Informazione

(francais / english / italiano / more languages)

Nazisti e israeliani a braccetto per Kiev

0) Links
.A. TESTI / TEXTS .B. VIDEO-AUDIO .C. INIZIATIVE
1) Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele (Marco Santopadre)
2) Ucraina: un’unità delle Forze Speciali israeliane coinvolta nelle sommosse di Maidan al comando dei neonazisti (Michel Chossudovsky)


=== 0: LINKS ===


--- A: TESTI / TEXTS ---

Sulle biografie dei rappresentanti del partito Svoboda messo al potere dalla Unione Europea
http://www.informarexresistere.fr/2014/03/07/uno-per-uno-i-nazisti-nel-nuovo-governo-ucraino/

Who killed 100 in Maidan Square? (John Catalinotto on March 10, 2014)

Ukraine, the United States and international law

Déclaration du Pôle de Renaissance Communiste en France (PRCF):
Honte à François Hollande qui s’ingère dans les affaires de l’Ukraine pour encourager et banaliser le gouvernement néo-nazi ukrainien et ses complices de l’ « Euro-Maïdan » – 8 mars 2014

Ukraine, la nouvelle proie du FMI (Renaud Vivien)
http://www.michelcollon.info/Ukraine-la-nouvelle-proie-du-FMI.html

Vive les émeutiers réacs à l’est, mais à bas les manifs populaires chez nous ! (Floreal)

La Crimée est russe et Mayotte est française. Où est le problème ? (Wongo)

Germany: The Süddeutsche Zeitung and the poison of militarism
By Ulrich Rippert - 10 March 2014

Pensions in Ukraine to be halved - sequestration draft
Published time: March 06, 2014 12:38 - Edited time: March 08, 2014

Scenari di guerra e di pace dell'anno quattordici
di Carlo Tia, venerdì 7 marzo 2014 - megachip.globalist.it

Pravyi Sektor, i fascisti ucraini amici dei ceceni (Marco Santopadre)

Chi comanda a Kiev? Oligarchi e neonazisti (Redazione Contropiano)

La Federazione Sindacale Mondiale contro il golpe UE/Nato in Ucraina

Ukraine : autopsie d'un coup d'Etat (Ahmed Bensaada)

Comment l’OTAN a creusé sous l’Ukraine (Manlio Dinucci)

--- B: VIDEO-AUDIO:

La Bbc lancia l'allarme: pericolo neo-nazi in Ucraina (Franco Fracassi)
BBC NEWSNIGHT: Neo-Nazi threat in new Ukraine

Willi Wimmer: There has been a coup d'etat in the Ukraine

Piero Pagliani (Megachip Redazione) opportunamente consiglia:
Alexander Nevsky - "The Battle of the Ice"
Music: Sergei Prokofiev Yuri Temirkanov conducting the St. Petersburg Philharmonic Orchestra

Ucraina: arrivano i mercenari della Blackwater
Blackwater deployed to Ukraine

1941-2014: la storia si ripete. Oggi come ieri l'Ucraina antifascista resiste / Юго-Восток, вставай!

Video della iniziativa L'EUROPA CHE NON VOGLIAMO (Milano, Casa Rossa, 9 marzo 2014):

--- 

Una rassegna di video esplicativi (a cura di Sandi): 

Chi sono i leader di »Settore destro«, il gruppo fascista ucraino che ha avuto (ed ha) un ruolo decisivo nella rivolta
http://www.youtube.com/watch?v=G3PHi9pHwrw

Chi sono i neonazi in Ucraina e che ruolo hanno
http://www.youtube.com/watch?v=5SBo0akeDMY

Una serie di filmatini sul »nuovo ordine« a Kiev e in Ucraina
http://www.youtube.com/watch?v=kB22gwEgTTw
http://www.youtube.com/watch?v=YOPn2i0effA
http://www.youtube.com/watch?v=XqOK3YgVPFA
http://www.youtube.com/watch?v=66goBwVcNmk
http://www.youtube.com/watch?v=ggUMEBneJ_k
http://www.youtube.com/watch?v=BBBWulbCtQI
http://www.youtube.com/watch?v=Sll9KPCYX-U

Sul partito »Svoboda«
http://www.youtube.com/watch?v=BNu1s0BB_10

Su chi ha ordinato ai cecchini di sparare sulla folla e sui poliziotti
http://www.youtube.com/watch?v=sUOVl0TLB8s

E magari vedere cosa succede in Ucraina e perché e contro cosa manifesta la gente
»Settore destro« occupano e distruggono sede club Oplot (schierato contro la rivolta a Kiev) a Kharkov il 28.2.2014
http://www.youtube.com/watch?v=7SSNKc0NcHM
La sede di Oplot a Kharkov dopo la sua »liberazione« dai fascisti (1.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=1XKZ9ETHWTw
Le forze pro rivolta di Kiev (tra cui »Settore destro«) avevano occupato il palazzo del governo a Kharkov, una manifestazione contraria (sopratutto antifascista) la rioccupa, inizio scontri (1.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=KkcVsO-g3n0
prosieguo e fine rioccupazione palazzo governo di Kharkov 
http://www.youtube.com/watch?v=bLv_OCGhS6g
I fascisti presi nel palazzo costretti a chiedere scusa in ginocchio agli abitanti di Kahrkov
http://www.youtube.com/watch?v=aa63IjsaWIk
»Settore destro«  sparano a Lugansk e manifestano armati di Kalashnikov (10.3.2014)
http://www.youtube.com/watch?v=_MQS98wCZ8Q&list=UUhbWspbvm6z16WIyhQ-DTFA

--- C: INIZIATIVE ---

Roma, 13 marzo 2014 - IL GOLPE UCRAINO

New York City, March 14 2014 - NO NEW U.S. WAR! STOP MEDIA LIES ABOUT UKRAINE!
5 pm to 6 pm - March from CNN to Fox News - http://www.iacenter.org
Facebook event: facebook.com/events/226160010906938

Roma, 15 marzo 2014 - CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA
ore 14 presidio sotto la rappresentanza UE, Via IV Novembre 149

San Benedetto del Tronto, 20 marzo 2014 - UCRAINA: CHI HA ACCESO LE FIAMME? 

Arezzo, 22 marzo 2014: UNIONE EUROPEA, SPAZIO COMUNE O POLO IMPERIALISTA?


=== 1 ===


Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele


• Lunedì, 03 Marzo 2014 09:41
• Marco Santopadre

Nelle ultime ore su vari siti di informazione internazionali si sono moltiplicati articoli che denunciano la presenza di agenti – o di ex agenti – israeliani in Piazza Majdan, al fianco delle milizie fasciste di Svoboda e di Pravji Sektor, impegnati nei durissimi scontri con le forze speciali Berkut e le istituzioni governative. Abbiamo aspettato di avere qualche conferma in più e l’abbiamo trovata. Su uno dei più autorevoli quotidiani israeliani, Haaretz.

