Informazione


http://www.sinistrainrete.info/europa/3668-vladimiro-giacche-euro-e-austerity-la-tenaglia-che-ci-stritola.html

Euro e Austerity: la tenaglia che ci stritola


Vladimiro Giacchè


Credo che il primo dovere nei confronti di noi stessi sia quello della chiarezza.

In primo luogo sulla gravità della situazione. Il nostro paese ha perso, dall’inizio della crisi, poco meno del 10% del prodotto interno lordo, il 25% della produzione industriale, il 30% degli investimenti. A chi paventa catastrofi nel caso di un’eventuale fine dell’euro va risposto che al punto in cui siamo l’onere della prova va rovesciato, perché la catastrofe c’è già. E la prima cosa da fare è di comprendere come ci siamo finiti e cosa fare per uscirne.

Ci troviamo, molto semplicemente, nella peggiore crisi dopo l’Unità d’Italia: peggiore di quella del 1866, e peggiore di quella del 1929 (Rapporto CER n. 2/2013).

Peggiore per tre motivi: perché il livello di prodotto pre-crisi – che negli altri casi era già stato recuperato dopo 6 anni– in questo caso non sarà recuperato neppure in 10 anni; perché gli indicatori di cui disponiamo non segnalano alcun miglioramento significativo della situazione (al contrario, quanto alla disoccupazione, essi ne prevedono un ulteriore aumento nel corso del 2014). E anche perché la situazione attuale è caratterizzata da due elementi di rigidità che privano il nostro Paese di margini di manovra.

 

Il primo vincolo – quello rappresentato dall’appartenenza alla moneta unica – impedisce ogni autonoma politica monetaria e ogni recupero di competitività tramite la svalutazione della moneta.

Il secondo elemento di rigidità – quello dei vincoli di bilancio – impedisce ogni politica anticiclica, per non parlare poi di una politica industriale. Osservo en passant che il modello tedesco, continuamente invocato quando si tratta di precarizzare il mercato del lavoro sul modello dell’Agenda 2010 di Schröder, viene completamente trascurato quando si parla di politiche anticicliche. E sì che con 70 miliardi di euro utilizzati per rilanciare il settore manifatturiero tra 2008 e 2009, la Germania (che in quei due anni aveva perso all’incirca la stessa quota di prodotto perduta dall’Italia) costituisce un caso di scuola in fatto di utilizzo massiccio di politiche di deficit spending in funzione anticiclica…

I vincoli di bilancio hanno conosciuto un aggravamento negli ultimi tre anni anche rispetto a quanto fu previsto a Maastricht. In particolare, la regola relativa alla necessità di ridurre la parte di debito che eccede il 60% del pil nella misura del 5% annuo è una regola che nel Trattato di Maastricht non c’era, e non per caso: era infatti ben chiaro ai negoziatori degli altri Paesi che l’Italia non avrebbe potuto accettare un obbligo di riduzione del debito di queste proporzioni. Questo vincolo è invece stato introdotto nel 2011, nel bel mezzo della peggiore crisi economica globale dagli anni Trenta.

Stretti tra il vincolo monetario e quello delle politiche di bilancio, i governi non hanno alcun margine di manovra. Possono solo accettare la corsa al ribasso sui salari (ossia la svalutazione interna), che però – come si è visto in questi ultimi anni – ha l’effetto di far crollare la domanda interna, e quindi di ridurre, prima, e distruggere, poi, capacità produttiva, a evidente beneficio di produttori localizzati in altri paesi. La verità è che “di fatto, l’austerità fiscale ha collocato l’economia europea su un equilibrio di sottoccupazione” (Rapporto CER 4/2013, p. 7).

Se i vincoli di bilancio dal 2011 in poi si sono fatti più severi e stringenti, anche il vincolo monetario si fa sempre più soffocante, a dispetto dei bassi tassi d’interesse BCE. Per 3 motivi: 1) perché l’euro è sopravvalutato sul dollaro, 2) perché allo stesso annuncio dell’OMT da parte di Draghi, dopo la sentenza di Karlsruhe, sarà molto difficile dare seguito concreto in caso di necessità (ne ha scritto molto bene Gianluigi Nocella: http://re-vision.info/2014/02/in-attesa-di-condanna/ ); 3) infine, perché sul nostro paese incombe la deflazione; la quale, a differenza dell’inflazione, aumenta il valore reale del debito in essere e ne può rendere insostenibile il peso anche in tempi molto brevi.

Per questi motivi lo stesso assottigliarsi dello spread Bund/Btp non deve ingannare: esso infatti è il prodotto della politica di quantitative easing della Fed da un lato, dei flussi di capitale in uscita dai fondi obbligazionari specializzati inemerging markets dall’altro. Si tratta in entrambi i casi di dinamiche che potrebbero facilmente e rapidamente mutare di segno.

Anche perché non si è affatto invertito il processo di balcanizzazione finanziaria in Europaossia la risegmentazione dei mercati finanziari e il loro ridisegnarsi secondo linee coincidenti con i confini nazionali. Si tratta del pericolo numero uno per l’euro, assieme alla crescente divergenza tra le economie dell’eurozona. Un processo caratterizzato dal rimpatrio dei crediti effettuati dalle banche tedesche e francesi nei confronti degli altri paesi dell’eurozona, e conseguentemente dall’aumento della quota di titoli pubblici di questi paesi in mano alle banche domestiche. Nel caso delle banche tedesche, le esposizioni nei confronti dei Paesi periferici dell’eurozona è passata in pochi anni da esposizioni per 520 miliardi di euro verso i Paesi periferici dell’eurozona a esposizioni pari a 214 miliardi (dato di novembre 2013).

La ratio dell’Unione Bancaria, la vera posta in gioco con la sua costruzione, consiste nella possibilità di invertire questo processo. Ma purtroppo, per i difetti della sua attuale configurazione (ritagliata sulle esigenze delle banche tedesche e sulla necessità di proteggerne il maggior numero possibile dall’esame della BCE), non sembra in grado né di ridurre entro termini ragionevoli il rischio sistemico, né di costituire una diga efficace alla balcanizzazione finanziaria. Con quello che ne consegue anche per quanto riguarda le prospettive di sostenibilità del nostro debito pubblico.

Più in generale, C.M. Reinhart e K.S. Rogoff ritengono che in base all’esperienza storica l’ottimismo dei governanti europei circa la possibilità di uscire dal debito “per mezzo di un mix di austerity, forbearance e crescita” sia ingiustificato. E che, al contrario, “il finale di partita della crisi finanziaria globale probabilmente richiederà una qualche combinazione di repressione finanziaria (una tassa occulta sui risparmiatori), vera e propria ristrutturazione del debito pubblico e privato, conversioni, inflazione molto più elevata, e misure varie di controllo dei capitali” (C.M. Reinhart e K.S. Rogoff, Financial and Sovereign Debt Crises: Some Lessons Learned and Those Forgotten, IMF Working Paper, dicembre 2013, pp. 3-4).

Se riflettiamo su queste parole, possiamo intendere come molti dibattiti italiani su questi temi siano fuori centro e fuori tempo.

Si invoca lo spettro dell’inflazione (che riduce il valore reale del debito) quando invece siamo prossimi alla deflazione (che lo aumenta).

Oppure si invoca lo spettro della svalutazione della moneta quando, semmai, il vero problema oggi è la svalutazione interna: perché stiamo già svalutando, e pesantemente, i salari (la qual cosa, sia detto di passaggio, è precisamente quello che ci viene chiesto quando si parla di “riforme strutturali”).

L’errore, qui, è quello di pensare con le categorie e con le priorità degli anni Settanta e Ottanta in uno scenario completamente cambiato, i cui elementi di pericolo sono completamente differenti.

Rigidità delle politiche di bilancio e rigidità del cambio sono difficilmente sostenibili di per sé. Ma soprattutto sono insostenibili contemporaneamente. La conseguenza è molto semplice: o salterà l’una, o salterà l’altra.

O sapremo conquistarci maggiori margini di manovra effettivi sui conti pubblici, e al tempo stesso imporre anche alla Germania la politica espansiva in termini di domanda interna che sinora si è rifiutata di attuare (senza la quale ogni espansione della nostra domanda interna riproporrebbe una situazione di squilibrio della bilancia commerciale), o procederemo verso l’implosione dell’eurozona. Ma, prima ancora, verso la distruzione della nostra capacità produttiva e della nostra economia.

L’unico modo per conquistare quei margini di manovra è porre radicalmente in discussione gli ultimi Trattati e accordi europei: quelli dal marzo 2011, ossia dal Trattato Europlus in poi. Altrimenti, non resta altra strada che l’abbandono della moneta unica. Non ci sono altre vie: in particolare, non sarebbe praticabile né utile la strada di un approfondimento del processo di integrazione europeo anche da un punto di vista politico. Infatti, se non si interviene prima sull’impianto neoliberistico/mercantilistico che impronta di sé i Trattati dall’Atto Unico Europeo dal 1986 in poi – e che fa sì che la competizione tra paesi in Europa sia necessariamente tutta giocata sulla concorrenza al ribasso sulla protezione del lavoro e sulla fiscalità per le imprese – ogni ulteriore passo avanti verso l’integrazione politica rischierà inevitabilmente di rappresentare la blindatura istituzionale, tendenzialmente autoritaria, di un assetto sociale ingiusto e insostenibile.

Una citazione per finire:

Quest’area monetaria rischia oggi di configurarsi come un’area di bassa pressione e di deflazione, nella quale la stabilità del cambio viene perseguita a spese dello sviluppo dell’occupazione e del reddito. Infatti non sembra mutato l’obiettivo di fondo della politica economica tedesca: evitare il danno che potrebbe derivare alle esportazioni tedesche da ripetute rivalutazioni del solo marco, ma non accettare di promuovere uno sviluppo più rapido della domanda interna.

Sono parole tratte dal discorso parlamentare con il quale Luigi Spaventa motivò il voto contrario del PCI all’ipotesi di adesione dell’Italia allo SME. Era il 12 dicembre 1978. Il rischio che Spaventa lucidamente aveva individuato si è concretizzato: le sue parole, purtroppo, descrivono alla perfezione la situazione attuale dell’Europa.

È questa la catastrofe in cui già siamo e da cui dobbiamo uscire. Prima che sia troppo tardi.





Bologna Venerdì 16 Maggio 2014, h. 20,30
presso le "Caserme Rosse", in via di Corticella 147

le Sezioni Corticella - Lame – Pratello – San Donato
della Associazione Nazionale Partigiani Italiani

organizzano e presentano:

“Testa per Dente”
Crimini dell’occupazione italiana nei Balcani, 
occupazione nazi-fascista e campi di internamento

Mostra e conferenza con:
Alessandra Kersevan - storica e saggista, autrice dei libri "Lager italiani" e "Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943"
Davide Conti - storico, collaboratore della Fondazione Lelio Basso, autore tra l'altro dei libri "Criminali di guerra italiani" e "L'occupazione italiana dei Balcani"
Luca Alessandrini - Istituto Storico Parri Emilia-Romagna
Jadranka Bentini – Testimone, figlia di Vinka, Capitana Partigiana croata

Nel corso della presentazione della mostra, oltre ad illustrare i temi dell'occupazione italiana dei Balcani, dei crimini commessi e della impunità di cui hanno goduto i responsabili degli stessi crimini nel dopoguerra, si traccerà un quadro della problematica dei tantissimi campi di internamento istituiti sotto il fascismo.


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Roma, sabato 17 maggio 2014
presso LOA Acrobax, Via della Vasca Navale, n. 6

QUESTIONE ORIENTALE, VERITÀ E MISTIFICAZIONE

Il Circolo Anpi Renato Biagetti di Roma vi invita  il 17 maggio ad una giornata dedicata ad un approfondimento e dibattito sull'annosa 'questione orientale'.
Lo faremo insieme ad Alessandra Kersevan - Storica - e il Collettivo Militant.
A seguire, "Drug Gojko", le vicende di Nello Marignoli, classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina militare italiana sul fronte greco – albanese e, a seguito dell’8 settembre 1943, combattente partigiano nell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo. 

h. 18 "Questione orientale" - Verità e mistificazione
Interverranno:
- Alessandra Kersevan, storica;
- Collettivo Militant;
Modera 
- Circolo Anpi Renato Biagetti.

h. 19 Apericena a sostegno del Circolo Anpi Renato Biagetti.

h 21 "Drug Gojko", Compagno Gojko - spettacolo in forma di monologo con Pietro Benedetti.

scarica la locandinahttps://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/Roma170514_DrugGojko.jpg



(english / italiano)

CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA 

Di seguito le prossime iniziative segnalate, alle quali il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus aderisce ed invita a partecipare numerosi:

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Con l’Ucraina antifascista. No Pasaran! 

ROMA, Martedì 13 maggio, dalle 17,30, in via IV Novembre

Presidio antifascista e internazionalista sotto la sede dell'Unione Europea
in contemporanea con l'incontro tra la Commissione Europea e il governo golpista di Kiev

Così come l’imperialismo Usa, anche quello europeo non esita a sostenere i nazisti pur di avere a disposizione uno strumento da usare contro chi si oppone all’assorbimento del paese nell’UE e nella Nato.

La caccia al ‘russo’ e al ‘comunista’ delle bande neonaziste sostenute da Washington e Bruxelles si è trasformata ad Odessa in una vera e propria strage, con l’uccisione di decine di militanti antifascisti arsi vivi nel rogo della Casa dei Sindacati. 

- Denunciamo la posizione del governo Renzi/Alfano, che a poche ore dalla strage per bocca della Ministra della Difesa Roberta Pinotti, ha dichiarato: “Se dovesse servire l'Italia è disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper in Ucraina". 

- Esprimiamo la nostra rabbia, lo sgomento e la solidarietà totale alle vittime della barbarie nazista cadute a Odessa e in tutta l’Ucraina. In un’Europa attraversata da movimenti di chiara natura reazionaria e fascista è doveroso schierarsi con le donne e gli uomini che a Odessa, Slavyansk, Donetsk e nelle altri città ribelli dell’Ucraina resistono alle bande naziste. 

- Manifestiamo la nostra totale solidarietà nei confronti di milioni di lavoratori e cittadini ucraini i cui diritti e il cui futuro sono stati svenduti alla troika dalla nuova leadership ‘nazionalista’ di Kiev, in realtà strumento del Fmi e della BCE. 

Giù le mani dall’Ucraina! 

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L’UCRAINA tra golpe, neonazismi e futuro

TORINO, mercoledì 14 Maggio 2014 alle ore 20,30
c/o Assoc. Piemonte-Grecia: V. Cibrario 30 bis - Torino


Incontro sulla situazione in Ucraina con
Vladimir Krasovskj (Cittadino di Odessa in Torino)
Padre Ambrogio (Chiesa Ortodossa Russa Torino)
Fulvio Grandinetti (ANPI provinciale Torino)
Angelo Travaglini (ex Ambasciatore)
Enrico Vigna (Centro Iniziative Verità Giustizia)
Nel corso della serata sarà presentato il libro di Enrico Vigna: “L'Ucraina tra golpe, neonazisti, riforme e futuro” Centro Iniziative Verità e Giustizia 


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PRESIDIO ANTIFASCISTA E INTERNAZIONALISTA
CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA

PISA, Giovedì 15 maggio, dalle 17,30 in Piazza del Carmine

CONTRO L’UNIONE EUROPEA, GLI USA E LA NATO, COMPLICI DEL NAZISMO IN UCRAINA.
NO PASARAN!

Così come l’imperialismo Usa, anche quello europeo non esita a sostenere i nazisti pur di avere a disposizione uno strumento da usare contro chi si oppone all’assorbimento del paese nell’UE e nella Nato.
La caccia al ‘russo’, al ‘comunista’, all’antifascista delle bande neonaziste sostenute da Washington e Bruxelles si è trasformata ad Odessa in una vera e propria strage, con l’uccisione di decine di militanti antifascisti e comunisti arsi vivi nel rogo della Casa dei Sindacati. 
- Denunciamo la posizione del governo Renzi/Alfano, che a poche ore dalla strage per bocca della Ministra degli Esteri Roberta Pinotti, ha dichiarato: “Se dovesse servire l'Italia è disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper in Ucraina". 
- Esprimiamo la nostra rabbia, lo sgomento e la solidarietà totale alle vittime della barbarie nazista cadute a Odessa e in tutta l’Ucraina. In un’Europa attraversata da movimenti di chiara natura reazionaria e fascista è doveroso schierarsi con le donne e gli uomini che a Odessa, Slavyansk, Donetsk e nelle altri città ribelli dell’Ucraina resistono alle bande naziste. 
- Manifestiamo la nostra totale solidarietà nei confronti di milioni di lavoratori e cittadini ucraini i cui diritti e il cui futuro sono stati svenduti alla troika dalla nuova leadership ‘nazionalista’ di Kiev, in realtà strumento del Fmi e della BCE. 
Giù le mani dall’Ucraina! 

Rete dei Comunisti - Comunisti per Ponsacco - Ross@ Pisa - Partito Comunista dei Lavoratori - Partito della Rifondazione Comunista, fed. di Pisa

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UCRAINA: DAL GOLPE DI EUROMAIDAN AI PERICOLI DI GUERRA

MILANO, Venerdì 16 maggio 2014 alle ore 18.00
presso: Palazzo Delle Stelline, Corso Magenta 61

Intervengono:
Sergej Dordienko - Deputato ucraino del Partito Comunista d'Ucraina
Cesare Procaccini - Segretario Nazionale del PdCI
Giulietto Chiesa - Presidente di Alternativa, fondatore di Pandora TV 
Fausto Sorini - Responsabile Nazionale Esteri PDCI 
Presiede
Vladimiro Merlin - Segretario Provinciale Comunisti Italiani Milano

Organizza: Pdci Lombardia


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Call for Ukraine Emergency Anti-war Actions May 9 - 26

ENDORSE, VOLUNTEER, LIST LOCAL ACTIONS for Call for Emergency Anti-war Actions Against U.S. Intervention in the Ukraine, May 9 - May 26
The International Action Center, along with many antiwar, social justice and solidarity organizations is calling for emergency actions to oppose the dangerous US war mobilization in Ukraine.
The Call, initiated by United National Antiwar Coalition, UNACpeace.org has broad support.
The IAC urges you to support the Call and begin to plan emergency actions of all kinds in your area.

Please endorse, volunteer and/or list your local action HERE: http://iacenter.org//actions/endorse-vol-list-ukraine-actions/ 

Please also SIGN the Online U.S. HANDS OFF RUSSIA AND THE UKRAINE petition HERE: http://iacenter.org/ukrainepetition

To view actions click HERE: http://nepajac.org/UkraineActions.htm

We will list and share information on actions and endorsing groups. 
Let's make our collective voices heard. 
For unity and solidarity against war,
International Action Center
 
Call for Emergency Antiwar Actions – May 9 to May 26

US/NATO war moves in Eastern Europe, the Black Sea, and the Baltic Sea – the borders of Russia – are a danger to the whole world. Positioning destroyers and missiles, scheduling war games, and imposing sanctions (an act of war) risk wider war.
We are deeply disturbed by the expansion of the U.S.-commanded NATO military alliance and U.S. recognition and speedy grant of billions in loans to a right-wing coup government in Ukraine, which overthrew the elected government. This illegal government has used fascist violence against all forms of peoples’ resistance in Ukraine.
By more than 2 to 1, the population in the U.S. is against another war and opposed to US military moves or aid to the coup government in Ukraine (4-28-14 Pew/USA Today poll).

We must make our voices heard.

The time to act is now!

We need jobs, health care and social services, not another war.

We urge nationally coordinated antiwar actions across the U.S. and internationally - protests, vigils, teach-ins, antiwar resolutions and visits to offices of elected officials.

From May 9 to May 26 let us act together, in unity, as a powerful voice against the threat of another war.


Ukraine National Actions May. 9-26 endorsements (list in formation): http://iacenter.org/actions/ukraineactionscall_5-9-2014/



(deutsch / english)

Bandera cult in Ukraine

1) Juschtschenkos Mythen
2) Scientific Nationalists


=== 1 ===



Juschtschenkos Mythen
 
01.05.2014
BERLIN/KIEW
 
(Eigener Bericht) - Mit einer öffentlichen Gedenkveranstaltung haben am letzten Wochenende mehrere hundert Menschen im westukrainischen Lwiw der Gründung der Waffen-SS-Division "Galizien" gedacht. Die Veranstaltung setzt die sich neu verdichtende Tradition ähnlicher SS-Ehrungen auch in anderen Städten der Westukraine fort, an denen sich mehrmals Politiker der Regierungspartei Swoboda beteiligt haben. Die SS-Ehrungen knüpfen an das Erstarken des Kultes um die früheren NS-Kollaborateure von der Organisation Ukrainischer Nationalisten (OUN) und der Ukrainischen Aufstandsarmee (UPA) an, den der 2005 ins Amt gekommene ukrainische Präsident Wiktor Juschtschenko systematisch gefördert hat. Juschtschenko, prowestlich, eng mit Berlin kooperierend, habe ab 2005 "eine umfassende historische Mythenbildung in der Ukraine" betrieben, berichtet der Historiker Per Anders Rudling (Lund University) im Gespräch mit german-foreign-policy.com. Dazu habe "ein umfangreicher Kult zugunsten der OUN, der UPA" und ihrer Führer, insbesondere Stepan Bandera, gehört. Juschtschenko sei damit auf Protest gestoßen - in der Ost-Ukraine und in Polen, das mehr als 90.000 Opfer des UPA-Terrors zu beklagen hatte. Berlin hingegen ließ Juschtschenko aus geostrategischen Gründen gewähren - und leitete ab Anfang 2012 sogar selbst eine immer engere Zusammenarbeit mit den OUN-Verehrern von der Partei Swoboda ein. Absehbares Ergebnis: Die forcierte Spaltung der Ukraine.
"Nationale Befreiungsbewegung"
Die aktuelle Stärke des Kults um Bandera, die OUN und die UPA ist in beträchtlichem Maße ein Ergebnis der Geschichtspolitik des früheren ukrainischen Präsidenten Wiktor Juschtschenko. Dies bestätigt der Historiker Per Anders Rudling (Lund University) im Gespräch mit german-foreign-policy.com. "Als Juschtschenko Präsident wurde, leitete er eine umfassende historische Mythenbildung ein", berichtet Rudling: Zum einen habe er "die Darstellung der Hungersnot in der Ukraine von 1932/33 als absichtlich herbeigeführter Genozid an der ukrainischen Bevölkerung" gefördert, "dem angeblich bis zu zehn Millionen Ukrainer zum Opfer gefallen seien"; zum anderen habe er "einen umfangreichen Kult zugunsten der OUN, der UPA" und ihrer Führer unterstützt, die er als "nationale Befreiungsbewegung" habe darstellen lassen. Der Verbreitung dieser Mythen widmeten sich insbesondere das von Juschtschenko 2005 geschaffene "Institut des Nationalen Gedenkens" sowie das Archiv des ukrainischen Inlandsgeheimdienstes, dem Juschtschenko eigens propagandistische Aufgaben übertragen hatte.[1] Die Maßnahmen griffen. Dies zeigt nicht nur die stark gestiegene öffentliche Präsenz der OUN, der UPA und ihrer Führer in Form von Denkmälern, Straßennamen oder Briefmarken, sondern auch der Boom einer nationalistischen Event-Kultur im Westen der Ukraine, den Rudling gegenüber german-foreign-policy.com plastisch beschreibt.[2] Die Stärkung der alten OUN-Tradition verhalf zudem der Partei Swoboda zu dramatischen Stimmengewinnen.
EU-Assoziierung
All dies geschah, während die Bundesrepublik ihre Zusammenarbeit mit der Ukraine systematisch intensivierte. Juschtschenko war schon vor 2005 der bevorzugte ukrainische Kooperationspartner des Auswärtigen Amts; nach seinem Amtsantritt galt er dort als Garant einer Westorientierung in Kiew, deren Sicherung aus geostrategischen Gründen für Berlin Priorität besaß (german-foreign-policy.com berichtete [3]). Die Kooperation wurde auch ausgebaut, als Juschtschenko im Oktober 2007 dem früheren Oberkommandierenden der UPA, Roman Schuchewitsch, per Präsidentenerlass den Ehrentitel "Held der Ukraine" verlieh - ein besonders provozierender Schritt, der im Osten und im Süden des Landes heftige Proteste auslöste. Mit derlei Maßnahmen habe Juschtschenko erheblich zur Spaltung des Landes beigetragen, bestätigt Rudling. Ohne sich daran zu stören und Einhalt zu fordern, nahm die EU 2007 die Verhandlungen über ein Assoziierungsabkommen mit der Ukraine auf; 2008 wurde die "Östliche Partnerschaft" auch mit der Ukraine beschlossen und 2009 offiziell initiiert. Dass Berlin grundsätzlich durchaus bereit war, auf Konfrontation zu Kiew zu gehen, zeigte der hartnäckige Kampf für die Freilassung der inhaftierten Politikerin Julia Timoschenko, der - insbesondere während der Fußball-EM 2012 - sogar kampagnenhafte Züge annahm. Juschtschenkos Einsatz für den Kult um frühere NS-Kollaborateure war Berlin hingegen nicht einmal eine kritische öffentliche Erwähnung wert.
"Sowjetisch-polnische Propaganda"
Nicht alle nahmen die Herausbildung des breiten OUN-/UPA-Kults so umstandslos hin wie Berlin. Zum einen gab es Widerstand im Osten und im Süden der Ukraine; zum anderen waren immer wieder empörte Proteste aus Polen zu hören. Die UPA-Massaker insbesondere der Jahre 1943/44 sind dort unvergessen; ihnen fielen mehr als 90.000 Polen zum Opfer. Im Milieu der OUN-/UPA-Anhänger werden die Verbrechen bis heute geleugnet oder als schlichte Kampfhandlungen im Rahmen eines angeblichen "zweiten polnisch-ukrainischen Kriegs" dargestellt. Rudling hat eine Erläuterungstafel dokumentiert, die Swoboda am Ort des einstigen polnischen Dorfes Huta Pieniacka aufgestellt hat. Der Ort wurde Ende Februar 1944 von Truppen der Waffen-SS-Division "Galizien" und der UPA niedergebrannt; über 700 Einwohner wurden ermordet. Auf der Swoboda-Erläuterungstafel ist zu lesen, dies sei "sowjetisch-polnische Propaganda"; vielmehr hätten die Deutschen in dem Ort nur polnische und bolschewistische "Subversion" bekämpft.[4]
"Held der Ukraine"
Wie Rudling berichtet, geht denn auch eine Passage in der Resolution des Europaparlaments vom 25. Februar 2010, die sich auf die Ukraine bezieht, auf die polnische Regierungspartei Platforma Obywatelska (PO) zurück. Kurz zuvor, am 22. Januar 2010, hatte der scheidende Präsident Juschtschenko in einer seiner letzten Amtshandlungen Bandera posthum den Ehrentitel "Held der Ukraine" verliehen. Das Europaparlament "bedauert diese Entscheidung zutiefst", heißt es in der polnisch inspirierten Resolution, in der der frisch gewählte Präsident Janukowitsch explizit aufgefordert wurde, die Titelverleihung rückgängig zu machen. Jerzy Buzek, polnischer Präsident des Europaparlaments, setzte sich wenige Tage später in einem Gespräch mit Janukowitsch sogar persönlich dafür ein. Der neue ukrainische Präsident kam der Aufforderung kurz darauf nach. In Warschau wurde die Entwicklung weiterhin mit großer Skepsis beobachtet; im Sommer 2011 publizierte etwa das dortige Zentrum für Oststudien (Ośrodek Studiów Wschodnich, OSW) eine kritische Untersuchung über die Partei Swoboda. Im Juni 2012 forderte Franciszek Stefaniuk von der Regierungspartei PSL (Polskie Stronnictwo Ludowe, "Bauernpartei") mit Blick auf die internationale Berichterstattung über den Bandera-Kult - Anlass war damals die Fußball-EM -, die Ukraine müsse endlich anerkennen, dass die UPA "für bestialische Morde an Polen verantwortlich" gewesen sei. Bandera-Denkmäler, wie es sie zahlreich in der Westukraine gibt, seien inakzeptabel.
Die Zukunft der Opposition
Während in Polen noch Protest laut wurde, hatte eine Vorfeldorganisation der deutschen Außenpolitik, weit davon entfernt, sich dem Widerstand gegen den OUN-/UPA-Kult anzuschließen, begonnen, Kontakt zu Swoboda aufzubauen. Am 24. Februar 2012 nahm Swoboda-Führer Oleh Tjahnybok an einer Veranstaltung teil, die die CDU-nahe Konrad-Adenauer-Stiftung gemeinsam mit dem International Republican Institute (IRI) und dem National Democratic Institute (NDI, beide USA) organisierte. Thema: "Die Zukunft der ukrainischen Opposition". Im Juli 2012 vereinbarten die Partei Batkiwschtschyna von Julia Timoschenko, eine Partnerpartei der CDU, und Swoboda eine taktische Kooperation in Vorbereitung der Präsidentenwahl, die anschließend auf eine dauerhafte Kooperation ausgeweitet wurde - und die an Berlin orientierte Klitschko-Partei UDAR einschloss. Im Frühjahr 2013 nahmen zwei Swoboda-Abgeordnete an zwei Studienreisen der Entwicklungsagentur GIZ nach Deutschland teil; der deutsche Botschafter kam Ende April mit Swoboda-Führer Tjahnybok zusammen. Berlin half tatkräftig, die spätere Maidan-Opposition zusammenzuschweißen. Deren starker ultrarechter Flügel ließ dabei niemals Zweifel an seiner Orientierung aufkommen: Im Oktober 2013 etwa führte Swoboda eine Gedenkfeier zur Erinnerung an die UPA-Gründung am 14. Oktober 1942 durch; am 1. Januar 2014 marschierten unter Führung von Swoboda gut 20.000 Bandera-Anhänger durch Kiew, um dessen 105. Geburtstag zu zelebrieren.
Alternativen
Die Saat, die der frühere Präsident Juschtschenko, eng mit dem Westen kooperierend, gelegt hat, geht damit auf. Die Frage bleibt, wieso Juschtschenko ausgerechnet auf den OUN-/UPA-Kult als Leitbild für die neue Ukraine verfiel. Es hätte Alternativen gegeben, erklärt Per Anders Rudling: Juschtschenko hätte etwa auch "die kurzlebige Ukrainische Volksrepublik von 1918 bis 1920 als Modell auswählen können, aber er wählte stattdessen den 30. Juni 1941". Was auch immer die ausschlaggebenden Motive gewesen sein mögen: Juschtschenko wählte die am stärksten antirussische Variante - und damit eine, die dem geostrategischen Vorhaben Berlins, die Ukraine russischem Einfluss immer mehr zu entziehen und sie stattdessen der eigenen Hegemonialsphäre einzuverleiben [5], durchaus entsprach.
Bitte lesen Sie auch unser Interview mit Per Anders Rudling.
[1] Per Anders Rudling: The Return of the Ukrainian Far Right: The Case of VO Svoboda. In: Ruth Wodak, John E. Richardson (Hg.): Analyzing Fascist Discourse: European Fascism in Talk and Text, 228-255. London 2013. Online-Zugang: www.routledge.com/books/details/9780415899192/ 
[2] S. dazu "Wissenschaftliche Nationalisten".
[3] S. dazu Probleme der OstexpansionIntegrationskonkurrenz mit Moskau und Die Europäisierung der Ukraine.
[4] Per Anders Rudling: The Return of the Ukrainian Far Right: The Case of VO Svoboda. In: Ruth Wodak, John E. Richardson (Hg.): Analyzing Fascist Discourse: European Fascism in Talk and Text, 228-255. London 2013. Online-Zugang: www.routledge.com/books/details/9780415899192/ 
[5] S. dazu Der zweite Kreis der EU


=== 2 ===

Auf Deutsch: "Wissenschaftliche Nationalisten"

"Scientific Nationalists"
 
2014/05/01
LUND
 
german-foreign-policy.com interviewed Per Anders Rudling about the roots that gave rise to the Ukrainian far right within historical mythmaking, initiated by former Ukrainian President Victor Yushchenko. Rudling is an associate professor in the Department of History at Lund University. He has published extensively on nationalism, historical culture, and the instrumentalization of history in various East European countries, especially Ukraine, Belarus and Lithuania.
german-foreign-policy.com: "Glory to the Heroes" has become an important slogan during Kiev's Maidan protests. "Glory to the Heroes" were the first words former Prime Minister Yulia Tymoshenko publicly uttered, after she was released from prison on February 22. Did this surprise you? After all, that slogan was used by Ukrainian Nazi collaborators in the 1940s.

Per Anders Rudling: Not really. Tymoshenko had exclaimed the first part of that slogan, "Glory to Ukraine", even earlier, in 2011 - three times in the courtroom, after having been sentenced to seven years in prison under Yanukovych. Her supporters in the audience responded three times with "Heroiam Slava", "Glory to the Heroes!" I was more surprised that Tymoshenko used it then. I think it is important to remember that she is one of the former Komsomol-affiliated nomenclature, and comes from central Ukraine, a region not known for political radicalism, whether right or left. In addition, she is of Armenian descent and a Russian-speaker. "Slava Ukrainy", "Glory to Ukraine", was the greeting of the OUN, the Organization of Ukrainian Nationalists, and, in 1941, that organization issued instructions that the greeting should be made with the right arm raised, with "the fingertips a little to the right, a little above the top of the head." Similar salutes were used by the Croatian Ustashe, the Hlynka Guard in Slovakia, the Spanish Falangists, and, of course, the Nazis.

There is the phenomenon of an appropriation of certain historical symbolism, partly by those who see themselves as the direct ideological descendants of the OUN. This is the case of Svoboda, the Right Sector, and the Congress of Ukrainian Nationalists (CUN). Last year, there was a scandal in Croatia, when a Croatian football player made the Ustashe salute shouting "Za dom!." ("For the homeland!"), and the audience yelled back "Spremni", ("Ready!"). In Ukraine, the "Slava Ukrainy - Heroiam Slava!" was controversial, but has recently somehow become mainstream. Many people, who use it, do not understand what is behind it. Tymoshenko is a populist. She is from a region in Ukraine with no strong nationalist traditions, and she only began speaking Ukrainian as main language as an adult. She never endorsed Yushchenko's OUN and Bandera cults. I guess she feels the direction of the wind, and, as a populist, is cashing in on perceived political benefits of appropriating the far right's political liturgy.

gfp.com: Yushchenko's OUN and Bandera cults? Yushchenko was the pro-western president of Ukraine who took office at the beginning of 2005, following the "Orange Revolution."

Rudling: When Yushchenko became president, he initiated a lot of historical mythmaking in Ukraine. This was based around two major themes: the depiction of the 1932/33 Ukraine famine as a deliberate act of genocide against the Ukrainian people, in which allegedly up to 10,000,000 Ukrainians perished. Those promoting this view of history, usually refer to it as "Holodomor," and list at least 7 million victims. Because there is a consensus among historical demographers that the excess death was between 2.6 and 3.9 million people in the Ukrainian SSR (and, by the way, not solely ethnic Ukrainians), Yushchenkos propaganda had added more than six million people, who had never existed - people, they argued, who would have otherwise been born.

Secondly, Yushchenko initiated an elaborate cult around the OUN, the UPA - Ukrainian Insurgent Army - and their leaders Bandera, Stetsko, and Shukhevych, presenting them as "the national liberation movement," issuing postage stamps with their effigies, renaming streets and buildings in their honor, posthumously awarding them the highest state honors, rewriting school textbooks etc., and denying their involvement in ethnic cleansing and pogroms against Polish and Jewish minorities of Ukraine. He did this at a time, when research into these issues had made great progress, and we now know more than ever about the in excess of 140 West Ukraine pogroms in 1941 and the UPA's ethnic cleansing of 91,200 ethnic Poles in Volhynia and Eastern Galicia in 1943-44. When western historians pointed out these groups' involvement in the Holocaust and other utterly serious human rights abuses, Yushchenkos government agencies responded by releasing a number of documents, OUN forgeries, dating from a post-Stalingrad period and after the war, documents produced in the emigration, about how the OUN supposedly had refused to participate in pogroms, and a biography of a fictitious Jewish Stella Kreutzbach, invented after the war by the OUN(b) in exile. The biography's title implies its objective: "I thank God and the Ukrainian Insurgent Army for Being Alive." This forgery had already been exposed by the late historian Philip Friedman in the late 1950s, but this did not hinder Yushchenko from propagating this hoax as fact.

gfp.com: How did Yushchenko organize the propagation of those historical myths?

Rudling: In 2005 Yushchenko established an Institute of National Memory, under the leadership of the old physicist Ihor Yukhnovskyi, born in 1925, who had been active in the oppositional Ruch movement under Gorbachev but also in "Social Nationalist" circles in the 1990s. Yanukovych replaced him with the communist, Waleri Soldatenko, and the institute became a research-oriented institution; its propaganda tasks were greatly reduced. Now, since the fall of the Azarov and Yanukovych government, it is headed by the young historian Volodymyr Viatrovych, who under Yushchenko, had been in charge of what had been the KGB and became the SBU archives - the SBU being the Ukrainian secret service. As director of the SBU archives, under Yushchenko, Viatrovych aggressively promoted Bandera, Shukhevych and Stetsko, denied OUN's Holocaust involvement and depicted the UPA's ethnic cleansing of Poles as a "second Polish-Ukrainian war," with the victims of crimes - described in Poland as genocidal murder - as "casualties of war." Like Yukhnovskyi, Viatrovych was fired in 2010, when Yanukovych took office. He went on to direct an "institute" in Lviv known as "The Center for the Study of the Liberation Movement," which is funded and run by the emigrant OUN(b), based mainly in Canada and the USA.

gfp.com: In your scholarly works, you report on popular nationalist events in western Ukraine, especially in Lviv. What sort of events are these?

Rudling: The nationalists and the far right have been very skillful in making popular youthful, recreational events. They have been very ingenious. There is everything from decks of playing cards and board games depicting the "heroic" UPA and their struggle for the nation, to evening dances, sporting events, essay competitions, scouting ventures, etc. This narrative is widely considered legitimate in Western Ukraine. In Lviv, Svoboda polled around 40 percent of the votes. A taxi company is named after the Waffen-SS division "Galizien." There is an OUN and UPA topical restaurant, with those red and black "Blut-und-Boden" ("Blood and Soil") banners on the wall and "Jewish anecdotes" on the walls of the restrooms, and where one is "joyfully" served, a dish called "kosher salo" (salo being pork lard) or "Schlachtplatte Hajdamaky-style" (named after the 17th century Cossack rebellion). So there is a very interesting environment linking revisionist history, far right politics, and commercial interests, which, in turn, nourishes the nationalist narrative.

gfp.com: Yushchenkos new myths obviously have been built around fascists and Nazi collaborators. Have there been protests against them?

Rudling: Of course there were. These myths were strongly rejected in the southern and eastern regions of the country. The Party of Regions and the communists used them to mobilize electoral support, and they probably contributed to Yanukovych being elected president in 2010 - in an election where Yushchenko polled only 5% of the votes. These myths have further polarized a country already divided, and - of no less importance - antagonized Poland and other EU partners. In 2010, the European Parliament explicitly required that the cult around Bandera and other such figures be ended before Ukraine can be integrated into the EU. This requirement was initiated by Poland's ruling party, the Platforma Obywaltelska, which, otherwise, is known for being sympathetic toward Ukraine's EU integration. The director of Israel's Yad Vashem Memorial has loudly protested. Unfortunately, few protests are from professional historians and researchers. The strongest critic has been Yanukovych's Party of Regions. Today, it is Russia's state propaganda, which ceaselessly instrumentalizes this issue in its propaganda war against the current Ukrainian government, accusing it of being banderite and fascist. Unfortunately, the cult of Bandera, Stetsko, the OUN, UPA went largely unresisted by the liberal Ukrainian intelligentsia, including those who often remind the West, and not least Germany, of their supposed duties.

I believe, however, that since a number of books and articles based on newly released archive material on the OUN, on Bandera, on the pogroms and the Holocaust and their Nazi collaboration are now being published, it will become increasingly difficult to continue denying historical facts. But it will not be a smooth process. It is unlikely that they will begin anytime soon to dismantle the Bandera, Stetsko and Shukhevych monuments in Western Ukraine. In eastern Ukraine, they are only now - nearly a quarter-century after the demise of the USSR - beginning to take the Lenin monuments down. It may take 30 years for them to remove Bandera from Lviv. But historians can try to initiate a debate on these issues. In Munich's Zeppelinstrasse 67, where Stetsko, the self-proclaimed Ukrainian prime minister (June 30, 1941), who had endorsed "German methods of exterminating Jewry," had lived until his death in 1986, Yushchenko unveiled a large memorial plaque, inscribed in German and Ukrainian, to this outstanding freedom fighter. Perhaps this could be the starting point for such a debate. In Canada, there are monuments to Shukhevych and the veterans of the Waffen-SS Galizien. I think there are good reasons to begin asking questions about these manifestations, both here in Western Europe and in Canada. This is not unique to Ukraine.

gfp.com: During the period Yushchenko was strengthening these myths about the OUN and UPA, the Svoboda Party was becoming stronger. Do you see a connection?

Rudling: I do. And Ukraine is not unique. In Hungary, Croatia, Romania and Lithuania you see similar phenomena: the path for strengthening the far right is often paved by revisionist, nationalist historians. Svoboda filled a void left by Yushchenko. Ironically, the pro-western, pro-EU, and self-professed democrat Yushchenko was the one who had launched this cult of the far right on a national level. It is not inconceivable, or illogical, that the legacy is now being taken over by the true ideological successors of the OUN: Svoboda, CUN, Pravyi Sector, UNA-UNSO. These historical narratives reinforce the extreme right, and, of course, not only in Ukraine. Trianon serves a similar purpose in Hungary, Kosovo Polje in Serbia, Bleiburg in Croatia, etc.

gfp.com: How did people in eastern and southern Ukraine react to this development before Kiev's Maidan protests began?

Rudling: It most likely helped mobilize support for Yanukovych, just as the Banderite boogeyman helped mobilize the separatists of Crimea and now in Eastern Ukraine. Russia shamelessly exploits this issue to justify its aggression. As a political symbol, they probably could not have chosen a more controversial figure than Bandera, and more controversial organizations than the OUN, and UPA. It is difficult to imagine a comparable situation in Germany, but perhaps it would be somewhat like attempting to make Martin Luther a unifying symbol for Bavaria, or, perhaps, Ernst Thälmann. But even these are weak comparisons. Bandera's forces were regional and almost exclusively concentrated on the formerly Polish territories in the Western part of Ukraine. They were explicitly anti-democratic and totalitarian. It strikes me as more than naive for Yushchenko to have imagined that he would be able to win national acceptance for these groups. Both Yushchenko and Yanukovych contributed a great deal to driving a wedge between east and west Ukraine. And unfortunately we see this policy being continued today, under the new government. If I am not mistaken, there is not a single member of the current government, who comes from the east or south. And one of the first things the new government did was to revoke the regional minority language status of Russian, even though this law has not been signed by the President.

gfp.com: Was Yushchenko really so naive? After all, he must have known that people in eastern and southern Ukraine would not be inclined to become Bandera and OUN fans, to put it mildly.

Rudling: Yes, he must have been aware of this. In the 1980s, Yushchenko's wife Kateryna had been active in Ukrainian right-wing emigré circles. She had worked with Stetsko as an assistant, and is a true believer of these narratives. In 2005, Yushchenko had also appointed a New York Banderite (and Stetskos former secretary), Roman Zavrych, to be Minister of Justice. Zavrych was later fired for having lied about having a PhD from Columbia University. In short, in Ukraine there has never been a change of elites. The first four Ukrainian presidents were all former communists, and members of the nomenclature. Yushchenko joined the CPSU in 1977. The old elites, the "scientific Marxist-Leninists" of yesterday became "scientific nationalists" overnight. Old elites resaddled, and nationalism became a new currency.

The problem with countries, such as Slovakia and Croatia, which lacked statehood before 1991/1993 was that they were seeking historical precedents, and found them in the periods 1939-44 and 1941-45, which were the only years they had existed, in modern times, as "independent" entities. In Ukraine, it is a similar story. Yushchenko could have opted for the short-lived Ukrainian People's Republic of 1918-20 as a model, but opted instead for June 30, 1941. 1918 could have been more successful. I believe polling 5% of the popular vote in 2010 - a world record for an incumbent president - speaks volumes. It is hard to claim this was a successful legacy. But it did contribute to the success of the far right. But I think it may be wise to still wait, for the elections in May. Yes, Svoboda got 10.44% of the votes in 2012. And yes, they have four members in the cabinet (plus three more far right members which are not formally Svoboda members, albeit former Social Nationalists, UNA-UNSO and so forth), but, currently, they are polling around 3%, the Right Sector, around 1%. It may be that they may again decline in their importance to the electorate. We will know more in four weeks.