Informazione


Spoštovani, vljudno vabljeni na predstavitev knjige, ki jo je napisal Federico Tenca Montini: Fenomenologia di un martirologio mediatico (Kappa Vu, 2014), ki bo v petek, 21. marca 2014, ob 17.15, v prostorih Novinarskega krožka v Trstu (Corso Italia 13). 
Poleg avtorja bodo sodelovali prof. Jože Pirjevec, Sandi Volk in Gorazd Bajc. Dogodek bo moderirala Claudia Cernigoi
Delo analizira politično in medijsko rabo tematike “fojb” od začetka devetdestih let do danes.


La S.V. è gentilmente invitata alla presentazione del libro di Federico Tenca Montini: Fenomenologia di un martirologio mediatico (Kappa Vu, 2014), che si terrà venerdì 21 marzo, alle ore 17.15 presso la sala del Circolo della Stampa di Trieste (Corso Italia 13). 
Oltre all'autore interveranno il prof. Jože Pirjevec, Sandi Volk e Gorazd Bajc. L'incontro verrà coordinato da Claudia Cernigoi
Il volume analizza l'uso politico e mediatico del tema della foibe dagli anni Novanta a oggi. 



Il libro, adattamento di una tesi di laurea, analizza l'importanza del tema delle foibe nelle dinamiche politiche e identitarie del nostro Paese negli ultimi 30 anni, in particolare riferimento alla fiction "Il cuore nel pozzo", all'incidente diplomatico con la Croazia nel 2007 e al concerto dei tre Presidenti del 2010. Vi è pure un accenno allo spettacolo teatrale "Magazzino 18".

L'autore, Federico Tenca Montini (classe 1984) si è laureato in sociologia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. 
Ha studiato presso la Facoltà di Filosofia e quella di Scienze Sociali dell’Università di Lubiana e ha frequentato corsi avanzati di slavistica per stranieri presso quella di Zagabria. Ha collaborato con l’Ambasciata d’Italia in Montenegro (Podgorica).





Scarica la presentazione dell'iniziativa in formato PDF (1,1Mb): https://www.cnj.it/INIZIATIVE/namoreconamore/2014/NaMoreConAmore2014.pdf

"nA More Con AMore"
2a edizione! (anno 2014)


“NA MORE CON AMORE” vuol dire “al mare con amore” ed infatti anche quest’anno, dopo tanta pioggia e altrettanti bellissimi arcobaleni, immortalati dai nostri scatti estemporanei, stiamo già pensando al mare, al sole ed a nuovi momenti di vacanza. Riproponiamo questa iniziativa di ospitalità estiva, che ci sta molto a cuore, con i bambini provenienti dalla regione jugoslava del Kosovo, in particolare con gli studenti della Scuola Primaria "Sveti Sava", provenienti da famiglie serbe residenti nel villaggio di Jasenovik, nella municipalità di Novo Brdo.
Le associazioni di volontariato “Non bombe ma solo caramelle Onlus” e “Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus” ci aiuteranno in tutto ciò, insieme ad altri, amici e conoscenti preziosi e sensibili a queste iniziative.

Contiamo di accogliere un nuovo piccolo gruppo (fino a 9 ospiti) di età compresa tra i 10 e i 12 anni, che saranno accompagnati dalla loro insegnante Valentina Ristić, partecipe della scorsa edizione. Il soggiorno dei ragazzi è previsto per fine giugno, sempre nella località di mare Santa Severa (provincia di Roma), dove verrà messa a disposizione a titolo volontario una struttura privata, adeguata per ospitare il gruppo. I bambini potranno svolgere attività balneare e culturale nell’ambito di un programma di visite sul territorio e su Roma, che verrà presto dettagliato e speriamo ancora più ricco dello scorso anno. Parteciperanno all’iniziativa ragazzi ritenuti anche bravi studenti, che non presentano gravi problemi di salute in termini di idoneità a sostenere il viaggio.
Ricordiamo che il villaggio di Jasenovik e la sua scuola rappresentano una piccola realtà, con non più di 150 abitanti che vivono spesso ai limiti della povertà, della sussistenza, della frugalità, ma soprattutto con un marcato isolamento territoriale, istituzionale e sociale. Condizioni che derivano da un percorso storico molto travagliato, fatto di ingerenze internazionali, di bombe e continue strumentalizzazioni politico-religiose, che oggi non sembra possa trovare la miglior soluzione ai suoi problemi in una Comunità Europea tormentata e vessatrice, a cui tendono il governo di Belgrado ma anche le autorità di Pristina che stanno svuotando il Kosovo della presenza serba, danneggiando la preesistente multiculturalità e laicità, sempre più minate da nazionalismo insano e derive estremiste. 

L’iniziativa pertanto, anche in virtù dei positivi riscontri della scorsa esperienza, sarà finalizzata in parte alla ricreazione dei ragazzi ed in parte allo scambio sociale e culturale. L’auspicio resta quello della creazione di relazioni tra comunità, la reciproca conoscenza, a beneficio e come occasione di crescita psico-fisica soprattutto per i minori coinvolti. Sperando ciò possa in qualche modo contribuire alla serenità dei ragazzi e servire da stimolo per la loro vita in una realtà difficile, che ci proponiamo sempre di far conoscere secondo una rappresentazione più vera, più onesta e dignitosa per loro e non più comoda per noi.

Abbiamo stimato un costo per l’iniziativa pari a circa 2.200 euro (costo della scorsa edizione: 2.108 euro). Dipenderà soprattutto dalle spese di viaggio, ancora da definire. Partiamo con un minimo di disponibilità economica pari a 550 euro (residuo della scorsa edizione e ricavato per mercatino casalingo).
Con l’aiuto e la partecipazione di volontari, potremo assicurare anche il vitto per il periodo a costi contenutissimi. Abbiamo però bisogno di raccogliere ulteriori fondi e quindi, per chi può e vuole, è possibile sottoscrivere per l’iniziativa utilizzando le seguenti coordinate:


CONTO BANCOPOSTA n. 88411681 intestato a JUGOCOORD ONLUS, Roma
(IBAN:  IT 40 U 07601 03200 000088411681)
causale: na more con amore


oppure via PayPal a beneficio di jugocoord @ tiscali.it , causale: na more con amore
(attenzione! i trasferimenti di denaro via Paypal sono soggetti a commissioni salate!)

Avrete in omaggio una piccola pubblicazione bilingue di racconti “paSsione roSso Serbia”, inedita.

Per qualsiasi informazione in più o chiarimenti sulle modalità di sottoscrizione:

Samantha Mengarelli, e-mail:  n a m o r e c o n a m o r e @ g m a i l . c o m


Vi aggiorneremo sul programma e sugli sviluppi dell’iniziativa. 

Grazie per l’attenzione, un caro saluto

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus
Non Bombe ma Solo Caramelle - onlus
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Altre informazioni, inclusi i materiali della edizione 2013, alla pagina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/NaMoreConAmore.htm


(srpskohrvatski / italiano)


GIUSTO PERCHÉ SI SAPPIA DA QUANDO È STATO PIANIFICATO CHE COSA


"La forza della Russia può essere insidiata soltanto attraverso la separazione dell'Ucraina.
Quelli che vogliono che ciò accada, non solo devono dividerle, ma devono mettere l'Ucraina contro la Russia, insanguinare le due parti dello stesso popolo e assistere a come il fratello uccide il fratello. Per realizzare questo, devono individuare ed istruire traditori nel seno dell'élite nazionale, e con il loro aiuto cambiare la coscienza di una parte del popolo a tal punto che essa aborrisca tutto quanto è russo, aborrisca la propria stessa stirpe, senza nemmeno che se ne renda conto. Il resto lo farà il tempo."

Otto Von Bismarck (1815-1898), cancelliere tedesco.


TEK DA SE ZNA ODKADA SE ŠTA PLANIRA


"Снага Русије може бити поткопана само ако се од ње одвоји Украјина.
Они који желе то да ураде, не само да их морају одвојити, већ Украјину морају супротставити Русији, закрвити два дела једног народа и гледати како брат убија брата. Да би то остварили потребно је пронаћи и одгојити издајнике међу националом елитом и уз помоћ њих изменити самосвест једног дела великог народа до таквог нивоа да мрзе све руско, да мрзе свој род, а да то ни не знају. Остало ће учинити време."

Oto fon Bizmark (1815-1898) - nemački kancelar.

(Izvor: РЕПУБЛИКА СРПСКА КРАЈИНА - ВЛАДА И СКУПШТИНА У ПРОГОНСТВУ




Srbija: Stav levičare i antifašiste prema izborima

1) Stav SUBNOR-a
2) Stav NKPJ-e
3) Stav KOMUNISTA SRBIJE


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Избори

Објављено 14. фебруар 2014. | Од СУБНОР

ИСТРАЈАЋЕМО У СВОЈОЈ БОРБИ

Председништво СУБНОР-а Србије усвојило је ставове поводом избора у држави. И упутило на увид чланству како ће се понашати организација тим поводом.

Природа политичког живота Србије

Партије (странке) су идеолошко-политичке творевине. Свој идеолошко-политички прилаз друштвеној средини конституишу у својим програмима који су израз и  сврха постојања партије. Основни циљ је освајање власти или учешће у власти да би помоћу власти оствариле свој програм. У питању је утицај на друштво и промене у друштву помоћу државе и државне власти.

Флуидност или недостатак програма мења идејно-политичку природу борбе странке за власт и само поседовање власти. Вршење власти се претвара у функцију интереса појединца, групе или интереса партијске елите.

Анализа постојећих програма, показује да партије имају формално овај документ, да се они међусобно не разликују, да нема идеолошко-политичке профилисаности и да их се партије не придржавају, због чега нема разлике између партија, свака са сваким може и у власти и у опозицији. Постоје неприродне везе које су израз непостојања идеолошко-политичког профила партије, што мења њихов карактер и циљ борбе за власт.

У програмима партија нема ни помена о антифашистичкој прошлости и радничкој класи и сељаштву као друштвеној снази. Неке партије за основ свога постојања имају српско квислинштво и колаборацију са фашистичким окупатором.

Партије не нуде кроз програм визију која је дугорочо виђење изградње друштва за које се боре. Није довољно рећи капиталистичко друштво већ какво капиталистичко друштво. У први план партије истичу личност и обећања решавања друштвених проблема које су својим деловањем у власти створиле, као што су криминал, корупција, пљачка, сиромаштво, незапосленост, заустављање привредног суноврата и криминализације друштва,  успостављање покиданих веза са светом, социјално-здравствену заштиту и друго, дакле отклањање оних проблема које су оне створиле као актери власти, и ти проблеми настали њиховим деловањем,   јер у нормалном друштву они не могу у овом обиму ни да постоје.

Постојеће партије немају изложену дугорочну визију изградње једног друштва за коју подршку траже од бирача. Траже да им се поново повери власт  да би разрешили проблеме које су као актери власти створили, јер су све биле део власти без обзира у којој структури и комбинацији. Обећања дата бирачима у време изборне кампање се не испуњавају у пракси. На жалост у њих нико озбиљан не верује.

Понашање СУБНОР-а у изборном процесу

Стање у политичком животу указује да партије нису профилисане идејно-политички и визионарски већ циљно (власт по сваку цену).

Испред партија не иду програми већ личности које говоре о текућим проблемима и опредељењима (нема визије) и разрешавању проблема који су довели земљу у колапс.

Партије од којих је СУБНОР очекивао и у које је веровао разочарале су нас, од осталих нисмо ништа ни очекивали.

Нисмо страначки-партијски опредељени. Све ово обавезује СУБНОР да се држи статутарних опредељења и истраје у својој страначкој неопредељености .

Прихватамо народну вољу и признајемо, поштујемо и подржавамо власт коју народ изабере и поклони поверење.

Сваки члан СУБНОР-а по својој вољи гласа или не гласа, излази или не излази на изборе, у своје лично име а не СУБНОР-а, учествује на скуповима политичких партија, понаша се сходно свом идеолошко-политичком опредељењу и личном односу према опцијама, кандидатима и представљеном  програму партије за чије се остваривање наводно боре.

На овим изборима не очекујемо идеолошко-политичко супротстављање партија, свака може са сваком у власти и опозицији с обзиром на њихов недефинисан политички и идеолошки профил и програм.

У личном опредељењу мислимо да треба поћи од стварног а не декларативног односа појединаца и партије према СУБНОР-у, антифашизму, доприносу партизанског НОП победи и ослобођењу земље од фашистичких окупатора, доприносу Народно-ослободилачке борбе победи над фашизмом и односу према традицији партизанске борбе против фашистичких окупатора, националних квислинга и сарадника  окупатора.

Посебно треба подржати политичке личности без обзира на политичку опцију које су антифашистички опредељене, поштују партизанску борбу за слободу и доприносе да СУБНОР као организација остварује своје циљеве, помажу и поштују опредељења за чије се остваривање СУБНОР залаже, без обзира на њихову партијску припадност – битна је антифашистичка провенијенција – припадност антифашизму и позитиван однос према СУБНОР-у.

То треба да буде мера и наш однос у изборима који се одржавају. Гледати шта раде а не шта говоре.

Организација СУБНОР-а не може да буде база за изборно промовисање ни једне политичке опције ни на једном нивоу организовања.

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Писмо Председнику Републике

Објављено 19. фебруар 2014. | Од СУБНОР

МИ ЋЕМО ТАКО НА ИЗБОРЕ

Поводом изборне кампање у току у нашој држави, СУБНОР Србије се, на основу става Председништва организације, одлучио на који начин треба да поступа чланство.

У исто време дошло се до закључка да о томе треба, поред свих општинских и осталих одбора СУБНОР-а у Србији, обавестити и широку јавност и, посебно, Председника Републике.

Председник СУБНОР-а Србије, проф.др Миодраг Зечевић, упутио је писмо Председнику Републике Србије Томиславу Николићу, у коме говори, поред тога како ће дејствовати борачка организација, о управо донетим одлукама Владе Републике Србије које дубоко задиру и у делатност и даљи опстанак непрофитне и нестраначке организације која баштини антифашизам у нашој држави и у свету.

Писмо Председнику Републике објављујемо у целини.

„Уважени господине Председниче,

после нашег летошњег сусрета, између два славна датума антифашистичке борбе у Србији, остали смо у уверењу да се прошлост и историјска истина неће мењати по идеолошкој, партијској и накнадној групној вољи. У међувремену су и поједини високи државни функционери, међу њима дакако и Ви, јавно потврђивали како је антифашизам трајна одредница државе Србије која јесте и мора да буде поносна на свој допринос у сламању фашизма у Другом светском рату. Речи се, на жалост, доста разликују од праксе.

Ми вам се, господине Председниче, не обраћамо с молбом за помоћ (а било је, сећате се, у разговору и баш Ваше иницијативе у том погледу), већ у жељи да обавестимо, као председника свих грађана, о ставу у изборном процесу за сваког респектабилне организације која има преко 100.000 чланова.

СУБНОР Србије је нестраначка организација и у изборима у свим срединама неће бити полигон ни за кога. Наши чланови ће се опредељивати, уколико желе, према личним проценама, али ће, дајући глас, водити рачуна и о томе колико је која изборна листа наклоњена управо СУБНОР-у као баштинику славне наше прошлости.

У прилогу Вам, слободни смо, достављамо и званичан став Председништва Субнора Србије о понашању у изборном поступку.

Желимо да Вас, господине Председниче Републике Србије, обавестимо и о томе да је Влада најновијом уредбом укинула законски одређену репрезентативност и представљање програма и на тај начин поништила даљу могућност досадашњег начина финанисрања организација попут СУБНОР-а Србије. Упућивање на конкурсе, о којима одлучују неке тројке, дају шансу за опстанак, али значи и индиректно затварање врата и онемогућавање рада непрофитних али сигурно изузетно корисних и масовних организација.

Није нам позната (угледни смо чланови неколико регионалних и две светске изузетно признате организације бораца) ни једна држава са антифашистичком традицијом, посебно у Европи, која се тако лишава поносне прошлости и спречава делатност на домаћем и међународном плану.

Примите, господине Председниче Републике, наше поздраве“ – стоји у писму које је председнику Томиславу Николићу упутио проф. др Миодраг Зечевић, председник  СУБНОР-а Србије.

СТАВ ПРЕДСЕДНИШТВА СУБНОР-а СРБИЈЕ О ИЗБОРИМА МОЖЕТЕ ПРОЧИТАТИ НА ОВОМ ПОРТАЛУ ПОД НАСЛОВОМ „ИСТРАЈАЋЕМО У СВОЈОЈ БОРБИ“

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Избори (2)

Објављено 3. март 2014. | Од СУБНОР

ОВАКО ЋЕМО  НА  ГЛАСАЊЕ

Председништво СУБНОР-а Србије усвојило је ставове поводом избора у држави. И упутило на увид чланству како ће се понашати организација тим поводом.

Природа политичког живота Србије

Партије (странке) су идеолошко-политичке творевине. Свој идеолошко-политички прилаз друштвеној средини конституишу у својим програмима који су израз и  сврха постојања партије. Основни циљ је освајање власти или учешће у власти да би помоћу власти оствариле свој програм. У питању је утицај на друштво и промене у друштву помоћу државе и државне власти.

Флуидност или недостатак програма мења идејно-политичку природу борбе странке за власт и само поседовање власти. Вршење власти се претвара у функцију интереса појединца, групе или интереса партијске елите.

Анализа постојећих програма, показује да партије имају формално овај документ, да се они међусобно не разликују, да нема идеолошко-политичке профилисаности и да их се партије не придржавају, због чега нема разлике између партија, свака са сваким може и у власти и у опозицији. Постоје неприродне везе које су израз непостојања идеолошко-политичког профила партије, што мења њихов карактер и циљ борбе за власт.

У програмима партија нема ни помена о антифашистичкој прошлости и радничкој класи и сељаштву као друштвеној снази. Неке партије за основ свога постојања имају српско квислинштво и колаборацију са фашистичким окупатором.

Партије не нуде кроз програм визију која је дугорочо виђење изградње друштва за које се боре. Није довољно рећи капиталистичко друштво већ какво капиталистичко друштво. У први план партије истичу личност и обећања решавања друштвених проблема које су својим деловањем у власти створиле, као што су криминал, корупција, пљачка, сиромаштво, незапосленост, заустављање привредног суноврата и криминализације друштва,  успостављање покиданих веза са светом, социјално-здравствену заштиту и друго, дакле отклањање оних проблема које су оне створиле као актери власти, и ти проблеми настали њиховим деловањем,   јер у нормалном друштву они не могу у овом обиму ни да постоје.

Постојеће партије немају изложену дугорочну визију изградње једног друштва за коју подршку траже од бирача. Траже да им се поново повери власт  да би разрешили проблеме које су као актери власти створили, јер су све биле део власти без обзира у којој структури и комбинацији. Обећања дата бирачима у време изборне кампање се не испуњавају у пракси. На жалост у њих нико озбиљан не верује.

Понашање СУБНОР-а у изборном процесу

Стање у политичком животу указује да партије нису профилисане идејно-политички и визионарски већ циљно (власт по сваку цену).

Испред партија не иду програми већ личности које говоре о текућим проблемима и опредељењима (нема визије) и разрешавању проблема који су довели земљу у колапс.

Партије од којих је СУБНОР очекивао и у које је веровао разочарале су нас, од осталих нисмо ништа ни очекивали.

Нисмо страначки-партијски опредељени. Све ово обавезује СУБНОР да се држи статутарних опредељења и истраје у својој страначкој неопредељености .

Прихватамо народну вољу и признајемо, поштујемо и подржавамо власт коју народ изабере и поклони поверење.

Сваки члан СУБНОР-а по својој вољи гласа или не гласа, излази или не излази на изборе, у своје лично име а не СУБНОР-а, учествује на скуповима политичких партија, понаша се сходно свом идеолошко-политичком опредељењу и личном односу према опцијама, кандидатима и представљеном  програму партије за чије се остваривање наводно боре.

На овим изборима не очекујемо идеолошко-политичко супротстављање партија, свака може са сваком у власти и опозицији с обзиром на њихов недефинисан политички и идеолошки профил и програм.

У личном опредељењу мислимо да треба поћи од стварног а не декларативног односа појединаца и партије према СУБНОР-у, антифашизму, доприносу партизанског НОП победи и ослобођењу земље од фашистичких окупатора, доприносу Народно-ослободилачке борбе победи над фашизмом и односу према традицији партизанске борбе против фашистичких окупатора, националних квислинга и сарадника  окупатора.

Посебно треба подржати политичке личности без обзира на политичку опцију које су антифашистички опредељене, поштују партизанску борбу за слободу и доприносе да СУБНОР као организација остварује своје циљеве, помажу и поштују опредељења за чије се остваривање СУБНОР залаже, без обзира на њихову партијску припадност – битна је антифашистичка провенијенција – припадност антифашизму и позитиван однос према СУБНОР-у.

То треба да буде мера и наш однос у изборима који се одржавају. Гледати шта раде а не шта говоре.

Организација СУБНОР-а не може да буде база за изборно промовисање ни једне политичке опције ни на једном нивоу организовања.


=== 2 ===

VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=lzT95hU17F8

BOJKOT IZBOR VEĆINE - NKPJ


09/mar/2014

BOJKOTUJ IZBORE ZAKAZANE ZA 16. MART

Zato što je bojkot izbor većine koja ne veruje izbornom cirkusu koji će se okončati isključivo u korist manjine.

Zato što su na snazi diskriminatorski zakoni o političkom delovanju kojima je trenutno onemogućeno da se na izborima pojavi autentična radnička partija, partija radnog naroda, partija većine.

Zato što su izbori neregularni, pa čak i neustavni.

Zato što svi znamo da ni jedna od partija koje se kandiduju neće uraditi ništa kako bi ogromna većina nas živela bolje.

Zato što na izborima nema manjeg zla, sve partije koje se kandiduju, suštinski zastupaju samo domaći i strani kapital i njegove interese, t.j. zastupaju samo interese parazitske eksploatatorske klase.

Zato što je važno da našim ne izlaskom na birališta izrazimo moćan stav da su izbori poraz lažne demokratije vladajuće eksploatatorske klase kojoj poručujemo da nam je dosta njihovih reformi, njihovog lažnog patriotizma, njihovih evroatlantskih integracija.

Zato što je bojkot pobeda većine.

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(Contestazioni dei militanti NKPJ al dibattito pre-elettorale
I militanti hanno fatto appello al boicottaggio, spiegando che l'accesso alle elezioni è impedito alle forze che non dispongono dei 50mila euro per parteciparvi)

26.02.2014 21:03

Debata političara u senci negodovanja komunista

Predstavnici više stranaka debatovali su večeras o odgovornosti političara, obećanjima datim biračima na prethodnim izborima i planovima kako će rešiti probleme nezaposlenosti u Srbiji, ali je skup obeležio i protest članova Nove komunističke partije Jugoslavije.


POBEDA KOMUNISTIČKE ARGUMENTACIJE NA BURŽOASKOJ IZBORNOJ DEBATI

Aktivisti Nove komunističke partije Jugoslavije (NKPJ) i Saveza komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) u sklopu anti-izborne kampanje posetili su u sredu 26. februara debatu buržoaskih političkih partija u organizaciji „Istinomera“ i tom prilikom izrazili revolt zbog neregularnih izbora i diskriminatorskih izbornih zakona u Srbiji uperenih protiv autentičnih predstavnika radnog naroda, komunista.

http://www.nkpj.org.rs/clanci-la/clanak_id=95.php


=== 3 ===


КОМУНИСТИ СРБИЈЕ ПОЗИВАЈУ НА БОЈКОТ ИЗБОРА

            Пред грађанима Србије су, 16. марта. 2014 године, парламентарни и локални избори у Београду. Комунисти Србије ни овога пута, као ни на бројним предходним изборима после увођења вишепартијског система, не виде ни једну политичку странку или партију која је својим досадашњим радом заслужила поверење осиромашених и понижених грађана Србије. Напротив, све што су поменуте странке и партије у протеклих двадесетак и нешто година урадиле, имало је за резултат тотални привредни колапс изазван, пре свега, пљачкашком приватизацијом, служењем страним господарима и њиховим геополитичким и економским интересима. Социјална политика, као и све друге области живота доведене су у стање потпуног безнађа.
            Није никакво чудо што у садашњој предизборној кампањи политичке странке својим новим лажним обећањима не нуде ништа што би улило макар мало наде осиромашеним и пониженим слојевима друштва. Заправо, такво стање код грађана изазива апатију, па чак и одвратност, када слушају те наше „усрећитеље“ који увек изнова, критикујући своје наводне политичке противнике, причају приче које смо већ чули небројено пута. То произилази из чињенице да су све политичке странке и партије само модалитети једне те исте алтернативе чији је темељ капитализам, који се у условима Србије испољава као дивљи либерални капитализам најгоре врсте.
            Република Србија, као и све друге некадашње републике СФРЈ, представља само марионету којом доминантно управљају САД и неколико водећих земаља ЕУ. Оно мало привреде што нам је преостало, после свих привредних суноврата, све више служи мултинационалним компанијама, страним и домаћим капиталистима и тајкунима. О суверенитету Србије нема смисла ни говорити, јер је стање угрожености територијалног интегритета и суверенитета већ одавно достигло забрињавајуће размере.
            Социјалну ситуацију и општу друштвену климу карактеришу све нижи животни стандард, робовски положај радничке класе, енормна незапосленост која највише угрожава младе и школоване људе, пораст криминала и насиља, опседнутост већине грађана егзистенцијалним проблемима и борбом за голо преживљавање. Сиромаштво и глад су достигли такве размере да народне кухиње и контејнери, за један број грађана, представљају једини спас, а ситуација је из дана у дан све гора и гора. Громогласна медијска кампања о борби против криминала и корупције служи само као још једно замазивање очију грађанима Србије, јер судећи по бројним досадашњим лажним обећањима постоји оправдани страх грађана да ће и ова борба остати само празна прича.
 ПОСТОЈИ ЛИ ИЗЛАЗ ИЗ САДАШЊЕГ СТАЊА?
            Већ смо истакли да све политичке странке, владајуће и опозиционе, представљају само модалитете једне те исте алтернативе, чији темељи су капиталистички друштвено-економски односи, који стално репродукују неправду, неједнакост, поделу на експлоататоре и експлоатисане, на мали број безобразно богатих и све већи број незапослених, сиромашних и гладних.
            Једина алтернатива која омогућава излаз из садашњег катастрофичног стања у коме се Србија налази јестерушење капитализма и обнова социјализма ослобођеног грешака из прошлости. Јер, капитализам се не може поправљањем, што предлажу псеудолевичарске социјалдемократске странке, претворити у социјално праведно и хумано друштво. То може бити само социјализам ослобођен грешака из прошлости.
 КО ТРЕБА ДА ПРЕДВОДИ БОРБУ ЗА ДРУШТВЕНИ ПРЕПОРОД СРБИЈЕ?
            Убедљива већина грађана Србије је незадовољна постојећим стањем, не само због драстичног пада животног стандарда, већ и због бројних проблема и облика неправде и неједнакости у сви другим областима живота. Кључно је питање како то незадовољство већине грађана каналисати у организовану политичку снагу и које су то друштвене снаге које то треба да ураде. Поставља се и питање могу ли масе незадовољних, експлоатисаних и обесправљених изнедрити нову политичку и друштвену авангарду која би осмислила и организовала прогресивне снаге друштва у борби за заустављање безнађа у коме се Србија налази већ деценијама и која би поставила темеље за социјалистички преображај.
 ГДЕ СУ КОМУНИСТИ У ОВОЈ ПРИЧИ?
            Пре одговора на постављено питање најпре треба утврдити разлику између КОМУНИСТА И КОМУЊАРА.Најједноствније речено, комуњаре су они бивши чланови СКЈ, од којих је значајан број заузимао партијске и државне функције, као и руководећа места у привреди и ванпривреди за време СФРЈ, који су „продали веру за вечеру“ и зарад властитих интереса, отворено или прикривено, прешли на страну буржоаских партија. Постоји једна група бивших чланова СКЈ који су се уплашили и пасивизирали, па сада чувају раније стечене привилегије и из прикрајка гледају шта се дешава у Србији. И њима добро пристаје епитет комуњаре. Ако би комунистима кренуло на боље, вероватно би се комуњаре опет нудиле за руководиоце.
             БЛОК УГРОЖЕНИХ ДРУШТВЕНИХ СЛОЈЕВА ТРЕБА ДА ПРЕДВОДЕ КОМУНИСТИ, који су остали верни идејама револуционарног марксизма-лењинизма и који су спремни да се боре за социјализам ослобођен грешака из прошлости, а не социјалдемократска псеудолевица, која и данас игра улогу „Тројанског коња“ у радничком покрету.
            Нажалост, односи међу комунистичким партијама и удружењима у Србије нису добри и влада велика разједињеност, што збуњује грађане који су наклоњени комунистима. То је један од врло значајних проблема што конституисање респектабилне комунистичке авангарде, која би требало да предводи угрожене слојеве друштва у класној борби, иде недопустиво споро. Зато је данас императив од кога зависи да ли ће и када већина гладних и незадовољних добити своју авангарду, која ће их предводити у борби за праведније и хуманије друштвене односе.
            Најважнији задатак пред којим се данас налазе комунистичке и радничке партије и удружења у Србији, јесте да очисте своје редове од лажних комуниста и фолираната, уједине снаге и јасно се разграниче са свим модалитетима деснице и социјалдемократске псеудолевице. Само тако могу постати препознатљиви на јавној политичкој сцени, остваривати значајан утицај на друштвене токове и добити подршку осиромашених и угрожених. Такав развој догађаја би резултирао омасовљењем комунистичких редова, повећањем њихове акционе способности и остварењем добрих резултата на неким следећим изборима.
             Комунисти Србије позивају чланство, симпатизере и све грађане Србије да БОЈКОТУЈУ предстојеће изборе и тиме искажу свој јасан политички став о стању у земљи и о неопходности да се оно мења.
 
Београд, 21. фебруара. 2014 године.                    КОМУНИСТИ СРБИЈЕ
 
 KOMUNISTI SRBIJE POZIVAJU NA BOJKOT IZBORA
          Pred građanima Srbije su, 16. marta. 2014 godine, parlamentarni i lokalni izbori u Beogradu. Komunisti Srbije ni ovoga puta, kao ni na brojnim predhodnim izborima posle uvođenja višepartijskog sistema, ne vide ni jednu političku stranku ili partiju koja je svojim dosadašnjim radom zaslužila poverenje osiromašenih i poniženih građana Srbije. Naprotiv, sve što su pomenute stranke i partije u proteklih dvadesetak i nešto godina uradile, imalo je za rezultat totalni privredni kolaps izazvan, pre svega, pljačkaškom privatizacijom, služenjem stranim gospodarima i njihovim geopolitičkim i ekonomskim interesima. Socijalna politika, kao i sve druge oblasti života dovedene su u stanje potpunog beznađa.
            Nije nikakvo čudo što u sadašnjoj predizbornoj kampanji političke stranke svojim novim lažnim obećanjima ne nude ništa što bi ulilo makar malo nade osiromašenim i poniženim slojevima društva. Zapravo, takvo stanje kod građana izaziva apatiju, pa čak i odvratnost, kada slušaju te naše „usrećitelje“ koji uvek iznova, kritikujući svoje navodne političke protivnike, pričaju priče koje smo već čuli nebrojeno puta. To proizilazi iz činjenice da su sve političke stranke i partije samo modaliteti jedne te iste alternative čiji je temelj kapitalizam, koji se u uslovima Srbije ispoljava kao divlji liberalni kapitalizam najgore vrste.
            Republika Srbija, kao i sve druge nekadašnje republike SFRJ, predstavlja samo marionetu kojom dominantno upravljaju SAD i nekoliko vodećih zemalja EU. Ono malo privrede što nam je preostalo, posle svih privrednih sunovrata, sve više služi multinacionalnim kompanijama, stranim i domaćim kapitalistima i tajkunima. O suverenitetu Srbije nema smisla ni govoriti, jer je stanje ugroženosti teritorijalnog integriteta i suvereniteta već odavno dostiglo zabrinjavajuće razmere.
            Socijalnu situaciju i opštu društvenu klimu karakterišu sve niži životni standard, robovski položaj radničke klase, enormna nezaposlenost koja najviše ugrožava mlade i školovane ljude, porast kriminala i nasilja, opsednutost većine građana egzistencijalnim problemima i borbom za golo preživljavanje. Siromaštvo i glad su dostigli takve razmere da narodne kuhinje i kontejneri, za jedan broj građana, predstavljaju jedini spas, a situacija je iz dana u dan sve gora i gora. Gromoglasna medijska kampanja o borbi protiv kriminala i korupcije služi samo kao još jedno zamazivanje očiju građanima Srbije, jer sudeći po brojnim dosadašnjim lažnim obećanjima postoji opravdani strah građana da će i ova borba ostati samo prazna priča.
 POSTOJI LI IZLAZ IZ SADAŠNjEG STANjA?
            Već smo istakli da sve političke stranke, vladajuće i opozicione, predstavljaju samo modalitete jedne te iste alternative, čiji temelji su kapitalistički društveno-ekonomski odnosi, koji stalno reprodukuju nepravdu, nejednakost, podelu na eksploatatore i eksploatisane, na mali broj bezobrazno bogatih i sve veći broj nezaposlenih, siromašnih i gladnih.
            Jedina alternativa koja omogućava izlaz iz sadašnjeg katastrofičnog stanja u kome se Srbija nalazi jeste rušenje kapitalizma i obnova socijalizma oslobođenog grešaka iz prošlosti. Jer, kapitalizam se ne može popravljanjem, što predlažu pseudolevičarske socijaldemokratske stranke, pretvoriti u socijalno pravedno i humano društvo. To može biti samo socijalizam oslobođen grešaka iz prošlosti.
  KO TREBA DA PREDVODI BORBU ZA DRUŠTVENI PREPOROD SRBIJE?
            Ubedljiva većina građana Srbije je nezadovoljna postojećim stanjem, ne samo zbog drastičnog pada životnog standarda, već i zbog brojnih problema i oblika nepravde i nejednakosti u svi drugim oblastima života. Ključno je pitanje kako to nezadovoljstvo većine građana kanalisati u organizovanu političku snagu i koje su to društvene snage koje to treba da urade. Postavlja se i pitanje mogu li mase nezadovoljnih, eksploatisanih i obespravljenih iznedriti novu političku i društvenu avangardu koja bi osmislila i organizovala progresivne snage društva u borbi za zaustavljanje beznađa u kome se Srbija nalazi već decenijama i koja bi postavila temelje za socijalistički preobražaj.
 GDE SU KOMUNISTI U OVOJ PRIČI?
            Pre odgovora na postavljeno pitanje najpre treba utvrditi razliku između KOMUNISTA I KOMUNjARA. Najjednostvnije rečeno, komunjare su oni bivši članovi SKJ, od kojih je značajan broj zauzimao partijske i državne funkcije, kao i rukovodeća mesta u privredi i vanprivredi za vreme SFRJ, koji su „prodali veru za večeru“ i zarad vlastitih interesa, otvoreno ili prikriveno, prešli na stranu buržoaskih partija. Postoji jedna grupa bivših članova SKJ koji su se uplašili i pasivizirali, pa sada čuvaju ranije stečene privilegije i iz prikrajka gledaju šta se dešava u Srbiji. I njima dobro pristaje epitet komunjare. Ako bi komunistima krenulo na bolje, verovatno bi se komunjare opet nudile za rukovodioce.
             BLOK UGROŽENIH DRUŠTVENIH SLOJEVA TREBA DA PREDVODE KOMUNISTI, koji su ostali verni idejama revolucionarnog marksizma-lenjinizma i koji su spremni da se bore za socijalizam oslobođen grešaka iz prošlosti, a ne socijaldemokratska pseudolevica, koja i danas igra ulogu „Trojanskog konja“ u radničkom pokretu.
            Nažalost, odnosi među komunističkim partijama i udruženjima u Srbije nisu dobri i vlada velika razjedinjenost, što zbunjuje građane koji su naklonjeni komunistima. To je jedan od vrlo značajnih problema što konstituisanje respektabilne komunističke avangarde, koja bi trebalo da predvodi ugrožene slojeve društva u klasnoj borbi, ide nedopustivo sporo. Zato je danas imperativ od koga zavisi da li će i kada većina gladnih i nezadovoljnih dobiti svoju avangardu, koja će ih predvoditi u borbi za pravednije i humanije društvene odnose.
            Najvažniji zadatak pred kojim se danas nalaze komunističke i radničke partije i udruženja u Srbiji, jeste da očiste svoje redove od lažnih komunista i foliranata, ujedine snage i jasno se razgraniče sa svim modalitetima desnice i socijaldemokratske pseudolevice. Samo tako mogu postati prepoznatljivi na javnoj političkoj sceni, ostvarivati značajan uticaj na društvene tokove i dobiti podršku osiromašenih i ugroženih. Takav razvoj događaja bi rezultirao omasovljenjem komunističkih redova, povećanjem njihove akcione sposobnosti i ostvarenjem dobrih rezultata na nekim sledećim izborima.
             Komunisti Srbije pozivaju članstvo, simpatizere i sve građane Srbije da BOJKOTUJU predstojeće izbore i time iskažu svoj jasan politički stav o stanju u zemlji i o neophodnosti da se ono menja.
 
Beograd, 21. februara. 2014 godine.                    KOMUNISTI SRBIJE



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Nazisti e israeliani a braccetto per Kiev

0) Links
.A. TESTI / TEXTS .B. VIDEO-AUDIO .C. INIZIATIVE
1) Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele (Marco Santopadre)
2) Ucraina: un’unità delle Forze Speciali israeliane coinvolta nelle sommosse di Maidan al comando dei neonazisti (Michel Chossudovsky)


=== 0: LINKS ===


--- A: TESTI / TEXTS ---

Sulle biografie dei rappresentanti del partito Svoboda messo al potere dalla Unione Europea
http://www.informarexresistere.fr/2014/03/07/uno-per-uno-i-nazisti-nel-nuovo-governo-ucraino/

Who killed 100 in Maidan Square? (John Catalinotto on March 10, 2014)

Ukraine, the United States and international law

Déclaration du Pôle de Renaissance Communiste en France (PRCF):
Honte à François Hollande qui s’ingère dans les affaires de l’Ukraine pour encourager et banaliser le gouvernement néo-nazi ukrainien et ses complices de l’ « Euro-Maïdan » – 8 mars 2014

Ukraine, la nouvelle proie du FMI (Renaud Vivien)
http://www.michelcollon.info/Ukraine-la-nouvelle-proie-du-FMI.html

Vive les émeutiers réacs à l’est, mais à bas les manifs populaires chez nous ! (Floreal)

La Crimée est russe et Mayotte est française. Où est le problème ? (Wongo)

Germany: The Süddeutsche Zeitung and the poison of militarism
By Ulrich Rippert - 10 March 2014

Pensions in Ukraine to be halved - sequestration draft
Published time: March 06, 2014 12:38 - Edited time: March 08, 2014

Scenari di guerra e di pace dell'anno quattordici
di Carlo Tia, venerdì 7 marzo 2014 - megachip.globalist.it

Pravyi Sektor, i fascisti ucraini amici dei ceceni (Marco Santopadre)

Chi comanda a Kiev? Oligarchi e neonazisti (Redazione Contropiano)

La Federazione Sindacale Mondiale contro il golpe UE/Nato in Ucraina

Ukraine : autopsie d'un coup d'Etat (Ahmed Bensaada)

Comment l’OTAN a creusé sous l’Ukraine (Manlio Dinucci)

--- B: VIDEO-AUDIO:

La Bbc lancia l'allarme: pericolo neo-nazi in Ucraina (Franco Fracassi)
BBC NEWSNIGHT: Neo-Nazi threat in new Ukraine

Willi Wimmer: There has been a coup d'etat in the Ukraine

Piero Pagliani (Megachip Redazione) opportunamente consiglia:
Alexander Nevsky - "The Battle of the Ice"
Music: Sergei Prokofiev Yuri Temirkanov conducting the St. Petersburg Philharmonic Orchestra

Ucraina: arrivano i mercenari della Blackwater
Blackwater deployed to Ukraine

1941-2014: la storia si ripete. Oggi come ieri l'Ucraina antifascista resiste / Юго-Восток, вставай!

Video della iniziativa L'EUROPA CHE NON VOGLIAMO (Milano, Casa Rossa, 9 marzo 2014):

--- 

Una rassegna di video esplicativi (a cura di Sandi): 

Chi sono i leader di »Settore destro«, il gruppo fascista ucraino che ha avuto (ed ha) un ruolo decisivo nella rivolta
http://www.youtube.com/watch?v=G3PHi9pHwrw

Chi sono i neonazi in Ucraina e che ruolo hanno
http://www.youtube.com/watch?v=5SBo0akeDMY

Una serie di filmatini sul »nuovo ordine« a Kiev e in Ucraina
http://www.youtube.com/watch?v=kB22gwEgTTw
http://www.youtube.com/watch?v=YOPn2i0effA
http://www.youtube.com/watch?v=XqOK3YgVPFA
http://www.youtube.com/watch?v=66goBwVcNmk
http://www.youtube.com/watch?v=ggUMEBneJ_k
http://www.youtube.com/watch?v=BBBWulbCtQI
http://www.youtube.com/watch?v=Sll9KPCYX-U

Sul partito »Svoboda«
http://www.youtube.com/watch?v=BNu1s0BB_10

Su chi ha ordinato ai cecchini di sparare sulla folla e sui poliziotti
http://www.youtube.com/watch?v=sUOVl0TLB8s

E magari vedere cosa succede in Ucraina e perché e contro cosa manifesta la gente
»Settore destro« occupano e distruggono sede club Oplot (schierato contro la rivolta a Kiev) a Kharkov il 28.2.2014
http://www.youtube.com/watch?v=7SSNKc0NcHM
La sede di Oplot a Kharkov dopo la sua »liberazione« dai fascisti (1.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=1XKZ9ETHWTw
Le forze pro rivolta di Kiev (tra cui »Settore destro«) avevano occupato il palazzo del governo a Kharkov, una manifestazione contraria (sopratutto antifascista) la rioccupa, inizio scontri (1.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=KkcVsO-g3n0
prosieguo e fine rioccupazione palazzo governo di Kharkov 
http://www.youtube.com/watch?v=bLv_OCGhS6g
I fascisti presi nel palazzo costretti a chiedere scusa in ginocchio agli abitanti di Kahrkov
http://www.youtube.com/watch?v=aa63IjsaWIk
»Settore destro«  sparano a Lugansk e manifestano armati di Kalashnikov (10.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=_MQS98wCZ8Q&list=UUhbWspbvm6z16WIyhQ-DTFA

--- C: INIZIATIVE ---

Roma, 13 marzo 2014 - IL GOLPE UCRAINO

New York City, March 14 2014 - NO NEW U.S. WAR! STOP MEDIA LIES ABOUT UKRAINE!
5 pm to 6 pm - March from CNN to Fox News - http://www.iacenter.org
Facebook event: facebook.com/events/226160010906938

Roma, 15 marzo 2014 - CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA
ore 14 presidio sotto la rappresentanza UE, Via IV Novembre 149

San Benedetto del Tronto, 20 marzo 2014 - UCRAINA: CHI HA ACCESO LE FIAMME? 