Scrive Haaretz (vi riportiamo alcuni stralci dell’articolo che trovate a questo link http://www.haaretz.com/news/world/1.577114 tradotti da noi):

Chiama le sue truppe "i caschi blu di Maidan", ma il marrone è il colore del copricapo indossato da Delta - il nome di battaglia del comandante di una milizia ebraica che ha partecipato alla rivoluzione ucraina. Sotto il casco, indossa anche una kippah.

Delta, un ex soldato nato in Ucraina appartenente alle Forze di Difesa Israeliane, giovedì ha parlato a JTA in condizione di anonimato. Ha spiegato come è arrivato a usare le sue abilità di combattimento che ha acquisito nel battaglione di ricognizione Shu'alei Shimshon della brigata Givati di fanteria ​​per conquistare posizioni tra le fila dei combattenti di strada di Kiev. Egli è stato a capo di una forza di 40 uomini e donne - tra cui diversi colleghi veterani dell'esercito israeliano - in violenti scontri con le forze governative.
Diversi ebrei ucraini, tra cui il rabbino Moshe Azman, uno dei pretendenti nel paese al titolo di rabbino capo, ha confermato l'identità e il ruolo di Delta nella rivoluzione ancora incompiuta.
Il soprannome di "Caschi Blu", un riferimento alla forza di pace dell'ONU, è nato dopo che l'unità di Delta il mese scorso ha impedito alla folla di incendiare un edificio occupato dalla polizia ucraina. "C'erano decine di agenti all'interno, circondata da 1.200 manifestanti che volevano bruciare vivi", ha ricordato Delta. "Siamo intervenuti e negoziato il loro passaggio sicuro." (…)
I Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne che non sono ebrei, ma che sono guidati da cinque soldati ex-IDF (Forze Israeliane di Difesa), dice Delta, un Ebreo ortodosso trentenne che prega regolarmente nella Sinagoga Brodsky di Azman. Delta ha rifiutato di parlare della sua vita privata.
Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa e ha lavorato come uomo d'affari. Dice che è unito al movimento di protesta come volontario il 30 novembre, dopo aver assistito alla violenza da parte delle forze governative contro i manifestanti e gli studenti. (…)
Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno detto di aver avuto posizioni chiave nell'organizzazione delle proteste dell'opposizione.
"Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato dell’Idf. Mi chiamano 'fratello' ", ha detto. "Quello che stanno dicendo su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono incoerenti, non a causa di [eventuali] problemi di antisemitismo ".
La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto, secondo Ariel Cohen, un ricercatore presso la Fondazione Heritage con sede a Washington DC. (…)
Eppure, molti ebrei hanno sostenuto la rivoluzione e hanno partecipato attivamente.
Volodymyr Groysman, ex sindaco della città di Vinnytsia e vice primo ministro appena nominato per le politiche regionali, è un ebreo.
"E’ una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario erano parte della ragione per cui mi sono iscritto al movimento" dice Delta.
Alcuni suoi amici ebrei lo hanno criticato per il fatto che lavora con Svoboda. "Alcuni mi hanno chiesto se invece di 'Shalom' per salutarmi ora devono dire un 'Sieg Heil'. Lo trovo ridicolo" dice. Ma ha molte frustrazioni legate al fatto di essere un outsider. "A volte mi dico 'Cosa stai facendo? Questo non è il vostro esercito. Questo non è nemmeno il tuo paese'”.

Un ritratto romantico, che spesso spinge sul carattere eroico dell’ex soldato israeliano. Ma che ci rivela, da fonte israeliana, alcune cose interessanti. A Majdan hanno combattuto quelli che pubblicamente vengono definiti come ‘ex soldati’ di Tel Aviv. Non uno, ma cinque, almeno in questo caso. Quanti altri. L’altro elemento interessante è che mentre le autorità ebraiche del paese hanno denunciato numerosi attacchi, aggressioni, attentati contro Sinagoghe e centri culturali da parte delle frange estremiste di destra del movimento di Piazza Majdan, l’eroico combattente in questione utilizza lo spazio su Haaretz per rassicurare l’opinione pubblica israeliana sulle buone intenzioni dei nazionalsocialisti di Svoboda. Una causa che, secondo alcune fonti, stanno perorando anche gli stessi leader dell’estrema destra ucraina. Che se da una parte lanciano appelli agli estremisti islamici tatari e ceceni affinché li aiutino contro il governo russo, dall’altra avrebbero incontrato l’ambasciatore di Israele in Ucraina per tendergli il classico ramoscello d’ulivo. Scrive l’Huffington Post: “Dmitro Yarosh, leader di Settore Destro, si è incontrato con l'ambasciatore di Israele in Ucraina, Reuven Din El, e gli ha detto che il loro movimento rifiuta l'antisemitismo e la xenofobia. Ha detto che i loro obiettivi sono una Ucraina democratica, un governo trasparente, porre fine alla corruzione e concedere pari opportunità per tutti i gruppi etnici”.

La riunione tra i fascisti di Pravyi Sektor e il rappresentante diplomatico israeliano è confermata da una nota stampa pubblicata dalla stessa ambasciata di Tel Aviv a Kiev.
Insomma, sembra proprio che Israele stia tessendo pericolose relazioni con i gruppi più oltranzisti della destra ucraina. Mosca negli ultimi tempi ha dato parecchio filo da torcere alla strategia israeliana in Medio Oriente, e la defenestrazione di Yanukovich evidentemente ha fornito se non l’occasione di pareggiare il conto almeno di prendersi una piccola rivincita. Poco importa che le dichiarazioni concilianti dei fascisti ucraini sull’antisemitismo siano solo di facciata, buone solo per tranquillizzare l’opinione pubblica israeliana sul fatto che il proprio governo non collabora con movimenti razzisti e xenofobi. In patria Yarosh e camerati continueranno con i soliti discorsi violentemente razzisti contro tutte le minoranze e contro i russi che abitano le regioni del sud e dell’est della Crimea, e certamente non rinunceranno alla propria tradizionale propaganda antisemita. Ed anzi la moltiplicazione degli attacchi e delle aggressioni nei confronti della comunità ebraica ucraina potrebbero, paradossalmente, fare un ulteriore favore ad Israele, convincendo qualche migliaio di ebrei di Kiev a emigrare nelle colonie ebraiche in Palestina. 


=== 2 ===


Ucraina: un’unità delle Forze Speciali israeliane coinvolta nelle sommosse di Maidan al comando dei neonazisti

di Michel Chossudovsky


Con un articolo dal titolo "A Kiev, un veterano dell’esercito israeliano ha comandato una unità di combattimento da strada", la Jewish News Agency (JTA) conferma che soldati dell’IDF sono stati coinvolti nel movimento di protesta EuroMaidan sotto il comando diretto del partito neonazista Svoboda. Il partito Svoboda segue le orme del collaborazionista nazista della Seconda Guerra Mondiale Stepan Bandera.


Il leader dei "Caschi Blu di Maidan" è Delta, “nome di battaglia del comandante di una milizia guidata da ebrei che ha partecipato alla rivolta ucraina". Delta è un veterano della famigerata brigata di fanteria Givati, che è stata coinvolta in numerose operazioni dirette contro Gaza, tra cui l’Operazione Piombo Fuso nel 2008-2009.


La brigata Givati si è resa responsabile dei massacri nel quartiere Tel el-Hawa di Gaza. Delta, il leader del reparto IDF di EuroMaidan, ammette che ha acquisito le sue abilità nel combattimento urbano nel battaglione da ricognizione Shu'alei Shimshon della brigata Givati.


Secondo il resoconto della JTA, Delta era al comando di un reparto di 40 uomini e donne, tra cui diversi ex veterani dell'esercito israeliano. A EuroMaidan, Delta ha sistematicamente applicato le abilità di guerriglia urbana che aveva usato contro i palestinesi a Gaza.


L’"Unità di combattimento da strada" di Maidan sotto il comando di Delta è stata coinvolta nel confronto con le forze governative. Non è chiaro dalle informazioni se l'unità di combattimento EuroMaidan fosse in collegamento con la sede del comando IDF in Israele; i Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne non ebrei, guidati da cinque soldati ex - IDF, dice Delta, un ebreo ortodosso sulla trentina avanzata.


Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa... Afferma di aver aderito come volontario al movimento di protesta il 30 novembre, dopo aver assistito a violenze da parte delle forze governative contro studenti che manifestavano.


"Ho visto civili disarmati, senza preparazione militare, buttati a terra da una macchina militare ben oliata, e questo mi ha fatto ribollire il sangue", ha detto Delta a JTA in un ebraico misto di gergo militare. "In quel momento e in quel posto mi sono unito a loro, e ho iniziato a combattere di nuovo nel modo che avevo imparato, utilizzando strategie da guerriglia urbana. La gente mi ha seguito, e mi sono trovato a capo di un plotone di giovani. Ragazzini, in realtà".


Gli altri ex soldati IDF si sarebbero aggiunti ai “Caschi Blu” più tardi, secondo Delta, dopo aver sentito che il gruppo era guidato da un collega veterano. Ironicamente, però, Delta, comandante della milizia IDF, stava prendendo ordini direttamente dal partito neonazista Svoboda.
Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista [neonazista] che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno ricoperto posizioni chiave nell'organizzazione delle proteste dell'opposizione.


"Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato israeliano. Mi chiamano fratello", ha detto Delta. "Quello che si dice su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono inaffidabili, non a causa di un qualsivoglia problema di antisemitismo".


Né il governo di Tel Aviv né i media israeliani hanno espresso preoccupazione per il fatto che le proteste EuroMaidan sono state guidate da neonazisti.


Con la formazione di un nuovo governo composto da neonazisti, la comunità ebraica di Kiev è minacciata. Questa comunità è descritta come "una delle comunità ebraiche più vivaci del mondo, con decine di organizzazioni e di istituzioni ebraiche attive". Una parte significativa di questa comunità è composta da familiari di sopravvissuti all'olocausto. "Tre milioni di ucraini sono stati assassinati dai nazisti durante l’occupazione dell'Ucraina, tra cui 900.000 ebrei" (indybay.org, 29 gennaio 2014).


"E' una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste".
Paradossalmente, l'unità IDF “Caschi Blu” di EuroMaidan è stata oggetto di lode da parte dei media israeliani. Secondo Ariel Cohen della Heritage Foundation con sede a Washington: "La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto". La partecipazione dei soldati israeliani al comando dei neonazisti di Svoboda non sembra essere motivo di preoccupazione: mercoledì scorso, il presidente della Duma russa Sergey Naryshkin ha detto che Mosca era preoccupata per le dichiarazioni antisemite da parte di gruppi estremisti ucraini. Ma Delta sostiene che il Cremlino sta usando la carta dell’antisemitismo in modo truffaldino, per delegittimare la rivoluzione ucraina, che allontana l'Ucraina dalla sfera di influenza della Russia.


"E' una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario sono in parte il motivo per cui ho aderito al movimento. Stiamo cercando di dimostrare che gli ebrei sono solidali", ha detto.


L'articolo della JTA può essere consuultato al link www.jta.org/2014/02/28/news-opinion/world/in-kiev-an-israeli-militia-commander-fights-in-the-streets-and-saves-lives#ixzz2uvYcMBEl


Fonte: Global Research 3 marzo 2014

http://www.globalresearch.ca/ukraine-israeli-special-forces-unit-under-neo-nazi-command-involved-in-maidan-riots/5371725

Traduzione del Forum Palestina





(srpskohrvatski / italiano)

Prossime iniziative segnalate

1) Beograd 12/3: PROTEST UPOZORENJA - protiv povećanja školarina!
2) Mirano (VE) 14/3: UNA LUNGA SCIA COLOR CENERE. Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali
3) Milano 15/3: PRESIDIO - MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO U.S.A. - SIRIA, VENEZUELA, UCRAINA, la guerra è contro i lavoratori
4) CNJ-onlus aderisce ed invita ad aderire al Comitato "MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”


=== 1 ===

Beograd - Sreda 12 marta 2014.
12.00 - Rektorat Univerziteta u Beogradu, Studentski trg 1

PROTEST UPOZORENJA - protiv povećanja školarina!

Studentski front, poziva sve progresivne studentske organizacije, studente, profesore, roditelje i svu onu ugroženu populaciju u društvu, da u sredu 12. 03. 2014. godine dođu na protest upozorenja u minut do 12h, kako bi poslali jasnu poruku i iskazali svoje nezadovoljstvo povodom odluke Senata UB o povećanju školarina! Ovog puta im je izgovor solidarni porez, pa umesto da dignu glas protiv Vlade koja pljačka narod po nalogu MMF-a, oni su ponovo udarili po studentima. Dosta je bilo ćutanja! Ovoga put im neće proći, kao što im ništa nije prošlo u protekle tri godine od kada Studentski front stoji u prvim redovima borbe! Ustaj studentu! Znanje nije roba! Studenti, a ne klijenti! Svi na protest upozorenja!

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/384576428350485/


=== 2 ===

Mirano (VE), Venerdì 14 marzo 2014
alle ore 20.45 nella sala conferenze di Villa Errera (presso il Comune)

Una lunga scia color cenere 
Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali

Venerdì 14 marzo alle ore 20.45 nella sala conferenze di Villa Errera ci sarà la presentazione del libro 

di Bruno Maran 
"Una lunga scia color cenere - Fatti e misfatti del Regio Esercito ai confini orientali"
Prefazione di Giacomo Scotti. Napoli: La Città del Sole, 2013

Una lunga scia color cenere non vuol essere un libro di storia, né un manuale. Vuol essere un modo semplice di entrare, con l’approccio più accessibile possibile, nei fatti. Con la voglia di uscirne con le idee più chiare e con l’interesse a continuare l’approfondimento, nonostante gli inevitabili errori o imprecisioni che un lavoro propedeutico contiene.
A poco servono i Giorni del Ricordo, monopolio di odi mai sopiti, di gruppi decisi a non voler dimenticare solo per giustificare la loro esistenza, di ricordi usati più per attaccare che per giustificare. Non sono certo le calunnie e le falsità, le pietre su cui fondare il senso del Ricordo, che invece deve basarsi sulla Verità anche se scomoda. Il tempo deve lenire il dolore, non rinfocolare continuamente il passato. 

Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto ŠMRT FAŠIZMU 
con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lì davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. 
Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l'ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti. 
L'ufficiale era il più giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. 
Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall'altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
Le due fila si fronteggiarono immobili, come statue abbandonate sul prato…


Bruno Maran – fotoreporter di Stampa Alternativa - Il grande amore per i Balcani, maturato con i reportage da Mostar a Sarajevo, da Srebrenica a Vukovar, a Jasenovac, dal Kosovo, dall’Albania, da Kragujevac sulla Zastava, ora Fiat, lo ha spinto ad approfondire la conoscenza dei fatti storici,che hanno preceduto gli eventi nella ex-Jugoslavia, con particolare riferimento all'operato degli eserciti italiani durante la Seconda guerra mondiale.
Oltre a varie mostre ha realizzato le videoproiezioni Luoghi della Memoria-Trieste Risiera di San Sabba e Zastava AnnoZero.


Sul libro UNA LUNGA SCIA COLOR CENERE si veda:
Esso contiene una traduzione parziale (51 delle 85 pagine) del libro 
di Mahmud Konjhodžić  
”Krvavim tragovima talijanskih fašista” (Sulle tracce sanguinose dei fascisti italiani. Zagreb: Vjesnik, 1945)


=== 3 ===

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce ed invita ad aderire al presidio che si terrà a

Milano, sabato 15 marzo 2014
ore 16.30 Largo Donegani

PRESIDIO - MANIFESTAZIONE AL CONSOLATO U.S.A.


SIRIA, VENEZUELA, UCRAINA
SONO SOTTO I NOSTRI OCCHI
la guerra è contro i lavoratori
 
Le precedenti guerre contro
J
ugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia altro non sono state che massacri perpetrati per interessi economici e geopolitici.
"L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
QUESTO RECITA L’ART.11 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA NATA DALLA RESISTENZA
SABATO 15 MARZO - ORE 16.30
LARGO DONEGANI – MILANO
PRESIDIO – MANIFESTAZIONE
AL CONSOLATO  U.S.A.
Il golpe fascista in ucraina costituisce un pericolo globale
Contro la guerra alla Russia, alla Siria, al Venezuela, per mano di fascisti e jihadisti sanguinari, chiamiamo all’appello tutte le organizzazioni democratiche e sinceramente antifasciste, i cittadini amanti della pace e soprattutto i lavoratori, poiché la guerra è contro i lavoratori e tocca a loro fermarla.
Prime AdesioniComitato Contro la Guerra – Milano, La Casa Rossa, PdCI Milano, PartitoComunista (Mi), Redazione di Marx21.it, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, GC (Giovani Comunisti- MI), Alternativa.





=== 4 ===

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia aderisce ed invita ad aderire al Comitato "MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”

COSTITUZIONE DEL COMITATO “MILANO 29 APRILE: NAZISTI NO GRAZIE!”

Si prospetta a Milano per il prossimo 29 aprile l’ennesima parata neonazista con l’indizione di un corteo in Città Studi da parte di tutte le sigle politiche dell’estrema destra. Il pretesto, ancora una volta, sarebbe dato dalle ricorrenze della morte di due neofascisti, Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, a cui i promotori della manifestazione, nel corso degli anni, hanno anche aggiunto il ricordo di Carlo Borsani, gerarca fascista e firmatario del Manifesto sulla razza, giustiziato dai partigiani in piazzale Susa il 29 aprile 1945.

L’eventualità di una sfilata con manipoli inquadrati militarmente, come già accaduto, con l’esibizione di croci celtiche, saluti romani e scenografie in stile Germania anni Trenta, è assai concreta. Così l’esternazione di gesti e comportamenti di aperta apologia del fascismo. Un raduno di questo tipo per altro cadrebbe quest’anno in piena campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Un fatto che ci proietterebbe alla ribalta internazionale per la tolleranza nei confronti delle manifestazioni neonaziste con tutto il loro carico di odio, razzismo e antisemitismo.

Per scongiurare tale possibilità si costituisce il comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie!”, il cui scopo è impedire che in questa città, Medaglia d’oro della Resistenza, si abbia non solo a subire questo affronto alla memoria, ma anche la seria minaccia alla convivenza civile e democratica che questo corteo ormai rappresenta da qualche anno.

Primi firmatari:

Anita Sonego - Capogruppo Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra, Presidente Commissione Pari Opportunità e Vice Presidente Commissione Cultura

Massimo Gatti - Capogruppo Lista civica Un'Altra Provincia-PRC-PdCI alla Provincia di Milano

Luciano Muhlbauer - Presidente Circolo ARCI MilanoX

Titti Benvenuto - Consigliera del Consiglio di Zona 3 di Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra

Maso Notarianni – Giornalista

https://www.facebook.com/pages/Milano-29-Aprile-Nazisti-No-Grazie/664211623635883/




(francais / italiano)


Da: "Histoire" 
Oggetto: [listalr] Clichés ou vérités sur la première guerre mondiale? 
Data: 19 gennaio 2014 23:25:47 CET


Chers amis,
 
La grande offensive sur la commémoration du centenaire de la Première Guerre mondiale a commencé dès 2013 sur le thème de l’intégration européenne facteur de paix: on aurait évité la grande boucherie, si « les interdépendances […] très fortes entre les économies » établies par le capital financier pacifiste ‑‑ au contraire de ce qu’a prétendu Lénine L’impérialisme, stade suprême du capitalisme ‑‑ l’avaient emporté (sur l’aveuglement, donc, des politiques ou des militaires).
 
Ce thème risque, entre deux lamentations ou repentances sur la "boucherie", de devenir d’autant plus envahissant que  ladite commémoration se produit en une année d’élections européennes, qui va nous valoir la « pédagogie » indispensable à la mise, fin mai, du bon bulletin de vote dans l’urne.
 
Vous trouverez donc ci-joint le texte "Clichés ou vérités sur la première guerre mondiale? Réponse à Nicolas Offenstadt", paru dans Initiative communiste, mensuel du PRCF, n° 140, janvier 2014, p. 14-15. Il est en libre diffusion, naturellement.
 
Cette première initiative sera, au cours de l’année 2014, suivie par d’autres, qui opposeront l’apport des sources originales à l’exaltation des "mémoires" transformant le capital financier en instrument de paix mondiale.
 
Amitiés à tous, et bons vœux renouvelés pour d’éventuels nouveaux membres de la liste de diffusion.
Annie Lacroix-Riz
 


=== FRANCAIS:

CLICHÉS OU VÉRITÉS SUR LA PREMIÈRE GUERRE MONDIALE? RÉPONSE À NICOLAS OFFENSTADT


Paru dans Initiative communiste, mensuel du PRCF, n° 140, janvier 2014, p. 14-15 

Annie Lacroix-Riz, professeur émérite d’histoire contemporaine, université Paris 7


Le Monde a pour habitude d’énoncer la « doxa » historique (sur l’URSS et son « tyran rouge », sur le patronat pas « collaborateur », Louis Renault en tête, sur le démocrate colonel de la Rocque, etc.). Annonçant le 4 novembre 2013 le matraquage idéologique d’un an (minimum) qui nous attend, le « journal de référence » a donc chargé le médiéviste Nicolas Offenstadt, par ailleurs spécialiste des « mémoires » de la Grande Guerre, d’« en finir avec dix idées reçues sur » celle-ci. Car, nous explique ce dernier, « son fort impact sur la société française alimente la circulation d’images et de clichés qui ne correspondent pas à l’état du savoir des historiens. » Au sommet du panthéon mythologique figurerait l’idée que « la guerre était souhaitée par les industriels et les financiers ». Citons :
« Les interprétations marxistes des origines de la guerre, derrière les réflexions de Lénine sur l’impérialisme comme stade suprême du capitalisme, allouent une place centrale aux rivalités économiques accentuées par la baisse tendancielle du taux de profit, et au caractère prédateur des milieux industriels. Il y a certes des rapports de force commerciaux entre les blocs en Chine ou dans l’Empire ottoman, entre Britanniques - inquiets du “made in Germany” - et Allemands. La course aux armements dans l’immédiat avant-guerre, dans tous les pays, renforce cette interprétation. Mais l’historiographie a montré que les interdépendances étaient en fait très fortes entre les économies et que, pour nombre de secteurs (assurances, sociétés minières...), la paix était préférable à la guerre. La City a ainsi plutôt poussé à défendre la paix. Par ailleurs, en matière de politique étrangère, les milieux industriels et financiers n’étaient pas unis. »1

Le « cliché » présumé n’a d’emblée pas d’objet. Les marxistes se sont en effet contentés d’analyser l’économie capitaliste avant 1914 sans référence à l’éventuel « souhait » des banquiers et des industriels : Lénine, aussi hégélien que Marx, observe les pratiques des « capitalistes, en dehors de leur volonté et de leur conscience ». Il recense dans L’impérialisme, stade suprême du capitalisme les pratiques, à la veille de la guerre, du « capital financier [,] résultat de la fusion du capital de quelques grandes banques monopoleuses avec le capital de groupements industriels monopoleurs » dans la phase impérialiste née de la première grande crise systémique du capital (1873) : il parle, non des banquiers et des industriels, mais d’une « poignée de monopoleurs », « cartels et trusts » ayant alors procédé au « partage du monde ».
L’« oligarchie financière » - désormais plus que centenaire - a résisté à la baisse des prix et du taux de profit en cartellisant, en cassant les salaires et les revenus non monopolistes, bref, en reportant le poids de la crise « sur le reste de la population ». Mais elle n’a pu abolir la surproduction, c’est à dire l’insuffisance du taux de profit attendu par rapport au capital investi ou à investir, ni surmonter les rivalités et contradictions qui la déchirent. Elle a créé ou renforcé les cartels et trusts (effectivement « interdépendants », pour citer Nicolas Offenstadt), mais ces fruits et accélérateurs du développement inégal du capital ne « suppriment [pas] les crises. » Aggravant la concurrence des secteurs cartellisés, la crise contraint donc les monopoles à détruire massivement du capital et à se repartager le globe : leur « chasse aux colonies » ou zones assimilées (empires ottoman et russe) se renforce « après 1880 »; au début du 20e siècle se déploient les « guerres périphériques » jusqu’au coeur du continent européen, et les plans visant à « annexer, non seulement les régions agraires, mais même les régions industrielles (la Belgique est convoitée par l’Allemagne, la Lorraine par la France). »
C’est alors que Kautsky, le plus prestigieux marxiste vivant après la mort d’Engels, rallie le réformisme, idéologie alors triomphante des « agents de la bourgeoisie dans le mouvement ouvrier » : il forge la « théorie de l’ultra-impérialisme » [ou super-impérialisme] pacifique, les capitaux concentrés-cartellisés « préférant » le compromis au conflit. Ce rêve démobilisateur lui vaut les assauts de Lénine, avant que la guerre générale de 1914 ne tranche.
« Les cartels internationaux, dans lesquels Kautsky voit l’embryon de l’ultra-impérialisme (de même que la fabrication de tablettes de laboratoire “peut” être proclamée embryon de l’ultraagriculture), ne nous fournissent-ils pas l’exemple d’un partage et d’un repartage du monde, de la transition du partage pacifique au partage non pacifique et inversement ? […] Le capitalisme s’est transformé en un système d’oppression coloniale et d’étranglement financier de l’immense majorité de la population du globe par une poignée de pays “avancés”. Et le partage de ce butin a lieu entre deux ou trois rapaces universellement puissants, armés de pied en cap (Amérique, Angleterre, Japon) [sans oublier l’Allemagne et la France], qui entraînent toute la terre pour le partage de leur butin. »
Dans chaque pays, une historiographie documentée, pas toujours marxiste, a corroboré, tant pour 1914 que pour 1939, « les interprétations marxistes des origines de la guerre ». La thèse du conservateur Fritz Fischer, Dozent (assistant à l’université) sous Hitler, Les buts de guerre de l'Allemagne impériale 1914-1918, démontre l’unanimité en faveur de la guerre de butin de la « poignée » des décideurs allemands, soutenus par la quasi-totalité des forces politiques (SPD « majoritaire » inclus). Vieille de plus de 50 ans (1961, traduite en 1970), elle n’a pas pris une ride. Certes, l’historiographie dominante l’exclut des bibliographies officielles des concours de recrutement en histoire depuis les années 2000 : elle ne mentionne que Georges-Henri Soutou, L’or et le sang. Les buts de guerre économiques de la Première guerre mondiale (1989), qui conteste le consensus des décideurs allemands en la matière et contredit Fischer sur tout ou presque. Qu’importe que les sources originales attestent le consensus sur la guerre et sur ses buts économiques (après hésitation sur les compromis possibles) du bloc Banque de France, Comité des Forges et des Houillères, maître de l’État français. « La City a […] plutôt poussé à défendre la paix »? Non, elle a cherché avant 1914 à conclure un compromis colonial avec le Reich au détriment de leurs rivaux communs, français, portugais, belges, et elle a recommencé avant 1939. En 1937,
l’ambassadeur de France à Londres Charles Corbin a démontré par les archives que l’objectif d’Apaisement du tandem Chamberlain-Halifax (alors centré sur l’expansion en Autriche et en Tchécoslovaquie) calquait celui de 1912 appliqué au terrain colonial : Londres avait alors offert sur un plateau à Berlin de supplanter tous les empires coloniaux européens sauf le britannique . Ces deux tentatives, aussi durables et acharnées, échouèrent finalement parce que la crise systémique du capitalisme condamnait momentanément le compromis. Ce qui vaut pour l’Angleterre vaut pour les rapports des États-Unis avec le Reich et avec le Japon.

Nicolas Offenstadt ne se réfère pas à « l’historiographie », seulement à « l’historiographie dominante » antimarxiste, prescrite aujourd’hui par l’Université aux futurs enseignants à l’exclusion de toute autre : celle des Somnambules de Christopher Clark qui en quelque 670 pages prétend démontrer, suscitant l’admiration générale, que les dirigeants de tous pays ont « marché vers la guerre » manipulés par tel ou telle (ah, le thème d’Hélène et la Guerre de Troie proclamé « nouveau »!), victimes d’enchaînements maudits (mais Clark n’oublie pas de disculper l’Allemagne, entraînée par l’Autriche, du déclenchement du conflit, pour accabler les Serbes, les Russes, etc.). Ce tapage nourri de propagande sur « l’Union européenne » gage de paix éternelle – comme les cartels des 19e et 20e siècles? - enterre les archives diplomatiques, économiques et militaires qui ont annoncé sans répit la guerre générale au cours des crises précédant 1914 et 1939 .
L’historiographie américaine, si riche sur le « repartage du monde », démontre depuis les travaux de William Appleman Williams (The Tragedy of American Diplomacy, 1è éd., 1959) la pertinence du jugement de Lénine sur les relations germano-américaines de 1916 : 
« Le capital financier d’Amérique et des autres pays, qui partageait paisiblement le monde avec la participation de l’Allemagne, par exemple dans le syndicat international du rail ou le trust international de la marine marchande, ne procède-t-il pas maintenant à un repartage sur la base des nouveaux rapports de forces qui changent d’une façon absolument non pacifique? »

L’Apaisement, avant 1914 (comme avant 1939), visait-il à empêcher la guerre? Non, seulement à en négocier les conditions de survenue puis les conséquences aux meilleures conditions pour les rivaux-alliés. On s’aime bien entre banquiers « ennemis », on ne « souhaite » pas s’étriper, on se fréquente encore en temps de guerre. Mais, parce qu’il faut bien par les armes - objet de surprofits gigantesques - se débarrasser du capital « excédentaire », forces productives humaines incluses, et s’ouvrir les marchés verrouillés, on livre à l’enfer les peuples qui n’ont pas su dire non (autre objet de « cliché » qui mériterait mise au point). Refuser d’examiner, par la théorie et par les sources historiques, la nature guerrière du capital conduit à accréditer la mythologie « psychologique » de l’enchaînement fatal mais évitable (!) des événements. C’est plus séduisant, certes, que le rappel par Lénine des « dizaines de millions de cadavres et de mutilés laissés par la guerre faite pour déterminer lequel des deux groupes de brigands financiers – anglais ou allemand [américain, etc.] – doit recevoir la plus grande part du butin. »
Dans la conjoncture actuelle d’affrontements inter-impérialistes sur le « repartage » des ressources mondiales aussi impitoyables que ceux qui débouchèrent sur les deux guerres mondiales, triomphe à nouveau, sur fond d’« union sacrée » européenne et nationale, « la petite fable bébête de Kautsky sur l’ultra-impérialisme “pacifique” ». Ce qui est imputé à « l’historiographie » doit tout à la chape de plomb antimarxiste qui pèse sur la société et l’Université. La Première Guerre mondiale fut bien, comme la seconde, une guerre de rapine et de « repartage du monde » entre géants impérialistes. Sur la nature du capital, ses crises et ses guerres, ne vous en tenez ni au Monde ni à « l’historiographie » antimarxiste. Courez lire Marx et Lénine (L’impérialisme, stade suprême du capitalisme met les pendules à l’heure sur le « capitalisme financier » prétendument récent et permet, plus généralement, de ne pas mourir idiot), et renseignez-vous sur « l’historiographie » critique.


Nota. Parmi les « dix idées reçues » que combat Nicolas Offenstadt figure, en n° 3, le gros mensonge, seriné aux élèves de France depuis près de cent ans, que « les taxis ont joué un rôle décisif dans la bataille de la Marne ». Mais pourquoi l’historien, qui argumente d’ordinaire sur les « clichés » allégués, renonce-t-il ici fois à établir la vérité? Est-ce que parce qu’il eût fallu rappeler que, selon la formule de mars 1939 du sous-secrétaire d’État permanent du Foreign Office, Robert Vansittart, « la France n’aurait pas eu la moindre chance de survie en 1914, s’il n’y avait pas eu de front oriental » ?



Italique de mon fait. Pour les citations qui suivent, extraites de Lénine, L’impérialisme, stade suprême du capitalisme , italique dans le texte.
2 Dépêches 918 et 924, Londres, 15 et 16 novembre 1937 (sur deux colonnes choix comparatif de textes intitulé « les voyages à Berlin de Lord Haldane et de Lord Halifax, 1912-1937 »), Grande-Bretagne 1918-1940, 287-287 bis, MAE. Comparaison, Annie Lacroix-Riz, Le Choix de la défaite : les élites françaises dans les années 1930 , Paris, Armand Colin, 2010, p. 418-419.
Voir notamment la richissime Nouvelle série 1897-1918, archives du ministère des Affaires étrangères (La Courneuve). Enjeu de la formation des enseignants, Lacroix-Riz, L’histoire contemporaine toujours sous influence , Paris, Le temps des cerises, 2012, chap. 1 et passim .
Michael Carley, 1939, the alliance that never was and the coming of World War 2 , Chicago, Ivan R. Dee, 1999 p. 4, souligné dans le texte (traduction française, PU de Montréal, 2001).


=== ITALIANO:

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 22-02-14 - n. 487

Luoghi comuni o verità sulla prima guerra mondiale? Risposta a Nicolas Offenstadt

Annie Lacroix-Riz * | Initiative communiste, n °140 historiographie.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

gennaio 2014

Le Monde ha l'abitudine di annunciare la «verità» storica (sull'URSS e il suo «tiranno rosso», sul padronato non «collaborazionista», Louis Renault in testa, sul democratico colonnello de la Rocque, ecc.). Annunciando il 4 novembre 2013 il martellamento ideologico di un anno (almeno) che ci attende, il «giornale di riferimento» ha quindi incaricato il medievalista Nicolas Offenstadt, peraltro specialista delle «memorie» della Grande Guerra, a «farla finita con dieci concezioni errate su» di essa. Perché, ci spiega quest'ultimo, «il suo forte impatto sulla società francese alimenta la circolazione di immagini e luoghi comuni che non corrispondono allo stato delle conoscenze degli storici».

Sdoganare il capitale

In cima al pantheon mitologico ci sarebbe l'idea che «la guerra è stata voluta dagli industriali e dai finanzieri». Citiamo:
«Le interpretazioni marxiste delle origini della guerra, in seguito alle riflessioni di Lenin sull'imperialismo come fase suprema del capitalismo, assegnano un ruolo centrale alle rivalità economiche accentuate dalla caduta del saggio di profitto, e alla natura predatoria degli ambienti industriali. Ci sono certamente dei rapporti di forza commerciali tra i blocchi in Cina o nell'Impero Ottomano, tra la Gran Bretagna - preoccupata del «made in Germany» - e tedeschi. La corsa agli armamenti nell'immediato anteguerra, in tutti i paesi, rafforza questa interpretazione. Ma la storiografia ha dimostrato che le interdipendenze erano in realtà molto forti tra le economie e che, per molti settori (assicurazioni, compagnie minerarie ...), la pace era preferibile alla guerra. La City ha così spinto piuttosto a difendere la pace. Peraltro, in merito alla politica estera, i settori industriali e finanziari non erano uniti.» [1]

Il «luogo comune» proposto non ha alcun fondamento. I marxisti si sono in effetti limitati ad analizzare l'economia capitalistica prima del 1914, senza riferimento ad alcun «auspicio»dei banchieri e degli industriali: Lenin, tanto hegeliano quanto Marx, osserva le pratiche dei «capitalisti, indipendentemente dalla loro volontà e dalla loro coscienza». Egli censisce in L'imperialismo, fase suprema del capitalismo le pratiche, alla vigilia della guerra, del «capitale finanziario [,] risultato della fusione del capitale di alcune grandi banche monopolistiche con il capitale di gruppi industriali monopolisti» nella fase imperialista nata dalla prima grande crisi sistemica del capitale (1873): egli parla, non dei banchieri e degli idustriali, ma di un «pugno di monopolisti»«cartelli e trust» che allora avevano proceduto alla «spartizione del mondo».

L'«oligarchia finanziaria» - ormai più che centenaria - ha resistito alla discesa dei prezzi e del tasso di profitto creando dei cartelli, tagliando i salari e le entrate non monopoliste, in breve, facendo pesare la crisi «sul resto della popolazione». Ma non ha potuto eliminare la sovrapproduzione, cioè l'insufficenza del tasso di profitto atteso rispetto al capitale investito o da investire, né superare le rivalità e le contraddizioni che la lacerano. Essa ha creato o rafforzato cartelli e trust (effettivamente «interdipendenti», per citare Nicolas Offenstadt), ma questi frutti e acceleratori dello sviluppo ineguale del capitale non «sopprimono [affatto] le crisi». Aggravando la concorrenza nei settori soggetti ai cartelli, la crisi costringe dunque i monopoli a distruggere massicciamente capitale e a spartirsi di nuovo il mondo: la loro «caccia alle colonie» o a zone assimilate (gli imperi ottomano e russo) si rafforza «dopo il 1880» ; all'inizio del 20esimo secolo si dispiegano le«guerre periferiche» fin nel cuore del continente europeo, e i piani miranti ad «annettere non solo le regioni agrarie, ma anche le regioni industriali (il Belgio è ambito dalla Germania, la Lorena dalla Francia).»

Il ritorno de «l'ultra-imperialismo»

È allora che Kautsky, il più prestigioso marxista vivente dopo la morte di Engels, aderisce al riformismo, ideologia allora trionfante degli «agenti della borghesia nel movimento operaio» : forgia la «teoria dell'ultra-imperialismo» [o super-imperialismo] pacifico, secondo cui i capitali concentrati-cartellizzati «preferiscono» il compromesso al conflitto. Questo sogno smobilitatore gli vale gli assalti di Lenin prima che la guerra generale del 1914 decida.
«I cartelli internazionali, in cui Kautsky vede l'embrione dell'ultra-imperialismo (così come la produzione di compresse di laboratorio «può» essere proclamata embrione dell'ultra-agricoltura), non ci danno l'esempio di una continua spartizione del mondo, della transizione dalla spartizione pacifica alla spartizione non pacifica e viceversa? […]
Il capitalismo si è trasformato in un sistema di oppressione coloniale e di strangolamento finanziario della schiacciante maggioranza della popolazione del mondo da parte di un pugno di paesi«progrediti». E la spartizione del bottino avviene tra due o tre rapaci potenze mondiali armati fino ai denti (America, Inghilterra, Giappone) [per non parlare di Germania e Francia], che coinvolgono tutta la terra per la spartizione del loro bottino».

In ciascun paese, una storiografia documentata, non sempre marxista, ha corroborato, sia per il 1914 che per il 1939, «le interpretazioni marxiste delle origini della guerra». La tesi del conservatore Fritz Fischer, Dozent (assistente universitario) sotto Hitler, Les buts de guerre de l'Allemagne impériale 1914-1918, dimostrano l'unanimità in favore della guerra di conquista di un«pugno» di decisori tedeschi, sostenuta dalla quasi totalità delle forze politiche (S.P.D. «maggioritaria» inclusa). Vecchia di oltre 50 anni (1961, tradotta nel 1970), è sempre attuale. Certo, la storiografia dominante la esclude dalle bibliografie ufficiali dei concorsi di assunzione in storia dagli anni 2000 : si parla solo di Georges-Henri Soutou, «L'or et le sang. Les buts de guerre économiques de la Première guerre mondiale» (1989), che contesta il consenso dei decisori tedeschi sulla questione e contraddice Fischer su quasi tutto. Poco importa che le fonti originali attestino il consenso sulla guerra e sui suoi obiettivi economici (dopo qualche esitazione sui compromessi possibili) del blocco della Banca di Francia, del Comité des Forges e Houillères [organizzazioni padronali della siderurgia e del carbone (ndt)], padroni dello Stato francese. «La City ha […]  piuttosto spinto a difendere la pace»? No, essa ha cercato prima del 1914 di concludere un compromesso coloniale con il Reich a scapito dei loro rivali comuni, francesi, portoghesi, belgi, ed ha ricominciato prima del 1939.
Nel 1937, l'ambasciatore di Francia a Londra Charles Corbin ha dimostrato in base agli archivi che l'appeasement del tandem Chamberlain-Halifax (all'epoca focalizzato sull'espansione in Austria e in Cecoslovacchia) ricalcava quello del 1912 applicato al campo coloniale: Londra aveva allora offerto su un vassoio d'argento a Berlino di soppiantare tutti gli imperi coloniali europei escluso quello britannico. [2] Entrambi i tentativi, anche duraturi e accaniti, alla fine falliranno perché la crisi sistemica del capitalismo condannò momentaneamente il compromesso. E ciò che vale per l'Inghilterra vale per le relazioni degli Stati Uniti con il Reich e con il Giappone.

Inno all'Unione Europea

Nicolas Offenstadt non fa riferimento alla «storiografia», ma solo alla «storiografia dominante» antimarxista, prescritta oggi dall'università ai futuri insegnanti con l'esclusione di tutti gli altri: quella dei Somnambules di Christopher Clark che in circa 670 pagine pretende di dimostrare, suscitando l'ammirazione generale, che i dirigenti di tutti i paesi hanno «marciato verso la guerra»manipolati da questo o quello (ah, il tema di Elena e la guerra di Troia proclamato come «nuovo»!), vittime di concatenazioni maledette (ma Clark non dimentica di scagionare la Germania, guidata dall'Austria, per lo scoppio del conflitto, per subissare i serbi, russi, …ecc.). Questo scalpore farcito di propaganda su «l'Unione Europea» garanzia di pace eterna - come i cartelli del 19esimo e del 20esimo secolo ? - sotterrano gli archivi diplomatici, economici e militari che hanno annunciato senza soste la guerra generale durante le crisi precedenti del 1914 e del 1939. [3]

La storiografia americana, così ricca sulla «spartizione del mondo», mostra a partire dai lavori di William Appleman Williams («The Tragedy of American Diplomacy», 1a ed., 1959) quanto fosse pertinente il giudizio di Lenin riguardo le relazioni tedesco-americane del 1916: «Il capitale finanziario dell'America e di altri paesi, che si divideva pacificamente il mondo con la partecipazione della Germania, ad esempio nel sindacato ferroviario internazionale o nel trust internazionale della marina mercantile, non procede adesso ad una nuova spartizione sulla base dei nuovi, mutati rapporti di forze in un modo assolutamente non pacifico?»

L'appeasement prima del 1914 (come prima del 1939), mirava a prevenire la guerra? No, solo a negoziare le condizioni e le conseguenze alle migliori condizioni per i rivali-alleati. Ci si vuol bene tra banchieri «nemici», non ci si «augura» di scannarsi, ci si frequenta anche in tempo di guerra. Ma, poiché si riesce bene con le armi - oggetto di profitti giganteschi - a sbarazzarsi del capitale«eccedentario», forze produttive umane incluse, e aprire i mercati chiusi, si mandano all'inferno i popoli che non hanno saputo dire no (altro oggetto di «luoghi comuni» che meriterebbe di essere messo a fuoco). Rifiutarsi di esaminare, con la teoria e con le fonti storiche, la natura guerriera del capitale porta ad accreditare la mitologia «psicologica» della sequenza fatale, ma evitabile (!) di eventi. E' più seducente, certo, del richiamo Lenin alle «decine di milioni di morti e mutilati lasciato dalla guerra fatta per determinare quale dei due gruppi di briganti finanziari - inglese o tedesco [americano, ecc.] - deve ricevere il grosso del bottino».

Nel contesto attuale di scontri inter-imperialisti sulla «nuova spartizione» delle risorse mondiali tanto spietati come quelli che hanno portato alle due guerre mondiali, trionfa nuovamente, sullo sfondo di una «unione sacra» europea e nazionale, la stupida favoletta di Kautsky sull'ultra-imperialismo «pacifico». Ciò che si attribuisce alla «storiografia» è tutto dovuto alla cappa di piombo antimarxista che pesa sulla società e sull'università. La prima guerra mondiale è ben stata, come la seconda, una guerra di rapina e di «nuova spartizione del mondo» tra i giganti imperialisti. Sulla natura del capitale, le sue crisi e le sue guerre, non attenetevi né a Le Monde né a «la storiografia» antimarxista. Correte a leggere Marx e Lenin (L'imperialismo, fase suprema del capitalismo mette le cose in chiaro sul «capitalismo finanziario» spacciato come recente e permette, più in generale, di non morire idioti), e informatevi sulla «storiografia» critica.

* Annie Lacroix-Riz, professore emerito di Storia Moderna, Università di Parigi 7
Pubblicato su Iniziativa Comunista, mensile del PRCF, n °140, gennaio 2014, p. 14-15

* * *
Nota. Tra i «dieci preconcetti» che Nicolas Offenstadt combatte figura, al terzo posto, la grande menzogna, continuamente ripetuta agli studenti di Francia da circa cento anni, che «i taxi hanno giocato un ruolo decisivo nella battaglia della Marna». Ma perché lo storico, che di solito argomenta i «luoghi comuni» addotti, qui rinuncia a ristabilire la verità? È perché sarebbe stato necessario ricordare che, secondo le parole del marzo 1939 del sottosegretario di Stato permanente presso il Foreign Office, Robert Vansittart, «la Francia non avrebbe avuto la minima possibilità di sopravvivenza nel 1914, se non ci fosse stato il fronte orientale» ? [4]

* * *
[1] Corsivo mio. Per quanto segue, tratto da Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, in corsivo nel testo.

[2] Dispacci 918 e 924, Londra, 15 e 16 novembre 1937 (su due colonne raccolta comparativa di testi intitolata «Les voyages à Berlin de Lord Haldane et de Lord Halifax, 1912-1937»), Gran Bretagna 1918-1940, 287-287 bis, MAE. Confronto, Annie Lacroix-Riz, La scelta della sconfitta: le élite francesi negli anni 1930, Parigi, Armand Colin, 2010, p. 418-419.

[3] Cfr. in particolare la ricchissima Nuova serie 1897-1918, Archivi del Ministero degli Esteri (La Courneuve). Tema della formazione degli insegnanti, Lacroix-Riz, Storia contemporanea ancora sotto l'influenza, Parigi, Le temps des cerises, 2012, cap. 1 e passim.

[4] Michael Carley 1939, «1939, The alliance that never was and the coming of World War 2», Chicago, Ivan R. Dee 1999 p. 4, sottolineato nel testo (traduzione francese, PU Montreal, 2001).




Riceviamo e volentieri diffondiamo:
---

Invito / Vabilo.

Venerdì 7 Marzo 2014 presso il Circolo “Tina Modotti“, Casa del Popolo di Via Ponziana 14 aTrieste, in collaborazione con il SISA, Sindacato Indipendente Scuola e ambiente, dalle ore 18:00
Presentazione del libro edito da HAMMERLE
“Partigiani a Trieste” I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli.
 
Sarà presente l'autore Sergio Mauri
 
Introduce: Marta Ivašič
Modera: Davide Rossi
 
Segue dibattito


V petek 7 marca 2014 na sedežu krožka „Tina Modotti“ Ljudski Dom v Trstu ul. Ponziana 14
in v sodelovanju z Neodvisnim sindikatom za šolo in okolje SISA bodo ob 18. uri predstavili knjigo, ki je izšla pri založbi Hammerle:
“Partigiani a Trieste“
I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli
 
Prisoten bo avtor
Sergio Mauri
 
Knjigo bosta predstavila Marta Ivašič in Davide Rossi
 
Sledi razprava


ANPI Trieste
VZPI Trst

Per contatti: palemau68 @ gmail.com