Informazione


Obilježavanje 8. marta u Crnoj Gori, 1950. god.


(La celebrazione dell'8 marzo nel Montenegro socialista, 1950.
Izvor: Muzej Žena Crne Gore)



(srpskohrvatski / english / castellano / italiano)

Ucraina: il criminale avventurismo della Unione Europea

1) INIZIATIVE:
- Trieste 11/3: Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo
- Roma 13/3: Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

2) Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea (Sergio Cararo)

3) Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito! (AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net )

4) Buđenje monstruma: uspon ukrajinskog fašizma (Justin Raimondo)

5) Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism? (Rainer Rupp)

6) German media campaigns for war in Ukraine (Ulrich Rippert, WSWS)

7) Young Communists' Organizations Worldwide: Joint Declaration on Ukraine / Declaracion Comun Ucraina


=== 1: INIZIATIVE ===

Trieste, Martedì 11 marzo 2014
ore 18:30, sala di via Tarabochia n° 3 - I° piano

Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo

Introduzione: sen. Stojan Spetič. Conclusioni: Igor Kocijančič.

promuovono: Rifondazione / Prenova - Comunisti Italiani / Slovenski Komunisti


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Roma, Giovedì 13 marzo 2014
ore 17.30, Via G. Galilei, 53

INCONTRO DIBATTITO su 

Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

- La guerra c’è già. Come si combatte?
- La concentrazione economica in Europa sta producendo una nuova classe dominante;
- la destrutturazione dell’economia europea sta modificando la composizione della classe lavoratrice;
- un doppio standard della politica: una per le classi popolari, l’altra per i poteri forti.

Introduce: Gualtiero Alunni
Intervengono: Collettivo Militant, Franco Russo, Alfonso Gianni, Nunzio D'Erme, Mauro Casadio
Organizza: Rete dei Comunisti - www.retedeicomunisti.org



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Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea


•  Venerdì, 28 Febbraio 2014 13:51
•  Sergio Cararo

Sarà bene che nessuno sottovaluti l'atteggiamento con cui l'establishment dell'Unione Europea - ed in particolare il milieu progressista – sta affrontando la crisi in Ucraina.

Nel leggere le prese di posizione e le indicazioni che vengono da Bruxelles e dalle capitali europee, si ha la netta impressione che la ruota della storia stia girando all'indietro per riportare gli scenari nelle zone temporali più inquietanti della storia recente dell'Europa.

Quando il presidente del Parlamento Europeo Schultz afferma senza problemi che intende dialogare con i fascisti ucraini del movimento Svoboda, indica che si è rotto il meccanismo - anche formale- dei “paletti democratici” sui quali è stato edificato quello che ormai si va configurando come un polo imperialista. I presupposti democratici che l'UE ha opposto per anni all'ingresso della Turchia nell'Unione sembrano materia di un'altra epoca. L'abbassamento si era già verificato sulla situazione interna dell'Ungheria oggi governata da movimenti reazionari. Ma è sull'Ucraina che il mito della funzione progressiva dell'Unione Europea si sta rapidamente sgretolando. E con esso si sbriciola ogni residuo di credibilità

Qualche indizio era già leggibile nell'intervista rilasciata dal pacifista, ecologista ed ex ministro degli esteri tedesco Josckha Fischer sul Corriere della Sera, quando affermava che l'Unione Europea deve capire che “difendere i propri interessi non è a costo zero”. L'oltranzismo di Fischer, che avevamo già visto all'opera nell'aggressione alla Jugoslavia nel 1999, è ancora più esplicito in relazione alla crisi ucraina e ai rapporti con la Russia. “La relazione con Mosca sarebbe molto più semplice se l'Unione Europea fosse più forte e assertiva. Al Cremlino si capiscono sempre meglio i rapporti di forza”. Un linguaggio decisamente esplicito.che invita l'Unione Europea a cambiare atteggiamento nei confronti dell'Est europeo.

Poche settimane fa erano stati i ministri della Difesa e degli Esteri tedeschi, alla vigilia della Conferenza per la Sicurezza di Monaco, a far intendere che non basta più essere una potenza economica per diventare una “potenza globale” e che – ad esempio – l'Africa torna ad essere una area di interesse strategico. Sarà un caso ma i soldati francesi ed ora anche “europei” (tra cui 250 soldati tedeschi) sono ormai presenti in tutti i paesi dell'Africa occidentale e centrale.

Ma se l'establishment della maggiore potenza dell'Unione Europea – la Germania – torna a parlare il linguaggio dei rapporti di forza con la Russia e sull'Europa dell'Est, anche i “progressisti” (vedi il circuito de La Repubblica e dei media di area Pd in Italia) si allineano e arruolano nelle ambizioni da potenza globale dell'Unione Europea.

La crisi in ucraina sembra avere un effetto quasi costituente per tali ambizioni. Una tendenza che, a nostro avviso, era già in incubazione nella volenterosa partecipazione delle potenze europee (Germania, Italia, Francia tutte guidate da governi di centro-sinistra) all'aggressione contro la Serbia nel 1999.

Di fronte ai rischi quasi obiettivi di una secessione dell'Ucraina tra le regioni filo-occidentali e quelle filo-russe, il presidente francese Hollande ha affermato che “In Ucraina e' indispensabile garantire una transizione pacifica, oltre all'unita' ed integrita' territoriale del paese” e che Unione Europea e Russia devono collaborare su questo obiettivo.

Bernard Guetta, ad esempio, scrive sulla rivista di area “progressista” Internazionale, che in Ucraina “La questione va risolta alla svelta, e per farlo l’Unione europea deve mettere la Russia con le spalle al muro proponendole una trattativa, anche segreta se necessario, per stabilizzare l’Ucraina ed evitare un’inutile crisi continentale”.

L'Unione Europea dunque sembra attraversata da un demone a doppia faccia. Da un lato la consapevolezza che una rottura con la Russia sarebbe un boomerang sul piano delle forniture energetiche e della destabilizzazione economia dell'Ucraina, dall'altro le crescenti ambizioni ad agire come potenza globale – soprattutto nella propria area di influenza – fa crescere le posizioni interventiste che spingono ad un confronto duro e diretto con Mosca per farle capire che “in Europa l'aria è cambiata”. Il dramma è che questa seconda posizione – come fu per il Mussolini "socialista" e interventista nella prima guerra mondiale – vede impegnato proprio il milieu progressista europeo più che le forze conservatrici, come accade in Jugoslavia quindici anni fa e come accadde in Europa un secolo fa. E' molto più di uno scenario inquietante.



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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 03-03-14 - n. 488

Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito!

AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/03/2014

Chi crede a semplici "proteste popolari" in Ucraina? Ogni giorno si rivelano i legami tra i leader della ex "opposizione" pro-europea (ora al governo!) e i vari governi europei, l'UE e gli Stati Uniti.

La Germania dietro le quinte in Ucraina promuove gli interessi dei suoi monopoli, fingendo in pubblico il "dialogo" per voce del Cancelliere Merkel e del nuovo ministro degli esteri Steinmaier.

Come rivela il quotidiano ben informato der Spiegel, lo scorso dicembre la classe dirigente tedesca in generale - e la CDU in particolare - ha puntato sul suo cavallo: l'ex pugile Vitaly Klitschko e il suo partito UDAR (Alleanza per la riforma democratica in Ucraina).

Klitschko, l'uomo di Berlino

Secondo der Spiegel, la CDU della Merkel, ma anche il Partito Popolare Europeo (PPE), riunendo tutti i partiti europei della destra conservatrice (tra cui l'UMP) hanno scelto Klitschko come loro rappresentante in Ucraina per unire l'opposizione e vincere le elezioni presidenziali del 2015.

Ricordiamo che l'UDAR ha conseguito un avanzamento sensazionale nelle elezioni del 2012 passando dallo 0,05% al 14% dei voti, con il grande sostegno dei media, diventando il terzo partito del parlamento del paese, con 34 seggi.

L'UDAR si distingue per il suo populismo contro la corruzione, il liberismo economico e per la sua posizione decisamente pro-europea.

"Klitschko è il nostro uomo, ha un chiaro programma pro-europeo", riferisce der Spiegel, citando un deputato tedesco della CDU, membro del PPE a cui UDAR ha aderito in qualità di membro osservatore nel 2012.

Sappiamo anche che Klitscko ha trascorso la maggior parte della sua carriera pugilistica in Germania. Egli ha sostenuto che, quantunque non sia tedesco: "La Germania è il mio paese d'adozione, adoro la Germania!".

La Fondazione Konrad Adenauer e il PPE: artefici della formazione dei leader del partito di Klitschko!

Gli Uffici del PPE a Bruxelles e Budapest hanno formato il personale di UDAR al lavoro parlamentare e forniscono il sostegno per il passaggio da un "movimento personalistico" a una struttura nazionale di partito.
La Fondazione Konrad Adenauer, strettamente legata alla CDU, gioca un ruolo importante.

Klitschko aveva esplicitamente chiesto l'assistenza dei consiglieri della Merkel nella Fondazione. La Fondazione della CDU ha preparato i politici dell'opposizione ucraina ad assumersi la responsabilità in un programma di "dialogo".

Quattro membri dell'UDAR hanno anche visitato Berlino all'inizio di dicembre per incontrare i deputati e funzionari del Ministero della Giustizia e del Lavoro della CDU.

Klitschko allenato dal capo di gabinetto della Merkel

Il giornale racconta i legami personali tra Klitschko e il personale politico tedesco. Così Ronald Pofalla, capo di gabinetto della Merkel, è diventato il mentore di Klitschko, insegnandogli come combattere le intimidazioni del potere.

Pofalla avrebbe dato consigli a Klitschko su come avrebbe dovuto giocare la sua "integrità" e la "verginità politica" per combattere le voci diffuse dal governo, e l'avrebbe messo a conoscenza della sua esperienza nel sostenere l'opposizione pro-europea in Bielorussia (!).

Infine, Klitschko avrebbe sollecitato il governo tedesco di fare pressione sul presidente ucraino per aggirare la legge che impedisce a chiunque non abbia passato 10 anni in Ucraina di presentarsi alle elezioni, il che l'avrebbe escluso dallo scrutinio.

Secondo der Spiegel, per questo occorre considerare Klitschko un politico serio. Cosa che si sforza di fare il governo tedesco.

