Informazione

Il Presidente Milosevic si rivolge alla Nazione.

(English version: http://www.egroups.com/message/crj-
mailinglist/494)

Belgrado, 2 ottobre 2000 - (Tanjug) -

Il Presidente della R.F.J. Slobodan Milosevic lunedì 2 ottobre
2000 si è rivolto alla nazione attraverso la radiotelevisione
serba.

---

Cari concittadini,
nell'attesa del secondo turno delle elezioni colgo l'occasione
per esporvi la mia opinione sulla situazione politica ed
elettorale nel nostro Paese, e in special modo in Serbia.
Come voi sapete, da dieci anni sono in corso manovre per porre
tutta la penisola balcanica sotto il controllo di alcune potenze
occidentali. Buona parte di questo lavoro è stato compiuto
mediante l’insediamento di governi fantoccio in alcuni paesi,
trasformati in paesi a sovranità limitata, cioè privati a tutti
gli effetti di sovranità.

A causa della resistenza opposta dal nostro Paese a una tale
sorte, siamo stati sottoposti a tutte le forme di pressione alle
quali un popolo può essere sottoposto nel mondo contemporaneo.
Queste pressioni sono andate via via crescendo in quantità ed
intensità. Tutta l'esperienza accumulata dalle grandi potenze nel
corso della seconda metà del XX secolo nell'arte di rovesciare
governi, provocare disordini, fomentare guerre civili, screditare
o liquidare coloro che lottano per la libertà nazionale, ridurre
le nazioni e gli stati sull'orlo della miseria - tutto ciò è
stato applicato contro il nostro Paese e il nostro popolo.
Tutto quello che è stato organizzato attorno a queste elezioni fa
parte quindi della persecuzione organizzata contro il nostro
Paese e il nostro popolo, perchè il nostro Paese e il nostro
popolo costituiscono una barriera contro lo stabilirsi di un
dominio totale nella penisola balcanica.
Da molto tempo è presente in mezzo a noi un raggruppamento che,
con il pretesto di orientare i partiti politici di opposizione,
rappresenta gli interessi di quei governi che sono stati
protagonisti delle pressioni contro la Jugoslavia e specialmente
contro la Serbia. Questa lobby si è presentata a queste elezioni
sotto il nome di Opposizione Democratica Serba (D.O.S.). Il suo
vero capo non è il suo candidato alla presidenza. Da molti anni
il suo capo è il presidente del Partito Democratico,
collaboratore dell'allenza militare che ha scatenato la guerra
contro il nostro Paese. Egli non ha neanche potuto nascondere la
sua collaborazione con quelsta alleanza. Nei fatti, tutto il
nostro popolo è al corrente del suo appello alla NATO perchè
continuasse a bombardare la Serbia per tutto il tempo necessario
a spezzarne la resistenza. Il cartello che si è così organizzato
per le elezioni rappresenta gli eserciti e i governi che hanno
appena condotto la guerra contro la Jugoslavia. Rappresentando
quegli interessi, ha lanciato alla opinione pubblica il messaggio
che, con loro al potere, la Jugoslavia sarebbe uscita da ogni
pericolo di guerra e di violenza, sarebbe riavviata la prosperità
economica, il tenore di vita sarebbe migliorato visibilmente e
rapidamente, la Jugoslavia sarebbe reintegrata nelle istituzioni
internazionali, e via dicendo.
Cari concittadini, è mio dovere mettervi pubblicamente in guardia
e per tempo sulla falsità di queste promesse e sul fatto che la
situazione è ben diversa. E’ proprio la nostra politica che
garantisce la pace, mentre la loro provoca conflitti incessanti e
violenza e vi dirò perchè.

Con l’instaurazione di un governo appoggiato o direttamente
insediato dalla comunità dei paesi riuniti nella NATO, la
Jugoslavia diventerebbe inevitabilmente un Paese il cui
territorio verrebbe rapidamente smembrato.
Queste non sono soltanto le intenzioni della NATO. Queste sono le
promesse pre-elettorali della Opposizione Democratica Serba. Noi
l'abbiamo ascoltato dalla bocca dei suoi stessi rappresentanti:
- il Sangiaccato otterrebbe l'autonomia che un membro della
coalizione, leader di un'organizzazione separatista musulmana,
Suleiman Ugljanin, reclama da dieci anni- e che significherebbe,
nei fatti, la separazione definitiva del Sangiaccato dalla
Serbia.
- Le loro promesse comprendono anche l'ottenimento da parte della
Vojvodina di un'autonomia che non soltanto la separerebbe dalla
Serbia e dalla Jugoslavia, ma la trasformerebbe nei fatti in
parte integrante della vicina Ungheria.
- Nello stesso modo, altre regioni sarebbero separate dalla
Serbia, e anche alcune zone di frontiera. La loro annessione da
parte degli Stati confinanti costituisce da lungo tempo un
imperativo per questi paesi, che continuano ad incitare le loro
minoranze presenti in Jugoslavia a contribuire all'integrazione
di queste parti del nostro Paese negli Stati vicini.
- Nel quadro di questa politica di smembramento della Jugoslavia,
il Kosovo sarebbe la prima vittima. Il suo status attuale sarebbe
dichiarato legale e definitivo. Questa sarebbe la prima parte del
suo territorio cui la Serbia dovrebbe dire addio, senza poter
neanche sperare che questa parte della sua terra le possa mai
essere restituita.
- Il resto del territorio che continuerà a chiamarsi Serbia
verrebbe occupato da forze militari internazionali, USA o
comunque straniere, che tratteranno il nostro territorio come
loro zona di esercitazioni militari e loro proprietà, da
controllare secondo gli interessi della potenza che disloca il
proprio esercito di occupazione. Abbiamo visto casi di controllo
simili, e le loro conseguenze, negli scorsi decenni, e
specialmente negli ultimi dieci anni in molti paesi nel mondo e
ultimamente purtroppo anche in Europa, per esempio nel Kosovo,
nella Repubblica Serba di Bosnia, in Macedonia, per restare
intorno a noi. Il popolo della Serbia subirebbe la stessa sorte
dei Kurdi, con la prospettiva di essere sterminato ben più
rapidamente dei Kurdi, essendo meno numeroso e muovendosi su un
territorio assai più ristretto del loro.
- Quanto al Montenegro, il suo destino sarebbe lasciato nelle
mani della mafia le cui regole del gioco i cittadini dovrebbero
conoscere: ogni infrazione alla disciplina e soprattutto ogni
opposizione agli interessi mafiosi è punita con la morte, senza
alcun diritto di appello.

Vi ho descritto il destino della Jugoslavia in caso di
accettazione dell’opzione NATO per il nostro paese, con l'intento
di mettervi in guardia che oltre e più della perdita territoriale
e all’umiliazione del popolo, noi ci troveremo tutti a vivere in
un clima di continue violenze. I nuovi proprietari degli antichi
territori dello Stato di Jugoslavia e gli occupanti del restante
territorio serbo terrorizzerebbero, come è nella natura delle
cose, le popolazioni dei territori che andrebbero ad occupare.
Nello stesso tempo, il popolo serbo stesso si batterebbe
continuamente per ristabilire uno Stato serbo nel quale potersi
riunire.
Queste potenze non vogliono la pace e la prosperità nei Balcani.
Esse vogliono che questa sia una zona di conflitti permanenti e
di guerre che servano da alibi a far perdurare la loro presenza.
Un governo fantoccio è una garanzia certa di violenze, forse
anche di molti anni di guerra. Di tutto salvo che di pace. Solo
il nostro governo indipendente può garantire la pace.
Non solo questo. Tutti i paesi che si sono trovati in condizioni
di sovranità limitata e con governi sotto l'influenza di potenze
straniere si sono rapidamente impoveriti in misura tale da
distruggere ogni speranza di relazioni sociali più giuste e
umane. La divisione radicale tra una maggioranza povera e una
minoranza ricca: questo è il quadro che l’Europa orientale ci
presenta da diversi anni ormai, come tutti possono constatare. La
stessa cosa accadrebbe anche a noi. Anche noi, una volta
sottoposti al comando e al controllo di quelli che dominerebbero
il paese, avremo in breve un'immensa maggioranza di gente nella
più estrema povertà, con una prospettiva di uscirne molto, molto
incerta e lontana. La minoranza ricca sarebbe composta da
un’elite di profittatori del mercato nero, cui sarà concesso di
arricchirsi solo a patto di sottostare ciecamente al potere di
chi deciderebbe del destino del nostro Paese.
La proprietà sociale e pubblica sarebbe rapidamente privatizzata,
ma i nuovi padroni, come l’esperienza dei paesi vicini dimostra,
sarebbero di regola stranieri. Tra le rare eccezioni figureranno
coloro che avranno acquistato il loro diritto di proprietà con la
loro obbedienza e sottomissione, cosa che porterà alla scomparsa
di ogni più elementare dignità, nazionale e umana.
In queste circostanze, le principali ricchezze della nazione
diverrebbero proprietà straniera, e coloro che le già
amministravano normalmente continuerebbero a farlo nella nuova
situazione ma come impiegati di società straniere nel loro paese.
L'umiliazione nazionale, la frammentazione dello Stato e la
povertà sociale condurrebbero necessariamente a ogni tipo di
patologia sociale, di cui il crimine sarà il primo. Questa non è
una supposizione: è l'esperienza vissuta da tutti i Paesi che
hanno preso il cammino che noi cerchiamo di evitare a tutti i
costi. I centri del crimine non sono più nell'Europa occidentale,
si sono spostati verso l'Europa dell'Est da una decina d'anni. Il
nostro popolo ha già dovuto mal sopportare l'incidenza criminale
attuale, perchè noi abbiamo vissuto a lungo, dalla Seconda guerra
mondiale agli anno '90, in una società che non conosceva quasi
per niente il crimine. La criminalità a grande scala, che non
potrebbe essere evitata nel tipo di società che diverrebbe la
nostra in caso di perdita della nostra sovranità e di una parte
del nostro territorio, sarebbe tanto pericolosa per la società e
i cittadini e per il nostro piccolo popolo, che non vi è
abituato, quanto può esserlo la guerra.

Uno degli obiettivi e compiti essenziali di un governo fantoccio,
non importa in quale Paese, compreso il nostro se noi dovessimo
avere un tale governo, è la perdita di identità nazionale. I
Paesi sotto potere straniero si separano velocemente dalla loro
storia, dal loro passato, dalle loro tradizioni, dal loro stile
di vita, e spesso anche dal loro idioma letterario. Ciò sarà
invisibile all'inizio, ma una selezione molto efficacie e senza
pietà dell'identità nazionale la ridurrà a qualche pietanza
locale, qualche canzone e danza folcloristica, ed al nome di
qualche eroe nazionale utilizzato come marca di cosmetici o di
prodotti alimentari. Nel XX secolo, una delle più evidenti
conseguenze dell'usurpazione dei territori nazionali da parte
delle grandi potenze è l'annichilimento dell'identità di popolo
di questi paesi.
L'esperienza delle altre nazioni mostra che le persone possono
difficilmente sopportare la velocità alla quale esse devono
cominciare a servirsi di una lingua straniera come fosse la loro,
ad identificarsi in figure storiche straniere dimenticando le
loro, ad avere più familiarità con la letteratura dei loro
occupanti che con la loro, a glorificare la Storia degli altri
sminuendo la loro, ad assomigliare agli altri e non a sè stessi.
La perdita dell'identità nazionale è la più grande sconfitta che
una nazione possa conoscere, ed essa è inevitabile nella forma
moderna di colonialismo. Inoltre, questa nuova forma di
colonozzazione mette fuori norma, per sua stessa natura, ogni
possibilità di libertà di parola e di decisione, e soprattutto
ogni forma di creatività. Quando un Paese non è libero, esso
rifiuta ai popoli che vivono nel suo seno il diritto di esprimere
liberamente le proprie opinioni, perchè queste opinioni rischiano
di trovarsi in conflitto con l'assenza di libertà. E' per questo
che la tortura del pensiero è la forma più essenziale ed
efficacie in un paese che ha perduto la libertà. Quanto ad
esercitare il proprio libero arbitrio, è naturalmente fuori di
discussione. La libertà di decisione non è permessa che
illusoriamente. Essa è accordata solo ai lacchè dei dominatori
stranieri, perchè la loro sedicente lobertà serve agli occupanti
per proclamare di avere instaurato la Democrazia, nel nome della
quale avevano preso possesso del Paese di un altro popolo.
Io vorrei sottolinearlo particolarmente all'attenzione dei
giovani, intellettuali o sapienti: è di regola che i Paesi
privati di sovrantà nazionale siano privati del diritto al lavoro
creativo, e specialmene al lavoro creativo in campo scientifico.
Sono i centri di potere e le grandi potenze che finanziano il
lavoro scientifico, controllano i suoi risultati e decidono della
loro applicazione. Negli Stati dipendenti, i laboratori di
ricerca e gli istituti scientifici non sono indipendenti ma
operano in qualità di branche controllate da un centro. Le loro
realizzazioni devono restare entro dei limiti che non rischino di
introdurre nei Paesi e nei popoli occupati un seme di ribellione
o di emancipazione.

Al momento in cui vi parlo, siccome l'Opposizione Democratica
Serba non è sicura di raggiungere i risultati che le sono
necessari, i leader del DOS stanno accettando, con il denaro
introdotto nel paese, di far ricattare e logorare i cittadini, di
organizzare degli scioperi, di creare un clima di insicurezza e
di violenza, con l'intento di arrestare la produzione, ogni
lavoro e ogni attività. Tutto ciò ha lo scopo evidente di
arrestare la vita in Serbia, e di affermare che essa riprenderà
con successo e benessere solo quando sarà organizzata da coloro
che tra noi rappresentano le intenzioni, i piani e gli interessi
degli occupanti.
Il nostro Paese è uno Stato sovrano. Ha le sue leggi, la sua
Costituzione e le sue istituzioni. La Serbia ha il dovere e il
diritto all'autodifesa dall'invasione che è stata preparata
contro di essa attraverso diverse forme di sovversione. E i
cittadini devono sapere che partecipando ad una sovversione il
cui obiettivo è la dominazione straniera o l'occupazione del loro
Paese, essi
portano la responsabilità storica di privare il loro Paese del diritto
all'esistenza, così come la responsabilità di perdere il controllo sulla
propria esistenza. Abandonando il loro Paese in mano ad altri, a degli
stranieri, essi stanno per mettere nelle mani dello straniero la loro vita, la
vita dei loro figli e di molte altre persone.

Io ho ritenuto mio dovere mettere in guardia i cittadini della nostra patria
sulle conseguenze di queste attività, finanziate e sostenute dai governi dei
paesi NATO. I cittadini possono credermi, ma non ne sono obbligati. Mi auguro
soltanto che non si ricredano quando sarà troppo tardi, che non si avvedano di
questa realtà quando sarà difficile correggere gli errori fatti
per ingenuità, o per errore o indifferenza, perchè quegli errori
avranno prodotto situazioni difficili e forse impossibili da
raddrizzare, e certamente non avranno mai una riparazione.
Nel dire queste cose non ho motivazioni di carattere personale.
Sono stato eletto due volte presidente della Serbia e una volta
presidente della Jugoslavia. Dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo
questi dieci anni, che non attaccano la Serbia perchè c’è
Milosevic, ma attaccano Milosevic per attaccare la Serbia. La mia
coscienza al riguardo è assolutamente tranquilla. Ma non lo
sarebbe del tutto se io non dicessi al mio popolo, dopo tutti
questi anni trascorsi alla sua guida, quella che io penso sarà la
sua sorte, sia che il suo destino gli sia imposto da altri, sia
che ciò significhi dire al popolo che questo destino se lo sta
scegliendo con le sue stesse mani. L'errore di giudizio che
consiste nello scegliere ciò che è stato scelto da altri è il più
pericoloso degli errori di giudizio, e questa è essenzialmente la
ragione della mia decisione di rivolgermi pubblicamente ai
cittadini della Jugoslavia.

Vi ringrazio.

Presidente Slobodan Milosevic

---


------

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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Il Presidente Milosevic si rivolge alla Nazione.

English version:
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En francais:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/567 (prima parte)
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/565 (seconda parte)

Belgrado, 2 ottobre 2000 - (Tanjug) -

Il Presidente della R.F.J. Slobodan Milosevic lunedì 2 ottobre
2000 si è rivolto alla nazione attraverso la radiotelevisione
serba.

---

Cari concittadini,
nell'attesa del secondo turno delle elezioni colgo l'occasione
per esporvi la mia opinione sulla situazione politica ed
elettorale nel nostro Paese, e in special modo in Serbia.
Come voi sapete, da dieci anni sono in corso manovre per porre
tutta la penisola balcanica sotto il controllo di alcune potenze
occidentali. Buona parte di questo lavoro è stato compiuto
mediante l’insediamento di governi fantoccio in alcuni paesi,
trasformati in paesi a sovranità limitata, cioè privati a tutti
gli effetti di sovranità.

A causa della resistenza opposta dal nostro Paese a una tale
sorte, siamo stati sottoposti a tutte le forme di pressione alle
quali un popolo può essere sottoposto nel mondo contemporaneo.
Queste pressioni sono andate via via crescendo in quantità ed
intensità. Tutta l'esperienza accumulata dalle grandi potenze nel
corso della seconda metà del XX secolo nell'arte di rovesciare
governi, provocare disordini, fomentare guerre civili, screditare
o liquidare coloro che lottano per la libertà nazionale, ridurre
le nazioni e gli stati sull'orlo della miseria - tutto ciò è
stato applicato contro il nostro Paese e il nostro popolo.
Tutto quello che è stato organizzato attorno a queste elezioni fa
parte quindi della persecuzione organizzata contro il nostro
Paese e il nostro popolo, perchè il nostro Paese e il nostro
popolo costituiscono una barriera contro lo stabilirsi di un
dominio totale nella penisola balcanica.
Da molto tempo è presente in mezzo a noi un raggruppamento che,
con il pretesto di orientare i partiti politici di opposizione,
rappresenta gli interessi di quei governi che sono stati
protagonisti delle pressioni contro la Jugoslavia e specialmente
contro la Serbia. Questa lobby si è presentata a queste elezioni
sotto il nome di Opposizione Democratica Serba (D.O.S.). Il suo
vero capo non è il suo candidato alla presidenza. Da molti anni
il suo capo è il presidente del Partito Democratico,
collaboratore dell'allenza militare che ha scatenato la guerra
contro il nostro Paese. Egli non ha neanche potuto nascondere la
sua collaborazione con quelsta alleanza. Nei fatti, tutto il
nostro popolo è al corrente del suo appello alla NATO perchè
continuasse a bombardare la Serbia per tutto il tempo necessario
a spezzarne la resistenza. Il cartello che si è così organizzato
per le elezioni rappresenta gli eserciti e i governi che hanno
appena condotto la guerra contro la Jugoslavia. Rappresentando
quegli interessi, ha lanciato alla opinione pubblica il messaggio
che, con loro al potere, la Jugoslavia sarebbe uscita da ogni
pericolo di guerra e di violenza, sarebbe riavviata la prosperità
economica, il tenore di vita sarebbe migliorato visibilmente e
rapidamente, la Jugoslavia sarebbe reintegrata nelle istituzioni
internazionali, e via dicendo.
Cari concittadini, è mio dovere mettervi pubblicamente in guardia
e per tempo sulla falsità di queste promesse e sul fatto che la
situazione è ben diversa. E’ proprio la nostra politica che
garantisce la pace, mentre la loro provoca conflitti incessanti e
violenza e vi dirò perchè.

Con l’instaurazione di un governo appoggiato o direttamente
insediato dalla comunità dei paesi riuniti nella NATO, la
Jugoslavia diventerebbe inevitabilmente un Paese il cui
territorio verrebbe rapidamente smembrato.
Queste non sono soltanto le intenzioni della NATO. Queste sono le
promesse pre-elettorali della Opposizione Democratica Serba. Noi
l'abbiamo ascoltato dalla bocca dei suoi stessi rappresentanti:
- il Sangiaccato otterrebbe l'autonomia che un membro della
coalizione, leader di un'organizzazione separatista musulmana,
Suleiman Ugljanin, reclama da dieci anni- e che significherebbe,
nei fatti, la separazione definitiva del Sangiaccato dalla
Serbia.
- Le loro promesse comprendono anche l'ottenimento da parte della
Vojvodina di un'autonomia che non soltanto la separerebbe dalla
Serbia e dalla Jugoslavia, ma la trasformerebbe nei fatti in
parte integrante della vicina Ungheria.
- Nello stesso modo, altre regioni sarebbero separate dalla
Serbia, e anche alcune zone di frontiera. La loro annessione da
parte degli Stati confinanti costituisce da lungo tempo un
imperativo per questi paesi, che continuano ad incitare le loro
minoranze presenti in Jugoslavia a contribuire all'integrazione
di queste parti del nostro Paese negli Stati vicini.
- Nel quadro di questa politica di smembramento della Jugoslavia,
il Kosovo sarebbe la prima vittima. Il suo status attuale sarebbe
dichiarato legale e definitivo. Questa sarebbe la prima parte del
suo territorio cui la Serbia dovrebbe dire addio, senza poter
neanche sperare che questa parte della sua terra le possa mai
essere restituita.
- Il resto del territorio che continuerà a chiamarsi Serbia
verrebbe occupato da forze militari internazionali, USA o
comunque straniere, che tratteranno il nostro territorio come
loro zona di esercitazioni militari e loro proprietà, da
controllare secondo gli interessi della potenza che disloca il
proprio esercito di occupazione. Abbiamo visto casi di controllo
simili, e le loro conseguenze, negli scorsi decenni, e
specialmente negli ultimi dieci anni in molti paesi nel mondo e
ultimamente purtroppo anche in Europa, per esempio nel Kosovo,
nella Repubblica Serba di Bosnia, in Macedonia, per restare
intorno a noi. Il popolo della Serbia subirebbe la stessa sorte
dei Kurdi, con la prospettiva di essere sterminato ben più
rapidamente dei Kurdi, essendo meno numeroso e muovendosi su un
territorio assai più ristretto del loro.
- Quanto al Montenegro, il suo destino sarebbe lasciato nelle
mani della mafia le cui regole del gioco i cittadini dovrebbero
conoscere: ogni infrazione alla disciplina e soprattutto ogni
opposizione agli interessi mafiosi è punita con la morte, senza
alcun diritto di appello.