Arezzo, 22 marzo 2014: UNIONE EUROPEA, SPAZIO COMUNE O POLO IMPERIALISTA?


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Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele


• Lunedì, 03 Marzo 2014 09:41
• Marco Santopadre

Nelle ultime ore su vari siti di informazione internazionali si sono moltiplicati articoli che denunciano la presenza di agenti – o di ex agenti – israeliani in Piazza Majdan, al fianco delle milizie fasciste di Svoboda e di Pravji Sektor, impegnati nei durissimi scontri con le forze speciali Berkut e le istituzioni governative. Abbiamo aspettato di avere qualche conferma in più e l’abbiamo trovata. Su uno dei più autorevoli quotidiani israeliani, Haaretz.

Scrive Haaretz (vi riportiamo alcuni stralci dell’articolo che trovate a questo link http://www.haaretz.com/news/world/1.577114 tradotti da noi):

Chiama le sue truppe "i caschi blu di Maidan", ma il marrone è il colore del copricapo indossato da Delta - il nome di battaglia del comandante di una milizia ebraica che ha partecipato alla rivoluzione ucraina. Sotto il casco, indossa anche una kippah.

Delta, un ex soldato nato in Ucraina appartenente alle Forze di Difesa Israeliane, giovedì ha parlato a JTA in condizione di anonimato. Ha spiegato come è arrivato a usare le sue abilità di combattimento che ha acquisito nel battaglione di ricognizione Shu'alei Shimshon della brigata Givati di fanteria ​​per conquistare posizioni tra le fila dei combattenti di strada di Kiev. Egli è stato a capo di una forza di 40 uomini e donne - tra cui diversi colleghi veterani dell'esercito israeliano - in violenti scontri con le forze governative.
Diversi ebrei ucraini, tra cui il rabbino Moshe Azman, uno dei pretendenti nel paese al titolo di rabbino capo, ha confermato l'identità e il ruolo di Delta nella rivoluzione ancora incompiuta.
Il soprannome di "Caschi Blu", un riferimento alla forza di pace dell'ONU, è nato dopo che l'unità di Delta il mese scorso ha impedito alla folla di incendiare un edificio occupato dalla polizia ucraina. "C'erano decine di agenti all'interno, circondata da 1.200 manifestanti che volevano bruciare vivi", ha ricordato Delta. "Siamo intervenuti e negoziato il loro passaggio sicuro." (…)
I Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne che non sono ebrei, ma che sono guidati da cinque soldati ex-IDF (Forze Israeliane di Difesa), dice Delta, un Ebreo ortodosso trentenne che prega regolarmente nella Sinagoga Brodsky di Azman. Delta ha rifiutato di parlare della sua vita privata.
Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa e ha lavorato come uomo d'affari. Dice che è unito al movimento di protesta come volontario il 30 novembre, dopo aver assistito alla violenza da parte delle forze governative contro i manifestanti e gli studenti. (…)
Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno detto di aver avuto posizioni chiave nell'organizzazione delle proteste dell'opposizione.
"Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato dell’Idf. Mi chiamano 'fratello' ", ha detto. "Quello che stanno dicendo su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono incoerenti, non a causa di [eventuali] problemi di antisemitismo ".
La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto, secondo Ariel Cohen, un ricercatore presso la Fondazione Heritage con sede a Washington DC. (…)
Eppure, molti ebrei hanno sostenuto la rivoluzione e hanno partecipato attivamente.
Volodymyr Groysman, ex sindaco della città di Vinnytsia e vice primo ministro appena nominato per le politiche regionali, è un ebreo.
"E’ una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario erano parte della ragione per cui mi sono iscritto al movimento" dice Delta.
Alcuni suoi amici ebrei lo hanno criticato per il fatto che lavora con Svoboda. "Alcuni mi hanno chiesto se invece di 'Shalom' per salutarmi ora devono dire un 'Sieg Heil'. Lo trovo ridicolo" dice. Ma ha molte frustrazioni legate al fatto di essere un outsider. "A volte mi dico 'Cosa stai facendo? Questo non è il vostro esercito. Questo non è nemmeno il tuo paese'”.

Un ritratto romantico, che spesso spinge sul carattere eroico dell’ex soldato israeliano. Ma che ci rivela, da fonte israeliana, alcune cose interessanti. A Majdan hanno combattuto quelli che pubblicamente vengono definiti come ‘ex soldati’ di Tel Aviv. Non uno, ma cinque, almeno in questo caso. Quanti altri. L’altro elemento interessante è che mentre le autorità ebraiche del paese hanno denunciato numerosi attacchi, aggressioni, attentati contro Sinagoghe e centri culturali da parte delle frange estremiste di destra del movimento di Piazza Majdan, l’eroico combattente in questione utilizza lo spazio su Haaretz per rassicurare l’opinione pubblica israeliana sulle buone intenzioni dei nazionalsocialisti di Svoboda. Una causa che, secondo alcune fonti, stanno perorando anche gli stessi leader dell’estrema destra ucraina. Che se da una parte lanciano appelli agli estremisti islamici tatari e ceceni affinché li aiutino contro il governo russo, dall’altra avrebbero incontrato l’ambasciatore di Israele in Ucraina per tendergli il classico ramoscello d’ulivo. Scrive l’Huffington Post: “Dmitro Yarosh, leader di Settore Destro, si è incontrato con l'ambasciatore di Israele in Ucraina, Reuven Din El, e gli ha detto che il loro movimento rifiuta l'antisemitismo e la xenofobia. Ha detto che i loro obiettivi sono una Ucraina democratica, un governo trasparente, porre fine alla corruzione e concedere pari opportunità per tutti i gruppi etnici”.

La riunione tra i fascisti di Pravyi Sektor e il rappresentante diplomatico israeliano è confermata da una nota stampa pubblicata dalla stessa ambasciata di Tel Aviv a Kiev.
Insomma, sembra proprio che Israele stia tessendo pericolose relazioni con i gruppi più oltranzisti della destra ucraina. Mosca negli ultimi tempi ha dato parecchio filo da torcere alla strategia israeliana in Medio Oriente, e la defenestrazione di Yanukovich evidentemente ha fornito se non l’occasione di pareggiare il conto almeno di prendersi una piccola rivincita. Poco importa che le dichiarazioni concilianti dei fascisti ucraini sull’antisemitismo siano solo di facciata, buone solo per tranquillizzare l’opinione pubblica israeliana sul fatto che il proprio governo non collabora con movimenti razzisti e xenofobi. In patria Yarosh e camerati continueranno con i soliti discorsi violentemente razzisti contro tutte le minoranze e contro i russi che abitano le regioni del sud e dell’est della Crimea, e certamente non rinunceranno alla propria tradizionale propaganda antisemita. Ed anzi la moltiplicazione degli attacchi e delle aggressioni nei confronti della comunità ebraica ucraina potrebbero, paradossalmente, fare un ulteriore favore ad Israele, convincendo qualche migliaio di ebrei di Kiev a emigrare nelle colonie ebraiche in Palestina. 


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Ucraina: un’unità delle Forze Speciali israeliane coinvolta nelle sommosse di Maidan al comando dei neonazisti

di Michel Chossudovsky


Con un articolo dal titolo "A Kiev, un veterano dell’esercito israeliano ha comandato una unità di combattimento da strada", la Jewish News Agency (JTA) conferma che soldati dell’IDF sono stati coinvolti nel movimento di protesta EuroMaidan sotto il comando diretto del partito neonazista Svoboda. Il partito Svoboda segue le orme del collaborazionista nazista della Seconda Guerra Mondiale Stepan Bandera.


Il leader dei "Caschi Blu di Maidan" è Delta, “nome di battaglia del comandante di una milizia guidata da ebrei che ha partecipato alla rivolta ucraina". Delta è un veterano della famigerata brigata di fanteria Givati, che è stata coinvolta in numerose operazioni dirette contro Gaza, tra cui l’Operazione Piombo Fuso nel 2008-2009.


La brigata Givati si è resa responsabile dei massacri nel quartiere Tel el-Hawa di Gaza. Delta, il leader del reparto IDF di EuroMaidan, ammette che ha acquisito le sue abilità nel combattimento urbano nel battaglione da ricognizione Shu'alei Shimshon della brigata Givati.


Secondo il resoconto della JTA, Delta era al comando di un reparto di 40 uomini e donne, tra cui diversi ex veterani dell'esercito israeliano. A EuroMaidan, Delta ha sistematicamente applicato le abilità di guerriglia urbana che aveva usato contro i palestinesi a Gaza.


L’"Unità di combattimento da strada" di Maidan sotto il comando di Delta è stata coinvolta nel confronto con le forze governative. Non è chiaro dalle informazioni se l'unità di combattimento EuroMaidan fosse in collegamento con la sede del comando IDF in Israele; i Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne non ebrei, guidati da cinque soldati ex - IDF, dice Delta, un ebreo ortodosso sulla trentina avanzata.


Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa... Afferma di aver aderito come volontario al movimento di protesta il 30 novembre, dopo aver assistito a violenze da parte delle forze governative contro studenti che manifestavano.


"Ho visto civili disarmati, senza preparazione militare, buttati a terra da una macchina militare ben oliata, e questo mi ha fatto ribollire il sangue", ha detto Delta a JTA in un ebraico misto di gergo militare. "In quel momento e in quel posto mi sono unito a loro, e ho iniziato a combattere di nuovo nel modo che avevo imparato, utilizzando strategie da guerriglia urbana. La gente mi ha seguito, e mi sono trovato a capo di un plotone di giovani. Ragazzini, in realtà".


Gli altri ex soldati IDF si sarebbero aggiunti ai “Caschi Blu” più tardi, secondo Delta, dopo aver sentito che il gruppo era guidato da un collega veterano. Ironicamente, però, Delta, comandante della milizia IDF, stava prendendo ordini direttamente dal partito neonazista Svoboda.
Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista [neonazista] che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno ricoperto posizioni chiave nell'organizzazione delle proteste dell'opposizione.


"Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato israeliano. Mi chiamano fratello", ha detto Delta. "Quello che si dice su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono inaffidabili, non a causa di un qualsivoglia problema di antisemitismo".


Né il governo di Tel Aviv né i media israeliani hanno espresso preoccupazione per il fatto che le proteste EuroMaidan sono state guidate da neonazisti.


Con la formazione di un nuovo governo composto da neonazisti, la comunità ebraica di Kiev è minacciata. Questa comunità è descritta come "una delle comunità ebraiche più vivaci del mondo, con decine di organizzazioni e di istituzioni ebraiche attive". Una parte significativa di questa comunità è composta da familiari di sopravvissuti all'olocausto. "Tre milioni di ucraini sono stati assassinati dai nazisti durante l’occupazione dell'Ucraina, tra cui 900.000 ebrei" (indybay.org, 29 gennaio 2014).


"E' una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste".
Paradossalmente, l'unità IDF “Caschi Blu” di EuroMaidan è stata oggetto di lode da parte dei media israeliani. Secondo Ariel Cohen della Heritage Foundation con sede a Washington: "La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto". La partecipazione dei soldati israeliani al comando dei neonazisti di Svoboda non sembra essere motivo di preoccupazione: mercoledì scorso, il presidente della Duma russa Sergey Naryshkin ha detto che Mosca era preoccupata per le dichiarazioni antisemite da parte di gruppi estremisti ucraini. Ma Delta sostiene che il Cremlino sta usando la carta dell’antisemitismo in modo truffaldino, per delegittimare la rivoluzione ucraina, che allontana l'Ucraina dalla sfera di influenza della Russia.


"E' una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario sono in parte il motivo per cui ho aderito al movimento. Stiamo cercando di dimostrare che gli ebrei sono solidali", ha detto.


L'articolo della JTA può essere consuultato al link www.jta.org/2014/02/28/news-opinion/world/in-kiev-an-israeli-militia-commander-fights-in-the-streets-and-saves-lives#ixzz2uvYcMBEl


Fonte: Global Research 3 marzo 2014

http://www.globalresearch.ca/ukraine-israeli-special-forces-unit-under-neo-nazi-command-involved-in-maidan-riots/5371725

Traduzione del Forum Palestina





(srpskohrvatski / italiano)

Prossime iniziative segnalate

1) Beograd 12/3: PROTEST UPOZORENJA - protiv povećanja školarina!
2) Mirano (VE) 14/3: UNA LUNGA SCIA COLOR CENERE. Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali
3) Milano 15/3: PRESIDIO - MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO U.S.A. - SIRIA, VENEZUELA, UCRAINA, la guerra è contro i lavoratori
4) CNJ-onlus aderisce ed invita ad aderire al Comitato "MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”


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Beograd - Sreda 12 marta 2014.
12.00 - Rektorat Univerziteta u Beogradu, Studentski trg 1

PROTEST UPOZORENJA - protiv povećanja školarina!

Studentski front, poziva sve progresivne studentske organizacije, studente, profesore, roditelje i svu onu ugroženu populaciju u društvu, da u sredu 12. 03. 2014. godine dođu na protest upozorenja u minut do 12h, kako bi poslali jasnu poruku i iskazali svoje nezadovoljstvo povodom odluke Senata UB o povećanju školarina! Ovog puta im je izgovor solidarni porez, pa umesto da dignu glas protiv Vlade koja pljačka narod po nalogu MMF-a, oni su ponovo udarili po studentima. Dosta je bilo ćutanja! Ovoga put im neće proći, kao što im ništa nije prošlo u protekle tri godine od kada Studentski front stoji u prvim redovima borbe! Ustaj studentu! Znanje nije roba! Studenti, a ne klijenti! Svi na protest upozorenja!

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/384576428350485/


=== 2 ===

Mirano (VE), Venerdì 14 marzo 2014
alle ore 20.45 nella sala conferenze di Villa Errera (presso il Comune)

Una lunga scia color cenere 
Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali

Venerdì 14 marzo alle ore 20.45 nella sala conferenze di Villa Errera ci sarà la presentazione del libro 

di Bruno Maran 
"Una lunga scia color cenere - Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali"
Prefazione di Giacomo Scotti. Napoli: La Città del Sole, 2013

Una lunga scia color cenere non vuol essere un libro di storia, né un manuale. Vuol essere un modo semplice di entrare, con l’approccio più accessibile possibile, nei fatti. Con la voglia di uscirne con le idee più chiare e con l’interesse a continuare l’approfondimento, nonostante gli inevitabili errori o imprecisioni che un lavoro propedeutico contiene.
A poco servono i Giorni del Ricordo, monopolio di odi mai sopiti, di gruppi decisi a non voler dimenticare solo per giustificare la loro esistenza, di ricordi usati più per attaccare che per giustificare. Non sono certo le calunnie e le falsità, le pietre su cui fondare il senso del Ricordo, che invece deve basarsi sulla Verità anche se scomoda. Il tempo deve lenire il dolore, non rinfocolare continuamente il passato. 

Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto ŠMRT FAŠIZMU 
con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lì davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. 
Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l'ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti. 
L'ufficiale era il più giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. 
Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall'altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
Le due fila si fronteggiarono immobili, come statue abbandonate sul prato…


Bruno Maran – fotoreporter di Stampa Alternativa - Il grande amore per i Balcani, maturato con i reportage da Mostar a Sarajevo, da Srebrenica a Vukovar, a Jasenovac, dal Kosovo, dall’Albania, da Kragujevac sulla Zastava, ora Fiat, lo ha spinto ad approfondire la conoscenza dei fatti storici,che hanno preceduto gli eventi nella ex-Jugoslavia, con particolare riferimento all'operato degli eserciti italiani durante la Seconda guerra mondiale.
Oltre a varie mostre ha realizzato le videoproiezioni Luoghi della Memoria-Trieste Risiera di San Sabba e Zastava AnnoZero.


Sul libro UNA LUNGA SCIA COLOR CENERE si veda:
Esso contiene una traduzione parziale (51 delle 85 pagine) del libro 
di Mahmud Konjhodžić  
”Krvavim tragovima talijanskih fašista” (Sulle tracce sanguinose dei fascisti italiani. Zagreb: Vjesnik, 1945)


=== 3 ===

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce ed invita ad aderire al presidio che si terrà a

Milano, sabato 15 marzo 2014
ore 16.30 Largo Donegani

PRESIDIO - MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO U.S.A.


SIRIA, VENEZUELA, UCRAINA
SONO SOTTO I NOSTRI OCCHI
la guerra è contro i lavoratori
 
Le precedenti guerre contro
J
ugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia altro non sono state che massacri perpetrati per interessi economici e geopolitici.
"L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
QUESTO RECITA L’ART.11 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA NATA DALLA RESISTENZA
SABATO 15 MARZO - ORE 16.30
LARGO DONEGANI – MILANO
PRESIDIO – MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO  U.S.A.
Il golpe fascista in ucraina costituisce un pericolo globale
Contro la guerra alla Russia, alla Siria, al Venezuela, per mano di fascisti e jihadisti sanguinari, chiamiamo all’appello tutte le organizzazioni democratiche e sinceramente antifasciste, i cittadini amanti della pace e soprattutto i lavoratori, poiché la guerra è contro i lavoratori e tocca a loro fermarla.
Prime AdesioniComitato Contro la Guerra – Milano, La Casa Rossa, PdCI Milano, PartitoComunista (Mi), Redazione di Marx21.it, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, GC (Giovani Comunisti- MI), Alternativa.





=== 4 ===

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce ed invita ad aderire al Comitato "MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”

COSTITUZIONE DEL COMITATO “MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”

Si prospetta a Milano per il prossimo 29 aprile l’ennesima parata neonazista con l’indizione di un corteo in Città Studi da parte di tutte le sigle politiche dell’estrema destra. Il pretesto, ancora una volta, sarebbe dato dalle ricorrenze della morte di due neofascisti, Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, a cui i promotori della manifestazione, nel corso degli anni, hanno anche aggiunto il ricordo di Carlo Borsani, gerarca fascista e firmatario del Manifesto sulla razza, giustiziato dai partigiani in piazzale Susa il 29 aprile 1945.

L’eventualità di una sfilata con manipoli inquadrati militarmente, come già accaduto, con l’esibizione di croci celtiche, saluti romani e scenografie in stile Germania anni Trenta, è assai concreta. Così l’esternazione di gesti e comportamenti di aperta apologia del fascismo. Un raduno di questo tipo per altro cadrebbe quest’anno in piena campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Un fatto che ci proietterebbe alla ribalta internazionale per la tolleranza nei confronti delle manifestazioni neonaziste con tutto il loro carico di odio, razzismo e antisemitismo.

Per scongiurare tale possibilità si costituisce il comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie!”, il cui scopo è impedire che in questa città, Medaglia d’oro della Resistenza, si abbia non solo a subire questo affronto alla memoria, ma anche la seria minaccia alla convivenza civile e democratica che questo corteo ormai rappresenta da qualche anno.

Primi firmatari:

Anita Sonego - Capogruppo Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra, Presidente Commissione Pari Opportunità e Vice Presidente Commissione Cultura

Massimo Gatti - Capogruppo Lista civica Un'Altra Provincia-PRC-PdCI alla Provincia di Milano

Luciano Muhlbauer - Presidente Circolo ARCI MilanoX

Titti Benvenuto - Consigliera del Consiglio di Zona 3 di Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra

Maso Notarianni – Giornalista

https://www.facebook.com/pages/Milano-29-Aprile-Nazisti-No-Grazie/664211623635883/




(francais / italiano)


Da: "Histoire" 
Oggetto: [listalr] Clichés ou vérités sur la première guerre mondiale? 
Data: 19 gennaio 2014 23:25:47 CET


Chers amis,
 
La grande offensive sur la commémoration du centenaire de la Première Guerre mondiale a commencé dès 2013 sur le thème de l’intégration européenne facteur de paix: on aurait évité la grande boucherie, si « les interdépendances […] très fortes entre les économies » établies par le capital financier pacifiste ‑‑ au contraire de ce qu’a prétendu Lénine L’impérialisme, stade suprême du capitalisme ‑‑ l’avaient emporté (sur l’aveuglement, donc, des politiques ou des militaires).
 
Ce thème risque, entre deux lamentations ou repentances sur la "boucherie", de devenir d’autant plus envahissant que  ladite commémoration se produit en une année d’élections européennes, qui va nous valoir la « pédagogie » indispensable à la mise, fin mai, du bon bulletin de vote dans l’urne.
 
Vous trouverez donc ci-joint le texte "Clichés ou vérités sur la première guerre mondiale? Réponse à Nicolas Offenstadt", paru dans Initiative communiste, mensuel du PRCF, n° 140, janvier 2014, p. 14-15. Il est en libre diffusion, naturellement.
 
Cette première initiative sera, au cours de l’année 2014, suivie par d’autres, qui opposeront l’apport des sources originales à l’exaltation des "mémoires" transformant le capital financier en instrument de paix mondiale.
 