Rammentiamo che ai primi di dicembre, il ministro degli Esteri Guido Westerwelle era apparso nelle strade di Kiev, mano nella mano con Klitschko, in solidarietà con i manifestanti pro-europei e contro il governo ucraino.

Apprendiamo che, da un lato M.Westerwelle conosceva già bene Vitaly Klitschko all'epoca della sua carriera pugilistica. Apprendiamo anche che questo incontro è stato accuratamente preparato e assicurato il sostegno da parte degli altri paesi europei.

Ultimamente, gli incontri personali tra il Cancelliere Merkel e Klitschko, si sono moltiplicati.

A Vilnius, alla fine di novembre, aveva discusso lunghe ore con deputati di destra di rango, incontrato il consigliere tedesco degli esteri Christoph Heusgen, ma non ancora Merkel.

A metà dicembre, in occasione della riunione preliminare del PPE prima del vertice UE, è stato invitato dal Cancelliere Merkel ed introdotto presso i vari leader della destra in Europa.

Klitschko preservato dalla Merkel per il 2015?

Infine, più di recente, dopo il rimpasto di governo, Klitschko e Iasteniouk sono stati presenti a Berlino, il 17 febbraio. Hanno ricevuto l'appoggio esplicito del Cancelliere, una promessa di sostegno finanziario per la nuova Ucraina, ma senza sanzioni per Yanukovich.

Secondo il giornale tedesco der Spiegel, la Merkel avrebbe scelto di sostenere Klitschko dopo diverse segnalazioni particolarmente entusiastiche dei suoi consiglieri, Pofalla, Heusgen ma anche Elmar Brok (CDU), descrivendo tutti Klitschko come contraltare dei politici ucraini classici.

Klitschko si sarebbe espresso in maniera sensata, ossia alla "moda europea" (sic), apparendo agli occhi della folla, come un uomo di grande integrità, senza macchia di corruzione.

Klitschko ripete di non avere alcun legame con gli oligarchi ucraini. Tuttavia, il suo partito (con il nome di "Capitale europea"; nulla è per caso) è stato fondato da un ucraino, uomo d'affari di origine georgiana, di dubbia reputazione, Lev Partshaladze.

Inoltre, voci provenienti da fonti attendibili, evocano il finanziamento al partito di Klitschko da parte di uno dei due maggiori oligarchi del paese, Dmytro Fitash, presidente della Federazione degli imprenditori ucraini, patron della produzione di titanio in Ucraina e alla testa di un consorzio finanziario internazionale.

Il nuovo governo non conta Vitali Klitschko, perché secondo alcuni osservatori, Angela Merkel e la Cancelleria tedesca desiderano preservare il "loro uomo" dalla tempesta a venire, in vista delle elezioni del 2015.

Non fatevi ingannare, la "nuova Ucraina" sarà quella dei banchieri, degli oligarchi, dei fascisti e dei gruppuscoli neo-nazisti. Tutti uniti in un sogno europeo che devia verso l'incubo intorno all'"uomo di Berlino", Vitali Klitschko.


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BUĐENJE MONSTRUMA: USPON UKRAJINSKOG FAŠIZMA

Posted by Novi Plamen on March 7, 2014 · Leave a Comment 

Sa očima uprtim u rusku invaziju na Krimu, i izgledima za širenja rata koji bi obuhvatio cijelu Ukrajinu, naša se pozornost skreće sa nečeg što je možda najznačajniji aspekt ove krize: stupanje jednog istinski fašističkog masovnog pokreta u kuloarima moći.


Naši “mainstream” mediji sliježu ramenima pa to opisuju kao prisutnost „malog broja ultra-nacionalista“ na kijevskim prosvjedima, ali to je koješta: ono daleko više nadilazi taj mali broj. Ustvari, aktivisti dviju glavnih fašističkih partija u Ukrajini –Svoboda i “Desni Sektor” – osigurali su glavnu mišićnu snagu potrebnu pobunjenicima da zauzmu ukrajinske vladine zgrade i diljem zapadne Ukrajine.
Svoboda (“Sloboda”) osnovana je 1991. kao Socijalna nacionalna partija Ukrajine. Partija obožava Stepana Banderu, čiji su se sljedbenici borili na strani Nacista tokom Drugog svjetskog rata protiv Crvene armije i ukrajinskih komunističkih milicija. Banderina Organizacija ukrajinskih nacionalista (OUN) imala je direktnu podršku Njemačke: Hitler je želio da oni budu policijski redarstvenici Ukrajine nakon što je Nijemci okupiraju, pa je OUN organizirao volonterske milicije koje su aktivno sudjelovale u Holokaustu. “Židovi Sovjetskog saveza,“ izjavljivali su Banderisti, “su najlojalnije pristalice Boljševičkog režima i avangarda moskovskog imperijalizma u Ukrajini.“ Kad su Nijemci zauzeli Lvov u ljeto 1941., Banderisti su poslali poruku Židovima Lvov-a u obliku pamfleta koji je glasio: “Mi ćemo posložiti vaše glave ispred Hitlerovih nogu“! A tako su i uradili; OUN je djelovao sa SS-om na skupljanju i pokolju 4.000 gradskih Židova. Po slobodnom izboru su im na raspolaganju bili borbena sredstva: sve, od pušaka pa to metalnih šipki.
Kad je Viktor Yushchenko, tijekom svog katastrofalnog mandata kao predsjednik Ukrajine, posmrtno dodijelio Banderi titulu „Heroja Ukrajine“, Evropski parlament je formalno uložio protest: to se ignoriralo.
Vođa Svobode Oleh Tyahnybok, sada najviši autoritet Ukrajinskog parlamenta, je anti-semit koji se ne kaje. Tokom ljeta 2004., održao je govor svojim sljedbenicima nad grobom jednog banderističkog komandira u kojem je izjavio: “Vi ste ti kojih se moskovsko-židovska mafija koja vlada Ukrajinom najviše boji.“ Njegovo visokoparno izlaganje upućivalo je i na “Ćifute” kao najistaknutije protivnike Banderista. Tyahnybok je zbog svojih izjava istjeran iz Parlamenta, ali sadašnja „revolucija“ ga je ponovo instalirala na stari položaj – i to nadmoćnijim nego ikada.
Društvo oko njega je obilno. Aktivisti Svodobe, koji već imaju stolice u Parlamentu, drže ni manje ni više nego osam najviših ministarskih pozicija:
·         Ihor Tenyukh – privremeni ministar obrane i član političkog savjeta Svobode. Bivši komandant Ukrajinske mornarice, tokom 2008. u vrijeme rata Rusije sa Gruzijom, naredio ukrajinskoj ratnoj floti da blokira ulazak Ruskoj mornarici u Sevastopoljskom zaljev.
·         Andriy Parubiy – Šef Savjeta za nacionalnu sigurnost, su-osnivač Svobode još u vrijeme kad je to bila „Socijalno nacionalna“ (hmhm!)partija.
·         Dmytro Yarosh – zamjenik rukovodioca Nacionalnog savjeta za sigurnost, to jest, policije, te osnivač-vođa „Desnog sektora“, militantne neo-nacističke paravojne skupine koja je preuzela odgovornost za sigurnost na Majdanu.
·         Oleh Makhnitsky – Član Svobode i član parlamenta, koji je i glavni javni tužilac.
·         Oleksandr Sych – Parlamentarni zastupnik član Svobode i glavni partijski ideolog, te pomoćnik premijera za ekonomsku politiku.
·         Serhiy Kvit – jedan od vodećih članova Svobode, predviđen da vodi Ministarstvo obrazovanja.
·         Andriy Moknyk – novi Ministar za ekologiju, bio izaslanik Svobode kod drugih evropskih fašističkih partija. Prošle godine sastao se sa predstavnicima violentne neo-fašističke stranke Italije, Forza Nuovo.
·         Ihor Shvaika – agro-oligarh i član Svobode, imenovan je za Ministra poljoprivrede. Jedan od najbogatijih ljudi u zemlji, posjeduje masovne investicije u poljoprivredi što je indikacije izvjesnog sukoba interesa.
Po prvi put od 1933. godine, sljedbenici pokreta koji valorizira (odaje vrijednost) Adolfa Hitlera i propovijeda anti-semitizam ušli su u jednu evropsku vladu. Njemaki nacisti su, isto tako, bili dio jedne „koalicione“ vlade, a drugi članovi su mislili da ih mogu zauzdati pa čak i „pripitomiti“ i spriječiti komunističko preuzimanje vlasti. Tragično su pogriješili – a Sjedinjene Države i njeni evropski saveznici sada idu istim putem u podršci Hitlerovih nasljednika u Ukrajini.
Naravno da većina koja podržava vladu nisu tvrdokorni neo-nacisti: ali to nije ni potrebno da ovo postane presedan za koji će Zapad zažaliti. Nazočnost Svobode i “Desnog Sektora” legitimizira ove pokrete, i to ne samo u Ukrajini. Njemačka je povremeno nastojala zabraniti neo-nacističku Nacionalnu demokratsku partiju, a Britanci su poduzeli pravne mjere protiv Britanske nacionalne partije: hoće li oni sada odobriti ukrajinskoj braći iz tih takozvanih skupina mržnje diplomatsko priznanje i obećanja o političkoj pa čak i vojnoj podršci?
Ono što je zanimljivo oko gore navedenih konkretnih zaduženja je istaknutost koja se daje vođi „Desnog Sektora“, Dmytrou Yaroshu na ključnoj poziciji zamjenika šefa nacionalne policije. Organizacija  “Desni Sektor” proistekla je iz integracije nekoliko ultra-nacionalističkih i otvoreno neo-nacističkih grupica, uključujući tu i “Trident,” Ukrajinski nacionalni obrambeni sabor, “Bijeli čekić“ i “Ukrajinski domoljubi“.  Yorash se „busao u prsa“ na vrhuncu prosvjeda da je njegova grupa nagomilala ogromnu količinu skrivenog oružja, te pošto već imaju vatreno oružje neizbježno je da će oni oblikovati nukleus rekonstituirane policije. Uz visoku popularnost ove grupe i proslavljeni status koji uživaju kao „heroji revolucije“ Yorashovi jurišnici – koji nose crveno-crne oznake Banderista – biti će zaduženi za suzbijanje anti-vladinih „nemira“ i lov na „izdajnike“. Možda će tu ubaciti i malo premlaćivanje homića: nacionalisti mrze homoseksualce koliko i Židove i svakog tko govori ruski.
Victoria Nuland je mislila da može Svobodu i “Desni Sektor” držati izvan vlade, ali za sada joj to nikako ne ide od ruke. A sa izborima predviđenih za 25. svibanj, nacionalisti su dobro pozicionirani preuzeti dobar komad glasova. Arseniy Yatsenyuk, favorizirani kandidat State Departmenta, je cvikeraš i tehnokrat kome nedostaje karizma. Tyahnybok, s druge strane je prirodni demagog.
Bez obzira koliko će dolara američkih poreznih obveznika otjecati preko State Departmenta u riznice Ukrajinskih marioneta od danas pa do 25. svibnja, sav novac na svijetu neće moći zauzdati sile koje su naši intervencionisti pustili u svijet. Vijest da je vođa „Desnog Sektora“ pozvao nikog drugog nego al-Qaedu da pomogne Ukrajini u njenom boju protiv Rusije upravo je pokazatelj koje vrste demona smo pustili sa uzice – ovog puta.
Preveo Slobodan Drenovac


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Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism?