Vi ho descritto il destino della Jugoslavia in caso di
accettazione dell’opzione NATO per il nostro paese, con l'intento
di mettervi in guardia che oltre e più della perdita territoriale
e all’umiliazione del popolo, noi ci troveremo tutti a vivere in
un clima di continue violenze. I nuovi proprietari degli antichi
territori dello Stato di Jugoslavia e gli occupanti del restante
territorio serbo terrorizzerebbero, come è nella natura delle
cose, le popolazioni dei territori che andrebbero ad occupare.
Nello stesso tempo, il popolo serbo stesso si batterebbe
continuamente per ristabilire uno Stato serbo nel quale potersi
riunire.
Queste potenze non vogliono la pace e la prosperità nei Balcani.
Esse vogliono che questa sia una zona di conflitti permanenti e
di guerre che servano da alibi a far perdurare la loro presenza.
Un governo fantoccio è una garanzia certa di violenze, forse
anche di molti anni di guerra. Di tutto salvo che di pace. Solo
il nostro governo indipendente può garantire la pace.
Non solo questo. Tutti i paesi che si sono trovati in condizioni
di sovranità limitata e con governi sotto l'influenza di potenze
straniere si sono rapidamente impoveriti in misura tale da
distruggere ogni speranza di relazioni sociali più giuste e
umane. La divisione radicale tra una maggioranza povera e una
minoranza ricca: questo è il quadro che l’Europa orientale ci
presenta da diversi anni ormai, come tutti possono constatare. La
stessa cosa accadrebbe anche a noi. Anche noi, una volta
sottoposti al comando e al controllo di quelli che dominerebbero
il paese, avremo in breve un'immensa maggioranza di gente nella
più estrema povertà, con una prospettiva di uscirne molto, molto
incerta e lontana. La minoranza ricca sarebbe composta da
un’elite di profittatori del mercato nero, cui sarà concesso di
arricchirsi solo a patto di sottostare ciecamente al potere di
chi deciderebbe del destino del nostro Paese.
La proprietà sociale e pubblica sarebbe rapidamente privatizzata,
ma i nuovi padroni, come l’esperienza dei paesi vicini dimostra,
sarebbero di regola stranieri. Tra le rare eccezioni figureranno
coloro che avranno acquistato il loro diritto di proprietà con la
loro obbedienza e sottomissione, cosa che porterà alla scomparsa
di ogni più elementare dignità, nazionale e umana.
In queste circostanze, le principali ricchezze della nazione
diverrebbero proprietà straniera, e coloro che le già
amministravano normalmente continuerebbero a farlo nella nuova
situazione ma come impiegati di società straniere nel loro paese.
L'umiliazione nazionale, la frammentazione dello Stato e la
povertà sociale condurrebbero necessariamente a ogni tipo di
patologia sociale, di cui il crimine sarà il primo. Questa non è
una supposizione: è l'esperienza vissuta da tutti i Paesi che
hanno preso il cammino che noi cerchiamo di evitare a tutti i
costi. I centri del crimine non sono più nell'Europa occidentale,
si sono spostati verso l'Europa dell'Est da una decina d'anni. Il
nostro popolo ha già dovuto mal sopportare l'incidenza criminale
attuale, perchè noi abbiamo vissuto a lungo, dalla Seconda guerra
mondiale agli anno '90, in una società che non conosceva quasi
per niente il crimine. La criminalità a grande scala, che non
potrebbe essere evitata nel tipo di società che diverrebbe la
nostra in caso di perdita della nostra sovranità e di una parte
del nostro territorio, sarebbe tanto pericolosa per la società e
i cittadini e per il nostro piccolo popolo, che non vi è
abituato, quanto può esserlo la guerra.

Uno degli obiettivi e compiti essenziali di un governo fantoccio,
non importa in quale Paese, compreso il nostro se noi dovessimo
avere un tale governo, è la perdita di identità nazionale. I
Paesi sotto potere straniero si separano velocemente dalla loro
storia, dal loro passato, dalle loro tradizioni, dal loro stile
di vita, e spesso anche dal loro idioma letterario. Ciò sarà
invisibile all'inizio, ma una selezione molto efficacie e senza
pietà dell'identità nazionale la ridurrà a qualche pietanza
locale, qualche canzone e danza folcloristica, ed al nome di
qualche eroe nazionale utilizzato come marca di cosmetici o di
prodotti alimentari. Nel XX secolo, una delle più evidenti
conseguenze dell'usurpazione dei territori nazionali da parte
delle grandi potenze è l'annichilimento dell'identità di popolo
di questi paesi.
L'esperienza delle altre nazioni mostra che le persone possono
difficilmente sopportare la velocità alla quale esse devono
cominciare a servirsi di una lingua straniera come fosse la loro,
ad identificarsi in figure storiche straniere dimenticando le
loro, ad avere più familiarità con la letteratura dei loro
occupanti che con la loro, a glorificare la Storia degli altri
sminuendo la loro, ad assomigliare agli altri e non a sè stessi.
La perdita dell'identità nazionale è la più grande sconfitta che
una nazione possa conoscere, ed essa è inevitabile nella forma
moderna di colonialismo. Inoltre, questa nuova forma di
colonozzazione mette fuori norma, per sua stessa natura, ogni
possibilità di libertà di parola e di decisione, e soprattutto
ogni forma di creatività. Quando un Paese non è libero, esso
rifiuta ai popoli che vivono nel suo seno il diritto di esprimere
liberamente le proprie opinioni, perchè queste opinioni rischiano
di trovarsi in conflitto con l'assenza di libertà. E' per questo
che la tortura del pensiero è la forma più essenziale ed
efficacie in un paese che ha perduto la libertà. Quanto ad
esercitare il proprio libero arbitrio, è naturalmente fuori di
discussione. La libertà di decisione non è permessa che
illusoriamente. Essa è accordata solo ai lacchè dei dominatori
stranieri, perchè la loro sedicente lobertà serve agli occupanti
per proclamare di avere instaurato la Democrazia, nel nome della
quale avevano preso possesso del Paese di un altro popolo.
Io vorrei sottolinearlo particolarmente all'attenzione dei
giovani, intellettuali o sapienti: è di regola che i Paesi
privati di sovrantà nazionale siano privati del diritto al lavoro
creativo, e specialmene al lavoro creativo in campo scientifico.
Sono i centri di potere e le grandi potenze che finanziano il
lavoro scientifico, controllano i suoi risultati e decidono della
loro applicazione. Negli Stati dipendenti, i laboratori di
ricerca e gli istituti scientifici non sono indipendenti ma
operano in qualità di branche controllate da un centro. Le loro
realizzazioni devono restare entro dei limiti che non rischino di
introdurre nei Paesi e nei popoli occupati un seme di ribellione
o di emancipazione.

Al momento in cui vi parlo, siccome l'Opposizione Democratica
Serba non è sicura di raggiungere i risultati che le sono
necessari, i leader del DOS stanno accettando, con il denaro
introdotto nel paese, di far ricattare e logorare i cittadini, di
organizzare degli scioperi, di creare un clima di insicurezza e
di violenza, con l'intento di arrestare la produzione, ogni
lavoro e ogni attività. Tutto ciò ha lo scopo evidente di
arrestare la vita in Serbia, e di affermare che essa riprenderà
con successo e benessere solo quando sarà organizzata da coloro
che tra noi rappresentano le intenzioni, i piani e gli interessi
degli occupanti.
Il nostro Paese è uno Stato sovrano. Ha le sue leggi, la sua
Costituzione e le sue istituzioni. La Serbia ha il dovere e il
diritto all'autodifesa dall'invasione che è stata preparata
contro di essa attraverso diverse forme di sovversione. E i
cittadini devono sapere che partecipando ad una sovversione il
cui obiettivo è la dominazione straniera o l'occupazione del loro
Paese, essi
portano la responsabilità storica di privare il loro Paese del diritto
all'esistenza, così come la responsabilità di perdere il controllo sulla
propria esistenza. Abandonando il loro Paese in mano ad altri, a degli
stranieri, essi stanno per mettere nelle mani dello straniero la loro
vita, la
vita dei loro figli e di molte altre persone.

Io ho ritenuto mio dovere mettere in guardia i cittadini della nostra
patria
sulle conseguenze di queste attività, finanziate e sostenute dai governi
dei
paesi NATO. I cittadini possono credermi, ma non ne sono obbligati. Mi
auguro
soltanto che non si ricredano quando sarà troppo tardi, che non si
avvedano di
questa realtà quando sarà difficile correggere gli errori fatti
per ingenuità, o per errore o indifferenza, perchè quegli errori
avranno prodotto situazioni difficili e forse impossibili da
raddrizzare, e certamente non avranno mai una riparazione.
Nel dire queste cose non ho motivazioni di carattere personale.
Sono stato eletto due volte presidente della Serbia e una volta
presidente della Jugoslavia. Dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo
questi dieci anni, che non attaccano la Serbia perchè c’è
Milosevic, ma attaccano Milosevic per attaccare la Serbia. La mia
coscienza al riguardo è assolutamente tranquilla. Ma non lo
sarebbe del tutto se io non dicessi al mio popolo, dopo tutti
questi anni trascorsi alla sua guida, quella che io penso sarà la
sua sorte, sia che il suo destino gli sia imposto da altri, sia
che ciò significhi dire al popolo che questo destino se lo sta
scegliendo con le sue stesse mani. L'errore di giudizio che
consiste nello scegliere ciò che è stato scelto da altri è il più
pericoloso degli errori di giudizio, e questa è essenzialmente la
ragione della mia decisione di rivolgermi pubblicamente ai
cittadini della Jugoslavia.

Vi ringrazio.

Presidente Slobodan Milosevic

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
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Coperto dal silenzio pressoche' assoluto dei nostri media, il governo
Djukanovic annuncia il referendum per la secessione come unica
alternativa alla separazione consensuale con la Serbia, e mette fuori
corso il dinaro jugoslavo.
La moneta ufficiale e' adesso il marco tedesco.

---

REFERENDUM PER LA SECESSIONE, IL GOVERNO FEDERALE SPERA
DI NO MA NON SI OPPONE

REFERENDUM YES, BUT AS FINAL SOLUTION YUGOSLAV PRESIDENT'S
ADVISOR
BELGRADE, November 22 (Tanjug) There is no problem for the
people
of Montenegro to vote for separating from Yugoslavia, if they want to,
but
they should do so in a democratic way acceptable to Europe, the Yugoslav

President's political adviser Slobodan Samardzic said on Tuesday
evening.
Until then, Yugoslavia will be represented in international
relations as a whole, a stand clearly expressed by the European Union,
Samardzic told the YU INFO television station.
Samardzic welcomed a referendum both in Serbia and in
Montenegro,
but not as "the first, but as the last resort."
"Before that, we must apply all democratic forms to help the
people get a precise image of the future joint state through
presidential
and executive bodies, views of experts and the media," Samardzic said.

DJUKANOVIC SI RITIENE PRESIDENTE DI UNO STATO INDIPENDENTE

SERBIA AND MONTENEGRO INDEPENDENT STATES MONTENEGRIN PRESIDENT

PRAGUE, November 22 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic said late on Tuesday in Prague that Montenegro would in the
following months invest the necessary patience in an attempt to solve
the
issue of future relations between Serbia and Montenegro through an
agreement with Serbia's new democratic government.
Djukanovic went on to say that the Yugoslav federation should
not
be involved in negotiations between Serbia and Montenegro as a third
entity. He added that, in the present situation, he sees Serbia and
Montenegro as two independent states.
Djukanovic was speaking at a joint press conference with Czech
President Vaclav Havel, who received Djukanovic Tuesday evening at his
request.
Djukanovic told journalists that he had presented to his host a

draft platform for organizing future relations between Serbia and
Montenegro. Its starting point is the acknowledgement of the present
situation in which, as he said, Serbia and Montenegro are two
independent
states.
If it turns out that there is no interest in Serbia for working

out such a solution, then it is clear that Montenegro will in the first
few
months of 2001 be compelled to call a referendum in order to test public

opinion on independence, Djukanovic said, adding that he personally
supported the idea of holding a referendum.

DJUKANOVIC A ZAGABRIA COME UN CAPO DI STATO?

DJUKANOVIC WILL ADDRESS ZAGREB E.U. SUMMIT
PODGORICA, November 22 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic confirmed in Prague late Tuesday that he has been invited to
attend the Zagreb summit of the European Union on November 24 and said
his
invitation was in no way different from those sent to other participants
in
the meeting.
The daily Pobjeda of Podgorica on Wednesday carried excerpts
from
Djukanovic's press conference following his meeting with Czech President

Waclav Havel. Djukanovic was quoted as saying it was relevant for him
that
he would address the Zagreb summit on behalf of Montenegro.
Djukanovic said this was very important for Montenegro, since
it
should be in every place where the future of the region to which it
belongs
is being mapped out, Pobjeda said.

"IL MONTENEGRO DEVE BADARE AI SUOI PROPRI INTERESSI"

MONTENEGRO MUST LOOK AFTER ITS OWN INTERESTS, LUKOVAC SAYS
PODGORICA, November 17 (Tanjug) Montenegrin Foreign Minister
Branko Lukovac considers that the majority of citizens of that republic
unreservedly support the project of an internationally recognized state
and
that such a position will be confirmed at a future referendum.
Speaking at a panel of the "Nansen dialogue center" in
Podgorica,
Lukovac said on Thursday evening that the position of Montenegro was to
enter into any cooperation or alliance with Serbia, just as with any
other
country or community of states, as an internationally recognized
subject.
"Now the majority of citizens, particularly young, unreservedly

support the project and such a position will be confirmed also at a
referendum," Lukovac said.
The Montenegrin Foreign Minister assessed that "in Serbia, for
the
greatest part, there is no understanding for such a proposal of
establishing future relations, and it is perceived as an aspiration for
secession."
He pointed out that the most important thing was the
disposition
of the citizens of Montenegro and that Montenegro must look after its
own
interests.

CHI RAPPRESENTERA' IL MONTENEGRO A ZAGABRIA?

WILL DJUKANOVIC AND KOSTUNICA ATTEND ZAGREB SUMMIT
ZAGREB, November 17 (Tanjug) Montenegro's President Milo
Djukanovic will 'almost certainly' not attend a summit of Balkan and
European nations in Zagreb, the Croatian Jutarnji list daily reported on

Friday, quoting an European foreign minister who spoke on condition of
anonymity.
Relying on unofficial sources, the Zagreb daily said that Yugoslav
President Vojislav Kostunica's attendance is also uncertain, allegedly
because of protests announced in Croatia against his arrival. Jutarnji
list
said that it had not been able to get confirmation of this from
Kostunica's
presidential cabinet.
An organization protecting the 'dignity of the patriotic war' has
vowed to protest both against Kostunica's visit to Zagreb and the
Croatian
officials who had failed to address with Kostunica the issues of POWs,
missing persons, and war reparations.

ANCHE A WASHINGTON IL GOVERNO DEL MONTENEGRO PARLA DI INDIPENDENZA

CONFERENCE ON YUGOSLAVIA'S RECONSTRUCTION
NEW YORK, November 14 (Tanjug) A conference on Yugoslavia's
reconstruction, which was attended by representatives of U.S. companies
interested in this endeavour and organized by the Washingtonbased Center

for Reconstruction and Development, ended late on Monday.
The meeting was attended by presidential Economic Adviser
Dragana
Djuric, as Yugoslav President Vojislav Kostunica's envoy, and
Montenegrin
government Foreign Trade Adviser Predrag Nenezic, as a representative of

Montenegro.
Djuric read a letter from the Yugoslav president in which he
expressed gratitude to the conference organizers for having rallied
those
who want to help the democratic processes and stimulate the economic
development of Yugoslavia.
Kostunica expressed sincere hopes that the conference would be
successful and that it would result in fruitful economic cooperation
between Yugoslav and U.S. businessmen.
Underscoring that Yugoslavia had begun to live a new life in
the
past 40 days and that the first results could already be felt, Djuric
stressed the extreme importance of the start of talks between Yugoslavia

and representatives of the World Bank and the International Monetary
Fund
on the country's return to these institutions.
It is the orientation of the new government and President
Kostunica to begin economic growth and development as soon as possible,
she
said, and this cannot be achieved without cementing foreign
relations. Nenezic said the Montenegrin government believes the
republic's economic and political independence would contribute to its
speedier economic development.
Djuric again took the floor after Nenezic's speech. She
emphasized
that she had believed the conference to be devoted to Yugoslavia's
reconstruction and not to the struggle for Montenegro's political
independence.

13 NOVEMBRE: IL GOVERNO DEL MONTENEGRO HA MESSO FUORI CORSO IL DINARO.
SOLO IL MARCO TEDESCO E' ADESSO LA VALUTA UFFICIALE.

YUGOSLAV DEFENCE MINISTRY AND YUGOSLAV ARMY GENERAL STAFF
SESSION
BELGRADE, November 14 (Tanjug) Senior officials of the
Yugoslav
Defence Ministry and the Yugoslav Army General Staff met at a joint
session
in Belgrade on Tuesday, the General Staff press service said today.
Discussed were current problems of military financing after
Montenegro abolished the use of the dinar in its territory.
Regarding the forthcoming reorganization and modernization of
the
Yugoslav Army, it was underscored that this is a process during which it
is
necessary to bear in mind that the military must not be placed in a
position which would threaten its role within the Yugoslav defence
system.
Also discussed were issues linked to the planning of the 2001
defence budget and the legal regulation of the status of the members of
the
Yugoslav Army and the federal Defence Ministry, the statement said.

DJUKANOVIC CHIEDE LA SEPARAZIONE CONSENSUALE

DJUKANOVIC URGES RADICAL REORGANISATION OF YUGOSLAVIA
PODGORICA, November 10 (Tanjug) Montenegro's President Milo
Djukanovic said on Friday Montenegro would hold a referendum on
secession
from Yugoslavia unless relations with Serbia were radically reorganised,

including international recognition of both.
"I think that a union between Serbia and Montenegro is
possible,
but on completely new foundations", Djukanovic said in an interview with

the Associated Press.
"Presentday Yugoslavia must be changed to the union of two
internationally recognized states", he added.
The United States, Germany and other western countries are
urging
Montenegro to abandon its push for independence as it jeopardises
Western
plans for peace in KosovoMetohija, the Balkans' powderkeg, according to
the
AP.

IN MONTENEGRO IL MARCO TEDESCO VALE 36 DINARI

YUGOSLAV DINAR NO LONGER LEGAL TENDER IN MONTENEGRO AS OF
MONDAY
PODGORICA, November 10 (Tanjug) Yugoslavia's currency, the
dinar,
will no longer be legal tender in Montenegro as of Monday, November 13,
according to that Yugoslav republic's senior financial official on
Friday.
Dimitrije Vesovic, who heads the Montenegrin Payments and
Accounts
Service, said the people could trade in their dinars for deutsche marks
at
a 36to1 exchange rate by Monday, with a certificate to prove the origin
of
the dinars.
The Montenegrin parliament last week passed a law on the
central
bank, which envisages for scrapping the dinar in favour of the Dmark.
YUGOSLAV DINAR TO BE EXCLUDED FROM MONTENEGRIN PAYMENT SYSTEM
PODGORICA, Nov 9 (Tanjug) The Yugoslav national currency
(dinar)
will be excluded from the payment system of Montenegro on Monday,
Nov.13,
monetary authorities in Podgorica said on Thursday.
According to them, the law on the Central Bank of Montenegro
will
come into force on Nov.11, and there is no reason for its provision,
which
stipulates an end to the use of the dinar in the payment system, not to
be
applied starting next Monday.
The exact day of this "operation" will be determined at
Friday's
meeting of the Monetary Council of Montenegro.
The meeting will also discuss the procedure of converting the
existing dinar mass from the drawing accounts into Dmarks.

DJUKANOVIC: "I PROBLEMI SENZA MILOSEVIC RESTANO"

DJUKANOVIC WANTS YUGOSLAVIA REPLACED BY UNION WITH SERBIA
PRAGUE, Nov 6 (Tanjug) Montenegrin President Milo Djukanovic
said
in Prague late on Sunday the existing Yugoslav state, "which is not
functioning, should be replaced by a Union of Serbia and Montenegro,
with a
common army, foreign policy and currency".
In a programme rerun on Monday, Djukanovic was quoted as saying

that the "federation of Serbia and Montenegro has been a fiction from
the
start...
"Problems have not ended with the departure of Slobodan
Milosevic
as Yugoslav president.
"Over the past three years, Montenegro has taken over from the
federal state a part of its functions in order to protect itself against

the dictatorship of Slobodan Milosevic.
"This state should now be legalised, and Serbia and Montenegro
recognised as international entities represented in the United Nations",
he
stressed.
Djukanovic said that only the army and flight control were
operational of all federal institutions, and that it would be irrational

"to try on this basis to form some kind of fourth Yugoslavia from the
two
independent states".

IL GOVERNO DEL MONTENEGRO NON RICONOSCE LA SOVRANITA' FEDERALE SUL
TERRITORIO DEL MONTENEGRO

YUGOSLAV GOVERNMENT DECISIONS WILL NOT BE VALID IN MONTENEGRO
BELGRADE, Nov 6 (Tanjug) Montenegrin presidential adviser
Miodrag
Vukovic has told the British Broadcasting Corporation that the decisions
of
the federal government will not be valid in the territory of Montenegro,

Belgrade's Radio B92 said on Monday.
"Montenegro also does not intend to place any of its functions
back to the federal level, either," Vukovic said.
"There must be respect for the fact that the present Yugoslavia
is
a temporary state which should do certain jobs for Serbia, and partly
also
for Montenegro," he said.
Yugoslav President Vojislav Kostunica himself has asked for a
delay in the defining of Montenegro's status, he said.
Visiting Montenegro on two occasions, Kostunica "told us
publicly,
actually asked us, not to do anything and not to step up the processes
of
defining the statelegal status of Montenegro until a democratic Serbia
is
constituted," Vukovic said. "Kostunica is himself aware that this
Yugoslavia is a transitional solution," Vukovic said.

NEMMENO L'AMMISSIONE DELLA RFJ ALL'ONU PUO' SEDARE LA SPINTA
SECESSIONISTA

YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N. DID NOT RESOLVE
RELATIONS BETWEEN ITS TWO REPUBLICS - DJUKANOVIC
BELGRADE, November 3 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic said late Thursday in an interview to Serbian Radio
Television
that Yugoslavia's admission to the United Nations has created conditions

for Serbia to receive international credits so that it can start
resolving
its major economic problems as soon as possible, but that this did not
resolve the issue of relations between Serbia and Montenegro.
During the process of adoption of the decision to admit
Yugoslavia
to the United Nations, Montenegro had informed the SecretaryGeneral and
all
international organizations that this Republic "welcomes what has
transpired in Serbia" and that it is interested in Belgrade receiving
substantial economic aid as soon as possible for settling its economic
problems, Djukanovic said.
"At the same time, we informed them that we have begun a
process
of talks with Serbia on the redefining of our relations, and that one of

the possible models is that Serbia and Montenegro could be U.N. members
in
future," he said, adding that "this does immediately provide a solution
for
relations between Serbia and Montenegro."
Speaking about the September 24 elections in Yugoslavia,
Djukanovic said the results of these elections both in Montenegro and in

Serbia had been "fascinating."
"In Serbia, the Democratic Opposition of Serbia (DOS) took part
in
the elections and carried off a glorious victory over dictatorship, and
in
Montenegro, the people also carried off a great democratic victory by
boycotting an attempt to humiliate Montenegro," Djukanovic said.
The danger of a war breaking out in southeastern Europe has
been
removed with the fall of Slobodan Milosevic, he said.
"I believe this is a time when we have, I trust, enough
democratic
sense in the majority policies both in Serbia and in Montenegro, to try
and
agree on a solution which will satisfy the majority populations in
Serbia
and Montenegro, and which will open prospects for Serbia and Montenegro
to
become part of developed European society," Djukanovic said.

IL REFERENDUM PER LA SECESSIONE SI TERRA' ENTRO GIUGNO

REFERENDUM BY JUNE 2001
PODGORICA, November 3 (Tanjug) A referendum on state status
will
be held in Montenegro by June 2001 at the latest, irrespective of the
agreement that might be reached on future relations between Montenegro
and
Serbia, the daily Vijesti of Podgorica said on Friday.
The daily carried conclusions from a closed session of the
leaders
of the ruling coalition in this Yugoslav republic.
Vijesti said presidents Milo Djukanovic of the Democratic Party
of
Socialists (DPS), Dragan Soc of the People's Party (NS), and Zarko
Rakcevic
of the Social Democrat Party (SDP) concluded at the meeting held late on

Wednesday that preparations for the referendum should begin immediately.

Work on the law on referendum and media rules on the referendum

campaign should be completed by the end of December.
Djukanovic, Soc and Rakcevic agreed the best alternative would
be
for all parliamentary parties to agree about the contents of the law by
consensus.

SECONDO IL GOVERNO MONTENEGRINO LA RFJ E' UNO STATO SENZA SOVRANITA' IN
KOSOVO COSI' COME IN MONTENEGRO

MONTENEGRO BELIEVES "PROBLEM STATE" HAS BEEN ADMITTED TO U.N.
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic's adviser has said in a statement to Tanjug, commenting on
Yugoslavia's admission to the United Nations, that it would have been
better and more rational if relations between Serbia and Montenegro had
first been settled, since a "problem state" has been admitted to the
world
organization.
This state has no sovereignty over Kosovo and Metohija or
Montenegro and it is absolutely illegitimate to Montenegro, Miodrag
Vukovic
said late on Wednesday.
"The international community is unbelievable," he said. "Why is
it
in a hurry to admit a state which is temporary both for Serbia and for
Montenegro."
Vukovic asked why they did not wait for an agreement on the
state
which will be called a community of Serbia and Montenegro, and which
would
be admitted to the U.N. separately, as Montenegro proposes.
"The Federal Republic of Yugoslavia inherited by Kostunica has
neither national nor formal legitimacy," he said. Montenegro does not
intend to transfer to Yugoslavia "that part of its sovereignty which is
currently within its state portfolio," said Vukovic.

DJUKANOVIC NON SI FA RAPPRESENTARE DA KOSTUNICA

DJUKANOVIC'S DELEGATION TO GO TO ZAGREB WITH KOSTUNICA'S
DELEGATION
ZAGREB, October 31 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic's delegation to the European UnionBalkans summit in Zagreb
should be part of the delegation of Yugoslav President Vojislav
Kostunica,
EU states maintain, as quoted by a Croatian paper on Tuesday.
This view is held by France, which holds the EU rotating
presidency, and shared by the other EU members, on the grounds that this

Yugoslav republic does not have state status, Vecernji List writes.
If Djukanovic does sit down behind Kostunica, then he will be
recognising the present political and legal order in Yugoslavia and
signalling that he is no longer considering independence, the paper
says,
asking how he would explain this back in Montenegro.
Should Djukanovic refuse to attend the November 24 summit on
these
terms, however, he risks being branded a bad guy, destructive and
uncooperative, Vecernji List says.
The Zagreb daily believes Djukanovic will not be able to get
any
international support for Montenegro's independence as long as Kostunica

"dances to the western tune".
This is the fate and political weight of statesmen and
politicians
in these climes, according to the paper.

---

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E' uscito il nuovo video di Fulvio Grimaldi
"POPOLI DI TROPPO" Guerre e embarghi dell'imperialismo negli ultimi 50
anni
Videoesperienze "VisioNando"
50 minuti 30.000 lire
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---

Venerdì 24 Novembre alle ore 18 presso la casa della Pace in via di
monte Testaccio 22 Dibattito su: GOLFO, MEDIORIENTE, BALCANI-QUALE PACE
NELLE AREE DI CRISI?
Interverranno:
- Haissam Elhussain (dell'associazione Palestinese "fedeltà all'uomo e
alla terra)
- Aldo Bernardini (docente di diritto Internazionale)
- Claudio Moffa (Università di Teramo)
- Convoglio di Solidarietà internazionalista Giorgiana Masi
- Contropiano
- Campo Antimperialista

Al termine del dibattito Cena Palestinese

---

==========================
29. XI 1943. 29. XI 2000.
==========================

GIORNATA DELLA REPUBBLICA
Anniversario della Conferenza di Jajce, fondazione della
REPUBBLICA FEDERATIVA SOCIALISTA DI JUGOSLAVIA
valore attuale di un'esperienza per il comunismo
e la fratellanza tra i popoli

MERCOLEDI 29/XI/2000
Casa del Popolo "G. Canciani"
Sottolongera, Via Masaccio 24
ore 18:30

Smrt fasizmu, sloboda narodu
Smrt fasizmu, svoboda narodu
Morte al fascismo, libertà ai popoli

ASSOCIAZIONE/DRUSTVO JOSIP BROZ TITO
josipbroztito@...

(vedi allegato per il comunicato in sloveno e
serbocroato in caratteri latini e cirillici)

---

(...) mi giunge notizia che all'ospedale di Pancevo, reparto per la
transfusione del centro "juzni banat" c'è urgentissimo bisogno
di materiali, per test sul gruppo sanguigno e altro.
ecco quanto richiesto da Pancevo

>> > 1. anti D monoclonal IgM 100 ml (10 x10)
>> > 2. anti D monoclonal polyclonal IgG 100 ml (10 x 10ml)
>> > 3. ELISA TESTS na syphillis
è molto importante ricordare che i test si fanno con
l'attrezzatura organon e macler.

chi ha denunciato la assoluta necessita di tali materiali è la signora
Beba
Stepanoff, segretaria della Sindaca di Pancevo dott. Borke Kruske,
durante
i contatti che stiamo tenendo con Pancevo, grazie a cittadini di Pancevo
attualmente in Italia.
Chiunque sappia qualcosa sul come ci si possa procurare questi materiali
con urgenza e spedirli a Pancevo lo puo' segnalare al municipio di
Pancevo
(Beba Stepanoff), all'indirizzo mail sotto indicato, gliene saranno
grati.

pancevo@...

alberto tarozzi.

Project title MEDICAL EQUIPMENT DONATION

Recipients Organization Blood Transfusion Center, GENERAL HOSPITAL
Address Pancevo, Milosa Trebinjca
11
Contact Persons Dr. Jelena Pesic, manager
Dr. Mirjana
Grujic-Arsenovic, specialist
Tel 013 511 645 [presumo che dall'italia il numero sia 0038113 511645.]

Fax 013 381 13, 317 956 [presumo che dall'italia il numero sia 0038113
317956].

Background and history of the organization
Transfusion center was founded 1967. Since than it became large center
that
provides blood and blood components for Regional General Hospital with
750
beds, within well developed departments of all basic surgical branches,
maternity department, department for eternal diseases for adults and
children, neonatalogy, hemodialisis, surgical intensive care. The stuff
consists of 4 specialists and 14 tehnicians. The equipment in center is
15
years old, but still in order.

They provide safe blood transfusion as well as blood components only
from
voluntary donors from municipalities Pancevo, Bela Crkva and Alibunar
(territory of South Banat).
Mobile crew collects in transfusion center or in local ambulances in
surrounding villages twice a week the blood. In 1999. There were 4835
voluntary donors only in Pancevo, which make 96,5 percents of estimated
number according to world standard. The hospital is public, and blood
for
users is free. They ought to have in every moment enough, sufficient all
necessary materials which should ensure safety blood program.

Reasons for the project

Due to the present circumstances, Blood Service Center is facing
constant
lack of necessary material for blood collecting and testing, and it is
not
able anymore to ensure enough quantity of safe blood from voluntary
donors,
which put their patients in critical conditions. Recently they were in
the
position to call off all further surgery because of such circumstances.
The
hospital is in the town that is largest industrial center, known for
being
severely polluted with chemicals that are considered carcinogenic and
mutagenic (mercury, VCM, EDC and similar), and huge amount of that was
spilled into water and soil after targeting. It is to be expected that a
number of lethal disease will increase, and it is already high.
Therefore
we ask for help.

Goals and expecting results

Speaking of terms and market value, unfortunately this donation is not
long
lasting like any other possible since it is disposable, but it is
precious
because it will for sure save life several persons including children.
From
that point of view the significance of this donation exceeded this
value.

Target groups

As previously mentioned, the estimated number of voluntary donors in
area
that this center covers with its work is 7019 per a year (last year). In
addition to this, Blood Transfusion Center is testing blood in blood
types,
serious diseases and presence of the anti body elements that causes
severe
health problems on patients. Their work includes the same regular
testing
in healthy people. Besides, patients who need blood after surgery
treatments in all of the surgical sections mentioned above, are also
target
group. Blood giving and receiving in this hospital is completely free of
any charge.

The following list is a summary for the monthly need for regular use.
IMPORTANT: All testing is done on MACLER and ORGANON equipment .

article

1. double blood bags 350 ml x 7
2. double blood bags 450 ml x 7
3. triple blood 350 ml x 5
4. quadriple blood bags 450 ml x 1

ELISA TESTS

1. anti HIV x 9
2. anti HCV x 9
3. HBs AG x 9

TEST SERUMS

1. anti A 10 x 10 ml
2 anti B 10 x 10 ml
3. anti AB 10 x 10 ml
4. anti D 10 x 10 ml
5. anti D IgM 10 x 10 ml x 10 x pack
6. Anti M 2 ml x 2
7. Anti N 2 ml x 2
8 Anti Kell 5 ml x 2
9. Anti Cellano 5 ml x 2

Aproximate value of the listed articles is 30.000 DEM in domestic
market.
Since the blood testing is *chain process* we kindly advise to lessen
the
listed articles in percentage in the case that your donation can not
cover
the whole budget.

---

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "CONTRO LE NUOVE GUERRE" (Odradek, 2000)

A distanza di un anno dal seminario tenutosi a Roma (21 giugno 1999) da
cui ha avuto luce "Imbrogli di guerra" (Odradek, 1999), il Comitato
"Scienziate e scienziati contro la guerra" ha promosso presso il
Politecnico di Torino un convegno scientifico sul tema:
"CULTURA, SCIENZA E INFORMAZIONE DI FRONTE ALLE NUOVE GUERRE"
(22 e 23 giugno 2000). Informazioni sul convegno si trovano al sito
web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/convegni/index.html

L' iniziativa ha da un lato ripreso ed aggiornato alcune delle analisi
gia' presentate durante l'incontro tenutosi a Roma, circa i rischi per
la salute umana e per l'ambiente dovuti all'uso di uranio impoverito e
all'inquinamento chimico causato dai bombardamenti della recente guerra
di aggressione della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava, e
dall'altro e' tornata sulle connessioni fra la guerra nei Balcani e gli
scenari delle crisi ambientali globali.
L' evoluzione dello scenario internazionale ha reso pero' necessario un
contributo piu' ampio al dibattito sulle implicazioni di pace e di
guerra
insite nei modi di produrre informazione, di costruire rappresentazioni
storiche, di definire norme e valori.
Non ci si e' quindi soltanto soffermati sullo specifico caso jugoslavo
(che peraltro e' stato approfondito grazie anche al contributo di
colleghe
e colleghi jugoslavi presenti al convegno), ma si è cercato di
continuare
un ragionamento piu' ampio circa le responsabilita' degli operatori
della
cultura, della scienza e della tecnologia nel rendere possibili le
guerre:
per poterle fare, occorre prima di tutto attrezzarsi e predisporre la
societa' mentalmente e materialmente a volerle fare.

I responsabili della cultura di guerra risiedono in tutti i campi del
sapere, da quelli umanistici - dove concorrono a costruire i pregiudizi,
rafforzando sensi di identita' in conflitto ed etiche intrinsecamente
discriminanti -, a quelli scientifico-tecnologici che forniscono anche
in
concreto non solo le armi ma i sistemi essenziali all'organizzazione e
al
funzionamento degli apparati militari.

Il convegno ha permesso di allargare lo scambio tra esperte ed esperti
di
discipline diverse intorno ai temi della guerra, nella consapevolezza
che,
nonostante taluni scienziati abbiano spesso collaborato in modo
determinante
alla realizzazione di strumenti di distruzione e di morte, l'impegno di
chi opera nei campi della ricerca e dell'informazione puo' contribuire a
prevenire l'insorgere di nuove guerre. Tale assunzione di
responsabilita'
appare tanto piu' urgente per chi intreccia ai compiti di ricerca anche
funzioni didattiche e di formazione, perche' con il proprio lavoro puo'
aprire spazi orientati a relazioni di pace anziche' di scontro violento.
E' stato quindi un secondo tentativo di attrezzarsi piu' adeguatamente
per operare alla ricerca del dialogo, della tolleranza e della
accettazione del diverso da se'.

Durante questo incontro le differenze su modi, strumenti di analisi e
paradigmi di riferimento sono emersi anche fra i partecipanti: il
confronto
tra diversi approcci sia al sapere scientifico che alle tematiche della
guerra
e della pace sono stati elementi molto importanti dell'incontro di
Torino.
I partecipanti hanno riscoperto che cosa li accomuna: l'insoddisfazione
per
la certezza assoluta del sapere e, all'opposto, il piacere del dubbio
sistematico, dell'accettare la sfida del confronto, del dibattito anche
polemico ma finalizzato ad ampliare costantemente le capacita' di
comprensione
di quanto ci circonda, dei problemi che esaminiamo e che decidiamo di
affrontare; infine, il rifiuto di aderire alle schiere dei dominatori,
di
coloro, cioe', che usano le scienze e le tecnologie per proiettare sul
nostro pianeta inquietanti scenari di guerra.

E' stato, insomma, un ulteriore segno della vivacita' del Comitato
scienziate
e scienziati contro la guerra che da oltre un anno affronta appassionate
discussioni in rete (scienzaepace@...) sui temi della pace,
degli
armamenti, delle crisi ambientali, come pure delle biotecnologie, della
genetica, delle vittime della guerra e degli ultimi scenari, come la
Palestina.

Si spera ovviamente che quanto viene qui presentato sia nuovamente uno
strumento per promuovere dibattiti anche oltre i confini del mondo
scientifico
dando, a noi come ad altre/i, occasioni di confronto, riflessione ed
elaborazione
culturale e scientifica per la costruzione della pace e di modalita'
diverse di
comunicazione tra i saperi e di risoluzione dei conflitti.

Gli atti del Convegno si trovano dunque nel libro "Contro le Nuove
Guerre", a
cura di Massimo Zucchetti , edito da Odradek, pagine 282, lire 24000.

Vi si trovano i contributi degli autori:
Angelo D'Orsi, Giovanni Salio, Ivan Grzetic, Mica Saric Tanaskovic,
Carlo Pona,
Alberto Di Fazio, Angelo Baracca, Francesco Polcaro, Giulia Barone,
Franco Marenco, Andrea Martocchia, Adriana Valente, Enrico Peyretti,
Antonino
Drago, Cristina Giannardi, Daniele Dominici, Mauro Cristaldi,
Associazione "Medici contro la Tortura", Natasa Lazovic, Luciano
Vasapollo,
Francesco Iannuzzelli, Lucas Gualdron, Marcella Delle Donne.

Il prezzo d'acquisto del volume e' destinato a coprire in parte le spese
di
pubblicazione, nonchè a finanziare le future attivita' del Comitato
"Scienziate e Scienziati contro la guerra", che sono ampie
e, purtroppo, sempre piu' attuali e necessarie.


Per informazioni e per ordinare il libro:
Massimo Zucchetti
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi, 24
10129 Torino
Tel: +39.011.564.4464
Email: zucchetti@...

Per informazioni sul Comitato:
Sito web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/

---

Il Comitato contro la guerra e la NATO - Ravenna
vi invita ad aderire alla campagna:

"MADE IN IRAQ"
PER NATALE DATTERI IRACHENI CONTRO L'EMBARGO

Chi è stato in Iraq ha potuto ammirare enormi distese di palme che si
allungano a perdita d'occhio sotto il sole. Uno spettacolo unico,
soprattutto al tramonto in riva ai due grandi fiumi che attraversano il
paese. Sono piantagioni di datteri che hanno fatto dell'Iraq il primo
produttore mondiale di questo frutto del deserto arrivando a coprire, il
30%
della produzione. I datteri, sono coltivati in Mesopotamia fin dal 4.000
avanti Cristo, ed ancora oggi viene effettuata la impollinazione manuale
(la
palma da dattero è una pianta sessuata, in una piantagione si trovano un
maschio ogni 50 femmine) secondo una antica tecnica consistente nel
legare
un fiore maschile rovesciato su un bocciolo di fiore femminile. Essi
sono
parte integrante della dieta irachena, vengono consumati sia freschi che
secchi (come li conosciamo in Italia). Con essi viene prodotto una
dolcissima marmellata che si trova al mattino su tutte le tavole.
Prima della Guerra del Golfo con 400.000 tonnellate di esportazioni
costituivano la seconda voce nell'export iracheno. Oggi vengono
coltivati
solo per il consumo interno.
La importazione di datteri dall'Iraq organizzata da Un ponte per. in
violazione dell'embargo, sarà la prima rottura dell'embargo commerciale
contro l'Iraq da parte del nostro paese.

23 DICEMBRE 2000
GIORNATA NAZIONALE DI DISOBBEDIENZA CIVILE CONTRO L'EMBARGO
VENDIAMO E COMPRIAMO I DATTERI IRACHENI IN TUTTE LE PIAZZE
PER PARTECIPARE: 066780808 (FRANCESCA)


SI' VOGLIO I DATTERI "MADE IN IRAQ"
Sostengo così la azione di rottura unilaterale dell'embargo commerciale
all'
Iraq promossa da Un ponte per.
Sono consapevole che l'embargo internazionale la vieterebbe, ma
l'embargo ha
già ucciso oltre un milione di civili, ed anche questo sarebbe vietato
dalle
convenzioni internazionali sui diritti umani.

IMPORTATE PER ME N. confezioni di datteri
NOME E COGNOME
INDIRIZZO
CAP _____________ CITTA'______________________________________ TEL
_____________________
Riceverò i datteri per il prossimo Natale e pagherò in contrassegno la
cifra
di Lit. 10.000 per ogni confezione ordinata.
Data ___________ Firma __________________

inviare al fax 06.6793968 o lettera a "made in iraq" via della guglia
69/a
00186 roma

---

Sono a disposizione, per chi lo ritenesse opportuno,
due testi molto utili per approfondire la "questione
Jugoslavia":

1° Jugoslavia una guerra del capitale

a lire 10.000 più spese di spedizione. E'un testo
d'indaggine approfondita sulle cause dei conflitti
balcanici, al di fuori delle false ricostruzioni di
comodo della disinformazione ufficiale.

2° Il metallo del disonore:l'uranio impoverito

a lire 15.000 più spese di spedizione. Esso contiene
la denuncia documentata,scientifica, militante della
guerra condotta con armi all'D.U.:il nuovo tipo di di
guerra totale che il pentagono ,la nato,l'Occidente
tutto hanno innagurato dieci anni fa sperimentandola
sulle carni del popolo irakeno,ed hanno poi
gloriosamente replicato in Bosnia ,in Kosovo ed in
Serbia contro i popoli jugoslavi.
possono essere richiesti al Centro di documentazione
sul movimento operaio Wilhelm Wolff di Marghera sito
in P.le Radaelli , 3 (VE)
e-mail wilhelm_wolff@...

---

Committee for Peace in the Balkans (UK)
Update No 13 - October 2000

MARK LITTMAN QC PAMPHLET AVAILABLE
Neither legal nor moral:
How NATO's war against Yugoslavia breached international law
By Mark Littman QC
with an introduction by Alice Mahon MP Mark Littman QC's pamphlet
deconstructs NATO's war on Yugoslavia, explaining why it was illegal and
why one should doubt the 'moral' justifications for the intervention.

Published by the Committee for Peace in the Balkans, price £3 plys 50p
p&p.

Please note: the CfPiB's telephone no. is now 020 7582 6263.

Anyone who contacts the previous number will be redirected to the above
number.

