Informazione



Putin vs. Obama

1) La Russia ha ritirato tutti fondi in contanti depositati presso banche americane
2) Vladimir Putin, Discorso all’Assemblea Federale, 18 Marzo 2014 / Putin: Crimea similar to Kosovo, West is rewriting its own rule book / 10 Putinovih najmoćnijih izjava iz istorijskog govora o Krimu


LINK CONSIGLIATI: 

Les medias censurent Poutine. La trouille ? (Armand Lefevre - 21 mars 2014)
iTélé, BFM TV ou France 24 étaient bien préparés avec chacun un traducteur « live » du discours…
http://www.michelcollon.info/Les-medias-censurent-Poutine-La.html

German media seeks to paint Putin as new “Hitler” (Ulrich Rippert / WSWS, 22 March 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/03/22/hitl-m22.html

Anti-Russia propaganda and the fabrication of a new pro-war consensus (Alex Lantier)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/03/21/pers-m21.html

German Left Party promotes government propaganda against Russia
http://www.wsws.org/en/articles/2014/03/21/left-m21.html

Keine Champagnerstimmung mehr (Sanktionen gegen Russland)

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The Free World (German agitation against Russia)

Die freie Welt (Verschärfung der antirussischen Agitation)


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Senza precedenti: la Russia ha ritirato tutti fondi in contanti depositati presso banche americane (oltre 100 miliardi)

Fonte: Ticinolive.ch, mercoledì 12 marzo 2014 / www.civg.it

MOSCA - La Banca centrale russa ha ritirato gran parte dei suoi averi dalle banche americane. Miliardi di dollari sono stati trasferiti nelle banche europee.
La settimana scorsa la Banca centrale di Russia ha ritirato - ma la notizia è filtrata solo oggi - gran parte delle sue riserve depositate nelle banche americane per trasferirle in istituti finanziari europei. L’importo esatto della somma trasferita non è noto ma si tratterebbe di decine di miliardi di dollari. (fonti qualificate citano una somma oscillante tra gli 80 e 150 miliardi di USD).
Questo movimento mostra che nel suo conflitto con il nuovo potere in Ucraina il presidente russo Vladimir Putin considera tutti gli scenari, incluso quello che vedrebbe il governo americano congelare gli averi russi depositati nelle banche negli Stati Uniti. 
Il segnale, comunque, è tutt'altro che tranquillizzante e dà l'idea che si stia preparando uno scontro tra Stati Uniti e Russia che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda.


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<< I nostri partner occidentali, guidati dagli Stati Uniti d'America, preferiscono non essere guidati nelle loro politiche dal diritto internazionale, ma dal potere della pistola. 
Sono arrivati a credere, nella loro esclusività, che loro possono decidere i destini del mondo, che solo loro stanno dalla parte giusta. Agiscono come gli pare: qua e là, usano la forza contro Stati sovrani, fanno coalizioni basate sul principio “Se non sei con noi, sei contro di noi!” 
Per far sì che questa aggressione sembri legittima, forzano le risoluzioni delle organizzazioni internazionali, e se per qualche ragione ciò non funziona, loro semplicemente ignorano il Consiglio di Sicurezza Onu e tutte le Nazioni Unite.
Questo è successo in Jugoslavia, ricordiamo molto bene il 1999. 
E' difficile credere, anche vedendolo con i miei occhi, che alla fine del 20° secolo, una delle capitali europee, Belgrado, sia stata sotto attacco missilistico per molte settimane, dopodichè venne il vero intervento. 
C'era una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu su questo, che autorizzasse queste azioni? 
Niente del genere. 
E dopo, hanno colpito l'Afghanistan, l'Iraq, e hanno violato chiaramente la risoluzione Onu sulla Libia, quando invece di imporre la cosiddetta No Fly Zone hanno iniziato a bombardare.
C'è stata tutta una serie di rivoluzioni "colorate" finanziate dagli USA. 
Sono stati imposti a queste nazioni standard che in nessun modo corrispondono al loro modo di vivere, alle tradizioni e alla cultura di questi popoli. 
Come risultato, invece di democrazia e libertà, ci sono stati caos, sconvolgimenti e violenza. 
La primavera araba è diventata un inverno arabo.
Una situazione simile è successa in Ucraina, nel 2004. E adesso, hanno rovesciato un governo e organizzato gruppi di mercenari ben armati. 
Noi sappiamo quello che sta succedendo; noi sappiamo che queste azioni sono rivolte contro l'Ucraina, contro la Russia e contro l'integrazione Eurasiatica.
 >>

Vladimir Putin, Discorso all’Assemblea Federale (Duma), 18 Marzo 2014

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Putin: Crimea similar to Kosovo, West is rewriting its own rule book

18/mar/2014 - Crimea's secession from Ukraine was just like Kosovo's secession from Serbia, and any arguments otherwise are just attempts to bend the West-advocated rules that were applied to the Kosovo case, Russian President Vladimir Putin said.
Russian President Vladimir Putin addressed the Federal Assembly, including State Duma deputies, members of the Federation Council, regional governors and civil society representatives, at the Kremlin in Moscow March 18, 2014


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10 Putinovih najmoćnijih izjava iz istorijskog govora o Krimu
 

Predsednik Rusije u najznačajnijem govoru u postsovjetskoj eri poručio Zapadu da prestane siledžijski da se ponaša


1. DOBRO SU SE SETILI DA POSTOJI ZAKON

"Kažu da kršimo međunarodni zakon. Dobro da su se setili da međunarodni zakon postoji. Bolje ikad nego nikad."


2. ZAPAD SE PONAŠA KAO BIK U STAKLARSKOJ RADNJI

"Stalno pokušavaju da nas sateraju u ćošak jer imamo i držimo nezavisnu poziciju i zato što govorimo istinu i ne učestvujemo u licemerju. Ali sve ima svoje granice. A u slučaju Ukrajine naši Zapadni partneri su prešli tu granicu, ponašaju se kao medved i deluju neodgovorno i neprofesionalno."
 

3. PREVAZIĐITE HLADNI RAT

"Danas je najvažnije okončati ovu histeriju, prekinuti retoriku Hladnog rata i prihvatiti činjenice. Rusija je nezavisni i aktivni učesnik u međunarodnom događajima. Kao i druge države, ona ima sopstvene nacionalne interese koji moraju biti uzeti u obzir i poštovani."


4. BAHATI STE

"Ponašaju se kako im se prohte: tu i tamo upotrebe silu protiv suverenih država, sklapaju koalicije po principu 'ako nisi s nama, onda si protiv nas'. A da bi ova agresija izgledala legitimno, prisiljavaju međunarodne organizacije da usvajaju potrebne rezolucije. Ako je to iz nekog razloga nemoguće, onda prosto ignorišu Savet bezbenosti UN i UN u celini."


5. SILEDŽIJE STE

"Zapadni partneri, predvođeni SAD, više vole vladavinu sile nego međunarodnog prava."


6. NATO PRIMAMO U GOSTE, ALI NE MOŽE DA KAMPUJE KOD NAS

"NATO ostaje vojni savez i mi smo protiv toga da se oni odomaćuju u našem dvorištu; to je istorijski naša teritorija. Ne mogu da zamislim da ćemo putovati u Sevastopolj u posetu mornarima NATO. Naravno, većina od njih su sjajni momci, ali radije bismo da oni dolaze kod nas u posetu nego obratno."


7. ODGOVORIĆEMO ISTOM MEROM

"Neki zapadni političari već nam prete ne samo sankcijama, nego stvaranjem sve ozbiljnih problema kod nas. Voleo bih da znam na šta tačno misle: na delovanje pete kolone, tom raznolikom hrpom 'nacionalnih izdajnika', ili se nadaju da izazovu pogoršanje društvene i ekonomske situacije tako da izazovu nezadovoljstvo javnosti? Takve izjave smatramo neodgovornim i očito agresivnim i odgovorićemo istom merom."


8. NEMCI, NI VAŠE UJEDINJENJE NISU PODRŽAVALI

"Verujem da bi trebalo da me razumeju svi Evropljani, pre svega Nemci. Dozvolite da vas podsetim da u vreme kad ste dogovarali ujedinjenje Istočne i Zapadne Nemačke... neke države, koje su  bile nemačke saveznice i još su to, nisu podržale ideju o ujedinjenju. Ali naša zemlja je jedinstveno podržala iskreno i nezaustavljivu želju Nemaca da ostvare nacionalno jedinstvo. Uveren sam da to niste zaboravili i očekujem od naroda Nemačke da podrži težnju Rusije da obnovi jedinstvo."


9. LICEMERNI STE ZA KOSOVO

"Stalno slušamo od Sjedinjenih Država i Zapadne Evrope da je Kosovo neki poseban slučaj. A šta ga to čini tako posebnim u očima naših koelga? Ispostavilo se da je to činjenica da je u sukobu na Kosovu bilo mnogo ljudskih žrtava. Da li je to pravni argument? U presudi Međunarodnog suda nema reči o tome. Ovo čak nisu ni dvostruki standardi, nego zapanjujući, primitivni, prostački cinizam. Ne bi trebalo da tako sirovo pokušavaju da sve podređuju svojim interesima i nazivaju istu stvar danas belom, a sutra crnom."


10. SVE IMA SVOJE GRANICE

"Ako suviše pritisnete, obiće vam se o glavu.

(Kurir/Raša tudej)


(english / italiano)

Il cappio del FMI al collo dell'Ucraina


1) La "nuova" Ucraina ostaggio degli usurai del FMI
- Regime Change in Ukraine and the IMF’s Bitter “Economic Medicine” (Michel Chossudovsky)
2) Il prezzo della "liberazione" dell'Ucraina è stato il trasferimento del suo oro alla Fed? (Tyler Durden)


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LA "NUOVA" UCRAINA OSTAGGIO DEGLI USURAI DEL FMI

Ancora sulle misure prese dalla giunta golpista per accedere alla tagliola del FMI:

Il parlamento ucraino ha approvato alla seconda votazione con 246 'sì' il piano anti crisi del governo per evitare la catastrofe finanziaria, assicurandosi il maxi prestito del Fondo monetario internazionale.
Il pacchetto messo a punto dall'esecutivo prevede, tra l'altro, l'aumento delle tasse, delle accise, delle bollette del gas, il congelamento del salario minimo e del livello minimo di sussistenza, la riduzione del 10% dei dipendenti pubblici in servizio. Il primo voto era andato a vuoto, con 189 'sì', contro il quorum di 226.


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Sergej Tolstov, Direttore dell'Istituto di Analisi Politiche e Studi Internazionali, all'agenzia GolosUA, commentando gli accordi della giunta di Kiev con UE e Fondo Monetario Internazionale.
"Ora il livello di povertà assoluta in Ucraina è di circa il 13%. Se i prezzi sulle abitazioni aumentano e gli stipendi saranno congelati, la struttura delle spese dei cittadini ucraini cambierà in modo tale che il tasso di povertà salirà al 70%", ha dichiarato in una conversazione con Golos UA il Direttore dell'Istituto di Analisi Politiche e Studi Internazionali Sergej Tolstov.
Tolstov ha osservato che in precedenza la differenza delle tariffe del gas veniva compensata dalla "Naftogaz": "Ma questo ha portato ad un deficit nascosto del bilancio statale, che il FMI ha deciso di contrastare, aumentando le tariffe per la popolazione. I costi per i poveri dovrebbero essere compensati, ma nel bilancio dello Stato questo denaro non c’è”.
Egli ha sottolineato che il prestito del FMI serve all’Ucraina per stabilizzare le riserve in oro e valuta estera, ma ulteriori accordi possono permettere di destinare i fondi per coprire il deficit del bilancio.
"Questa è una situazione assurda, in cui l’adempimento delle condizioni per ottenere il prestito dovrà essere pagato con il prestito stesso" ha detto Sergei Tolstov, ricordando che al momento l'Ucraina deve già al FMI ben 3,6 miliardi di dollari.

(fonte: https://www.facebook.com/ucrainaantifascista - Giovedì, 27 Marzo 2014)

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Nella discussione che si è tenuta oggi al Parlamento ucraino durante la presentazioni di emendamenti riguardanti il bilancio, è stato vietato a Petro Simonenko di intervenire per dire la verità sugli enormi tagli alle spese sociali che attendono i cittadini ucraini dopo gli accordi con UE e Fondo Monetario Internazionale, contestualmente all'aumento delle tariffe - soprattutto quelle sul gas che dalle prossime settimane vedranno un incremento del 50% - e al blocco dei salari e delle pensioni.
I comunisti hanno dunque abbandonato l'aula e non hanno partecipato al voto. La maggioranza parlamentare fa leva sui voti dei partiti componenti la giunta e sui transfughi del Partito delle Regioni che sono passati con i golpisti. Allo stesso tempo, il clan della Timoshenko è impegnato a costituire una "grande coalizione" coinvolgendo altri esponenti della precedente maggioranza parlamentare.
Il PCU ha iniziato una campagna informativa sulle enormi perdite economiche e sulle privatizzazioni che colpiranno lavoratori e pensionati ucraini, di cui a breve porteremo delle sintesi in italiano.


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Regime Change in Ukraine and the IMF’s Bitter “Economic Medicine”


Global Research, March 24, 2014


In the days following the Ukraine coup d’Etat of February 23, leading to the ousting of a duly elected president, Wall Street and the IMF–in liaison with the US Treasury and the European Commission in Brussels– had already set the stage for the outright takeover of Ukraine’s monetary system. The EuroMaidan protests leading up to “regime change” and the formation of an interim government were followed by purges within key ministries and government bodies.

The Governor of the National Bank of Ukraine (NBU) Ihor Sorkin was fired on February 25th and replaced by a new governor:Stepan Kubiv.

Stepan Kubiv is a member of Parliament of the Rightist Batkivshchyna “Fatherland” faction in the Rada led by the acting Prime Minister Arseny Yatsenyuk (founded by Yulia Tymoshenko in March 1999). He previously headed Kredbank, a Ukrainian financial institution largely owned by EU capital, with some 130 branches throughout Ukraine. Ukraine Central Bank Promises Liquidity To Local Banks, With One Condition, Zero Hedge, February 27, 2014).

Kubic is no ordinary bank executive. He was one of the first field “commandants” of the EuroMaidan riots alongside Andriy Parubiy co-founder of the Neo-Nazi Social-National Party of Ukraine (subsequently renamed Svoboda) and Dimitry Yarosh,leader of the Right Sector Brown Shirts, which now has the status of a political party.  

Kubiv was in the Maidan square addressing protesters on February 18, at the very moment when armed Right Sector thugs under the helm of Dmitry Yarosh were raiding the parliament building.

A few days later, upon the establishment of the interim government, Stepan Kubiv was put in charge of negotiations with Wall Street and the IMF.

The new Minister of Finance Aleksandr Shlapak is a political crony of Viktor Yushchenko –a long-time protegé of the IMF who was spearheaded into the presidency following the 2004 “Colored Revolution”. Shlapak held key positions in the office of the presidency under Yushchenko as well as at the National Bank of Ukraine (NBU). In 2010, upon Yushchenko’s defeat, Aleksandr Shlapak joined a shadowy Bermuda based offshore financial outfit IMG International Ltd (IMG), holding the position of Vice President. Based in Hamilton, Bermuda, IMG specialises in “captive insurance management”, reinsurance and “risk transfer.”

Minister of Finance Aleksandr Shlapak  works in close liaison with Pavlo Sheremeto, the newly appointed Minister of Economic Development and Trade, who upon his appointment called for “deregulation, fully fledged and across the board”, requiring –as demanded in previous negotiations by the IMF– the outright elimination of subsidies on fuel, energy and basic food staples.

Another key appointment is that of Ihor Shvaika, a member of the Neo-Nazi Svoboda Party, to the position of Minister of Agrarian Policy and Food. Headed by an avowed follower of World War II Nazi collaborator Stepan Bandera, this ministry not only oversees the agricultural sector, it also decides on issues pertaining to subsidies and the prices of basic food staples.  

The new Cabinet has stated that the country is prepared for socially “painful” but necessary reforms. In December 2013, a 20 billion dollar deal with the IMF had already been contemplated alongside the controversial EU-Ukraine Association Agreement. Yanukovych decided to turn it down.

One of the requirements of  the IMF was that “household subsidies for gas be reduced once again by 50%”.

“Other onerous IMF requirements included cuts to pensions, government employment, and the privatization (read: let western corporations purchase) of government assets and property. It is therefore likely that the most recent IMF deal currently in negotiation, will include once again major reductions in gas subsidies, cuts in pensions, immediate government job cuts, as well as other reductions in social spending programs in the Ukraine.” (voice of russia.com March 21, 2014)


Economic Surrender: Unconditional Acceptance of IMF Demands by Western Puppet Government

Shortly after his instatement, the interim (puppet) prime minister Arseny Yatsenyuk casually dismissed the need to negotiate with the IMF. Prior to the conduct of negotiations pertaining to a draft agreement, Yatsenyuk had already called for an unconditional acceptance of the IMF package: “We have no other choice but to accept the IMF offer”.

Yatsenyk intimated that Ukraine will “accept whatever offer the IMF and the EU made” (voice of russia.com March 21, 2014)

In surrendering to the IMF, Yatsenyuk was fully aware that the proposed reforms would brutally impoverish millions of people, including those who protested in Maidan.

The actual timeframe for the implementation of the IMF’s “shock therapy” has not yet been firmly established. In all likelihood, the regime will attempt to delay the more ruthless social impacts of the macroeconomic reforms until after the May 25 presidential elections (assuming that these elections will take place).

The text of the IMF agreement is likely to be detailed and specific, particularly with regard to State assets earmarked for privatization.

Henry Kissinger and Condoleeza Rice, according to Bloomberg are among key individuals in the US who are acting (in a non-official capacity) in tandem with the IMF, the Kiev government, in consultation with the White House and  the US Congress.


The IMF Mission to Kiev

Immediately upon the instatement of the new Finance Minister and NBU governor, a request was submitted to the IMF’s Managing director. An IMF fact finding mission headed by the Director of the IMF’s European Department Rez Moghadam was rushed to Kiev:

“I am positively impressed with the authorities’ determination, sense of responsibility and commitment to an agenda of economic reform and transparency. The IMF stands ready to help the people of Ukraine and support the authorities’ economic program.”Press Release: Statement by IMF European Department Director Reza Moghadam on his Visit to Ukraine

A week later, on March 12, Christine Lagarde, met the interim Prime Minister of Ukraine Arseniy Yatsenyuk at IMF headquarters in Washington. Lagarde reaffirmed the IMF’s commitment:

“[to putting Ukraine back] on the path of sound economic governance and sustainable growth, while protecting the vulnerable in society. … We are keen to help Ukraine on its path to economic stability and prosperity.”(Press Release: Statement by IMF Managing Director Christine Lagarde on Ukraine

The above statement is wrought with hypocrisy. In practice, the IMF does not wield “sound economic governance” nor does it protect the vulnerable. It impoverishes entire populations, while providing “prosperity” to a small corrupt and subservient political and economic elite.

IMF “economic medicine” while contributing to the enrichment of a social minority, invariably triggers economic instability and mass poverty, while providing a “social safety net” to the external creditors. To sell its reform package, the IMF relies on media propaganda as well as persistent statements by “economic experts” and financial analysts which provide authority to the IMF’s macroeconomic reforms.

The unspoken objective behind IMF interventionism is to destabilize sovereign governments and literally break up entire national economies. This is achieved through the manipulation of key macroeconomic policy instruments as well as the outright rigging of financial markets, including the foreign exchange market.

To reach its unspoken goals, the IMF-World Bank –often in consultation with the US Treasury and the State Department–, will exert control over key appointments including the Minister of Finance, the Central Bank governor as well as senior officials in charge of the country’s privatization program. These key appointments will require the (unofficial) approval of the “Washington Consensus” prior to the conduct of negotiations pertaining to a multibillion IMF bailout agreement.

Beneath the rhetoric, in the real World of money and credit, the IMF has several related operational objectives:

1) to facilitate the collection of debt servicing obligations, while ensuring that the country remains indebted and under the control of its external creditors.

2) to exert on behalf of the country’s external creditors full control over the country’s monetary policy, its fiscal and budgetary structures,

3) to revamp social programs, labor laws, minimum wage legislation, in accordance with the interests of Western capital

4) to deregulate foreign trade and investment policies, including financial services and intellectual property rights,

5) to implement the privatization of key sectors of the economy through the sale of public assets to foreign corporations.

6) to facilitate the takeover by foreign capital (including mergers and acquisitions) of selected privately owned Ukrainian corporations.

7) to ensure the deregulation of the foreign exchange market.

While the privatization program ensures the transfer of State assets into the hands of foreign investors, the IMF program also includes provisions geared towards the destabilization of the country’s privately owned business conglomerates. A concurrent “break up” plan entitled “spin-off” as well as a “bankruptcy program” are often implemented with a view to triggering the liquidation, closing down or restructuring of a large number of nationally owned private and public enterprises.

The “spin off” procedure –which was imposed on South Korea under the December 1997 IMF bailout agreement– required the break up of several of Korea’s powerful chaebols (business conglomerates) into smaller corporations, many of which were then taken over by US, EU and Japanese capital.. Sizeable banking interests as well highly profitable components of Korea’s high tech industrial base were transferred or sold off at rock bottom prices to Western capital. (Michel Chossudovsky, The Globalization of Poverty and the New World Order, Global Research, Montreal, 2003, Chapter 22).

These staged bankruptcy programs ultimately seek to destroy national capitalism. In the case of Ukraine, they would selectively target the business interests of the oligarchs, opening the door for the takeover of a sizeable portion of Ukraine’s private sector by EU and US corporations. The conditionalities contained in the IMF agreement would be coordinated with those contained in the controversial EU-Ukraine Association agreement, which the Yanukovych government refused to sign.


Ukraine’s Spiraling External Debt

Ukraine’s external debt is of the order of $140 billion.

In consultations with the US Treasury and the EU, the IMF aid package is to be of the order of 15 billion dollars. Ukraine’s outstanding short-term debt is of the order of $65 billion, more than four times the amount promised by the IMF.

The Central Bank’s foreign currency reserves have literally dried up. In February, according to the NUB, Ukraine’s foreign-currency reserves were of the order of a meagre US$13.7 billion, its Special Drawing Rights with the IMF were of the order of US$16.1 million, its gold reserves US$1.81 billion. There were unconfirmed reports that Ukraine’s gold had been confiscated and airlifted to New York, for “safe-keeping” under the custody of the New York Federal Reserve Bank.

Under the bailout, the IMF –acting on behalf of Ukraine’s US and EU creditors– lends money to Ukraine which is already earmarked for debt repayment. The money is transferred to the creditors. The loan is “fictitious money”. Not one dollar of this money will enter Ukraine.

The package is not intended to support economic growth. Quite the opposite: Its main purpose is to collect the outstanding short term debt, while precipitating the destabilization of Ukraine’s economy and financial system.

The fundamental principle of usury is that the creditor comes to the rescue of the debtor: “I cannot pay my debts, No problem my son, I will lend you the money and with the money I lend you, you will pay me back”.

The rescue rope thrown to Kiev by the IMF and the European Union is in reality a ball and chain. Ukraine’s external debt, as documented by the World Bank, increased tenfold in ten years and exceeds 135 billion dollars. In interests alone, Ukraine must pay about 4.5 billion dollars a year. The new loans will only serve to increase the external debt thus obliging Kiev to “liberalize” its economy even more, by selling to corporations what remains to be privatized. Ukraine, IMF “Shock Treatment” and Economic Warfare By Manlio Dinucci, Global Research, March 21, 2014

Under the IMF loan agreement, the money will not enter the country, It will be used to trigger the repayment of outstanding debt servicing obligations to EU and US creditors. In this regard, according to the Bank for International Settlements (BIS)”European banks have more than $23 billion in outstanding loans in Ukraine.” Ukraine Facing Financial Instability But IMF May Help Soon – Spiegel Online, February 28, 2014


What are the “benefits” of an IMF package to Ukraine?

According to IMF’s managing director Christine Lagarde the bailout is intended to address the issue of poverty and social inequality. In actuality what it does is to increase the levels of indebtedness, while essentially handing over the reins of macro-economic reform and monetary policy to the Bretton Woods Institutions, acting on behalf of Wall Street.

The bailout agreement will include the imposition of drastic austerity measures which in all likelihood will trigger further social chaos and economic dislocation. It’s called “policy based lending”, namely the granting of money earmarked to reimburse the creditors, in exchange for the IMF’s “bitter economic medicine” in the form of a menu of neoliberal policy reforms. “Short-term pain for long term gain” is the motto of the Washington based Bretton Woods institutions.

Loan “conditionalities” will be imposed –including drastic austerity measures– -which will serve to impoverish the Ukrainian population beyond bounds in a country which has been under IMF ministrations for more than 20 years. While the Maidan movement was manipulated, tens of thousands of people protested they wanted a new life, because their standard of living had collapsed as a result of the neoliberal policies applied by successive governments, including that of president Yanukovych. Little did they realize that the protest movement supported by Wall Street, the US State Department and the National Endowment for Democracy (NED) was meant to usher in a new phase of  economic and social destruction.


History of IMF Ministrations in Ukraine

In 1994 under the presidency of Leonid Kuchma, an IMF package was imposed on Ukraine. Viktor Yushchenko –who later became president following the 2004 Colored Revolution– had been appointed head of the newly-formed National Bank of Ukraine (NBU). Yushchenko was praised by the Western financial media as a “daring reformer”; he was among the main architects of the IMF’s 1994 reforms which served to destabilize Ukraine’s national economy. When he ran in the 2004 elections against Yanukovych, he was supported by various foundations including the National Endowment for Democracy (NED). He was Wall Street’s preferred candidate.

Ukraines’ 1994 IMF package was finalized behind closed doors at the Madrid 50 years anniversary Summit of the Bretton Woods institutions. It required the Ukrainian government to abandon State controls over the exchange rate leading to an massive collapse of the currency. Yushchenko played a key role in negotiating and implementing the 1994 agreement as well as creating a new Ukrainian national currency, which resulted in a dramatic plunge in real wages:.

Yushchenko as Head of the Central Bank was responsible for deregulating the national currency under the October 1994 “shock treatment”:

  • The price of bread increased overnight by 300 percent,
  • electricity prices by 600 percent,
  • public transportation by 900 percent.
  • the standard of living tumbled

According to the Ukrainian State Statistics Committee, quoted by the IMF, real wages in 1998 had fallen by more than 75 percent in relation to their 1991 level.(http://www.imf.org/external/pubs/ft /scr/2003/cr03174.pdf )

Ironically, the IMF sponsored program was intended to alleviate inflationary pressures: it consisted in imposing “dollarised” prices on an impoverished population with earnings below ten dollars a month.

Combined with the abrupt hikes in fuel and energy prices, the lifting of subsidies and the freeze on credit contributed to destroying industry (both public and private) and undermining Ukraine’s breadbasket economy.

In November 1994, World Bank negotiators were sent in to examine the overhaul of Ukraine’s agriculture. With trade liberalization (which was part of the economic package), US grain surpluses and “food aid” were dumped on the domestic market, contributing to destabilizing one of the World’s largest and most productive wheat economies, (e.g. comparable to that of the American Mid West). Michel Chossudovsky IMF Sponsored “Democracy” in The Ukraine, Global Research, November 28, 2004, emphasis added)

The IMF-World Bank had destroyed Ukraine’s ‘bread basket”.

By 1998, the deregulation of the grain market, the hikes in the price of fuel and the liberalisation of trade resulted in a decline in the production of grain by 45 percent in relation to its 1986-90 level. The collapse in livestock production, poultry and dairy products was even more dramatic. (See http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2003/cr03174.pdf). The cumulative decline in GDP resulting from the IMF sponsored reforms was in excess of 60 percent  from 1992 to 1995.


The World Bank: Fake Poverty Alleviation

The World Bank has recently acknowledged that Ukraine is a poor country. (World Bank, Ukraine Overview, Washington DC, updated February 17, 2014):

“Evidence shows Ukraine is facing a health crisis, and the country needs to make urgent and extensive measures to its health system to reverse the progressive deterioration of citizens’ health. Crude adult death rates in Ukraine are higher than its immediate neighbors, Moldova and Belarus, and among the highest not only in Europe, but also in the world.”

What the report fails to mention is that the Bretton Woods institutions –through a process of economic engineering– played a central role in precipitating the post-Soviet collapse of the Ukrainian economy. The dramatic breakdown of Ukraine’s social programs bears the fingerprints of the IMF-World Bank austerity measures which included the deliberate underfunding and dismantling of the Soviet era health care system.

With regard to agriculture, the World Bank points to Ukraine’s “tremendous agricultural potential” while failing to acknowledge that the Ukraine bread-basket was destroyed as part of a US-IMF-World Bank package. According to the World Bank: “This potential has not been fully exploited due to depressed farm incomes and a lack of modernization within the sector.”

“Depressed farm incomes” are not “the cause” they are the “consequence” of the IMF-World Bank Structural Adjustment Program. In 1994, farm incomes had declined by the order of 80% in relation to 1991, following the October 1994 IMF program engineered by then NUB governor Viktor Yushchenko.  Immediately following the 1994 IMF reform package, the World Bank implemented (in 1995) a private sector “seed project” based on “the liberalization of seed pricing, marketing, and trade”. The prices of farm inputs increased dramatically leading to a string of agricultural bankruptcies. Projects : Agricultural Seed Development Project | The World Bank, Washington DC, 1995.


The IMF’s 2014 “Shock and Awe” Economic Bailout

While the conditions prevailing in Ukraine today are markedly different to those applied in the 1990s, it should be understood thatthe imposition of a new wave of macro-economic reforms (under strict IMF policy conditionalities) will serve to impoverish a population which has already been impoverished.

In other words, the IMF’s 2014 “Shock and Awe” constitutes the “final blow” in a sequence of IMF interventions spreading over a period of more than 20 years, which have contributed to destabilizing the national economy and impoverishing Ukraine’s population. We are not dealing with a Greece Model Austerity Package as some analysts have suggested. The reforms slated for Ukraine will be far more devastating.

Preliminary information suggests that IMF bailout will provide an advance of $2-billion in the form of a grant to be followed by a subsequent loan of $11 billion. The European Investment Bank (EIB) will provide another 2 billion, for a total package of around $15 billion. (See Voice of Russia, March 21, 2014)


Drastic Austerity Measures

The Kiev government has announced that the IMF requires a 20% cut in Ukraine`s national budget, implying drastic cuts in social programs, coupled with reductions in the wages of public employees, privatisation and the sale of state assets. The IMF has also called for a “phase out” of energy subsidies, and the deregulation of the foreign exchange markets. With unmanageable debts, the IMF will also impose the sell off and privatisation of major public assets as well as the takeover of the national banking sector.

The new government pressured by the IMF and World Bank have already announced that old aged pensions are to be curtailed by 50 %. In a  timely February 21 release, the World Bank had set the guidelines for old age pension reform in the countries of “Emerging Europe and Central Asia” including Ukraine. In an utterly twisted logic,  “Protecting the elderly” is carried out by slashing their pension benefits, according to the World Bank. (World Bank, Significant Pension Reforms Urged in Emerging Europe and Central Asia, Washington Dc, February 21, 2014)

Given the absence of a real government in Kiev, Ukraine’s political handlers in the Ministry of Finance and the NUB will obey the diktats of Wall Street: The IMF structural adjustment loan agreement for Ukraine will be devastating in its social and economic impacts.


Elimination of Subsidies

Pointing to “market distorted energy subsidies”, price deregulation has been a longstanding demand from both IMF-World Bank. The price of energy had been kept relatively low during the Yanukovych government largely as a result of the bilateral agreement with Russia, which provided Ukraine with low cost gas in exchange for Naval base lease in Sebastopol. That agreement is now null and void. It is also worth noting that the government of Crimea has announced that it would take over ownership of all Ukrainian state companies in Crimea, including the Black Sea natural gas fields.

The Kiev interim government has intimated that Ukraine’s retail gas prices would have to rise by 40% “as part of economic reforms needed to unlock loans from the International Monetary Fund”. This announcement fails to address the mechanics of full fledged deregulation which under present circumstances could lead to increases in energy prices in excess of 100 percent.

It is worth recalling, in this regard, that Peru in August 1991 had set the stage for “shock treatment” increases in energy prices when gasoline prices in Lima shot up overnight by 2978% (a 30 fold increase). In 1994 as part of the agreement between the IMF and Leonid Kuchma, the price of electricity flew up over night by 900 percent.


“Enhanced Exchange Rate Flexibility”

One of the central components of IMF intervention is the deregulation of the foreign exchange market. In addition to massive expenditure cuts, the IMF program requires “enhanced exchange rate flexibility” namely the removal of all foreign exchange controls. Ukraine: Staff Report for the 2012 Article IV Consultation, See alsohttp://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2012/cr12315.pdf.

Since the outset of the Maidan protest movement in December 2013, foreign exchange controls were instated with a view to supporting the hyrvnia and stemming the massive outflow of capital.

The IMF sponsored bailout  will literally ransack the foreign currency reserves held by the National Bank of Ukraine (NBU). Enhanced exchange rate flexibility under IMF guidance has been endorsed by the new NBU governor Stepan Kubic. Without virtually no forex reserves, exchange rate flexibility is financial suicide: it opens the door to speculative short-selling transactions (modelled on the 1997 Asian crisis) directed against the Ukraine’s currency, the hrynia.

Institutional speculators, which include major Wall Street and European Banks as well as hedge funds have already positioned themselves. Manipulation in the forex markets is undertaken through derivative trade. Major financial institutions will have detailed inside information with regard to Central Bank policies which will enable them to rig the forex market.

Under a flexible exchange rate system, the Central Bank does not impose restrictions on forex transactions. The Central Bank can however decide –under advice from the IMF– to counter the speculative onslaught in the forex market, with a view to maintaining the parity of the Ukrainian hryvnia. Without the use of exchange controls, this line of action requires Ukraine’s central bank (in the absence of forex reserves) to prop up an ailing currency with borrowed money, thereby contributing to exacerbating the debt crisis.


[the graph http://www.globalresearch.ca/wp-content/uploads/2014/03/ukraine-USD-UAH.gif indicates a decline of the hryvnia against the US $ of  more than 20% over a six months period. Source themoneyconverter.com]


It is worth recalling in this regard that Brazil in November 1998 had received a precautionary bailout loan from the IMF of the order of 40 billion dollars. One of the conditions of the loan agreement, however, was the complete deregulation of the forex market. This loan was intended to assist the Central Banking in maintaining the parity of the Brazilian real. In practice it spearheaded Brazil into a financial crash in February 1999.

The Brazilian government had accepted the conditionalities. Marred by capital flight of the order of 400 million dollars a day, the money granted under the IMF loan –which was intended to prop up Brazil’s central banks reserves– was plundered in a matter of months. The IMF loan agreement to Brasilia enabled the institutional speculators to buy time. Most of the money under the IMF loan was appropriated in the form of speculative gains accruing to major financial institutions.

With regard to Ukraine, enhanced exchange flexibility spells disaster. Contrary to Brazil, the Central Bank has no forex reserves which would enable it to defend its currency. Where would the NBU get the borrowed forex reserves? Most of the funds under the proposed IMF-EU rescue package are already earmarked and could be used to effectively defend the hrynia against “short-selling” speculative attacks in the currency markets. The most likely scenario is that the hrynia will experience a major decline leading to significant hikes in the prices of essential commodities, including food, fuel and transportation.

Were the Central Bank able to use borrowed reserves to prop up the hrynia, this borrowed money would be swiftly reappropriated, handed over to currency speculators on a silver platter. This scenario of propping up the national currency using borrowed forex reserves  (i.e. Brazil in 1998-99)  would, however, contribute in the short-term to staving off an immediate collapse of the standard.

This procedure provides “extra time” to the speculators, who are busy plundering the Central Bank’s (borrowed) currency reserves. It also enables the interim government to postpone the worst impacts of the IMF’s “enhanced exchange rate flexibility” to a later date.

When the borrowed hard currency reserves of the Central Bank run out –i.e. in the immediate aftermath of the May 25 presidential elections–  the value of hrynia will plunge on the forex market, which in turn will trigger a dramatic collapse in the standard of living. Coupled with the demise of bilateral economic relations with Russia pertaining to the supply of natural gas to Ukraine, energy prices are also slated to increase dramatically.


Neoliberalism and neo-Nazi ideology join hands: Repressing the Protest Movement against the IMF

With Svoboda and Right Sector political appointees in charge of national security and the armed forces, a real grassroots protest movement directed against the IMF’s deadly macroeconomic reforms, will in all likelihood be brutally repressed by the Right Sector’s “brown shirts” and the National Guard paramilitary led by Dmitri Yarosh, on behalf of Wall Street and the Washington consensus.  In recent developments, Right Sector Dmitry Yaroch has declared his candidacy in the upcoming presidential elections. (Popular support for the Yaroch is less than 2%).

“Russia put Yarosh on an international wanted list and charged him with inciting terrorism after he urged Chechen terrorist leader Doku Umarov to launch attacks on Russia over the Ukrainian conflict. The ultra-nationalist leader has also threatened to destroy Russian pipelines on Ukrainian territory.” (RT, March 22, 2014)

Meanwhile, Ukraine’s State prosecutor who also belongs to the Neo-Nazi faction, has implemented procedures which prevent the holding of public rallies and protests directed against the interim government.

In this new and expanded edition of Chossudovsky’s international best-seller, the author outlines the contours of a New World Order which feeds on human poverty and the destruction of the environment, generates social apartheid, encourages racism and ethnic strife and undermines the rights of women.

The result as his detailed examples from all parts of the world show so convincingly, is a globalization of poverty.

 This book is a skillful combination of lucid explanation and cogently argued critique of the fundamental directions in which our world is moving financially and economically.

 In this new enlarged edition – which includes ten new chapters and a new introduction — the author reviews the causes and consequences of famine in Sub-Saharan Africa, the dramatic meltdown of financial markets, the demise of State social programs and the devastation resulting from corporate downsizing and trade liberalisation.


Copyright © 2014 Global Research


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Original text: Was The Price Of Ukraine’s “Liberation” The Handover Of Its Gold To The Fed?
By Tyler Durden - Zero Hedge / Global Research, March 11, 2014
http://www.globalresearch.ca/was-the-price-of-ukraines-liberation-the-handover-of-its-gold-to-the-fed/5372926

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www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 17-03-14 - n. 490

Il prezzo della "liberazione" dell'Ucraina è stato il trasferimento del suo oro alla Fed?

Tyler Durden | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

11/03/2014

Una storia strana, e che dev'essere presa con discernimento, è venuta alla luce dal giornale filo-russo Iskra, che riferisce – finora su basi del tutto indimostrate – che venerdì scorso, in una misteriosa operazione protetta dal buio della notte, le riserve d'oro dell'Ucraina sono state rapidamente caricate su un aereo privo di contrassegni, che ha poi portato l'oro negli USA.

Dalla fonte della notizia:

Stanotte, verso le 2:00, un aereo da trasporto non registrato è decollato dall'aeroporto di Boryspil.

Secondo il personale del Boryspil, prima che comparisse l'aereo, sono arrivati all'aeroporto quattro autocarri e due furgoni, tutti privi di targa. Sono scese quindici persone in uniforme nera, mascherate e con giubbotti antiproiettile, alcune armate di mitra. Queste persone hanno caricato sull'aereo oltre quaranta pesanti scatole.

Dopo aver fatto questo, parecchi misteriosi uomini sono arrivati entrando anche nell'aereo. Il carico è stato effettuato in fretta.
Dopo lo scarico gli automezzi privi di targa hanno lasciato immediatamente la pista e l'aereo è decollato con una procedura di emergenza.

I funzionari dell'aeroporto che hanno visto questa misteriosa "operazione speciale" lo hanno immediatamente comunicato all'amministrazione dell'aeroporto, che però ha consigliato loro vivamente di "non immischiarsi negli affari altrui".

Successivamente, i redattori sono stati chiamata da uno dei funzionari superiori dell'ex Ministero delle Entrate e dei Tributi, che ha riferito che, secondo lui, stanotte per ordine di uno dei "nuovi leader" ucraini tutte le risorse auree dell'Ucraina sono state portate negli Stati Uniti...

* * *

Secondo le più recenti cifre del FMI i quantitativi ufficiali di oro dell'Ucraina sono, indicativamente, poco sopra le 40 tonnellate, essendo raddoppiati nello scorso decennio:


E dunque: è solo altra disinformazione e propaganda riguardo l'Ucraina o qualcosa di più? Il GATA [ Gold Anti-Trust Action Committee, ndt ] ha inoltrato una richiesta alla Fed di New York per avere una smentita ufficiale (dato che di certo non avrebbero ottenuto una conferma) da quelli di Liberty Street 33 [ Al 33 di Liberty Streetc'è l'edificio della Federal Reserve Bank di New York, ndt ].

Naturalmente la fonte migliore per confermare o smentire questa storia sarebbe il popolo dell'Ucraina, dato che purtroppo neanche gli americani hanno il diritto di esaminare quanto oro c'è a Fort Knox, ad ogni modo dubitiamo che la Banca Centrale dell'Ucraina potrà essere più accondiscendente nel mettere a disposizione orari per visitare e prendere visione delle sue ben più ridotte giacenze di oro. Specialmente visto che la popolazione locale è molto più impegnata a festeggiare la sua "liberazione" da parte delle potenze occidentali.

Speriamo, per il loro bene, che non siano stati "liberati" anche di tutto il loro oro, che dopo una breve permanenza a 80 piedi nel sottosuolo di Liberty Street 33 troverà rapidamente la sua strada o verso la Bundesbank o verso gli oligarchi miliardari, con sede a Londra o altrove, che sono adesso alla guida dell'Ucraina "post-liberazione".

Infine, per dare un'ordine di grandezza, 40 tonnellate di oro sono all'incirca quanto ne importa la Cina ogni dieci giorni.



(english / srpskohrvatski / deutsch / italiano / more languages)

Aggiornamenti dall'Ucraina

0) LINKS
1) A tempo di record l'Accordo di Associazione UE-Ucraina
- Gli ucraini non ricevono niente di quanto avevano sperato (Evghenij Tsarkov)
2) Kiev: faida tra i “nazisti di lotta” e “di governo”. Con lo zampino dell’UE (Marco Santopadre)
3) Il nuovo regime di Kiev è antisemita ma i sionisti lo appoggiano
- Israel backs far-right coup in Ukraine (Jean Shaoul)
- A Kiev aggredito rabbino della comunità ebraica locale (VdR)
4) L’ex capo della sicurezza: «A Majdan c’era la Cia» (Giulietto Chiesa)
5) Cold War Images (GFP 2014/03/12)
6) Attacchi ai giornalisti e disinformazione strategica
- A Fatal Taboo Violation (GFP 2014/03/21)
7) Il fascismo avanza in Europa (Albano Nunes, 24 Marzo 2014)
8) Julija Timoshenko: "Faremo della Russia terra bruciata"
9) L'imperialismo USA e UE vuole impossessarsi dell'Ucraina (John Catalinotto)


=== 0: LINKS ===


*** RACCOMANDIAMO LE INIZIATIVE: 

a Grugliasco (TO), domenica 30 marzo 2014: UCRAINA: GUERRA IN EUROPA?
h 21.00, via La Salle 4 sede A.N.P.I. 2° piano

a Bologna, martedì 1 aprile 2014: LA POLVERIERA UCRAINA
locandina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/bologna010414.jpeg
evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1400289143575293/


*** PHOTO-VIDEO-AUDIO:

Телефонный разговор между Шуфричем и Тимошенко. 18 марта 2014 года в 23:17 по украинскому времени
Intercettazione della telefonata in cui Julija Timoshenko dichiara che la Russia andrebbe trasformata in terra bruciata

25 marzo 2014 a Donetsk: 47° Congresso (straordinario) del Partito Comunista di Ucraina. Reportage fotografico

Ukraine, Endgame Of 15 Years Of NATO Expansion (March 24, 2014 - Press TV)
Video: http://www.presstv.ir/detail/2014/03/24/355897/nato-eying-russia-border-territories/

Giulietto Chiesa: I falchi e le colombe dell'Ucraina

Bandiere da non mostrare per nessun motivo sui telegiornali italiani!!!
Москва - Крым. Митинг в поддержку референдума и против фашизма 15 03 2014


*** TESTI / TEXTS:

Nato’s warmongers (Brian Cloughley, The News International - March 17, 2014)

SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE NEOFASCISTA, di Claudia Cernigoi


Anti-fascists organize resistance as crisis grips Ukraine coup regime (Greg Butterfield / WW, March 28, 2014)

The real face of Ukraine’s Maidan “democrats” (Ulrich Rippert / WSWS, 28 March 2014)

Moscow rally supports Ukraine anti-fascists (Greg Butterfield / WW, March 27, 2014)

Il Partito Comunista di Ucraina (KPU) si prepara alla sua più difficile campagna elettorale
27 Marzo 2014 - dichiarazione di Petro Simonenko, Primo segretario del KPU | da www.kpu.ua
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/23838-il-partito-comunista-di-ucraina-kpu-si-prepara-alla-sua-piu-difficile-campagna-elettorale.html

AROGANCIJA, OHOLOST I OPAKOST IZ WASHINGTON-A POSTAVLJA POZORNICU ZA RAT (Paul Roberts)

Alte Verhaltensmuster (Ukraine-Krise) - GFP 27.03.2014

Obama’s speech on Ukraine: Propaganda and lies (Patrick Martin, WSWS)

Kiev confie 23 colonies de vacances aux nazis pour une formation paramilitaire (Réseau Voltaire | 22 mars 2014)

La question ukrainienne : une étape dans le processus de déconstruction du droit international par les puissances occidentales
Robert Charvin - 21 mars 2014

Behind the coup in Ukraine: Oil and gas as a weapon (Chris Fry / WW, March 20, 2014)

Protests in U.S. hit lies on Ukraine, Venezuela (Greg Butterfield / WW, March 19, 2014)

Why Washington prefers coups over elections (Deirdre Griswold / WW, March 19, 2014)

U.S. hides Russian proposal to end crisis in Crimea (Fred Goldstein / WW, March 18, 2014)

Pro-West gangs attack Ukraine anti-fascists (Greg Butterfield / WW, March 18, 2014)

La giunta golpista di Kiev vuole mettere al bando i comunisti 

Zjuganov: “Dalla Crimea una vittoria del coraggio e un esempio per molte regioni dell’Ucraina”
dichiarazione del leader del Partito Comunista della Federazione Russa
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23774-zjuganov-qdalla-crimea-una-vittoria-del-coraggio-e-un-esempio-per-molte-regioni-dellucraina.html

Il KKE denuncia l'intervento imperialista UE-USA-NATO in Ucraina (13-14/3/2014)

Imperialist hypocrisy on Crimea (WSWS)

The New York Times deploys C.J. Chivers to Ukraine (P. Martin)

Serbische Freiwillige zum Schutz von Sewastopol bereit (6 März 2014)

What the Western-backed regime is planning for Ukrainian workers

Petro Simonenko: “In Ucraina è stata instaurata una dittatura nazional-fascista”
Conferenza stampa del leader del Partito Comunista di Ucraina nella città di Donetsk
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/23763-petro-simonenko-in-ucraina-e-stata-instaurata-una-dittatura-nazional-fascista.html

Germany threatens "massive damage" to Russia ahead of Crimea referendum

Ucraina: in attesa del premio Nobel per la pace a Gene Sharp (Giulietto Chiesa - Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2014)

Die Dynamik des "Pravy Sektor"
Der Jugendverband der NPD kündigt einen "Europakongress" unter Beteiligung des "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor") aus der Ukraine an…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58820

Manifestazione KKE contro i piani di proibizione del Partito e dell'ideologia comunista in Ucraina
http://www.resistenze.org/sito/te/po/gr/pogrec11-014151.htm

Dichiarazione del Consiglio mondiale della pace sugli sviluppi in Ucraina

Le organizzazioni giovanili comuniste sugli sviluppi in Ucraina


*** RACCOMANDIAMO DI SEGUIRE LA PAGINA INTERNET:



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A TEMPO DI RECORD L'ACCORDO DI ASSOCIAZIONE UE-UCRAINA

Il nuovo regime russofobo di Kiev batte ogni record e sottoscrive in un battibaleno il Patto di associazione con la UE. Non come i paesi "cattivi" dei Balcani, che hanno dovuto attendere anni!… Già il 21 marzo è stato infatti stipulato l’accordo, annunciato una settimana prima "in un video diffuso dalle tv locali" in cui "il premier ucraino, rientrato (…) da una tournée in Europa e negli Usa, ha affermato di aver avuto «un incontro con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy». «Siamo d’accordo - ha spiegato Jatseniuk - sul fatto che la parte politica dell’accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea debba essere firmata durante il vertice del 21 marzo»" (Corriere della Sera 16-3-14)
L' "affidabilità" in senso antirusso ed atlantista consente dunque alla nuova junta golpista dell'Ucraina di affiancare o scavalcare altri Stati che mantengono negoziati con la UE da anni, come Turchia, Albania, Serbia, Macedonia…

LINKS: 

Die Europäisierung der Ukraine (GFP 2014/03/24)
KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - Mit der Unterzeichnung des politischen Teils des EU-Assoziierungsabkommens hat letzte Woche die Übernahme der Ukraine in das deutsch-europäische Hegemonialsystem begonnen…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58830

The Europeanization of Ukraine (GFP 2014/03/24)
KIEV/BERLIN (Own report) - Last week's signing of the political part of the EU Association Agreement began Ukraine's transition into the
German-European hegemonic system… 
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58733

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29 Marzo 2014 - di Evgenij Tsarkov* | da Ucraina Antifascista

Traduzione di Flavio Pettinari
 
*Evghenij Tsarkov è Primo segretario del Comitato regionale di Odessa del Partito Comunista di Ucraina 
 
Noi comunisti non avevamo forse avvertito che nessuno avrebbe preso l'Ucraina nell'Unione europea? Non avevamo avvertito che dopo la presa del potere, l’opposizione avrebbe ceduto il paese all’Occidente? Oggi, questo è esattamente ciò che accade: gli ucraini non ricevono niente di quanto hanno sperato. Non ci saranno stipendi europei, o pensioni o norme sociali europee. Nessuno si occuperà di far entrare l’Ucraina impoverita nella casa europea.
Così il Primo segretario del Comitato regionale di Odessa del Partito Comunista d’Ucraina, il deputato Evgenij Tsarkov, ha commentato la dichiarazione del presidente della Commissione Europea Barroso secondo il quale l'UE non è pronta a lanciare la procedura di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea.
Ricordiamo che il 21 marzo a Bruxelles, il Primo Ministro dell'Ucraina Arseniy Yatsenjuk ha firmato l’accordo di associazione Ucraina e l'UE.
"I comunisti avevano avvertito che sarebbe andata così - ha continuato Tsarov - Abbiamo proposto di tenere un referendum per far decidere al popolo se aderire all'Unione Doganale o firmare l’associazione schiavistica con l’UE. Ma quelli che sono venuti al potere oggi, gridano che il referendum è illegale e hanno chiesto di mettere al bando il PCU".
Tsarkov sottolinea che i tecnocrati politici occidentali hanno preso tutto, come da copione: prima hanno realizzato il golpe, per mettere al potere le loro marionette. E oggi, con il loro aiuto, l'UE ha firmato con l'Ucraina un accordo “africano” di associazione, trasformando il nostro paese in una colonia.
"Inoltre, sullo sfondo del conflitto con la Russia, l'Europa e gli Stati Uniti cercheranno di apparire quasi come benefattori. Ma non per molto. Presto gli ucraini si renderanno conto di essere rimasti senza mercato, senza produttori nazionali e senza posti di lavoro, senza risorse, senza terra, e, inoltre, senza il principale partner commerciale, ovvero la Russia", ha dichiarato Tsarkov.
Il politico ha rimarcato che tutto ciò era stato previsto in anticipo dal Partito Comunista d’Ucraina.
"Però il precedente governo ha ignorato i nostri avvertimenti, e il nuovo governo perseguita apertamente il Partito Comunista e cerca di metterlo al bando. Tuttavia, i cittadini ucraini devono capire che, indipendentemente da come si comporta la Russia verso l’Ucraina, non possiamo ingannare noi stessi: all'Unione Europea e agli Stati Uniti non interessa il benessere degli ucraini. Essi sono guidati solo dai propri interessi egoistici. E molto presto gli ucraini se ne renderanno conto", ha concluso Tsarkov. 

Fonte originale:
Царьков: Брюссель еще раз дал понять– никто Украину в Евросоюз не берет - 28.03.2014



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Kiev: faida tra i “nazisti di lotta” e “di governo”. Con lo zampino dell’Ue

•  Venerdì, 28 Marzo 2014 12:02
•  Marco Santopadre

E’ muro contro muro tra le bande paramilitari di estrema destra di ‘Settore Destro’ e la giunta golpista di Kiev, per le quali evidentemente le milizie neonaziste sono diventate una presenza ingombrante e destabilizzante da ridimensionare. La svolta c’è stata lunedì scorso, quando un gruppo di agenti delle unità speciali della polizia hanno tentato di arrestare il leader neonazista Alexandr Muzychko – secondo molte versioni assassinato però a freddo a Rivne, nell’ovest ucraino - scatenando una vera e propria guerra con i miliziani di Pravyi Sektor. 

Ieri sera circa 1500 sostenitori del movimento neonazista e ultranazionalista hanno manifestato a Kiev per chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, il potente Arsen Avakov, giudicato probabilmente a ragione l’artefice della svolta all’interno dell’esecutivo ucraino. I miliziani hanno sventolato bandiere nere e rosse (quelle delle milizie ucraine che durante la seconda guerra mondiale collaborarono attivamente con le truppe naziste), sfilando fino alla sede della Verkhovna Rada, il parlamento, all’insegna dei loro consueti slogan bellicosi. Al loro arrivo di fronte alla Rada Suprema però i neonazisti hanno trovato altri estremisti di destra vicini al partito Svoboda e inquadrati nelle cosiddette ‘autodifese di Majdan’, mobilitati per impedire “provocazioni da parte dei miliziani di Settore Destro”. La tensione è salita quando circa 300 militanti estremisti, molti con il volto coperto e armati di mazze, hanno cominciato a far pressione sui cordoni dei difensori del Parlamento gridando ‘Rivoluzione’ ma poi è arrivato l’ordine di scioglimento da parte dei caporioni.

Teoricamente il leader della coalizione di gruppi paramilitari di estrema destra appena trasformato in partito politico, Dmitro Yarosh, è candidato alle prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Ma il movimento potrebbe essere addirittura messo al bando, secondo quanto hanno affermato alcuni dirigenti del partito di governo Patria, quello dell'ex premier Yulia Tymoshenko e del premier ad interim Arseny Yatsenyuk. Ieri Pravyi Sektor aveva annunciato nuove proteste per oggi, ma - secondo Interfax Ukraina - i vertici del gruppo hanno deciso di rinviare "l'assedio" all'assemblea, dopo l'annuncio della creazione di una commissione d'inchiesta parlamentare, già oggi, sulla morte di Sashko il Bianco, come era stato ribattezzato Muzychko.

Insomma sono tempi duri per una parte dell’estrema destra ucraina, utilizzata come forza d’urto contro il governo Yanukovich e contro le forze di sicurezza ai tempi del golpe ed ora invisa al nuovo regime di Kiev. Non è un segreto che Stati Uniti e Unione Europea hanno appoggiato, finanziato e addestrato le milizie neonaziste allo scopo di utilizzarle per togliere di mezzo il governo del Partito delle Regioni e sostituirlo con uno più incline a favorire gli interessi occidentali, portando l’Ucraina all’interno dell’area di influenza di Bruxelles e della Nato. Sostegno iniziato alcuni anni fa, come dimostrano i documenti che provano l’addestramento nelle repubbliche baltiche di alcune decine di ultras ucraini da parte di istruttori della Nato, e amplificato nell’autunno del 2013, quando il presidente Yanukovich decise di non firmare il trattato di associazione con l’Ue e gli eventi vennero fatti precipitare dalle cancellerie occidentali, che spinsero la protesta di ‘EuroMajdan’ al muro contro muro con le autorità di Kiev dando protagonismo ai gruppi neonazisti fino a quel momento assai minoritari. Dalla confluenza di gruppi e bande di piccola entità nacque appunto Pravyi Sektor che nel giro di pochi mesi ha potuto contare sul reclutamento di parecchie migliaia di combattenti, mentre in alcuni casi i suoi dirigenti sono stati scelti dal nuovo esecutivo per guidare importanti settori nel campo dei servizi di sicurezza.
Naturalmente gli aiuti occidentali sono giunti massicciamente anche ai partiti della destra parlamentare, dai nazionalsocialisti di Svoboda ai liberal-nazionalisti di Udar e Patria. Ricorda Natalia Vetrenko, presidente del Partito Socialista Progressista dell’Ucrania, che quando nel dicembre dell’anno scorso la polizia perquisì la sede nazionale del partito Batkivshina – quello di Yulia Tymoshenko – trovò la bellezza di 17 milioni di dollari in contanti. 
Ora che il grosso del ‘lavoro sporco’ è stato fatto l’intento del nuovo regime di Kiev è quello di togliere di mezzo, o almeno ridimensionare, l’influenza di gruppi paramilitari che rischiano di fare concorrenza all’estrema destra parlamentare anche sul piano elettorale e che comunque rappresentano un elemento di instabilità in un contesto già di per sé assai instabile.

In un articolo pubblicato su Spiegel Online nei giorni scorsi, si sottolinea uno stato di crescente preoccupazione da parte della Germania rispetto alla possibilità che in Ucraina possa esplodere una guerra civile causata dalle faide tra i fascisti presenti oggi nel governo di Kiev e quelli delle bande di Pravyi Sektor.

Nell'articolo si cita una fonte governativa di Berlino che dichiara come la posizione ufficiale del governo sia sempre più influenzata dall'analisi del think tank SWP – vicino al ministero degli esteri – secondo il quale gran parte del territorio dell'Est e del Sud dell’Ucraina non nutrono alcuna fiducia nella giunta golpista. L'analisi di SWP suggerisce come tutte le provocazioni recenti da parte del governo – abolizione del bilinguismo, progetti di messa fuori legge del Partito delle Regioni e di quello Comunista - hanno mandato un messaggio chiaro e ostile alle popolazioni delle regioni russofone del paese.

La logica conclusione dell'analisi di SWP, secondo la versione di Der Spiegel, è che il governo ucraino, definito un "conglomerato di pragmatici babbei, mezzi oligarchi e ultra-nazionalisti senza regole", non può stabilizzare il paese. Il che evidentemente sta portando gli sponsor europei delle marionette che ora governano a Kiev a tentare di mettere un po’ di ordine nel paese in vista delle elezioni di fine maggio.
Ma dall’Ucraina continuano a venire segnali assai preoccupanti che indicano che la svolta a destra del paese non è affatto incidentale e momentanea. Nei giorni scorsi alcuni media hanno diffuso la notizia che il ministro dell'Educazione Serhiy Kvit, membro del partito neonazista Svoboda, ha deciso di finanziare e promuovere ventitré campi scuola estivi organizzati nell'Ucraina occidentale da vari gruppi paramilitari. Secondo il giornale polacco "Gazeta Wyborcza", «nei campi si insegneranno le tattiche di guerriglia, l'autodifesa attraverso l'uso di armi da fuoco e da taglio e i "veri valori del popolo e della gioventù ucraina"».

I neonazisti di Svoboda non sono meno pericolosi e violenti di quelli di Settore Destro, solo più ubbidienti ai nuovi padroni di Kiev, e dopo aver obbligato il vecchio direttore della Tv pubblica ucraina a dimettersi – a suon di botte e minacce – ora il governo ha nominato alla guida dell’ente proprio un esponente del vecchio Partito Social-nazionale Ucraino. Da ora quindi il direttore generale dell'azienda televisiva statale (Ntcu) sarà Zurab Alassania, un giornalista vicino all’estrema destra ‘di governo’, in sostituzione di Alexandr Panteleimoniv. Alassania è direttore e fondatore della testata online MediaPort, di Kharkiv, nella russofona Ucraina orientale, e nella stessa città ha diretto la tv e la radio pubbliche durante la presidenza del filo-occidentale Viktor Iushenko (2005-2010). È inoltre tra i fondatori della tv online Hromadske che ha trasmesso in diretta la rivolta antigovernativa di piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti) a Kiev.


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IL NUOVO REGIME DI KIEV È ANTISEMITA MA I SIONISTI LO APPOGGIANO

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LINK CONSIGLIATI: 

Ucraina, il “J’accuse” ebraico a Putin
Una lettera aperta firmata da personalità e intellettuali ebrei punta il dito contro le “bugie” del presidente russo e le sue mire egemoniche
Lisa Palmieri-Billig (Vatican Insider 10/03/2014)

Nazisti e israeliani a braccetto per Kiev

Ukraine: Israeli Special Forces Supporting Antisemitic Mob

Ucraina liberata: i Nazi in piazza, gli Ebrei in fuga (Ennio Remondino)

Kiev, fascisti al potere: attacchi a comunisti ed ebrei

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Israel backs far-right coup in Ukraine


By Jean Shaoul 
18 March 2014


The government of Israeli prime minister Benyamin Netanyahu is backing the fascist-led putsch that ousted Ukraine’s elected pro-Russian president, Viktor Yanukovych. Far from opposing anti-Semitism and defending Ukrainian Jews from the neo-Nazi parties that have joined the new coalition government, Israel is doing its best to deny that any such threat exists.

Israeli foreign minister Avigdor Lieberman issued an anodyne statement last week saying: “Israel is following the events in Ukraine with grave concern, worries for the safety of the Ukrainian people and hopes that the situation does not deteriorate and that no human lives are lost.” This came just two days after Netanyahu’s visit to Washington and, reportedly, after pressure from the US State Department for a public display of support for the new government in Kiev.

Both the government and media in Israel have responded by refraining from commenting on the growth of neo-Nazi and anti-Semitic forces in Ukraine and the critical role they played in the Western-backed coup. They have downplayed or ignored entirely the fact that the US and the European powers had for months been financing and working with fascist organisations, such as the Svoboda party and the Right Sector, to bring down the Yanukovych regime. This is despite the fact that Svoboda leaders have made anti-Semitic public statements and the Right Sector’s paramilitary forces dress in uniforms modelled on Hitler’s Waffen SS and sport swastika-like emblems.

The unelected government, headed by Arseniy Yatsenyuk of the right-wing Fatherland Party, includes no fewer than six ministers from Svoboda, including deputy prime minister, general prosecutor and minister of defence. This is Svoboda’s reward for providing many of the shock troops in the Maidan protests that overthrew Yanukovych.

Dmytro Yarosh, the leader of the Right Sector, was appointed deputy head of the National Security and Defence Committee.

Less than a year ago, the World Jewish Congress called for Svoboda, which glorifies Nazi collaborators who facilitated the massacre of Ukrainian Jews during World War II, to be banned. Svoboda’s hero is the Ukrainian nationalist and pro-Nazi war criminal Stepan Bandera, leader of the Ukrainian Insurgent Army (OUN), which aided the Nazis in the mass murder of Jews and Poles. The party’s founder and leader, Oleh Tyahnybok, has spoken repeatedly of his determination to crush the “Russkie-Yid mafia that controls Ukraine.”

It was previously considered impossible to completely avoid noting the menacing presence of these neo-fascist and anti-Semitic forces. They have launched attacks on Ukraine’s Jewish community, which numbers around 200,000, mainly in Kiev, targeting synagogues.

As recently as February 22, the day of the putsch, Ukrainian rabbi Moshe Reuven Azman told Israel’s Ma  ariv newspaper that he “had asked Kiev Jews to leave the city and, if possible, the country, due to fears that Jews might be targeted in the ongoing chaos…. Some Jewish shops have been vandalised and other threats to the Jewish community have been received.”

The newspaper quoted Reuven as saying, “I don’t want to tempt fate…but there are constant warnings concerning intentions to attack Jewish institutions.” It reported that he had closed Jewish schools in Kiev due to the violence.

On February 25, Israel’s Ha  aretz reported that triumphant demonstrators were “flying flags with neo-Nazi symbols” and “distributing freshly translated editions of Mein Kampf and The Protocols of the Elders of Zion in Independence Square.”

Leaders of the Ukrainian Jewish community contacted Israeli foreign minister Lieberman, who comes from Moldova, to ask for help. The Israeli government neither responded to the request nor issued a statement. Nor did it offer financial support for the hospital care of nine Ukrainians sent to Israel after being seriously injured during recent rioting. The Jewish Agency offered a paltry $5,000.

In the main, Israel is minimising all such concerns. The Jerusalem Post , for example, wrote February 24 that there is “no information of Jews being targeted as of yet,” before asserting that “Jewish institutions are under self-imposed lock-down”. It added that there is no “defined threat against them.”

Last week, some leading members of Ukraine’s Jewish community published a highly critical open letter to Russian president Vladimir Putin saying that “even the most marginal” forces involved in the revolution “do not dare show anti-Semitism or other xenophobic behaviour.” They asserted their support for Ukrainian sovereignty “in the name of national minorities and Ukraine’s Jewish community.”

Most extraordinarily, Netanyahu’s visit to Washington followed a meeting between Israel’s ambassador to Ukraine, Reuven Din El, and Right Sector head Yarosh. The embassy gave this fascist its stamp of approval, stating on its web site: “Dmytro Yarosh stressed that Right Sector will oppose all [racist] phenomena, especially anti-Semitism, with all legitimate means.”

There are, in addition, reports of Israeli involvement in the opposition-led riots. According to the Jewish News Agency (JTA), a former Israeli army officer played a leading role in the protests, commanding a group of about 40 Ukrainian militants and five Israelis, known as the Blue Helmet unit, under the direction of Svoboda. Four other Israeli veterans, who had been born in Ukraine, migrated to Israel and served in the Israeli army before returning to Ukraine, took part in the opposition rallies.

It is not known whether the Blue Helmet group was working under the direction of forces in Israel. But its leader said, “I don’t belong [to Svoboda], but I take orders from their team. They know I’m Israeli, Jewish and an ex-soldier. They call me ‘brother’.” He added, “What they’re saying about Svoboda is exaggerated. I know this for a fact. I don’t like them because they’re inconsistent, not because of [any] anti-Semitism issue.”

The Jerusalem Post reported last December that “some young Jews working for international organisations such as JDC, Hillel and Limmud have taken to the barricades [in Ukraine]” and were “really active in offering support as well as organising the barricades.”

The Zionist state, whose self-proclaimed raison d’être is the defence of the Jewish people against anti-Semitism, now gives unalloyed support to a European government in which for the first time since 1945 an avowedly anti-Semitic, pro-Nazi party controls key levers of state power.

Israel’s response to the crisis in Ukraine testifies to the fact that the Israeli ruling elite speaks not for world Jewry, as it likes to claim, but for Israel’s capitalist class, a corrupt and venal social layer that carries out criminal attacks on Palestinians and others in alliance with Washington. The 20 wealthiest Israeli families control about half the stock market and 25 percent of the major corporations, notably the newspapers, banks and high-tech companies. A number of these oligarchs came from Russia and the former Soviet republics, having made their money through the privatisation of state-owned enterprises.

This class has long allied with fascistic forces outside Israel to defend its interests, most notably with the Phalange movement in Lebanon during the civil war of 1975-1989. More recently, it has shown no qualms in supporting, training and working with right-wing Islamists funded by Saudi Arabia, Qatar, Turkey and the CIA in an attempt to topple President Bashar al-Assad’s regime in Syria. Neither is Israel opposed to coups, having worked even more closely with Egypt since the July 2013 military coup than it did during the Mubarak era.

At home, as the gap between rich and poor has grown due to the economic policies pursued by governments of the right as well as the nominally “left,” the state has increasingly relied on right-wing settlers and extreme nationalist zealots, who provide the basis for the emergence of fascistic tendencies within Israel itself. It has fostered nationalism to divert the anger of the working class over declining living standards and social inequality along reactionary lines.

These developments show that far from defending the Jews from oppression and anti-Semitism, the Zionist state is complicit in that oppression and in the re-emergence of anti-Semitism.


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A Kiev aggredito rabbino della comunità ebraica locale

Il responsabile della organizzazione di soccorso ebraica "Hatsala Ucraina" il rabbino Hillel Cohen è stato aggredito a Kiev.

La Voce della Russia - Redazione Online, 14 marzo, 17:40

L'incidente è avvenuto la scorsa notte quando si stava dirigendo all'ospedale per visitare un paziente.
Hillel Cohen ha detto che non lontano dall'ospedale in un vicolo buio, è stato attaccato da sconosciuti che lo hanno picchiato gridando insulti per poi scomparire. La conseguenza del pestaggio è stata per il rabbino una mano rotta e un oggetto tagliente che è penetrato nella gamba.
Sono ormai frequenti gli attacchi contro gli ebrei in Ucraina, dopo l'avvento al potere del nuovo governo a Kiev composto anche da partiti dichiaratamente razzisti.


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On the same issue, in english:
Mercenaries took part in Maidan violence – Ex-Ukraine security chief (RT, March 13, 2014)

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L’ex capo della sicurezza: «A Majdan c’era la Cia»

—Giulietto Chiesa
, 13.3.2014

Ucraina. Intervista di Yakimenko alla tv russa

Da ieri sera Alek­sandr Yaki­menko impazza su tutte le reti tele­vi­sive russe. Era il capo dei ser­vizi di sicu­rezza ucraini con Yanu­ko­vic, è fug­gito in Rus­sia con l’altra fac­cia della meda­glia della tra­ge­dia di Kiev e l’ha rac­con­tata in tv. Lui sa molte cose, tra cui chi sono quelli che hanno messo in azione i cec­chini che spa­ra­rono con­tro poli­ziotti e dimo­stranti quel 20 feb­braio. E ha fatto i nomi, uno die­tro l’altro. E non si è fer­mato ai nomi degli ultimi e penul­timi ese­cu­tori dell’operazione-diversione, ma è andato diritto alla defi­ni­zione dei mandanti.
Papale papale: «Si tratta di uomini legati diret­ta­mente ai ser­vizi segreti ame­ri­cani». Il cen­tro di comando è «l’ambasciata ame­ri­cana a Kiev», alla quale dev’essere aggiunto il rap­pre­sen­tante a Kiev dell’Unione Euro­pea, il «cit­ta­dino polacco» signor Tombinsky .

E giù un dilu­vio di rive­la­zioni. Pro­ba­bil­mente non tutte inno­centi, ma certo molto cre­di­bili. Tanto più cre­di­bili visto che com­ba­ciano per­fet­ta­mente con la famosa tele­fo­nata del mini­stro degli esteri estone Paet alla signora Cathe­rine Ash­ton, capo della diplo­ma­zia euro­pea, secondo la quale tele­fo­nata, a spa­rare «anche» con­tro i dimo­stranti non fu la poli­zia ucraina ma furono cec­chini «assol­dati dalle opposizioni».

Le accuse sono una più grave dell’altra, una più infa­mante dell’altra. E, se le tele­vi­sioni russe le ripro­du­cono con tanta ampiezza, ciò vuol dire sol­tanto una cosa: che Putin non solo non intende retro­ce­dere di un mil­li­me­tro, ma intende con­trat­tac­care poli­ti­ca­mente, diplo­ma­ti­ca­mente e anche dal punto di vista della comu­ni­ca­zione.

Yaki­menko chiama in causa l’ex pre­si­dente ucraino Yushenko, il vin­ci­tore, con Julia Timo­shenko, della ormai sfio­rita rivo­lu­zione aran­cione. È stato lui a lasciar mol­ti­pli­care i campi para­mi­li­tari in cui si sono alle­nati al golpe i nazi­sti e gli estre­mi­sti nazio­na­li­sti di Ste­pan Ban­dera. Solo quando arrivò Yanu­ko­vic i campi furono spostati.
Non chiusi ma spo­stati. E dove? In Polo­nia, in Let­to­nia, in Litua­nia. Ma il fatto è che nep­pure Yanu­ko­vic decise di chiu­dere quei campi. Con­ti­nuava il dop­pio gioco di un colpo al cer­chio e di uno alla botte, per tenere buoni russi e ame­ri­cani. Né Yaki­menko spiega il suo ruolo in que­sta vicenda. L’influenza degli Stati Uniti e dell’Europa erano già troppo forti per poter essere contrastate

Insomma l’ex capo della poli­zia poli­tica ucraina comu­nica che l’eversione in Ucraina ha ori­gini lon­tane. Non è stata né spon­ta­nea, né improv­vi­sata. Ha fatto parte di un piano stra­te­gico nato negli Stati uniti e che ha avuto come ese­cu­tori mate­riali un gruppo di paesi dell’Unione europea.
Certo in piazza c’erano migliaia e migliaia di per­sone. Ma a gui­darle e a impri­mere una svolta ever­siva sono stati uomini armati e bene adde­strati da tempo, sca­te­nati da una serie di comandi molto pre­cisi. Fino alla tre­menda sce­neg­giata, costata quasi un cen­ti­naio di morti e oltre 800 feriti, che servì a coprire di infa­mia il pre­si­dente Yanu­ko­vic, lor­dato di un san­gue che non aveva voluto e saputo pro­vo­care, ma la cui fuga fu applau­dita da tutto il «mondo libero», indi­gnato per la sua ferocia.

Adesso Yaki­menko ci comu­nica che quei cec­chini furono indi­vi­duati: spa­ra­vano dal palazzo della Filar­mo­nica, erano una ven­tina, «bene armati, bene equi­pag­giati, con fucili di pre­ci­sione dotati di can­noc­chiale». Gli uomini della Sicu­rezza interna erano nella piazza, mesco­lati alla folla e – dice Yaki­menko – videro tutto. Videro e rife­ri­rono.
«E non furono gli unici a vedere». Anche i lea­der di alcuni gruppi estre­mi­sti videro. Tanto che – insi­ste Yaki­menko con le sue rive­la­zioni – si misero in con­tatto con lui chie­den­do­gli di porre fine alla mat­tanza facendo inter­ve­nire la sue «teste di cuoio», il famoso o fami­ge­rato «Gruppo Alfa».

Yaki­menko parla dun­que di una trat­ta­tiva che si svolse tra lui e i rap­pre­sen­tanti di Svo­boda e di Set­tore Destro. Forse – dice – lo fecero per «crearsi un alibi». Forse per­ché non erano loro, ma altri, ad avere orga­niz­zato la mostruosa ope­ra­zione diver­siva. Resta il fatto che Yaki­menko si dichiara pronto a inter­ve­nire, pur­ché il coman­dante della Piazza Mai­dan, Paru­bij, garan­ti­sca che i suoi uomini armati (teo­ri­ca­mente là per difen­dere Yanu­ko­vic) non gli spa­re­ranno alla schiena men­tre entra in azione con Alfa.

Ma Paru­bij era già emi­grato nel campo di Agra­mante e non fece nes­suna pro­messa. Così viene fuori, dalle parole di Yaki­menko, che gli Usa ave­vano ormai costruito una rete di comando e di influenza che pene­trava in tutti i set­tori cru­ciali dello stato ucraino. Un gruppo di per­sone, tutte deci­sive nel con­trollo delle forze di sicu­rezza, visi­ta­vano l’ambasciata Usa «tutti i santi giorni». C’era tra loro l’ex mini­stro della Difesa Gri­zenko; c’era Nali­vài­chenko, ai ver­tici del Cbu (colui che il vice pre­si­dente Usa Joe Byden definì «il mio uomo a Kiev»); c’erano Poro­shenko, Mala­muzh, Gvozd, tutti alti fun­zio­nari della poli­zia; c’erano agenti dei ser­vizi segreti del Mini­stero della Difesa; c’erano mer­ce­nari della ex Jugo­sla­via, e di altre provenienze.

Paru­bij è stato pro­mosso al rango di Segre­ta­rio del Con­si­glio di Sicu­rezza dell’attuale governo. Nali­vài­chenko occupa ora il posto che fu di Yaki­menko. Hanno fatto car­riera con Maj­dan. L’Europa, in quanto tale, spro­fonda più che nella ver­go­gna, nel ridi­colo, tro­van­dosi gui­data da quat­tro repub­bli­che ex satel­liti o ex sovie­ti­che (anche se con l’autorevole coper­tura di Ber­lino, Lon­dra, e Parigi) in un’avventura che non era stata nem­meno discussa. E che non è euro­pea, ma americana.


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Der Originalartikel auf Deutsch:
Bilder des Kalten Krieges. Die Krim-Krise (GFP 12.03.2014)
Ein Berliner Osteuropa-Experte erhebt schwere Vorwürfe gegen die Ukraine-Politik und die Ukraine-Berichterstattung in der Bundesrepublik… 
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58821



Cold War Images
 
2014/03/12

BERLIN/KIEV
 
(Own report) - An German expert on Eastern Europe is raising strong criticism of Berlin's policy toward and German media coverage of Ukraine. Berlin and the EU have been systematically ignoring Russian cooperation proposals for years and massively provoking Moscow, observes Stefan Meister, a specialist on Russia at the European Council on Foreign Relations (ECFR). Therefore, they are "to a large extent responsible" for the current crisis escalation. The conflict between the West and Russia has been generally viewed "too one-sided." "We are using (...) cold war images." While politics and media are preparing public opinion for further escalation, initial evidence of plans to destabilize the Crimea are coming to light, in case the peninsula's population votes in favor of joining Russia in Sunday's referendum. Militant Ukrainian fascists, for example, who have announced that they would "defend the fatherland to the end," have already begun their mobilization. Some of them had fought against the Russian military in Chechen militias. In addition, it is being claimed that Moscow may have to contend with attacks from Crimean Tatar Salafist Muslims. Some of these Salafists have gained combat experience in the Syrian War.
Zones of Influence
A German expert on Eastern Europe is strongly criticizing Berlin's policy toward Ukraine and media coverage of events in that country. In relationship to the escalating Ukrainian crisis, Stefan Meister, a specialist on Russia at the European Council on Foreign Relations (ECFR) makes the observation that "the EU, or its member states also bear a large responsibility for the current situation." The West has repeatedly broken its geostrategic accords with Moscow. For example, it had been agreed that NATO would not expand to include the countries of the former Soviet Union; "but they did it anyway." Putin's "proposals for cooperation in the domain of security and energy" were consistently rejected. Before the November 2013 summit in Vilnius, where Kiev was supposed to sign the Association Agreement, the EU inconsiderately made "a proposition to the Ukrainian elite, which was not at all what they needed." It had also "completely disregarded" the fact that "for Russia, the loss of Ukraine ... is much more significant, than gaining the Ukraine is for the EU." Moscow, without "control over the Ukraine" is incapable, in the long run, of remaining "a regional power." After all this experience, Putin probably figured that "if the others are expanding their zones of influence, I will do the same." It could not have been expected otherwise.[1]
"Among Men and Animals"
Stefan Meister further explains that, in the West, the Crimea crisis is generally perceived with too much bias. "We are reacting quasi hysterically to what is happening, using ... cold war images," says the East Europe expert. "We are blaming Putin, while remaining mute about our share of guilt." What's more, "our perspective of the Ukrainian opposition" is "very one-sided." Especially the publicized opinion is "much too focused on the person, Putin," the president, who, actually is only a "moderator between various Russian elite interest groups."[2] In fact, in the German media, Putin is increasingly being stylized into a symbol of aggressive politics, that must be countered. The previously liberal "taz" alleges that, under Putin, "rightwing extremist radicals" can be "found in the direct entourage of the reigning power," which raises Russia "at least, to a proto-fascist totalitarian state."[3] A few weeks ago, the paper speculated that "Russia's ruler" can "allegedly do without women; (...) rumors of an affair" with a "rhythmical gymnast" are merely supposed to "cover up his disinterest." Putin "nurtures other passions," ... "he really feels comfortable only in intimate men's circles and with animals."[4]
War not Ruled Out
While the German government and the mainstream media are preparing public opinion for further escalation of the conflict with Moscow, initial evidence of plans to destabilize the Crimea are coming to light, for the case that the peninsula's population votes in favor of joining Russia in Sunday's referendum. The fascist "Pravi Sektor" ("Rightwing Sector") has announced that it has opened recruiting offices throughout the Ukraine, to recruit volunteers to reconquer the Crimea. They want to mobilize for the case that Russia continues its "aggression" there.[5] "The other side of the coin is war," according to a quote from one of the leaders of the organization: "We do not rule out this option. Accordingly, we are conducting mobilization and are preparing to repel foreign aggression. If the Kremlin tramples on us further, we will fight and defend our native state until the end."[6] According to Ukrainian media, the leader of the "Pravi Sektor," Dmytro Yarosh, announced that his paramilitary association would coordinate its activities with Ukraine's National Security and Defense Council. Jarosch officiates as Vice Secretary of this council under the personal direction of the Ukrainian President. (german-foreign-policy.com reported.[7])
Experienced Militias
The "Pravi Sektor's" threats of force must be taken all the more seriously, given the fact that, in the past, one of its member organizations, the extremist rightwing UNA-UNSO - founded in 1990 - not only had already intervened in the Crimea but has combat experience. In the spring of 1992, that association staged a demonstration in the Crimea, which dominated headlines throughout the country. This was perceived at the time - shortly following the disintegration of the Soviet Union - as a response to the topical debate, as to whether the allocation of the Crimea to Ukraine in 1954 should be reversed and the Crimea be reattached to Russia. The Crimea remained with Ukraine. UNA-UNSO activists also joined the combat in Georgia in 1993. In 1994, according to one report, the association had a constant exchange with Chechen separatists, at war with Moscow. UNA-UNSO members also practically "participated in Chechnya's war against Russia."[8] One of these former UNA-UNSO militiamen was recently spotted at the Western Ukraine protests, when he threatened regional parliamentarians with a kalashnikov. Today he claims he will "fight communists, Jews and Russians for as long as blood flows in my veins."[9]
"We are Ready"
Alongside the "Pravi Sektor," whose ranks have been dramatically reinforced in the course of those protests supported by Berlin, another group drawing attention in the Crimean context are the Crimean Tatars. This 280,000-member Islamic minority also has a Salafist wing, some of whose activists have combat experience from the Syrian conflict. One of the Crimean Tartar leaders was quoted with a prognosis that it should be expected that, at least, a few of those with combat experience will attack the Russian troops in the Crimea in the future. “They say: ‘an enemy has entered our land and we are ready’," he is quoted saying.[10] Observers point out that, on the one hand, Salafists fighting in Syria, often have the best links to Saudi Arabia and that, on the other, massive protests are now taking place in Saudi Arabia against Russian measures in the Crimea - based on the bogus allegation, Moscow wants to kill the Crimean Tartars. Saudi media propagates that in the Crimean War of the 19th Century, Arab Muslims had also fought the Russians.[11] Riyadh, which is participating in this anti-Moscow media agitation, is one of the West's - Germany's as well - closest allies in the Arab world. This dictatorship has already joined forces with Western powers against Moscow - in Afghanistan in the 1980s.
More reports and background information on the current German policy in reference to the Ukra

(Message over 64 KB, truncated)


Obama vs. Putin

1) La Nato ci costa 70 milioni di euro al giorno (Manlio Dinucci, 27.3.2014)
2) Il pacco atlantico (Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco, 26.3.2014)
3) Speciale ARMI ATOMICHE IN ITALIA (dal sito Ulisse Scienza)


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La Nato ci costa 70 milioni di euro al giorno

Manlio Dinucci, da il Manifesto del 27.3.2014

Rapporto Sipri. Ogni ora si spendono tre milioni di euro per difesa, armi e Alleanza atlantica. Ecco quanto paga l'Italia. Senza contare F35 e missioni militari all'estero


«La situa­zione in Ucraina ci ricorda che la nostra libertà non è gra­tuita e dob­biamo essere dispo­sti a pagare»: lo ha riba­dito il pre­si­dente Obama, a Roma come a Bru­xel­les, dicen­dosi pre­oc­cu­pato che alcuni paesi Nato vogliano dimi­nuire la pro­pria spesa mili­tare.
La pros­sima set­ti­mana, ha annun­ciato, si riu­ni­ranno a Bru­xel­les i mini­stri degli esteri per raf­for­zare la pre­senza Nato nell’Europa orien­tale e aiu­tare l’Ucraina a moder­niz­zare le sue forze mili­tari. Ciò richie­derà stan­zia­menti aggiun­tivi. Siamo dun­que avver­titi: altro che tagli alla spesa militare!

A quanto ammonta quella ita­liana? Secondo i dati del Sipri, l’autorevole isti­tuto inter­na­zio­nale con sede a Stoc­colma, l’Italia è salita nel 2012 al decimo posto tra i paesi con le più alte spese mili­tari del mondo, con circa 34 miliardi di dol­lari, pari a 26 miliardi di euro annui.
Il che equi­vale a 70 milioni di euro al giorno, spesi con denaro pub­blico in forze armate, armi e mis­sioni mili­tari all’estero.
Secondo i dati rela­tivi allo stesso anno, pub­bli­cati dalla Nato un mese fa, la spesa ita­liana per la difesa ammonta a 20,6 miliardi di euro, equi­va­lenti a oltre 56 milioni di euro al giorno. Tale cifra, si pre­cisa nel bud­get, non com­prende però la spesa per altre forze non per­ma­nen­te­mente sotto comando Nato, ma asse­gna­bili a seconda delle cir­co­stanze. Né com­prende le spese per le mis­sioni mili­tari all’estero, che non gra­vano sul bilan­cio del mini­stero della difesa. Ci sono inol­tre altri stan­zia­menti extra-budget per il finan­zia­mento di pro­grammi mili­tari a lungo ter­mine, tipo quello per il cac­cia F-35.

Il bud­get uffi­ciale con­ferma che la spesa mili­tare Nato ammonta a oltre 1000 miliardi di dol­lari annui, equi­va­lenti al 57% del totale mon­diale. In realtà è più alta, in quanto alla spesa sta­tu­ni­tense, quan­ti­fi­cata dalla Nato in 735 miliardi di dol­lari annui, vanno aggiunte altre voci di carat­tere mili­tare non com­prese nel bud­get del Pen­ta­gono – tra cui 140 miliardi annui per i mili­tari a riposo, 53 per il «pro­gramma nazio­nale di intel­li­gence», 60 per la «sicu­rezza della patria» – che por­tano la spesa reale Usa a oltre 900 miliardi, ossia a più della metà di quella mondiale.

Scopo degli Stati Uniti è che gli alleati euro­pei assu­mano una quota mag­giore nella spesa mili­tare della Nato, desti­nata ad aumen­tare con l’allargamento e il poten­zia­mento del fronte orientale.

Oggi, sot­to­li­nea Obama, «aerei dell’Alleanza atlan­tica pat­tu­gliano i cieli del Bal­tico, abbiamo raf­for­zato la nostra pre­senza in Polo­nia e siamo pronti a fare di più». Andando avanti in que­sta dire­zione, avverte, «ogni stato mem­bro della Nato deve accre­scere il pro­prio impe­gno e assu­mersi il pro­prio carico, mostrando la volontà poli­tica di inve­stire nella nostra difesa col­let­tiva». Tale volontà è stata sicu­ra­mente con­fer­mata al pre­si­dente sta­tu­ni­tense Barack Obama dal pre­si­dente delle repub­blica Napo­li­tano e dal capo del governo Renzi. Il carico, come al solito, se lo addos­se­ranno i lavo­ra­tori italiani.


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Il pacco atlantico

di Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco 
da il Manifesto del 26 Marzo 2014 


Scopo centrale della visita del presidente Obama in Europa – dichiara Susan Rice, consigliera per la sicurezza nazionale – è «premere per l’unità dell’Occidente» di fronte alla «invasione russa della Crimea». 

Il primo passo sarà l’ulteriore rafforzamento della Nato. L’alleanza militare che, sotto comando Usa, ha inglobato nel 1999-2009 tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre dell’ex Urss e due ex repubbliche della Jugoslavia (distrutta dalla Nato con la guerra); che ha spostato le sue basi e forze militari, comprese quelle a capacità nucleare, sempre più a ridosso della Russia, armandole di uno «scudo antimissili», strumento non di difesa ma di offesa; che è penetrata in Ucraina, organizzando il golpe di Kiev e spingendo così la Crimea a separarsi e unirsi alla Russia. «Cambia il quadro geopolitico», annuncia il segretario generale della Nato: «Gli alleati devono rafforzare i loro legami economici e militari di fronte all’aggressione militare russa contro l’Ucraina».

Si prospetta dunque non solo un rafforzamento militare della Nato perché accresca «la prontezza operativa ed efficacia nel combattimento», ma allo stesso tempo una «Nato economica», tramite «l’accordo di libero scambio Usa-Ue» funzionale al sistema geopolitico occidentale dominato dagli Stati uniti.

Una Nato che, ribadisce Washington, «resterà una alleanza nucleare». Significativo è che la visita di Obama in Europa si sia aperta con il terzo Summit sulla sicurezza nucleare. Una creazione dello stesso Obama (non a caso Premio Nobel per la pace), per «mettere in condizione di sicurezza il materiale nucleare e prevenire così il terrorismo nucleare». Questo nobile intento perseguono gli Stati uniti, che hanno circa 8000 testate nucleari, tra cui 2150 pronte al lancio, alle quali si aggiungono le 500 francesi e britaniche, portando il totale Nato a oltre 2600 testate pronte al lancio, a fronte delle circa 1800 russe. Potenziale ora accresciuto dalla fornitura del Giappone agli Usa di oltre 300 kg di plutonio e una grossa quantità di uranio arricchito adatti alla fabbricazione di armi nucleari, cui si aggiungono 20 kg da parte dell’Italia. Partecipa al summit sulla «sicurezza nucleare» anche Israele – l’unica potenza nucleare in Medio Oriente (non aderente al Trattato di non-proliferazione) – che possiede fino a 300 testate e produce tanto plutonio da fabbricare ogni anno 10-15 bombe tipo quella di Nagasaki.

Il presidente Obama ha contribuito in particolare alla «sicurezza nucleare» dell’Europa, ordinando che circa 200 bombe B-61 schierate in Germania, Italia, Belgio, Olanda e Turchia (violando il Trattato di non-proliferazione), siano sostituite con nuove bombe nucleari B61-12 a guida di precisione, progettate in particolare per il caccia F-35, comprese quelle anti-bunker per distruggere i centri di comando in un first strike nucleare.

La strategia di Washington ha un duplice scopo. Da un lato, ridimensionare la Russia, che ha rilanciato la sua politica estera (v. il ruolo svolto in Siria) e si è riavvicinata alla Cina, creando una potenziale alleanza in grado di contrapporsi alla superpotenza statunitense. Dall’altro, alimentare in Europa uno stato di tensione che permetta agli Usa di mantenere tramite la Nato la loro leadership sugli alleati, considerati in base a una differente scala di valori: con il governo tedesco Washington tratta per la spartizione di aree di influenza, con quello italiano («tra i nostri amici più cari al mondo») si limita a pacche sulle spalle sapendo di poter ottenere ciò che vuole.

Contemporaneamente Obama preme sugli alleati europei perché riducano le importazioni di gas e petrolio russo. Obiettivo non facile. L’Unione europea dipende per circa un terzo dalle forniture energetiche russe: Germania e Italia per il 30%, Svezia e Romania per il 45%, Finlandia e Repubblica Ceca per il 75%, Polonia e Lituania per oltre il 90%. L’amministrazione Obama, scrive il New York Times, persegue una «strategia aggressiva» che mira a ridurre le forniture energetiche russe all’Europa: essa prevede che la ExxonMobil e altre compagnie statunitensi forniscano crescenti quantità di gas all’Europa, sfruttando i giacimenti mediorientali, africani e altri, compresi quelli statunitensi la cui produzione è aumentata permettendo agli Usa di esportare gas liquefatto.

In tale quadro rientra la «guerra dei gasdotti»: obiettivo statunitense è bloccare il Nord Stream, che porta nella Ue il gas russo attraverso il Mar Baltico, e impedire la realizzazione del South Stream, che lo porterebbe nella Ue attraverso il Mar Nero. Ambedue aggirano l’Ucraina, attraverso cui passa oggi il grosso del gas russo, e sono realizzati da consorzi guidati dalla Gazprom di cui fanno parte compagnie europee. Paolo Scaroni, numero uno dell'Eni, ha avvertito il governo che, se venisse bloccato il progetto South Stream, l'Italia perderebbe ricchi contratti, come l’appalto da 2 miliardi di euro che la Saipem si è aggiudicata per la costruzione del tratto sottomarino. Bisogna però fare i conti con le pressioni Usa.

Il presidente Obama si dedica comunque anche a opere di bene. Con Papa Francesco parlerà domani del «comune impegno nel combattere la povertà e la crescente ineguagliamza». Lui che durante la sua amministrazione ha fatto salire il tasso di povertà negli Usa dal 12% al 15% (oltre 46 milioni di poveri) e quello infantile dal 18% al 22%, mentre i superricchi (lo 0,01% della popolazione) hanno quadruplicato il loro reddito. Obama «ringrazierà il Papa anche per i suoi appelli per la pace». Lui, presidene di uno stato la cui spesa per armi e guerre equivale a circa la metà di quella mondiale. 


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Lo strano caso delle armi atomiche in Italia


27 marzo 2014
Alice Pace

SPECIALE MARZO – Nella produzione di energia non siamo un paese nuclearee appena qualche qualche giorno fa, in occasione del vertice mondiale dell’Aja per la prevenzione del terrorismo nucleare, abbiamo ribadito il nostro impegno contro la proliferazione delle armi atomiche. Ciò nonostante, nei sotterranei delle nostre basi militari custodiamo decine e decine di testate nucleari americane, che di fronte a un’urgenza saremmo autorizzati a utilizzare. E nel nostro futuro prossimo non figura alcuna volontà di rimozione o smaltimento, anzi: queste bombe sono in fase di ammodernamento per diventare ancora più precise e potenti.

Ma dove sono, come sono fatti e che pericolo rappresentano questi ordigni? Ne abbiamo discusso con Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, che si occupa dei problemi legati al controllo degli armamenti, di pace e di sicurezza internazionale.

Le bombe nucleari in Italia   
Le armi atomiche che abbiamo in repertorio si chiamano bombe B61, ideate e messe in produzione durante la corsa agli armamenti successiva alla seconda guerra mondiale. Smistate tra i reparti segreti della Base Aerea di Aviano, in provincia di Pordenone e l’Aeroporto di Brescia-Ghedi, sul suolo italiano ne contiamo circa una settantina. Si tratta di armi di tipo tattico e la loro funzione è di essere impiegate direttamente sul terreno di battaglia, a differenza delle armi nucleari strategiche che, invece, sono progettate per interventi a lunga gittata e che, potenzialmente, se montate su vettori intercontinentali possono essere scagliate anche a oltre 10mila chilometri di distanza. Le B61, grossi cilindri di circa tre metri e mezzo di lunghezza e oltre tre quintali di peso, sono prive di un proprio mezzo di propulsione e risultano perciò progettate esclusivamente per il lancio dagli aerei.
Quanto sono potenti? “Ne esistono diverse versioni, e quelle che abbiamo in Italia possono raggiungere la potenza anche di 170 chilotoni” spiega Simoncelli – dove un chilotone corrisponde alla potenza esplosiva di mille tonnellate di tritolo. Non rientrano nella categoria delle super-bombe, ma rispetto all’ordigno sganciato nel ‘45 su Hiroshima (circa 13-15 chilotoni), qui siamo abbondantemente sopra di un ordine di grandezza. Di fatto, ci ritroviamo per le mani 70 mezzi di distruzione di massa che, assieme ai nostri futuri aerei di punta, i tanto discussi F35, appositamente adeguati al loro trasporto e dotati di capacità stealth (cioè di invisibilità ai radar), formerebbero un’accoppiata perfetta per sferrare un primo colpo a sorpresa verso il potenziale nemico.

Un po’ di storia
Le B61 stipate all’interno delle nostre basi non sono di nostra proprietà, bensì degli Stati Uniti e altro non sono che un residuo della vecchia guerra fredda, quando si ipotizzava una possibile invasione per via terrestre dell’Armata Rossa. In tal caso, sarebbero state usate dalla Nato per creare una zona di impenetrabilità a mezzo di bombardamenti aerei ai confini della Cortina di Ferro. A rigore di legge la loro presenza sul nostro territorio non sarebbe consentita già dagli anni ’90, a maggior ragione per la partecipazione dell’Italia ai trattati internazionali per il disarmo nucleare, ma di fatto il patto Nato rende ancora possibile tenerle nelle nostre basi.
Anche altri paesi sono stati e sono ancora coinvolti nel patto, e il totale delle bombe atomiche americane in Europa ammonta a 200. Sono distribuite tra Belgio, Olanda, Germania, Turchia a formare “una sorta di linea verticale di sicurezza contro gli attacchi da est” precisa Simoncelli. “Il tutto – perlomeno nel caso dell’Italia -  protetto da segreto militare, tant’è che il nostro governo non ha mai negato né confermato la presenza di un arsenale nucleare nelle nostro territorio”. Presenza che però è testimoniata dalla documentazione disponibile presso diversi uffici stranieri: primo tra tutti quello del Sipri, l’Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di Stoccolma, dove è possibile rintracciare delle stime aggiornate, e il sito della Federation of American Scientists, che pubblica rapporti e tabelle sui diversi arsenali.

Le perplessità
La mancata ufficialità sulla presenza delle testate nucleari entro i nostri confini da parte delle nostre istituzioni si concretizza nella mancata trasparenza sulla questione, più pratica, della spesa per la loro custodia e la manutenzione. “Nel nostro bilancio annuale della Difesa non esiste una voce specificamente rivolta alle spese per il nucleare” spiega Simoncelli, “è dichiarata solo la voce generica Nato, ed è quindi impossibile risalire a questa informazione”. Ed è un problema che si estende anche a livello globale: nemmeno attraverso i database internazionali è possibile risalirvi, poiché le spese militari destinate al nucleare sono di fatto uno dei segreti più inaccessibili in assoluto per quasi tutti i paesi del mondo.
Un’altra fonte di perplessità è legata invece alla mancata informazione sui margini di sicurezza entro cui viene mantenuto questo materiale nucleare. “C’è da dire che queste armi per entrare in funzione devono essere armate”chiarisce Simoncelli, “e per innescare l’esplosione gli esperti parlano anche di settimane di preparazione e di iter tecnico-organizzativo”. Difficile, insomma, che si creino le condizioni per un vero e proprio incidente nucleare. Ma non sarebbe forse diritto dei cittadini, in particolare quelli che vivono nelle aree attorno alle basi di Aviano e Ghedi, essere a conoscenza dei propri livelli di rischio?
Queste bombe incontrano poi lo scetticismo di molti dei maggiori esperti di strategia bellica, così come delle delegazioni tecniche di molti paesi alleati, poiché ritenute ridondanti e ormai obsolete sotto diversi punti di vista. Innanzitutto sotto quello politico, ormai profondamente cambiato rispetto al quadro che ha condotto al loro insediamento in Europa. E poi sotto il profilo tecnologico, che (se proprio vogliamo guardare alla loro validità come strumenti di difesa) le vede del tutto inadeguate, poco utilizzabili e non competitive.
Dalla discutibile efficacia bellica di queste armi scaturisce un ulteriore motivo di perplessità: il governo Obama ha da poco deciso di investire 11 miliardi di dollari per il loro ammodernamento, e prevede di trasformare le 200 testate presenti sul territorio europeo in “bombe atomiche intelligenti”, cioè teleguidate, e di aumentarne notevolmente la potenza. Al termine dei lavori, previsto tra il 2019 e il 2020, anche i cacciabombardieri F35 saranno pronti, e anche questo fa presagire che l’allontanamento di queste bombe dall’Italia sia da escludere per un bel po’ di anni.
Alla luce di tutte queste perplessità diversi gruppi politici hanno interrogato negli anni i governi per chiedere ragioni e delucidazioni sull’arsenale militare in Italia, ma nessuna risposta è mai arrivata. Perché continuiamo a custodirle? Che uso prevediamo di farne? Chi provvederà un domani allo smaltimento delle scorie? Sono tutti interrogativi che sbattono sul muro di quello che ha tutte le caratteristiche di un segreto di Stato.
E cosa succede a livello internazionale? La rete italiana della International Campaign to Abolish Nuclear Weaponsha aderito nell’ultimo anno a un appello che ha riscosso consensi in moltissimi paesi, la cosiddetta Iniziativa Umanitaria, chiedendo all’Onu la messa al bando delle armi nucleari come atto di responsabilità verso le generazioni future. Questo alla luce delle tante evidenze redatte da scienziati e medici che certificano che una guerra nucleare non sarebbe sostenibile a livello mondiale per nessun paese, per tutte le sue drammatiche conseguenze sulla salute e sull’ambiente. Una questione che oggi, nell’inasprimento del dialogo con la Russia sulla questione ucraina, trova una nuova occasione per far riflettere ruolo destabilizzante delle armi nucleari nella politica internazionale: potrebbe essere questo il momento di provvedere al disegno di una regolamentazione adeguata per la loro svalutazione definitiva. A partire da quella che, nostro malgrado, ci vuole ancora custodi di 70 bombe dieci volte più potenti di quella che ha distrutto Hiroshima.

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Armi nucleari


27 marzo 2014
Laura Pulici

SPECIALE MARZO – 16 luglio 1945, ore 5:30, Alamogordo. Una luce accecante illumina il deserto di Jornada del Muerto nel New Messico: è il Trinity Test, la prima esplosione nucleare della storia. Da allora, sono stati condotti più di 2.200 test nucleari, di cui almeno la metà in atmosfera o in mare. Fino al 1963, infatti, quando entrò in vigore il Partial Test Ban Treaty che consente solo test nucleari sotterranei, la maggior parte dei test atomici veniva condotta all’aperto per verificare l’effetto delle esplosioni e studiare il fallout radioattivo.

Dal 1945 alla fine della guerra fredda sono state prodotte più di 128.000 armi nucleari. All’entrata in vigore del Trattato di non proliferazione nucleare nel 1970, nel mondo c’erano più di 38.000 ordigni nucleari. Oggi, le ultime stime disponibili contano circa 17.000 testate nucleari, possedute dalle cinque potenze nucleari (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) e da altri quattro Paesi (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord).  Insomma siamo ancora lontani da un mondo senza armi nucleari.
Nonostante i diversi trattati e accordi per il disarmo, la proliferazione nucleare non si è fermata. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) oggi più di 40 Paesi nel mondo dispongono delle tecnologie e delle risorse economiche necessarie per dotarsi di un arsenale militare.
Ed è notizia di pochi giorni fa la minaccia della Russia di sospendere le ispezioni straniere ai suoi arsenali di armi nucleari in risposta alle pressioni degli Stati Uniti nell’ambito della crisi in Ucraina.