Amitiés à tous, et bons vœux renouvelés pour d’éventuels nouveaux membres de la liste de diffusion.
Annie Lacroix-Riz
 


=== FRANCAIS:

CLICHÉS OU VÉRITÉS SUR LA PREMIÈRE GUERRE MONDIALE? RÉPONSE À NICOLAS OFFENSTADT


Paru dans Initiative communiste, mensuel du PRCF, n° 140, janvier 2014, p. 14-15 

Annie Lacroix-Riz, professeur émérite d’histoire contemporaine, université Paris 7


Le Monde a pour habitude d’énoncer la « doxa » historique (sur l’URSS et son « tyran rouge », sur le patronat pas « collaborateur », Louis Renault en tête, sur le démocrate colonel de la Rocque, etc.). Annonçant le 4 novembre 2013 le matraquage idéologique d’un an (minimum) qui nous attend, le « journal de référence » a donc chargé le médiéviste Nicolas Offenstadt, par ailleurs spécialiste des « mémoires » de la Grande Guerre, d’« en finir avec dix idées reçues sur » celle-ci. Car, nous explique ce dernier, « son fort impact sur la société française alimente la circulation d’images et de clichés qui ne correspondent pas à l’état du savoir des historiens. » Au sommet du panthéon mythologique figurerait l’idée que « la guerre était souhaitée par les industriels et les financiers ». Citons :
« Les interprétations marxistes des origines de la guerre, derrière les réflexions de Lénine sur l’impérialisme comme stade suprême du capitalisme, allouent une place centrale aux rivalités économiques accentuées par la baisse tendancielle du taux de profit, et au caractère prédateur des milieux industriels. Il y a certes des rapports de force commerciaux entre les blocs en Chine ou dans l’Empire ottoman, entre Britanniques - inquiets du “made in Germany” - et Allemands. La course aux armements dans l’immédiat avant-guerre, dans tous les pays, renforce cette interprétation. Mais l’historiographie a montré que les interdépendances étaient en fait très fortes entre les économies et que, pour nombre de secteurs (assurances, sociétés minières...), la paix était préférable à la guerre. La City a ainsi plutôt poussé à défendre la paix. Par ailleurs, en matière de politique étrangère, les milieux industriels et financiers n’étaient pas unis. »1

Le « cliché » présumé n’a d’emblée pas d’objet. Les marxistes se sont en effet contentés d’analyser l’économie capitaliste avant 1914 sans référence à l’éventuel « souhait » des banquiers et des industriels : Lénine, aussi hégélien que Marx, observe les pratiques des « capitalistes, en dehors de leur volonté et de leur conscience ». Il recense dans L’impérialisme, stade suprême du capitalisme les pratiques, à la veille de la guerre, du « capital financier [,] résultat de la fusion du capital de quelques grandes banques monopoleuses avec le capital de groupements industriels monopoleurs » dans la phase impérialiste née de la première grande crise systémique du capital (1873) : il parle, non des banquiers et des industriels, mais d’une « poignée de monopoleurs », « cartels et trusts » ayant alors procédé au « partage du monde ».
L’« oligarchie financière » - désormais plus que centenaire - a résisté à la baisse des prix et du taux de profit en cartellisant, en cassant les salaires et les revenus non monopolistes, bref, en reportant le poids de la crise « sur le reste de la population ». Mais elle n’a pu abolir la surproduction, c’est à dire l’insuffisance du taux de profit attendu par rapport au capital investi ou à investir, ni surmonter les rivalités et contradictions qui la déchirent. Elle a créé ou renforcé les cartels et trusts (effectivement « interdépendants », pour citer Nicolas Offenstadt), mais ces fruits et accélérateurs du développement inégal du capital ne « suppriment [pas] les crises. » Aggravant la concurrence des secteurs cartellisés, la crise contraint donc les monopoles à détruire massivement du capital et à se repartager le globe : leur « chasse aux colonies » ou zones assimilées (empires ottoman et russe) se renforce « après 1880 »; au début du 20e siècle se déploient les « guerres périphériques » jusqu’au coeur du continent européen, et les plans visant à « annexer, non seulement les régions agraires, mais même les régions industrielles (la Belgique est convoitée par l’Allemagne, la Lorraine par la France). »
C’est alors que Kautsky, le plus prestigieux marxiste vivant après la mort d’Engels, rallie le réformisme, idéologie alors triomphante des « agents de la bourgeoisie dans le mouvement ouvrier » : il forge la « théorie de l’ultra-impérialisme » [ou super-impérialisme] pacifique, les capitaux concentrés-cartellisés « préférant » le compromis au conflit. Ce rêve démobilisateur lui vaut les assauts de Lénine, avant que la guerre générale de 1914 ne tranche.
« Les cartels internationaux, dans lesquels Kautsky voit l’embryon de l’ultra-impérialisme (de même que la fabrication de tablettes de laboratoire “peut” être proclamée embryon de l’ultraagriculture), ne nous fournissent-ils pas l’exemple d’un partage et d’un repartage du monde, de la transition du partage pacifique au partage non pacifique et inversement ? […] Le capitalisme s’est transformé en un système d’oppression coloniale et d’étranglement financier de l’immense majorité de la population du globe par une poignée de pays “avancés”. Et le partage de ce butin a lieu entre deux ou trois rapaces universellement puissants, armés de pied en cap (Amérique, Angleterre, Japon) [sans oublier l’Allemagne et la France], qui entraînent toute la terre pour le partage de leur butin. »
Dans chaque pays, une historiographie documentée, pas toujours marxiste, a corroboré, tant pour 1914 que pour 1939, « les interprétations marxistes des origines de la guerre ». La thèse du conservateur Fritz Fischer, Dozent (assistant à l’université) sous Hitler, Les buts de guerre de l'Allemagne impériale 1914-1918, démontre l’unanimité en faveur de la guerre de butin de la « poignée » des décideurs allemands, soutenus par la quasi-totalité des forces politiques (SPD « majoritaire » inclus). Vieille de plus de 50 ans (1961, traduite en 1970), elle n’a pas pris une ride. Certes, l’historiographie dominante l’exclut des bibliographies officielles des concours de recrutement en histoire depuis les années 2000 : elle ne mentionne que Georges-Henri Soutou, L’or et le sang. Les buts de guerre économiques de la Première guerre mondiale (1989), qui conteste le consensus des décideurs allemands en la matière et contredit Fischer sur tout ou presque. Qu’importe que les sources originales attestent le consensus sur la guerre et sur ses buts économiques (après hésitation sur les compromis possibles) du bloc Banque de France, Comité des Forges et des Houillères, maître de l’État français. « La City a […] plutôt poussé à défendre la paix »? Non, elle a cherché avant 1914 à conclure un compromis colonial avec le Reich au détriment de leurs rivaux communs, français, portugais, belges, et elle a recommencé avant 1939. En 1937,
l’ambassadeur de France à Londres Charles Corbin a démontré par les archives que l’objectif d’Apaisement du tandem Chamberlain-Halifax (alors centré sur l’expansion en Autriche et en Tchécoslovaquie) calquait celui de 1912 appliqué au terrain colonial : Londres avait alors offert sur un plateau à Berlin de supplanter tous les empires coloniaux européens sauf le britannique . Ces deux tentatives, aussi durables et acharnées, échouèrent finalement parce que la crise systémique du capitalisme condamnait momentanément le compromis. Ce qui vaut pour l’Angleterre vaut pour les rapports des États-Unis avec le Reich et avec le Japon.

Nicolas Offenstadt ne se réfère pas à « l’historiographie », seulement à « l’historiographie dominante » antimarxiste, prescrite aujourd’hui par l’Université aux futurs enseignants à l’exclusion de toute autre : celle des Somnambules de Christopher Clark qui en quelque 670 pages prétend démontrer, suscitant l’admiration générale, que les dirigeants de tous pays ont « marché vers la guerre » manipulés par tel ou telle (ah, le thème d’Hélène et la Guerre de Troie proclamé « nouveau »!), victimes d’enchaînements maudits (mais Clark n’oublie pas de disculper l’Allemagne, entraînée par l’Autriche, du déclenchement du conflit, pour accabler les Serbes, les Russes, etc.). Ce tapage nourri de propagande sur « l’Union européenne » gage de paix éternelle – comme les cartels des 19e et 20e siècles? - enterre les archives diplomatiques, économiques et militaires qui ont annoncé sans répit la guerre générale au cours des crises précédant 1914 et 1939 .
L’historiographie américaine, si riche sur le « repartage du monde », démontre depuis les travaux de William Appleman Williams (The Tragedy of American Diplomacy, 1è éd., 1959) la pertinence du jugement de Lénine sur les relations germano-américaines de 1916 : 
« Le capital financier d’Amérique et des autres pays, qui partageait paisiblement le monde avec la participation de l’Allemagne, par exemple dans le syndicat international du rail ou le trust international de la marine marchande, ne procède-t-il pas maintenant à un repartage sur la base des nouveaux rapports de forces qui changent d’une façon absolument non pacifique? »

L’Apaisement, avant 1914 (comme avant 1939), visait-il à empêcher la guerre? Non, seulement à en négocier les conditions de survenue puis les conséquences aux meilleures conditions pour les rivaux-alliés. On s’aime bien entre banquiers « ennemis », on ne « souhaite » pas s’étriper, on se fréquente encore en temps de guerre. Mais, parce qu’il faut bien par les armes - objet de surprofits gigantesques - se débarrasser du capital « excédentaire », forces productives humaines incluses, et s’ouvrir les marchés verrouillés, on livre à l’enfer les peuples qui n’ont pas su dire non (autre objet de « cliché » qui mériterait mise au point). Refuser d’examiner, par la théorie et par les sources historiques, la nature guerrière du capital conduit à accréditer la mythologie « psychologique » de l’enchaînement fatal mais évitable (!) des événements. C’est plus séduisant, certes, que le rappel par Lénine des « dizaines de millions de cadavres et de mutilés laissés par la guerre faite pour déterminer lequel des deux groupes de brigands financiers – anglais ou allemand [américain, etc.] – doit recevoir la plus grande part du butin. »
Dans la conjoncture actuelle d’affrontements inter-impérialistes sur le « repartage » des ressources mondiales aussi impitoyables que ceux qui débouchèrent sur les deux guerres mondiales, triomphe à nouveau, sur fond d’« union sacrée » européenne et nationale, « la petite fable bébête de Kautsky sur l’ultra-impérialisme “pacifique” ». Ce qui est imputé à « l’historiographie » doit tout à la chape de plomb antimarxiste qui pèse sur la société et l’Université. La Première Guerre mondiale fut bien, comme la seconde, une guerre de rapine et de « repartage du monde » entre géants impérialistes. Sur la nature du capital, ses crises et ses guerres, ne vous en tenez ni au Monde ni à « l’historiographie » antimarxiste. Courez lire Marx et Lénine (L’impérialisme, stade suprême du capitalisme met les pendules à l’heure sur le « capitalisme financier » prétendument récent et permet, plus généralement, de ne pas mourir idiot), et renseignez-vous sur « l’historiographie » critique.


Nota. Parmi les « dix idées reçues » que combat Nicolas Offenstadt figure, en n° 3, le gros mensonge, seriné aux élèves de France depuis près de cent ans, que « les taxis ont joué un rôle décisif dans la bataille de la Marne ». Mais pourquoi l’historien, qui argumente d’ordinaire sur les « clichés » allégués, renonce-t-il ici fois à établir la vérité? Est-ce que parce qu’il eût fallu rappeler que, selon la formule de mars 1939 du sous-secrétaire d’État permanent du Foreign Office, Robert Vansittart, « la France n’aurait pas eu la moindre chance de survie en 1914, s’il n’y avait pas eu de front oriental » ?



Italique de mon fait. Pour les citations qui suivent, extraites de Lénine, L’impérialisme, stade suprême du capitalisme , italique dans le texte.
2 Dépêches 918 et 924, Londres, 15 et 16 novembre 1937 (sur deux colonnes choix comparatif de textes intitulé « les voyages à Berlin de Lord Haldane et de Lord Halifax, 1912-1937 »), Grande-Bretagne 1918-1940, 287-287 bis, MAE. Comparaison, Annie Lacroix-Riz, Le Choix de la défaite : les élites françaises dans les années 1930 , Paris, Armand Colin, 2010, p. 418-419.
Voir notamment la richissime Nouvelle série 1897-1918, archives du ministère des Affaires étrangères (La Courneuve). Enjeu de la formation des enseignants, Lacroix-Riz, L’histoire contemporaine toujours sous influence , Paris, Le temps des cerises, 2012, chap. 1 et passim .
Michael Carley, 1939, the alliance that never was and the coming of World War 2 , Chicago, Ivan R. Dee, 1999 p. 4, souligné dans le texte (traduction française, PU de Montréal, 2001).


=== ITALIANO:

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 22-02-14 - n. 487

Luoghi comuni o verità sulla prima guerra mondiale? Risposta a Nicolas Offenstadt

Annie Lacroix-Riz * | Initiative communiste, n °140 historiographie.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

gennaio 2014

Le Monde ha l'abitudine di annunciare la «verità» storica (sull'URSS e il suo «tiranno rosso», sul padronato non «collaborazionista», Louis Renault in testa, sul democratico colonnello de la Rocque, ecc.). Annunciando il 4 novembre 2013 il martellamento ideologico di un anno (almeno) che ci attende, il «giornale di riferimento» ha quindi incaricato il medievalista Nicolas Offenstadt, peraltro specialista delle «memorie» della Grande Guerra, a «farla finita con dieci concezioni errate su» di essa. Perché, ci spiega quest'ultimo, «il suo forte impatto sulla società francese alimenta la circolazione di immagini e luoghi comuni che non corrispondono allo stato delle conoscenze degli storici».

Sdoganare il capitale

In cima al pantheon mitologico ci sarebbe l'idea che «la guerra è stata voluta dagli industriali e dai finanzieri». Citiamo:
«Le interpretazioni marxiste delle origini della guerra, in seguito alle riflessioni di Lenin sull'imperialismo come fase suprema del capitalismo, assegnano un ruolo centrale alle rivalità economiche accentuate dalla caduta del saggio di profitto, e alla natura predatoria degli ambienti industriali. Ci sono certamente dei rapporti di forza commerciali tra i blocchi in Cina o nell'Impero Ottomano, tra la Gran Bretagna - preoccupata del «made in Germany» - e tedeschi. La corsa agli armamenti nell'immediato anteguerra, in tutti i paesi, rafforza questa interpretazione. Ma la storiografia ha dimostrato che le interdipendenze erano in realtà molto forti tra le economie e che, per molti settori (assicurazioni, compagnie minerarie ...), la pace era preferibile alla guerra. La City ha così spinto piuttosto a difendere la pace. Peraltro, in merito alla politica estera, i settori industriali e finanziari non erano uniti.» [1]

Il «luogo comune» proposto non ha alcun fondamento. I marxisti si sono in effetti limitati ad analizzare l'economia capitalistica prima del 1914, senza riferimento ad alcun «auspicio»dei banchieri e degli industriali: Lenin, tanto hegeliano quanto Marx, osserva le pratiche dei «capitalisti, indipendentemente dalla loro volontà e dalla loro coscienza». Egli censisce in L'imperialismo, fase suprema del capitalismo le pratiche, alla vigilia della guerra, del «capitale finanziario [,] risultato della fusione del capitale di alcune grandi banche monopolistiche con il capitale di gruppi industriali monopolisti» nella fase imperialista nata dalla prima grande crisi sistemica del capitale (1873): egli parla, non dei banchieri e degli idustriali, ma di un «pugno di monopolisti»«cartelli e trust» che allora avevano proceduto alla «spartizione del mondo».

L'«oligarchia finanziaria» - ormai più che centenaria - ha resistito alla discesa dei prezzi e del tasso di profitto creando dei cartelli, tagliando i salari e le entrate non monopoliste, in breve, facendo pesare la crisi «sul resto della popolazione». Ma non ha potuto eliminare la sovrapproduzione, cioè l'insufficenza del tasso di profitto atteso rispetto al capitale investito o da investire, né superare le rivalità e le contraddizioni che la lacerano. Essa ha creato o rafforzato cartelli e trust (effettivamente «interdipendenti», per citare Nicolas Offenstadt), ma questi frutti e acceleratori dello sviluppo ineguale del capitale non «sopprimono [affatto] le crisi». Aggravando la concorrenza nei settori soggetti ai cartelli, la crisi costringe dunque i monopoli a distruggere massicciamente capitale e a spartirsi di nuovo il mondo: la loro «caccia alle colonie» o a zone assimilate (gli imperi ottomano e russo) si rafforza «dopo il 1880» ; all'inizio del 20esimo secolo si dispiegano le«guerre periferiche» fin nel cuore del continente europeo, e i piani miranti ad «annettere non solo le regioni agrarie, ma anche le regioni industriali (il Belgio è ambito dalla Germania, la Lorena dalla Francia).»

Il ritorno de «l'ultra-imperialismo»

È allora che Kautsky, il più prestigioso marxista vivente dopo la morte di Engels, aderisce al riformismo, ideologia allora trionfante degli «agenti della borghesia nel movimento operaio» : forgia la «teoria dell'ultra-imperialismo» [o super-imperialismo] pacifico, secondo cui i capitali concentrati-cartellizzati «preferiscono» il compromesso al conflitto. Questo sogno smobilitatore gli vale gli assalti di Lenin prima che la guerra generale del 1914 decida.
«I cartelli internazionali, in cui Kautsky vede l'embrione dell'ultra-imperialismo (così come la produzione di compresse di laboratorio «può» essere proclamata embrione dell'ultra-agricoltura), non ci danno l'esempio di una continua spartizione del mondo, della transizione dalla spartizione pacifica alla spartizione non pacifica e viceversa? […]
Il capitalismo si è trasformato in un sistema di oppressione coloniale e di strangolamento finanziario della schiacciante maggioranza della popolazione del mondo da parte di un pugno di paesi«progrediti». E la spartizione del bottino avviene tra due o tre rapaci potenze mondiali armati fino ai denti (America, Inghilterra, Giappone) [per non parlare di Germania e Francia], che coinvolgono tutta la terra per la spartizione del loro bottino».

In ciascun paese, una storiografia documentata, non sempre marxista, ha corroborato, sia per il 1914 che per il 1939, «le interpretazioni marxiste delle origini della guerra». La tesi del conservatore Fritz Fischer, Dozent (assistente universitario) sotto Hitler, Les buts de guerre de l'Allemagne impériale 1914-1918, dimostrano l'unanimità in favore della guerra di conquista di un«pugno» di decisori tedeschi, sostenuta dalla quasi totalità delle forze politiche (S.P.D. «maggioritaria» inclusa). Vecchia di oltre 50 anni (1961, tradotta nel 1970), è sempre attuale. Certo, la storiografia dominante la esclude dalle bibliografie ufficiali dei concorsi di assunzione in storia dagli anni 2000 : si parla solo di Georges-Henri Soutou, «L'or et le sang. Les buts de guerre économiques de la Première guerre mondiale» (1989), che contesta il consenso dei decisori tedeschi sulla questione e contraddice Fischer su quasi tutto. Poco importa che le fonti originali attestino il consenso sulla guerra e sui suoi obiettivi economici (dopo qualche esitazione sui compromessi possibili) del blocco della Banca di Francia, del Comité des Forges e Houillères [organizzazioni padronali della siderurgia e del carbone (ndt)], padroni dello Stato francese. «La City ha […]  piuttosto spinto a difendere la pace»? No, essa ha cercato prima del 1914 di concludere un compromesso coloniale con il Reich a scapito dei loro rivali comuni, francesi, portoghesi, belgi, ed ha ricominciato prima del 1939.
Nel 1937, l'ambasciatore di Francia a Londra Charles Corbin ha dimostrato in base agli archivi che l'appeasement del tandem Chamberlain-Halifax (all'epoca focalizzato sull'espansione in Austria e in Cecoslovacchia) ricalcava quello del 1912 applicato al campo coloniale: Londra aveva allora offerto su un vassoio d'argento a Berlino di soppiantare tutti gli imperi coloniali europei escluso quello britannico. [2] Entrambi i tentativi, anche duraturi e accaniti, alla fine falliranno perché la crisi sistemica del capitalismo condannò momentaneamente il compromesso. E ciò che vale per l'Inghilterra vale per le relazioni degli Stati Uniti con il Reich e con il Giappone.

Inno all'Unione Europea

Nicolas Offenstadt non fa riferimento alla «storiografia», ma solo alla «storiografia dominante» antimarxista, prescritta oggi dall'università ai futuri insegnanti con l'esclusione di tutti gli altri: quella dei Somnambules di Christopher Clark che in circa 670 pagine pretende di dimostrare, suscitando l'ammirazione generale, che i dirigenti di tutti i paesi hanno «marciato verso la guerra»manipolati da questo o quello (ah, il tema di Elena e la guerra di Troia proclamato come «nuovo»!), vittime di concatenazioni maledette (ma Clark non dimentica di scagionare la Germania, guidata dall'Austria, per lo scoppio del conflitto, per subissare i serbi, russi, …ecc.). Questo scalpore farcito di propaganda su «l'Unione Europea» garanzia di pace eterna - come i cartelli del 19esimo e del 20esimo secolo ? - sotterrano gli archivi diplomatici, economici e militari che hanno annunciato senza soste la guerra generale durante le crisi precedenti del 1914 e del 1939. [3]

La storiografia americana, così ricca sulla «spartizione del mondo», mostra a partire dai lavori di William Appleman Williams («The Tragedy of American Diplomacy», 1a ed., 1959) quanto fosse pertinente il giudizio di Lenin riguardo le relazioni tedesco-americane del 1916: «Il capitale finanziario dell'America e di altri paesi, che si divideva pacificamente il mondo con la partecipazione della Germania, ad esempio nel sindacato ferroviario internazionale o nel trust internazionale della marina mercantile, non procede adesso ad una nuova spartizione sulla base dei nuovi, mutati rapporti di forze in un modo assolutamente non pacifico?»

L'appeasement prima del 1914 (come prima del 1939), mirava a prevenire la guerra? No, solo a negoziare le condizioni e le conseguenze alle migliori condizioni per i rivali-alleati. Ci si vuol bene tra banchieri «nemici», non ci si «augura» di scannarsi, ci si frequenta anche in tempo di guerra. Ma, poiché si riesce bene con le armi - oggetto di profitti giganteschi - a sbarazzarsi del capitale«eccedentario», forze produttive umane incluse, e aprire i mercati chiusi, si mandano all'inferno i popoli che non hanno saputo dire no (altro oggetto di «luoghi comuni» che meriterebbe di essere messo a fuoco). Rifiutarsi di esaminare, con la teoria e con le fonti storiche, la natura guerriera del capitale porta ad accreditare la mitologia «psicologica» della sequenza fatale, ma evitabile (!) di eventi. E' più seducente, certo, del richiamo Lenin alle «decine di milioni di morti e mutilati lasciato dalla guerra fatta per determinare quale dei due gruppi di briganti finanziari - inglese o tedesco [americano, ecc.] - deve ricevere il grosso del bottino».

Nel contesto attuale di scontri inter-imperialisti sulla «nuova spartizione» delle risorse mondiali tanto spietati come quelli che hanno portato alle due guerre mondiali, trionfa nuovamente, sullo sfondo di una «unione sacra» europea e nazionale, la stupida favoletta di Kautsky sull'ultra-imperialismo «pacifico». Ciò che si attribuisce alla «storiografia» è tutto dovuto alla cappa di piombo antimarxista che pesa sulla società e sull'università. La prima guerra mondiale è ben stata, come la seconda, una guerra di rapina e di «nuova spartizione del mondo» tra i giganti imperialisti. Sulla natura del capitale, le sue crisi e le sue guerre, non attenetevi né a Le Monde né a «la storiografia» antimarxista. Correte a leggere Marx e Lenin (L'imperialismo, fase suprema del capitalismo mette le cose in chiaro sul «capitalismo finanziario» spacciato come recente e permette, più in generale, di non morire idioti), e informatevi sulla «storiografia» critica.

* Annie Lacroix-Riz, professore emerito di Storia Moderna, Università di Parigi 7
Pubblicato su Iniziativa Comunista, mensile del PRCF, n °140, gennaio 2014, p. 14-15

* * *
Nota. Tra i «dieci preconcetti» che Nicolas Offenstadt combatte figura, al terzo posto, la grande menzogna, continuamente ripetuta agli studenti di Francia da circa cento anni, che «i taxi hanno giocato un ruolo decisivo nella battaglia della Marna». Ma perché lo storico, che di solito argomenta i «luoghi comuni» addotti, qui rinuncia a ristabilire la verità? È perché sarebbe stato necessario ricordare che, secondo le parole del marzo 1939 del sottosegretario di Stato permanente presso il Foreign Office, Robert Vansittart, «la Francia non avrebbe avuto la minima possibilità di sopravvivenza nel 1914, se non ci fosse stato il fronte orientale» ? [4]

* * *
[1] Corsivo mio. Per quanto segue, tratto da Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, in corsivo nel testo.

[2] Dispacci 918 e 924, Londra, 15 e 16 novembre 1937 (su due colonne raccolta comparativa di testi intitolata «Les voyages à Berlin de Lord Haldane et de Lord Halifax, 1912-1937»), Gran Bretagna 1918-1940, 287-287 bis, MAE. Confronto, Annie Lacroix-Riz, La scelta della sconfitta: le élite francesi negli anni 1930, Parigi, Armand Colin, 2010, p. 418-419.

[3] Cfr. in particolare la ricchissima Nuova serie 1897-1918, Archivi del Ministero degli Esteri (La Courneuve). Tema della formazione degli insegnanti, Lacroix-Riz, Storia contemporanea ancora sotto l'influenza, Parigi, Le temps des cerises, 2012, cap. 1 e passim.

[4] Michael Carley 1939, «1939, The alliance that never was and the coming of World War 2», Chicago, Ivan R. Dee 1999 p. 4, sottolineato nel testo (traduzione francese, PU Montreal, 2001).




Riceviamo e volentieri diffondiamo:
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Invito / Vabilo.

Venerdì 7 Marzo 2014 presso il Circolo “Tina Modotti“, Casa del Popolo di Via Ponziana 14 aTrieste, in collaborazione con il SISA, Sindacato Indipendente Scuola e ambiente, dalle ore 18:00
Presentazione del libro edito da HAMMERLE
“Partigiani a Trieste” I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli.
 
Sarà presente l'autore Sergio Mauri
 
Introduce: Marta Ivašič
Modera: Davide Rossi
 
Segue dibattito


V petek 7 marca 2014 na sedežu krožka „Tina Modotti“ Ljudski Dom v Trstu ul. Ponziana 14
in v sodelovanju z Neodvisnim sindikatom za šolo in okolje SISA bodo ob 18. uri predstavili knjigo, ki je izšla pri založbi Hammerle:
“Partigiani a Trieste“
I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli
 
Prisoten bo avtor
Sergio Mauri
 
Knjigo bosta predstavila Marta Ivašič in Davide Rossi
 
Sledi razprava


ANPI Trieste
VZPI Trst

Per contatti: palemau68 @ gmail.com



Obilježavanje 8. marta u Crnoj Gori, 1950. god.


(La celebrazione dell'8 marzo nel Montenegro socialista, 1950.
Izvor: Muzej Žena Crne Gore)



(srpskohrvatski / english / castellano / italiano)

Ucraina: il criminale avventurismo della Unione Europea

1) INIZIATIVE:
- Trieste 11/3: Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo
- Roma 13/3: Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

2) Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea (Sergio Cararo)

3) Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito! (AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net )

4) Buđenje monstruma: uspon ukrajinskog fašizma (Justin Raimondo)

5) Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism? (Rainer Rupp)

6) German media campaigns for war in Ukraine (Ulrich Rippert, WSWS)

7) Young Communists' Organizations Worldwide: Joint Declaration on Ukraine / Declaracion Comun Ucraina


=== 1: INIZIATIVE ===

Trieste, Martedì 11 marzo 2014
ore 18:30, sala di via Tarabochia n° 3 - I° piano

Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo

Introduzione: sen. Stojan Spetič. Conclusioni: Igor Kocijančič.

promuovono: Rifondazione / Prenova - Comunisti Italiani / Slovenski Komunisti


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Roma, Giovedì 13 marzo 2014
ore 17.30, Via G. Galilei, 53

INCONTRO DIBATTITO su 

Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

- La guerra c’è già. Come si combatte?
- La concentrazione economica in Europa sta producendo una nuova classe dominante;
- la destrutturazione dell’economia europea sta modificando la composizione della classe lavoratrice;
- un doppio standard della politica: una per le classi popolari, l’altra per i poteri forti.

Introduce: Gualtiero Alunni
Intervengono: Collettivo Militant, Franco Russo, Alfonso Gianni, Nunzio D'Erme, Mauro Casadio
Organizza: Rete dei Comunisti - www.retedeicomunisti.org



=== 2 ===


Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea


•  Venerdì, 28 Febbraio 2014 13:51
•  Sergio Cararo

Sarà bene che nessuno sottovaluti l'atteggiamento con cui l'establishment dell'Unione Europea - ed in particolare il milieu progressista – sta affrontando la crisi in Ucraina.

Nel leggere le prese di posizione e le indicazioni che vengono da Bruxelles e dalle capitali europee, si ha la netta impressione che la ruota della storia stia girando all'indietro per riportare gli scenari nelle zone temporali più inquietanti della storia recente dell'Europa.

Quando il presidente del Parlamento Europeo Schultz afferma senza problemi che intende dialogare con i fascisti ucraini del movimento Svoboda, indica che si è rotto il meccanismo - anche formale- dei “paletti democratici” sui quali è stato edificato quello che ormai si va configurando come un polo imperialista. I presupposti democratici che l'UE ha opposto per anni all'ingresso della Turchia nell'Unione sembrano materia di un'altra epoca. L'abbassamento si era già verificato sulla situazione interna dell'Ungheria oggi governata da movimenti reazionari. Ma è sull'Ucraina che il mito della funzione progressiva dell'Unione Europea si sta rapidamente sgretolando. E con esso si sbriciola ogni residuo di credibilità

Qualche indizio era già leggibile nell'intervista rilasciata dal pacifista, ecologista ed ex ministro degli esteri tedesco Josckha Fischer sul Corriere della Sera, quando affermava che l'Unione Europea deve capire che “difendere i propri interessi non è a costo zero”. L'oltranzismo di Fischer, che avevamo già visto all'opera nell'aggressione alla Jugoslavia nel 1999, è ancora più esplicito in relazione alla crisi ucraina e ai rapporti con la Russia. “La relazione con Mosca sarebbe molto più semplice se l'Unione Europea fosse più forte e assertiva. Al Cremlino si capiscono sempre meglio i rapporti di forza”. Un linguaggio decisamente esplicito.che invita l'Unione Europea a cambiare atteggiamento nei confronti dell'Est europeo.

Poche settimane fa erano stati i ministri della Difesa e degli Esteri tedeschi, alla vigilia della Conferenza per la Sicurezza di Monaco, a far intendere che non basta più essere una potenza economica per diventare una “potenza globale” e che – ad esempio – l'Africa torna ad essere una area di interesse strategico. Sarà un caso ma i soldati francesi ed ora anche “europei” (tra cui 250 soldati tedeschi) sono ormai presenti in tutti i paesi dell'Africa occidentale e centrale.

Ma se l'establishment della maggiore potenza dell'Unione Europea – la Germania – torna a parlare il linguaggio dei rapporti di forza con la Russia e sull'Europa dell'Est, anche i “progressisti” (vedi il circuito de La Repubblica e dei media di area Pd in Italia) si allineano e arruolano nelle ambizioni da potenza globale dell'Unione Europea.

La crisi in ucraina sembra avere un effetto quasi costituente per tali ambizioni. Una tendenza che, a nostro avviso, era già in incubazione nella volenterosa partecipazione delle potenze europee (Germania, Italia, Francia tutte guidate da governi di centro-sinistra) all'aggressione contro la Serbia nel 1999.

Di fronte ai rischi quasi obiettivi di una secessione dell'Ucraina tra le regioni filo-occidentali e quelle filo-russe, il presidente francese Hollande ha affermato che “In Ucraina e' indispensabile garantire una transizione pacifica, oltre all'unita' ed integrita' territoriale del paese” e che Unione Europea e Russia devono collaborare su questo obiettivo.

Bernard Guetta, ad esempio, scrive sulla rivista di area “progressista” Internazionale, che in Ucraina “La questione va risolta alla svelta, e per farlo l’Unione europea deve mettere la Russia con le spalle al muro proponendole una trattativa, anche segreta se necessario, per stabilizzare l’Ucraina ed evitare un’inutile crisi continentale”.

L'Unione Europea dunque sembra attraversata da un demone a doppia faccia. Da un lato la consapevolezza che una rottura con la Russia sarebbe un boomerang sul piano delle forniture energetiche e della destabilizzazione economia dell'Ucraina, dall'altro le crescenti ambizioni ad agire come potenza globale – soprattutto nella propria area di influenza – fa crescere le posizioni interventiste che spingono ad un confronto duro e diretto con Mosca per farle capire che “in Europa l'aria è cambiata”. Il dramma è che questa seconda posizione – come fu per il Mussolini "socialista" e interventista nella prima guerra mondiale – vede impegnato proprio il milieu progressista europeo più che le forze conservatrici, come accade in Jugoslavia quindici anni fa e come accadde in Europa un secolo fa. E' molto più di uno scenario inquietante.



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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 03-03-14 - n. 488

Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito!

AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/03/2014

Chi crede a semplici "proteste popolari" in Ucraina? Ogni giorno si rivelano i legami tra i leader della ex "opposizione" pro-europea (ora al governo!) e i vari governi europei, l'UE e gli Stati Uniti.

La Germania dietro le quinte in Ucraina promuove gli interessi dei suoi monopoli, fingendo in pubblico il "dialogo" per voce del Cancelliere Merkel e del nuovo ministro degli esteri Steinmaier.

Come rivela il quotidiano ben informato der Spiegel, lo scorso dicembre la classe dirigente tedesca in generale - e la CDU in particolare - ha puntato sul suo cavallo: l'ex pugile Vitaly Klitschko e il suo partito UDAR (Alleanza per la riforma democratica in Ucraina).

Klitschko, l'uomo di Berlino

Secondo der Spiegel, la CDU della Merkel, ma anche il Partito Popolare Europeo (PPE), riunendo tutti i partiti europei della destra conservatrice (tra cui l'UMP) hanno scelto Klitschko come loro rappresentante in Ucraina per unire l'opposizione e vincere le elezioni presidenziali del 2015.

Ricordiamo che l'UDAR ha conseguito un avanzamento sensazionale nelle elezioni del 2012 passando dallo 0,05% al 14% dei voti, con il grande sostegno dei media, diventando il terzo partito del parlamento del paese, con 34 seggi.

L'UDAR si distingue per il suo populismo contro la corruzione, il liberismo economico e per la sua posizione decisamente pro-europea.

"Klitschko è il nostro uomo, ha un chiaro programma pro-europeo", riferisce der Spiegel, citando un deputato tedesco della CDU, membro del PPE a cui UDAR ha aderito in qualità di membro osservatore nel 2012.

Sappiamo anche che Klitscko ha trascorso la maggior parte della sua carriera pugilistica in Germania. Egli ha sostenuto che, quantunque non sia tedesco: "La Germania è il mio paese d'adozione, adoro la Germania!".

La Fondazione Konrad Adenauer e il PPE: artefici della formazione dei leader del partito di Klitschko!

Gli Uffici del PPE a Bruxelles e Budapest hanno formato il personale di UDAR al lavoro parlamentare e forniscono il sostegno per il passaggio da un "movimento personalistico" a una struttura nazionale di partito.
La Fondazione Konrad Adenauer, strettamente legata alla CDU, gioca un ruolo importante.

Klitschko aveva esplicitamente chiesto l'assistenza dei consiglieri della Merkel nella Fondazione. La Fondazione della CDU ha preparato i politici dell'opposizione ucraina ad assumersi la responsabilità in un programma di "dialogo".

Quattro membri dell'UDAR hanno anche visitato Berlino all'inizio di dicembre per incontrare i deputati e funzionari del Ministero della Giustizia e del Lavoro della CDU.

Klitschko allenato dal capo di gabinetto della Merkel

Il giornale racconta i legami personali tra Klitschko e il personale politico tedesco. Così Ronald Pofalla, capo di gabinetto della Merkel, è diventato il mentore di Klitschko, insegnandogli come combattere le intimidazioni del potere.

Pofalla avrebbe dato consigli a Klitschko su come avrebbe dovuto giocare la sua "integrità" e la "verginità politica" per combattere le voci diffuse dal governo, e l'avrebbe messo a conoscenza della sua esperienza nel sostenere l'opposizione pro-europea in Bielorussia (!).

Infine, Klitschko avrebbe sollecitato il governo tedesco di fare pressione sul presidente ucraino per aggirare la legge che impedisce a chiunque non abbia passato 10 anni in Ucraina di presentarsi alle elezioni, il che l'avrebbe escluso dallo scrutinio.

Secondo der Spiegel, per questo occorre considerare Klitschko un politico serio. Cosa che si sforza di fare il governo tedesco.

Rammentiamo che ai primi di dicembre, il ministro degli Esteri Guido Westerwelle era apparso nelle strade di Kiev, mano nella mano con Klitschko, in solidarietà con i manifestanti pro-europei e contro il governo ucraino.

Apprendiamo che, da un lato M.Westerwelle conosceva già bene Vitaly Klitschko all'epoca della sua carriera pugilistica. Apprendiamo anche che questo incontro è stato accuratamente preparato e assicurato il sostegno da parte degli altri paesi europei.

Ultimamente, gli incontri personali tra il Cancelliere Merkel e Klitschko, si sono moltiplicati.

A Vilnius, alla fine di novembre, aveva discusso lunghe ore con deputati di destra di rango, incontrato il consigliere tedesco degli esteri Christoph Heusgen, ma non ancora Merkel.

A metà dicembre, in occasione della riunione preliminare del PPE prima del vertice UE, è stato invitato dal Cancelliere Merkel ed introdotto presso i vari leader della destra in Europa.

Klitschko preservato dalla Merkel per il 2015?

Infine, più di recente, dopo il rimpasto di governo, Klitschko e Iasteniouk sono stati presenti a Berlino, il 17 febbraio. Hanno ricevuto l'appoggio esplicito del Cancelliere, una promessa di sostegno finanziario per la nuova Ucraina, ma senza sanzioni per Yanukovich.

Secondo il giornale tedesco der Spiegel, la Merkel avrebbe scelto di sostenere Klitschko dopo diverse segnalazioni particolarmente entusiastiche dei suoi consiglieri, Pofalla, Heusgen ma anche Elmar Brok (CDU), descrivendo tutti Klitschko come contraltare dei politici ucraini classici.

Klitschko si sarebbe espresso in maniera sensata, ossia alla "moda europea" (sic), apparendo agli occhi della folla, come un uomo di grande integrità, senza macchia di corruzione.

Klitschko ripete di non avere alcun legame con gli oligarchi ucraini. Tuttavia, il suo partito (con il nome di "Capitale europea"; nulla è per caso) è stato fondato da un ucraino, uomo d'affari di origine georgiana, di dubbia reputazione, Lev Partshaladze.

Inoltre, voci provenienti da fonti attendibili, evocano il finanziamento al partito di Klitschko da parte di uno dei due maggiori oligarchi del paese, Dmytro Fitash, presidente della Federazione degli imprenditori ucraini, patron della produzione di titanio in Ucraina e alla testa di un consorzio finanziario internazionale.

Il nuovo governo non conta Vitali Klitschko, perché secondo alcuni osservatori, Angela Merkel e la Cancelleria tedesca desiderano preservare il "loro uomo" dalla tempesta a venire, in vista delle elezioni del 2015.

Non fatevi ingannare, la "nuova Ucraina" sarà quella dei banchieri, degli oligarchi, dei fascisti e dei gruppuscoli neo-nazisti. Tutti uniti in un sogno europeo che devia verso l'incubo intorno all'"uomo di Berlino", Vitali Klitschko.


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BUĐENJE MONSTRUMA: USPON UKRAJINSKOG FAŠIZMA

Posted by Novi Plamen on March 7, 2014 · Leave a Comment 

Sa očima uprtim u rusku invaziju na Krimu, i izgledima za širenja rata koji bi obuhvatio cijelu Ukrajinu, naša se pozornost skreće sa nečeg što je možda najznačajniji aspekt ove krize: stupanje jednog istinski fašističkog masovnog pokreta u kuloarima moći.


Naši “mainstream” mediji sliježu ramenima pa to opisuju kao prisutnost „malog broja ultra-nacionalista“ na kijevskim prosvjedima, ali to je koješta: ono daleko više nadilazi taj mali broj. Ustvari, aktivisti dviju glavnih fašističkih partija u Ukrajini –Svoboda i “Desni Sektor” – osigurali su glavnu mišićnu snagu potrebnu pobunjenicima da zauzmu ukrajinske vladine zgrade i diljem zapadne Ukrajine.
Svoboda (“Sloboda”) osnovana je 1991. kao Socijalna nacionalna partija Ukrajine. Partija obožava Stepana Banderu, čiji su se sljedbenici borili na strani Nacista tokom Drugog svjetskog rata protiv Crvene armije i ukrajinskih komunističkih milicija. Banderina Organizacija ukrajinskih nacionalista (OUN) imala je direktnu podršku Njemačke: Hitler je želio da oni budu policijski redarstvenici Ukrajine nakon što je Nijemci okupiraju, pa je OUN organizirao volonterske milicije koje su aktivno sudjelovale u Holokaustu. “Židovi Sovjetskog saveza,“ izjavljivali su Banderisti, “su najlojalnije pristalice Boljševičkog režima i avangarda moskovskog imperijalizma u Ukrajini.“ Kad su Nijemci zauzeli Lvov u ljeto 1941., Banderisti su poslali poruku Židovima Lvov-a u obliku pamfleta koji je glasio: “Mi ćemo posložiti vaše glave ispred Hitlerovih nogu“! A tako su i uradili; OUN je djelovao sa SS-om na skupljanju i pokolju 4.000 gradskih Židova. Po slobodnom izboru su im na raspolaganju bili borbena sredstva: sve, od pušaka pa to metalnih šipki.
Kad je Viktor Yushchenko, tijekom svog katastrofalnog mandata kao predsjednik Ukrajine, posmrtno dodijelio Banderi titulu „Heroja Ukrajine“, Evropski parlament je formalno uložio protest: to se ignoriralo.
Vođa Svobode Oleh Tyahnybok, sada najviši autoritet Ukrajinskog parlamenta, je anti-semit koji se ne kaje. Tokom ljeta 2004., održao je govor svojim sljedbenicima nad grobom jednog banderističkog komandira u kojem je izjavio: “Vi ste ti kojih se moskovsko-židovska mafija koja vlada Ukrajinom najviše boji.“ Njegovo visokoparno izlaganje upućivalo je i na “Ćifute” kao najistaknutije protivnike Banderista. Tyahnybok je zbog svojih izjava istjeran iz Parlamenta, ali sadašnja „revolucija“ ga je ponovo instalirala na stari položaj – i to nadmoćnijim nego ikada.
Društvo oko njega je obilno. Aktivisti Svodobe, koji već imaju stolice u Parlamentu, drže ni manje ni više nego osam najviših ministarskih pozicija:
·         Ihor Tenyukh – privremeni ministar obrane i član političkog savjeta Svobode. Bivši komandant Ukrajinske mornarice, tokom 2008. u vrijeme rata Rusije sa Gruzijom, naredio ukrajinskoj ratnoj floti da blokira ulazak Ruskoj mornarici u Sevastopoljskom zaljev.
·         Andriy Parubiy – Šef Savjeta za nacionalnu sigurnost, su-osnivač Svobode još u vrijeme kad je to bila „Socijalno nacionalna“ (hmhm!)partija.
·         Dmytro Yarosh – zamjenik rukovodioca Nacionalnog savjeta za sigurnost, to jest, policije, te osnivač-vođa „Desnog sektora“, militantne neo-nacističke paravojne skupine koja je preuzela odgovornost za sigurnost na Majdanu.
·         Oleh Makhnitsky – Član Svobode i član parlamenta, koji je i glavni javni tužilac.
·         Oleksandr Sych – Parlamentarni zastupnik član Svobode i glavni partijski ideolog, te pomoćnik premijera za ekonomsku politiku.
·         Serhiy Kvit – jedan od vodećih članova Svobode, predviđen da vodi Ministarstvo obrazovanja.
·         Andriy Moknyk – novi Ministar za ekologiju, bio izaslanik Svobode kod drugih evropskih fašističkih partija. Prošle godine sastao se sa predstavnicima violentne neo-fašističke stranke Italije, Forza Nuovo.
·         Ihor Shvaika – agro-oligarh i član Svobode, imenovan je za Ministra poljoprivrede. Jedan od najbogatijih ljudi u zemlji, posjeduje masovne investicije u poljoprivredi što je indikacije izvjesnog sukoba interesa.
Po prvi put od 1933. godine, sljedbenici pokreta koji valorizira (odaje vrijednost) Adolfa Hitlera i propovijeda anti-semitizam ušli su u jednu evropsku vladu. Njemaki nacisti su, isto tako, bili dio jedne „koalicione“ vlade, a drugi članovi su mislili da ih mogu zauzdati pa čak i „pripitomiti“ i spriječiti komunističko preuzimanje vlasti. Tragično su pogriješili – a Sjedinjene Države i njeni evropski saveznici sada idu istim putem u podršci Hitlerovih nasljednika u Ukrajini.
Naravno da većina koja podržava vladu nisu tvrdokorni neo-nacisti: ali to nije ni potrebno da ovo postane presedan za koji će Zapad zažaliti. Nazočnost Svobode i “Desnog Sektora” legitimizira ove pokrete, i to ne samo u Ukrajini. Njemačka je povremeno nastojala zabraniti neo-nacističku Nacionalnu demokratsku partiju, a Britanci su poduzeli pravne mjere protiv Britanske nacionalne partije: hoće li oni sada odobriti ukrajinskoj braći iz tih takozvanih skupina mržnje diplomatsko priznanje i obećanja o političkoj pa čak i vojnoj podršci?
Ono što je zanimljivo oko gore navedenih konkretnih zaduženja je istaknutost koja se daje vođi „Desnog Sektora“, Dmytrou Yaroshu na ključnoj poziciji zamjenika šefa nacionalne policije. Organizacija  “Desni Sektor” proistekla je iz integracije nekoliko ultra-nacionalističkih i otvoreno neo-nacističkih grupica, uključujući tu i “Trident,” Ukrajinski nacionalni obrambeni sabor, “Bijeli čekić“ i “Ukrajinski domoljubi“.  Yorash se „busao u prsa“ na vrhuncu prosvjeda da je njegova grupa nagomilala ogromnu količinu skrivenog oružja, te pošto već imaju vatreno oružje neizbježno je da će oni oblikovati nukleus rekonstituirane policije. Uz visoku popularnost ove grupe i proslavljeni status koji uživaju kao „heroji revolucije“ Yorashovi jurišnici – koji nose crveno-crne oznake Banderista – biti će zaduženi za suzbijanje anti-vladinih „nemira“ i lov na „izdajnike“. Možda će tu ubaciti i malo premlaćivanje homića: nacionalisti mrze homoseksualce koliko i Židove i svakog tko govori ruski.
Victoria Nuland je mislila da može Svobodu i “Desni Sektor” držati izvan vlade, ali za sada joj to nikako ne ide od ruke. A sa izborima predviđenih za 25. svibanj, nacionalisti su dobro pozicionirani preuzeti dobar komad glasova. Arseniy Yatsenyuk, favorizirani kandidat State Departmenta, je cvikeraš i tehnokrat kome nedostaje karizma. Tyahnybok, s druge strane je prirodni demagog.
Bez obzira koliko će dolara američkih poreznih obveznika otjecati preko State Departmenta u riznice Ukrajinskih marioneta od danas pa do 25. svibnja, sav novac na svijetu neće moći zauzdati sile koje su naši intervencionisti pustili u svijet. Vijest da je vođa „Desnog Sektora“ pozvao nikog drugog nego al-Qaedu da pomogne Ukrajini u njenom boju protiv Rusije upravo je pokazatelj koje vrste demona smo pustili sa uzice – ovog puta.
Preveo Slobodan Drenovac


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Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism?

By Rainer Rupp on March 4, 2014

Rainer Rupp, currently writing for the German daily newspaper Junge Welt, was a high NATO functionary in Brussels from 1977 to 1989, who also reported to the German Democratic Republic’s intelligence service HVA. Workers World managing editor John Catalinotto translated this article to make the voice of a progressive German analyst available for WW readers.

Feb. 28 — The armed coup over the Feb. 22-23 weekend in Kiev, which was with great probability supported by Washington, is momentous in many ways. Within hours the coup trashed the agreement that took so long to be hammered out in discussions led by the European Union and especially by Germany; this agreement involved Moscow and was signed by the Ukrainian opposition parties on the one hand and the government and President Viktor Yanukovych on the other. Thus, not everyone in the West shared in the exuberant joy shown after the overthrow. It has once again become clear that in relation to the Ukraine and Russia, the U.S. and the EU, specifically Washington and Berlin, act according to different and sometimes conflicting agendas.

U.S. commentators who are close to the Obama administration are openly celebrating the coup in Kiev as a successful blow against Moscow, indeed, as tit for tat for the Russian obstruction of U.S. war plans against Syria. They see that Ukraine gives them the potential to turn up or turn down a crisis to impose uncertainty and a strategic distraction on Moscow — if Russia continues to make trouble for the U.S. hegemon as the U.S. tries to enforce its plans for world order. In contradiction to this, the EU, once again led by Berlin, has tried to involve Moscow in coming up with a coordinated, mutually acceptable solution to the crisis in Ukraine, as Germany is particularly concerned with having good economic relations with Russia. For this the EU was denigrated with a contemptuous “f—k the EU” from President Obama’s East Europe and Russian political expert Victoria Nuland.

The German Defense Minister Ursula von der Leyen made the differences between Washington and Berlin clear with her comments at the meeting of NATO defense ministers in Brussels on Feb. 26. She repeatedly stressed that a solution to the crisis in Ukraine could be possible only through cooperation with Moscow: “Russia must be involved; there will be no solution found without Russia,” she said in an ARD [television] news report. She pointed out that there is also a NATO-Russia Council, in addition to the NATO-Ukraine Council. “The solution must be sought in common, both with Russia and with NATO and Europe.”

Demands from relevant German business circles followed the von der Leyen’s comments.

The chairperson of the Committee on Eastern European Economic Relations of the Federation of German Industries, Eckhard Cordes, had complained this week in a statement about the anti-Russian policy of Berlin and demanded that “the EU and Russia together bring the contending parties in Kiev to the discussion table.” Similarly, even the experts of the German Society for Foreign Policy (DGAP) think tank had taken a position in a study published two days before the coup that closer “cooperation between the West and Russia” will also be required in terms of Ukraine. Germany would have to “urge moderation of both camps in Ukraine and the constructive involvement of Russia,” according to the report (see Junge Welt, Feb. 26).

In contrast, as reported Feb. 26 by the European Policy Centre, a think tank in Brussels, British policy advisor Amanda Paul — representative of the neoconservative U.S.-British and European hawks — made demands on the EU with regard to Ukraine “for a tougher line against Putin. The young generation in Ukraine is well educated and is thus needed by the EU.” That’s why the EU must “cease to behave so cowardly, and instead be ready to tackle Russia before the high hopes of many Ukrainians in the EU are disappointed,” said Paul.

Against this background, the very short final declaration — 254 words — allowed the NATO defense ministers, regarding their deliberations on the Ukraine on Feb. 26, to conclude, as was already shown at the NATO summit on the “new strategic concept” in Bucharest in 2008 and in Strasbourg in 2009, once again not to enforce the hard, confrontational line of Washington against Russia. Apart from the verbal pirouettes which aim to whitewash the violent overthrow of the president of Ukraine democratically elected by the majority of the people, it is particularly important what is omitted from the declaration: namely, there are no threats and warnings to Moscow, nor drawing of “red lines.” It is a completely different tone than that which was heard in the last few days from Washington and London. Also there appeared nowhere, not even indirectly, the demand for Ukraine’s joining NATO or the EU. The U.S.-British adventurers could obviously not prevail in Brussels.

At the same time, however, von der Leyen’s position — that is, “No solution without Russia” — is also missing from the defense ministers’ statement, even though it was strongly supported by Spain, among others. Implicitly, however, the text includes a requirement that, should it be fulfilled, would pave the way for an amicable solution with Russia and is contrary to the destabilizing power politics of the U.S. The relevant passage reads: “We stress the importance of a comprehensive political process based on democratic values, respect for human rights, the rights of minorities and the rule of law that meets the democratic aspirations of the entire (!) Ukrainian people.” This would remove the fascist and other ultra-nationalist forces in Ukraine from consideration.

Despite all the difficulties Moscow had in the past with [pro-West neoliberal billionaire] Yulia Tymoshenko as prime minister or Viktor Yushchenko as president of Ukraine, it can work together with them quite satisfactorily, also thanks to the moderating influence of Berlin on Kiev. The great uncertainty is now, however, whether the West will get back under control the extremist forces it unleashed in the Ukraine.


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German media campaigns for war in Ukraine

By Ulrich Rippert 
7 March 2014

So-called liberal German media outlets such as the daily Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, which is close to the Social Democratic Party (SPD), and the Green Party-aligned TAZ have responded to the intensification of the crisis in Ukraine with a vehement campaign for war. As though they had received their training in Goebbels’ propaganda ministry, some commentators are openly defending fascist parties, hailing anti-Semitic militias as freedom fighters, and calling for a military strike against Russia.

On Monday, TAZ Russian correspondent Klaus-Helge Donath railed against “Berlin’s cuddly diplomats” in a lead article. He accused the German government of allowing Putin to lead them “around the arena by the nose.” On the title page, an oversized telephone receiver was featured, designed to show that Berlin’s policy was restricted to diplomatic efforts.

The west could no longer allow Putin “to make a fool of them,” TAZ insisted.

Donath explicitly justified collaborating with fascists. “No one disputes that there are influential, radical right-wing forces,” he wrote. “But are there not several groups in the Ukraine as in other European democracies?”

When violent groups overthrew the President in Kiev two weeks ago, Donath defended the Ukrainian fascists, who enjoy close ties to the German government. He described them as “an active part of Ukrainian society,” which had driven forward “the protests of Ukrainian society against a pro-Soviet, kleptocratic autocracy.”

In the same vein, Stefan Kornelius went on the offensive in the Süddeutsche Zeitung. He described the overthrow of Yanukovych as a “revolution” which had to be defended. By contrast, he accused Russian President Putin of knowing only the language of violence, striving for a counter-revolution and being intent on war. Therefore, he had to be forcibly resisted.

That Kornelius dares to describe the fascists as national revolutionaries, in Ukraine of all places, where names like Babi Yar recall some of the worst Nazi crimes, is not only deeply repugnant but also politically criminal.

Yet Kornelius is aware that the right-wing putsch in Ukraine was guided by external forces, above all by the deliberate actions of the German and American governments. He wrote in his comment that the previous power relations in Ukraine were overturned by a “political intervention.”

The course of this political intervention is well known. When Viktor Yanukovych refused last November to sign an association agreement with the European Union (EU), the governments in Washington and Berlin began a systematic campaign of destabilisation. They supported the pro-EU opposition which organised protests against Yanukovych. Along with Yulia Tymoshenko’s Fatherland and Vitali Klitschko’s Udar, both right-wing parties with close ties to Germany’s Christian Democratic Union, the fascist Svoboda party of Oleg Tyahnybok was also included.

The fact that Svoboda employs neofascist symbols, rails against foreigners, Jews, Poles and Hungarians, maintains close ties to the French National Front, and that it was compared with Greece’s Golden Dawn and Hungary’s Jobbik by the World Jewish Congress did not prevent the German and American governments from publicly supporting Tyahnybok.

Kornelius defended this collaboration with the fascists and was supported by his editorial colleague Daniel Brössler. In the same paper, Brössler demanded, “The west has to set limits for Putin.” Brössler demanded that the west had to “establish a state of emergency” for Russia. This meant sanctions at least.

On Wednesday afternoon, Kornelius went one better. In an online comment, he called on the German government “not to accept the facts created by Putin.” Then he posed the question, “Can Russia only be impressed by counter measures if the navy is sent quickly?”

He did not provide a direct answer, but noted that all diplomatic and psychological efforts or the “restricted pinpricks of sanctions” were failing to achieve anything. “A brutal but calculated duel” was necessary. He demanded that decisiveness be answered with decisiveness, leaving no doubt that he was talking about military escalation.

Similar war propaganda came from Eric T. Hansen in Die Zeit. He wrote that although reason, caution and compromise were good virtues, Europe had “to learn power politics.” The article went on: “We convince ourselves that the world works generally on a rational basis, with lots of compromise and consideration.” This is false. “Man is not a moral animal, but an animal of power.” The EU stood at a crossroads, Hansen continued. “Does it have the guts to meet power politics with power politics? Or will it withdraw into the old patterns, like the Germans in the Cold War?”

He wrote of post-war Germany with disdain. “Above all that means peace demonstrations, and statements, and anger, and talk shows. Oh god, the talk shows! All of this is called moral politics, and the emphasis is on moral.”

To leave no doubt about for what he was calling for, Hansen wrote, “Now I know what you’re thinking. Hansen wants to take us to war. But that is the moral politician in you who is speaking. He screams ‘war, never again’ at every opportunity, he can’t do anything else.”

This is explicit. When Hansen ridicules “moral politicians,” he means the replacement of the demand “war, never again,” which became deeply imbedded in the population after two world wars with hundreds of millions of dead, with the call, “we want war again!”

As with Kornelius and Klaus-Helge Donath, Hansen speaks for a super-rich layer at the top, who set the tone in politics and the media, and, as in the 1930s, are crying for war and dictatorship. At that time, many lackeys of the Nazis sat in the editorial offices and at university lecterns.

As one reads such comments, the angry remark of Max Liebermann springs to mind. When he saw the hordes of the SA marching through the Brandenburg Gate in 1933, he said, “I can’t eat as much as I would like to throw up!” But anger and outrage are not adequate to combat the cheerleaders for war. The working class and youth must take up the struggle against war and fascism on the basis of an international, socialist programme.



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Declaración Común sobre los acontecimientos en Ucrania

Los acontecimientos en Ucrania son particularmente cruciales y peligrosos, en primer lugar para el pueblo y la juventud del país, que están siendo transformados de nuevo en víctimas de los intensos antagonismos entre los EE.UU. y la UE con Rusia para el control de los mercados , de los recursos naturales y de las redes de transporte del país.

La intervención abierta de la UE y EE.UU. y la OTAN, la utilización de los grupos y las organizaciones fascistas, los descendientes de los SS, que propagan el veneno nazi-fascista y el anticomunismo , las persecuciones y la prohibición de partidos políticos, sobre todo contra los comunistas, las leyes racistas que se están preparando en contra de la población de habla rusa y de otras minorías demuestran el carácter de los acontecimientos, se hace descubrir las mentiras sobre el "triunfo de la democracia en Ucrania" .

Los jóvenes - especialmente en Europa - pueden ver con más claridad el verdadero rostro de la UE: se trata de una unión de los capitalistas y de los monopolios de Europa y sirve a sus intereses, por eso la propia naturaleza de la UE es reaccionaria. Es una unión de intervenciones militares, guerras, apoyo de los grupos fascistas, del anticomunismo, ésta es su ideología oficial. Todos aquellos que cultivan las ilusiones de que la UE puede transformarse en una fuerza de paz y estabilidad en favor de los pueblos tienen grandes responsabilidades.

Las Organizaciones Juveniles Comunistas que firman este anuncio:

• Denunciamos la intervención de UE-EEUU-OTAN en los asuntos internos de Ucrania, el apoyo directo que presentan a los grupos fascistas armados y las amenazas de una intervención militar extranjera.
• Expresamos nuestra solidaridad con los comunistas de Ucrania. Denunciamos las persecuciones y los intentos de prohibir el Partido Comunista de Ucrania.

Los jóvenes de la clase obrera y de extracción popular no deben caer en la trampa de los dilemas nacionalistas al elegir un bando entre los antagonismos de aquellos que quieren explotarlos. Por el contrario, los jóvenes tienen interés en la organización y la lucha junto con la clase obrera, para abrir su propio camino: el camino de la lucha en favor de nuestras necesidades actuales, para que la riqueza esté en las manos de aquellos que la producen, para que nos deshagamos de las uniones imperialistas y sus antagonismos.

• Juventud Comunista de Austria KJOe
• Unión de Jóvenes Comunistas Brasil UJC
• Juventud Comunista Avanzando Brasil JCA
• Liga Juvenil Comunista de Bretaña YCL Britain
• Juventud Comunista de Bolivia JCB
• Liga Juvenil Comunista de Canadá YCL Canada
• EDON Chipre
• Jóvenes Socialistas de Croacia
• Jóvenes Comunistas de Dinamarca Ungkommunisterne i Danmark
• Juventud Comunista de Ecuador JCE
• Colectivos de Jóvenes Comunistas de España – CJC
• Unión de Juventudes Comunistas de España - UJCE
• Jóvenes Comunistas de

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(english / deutsch / italiano / more languages)

Strategia della tensione targata NATO a Kiev

0) LINKS

1) "GLADIO" IN KIEV
FR: Les banderistes ont sans doute organisé eux-mêmes les tirs de snipers qui ont massacré opposants et  policiers, révèle le ministre estonien qui ne savait pas qu'on l'écoutait
DE: Regierungsgegner und Polizisten auf dem Maidan wurden von Heckenschützen der neuen ukrainischen Regierung erschossen
EN: The Estonian foreign minister expressed his suspicion that "somebody from the new coalition" in Kiev could have been behind the sniper shootings on the Maidan / Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan Snyper Shootings (F.W. Engdahl / Global Research)
IT: Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan (F.W. Engdahl / Global Research) / Cecchini atlantisti hanno sparato dai tetti a Kiev, sia sulla folla che sulle forze dell'ordine, per accendere la miccia della guerra civile

2) Why are Nazi & Confederate flags on display in Kiev? (Sara Flounders, WW)

3) NATO Deploys Troops For War In Ukraine



=== 0: LINKS ===


FLASHBACK: 

Unknown Snipers and Western backed “Regime Change”. A Historical Review and Analysis
By Gearóid Ó Colmáin - 
Global Research 28 November 2011


VIDEOS:

Michel Collon : Ukraine et médiamensonges, comment ne pas se faire manipuler ?
6 mars 2014 - Voir plus loin que le bout de notre nez ? Les médias n'y tiennent pas, on se poserait trop de questions, y compris sur les médiamensonges. Mais si on veut comprendre un conflit comme l'Ukraine, nous devons absolument le mettre en perspective, le voir sur la longue durée. Les médias nous disent que l'Europe et les Etats-Unis réagissent à des manifestations, mais en réalité, l'Ukraine est une cible depuis vingt ans. Michel Collon éclaire les stratégies dont on ne parle pas...