---

>> Friday 20 October, 2000 at 2:00 pm
>> Metro Cinema, Rupert Street, nr Picaddily Circus;
>> phone: 020-7734-1506
>> Entrance: £6.50 Concessions: £4.00
>>
>>
>> Raindance Film Festival presents the screening of:
>>
>> "Yugoslavia: The Avoidable War"
>> Documents a Decade of Foreign Intervention In The Balkans
>>
>>
>> Could the violent break up of Yugoslavia have been avoided? What role
did
>> Western intervention play in the tragedy that consumed the multi-ethnic
>> country? "Yugoslavia - The Avoidable War," a two hour and forty-five
>minute
>> film, addresses these questions in a well-documented, powerful indictment
>of
>> misguided intervention in the region.
>>
>> The documentary which took four years to produce, and which was updated
>> following NATO intervention in Kosovo, investigates how serious errors
and
>> misjudgments made by Western powers - particularly Germany and the United
>> States -- helped spark the violent break up of the former Yugoslavia in
>1991
>> and continue to destabilize the region in the new millennium. Produced
by
>> Frontier Theatre and Film Inc., "Yugoslavia the Avoidable War" documents
>the
>> role of Western intelligence agencies in providing aid to armed
>separatists
>> and reveals how Western governments supported different sides in an
ethnic
>> conflict while portraying themselves as peacemakers. Most compelling are
>> the candid statements of the decision-makers themselves, including former
>EC
>> Mediator Lord Peter Carrington, former US Secretaries of State James
Baker
>> and Lawrence Eagleburger, as well as Germany's former foreign minister,
>Hans
>> Dietrich Genscher.
>>
>> "What the international community -- the Europeans, the Americans the
>N --
>> did, made it sure there was going to be conflict," states Lord Peter
>> Carrington, the EC mediator, who along with UN envoy Cyrus Vance warned
>> against diplomatic recognition of separatists states such as Croatia and
>> Bosnia, before a political settlement could be achieved. "US
intelligence
>> agencies were unanimous in saying that if we recognize Bosnia it will
blow
>> up," says former State Department official George Kenney. Yet, according
>to
>> former acting US Secretary of State Lawrence Eagleburger, domestic
>political
>> considerations -- the 1992 election campaign between William Clinton and
>> George Bush - led to the tragic decision to recognize Bosnia without a
>> political settlement between the Muslims, Serbs and Croats. The film
>makes
>> a powerful argument that the US drew the wrong lesson of from the Bosnian
>> conflict to justify intervention in the civil war that simmered in
Kosovo.
>>
>> The manipulation of news coverage by the warring sides is explored in
>> compelling footage and in interviews with veteran journalists such as
>David
>> Binder of the New York Times and John MacArthur, columnist and publisher
>of
>> Harper's Magazine, as well as authors Susan Woodward and Ted Galen
>> Carpenter. The documentary offers powerful evidence of US involvement in
>> "Operation Storm" the Croatian army's violent expulsion of the ethnic
>> Serbian minority in 1995, an action which offered an eerie parallel with
>the
>> expulsion of Albanian refugees in Kosovo by Serbian forces following NATO
>> intervention on the side of the Kosovo Liberation Army (KLA).
Compelling,
>> candid interviews from military officers including UN Commanders Sir
>Michael
>> Rose, Lewis MacKenzie and former Pentagon Chief of Staff General Colin
>> Powell elucidate how Western policymakers blundered by taking sides and
by
>> relying on military means to settle political problems.
>>
>> Co-producers of "Yugoslavia: The Avoidable War" are George Bogdanich New
>> York based documentary film maker and Martin Lettmayer a German
>television
>> producer based in Munich, who is currently working on a documentary in
>> Central America. An earlier version of the film, completed prior to the
>> conclusion of NATO's intervention against Kosovo, was named the "Best
>Social
>> Documentary" by the New York International Independent Film and Video
>> Festival in September of 1999. In April of this year, the LA Weekly
>called
>> the film "truly accomplished," adding: "The numerous strategic missteps
>by
>> the West and the endless political doublesspeak are carefully detailed.
>The
>> tragedy of the situation seems to multiply before your eyes as the film
>> clearly proves that so much of the bloodshed could have easily been
>> prevented."
>>
>> ENDS
>>

---

BALKANIKA 2000

BALKANIKA è un progetto di produzione di eventi artistico-culturali
legati alle vicende e alle tradizioni dei popoli che abitano e hanno
abitato le regioni sud-orientali dell'Europa, con il principale intento
di promuovere tra i giovani lo sviluppo e la scoperta di radici
culturali di una parte dell'Europa poco conosciuta. La regione dei
Balcani ha prodotto nei tempi tinte, suoni e musicalità che possono
diventare l'oggetto di nuove contaminazioni creative tra le nuove
generazioni, attraverso l'occasione di incontro di gusti e mode che, per
la loro specifica diversità, possono, riconoscendosi, proporre fertili
integrazioni.
Crocevia di incontri e scontri tra razze e antropologie culturali
differenti, tale parte del nostro continente è stata attraversata da una
storia diversa da quella delle popolazioni dell'Europa occidentale,
sviluppando sensibilità umane ed espressive ricche di una loro propria
autentica originalità.
Tra i giovani di quei Paesi le matrici culturali e musicali tradizionali
sono state più a lungo conservate e rielaborate, anche a seguito degli
effetti di isolamento dovuti a quei regimi totalitari che non
permettevano alle influenze musicali ed alle culture giovanili di
matrice occidentale e "borghesi" di raggiungere il pubblico dei giovani
dell'area balcanica. Molte sono le band musicali che fin dall'inizio si
sono concentrate proprio tra i giovani ad offrire le proprie locali
musicalità, in sé già ricche di storia e tradizioni, spesso ispirate da
influenze ancora più orientaleggianti.
Tra i giovani dell'area balcanica si sono così consolidati valori e
patrimoni musicali assai specifici ed ancor oggi quasi sconosciuti ai
coetanei dell'Europa occidentale. Tali mode musicali hanno continuato
nei Balcani a produrre spettacolo e ad alimentare di atmosfere uniche e
caratteristiche le feste ed i ritrovi giovanili.
Il primo evento con cui si inaugura "Balkanika", è dedicato soprattutto
alla musica, in particolare quella zingara che si è adattata e si è
lasciata contaminare dai ritmi caratteristici del folclore locale, di
quei popoli autoctoni e originari dell'area dei Balcani.
Al Palalido di Milano, dal 30 novembre al 3 dicembre del 2000, una sera
dopo l'altra, si alterneranno i migliori gruppi musicali della
tradizione "gipsy" di quei Paesi. In particolare suoneranno per la prima
volta in Italia gruppi che nel proprio Paese hanno un successo e una
fama consolidati.
Dalla Bulgaria la band di Ibro Lolov, il maestro della fisarmonica, e la
voce splendida di Stefka Sobotinova. Dalla Turchia la cantante canadese
Brenna McCrimmon, appassionatasi delle tonalità zingare dell'Anatolia,
accompagnata da una band di ottimi musicisti turco-gitani . Dalla
Romania il gruppo zingaro di ottoni dei "Fanfara Çiocarlie" proporrà
pirotecnici sbalzi di note e dalla Bulgaria Peter Bonev, un rocambolesco
suonatore di "gajda" e compositore sulla base dei temi musicali
tradizionali, attraverserà le vie del centro città e si immergerà tra il
pubblico dei concerti; e ancora dagli USA la band gitano-bulgara del
sassofonista Yuri Yunakov, proporrà temi e melodie tradizionali con
strumenti più moderni.
Le atmosfere riprodotte saranno la vera novità. Queste musiche ci
condurranno a danze spontanee e sensuali, quelle che i giovani
dell'Europa orientale tra loro hanno sempre continuato a ballare con
ritmi sinuosi alternati da allegria e malinconia.
Il sapore della festa, della sapiente festosità zingara, attraverserà
una grande pedana da ballo, dove giovanissime ma esperte danzatrici del
ventre suggeriranno tempi e movimenti.
Per tutta la durata della Festa saranno in funzione due punti ristoro.
Un ristorante di cucina balcanica, con tipiche proposte gastronomiche e
suggestive atmosfere. Un servizio di self-service che propone i piatti
più diffusi di quell'area del mondo.
Un angolo del Palalido sarà riservato a una mostra di giovani pittori
bulgari. Verranno riservati degli spazi nel gran salone, all'esposizione
e alla vendita di prodotti alimentari ed artigianali dei Balcani.
Ogni sera suoneranno due o tre gruppi diversi, talvolta in
contemporanea, e nei momenti di pausa, tra un concerto e l'altro, il
suonatore di "gajda" (tipica cornamusa dei Balcani) scorrerà attraverso
il pubblico, mentre un giovane D.J.specialista nel genere zingaro
balcanico delle cosiddette "Tchalghe", vivacizzerà le cene nel
ristorante.
Per avvicinare e conoscere più a fondo questi diversi ritmi e suoni, si
organizzeranno nell'ambito della Festa alcuni seminari per giovani
musicisti italiani, che potranno condividere le specificità degli
strumenti tradizionali dei Balcani, come la "gajda" e il "kaval", oltre
alla rara ritmica del tempo sincopato dei 7/8, tipico delle espressioni
musicali balcaniche.
Alle giovani danzatrici italiane saranno invece offerti dei corsi
intensivi di danza del ventre e "kutchek".
La nostra idea e il nostro progetto puntano diritto alle emozioni ed
alle atmosfere di una nuova splendida contaminazione tra giovani di
culture diverse, a lungo separati e divisi da vicende politiche e
storiche spesso sconfinate nel dramma, e che oggi possono ritrovarsi,
incontrarsi e proporre gli uni agli altri un'idea davvero autentica di
sé e nel contempo carica di identità.

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").

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Comunicato stampa

Oggi 9 novembre 2000, presso la sala stampa del Senato si è tenuta una
conferenza stampa sulla questione riguardante la drammatica condizione
in cui versa l'ospedale della città di Kosovska Mitrovica, situazione
drammatica ampiamente documentata dal Convoglio di Solidarietà
Internazionalista Giorgiana Masi di ritorno in questi giorni da uno dei
suoi "viaggi di solidarietà" che periodicamente vengono effettuati a
sostegno della popolazione Jugoslava, in particolare con i rifugiati
che costituiscono il 10% della popolazione.
La situazione in cui versa l'ospedale della città "Kosovara" è
vergognosa in quanto l'ospedale non riceve aiuto alcuno da parte della
forza militare multinazionale KFOR la quale occupa militarmente questo
territorio con Notevole dispendio di soldi ed energie.
La situazione, come ha illustrato lo stesso dottor Jaksic R. Dragisa
medico dell'ospedale di Mitrovica, è drammatica in quanto manca perfino
l'acqua potabile e non ci sono vetri alle finestre.
Il Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi ha
denunciato con forza questa situazione inaccettabile dal punto di vista
Umano in quanto non si comprende come per avventure militari vengano
spesi miliardi dei contribuenti e l'ospedale non riceve un solo flacone
di disinfettante ho un pasto per i malati costretti a portarselo da
casa.
La denuncia è stata accompagnata da un'interrogazione parlamentare
dell'onorevole Giovanni Russo Spena.
Alla conferenza stampa erano presenti oltre che ad alcune testate
locali anche l'agenzia di stampa Jugoslava TanJug la quale ha più volte
domandato come sia possibile e accettabile una simile situazione.
Se l'interrogazione non riceverà risposta in tempi brevi si procederà
con delle altre fino a stabilire responsabili e responsabilità di
questa vergognosa situazione.

Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi

-

Interrogazione al Senato di Russo Spena su situazione Ospedale di
Kosovska Mitrovica

RUSSO SPENA. - Ai Ministri degli affari esteri e della difesa. -
Premesso
che:
il Convoglio di solidarietà internazionalista Giorgiana Masi, di ritorno

dalla città di Kosovska Mitrovica, denuncia la grave situazione che
vive la
città con particolare riferimento alle condizioni dell'ospedale situato
nella parte nord della città;
all'ospedale non possono arrivare aiuti da parte della Croce rossa
jugoslava
in quanto la zona del Kosovo è sotto il controllo delle forze militari
NATO;
la situazione è drammatica, il personale medico e sanitario lavora in
condizioni precarie, senza strumenti, senza medicinali, senza
riscaldamenti,
senza vetri alle finestre e senza il minimo indispensabile per
soccorrere i
malati;
nella città di Mitrovica è importantissimo questo ospedale in quanto è
l'unico dove i serbi possono curarsi senza subire le pressioni degli
albanesi legati al disciolto UCK, pressioni che dall'avvio della
risoluzione
n. 1244 dell'ONU (da quando le truppe NATO sono entrate in Kosovo) hanno

provocato la fuga di oltre 200.000 persone e l'uccisione di oltre 1.500
persone;
molte zone del Kosovo sono state oggetto di bombardamenti
indiscriminati da
parte della NATO fatti con Cluster bomb (che di fatto sono mine anti-
uomo
messe al bando), che continuano ancora a colpire la popolazione con
conseguenze drammatiche, e proiettili all'uranio impoverito;
considerato che l'Italia è coinvolta direttamente; vi è infatti nel
Kosovo
una presenza massiccia di militari che oltretutto comportano un costo
elevato per la nostra economia, una presenza militare che non è passiva
in
quanto l'Italia ha assunto il comando della KFOR dal mese di ottobre,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano al corrente della grave situazione che
l'ospedale sta vivendo e quali iniziative intendano intraprendere per
porre
fine a quella che si può considerare una vergogna per tutta l'umanità;
se nell'ambito delle funzioni attribuite alla forze militari della KFOR
vi
sia anche quella della ricostruzione e del risanamento del Paese.

ITALIAN SENATOR ON SITUATION IN KOSOVO AND METOHIJA
ROME, Nov 9 (Tanjug) Italian senator Russo Spena said in Rome
on
Thursday that the international community should create conditions for
the
due implementation of U.N. Security Council Resolution 1244 on Kosovo
and
Metohija in order to improve the very grave situation in that Province.
Spena spoke about the "continuation of the war" at a press
conference in the Senate, in reaction to a report by members of an
international humanitarian convoy who recently returned from a several
days' long visit to Yugoslavia, where they had also visited Kosovo and
Metohija.
The very dramatic situation in hospitals is especially
disturbing,
like in Kosovska Mitrovica, where there are not even the elementary
conditions for treating patients, the senator said.
It is incomprehensible that the hospital in Kosovska Mitrovica
has
not received the necessary aid from the Yugoslav Red Cross since the
arrival of the international force KFOR in Kosovo and Metohija (June 10,

1999), he said.
The senator appealed to the Italian Government and the
international community immediately to take adequate measures and
consistently to implement the adopted decisions in order to ease the
dramatic situation in Kosovo and Metohija.

-

Comunicato del Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi

Mitrovica Gerusalemme dei Balcani

Denunciamo con forza la situazione della città di Kosovska Mitrovica
occupata militarmente dalle forze della NATO.
La città è stretta in una cinta d'assedio dove non c'è assolutamente
possibilità di lavoro, la KFOR ha occupato e chiuso la miniera di
TREPCA che era il cuore pulsante dell'economia della zona (12.500
lavoratori) ed ha costretto alla strada l'intera popolazione.
L'ospedale è assediato dalle truppe francesi le quali controllano e
perquisiscono chiunque vi entri ma viceversa non danno nessun aiuto al
personale medico e sanitario dell'ospedale il quale lavora in
condizioni precarie e drammatiche dove manca anche l'acqua, dove i
vetri sono sostituiti da fogli di giornale, dove manca il
riscaldamento e l'inverno Balcanico è alle porte.
L'energia elettrica c'è a fasce orarie (come anche in altre località
della Jugoslavia).
Le forze d'occupazione della NATO (SOTTO IL COMANDO ITALIANO) attuano
una repressione sistematica fatta di fermi e arresti preventivi nonché
perquisizioni nelle abitazioni.
Giovani donne sono avviate alla prostituzione per soddisfare
i "bisogni" delle forze di occupazione militare della NATO.
La situazione che abbiamo verificato sul campo ci riporta direttamente
alla realtà che vive Gerusalemme: Una città divisa, occupata
militarmente con i giovani che quotidianamente fanno vivere un'Intifada
Balcanica battendosi con le pietre contro i Militari della NATO.
Il clima che vive in questi giorni il Kosovo è da rapportare alla
situazione generale della Jugoslavia dove le forze legate al DOS hanno
preannunciato il COLPO DI STATO TOTALE per il 24 Dicembre. Inoltre
l'organizzazione OTPOR rivendica apertamente le aggressioni verso i
militanti della Sinistra Jugoslava.

Ringraziamo tutti/e coloro che hanno contribuito alla realizzazione
dell'ultimo Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi e
con l'occasione invitiamo alla mobilitazione e alla solidarietà verso i
lavoratori Jugoslavi.
Il Convoglio di Solidarietà Internazionalista conta di essere
nuovamente il prossimo mese a Mitrovica e per questo è importante
raccogliere : SOLDI, MATERIALE SANITARIO, MEDICINALI, MATERIALE
SCOLASTICO, MACCHINARI (arnesi, impianti di produzione).
Per quanto riguarda i medicinali è importante catalogarli scatola per
scatola con: nome del medicinale, principio attivo, quantità e data di
scadenza (se non si fa questo i medicinali non passano la frontiera).

Per contatti: convgm@...

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
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Per la costituzione di un osservatorio permanente sugli effetti sociali
ed
ambientali causati dalla presenza della base USAFE di Aviano


Il progetto AVIANO 2000

Il progetto risale ai primi anni '90. Nel 1993, nella più assoluta
segretezza e sotto uno dei governi "tecnici" che hanno imperversato in
Italia nel dopo tangentopoli, un pezzetto del territorio italiano
(l'enorme
area della Caserma Zappalà, al confine fra Aviano e Roveredo in Piano)
fu
ceduto al governo degli Stati Uniti. L'area è posta nelle adiacenze
dell'aeroporto militare di Aviano, già concesso agli USA negli anni '50.
Con la nuova concessione si ottiene un vero e proprio raddoppio di
quella
che già era un'importante base militare americana. Un gigantesco
restyling
della struttura militare: alloggi per le truppe, nuovi servizi
logistici,
supermercati, scuole, palestre, perfino un ospedale, insomma una vera e
propria città militare.
La motivazione ufficiale del progetto, molti lo ricorderanno, fu la
necessità di ospitare al meglio lo squadrone di F16, allontanati a furor
di
popolo dalla Spagna e non accettati a Crotone, che si era stabilito
definitivamente ad Aviano fin dal 1988.
I veri motivi per cui fu scelto Aviano e non Crotone sono oggi molto
facilmente identificabili, proprio in base agli sviluppi del progetto
Aviano 2000. Non deve essere dimenticata la militarizzazione complessiva
della nostra regione, durata cinquant'anni, e che ha lasciato pesanti
tracce nella società e nel territorio.


Lo scenario internazionale

In realtà la caduta dei regimi totalitari dell'est europeo, avviata nel
1989, determinava l'opportunità, per gli Stati Uniti e per i fedeli
alleati
europei, di nuovi scenari geopolitica in questa parte del pianeta, fino
ad
allora impensabili.
Con la guerra del Golfo del 1991, giustificata da ragioni di "ripristino
della legalità" la funzione bellica riprendeva appieno, per le potenze
occidentali, il suo compito di assicurare il dominio sulle nazioni
eccessivamente riottose ad integrarsi nell'economia mondiale o, meglio,
a
farlo secondo gli interessi tutelati dal G7.
Un'occhiata alla cartina geografica basta a spiegare l'importanza della
base di Aviano nel disegno di controllo militare di tutta l'area dei
Balcani. In questo senso, dopo le "prove generali" della guerra in
Bosnia
(con l'interminabile missione di controllo aereo "Deny Fly") lo
svolgimento
di un conflitto come quello del Kosovo (ma poteva essere il Montenegro,
la
Macedonia, il Sangiaccato) appariva scontato, nelle forme e negli esiti.


I Sindaci sull'attenti

L'enorme posta in gioco spiega dunque la determinazione con cui gli
Stati
Uniti hanno perseguito il progetto Aviano 2000, in termini di risorse
economiche impiegate e di estrema attenzione posta nel curare i rapporti
con l'Italia, impersonata dalle istituzioni locali circostanti la base.
Non deve infatti sembrare strano o irrituale il fatto che gli USA
trattino, da padroni, direttamente con i Sindaci per far passare i loro
progetti edilizi e trascurino i rapporti più formali con le autorità
centrali: l'ultima cosa che né gli USA né il governo italiano vogliono è
il
riaprirsi di vecchie contese "ideologiche" sulla presenza delle basi
militari straniere in Italia, cinquantennale pedaggio pagato dal nostro
paese per la riammissione nel novero delle potenze occidentali dopo la
tragedia della seconda guerra mondiale.
E allora niente di più facile che trattare il progetto Aviano 2000 come
un
fatto "locale", da discutere con i laboriosi cittadini friulani,
abituati
da quarant'anni a convivere con la vicinanza minacciosa della cortina di
ferro e con quella "rassicurante" dei militari americani.
La potenza dei mezzi di comunicazione, totalmente asserviti alla causa,
fa
poi il resto: convincere che carbonizzare qualche decina di migliaia di
iracheni, inquinare di radioattività il deserto, distruggere l'economia
di
intere nazioni, uccidere gente inerme, distruggere scuole e ospedali,
violentare la natura con danni irreversibili, sia stato doloroso, ma
necessario per ristabilire "il legittimo governo del Kuwait" e per
"liberare" il popolo Kosovaro dalla prigionia Serba.
Un'occhiata ai giornali, compresi quelli che inneggiarono alla guerra
del
Golfo ed all'intervento in Kosovo, basta a smentire tutto questo: la
situazione nel medio oriente è ancora esplosiva, il Kosovo è ormai un
paese
consegnato alle bande criminali, la "normalizzazione" avviata in Serbia
con
la sconfitta elettorale di Milosevic è ben lungi dal prefigurare uno
scenario di stabilità nei Balcani.
Senza dimenticare i danni ambientali causati dalle bombe all'uranio e
gli
inquinamenti dovuti alla criminale distruzione dei principali
insediamenti
industriali: si tratta di disastri che avranno una ricaduta drammatica
per
vasti strati della popolazione iugoslava nei prossimi decenni.

L'impatto ambientale della base
Una volta inquadrata la base di Aviano nel contesto internazionale, da
un
lato appare più semplice comprendere i meccanismi di condizionamento
dell'opinione pubblica che le vengono costruiti attorno come una specie
di
schermo invisibile, dall'altro risulta enormemente più difficile
l'azione
di contrasto di cui si è assunta la responsabilità il movimento
antimilitarista locale.
L'esperienza del Comitato Unitario contro Aviano 2000, costituito nel
marzo
del 1996, è servita proprio a dimostrare come una base militare delle
dimensioni e del ruolo di Aviano non possa prescindere da un rapporto di
sostanziale funzionalità e di dominio con il territorio e la società
circostanti.
La denuncia degli effetti sociali ed ambientali che la presenza e le
attività militari producono al loro intorno si costituisce così non solo
come azione politica di protesta, ma come azione di difesa dei propri
irrinunciabili e fondamentali diritti umani. (il diritto alla salute,
all'ambiente, alla sicurezza).
Tutti i fattori fisici fondamentali del territorio risultano colpiti
dalla
presenza militare:
Il suolo e le falde (è appena il caso di ricordare che tutta la base di
Aviano ricade in un'area idrogeologicamente fragilissima) sono
gravemente
compromessi. L'episodio dei che 4.500 litri di carburante fuoriusciti da
una delle cisterne interrate della base lo dimostra. In un loro
documento
gli stessi americani ammettono che non possono escludere che tali
incidenti
si possano ripetere o altri si siano verificati in passato.
Il volo di centinaia di aerei appesta l'aria con gli scarichi di
migliaia
di tonnellate di carburante, all'interno della base si svolgono, nella
più
totale assenza di controllo, lavorazioni con sostanze tossiche e nocive.
La presenza di testate atomiche, dimostrata ed ammessa, costituisce sia
una
fonte di pericolo che perfino nominare terrorizza. Non c'è alcuna
certezza
che le movimentazioni delle bombe non abbiano rilasciato radioattività.
Il
segreto impedisce anche in questo caso l'esercizio dei più elementari
diritti di informazione.
Un agricoltore si è visto negare il marchio di "azienda biologica"
perché i
propri terreni sono nel cono di atterraggio degli aerei. Domanda: chi lo
risarcirà? E soprattutto: i suoi prodotti non biologici chi li mangerà?
Il traffico, sia ad Aviano che a Roveredo, ha raggiunto i livelli di una
piccola metropoli: tale è l'impatto su paesi così piccoli della presenza
di
oltre 10.000 americani, tutti o quasi automuniti.
Il rumore degli aviogetti è forse l'aspetto più macroscopico della
presenza
militare americana perché colpisce migliaia di cittadini che abitano
anche
a una certa distanza dalla base.
Rilevazioni sporadiche svolte nel 1994/1995 confermano che l'esposizione
al
rumore supera il 120/130 decibel.
Le proteste non hanno ottenuto alcun risultato: i cambiamenti delle
rotte
di decollo ed atterraggio non fanno altro che spostare il problema
altrove.E' recente la notizia che il Comitato Misto Paritetico per le
Servitù Militari starebbe per monitorare il rumore dell'aeroporto di
Aviano. Lo studio sarà effettuato dal Ministero della Difesa e questo
significa, in pratica, che il controllore sarà il controllato!

L'enorme posta in gioco spiega come sia possibile che gli effetti
sull'ambiente, sulla società, sul territorio, di una presenza militare
così
massiccia, siano del tutto trascurati non solo dagli amministratori
locali
(cosa che risulta facile da capire se appena si consideri la caratura
politica e morale media dei Sindaci, capeggiati da quel Pasini che
spende
centinaia di milioni del contribuente per coltivare una sua
personalissima
passione del volo) ma perfino dalla maggioranza dei cittadini.

In quattro anni di attività il Comitato unitario contro Aviano 2000 (o
qualunque soggetto che abbia cercato di esprimere il proprio dissenso
sulla
militarizzazione della nostra regione) ha raccolto le testimonianze, i
fatti, i dati, che dimostrano la pericolosità ambientale e sociale della
presenza statunitense armata.
Si pone dunque il problema di una valutazione complessiva dell'impatto
ambientale della base di Aviano.
Per questo non esistono le condizioni politiche necessarie, sia perché
manca un quadro normativo basato sui principi costituzionali posti a
tutela
della salute e dell'ambiente, sia, soprattutto, perché manca una
politica
di reale autonomia degli enti locali

Un breve accenno al quadro normativo, non perché in sé sia risolutivo,
ma
perché svela al meglio il carattere "ontologicamente" contraddittorio
della
funzione militare: "deroga", "non si applica a…". Sono le parole chiave
che
nella legislazione ambientale vengono impiegate per sottrarre al
controllo
pubblico le attività militari. Sia la legislazione ambientale che quella
sulla sicurezza prevedono esplicite e puntigliose deroghe per le
attività
militari (norme sul rumore, Valutazione Impatto Ambientale, serbatoi
interrati, trasporti di merci pericolose, industrie a rischio etc.)
La sottrazione al controllo delle attività militari ha profili di
incostituzionalità. Sul piano ideologico questo significa che la
funzione
militare rappresenta la massima utilità pubblica. Perfino il diritto
alla
salute le è sacrificato.

Costituire un osservatorio permanente
L'evidenza di tutto questo non è stata, e non è abbastanza, né per le
sopite coscienze di gran parte dei cittadini né, soprattutto, per il
malinteso senso del dovere dei sindaci che privilegiano la fedeltà
italiana
al patto atlantico (in cui, evidentemente, non hanno parte alcuna)
rispetto
alla difesa della salute dei propri concittadini.
Riteniamo allora necessario rilanciare l'iniziativa su questi temi
rivolgendo un appello per la raccolta di testimonianze, documentazioni,
dati etc. sui danni , sui disagi e sui pericoli causati dalla presenza
militare americana, a tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei
propri
diritti, la difesa della salute e dell'ambiente.
Come abbiamo detto numerosi dati sono già in nostro possesso e
testimoniano
in maniera inequivocabile i pesanti condizionamenti "subiti" in silenzio
dalle istituzioni in obbedienza al potente alleato americano.
Crediamo però che sia necessario un salto di qualità dell'azione di
controinformazione e costituire quindi un osservatorio permanente sugli
effetti sociali ed ambientali causati dalla militarizzazione del nostro
territorio da parte della base USAFE di Aviano.
Per fare questo è necessario in primo luogo che i singoli cittadini
incomincino a trattare i problemi ambientali causati dalla base di
Aviano
senza pregiudizi né timori reverenziali: così come ci si associa, si
firmano petizioni etc. contro le antenne dei telefonini o contro le
discariche, così anche per il rumore degli aerei, per i pericoli atomici
e
le mille altre insidie nascoste dai militari si deve trovare la forza di
esprimere la propria opinione. Spesso si tende a sottovalutare le
esperienze vissute in prima persona, pensando che non abbiano un
significato generale: tali esperienze, invece, se vengono messe una
accanto
all'altra formano un disegno preciso di un disagio collettivo. Questo è
proprio uno degli scopi di questo osservatorio.
Riteniamo di particolare interesse l'impegno di talune categorie
professionali, quali i medici, ma anche biologi, chimici, agronomi, etc.
che incontrano ogni giorno gli effetti dell'inquinamento del nostro
territorio.Anche a questi soggetti è indirizzato l'appello per la
costituzione dell'osservatorio: le loro esperienze professionali, spesso
di
alto livello, sono confinate nei ristretti ambiti di categoria e non
trovano uno spazio pubblico di diffusione.

L'osservatorio avrà presto un sito, già attivo, ma ancora in
costruzione:
http://www.ciaoweb.net/opea Per approfondire alcuni temi si può
consultare
nel frattempo http://dadacasa.supereva.it/cucaduemila/
Il seguente indirizzo di posta elettronica per chiunque voglia segnalare
situazioni di disagio o pericolo causate dalla presenza militare
americana:
opea@...
oppure scrivere a:
O.P.E.A. c/o Circolo Zapata
C.P. 311 33170 PORDENONE


---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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Con la richiesta di ammissione EX-NOVO all'ONU, e la conseguente
entusiastica accettazione da parte degli stessi paesi che ne avevano
imposto la sospensione, la RF di Jugoslavia si e' data clamorosamente
la zappa sui piedi equiparando di fatto il suo status a quello delle
repubbliche secessioniste - Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, FYROM
- con inevitabili prossime conseguenze sul contenzioso in atto tra di
esse
per la eredita' delle proprieta' della Repubblica Federativa e
Socialista
di Jugoslavia, a partire dalle riserve della Banca Nazionale. In
pratica,
con questo avvenimento la nuova Jugoslavia (RFJ) ha rotto la continuita'

con la vecchia Jugoslavia (RFSJ), continuita' che i governi della
sinistra avevano voluto preservare (si veda anche la Dichiarazione del
Partito
Socialista della Serbia sulla richiesta di ammissione all'ONU:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/591
http://www.sps.org.yu/aktuelno/2000/okt/30-1.html )

-------- Original Message --------
Oggetto: y d s
Data: Thu, 02 Nov 2000 13:43:35 -0600
Da: YUEMB OTTAWA <ottambyu@...>
A: (Recipient list suppressed)

FEDERAL REPUBLIC OF YUGOSLAVIA
FEDERAL MINISTRY FOR FOREIGN AFFAIRS

YUGOSLAV DAILY SURVEY


BELGRADE, 2 November 2000 No. 3238

C O N T E N T S :

F.R. YUGOSLAVIA - UNITED NATIONS

- YUGOSLAVIA ADMITTED TO UNITED NATIONS
- SVILANOVIC ADDRESSED U.N. GENERAL ASSEMBLY
- YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN HEADQUARTERS
- YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN'S GENEVA HEADQUARTERS
- UN AMBASSADORS HAIL YUGOSLAVIA'S SPEEDY ADMISSION TO UN


FROM THE FEDERAL REPUBLIC OF YUGOSLAVIA

- FR YUGOSLAVIA IN POSITION TO TALK OPENLY WITH ALL NEIGHBOURS
- KORAC: ALL STATES OF FORMER SFRY ITS SUCCESSORS
- SECI INVITES YUGOSLAVIA TO JOIN
- COOPERATION BETWEEN G17 PLUS AND UNDP
- YUGOSLAV DELEGATION AT BALKAN MEETING
- YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO UN ENDS DECADE OF CRISIS
- MAROVIC: YUGOSLAVIA'S ADMITTANCE TO U.N. IS THE REALITY
- MONTENEGRO BELIEVES "PROBLEM STATE" HAS BEEN ADMITTED TO U.N.
- NATIONAL PARTY WELCOMES ADMISSION OF YUGOSLAVIA INTO U.N.
- PANEL - FORMULATION OF YUGOSLAVIA'S NEW FOREIGN POLICY
- TRIAL OPENS OF YUGOSLAV SOLDIERS FOR KOSOVOMETOHIJA CRIMES


KOSOVO AND METOHIJA - CURRENT SITUATION

- KOUCHNER AND IVANOVIC DIFFER ON SERB PARTICIPATION IN LOCAL GOVERNMENT

- PEOPLES OF KOSOVO HAVE REASON TO LIVE TOGETHER
- GEN. KAZANTSEV APPOINTED NEW RUSSIAN KFOR COMMANDER


FRY - ADMISSION TO UN - INTERNATIONAL REACTIONS

- RUSSIA WELCOMES DECISION ON YUGOSLAVIA'S RETURN TO U.N.
- GERMANY WELCOMES YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N.
- CHINA EXPRESSES SATISFACTION OVER YUGOSLAVIA'S U.N. MEMBERSHIP
- HUNGARY SUPPORTS YUGOSLAVIA'S ADMITTANCE TO UNITED NATIONS
- DIMITROV: YUGOSLAVIA IN U.N. - MORE STABLE REGION
- JAPAN WELCOMES YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N.


F.R. YUGOSLAVIA - GERMANY

- GERMANY TO RENEW DIPLOMATIC RELATIONS WITH YUGOSLAVIA


F.R. YUGOSLAVIA - INTERNATIONAL REACTIONS

- PAPANDREOU ON 'DEBALKANIZATION' OF BALKANS


FROM FOREIGN MEDIA

- YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N. TURNS NEW PAGE IN RELATIONS IN BALKANS
- YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO UN AMONG TOP WORLD NEWS
- ZAGREB ON IMPORTANCE OF VICTORY OF PRINCIPLE OF EQUAL RIGHTS

F.R. YUGOSLAVIA - UNITED NATIONS

YUGOSLAVIA ADMITTED TO UNITED NATIONS
NEW YORK, November 2 (Tanjug) The Federal Republic of
Yugoslavia
has become a full member of the United Nations Organization.
The U.N. General Assembly by acclamation late on Wednesday
admitted Yugoslavia to the family of the world organization.
The unanimous decision by the 189 memberstates of the General
Assembly came after French Ambassador to the U.N. and European Union
Chairman JeanDavid Levitte proposed the adoption of the relevant
resolution, ending with a warm welcome to Yugoslavia, which was followed
by
thunderous applause. On behalf of the country which hosts the United
Nations, U.S. Ambassador Richard Holbrooke was the first to welcome
Yugoslavia's admission.
"This indeed is a historic day for the United Nations, and for
the
Balkans for all of Europe, indeed for all of the world," Holbrooke
said,
adding that this opened great prospects for Yugoslavia and its people,
the
region and Europe.
Representatives of various regions and organizations then took
the
floor, underscoring the same message of congratulations and warm regards
to
the Yugoslav state and people for joining the U.N.
A representative of Mauritania spoke on behalf of African
countries and one of Kirghistan on behalf of Asian countries.
A Slovenian representative welcomed Yugoslavia's admission to
the
U.N. on behalf of eastern European countries, while the Brazilian
ambassador spoke on behalf of the Latin American continent.
A German representative spoke on behalf of western Europe, and
the
South African ambassador represented the NonAlined Movement.
Deputy Russian Foreign Minister Sergei Ordzhenikets expressed
welcome and congratulations to Yugoslavia, and hopes that new prospects
would open for Yugoslavia and wide possibilities for strengthening its
positions in the international area.
The floor was then given to representatives of Macedonia,
Albania,
Croatia and BosniaHerzegovina, who also expressed their regards and
congratulations.

SVILANOVIC ADDRESSED U.N. GENERAL ASSEMBLY
NEW YORK, November 2 (Tanjug) Yugoslav President Vojislav
Kostunica's personal envoy Goran Svilanovic addressed the United Nations

General Assembly late on Wednesday, conveying greetings from the
Yugoslav
leadership and people to representatives on the top U.N. body, and
underscoring that this was an exceptional moment for Yugoslavia.
The Federal Republic of Yugoslavia has taken its rightful
place,
Svilanovic said.
Expressing gratitude for their support to U.N. SecretaryGeneral

Kofi Annan and the Security Council members, in particular the permanent

members, Svilanovic underscored that the adoption of the resolution on
Yugoslavia's admission to the United Nations was taken as recognition
and
support to the true democratic changes which have taken place in
Yugoslavia.
After ten long years of conflicts Yugoslavia is faced with many

difficulties and problems, internal and external, it is aware of these
problems and willing and ready to work with its neighbours and the
entire
international community on their overcoming, he said.
Consequently, Yugoslavia will be a trusted neighbour and a
conscientious member of the international community, and it will invest
maximum efforts into the promotion of peace and stability in the region
and
in the whole world, he said.
Underscoring that such a policy expresses the vital interests
of
the Yugoslav peoples and presents a result of the deep democratic
changes
which have taken place in the country, Svilanovic said the Yugoslav
people
had risen in spite of threats with violence and terror, and demonstrated

their right to vote, rejecting overwhelmingly the authoritarian and
repressive regime, and choosing democracy in its place.
The new government will not betray the people's expectations,
he
said. The Yugoslav people have won a victory with their courage and
resolve, but this battle would have been much more difficult if not for
the
widely extended hand and selflessness of the international community,
Svilanovic said.
Political changes in themselves will not be enough without
economic reforms, economic progress and development, he said. The
Yugoslav
government will for that purpose join the economic projects in the
region
and the world economy on the whole.
Democratic Yugoslavia, led by a government chosen by the
people,
has opted for a policy of friendship and cooperation with all countries
and
it will aspire to peace, the promotion of goodneighbour relations and
stability, Svilanovic said, adding that the country's priorities will be

the promotion of relations with regional states and cooperation with all
of
Europe.
Yugoslavia will remain open and ready to maintain close
cooperation and contacts with other countries and international
organizations, Svilanovic said.
On that road, Yugoslavia will always follow the principles of
equality, respect of all peoples, big and small, peace and prosperity,
he
said. Yugoslavia will also respect the lofty principles of the U.N.
Charter, he said.
In closing, Svilanovic said democratic Yugoslavia, its
government
and people will never give up their resolve to keep these promises,
Svilanovic said.

YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN HEADQUARTERS
NEW YORK, November 2 (Tanjug) The Yugoslav flag was raised
outside the UN headquarters in New York late on Wednesday.
The ceremony, taking place shortly after 7 pm local time, was
attended by all members of the UN General Assembly, who had previously
admitted Yugoslavia to the UN by acclamation.
Floodlit, and greeted with a loud applause in Wednesday's
ceremony, the Yugoslav flag is now flying in front of the UN compound,
together with the banners of the other 189 full members of the UN.
UN Secretary General Kofi Annan addressed those attending the
ceremony, and Yugoslav President Vojislav Kostunica's personal envoy
Goran
Svilanovic expressed great satisfaction at this historical moment for
Yugoslavia.

YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN'S GENEVA HEADQUARTERS
GENEVA, November 2 (Tanjug) After the admission of Yugoslavia
to
the UN on Wednesday, the Yugoslav flag was raised also outside the UN
headquarters in Geneva on Thursday.
Though symbolic, the ceremony has enormous practical relevance
as
well, the Geneva compound being the European headquarters of the world
organization. It hosts the chief UN agencies, such as the Human Rights
Commission, the UN High Commissioner for Refugees (UNHCR), the World
Health
Organization (WHO), and the International Telecommunication Union (ITU),

and is the second largest UN facility after the one on the East River.
Over the last eight years, Yugoslav representatives have been
participating in many of these organizations, but in a limited way. This
is
due to Yugoslavia's indistinct status in the UN during the period.
Things
will be changing from Thursday on, since Yugoslavia is now a full member
of
all these organizations, many of which have the authority to decide on
providing aid for their members.
Yugoslavia is yet to get its flag raised outside the seat of
another important Genevabased institution the World Trade Organization
(WTO). It will try to secure this as soon as possible.

UN AMBASSADORS HAIL YUGOSLAVIA'S SPEEDY ADMISSION TO UN
NEW YORK, November 1 (Tanjug) Several diplomatic
representatives
at the UN headquarters in New York have expressed satisfaction with the
fact that the Security Council adopted on Tuesday a resolution in favour
of
Yugoslavia's admission to the world organization.
Late Tuesday New York time, the Security Council adopted by
consensus Resolution 1326, recommending to the UN General Assembly that
Yugoslavia become a full member of the UN. A special statement was also
adopted, welcoming the recent political changes in Yugoslavia as a
historical moment for the country.
This is a great day for democracy in the Balkans and Europe,
also
a great day for the UN, US Ambassador to the UN Richard Holbrooke said.
In a statement to the press, Holbrooke noted that an 8yearlong
stupid and sterile argument over Yugoslav membership in the organization

had come to an end.
British Ambassador to the UN Jeremy Greenstock described
Yugoslav
President Kostunica's request for Yugoslavia's admission into the UN as
an
"extremely wise" move.
This is a momentous occasion, BosniaHerzegovina Ambassador to
the
UN Muhamed Sacirbey said, expressing the belief that he was speaking on
behalf of representatives of the other republics once part of the
exYugoslavia.
His Croatian counterpart Ivan Simonovic said that, in his view,

the principle of equality of all five successor states had triumphed.


FROM THE FEDERAL REPUBLIC OF YUGOSLAVIA

FR YUGOSLAVIA IN POSITION TO TALK OPENLY WITH ALL NEIGHBOURS
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Special envoy od Yugoslav
President
Vojislav Kostunica, Goran Svilanovic, told RadioIndex that Yugoslavia,
following its admission to the U.N. will no longer be isolated as it has

been so far and that it was in position to talk openly with all
neighbours
and all members of the international community.
"We are ready to talk about all key subjects, because we
believe
that it will bring good, in the first place, to all in our country, and
then in the region," Svilanovic said, who was nominated by DOS for
foreign
minister.
He stressed that the priorities of the Yugoslav foreign policy
were already visible.
"Absolute priority will be given to its integration into
international organizations which is seen by the speed with which our
initiative has been accepted for membership in the Pact for Stability of

Southeastern Europe," Svilanovic said, expressing his conviction that
"the
next step will be OSCE and the Council of Europe."

KORAC: ALL STATES OF FORMER SFRY ITS SUCCESSORS
ZAGREB, November 2 (Tanjug) All the states created on the
territory of the former Yugoslavia are its successors, said one of the
leaders of the Democratic Opposition of Serbia Zarko Korac, in an
interview
that appeared in the Thursday edition of the Zagreb daily Jutarnji list.

"Some solutions will be shortterm, some longterm, and some will
be
argued over," Korac said, adding that in cases where a political
decision
is made in principle the solution will be only a technical matter.
Korac considered that claims to gold and foreign currency
reserves
of the former SFRY can be resolved right away, whereas for claims to
joint
property, embassies, for example, should be found "some kind of joint
solutions."
Korac recalled that Yugoslav President Vojislav Kostunica set
up a
Commission for resolving issues of succession and that the forming of
the
Yugoslav government is awaited, by the end of the week, with which the
commission will work. The commission is due to meet in early December,
when
a decision in principle about succession would be made, which would be
the
first step, and then further moves would be planned, Korac said.
Jutarnji list said that according to Croatia, Slovenia,
BosniaHerzegovina and Macedonia the total amount up for division is two
and
a half billion dollars, and the greatest part was in the bank for
international settlements in Basel where are blocked between 700 million
to
one billion dollars of the former Yugoslavia in gold and foreign
currency.
It is added that the gold has so far been the subject of the
greatest dispute because FR Yugoslavia claims that a part of the gold
comes
from the Kingdom of Yugoslavia, brought in by Serbia and Montenegro
(worth
approximalety 859 million dollars), while the other Yugoslav republics
claim that the Kingdom of Serbia was heavily in debt and could not have
had
gold reserves.
The Zagreb daily added that FR Yugoslavia had also claims based
on
the use of the Yugoslav dinar at the time when they already had their
own
currencies.

(...)

YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO UN ENDS DECADE OF CRISIS
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Yugoslavia's admission to the UN

marks the end of the tenyearlong Yugoslav crisis in a symbolic way,
confirming the pertinence of the policy conducted by new Yugoslav
President
Vojislav Kostunica, advisor of the Serbian Renewal Movement (SPO) leader

told Tanjug late on Wednesday.
Predrag Simic said that the admission of Yugoslavia to the UN,
eight years since its status in the organization has been frozen, and
its
right to participate in decisionmaking practically denied, will probably

determine the future of the country. It will also check the spread of
the
Yugoslav crisis, during which several republics seceded from the country

one after another, Simic said.
In Simic's view, nothing good has come from the ten years of
struggle for continuity with a state that four out of its six republics
had
left. Under the present circumstances, there was no hope that Yugoslavia

would find a way out of a highly unfavourable situation, marked by
isolation and sanctions, he said.
By accepting the reality surrounding it, Yugoslavia has secured

the right to exist and survive in the international community, he said.
According to Simic, the admission to the UN does not
predetermine
in any way the internal structure of Yugoslavia, but it is an indication

that the international community is ready to recognize a state such as
Yugoslavia, that it considers that Yugoslavia exists and carries weight
in
overall regional and panEuropean relations, and it is a positive signal
also with respect to Serbia's KosovoMetohija province, he said.

MAROVIC: YUGOSLAVIA'S ADMITTANCE TO U.N. IS THE REALITY
PODGORICA, November 2 (Tanjug) Commenting Yugoslavia's
admittance
to the United Nations, Montenegrin parliament President Svetozar Marovic

has said that Montenegro and Serbia cannot make decisions by themselves
regarding seats in the United Nations.
Speaking to Podgorica's local television Montena, Marovic said
that Yugoslavia's admittance to the U.N. is the reality and that it
reflects the reaction of the international community to the democratic
changes in Belgrade.
Montenegro will decide its own fate, he said adding that he
hopes
that a "lasting democratic agreement" with Serbia will be reached after
the
forthcoming December elections in this republic.

MONTENEGRO BELIEVES "PROBLEM STATE" HAS BEEN ADMITTED TO U.N.
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic's adviser has said in a statement to Tanjug, commenting on
Yugoslavia's admission to the United Nations, that it would have been
better and more rational if relations between Serbia and Montenegro had
first been settled, since a "problem state" has been admitted to the
world
organization.
This state has no sovereignty over Kosovo and Metohija or
Montenegro and it is absolutely illegitimate to Montenegro, Miodrag
Vukovic
said late on Wednesday.
"The international community is unbelievable," he said. "Why is
it
in a hurry to admit a state which is temporary both for Serbia and for
Montenegro."
Vukovic asked why they did not wait for an agreement on the
state
which will be called a community of Serbia and Montenegro, and which
would
be admitted to the U.N. separately, as Montenegro proposes.
"The Federal Republic of Yugoslavia inherited by Kostunica has
neither national nor formal legitimacy," he said. Montenegro does not
intend to transfer to Yugoslavia "that part of its sovereignty which is
currently within its state portfolio," said Vukovic.

(...)

ZAGREB ON IMPORTANCE OF VICTORY OF PRINCIPLE OF EQUAL RIGHTS
ZAGREB, November 2 (Tanjug) The Federal Republic of Yugoslavia

was admitted to the United Nations as a new member after eight years of
diplomatic isolation, and its road to the world organization was opened
after the elections on September 24, Croatian electronic media said in
U.N.
General Assembly reports on Thursday.
Croatian media underscored that new Yugoslav President Vojislav

Kostunica had submitted a request for Yugoslavia's admission last
Friday,
and that the General Assembly had previously said Yugoslavia could not
automatically become a U.N. member by taking the place of the former
Yugoslav federation, but had to pass the same admission procedure as
Slovenia, Croatia, BosniaHerzegovina, and Macedonia.
The Zagreb daily Jutarnji list said today that Croatia,
Slovenia,
BosniaHerzegovina, and Macedonia, in addition to Security Council
members,
had sponsored Yugoslavia's admission to the United Nations in a bid to
"underscore the importance of the victory of the principle of equal
legal
rights of all countries created through the disintegration of the
Socialist
Federal Republic of Yugoslavia."

---

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-> CHI E' IL NUOVO MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA RFJ?
Goran Svilanovic, l'uomo che ha invitato il Tribunale dell'Aia a
Belgrado

-> INTERVISTA ALL'EX MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA RFJ
Zivadin Jovanovic, 17/10/2000
Versione in inglese; l'intervista in lingua originale francese e'
leggibile su:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/532

(Precedenti interviste ad es. su:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/384
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/362)

---

The URL for this article is http://emperors-clothes.com/news/goran.htm

www.tenc.net
[Emperor's Clothes]

Who is Goran Svilanovic?
The Man Who Invited The War Crimes Tribunal to Belgrade
by Jared Israel (11-7-2000)

Goran Svilanovic became Foreign Minister of Yugoslavia last weekend.
Exactly how Svilanovic achieved this post without a
vote of the Yugoslav Parliament is a mystery, but in his newly acquired
post, Svilanovic just announced, with the apparent
approval of Vojislav Kostunica, who has taken the post of President,
that the International Criminal Tribunal for the Former
Yugoslavia (the 'War Crimes Tribunal') will establish an office in
Belgrade and that 'his' government will fully cooperate in
hunting down 'war criminals.'

This represents a reversal of Yugoslav policy. That policy was
established by a government with a majority of seats in the
Federal Parliament. It does not appear that Parliament has discussed
this change; it has simply been announced.

Goran Svilanovic is Chairperson of the miniscule Serbian Citizens'
Alliance party (GSS). He ascended to that position in
August, 1999. The GSS has had the warmest relations with Washington. Its

previous chair, Vesna Pesic, was a founder of the
Washington-funded group, 'Women in Black,' which simulated the
appearance of a peace movement while actively
discouraging resistance to the Washington/Bonn assault on Yugoslavia.
Pesic is widely despised in Yugoslavia as a traitor.
Another former GSS leader (he is now with the minute Social Democratic
Union) Zarko Korac, a Belgrade psych professor,
has appeared in Western mass media as an expert witness, arguing his pet

theory, that the Yugoslav wars of secession were
caused by Serbian aggression stemming from paranoia, the much acclaimed
'victim mentality.'

Mr. Svilanovic met several times with US Special Envoy to the Balkans,
Robert Gelbard; for instance on August 4, 1999.
('Middle East News Items,' August 10, 1999 )

On Nov. 3. 1999 Svilanovic and other opposition leaders met in
Washington with Madeline Albright who promised them more
money and other support and praised their courage, etc. Following is the

text of Svilanovic's statement made at that time, from
Washington, D.C.:

Text of Svilanovic's statement, broadcast on Radio B2-92, Belgrade,
1600 gmt 4 Nov 99:

"Announcer: The chairman of the Serbian Civic Alliance GSS - member
of the Alliance for Change , Goran Svilanovic,
has joined his party's news conference from Washington by phone and
said that the main achievement of meetings in
Washington is the announcement that a joint working group of the US,

the EU [European Union] and the Serbian
opposition representatives will be set up.

"Svilanovic: They see this working group here as a trilateral
commission. The US has publicly said that it wishes, in
conjunction with the EU, to establish a committee which would
cooperate with a democratic Serbia in the process of
democratic reforms in the country. The idea that the EU and the USA
want and wish to work together and to define a
joint policy regarding Serbia is, as far as I am concerned, the main

achievement of all these meetings."

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[Emperor's Clothes]

---

Published this 17th of October in Solidaire - Belgium

ZIVADIN JOVANOVIC - INTERVIEW
AN EXCLUSIVE INTERVIEW WITH ZIVADIN JOVANOVIC, YUGOSLAV MINISTER OF
FOREIGN
AFFAIRS

"For every dollar that the West "gives" to Yugoslavia, it must have ten
in
return!"

Last week, Solidaire interviewed two Otpor activists, the anti-Milosevic

student movement. Today, it is Zivadin Jovanovic, Yugoslav Foreign
Affairs
Minister, and also one of the most important leaders in Milosevic's SPS
party. This party, having held onto its share of the electorate,
remains
the most important political party in the country. In these troubled
days,
hundreds of international journalists have sought to interview a
socialist
leader. The honor went to Solidaire's special correspondent.

MICHEL COLLON

Tuesday, October 11, 11:30 a.m. I entered the grand oval office of
Zivadin
Jovanovic, Minister of Foreign Affairs. It is probably one of the last
times that he will be found here. Some people say that it's "the end of
a
reign." "An eclips before a likely return," answer those who emphasize
the
fact that with 40% of the electorate (a fixed number), the SPS
(Milosevic's
socialist party) remains the most important party in the country, while
the
present DOS coalition is quite fragile: 18 parties whose programs
contradict one another, and whose electoral promises will be impossible
to
fulfil. Jovanovic, who is quite jovial and quick to smile, also has a
number of questions to ask himself. The impassioned interview lasted
three
hours.
How are you?
Jovanovic: I'm surviving! In spite of a very unpleasant visit paid to
my
this morning by a troika from the DOS, who came to try to force me to
step
down. Claiming to be "from President Kostunica," they are going
everywhere
putting pressure on people who have legal mandates in order to force
them to
leave. I responded that Mr. Kostunica had just sworn allegiance to the
Constitution and, after that, I called to their attention that it is not
the
president but the Prime Minister who names ministers. In public, they
claim
to respect the law and the normal functioning of institutions, but in
reality, they are doing everything in their power to destroy them! They
are
trying to create chaos.
The DOS declares that it is "the workers who are taking control of
factories."
Jovanovic: But when this country practiced "self-management of
companies by
workers," the said that it was a form of Communist dictatorship. In
reality, today, it is Zoran Djindjic, the executive head of DOS
headquarters
and I might add its true master (Editor's note: Djindjic is a
politician
from the right who is extremely unpopular for having supported Nato),
who is
in a hurry to seize everything. They are stampeding like hungry
jackals.
These politicians are not the people. They want to seize power of
everything right away in order to start selling off the country.
One could see on television the Customs Chief chased out of his office
and
replaced, under the threat of arms by a certain "Captian Dragan," who is
the
leader of a Serbian militia that was active during the war in Croatia.
This
was a scene that shook public opinion.
Jovanovic: The man whom Djindjic placed as Customs Chief had been in
charge
of customs before. He was fired because he had a police record. Now,
he
comes back with armed supporters and takes his old job back! Is this a
"spontaneous movement that arose from the masses?" People were so
infuriated that the DOS realized that it was an illegal act and that
they
would have to nominate a new director. On the basis of what law? It is
not
within their power to do so because the nomination of a new director is
within the jurisdiction the current government, which is still in
office.
Little by little, the people are going to understand. Even the DOS.
There
are honest people who disapprove. But they lost, and without any
influence.
President Kostunica whose reputation is impeccable, ought to be
concerned
about this. In Parliament, he took an oath of loyalty to the
Constitution.
These people are scoffing at it now.
But for the moment, most of the population is very happy about the
"change."
Jovanovic: They will understand what took place when they find
themselves
without a job, when they see the stores filled with Western products
that
they will be impossible for them to buy, when they submit to a system
where
they can be arbitrarily deprived of jobs, and when they have to pay
enormous
sums of money for education and health care. That's when they'll
understand.
I know that our stores are not very impressive. There are few German,
French or English products. But most of the people can buy whatever
they
need, even modern domestic appliances. It will be a rude awakening.
People
cannot dream very long about miraculous solutions.
The West promises to provide Yugoslavia with financial aid.
Jovanovic: A little money will come from Europe, and the DOS will
present
it as "aid from friendly countries." In reality, it will be a down
payment
on the purchase of our entire country. For every dollar received, we
will
be obliged to pay back ten!
In fact, dollars have already found their way into Yugoslavia.
Jovanovic: Yes, the United States publicly acknowledged having spent
$77.2
million dollars in order to help the opposition overturn the Yugoslav
government. And on September 25, the U.S. Congress voted a new credit
of
$105 million dollars.
Have you lodged a protest with the UN against this interference in
elections?
Jovanovic: Of course. This destabilization of our country was
organized
first in Budapest, with American offices established in Sofia, Skoplje
and
elsewhere, and composed of CIA agents. The Vienna Accords forbid
establishing centers in one country that are hostile to another. Look
at
what's happening today. The American ambassador to Budapest,
Montgomery, is
coming to Yugoslavia to pay a visit to his subordinates at the DOS!
But the United States and Great Britain, who control the UN, have denied
all
evidence of this. Other countries understand what's happening here, but
we
can't even get a debate.
The United States has spent considerable sums of money for the DOS
electoral
campaign.
Jovanovic: Yes. And how would they react if this sort of thing was
done in
the United States? It reminds me of a joke that's told here: a
villager
sees a priest eating a huge serving of roast beef in the middle of a
religious fast. "But you told us that fasting was a one of God's
commandments!" says the villager. The priest replies: "You're supposed
to
obey my instructions, but you're not supposed to act the way I do!"
In short, "do as I say, not as I do."
Jovanovic: (Laughing) Yes! That's exactly the case with the United
States!
What they permit themselves to do, they forbid to others. Whenever they

speak of "democracy," it's merely a slogan they advance in order to
dominate
the world. Another example: they want to impose an International War
Crimes tribunal in order to put us on trial. But they themselves refuse
to
accept a universal war crimes tribunal, which would put them on trial
for
all of the war crimes they committed against various sovereign states.
They
know all too well that they would be convicted for what they have done
in
Panama, Haiti and elsewhere!
In 1995, in the Assembly General of the United Nations, they voted
against a
resolution which forbade intervention in the domestic affairs,
particularly
electoral, of other countries. This resolution was voted in despite
American opposition, so they ought to follow the rules of the democratic

majority! "Two weights, two measures," that's the key to American-style

"democracy."
Is Yugoslavia lone targeted, or does this announce other offensives by
the
United States and Nato?
Jovanovic: It is not merely the problem of one country in a strategic
region. They are going to make a terrific effort because if Yugoslav
resistance lasted much longer, it would have become a dangerous
example. We
were in the process of acquiring growing support from the Third World.
Is Russia the next step?
Jovanovic: If so much energy has been concentrated against Yugoslavia,
then
it is not merely to gratify the immediate interests of the United States
and
Nato in our country. In order to understand, it is necessary to take
into
consideration their global aspirations. Besides certain regions which
have
a vital importance in and of themselves, because of their significant
natural resources, whatever Nato and the United States are doing is
always a
function of their global interests.
First of all, they want to destroy any will to independence and
resistance
to their domination of the entire world. Secondly, they want to send
the
message that "No country at all is allowed to invoke principles; it must

only respect the way the United States sees things. Thirdly, Nato is
thus
drawing closer to the borders of Russia and China. Washington is
working
toward breaking them up while planting the seeds of separatism and
manipulating Islamic fundamentalism. On the one hand, they are
deceiving
the Muslims in making them believe that they are their friends.
All of this while they are massacring people in Irak and Palestine.
Jovanovic: Exactly! And on the other hand, they are looking for a way
to
control mineral and energy resources in the same way they want to
control
the new markets which are opening up to the east of our country: the
Caucasus, the Middle East... Having established their control over
western
Europe, the United States now wants to control all the governments of
Eurasia. That is the decisive global factor involved.
In having resisted for ten years, we have given other countries time.
Some
countries have been awakened to their role with respect to the
situation,
but it has not been enough. Without a doubt (there was a melancholy
note in
his voice), the burden Yugoslavia had to carry was too heavy. We have
received some support, but not enough, most notably from countries that
we
were counting on.
Are you thinking of Russia?
Jovanovic: (He did not reply, but merely nodded his head). Nothing is
forever. Including the present situation in Yugoslavia. I am certain
that,
just as certain people who voted for the DOS are going to regret it,
certain
European countries will regret not having supported Yugoslavia more and
they
have come to that realization too late.
(Smiling again) An old Serbian song says: "The bear is dancing on your

uncle's doorstep. And now, he's coming to your house!" In other words:

You haven't budged, but you will regret it. Everybody has
underestimated
these events and they have not seen the risk that they have taken by not

reacting.
And from your point of view, do you think you've made some mistakes?
Jovanovic: Yes. I don't want to evade any of our responsibilities. We
did
not realistically evaluate the domestic and international situations.
We
did not take into consideration the negative factors.
For example?
Jovanovic: Domesticly, we did not realistically consider the sentiments
of
the people. We should have paid closer attention to the effects of the
deprivations which the people were subjected to after ten years of
sanctions. The people resisted aggression; they resisted sanctions, but

their living conditions were really degraded beyond any reasonable
point.
And with the war on top of it all!
Secondly, after the aggression, we put a great deal of effort into
reconstructing the country. Schools, hospitals, roads, bridges... This

demanded a lot of capital and we had to levy an assessment on salaries
and
pensions. The reconstruction was important for the future of the
country,
but it did not directly improve the quality of life. We should have
been
more realistic as far as investments were concerned, and adopted further

measures to improving the living condition of the people.
Thirdly, we did not succeed in controlling commerce. We gave too much
latitude to greedy people who stockpiled merchandise, like oil and
sugar,
which resulted in prices increases before the market was resupplied.
People
profited from the situation to stockpile and speculate. They sometimes
sold
items at two or three times their cost! Imagine the fortunes they
accumulated!
There is a cement factory in my region called Paracim. It's a very
important product because there was a lot of reconstruction to do after
the
bombardment. During an election rally, a woman came up to me: "Mr.
Minister, why do you let these people charge 13 deutschemarks for a sack
of
cement when it only costs 3.5 deutschemarks when it leaves the factory?"

The director of the factory was standing right next to me, so I turned
to
him, and he said: "I am only responsible for the production. I can't
control commerce." I talked about this situation with my colleagues
from
the economics department. But too late.
Many have criticized your government as well as your party for the fact
that
while the great majority of people were living under conditions of
extreme
difficulty, fantastic fortunes were also being made. Some people lived
lives of luxury and privilege.
Jovanovic: Some people profited from their position in order to
illegally
and immorally enrich themselves. Now we are suffering the consequences.

But they represent a minority. The great majority of our socialists are

honest people who struggle for social justice, education and health-care
for
all.
Why didn't you fight more vigorously against this phenomenon? Because
what
you are describing is not a recent development.
Jovanovic: The forces at the heart of my party were not inclined to
undertake this struggle. But now, we are going to have to get rid of
these
profiteers. Efficiently and pitilessly.
At all levels?
At all levels.
Many people think that Milosevic would have done better to recognize
Kostunica's victory immediately.
Jovanovic: I don't know if Kostunica had 51%, 50% of the vote or
somewhat
less, and now I don't care. Anyway one looks at it, it is clear that he
had
a 10% lead over Milosevic and that he was going to win. On the other
hand,
there is a legal process that must be respected. They should have
verified
that he really got 50% or if a second round was necessary.
In fact, isn't the DOS victory the result of a number of factors?
Jovanovic: Absolutely. The principal-for which we are to blame, and I
myself am to blame-is that we severely misjudged the real situation.
Even
though I had achieved good results with my constituency in Pomoravije,
winning three districts out of six. Maybe four after verification.
In fact, the SPS is holding on to its electorate.
Jovanovic: Yes, but this is what is new. Washington has succeeded in
making the opposition DOS credible. Faced with this great international

campaign, financed by millions of dollars, we can be satisfied to have
succeeded in conserving the SPS's force. Too bad that we did not
succeed in
enlarging our base. That will be our task in the future.
Translated by Milo Yelesiyevich

Michel Collon


ZIVADIN JOVANOVIC - INTERVIEWAN EXCLUSIVE INTERVIEW WITH ZIVADIN
JOVANOVIC, YUGOSLAV MINISTER OF FOREIGN
AFFAIRS
"For every dollar that the West "gives" to Yugoslavia, it must have ten
in return!"
Last week, Solidaire interviewed two Otpor activists, the anti-Milosevic
student movement. Today, it is Zivadin Jovanovic, Yugoslav Foreign
Affairs Minister, and also one of the most important leaders in
Milosevic's SPS party. This party, having held onto its share of the
electorate, remains the most important political party in the country.
In these troubled days, hundreds of international journalists have
sought to interview a socialist leader. The honor went to Solidaire's
special correspondent.
MICHEL COLLON
Tuesday, October 11, 11:30 a.m. I entered the grand oval office of
Zivadin Jovanovic, Minister of Foreign Affairs. It is probably one of
the last times that he will be found here. Some people say that it's
"the end of a reign." "An eclips before a likely return," answer those
who emphasize the fact that with 40% of the electorate (a fixed number),
the SPS (Milosevic's socialist party) remains the most important party
in the country, while the present DOS coalition is quite fragile: 18
parties whose programs contradict one another, and whose electoral
promises will be impossible to fulfil. Jovanovic, who is quite jovial
and quick to smile, also has a number of questions to ask himself. The
impassioned interview lasted three hours.
How are you?
Jovanovic: I'm surviving! In spite of a very unpleasant visit paid to
my this morning by a troika from the DOS, who came to try to force me to
step down. Claiming to be "from President Kostunica," they are going
everywhere putting pressure on people who have legal mandates in order
to force them to leave. I responded that Mr. Kostunica had just sworn
allegiance to the Constitution and, after that, I called to their
attention that it is not the president but the Prime Minister who names
ministers. In public, they claim to respect the law and the normal
functioning of institutions, but in reality, they are doing everything
in their power to destroy them! They are trying to create chaos.
The DOS declares that it is "the workers who are taking control of
factories."
Jovanovic: But when this country practiced "self-management of
companies by workers," the said that it was a form of Communist
dictatorship. In reality, today, it is Zoran Djindjic, the executive
head of DOS headquarters and I might add its true master (Editor's
note: Djindjic is a politician from the right who is extremely
unpopular for having supported Nato), who is in a hurry to seize
everything. They are stampeding like hungry jackals. These politicians
are not the people. They want to seize power of everything right away
in order to start selling off the country.
One could see on television the Customs Chief chased out of his office
and replaced, under the threat of arms by a certain "Captian Dragan,"
who is the leader of a Serbian militia that was active during the war in
Croatia. This was a scene that shook public opinion.
Jovanovic: The man whom Djindjic placed as Customs Chief had been in
charge of customs before. He was fired because he had a police record.
Now, he comes back with armed supporters and takes his old job back! Is
this a "spontaneous movement that arose from the masses?" People were
so infuriated that the DOS realized that it was an illegal act and that
they would have to nominate a new director. On the basis of what law?
It is not within their power to do so because the nomination of a new
director is within the jurisdiction the current government, which is
still in office.
Little by little, the people are going to understand. Even the DOS.
There are honest people who disapprove. But they lost, and without any
influence. President Kostunica whose reputation is impeccable, ought to
be concerned about this. In Parliament, he took an oath of loyalty to
the Constitution. These people are scoffing at it now.
But for the moment, most of the population is very happy about the
"change."
Jovanovic: They will understand what took place when they find
themselves without a job, when they see the stores filled with Western
products that they will be impossible for them to buy, when they submit
to a system where they can be arbitrarily deprived of jobs, and when
they have to pay enormous sums of money for education and health care.
That's when they'll understand.
I know that our stores are not very impressive. There are few German,
French or English products. But most of the people can buy whatever
they need, even modern domestic appliances. It will be a rude
awakening. People cannot dream very long about miraculous solutions.
The West promises to provide Yugoslavia with financial aid.
Jovanovic: A little money will come from Europe, and the DOS will
present it as "aid from friendly countries." In reality, it will be a
down payment on the purchase of our entire country. For every dollar
received, we will be obliged to pay back ten!
In fact, dollars have already found their way into Yugoslavia.
Jovanovic: Yes, the United States publicly acknowledged having spent
$77.2 million dollars in order to help the opposition overturn the
Yugoslav government. And on September 25, the U.S. Congress voted a new
credit of $105 million dollars.
Have you lodged a protest with the UN against this interference in
elections?
Jovanovic: Of course. This destabilization of our country was
organized first in Budapest, with American offices established in Sofia,
Skoplje and elsewhere, and composed of CIA agents. The Vienna Accords
forbid establishing centers in one country that are hostile to another.
Look at what's happening today. The American ambassador to Budapest,
Montgomery, is coming to Yugoslavia to pay a visit to his subordinates
at the DOS!
But the United States and Great Britain, who control the UN, have denied
all evidence of this. Other countries understand what's happening here,
but we can't even get a debate.
The United States has spent considerable sums of money for the DOS
electoral campaign.
Jovanovic: Yes. And how would they react if this sort of thing was
done in the United States? It reminds me of a joke that's told here: a
villager sees a priest eating a huge serving of roast beef in the middle
of a religious fast. "But you told us that fasting was a one of God's
commandments!" says the villager. The priest replies: "You're supposed
to obey my instructions, but you're not supposed to act the way I do!"
In short, "do as I say, not as I do."
Jovanovic: (Laughing) Yes! That's exactly the case with the United
States! What they permit themselves to do, they forbid to others.
Whenever they speak of "democracy," it's merely a slogan they advance in
order to dominate the world. Another example: they want to impose an
International War Crimes tribunal in order to put us on trial. But they
themselves refuse to accept a universal war crimes tribunal, which would
put them on trial for all of the war crimes they committed against
various sovereign states. They know all too well that they would be
convicted for what they have done in Panama, Haiti and elsewhere!
In 1995, in the Assembly General of the United Nations, they voted
against a resolution which forbade intervention in the domestic affairs,
particularly electoral, of other countries. This resolution was voted
in despite American opposition, so they ought to follow the rules of the
democratic majority! "Two weights, two measures," that's the key to
American-style "democracy."
Is Yugoslavia lone targeted, or does this announce other offensives by
the United States and Nato?
Jovanovic: It is not merely the problem of one country in a strategic
region. They are going to make a terrific effort because if Yugoslav
resistance lasted much longer, it would have become a dangerous
example. We were in the process of acquiring growing support from the
Third World.
Is Russia the next step?
Jovanovic: If so much energy has been concentrated against Yugoslavia,
then it is not merely to gratify the immediate interests of the United
States and Nato in our country. In order to understand, it is necessary
to take into consideration their global aspirations. Besides certain
regions which have a vital importance in and of themselves, because of
their significant natural resources, whatever Nato and the United States
are doing is always a function of their global interests.
First of all, they want to destroy any will to independence and
resistance to their domination of the entire world. Secondly, they want
to send the message that "No country at all is allowed to invoke
principles; it must only respect the way the United States sees things.
Thirdly, Nato is thus drawing closer to the borders of Russia and
China. Washington is working toward breaking them up while planting the
seeds of separatism and manipulating Islamic fundamentalism. On the one
hand, they are deceiving the Muslims in making them believe that they
are their friends.
All of this while they are massacring people in Irak and Palestine.
Jovanovic: Exactly! And on the other hand, they are looking for a way
to control mineral and energy resources in the same way they want to
control the new markets which are opening up to the east of our
country: the Caucasus, the Middle East... Having established their
control over western Europe, the United States now wants to control all
the governments of Eurasia. That is the decisive global factor
involved.
In having resisted for ten years, we have given other countries time.
Some countries have been awakened to their role with respect to the
situation, but it has not been enough. Without a doubt (there was a
melancholy note in his voice), the burden Yugoslavia had to carry was
too heavy. We have received some support, but not enough, most notably
from countries that we were counting on.
Are you thinking of Russia?
Jovanovic: (He did not reply, but merely nodded his head). Nothing is
forever. Including the present situation in Yugoslavia. I am certain
that, just as certain people who voted for the DOS are going to regret
it, certain European countries will regret not having supported
Yugoslavia more and they have come to that realization too late.
(Smiling again) An old Serbian song says: "The bear is dancing on your
uncle's doorstep. And now, he's coming to your house!" In other
words: You haven't budged, but you will regret it. Everybody has
underestimated these events and they have not seen the risk that they
have taken by not reacting.
And from your point of view, do you think you've made some mistakes?
Jovanovic: Yes. I don't want to evade any of our responsibilities. We
did not realistically evaluate the domestic and international
situations. We did not take into consideration the negative factors.
For example?
Jovanovic: Domesticly, we did not realistically consider the sentiments
of the people. We should have paid closer attention to the effects of
the deprivations which the people were subjected to after ten years of
sanctions. The people resisted aggression; they resisted sanctions, but
their living conditions were really degraded beyond any reasonable
point. And with the war on top of it all!
Secondly, after the aggression, we put a great deal of effort into
reconstructing the country. Schools, hospitals, roads, bridges... This
demanded a lot of capital and we had to levy an assessment on salaries
and pensions. The reconstruction was important for the future of the
country, but it did not directly improve the quality of life. We should
have been more realistic as far as investments were concerned, and
adopted further measures to improving the living condition of the
people.
Thirdly, we did not succeed in controlling commerce. We gave too much
latitude to greedy people who stockpiled merchandise, like oil and
sugar, which resulted in prices increases before the market was
resupplied. People profited from the situation to stockpile and
speculate. They sometimes sold items at two or three times their cost!
Imagine the fortunes they accumulated!
There is a cement factory in my region called Paracim. It's a very
important product because there was a lot of reconstruction to do after
the bombardment. During an election rally, a woman came up to me: "Mr.
Minister, why do you let these people charge 13 deutschemarks for a sack
of cement when it only costs 3.5 deutschemarks when it leaves the
factory?" The director of the factory was standing right next to me, so
I turned to him, and he said: "I am only responsible for the
production. I can't control commerce." I talked about this situation
with my colleagues from the economics department. But too late.
Many have criticized your government as well as your party for the fact
that while the great majority of people were living under conditions of
extreme difficulty, fantastic fortunes were also being made. Some
people lived lives of luxury and privilege.
Jovanovic: Some people profited from their position in order to
illegally and immorally enrich themselves. Now we are suffering the
consequences. But they represent a minority. The great majority of our
socialists are honest people who struggle for social justice, education
and health-care for all.
Why didn't you fight more vigorously against this phenomenon? Because
what you are describing is not a recent development.
Jovanovic: The forces at the heart of my party were not inclined to
undertake this struggle. But now, we are going to have to get rid of
these profiteers. Efficiently and pitilessly.
At all levels?
At all levels.
Many people think that Milosevic would have done better to recognize
Kostunica's victory immediately.
Jovanovic: I don't know if Kostunica had 51%, 50% of the vote or
somewhat less, and now I don't care. Anyway one looks at it, it is
clear that he had a 10% lead over Milosevic and that he was going to
win. On the other hand, there is a legal process that must be
respected. They should have verified that he really got 50% or if a
second round was necessary.
In fact, isn't the DOS victory the result of a number of factors?
Jovanovic: Absolutely. The principal-for which we are to blame, and I
myself am to blame-is that we severely misjudged the real situation.
Even though I had achieved good results with my constituency in
Pomoravije, winning three districts out of six. Maybe four after
verification.
In fact, the SPS is holding on to its electorate.
Jovanovic: Yes, but this is what is new. Washington has succeeded in
making the opposition DOS credible. Faced with this great international
campaign, financed by millions of dollars, we can be satisfied to have
succeeded in conserving the SPS's force. Too bad that we did not
succeed in enlarging our base. That will be our task in the future.

Translated by Milo Yelesiyevich

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Questo e' il bollettino di controinformazione del
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13.11.2000

FORMIRANJE UPRAVNOG ODBORA
RTS-a JEDNO OD PRIORITETNIH
PITANJA ZA PREDSTOJEÆE IZBORE

Socijalistièka partija Srbije ocenjuje da je
zbog blokade rada Vlade Republike Srbije
od strane Demokratske opozicije Srbije i
Srpskog pokreta obnove onemoguæeno
sprovoðenje Sporazuma o raspisivanju
vanrednih parlamentarnih izbora u
Republici Srbiji, èime se dovodi u sumnju
legalitet predstojeæih republièkih izbora.
Èlanom 4. Sporazuma Vlada Republike
Srbije je u obavezi da za Radio-televiziju
Srbije imenuje Upravni odbor sastavljen
paritetno od predstavnika potpisnika
Sporazuma. O upravljanju i ureðivaèkoj
politici odluèivalo bi se konsenzusom.

Formiranje Upravnog odbora Radio
televizije Srbije na navedenim principima
predstavljalo bi garant za punu primenu
Pravila o predstavljanju podnosilaca
izbornih lista tokom predizborne kampanje
za vanredne izbore za Narodnu skupštinu
Republike Srbije u javnim glasilima èiji je
osnivaè Narodna Skupština Republike
Srbije. U suprotnom Pravila nemaju
smisla, zato što dogovor stranaka ni po
èemu ne obavezuje RTS, koja nije
potpisnik navedenih Pravila. Od
potpisivanja Pravila, koja su veæ stupila
na snagu Radio-televizija Srbije nije
promenila svoju ureðivaèku politiku, što
dokazuje da nije u obavezi da primenjuje
Pravila.

Takoðe, i sa normativno-pravnog i
politièkog stanovišta, potpuno je
neprihvatljivo uslovljavanje praæenja
predizborne kampanje stranaka za
rapublièke izbore zakazane za 23.
decembar obavezama nastalim u
prethodnom periodu koje spadaju u
interno finansijsko poslovanje RTS-a, i ono
predstavlja još jednu u nizu neprihvatljivih
i neprincipijelnih ucena onih stranaka koje
se boje konkurencije i zato žele da
izbegnu jednake predizborne uslove za
sve uèesnike u izborima.

DOS i SPO se u svojim nastupima zalažu
za legalitet, poštovanje zakona i
funkcionisanje pravne države. Održavanje
sadašnjeg stanja u Radio-televiziji Srbije
je direktna podrška bezakonju, anarhiji i
zakonu linèa.

Socijalistièka partija Srbije je uverena da
æe preovladati razum i da æe se sa novim
Upravnim odborom i Kolegijumom
direktora, Radio-televizija Srbije kao
najveæa medijska kuæa na Balkanu,
konaèno vratiti legalnim institucijama
sistema i profesionalnom radu, kaže se u
saopštenju Socijalistièke partije Srbije.

IZVRŠNI ODBOR POKRAJINSKOG
ODBORA SOCIJALISTIÈKE PARTIJE
SRBIJE KOSOVA I METOHIJE O
JUGOSLOVENSKIM ZVANIÈNICIMA I
HAŠKOM TRIBUNALU

Izvršni odbor Pokrajinskog odbora
Socijalistièke partije Srbije Kosova i
Metohije pozvao je aktuelne
jugoslovenske zvaniènike da prestanu sa
svojim svakodnevnim isticanjem a time i
afirmisanjem Haškog tribunala jer i
najveæi politièki laik zna da je reè o
politièkoj ustanovi instruisanoj i
instrumentalizovanoj od rodonaèelnika
svetskog neoimperijalizma i
nekolonijalizma - Sjedinjenih Amerièkih
Država.

Takvo ponašanje, istièe najuže
rukovodstvo kosovskometohijskih
socijalista, predstavlja otvoreno
povlaðivanje neprijateljima Srbije i
srpskog naroda, u prvom redu onima koji
su punih 78 dana i noæi neštedimice
bombardovali našu zemlju zavivši u crno
na hiljade prodica i nanevši Jugoslaviji
štetu od više desetina milijardi dolara.

Pomirljiv stav novih jugoslovenskih vlasti
prema Haškom tribunalu, istièe Izvršni
odbor Pokrajinskog odbora Socijalistièke
partije Srbije Kosova i Metohije, dodatno
je ohrabrio njegovog glavnog tužioca
Karlu del Ponte koja ovih dana, poput
kakvog mitološkog strašila, ratoborno
vitla ognjem i maèem nad Srbijom i
srpskim narodom tražeæi u njemu zloèince
unapred skrojene po njenim mustrama i
modelima.

U svojoj teškoj, i ni malo naklonjenoj, više
od milenijuma dugoj istoriji, srpski narod
je uvek znao da odvoji žito od kukolja,
rodoljube od izdajnika i slobodare od
zloèinaca, istièe Izvršni odbor
Pokrajinskog odbora Socijalistièke partije
Srbije Kosova i Metohije i zakljuèuje da taj
narod ni ovoga puta, kao ni do sada, neæe
dozvoliti da mu o tome sude i prosuðuju
tuðin i tuðini, posebno ne oni koji su se
poslednje decenije ovoga veka celom
svetu predstavili kakvi su i koliki prijatelji
Srbije i srpskog naroda.

10.11.2000

EKOLOŠKI SAVET GO SPS O
UKIDANJU SAVEZNOG MINISTARSTVA
ZA ZAŠTITU ŽIVOTNE SREDINE

Ukidanjem saveznog ministarstva
koje se bavi zaštitom životne sredine
usporiæe se tekuæa meðunarodna
saradnja, zapoèete aktivnosti na
saniranju posledica NATO
bombardovanja i otežati donošenje
propisa za realizaciju Zakona o zaštiti
životne sredine, zakljuèeno je na
današnjem sastanku Ekološkog
saveta GO SPS

Ekološki savet Glavnog odbora
Socijalistièke partije Srbije ukazuje
javnosti na neprihvatljiv postupak nove
Savezne vlade kojim je ukinuto savezno
ministarstvo koje se bavi poslovima
zaštite životne sredine.

Socijalistièka partija Srbije smatra da u
21. veku Saveznoj Republici Jugoslaviji
treba obezbediti ekološki primat u svetu
promišljenom politikom ekološke zaštite,
selektivnim izborom tehnologija,
poštovanjem zakonitosti prirode
Jugoslavije i strateškim usmeravanjem
industrijskog razvoja u oblasti koje ne
zagaðuju životnu sredinu.

Ekologija ne poznaje granice i zato je
neophodna državna politika kojom se
ureðuju osnove razvoja i zaštite prirode i
dragocenih resursa kojima raspolažu
Srbija i Crna Gora. Ovakvim postupkom
usporiæe se tekuæa meðunarodna
saradnja uspostavljena na osnovu
ratifikovanih konvencija , zapoèete
aktivnosti na saniranju posledica NATO
bombardovanja i otežati donošenje
propisa za realizaciju Zakona o zaštiti
životne sredine.

Usklaðivanje ekološke politike Savezne
Republike Jugoslavije sa savremenim
tokovima u okruženju i meðunarodnoj
zajednici treba da vrši savezna država
preko regionalnih i meðunarodnih
organizacija i asocijacija. Ukinuto
ministarstvo organizaciono i kadrovski je
bilo osposobljeno za takav zadatak, a naši
struènjaci u ovoj oblasti imaju razvijene
kontakte i nesumnjiv ugled u svetu. Ono je
realizovalo brojne i znaèajne projekte
Savezne vlade u oblasti zaštite životne
sredine, izgraðivalo Banku biljnih gena,
saraðivalo sa velikim brojem nauènih i
struènih ustanova u zemlji i svetu i zato je
takva odluka pogrešna.

Posle najave velikog otvaranja
Jugoslavije prema svetu,ukidanjem
ministarstva koje se bavi zaštitom životne
sredine vrata dosadašnje saradnje se
zatvaraju i otežava se meðunarodna
komunikacija koja je u ovoj oblasti
neophodna i nezaobilazna.

Meðunarodna zajednica je insistirala na
ubrzanom formiranju Savezne vlade kao
osnovnoj institucionalnoj pretpostavci za
pružanje pomoæi Saveznoj Republici
Jugoslaviji . Donacije u oblasti zaštite
životne sredine su najizglednije i najmanje
sporne i zato treba odmah stvarati
najbolje institucionalne pretpostavke.

Zato Ekološki Savet Glavnog odbora
Socijalistièke partije Srbije traži da se
poslovi ekološke politike SRJ rade na
nivou ministarstva Savezne vlade, kaže se
u saopštenju sa sednice Ekološkog
saveta.

09.11.2000. godine

Beograd
Gospodin STEVAN NIKŠIÆ,
glavni i odgovorni urednik nedeljnika
"NIN"

U skladu sa Zakonom o informisanju
zahtevam da u prvom narednom broju
Vašeg lista objavite sledeæi demant:

Sve što ste objavili u "NIN"-u, u broju od
09. novembra 2000. godine, iz pera
Slobodana Ikoniæa, a što se odnosi na
mene, predstavlja notornu laž. Oèigledno
je da ste podatke za tekst uzimali od istog
"izvora" ili neposredno preuzeli od lista
"Nedeljni telegraf". Sve što je u tom listu o
meni objavljeno demantovao sam, ali zbog
"demokratiènosti" medija u kojima DOS
ima neposrednu kontrolu, moj demanti do
danas nije niko objavio. Videæemo kako
æe se "NIN" poneti u odnosu na demant
koji Vam dostavljam.

mr Uroš Šuvakoviæ

ZAVRŠEN IZBOR DELEGATA ZA PETI KONGRES SPS

na sastanku predsednika okružnih
odbora SPS izraženo zadovoljstvo što
je u izboru delegata za Peti vanredni
kongres uèestvovalo preko pola
miliona èlanova SPS širom Srbije -
uèesnici sastanka su izrazili revolt
povodom nasilja koje se u Srbiji
sprovodi od strane kriznih štabova i
grupa prema pojedincima i
institucijama, èime se dovodi u
pitanje funkcionisanje privrede i
ukupnog života

Na sastanku predsednika okružnih odbora
SPS kojim je predsedavao Zoran
Anðelkoviæ, generalni sekretar SPS,
konstatovano je da su uspešno završeni
sastanci na kojima su izabrani delegati za
Peti vanredni kongres i izraženo
zadovoljstvo što je u tim aktivnostima
uèestvovalo preko pola miliona èlanova
SPS širom Srbije. Na taj naèin je završena
prva faza i stvoreni uslovi da delegati za
Peti vanredni kongres u sledeæoj fazi
biraju kandidate za èlanove Glavnog
odbora i predlog kandidata za narodne
poslanike.

Èlanstvo Socijalistièke partije Srbije je
iskazalo jedinstvo sa ocenama i
stavovima rukovodstva Partije i jasno
potvrdilo opredeljenje da se na Kongresu
u rukovodstvo biraju ljudi koji su ostali
privrženi temeljnim principima
Socijalistièke partije Srbije, i koji su za
dalju izgradnju SPS kao partije savremene
evropske orijentacije.

Uèesnici sastanka su izrazili revolt
povodom nasilja koje se u Srbiji sprovodi
od strane kriznih štabova i grupa prema
pojedincima i institucijama, èime se
dovodi u pitanje funkcionisanje privrede i
ukupnog života.

Predsednici okružnih odbora su izrazili
nezadovoljstvo tolerisanjem nasilja pa èak
i njegovim podsticanjem od potpisnika
Sporazuma koji je trebao Srbiji da
obezbedi graðanski mir i toleranciju.

Zatraženo je od strane svih relevantnih
faktora u Srbiji, a naroèito Vlade
Republike Srbije da se poštuju odredbe
Sporazuma od strane svih potpisnika kako
bi se obezbedilo funkcionisanje, ne samo
Vlade i resornih ministarstava, nego pre
svega otklonile nepravilnosti, obezbedilo
poštovanje zakona, reda, mira i
bezbednosti graðana i njihove imovine.

Zatraženo je da se smeni krizni štab EPS-a
i obezbedi redovno snabdevanje strujom,
da se formira Upravni odbor
Radio-televizije Srbije i odmah osnuje
komisija za utvrðivanje stanja u
preduzeæima i institucijama gde su
formirani krizni štabovi, kaže se u
saopštenju sa sastanka.

8.11.2000. godine,

Beograd
LIST "NEDELJNI TELEGRAF"
Gospodin Momèilo ?orgoviæ, direktor i gl.i
odg.urednik

U skladu sa Zakonom o informisanju
zahtevam da u narednom broju Vašeg lista
objavite sledeæi demanti:

Sve što ste objavili u "Nedeljnom
telegrafu", u broju od 8.11.2000. godine, iz
pera novinara Dejana LJutiæa, a što se
odnosi na mene, predstavlja notornu laž.
Jedino je istina da, kao i mnogi drugi, na
Kopaoniku posedujem plac od 4,3 ara koji
sam, pošto nemam sopstvenih finansijskih
sredstava za realizaciju prava na njemu,
ustupila na korišæenje treæem, pravnom
licu.

Gorica Gajeviæ

8.11.2000. godine

B e o g r a d

LISTU "NEDELJNI TELEGRAF"
Gospodinu Momèilu ?orgoviæu, direktoru i
gl.i odg.uredniku

U skladu sa Zakonom o javnom
informisanju zahtevam da u prvom
narednom broju vašeg lista objaviste
sledeæi demanti:

1. Sve što ste u vašem listu, u broju od
8.11.2000. godine, objavili iz pera
gospodina Zorana B. Mijatoviæa, bivšeg
funkcionera SDB, a što se odnosi na moju
liènost notorna je laž i predstavlja njegovu
politièko policijsku konstrukciju sa ciljem
nanošenja moralne i politièke štete meni
lièno i partiji kojoj pripadam. Istovremeno
on predstavlja i pokušaj Mijatoviæa da u
javnosti afirmiše svoje bivše rukovodioce,
kojima je oèigledno impresioniran, i sebe
lièno.

2. Niti sam u životu afere smišljao niti sam
sa drugim licima se udruživao u cilju
njihove prezentacije. Za takvu vrstu
aktivnosti, za razliku od gospodina
Mijatoviæa, nemam nikakvog talenta.
Nikada ni jedan tekst u životu nisam
objavio pod pseudonimom naprosto zato
što sam svoje politièke stavove imao
prilike da iznosim javno, uvek pod punim
imenom i prezimenom.

3. I ovaj tekst, u kojem sve što se
objavljuje, a tièe se mene lièno, jeste laž,
predstavlja pokušaj da se pruži
"argumentacija" raznim kriznim štabovima
da preduzmu i u SDB onakve aktivnosti
kakve preduzimaju po svim institucijama i
ustanovama širom naše zemlje.
Pretpostavljam da je gospodin Mijatoviæ
sebi i ljudima kojima je opèinjen u takvim
rabotama namenio znamenitu ulogu.

mr Uroš Šuvakoviæ

1.11.2000

IZA SVAKODNEVNIH MEDIJSKIH I
POLITIÈKIH PRITISAKA NA
SOCIJALISTE JE SMIŠLJENA AKCIJA DOS-a

Ovakva besprizorna aktivnost nije u
interesu graðana Srbije i nikako ne
doprinosi stabilizovanju stanja u
zemlji i stvaranju neophodnih uslova
za parlamentarne izbore 23.
decembra ove godine

Socijalistièka partija Srbije najoštrije
osuðuje voðenje hajke u sredstvima
javnog informisanja i zloupotrebu
pravosudnih institucija zarad klevetanja
predsednika Slobodana Miloševiæa i
najistaknutijih i najuglednijih èlanova i
rukovodilaca SPS, istièe se u saopštenju
sa današnje sednice Izvršnog odbora
Glavnog odbora SPS, kojoj je predsedavao
Zoran Anðelkoviæ, generalni sekretar SPS.

Svakodnevno objavljivanje laži u
medijima, medijski i politièki pritisci na
pravosuðe, huškaèke i klevetnièke izjave
èelnika DOS i njihovi pozivi na linè
predstavljaju smišljenu akciju usmerenu
na nanošenje moralne štete i
diskreditaciju liènosti i njihovih porodica i
težnju da se na taj naèin prikrije
prevratnièko nasilje koje DOS
svakodnevno sprovodi nad graðanima
Srbije, posebno èlanovima i simpatizerima
Socijalistièke partije Srbije.

Socijalisti su uvereni da graðani Srbije,
uprkos svemu, jasno vide o èemu se
zapravo radi, da ovakva besprizorna
aktivnost nije u njihovom interesu i nikako
ne doprinosi stabilizovanju stanja u zemlji
i stvaranju neophodnih uslova za
parlamentarne izbore 23. decembra ove
godine, na šta se i DOS obavezao
potpisujuæi sporazum sa Socijalistièkom
partijom Srbije i Srpskim pokretom obnove
- istièe se u saopštenju sa današnje
sednice Izvršnog odbora Glavnog odbora
SPS.

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---

Cento milioni (di dollari N.d.T.) per la democrazia?

Come gli Stati Uniti hanno creato un'opposizione corrotta in Serbia

Quando i risultati elettorali in Jugoslavia erano ancora incerti,
abbiamo pubblicato degli estratti di un testo sull'opposizione serba
scritto da Michel Chossudovsky (Canada), Jared Israël (USA), Peter
Maher (USA), Max Sinclair (USA), Karen Talbot (Covert Action Quarterly -
USA) e Niko Varkevisser (Global Reflexion, Paesi Bassi). 15-09-2000

www.tenc.net
[I nuovi Abiti dell'Imperatore - Emperors Clothes]

La coalizione dell’opposizione jugoslava si proclama «democratica ed
indipendente». Tuttavia, le nostre ricerche dimostrano che questa è
controllata da Washington, dalle stesse persone che sono intervenute
nel corso dei dieci anni passati per tentare di spappolare la
Jugoslavia.

Delle audizioni rivelatrici di fronte al Senato americano

Nel luglio 1999, il Senato americano ha tenuto delle sedute sulla
Serbia. L’inviato speciale degli USA nei Balcani, Robert Gelbard, il
suo assistente, James Pardew, ed il senatore Joseph Biden hanno portato
la loro testimonianza. Hanno dichiarato apertamente che gli USA
finanziavano e controllavano la sedicente opposizione «democratica ed
indipendente».
Nella giornata che ha preceduto queste audizioni, il Senato americano
ha votato per un finanziamento di cento milioni di dollari per questa
opposizione. L’inviato speciale Gelbard ha dichiarato: «Nel corso dei
due anni che hanno portato alla crisi del Kosovo, abbiamo dispensato
16,5 milioni di dollari per differenti programmi per sostenere la
democratizzazione della Serbia.» Ha aggiunto poi che più di 20 milioni
di dollari sono stati indirizzati a Milo Djukanovic che dirige il
governo della Repubblica jugoslava del Montenegro.
Questo denaro è servito a finanziare, a volte anche a creare, dei
partiti politici, delle stazioni radio ed anche dei sindacati. Se una
potenza straniera avesse agito nello stesso modo negli Stati Uniti, i
loro agenti locali sarebbero stati sbattuti in prigione.

La testimonianza di James Pardew, l’assistante di Gelbard

Pardew: «Noi siamo intervenuti indirettamente attraverso le
organizzazioni non governative. Abbiamo stabilito un anello intorno
alla Serbia di trasmissioni internazionali, ma mettendole a
disposizione anche delle voci indipendenti della Serbia che utilizzano
queste installazioni internazionali.» (Notate l'utilizzo poco consono
dell'espressione «indipendente» che significa "indipendente da loro ma
dipendente dagli USA".)
Il senatore Joseph Biden non sembra credere che le misure illustrate da
Pardew siano sufficienti.
Biden: «Noi possiamo rendere disponibili delle installazioni. Ma siamo
preparati a chiudere le installazioni che diffondono la propaganda (del
governo jugoslavo N.d.T.)?»
Gelbard ha tentato allora di difendere la politica del governo
americano sottolineando come, durante la guerra dello scorso anno
contro la Jugoslavia, gli USA avevano effettivamente «chiuso» le
installazioni della TV serba bombardandole.
Gelbard: «Eh certo, noi abbiamo, senatore, nel corso del conflitto del
Kosovo, con i nostri alleati...»
Il senatore Biden l’interrompe, temendo che Gelbard dica troppo.
Biden: «No, questo lo so. Io voglio sapere cosa si sta facendo adesso.»
Gelbard: «Eh vede, per quanto ne sappia, le comunicazioni tra la
televisione serba e le installazioni Eutelsat non sono state
ristabilite e ci siamo assicurati che saranno interrotte di nuovo se
cercassero di ristabilirle.»
Il senatore Biden e l'inviato speciale Gelbard hanno avuto questa
discussione sul tema de «l’opposizione democratica in Serbia».
Biden: «Come possiamo agire nella Serbia stessa? Per esempio, Vuk
Draskovic continua a negare l’accesso a Studio B, che è
presumibilmente...»
Gelbard: «No, ha appena dato l'accesso a Studio B alla Radio B-92, che
sta per essere rifondata con il nome di Radio B2-92. Noi vogliamo che
Draskovic apra Studio B al resto dell’opposizione ed è il messaggio che
gli faremo pervenire nei prossimi giorni.»
Ricordiamo che Gelbard era il principale consigliere di Clinton per la
Jugoslavia e che Biden è uno dei senatori americani più impegnati nello
scontro con la Serbia. Questi uomini sono talmente implicati nel
controllo dell'opposizione «indipendente» della Serbia da sapere –
minuto per minuto – se Draskovic, Djindjic e Djukanovic si dividono
equamente spazio e tempo di trasmissione a Studio B a Belgrado.

Sostenere un solo candidato

L’agenzia France-Presse riportava il 2 agosto passato che una
delegazione dell’opposizione «democratica» aveva incontrato i dirigenti
del Montenegro per convincerli a sostenere il loro candidato per la
presidenza.
«La delegazione serba comprendeva Zoran Djindjic del Partito
Democratico e Vojislav Kostunica del Movimento Democratico per la
Serbia, il candidato designato per far fronte a Milosevic.»
«L'incontro ha avuto luogo all'indomani di quello tra la Segretaria di
Stato Madeleine Albright ed il presidente montenegrino Milo Djukanovic
a Roma, nel corso del quale questa ha fatto pressioni sui gruppi
dell'opposizione affinché abbandonassero le loro minacce di
boicottaggio delle elezioni ed affinché si unissero per battere
Milosevic.»
Altre informazioni ci sono pervenute sul viaggio della Albright a Roma
e sul suo incontro con Djukanovic.
«Oltre alle strategie elettorali, l'Albright ha dichiarato di aver
discusso con Djukanovic sulle strade per aumentare l'aiuto al
Montenegro che è in preda ad una crisi economica» (Agenzia France-
Presse, 1 agosto 2000). Inoltre, l'Albright ha offerto dei fondi a Milo
Djukanovic nel caso avesse accettato di dare il suo appoggio alla
sedicente opposizione «indipendente».
All'inizio, Djukanovic aveva rifiutato. Kostunica lo aveva criticato
pubblicamente per non essersi associato alla sua équipe. Poi, l'11
settembre, Djukanovic ha abbracciato la candidatura di Kostunica. Il
denaro dell'Albright c’entrava qualcosa.
E' un colpo di fortuna per gli agenti americani in Jugoslavia l'esser
riusciti, lavorando con gli uomini del National Endowment for
Democracy, a portare Kostunica sotto l'ombrello americano all'interno
di un'alleanza con Djindjic e Djukanovic e molti altri.
L’organizzazione di Kostunica è molto debole. La sua campagna
elettorale dipende dai partiti, gruppi e mezzi d'informazione
controllati dagli USA. Se conseguirà la vittoria, le marionette locali
degli Stati Uniti gli forniranno il personale statale necessario.

Il programma dell’opposizione «democratica»

L’opposizione «democratica» ha fatto suo un programma redatto dal G-17,
un gruppo d’economisti neoliberisti di Belgrado, finanziato dal
National Endowment for Democracy. Questo programma è disponibile sui
siti web del G-17 e del gruppo «studentesco» Otpor. Questi elencano un
certo numero di obiettivi che l’opposizione «democratica» si è
impegnata a mettere in opera nel caso di vittoria alle elezioni
presidenziali o nelle altre elezioni. I principali punti del programma
sono i seguenti:

L’adozione del marco tedesco come moneta per tutta la Jugoslavia,
seguendo quello che già si è fatto in Bosnia, in Kosovo ed in
Montenegro. Questo avrebbe l'effetto di impoverire immediatamente il
popolo jugoslavo trascinando il paese alle dipendenze economiche della
Germania.
La fine del controllo dei prezzi. La fine delle sovvenzioni per
l’alimentazione, la fine delle protezioni sociali. Il popolo
lavoratore, compreso il milione di rifugiati le cui condizioni sono già
difficili, dovrà comprare il cibo a prezzi occidentali, ma senza i
salari occidentali.
Un trattamento shock per trasformare la Jugoslavia in un paese
capitalista senza però fornire agli jugoslavi i mezzi finanziari
necessari per partecipare ad una tale economia. Il risultato sarà il
trasferimento in mani straniere del controllo di tutta l'economia. Con
questa applicazione della sedicente «ideologia economica moderna» sono
già riusciti a distruggere l'economia russa.
Curiosamente, il loro programma non menziona mai l’aggressione
criminale della NATO contro la Jugoslavia.
Il programma chiama a ridurre le spese pubbliche, smilitarizzare ed
apportare delle radicali trasformazioni al sistema di tassazione. Tutte
queste misure permetteranno alla Jugoslavia di essere controllata dagli
stranieri.
Il programma accetta il diktat americano secondo il quale la Jugoslavia
non esiste più e la Serbia dovrà inginocchiarsi davanti a Washington
per essere riconosciuta di nuovo sulla scena internazionale.
Questo significa l'azzeramento immediato di tutti i beni e dei diritti
storici dello Stato jugoslavo. Questi beni includono i miliardi di
dollari delle ambasciate, delle navi, degli aerei, dei conti in banca
distribuiti nel mondo, dei beni all'estero e di quelli accumulati dal
popolo jugoslavo dalla fine della Prima Guerra Mondiale.

Il National Endowment for Democracy ed il meccanismo della sovversione

Nella sua testimonianza, Gelbard ha affermato che il governo americano
aveva distribuito dei soldi in Jugoslavia attraverso l'intermediazione
d'una sedicente organizzazione «non governativa», il National Endowment
for Democracy (Fondo Nazionale per la Democrazia). Ma in realtà non si
tratta d'una ONG. E' finanziata dal Congresso USA!
Il National Endowment for Democracy è stato creato nel 1983 per uno
scopo ben preciso. Tutti sapevano in quel momento che la CIA perseguiva
gli obiettivi della politica americana infiltrando delle persone e
mettendo in piedi dei gruppi-fantoccio. Come sottolinea il Washington
Post: «Quando queste attività venivano smascherate (cosa che era
inevitabile), l’effetto era devastante.» (22 settembre 1991)
Il Congresso americano ha allora messo in piedi il National Endowment
for Democracy con lo scopo di fare apertamente quello che la CIA aveva
l’abitudine di fare clandestinamente. C'era così un grande vantaggio.
Non essendo più segreta la sovversione, questa non poteva più essere
oggetto di smascheramenti!
Beneficiando di fondi considerevoli, il National Endowment for
Democracy ed i suoi affiliati hanno cominciato a reclutare nei paesi
stabiliti degli «attivisti per la democrazia», degli «attivisti per la
pace» e degli «economisti indipendenti». Queste persone furono invitate
a festeggiare nei più grandi ristoranti e ricevettero una barca di
soldi per i loro conti correnti. Gli hanno pagato delle borse di studio
e degli stages all’estero. Gli hanno inculcato l’idea che potessero
essere i leaders del domani dell'impero americano.
Questi «attivisti» crearono delle «organizzazioni indipendenti» nei
loro paesi e sollecitarono dei fondi da parte del National Endowment
for Democracy che, ricordiamolo, li aveva reclutati direttamente! Ed il
National Endowment for Democracy gli ha fornito tutti i fondi richiesti!

TRADUZIONE ITALIANA A CURA DE
Il Bollettino di informazione antiimperialista
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> Subject: [noocse-bo] Re: Che c'entra Radio Free Europe con No-ocse?
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> Sono esterreftto. Apro il sito no-ocse e vi trovo
> messaggi, che pubblicizzano i programmi della radio
> della Cia Free Europe. Questa radio, che serve da
> anticipatore e copertura politico-ideologica
> dell'espansione economico-miliare nel neoliberismo
> nell'est-europeo, ha sede, dal 1990 a Praga (prima
> della caduta del muro era a Monaco di Baviera). E'
> finanziata direttamente dal Pentagono e vi lavora
> personale accuratamente selezionato tra le fila
> dell'anticomunsimo più sofisticato. La sede della
> radio, a Praga, è l'enorme e modernissimo edificio,
> attrezzato con tutti i comfort, che, prima della
> divisione della Cecoslovacchia, ospitava il parlamento
> federale cecoslovacco. E' stato affittato dai
> leccapiedi del governo ceco a Rdio Free Europe al
> prezzo simbolico di una corona (50 lire) annue. E' lo
> stesso governo che fa chiudere dalla polizia le
> emittenti indipendenti messe su alla meglio dai
> compagni del movimento ceco (prorio in questi giorni è
> stato chiuso dalla polizia a Praga il centro sociale
> Ladronka, l'unico centro sociale sopravvissuto in
> questi anni in quella città e dove funzionava anche
> una piccola emittente alternativa. E' stato chiuso con
> la scusa dei rumori. In realtà, è gia pronto un grande
> progetto di speculazione edilizia e di costruzione di
> un lussuoso complesso turistico-alberghiero).
> Le trasmissioni russe di questa radio Cia, addetta
> alla diversione ideologica neoliberista e
> guerrafondaia, è diretta da un italia (di cui ora non
> rivelo il nome), che fa da supervisore per tutte le
> trasmissioni dirette nei paesi slavi. Questo
> personaggio è stato per diversi anni in Urss ai tempi
> della guerra fredda con compiti di spionaggio e di
> provocazione. Una redazione serba presso radio free
> Europa è fuzionante da anni. I suoi membri sono stati
> accuratamente scelti tra i militanti di Otpor (alla
> faccia del pluralismo!), il movimento finanziato dallo
> speculatore finanziario Soros (non a caso di origini
> ungheresi), il quale finanzia pure radio B92 (tutto
> questo, naturalmente, lo fa per grande amore verso la
> democrazia!).
> ATTENTI, COMPAGNI! A VOLTE IL NEMICO MARCIA ALLA
> NOSTRA TESTA!
>
> --- Danica Razlag <razlag@...> ha scritto: >
> > Original text in Serbian at:
> > HYPERLINK
> >
> "http://www.danas.org/programi/most/2000/11/20001112125926.asp"
> >
> >
> >
> http://www.danas.org/programi/most/2000/11/20001112125926.asp
> >
> >
> > RADIO FREE EUROPE
> > Programs in Bosnian/Croatian/Serbian and Albanian
> > languages
> >
> > RADIO BRIDGE (RADIO MOST)
> >
> > November 12, 2000 7:00 p.m.
> >
> > NO ONE HAS A MANDATE TO NEGOTIATE
> >
> > In Pristina: Ylber HYSA, director of the Campaign
> > for Civil Initiatives
> > of Kosovo and In Kosovo Polje: Protosyncellus Sava
> > JANJIC, spokesman of the
> > Serb National Council of Kosovo and Metohija
> >
> > Moderator: Omer KARABEG
> >
> > Have the victory of the opposition in elections in
> > the Federal Republic of
> > Yugoslavia and the victory of the Democratic
> > Alliance of Kosovo in local
> >
> > elections in that province created conditions for
> > the beginning of true dialog
> > on the future of Kosovo?
> >
> > RFE: Mr. Hysa, do you think that after the fall of
> > Milosevic conditions have
> > been created for the beginning of a dialog between
> > Ibrahim Rugova,
> >
> > whose party won office in the majority of Kosovo
> > municipalities, and the
> > president of the Federal Republic of Yugoslavia,
> > Vojislav Kostunica?
> >
> > HYSA: I do not think that conditions have been
> > created for the beginning of a
> > dialog. Rugova is the president of a party which won
> > in the local
> >
> > elections in 21 of a total of 30 municipalities,
> > which is how many of them
> > there are in Kosovo, taking into account that Serbs
> > are in the majority
> >
> > in three municipalities and the Serbs, as you know,
> > did not participate in the
> > elections. This does not give him a mandate to
> > represent Kosovo.
> >
> > Such a mandate can be obtained only in national
> > elections which have yet to be
> > held in Kosovo. After all, Security Council
> > Resolution 1244 is
> >
> > very clear with respect to this point. It says that
> > first democratic
> > institutions are to be created in Kosovo, and only
> > then can talks take place
> >
> >
> > regarding the future status of Kosovo.
> >
> > RFE: Mr. Hysa, does this mean that in Kosovo at this
> > moment no person and no
> > party has a mandate to engage in dialog with
> > representatives of
> >
> > Serbia and the Federal Republic of Yugoslavia?
> >
> > HYSA: I think that is the case. Besides, I think
> > that such a dialog would be
> > risky, that it would be premature and that it would
> > not yield any
> >
> > results. Before it begins, a lot of things need to
> > be done in both Serbia and
> > Kosovo. Before us is the long path of
> > democratization, the long path
> >
> > of building institutions and consequently, at this
> > moment we would stand to
> > gain absolutely nothing from such talks even if they
> > were possible.
> >
> > JANJIC: The Albanians themselves must decide who on
> > the Albanian side is going
> > to participate in talks; that is their own business.
> > I think,
> >
> > nevertheless, that it is necessary to begin some
> > sort of preliminary talks and
> > negotiations in order to realize what is foreseen by
> > Resolution 1244
> >
> > which does not mention the issue of status but does
> > talk about the substantial
> > autonomy of Kosovo within the framework of the
> > Federal Republic
> >
> > of Yugoslavia.
> >
> > RFE: Mr. Janjic, if I understand correctly, you are
> > of the opinion that a
> > dialog could begin, as long as the most sensitive
> > issue, the issue of the
> >
> > status of Kosovo, is left unopened?
> >
> > JANJIC: Absolutely. There can be no talks on the
> > status of Kosovo under
> > conditions where there is no respect for the basic
> > human rights of
> >
> > Serbs and members of other non-Albanian communities
> > which live in Kosovo and
> > Metohija. In my opinion it is first necessary to
> > realize what is
> >
> > foreseen by Resolution 1244. I would agree with Mr.
> > Hysa that at this moment
> > we need to concentrate on the building of democratic
> > institutions
> >
> > which I understand to mean only those institutions
> > which are foreseen by
> > Resolution 1244. I mean, therefore, those
> > institutions which would, first
> >
> > of all, enable respect for the human rights and
> > freedoms of all the residents
> > of Kosovo and Metohija but not those institutions
> > which would fall
> >
> > outside the scope of the Resolution and prejudice
> > the issue of the province’s
> > status.
> >
> > RFE: Mr. Hysa, if the issue of the status of Kosovo
> > were to be left aside,
> > would it be possible at this moment to establish a
> > dialog between the
> >
> > Serb and Albanian sides regarding other key issues,
> > regarding issues of
> > coexistence?
> >
> > HYSA: There are different kinds of dialog. This
> > discussion, too, which we are
> > holding on "Radio Bridge is one form of dialog.
> > However,
> >
> > institutions have not yet been established in Kosovo
> > which would be able to
> > conduct official dialogs. If I understand correctly,
> > what you are
> >
> > saying and what Mr. Janjic insists on is the
> > creation of some sort of positive
> > relations, or so-called "confidence building
> > measures". One such
> >
> > step, for example, would be if the Albanian
> > prisoners in Serb jails were to be
> > released. That would be a positive example.
> >
> > RFE: Do you think that this is an issue about which
> > both Albanian and Serb
> > sides could talk about at this moment?
> >
> > HYSA: I do not think that this is something on which
> > we can negotiate. Because
> > these people are war hostages, not prisoners. Now,
> > after its
> >
> > acceptance into the United Nations, the Federal
> > Republic of Yugoslavia should
> > respect the standards of the international community
> > and free the
> >
> > imprisoned Albanians. This is a problem which should
> > be resolved by the
> > international community and Serbia. This is not an
> > issue on which we
> >
> > can negotiate.
> >
> > RFE: Mr. Janjic, in your opinion should all
> > Albanians who are presently in
> > prisons in Serbia be released?
> >
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