By Rainer Rupp on March 4, 2014

Rainer Rupp, currently writing for the German daily newspaper Junge Welt, was a high NATO functionary in Brussels from 1977 to 1989, who also reported to the German Democratic Republic’s intelligence service HVA. Workers World managing editor John Catalinotto translated this article to make the voice of a progressive German analyst available for WW readers.

Feb. 28 — The armed coup over the Feb. 22-23 weekend in Kiev, which was with great probability supported by Washington, is momentous in many ways. Within hours the coup trashed the agreement that took so long to be hammered out in discussions led by the European Union and especially by Germany; this agreement involved Moscow and was signed by the Ukrainian opposition parties on the one hand and the government and President Viktor Yanukovych on the other. Thus, not everyone in the West shared in the exuberant joy shown after the overthrow. It has once again become clear that in relation to the Ukraine and Russia, the U.S. and the EU, specifically Washington and Berlin, act according to different and sometimes conflicting agendas.

U.S. commentators who are close to the Obama administration are openly celebrating the coup in Kiev as a successful blow against Moscow, indeed, as tit for tat for the Russian obstruction of U.S. war plans against Syria. They see that Ukraine gives them the potential to turn up or turn down a crisis to impose uncertainty and a strategic distraction on Moscow — if Russia continues to make trouble for the U.S. hegemon as the U.S. tries to enforce its plans for world order. In contradiction to this, the EU, once again led by Berlin, has tried to involve Moscow in coming up with a coordinated, mutually acceptable solution to the crisis in Ukraine, as Germany is particularly concerned with having good economic relations with Russia. For this the EU was denigrated with a contemptuous “f—k the EU” from President Obama’s East Europe and Russian political expert Victoria Nuland.

The German Defense Minister Ursula von der Leyen made the differences between Washington and Berlin clear with her comments at the meeting of NATO defense ministers in Brussels on Feb. 26. She repeatedly stressed that a solution to the crisis in Ukraine could be possible only through cooperation with Moscow: “Russia must be involved; there will be no solution found without Russia,” she said in an ARD [television] news report. She pointed out that there is also a NATO-Russia Council, in addition to the NATO-Ukraine Council. “The solution must be sought in common, both with Russia and with NATO and Europe.”

Demands from relevant German business circles followed the von der Leyen’s comments.

The chairperson of the Committee on Eastern European Economic Relations of the Federation of German Industries, Eckhard Cordes, had complained this week in a statement about the anti-Russian policy of Berlin and demanded that “the EU and Russia together bring the contending parties in Kiev to the discussion table.” Similarly, even the experts of the German Society for Foreign Policy (DGAP) think tank had taken a position in a study published two days before the coup that closer “cooperation between the West and Russia” will also be required in terms of Ukraine. Germany would have to “urge moderation of both camps in Ukraine and the constructive involvement of Russia,” according to the report (see Junge Welt, Feb. 26).

In contrast, as reported Feb. 26 by the European Policy Centre, a think tank in Brussels, British policy advisor Amanda Paul — representative of the neoconservative U.S.-British and European hawks — made demands on the EU with regard to Ukraine “for a tougher line against Putin. The young generation in Ukraine is well educated and is thus needed by the EU.” That’s why the EU must “cease to behave so cowardly, and instead be ready to tackle Russia before the high hopes of many Ukrainians in the EU are disappointed,” said Paul.

Against this background, the very short final declaration — 254 words — allowed the NATO defense ministers, regarding their deliberations on the Ukraine on Feb. 26, to conclude, as was already shown at the NATO summit on the “new strategic concept” in Bucharest in 2008 and in Strasbourg in 2009, once again not to enforce the hard, confrontational line of Washington against Russia. Apart from the verbal pirouettes which aim to whitewash the violent overthrow of the president of Ukraine democratically elected by the majority of the people, it is particularly important what is omitted from the declaration: namely, there are no threats and warnings to Moscow, nor drawing of “red lines.” It is a completely different tone than that which was heard in the last few days from Washington and London. Also there appeared nowhere, not even indirectly, the demand for Ukraine’s joining NATO or the EU. The U.S.-British adventurers could obviously not prevail in Brussels.

At the same time, however, von der Leyen’s position — that is, “No solution without Russia” — is also missing from the defense ministers’ statement, even though it was strongly supported by Spain, among others. Implicitly, however, the text includes a requirement that, should it be fulfilled, would pave the way for an amicable solution with Russia and is contrary to the destabilizing power politics of the U.S. The relevant passage reads: “We stress the importance of a comprehensive political process based on democratic values, respect for human rights, the rights of minorities and the rule of law that meets the democratic aspirations of the entire (!) Ukrainian people.” This would remove the fascist and other ultra-nationalist forces in Ukraine from consideration.

Despite all the difficulties Moscow had in the past with [pro-West neoliberal billionaire] Yulia Tymoshenko as prime minister or Viktor Yushchenko as president of Ukraine, it can work together with them quite satisfactorily, also thanks to the moderating influence of Berlin on Kiev. The great uncertainty is now, however, whether the West will get back under control the extremist forces it unleashed in the Ukraine.


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German media campaigns for war in Ukraine

By Ulrich Rippert 
7 March 2014

So-called liberal German media outlets such as the daily Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, which is close to the Social Democratic Party (SPD), and the Green Party-aligned TAZ have responded to the intensification of the crisis in Ukraine with a vehement campaign for war. As though they had received their training in Goebbels’ propaganda ministry, some commentators are openly defending fascist parties, hailing anti-Semitic militias as freedom fighters, and calling for a military strike against Russia.

On Monday, TAZ Russian correspondent Klaus-Helge Donath railed against “Berlin’s cuddly diplomats” in a lead article. He accused the German government of allowing Putin to lead them “around the arena by the nose.” On the title page, an oversized telephone receiver was featured, designed to show that Berlin’s policy was restricted to diplomatic efforts.

The west could no longer allow Putin “to make a fool of them,” TAZ insisted.

Donath explicitly justified collaborating with fascists. “No one disputes that there are influential, radical right-wing forces,” he wrote. “But are there not several groups in the Ukraine as in other European democracies?”

When violent groups overthrew the President in Kiev two weeks ago, Donath defended the Ukrainian fascists, who enjoy close ties to the German government. He described them as “an active part of Ukrainian society,” which had driven forward “the protests of Ukrainian society against a pro-Soviet, kleptocratic autocracy.”

In the same vein, Stefan Kornelius went on the offensive in the Süddeutsche Zeitung. He described the overthrow of Yanukovych as a “revolution” which had to be defended. By contrast, he accused Russian President Putin of knowing only the language of violence, striving for a counter-revolution and being intent on war. Therefore, he had to be forcibly resisted.

That Kornelius dares to describe the fascists as national revolutionaries, in Ukraine of all places, where names like Babi Yar recall some of the worst Nazi crimes, is not only deeply repugnant but also politically criminal.

Yet Kornelius is aware that the right-wing putsch in Ukraine was guided by external forces, above all by the deliberate actions of the German and American governments. He wrote in his comment that the previous power relations in Ukraine were overturned by a “political intervention.”

The course of this political intervention is well known. When Viktor Yanukovych refused last November to sign an association agreement with the European Union (EU), the governments in Washington and Berlin began a systematic campaign of destabilisation. They supported the pro-EU opposition which organised protests against Yanukovych. Along with Yulia Tymoshenko’s Fatherland and Vitali Klitschko’s Udar, both right-wing parties with close ties to Germany’s Christian Democratic Union, the fascist Svoboda party of Oleg Tyahnybok was also included.

The fact that Svoboda employs neofascist symbols, rails against foreigners, Jews, Poles and Hungarians, maintains close ties to the French National Front, and that it was compared with Greece’s Golden Dawn and Hungary’s Jobbik by the World Jewish Congress did not prevent the German and American governments from publicly supporting Tyahnybok.

Kornelius defended this collaboration with the fascists and was supported by his editorial colleague Daniel Brössler. In the same paper, Brössler demanded, “The west has to set limits for Putin.” Brössler demanded that the west had to “establish a state of emergency” for Russia. This meant sanctions at least.

On Wednesday afternoon, Kornelius went one better. In an online comment, he called on the German government “not to accept the facts created by Putin.” Then he posed the question, “Can Russia only be impressed by counter measures if the navy is sent quickly?”

He did not provide a direct answer, but noted that all diplomatic and psychological efforts or the “restricted pinpricks of sanctions” were failing to achieve anything. “A brutal but calculated duel” was necessary. He demanded that decisiveness be answered with decisiveness, leaving no doubt that he was talking about military escalation.

Similar war propaganda came from Eric T. Hansen in Die Zeit. He wrote that although reason, caution and compromise were good virtues, Europe had “to learn power politics.” The article went on: “We convince ourselves that the world works generally on a rational basis, with lots of compromise and consideration.” This is false. “Man is not a moral animal, but an animal of power.” The EU stood at a crossroads, Hansen continued. “Does it have the guts to meet power politics with power politics? Or will it withdraw into the old patterns, like the Germans in the Cold War?”