Verschwörung der Medien aufgedeckt: Ukraine/Kiew: Terroristische Akt
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=_EOyz8yS5cc

Ukraine (Doku): Gewalt, Faschismus, Staatstreich: Was unsere Medien verschweigen (Deutsch Untertitel)

Donetsk, 7 marzo: la città dice noi ai fascisti e all'ingerenza imperialista e chiede di poter decidere del suo destino / Донецк!!! Это народ. Это не оплачено Америкой и Германией, как военный переворот в Киеве
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=pFgrVQ9O6Ic

MERCENARI STATUNITENSI A KIEV
I media ucraini e russi (segue il link al servizio del canale Rossija1) hanno comunicato ieri (5/3) che a Kiev sarebbero arrivati 300 mercenari della statunitense Academi, ex Blackwater Worldwide, una delle maggiori PMC (Private Military Companies). L'area di impiego dei mercenari sarebbe l'Ucraina sud-orientale, dove più forti sono le proteste contro la giunta di Kiev. In queste regioni infatti sono frequenti le prese di posizione delle amministrazioni locali che non riconoscono il nuovo potere centrale, e gli oligarchi nominati governatori dal governo non stanno riuscendo a contenere le proteste.
La Blackwater - Academi è tristemente nota per le stragi compiute contro civili a Falluja e Baghdad e successivamente in Afghanistan. (Fonte: pagina Facebook "Con l'Ucraina antifascista")
VIDEO: ВАЖНЕЙШАЯ ИНФОРМАЦИЯ НА 05.03.2014: Воевать за экстремистов в Киев прибыли наемники из США
http://www.youtube.com/watch?v=OuC9PFXcpfU


ARTICLES:

NATO Coup in Ukraine. “Wag the Dog” Military Deployment in a Crucial Geopolitical Pivot?
By Chris Macavel - Global Research, March 07, 2014

Obama is Escalating the Crisis. US War Ships Sent to the Black Sea (The Voice of Russia)

BBC Now Admits: Armed Nazis Led “Revolution” in Kiev, Ukraine
By Tony Cartalucci - New Eastern Outlook / Global Research, March 07, 2014

The crisis in Ukraine and the historical consequences of the dissolution of the Soviet Union
Peter Schwarz and David North / 7 March 2014

“Democratization” and Anti-Semitism in Ukraine: When Neo-Nazi Symbols become “The New Normal”
By Julie Lévesque - Global Research, March 06, 2014

The fascist danger in Ukraine (J. Hyland, WSWS)

Amid Ukraine crisis, US launches military escalation in Eastern Europe

L'Unione europea e gli Stati uniti complici del fascismo ucraino (Miguel Urbano Rodrigues | resumenlatinoamericano.org)

I comunisti in tutte le regioni dell'Ucraina stanno operando attivamente, anche nelle condizioni più difficili 

U.S. escalates Ukraine crisis (Fred Goldstein, WW)

Don’t forget Ukraine’s communist traditions (Stephen Millies, WW)


PHOTOS: 

There are No Neo-Nazis in Ukraine. And the Obama Administration does not support Fascists
By Prof Michel Chossudovsky - Global Research, February 24, 2014
http://www.globalresearch.ca/there-are-no-neo-nazis-in-the-ukraine-and-the-obama-administration-does-not-support-fascists/5370269


AUDIO: 

Another great interview from George Kenney 

Last Saturday evening I interviewed Dr. Stephen F. Cohen about the crisis in Ukraine. Because of timeliness I thought it best to turn this interview around as quickly as possible, so here it is. Steve has been an expert on things Russian for a very long time indeed -- he was a professor at Princeton for about thirty years and taught at NYU for about another ten years after that…

http://www.electricpolitics.com/podcast/2014/02/the_ukraine_blues.html

The Ukraine Blues - February 24, 2014

One feels frighteningly disoriented, hearing an American president support deadly mob violence for what is, essentially, counter-revolutionary change (in the form of IMF austerity). The president's message may be directed at unknown people far away but the effects are certain to be felt here, possibly for generations, as the bindings of what relative peace we have come undone. I was extremely fortunate to be able to talk with Dr. Stephen F. Cohen about the crisis in Ukraine. He's in a tiny minority willing to discuss what's really happening. This is an unscheduled podcast on breaking news. [Audio file reposted at The Nation, here.] Total runtime forty eight minutes. Vae victīs.

DOWNLOAD: http://www.electricpolitics.com/media/mp3/EP2014.02.24.mp3
LISTEN: http://www.electricpolitics.com/podcast/2014/02/the_ukraine_blues.html


=== 1: "GLADIO" IN KIEV ===

Conversation interceptée entre Catherine Ashton et le ministre estonien des Affaires étrangères : "Les nouveaux gouvernants ont sans doute organisé eux-mêmes les tirs de snipers qui ont massacré opposants et  policiers", révèle le ministre estonien qui ne savait pas qu'on l'écoutait…

http://www.michelcollon.info/Les-nouveaux-gouvernants-ont-sans.html

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In einem vom russischen Geheimdienst abgehörten Telephonbespräch (siehe unten) vom 25.2.14 berichtete der estnische Aussenminister Urmas Paet der EU-Aussenbeauftragten Ashton, dass Regierungsgegner und Polizisten auf dem Maidan von Heckenschützen der neuen ukrainischen Regierung erschossen wurden.
Die Affinität der Regierungen der westlichern Hauptmächte zu Faschisten und Terroristen wurde damit wieder bestätigt. Beim Putschversuch 2002 gegen Hugo Chavez oder z.B. zu Beginn der Proteste in Syrien vor drei Jahren wurde die Situation genau durch solche hinterhältige Methoden aufgekocht. (Kaspar Trümpy, ICDSM Schweiz)
  
-Wortlaut des abgehörten Gesprächs:
http://rt.com/news/ashton-maidan-snipers-estonia-946/
 
-Bestätigung der Echtheit:
http://rt.com/news/estonia-confirm-leaked-tape-970/
 
-Wirtschaftsleute benötigen zuverlässige Informationen:
http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2014/03/05/madain-handelten-scharfschuetzen-im-auftrag-der-neuen-koalition/
 
-Ein "Leitmedium" relativiert:
http://www.zeit.de/politik/ausland/2014-03/kiew-ukraine-telefonat-ashton-paet
(Unser "Leitmedium", die NZZ, schweigt bis jetzt vornehm) 
 
-jW informativ wie immer:
http://www.jungewelt.de/2014/03-06/031.php

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Die Kiewer Eskalationsstrategie (GFP, 6/3/2014)

KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - Der estnische Außenminister äußert den Verdacht, "jemand aus der neuen Koalition" in Kiew könne die Scharfschützen-Morde auf dem Majdan veranlasst haben, die dem von Berlin massiv vorangetriebenen Umsturz in Kiew unmittelbar vorausgegangen sind. Dies geht aus einem abgehörten und im Internet veröffentlichten Telefongespräch hervor. Demnach hat Außenminister
Urmas Paet der EU-Chefaußenpolitikerin Catherine Ashton kürzlich berichtet, eine Kiewer Ärztin sei der Auffassung, tödliche Wunden bei Polizisten und Demonstranten wiesen dieselbe Handschrift auf und könnten von denselben Mördern stammen. Dass die Regierung in Kiew bisher keine Untersuchung eingeleitet habe, wecke den Argwohn, Elemente aus ihren Reihen könnten für die Morde verantwortlich sein.
Tatsächlich ist längst durch Videos dokumentiert, dass Scharfschützen auf beide Seiten geschossen haben. In der durch Paets Äußerungen belasteten Umsturzregierung, die weiterhin eine überaus enge Unterstützung durch die Bundesregierung genießt, sind extrem rechte Kräfte stark vertreten - mehrere Politiker von Swoboda, aber auch der Anführer der bewaffneten Milizen auf dem Majdan und der Chef des
paramilitärischen "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor"). Beide haben höchstrangige Posten erhalten: Sie amtieren heute als Sekretär bzw. als stellvertretender Sekretär im Nationalen Sicherheits- und Verteidigungsrat der Ukraine, der vom Präsidenten persönlich geleitet wird…

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58815

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The Kiev Escalation Strategy (GFP, 6/3/2014)

The Estonian foreign minister expressed his suspicion that "somebody from the new coalition" in Kiev could have been behind the sniper shootings on the Maidan, according to a tapped telephone conversation, which has gone online. Sniper fire had preceded Berlin's massively promoted putsch in Kiev. In the telephone conversation, the Estonian Minister of Foreign Affairs, Urmas Paet, reported to the chief of EU foreign affairs, Catherine Ashton that a medical doctor in Kiev assumes that the mortal wounds to policemen and demonstrators had the same handwriting and could have come from the same assassins. The fact that Kiev's government has yet to initiate an investigation could arouse the suspicion that elements from its own ranks could have been responsible for those assassinations. Videos, in fact, have already documented that snipers had been shooting at both sides. The putschist government, incriminated by Paet's remarks and still enjoying strong German government support, is comprised also of rightwing extremist forces, for example several Svoboda Party politicians, as well as the commander of the armed militia on the Maidan and the leader of the paramilitary "Pravi Sektor" (Right Sektor). Both have been given high-level posts as Secretary and Deputy Secretary in the National Security and Defense Council of the Ukraine, under the personal leadership of the President…


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Ukrainian "freedom fighters" behind snipers in Kiev



Hello!
Whose snipers in Kiev?
 
This is a partial transcript of an intercepted phone call between Estonian foreign minister, Urmas Paet, and European Union high representative for foreign affairs and security policy, Catherine Ashton, which seems to have taken place about 1 March 2014. Paet had visited Kiev briefly, and Ashton asked for his impressions. Paet remarked how low public trust is in the new Ukrainian government. These people have ‘dirty pasts’, he said. Then he talked about ‘Olga’, who is a medical doctor. Ashton had also met her. Olga told Paet how the same snipers killed both civilians and policemen in Kiev. To Ashton’s evident surprise, Paet says ‘… behind the snipers it was not Yanukovitch but it was somebody from the new coalition.’   This transcript, which the Russell Foundation has compiled, is taken from the last three minutes or so of the conversation. The web link to the intercept itself is given at the end.
 
***
 
ASHTON: ... I’ve said to the opposition leaders, shortly to become government, you need to reach out to Maidan, you need to be, you know, engaging with them, you also need to get ordinary police officers back on the streets under a new sense of their role, so the people feel safe. I said to the Party of the Regions’ people you have to go and lay flowers where the people died, you have to show that you understand what has happened here.
 
PAET: Absolutely.
 
ASHTON: Because what you’re experiencing is anger of people who’ve seen the way that Yanukovitch lived, and the corruption, and they assume you’re all the same. And also the people who’ve lost people and who feel that, you know, he ordered that to happen. There’s quite a lot of shock, I think, in the city, a lot of sadness and shock, and that’s going to come out in some very strange ways if they’re not careful. I think all of this we just have to work out, so we’ve done a big meeting here today —
 
PAET: Ok…
 
ASHTON: — to try and get this in place – but yeah, very interesting, your observation.
 
PAET: It is and, well, actually the only politician the people from civil society have mentioned positively was Poroshenko.
 
ASHTON: … Yeah. Yeah.
 
PAET: So that he has some sort of so-to-say trust among all these Maidan people and civil society in fact, and what was quite disturbing, the same Olga told that, well, all the evidence shows the people who were killed by snipers from both sides, among policemen and people from the streets, that they were the same snipers, killing people from both sides.
 
ASHTON: Well that’s… Yeah, that’s…
 
PAET: And then she also showed me some photos, she said that as a medical doctor she can, you know, say that it is the same handwriting, same type of bullets, and it’s really disturbing that now the new coalition don’t want to investigate what exactly happened, so there is now stronger and stronger understanding that behind the snipers it was not Yanukovitch but it was somebody from the new coalition.
 
ASHTON: … I think they do want to investigate, I mean I didn’t pick that up. That’s interesting. Gosh.
 
PAET: Yeah. So this is disturbing that if it starts now to live its own life very powerfully that it already [discredits] from the very beginning also this new coalition.
 
ASHTON: I mean, this is what they’ve got to be careful of as well – that they need to demand great change but they’ve got to let the Rada function. If the Rada doesn’t function then there could be chaos – complete chaos. So that, it’s all, you know, being an activist and a doctor is very, very important but it means you’re not a politician, and somehow they’ve got to come to a kind of accommodation for the next few weeks, with how the country’s actually going to run – and then we get the elections and things can change, and that’s, I think, going to be quite important. I’m planning to go back early next week, probably on Monday, so […]

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Ukraine: Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan Snyper Shootings

By F. William Engdahl - Global Research, March 03, 2014 
21st Century Wire and Global Research

The events in Ukraine since November 2013 are so astonishing as almost to defy belief.

An legitimately-elected (said by all international monitors) Ukrainian President, Viktor Yanukovich, has been driven from office, forced to flee as a war criminal after more than three months of violent protest and terrorist killings by so-called opposition.

His “crime” according to protest leaders was that he rejected an EU offer of a vaguely-defined associate EU membership that offered little to Ukraine in favor of a concrete deal with Russia that gave immediate €15 billion debt relief and a huge reduction in Russian gas import prices. Washington at that point went into high gear and the result today is catastrophe.

A secretive neo-nazi military organization reported linked to NATO played a decisive role in targeted sniper attacks and violence that led to the collapse of the elected government.

But the West is not finished with destroying Ukraine. Now comes the IMF with severe conditionalities as prerequisite to any Western financial help.

After the famous leaked phone call of US Assistant Secretary of State Victoria Nuland with the US Ambassador in Kiev, where she discussed the details of who she wanted in a new coalition government in Kiev, and where she rejected the EU solutions with her “Fuck the EU” comment,[1] the EU went it alone. Germany’s Foreign Minister, Frank-Walter Steinmeier proposed that he and his French counterpart, Laurent Fabius, fly to Kiev and try to reach a resolution of the violence before escalation. Polish Foreign Minister, Radoslaw Sikorski was asked to join. The talks in Kiev included the EU delegation, Yanukovich, the three opposition leaders and a Russian representative. The USA was not invited.[2]

The EU intervention without Washington was extraordinary and reveals the deeping division between the two in recent months. In effect it was the EU saying to the US State Department, “F*** the US,” we will end this ourselves.

After hard talks, all major parties including the majority of protesters, agreed to new presidential elections in December, return to the 2004 Constitution and release of Julia Tymoshenko from prison. The compromise appeared to end the months long chaos and give a way out for all major players.

The diplomatic compromise lasted less than twelve hours. Then all hell broke loose.

Snipers began shooting into the crowd on February 22 in Maidan or Independence Square. Panic ensued and riot police retreated in panic according to eyewitnesses. The opposition leader Vitali Klitschko withdrew from the deal, no reason given. Yanukovich fled Kiev.[3]

The question unanswered until now is who deployed the snipers? According to veteran US intelligence sources, the snipers came from an ultra-right-wing military organization known as Ukrainian National Assembly – Ukrainian People’s Self-Defense (UNA-UNSO).


[IMAGE: Members of UNA-UNSO marching in Lviv.]


Strange Ukraine ‘Nationalists’

The leader of UNA-UNSO, Andriy Shkil, ten years ago became an adviser to Julia Tymoshenko. UNA-UNSO, during the US-instigated 2003-2004 “Orange Revolution”, backed pro-NATO candidate Viktor Yushchenko against his pro-Russian opponent, Yanukovich. UNA-UNSO members provided security for the supporters of Yushchenko and Julia Tymoshenko on Independence Square in Kiev in 2003-4.[4]

UNA-UNSO is also reported to have close ties to the German National Democratic Party (NDP). [5]

Ever since the dissolution of the Soviet Union in 1991 the crack-para-military UNA-UNSO members have been behind every revolt against Russian influence. The one connecting thread in their violent campaigns is always anti-Russia. The organization, according to veteran US intelligence sources, is part of a secret NATO “GLADIO” organization, and not a Ukraine nationalist group as portrayed in western media. [6]

According to these sources, UNA-UNSO have been involved (confirmed officially) in the Lithuanian events in the Winter of 1991, the Soviet Coup d’etat in Summer 1991, the war for the Pridnister Republic 1992, the anti-Moscow Abkhazia War 1993, the Chechen War, the US-organized Kosovo Campaign Against the Serbs, and the August 8 2008 war in Georgia. According to these reports, UNA-UNSO para-military have been involved in every NATO dirty war in the post-cold war period, always fighting on behalf of NATO. “These people are the dangerous mercenaries used all over the world to fight NATO’s dirty war, and to frame Russia because this group pretends to be Russian special forces. THESE ARE THE BAD GUYS, forget about the window dressing nationalists, these are the men behind the sniper rifles,” these sources insist. [7]

If true that UNA-UNSO is not “Ukrainian” opposition, but rather a highly secret NATO force using Ukraine as base, it would suggest that the EU peace compromise with the moderates was likely sabotaged by the one major player excluded from the Kiev 21 February diplomatic talks—Victoria Nuland’s State Department.[8] Both Nuland and right-wing Republican US Senator John McCainhave had contact with the leader of the Ukrainian opposition Svoboda Party, whose leader is openly anti-semitic and defends the deeds of a World War II Ukrainian SS-Galicia Division head.[9]The party was registered in 1995, initially calling itself the “Social National Party of Ukraine” and using a swastika style logo. Svoboda is the electoral front for neo-nazi organizations in Ukraine such as UNA-UNSO.[10]

One further indication that Nuland’s hand is shaping latest Ukraine events is the fact that the new Ukrainian Parliament is expected to nominate Nuland’s choice, Arseny Yatsenyuk, from Tymoshenko’s party, to be interim head of the new Cabinet.

Whatever the final truth, clear is that Washington has prepared a new economic rape of Ukraine using its control over the International Monetary Fund (IMF).


IMF plunder of Ukraine Crown Jewels

Now that the “opposition” has driven a duly-elected president into exile somewhere unknown, and dissolved the national riot police, Berkut, Washington has demanded that Ukraine submit to onerous IMF conditionalities.

In negotiations last October, the IMF demanded that Ukraine double prices for gas and electricity to industry and homes, that they lift a ban on private sale of Ukraine’s rich agriculture lands, make a major overhaul of their economic holdings, devalue the currency, slash state funds for school children and the elderly to “balance the budget.” In return Ukraine would get a paltry $4 billion.

Before the ouster of the Moscow-leaning Yanukovich government last week, Moscow was prepared to buy some $15 billion of Ukraine debt and to slash its gas prices by fully one-third. Now, understandably, Russia is unlikely to give that support. The economic cooperation between Ukraine and Moscow was something Washington was determined to sabotage at all costs.

This drama is far from over. The stakes involve the very future of Russia, the EU-Russian relations, and the global power of Washington, or at least that faction in Washington that sees further wars as the prime instrument of policy.


Writer F. William Engdahl is a geopolitical analyst and the author of “Full Spectrum Dominance: Totalitarian Democracy in the New World Order”.

notes

[1] F. William Engdahl, US-Außenministerium in flagranti über Regimewechsel in der Ukraine ertappt, Kopp Online.de, February 8, 2014, accessed in http://info.kopp-verlag.de/hintergruende/enthuellungen/f-william-engdahl/us-aussenministerium-in-flagranti-ueber-regimewechsel-in-der-ukraine-ertappt.html

[2] Bertrand Benoit, Laurence Norman and Stephen Fidler , European Ministers Brokered Ukraine Political Compromise: German, French, Polish Foreign Ministers Flew to Kiev, The Wall Street Journal, February 21, 2014, accessed inhttp://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303636404579397351862903542?mg=reno64-wsj&url=http%3A%2F%2Fonline.wsj.com%2Farticle%2FSB10001424052702303636404579397351862903542.html

[3] Jessica Best, Ukraine protests Snipers firing live rounds at demonstrators as fresh violence erupts despite truce, The Mirror UK, February 20, 2014, accessed inhttp://www.mirror.co.uk/news/world-news/ukraine-protests-snipers-firing-live-3164828

[4] Aleksandar Vasovic , Far right group flexes during Ukraine revolution, Associated Press, January 3, 2005, Accessed in http://community.seattletimes.nwsource.com/archive/?date=20050103&slug=ukraine03

[5] Wikipedia, Ukrainian National Assembly Ukrainian National Self Defence, Wikipedia, the free encyclopedia, accessed inhttp://en.wikipedia.org/wiki/Ukrainian_National_Assembly_%E2%80%93_Ukrainian_National_Self_Defence

[6] Source report, Who Has Ukraine Weapons, February 27, 2014, private to author.

[7] Ibid.

[8] Max Blumenthal, Is the US backing neo-Nazis in Ukraine?, AlterNet February 25, 2014, accessed in

http://www.salon.com/2014/02/25/is_the_us_backing_neo_nazis_in_ukraine_partner/

[9] Channel 4 News, Far right group at heart of Ukraine protests meet US senator, 16 December 2013, accessed in

http://www.channel4.com/news/ukraine-mccain-far-right-svoboda-anti-semitic-protests


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Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan

- di William Engdahl -


Gli eventi in Ucraina dal novembre 2013 sono così sorprendenti da sfidare quasi la realtà. Il Presidente ucraino legittimamente eletto (secondo tutti gli osservatori internazionali), Viktor Janukovich, è stato abbattuto dalla carica e costretto a fuggire come un criminale di guerra, dopo più di tre mesi di proteste violente e di omicidi terroristici da parte della cosiddetta opposizione. Il suo “crimine”, secondo il capo della protesta, era aver rifiutato l’offerta dell’UE di un’associazione vagamente definita che offriva poco all’Ucraina e di aver favorito un accordo concreto con la Russia che riduceva subito di 15 miliardi di dollari il debito e la forte riduzione dei prezzi d’importazione del gas russo. Washington, a quel punto ha accelerato e il risultato attuale è la catastrofe.
Un’organizzazione militare segreta neo-nazista legata alla NATO avrebbe svolto un ruolo decisivo nei tiri dei cecchini e nelle violenze che hanno portato al crollo del governo legittimo. Ma l’occidente non ha finito con la distruzione dell’Ucraina. Ora il FMI imporrà condizioni gravi quali prerequisiti per un qualsiasi aiuto finanziario occidentale. Dopo la famosa telefonata trapelata tra l’assistente del segretario di Stato USA Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense a Kiev, in cui discuteva i dettagli sul nuovo governo di coalizione a Kiev, respingendo la soluzione dell’Unione europea con il suo “si fotta l’UE”, [1] l’UE è andata avanti da sola. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, propose che lui e il suo omologo francese, Laurent Fabius, andassero a Kiev per cercare una risoluzione prima dell’escalation delle violenze. Al ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski chiesero di aderire. Ai colloqui di Kiev parteciparono la delegazione UE, Janukovich, i tre leader dell’opposizione e un rappresentante russo. Gli Stati Uniti non furono invitati. [2] L’intervento dell’UE senza Washington era straordinario e rivelava una profonda divisione negli ultimi mesi. In effetti l’UE diceva al dipartimento di Stato degli Stati Uniti, “Fottiti Stati Uniti“, ci penseremo noi. Dopo aspri colloqui i maggiori partiti e la maggior parte dei manifestanti, concordarono nuove elezioni presidenziali per dicembre, il ritorno alla Costituzione del 2004 e il rilascio dal carcere di Julija Tymoshenko. Il compromesso sembrava porre termine al lungo caos e dare una via d’uscita ai principali attori. Il compromesso diplomatico è durato meno di dodici ore. Poi si è scatenato l’inferno. Cecchini sparavano sulla folla il 22 febbraio a Maidan, o Piazza Indipendenza, causando il panico mentre la polizia antisommossa si ritirava nel panico secondo testimoni oculari. Il capo dell’opposizione Vitalij Klishko si ritirò dall’accordo, senza motivarlo. Janukovich fuggì da Kiev. [3]
La domanda senza risposta finora è chi ha schierato i cecchini? Secondo un veteran

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“MAGAZZINO 18”, DEPOSITO DI VECCHI ARNESI

L'operazione che vede da anni i più efficaci e pervasivi media impegnati a veicolare attraverso gli strumenti di divulgazione più popolari ai cittadini italiani la “verità” su quanto avvenuto al confine orientale dopo l'8 settembre e dopo la fine della guerra continua e non pare destinata a fermarsi.

Dopo la versione più estrema e volta a rivalutare scopertamente fascismo e fascisti, rappresentata dalla fiction “Il cuore nel pozzo”, piena di invenzioni ispirate allo sterminio nazista, di stereotipi e luoghi comuni di tipo razzista, di strafalcioni storici e di fascisti repubblichini salvatori degli italiani, con cui l'operazione è stata avviata nel 2004, e dopo che è stato fatto calare un pietoso e provvidenziale silenzio sul preannunciato e mai realizzato film sulle foibe “con ben 13 oscar nel cast” (parlarne avrebbe fatto coprire di ridicolo, se non peggio, un certo mondo delle organizzazioni degli esuli), ora ci ritroviamo con lo spettacolo teatrale – prontamente trasmesso dalla TV di stato - “Magazzino 18”, che è la versione buonista e cerchiobottista della stessa operazione.

Quello di Cristicchi in realtà non è uno spettacolo sull'esodo e le sofferenze di chi lasciò l'Istria e la Dalmazia, ma uno spettacolo che ripropone pari pari le interpretazioni di quanto avvenuto proposte dalle organizzazioni degli esuli: l'unica ed esclusiva ragione dell'emigrazione di massa è stata quella di “rimanere italiani”, espulsi dalle nuove autorità jugoslave per realizzare una fantomatica “Grande Jugoslavia”, una fuga di tutto un popolo di fronte al terrore di venire uccisi e “infoibati”. Una interpretazione che ha l'unica funzione di legittimare la dirigenza delle organizzazioni degli esuli come rappresentante di un popolo (tendenzialmente di TUTTO il popolo “autoctono” dell'Istria). Con una sola chiave di lettura della storia di quelle terre, quella nazionale, che collide però con una realtà storica piena di scelte nazionalmente contraddittorie e in cui un ruolo spesso egemone lo giocò il movimento socialista (e poi comunista) di orientamento profondamente antinazionalista, nelle cui file militavano appartenenti a tutte le nazionalità presenti nella regione. Questo chiave di lettura nazionalista della storia presuppone una controparte “nazionale” che la accetti e faccia propria, anche se da un punto di vista opposto. La fugace citazione dei crimini fascisti e la lettura di un brano in sloveno riguardante il campo di Rab sono una concessione necessaria a non screditare completamente la controparte nazionale slovena, e in particolare gli esponenti della minoranza slovena in Italia impegnati a sostenere l'operazione (lo spettacolo di Cristicchi è stata la prima produzione del Teatro Rossetti di Trieste dopo la nomina a presidente dell'ex parlamentare e sottosegretario PD, lo sloveno Miloš Budin). Si tratta di un gioco delle parti in cui le due interpretazioni e “rappresentanze” nazionali si legittimano a vicenda, escludendo (e criminalizzando) preventivamente qualsiasi prospettiva sovra o internazionale.

Se Cristicchi voleva fare uno spettacolo sull'esodo avrebbe potuto farlo di ben altro spessore, doveva però uscire dal racconto canonizzato. Avrebbe potuto tranquillamente parlare delle violenze che segnarono l'Istria del dopoguerra (magari dando un quadro più ampio e di più lungo periodo dello scontro nazionale, ma anche sociale) e delle loro cause. Avrebbe però dovuto parlare anche della campagna volta a far partire la gente messa in atto proprio dalle organizzazioni degli esuli. Avrebbe dovuto parlare di come non tutti i profughi fossero particolarmente “patriottici” e di come non tutti al loro arrivo in Italia fossero ritenuti egualmente degni di aiuto e assistenza. Di come si tentò di usarli per scatenare la guerra tra poveri sfruttando il loro bisogno di lavorare per utilizzarli come crumiri durante gli scioperi; di come vennero usati per perpetuare la politica di discriminazione nei confronti degli sloveni e perpetuare lo sciovinismo nazionale; dei loro averi rapinati da chi avrebbe dovuto trasportarli nei magazzini del porto di Trieste e altrove; degli scandali legati alla gestione delle risorse loro destinate (ad esempio quelli che riguardarono l'Ente autonomo giuliano in Sardegna e l'Azienda ittico agricola demaniale del Timavo); del controllo poliziesco e delle organizzazioni degli esuli a cui erano sottoposti; dei borghi-ghetto in cui vennero sistemati per tenerli distinti ed estranei a popolazioni ritenute politicamente inaffidabili e pericolose; dei bambini morti per le epidemie scoppiate nei campi in cui erano stati sistemati. Come pure delle proteste che si verificarono. E di tante altre cose ancora. Per farlo avrebbe però dovuto leggere e sentire altre fonti rispetto a quanto raccontano la dirigenza degli esuli, i testimoni interni al mondo delle organizzazioni degli esuli o gli “storici” alla Bernas. Partendo magari da “Storia di un esodo” (del 1980!), passando per “Esuli a Trieste”, “Metamorfosi etniche” e “La memoria dell'esilio”, per i libri di memorie di Vinicio Scomersich “Prima dell'esodo” e “Da Tito a Togliatti”, fino a testi editi dall'IRCI diretto dal suo amicone Delbello, come “Un paese perfetto” di Gloria Nemec. Il quadro si sarebbe certamente complicato, ma forse sarebbe risultato più interessante e vero. Consentendogli di raccontare anche dei gerarchi e gerarchetti fascisti riciclatisi prontamente in rappresentanti dei profughi, anzi, del “popolo istriano, fiumano e dalmata”, e che continuarono a opprimere i loro “rappresentati” come avevano fatto durante tutto il ventennio fascista. Di come gente che coll'esodo aveva nulla o poco a che fare seppe costruirsi una carriera e una posizione di tutto rilievo quali rappresentanti dei profughi. Avrebbe potuto venire a sapere cosa pensassero dell'esodo e delle organizzazioni degli esuli altri profughi DOC, ad esempio Guido Miglia e Riccardo Zanella. Forse si sarebbe accorto che se i comunisti ebbero un atteggiamento del tutto sbagliato in alcuni episodi, non è possibile addebitare a loro, che in Italia erano ben lontani dal potere, la responsabilità della permanenza anche pluridecennale dei profughi nei campi, che ricade invece interamente sulla Democrazia cristiana e sulla dirigenza delle organizzazioni degli esuli, che li costrinsero a ciò per poterli utilizzare per i loro progetti di “bonifica nazionale” o politica di determinati territori e per sfruttarne il disagio a fini clientelari.

Cristicchi avrebbe dovuto chiedersi cosa significasse concretamente in quel momento l'”italianità”, un concetto dal significato tutt'altro che scontato ed univoco. Avrebbe potuto scoprire che per il ceto dominante italiano di allora e per quello dirigente delle organizzazioni dei profughi ancora oggi italianità significa diritto esclusivo al potere politico, al dominio sociale. Avrebbe potuto scoprire che dietro al loro richiamarsi alla discendenza da romani e veneziani si celava la pretesa di essere il popolo eletto, l'unico portatore di civiltà e in quanto tale l'unico legittimato al potere. Magari poteva perfino giungere alla conclusione che buona parte di coloro che se ne andarono non lo fecero “perché non si può vivere senza essere italiani”, anche per il semplice fatto che si trattava di sloveni e croati.

Invece ha deciso di attenersi a quanto gli veniva propinato dalle organizzazioni dei profughi infarcendo lo spettacolo di luoghi comuni, stereotipi, baggianate, errori, forzature e inesattezze, il tutto condito da pressapochismo e supponenza. Che emerge già nella definizione dello stesso protagonista, Persichetti, che di professione farebbe l'archivista. Evidentemente Cristicchi non sa che gli archivisti non si occupano di oggetti (se non in via eccezionale), ma di carte, di documenti. Come non sa che per fare l'archivista ci vuole uno specifico diploma, non basta saper contare e fare elenchi di “robba”. Evidentemente ha le idee confuse, eppure poteva chiedere al suo amico Delbello, laureato in etnografia, e avrebbe saputo che forse per quel tipo di lavoro sarebbe stato più adatto un antropologo o, appunto, un etnografo. Ma è solo l'inizio di una lunga serie di “errori”, omissioni, mistificazioni e forzature che nessuna “licenza artistica” può giustificare e di cui citerò solo gli esempi più eclatanti.

Con tutto il rispetto per quanto hanno passato gran parte dei profughi istriani e dalmati affermare che il loro esodo sia stato “una delle più grandi tragedie vissute dall'Italia” apre la questione di dove collocarla esattamente in una ipotetica classifica di tragedie: prima o dopo la prima guerra mondiale, prima o dopo il fascismo (con l'esodo di circa 100.000 abitanti delle Venezia Giulia annessa), prima o dopo l'esodo di italiani dalle ex colonie africane (numericamente molto più rilevante di quello istriano e dalmata)? Viene anche da chiedersi se in questa classifica vanno inserite solo le tragedie che hanno coinvolto gli italiani come vittime o anche quelle che hanno visto gli italiani nel ruolo di carnefici, come nel caso dei popoli coloniali?

- Per dire che “70 anni fa quelle regioni erano Italia” ci vogliono fonti alla ... Bernas. Perché qualsiasi storico con un minimo di serietà sa che 70 anni fa quelle regioni non erano affatto Italia, nemmeno nella sua versione Repubblica Sociale Italiana, perché dall'ottobre del 1943 erano invece Zona d'operazioni Litorale Adriatico, un territorio anche formalmente separato dalla repubblica di Mussolini e gestito e amministrato da un supremo commissario nazista. Se poi vogliamo proprio fare questo genere di conti possiamo anche dire che quelle regioni furono parte dell'Impero Austro Ungarico per almeno cent'anni (Trieste lo fu dal 1382, quando si “diede” agli Asburgo per evitare di finire nelle grinfie di Venezia!) prima di far parte per circa 20 anni dello stato italiano.

- La citazione della canzone asseritamente tradizionale (“anche le pietre parlano italiano”) denota il tipo di preferenze musicali nutrite dai suggeritori e consulenti di Cristicchi, visto che non si tratta affatto di una parte del testo di una canzone tradizionale, ma di una canzone del gruppo fascio-rock “Hobbit”! Quanto alla lingua delle pietre se ci basassimo su quella lo stato italiano può tornare alla rivendicazione di Nizza, Savoia, Malta e Corsica (dove peraltro una lingua di radice più o meno italiana lo parlano anche le persone), ma anche oltre – che dire del Vallo di Adriano in Britannia, di Leptis Magna in Libia?

- Il movimento irredentista era estremamente minoritario nello stesso schieramento nazionale italiano in Austria. Cristicchi forse non sa che i triestini dimostrarono concretamente il loro “amore” per l'Italia al momento della sua entrata in guerra nel maggio del 1915, quando una folla composta in gran parte da italofoni assaltò e distrusse i simboli del partito filoitaliano, a partire dal quotidiano “Il Piccolo”.

- Dopo la prima guerra mondiale Fiume non fu affatto »ricongiunta all'Italia«, semplicemente perché non ne aveva mai fatto parte prima del 1924! Nel 1920 il Trattato di Rapallo stabilì che Fiume sarebbe divenuta uno stato indipendente e alle successive elezioni il partito autonomista prese il doppio dei voti del blocco di partiti, guidato dai fascisti, che volevano l'annessione all'Italia. Che avvenne solo nel 1924 e dopo che nel 1922 un vero e proprio colpo di stato fascista costrinse all'esilio il presidente autonomista dello Stato libero di Fiume, Riccardo Zanella.

- La storia di queste terre non è solo e non principalmente quella di una sorta di »opposti estremismi« nazionali, non solo perché spesso, come già detto, egemoni erano i socialisti, ma anche perché esisteva una forte asimmetria, visto che il nazionalismo italiano dal 1918 in poi potè (e può, come dimostra anche la vicenda dello spettacolo di Cristicchi) contare sull'appoggio attivo dell'apparato civile e militare dello stato italiano.

- La snazionalizzazione di sloveni e croati non ebbe inizio con il fascismo, ma immediatamente dopo l'arrivo delle truppe italiane nella regione. Andrebbe forse aggiunto che l'atteggiamento delle autorità italiane verso la regione annessa fu di tipo coloniale, contraddistinto da una assoluta sfiducia negli indigeni (tutti!) ritenuti inaffidabili per motivi nazionali e/o sociali. Il fascismo, figlio del tutto legittimo dell'Italia liberale, cercherà di portare a compimento l'operazione di “bonifica nazionale” e di “normalizzazione” della regione che verrà continuata dopo la guerra dalla Repubblica “nata dalla Resistenza”.

- “Il fascismo mostra il suo lato peggiore....” è un po troppo generico. Perché non dire che le persone in carne ed ossa che mettevano in pratica tale »lato peggiore« erano in gran parte “indigeni”, come i vari Cobolli Gigli, Coceani, il senatore Gigante e tanti altri, molti dei quali si riciclarono prontamente in dirigenti delle organizzazioni degli esuli e che sono ancora oggi venerati da quelle stesse organizzazioni come luminosi esempi di patriottismo.

- L'equazione italiano = fascista non era così diffusa e scontata, tanto che anche le organizzazioni nazional-rivoluzionarie slovene, come la Borba, seppero distinguere tra fascismo e italiani e strinsero addirittura accordi di collaborazione con gli antifascisti italiani espatriati. Se tale equazione fosse stata così generale e diffusa come si può spiegare poi che numerosissimi sloveni accettarono di militare in un partito italiano e composto in stragrande maggioranza da italiani, come il PCI ?

- Che dopo l'8 settembre il peggio dovesse ancora venire è vero (anche se quanto accaduto prima non fu uno scherzo e pose le premesse del dopo), ma grazie ai nazisti e ai loro collaboratori sloveni, italiani, croati e di altre nazionalità. La popolazione italiana non si trovò affatto “senza difese”, ma partecipò attivamente al »ribaltone«! I “nemici del popolo” non vennero arrestati (e spesso giustiziati) solo dai “partigiani slavi”, ma anche da quelli italiani!

- Citare il fatto che tra gli “infoibati” ci furono anche comunisti per dimostrare che la repressione si abbatté sugli italiani indiscriminatamente è un argomento classico dell'armamentario delle organizzazioni degli esuli, anche se non supportato da nessun esempio concreto. È però indubbiamente vero che durante la guerra vennero liquidati molti comunisti, ma accadde in Istria come in Italia, Slovenia, Francia e altrove. Accadde però per motivi disciplinari o di tradimento, non di appartenenza nazionale. Che poi tra gli “infoibati” ci fossero anche persone che non c'entravano nulla è indubbiamente vero, ma se non si quantifica il loro numero e non si accerta in quali circostanze furono uccisi e da chi, non si può sostenere che si trattò del progetto di eliminare gli italiani in quanto tali.

- Cose c'è di così scandaloso se la Jugoslavia voleva il confine all'Isonzo? Per un certo periodo fu il confine sostenuto da Mazzini!

- “Occupazione jugoslava” - anche nel resto d'Italia per qualcuno la fine della guerra fu una occupazione da parte delle truppe delle “Potenze alleate ed associate” (tra le quali c'era anche la Jugoslavia con Tito capo del governo): lo fu per i fascisti! E poi, visto che nelle file dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo c'erano parecchi “indigeni” dei territori “occupati” siamo forse di fronte al primo caso nella storia di gente che “occupa” casa sua? - Quanto al racconto dell'uccisione della Cossetto, se dicerie, testimonianze mutanti e mutevoli, voci, fossero state utilizzate per avvalorare racconti riguardanti lo sterminio nazista i primi a impegnarsi a smontarne la credibilità sarebbero stati i ricercatori seri (come avvenuto per le affermazioni sul fatto che i nazisti producessero sapone con il grasso delle loro vittime).

- “Nomi e cognomi di infoibati nero su bianco” - gli elenchi di cui parla comprendono anche ad esempio Antonio Ruffini e Renato Castiglione Morelli, dati per infoibati dagli slavi (Ruffini è anche nell'elenco di coloro alla cui memoria la speciale commissione dello Stato ha attribuito un riconoscimento come infoibato) ma di cui è accertato che sono morti da partigiani, massacrati dai nazifascisti?

- “Non si saprà mai quanta gente è sparita”. Ma come è possibile affermarlo mentre si sostiene che fu proprio il fatto che ad essere infoibate furono tantissime persone a spingere la gente ad andarsene per non fare la stessa fine?

- Strage di Vergarolla – La strage avvenne nel momento in cui era ormai noto sia all'Italia che alla Jugoslavia che la città sarebbe stata assegnata alla Jugoslavia. In tale situazione la Jugoslavia non aveva alcun interesse a inimicarsi l'opinione pubblica mondiale, ne con una strage ne con una partenza di massa della popolazione. A sostenere che siano stati gli jugoslavi a causare la strage furono i servizi segreti italiani e tutto lo schieramento filoitaliano di Pola guidato dal locale CLN. Erano peraltro proprio essi ad avere il maggiore interesse ad attribuire agli jugoslavi la strage per screditarli di fronte all'opinione pubblica mondiale. Ma essa era funzionale anche a “convincere” a partire il maggior numero possibile di abitanti di Pola quale presupposto per poter contestare le scelte della Conferenza di Pace nella prospettiva di una revisione dei confini (CLN di Pola al suo arrivo in Italia cambiò nome in Movimento istriano revisionista). I dati di fatto sono che non si conosce nemmeno il tipo e la quantità degli ordigni (e dell'esplosivo) che deflagrarono e che le autorità Anglo – Americane accettarono di indennizzare le vittime, ammettendo così implicitamente le proprie responsabilità per l'accaduto.

- L'esodo non era affatto l'unica via, tanto che alcuni tra gli stessi esponenti delle organizzazioni degli esuli (per non parlare dei singoli profughi, alcuni dei quali tornarono anche indietro) a partire dagli anni '60 hanno iniziato a porsi anche pubblicamente la domanda se l'esodo fosse stata la scelta giusta (ad esempio il già citato Guido Miglia).

- Che l'esodo da Pola sia avvenuto senza “un gesto scomposto” si può dirlo solo “dimenticando” l'uccisione, proprio il 10 febbraio del 1947, del generale britannico Robert De Winton da parte della “passionaria fascista” e funzionaria del CLN di Pola e del CLN dell'Istria Maria Pasquinelli.

- Il “terrore di parlare italiano” risulta strano in una situazione in cui gli impiegati pubblici rimasero a lungo quelli dell'epoca fascista, in cui le scuole italiane continuarono ad operare indisturbate e in cui l'italiano era una delle lingue ufficiali della regione.

- I rimasti dovettero confrontarsi con una “lingua sconosciuta” ... che in realtà erano due – sloveno e croato. Ma d'altra parte come pretendere che Cristicchi sappia distinguere tra “tribù più o meno abbaianti lingue incomprensibili“, come ben si espresse in proposito un personaggio tuttora molto apprezzato negli ambienti delle organizzazioni degli esuli, Mussolini? E come potevano degli appartenenti a una civiltà superiore (anzi, l'unica civiltà presente in quelle terre) abbassarsi a impararle, anche se erano presenti in quei posti da qualche centinaio d'anni? Dio mio, che onta, imparare la lingua degli “s'ciavi” (schiavi), come venivano (e in certi ambienti vengono tuttora) chiamati simpaticamente sloveni e croati! Anche se poi, in fondo in fondo, molti delle persone partite “perché non si può vivere senza essere italiani” almeno una delle due, magari nella sua forma dialettale, la conoscevano molto bene.

- Goli otok è una vicenda tutta interna al movimento comunista e non ha nulla a che fare con questioni nazionali. Tanto meno hanno diritto a parlarne i dirigenti delle organizzazioni degli esuli, che sui loro giornali riservarono apposite rubriche per additare al pubblico disprezzo gli “stalinisti” istriani trasferitisi in Italia dopo il 1948, ai quali negarono anche il diritto ad accedere all'assistenza prevista per gli altri profughi.

- »Ognuno ha i suoi scheletri negli armadi« è veramente una riflessione profonda ed originale, non c'è che dire! Però poi cita solo fascisti e comunisti, dimenticandosi delle stragi democristian-amerikane, delle stragi coloniali liberali, dell'esportazione della democrazia, ....

Su una cosa però Cristicchi ha indubbiamente ragione: il suo spettacolo non parla di storia, nemmeno di quella degli esuli.




(Sullo spettacolo si vedano anche le recensioni raccolte o linkate alle pagine: