anni - la Germania
non eluder� affatto la penetrazione economica dell'Europa orientale, e
probabilmente le toccher� su questa strada di arrivare a ci� che il
Terzo Reich con alcune centinaia di divisioni non aveva raggiunto - il
predominio su quelle aree estese a perdita d'occhio tra Weichsel, Bug,
Dnjepr e Don". Questa la predizione dell'editore conservatore Wolf
Jobst Siedler. E per di pi� questi sosteneva che la Germania sarebbe
nuovamente la potenza egemone di tutta la Mitteleuropa: "essa sar� per
i Cecoslovacchi, per gli Ungheresi ed in parte anche per i Polacchi la
potenza-guida" (9).

"Per lungo tempo in Europa orientale non ci sar� pi� di fatto alcuno
Stato veramente sovrano; tutti, chi pi� chi meno, si dovranno inchinare
dinanzi al dettato del Leviatano germanico. No, la futura, gi� avviata
germanizzazione dell'Europa orientale non avverr� pi� per mezzo della
guerra e della violenza, bens� sar� una versione allargata
della 'Mitteleuropa' concepita nei primi decenni di questo secolo da
Friedrich Naumann, una specie di costruzione k.u.k. ingrandita
[kaiserlich und k�niglich - imperiale e reale, detto dell'Impero
Austroungarico, ndt]", secondo il pubblicista spagnolo Heleno Sa�a nel
suo libro "Il quarto Reich - la vittoria ritardata della Germania"
(10).

I rapporti economici con la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia,
l'Ungheria, la Bulgaria e la Slovenia gi� oggi riportano al modello
degli anni '30: con bilanci commerciali asimmetrici, a favore della
RFT, che rappresenta in questa area l'effettiva potenza economica,
insieme alla Francia. Il consulente imprenditoriale tedesco Roland
Berger ha descritto il ruolo della Germania proprio nel senso della
politica dei "cerchi concentrici", di intensit� e pressione economica
via via minore, in una intervista allo Spiegel nel 1992: "I tedeschi
dovrebbero rendersi conto della propria forza ed innanzitutto lasciar
stare ci� che altri gi� possono (perdipi� con minori costi). (...) Noi
siamo forti in tutti i lavori ad alta intensit� di sapere ed in quelli
creativi, nell'inventare, nello sviluppare, nel costruire, nella
realizzazione di parti essenziali e prodotti tecnologici
all'avanguardia. (...) Il nostro futuro in quanto paese industriale �
quello di un cervello del sistema, non quello d'un produttore di
profilati in alluminio o d'un sarto di camicie. (...) Il mercato
mondiale diviene unitario, pertanto dobbiamo riorganizzare la divisione
del lavoro tra i vari paesi, secondo il motto: il know-how in Germania,
pi� componenti da fuori ed assemblaggio sul posto (dentro o fuori il
paese)" (11).



L'INTERVENTO DELLA RFT NELLA GUERRA CIVILE JUGOSLAVA

Negli ultimi anni uno slogan essenziale della politica tedesca riguardo
l'attuazione dei suoi interessi in Europa orientale e meridionale �
stato quello del "diritto all'autodeterminazione dei popoli". Con
questo la RFT cerca di ricollegarsi ai conflitti esistenti tra gruppi
di diversa lingua o Weltanschauung all'interno di uno stesso Stato o di
una Federazione di Stati. Conflitti, che riportano pi� che altro a
problemi e diseguaglianze di tipo economico - diverso livello di
sviluppo tecnico o industriale, mancanza di beni di consumo, ecc. -,
sono esplicitati per il loro carattere etnico (la "etnicizzazione del
sociale"). Cos� � stato ad es. per le Repubbliche baltiche della ex
Unione Sovietica o per le Repubbliche slovena e croata all'interno
dello Stato federale jugoslavo, che pure avevano una posizione
economica privilegiata. "La politica della RFT si riallaccia a queste
contraddizioni interne dei paesi, con l'obiettivo della frammentazione
o della riduzione dello Stato o Federazione, oppure con l'obiettivo
della cancellazione o separazione della parte in questione dalla
Federazione di Stati" (12). Questo tuttavia soltanto allo scopo di
portare le parti distaccate verso la dipendenza economica e politica.

Possiamo attualizzare meglio le riflessioni che fanno da sfondo
riferendoci forse alla teoria "dell'arancia" di Paul Rohrbach, politico
del colonialismo: essa intendeva portare l'Impero russo a sciogliersi
nelle sue varie componenti, o perlomeno ridurlo in parti controllabili
dalla Germania; l'Impero degli Zar, secondo Rohrbach, era scomponibile
nelle sue varie parti come un'arancia - se si suddivide abilmente
un'arancia non si ottiene un insieme caotico inutilizzabile, n�
distruzione, bens� i vari spicchi restano intatti ed appetibili (13).
Dietro la politica della RFT di sconvolgere la Jugoslavia tramite "il
piede di porco (...) del riconoscimento di Croazia e Slovenia" (14) nel
Dicembre 1991 non c'� nient'altro che l'antica tattica del divide et
impera - niente a che vedere con l'"umanit�", i "diritti umani" o
il "diritto all'autodeterminazione dei popoli".

A Slovenia e Croazia era assegnata una particolare e specifica funzione
nel mercato interno della Jugoslavia. Lo standard di vita di queste
regioni industrializzate era pi� alto che in qualunque altra parte
della Federazione jugoslava. Mentre durante la crisi politico-economica
degli anni '80 lo sviluppo era in stagnazione, i rapporti di scambio
con le Repubbliche pi� povere avuti fino allora furono percepiti
come "zavorra" e si cercarono prospettive nell'annessione al mercato
CEE o a quello mondiale.

Che la strada di Slovenia e Croazia verso la "autodeterminazione"
avrebbe portato alla rovina lo avevano pronosticato gi� il FMI e la
Banca Mondiale nell'estate del 1991. Il Vicepresidente della Banca
Mondiale, Wapenhans, aveva detto allora: "Secondo la nostra opinione
non sussiste alcun dubbio sul fatto che nessuna delle parti componenti
la Jugoslavia trarr� profitto dallo sfascio della Jugoslavia o della
sua economia nel breve e medio periodo" (15). In tale maniera egli
ammetteva indirettamente che con la salvaguardia della Federazione e
del mercato interno jugoslavo era s� dato un fondamento per la
sopravvivenza anche di Croazia e Slovenia, piuttosto che con uno status
slegato da questa base comune - cio� l'"indipendenza", che sfocia per
forza di cose nel legame con l'area tedesco-europea.

Sicuramente esiste anche una continuit� storica, che ha determinato la
spinta e l'appoggio di una grande parte della popolazione slovena e
croata alla svolta verso la Germania. L'antico legame nella "divisione
del lavoro" con l'economia globale tedesco-imperiale e pantedesca �
rimasta nella coscienza di parte di quelle popolazioni come un fatto
positivo. L'odierno Presidente croato Tudjman pot� trovare parecchi
sostenitori promettendo che alla separazione dalla Federazione
jugoslava sarebbe conseguito l'"appoggio" della Comunit� Europea, ed in
particolare della vecchia amica Germania. Gli slogan anticomunisti
hanno fatto il resto.