He wrote of post-war Germany with disdain. “Above all that means peace demonstrations, and statements, and anger, and talk shows. Oh god, the talk shows! All of this is called moral politics, and the emphasis is on moral.”

To leave no doubt about for what he was calling for, Hansen wrote, “Now I know what you’re thinking. Hansen wants to take us to war. But that is the moral politician in you who is speaking. He screams ‘war, never again’ at every opportunity, he can’t do anything else.”

This is explicit. When Hansen ridicules “moral politicians,” he means the replacement of the demand “war, never again,” which became deeply imbedded in the population after two world wars with hundreds of millions of dead, with the call, “we want war again!”

As with Kornelius and Klaus-Helge Donath, Hansen speaks for a super-rich layer at the top, who set the tone in politics and the media, and, as in the 1930s, are crying for war and dictatorship. At that time, many lackeys of the Nazis sat in the editorial offices and at university lecterns.

As one reads such comments, the angry remark of Max Liebermann springs to mind. When he saw the hordes of the SA marching through the Brandenburg Gate in 1933, he said, “I can’t eat as much as I would like to throw up!” But anger and outrage are not adequate to combat the cheerleaders for war. The working class and youth must take up the struggle against war and fascism on the basis of an international, socialist programme.



=== 7 ===

Declaración Común sobre los acontecimientos en Ucrania

Los acontecimientos en Ucrania son particularmente cruciales y peligrosos, en primer lugar para el pueblo y la juventud del país, que están siendo transformados de nuevo en víctimas de los intensos antagonismos entre los EE.UU. y la UE con Rusia para el control de los mercados , de los recursos naturales y de las redes de transporte del país.

La intervención abierta de la UE y EE.UU. y la OTAN, la utilización de los grupos y las organizaciones fascistas, los descendientes de los SS, que propagan el veneno nazi-fascista y el anticomunismo , las persecuciones y la prohibición de partidos políticos, sobre todo contra los comunistas, las leyes racistas que se están preparando en contra de la población de habla rusa y de otras minorías demuestran el carácter de los acontecimientos, se hace descubrir las mentiras sobre el "triunfo de la democracia en Ucrania" .

Los jóvenes - especialmente en Europa - pueden ver con más claridad el verdadero rostro de la UE: se trata de una unión de los capitalistas y de los monopolios de Europa y sirve a sus intereses, por eso la propia naturaleza de la UE es reaccionaria. Es una unión de intervenciones militares, guerras, apoyo de los grupos fascistas, del anticomunismo, ésta es su ideología oficial. Todos aquellos que cultivan las ilusiones de que la UE puede transformarse en una fuerza de paz y estabilidad en favor de los pueblos tienen grandes responsabilidades.

Las Organizaciones Juveniles Comunistas que firman este anuncio:

• Denunciamos la intervención de UE-EEUU-OTAN en los asuntos internos de Ucrania, el apoyo directo que presentan a los grupos fascistas armados y las amenazas de una intervención militar extranjera.
• Expresamos nuestra solidaridad con los comunistas de Ucrania. Denunciamos las persecuciones y los intentos de prohibir el Partido Comunista de Ucrania.

Los jóvenes de la clase obrera y de extracción popular no deben caer en la trampa de los dilemas nacionalistas al elegir un bando entre los antagonismos de aquellos que quieren explotarlos. Por el contrario, los jóvenes tienen interés en la organización y la lucha junto con la clase obrera, para abrir su propio camino: el camino de la lucha en favor de nuestras necesidades actuales, para que la riqueza esté en las manos de aquellos que la producen, para que nos deshagamos de las uniones imperialistas y sus antagonismos.

• Juventud Comunista de Austria KJOe
• Unión de Jóvenes Comunistas Brasil UJC
• Juventud Comunista Avanzando Brasil JCA
• Liga Juvenil Comunista de Bretaña YCL Britain
• Juventud Comunista de Bolivia JCB
• Liga Juvenil Comunista de Canadá YCL Canada
• EDON Chipre
• Jóvenes Socialistas de Croacia
• Jóvenes Comunistas de Dinamarca Ungkommunisterne i Danmark
• Juventud Comunista de Ecuador JCE
• Colectivos de Jóvenes Comunistas de España – CJC
• Unión de Juventudes Comunistas de España - UJCE
• Jóvenes Comunistas de

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(english / deutsch / italiano / more languages)

Strategia della tensione targata NATO a Kiev

0) LINKS

1) "GLADIO" IN KIEV
FR: Les banderistes ont sans doute organisé eux-mêmes les tirs de snipers qui ont massacré opposants et  policiers, révèle le ministre estonien qui ne savait pas qu'on l'écoutait
DE: Regierungsgegner und Polizisten auf dem Maidan wurden von Heckenschützen der neuen ukrainischen Regierung erschossen
EN: The Estonian foreign minister expressed his suspicion that "somebody from the new coalition" in Kiev could have been behind the sniper shootings on the Maidan / Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan Snyper Shootings (F.W. Engdahl / Global Research)
IT: Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan (F.W. Engdahl / Global Research) / Cecchini atlantisti hanno sparato dai tetti a Kiev, sia sulla folla che sulle forze dell'ordine, per accendere la miccia della guerra civile

2) Why are Nazi & Confederate flags on display in Kiev? (Sara Flounders, WW)

3) NATO Deploys Troops For War In Ukraine



=== 0: LINKS ===


FLASHBACK: 

Unknown Snipers and Western backed “Regime Change”. A Historical Review and Analysis
By Gearóid Ó Colmáin - 
Global Research 28 November 2011


VIDEOS:

Michel Collon : Ukraine et médiamensonges, comment ne pas se faire manipuler ?
6 mars 2014 - Voir plus loin que le bout de notre nez ? Les médias n'y tiennent pas, on se poserait trop de questions, y compris sur les médiamensonges. Mais si on veut comprendre un conflit comme l'Ukraine, nous devons absolument le mettre en perspective, le voir sur la longue durée. Les médias nous disent que l'Europe et les Etats-Unis réagissent à des manifestations, mais en réalité, l'Ukraine est une cible depuis vingt ans. Michel Collon éclaire les stratégies dont on ne parle pas...

Verschwörung der Medien aufgedeckt: Ukraine/Kiew: Terroristische Akt
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=_EOyz8yS5cc

Ukraine (Doku): Gewalt, Faschismus, Staatstreich: Was unsere Medien verschweigen (Deutsch Untertitel)

Donetsk, 7 marzo: la città dice noi ai fascisti e all'ingerenza imperialista e chiede di poter decidere del suo destino / Донецк!!! Это народ. Это не оплачено Америкой и Германией, как военный переворот в Киеве
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=pFgrVQ9O6Ic

MERCENARI STATUNITENSI A KIEV
I media ucraini e russi (segue il link al servizio del canale Rossija1) hanno comunicato ieri (5/3) che a Kiev sarebbero arrivati 300 mercenari della statunitense Academi, ex Blackwater Worldwide, una delle maggiori PMC (Private Military Companies). L'area di impiego dei mercenari sarebbe l'Ucraina sud-orientale, dove più forti sono le proteste contro la giunta di Kiev. In queste regioni infatti sono frequenti le prese di posizione delle amministrazioni locali che non riconoscono il nuovo potere centrale, e gli oligarchi nominati governatori dal governo non stanno riuscendo a contenere le proteste.
La Blackwater - Academi è tristemente nota per le stragi compiute contro civili a Falluja e Baghdad e successivamente in Afghanistan. (Fonte: pagina Facebook "Con l'Ucraina antifascista")
VIDEO: ВАЖНЕЙШАЯ ИНФОРМАЦИЯ НА 05.03.2014: Воевать за экстремистов в Киев прибыли наемники из США
http://www.youtube.com/watch?v=OuC9PFXcpfU


ARTICLES:

NATO Coup in Ukraine. “Wag the Dog” Military Deployment in a Crucial Geopolitical Pivot?
By Chris Macavel - Global Research, March 07, 2014

Obama is Escalating the Crisis. US War Ships Sent to the Black Sea (The Voice of Russia)

BBC Now Admits: Armed Nazis Led “Revolution” in Kiev, Ukraine
By Tony Cartalucci - New Eastern Outlook / Global Research, March 07, 2014

The crisis in Ukraine and the historical consequences of the dissolution of the Soviet Union
Peter Schwarz and David North / 7 March 2014

“Democratization” and Anti-Semitism in Ukraine: When Neo-Nazi Symbols become “The New Normal”
By Julie Lévesque - Global Research, March 06, 2014

The fascist danger in Ukraine (J. Hyland, WSWS)

Amid Ukraine crisis, US launches military escalation in Eastern Europe

L'Unione europea e gli Stati uniti complici del fascismo ucraino (Miguel Urbano Rodrigues | resumenlatinoamericano.org)

I comunisti in tutte le regioni dell'Ucraina stanno operando attivamente, anche nelle condizioni più difficili 

U.S. escalates Ukraine crisis (Fred Goldstein, WW)

Don’t forget Ukraine’s communist traditions (Stephen Millies, WW)


PHOTOS: 

There are No Neo-Nazis in Ukraine. And the Obama Administration does not support Fascists
By Prof Michel Chossudovsky - Global Research, February 24, 2014
http://www.globalresearch.ca/there-are-no-neo-nazis-in-the-ukraine-and-the-obama-administration-does-not-support-fascists/5370269


AUDIO: 

Another great interview from George Kenney 

Last Saturday evening I interviewed Dr. Stephen F. Cohen about the crisis in Ukraine. Because of timeliness I thought it best to turn this interview around as quickly as possible, so here it is. Steve has been an expert on things Russian for a very long time indeed -- he was a professor at Princeton for about thirty years and taught at NYU for about another ten years after that…

http://www.electricpolitics.com/podcast/2014/02/the_ukraine_blues.html

The Ukraine Blues - February 24, 2014

One feels frighteningly disoriented, hearing an American president support deadly mob violence for what is, essentially, counter-revolutionary change (in the form of IMF austerity). The president's message may be directed at unknown people far away but the effects are certain to be felt here, possibly for generations, as the bindings of what relative peace we have come undone. I was extremely fortunate to be able to talk with Dr. Stephen F. Cohen about the crisis in Ukraine. He's in a tiny minority willing to discuss what's really happening. This is an unscheduled podcast on breaking news. [Audio file reposted at The Nation, here.] Total runtime forty eight minutes. Vae victīs.

