Informazione
Euroentusiasmo montenegrino - Vujanovic: “Per noi l’Unione europea è una grande occasione”
26 MARZO 2014 - A Podgorica l'euroscetticismo non sanno cosa sia. Come in tutto il Montenegro. Mentre nella vecchia Europa si propongono referendum per uscire dall'Unione Europea, in questo paese di poco più di 672mila abitanti quello che si respira è un clima d'euroentusiasmo. Perché il Montenegro sta lavorando sodo ed è “molto soddisfatto” dei passi compiuti fino ad ora sulla strada dell'integrazione europea. Lo spiega all'Ansa il presidente del Montenegro Filip Vujanovic. “Essere un membro della famiglia europea è molto importante per noi", assicura, ricordando che il suo paese ha realizzato un importante pacchetto di riforme che riguardano la giustizia, lo stato di diritto e la lotta alla corruzione e la criminalità organizzata. Riforme richieste dall'Ue, ma che il Montenegro “vuole realizzare” principalmente per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini e per se stesso. Per questo nel piccolo paese balcanico l'eco delle proteste antieuropeiste non arriva neppure. “I cittadini del Montenegro danno grande sostegno al processo di integrazione europea - dice il presidente - ci tengono molto e non sono influenzati dall'ondata antieuropeista: loro vogliono far parte dell'Unione Europea”. Per riuscirci la prima sfida è la lotta alla corruzione, piaga montenegrina, alla quale neanche Stati già membri sono immuni, e di fronte alla quale l'Ue non chiude gli occhi, quando si tratta di adesione dei nuovi Stati membri. “Abbiamo formato una task force nel governo - sottolinea Vujanovic - per la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e stiamo lavorando in modo molto intenso ed efficace, per risolvere questi problemi, con il sostegno dell'Unione Europea. Sono convinto che i nostri interventi porteranno presto a risultati concreti”. L'Unione Europea per il Montenegro rappresenta una “grande opportunità” e nel percorso per raggiungerla “è molto importante la collaborazione con l'Italia”, assicura Vujanovic, in particolare per quanto riguarda lo strumento di assistenza di preadesione, l'Ipa, che prevede “l'istituzione di un ufficio regionale a Podgorica per raggiungere gli obiettivi della lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione”. Ma non solo. Tra i progetti del Montenegro c'è poi la Nato. “Il nostro obiettivo è entrare a far parte dell'Alleanza - dice Vujanovic - ma pensiamo che sia di grande interesse anche per la Nato che ci sia il Montenegro. Dopo l'entrata della Croazia e dell'Albania, ora il Montenegro è l'unico paese adriatico fuori dal Patto atlantico. Abbiamo realizzato con grande successo tre piani annuali nazionali(ANP). Il quarto è in corso. Dal punto di vista strategico credo sia molto importante per la Nato far entrare il Montenegro che peraltro è molto attivo anche nelle missioni internazionali, in particolare in Afghanistan”.
Montenegro: Mafia as Guarantor of Euro-Atlantic Integration
By Boris Aleksic
Global Research, February 25, 2014
Strategic Culture Foundation 24 February 2014
Region: Europe
On April 30, 1999 NATO aviation delivered two strikes against the township Murino, a small resort in eastern Montenegro. Civilians died, including three children who went to grade school. Fifteen years have passed. Milo Djukanovic (photo), the Montenegrin dictator, said that joining NATO is a political priority for his country. It is emphasized that 2014 is a decisive year because Montenegro must be ready for the NATO’s September summit to be held in the United Kingdom. The expansion of the Alliance to the East will be an issue on the agenda.
The authorities affirm that the country has completely changed during in the last 15 years. Podgorica has recognized the independence of Kosovo and Metohija and forgotten those who lost their lives during the NATO aggression. With German funds it is ready to erect a memorial to Hitler’s fascists, who occupied Montenegro during World War II. It is planned to reconstruct the German Nazi soldiers’ cemetery near the Golubovci airport, which was bombed by NATO in 1999.
The old and new fascists have one thing in common – they share the feeling of hatred towards the Russian people. Hitler eliminated the League of Nations. The NATO’s aggression against Yugoslavia has drastically diminished the role of the United Nations on the world arena, as well as the influence of United Nations Charter on international law. It’s not an occasion the US intelligence services during the Second World War were created with the help of German generals: Heinrich Müller, Reinhard Gehlen, Baron Otto von Bolschwing and Emil Augsburg.
Montenegro has really changed during the last dozen of years, but Milo Djukanovic is still the same. In his time he was assigned the role an ideal partner of NATO. There is a very important historic aspect to be remembered here. During WWII, the United States resorted to the help of mafia while liberating Italy. According to Swiss professor Daniele Ganser, the alliance between Italian mafia and the United States, as well as mafia and NATO still exists. For instance, Washington uses criminal structures to eliminate its opponents – independent politicians and journalists in Europe. The United States and NATO rely on mafia in the Balkans.
They have brought terrorists, drug dealers and illegal traders of human organs to power in Pristina on the territory of occupied Kosovo and Metohija.
According to documents in the possession of Italy’s prosecutor’s office and inquiries of independent journalists, Milo Djukanovic has had close ties with Italian and American mafia since a long time. A 409 – page report is added to the indictment brought by Italian prosecution.
Prosecutor Giuseppe Scelsi has formally stated that Milo Djukanovic is the top boss of Montenegrin mafia.
In the 1980s well-known mafiosi Della Torre organized large heroin supplies from Italy to the US East Coast. There was solid evidence that Della Torre was involved in money laundering. He got profit from heroin trade through Swiss banks, but Americans never brought charges against him with a string attached – he had to cooperate with the US special services. In 1996 the Italian mafiosi started to run his own chain involved in counterfeit cigarettes business. As sources confirm, he worked with Milo Djukanovic. The counterfeit cigarettes trade brought millions of dollars into the pockets of US intelligence. Many of truth pursuers, who stood in the way of the CIA and mafia alliance, paid with their lives, including two journalists: Dusko Jovanovic, the Editor of Montenegrin newspaper Dan, and Ivo Pukanic, Editor-in-Chief of Croatian weekly magazine National. Pukanic has published facts providing ample evidence of the Djukanovic and Subotić involvement in illegal cigarette trade.
In March 2011 US Senator Richard Lugar formally proposed to make Georgia, Bosnia and Herzegovina, Macedonia and Montenegro full-fledged NATO members. According to him, the expansion is of crucial importance for security and democracy in the Balkans. At the beginning of October 2013 Lugar met Djukanovic and said that «Montenegro is the number one candidate for membership in NATO». At the very same time Italian prosecutor Giuseppe Scelsi, who possessed irrefutable evidence of the fact that Djukanovic was involved in criminal activities, was charged in October 2013 with abuse of office. Today Washington lets Djukanovic know that if he makes Montenegro a NATO member, then all the accusations related to criminal activities will be lifted…
In 1999 NATO started its expansion to the Balkans by committing a grave crime – an aggression against Yugoslavia. Nowadays the creation of criminal regimes on the territory of former Yugoslavia is a logical continuation of its policy.
1 febbraio 2014 - Polemiche in Montenegro per un affresco in una chiesa di Podgorica che mostra il maresciallo Tito che brucia tra le fiamme dell'inferno insieme a Karl Marx e Friedrich Engels. Il dipinto, opera di un anonimo, ha spaccato la comunità di fedeli che si riunisce nella nuova Chiesa della Resurrezione della capitale montenegrina, divisa tra quanti vorrebbero la rimozione dell'affresco, contestando l'interferenza della religione nella politica, e quanti, invece, l'hanno apprezzato. (Adnkronos)
Coordina:
Andrea Martocchia, del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia.
Intervengono:
Giulietto Chiesa, giornalista e Presidente di Alternativa Politica
Fausto Sorini, Responsabile del Dipartimento Esteri del PdCI
In collegamento Skype da Kiev:
Partito Comunista dell'Ucraina (www.kpu.ua)
Organizzano:
Partito dei Comunisti Italiani Federazione di Bologna in collaborazione con il Dipartimento Esteri
Partito della Rifondazione Comunista, circolo Centro Storico "Tosca"
Giovani Comunisti, circolo universitario "Mario Rovinetti"
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
Era da tempo, da troppo tempo, che questo paese doveva fare i conti con due macigni sulla sua storia. Quello degli “italiani brava gente” e quello dell’impunità assicurata ai criminali di guerra italiani – così come a quelli tedeschi – alla fine della seconda guerra mondiale. Il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, ha finalmente aperto un'inchiesta sui crimini compiuti dai militari italiani nei territori occupati durante la seconda guerra mondiale, in particolare in Grecia, Jugoslavia, Albania. Non è dato sapere se la cosa verrà estesa a Libia ed Etiopia.
Il dott. De Paolis per ora si è limitato a far saper che e' partito un "accertamento conoscitivo" e che e' stato aperto un fascicolo 'modello 45', cioe' "atti relativi a", ma senza indagati.
A smuovere le acque è stato l'esposto presentato da alcuni cittadini, ispirato da due articoli di Franco Giustolisi, il giornalista che rivelò all'opinione pubblica il famigerato "armadio della vergogna", dove furono chiusi e "provvisoriamente archiviati" nel dopoguerra - per una sorta di "patto segreto" tra Italia e Germania - 695 fascicoli di crimini nazifascisti, riemersi solo negli anni scorsi, quando fu possibile riaprire le indagini e svolgere una serie di processi finiti con decine di ergastoli.
"Dimenticato" in un angolo della procura, non lontano dall'armadio, svela Giustolisi, c'era anche un "carrello della vergogna". Un carrello stipato di incartamenti relativi alle tante stragi commesse, durante l'ultima guerra, dai soldati italiani. Di questi eccidi si occupo' una commissione istituita il 6 maggio 1946 dall'allora ministero della Guerra. La relazione finale, del 30 giugno 1951, e' firmata dal senatore Luigi Gasparotto. Oltre 300 i militari italiani accusati di crimini di guerra dalle varie nazioni aggredite dal fascismo.
Eccidi che sarebbero stati commessi in varie localita' della Jugoslavia, della Grecia, dell'Unione Sovietica, della Francia, dell'Albania. Solo poco piu' di una trentina, secondo la relazione Gasparotto, quelli perseguibili da parte "dell'autorita' competente". Ma nessuno fu processato.
Solo per una di queste stragi - quella di Domenikon, in Grecia, dove furono trucidati 150 civili - il procuratore De Paolis, dopo aver raccolto la denuncia del rappresentante dei familiari delle vittime, gia' da tempo ha riaperto un'inchiesta che in precedenza era stata archiviata. Le indagini della procura militare di Roma avrebbero consentito, secondo quanto si e' appreso, di risalire ai responsabili della strage, che verranno ora iscritti nel registro degli indagati, anche se sarebbero tutti morti. Inevitabile, dunque, la successiva archiviazione.
Recentemente uno degli giovani storici, Davide Conti, ha pubblicato il libro “Criminali di guerra italiani” dove, attraverso un'ampia mole di documenti ufficiali, ricostruisce i crimini di guerra commessi dal regio esercito durante l'occupazione italiana in Albania, Jugoslavia, Urss e Grecia e di cui le alte gerarchie militari avrebbero dovuto rispondere alla fine della guerra. Più precisamente, illustra le trattative, gli accordi, le politiche dilatorie attuate dal governo di Roma per giungere a eludere ogni forma di sanzione giuridica ai danni dei vertici del proprio esercito cosicché i mancati processi, le assoluzioni e la generale impunità ha permesso la narrazione auto-assolutoria degli italiani "brava gente".
De Paolis si limita a dire per il momento che e' partito un "accertamento conoscitivo" e che e' stato aperto un fascicolo 'modello 45', cioe' "atti relativi a", senza indagati. L'esposto, secondo quanto si e appreso, prende in particolare le mosse da due articoli di Franco Giustolisi, il giornalista che per primo svelo' all'opinione pubblica lo scandalo del cosiddetto "armadio della vergogna", dove furono chiusi e "provvisoriamente archiviati" nel dopoguerra - per una sorta di "patto segreto" tra Italia e Germania - 695 fascicoli di crimini nazifascisti, riemersi solo negli anni scorsi, quando fu possibile riaprire le indagini e svolgere una serie di processi finiti con decine di ergastoli.
"Dimenticato" in un angolo della procura, non lontano dall'armadio, svela Giustolisi, c'era anche un "carrello della vergogna". Un carrello stipato di incartamenti relativi alle tante stragi commesse, durante l'ultima guerra, dai soldati italiani. Di questi eccidi si occupo' una commissione istituita il 6 maggio 1946 dall'allora ministero della Guerra. La relazione finale, del 30 giugno 1951, e' firmata dal senatore Luigi Gasparotto. Oltre 300 i militari italiani accusati di crimini di guerra dalle varie nazioni aggredite dal fascismo.
Eccidi che sarebbero stati commessi in varie localita' della Jugoslavia, della Grecia, dell'Unione Sovietica, della Francia, dell'Albania. Solo poco piu' di una trentina, secondo la relazione Gasparotto, quelli perseguibili da parte "dell'autorita' competente". Ma nessuno fu processato.
Solo per una di queste stragi - quella di Domenikon, in Grecia, dove furono trucidati 150 civili - il procuratore De Paolis, dopo aver raccolto la denuncia del rappresentante dei familiari delle vittime, gia' da tempo ha riaperto un'inchiesta che in precedenza era stata archiviata. Le indagini della procura militare di Roma avrebbero consentito, secondo quanto si e' appreso, di risalire ai responsabili della strage, che verranno ora iscritti nel registro degli indagati, anche se sarebbero tutti morti. Inevitabile, dunque, la successiva archiviazione.
https://twitter.com/vloracitaku/status/447821122600714240/photo/1
La risposta del ministro serbo Vulin è: "Ci fate schifo!":
Ministar Vulin - Gadite nam se Oana Lungesku
https://www.youtube.com/watch?v=TBSJcQ8mRik