Il giornalista americano John Newhouse aveva reso noto sulla rivista
The New Jorker dell'agosto 1992 che "Genscher era stato quotidianamente
in contatto col Ministro degli Esteri croato. Egli incitava i Croati ad
abbandonare la Federazione e a dichiarare l'indipendenza" (16). E
questo bench� i leader politici della Bosnia premessero sulle potenze
occidentali perch� si ritirasse il riconoscimento di Slovenia e
Croazia, altrimenti sarebbero stati costretti essi stessi a chiedere
l'indipendenza. La loro sicurezza, dicevano, era fondata sull'esser
parte di uno Stato multinazionale (17).

Nel Novembre 1991 il Presidente bosniaco Izetbegovic' aveva fatto
visita al Ministero degli Esteri di Bonn. Egli si opponeva alla
politica dei riconoscimenti, poich� era convinto che questa
avrebbe "invitato" Serbia e Croazia ad aggredire la Bosnia, con la
conseguenza di un inimmaginabile bagno di sangue. Anche l'Ambasciatore
tedesco a Belgrado considerava il riconoscimento come una cattiva idea
ed aveva fornito ad Izetbegovic' argomenti per il suo colloquio con
Genscher, ci informa Newhouse (18). Ci� che ad Izetbegovic' fu promesso
da Genscher non ci � ancora dato di sapere: fatto sta che, dopo il
colloquio, egli aveva ripiegato dalla sua iniziale posizione apprensiva.

(1/2 continua)

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

----------------------------------------------------------------------
Una newsletter personale,
un forum web personale,
una mailing list personale, ...?
Gratis sotto
http://www.domeus.it/ad1618500/www.domeus.it

Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe

(2/2 - fine)

Prima ancora delle sanzioni ufficiali da parte del Consiglio di
Sicurezza dell'ONU la RFT, durante l'inverno, poco prima del suo
riconoscimento di Croazia e Slovenia, aveva imposto unilateralmente il
blocco dei traffici con la RFJ; poi, puntualmente a Natale, ebbe luogo
il promesso riconoscimento - e la prevedibile e fino ad oggi proseguita
escalation della guerra civile jugoslava. In tal modo l'imperialismo
tedesco manifestava il suo ritorno alla "normalit�" dopo la fine
del "blocco". Il 23 Dicembre 1991 va pertanto segnato sul calendario -
analogamente al 1 Settembre 1994 di Hans-Peter Schwarz - tra le "svolte
importanti" della storia tedesca.



LA JUGOSLAVIA E LA "NORMALIZZAZIONE" TEDESCA

La discussione sui riconoscimenti ed il conseguente dibattito sulla
Bosnia � nel segno del "ritorno alla normalit�", un obiettivo dello
Stato preordinato dall'alto con il quale dovrebbe concludersi la fase
quarantennale di interdizione della Germania dai traffici di politica
estera.

In politica interna, sin dall'inizio della guerra in Jugoslavia, si
persegue "una quasi-normalizzazione del Nazionalsocialismo per mezzo
della moltiplicazione delle sue forme di apparizione", e la
corrispondenza giornalistica tedesca mira a creare "una, due, tante
Auschwitz" per poter gettare finalmente nella spazzatura dodici anni di
storia propria. Cos� esistono persino "campi di sterminio
serbi", "campi di concentramento", la "Grande Serbia", una "Endl�sung"
[soluzione finale, detto per l'Olocausto degli Ebrei, ndt] operata dai
Serbi e la "follia di dominio" serba, stese a copertura della propria
storia (19). Con l'istituzione, su iniziativa della RFT, di un
Tribunale internazionale per i crimini di guerra a L'Aia, si cerca da
parte tedesca di relativizzare finalmente lo "smacco di Norimberga".
Naturalmente a Bonn si nega ogni corresponsabilit� nei crimini e nella
guerra in Jugoslavia: nella versione ufficiale c'� solo un gruppo di
responsabili e criminali di guerra - i Serbi. Quale sia lo scopo
dell'arresto e dell'atteso processo contro Dusko Tadic', un serbo
abitante a Monaco, lo ha chiarito un avvocato di Amburgo, che avrebbe
condotto le autorit� tedesco-federali sulle tracce di Tadic', nel corso
di una trasmissione speciale della ARD: Tadic' sarebbe in effetti
soltanto un Hess, un guardiano di campi di concentramento; per suo
tramite si vuole arrivare ad Himmler - Karadzic' - ed Hitler -
Milosevic'.

Questo genere di demagogia e revisionismo storico hanno permesso al
giornalista americano David Binder, pure conservatore, di chiedere che
anche Kohl e Genscher vengano messi nella lista dei criminali di guerra
in un procedimento giudiziario sulla guerra in Bosnia, poich�
questi "hanno preso decisioni che hanno portato all'estensione e
all'intensificazione della guerra" (20).

Attraverso il riconoscimento della anticostituzionale secessione delle
Repubbliche ex-jugoslave alla politica tedesca ed occidentale era
riuscito di internazionalizzare un conflitto essenzialmente di
carattere interno, impegnandosi pi� apertamente per un intervento nel
senso di "garantire la pace". Persino Genscher ha potuto farsi passare
da critico difensore dei diritti umani, mentre spingeva gli alleati
europei al riconoscimento: "Anche nel futuro la Germania si porr� dalla
parte dei diritti umani, dei diritti delle minoranze e del diritto
all'autodeterminazione, contro l'aggressione e l'oppressione. (...)
Alla Comunit� Europea si impone di aprire una prospettiva europea ai
popoli della Jugoslavia per il futuro" (21). Avendo sottolineato, come
premessa, che soltanto ai popoli della Jugoslavia spetta di decidere
sul proprio futuro, egli metteva poi in guardia esplicitamente: "Non
possiamo lasciare da sole le Repubbliche indipendenti (...). Non le
possiamo spingere nell'isolamento rispetto alla comunit� internazionale
degli Stati!". Con ci� egli riusciva a dare al "futuro dei popoli
jugoslavi" una precisa prospettiva nel quadro comunitario, con
l'obiettivo (suddetto) della decomposizione o del rimpicciolimento di
quello Stato, e della conseguente annessione di queste parti distaccate
ad una vasta area di influenza in qualit� di soggetti economicamente e
politicamente dipendenti, nel quadro della gerarchia raffigurata dal
gi� citato Roland Berger.

L'Handelsblatt [importante quotidiano economico e finanziario, ndt]
descriveva nel Settembre 1991 lo sviluppo economico dell'Europa nella
seguente maniera: la "storia dell'economia [insegna] che la dinamica
economica non si sviluppa mai in senso superficiale-orizzontale, bens�
di regola a partire da centri le cui attivit� si estendono verso
l'esterno come anelli che si allargano. Cos� lo sviluppo economico del
continente ha potuto evolvere secondo i seguenti binari: i centri
mitteleuropei si irradiano verso Est, conquistando innanzitutto gli ex
paesi satelliti. Solo in seguito verranno raggiunte le regioni di
confine dell'impero sovietico. Tralasciando alcuni punti di forza
industriali propri presenti sul territorio dell'Unione Sovietica,
attorno al nocciolo duro europeo si formeranno anelli concentrici con
livelli di attivit� economica decrescente, il cui standard produttivo
fluttua nel contatto con l'Europa..." (22).

Per poter esercitare pi� influenza su questi "anelli concentrici che
circondano il nocciolo dell'Europa con attivit� economica decrescente",
e per controllarli meglio, tramite lo slogan dell'"autodeterminazione"
� stata distrutta la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.

"L'attuale politica interventista contro la Jugoslavia, in interazione
con gli attuali meccanismi di formazione della opinione pubblica
all'interno della RFT, ancora non si configurano come uno stato di
guerra [palese, nda]. Si mira per� a raggiungere una capacit� di
mobilitazione bellica, tanto all'esterno quanto all'interno" (23).

Come questo pu� avere luogo ce lo indica la seguente
considerazione: "Le circostanze mi hanno costretto per anni a parlare
quasi soltanto di pace. Solo tramite la costante proclamazione del
desiderio tedesco di pace e delle intenzioni pacifiche mi � stato
possibile procacciare al popolo tedesco la libert�, pezzetto per
pezzetto, e l'equipaggiamento che fu sempre necessario come condizione
per poter fare il passo successivo (...). E' stato altres�
indispensabile mutare a poco a poco la psicologia del popolo tedesco, e
chiarirgli lentamente che esistono cose che vanno ottenute per mezzo
della violenza, se non possono esserlo con mezzi pacifici. Tuttavia a
tale scopo si � reso necessario non solo propagandare la violenza in
quanto tale, bens� illuminare il popolo tedesco in merito a certi
accadimenti di politica estera, in modo che nel cervello delle masse si
generasse lentamente la seguente convinzione: se questo non si pu�
cambiare con le buone, allora lo sar� con la violenza". Cos� si
esprimeva Adolf Hitler dinanzi alla stampa tedesca il 10-11-1938 (24).

La "illuminazione" sistematica e persuasiva su avvenimenti di politica
estera, compiuta in maniera tale da indurre gran parte della
popolazione ad esprimersi a favore di misure violente contro un altro
Stato, � un costituente essenziale della formazione di una propria
capacit� bellica. E sotto questo aspetto vanno analizzati anche gli
ultimi tre anni di politica riguardo la Jugoslavia.



CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L'economista egiziano e teorico marxista Samir Amin ha recentemente
individuato quali compiti oggi si pongano concretamente nella
discussione riguardante interventi propagandati con la copertura
dell'umanitarismo e dei diritti umani: "Sotto ogni aspetto, in ogni
tempo ed in ogni forma, il fatto che il Nord si immischi negli affari
del Sud (ed a maggior ragione quando si tratta di un intervento
violento, militare o politico) � un fatto negativo. Gli eserciti
occidentali non porteranno mai pace, benessere o democrazia ai popoli
di Asia, Africa ed America Latina. In futuro come da cinque secoli a
questa parte potranno portare solo schiavit�, sfruttamento del loro
lavoro e delle loro ricchezze, negazione dei loro diritti. E' compito
delle forze progressiste dell'Ovest capire questo" (25).

Mentre un tempo ampi settori della sinistra solidarizzavano con i
movimenti di liberazione, si preoccupavano dello sfruttamento dei paesi
del cosiddetto Terzo Mondo e dimostravano contro FMI e Banca Mondiale,
oggi in Occidente si � sviluppata una cultura di stampo chauvinista che
non ha origine dagli ambienti conservatori e nazionalisti, bens� dal
centrosinistra liberale - dal luogo politico cio� in cui era situato il
movimento pacifista. Sorprendentemente l'idea che la Germania sia una
grande potenza, che cerca senza riguardi di perseguire il proprio
interesse, � assolutamente scomparsa, anche in Germania - e nella
stessa sinistra. Tanto quanto il concetto di imperialismo � passato di
moda (innanzitutto in relazione alla societ� tedesca).

E cos� non sono stati n� gli incitamenti all'odio di Herr Rei�m�ller
sulla FAZ n� i racconti dell'orrore del deputato CDU Stefan Schwarz a
far s� che, dopo lo scoppio del conflitto in Jugoslavia, si proclamasse
da ogni parte ad alta voce e per la strada la necessit� dell'intervento
occidentale contro i Serbi. Sono stati al contrario partiti come i
Gr�nen [Verdi, ndt] e fogli liberali (di sinistra) come la TAZ, il
Frankfurter Rundschau, Die Zeit, il francese Liberation e il britannico
Guardian a diffondere un panico antiserbo tale da influenzare fino ad
oggi la percezione del conflitto degli intellettuali occidentali.
Frattanto il movimento pacifista e terzomondista gioca qui un ruolo non
sottovalutabile, rendendo popolari gli interventi occidentali nei paesi
del Tricontinente. Da questa parte � giunta la maggioranza delle
proposte, ad es. quella di porre termine finalmente al conflitto
jugoslavo attraverso un intervento (militare o meno). Purtroppo in
questi ambienti l'antico slogan del tempo della I Guerra Mondiale

"il principale nemico si trova nel proprio paese" � finito nel
dimenticatoio, e conseguentemente la protesta non � diretta contro lo
chauvinismo occidentale di fronte agli altri popoli, n� contro
l'intromissione del proprio Stato nelle faccende degli altri Stati
sovrani. Al contrario, le campagne dell'opposizione antimilitarista
sono dirette in primo luogo ad es. contro l'esportazione di armamenti,
quindi contro la fornitura di armi a regimi considerati particolarmente
terribili, e non contro il militarismo tedesco. Il messaggio lanciato
da tali campagne pu� essere considerato a tutt'oggi uno solo: ci sono
due categorie di Stati - quelli per i quali il possesso di armamenti �
legittimo e senza problemi (l'Occidente), e quelli per i quali �
interdetto (i paesi del cosiddetto Terzo Mondo) (26).

Un "movimento per la pace" che incita il proprio Stato ad immischiarsi
nelle questioni di altri popoli non � un movimento per la pace. Questo
deve essere chiarito assolutamente. E conseguentemente il vecchio
slogan "combattere il nemico nel proprio paese" deve essere rimesso
all'ordine del giorno dell'agenda politica della sinistra - contro
qualsiasi forma di preparativo alla guerra, all'interno come
all'estero, sia essa di tipo economico, politico, militare o ideologico.

Rispetto al conflitto in Jugoslavia, ci� significa concretamente
schierarsi contro ogni tipo di intervento ed anzi chiederne la
cessazione. Perch�, come ci ha detto Samir Amin, una intromissione
dell'imperialismo non pu� mai portare n� pace, n� benessere n�
democrazia (27). Questa deve essere la posizione di partenza
inalienabile di un lavoro internazionalista ed antiimperialista, ed a
partire da questa si possono discutere ulteriori rivendicazioni e
prospettive politiche.

______________________________________________



NOTE
1. Sui retroscena del conflitto Jugoslavo sia a livello politico che
economico cfr. il contributo di Jochen Gester: Retroscena economici del
conflitto jugoslavo, sui Marxistische Bl�tter 1-'95, ppgg. 8-17.

2. H.-P. Schwarz: Die Zentralmacht Europas - Deutschlands R�ckkehr auf
die Weltb�hne [La potenza centrale d'Europa - Il ritorno della Germania
sul proscenio mondiale]. Berlino 1994. Pag. 7.

3. H.-P. Schwarz, op. cit., pag. 8.

4. Citato dai Politische Berichte 19-'94, pag.3.

5. Cfr. il Frankfurter Rundschau del 13-9-1994, a pag. 1.

6. Cfr. Schwarz, op. cit., pag. 245.

7. Schwarz, op. cit., pag. 248.

8. Schwarz, op. cit., pag. 249.

9. Schwarz, op. cit., pag. 251.

10. Heleno Sa�a: Das Vierte Reich - Deutschlands sp�ter Sieg. Amburgo
1990. Pag. 108.

11. Der Spiegel n.18-'94, pag. 154. Queste considerazioni non sono
nuove, bens� sono in continuit� con la costruzione di una vasta area
d'influenza durante il fascismo. Gi� nel 1941 Theo Suranyi-Unger aveva
formulato riflessioni di questo tipo sulla Zeitschrift f�r die gesamte
Staatswirtschaft - Rivista per l'economia statale globale: "I paesi
subordinati potranno coprire non soltanto il loro fabbisogno (...)
bens� anche quello del paese-guida, mentre quest'ultimo si dedicher�
sempre pi� a quei rami dell'industria che richiedono manodopera
altamente qualificata e processi produttivi particolarmente lunghi...".
Citato da: Hunno Hochberger, Sull'intervento della RFT nella guerra
civile jugoslava - Alcune riflessioni sull'espressione "europa
tedesca". In: A. Meurer, H. Vollmer, H. Hochberger: Die Intervention
der BRD in den jugoslawischen B�rgerkrieg. Hintergr�nde, Methoden,
Ziele. GNN-Verlag. Colonia 1992. Pag. 33.

12. Hochberger, op. cit., pag. 30.

13. Cfr. Wolf-Dieter Gudopp: Auf dem Weg in den dritten Weltkrieg ?
[Verso la terza guerra mondiale?] Verein Wissenschaft und Sozialismus
e.V.- Francoforte 1993, pag.18.

14. Schwarz, op. cit., pag. 156.




15. Citato da: Hochberger, op. cit., pag. 31.

16. John Newhouse: Bonn, der Westen und die Aufl�sung Jugoslawiens. Das
Versagen der Diplomatie - Chronik eines Skandals [Bonn, l'Occidente e
il disfacimento della Jugoslavia. La sconfitta della diplomazia -
cronaca di uno scandalo]. In: Bl�tter f�r deutsche und internationale
Politik 10-'92, pag.1195.

17. Newhouse, op. cit., pag.1193.

18. Newhouse, op. cit., pag.1196.

19. Tutte le citazioni da: Arthur Heinrich: Wunderbare Wandlung. Die
Nachkriegsdeutschen und der Bosnien-Einmarsch. Ein Frontbericht
[Metamorfosi miracolosa. I tedeschi del dopoguerra e la marcia sulla
Bosnia. Un reportage dal fronte]. In: Bl�tter f�r deutsche und
internationale Politik 4-'93, pag.411.

20. Citato da: Heinrich, op. cit., pag. 413.

21. Citato da: Hochberger, op. cit., pag.32.

22. Hochberger, op. cit., pag. 33.

23. Hochberger, op. cit., pag. 42.

24. Gudopp, op. cit., pag. 3.

25. Samir Amin: Das Reich des Chaos - Der neue Vormarsch der Ersten
Welt [L'impero del caos - la nuova avanzata del Primo Mondo]. VSA-
Verlag. Amburgo 1992, pag. 18.

26. Cfr. Sabine Reul: Friedenslobby und politisch korrekter
militarismus [Lobby pacifista e militarismo politically correct]. In:
NOVO n.13, 11/12-1994, ppgg. 35-37; Ernst Woit: Imperialistische Ziele
und Strategien [Obiettivi e strategie imperialiste]. In: Marxistische
Bl�tter 5-'94, ppgg. 55-59.

27. Fuori luogo � appellarsi ad una "razionalit� del capitalismo", e
sperare in una "politica socioeconomica di pace a livello globale",
come fa Werner Ruf sui Marxistische Bl�tter 5-1994. Cfr. R�diger G�bel
in: Prokla n.95, 24-6-'94, ppgg. 287-301.

______________________________________________

tratto da: Jugoslawien-Bulletin 4-'95, raccolta di
documentazione "contro le sanzioni, l'incitamento guerrafondaio e la
politica tedesca da grande potenza". Per contatti, contributi e
abbonamenti:

Jugoslawien-Bulletin c/o Friedensladen, Schillerstr. 28, 69115
Heidelberg (Germania)

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

----------------------------------------------------------------------
Vuoi sapere proprio tutto su Domeus?
Chi siamo, cosa facciamo e a cosa serviamo?
Conoscici meglio!
tuttosu-subscribe@... oppure
http://www.domeus.it/ad1618520/www.domeus.it

Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe

<div>Jugoslavia<br /> Come la Germania ha lavorato dietro le quinte<br /> <br /> Fondamentale il suo apporto all'opposizione, gestito anche attraverso la<br /> municipalit�.<br /> <br /> I tedeschi considerano Djindjic il loro "uomo forte" a Belgrado<br /> <br /> di Giovanni Maria Del Re<br /> tratto da "Limes" n. 3/2000<br /> <br /> (riprodotto su "L'Ernesto", n.6/2000 -<br /> <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.lernesto.it/6-00/DelRe.htm">http://www.lernesto.it/6-00/DelRe.htm</a> )<br /> <br /> Racconta il settimanale Der Spiegel che, alla notizia della vittoria di<br /> Vojislav Kostunica a Belgrado, il ministro degli Esteri tedesco Joschka<br /> Fischer si sia battuto una pacca sulla gamba esclamando americanamente:<br /> �That�s it! That�s it!� Il gustoso aneddoto, poco importa se autentico o<br /> forse un poco ricamato dal prestigioso settimanale di Amburgo, �<br /> perfetto<br /> per descrivere il sollievo dei tedeschi e soprattutto la loro<br /> grandissima<br /> soddisfazione per la fine del regime di Slobodan Milosevic. Una<br /> soddisfazione ampiamente condivisa anzitutto dagli Stati Uniti e dagli<br /> alleati europei. Ma tra questi ultimi � innegabile che la Germania abbia<br /> avuto un ruolo di primissimo piano soprattutto nell�ultimo anno di<br /> eventi a<br /> Belgrado. Senza nulla togliere, ovviamente a quanto fatto dagli altri<br /> europei, a cominciare dall�Italia.<br /> I tedeschi hanno saputo reagire prontamente alla lezione della guerra.<br /> Poco<br /> prima della fine della loro presidenza di turno dell�Ue (gennaio-giugno<br /> 1999), e immediatamente a ridosso della cessazione dei bombardamenti<br /> Nato,<br /> il ministro Fischer ha lanciato l�idea del Patto di stabilit� per<br /> l�Europa<br /> sudorientale, un progetto dell�Unione il cui coordinatore � il tedesco<br /> Bodo<br /> Hombach, gi� ministro della cancelleria a Berlino. La lezione pi�<br /> importante della guerra in Kosovo � ha detto Fischer � � che non si pu�<br /> reagire solo quando � gi� troppo tardi, piuttosto bisogna agire in modo<br /> preventivo con sforzi complessivi, massicci e duraturi in grado di<br /> spezzare<br /> il circolo vizioso di violenza, oppressione e instabilit�.<br /> Il punto per� era che, con Slobodam Milosevic saldamente in sella,<br /> difficilmente si sarebbe ottenuta una stabilizzazione. Questo ovviamente<br /> era chiaro alle cancellerie di tutta Europa e di Washington, ma � alla<br /> Germania che si deve l�iniziativa del Patto e soprattutto il maggiore<br /> sforzo economico e impegno politico tra gli europei: insieme a<br /> Washington,<br /> Berlino � stata in primo piano nel sostegno all�opposizione, un sostegno<br /> indispensabile senza il quale, forse, avremmo nuovamente assistito al<br /> dilagare delle discordie interne che negli anni hanno sempre favorito<br /> Milosevic. Proprio Fischer, insieme alla collega americana Madeleine<br /> Albright, si � fatto promotore di incontri con importanti esponenti<br /> dell�opposizione. Il pi� noto si � tenuto il 17 dicembre 1999 all�Hotel<br /> Intercontinental di Berlino a margine di un incontro del G8. Un incontro<br /> nel quale i due ministri hanno strigliato a dovere i litigiosi<br /> democratici<br /> serbi, mostrando inoltre sfiducia per l�imprevedibile Vuk Draskovic.<br /> Fu nel corso di quelle riunioni che si venne confermando il ruolo<br /> cruciale<br /> di Zoran Djindjic, oggi capo del Partito democratico e gi� uno dei<br /> leader<br /> di Zejedno, la coalizione di opposizione del 1996 e infine ex sindaco di<br /> Belgrado. Djindjic, che conosce personalmente Joschka Fischer, si �<br /> recato<br /> molto spesso in Germania, raramente tornando a mani vuote. Cos�, tanto<br /> per<br /> fare un esempio, � stato in grado di �strappare� due milioni di marchi<br /> di<br /> aiuti dal primo ministro bavarese Edmunci Stoiber. Anche lo scorso<br /> ottobre<br /> era a Berlino per vari giorni. Il suo rapporto con i tedeschi ha ragioni<br /> lontane, biografiche: il sociologo, che parla un buon tedesco colto, �<br /> stato allievo del filosofo J�rgen Habermas; negli anni Settanta ha<br /> vissuto<br /> in Germania. Soprattutto per il mondo germanico, trovare un esponente<br /> politico dei �selvaggi� Balcani in grado di spiegare la situazione in un<br /> tedesco fluente quanto elegante era come trovare un faro nella notte.<br /> Non a caso, sia pure con un pizzico di bonaria ironia, in un recente<br /> ritratto la S�ddeutsche Zeitung chiama Djindjic �il nostro uomo a<br /> Belgrado�. Per noi definirlo, in tutta seriet�, �il manager del<br /> cambiamento�, esprimendo quello che in Germania tutti pensano, a<br /> cominciare<br /> dagli ambienti di governo: �Djindjic�, scrive il quotidiano, �� la testa<br /> dietro la vittoria dell�opposizione. (�) Che sia persona intelligente lo<br /> ha<br /> dimostrato subito prima delle elezioni. Invece di assumere egli stesso<br /> il<br /> ruolo-guida nella coalizione di opposizione Dos, come gli sarebbe<br /> spettato<br /> come capo del dominante Partito democratico, ha lasciato il passo al<br /> fresco<br /> candidato Vojislav Kostunica�. Il quale sembra ai tedeschi quasi una<br /> pallida figura in confronto all�ex sociologo, che �in ogni caso rester�<br /> uno<br /> dei protagonisti della vicenda�. A proposito di Kostunica: i tedeschi<br /> non<br /> sono proprio entusiasti, � chiaro che avrebbero di gran lunga preferito<br /> Djindjic al suo posto: �Il neopresidente�, sostiene ad esempio il<br /> corrispondente per i Balcani della Frankfurter Allgemeine Zeitung,<br /> Matthias<br /> R�b, �� piuttosto francofilo che germanofilo�. Non solo: i tedeschi �<br /> come<br /> del resto gli americani � non sono felici dei tratti nazionalistici di<br /> Kostunica che �potrebbero�, scrive Der Spiegel, �ostacolare un rapido<br /> riavvicinamento con l�Occidente. (�) Questo per� non disturba pi� di<br /> tanto<br /> i tedeschi: quel che conta � che Milosevic sia stato messo fuori gioco�.<br /> Nel loro sostegno all�opposizione, i tedeschi hanno usato la tipica<br /> �arma�<br /> che li caratterizza dal dopoguerra in poi: i soldi. Cos�, ad esempio,<br /> per<br /> quelli che Joschka Fischer ha definito �progetti faro� � anzitutto il<br /> sostegno ai media indipendenti � il ministero degli Esteri di Berlino,<br /> ha<br /> stanziato 1 miliardo e 200 milioni di marchi in quattro anni a partire<br /> gi�<br /> dall�inizio del 2000. Soprattutto, per�, l�aiuto all�opposizione �<br /> arrivato<br /> attraverso la �porta di servizio�, per evitare il rigido divieto di<br /> ricevere aiuti da Stati occidentali imposto dal regime de Belgrado: il<br /> sostegno finanziario alle citt� guidate da sindaci dell�opposizione,<br /> attraverso la formula del gemellaggio (un�idea seguita poi anche da<br /> altri<br /> paesi europei): in questo modo 45 milioni di marchi sono arrivati ai 40<br /> Comuni serbi �ribelli� (vedi carta). Si trattava di far capire alla<br /> gente<br /> che la democrazia �rende�. � stato lo stesso ministro a esortare le<br /> citt�<br /> tedesche a partecipare all�iniziativa � coordinata dall�ex sindaco di<br /> D�ren<br /> Jupp Vosen � garantendo i finanziamenti federali, anche se poi si sono<br /> aggiunti contributi volontari dei sindaci. Alla fine, 16 Comuni tedeschi<br /> (tra cui importanti citt� come Monaco, Colonia, Hannover) hanno aderito<br /> ai<br /> gemellaggi, ai quali si aggiunge quello di vecchia data tra Dortmund e<br /> Novi<br /> Sad. L�effetto � stato quello sperato: le citt� governate<br /> dall�opposizione<br /> in Serbia si riconoscono solo mettendoci piede, niente pi� buche nelle<br /> strade, impianti elettrici funzionanti, fognature in ordine, scuole e<br /> ospedali finalmente riscaldati.<br /> Un�operazione efficiente realizzata attraverso il coordinatore del Patto<br /> di<br /> stabilit� Bodo Hombach, che ha tenuto incontri con i sindaci interessati<br /> nella cittadina ungherese di Szeged, al confine con la Serbia: ogni<br /> borgomastro si � presentato con una lunga lista di beni e infrastrutture<br /> particolarmente urgenti. La Germania avrebbe voluto fare ancora un passo<br /> in<br /> pi�: insieme a Francia e Austria, aveva fatto pressione sugli alleati<br /> occidentali -�gi� nei mesi precedenti al voto del 24 settembre �<br /> affinch�<br /> fossero revocate le sanzioni che colpivano soprattutto la popolazione<br /> (embargo petrolifero e blocco dei voli sulla Jugoslavia). La proposta �<br /> caldamente appoggiata dalla stessa opposizione serba � � fallita<br /> anzitutto<br /> per il rifiuto della Gran Bretagna, ma � stata in parte compensata dal<br /> programma Energy for democracy, con l�invio di combustibile nelle aree<br /> controllate dall�opposizione. Adesso l�afflusso di aiuti economici dalla<br /> Germania � inquadrati nel contesto europeo � proseguir�. Cos� il<br /> ministro<br /> per la Cooperazione allo sviluppo ha stanziato altri 30 milioni di<br /> marchi,<br /> una delegazione ministeriale si � recata sul posto a met� ottobre. Tra<br /> le<br /> prime preoccupazioni dei tedeschi, sul fronte della ricostruzione, � il<br /> ripristino della navigabilit� del Danubio: un corso d�acqua importante<br /> per<br /> l�economia tedesca soprattutto per l�import-export di merci da o per<br /> l�Est<br /> Europa. Gi� nel gennaio scorso, il ministro degli Esteri tedesco si era<br /> impegnato per ottenere un finanziamento dell�Unione Europea per<br /> affrontare<br /> la questione. E il 7 ottobre scorso il governo federale ha annunciato lo<br /> stanziamento di un primo milione di marchi per un fondo internazionale<br /> per<br /> la navigabilit� del Danubio.<br /> Si arriva cos� al terzo grande motivo che ha spinto la Germania a<br /> sostenere<br /> la stabilizzazione dei Balcani e il ricambio democratico in Serbia, che<br /> �<br /> di carattere schiettamente economico. La Germania era il primo partner<br /> commerciale della vecchia Jugoslavia titina. Nel 1990 gli scambi<br /> commerciali con Serbia e Montenegro (che costituiscono l�attuale<br /> Jugoslavia<br /> in forma ridotta) erano dell�ordine di 5 miliardi e 200 milioni di<br /> marchi;<br /> anche per queste due specifiche repubbliche i tedeschi erano i primi<br /> partner. Da allora, per via dell�embargo e della guerra, lo scambio si �<br /> drasticamente ridotto, ma gli imprenditori tedeschi sperano adesso di<br /> poter<br /> rapidamente recuperare. Del resto, la fitta rete di contatti economici<br /> non<br /> � mai del tutto scomparsa, le imprese impegnate da decenni nel<br /> territorio<br /> non se la sono sentita di rinunciare a quanto era stato faticosamente<br /> costruito. Cos� nell�ombra dell�embargo, almeno sul piano personale i<br /> contatti sono rimasti. Non ci siamo mai ritirati del tutto. Si �<br /> discusso<br /> anche di progetti concreti da realizzare dopo la fine delle sanzioni,<br /> dice<br /> Torsten Klette, esperto di Europa orientale del Diht, la Camera<br /> dell�industria e del commercio. E adesso, con la fine del regime di<br /> Milosevic, gli imprenditori si stropicciano letteralmente le mani. Siamo<br /> pronti, - dice ancora Klette � abbiamo gi� una serie di progetti molto,<br /> molto concreti. In primo piano, ovviamente, la ricostruzione : il Diht<br /> valuta in 6 miliardi di marchi gli investimenti complessivamente<br /> necessari<br /> per ripristinare le infrastrutture essenziali e le vie di comunicazione<br /> distrutte dalla guerra. Insomma le occasioni non mancano, tanto pi� che<br /> l�Unione Europea ha stanziato due miliardi di euro per finanziare la<br /> ricostruzione.<br /> Naturalmente, si dovr� vigilare. Berlino ancora non � del tutto<br /> tranquilla<br /> sulla situazione. Cos�, il governo federale ha fatto capire che gli<br /> aiuti<br /> finanziari tedeschi hanno una chiara condizione politica: Milosevic deve<br /> essere definitivamente allontanato dalla politica interna jugoslava.<br /> Quanto<br /> alla sua estradizione, dovr� essere la nuova dirigenza serba a decidere.<br /> Non solo: anche il Montenegro � al contrario della Serbia gi� da mesi<br /> beneficiario di aiuti internazionali � far� bene a non alzare troppo la<br /> testa: per la stabilit� dei Balcani e gli interessi europei un ulteriore<br /> divorzio sarebbe negativo. Non vi � alcun motivo � dicono fonti<br /> governative<br /> � perch� il Montenegro si distacchi dalla Jugoslavia. L�Occidente non<br /> sosterr� forze secessionistiche. Qualcuno vorrebbe ricordare il<br /> frettoloso<br /> riconoscimento da parte tedesca di Croazia e Slovenia nel 1991. Ma<br /> questa �<br /> un�altra storia.<br /> <br /> ---<br /> <br /> Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della<br /> ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):<br /><span title="ireply"> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.tuttinlotta.org">http://www.tuttinlotta.org</a><br /> </span>I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le<br /> opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma<br /> vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al<br /> solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").<br /> Archivio:<br /><span title="ireply"> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.domeus.it/circles/jugoinfo">http://www.domeus.it/circles/jugoinfo</a>    oppure:<br /> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages">http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages</a><br /> </span>Per iscriversi al bollettino:     &lt;<a rel="nofollow" target="_blank" href="mailto:jugoinfo-subscribe@...">jugoinfo-subscribe@...</a>&gt;<br /> Per cancellarsi:                  &lt;<a rel="nofollow" target="_blank" href="mailto:jugoinfo-unsubscribe@...">jugoinfo-unsubscribe@...</a>&gt;<br /> Per inviare materiali e commenti: &lt;<a rel="nofollow" target="_blank" href="mailto:jugocoord@...">jugocoord@...</a>&gt;<br /> Sito WEB (non aggiornato):<br /><span title="ireply"> &gt; <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra">http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra</a><br /> <br /> </span>----------------------------------------------------------------------<br /> PERCHE' ASPETTARE UN'EVENTO PER FARE REGALI! <br /> Vacanze, idee regalo, liste nozze...<br /> tutte le migliori offerte direttamente<br /> nella vostra casella di posta!<br /> <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.domeus.it/ad1602590/valuemail.domeus.it">http://www.domeus.it/ad1602590/valuemail.domeus.it</a><br /> <br /> Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: <a rel="nofollow" target="_blank" href="http://www.domeus.it/info/unsubscribe">http://www.domeus.it/info/unsubscribe</a></div><br />

Subject: LUNGO articolo sul traffico di schiave gestito
dalla mafia albanese
Resent-Date: Fri, 27 Apr 2001 10:32:20 +0200
Resent-From: pck-yugoslavia@...
Date: Fri, 27 Apr 2001 10:41:03 +0200
From: Paola Lucchesi

E' dell' Irish Times (chissa' perche', mah...) e parla del rifugio di
Don
Cesare Lodeserto, la casa Regina Pacis, e del traffico di donne gestito
dalla mafia albanese.

Siccome viene fatto un collegamento fra il "boom" degli ultimi due anni
e
la crisi del Kosovo, lo metto qui anche se le ragazze vittime dei
mercanti
di schiave sono soprattutto Moldave e Ucraine.

Globalizzazione.

I businessman sono albanesi, la "roba" arriva dalle repubbliche
ex-sovietiche, i clienti sono "europei".

Quand'e' che vediamo una bella marcia di solidarieta' per le ragazze di
Chisinau?

paola


------ Forwarded Message
From: Melanie Orhant <morhant@...>
Reply-To: stop-traffic@...
Date: Thu, 26 Apr 2001 08:36:17 -0400
To: stop-traffic@...
Subject: [Stop-traffic] NEWS/REPUBLIC OF IRELAND: REFUGE FROM THE SEX
SLAVE
TRADERS.

14 Apr 01

REPUBLIC OF IRELAND: REFUGE FROM THE SEX SLAVE TRADERS.

Across the 44-mile stretch of water that separates Albania from Italy, a
modern slave trade sees thousands of east European women sold into
enforced
prostitution in the West. Some of these `sex slaves' have now found
safety
in a refuge in the south of Italy run by a remarkable priest. Lara
Marlowe
visits Don Cesare Lodeserto and the women of Casa Regina Pacis

Every young woman at the Casa Regina Pacis has a worst memory. For some,
it
was the moment of realisation, in Romania or Serbia, that her identity
and
freedom had been confiscated, that her dream of escape to the West meant
enslavement. The first rape by a new "owner" is a frequent nightmare; so
are the auctions across eastern Europe where women are sold like cattle.
The Albanians often beat their teenage "property" - and threaten to kill
relatives if they try to escape or betray their tormentors.
The story usually starts in Chisinau, the capital of Moldova, the
poorest
country in Europe. Anna, a tall, black-haired young woman with green cat
eyes and plucked eyebrows, was 17 years old when her mother Svetlana
died
of heart disease in 1997. "My father started drinking," Anna says. She
is a
cheerful soul, but her voice cracks when she talks about her family. Her
father Valeri had been a soldier in the Soviet army, and his job took
the
family to every corner of the former eastern bloc. Grief and inactivity
led
him to vodka. "For four years we couldn't pay the rent or bills. My
father's pension was enough to buy food - nothing else," she says.
Anna fetches an album of family snapshots. These fragments of lost
innocence are the girl's most precious belonging, constantly studied and
shared with the other women she now lives with. Anna opens the book to
her
favourite page, with two black-and-white photos. One shows her father,
still young, with high Slavic cheekbones. "The day I left, he wept and
said: `Maybe you shouldn't go.' He worried the way all fathers do," she
says. The other picture, lovingly trimmed into a silhouette along the
outline of her parents' heads and shoulders, shows Valeri and Svetlana
before she died: a handsome couple, tough, long-suffering former Soviet
citizens. For three years after leaving school, Anna tried to find work
in
Chisinau. As a child, she had dreamed of being a doctor. "But the
problem
was always money," she says, spitting the word out. "Money, money, money
... Life is too hard in Moldova. There is no work. Even if you have a
job,
there is no money to pay your salary. If you work in a shoe factory,
they
pay you with shoes."
Several of Anna's schoolmates decided to leave Moldova for Italy. "I
never
heard from them," she says. "I was willing to do any kind of work, but I
had no idea what was in store for me." Then, in May of last year, an
acquaintance in Chisinau gave Anna the address of a Moldovan woman in
Timisoara, Romania. "When I arrived, there were a dozen girls in that
apartment, most of them Moldovan, a few Ukrainian. We were locked up;
they
took my passport," she says. "The other girls said: `What did you think
was
going to happen? It's just a job - you'll sell yourself when you get to
Italy and you'll make money.' I had trusted the woman in Chisinau.
Nobody
there said anything about prostitution; they talked about working in a
bar
or a restaurant." This modern slave trade has exploded in the two years
since the Kosovo war, with an estimated 120,000 east European women
reaching the west European "market". Yet the EU has so far proved
incapable
of taking a concerted humanitarian approach to the problem. France and
Britain regard the young women as illegal immigrants and criminals
rather
than victims. In a memorandum presented in Paris on April 2nd, a
rapporteur
for the 43-member Council of Europe noted that member-states "have a
hard
time distinguishing between prostitution and trafficking" and that
"certain
members noted that most of the women who engage in prostitution do it
for
financial reasons".
Don Cesare Lodeserto is the balding, bespectacled bear of an Italian
priest
who founded the Casa Regina Pacis. This 40year-old veteran of missions
in
Rwanda, Madagascar and Brazil has quietly, and without preaching
liberation
theology, established what a local politician privately calls "the only
left-wing reception centre in Italy". Don Cesare's native Puglia region
-
"the heel of the boot" - is conservative, and his disregard for
immigration
laws and love for the downtrodden seem revolutionary here. "The poor do
a
great thing - the poor are our salvation," he tells me. By his own
count,
Don Cesare saved 650 Moldovan and Ukrainian women from the Albanian
mafia
last year. "I have spoken to Albanian traffickers," he explains. "They
say:
`I bought this woman. She's my property.' An Albanian policeman told me
he
had two jobs - as a policeman, and buying women to send to Italy as an
investment. The Albanian government built a centre at Shkoder to help
these
women, and the police started selling them."
Don Cesare is angered by those who suggest the young women choose their
fate. "We must throw off the image of the consenting, mercenary girl,"
he
says. "Any form of slavery is vile. Most of them leave home without
knowing. Some know - but knowing doesn't mean wanting. There is such a
thing as deliberate prostitution, but not for the girls from the East."
The
priest set up the Casa Regina Pacis as a reception centre for illegal
immigrants four years ago. Today, 200 refugees of 54 nationalities live
under his supervision. Appalled by the number of Moldovan and Ukrainian
girls who began arriving in 1999, Don Cesare built a special walled
annex
for them. In the West, the fall of the Soviet Union and the 1999 Kosovo
war
were hailed as triumphs, but Don Cesare sees the bitter aftermath of
these
events daily. "Puglia is the border with eastern Europe," he says.
Across
the Straits of Otranto, only 44 nautical miles separate Italy from
Albania.
The 60 women now living in the refuge crossed these waters at the end of
a
forced trek through Romania, Serbia, Montenegro and Albania. The journey
usually takes betwen one and three months, most of it spent in Albania
before the final leap to the West. Although the women were forced to
"service" slave-traders and clients en route, they received no payment.
When you encounter the youngest of them in the sewing workshop or a
bungalow, they look like fragile children, unsmiling Dresden dolls who
will
shatter if spoken to. Don Cesare finds employment for these girls,
caring
for the elderly or working as babysitters or interpreters (Anna now
works
in a pastry shop). He never turns anyone away, and there is no limit on
their stay. Most return home or start a new life after about one year.
The eldest look much harder; many of them became prostitutes to save
their
children back in Moldova. Those in between, like 21-year-old Anna, are
more
talkative. Anna says she has lost the ability to trust anyone, but there
is
something touching in the way she and her friends, Anka and Irina, offer
us
tea and insist on cleaning their rooms before letting us enter. Anka was
a
grocery store cashier in the Ukraine. Both her father and husband took
to
vodka, "like most men in Ukraine", she says. "The money earned was not
for
the family, but for vodka." So Anka saved $600 to buy a French visa in
the
hope of giving a better life to her son.
IRINA is 18 years old. Sitting beneath a Britney Spears poster, with her
wire-rimmed glasses, short brown hair and cross eyes, she looks like a
secondary school student. Irina ran away from home in Chisinau when she
learned she was pregnant by her boyfriend, Igor. "I was sold eight times
in
three months in Albania," Irina says, her hands trembling. "I thought I
was
going to die there." For the first half of her captivity, Irina was
protected by four older Moldovan women who were sold with her. "I was
very
nervous. I didn't eat and I cried all the time," she says. "When the
boss
told me to go with a man, one of the others would say: `She's too young;
I'll go in her place.' I don't know where those four girls are now,
maybe
still in Albania. I think about them all the time." Despite the beatings
Irina endured, her son Eugenio was born healthy last July, one of three
babies now living at the Casa Regina Pacis.
Don Cesare had told me that his greatest joy was "becoming a `papa' 32
times". He praises "my Moldovan ladies" who had the courage to give
birth
to children conceived in rape or prostitution. About 20 little boys have
been named Cesare after him, and at least one Moldovan girl is called
Caesaria. Members of a Moldovan television crew invited to San Foca (in
the
hope that they would spread the word about what happens to girls who
naively head west) joke that Don Cesare will soon be elected president
of
Moldova. In addition to Regina Pacis, he runs a safe house in northern
Italy for young women threatened by the Albanian mafia, and safe houses
in
Moldova and Ukraine to help girls who choose to go home. Don Cesare says
he
relies on providence to supply the Casa Regina Pacis' 10 billion lira
annual budget. Providence takes the form of private donors, the Italian
government, the Vatican and the Italian Bishops' Conference.
While I talk with Anna and Anka, a slightly older woman with a hard face
hangs laundry outside. She wears a backless top and has a prominent
scar,
composed of three parallel red stripes, across her back. "Gigi", the
kind
police inspector who works with Don Cesare, recalled a young woman whose
entire body was covered with cigarette burns. The barbarity of Albanian
traffickers is legendary: everyone here has heard of "owners" who
terrify
rebellious women into submission by showing them severed arms or legs,
or
driving a car over a troublesome girl as an example. From Romania, Anna
followed the well-worn path to Belgrade and the Montenegran capital,
Podgorica, where she was sold to Zef, "a short Albanian with a
disgusting
red face". Before taking her and another young Moldovan woman with him,
Zef
checked that they had no scars on their bodies. The three drove into the
mountains, then walked for half an hour to a car waiting inside Albania.
The women were locked in an apartment for the fourth time. The other
girl
was taken away by a Russian-speaking Albanian woman.
"Albanian women no longer become prostitutes," Don Cesare told me. "They
are the new bosses of the sex trade. More and more, women are the
exploiters." Another Albanian named Victor purchased Anna for 3,000
deutschmarks (�1,208). "I was with him for two weeks," she recalls. "He
said he was 24 years old. He was ugly, with long hair." She shivers as
she
describes him.
Other immigrants wash up on the Puglia coast in overcrowded, rusting
freighters, but the Albanian mafia dispatch their sex slaves in little
speedboats known as scafi. "One night, Victor said he would bring over
the
scafista who was taking us to Italy," Anna continues. "Victor went into
the
kitchen to make coffee and the scafista said to me: `You don't know
anyone
in Italy. I'll give you my phone number. I'll help you.' When he left, I
didn't say anything to Victor. He found the phone number in my wallet
and
he beat me, yelling: `I paid for you and you were going to go with him.'
"
Anna's lower lip split and bled profusely. "If you try to escape and you
go
to the [Albanian] police, they'll sell you again," he told her.
"Then he showed me two bullets," Anna says. "And he said: `I'll find my
pistol and I'll use these to kill you.' " The photo album still sits on
the
table between us. Anna gently pulls the silhouette of Valeri and
Svetlana
from its plastic pocket. "I took this photo of my mother and put it next
to
my heart, because I thought I was going to die," she says.
"Victor demanded to know why, and I told him: `So my mother will see
what
you do to me.' He hit his own head against the wall; he was crazy. He
said:
`I was going to keep you. You were going to work the street for me. Why
did
you take that phone number?' " Anna climbed out of the scafo on the
beach
at Otranto a few nights later. "I was so happy to see the guardia di
finanza waiting for us," she says. Victor was taken to prison, she to
the
Casa Regina Pacis, where she told her story to Don Cesare and the
carabinieri. That was in June 2000. Six months later, Anna testified
against her former "owner" at the tribunal in Lecce.
"When we were still in Albania, Victor told me he would have my whole
family killed if I did that. He had their names and addresses. I'm
afraid
of this still. I don't know how long he will be in prison," Anna says.
Cataldo Motta, the deputy prosecutor in Lecce, who is heading a new task
force against the Albanian mafia, says seven years is the longest any
sex
trafficker spends in an Italian prison. About 100 young women denounced
their "owners" last year - tremendous progress, says Motta. In exchange,
the women are given Italian residence papers. "We arrested about 250
scafisti, but that doesn't take us very far," he says. "The girls are
often
accompanied by their `bosses', so their help is essential. The
relationship
with a priest is different from a policeman or judge. That's why Don
Cesare's help has been so important."
Motta describes the Albanian mafia as "very dangerous and very
intelligent". When the big waves of illegal immigration started in the
late
1990s, "they became the managers, a sort of agency for Albanians, Kurds,
Egyptians, Chinese, Pakistanis, Afghans ...Then their role changed. They
continued to traffic illegal aliens, but they expanded into drugs,
weapons
and prostitution. Today in Italy, Albanians have almost exclusive
control
over the prostitution of east European girls. They annihilated the
Calabrese Ndrangheta, who ran prostitution in Lombardy and the
Piedmont."
But sometimes the mafiosi co-operate, as shown by the arrest in Italy
this
week of 105 men from Albania, the N`drangheta and the Sicilian Camorra.
The
suspects are accused of working together in the sex slave trade.
Don Cesare is protected by eight bodyguards at the Casa Regina Pacis,
and
by three during his forays outside. When he goes on walks to meditate,
the
priest asks his escorts to keep their distance. One evening this winter,
two Albanians approached Don Cesare in the woods near the centre, and
ordered him at gunpoint to go with them. "They said I had to `restore
the
property of the Albanians'. They wanted a girl who had sent 17 Albanians
to
prison. The carabinieri sealed off the area and three hours later they
freed me," he says. It is late afternoon as I accompany Don Cesare
around
his small kingdom in the Casa Regina Pacis. In the illegal immigrants'
quarter, Kurdish, Arab and African men rise as he passes. "Don Cesare,
we've missed you. Where have you been?" one shouts.
Outside, a Romanian girl with black hair and blue eyes, baggy jeans and
a
Walkman, sits crying on a bench. "Christina, what's the matter?" Don
Cesare
asks tenderly. Christina is to leave the following day to visit her
family
in Bucharest (Don Cesare pays for each young woman to visit her family
once
a year). "I'm afraid my fiance will forget me," the Romanian girl cries.
"Don't worry," Don Cesare chides. "We'll find another when you come
back."
Don Cesare never talks to the refugees and former prostitutes about
religion. A tiny cross at the neck of his jumper is the only sign of his
vocation, and there are no religious symbols or chapel at Regina Pacis.
But
the parallel with Mary Magdalene is blatant.
"The Gospel says the prostitute will precede you to heaven," Don Cesare
tells me. "So I cast my lot with them, because I want to arrive just
behind
them." Don Cesare Lodeserto can be reached by e-mail at
donce(at)tiscalinet.it. Website: www.reginapacis.org.
IRISH TIMES 14/04/2001 P60
--
Melanie Orhant
Stop-Traffic Moderator


STOP-TRAFFIC is an open, facilitated, international electronic list
funded by the Women's Reproductive Health Initiative of the Program
for Appropriate Technology in Health. Stop-Traffic addresses human
rights abuses associated with trafficking in persons for forced
labor, servitude and slavery around the world, such as in forced
factory labor, domestic servitude, forced prostitution, forced
agricultural labor and other forms of forced labor. The list
maintains a strong emphasis on public health issues associated with
trafficking, which affects the physical safety, health and well-being
of millions of women, men and children worldwide.

WWW.STOP-TRAFFIC.ORG
_______________________________________________
Stop-traffic mailing list
Stop-traffic@...
http://fpmail.friends-partners.org/mailman/listinfo.cgi/stop-traffic

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Per inviare materiali e commenti: <jugocoord@...>
Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

----------------------------------------------------------------------
I gruppi di discussione + interessanti e divertenti!
Le liste + calde!! Il meglio di Domeus!!!
Iscriviti a listparade-subscribe@...
e visita il sito del momento:
http://www.domeus.it/ad1594390/www.listparade.it

Se vuoi cancellarti da questo gruppo, clicca qui: http://www.domeus.it/info/unsubscribe