DOWNLOAD: http://www.electricpolitics.com/media/mp3/EP2014.02.24.mp3
LISTEN: http://www.electricpolitics.com/podcast/2014/02/the_ukraine_blues.html


=== 1: "GLADIO" IN KIEV ===

Conversation interceptée entre Catherine Ashton et le ministre estonien des Affaires étrangères : "Les nouveaux gouvernants ont sans doute organisé eux-mêmes les tirs de snipers qui ont massacré opposants et  policiers", révèle le ministre estonien qui ne savait pas qu'on l'écoutait…

http://www.michelcollon.info/Les-nouveaux-gouvernants-ont-sans.html

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In einem vom russischen Geheimdienst abgehörten Telephonbespräch (siehe unten) vom 25.2.14 berichtete der estnische Aussenminister Urmas Paet der EU-Aussenbeauftragten Ashton, dass Regierungsgegner und Polizisten auf dem Maidan von Heckenschützen der neuen ukrainischen Regierung erschossen wurden.
Die Affinität der Regierungen der westlichern Hauptmächte zu Faschisten und Terroristen wurde damit wieder bestätigt. Beim Putschversuch 2002 gegen Hugo Chavez oder z.B. zu Beginn der Proteste in Syrien vor drei Jahren wurde die Situation genau durch solche hinterhältige Methoden aufgekocht. (Kaspar Trümpy, ICDSM Schweiz)
  
-Wortlaut des abgehörten Gesprächs:
http://rt.com/news/ashton-maidan-snipers-estonia-946/
 
-Bestätigung der Echtheit:
http://rt.com/news/estonia-confirm-leaked-tape-970/
 
-Wirtschaftsleute benötigen zuverlässige Informationen:
http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2014/03/05/madain-handelten-scharfschuetzen-im-auftrag-der-neuen-koalition/
 
-Ein "Leitmedium" relativiert:
http://www.zeit.de/politik/ausland/2014-03/kiew-ukraine-telefonat-ashton-paet
(Unser "Leitmedium", die NZZ, schweigt bis jetzt vornehm) 
 
-jW informativ wie immer:
http://www.jungewelt.de/2014/03-06/031.php

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Die Kiewer Eskalationsstrategie (GFP, 6/3/2014)

KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - Der estnische Außenminister äußert den Verdacht, "jemand aus der neuen Koalition" in Kiew könne die Scharfschützen-Morde auf dem Majdan veranlasst haben, die dem von Berlin massiv vorangetriebenen Umsturz in Kiew unmittelbar vorausgegangen sind. Dies geht aus einem abgehörten und im Internet veröffentlichten Telefongespräch hervor. Demnach hat Außenminister
Urmas Paet der EU-Chefaußenpolitikerin Catherine Ashton kürzlich berichtet, eine Kiewer Ärztin sei der Auffassung, tödliche Wunden bei Polizisten und Demonstranten wiesen dieselbe Handschrift auf und könnten von denselben Mördern stammen. Dass die Regierung in Kiew bisher keine Untersuchung eingeleitet habe, wecke den Argwohn, Elemente aus ihren Reihen könnten für die Morde verantwortlich sein.
Tatsächlich ist längst durch Videos dokumentiert, dass Scharfschützen auf beide Seiten geschossen haben. In der durch Paets Äußerungen belasteten Umsturzregierung, die weiterhin eine überaus enge Unterstützung durch die Bundesregierung genießt, sind extrem rechte Kräfte stark vertreten - mehrere Politiker von Swoboda, aber auch der Anführer der bewaffneten Milizen auf dem Majdan und der Chef des
paramilitärischen "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor"). Beide haben höchstrangige Posten erhalten: Sie amtieren heute als Sekretär bzw. als stellvertretender Sekretär im Nationalen Sicherheits- und Verteidigungsrat der Ukraine, der vom Präsidenten persönlich geleitet wird…

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58815

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The Kiev Escalation Strategy (GFP, 6/3/2014)

The Estonian foreign minister expressed his suspicion that "somebody from the new coalition" in Kiev could have been behind the sniper shootings on the Maidan, according to a tapped telephone conversation, which has gone online. Sniper fire had preceded Berlin's massively promoted putsch in Kiev. In the telephone conversation, the Estonian Minister of Foreign Affairs, Urmas Paet, reported to the chief of EU foreign affairs, Catherine Ashton that a medical doctor in Kiev assumes that the mortal wounds to policemen and demonstrators had the same handwriting and could have come from the same assassins. The fact that Kiev's government has yet to initiate an investigation could arouse the suspicion that elements from its own ranks could have been responsible for those assassinations. Videos, in fact, have already documented that snipers had been shooting at both sides. The putschist government, incriminated by Paet's remarks and still enjoying strong German government support, is comprised also of rightwing extremist forces, for example several Svoboda Party politicians, as well as the commander of the armed militia on the Maidan and the leader of the paramilitary "Pravi Sektor" (Right Sektor). Both have been given high-level posts as Secretary and Deputy Secretary in the National Security and Defense Council of the Ukraine, under the personal leadership of the President…


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Ukrainian "freedom fighters" behind snipers in Kiev



Hello!
Whose snipers in Kiev?
 
This is a partial transcript of an intercepted phone call between Estonian foreign minister, Urmas Paet, and European Union high representative for foreign affairs and security policy, Catherine Ashton, which seems to have taken place about 1 March 2014. Paet had visited Kiev briefly, and Ashton asked for his impressions. Paet remarked how low public trust is in the new Ukrainian government. These people have ‘dirty pasts’, he said. Then he talked about ‘Olga’, who is a medical doctor. Ashton had also met her. Olga told Paet how the same snipers killed both civilians and policemen in Kiev. To Ashton’s evident surprise, Paet says ‘… behind the snipers it was not Yanukovitch but it was somebody from the new coalition.’   This transcript, which the Russell Foundation has compiled, is taken from the last three minutes or so of the conversation. The web link to the intercept itself is given at the end.
 
***
 
ASHTON: ... I’ve said to the opposition leaders, shortly to become government, you need to reach out to Maidan, you need to be, you know, engaging with them, you also need to get ordinary police officers back on the streets under a new sense of their role, so the people feel safe. I said to the Party of the Regions’ people you have to go and lay flowers where the people died, you have to show that you understand what has happened here.
 
PAET: Absolutely.
 
ASHTON: Because what you’re experiencing is anger of people who’ve seen the way that Yanukovitch lived, and the corruption, and they assume you’re all the same. And also the people who’ve lost people and who feel that, you know, he ordered that to happen. There’s quite a lot of shock, I think, in the city, a lot of sadness and shock, and that’s going to come out in some very strange ways if they’re not careful. I think all of this we just have to work out, so we’ve done a big meeting here today —
 
PAET: Ok…
 
ASHTON: — to try and get this in place – but yeah, very interesting, your observation.
 
PAET: It is and, well, actually the only politician the people from civil society have mentioned positively was Poroshenko.
 
ASHTON: … Yeah. Yeah.
 
PAET: So that he has some sort of so-to-say trust among all these Maidan people and civil society in fact, and what was quite disturbing, the same Olga told that, well, all the evidence shows the people who were killed by snipers from both sides, among policemen and people from the streets, that they were the same snipers, killing people from both sides.
 
ASHTON: Well that’s… Yeah, that’s…
 
PAET: And then she also showed me some photos, she said that as a medical doctor she can, you know, say that it is the same handwriting, same type of bullets, and it’s really disturbing that now the new coalition don’t want to investigate what exactly happened, so there is now stronger and stronger understanding that behind the snipers it was not Yanukovitch but it was somebody from the new coalition.
 
ASHTON: … I think they do want to investigate, I mean I didn’t pick that up. That’s interesting. Gosh.
 
PAET: Yeah. So this is disturbing that if it starts now to live its own life very powerfully that it already [discredits] from the very beginning also this new coalition.
 
ASHTON: I mean, this is what they’ve got to be careful of as well – that they need to demand great change but they’ve got to let the Rada function. If the Rada doesn’t function then there could be chaos – complete chaos. So that, it’s all, you know, being an activist and a doctor is very, very important but it means you’re not a politician, and somehow they’ve got to come to a kind of accommodation for the next few weeks, with how the country’s actually going to run – and then we get the elections and things can change, and that’s, I think, going to be quite important. I’m planning to go back early next week, probably on Monday, so […]

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Ukraine: Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan Snyper Shootings

By F. William Engdahl - Global Research, March 03, 2014 
21st Century Wire and Global Research

The events in Ukraine since November 2013 are so astonishing as almost to defy belief.

An legitimately-elected (said by all international monitors) Ukrainian President, Viktor Yanukovich, has been driven from office, forced to flee as a war criminal after more than three months of violent protest and terrorist killings by so-called opposition.

His “crime” according to protest leaders was that he rejected an EU offer of a vaguely-defined associate EU membership that offered little to Ukraine in favor of a concrete deal with Russia that gave immediate €15 billion debt relief and a huge reduction in Russian gas import prices. Washington at that point went into high gear and the result today is catastrophe.

A secretive neo-nazi military organization reported linked to NATO played a decisive role in targeted sniper attacks and violence that led to the collapse of the elected government.

But the West is not finished with destroying Ukraine. Now comes the IMF with severe conditionalities as prerequisite to any Western financial help.

After the famous leaked phone call of US Assistant Secretary of State Victoria Nuland with the US Ambassador in Kiev, where she discussed the details of who she wanted in a new coalition government in Kiev, and where she rejected the EU solutions with her “Fuck the EU” comment,[1] the EU went it alone. Germany’s Foreign Minister, Frank-Walter Steinmeier proposed that he and his French counterpart, Laurent Fabius, fly to Kiev and try to reach a resolution of the violence before escalation. Polish Foreign Minister, Radoslaw Sikorski was asked to join. The talks in Kiev included the EU delegation, Yanukovich, the three opposition leaders and a Russian representative. The USA was not invited.[2]

The EU intervention without Washington was extraordinary and reveals the deeping division between the two in recent months. In effect it was the EU saying to the US State Department, “F*** the US,” we will end this ourselves.

After hard talks, all major parties including the majority of protesters, agreed to new presidential elections in December, return to the 2004 Constitution and release of Julia Tymoshenko from prison. The compromise appeared to end the months long chaos and give a way out for all major players.

The diplomatic compromise lasted less than twelve hours. Then all hell broke loose.

Snipers began shooting into the crowd on February 22 in Maidan or Independence Square. Panic ensued and riot police retreated in panic according to eyewitnesses. The opposition leader Vitali Klitschko withdrew from the deal, no reason given. Yanukovich fled Kiev.[3]

The question unanswered until now is who deployed the snipers? According to veteran US intelligence sources, the snipers came from an ultra-right-wing military organization known as Ukrainian National Assembly – Ukrainian People’s Self-Defense (UNA-UNSO).


[IMAGE: Members of UNA-UNSO marching in Lviv.]


Strange Ukraine ‘Nationalists’

The leader of UNA-UNSO, Andriy Shkil, ten years ago became an adviser to Julia Tymoshenko. UNA-UNSO, during the US-instigated 2003-2004 “Orange Revolution”, backed pro-NATO candidate Viktor Yushchenko against his pro-Russian opponent, Yanukovich. UNA-UNSO members provided security for the supporters of Yushchenko and Julia Tymoshenko on Independence Square in Kiev in 2003-4.[4]

UNA-UNSO is also reported to have close ties to the German National Democratic Party (NDP). [5]

Ever since the dissolution of the Soviet Union in 1991 the crack-para-military UNA-UNSO members have been behind every revolt against Russian influence. The one connecting thread in their violent campaigns is always anti-Russia. The organization, according to veteran US intelligence sources, is part of a secret NATO “GLADIO” organization, and not a Ukraine nationalist group as portrayed in western media. [6]

According to these sources, UNA-UNSO have been involved (confirmed officially) in the Lithuanian events in the Winter of 1991, the Soviet Coup d’etat in Summer 1991, the war for the Pridnister Republic 1992, the anti-Moscow Abkhazia War 1993, the Chechen War, the US-organized Kosovo Campaign Against the Serbs, and the August 8 2008 war in Georgia. According to these reports, UNA-UNSO para-military have been involved in every NATO dirty war in the post-cold war period, always fighting on behalf of NATO. “These people are the dangerous mercenaries used all over the world to fight NATO’s dirty war, and to frame Russia because this group pretends to be Russian special forces. THESE ARE THE BAD GUYS, forget about the window dressing nationalists, these are the men behind the sniper rifles,” these sources insist. [7]

If true that UNA-UNSO is not “Ukrainian” opposition, but rather a highly secret NATO force using Ukraine as base, it would suggest that the EU peace compromise with the moderates was likely sabotaged by the one major player excluded from the Kiev 21 February diplomatic talks—Victoria Nuland’s State Department.[8] Both Nuland and right-wing Republican US Senator John McCainhave had contact with the leader of the Ukrainian opposition Svoboda Party, whose leader is openly anti-semitic and defends the deeds of a World War II Ukrainian SS-Galicia Division head.[9]The party was registered in 1995, initially calling itself the “Social National Party of Ukraine” and using a swastika style logo. Svoboda is the electoral front for neo-nazi organizations in Ukraine such as UNA-UNSO.[10]

One further indication that Nuland’s hand is shaping latest Ukraine events is the fact that the new Ukrainian Parliament is expected to nominate Nuland’s choice, Arseny Yatsenyuk, from Tymoshenko’s party, to be interim head of the new Cabinet.

Whatever the final truth, clear is that Washington has prepared a new economic rape of Ukraine using its control over the International Monetary Fund (IMF).


IMF plunder of Ukraine Crown Jewels

Now that the “opposition” has driven a duly-elected president into exile somewhere unknown, and dissolved the national riot police, Berkut, Washington has demanded that Ukraine submit to onerous IMF conditionalities.

In negotiations last October, the IMF demanded that Ukraine double prices for gas and electricity to industry and homes, that they lift a ban on private sale of Ukraine’s rich agriculture lands, make a major overhaul of their economic holdings, devalue the currency, slash state funds for school children and the elderly to “balance the budget.” In return Ukraine would get a paltry $4 billion.

Before the ouster of the Moscow-leaning Yanukovich government last week, Moscow was prepared to buy some $15 billion of Ukraine debt and to slash its gas prices by fully one-third. Now, understandably, Russia is unlikely to give that support. The economic cooperation between Ukraine and Moscow was something Washington was determined to sabotage at all costs.

This drama is far from over. The stakes involve the very future of Russia, the EU-Russian relations, and the global power of Washington, or at least that faction in Washington that sees further wars as the prime instrument of policy.


Writer F. William Engdahl is a geopolitical analyst and the author of “Full Spectrum Dominance: Totalitarian Democracy in the New World Order”.

notes

[1] F. William Engdahl, US-Außenministerium in flagranti über Regimewechsel in der Ukraine ertappt, Kopp Online.de, February 8, 2014, accessed in http://info.kopp-verlag.de/hintergruende/enthuellungen/f-william-engdahl/us-aussenministerium-in-flagranti-ueber-regimewechsel-in-der-ukraine-ertappt.html

[2] Bertrand Benoit, Laurence Norman and Stephen Fidler , European Ministers Brokered Ukraine Political Compromise: German, French, Polish Foreign Ministers Flew to Kiev, The Wall Street Journal, February 21, 2014, accessed inhttp://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303636404579397351862903542?mg=reno64-wsj&url=http%3A%2F%2Fonline.wsj.com%2Farticle%2FSB10001424052702303636404579397351862903542.html

[3] Jessica Best, Ukraine protests Snipers firing live rounds at demonstrators as fresh violence erupts despite truce, The Mirror UK, February 20, 2014, accessed inhttp://www.mirror.co.uk/news/world-news/ukraine-protests-snipers-firing-live-3164828

[4] Aleksandar Vasovic , Far right group flexes during Ukraine revolution, Associated Press, January 3, 2005, Accessed in http://community.seattletimes.nwsource.com/archive/?date=20050103&slug=ukraine03

[5] Wikipedia, Ukrainian National Assembly Ukrainian National Self Defence, Wikipedia, the free encyclopedia, accessed inhttp://en.wikipedia.org/wiki/Ukrainian_National_Assembly_%E2%80%93_Ukrainian_National_Self_Defence

[6] Source report, Who Has Ukraine Weapons, February 27, 2014, private to author.

[7] Ibid.

[8] Max Blumenthal, Is the US backing neo-Nazis in Ukraine?, AlterNet February 25, 2014, accessed in

http://www.salon.com/2014/02/25/is_the_us_backing_neo_nazis_in_ukraine_partner/

[9] Channel 4 News, Far right group at heart of Ukraine protests meet US senator, 16 December 2013, accessed in

http://www.channel4.com/news/ukraine-mccain-far-right-svoboda-anti-semitic-protests


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Ucraina: organizzazione militare segreta neo-nazista coinvolta negli spari a Euromaidan

- di William Engdahl -


Gli eventi in Ucraina dal novembre 2013 sono così sorprendenti da sfidare quasi la realtà. Il Presidente ucraino legittimamente eletto (secondo tutti gli osservatori internazionali), Viktor Janukovich, è stato abbattuto dalla carica e costretto a fuggire come un criminale di guerra, dopo più di tre mesi di proteste violente e di omicidi terroristici da parte della cosiddetta opposizione. Il suo “crimine”, secondo il capo della protesta, era aver rifiutato l’offerta dell’UE di un’associazione vagamente definita che offriva poco all’Ucraina e di aver favorito un accordo concreto con la Russia che riduceva subito di 15 miliardi di dollari il debito e la forte riduzione dei prezzi d’importazione del gas russo. Washington, a quel punto ha accelerato e il risultato attuale è la catastrofe.
Un’organizzazione militare segreta neo-nazista legata alla NATO avrebbe svolto un ruolo decisivo nei tiri dei cecchini e nelle violenze che hanno portato al crollo del governo legittimo. Ma l’occidente non ha finito con la distruzione dell’Ucraina. Ora il FMI imporrà condizioni gravi quali prerequisiti per un qualsiasi aiuto finanziario occidentale. Dopo la famosa telefonata trapelata tra l’assistente del segretario di Stato USA Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense a Kiev, in cui discuteva i dettagli sul nuovo governo di coalizione a Kiev, respingendo la soluzione dell’Unione europea con il suo “si fotta l’UE”, [1] l’UE è andata avanti da sola. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, propose che lui e il suo omologo francese, Laurent Fabius, andassero a Kiev per cercare una risoluzione prima dell’escalation delle violenze. Al ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski chiesero di aderire. Ai colloqui di Kiev parteciparono la delegazione UE, Janukovich, i tre leader dell’opposizione e un rappresentante russo. Gli Stati Uniti non furono invitati. [2] L’intervento dell’UE senza Washington era straordinario e rivelava una profonda divisione negli ultimi mesi. In effetti l’UE diceva al dipartimento di Stato degli Stati Uniti, “Fottiti Stati Uniti“, ci penseremo noi. Dopo aspri colloqui i maggiori partiti e la maggior parte dei manifestanti, concordarono nuove elezioni presidenziali per dicembre, il ritorno alla Costituzione del 2004 e il rilascio dal carcere di Julija Tymoshenko. Il compromesso sembrava porre termine al lungo caos e dare una via d’uscita ai principali attori. Il compromesso diplomatico è durato meno di dodici ore. Poi si è scatenato l’inferno. Cecchini sparavano sulla folla il 22 febbraio a Maidan, o Piazza Indipendenza, causando il panico mentre la polizia antisommossa si ritirava nel panico secondo testimoni oculari. Il capo dell’opposizione Vitalij Klishko si ritirò dall’accordo, senza motivarlo. Janukovich fuggì da Kiev. [3]
La domanda senza risposta finora è chi ha schierato i cecchini? Secondo un veteran

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“MAGAZZINO 18”, DEPOSITO DI VECCHI ARNESI

L'operazione che vede da anni i più efficaci e pervasivi media impegnati a veicolare attraverso gli strumenti di divulgazione più popolari ai cittadini italiani la “verità” su quanto avvenuto al confine orientale dopo l'8 settembre e dopo la fine della guerra continua e non pare destinata a fermarsi.

