Informazione
(segue: 2/5) Sui compiti urgenti di un movimento antimilitarista
1) CRISI UCRAINA E RUMORI DI GUERRA:
Comunicato della redazione di Marx21.it, 3 Maggio 2014
Cari amici ed amiche del CNJ,di ritorno da Belgrado, un paper a margine della Conferenza Internazionale "Pace Globale contro Interventismo Globale ed Imperialismo" del Forum di Belgrado, di cui al doc. finale da voi postato. A 15 anni dalla guerra alla Jugoslavia, il Forum Internazionale denuncia le mire dell'imperialismo e condanna il lavorio del revisionismo che, proprio nel centenario della Grande Guerra, ancora nei Balcani, minaccia la ricerca ed il lavoro per la pace.Il paper è al link:Cari Saluti,Gianmarco Pisa
Guerra alla Jugoslavia, quindici anni dopo
Con il pretesto di un intervento “umanitario” per fermare un presunto “genocidio” in Kosovo, le azioni della NATO, intervenute senza mandato internazionale, completamente al di fuori della Carta delle Nazioni Unite e contro tutti i più elementari e basilari principi di diritto, legalità e giustizia, hanno ucciso e ferito migliaia di persone e distrutto e devastato una quantità impressionante di infrastrutture civili. I danni di guerra sono stimati in oltre 120 miliardi di dollari e il generale statunitense Wesley Clark conferma pubblicamente l'intenzione, attraverso i bombardamenti, di «riportare indietro la Serbia di cinquanta anni». Le compensazioni per i danni di guerra non sono ancora state reclamate, sebbene vi siano le condizioni giuridiche e formali per poter innescare tale procedura, e le sentenze emesse dai tribunali serbi, dalle quali risultano condanne, per i capi di Stato e di Governo dei Paesi aggressori, per crimini contro la pace e contro l'umanità, sono state annullate dopo il regime change del 5 Ottobre 2000. Tra i crimini più efferati, ricordati dalle cronache del tempo ma rapidamente passati sotto silenzio, l'attacco ad un convoglio di albanesi del Kosovo, per il quale, in un primo momento, la NATO aveva cercato di attribuire la responsabilità alle forze jugoslave, che ha provocato la morte di 73 persone, il bombardamento di un treno passeggeri, che ha ucciso 15 persone, il bombardamento contro la sede della televisione serba a Belgrado, che ha causato la morte di altre 16 persone, per non parlare dei bombardamenti e delle devastazioni in città quali Novi Sad, a Nord, e Niš, a Sud. Le foto, spesso strazianti, della mostra, sono testimonianza vivida del carattere “umanitario” di questa guerra.
Come è stato sottolineato, in maniera concorde e partecipativa, durante tutti i tre giorni di impegno della Conferenza, da parte delle decine di relatori coinvolti e le centinaia di partecipanti, la guerra contro la Jugoslavia non ha costituito un conflitto isolato, ma un precedente e un paradigma, la prima di una serie di guerre imperialistiche di nuova generazione, guidate dagli Stati Uniti, insieme ad alleanze politiche e militari a “geometria variabile” e ad egemonia NATO, fuori o, comunque, a prescindere dal mandato dell'ONU e dal rispetto della Carta delle Nazioni Unite, per la conferma del primato economico e del dominio militare degli Stati Uniti nel nuovo “mondo multipolare”. Tale piano strategico, variamente declinato nelle sue versioni hard alla Bush o soft alla Obama, rappresenta il volto attuale dell'imperialismo statunitense e dei propri alleati atlantici, e continua, pur tra difficoltà e battute d'arresto, sino ai giorni nostri, come dimostrano le destabilizzazioni, i cambi di regime e i golpe dolci innescati da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, ad esempio in Ucraina e in Venezuela.
Dopo l'impegnativa tre-giorni, il documento finale della Conferenza Internazionale, il cui testo completo è online (beoforum.rs/en/all-activities-of-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/63-nato-aggression-15-years-after/356-final-document.html), ha rimarcato, in particolare, i seguenti dieci punti salienti:
1) L'aggressione della NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia è stata una guerra imposta contro uno Stato europeo, libero, indipendente e sovrano, in palese violazione dei principi basilari del diritto e della legalità internazionale, senza alcun mandato internazionale e contro la Carta dell'ONU.
2) Considerato che l'aggressione alla Jugoslavia è stata un crimine contro la pace e contro l'umanità e una grave violazione del diritto internazionale e della legalità internazionale, la Serbia ha il diritto di avviare un procedimento formale contro gli Stati Membri della NATO partecipanti alle azioni teso al pagamento dei danni di guerra alla Serbia ed al Montenegro ed alle persone vittime dell'aggressione.
3) La guerra contro la Jugoslavia è stato un punto di svolta, premessa e paradigma, di un piano di interventismo globale, di pratica politica di violazione dell'ordinamento giuridico internazionale, e di negazione del ruolo delle Nazioni Unite e, successivamente, è stata utilizzata come un modello di “interventismo imperialista” in una serie di altri casi come Afghanistan, Iraq, Libia, Mali e altrove.
4) Tutti i partecipanti, in considerazione ed in coerenza con le premesse sin qui delineate, hanno espresso pieno sostegno alla sovranità e all'integrità della Serbia, in linea con la risoluzione 1244/1999.
5) I partecipanti hanno salutato la decisione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha proclamato il 2014 “Anno Internazionale di Solidarietà con il Popolo della Palestina”. Hanno inoltre denunciato i piani e le azioni volte a destabilizzare, attraverso il golpe suave e la campagna inter-nazionale di infiltrazione e di disinformazione, la Repubblica Bolivariana del Venezuela e hanno espresso la loro solidarietà con il popolo venezuelano e il loro supporto ai suoi sforzi per preservare la libertà, la dignità e la sovranità del Venezuela Bolivariano e di decidere autonomamente il proprio futuro. I partecipanti hanno inoltre espresso soddisfazione in merito allo svolgimento del referendum popolare di auto-determinazione in Crimea, volto alla auto-determinazione e alla confederazione con la Federazione Russa, condannando altresì il rovesciamento violento del governo legittimo ucraino, attraverso un'insurrezione condizionata ed egemonizzata da formazioni fasciste e perfino neo-naziste.
6) I partecipanti hanno condannato la riabilitazione, promossa da alcuni settori al governo di Paesi occidentali, del fascismo ed i conseguenti tentativi di equiparare il comunismo con il nazismo ed hanno, allo stesso modo, condannato i tentativi, sia attraverso pubblicazioni e campagne di stampa, sia attraverso eventi e rassegne internazionali, di vero e proprio revisionismo storico, intorno a cause e responsabilità sia della prima (di cui ricorre quest'anno il centenario) sia della seconda guerra mondiale.
7) I partecipanti hanno riflettuto inoltre sulla crisi del capitalismo globale, che ha portato non solo ad una stratificazione sociale senza precedenti e ad un impoverimento generale di massa di portata impressionante, ma anche ad una crisi del debito artificialmente imposta. La Conferenza ha quindi espresso il suo pieno sostegno alle proteste popolari contro le politiche imposte per affrontare la crisi.
8) La crisi economica globale, peraltro, non può essere risolta con modifiche improvvisate del sistema stesso, ma solo abbandonando il concetto e il principio neo-liberista e sviluppando un nuovo sistema umano di giustizia sociale, di uguaglianza e di benessere per tutti i popoli e le nazioni del pianeta.
9) La Conferenza ha inoltre dichiarato che solo un mondo libero dal predominio dell'imperialismo, dell'interventismo e del militarismo avrà la possibilità di evitare la catastrofe della guerra mondiale.
10) E' quindi inaccettabile, oltreché contrario al diritto internazionale, che organizzazioni regionali di potenza, come la NATO e l'UE, si affermino come sostituti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
A conclusione della tre-giorni, l'ex Ministro degli Esteri della Jugoslavia e Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, Zivadin Jovanovic, ha ricordato che l'aggressione della NATO è ormai non più e non solo limitata ai Balcani, ma sta concretamente diventando strategia globale. È in corso una “terza guerra mondiale di fatto”, combattuta da coloro che hanno interesse alla lotta contro l'uguaglianza e l'amicizia dei popoli e contro la cooperazione ed il multilateralismo globale. Contro la globalizzazione della guerra, è dunque sempre più urgente lottare per la globalizzazione della pace.
Molto interessanti, nella tre-giorni di confronto e di dibattito, alcuni interventi, tra quelli che hanno maggiormente messo in rilievo i due temi-chiave della Conferenza, vale a dire la guerra alla Jugoslavia come paradigma della guerra imperialistica per il regime change dei tempi moderni (nelle sue varie e diverse declinazioni di guerra etno-politica, golpe strisciante, piano di de-stabilizzazione, campagne tese alla disinformazione ed al revisionismo) e il nesso diritto-giustizia come architrave del sistema di sicurezza collettiva e per un mondo multipolare. Secondo Roland Weyl, membro fondatore (nel 1946) ed attuale vice-presidente della Association Internationale des Juristes Démocrates - AIJD (Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici), la guerra in Jugoslavia è stata la prima aggressione al diritto internazionale, dal momento che la legge internazionale non esiste senza la vigenza di principi condivisi e senza la forza di una legge comune che sia valida per tutti e sia fatta valere per tutti. In questo senso, riveste una importanza fondamentale la Carta delle Nazioni Unite, specie nel Preambolo (sancisce l'impegno istituzionale delle Nazioni Unite «a praticare la tolleranza e a vivere in pace… in rapporti di buon vicinato; a unire le forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale; ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sia usata, salvo che nell’interesse comune; a impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico-sociale di tutti i popoli»), l'art. 2 c. 4 («I Paesi Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite») e l'art. 2 c. 7 («Nessuna disposizione dello Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono alla competenza interna di uno Stato, né obbliga i Paesi Membri a sottoporre tali questioni a procedura di regolamento in applicazione dello Statuto»).
Il diritto internazionale si trova oggi ad affrontare tutte le contraddizioni legate alle ambiguità e alle criticità delle Nazioni Unite. Ad esempio, in Libia, è stata una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a violare esplicitamente la Carta delle Nazioni Unite, in particolare laddove al capo 4: «Autorizza gli Stati Membri, che ne abbiano informato il Segretario Generale, che agiscano su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, operando in collaborazione con il Segretario Generale, a prendere tutte le misure necessarie, anche in deroga al paragrafo 9 della risoluzione 1970 (2011), per proteggere i civili e le aree a popolazione civile minacciate di attacco nella Jamahiriya Araba di Libia, escludendo una forza di occupazione straniera di qualsiasi forma e su qualsiasi parte del territorio libico, …e richiede agli Stati Membri interessati di informare il Segretario Generale sulle misure che prendono, in base all’autorizzazione conferita con questo paragrafo, le quali saranno comunicate al Consiglio di Sicurezza» (Risoluzione 1973/2011, adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il 17 Marzo 2011). Ciò significa che, da una parte, è stato concesso un mandato in bianco agli Stati interessati all'intervento armato, ben al di là ed in larga misura contro i fini istituzionali specifici delle Nazioni Unite, come richiamati all'interno della Carta dell'ONU e, d'altra parte, le Nazioni Unite stesse sono state di fatto estromesse, assumendo un ruolo del tutto marginale, funzionale e strumentale agli obiettivi geo-politici e strategici delle potenze mondiali.
La vicenda libica ha rappresentato il punto di arrivo di una degenerazione della applicazione pratica degli strumenti del diritto internazionale, che non risale a tempi recenti, come dimostrano i casi della guerra contro la Jugoslavia, l'applicazione di una “coalizione dei volenterosi” e “alleanze occasionali” o a “geometria variabile” nella guerra in Afghanistan, e le stesse continue violazioni delle risoluzioni delle Nazioni Unite da parte dello Stato di Israele. Tra tutti questi casi, in particolare, la guerra contro la Jugoslavia ha violato proprio, specificamente, l'art. 2 c. 4 della Carta delle Nazioni Unite, dal momento che quella guerra non solo si è svolta al di fuori di un mandato formale e quindi dei fini istituzionali delle Nazioni Unite, ma ha anche violato l'integrità territoriale di un Paese Membro delle Nazioni Unite. A tutto questo occorre aggiungere che l'intervento militare atlantico ha fatto strage di migliaia di civili innocenti e ha sacrificato i diritti più elementari di decine di migliaia di altre persone.
Basti ricordare che, nel corso di oltre diecimila missioni d'attacco, da parte di oltre mille aerei alleati e con l'uso di oltre 23 mila ordigni esplosivi, tra missili, bombe e proiettili di vario tipo, la NATO ha distrutto le strutture civili e produttive del Paese, commettendo l'ulteriore crimine internazionale di colpire militarmente infrastrutture civili e perfino edifici adibiti a funzioni sociali. La Serbia è stata sottoposta per 78 giorni a bombardamenti continuativi da parte di aerei sottratti alla difesa contraerea e capaci di moltiplicare gli effetti e i danni collaterali sul terreno, che furono devastanti e che avranno ripercussioni nel corso del tempo e delle generazioni, soprattutto a causa dell'ecocidio provocato, del bombardamento di fabbriche e depositi chimici, dell'uso accertato di munizioni all'uranio impoverito.
La NATO (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico Settentrionale), artefice e responsabile dei crimini e delle devastazioni compiuti in Jugoslavia - e non solo - è un'organizzazione politico-militare di carattere regionale che non rispetta le prescrizioni previste dal diritto internazionale per le organizzazioni regionali ed è, di conseguenza, sostanzialmente al di fuori del diritto internazionale. Infatti, l'art. 53 della Carta delle Nazioni Unite stabilisce che il Consiglio di Sicurezza può utilizzare «gli accordi e le organizzazioni regionali per azioni coercitive sotto la sua direzione» ma poi aggiunge che «nessuna azione coercitiva può essere intrapresa in base ad accordi regionali senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza». Inoltre, l'art. 51 riconosce agli Stati l'esercizio del “diritto di auto-tutela individuale o collettiva” esclusivamente per difendersi contro un “attacco armato” e «fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza inter-nazionale». Dal “combinato disposto” degli articoli 51 e 53 consegue dunque che tali organizzazioni (in particolare la NATO) possono eventualmente agire contro uno Stato solo con l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza; ma, senza l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, possono assumere una iniziativa solo nel caso di risposta ad un attacco armato effettivo e concretamente posto in essere. Anche l'art. 4 del Trattato supporta implicitamente la tesi della totale illegittimità della configurazione NATO («Le parti si consultano quando, secondo il giudizio di una di esse, ritengano che l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza di una di esse siano minacciate», art. 4 del Trattato dell'Atlantico Settentrionale). È bene ricordare che la NATO ha modificato di fatto il proprio statuto formale, assumendo un profilo aggressivo (assertivo) e intervenendo sempre più al di fuori della propria sfera regionale, come hanno mostrato gli eventi in Afghanistan, Iraq e Libia, ed in Jugoslavia.
Un discorso specifico merita la condotta internazionale degli Stati Uniti d'America, i quali hanno esteso, sin dall'intervento unilaterale contro il legittimo Governo Arbenz in Guatemala (1954), la portata del concetto di “intervento domestico” fino a “legittimare” di fatto qualsiasi intervento unilaterale o multilaterale internazionale, dietro la “giustificazione” della minaccia (reale o presunta) ai propri interessi nazionali. Basti ricordare, per linee generali, quanto accaduto proprio in Guatemala: il presidente Eisenhower era d'accordo sul fatto che il governo progressista, legittimamente eletto, di Arbenz dovesse capitolare e Allen Dulles incaricò la CIA di organizzare un colpo di stato politico-militare. La CIA, a propria volta, addestrò ed armò un esercito di ribelli e ne trovò il leader in Carlos Castillo Armas. L'incaricato della CIA era Howard Hunt che, in questi termini, ricapitolò il golpe guatemalteco: «Volevamo fare una campagna terroristica, in particolare per terrorizzare Arbenz e le sue truppe, come i bombardieri Stukas terrorizzavano la popolazione civile bombardando l'Olanda, il Belgio e la Polonia all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Riuscivamo così a paralizzare la gente con il terrore». È appena il caso di sottolineare le analogie con le strategie golpiste, eversive e di destabilizzazione applicate dagli Stati Uniti anche in seguito: ultimo, in ordine di tempo, il Venezuela Bolivariano, il cui governo progressista è alle prese, sin dalla fine del 2013, con un c. d. golpe suave.
Ecco perché è più che mai opportuno ribadire con forza che non vi è alternativa al potere dei popoli e all'esigenza che i popoli stessi “prendano in mano” le Nazioni Unite, diventando, al tempo stesso, attori e protagonisti della sicurezza collettiva. Si tratta di imporre all'agenda politica alcuni compiti:
a) la riforma delle Nazioni Unite;
b) l'introduzione della cosiddetta organizzazione economica e finanziaria nella dinamica di “sicurezza collettiva”, essendo sempre più stretto il nesso tra manipolazione economica e sicurezza nazionale;
c) l'applicazione di strumenti di auto-determinazione, di autonomia e di indipendenza effettivi per tutti i popoli del mondo, allo scopo di dare sostanza ai principi generali enunciati nella Carta dell'ONU.
La legge internazionale, infatti, non esiste se non nella misura in cui viene costantemente applicata, sperimentata e praticata. Ecco perché i popoli devono prendere in mano le Nazioni Unite, al fine di coniugare, finalmente, legge, diritto e giustizia, in particolare nel delicato ambito internazionale. La coniugazione della legge, del diritto e della giustizia può avvenire solo sulla base dei principi (a partire da quelli sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite: sovranità, auto-determinazione, libertà dei popoli, non ingerenza, pace e sicurezza collettiva) e della pratica (la fine della giustizia internazionale è la politica del “doppio standard”, ampiamente praticata dalla NATO, come dimostrano numerosi casi concreti, da quello storico del Kosovo del 1999 a quello più recente della Crimea di questo 2014).
A tal proposito, degno di nota e di acuto interesse, l'intervento di Vladimir Kozin (leading researcher presso l'Istituto di Studi Strategici della Federazione Russa), secondo il quale, a proposito, ancora, delle eredità della guerra contro la Jugoslavia e del paragone con l'attuale crisi in Ucraina e, in particolare, con la situazione in Crimea ed il parallelo tra la Crimea e il Kosovo, è necessario studiare la configurazione del problema e mettere in luce i tratti caratteristici della situazione locale specifica:
a) l'indipendenza del Kosovo è stata dichiarata e proclamata (17 Febbraio 2008) dopo una lunga transizione che ha fatto seguito ad un bombardamento e ad una aggressione internazionale, al di fuori del diritto e della legalità internazionale; mentre l'auto-determinazione di Crimea, sancita da referendum popolare (16 Marzo 2014), non ha fatto seguito ad alcuna guerra né ad alcuna aggressione militare;
b) in Kosovo si sono registrati una catastrofe umanitaria ed un esodo con centinaia di migliaia di profughi e sfollati, che ha portato, tra le altre cose, ad un consistente sbilanciamento etnico della popolazione; mentre in Crimea non si è registrato nulla di tutto questo e nessuna alterazione etnica;
c) in Kosovo l'indipendenza è avvenuta in forza di una dichiarazione unilaterale pilotata o, almeno, ampiamente condizionata, da forze e soggetti internazionali, tra l'altro da tempo attivi ed operanti, sia con funzioni civili, sia con funzioni militari, sul territorio stesso del Kosovo; mentre in Crimea vi è stato un referendum popolare, indetto dal parlamento locale, dotato di una propria autonomia anche nel quadro del regime precedente, con il consenso popolare ed una ampia partecipazione elettorale.
D'altro canto, è possibile considerare l'evoluzione della situazione in Crimea come la conseguenza di un colpo di stato formalmente illegittimo, che ha deposto il presidente legittimamente eletto nelle precedenti elezioni presidenziali (a prescindere a tal riguardo dal giudizio di merito e dalla valutazione politica del suo operato), e che ha fatto seguito ad una mobilitazione, anche armata, di piazza, a sua volta sostenuta da un'azione internazionale di destabilizzazione. Tale azione, peraltro, è venuta ad evidenza all'indomani delle iniziative intraprese, non solo dalla Unione Europea, ma, al suo interno, in particolare, dalla Germania e dalla Polonia. È necessario, dunque, porre la dovuta attenzione ai condizionamenti e alle ingerenze che hanno profondamente alterato e destabilizzato il quadro politico ucraino e determinato in ampia misura l'evoluzione e la degenerazione della protesta di Euro-Majdan.
Uno dei leader del golpe, con la sua “Alleanza Democratica Ucraina” (“Udar”, che tra l'altro, in russo, significa “Colpo”), è stato il pugile Vitalij Klitschko, sostenuto ufficialmente dalla CDU di Angela Merkel. Aleksander Kwasniewski, membro della Commissione di Monitoraggio del Parlamento Europeo ed ex Presidente della Polonia, ha apertamente consigliato ai manifestanti di aumentare la pressione sulle autorità ucraine. I Ministri degli Esteri di Polonia (Radoslav Sikorski) e Svezia (Carl Bildt), in una dichiarazione congiunta, hanno espresso piena solidarietà ai manifestanti anti-governativi. Il Ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha compiuto una missione a Kiev per incontrare i capi dell’opposizione ucraina, prima di unirsi ai manifestanti anti-governativi in Piazza Indipendenza. Il leader del partito conservatore ed ultra-nazionalista polacco di “Legge e Giustizia” nonché ex premier, Jaroslaw Kaczynski, ha, non diversamente, preso parte attiva alle manifestazioni di Kiev.
Inoltre, Germania, Stati Uniti ed Unione Europa stanno apertamente sostenendo non solo il partito di opposizione tradizionale “Patria” di Julja Tymoshenko, ma anche “Pravij Sektor”, esplicitamente schierato su posizioni neo-naziste, il cui leader, Dimitri Jarosh, è candidato alle prossime elezioni presidenziali. È bene richiamare alcuni tra i protagonisti del golpe ucraino, i neo-fascisti di “Svoboda” (la cui precedente denominazione è stata quella di “Partito Nazionalsocialista di Ucraina”), i neo-nazisti di “Pravij Sektor” (“Settore di Destra”), le milizie di “Trbuz” (“Tridente”) e “Una-Unso” (“Assemblea Nazionale Ucraina - Autodifesa del Popolo Ucraino”), tutte assolutamente anti-semite, anti-russe e xenofobe, che non hanno esitato ad esporre le effigi di Stepan Bandera, il nazista sterminatore di ebrei, comunisti, russi e polacchi che governò l’Ucraina sotto l’occupazione hitleriana. Queste forze - fasciste e neo-fasciste - esprimono numerosi ministri nel nuovo governo ucraino di transizione. Hanno imposto l’eliminazione del russo come lingua ufficiale, scatenando la reazione in tutta l’Ucraina sud-orientale a maggioranza russa, memore dei programmi di Svoboda e Pravij Sektor che prevedono il carcere per chi anche solo si dichiari a favore dell’aborto, il divieto di proclamarsi “comunisti”, l’indicazione sui passaporti dell’appartenenza etnica e religiosa, la creazione di un arsenale nucleare nazionale, l’entrata nell’Unione Europea (richiesta da Svoboda, osteggiata dai nazisti di Pravij Sektor e da altri gruppi neo-nazisti) e nella NATO, esclusivamente in funzione anti-russa.
Come accennato, i neo-fascisti di Svoboda esprimono il vice-premier (Oleksandr Sych) e quattro ministri: Difesa (Igor Tenjukh), Ambiente (Andriy Mokhnik), Agricoltura (Igor Shvajka), Istruzione (Sergej Kvit). È tra i leader di Svoboda anche Andriy Parubiy, Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa, che controlla la polizia e le forze armate. Dmitriy Jarosh, il capo dei neo-nazisti di Pravij Sektor, è il vice-segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa ed è candidato a Presidente della Repubblica. Infine, un neo-fascista di Una-Unso (Dmitry Bulatov) è Ministro della Gioventù e dello Sport. Nondimeno, Procuratore Generale è stato nominato Oleg Makhnitskiy, di Svoboda, e Presidente della Commissione Nazionale Anticorruzione è Tatyana Chornovol, di Una-Unso. Come riferito dal Ministero degli Esteri della Federazione Russa, le nuove “autorità” ucraine hanno già avanzato proposte tese a legittimare Pravij Sektor per farne una struttura militare ufficiale.
Ritenere che l'Italia sia estranea a questo scenario globale, o non porti responsabilità specifiche nel vortice di guerra in cui l'interventismo atlantico sta precipitando il mondo, è ingenuo ed aleatorio. Come ricordato da Stojan Spetić (già Senatore della Repubblica, oggi impegnato nel Forum contro la Guerra - Italia), la politica europea ha imposto integrazione in Europa Occidentale e disintegrazione in Europa Orientale; a sua volta, la fine della Guerra Fredda, pur accompagnata da speranze di “dividendi di pace e di democrazia”, è all'origine di una nuova stagione di imperialismo globale. È appena il caso di ricordare qui che il 2014 è un anno di ricorrenze e di memorie, ricorrendovi non solo il centenario della “inutile strage”, la Prima Guerra Mondiale, ma anche il ventennale dell'assedio di Sarajevo, della Guerra di Bosnia, del Genocidio in Ruanda, e il quindicinale della Guerra del Kosovo.
In tale contesto, l'aggressione atlantica e, in particolare, europea, contro la Jugoslavia si sta riversando oggi all'interno dei confini stessi dell'Europa e, in particolare, dell'Unione Europea, sia perché la frammentazione e la disintegrazione si stanno avvicinando all'ingresso ufficiale nell'Unione Europea, sia perché l'Unione Europea sta oggi aggredendo, con i mezzi di una vera e propria guerra economica e finanziaria, i suoi stessi Stati Membri, a partire dai c.d. PIGS e in particolare la Grecia. Nessuno può arrogarsi il diritto di sindacare sulla sovranità, la libertà e la territorialità di Stati e di regioni e, in particolare, di regioni negli Stati, pena precipitare, inevitabilmente, nell'insopportabile politica del “doppio standard”, per la quale si sono fatti gli esempi della Crimea e del Kosovo ma per la quale si potrebbe pure obiettare - perché ciò che è valso per il Kosovo non possa valere anche per il Sud Tirolo.
I problemi, in particolare quelli di carattere internazionale, possono essere risolti, in linea con lo spirito delle Nazioni Unite, solo con il dialogo, la cooperazione ed il mutualismo internazionale, e mai con la forza, l'aggressione o la violenza. Le cosiddette “coalizioni dei volenterosi” non devono promuovere iniziative di guerra ma di dialogo. Non sempre, da questo punto di vista, l'Italia ha giocato un ruolo positivo, e, in particolare, nel caso della Jugoslavia e del Kosovo, è stata nella prima linea di guerra e ha tradito le aspettative di pace di ampia parte della sua stessa popolazione. La partecipazione all’intervento armato senza mandato legittimo non imbarazzò il governo italiano e rappresentò un tradimento delle speranze di pace del popolo. A titolo di esempio, basti ricordare l'intervento al Senato del vice-presidente del Consiglio, Sergio Mattarella: «Sappiamo tutti che l’ONU non ha autorizzato un intervento armato in Kosovo. È anche a tutti nota la ragione per cui ciò non avviene: la ferma opposizione di Paesi con diritto di veto in Consiglio di Sicurezza». Con una singolare interpretazione, ciò non costituiva, secondo il governo, una circostanza ostativa, bensì l’occasione per invocare «una riforma del Consiglio di Sicurezza che lo renda più democratico e più rappresentativo, ponendo le premesse per un superamento del diritto di veto». Quindi, la mozione di maggioranza alla Camera, più che approvare la partecipazione italiana all’intervento armato, fu improntata all’intento di promuovere o assecondare ogni iniziativa utile a porvi fine per “riprendere i negoziati e sospendere i bombardamenti”. Toccò al premier, Massimo D’Alema, dopo avere assicurato che un canale per la ripresa delle trattative dovesse restare aperto, ribadire che: «Ciò non ha nulla a che fare con uno strappo alle nostre responsabilità o con il venire meno di un atteggiamento di solidarietà verso i nostri alleati».
In conclusione, come segnalato (www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o43019) anche in uno dei più recenti documenti di elaborazione, maturati nell'ambito della rete nazionale contro la guerra e per la pace (Rete Nowar Napoli): «La vicenda ucraina rappresenta l’anello più recente di una catena di avvenimenti della politica internazionale in direzione di una crescente conflittualità tra le principali potenze mondiali, la cui evoluzione dovrebbe far scattare più di un campanello di allarme tra gli attivisti per la pace e contro la guerra. La competizione non si svolge più solo con gli strumenti della finanza o della diplomazia ma sempre più spesso attraverso l’uso delle armi e l'esercizio della guerra. Inviate ai propri alleati locali nei Paesi che si intende destabilizzare o usate direttamente dai propri eserciti di occupazione o aggressione, lo svolgimento della contrapposizione dipende dai rapporti di forza e da valutazioni di opportunità. I rumori di guerra si avvicinano in maniera crescente al centro dell’area europea, ma ciò non sembra ridare vitalità a quel movimento per la pace e contro la guerra che, di fronte all’aggressione all’Iraq del 2003, portò in piazza milioni di persone per denunciare la guerra. Siamo entrati in una fase in cui il confronto tra le potenze non può rimanere più confinato in aree limitate, bensì è destinato a sfociare in uno scontro a tutto campo in cui si accumulano condizioni per un conflitto - tendenzialmente mondiale - generalizzato, che solo una opposizione radicale, in tutti i Paesi coinvolti, può arrestare. È necessario ritrovare le motivazioni per una opposizione “senza se e senza ma” ai crescenti e minacciosi interventi militari comunque vengano giustificati e mascherati».
1. Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia: www.cnj.it
2. Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali: www.beoforum.rs/en
3. Novi Plamen Rivista: www.noviplamen.org
4. Centro di Cultura e Documentazione Popolare: www.resistenze.org
5. Il Pane e le Rose: classe capitale partito: www.pane-rose.it
6. Mnemosyne: Centro Tutela Patrimonio Culturale, www.mnemosyne.org.rs/index.php/en.html
7. Redazione Sibialiria: www.sibialiria.org
8. Centro Studi “Sereno Regis”: www.serenoregis.org
9. Pressenza International Press Agency: www.pressenza.com/it
10. Istituto Italiano di Ricerca per la Pace - Rete CCP: www.reteccp.org
Pubblicato su: RESeT Papers
Data pubblicazione: 5 Aprile 2014
=== Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS https://www.cnj.it/ http://www.facebook.com/cnj.onlus/ === * ===
Scopri istella, il nuovo motore per il web italiano.
Istella garantisce risultati di qualità e la possibilità di condividere, in modo semplice e veloce, documenti, immagini, audio e video.
Usa istella, vai su http://www.istella.it?wtk=amc138614816829636
(3-4-5/5: fine) Sui compiti urgenti di un movimento antimilitarista
1) CRISI UCRAINA E RUMORI DI GUERRA:
Comunicato della redazione di Marx21.it, 3 Maggio 2014
IL CONVEGNO DEL 25 APRILE ALL’ARENA DI VERONA: TRA SILENZI ED OMISSIONI, CONTRADDIZIONI E CONFLITTI DI INTERESSE.
I risultati del convegno che si è svolto nel giorno della Liberazione all’Arena di Verona, per quanto emerge dai resoconti di “arenadipaceedisarmo.org”, sono caratterizzati, come purtroppo ampiamente previsto, da parole d’ordine ispirate ad un pacifismo generico e da una proposta concreta che entra in evidente contraddizione con la realtà dei fatti che avvengono nel mondo, che anzi vengono sempre sistematicamente ignorati.
Naturalmente è certamente condivisibile la richiesta di annullamento dell’acquisto delle costose macchine di morte chiamate F-35 e sono apprezzabili gli inviti, peraltro generici, a sostenere campagne per un disarmo generale, che pure sono stati presentati nell’ambito del convegno.
Ma perché gli organizzatori ed i partecipanti non sono scesi sul terreno dei fatti concreti che stanno avvenendo nel mondo e che dimostrano un pericoloso e tragico scivolamento verso scenari di guerra totale? Perché non denunciare il chiaro coinvolgimento dello stesso governo italiano in questi fatti?
Per ricordare solo i fatti più importanti:
Da più di 12 anni le nostre truppe sono impegnate, insieme ad altre truppe della NATO, in una sanguinosa guerra in Afghanistan che sta finendo di distruggere quel martoriato paese.
Negli anni ’90 le nostre truppe hanno partecipato, insieme ad altre truppe della NATO, alle guerre contro la Yugoslavia che hanno portato al definitivo smembramento di quel paese.
Nel 1999 il nostro governo ha aderito ad un rinnovamento dei trattati NATO che hanno trasformato l’alleanza da organizzazione difensiva in un’alleanza offensiva. In seguito l’alleanza è stata aggressivamente spostata verso l’Est Europa inglobando paesi dell’ex-Patto di Varsavia, dell’ex-Yugoslavia e dell’ex-Unione Sovietica, arrivando a schierare basi e batterie di missili quasi ai confini della Russia in Polonia, Repubblica Ceca, ecc.
Nel 2003 le basi militari italiane sono servite a lanciare un micidiale attacco distruttivo contro l’Iraq sulla base di bugie evidenti (le famose armi di distruzione di massa).
Nel 2011 l’esercito italiano ha partecipato direttamente all’attacco della NATO contro la Libia che ha ridotto quel paese, un tempo il più ricco dell’Africa, nel caos totale.
Dal 2011 ad oggi il governo italiano partecipa alle riunioni del gruppo “amici della Siria” dove vengono programmati finanziamenti ed aiuti militari alle bande di fanatici che stanno devastando e tentando di destabilizzare il paese.
Il governo italiano appoggia attualmente il tentativo degli USA e di alcuni paesi europei di estendere l’influenza della NATO anche sull’Ucraina, dove un colpo di stato di estrema destra, ispirato direttamente dagli USA, ha abbattuto il presidente Janucovitch eletto in regolari elezioni. Ricordiamo che l’azione statunitense era stata apertamente rivendicata, già prima dell’inizio dei disordini a Kiev, dalla vice-ministra degli Esteri statunitense, Sig.ra Nuland, che aveva anche indicato il nome del nuovo presidente Yaseniuch, poi effettivamente imposto dai golpisti.
Nel meeting di Verona, invece di esaminare questi concreti problemi e denunciare le eventuali responsabilità, la proposta principale è stata quella di spostare fondi nell’ambito del Ministero della Difesa italiano dalle spese militari ad un Dipartimento di Difesa Civile. Lo scopo sarebbe quello di finanziare dei Corpi Civili di Pace che dovrebbero, ad esempio, fare azioni di interposizione in caso di guerre. Ci risulta tra l’altro che già circa 9 milioni di Euro siano stati forniti dal governo italiano per attività già svolte da organizzazioni presenti al meeting.
Ma gli organizzatori del convegno non si sono resi conto dell’inestricabile groviglio di contraddizioni e conflitti di interesse che questa proposta creerebbe in assenza di un’analisi concreta della situazione esistente.
Visto che in concreto tutte le ultime guerre scatenate negli ultimi 20 anni hanno visto la partecipazione della NATO e dello stesso governo italiano, i Corpi di Pace dovrebbero essere finanziati da quello stesso governo che scatena guerre violando l’art. 11 della nostra Costituzione? Forse i membri dei Corpi di Pace dovrebbero fare azione di interposizione tra due schieramenti di cui uno è finanziato dal medesimo governo che dovrebbe finanziare i Corpi stessi?
Ci si può anche chiedere: i costosi e sofisticatissimi F-35 della Lockeed contro chi dovrebbero essere schierati? Contro i prossimi nemici della NATO come sembra debbano essere considerati Russia e Cina, potenze emergenti che fanno ombra agli USA? E se invece degli F-35 fossero schierati gli Eurofighters di fabbricazione europea, questo sarebbe più accettabile?
Si può ritenere che i silenzi e le evidenti omissioni degli organizzatori e partecipanti di Verona su ciò che sta concretamente avvenendo nel mondo di fatto servano a coprire le contraddizioni cui le loro proposte ed il loro pacifismo generico vanno inesorabilmente incontro.
Vincenzo Brandi (della Rete No War Roma)
Fermiamo l'aggressione militare e le violenze fasciste in Ucraina. Isoliamo la giunta golpista di Kiev sostenuta da USA e UE
Comunicato della redazione di Marx21.it
Apprendiamo con orrore che, nel corso dell'operazione repressiva scatenata dalla giunta golpista di Kiev contro le popolazioni del Sud-Est dell'Ucraina, colpevoli solo di rivendicare la costruzione di un assetto federale del paese, in cui siano salvaguardati i diritti delle minoranze nazionali e dei cittadini ucraini che parlano la lingua russa, gruppi nazifascisti, che coadiuvano l'esercito di Kiev, hanno appiccato il fuoco alla Casa dei Sindacati di Odessa, dove si riuniscono gli attivisti per il referendum sull'assetto federale e gli oppositori della giunta di Kiev, provocando (dopo avere bloccato tutti gli accessi all'edificio) la morte di decine di persone che stazionavano nell'edificio, in massima parte militanti del Partito Comunista di Ucraina e di altre organizzazioni di sinistra.
Un altro atto efferato che si aggiunge agli innumerevoli pogrom attuati negli ultimi mesi dai gruppi paramilitari dell'estrema destra e ai massacri perpetrati dalle truppe dell'esercito di Kiev in tutte le principali città di questa parte dell'Ucraina, in particolare a Slavjansk, assurta a simbolo della resistenza antifascista.
Gravissime sono le responsabilità degli Stati Uniti e dei governi dell'UE, compreso quello italiano, che invece di contribuire alla messa in pratica degli accordi di Ginevra stanno gettando benzina sul fuoco, appoggiando apertamente la giunta di Kiev e dislocando truppe e armamenti nei paesi dell'Europa orientale facenti parte della NATO.
In questo contesto drammatico, riteniamo in particolare esecrabile il comportamento dell'apparato mediatico nel nostro paese, che si caratterizza per l'uso sfacciato della menzogna e per l'allineamento supino alla propaganda degli aggressori.
Nel manifestare il nostro sdegno per la crudeltà con cui viene portata avanti l'operazione criminale della giunta golpista di Kiev, per il cinismo degli strumenti utilizzati e per l'uso sfacciato delle squadracce fasciste, esprimiamo la nostra piena solidarietà alle popolazioni ucraine in lotta per i loro diritti e contro il fascismo e ai nostri compagni del Partito Comunista di Ucraina, in prima fila in questa sacrosanta battaglia profondamente democratica.
Rivolgiamo un invito pressante a tutte le forze democratiche del nostro paese perché uniscano la loro voce alla nostra nella ferma denuncia dell'aggressione fascista e imperialista, sviluppando un ampio movimento di opinione in grado di ottenere dal nostro governo la piena revisione del suo attuale approccio di completa subalternità alle iniziative di guerra della giunta di Kiev, sostenute da USA, UE e NATO.
La redazione di Marx21.it
E' evidente come si tratti di uno scontro tra i due blocchi imperialisti che si vanno ricostituendo: da un lato la Russia con le sua ambizioni imperiali, dall'altro gli USA (pure in difficoltà economiche. situazione nella quale gli americani hanno sempre cercato di risolvere le cose con l'aggressività bellica) che stanno chiedendo all'Europa di tornare alla situazione pre-caduta del muro con un allineamento totale alla cosiddetta fedeltà atlantica.
Si tratta di una situazione pericolosissima che porterebbe ad uno stato di tensione pre-bellica (se non direttamente già bellica) in una delle situazione strategicamente fondamentali con il rischio, davvero, dell'esplodere di un conflitto di proporzioni gigantesche, considerato anche l'esistenza di situazioni molto delicate su altri scacchieri: dal Medio all'Estremo Oriente.
Il ruolo di pace dell'Europa è fondamentale ma non basta esprimerlo a parole: è necessaria un'azione politica che richieda la neutralità e la smilitarizzazione, sapendo che si tratta di situazioni molto complicate e di difficile approccio, anche sul piano organizzativo richiedendo infatti un afflato internazionalista e una dimensione transnazionale.
Il modello non può che essere quello dei pochi che, nel 1914, si opposero all'allineamento dei grandi partiti socialisti europei, significativamete dell'SPD alla logica delle Union Sacree e della votazione dei crediti di guerra.
E' ancora la storia del movimento operaio e dei comunisti che ci indica la strada in questo momento di fortissima difficoltà: chiedere la neutralità dell'Europa, fare della pace un obiettivo strategico, connettere tutti i soggetti antagonisti attorno a questo obiettivo può fornire davvero un senso profondo all'idea del controsemestre europeo.
Non basta però rifletterci, è necessario agire.
*****
E' stata una notte di scontri nell'Ucraina orientale. Dopo che venerdì la guerra era scoppiata in tutta la sua violenza. Ma arriva anche una buona notizia: gli osservatori militari dell'Osce in ostaggio a Sloviansk sono stati liberati. Lo ha reso noto Vladimir Lukin, inviato del Cremlino nel sud-est ucraino, citato dalla tv Russia Today.
I morti
Strage a Odessa
Il ministro ucraino
La dinamica della strage
Scontri tra polizia anti-sommossa e tatari (minoranza etnica musulmana) sono scoppiati oggi in Crimea, vicino al confine dell'Ucraina, quando il leader storico tataro, Moustafa Djemilev, ha tentato di rientrare nella penisola riannessa alla Russia, dopo esserne stato espulso qualche settimana fa. Djeminev, che ha denunciato a più riprese l'annessione della Crimea alla Russia, aveva già cercato di tornare tra la sua gente prendendo un aereo, ma a Mosca era stato respinto e costretto a rientrare a Kiev. La Medjlis, assemblea dei Tatari di Crimea, ha deciso allora di attendere il proprio capo al posto di frontiera di Armiansk. Circa 2 mila tatari si sono scontrati con la polizia locale, senza però riuscire a far rientrare il loro leader. Il governatore ad interim della Crimea, Serghei Axionov ha denunciato la provocazione, accusando Djemilev di «voler seminare il caos». I tatari della Crimea rappresentano il 12% della popolazione della penisola riannessa unilateralmente alla Russia.
=== Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS https://www.cnj.it/ http://www.facebook.com/cnj.onlus/ === * ===
Scopri istella, il nuovo motore per il web italiano.
Istella garantisce risultati di qualità e la possibilità di condividere, in modo semplice e veloce, documenti, immagini, audio e video.
Usa istella, vai su http://www.istella.it?wtk=amc138614816829636
Bologna, sabato 3 maggio 2014
alle ore 15.00 in Piazza del Nettuno
PRESIDIO "CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA"
Torna il fascismo ed il pericolo di guerra nel cuore dell’Europa
In Ucraina è in atto un colpo di Stato ad opera di gruppi neonazisti.
Ieri ad Odessa, 38 vittime innocenti sono cadute per mano di gruppi di estrema destra e di sedicenti attivisti "filoeuropei", sostenuti da un odio cieco contro tutti coloro i quali non si riconoscono nel governo golpista di Kiev.
A Sloviansk nel Donetsk, la giunta amica degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, scatena la repressione inviando i carri armati contro il proprio popolo, che da settimane reclama diritti e democrazia in un Paese sconvolto dalla violenze fasciste operate dalle organizzazioni Pravj Sektor e Svoboda.
Anche nel caso della crisi ucraina, Usa, Nato ed Unione Europea, come già era avvenuto con le vicende libica e siriana, usano il pretesto delle manifestazioni popolari per rovesciare i governi legittimi ed esercitare una diretta ingerenza negli affari di un paese sovrano.
Violando palesemente il Diritto Internazionale, l'Unione Europea si è affrettata a riconoscere e a finanziare con 11 miliardi di (nostri) euro, un governo imposto dai rivoltosi paramilitari di piazza Maidan e composto da ministri che si richiamano apertamente all’ideologia nazista,
sostenuti dai settori reazionari del Paese e dagli oligarchi corrotti.
In nome della “sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina”, USA, Germania/UE e la NATO, mirano a sottomettere questo grande e ricco paese e a stringere d’assedio la Russia, oggi minacciata nel suo confine occidentale e provocata con i pogrom contro la popolazione russofona.
Il voto in Crimea e le manifestazioni nella regione orientale del Paese a maggioranza russofona, hanno dimostrato che la popolazione ha paura di un ritorno alla passata occupazione nazista, la quale memoria è viva nel ricordo di tanti cittadini democratici.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai resistenti della Crimea, del Donetsk di Odessa e a tutti gli antifascisti ucraini, alle donne e ai tanti giovani che da mesi resistono coraggiosamente alle violenze dei golpisti di Kiev e dei loro sicari nazisti!
Quali antifascisti militanti condanniamo le violenze in atto in Ucraina ed invitiamo tutti i democratici e le istituzioni, a non prestare il fianco alla campagna di sostegno a questo colpo di Stato che rischia di far divampare nuovamente il fascismo e la guerra nel cuore dell’Europa!
Chiediamo al Parlamento e al Governo Italiano di sottrarsi alla campagna in atto contro la Russia e di lavorare ad un progetto politico di pace e cooperazione con i popoli dell'Est europeo!
SIAMO CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA!
SIAMO CONTRO L'IMPERIALISMO DELL'UNIONE EUROPEA, DELLA NATO E DEGLI USA!
SIAMO PER LA PACE, LA FRATELLANZA E LA LIBERTA' DEI POPOLI!
evento Facebook: https://www.facebook.com/events/510598429044821/
=== Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS https://www.cnj.it/ http://www.facebook.com/cnj.onlus/ === * ===
Scopri istella, il nuovo motore per il web italiano.
Istella garantisce risultati di qualità e la possibilità di condividere, in modo semplice e veloce, documenti, immagini, audio e video.
Usa istella, vai su http://www.istella.it?wtk=amc138614816829636
WHY? [Parte Prima]
Beograd, 22-23 marta 2014.god.
Udruženje "CNJ - Coordinamento Nazionale per la Jugoslavija, Italijanska Koordinacija za Jugoslaviju'' zvanično je osnovano 2007. godine u cilju održavanja i oživljavanja aktivnosti pojedinaca i grupa angažovanih još s početka devedesetih godina po pitanju jugoslonenske problematike, kako geografske i kulturološke tako i političke, na prostoru bivše Socijalisticke Federativne Republike Jugoslavije.
Namera udruženja je, zapravo, da se nastave i obnove sve aktivnosti koje se tiču informisanja, solidarnosti i odbrane civilnih prava, pokrenute u Italiji pre, za vreme i posle agresije 1999. protiv Savezne Republike Jugoslavije.
Danas smo, pre svega, ovde da bismo Vas pozdravili i poželeli uspeh na ovoj konferenciji, jer je važno pamtiti agresiju iz 1999.g, ne samo zbog toga što u ovom trenutku Sjedinjene Američke Države i Evropska unija potpiruju u mnogim krajevima sveta nove sukobe po modelu rata u Jugoslaviji, nego i zbog važnosti jugoslovenske istorije, kao i zbog stava evropske radničke klase u vezi s tim sukobima.
Reakcija italijanske radničke klase povodom agresije na Jugoslaviju bila je različita. Najvažniji sindikat, CGIL, kao i druga dva, CISL i UIL, nedostojno su opravdali agresiju usvojivši dokument u kojem se Jugoslavija optužuje da navodno ''nije prihvatila sporazum u Rambujeu''.
Tako se dogodilo da je mnogo radnika poverovalo tim lažima. Međutim, nezavisni sindikati su odmah zauzeli stav protiv agresije.
Istovremeno, slaba reakcija radničke klase pod uticajem medijskih laži bila je jedan od uzroka poraza italijanske radničke klase: neshvatanje da je rat protiv Jugoslavije bio rat za kontrolu tržišta, sirovina i radne snage, kao i puteva kojima se ove odlivaju ka imperijalističkim zemljama, oslabilo je i samu radničku klasu.
Osim toga, veliki deo političkih snaga i levičarski orijentisanih aktivista, antimilitarista i pokreta koji su navodno podržavali komunizam, imali su neodlučan stav: s jedne strane, istina je da su se borili protiv rata, sa druge,medjutim, nisu izrazili solidarnost prema napadnutima.
Agresija na Jugoslaviju, izuzetno važnu zemlju u istoriji prošlog veka, zemlju najvećeg partizanskog pokreta u Drugom svetskom ratu, jednu od osnivača Pokreta nesvrstanih zemalja, podstakla je savest pojedinaca koji su se postepeno okupljali oko samostalno formiranih grupa ne samo da bi se suprotstavili toj agresiji, već i da izraze solidarnost narodu koji se odupirao neuporedivo jačem agresoru. Društva i udruženja, različitog stava, počela su da šalju pomoć.
Da bi se održale veze između tih grupa rasutih po čitavom italijanskom tlu, od Trsta do Torina, od Firence do Barija, od Rima do Milana, formiran je CNJ koji se karakteriše svojom specifičnošću u uverenju da je jedinstvena jugoslovenska država bila pogodno rešenje za probleme područja na kome je nastala i da je rušenje Jugoslavije rezultat višegodišnjeg projekta Sjedinjenih Američkih Država i Evrope koji su dali podršku raznim nacionalizmima iz ekonomskih i geopolitičkih razloga.
Agresija na Jugoslaviju uklapa se u okvir novih imperijalističkih ratova nakon pada berlinskog zida. Napad na Irak bio je prvi od tih novih ratova, ali medjunarodni kontekst nije dozvolio njegovo okončanje, tako da je pravi uzor novog ratovanja upravo agresija na Jugoslaviju. Bez pretenzija da obuhvatimo temu u potpunosti, mislimo da su zajednički elemeti novih ratova:
* Veoma precizne medijske pripreme, poverene specijalizovanim agencijama, demonizacija zemlje koja se namerava napasti, počevši od vlade (definisane kao "režim" iako je demokratski izabrana) i čak do šefa vlade (definisanog kao "novi Hitler")
* Veze sa nacionalističkim elementima i separatistima u zemlji koja je postala meta
* Pokušaj da se agresija prikaže kao etički opravdana i neminovna, prema modelu "Aušvic" tj. uporedjuje se zemlja meta sa nacistima dok se unutrašnji neprijatelji, saveznici SAD i EU, uporede sa Jevrejima - radi se o etičkom ratu
* Sankcije ili čak embargo sve dok agresor nije dovoljno spreman kako bi izbegao gubitke
* Bombardovanje industrijskih i infrastrukturnih objekata uz korišćenje nekovencionalnog oružja
* Ogromna razlika snaga izmedju agresora i napadnutog
* Pobuna na ulicama protiv legitimne vlade, naširoko finansirana od SAD i EU
* Uklanjanje ili ubistvo šefa vlade napadnute zemlje
* Eksploatacija lokalne radne snage od strane zapadnih investitora.
* ...
Karakteristični element agresije na Jugoslaviju je mali gubitak ljudskih života na strani agresora, dok je broj žrtava sa jugoslovenske strane bio znatan. Radilo se o vazdušnom ratu sa neverovatno čestim napadima, no zahvaljujući veštini jugoslovenskih tehničara, civilnih i vojnih, koji su često uspevali da prevare veliku američku silu, nije došlo do bitno većih razaranja.
NATO bombardovanje prouzrokovalo je velike ekološke posledice tako da se slobodno može govoriti o hemijskom ratu: planirano i precizno sprovedeno uništavanje industrijskih objekata, od petrohemijskih industrija do farmaceutskih i prehrambenih, od elektrana i termoelektrana do automobilskih fabrika, izazvalo je efekte mnogo većih razmera nego u običnim nesrećama. Došlo je do razornih posledica na biosferu koje, zapravo, još nisu potpuno analizirane. Gubitak ljudskih života nije samo onaj za vreme agresije, nego se nastavlja tokom vremena zbog bolesti izazvanih ekološkom katastrofom (tumori, leukemija...). Posebnu raspravu bi zahteva analiza efekta osiromašenog uranijuma. Upravo oni koji su u medijskoj fazi rata krivili Srbe za takozvani genocid nad albanskim stanovništvom na Kosovu, pokušali su istrebljenje civilnog stanovništva Srbije na isti onaj način koji je primenjen za vreme embarga u Iraku kada je umrlo od gladi i bolesti oko 500.000 ljudi od kojih većina dece.
Jugoslavija, jedna od osnivača Pokreta nesvrstanih, prva je zemlja tog bloka koja je napadnuta: SAD ne prihvataju da bilo koja zemlja teži svom sopstvenom putu u kulturnom, društvenom, ekonomskom razvoju. Jedan od ciljeva ovako žestokih bombardovanja, uništenje industrijskih objekata i infrastruktura jeste, u stvari, pokušaj da se zemlja koja im je u datom momentu "trn u oku" vrati za nekoliko decenija unazad (ako ne i u kameno doba, kako se nadao jedan američki general za vreme prve agresije u Zalivu). Nakon Jugoslavije, takodje i druge zemlje Pokreta nesvrstanih bile su napadnute i opustošene, kao Libija, ili su predmet destabilizujućih manevara.
Cilj SAD-a je dominacija celim svetom, a to što optužuju svakog neprijatelja da je novi Hitler skriva upravo hitlerovski projekat njihove tendencije širenja prema jugu i istoku Planete. Sjedinjene Američke Države napornim korakom prati Evropska unija u nadi da joj se otvore nova tržišta kako bi mogla jeftino da koristi visokokvalifikovanu radnu snagu. Tipični primer koji potkrepljuje ovu tvrdnju je slučaj s FIAT-om u Kragujevcu.
Na desetogodišnjicu bombardovanja, u martu 2009, CNJ je zajedno sa pacifističkom organizacijom ''Rete Disarmiamoli'' upriličila veliki skup u Vićenci na kome su učestvovali predavači iz inostranstva, Juergen Elsaesser i Diana Johnstone, kao i predstavnici mnogih italijanskih društava koja su još uvek angažovana u akciji usvajanja ''na daljinu'' dece srpskih radnika (radi se o nevladinim organizacijama poput: "Non bombe ma solo caramelle", "Associazione Zastava Brescia", "Un ponte per Belgrado in terra di Bari", "Un ponte per... "). Na toj konferenciji čiji je cilj bio analiza efekata raznih vidova agresije (medijske, ekološke, ekonomske) nakon 10 godina od bombardovanja, bili su prisutni i učestvovali su u diskusiji i članovi Samostalnog sindikata Zastave iz Kragujevca.
Agresije koje su naknadno usledile i na druge države, kao napad na Libiju, sa ubistvom Gaddafija, intervencija u Maliju, pokušaj da se uništi Sirija koji je još u toku, provokacije u Venecueli, državni udar u Ukrajini - izvršene su po "jugoslovenskom" modelu. U Ukrajini su se nedavno pojavile neofašističke snage koje su dale doprinos pobedi nacionalističkih snaga i potom napale sedište komunističke partije Ukrajine.
Ovi dogadjaji ukazuju da je neophodan kontinuitet analize i vrednosti koje počivaju na bazi istorijskih činjenica, a ne na pukim geopolitičkim idealizacijama. Zato CNJ insistira na vrednostima antifašizma i smatra važnim održavanje istorijskog pamćenja borbe jugoslovenskih partizana protiv fašizma. U tom kontekstu, CNJ organizuje istorijska istraživanja kao što su, na primer, zločini italijanske vojske za vreme Drugog svetskog rata ili donedavno malo poznat slučaj jugoslovenskih partizana u Italiji: mnogi Jugosloveni zarobljeni u Jugoslaviji od strane italijanskih okupatora i odvedeni u zarobljeništvo, nakon što su pobegli iz italijanskih zatvora ili oslobodjeni posle 25. jula 1943, borili su se sa italijanskim partizanima za oslobođenje Italije, često gubeći svoje živote.
Od 2004. godine u Italiji vodimo kampanju protiv osnivanja ''Dana sećanja'', 10. februara na dan odlaska Italijana iz Istre i Dalmacije. U stvari, izabran je datum mirovnog ugovora između Italije i Jugoslavije (10. februar 1947) tako da Italija simbolično dovodi u pitanje ugovor i državne granice. Taj datum je istovremeno i znak revizionizma jer je vremenski blizu drugog datuma, 27. januara, "Dana sećanja na Holokaust", tako da i Italijani mogu imati dan kada se predstavljaju kao žrtve, a ne kao agresori. Agresori 1941, agresori 1999.
Što se tiče kulture, CNJ već od svog osnivanja održava odnose sa lingvistima, režiserima, intelektualcima iz svih republika bivše Jugoslavije, organizuje debate o srpsko-hrvatskom jeziku, o istoriji i umetnosti naroda koji žive na tim prostorima (Lordan Zafranović bio je više puta gost našeg društva za vreme projekcije svojih filmova ''Pad Italije'' i ''Okupacija u 26 slika'').
Na kraju, povodom petnaestogodišnjice agresije takodje smo prisutni s našim inicijativama po Italiji. Ove godine odlučili smo da obeležimo godišnjicu sa aspekta kulturne štete usled agresije, organizujući u Milanu miting o blagu srpsko-vizantijske kulture pogođenom bombama 1999. godine koje je još i sada ugroženo na Kosovu, tamo gde je srce istorije, kulture i identiteta srpskog naroda, a koje je značajno i za sve druge Južne Slovene. Srbima na Kosovu koji i dalje pate zbog rasističkog režima nametnutog od strane NATO-a upućujemo naše najlepše misli i žalje i poručujemo da nisu sami.
http://www.resistenze.org/sito/te/po/gr/pogrec31-014259.htm
Partito Comunista du Grecia (KKE) | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
31/03/2014
Una grande concentramento che ha preso la forma di una manifestazione militante contro gli interventi imperialisti, si è tenuta il 28 marzo presso l'ingresso centrale del porto di Salonicco, in occasione dei 15 anni dell'intervento dell'UE, degli USA e della NATO in Jugoslavia e il massacro del suo popolo. Alla manifestazione organizzata dall'Organizzazione di Partito della Regione della Macedonia Centrale, ha partecipato il Segretario Generale del CC del KKE, Dimitris Koutsoumpas.
Migliaia di persone hanno invaso l'ingresso principale del porto di Salonicco. Nel 1999 questo porto servì come base delle operazioni della NATO per il massacro del popolo jugoslavo, migliaia di soldati ed equipaggiamenti militari transitarono da Salonicco diretti in Kosovo.
Dimitris Koutsoumpas ha parlato compiutamente degli eventi in Jugoslavia, dell'intervento imperialista, della posizione che avevano assunto all'epoca i partiti politici e ha sottolineato che l'intervento in Jugoslavia ha dimostrato che la NATO e l'UE sono organizzazioni imperialiste istituite per servire gli interessi dei monopoli, del capitale, e naturalmente non della classe operaia, né dei settori popolari. Questo è qualcosa che da allora evidenzia solo il KKE.
Ha invitato i lavoratori a votare alle prossime elezioni di maggio, valutando la posizione di ciascun partito sulle questioni strategiche che determinano il corso del paese e la vita dei lavoratori.
Egli ha osservato che la ND e SYRIZA si stanno misurando su chi sarà in grado di servire più efficacemente la ripresa capitalista. Entrambi stanno parlando della protezione del percorso della Grecia nella zona euro e nell'Unione Europea. La ND dalla posizione di presidenza dell'UE e SYRIZA da quella di candidato alla presidenza della Commissione europea.
Ha sottolineato che è ingannevole parlare di un governo favorevole al popolo senza rovesciare il potere dei monopoli. La questione principale è organizzare da subito e dappertutto una opposizione operaia e popolare combattiva contro il padronato, il capitale, i loro governi, in generale contro il loro potere, contro l'UE. Così si ostacolerà l'attacco antipopolare e si spianerà il cammino al popolo per la presa del potere.
Аутор: Живадин Јовановић
Бивши немачки канцелар Герхард Шредер, нешто пре недавне посете Београду, изјави да су чланице НАТО-а, дакле, и Немачка, нападом на СР Југославију 1999., прекршиле међународне законе. У време напада, односно, агресије, Шредер је био Савезни канцелар Немачке. Шредер је први председник владе једне земље чланице НАТО и ЕУ, из времена агресије НАТО, који је јавно признао да су нападачи прекршили међународне законе. Дакле, Шредер, влада чији је шеф био и његова земља су, дакле, свесно, умишљајно, учествовале у кршењу међународних закона. По дефиницији међународних закона то је била оружана агресија која је злочин против мира и човечности. По међународним, али и по националним законима, ко супротно законима другом нанесе штету, има обавезу да исту надокнади. То је законска, али и морална и цивилиѕацијска обавеза. А штета нанета СР Југославији – Србији и Црној Гори - је огромна. Само директна материјална штета процењена је одмах након агресије на 100 милијарди америчких долара. Без процене штете за близу 4.000 убијених и око 10.000 рањених људи. Без процене штете по здравље људи и природну околину од употребе пројектила са осиромашеним уранијумом, касетних и графитних бомби. О патњама читаве нације и моралној штети да не говоримо.
НАТО је, како преносе медији, на свом сајту управо објавио саопштење у којем се, поред осталог, наводи да је напад на СР Југославију пре 15 година извршен без овлашћења Савета безбедности. А зна се, према Повељи УН једино тело које може дати одобрење за било какву војну акцију против неке друге земље јесте управо Савет безбедности. Дакле, сам по себи, став да је напад извршен без одобрења Савета безбедности, намеће закључак да је НАТО свесно, умишљајно, прекршио Повељу УН која је темељ читавог међународног правног поретка успостављеног после Другог светског рата. Агресијом НАТО против СРЈ пре равно 15 година, Алијанса је озбиљно поткопала, угрозила светски правни поредак. НАТО, додуше, наводи у саопштењу, да се одлучио на напад да би осигурао безбедно окружење, спречио масовно кршење људских права и протеривање становника. Колико је то био мотив, а колико маска за стално стационирање америчких војника (Боднстил) као ослонца стратегије експанзије на Исток, поодавно, углавном, није спорно, не само за аналчитичаре и слободно мислеће људе, већ ни за јавност у Европи и у свету. Какво је то безбедно окружење у коме је током мандата КФОР-а (читај: НАТО) на Косову и Метохији уништено 150 српских средњевековних манастира и цркава, разорано десетине, ако не стотине, српских гробаља, протерано око 250.000 Срба и других неалбанаца којима се ни после 15 година од протеривања не дозвољава слободан и безбедан повратак на њихова огњишта? Шта значи слобода за и „безбедно окружење“ за жртве погрома Срба 2004. године, за киднаповане, убијене и нестале, посебно за жртве трговине људским органима? О томе и много чему другом нема речи у ни у једном саопштењу НАТО.
Неко може рећи, да је саопштење НАТО усмерено да изравна рачуне са Русијом око Украјине. Да, управо, то је то циљ. Само, нико није у обавези да прихвати полуистине, искривљавање, арбитрарно тумачење ставова Савета безбедности, двоструке стандарде, селективно баратање чињеницама. Зашто међу аргументима званичника НАТО никада нема цитата и извештаја са Косова и Метохије немачког генерала Локваја, кључног војног аналитичара КВМ, или Дитмара Хартвига, шефа Мисије Европске уније у Покрајини (ЕЦММ) до почетка агресије? Зашто нико не помиње да се резолуцијама Савета безбедности усвојеним пре почетка агресије од свих чланица светске организације, дакле и од чланица НАТО, тгражило да прекину финансирање, наоружавање и обучавање терористичких формација на (са) Косову и Метохији? О чему су говорили такви позиви (налози) – о чистим рукама и принципијелности служби чланица НАТО, о посвећености борби против тероризма и поштовању људских права?!
Шредер је током посете Београду имао разговоре на највишим нивоима у Србији. Није познато да ли је том приликом поновио оцену о свом, немачком, или НАТО свесном кршењу међународних закона приликом агресије против Србије и Црне Горе ни да ли је уопште било речи о агресији иако су управо тих дана његови београдски саговорници полагали венце и одавали пошту жртвама агресије поводом њене 15. годишњице. Изјаву дату немачким медијима о учешћу у кршењу међународних закона, Шредер није поновио медијима у Београду, а очигледно није нашао за сходно да поводом тужне 15. годишњице, изрази јавно извиње због кршења међународних закона на штету Србије и српског народа, односно, због злочина учњених „у име Немачке“, у име НАТО, или већ било кога другог. Шредер је добро знао да долази у посету Србији управо у време када се жртвама агресије за коју и сам носи не малу одговорност. Како му није пало на памет да бар један каранфил положи на споменик палој деци у Парку Ташмајдан?
Зашто се Шредр није извинио Србији и њеним грађанима за страдања , за велике људске губитке? Зашто?
Да ли, на пример, зато што сматра да је речено кршење међународних закона, било и остало у интересу „људских права“, „добробити српског народа“, демократије, „европске перспективе Србије“, будућности, „бољег живота“? Тешко да би то био разлог. Каква би то била представа о људским правима, демократским и цивилизацијским вредностима, које се бране убијањем деце, тровањем народа, геноцидним оружјима као што су осиромашени уранијум, касетне и графитне бомбе, разарањем школа, болница, цркава, мостова, путева, пруга, радио и ТВ станица, уништавањем природне околине, савезништвом са овејаним терористима и структурама организованог међународног криминала?
Или, можда, Шредер сматра да пошто већ подавно више није завнични представник Немачке, нема права да својим изјавама обавезује Нмачку, њену садашњу владу? То и не би био сасвим нелогично. Међутим, зашто се бар у лично име, као учесник у злочину, не извину, бар за убијену децу, за 16-годишњу математичарку Сању Миленковић, погинулу приликом бомбардовања моста у Варварину, или двогодишњу Милицу Ракић, страдалу у родитељском наручју у Батајници, или трогодишњу Драгану Димић, из Старог Грацког, код Липљана, за њих 88... Уосталом, ако је имао овлашћења да говори како Немачка сматра Србију „кључним партнером на Балкану“, како ће Немачка пружити сваку подршку Србији на њеном путу ка чланству у ЕУ, било је још логичније да се извини српском народу за нешто за шта је и лично одговоран. Немачка јавност, која се у међувремену „едуковала“, која је сазнала за многобројне лажи и манипулације типа „Плана потковице“ владе чији је канцелар био управо Герхард Шредер, не би му замерила да се јавно извинио. Да не говоримо о томе да би му на таквом људском и цивилизованом гесту честитали многи врхунски немачки интелектуалци и поборници истине, као што су један други бивши немачки канцелар – Хелмут Шмит, парламентарац и државни секретар Вили Вимер, већ поменути генерал Хајнц Локвај, адмирал Елмар Шмелинг, проф. Клаус Хртман, проф. Волфганг Рицхтер, амбасадор Дитмар Хартвиг и многи други.
Заиста, тешко да је било прикладније прилике за извиње Шредера за злочине учињене Србији 1999. године него што је његов боравак у тренутку када цела Србија, читава јавност одају почаст жртвама агресије поводом 15. годишњице. У том тренутку у Београду се налазило 30 врхунских немачких интелектуалаца који су учествовали на међународној конференцији под мотом „ДА СЕ НЕ ЗАБОРАВИ“. Иако је било гостију из око 50 земаља из свих делова света, група из Немачке била је далеко најбројнија.
Све је већи број европских и светских интелектуалаца, аналитичара и историчара долази до кључне оцене – агресија НАТО против СР Југославије била је рат против Европе у коме је учествовала Европа! Иако су САД имале кључну улолгу у томе рату, и управо због тога, последице тог трагичног рата не трпе САД, већ Европа. И још дуго ће трпети. Немачка није изузета из ношења терета последица агресије. Напротив.
То је био рат за глобалне америчке циљеве. Један од тих циљева је био – даље притезање америчког захвата око Европе, притезање загрљаја. О томе сведочи и текућа криза у и око Украјине до које није дошло спонатано, нити вољом Европе. Порекло је у стратегији глобалног интервенционизма, „обојеним револуцијама“ (са песницом као заштитним знаком), сарадњи са терористима, наци-фашистима, „демократизацији“ милионским кеш исплатама, злочинима који се олако приписују противнику... Та технололгија и ижењеринг до детаља су испробани у периоду од 1995. – 2000. на Србији. Сада је то ГМО семе империјалистичке доминације.
Није ли време за катарзу европске и америчке политичке елите од неморала, лицемерја, од затварања очију пред стравичним злочинима у име „људских права“, „борбе против тероризма“, „уништавања оружја за масовно уништавање“, од шпијунирања пријатеља и сопствених грађана, тајних затвора и летова, сарадње са терористима, неонацистима, неофашистима, вођама нарко-кланова...
Прљаве методе политичке елите на Западу које су ескалирале током протекле две и по деценије у име цивилизацијских вредности као што су људска права, достојанство, морал, демократија и слобода – спредстављају канцер који озбиљно угрожава највеће цивилизацијске вредности. Ко ће и како надокнадити 150 средњевековних цркава и манастира порушених на Косову и Метохији? Или можда није требало ни да постоје. „И тако су били превише стари“, био је антологијски одговор високог официра НАТО на Косову и Метохији!
Све чега смо сведоци, од Бондстила и милитаризације Европе, преко напада на Авганистан, Ирак, Либију, Мали, до нових „антиракетних штитова“ и сукоба и преврата у Украјини, директно или индиректно, почело 90-их година прошлог века преко глава српског народа. Ред је, ипак, да се неко коначно извини Србији и српском народу. Без тога, чини ми се, тешко може бити боље Европи и свету.
Подсетимо се, ове године обележава се 100. годишњица почетка Првог и 75. годишњица почетка Другог светског рата, 70. годишњица ослобођења Београда од фашистичког окупатора и 15. годишњица агресије НАТО. Поуке историје се не смеју заборавити.
Si riaffaccia l'idea di rivolgersi alle organizzazioni internazionali, mentre qualcuno propone a chi ha bombardato con l'uranio di costruire un ospedale per i molti ammalati
venerdì 18 aprile 2014
Dopo la devastante canpagna dell'Alleanza la Serbia si era rivolta alla Corte internazionale di giustizia, organismo delle Nazioni Unite per ottenere i danni ma allora la risposta era stata farisaica: il tribunale non poteva pronunciarsi sulla richiesta poiche' all'epoca la "piccola Jugoslavia", ovvero la federazione fra Serbia e Montenegro, non faceva parte dell'assemblea dell'Onu.
Poco dopo anche la Corte europea per i diritti dell'uomo ha seguito la stessa linea, però adesso il massimo esperto di diritto del ministero degli Esteri,Rodoljub Etinski ritiene che anche se non vi è alcuna possibilità di intraprendere azioni legali la questione possa essere risolta in modo informale , con risarcimenti economici o altre forme di sostegno per la Serbia.
Se prima gli Stati che hanno partecipato al bombardamenti non potevano riconoscere formalmente le proprie responsabilità, oggi possono contribuire ad attenuare le conseguenze bombardamenti attraverso qualche sostegno economico e finanziario o di altre forme di impegno che migliorino la situazione economica e sociale del paese . "In questo modo il recupero da parte della Serbia sarebbe più facile , mentre alcuni Stati esteri assolverebbero ad un obbligo morale ", dice .
Anche alla facoltà di giurisprudenza dell' Università di Belgrado un docente, Bojan Milisavljevich][b/] ritiene che vi sia la possibilità di una compesazione con l'aiuto delle organizzazioni internazionali , soprattutto in conseguenza del caso del traffico di organi e dei crimini dell' "Uck" in Kosovo . " Il percorso legale attraverso cui la Serbia potrebbe tentare di ottenere il risarcimento dei danni deve partire dal traffico di organi in Kosovo e dall'inchiesta del Consiglio d'Europa: siamo vicino alla formazione di un tribunale speciale che finalmente dovrebbe esaminare le responsabilità. Attraverso le organizzazioni internazionali del Consiglio d' Europa o le Nazioni Unite , si potrebbe chiedere una commissione speciale che determini la portata e l'ammontare dei danni inflitti dai bombardamenti della Nato" .
E qui si apre un altro delicatissimo capitolo. "La commissione dovrebbe determinare il livello di contaminazione radioattiva del suolo , delle acque e dell'ambiente e danni ", aggiunge il professore mentre un altro docente, Viseslav Hadzzitanovic , cardiologo , suggerisce anche un'altra strada. "Dovremmo chiedere la costruzione di un ospedale speciale per le malattie maligne finanziato dai membri della Nato che hanno partecipato ai bombardamenti ", dice.
"Sappiamo che nel bombardamento sono state adoperate bombe all'uranio impoverito e che la Serbia ha visto aumentare il numero dei casi e dei decessi per cancro. Se fossi il ministro della Sanità aprirei un confronto con gli Usa e la Nato per aiutare i malati a sopravvivere ed ottenere un'adeguata tutela della salute , perché la gente spesso non ricevono in ritardo o ricevono la tutela della salute . Lo Stato serbo da parte sua potrebbe mettere a disposizione dai 10 a 30 ettari di terreno per la costruzione dell'ospedale che sarebbe dotato di tecnologie moderne e potrebbe usufruire dell'apporto di esperti provenienti da paesi che hanno preso parte ai bombardamenti ."
la pubblicazione ed il video "SEDÌCI PERSONE. Le parole negate del bombardamento della TV di Belgrado": https://www.cnj.it/24MARZO99/criminale.htm#sedici
23. 04. 2014.
Le famiglie, i colleghi e gli amici degli impiegati della TV di Stato che sono stati uccisi nei bombardamenti della NATO il 23 aprile del 1999 hanno deposto le ghirlande sotto il monumento nel Parco di Tasmajdan a Belgrado, sul quale scrive Perché?. Le ghirlande sono state deposte anche dai rappresentanti della TV di Stato e le associazioni dei giornalisti. Il direttore della RTV Serbia Nikola Mirkov ha detto che in quel luogo sono state uccise 16 persone innocenti. I dirigenti della NATO hanno deciso di attaccare un Paese sovrano, la Serbia, e di ucccidere i civili, trasgredendo tutti i principi del diritto internazionale e le regole del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha detto Mirkov.
Odata pošta radnicima RTS-a poginulim u NATO bombardovanju
Sre, 23/04/2014
Polaganjem venaca i paljenjem sveća kod spomenika "Zašto?" u beogradskom Tašmajdanskom parku, porodice, kolege i prijatelji odali su poštu radnicima RTS-a poginulim u NATO bombardovanju na današnji dan 1999. Vence su položili predstavnici RTS-a, novinarskih udruženja, članovi porodica i kolege poginulih. Istakavši da je NATO bombardovanje zgrade RTS-a bio strašan zločin, v. d. direktora RTS-a Nikola Mirkov je ukazao da su na tom mestu stradalo 16 nevinih ljudi. Mirkov je podsetio da su zvaničnici NATO-a odlučili da mimo svih međunarodnih principa i Saveta bezbednosti UN, napadnu jednu zemlju, gađajući i civilne ciljeve.
(Izvor: Tanjug)