Dopo la versione più estrema e volta a rivalutare scopertamente fascismo e fascisti, rappresentata dalla fiction “Il cuore nel pozzo”, piena di invenzioni ispirate allo sterminio nazista, di stereotipi e luoghi comuni di tipo razzista, di strafalcioni storici e di fascisti repubblichini salvatori degli italiani, con cui l'operazione è stata avviata nel 2004, e dopo che è stato fatto calare un pietoso e provvidenziale silenzio sul preannunciato e mai realizzato film sulle foibe “con ben 13 oscar nel cast” (parlarne avrebbe fatto coprire di ridicolo, se non peggio, un certo mondo delle organizzazioni degli esuli), ora ci ritroviamo con lo spettacolo teatrale – prontamente trasmesso dalla TV di stato - “Magazzino 18”, che è la versione buonista e cerchiobottista della stessa operazione.

Quello di Cristicchi in realtà non è uno spettacolo sull'esodo e le sofferenze di chi lasciò l'Istria e la Dalmazia, ma uno spettacolo che ripropone pari pari le interpretazioni di quanto avvenuto proposte dalle organizzazioni degli esuli: l'unica ed esclusiva ragione dell'emigrazione di massa è stata quella di “rimanere italiani”, espulsi dalle nuove autorità jugoslave per realizzare una fantomatica “Grande Jugoslavia”, una fuga di tutto un popolo di fronte al terrore di venire uccisi e “infoibati”. Una interpretazione che ha l'unica funzione di legittimare la dirigenza delle organizzazioni degli esuli come rappresentante di un popolo (tendenzialmente di TUTTO il popolo “autoctono” dell'Istria). Con una sola chiave di lettura della storia di quelle terre, quella nazionale, che collide però con una realtà storica piena di scelte nazionalmente contraddittorie e in cui un ruolo spesso egemone lo giocò il movimento socialista (e poi comunista) di orientamento profondamente antinazionalista, nelle cui file militavano appartenenti a tutte le nazionalità presenti nella regione. Questo chiave di lettura nazionalista della storia presuppone una controparte “nazionale” che la accetti e faccia propria, anche se da un punto di vista opposto. La fugace citazione dei crimini fascisti e la lettura di un brano in sloveno riguardante il campo di Rab sono una concessione necessaria a non screditare completamente la controparte nazionale slovena, e in particolare gli esponenti della minoranza slovena in Italia impegnati a sostenere l'operazione (lo spettacolo di Cristicchi è stata la prima produzione del Teatro Rossetti di Trieste dopo la nomina a presidente dell'ex parlamentare e sottosegretario PD, lo sloveno Miloš Budin). Si tratta di un gioco delle parti in cui le due interpretazioni e “rappresentanze” nazionali si legittimano a vicenda, escludendo (e criminalizzando) preventivamente qualsiasi prospettiva sovra o internazionale.

Se Cristicchi voleva fare uno spettacolo sull'esodo avrebbe potuto farlo di ben altro spessore, doveva però uscire dal racconto canonizzato. Avrebbe potuto tranquillamente parlare delle violenze che segnarono l'Istria del dopoguerra (magari dando un quadro più ampio e di più lungo periodo dello scontro nazionale, ma anche sociale) e delle loro cause. Avrebbe però dovuto parlare anche della campagna volta a far partire la gente messa in atto proprio dalle organizzazioni degli esuli. Avrebbe dovuto parlare di come non tutti i profughi fossero particolarmente “patriottici” e di come non tutti al loro arrivo in Italia fossero ritenuti egualmente degni di aiuto e assistenza. Di come si tentò di usarli per scatenare la guerra tra poveri sfruttando il loro bisogno di lavorare per utilizzarli come crumiri durante gli scioperi; di come vennero usati per perpetuare la politica di discriminazione nei confronti degli sloveni e perpetuare lo sciovinismo nazionale; dei loro averi rapinati da chi avrebbe dovuto trasportarli nei magazzini del porto di Trieste e altrove; degli scandali legati alla gestione delle risorse loro destinate (ad esempio quelli che riguardarono l'Ente autonomo giuliano in Sardegna e l'Azienda ittico agricola demaniale del Timavo); del controllo poliziesco e delle organizzazioni degli esuli a cui erano sottoposti; dei borghi-ghetto in cui vennero sistemati per tenerli distinti ed estranei a popolazioni ritenute politicamente inaffidabili e pericolose; dei bambini morti per le epidemie scoppiate nei campi in cui erano stati sistemati. Come pure delle proteste che si verificarono. E di tante altre cose ancora. Per farlo avrebbe però dovuto leggere e sentire altre fonti rispetto a quanto raccontano la dirigenza degli esuli, i testimoni interni al mondo delle organizzazioni degli esuli o gli “storici” alla Bernas. Partendo magari da “Storia di un esodo” (del 1980!), passando per “Esuli a Trieste”, “Metamorfosi etniche” e “La memoria dell'esilio”, per i libri di memorie di Vinicio Scomersich “Prima dell'esodo” e “Da Tito a Togliatti”, fino a testi editi dall'IRCI diretto dal suo amicone Delbello, come “Un paese perfetto” di Gloria Nemec. Il quadro si sarebbe certamente complicato, ma forse sarebbe risultato più interessante e vero. Consentendogli di raccontare anche dei gerarchi e gerarchetti fascisti riciclatisi prontamente in rappresentanti dei profughi, anzi, del “popolo istriano, fiumano e dalmata”, e che continuarono a opprimere i loro “rappresentati” come avevano fatto durante tutto il ventennio fascista. Di come gente che coll'esodo aveva nulla o poco a che fare seppe costruirsi una carriera e una posizione di tutto rilievo quali rappresentanti dei profughi. Avrebbe potuto venire a sapere cosa pensassero dell'esodo e delle organizzazioni degli esuli altri profughi DOC, ad esempio Guido Miglia e Riccardo Zanella. Forse si sarebbe accorto che se i comunisti ebbero un atteggiamento del tutto sbagliato in alcuni episodi, non è possibile addebitare a loro, che in Italia erano ben lontani dal potere, la responsabilità della permanenza anche pluridecennale dei profughi nei campi, che ricade invece interamente sulla Democrazia cristiana e sulla dirigenza delle organizzazioni degli esuli, che li costrinsero a ciò per poterli utilizzare per i loro progetti di “bonifica nazionale” o politica di determinati territori e per sfruttarne il disagio a fini clientelari.

Cristicchi avrebbe dovuto chiedersi cosa significasse concretamente in quel momento l'”italianità”, un concetto dal significato tutt'altro che scontato ed univoco. Avrebbe potuto scoprire che per il ceto dominante italiano di allora e per quello dirigente delle organizzazioni dei profughi ancora oggi italianità significa diritto esclusivo al potere politico, al dominio sociale. Avrebbe potuto scoprire che dietro al loro richiamarsi alla discendenza da romani e veneziani si celava la pretesa di essere il popolo eletto, l'unico portatore di civiltà e in quanto tale l'unico legittimato al potere. Magari poteva perfino giungere alla conclusione che buona parte di coloro che se ne andarono non lo fecero “perché non si può vivere senza essere italiani”, anche per il semplice fatto che si trattava di sloveni e croati.

Invece ha deciso di attenersi a quanto gli veniva propinato dalle organizzazioni dei profughi infarcendo lo spettacolo di luoghi comuni, stereotipi, baggianate, errori, forzature e inesattezze, il tutto condito da pressapochismo e supponenza. Che emerge già nella definizione dello stesso protagonista, Persichetti, che di professione farebbe l'archivista. Evidentemente Cristicchi non sa che gli archivisti non si occupano di oggetti (se non in via eccezionale), ma di carte, di documenti. Come non sa che per fare l'archivista ci vuole uno specifico diploma, non basta saper contare e fare elenchi di “robba”. Evidentemente ha le idee confuse, eppure poteva chiedere al suo amico Delbello, laureato in etnografia, e avrebbe saputo che forse per quel tipo di lavoro sarebbe stato più adatto un antropologo o, appunto, un etnografo. Ma è solo l'inizio di una lunga serie di “errori”, omissioni, mistificazioni e forzature che nessuna “licenza artistica” può giustificare e di cui citerò solo gli esempi più eclatanti.

Con tutto il rispetto per quanto hanno passato gran parte dei profughi istriani e dalmati affermare che il loro esodo sia stato “una delle più grandi tragedie vissute dall'Italia” apre la questione di dove collocarla esattamente in una ipotetica classifica di tragedie: prima o dopo la prima guerra mondiale, prima o dopo il fascismo (con l'esodo di circa 100.000 abitanti delle Venezia Giulia annessa), prima o dopo l'esodo di italiani dalle ex colonie africane (numericamente molto più rilevante di quello istriano e dalmata)? Viene anche da chiedersi se in questa classifica vanno inserite solo le tragedie che hanno coinvolto gli italiani come vittime o anche quelle che hanno visto gli italiani nel ruolo di carnefici, come nel caso dei popoli coloniali?

- Per dire che “70 anni fa quelle regioni erano Italia” ci vogliono fonti alla ... Bernas. Perché qualsiasi storico con un minimo di serietà sa che 70 anni fa quelle regioni non erano affatto Italia, nemmeno nella sua versione Repubblica Sociale Italiana, perché dall'ottobre del 1943 erano invece Zona d'operazioni Litorale Adriatico, un territorio anche formalmente separato dalla repubblica di Mussolini e gestito e amministrato da un supremo commissario nazista. Se poi vogliamo proprio fare questo genere di conti possiamo anche dire che quelle regioni furono parte dell'Impero Austro Ungarico per almeno cent'anni (Trieste lo fu dal 1382, quando si “diede” agli Asburgo per evitare di finire nelle grinfie di Venezia!) prima di far parte per circa 20 anni dello stato italiano.

- La citazione della canzone asseritamente tradizionale (“anche le pietre parlano italiano”) denota il tipo di preferenze musicali nutrite dai suggeritori e consulenti di Cristicchi, visto che non si tratta affatto di una parte del testo di una canzone tradizionale, ma di una canzone del gruppo fascio-rock “Hobbit”! Quanto alla lingua delle pietre se ci basassimo su quella lo stato italiano può tornare alla rivendicazione di Nizza, Savoia, Malta e Corsica (dove peraltro una lingua di radice più o meno italiana lo parlano anche le persone), ma anche oltre – che dire del Vallo di Adriano in Britannia, di Leptis Magna in Libia?

- Il movimento irredentista era estremamente minoritario nello stesso schieramento nazionale italiano in Austria. Cristicchi forse non sa che i triestini dimostrarono concretamente il loro “amore” per l'Italia al momento della sua entrata in guerra nel maggio del 1915, quando una folla composta in gran parte da italofoni assaltò e distrusse i simboli del partito filoitaliano, a partire dal quotidiano “Il Piccolo”.

- Dopo la prima guerra mondiale Fiume non fu affatto »ricongiunta all'Italia«, semplicemente perché non ne aveva mai fatto parte prima del 1924! Nel 1920 il Trattato di Rapallo stabilì che Fiume sarebbe divenuta uno stato indipendente e alle successive elezioni il partito autonomista prese il doppio dei voti del blocco di partiti, guidato dai fascisti, che volevano l'annessione all'Italia. Che avvenne solo nel 1924 e dopo che nel 1922 un vero e proprio colpo di stato fascista costrinse all'esilio il presidente autonomista dello Stato libero di Fiume, Riccardo Zanella.

- La storia di queste terre non è solo e non principalmente quella di una sorta di »opposti estremismi« nazionali, non solo perché spesso, come già detto, egemoni erano i socialisti, ma anche perché esisteva una forte asimmetria, visto che il nazionalismo italiano dal 1918 in poi potè (e può, come dimostra anche la vicenda dello spettacolo di Cristicchi) contare sull'appoggio attivo dell'apparato civile e militare dello stato italiano.

- La snazionalizzazione di sloveni e croati non ebbe inizio con il fascismo, ma immediatamente dopo l'arrivo delle truppe italiane nella regione. Andrebbe forse aggiunto che l'atteggiamento delle autorità italiane verso la regione annessa fu di tipo coloniale, contraddistinto da una assoluta sfiducia negli indigeni (tutti!) ritenuti inaffidabili per motivi nazionali e/o sociali. Il fascismo, figlio del tutto legittimo dell'Italia liberale, cercherà di portare a compimento l'operazione di “bonifica nazionale” e di “normalizzazione” della regione che verrà continuata dopo la guerra dalla Repubblica “nata dalla Resistenza”.

- “Il fascismo mostra il suo lato peggiore....” è un po troppo generico. Perché non dire che le persone in carne ed ossa che mettevano in pratica tale »lato peggiore« erano in gran parte “indigeni”, come i vari Cobolli Gigli, Coceani, il senatore Gigante e tanti altri, molti dei quali si riciclarono prontamente in dirigenti delle organizzazioni degli esuli e che sono ancora oggi venerati da quelle stesse organizzazioni come luminosi esempi di patriottismo.

- L'equazione italiano = fascista non era così diffusa e scontata, tanto che anche le organizzazioni nazional-rivoluzionarie slovene, come la Borba, seppero distinguere tra fascismo e italiani e strinsero addirittura accordi di collaborazione con gli antifascisti italiani espatriati. Se tale equazione fosse stata così generale e diffusa come si può spiegare poi che numerosissimi sloveni accettarono di militare in un partito italiano e composto in stragrande maggioranza da italiani, come il PCI ?

- Che dopo l'8 settembre il peggio dovesse ancora venire è vero (anche se quanto accaduto prima non fu uno scherzo e pose le premesse del dopo), ma grazie ai nazisti e ai loro collaboratori sloveni, italiani, croati e di altre nazionalità. La popolazione italiana non si trovò affatto “senza difese”, ma partecipò attivamente al »ribaltone«! I “nemici del popolo” non vennero arrestati (e spesso giustiziati) solo dai “partigiani slavi”, ma anche da quelli italiani!

- Citare il fatto che tra gli “infoibati” ci furono anche comunisti per dimostrare che la repressione si abbatté sugli italiani indiscriminatamente è un argomento classico dell'armamentario delle organizzazioni degli esuli, anche se non supportato da nessun esempio concreto. È però indubbiamente vero che durante la guerra vennero liquidati molti comunisti, ma accadde in Istria come in Italia, Slovenia, Francia e altrove. Accadde però per motivi disciplinari o di tradimento, non di appartenenza nazionale. Che poi tra gli “infoibati” ci fossero anche persone che non c'entravano nulla è indubbiamente vero, ma se non si quantifica il loro numero e non si accerta in quali circostanze furono uccisi e da chi, non si può sostenere che si trattò del progetto di eliminare gli italiani in quanto tali.

- Cose c'è di così scandaloso se la Jugoslavia voleva il confine all'Isonzo? Per un certo periodo fu il confine sostenuto da Mazzini!

- “Occupazione jugoslava” - anche nel resto d'Italia per qualcuno la fine della guerra fu una occupazione da parte delle truppe delle “Potenze alleate ed associate” (tra le quali c'era anche la Jugoslavia con Tito capo del governo): lo fu per i fascisti! E poi, visto che nelle file dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo c'erano parecchi “indigeni” dei territori “occupati” siamo forse di fronte al primo caso nella storia di gente che “occupa” casa sua? - Quanto al racconto dell'uccisione della Cossetto, se dicerie, testimonianze mutanti e mutevoli, voci, fossero state utilizzate per avvalorare racconti riguardanti lo sterminio nazista i primi a impegnarsi a smontarne la credibilità sarebbero stati i ricercatori seri (come avvenuto per le affermazioni sul fatto che i nazisti producessero sapone con il grasso delle loro vittime).

- “Nomi e cognomi di infoibati nero su bianco” - gli elenchi di cui parla comprendono anche ad esempio Antonio Ruffini e Renato Castiglione Morelli, dati per infoibati dagli slavi (Ruffini è anche nell'elenco di coloro alla cui memoria la speciale commissione dello Stato ha attribuito un riconoscimento come infoibato) ma di cui è accertato che sono morti da partigiani, massacrati dai nazifascisti?

- “Non si saprà mai quanta gente è sparita”. Ma come è possibile affermarlo mentre si sostiene che fu proprio il fatto che ad essere infoibate furono tantissime persone a spingere la gente ad andarsene per non fare la stessa fine?

- Strage di Vergarolla – La strage avvenne nel momento in cui era ormai noto sia all'Italia che alla Jugoslavia che la città sarebbe stata assegnata alla Jugoslavia. In tale situazione la Jugoslavia non aveva alcun interesse a inimicarsi l'opinione pubblica mondiale, ne con una strage ne con una partenza di massa della popolazione. A sostenere che siano stati gli jugoslavi a causare la strage furono i servizi segreti italiani e tutto lo schieramento filoitaliano di Pola guidato dal locale CLN. Erano peraltro proprio essi ad avere il maggiore interesse ad attribuire agli jugoslavi la strage per screditarli di fronte all'opinione pubblica mondiale. Ma essa era funzionale anche a “convincere” a partire il maggior numero possibile di abitanti di Pola quale presupposto per poter contestare le scelte della Conferenza di Pace nella prospettiva di una revisione dei confini (CLN di Pola al suo arrivo in Italia cambiò nome in Movimento istriano revisionista). I dati di fatto sono che non si conosce nemmeno il tipo e la quantità degli ordigni (e dell'esplosivo) che deflagrarono e che le autorità Anglo – Americane accettarono di indennizzare le vittime, ammettendo così implicitamente le proprie responsabilità per l'accaduto.

- L'esodo non era affatto l'unica via, tanto che alcuni tra gli stessi esponenti delle organizzazioni degli esuli (per non parlare dei singoli profughi, alcuni dei quali tornarono anche indietro) a partire dagli anni '60 hanno iniziato a porsi anche pubblicamente la domanda se l'esodo fosse stata la scelta giusta (ad esempio il già citato Guido Miglia).

- Che l'esodo da Pola sia avvenuto senza “un gesto scomposto” si può dirlo solo “dimenticando” l'uccisione, proprio il 10 febbraio del 1947, del generale britannico Robert De Winton da parte della “passionaria fascista” e funzionaria del CLN di Pola e del CLN dell'Istria Maria Pasquinelli.

- Il “terrore di parlare italiano” risulta strano in una situazione in cui gli impiegati pubblici rimasero a lungo quelli dell'epoca fascista, in cui le scuole italiane continuarono ad operare indisturbate e in cui l'italiano era una delle lingue ufficiali della regione.

- I rimasti dovettero confrontarsi con una “lingua sconosciuta” ... che in realtà erano due – sloveno e croato. Ma d'altra parte come pretendere che Cristicchi sappia distinguere tra “tribù più o meno abbaianti lingue incomprensibili“, come ben si espresse in proposito un personaggio tuttora molto apprezzato negli ambienti delle organizzazioni degli esuli, Mussolini? E come potevano degli appartenenti a una civiltà superiore (anzi, l'unica civiltà presente in quelle terre) abbassarsi a impararle, anche se erano presenti in quei posti da qualche centinaio d'anni? Dio mio, che onta, imparare la lingua degli “s'ciavi” (schiavi), come venivano (e in certi ambienti vengono tuttora) chiamati simpaticamente sloveni e croati! Anche se poi, in fondo in fondo, molti delle persone partite “perché non si può vivere senza essere italiani” almeno una delle due, magari nella sua forma dialettale, la conoscevano molto bene.

- Goli otok è una vicenda tutta interna al movimento comunista e non ha nulla a che fare con questioni nazionali. Tanto meno hanno diritto a parlarne i dirigenti delle organizzazioni degli esuli, che sui loro giornali riservarono apposite rubriche per additare al pubblico disprezzo gli “stalinisti” istriani trasferitisi in Italia dopo il 1948, ai quali negarono anche il diritto ad accedere all'assistenza prevista per gli altri profughi.

- »Ognuno ha i suoi scheletri negli armadi« è veramente una riflessione profonda ed originale, non c'è che dire! Però poi cita solo fascisti e comunisti, dimenticandosi delle stragi democristian-amerikane, delle stragi coloniali liberali, dell'esportazione della democrazia, ....

Su una cosa però Cristicchi ha indubbiamente ragione: il suo spettacolo non parla di storia, nemmeno di quella degli esuli.




(Sullo spettacolo si vedano anche le recensioni raccolte o linkate alle pagine: