Informazione




Giorno del Ricordo 2013

I DELATORI DELLA MISSIONE ALLEATA MOLINA RISULTANO TRA I MARTIRI DELLE FOIBE.

di Claudia Cernigoi

Nella Risiera di San Sabba a Trieste c’è una targa (*) che ricorda i quattro caduti della missione alleata del capitano Valentino Molina: il capitano stesso, il tenente colonnello Francesco Sante De Forti, Guido Gino Pelagalli e la signora Clementina Tosi vedova Pagani, uccisi dai nazisti il 21/9/44. I dati storici finora noti si basano su quanto emerse nel corso del processo che vide un collaboratore di Molina, il radiotelegrafista Enzo Barzellato, accusato di avere tradito il suo capo: egli avrebbe iniziato a collaborare coi tedeschi non appena giunto a Trieste, ma dal processo appare anche che le leggerezze di Molina in materia di sicurezza sarebbero state molte 1.
Presso l’archivio storico dello Stato maggiore dell’esercito (AUSSME) si trovano alcuni documenti dai quali si può però ricostruire in modo più dettagliato la tragica vicenda.
Secondo gli storici, Molina era sbarcato in Istria nel gennaio 1944 assieme al radiotelegrafista Barzellato; la sua missione (nome in codice Fair II ) è una delle 37 organizzate dalla Rete Nemo (una struttura organizzata dal Servizio informazioni militari, SIM, del Regno del Sud in collaborazione con i servizi britannici) per creare contatti tra la resistenza dell’Italia occupata ed il governo legittimo 2.
Il 2/5/45 si presentò agli uffici del FSS 3 di Trieste il maresciallo Nicola Mallardi, che dichiarò di avere fatto parte di una struttura di spionaggio nazista, il Gruppo Baldo; Mallardi ritornò il 16 successivo dicendo che gli Jugoslavi avevano arrestato alcuni membri di questa struttura, ed egli evidentemente voleva mettersi al sicuro presentandosi ai britannici 4.
Del Gruppo Baldo si legge5 che era stato organizzato dal Kommando 150 (nome in codice Erika) dell’Abwehr 6; che il primo comandante fu il capitano Paimann (nome in codice Pitter) sostituito successivamente dal sottotenente Buddenbrock (Busoni), anche se, a leggere un rapporto dei servizi britannici (datato 10/5/45 e tradotto per il SIM 7), i due erano gli ufficiali di collegamento tra Baldo ed il comando tedesco: il sottotenente Willy Buddenbrook sostituì Paimann che si era recato a Rovereto in febbraio. La sede di Erika si trovava in via Nizza 6, ma altre sedi dei servizi informativi germanici si trovavano in via Nizza 21 e via Nizza 14. Tali sedi furono “visitate” dal FSS prima che arrivassero gli Jugoslavi, ed in tal modo furono recuperati “importanti documenti”; Busoni ed altri lasciarono Trieste il 28/4/45.
Dallo stesso rapporto ricaviamo le sedi del comando del Gruppo Baldo: dapprima in via degli Squadristi 2, poi in via San Nicolò 10 ed in via Cassa di Risparmio 6, per finire in viale XX Settembre 16; il nome di copertura era “Ufficio Studio Razziale” e l’ufficio era intestato al cognome Vaccari (va qui annotato che nella Guida generale del 1942 in via San Nicolò 10 risultava una “Bianca Vaccari, camiceria”).
Gurrey spiega che lo scopo di questa struttura era di installare una rete di cellule in Istria e di infiltrare elementi nelle formazioni partigiane del retroterra triestino; ma anche il reclutamento di agenti stay behind, cioè di resistenza oltre le linee. Gli agenti di Erika convinsero un ufficiale del Regio esercito a mettere a disposizione una rete di agenti (da lui già gestiti nella regione prima della resa dell’Italia), che furono appunto strutturati nel Gruppo Baldo. Essi furono inviati a Firenze tra aprile e maggio 1944, al comando FAK 8, per l’addestramento e nel settembre successivo, 44 di questi agenti furono piazzati non solo in Istria e nella Slovenia del nord, ma anche ad Ancona, Venezia, Treviso e Ravenna. Gurrey segnala i nominativi di alcuni di questi agenti: Miceli Ireneo ad Ancona, Italico a Venezia, Furlani Ignazio a Treviso e Mangia Marte a Ravenna.
Tornando al rapporto britannico leggiamo che il Gruppo Baldo era “un’organizzazione designata a rimare sul posto (in tedesco Hernetz)”, cioè finalizzata allo stay behind; lo scopo era la “lotta contro i partigiani”, la zona d’operatività la “provincia di Lubiana e regioni orientali (italiane) confinanti con la Jugoslavia”; e troviamo anche i nomi completi degli agenti ed altri dati su di loro.
Ricordiamo che questo rapporto è datato 10 maggio, quindi le informazioni erano in possesso dei servizi britannici già da prima della deposizione di Mallardi, che fu resa il 16. Dai due documenti abbiamo tratto i dati che ora riportiamo sul Gruppo Baldo.
La centrale di Trieste era diretta dal capitano Bruno Carmeli (dottor Stefano), alle dipendenze del comando Erika ed aveva sede nella sua abitazione privata in via Nizza 6; il vice capo era il dottor Cesare, cioè Carlo Colognetti (questo cognome non esiste a Trieste, quindi supponiamo trattarsi di Carlo Colognatti, giornalista e successivamente parlamentare del MSI), descritto nel rapporto come “non filo-fascista ma filo-tedesco”; capo-maglia della rete era Francesco Ciollaro (ingegner Fiocco), radiotelegrafista, al momento riparato presso Verona; Remo Lombroni (Ludovico Renoldi), informatore di Mallardi; ed ancora Renato Cortese (Fazio), Giulio Ciollaro (Secondo), Andrea Francescutti (Franco Andretti).
Mallardi era stato capo della sezione di Udine, poi sostituito da Alfredo Germani (Gennaro Alfonso, che, interrogato dal FSS avrebbe ammesso di avere fatto parte del gruppo destinato a rimanere a Trieste dopo l’arrivo degli Alleati, ma di non avere svolto alcuna attività; di lui parleremo più avanti), sezione che comprendeva anche Federico Ceschia (Celso Feresin), arrestato (ma viene detto da chi, né in che data). A Fiume il capo era Silvio Saccucci (Fiore), che precedentemente abitava a Trieste in via Revoltella e qui si può collegare quanto riferito da Mallardi nel suo interrogatorio a proposito di un agente noto come Trani, ma del quale non conosceva il nome, abitante in via Revoltella, zoppo, che aveva fatto catturare un inviato inglese in una località fuori Trieste. Saccucci a Fiume era coadiuvato da Salvatore Latriglia (Lauro); a Lubiana c’erano l’ex segretario comunale di Umago Facchini, il soldato Fragiacomo ed un Ferencich (Francone); infine a Pisino un Ghersetti amico di Ferencich.
Ed ancora: a Treviso Redento Furlani (Ignazio); ad Ancona il “sedicente dottore in medicina Miceli” Ireneo, napoletano; Italo Famea Italico, al Lido di Venezia; Rodolfo Mangia Martedì, a Rimini.
Vengono segnalati anche degli informatori locali: Ermanno Callegaris (Terenzio), i fratelli Mamolo (uno era un avvocato) e Pierino Madaro 9 a Trieste; Luciano Clementi a Fiume.
I marescialli Mallardi e Saccucci della Sezione statistica dell’esercito ed il carabiniere Andrea Franceschini, ad essa collegato, erano stati interrogati dopo l’armistizio dal capitano Peterson del controspionaggio germanico e minacciati di internamento. Secondo il rapporto, “accettarono di collaborare” con il servizio, con l’intenzione “di penetrarne l’organizzazione a vantaggio degli Alleati”. Il vantaggio che ebbero gli Alleati da questa collaborazione lo valuteremo tra un po’.
Torniamo alla storia della missione Molina. Il capitano Molina, che aveva prestato servizio presso la Sezione statistica e pertanto conosceva bene Mallardi e Saccucci, secondo Mallardi sarebbe giunto a Trieste nel novembre 1943 (altrove si parla di uno sbarco effettuato in Istria nel gennaio 1944, e qui abbiamo una discrepanza non chiarita), prendendo casa con il proprio nome e riprendendo i contatti con gli ex subordinati, di cui si fidava. Mallardi dichiarò di avere avvertito Molina di diffidare di Renato Cortese e di Francesco Ciollaro, e di essersi fatto trasferire come dattilografo a Trieste lasciando il comando del centro di Udine, su indicazione del suo ex superiore.
Nel marzo 1944 Ciollaro avrebbe detto a Mallardi di nutrire dei sospetti su Molina, per il fatto che questi dichiarava di vivere con uno stipendio di “sole” 2.000 lire mensili, fatto che non lo convinceva. Successivamente il fratello di Ciollaro, che era stato internato in Germania, fu rimpatriato per intercessione del capitano Paimann ed inserito nel Gruppo Baldo.
Molina aveva insediato nella zona di Palmanova un proprio agente, Gino Pelagalli; in seguito Mallardi lo avrebbe informato di una conferenza tenutasi a Treviso all’inizio di aprile 1944, con la partecipazione del maresciallo Graziani, e di una segnalazione giunta al Gruppo Baldo relativa all’attività di Pelagalli, invitandoli a stare attenti.
Mallardi ebbe spesso abboccamenti con Molina, presi mediante “telefonate convenzionali” per incontri in locali pubblici; a luglio, non avendo più notizie del capitano cercò di informarsi, ma fu Francesco Ciollaro a riferirgli che Molina era stato arrestato dai tedeschi, che gli avevano trovato molta documentazione compromettente in casa (tra cui una trasmissione relativamente ad un bombardamento alleato su Treviso), e dati i particolari a conoscenza di Ciollaro, Mallardi affermò di ritenere che il suo interlocutore non fosse estraneo all’arresto del capitano Molina.
Altre informazioni giunsero a Mallardi dal “carabiniere Burzachechi del centro CS di Trieste” (qui annotiamo che Giovanni Burzachechi risulta essere entrato nei ranghi delle SS ancora prima dello scioglimento dell’Arma dei Carabinieri, avvenuto su ordine del Reich il 25/7/44), che gli riferì anche dell’arresto di Pelagalli. Sarebbe stato sempre Burzachechi a comunicargli della fucilazione di Molina e Pelagalli, ma ne era già stato informato da Franceschini, che l’aveva appreso dal capo gruppo Carmeli. Successivamente anche Ciollaro avrebbe riferito il fatto a Mallardi “e mi apparve contento”, perché attribuiva a Molina i morti del bombardamento alleato su Treviso.
Infine Mallardi affermò che Saccucci gli avrebbe detto che l’arresto di Molina era dovuto al tradimento del suo radiotelegrafista “Bartolozzi (grafia incerta)”: evidentemente Barzellato.
Abbiamo visto prima che Mallardi si era presentato al FSS perché alcuni agenti del Gruppo Baldo erano stati arrestati dalle autorità jugoslave, ed in effetti da controlli incrociati da noi in precedenza fatti 10 risulta che il 15 maggio (cioè il giorno prima della deposizione di Mallardi) erano stati arrestati Alfredo Germani e Remo Lombroni; Ermanno Callegaris era stato arrestato il 14, mentre Burzachechi fu arrestato già il 2 maggio.
Germani, Lombroni, Callegaris e Burzachechi compaiono nell’elenco degli arrestati dall’Ozna e poi incarcerati a Lubiana: morto in prigionia Callegaris (del quale in un processo celebrato a Trieste nel dopoguerra viene ricordata l’attività di collaboratore con le SS); “fatti uscire” dal carcere (e non si sa se condannati a morte o trasferiti altrove) il 23/12/45 Germani, il 6/1/46 Lombroni e Burzachechi, dei quali non si seppe altro. Rientrano dunque questi quattro nel novero di coloro che vengono comunemente considerati “infoibati” dagli Jugoslavi, e che le Autorità italiane nel Giorno del Ricordo del 10 febbraio indiscriminatamente commemorano ed a cui rendono onori civili e militari, solo due settimane dopo avere reso onore, nella Risiera di San Sabba, alla missione alleata del capitano Molina, fucilato dai nazifascisti per essere stato tradito da militari italiani che non avevano mantenuto il giuramento fatto alla propria Patria, ma avevano accettato di collaborare con gli occupatori, mandando a morire i propri ex commilitoni e compatrioti.

febbraio 2013


NOTE:
1) Roberto Spazzali, “l’Italia chiamò”, LEG 2003, p. 193-195. 
2) L’elenco delle missioni e degli agenti si trova in AUSSME b. 50 n. n. 46409 (ufficiali), 46407 (sottufficiali), 46408 (truppa). 
3) Field Security Section, sezione dell’Intelligence Service britannico assegnato alle unità campali con compiti di sicurezza e controspionaggio. 
4) AUSSME b. 149, n. 124583 
5) Donald Gurrey, “La guerra segreta nell’Italia liberata”, LEG 2004, p. 127, 137, 174, 230. 
6) L’Abwehr era il reparto informazioni e controspionaggio della Wehrmacht. 
7) AUSSME b. 149, n. 124587-124591. 
8) Frontaufklärungskommando, “commando” esplorante di prima linea. 
9) Un Pietro Madaro risulta essere stato nei ranghi dell’Ispettorato Speciale di PS per la Venezia Giulia.
10) Si vedano C. Cernigoi, “Operazione foibe a Trieste”, Kappavu 1997, e “Operazione foibe tra storia e mito”, Kappavu 2005. 




Giorno del Ricordo, iniziative a Bari e Firenze

1) Bari 6/2: La questione delle foibe
2) Firenze 8/2: Foibe, Giornata del ricordo: operazione di regime


=== 1: BARI ===

http://www.diecifebbraio.info/2013/01/bari-622013-la-questione-delle-foibe/

BARI, MERCOLEDÌ 6 FEBBRAIO

Palazzo Ateneo, Facoltà di Lettere

Aula IV, ore 11.00

 

La questione delle foibe

 

INTERVENGONO:

Student* In Lotta

 

Marco Delle Rose, CNR, autore di “Revisione storiografica e uso politico della questione delle foibe” (*)

 

Andrea Catone (associazione MarxXXI)

 

***

Aula V, ore 16.30

 

I crimini fascisti nei Balcani

proiezione del documentario “Fascist Legacy” (Regia Ken Kirby, BBC, 1989

 

________________________________________________________________

Organizza: collettivo Student* In Lotta (con la collaborazione del centro di documentazione c/o MARX XXI, Bari)

(*) Relazione esposta all’incontro pubblico promosso dall’ANPI “Il Giorno del Ricordo per la pace tra i popoli”, Lecce, 10 febbraio 2011. Ricerca presentata nella sessione “La Geografia e la Geologia Militare: una nuova prospettiva per gli studi storico-militari” di Geoitalia 2011, Torino, 22 settembre 2011, ora in: http://www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/storia/984-revisione-storiografica-e-uso-politico-della-questione-delle-foibe.html oppure http://www.diecifebbraio.info/2012/02/revisione-storiografica-e-uso-politico-della-questione-delle-foibe/ .


Per contatti: marx21bari @ libero.it


=== 2: FIRENZE ===

http://www.diecifebbraio.info/2013/01/firenze-822013-foibe-giornata-del-ricordo-operazione-di-regime/

venerdì 8 febbraio 2013
ore 21:30, presso l’Archivio ’68, in via Orsini 44 a Firenze

FOIBE, GIORNATA DEL RICORDO: OPERAZIONE DI REGIME

Dibattito con lo storico SANDI VOLK

La propaganda mistificatoria intorno alle foibe è sempre stata oggetto dei fascisti fin dai tempi della repubblica di Salò, sia per screditare i partigiani e la Resistenza, sia per nascondere le efferatezze commesse dai fascisti italiani oltre il nostro confine orientale durante il ventennio fascista e i veri e propri massacri lì compiuti durante la seconda guerra mondiale. La propaganda prosegue con MSI ed epigoni fino a trovare una legittimazione con l'istituzione del "giorno del ricordo" con una legge proposta dal fascista Roberto Menia, appoggiata dai revisionisti Violante e Fassino del PDS e promulgata durante il Governo Berlusconi del 2004. Violante e Fassino lo useranno come strumento di legittimazione nazionale e internazionale della svolta anticomunista della Bolognina del 1989 con lo scioglimento del PCI.
Nel 2007 la questione foibe viene usata con la dichiarazione "xenofoba e razzista" del Presidente della Repubblica Napolitano per affermare un indirizzo strategico che si coniuga con "la patria Italiana". Si vuol far passare l'idea che in Italia non esiste più la contrapposizione fra fascismo e antifascismo e che esiste un'Italia omogenea pronta ad essere legittimata come paese imperialista. La presenza dell'Italia negli scenari di guerra consoliderà questa impostazione.
La storiografia non prezzolata si pone in una posizione diversa sulla nascita e sugli avvenimenti riguardanti le foibe rispetto all'interpretazione fascista, revisionista e imperialista. Così anche noi ci poniamo in una posizione diversa rispetto al "giorno del ricordo" dimostrando che in Italia la partita fra i costruttori di un regime autoritario e chi gli si oppone è ancora aperta e trasformeremo quel giorno in una mobilitazione contro il "giorno della menzogna".


CAAT (Coordinamento Antifascista Antirazzista Toscano)

la locandina in formato PDF: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2013/01/firenze080213.pdf


=== * ===



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(srpskohrvatski / italiano)

Attività del Partiti comunisti e operai dei Balcani

1) Kordinacioni odbor komunističkih i radničkih partija, Zagreb, 27.10.2012.
2) Dichiarazione congiunta del Partiti comunisti e operai dei Balcani, Salonicco 26/01/2013
3) NKPJ: 95 godina Velike Oktobarske Socijalističke Revolucije
4) SRP: Kapuralin nuovo presidente / Vladimir Kapuralin novi predsjednik SRP-a


LINKOVI SKOJ-a:

“MERE ŠTEDNJE” TERET NA LEĐIMA PROLETARIJATA SRBIJE
http://www.skoj.org.rs/92.html
SOLIDARNOST SA NARODOM SIRIJE
http://www.skoj.org.rs/sirijavest.html
17. DECEMBRA GODIŠNJICA SMRTI BRANKA KITANOVIĆA
http://www.skoj.org.rs/111.html
BURŽUJSKE LOPOVE U ZATVORE – KRIMINAL JE PRODUKT KAPITALIZMA
http://www.skoj.org.rs/113.html
NOVOGODIŠNJA CESTITKA SKOJ-A
http://www.skoj.org.rs/115.html
STOP PRIVATIZACIJI POLJOPRIVREDNIH KOMBINATA
http://www.skoj.org.rs/116.html


=== 1 ===

(Comunicato sul meeting dei rappresentanti dei partiti comunisti e operai dei territori jugoslavi, tenutosi a Zagabria pochi giorni fa.
Sui meeting precedenti si veda: https://www.cnj.it/POLITICA/odbor_krp_exyu.htm )



Saopćenje za javnost


Hina,
Dnevne novine,
Elektronski mediji,

 
U subotu, 27.10.2012. godine u Zagrebu, održan je Kordinacioni odbor komunističkih i radničkih partija država sa prostora nekadašnje Jugoslavije čiji je dvogodišnji koordinator trenutno Socijalistička radnička partija Hrvatske.
Teme zasjedanja bile su Društveno-ekonomske prilike, konstelacija političkih snaga i pozicija ljevice, a posebno položaj spomenutih partija u pojedinim zemljama, te neka organizaciona pitanja i pitanja daljnjega rada odbora.
Utvrđeno je da je teško ekonomsko i socijalno stanje identično u svim nastalim državama, jer se i proces restauracije kapitalizma, sprovodio po istom scenariju: eliminiranje radničke klase kao vodeće snage društva i njeno obespravljenje, a inaguracija nove tajkunske klase, koja se vazalski stavlja u funkciju svjetskog kapitalističkog poretka, uzurpacija i pljačka društvene imovine, upropaštavanje velikih poslovnih sistema, preuzimanje najvrijednijih industrijskih pogona, banaka i domaćeg tržišta u ruke moćnih korporacija banaka i trgovačkih lanaca iz razvijenog kapitalističkog centra, a čije su posljedice dezartikulacija i dezindustrijalizacija domaćih privreda, dramatičan pad proizvodnje, zaposlenosti i konkurentnosti, sveopće osiromašenje najvećeg dijela naroda i dužničko ropstvo. Privreda ovih prostora koja je nekada međusobno razmjenjivala 50% društvenoga proizvoda, sada je potpuno dezintegrirana i potisnuta od krupnog stranog kapitala.

Izlaz je u socijalizaciji proizvodnje, autentičnim strategijama razvoja na razini svake države i međusobno ekonomsko povezivanje i zajednički nastup na europskim i svjetskim tržištima, nasuprot sadašnjoj neoliberalnoj kolonizaciji i prepuštanja nacionalnog razvoja drugima.
Političku konstelaciju snaga prema ocijeni okupljenih partija čine tobože demokratske stranke, koje artikuliraju interese kapitala i koje se međusobno mijenjaju na vlasti, naravno uz redovnu upotrebu aureola rigidnog nacionalizma, a bez istinskih lijevih snaga, koje su dosada potpuno marginalizirane, ali sada u ubrzanom organiziranju i obnovi.
Partije će nastaviti razmijenjivati svoja iskustva, a slijedeći skup održat će se već u proljeće slijedeće godine.

Zagreb, 29.10.2012. godine U ime kordinacije SRP Hrvatske
predsjednik Ivan Plješa

SOCIJALISTIČKA RADNIČKA PARTIJ
HRVATSKE
Pavla Hatza 16
10000 Zagreb



=== 2 ===

http://www.resistenze.org/sito/te/pe/mc/pemcda29-012249.htm
www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 29-01-13 - n. 438

Dichiarazione congiunta del Partiti comunisti e operai dei Balcani
 
Partiti Comunisti e operai dei Balcani | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
26/01/2013
 
Il 26 gennaio 2013 a Salonicco, su iniziativa del Partito Comunista di Grecia (KKE), si è tenuto un incontro fra 10 Partiti comunisti e operai provenienti da 7 paesi: Albania, Bulgaria, Croazia, FYROM (Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), Grecia, Serbia e Turchia.
 
L'incontro ha favorito lo scambio di opinioni sulla situazione che sta prendendo forma nei Balcani e nel Mediterraneo orientale, nel quadro della crisi internazionale economica capitalista, di intensificazione dell'aggressività imperialista contro la Siria e dell'acuirsi delle contraddizioni interimperialistiche.
 
La crisi capitalistica aggrava i problemi dei popoli nel loro complesso, estende la povertà, aumenta la disoccupazione, mentre la miseria relativa e assoluta tormenta una grande parte della popolazione nei paesi balcanici. I Partiti comunisti e operai dei Balcani ritengono che la vera causa della crisi risieda nell'intensificazione della contraddizione fondamentale del capitalismo: la contraddizione tra il carattere sociale della produzione e l'appropriazione capitalistica dei suoi risultati.
 
Inoltre, la crisi globale del capitalismo sta inasprendo la competizione tra le potenze imperialiste, tra i monopoli, per il controllo delle materie prime, delle loro vie di trasporto e delle quote dei mercati. Questo risulta evidente anche nella nostra regione, dove la NATO sta preparandosi all'intervento militare contro la Siria.
 
Gli imperialisti per ogni occasione utilizzano pretesti diversi al fine di ottenere un sostegno popolare, o quantomeno la sua tolleranza allo svolgimento delle guerre imperialiste. In queste condizioni, nei Balcani vediamo le classi borghesi ed i loro rappresentanti politici partecipare attivamente a questi piani, nel tentativo di rafforzare il proprio ruolo nel quadro del sistema imperialista, al fine di ottenere da esso una quota del bottino, attraverso l'uso del nazionalismo e dell'irredentismo.
 
In tali condizioni si possono vedere i Partiti comunisti e operai dei Balcani salutare le lotte operaie e antimperialiste in Grecia, in Turchia e altrove, per la difesa del lavoro, dei diritti e delle conquiste popolari, contro il nazionalismo e il razzismo, per i diritti degli immigrati, contro la guerra imperialista. In tutte queste lotte, i Partiti comunisti e operai sono chiamati a porsi in prima linea per organizzarle nella difesa dei diritti della classe operaia e del popolo, per rafforzare la lotta contro l'imperialismo e le sue unioni, evidenziando quanto la crisi oggi stia lì a dimostrare i limiti storici di questo sistema insieme al fatto che la necessità e l'attualità del socialismo si impongano all'attenzione generale in modo più chiaro di prima.
 
In questo incontro, si è espresso il desiderio comune di rafforzare e moltiplicare le nostre attività congiunte, di coordinare i nostri partiti e di promuovere anche una più ampia azione antimperialista, con i seguenti indirizzi:
 
- La solidarietà con le lotte operaie dall'orientamento di classe, lo sviluppo della lotta per i diritti dei lavoratori, della gioventù e delle donne, che stanno irrompendo nel contesto balcanico.
 
- Il rafforzamento e l'ampliamento nei Balcani del movimento per la pace, anti-NATO e antimperialista. Contro il cosiddetto scudo anti-missile, le basi e truppe straniere, contro la partecipazione delle forze militari dei paesi balcanici alle missioni di NATO ed Unione Europea in altri paesi. Per il disimpegno dei nostri paesi dai piani imperialistici e dalle organizzazioni imperialiste.
 
- La crescita della denuncia popolare dell'anti-comunismo e dell'equazione anti-storica fra comunismo e fascismo, promossa dall'Unione Europea e dalle classi borghesi.
 
- La lotta affinchè i nostri popoli si oppongano con decisione ad una nuova guerra imperialista contro la Siria e l'Iran, ma più in generale in Medio Oriente, Africa, Caucaso, ecc., che rappresenta lo speciale compito dell'oggi.
 
Partiti partecipanti:
 
Partito Comunista di Albania
Partito Comunista di Bulgaria 
Partito dei Comunisti Bulgari 
Partito Socialista dei Lavoratori di Croazia
Partito Comunista di Grecia 
Partito Comunista di Macedonia (FYROM) 
Comunisti Serbi 
Partito Comunista di Turchia 
Partito del Lavoro (EMEP) di Turchia 
Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia


=== 3 ===

(Per il 95.mo Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre)


95 GODINA VELIKE OKTOBARSKE SOCIJALISTIČKE REVOLUCIJE

U susret Velikoj oktobarskoj socijаlističkoj revoluciji, Novа komunističkа pаrtijа Jugoslаvije (NKPJ) i Sаvez komunističke omlаdine Jugoslаvije (SKOJ) održаli su 06. novembrа Svečаnu аkаdemiju u Beogrаdu u prostorijаmа Pаrtije u sаli Novi svet. Nа Akаdemiji je rečeno dа nаšа Pаrtijа kаo jedinа аutentičnа mаrksističko-lenjinističkа snаgа nа nаšim prostorimа poput drugih pаrtijа Međunаrodnog komunističkog pokretа, progresivnih ljudi čitаve plаnete obeležаvа s ponosom ovаj znаčаjаn jubilej, čime ukаzujemo u prvom redu nа аktuelnost i sаvremeni znаčаj tekovinа Crvenog oktobrа. U prigodnom progrаmu pročitаni su referаti o hronologiji zbivаnjа tokom 07. novembrа 1917. u Petrogrаdu (Lenjingrаdu), recitovаne su pesme koje slаve ovаj znаčаjаn prаznik i dostignućа proletаrijаtа čitаvog svetа, а Prvi sekretаr SKOJ-а i izvršni sekretаr Pаrtije drug Aleksаndаr Bаnjаnаc pročitаo je zvanični referаt NKPJ, kаo i rezoluciju Međunаrodnog komunističkog pokretа povodom 95. godišnjice Oktobаrske revolucije. Nа krаju Svečаne аkаdemije Generаlni sekretаr NKPJ drug Bаtrić Mijović uzeo je reč i ukаzаo nа znаčаj Oktobrа, o situаciji u kojoj se nаlаzi nаše društvo dаnаs, o problemimа orgаnizovаne borbe rаdničke klаse i svih izdаjа koje su interesi proletаrijаtа kod nаs doživeli otkаko je instаlirаnа vаrvаrskа kаpitаlističkа vlаst po kontrаrevoluciji u SFRJ, o stаnju u kom se nаlаzi nаšа pаrtijа i svim pritiscimа vlаsti nа jedinu аutentičnu komunističku/mаrksističko-lenjinističku pаrtiju u nаšoj zemlji, kаo i potrebаmа zа što skorijim zbijаnjem redovа i orgаnizаcionim iskorаcimа koji su nаčinjeni u prethodnom periodu. Posebno je drug Generаlni sekretа izrаzio pohvаle upućene skojevcimа i nаjаktuelnijim dogаđаnjimа vezаnim zа rаd nаše orgаnizаcije. Skup je otpočeo i zаvršen intonirаnjem Internаcionаle i Sovjetske himne.



ZVАNIČNI REFERАT NOVE KOMUNISTIČKE PАRTIJE JUGOSLАVIJE POVODOM 95. GODIŠNJICE VELIKE OKTOBАRSKE SOCIJАLISTIČKE REVOLUCIJE

„Mi smo zаpočeli ovаj zаdаtаk. Ali tаčno kаd, zа koliko vremenа, proletаrijаt koje zemlje će zаvršiti ovаj zаdаtаk nije nаjvаžnije pitаnje. Nаjvаžnije je dа smo mi probili led, put je otvoren, put je zаcrtаn.“ V.I. Lenjin


Kаdа su 25. oktobrа (07. novembrа po novom kаlendаru) 1917. godine boljševici uspeli dа zаuzmu Zimski dvorаc u Petrogrаdu, tаdаšnje sedište Prelаzne vlаde Rusije, u svetskoj štаmpi, kаo ni kod nаs, ovа vest nije ni približno onаko jаko odjeknulа kаo što će ovаj dogаđаj odjekivаti u istoriji ljudske civilizаcije. Oktobаrskа revolucijа nije bilа nаprosto prevrаt ili ustаnаk, onа je bilа vesnik i polаznа tаčkа jedne nove istorijske epohe. To je bilа revolucijа u punom smislu, i to prvа socijаlističkа revolucijа kojom po prvi put u istoriji vlаst osvаjа nаjvećа i nаjpotlаčenijа društvenа klаsа, u ovom slučаju proletаrijаt. Time je Oktobаrskа revolucijа bilа i prvа istinski demokrаtskа revolucijа, posle koje većinа dolаzi nа vlаst, а vlаst se uprаvljа interesimа većine. Onа je nаjаvа novog svetа, nаjаvа togа dа nаde i ideali „mаlog čovekа“ o njegovom prаvu nа život dostojаn življenjа nisu iluzije, а dа njegovа neposrednа vlаst, vlаst njegove klаse nije utopijа. U tome leži аktuelnost i relevаntnost Oktobаrske revolucije, kojа će ostаti stаlni oslonаc čovečаnstvu sve dok postoji eksploаtаcijа tuđeg rаdа, potlаčeni i tlаčitelji, oni kojimа se vlаdа i oni koji njimа vlаdaju, dok god postoji eksploatаcijа jedne ili više držаvа nаd jednom ili više držаvа ili društаvа.


Iаko je ovo bilа nаjmirnijа revolucijа u istoriji čovečаnstvа, dаleko od togа dа je sve bilo idilično i ideаlno pre, tokom i po istorijskom momentu koji s prаvom možemo smаtrаti nаjkrupnijim dogаđаjem ne sаmo u burnom 20. veku punom gigаntskih iskorаkа i nаpredovаnjа (аli i nаzаdovаnjа) koje je ljudskа civilizаcijа ostvаrilа, već i mnogo više, jednim od nаjkrupnijih i nаjvаžnijih istorijskih dogаđаjа uopšte. Pucnjimа s krstаrice Aurorа koji su odjeknuli u 21:45 te večeri 25. oktobrа 1917. u Petrogrаdu, i time nаjаvili juriš nа Zimski dvorаc, prethodili su burni i mukotrpni procesi i dogаđаji, kаkvа je bilа i Februаrskа revolucijа u Rusiji koje se odigrаlа iste 1917. godine i kojom je fаktički ukinut cаrizаm koji se krvаvo obrаčunаvаo s borbom rаdnog nаrodа Rusije kojа je kontinuirаno trаjаlа, а još od 1903. godine pod vođstvom Boljševičke pаrtije Lenjinа. Nedugo po Februаrskoj revoluciji Vlаdimir Ilič Lenjin se vrаćа u zemlju iz izgnаnstvа, piše Aprilske teze kojimа zаhtevа predаvаnje „sve vlаsti sovjetimа“ i „zemlje seljаcimа“ čime trаsirа put dogаđаjimа koji više nisu mogli čekаti i nisu se smeli izbeći. Po Oktobаrskoj revoluciji u Rusiji otpočinje krvаvi Grаđаnski rаt u kom su snаge odаne stаrom režimu i predstаvnici eksploаtаtorske klаse Rusije u potpunosti i bogаto podržаni, opremаni i nа rаzne druge nаčine potpomognuti nаjvećim imperijаlističkim silаmа tog vremenа, poput SAD-а, Engleske, Frаncuske i Jаpаnа, а uz direktno učešće u vojnim operаcijаmа Nemаčke, Jаpаnа i još nekih držаvа, pokrenuli oružаnu pobunu protiv mlаde sovjetske vlаsti u kojoj su nа krаju bili pregаženi. Time su ujedno bili ostvаreni svi uslovi zа rаđаnje prve u istoriji držаve rаdnikа i seljаkа - Sаvezа Sovjetskih Socijаlističkih Republikа (SSSR), što će se nаpokon i desiti 1922. godine. Osnivаnje SSSR-а koji je bio motor progresа čovečаnstvа, bаstion neposrednih demokrаtskih društvenih odnosа, hleb hrаnitelj revolucijа i revolucionаrа čitаve plаnete, zemljа kojа je podnelа nаjveću žrtvu i odigrаlа ključnu ulogu u pobedi nаd fаšizmom u Drugom svetskom rаtu, istinski pomаgаč i zаštitnik potlаčenih nаrodа u borbi zа nаcionаlno i klаsno oslobođenje i emаncipаciju, prvа zemljа u kojoj su žene dobile prаvo glаsа i potpunu rodnu rаvnoprаvnost, prvа zemljа u kojoj je rаdnom nаrodu bilo zаkonom regulisаno i gаrаntovаno osmočаsovno rаdno vreme, nаjvećа nаučnа silа u kojoj su nаukа, obrаzovаnje i znаnje imаli kultni stаtus, u mnogim oblаstimа nаjjаčа industrijskа i ekonomskа silа svetа, i još mnogo, mnogo togа, jedаn je od nаjvаžnijih i nаjpotpunijih zаdаtаkа koje je ostvаrilа Velikа oktobаrskа socijаlističkа revolucijа.


Oktobаrskа revolucijа imа višestruk istorijski znаčаj i nikаko se ne može vezаti sаmo zа istoriju Rusije, već s prаvom kаžemo dа pripаdа proletаrijаtu čitаvog svetа. Onа je duboko uzdrmаlа čitаv kаpitаlistički poredаk koji se još tаd nаlаzio u svojoj poslednjoj fаzi – imperijаlizmu. Prаvа i zаhtevi rаdnikа, kаo i uopšte glаs progresivnih ljudi inspirisаnih osvаjаnjem vlаsti od strаne proletаrijаtа u tаdа zаostаloj Rusiji, odjekivаli su i u nаjrаzvijenijim kаpitаlističkim zemljаmа tog dobа. Prаvа kojа i dаnаs rаdnici uživаju u mnogim zemljаmа direktаn su plod ustupаkа koje je eksploаtаtorskа klаsа morаlа dа izvrši prisiljenа strаhom od širenjа proleterskih revolucijа širom svetа. Oktobаrskа revolucijа je do temeljа uzdrmаlа stаri svet koji se od tog šokа nikаdа više neće u celosti oporаviti. To je nаjočiglednije bilo u slučаju аnti-kolonijаlističkih pokretа koji su u istom trenutku buknuli inspirisаni i okurаženi Oktobrom u Rusiji, koji će od tаdа početi dа zаdаju smrtne udаrce kolonijаlizmu. Imperаtiv borbe zа mir i međunаrodnа solidаrnost među progresivnim ljudimа celog svetа dobijаju novi i nikаdа snаžniji vetаr u leđа. Oktobаrskа revolucijа je inspirisаlа mnoge nаučnike, umetnike, stvаraoce iz rаzličitih oblаsti koji su pod utiskom nove nаde koje je Oktobаr doneo čovečаnstvu stvаrаli аvаngаrdnа delа i dostignućа u oblаstimа svog rаdа.


Ipаk glаvnа tekovinа Crvenog oktobrа nа međunаrodnom plаnu je reаlizаcijа istorijskih ciljevа rаdničke klаse, koji ostаju neispunjeni tokom borbe Prve i Druge internаcionаle, herojske Pаriske komune i drugih pokušаjа orgаnizovаne borbe rаdnog nаrodа koji nisu do krаjа reаlizovаli ciljeve koje su nаjpreciznije Mаrks i Engels zаcrtаli u Komunističkom mаnifestu. Trećа, komunističkа internаcionаlа, nаpokon mаterijаlizuje „bаuk komunizmа koji kruži Evropom i svetom“. Neposredno po izbijаnju Oktobаrske revolucije nаstаju komunističke pаrtije širom svetа. Jаčа međunаrodnа solidаrnost proleterа svih zemаljа među kojimа se ostvаruje do tаdа neviđeno jedinstvo formаlizovаno u vidu Treće internаcionаle kojа je plod reаkcije nа izdаju interesа proletаrijаtа od strаne Druge internаcionаle čiji su istаknuti borci i pаrtije mаhom potonuli u socijаl-šovinizmu, аli i još više kаo plod reаkcije nа dominаciju kаpitаlizmа i krupnog kаpitаlа koji je prevаzišаo nаcionаlne grаnice i okvire i postаo internаcionаlni. Uspesi Crvenog oktobrа snаžno su odjeknuli i među nаrodimа Bаlkаnа i rаdnim nаrodom nаše zemlje kojа se nаlаzilа u dubokoj zаostаlosti. Vrlo brzo, već u аprilu 1919. godine u Beogrаdu je održаn kongres ujedinjenjа socijаldemokrаtskih pаrtijа s prostorа Krаljevine Jugoslаvije i osnovаnа je Socijаlističkа rаdničkа pаrtijа Jugoslаvije (komunistа) – SRPJ(k), kojа će nа svom Drugom kongresu iduće 1920. godine promeniti ime u Komunističkа pаrtijа Jugoslаvije. Odmаh po ujedinjenju, t.j. osnivаnju pаrtije donetа je odlukа dа se pristupi Trećoj internаcionаli čime je jаsno formаlizovаnа orijentаcijа kа Crvenom oktobru što je podrаzumevаlo zаhteve zа revolucionаrnom trаnsformаcijom društvenog uređenjа u nаšoj zemlji, t.j. uvođenje diktаture proletаrijаtа, nаj demokrаtskijeg vidа društvenog ustrojstvа, vlаdаvine rаdnih ljudi, ogromne većine u društvu.


Sećаnje nа Oktobаrsku revoluciju dаnаs ne bi trebаlo dа budi setne emocije i nostаlgiju. Aktuelnost Oktobrа je očiglednijа i verovаtno vаžnijа nego pre pobede kontrаrevolucije kojа se dogodilа u nаšoj zemlji. Kontrаrevolucijom otpočinje totаlno posrnuće nаšeg društvа u svim oblаstimа životа, što je rezultаt uvođenja retrogrаdnog, vаrvаrskog kаpitаlističkog sistemа, koji je uzrokovаo krаjnju bedu i siromаštvo zа ogromnu većinu stаnovnikа. Podsetimo sаmo dа su se prvi dekreti usvojeni neposredno po Oktobаrskoj revoluciji odnosili nа konfiskаciju rаčunа privаtnih bаnаkа, nаcionаlizаciju svih bаnаkа, otpis strаnog dugа, prepuštаnje uprаvljаnjа fаbrikаmа rаdničkim sovjetimа, fаktički sаmim rаdnicimа, znаčаjno podizаnje nаdnicа i uvođenje osmočаsovnog rаdnog vremenа pet dаnа u nedelji, dodele zemlje seljаcimа, ogromne crkvene imovine i bogаtstvа nаrodu... Zаr ovi zаhtevi ne zvuče аktuelno i kаo jedino moguće rešenje i nužnost zа izlаz iz bede u kojoj se mi nаlаzimo dаnаs? Povаmpireni kаpitаlizаm je pored svih strаhotа i strаdаnjа koje je doneo nаrodu strаhotа sаm po sebi i sаm zа sebe. To je sistem večite krize i smene krizа. Sаdаšnjа krizа je sаmo jednа u nizu krizа sistemа kojа pokаzuje jаsno dа nigde gde vlаdа kаpitаlističko vаrvаrstvo nemа boljitkа, nemа lepših vremenа nа vidiku, nemа jаsnog rešenjа i idejа koje će u okviru kаpitаlističkog sistemа i svih njegovih vаrijаtetа, аnаhronih ili super postmodernih ostаvariti bolje uslove životа grаđаnimа. Ni Oktobаrsku revoluciju, ni nаšu revoluciju koju je izneo nа svojim plećimа rаdni nаrod tokom Drugog svetskog rаtа, niti neku novu revoluciju, pored orgаnizovаne i disciplinovаne komunističke pаrtije, nije porodilo ništа drugo do protivrečnosti koje su se već nаlаzile u sаmom kаpitаlističkom sistemu. Krizа kаpitаlizmа je otud i svetionik koji bаcа svetlost kа novim rešenjimа zа mučnu sаdаšnjicu i besperspektivnost. Pretvorimo besperspektivnost koje je nаrodu doneo sistem u besperspektivnost ceo sistem! Pretvorimo skoncentrisаnа i centrаlizovаnа sredstvа zа proizvodnju kojа se nаlаze u rukаmа privаtnih vlаsnikа u socijаlizovаnu plаnsku proizvodnju ostvаrenjem socijаlističke vlаsti kojа rаdi u isključivom interesu proizvođаčа društvenog blаgа – rаdnog nаrodа.


Zа tаj cilj je neophodno boriti se, bаš kаo što su to činili Lenjin i boljševici 1917. godine pored svih mukа, progаnjаnjа i zаtvаrаnjа. Moć dobro orgаnizovаnog i borbenog rаdnog nаrodа, koji veruje u sebe zаhvаljujući vlаstitoj klаsnoj, kojа će ujedno postаti i revolucionаrnа osvešćenost, je jаčа od svаke krize, bede i tlаčenjа. Svаko od nаs može i morа dа učini po nešto kаko bismo dočekаli novi Oktobаr, Socijаlistički oktobаr. Jedino socijаlizаm koji je zаsnovаn nа naučnom socijаlizmu, mаrksizmu-lenjinizmu, može ostvаriti uslove zа društveni rаzvitаk koji je u interesu rаdnih ljudi. Sаmo komunisti koji su jezgro revolucionаrnog proletаrijаtа i komunističke pаrtije mogu ostvаriti ove ciljeve usled nаučnog kаrаkterа i shvаtаnjа zаkonitosti društvenih procesа koji jаsno pokаzuju dа nemа progresа, nemа budućnosti u kojoj imа eksploаtаcije i bede. Bedа i progres nikаdа nisu išli rаme uz rаme, а nemа izlаskа iz bede dok god je eksploаtаcije ogromne društvene mаnjine nаd ogromnom društvenom većinom. Čovečаnstvo zаslužuje i zrelo je zа novi Oktobаr. Rаdničkа klаsа, posebno mlаdi ljudi zаslužuju budućnost kаkve se kаpitаlisti/imperijаlisti nаjviše plаše – socijаlističku/komunističku budućnost. Preduslov zа nju je novi Crveni oktobаr zа koji se borbа nаstаvljа. Zаto drugаrice i drugovi nаpred, zа novi Oktobаr, zа nove pobede!


Nekа je večnа slаvа Velikoj oktobаrskoj socijаlističkoj revoluciji!


Dа živi borbа rаdnog nаrodа koji će trijumfovаti i u XXI veku kаo što je i u Oktobru sedаmnаeste!


Zа budućnost socijаlizmа/komunizmа!



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Le nostre congratulazioni al compagno Vlado per il nuovo incarico!
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus



SAOPĆENJE ZA JAVNOST


U subotu 15. prosinca 2012. godine u Zagrebu, održana je Izborno – izvještajna Skupština Socijalističke radničke partije Hrvatske ( SRP ) na kojoj su izabrana nova tijela partije i donesene smjernice za rad u narednom mandatnom razdoblju.
Za novog predsjednika SRP-a izabran je dipl. ing,Vladimir Kapuralin iz Pule, za zamjenika Vlado Bušić iz Požege i za političkog tajnika Franjo Golenko iz Samobora.
Kao što stoji u smjernicama, SRP pun smisao svoga djelovanja vidi u eksplicitnoj borbi protiv kapitalizma a za socijalizam 21. stoljeća i profilira se kao partija komunista i svih istinskih boraca za socijalizam, što će sve biti potvrđeno u izmjenama i dopunama Programa i Statuta SRP-a u proljeće 2013. godine.

U Zagrebu 17. prosinac 2013. godine
Dosadašnji predsjednik SRP-a
Ivan Plješa v.r.


Upućeno:
- HINA,
- Jutarnji list
- Večernji list
- Novi List
- Slobodna Dalmacija
- Novosti
- Glas Istre
- portali



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Da:  Curzio Bettio <chinino.curzio  @  gmail.com>

Oggetto:  Il senso della vittoria sovietica a Stalingrado 2 febbraio 1943 

Data:  29 gennaio 2013 15.41.02 GMT+01.00


... In questo periodo della "memoria", i Francesi si ricordano di commemorare il 2 febbraio 1943, anniversario della vittoria sovietica a Stalingrado. Allego documentazione in merito.
In questo giorno, le nostre autorità si ricorderanno dei milioni di morti dell'Unione Sovietica che hanno dato la loro vita per abbattere la Bestia del fascismo e del nazismo?
Ne dubito, perché i morti di un paese socialista e le morti di tanti partigiani comunisti non meritano onore, visto che con tanta ignominia attualmente si mettono sullo stesso piano le vittime del fascismo e coloro che sono stati i loro boia. Tanto per la "par condicio", tanto di moda: così deve funzionare la vera democrazia! ...


70Anniversario della vittoria sovietica di Stalingrado, 2 febbraio 1943

Il significato della vittoria sovietica di Stalingrado


di Annie Lacroix-Riz, professore emerito, Università Parigi 7

da: “Histoire” histoire@...

www.historiographie.info


23 gennaio 2013


Documento diffuso da Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

jugocoord@...

https://www.cnj.it/


(Traduzione ed elaborazione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)


Cari amici,

L’importanza storica e civile della battaglia e della vittoria sovietica a Stalingrado mi induce ad invitarvi

  1. alla partecipazione alla cerimonia organizzata per sabato 2 febbraio nei pressi della stazione metropolitana Stalingrado di Parigi: vedi invito allegato.

  2. alla riflessione sul significato di Stalingrado, che ho analizzato in un mio documento scritto per la rivista “La nouvelle presse”, anche questo in allegato.

Colgo l’occasione per annunciare la prossima pubblicazione di un eccellente libro di Geoffrey Roberts , di cui sollecito la traduzione (vedere l’articolo “Geoffrey Roberts, Stalin’s Wars, From World War to Cold War, 1939-1953 – le guerre di Stalin, dalla guerra mondiale alla guerra fredda1939-1953: un caso editoriale” 2007, sul sito www.historiographie.info), presso le edizioni Delga (io scriverò la prefazione).

Questa opera figura nella breve bibliografia che propongo in nota al documento che segue, congiuntamente ad un altro lavoro di Roberts, “Stalin’s general: the life of Georgy Zhukov – Il generale di Stalin: la vita di Georgy Zhukov”. Londra, Icon Books, 2012.

Cari saluti, e i migliori auguri per il 2013.

Annie Lacroix-Riz



  1. Onore e gratitudine eterna dal popolo francese agli eroici combattenti di Stalingrado

Il generale de Gaulle e i Francesi hanno riconosciuto il ruolo fondamentale dell’Unione Sovietica nella vittoria sull’hitlerismo.

Laddove, dalla scuola ai mezzi di comunicazione, per non parlare delle dichiarazioni del “Parlamento europeo”, la propaganda attuale non perde occasione di amalgamare l’Unione Sovietica al Terzo Reich, i veri democratici serbano nel loro cuore i combattenti di Stalingrado, Kursk e Leningrado, che, a costo di sacrifici inauditi, hanno stroncato la macchina da guerra nazista e hanno permesso la controffensiva generale dell’Armata Rossa e la presa di Berlino, mentre in Occidente finalmente si apriva il secondo fronte contro la Bestia immonda hitleriana.

Durante la Seconda guerra mondiale, l’imperativo della Storia ha condotto alla “bella e buona alleanza” tra l’URSS e la Francia combattente, basata sulla cooperazione tra popoli liberi, uguali e fraterni, cooperazione sempre di attualità a livello europeo e mondiale.

Il generale de Gaulle ne dava illustrazione al suo arrivo a Mosca, il 20 giugno 1966, in risposta al presidente Podgorny, ed evocava la grande Russia che aveva visto nel 1944: “ tutta protesa nello spirito guerriero che aveva garantito la sua vittoria e, in una misura determinante anche quella della Francia e dei suoi alleati”, quindi al ricevimento al Cremlino, sottolineando il sentimento di solidarietà e di gratitudine dei Francesi, egli ritornava sul “ruolo capitale svolto dall’Unione Sovietica, decisivo per la vittoria”, che, ribadiva il 30 giugno, aveva permesso all’URSS di adire “ai più alti livelli di potenza e di gloria”.

In questa occasione veniva sottoscritta una dichiarazione bilaterale che forniva un notevole impulso ad una cooperazione multiforme.


Qualunque cosa si pensi dell’URSS e della sua storia – e dal nostro punto di vista si impone la raccomandazione di escludere nei numerosi dibattiti ogni forma di intolleranza e di ridicolizzazione - nessuno può negare che la battaglia di Stalingrado si inquadri nella Storia allo stesso livello di quella di Maratona, dove le giovani democrazie greche hanno bloccato l’Impero persiano, o di quella di Valmy, dove l’esercito popolare della Rivoluzione francese respingeva gli invasori dell’Europa contro-rivoluzionaria.

Il 2 febbraio 2008, a Parigi, abbiamo commemorato il 65° anniversario della vittoria di Stalingrado, quando il vertice dell’ignominia veniva raggiunto dai governi filo-fascisti dei Paesi Baltici che, sotto l’egida dell’Unione europea, innalzavano monumenti alla gloria delle SS.

La nostra solidarietà andava alla risposta potente e legittima che si è manifestata in Russia e nei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti nel difendere l’onore e l’eroismo dei combattenti che hanno sacrificato la loro vita per la libertà.


Nel momento in cui l’Unione europea, arrogantemente pilotata da Berlino, schiaccia i popoli, la loro sovranità nazionale e le loro conquiste sociali, nel momento in cui i dirigenti del sindacato padronale francese Medef esigono pubblicamente un “cambio di direzione” per liquidare meglio le conquiste nello stato sociale, nel momento in cui i popoli si contrappongono sempre più alle guerre imperialiste e contro la dittatura dei mercati finanziari e del loro braccio armato, la NATO, che minaccia la Russia e gli Stati della Federazione russa CSI con la messa in campo di un sistema missilistico degli Stati Uniti, nel momento in cui la criminalizzazione del comunismo nell’Europa dell’Est solleva una caccia alle streghe liberticida e prepara la vendetta postuma del fascismo,

i firmatari di questo appello, rappresentanti di sensibilità politiche distinte, esortano il popolo di Francia:


a proseguire la lotta degli eroi di Stalingrado e della Resistenza antifascista e patriottica nella difesa dell’indipendenza nazionale, della democrazia e delle conquiste sociali, per impedire ad un nuovo Reich euro-atlantico di distruggere le libertà e di assumere l’eredità di Hitler sotto le vesti straccione di una pseudo democrazia;


a combattere tutte le forme di razzismo e xenofobia di Stato;


a condannare l’anticomunismo, a non farsi confondere dalle argomentazioni contraddittorie e capziose sui risultati del primo esperimento socialista nella storia, prima di tutto utilizzate come arma ideologica dall’oligarchia capitalista per eliminare l’insieme delle conquiste democratiche del nostro popolo e di tutti i popoli;


ad esigere che il servizio pubblico radio-televisivo francese dedichi trasmissioni e programmi sull’Armata Rossa e sull’anno 1943 splendido delle sue vittorie a Stalingrado, Kursk, al lancio dell’offensiva finale su Berlino, alla cooperazione del generale de Gaulle con l’URSS con la più preziosa delle sue manifestazioni, la formazione del reggimento Normandie-Niemen (*), e alla partecipazione sovietica alla lotta partigiana guidata dal minatore ucraino Vasil Porik (**), dal 1942 al 1944, nelle miniere e nei quartieri operai del Nord-Pas-de-Calais , lotte che hanno visto il loro inizio con il Grande Sciopero Patriottico del maggio-giugno 1941.

Nel rispetto delle loro convinzioni, le personalità firmatarie lanciano la manifestazione del 2 febbraio 2013, Piazza della Battaglia di Stalingrado, a Parigi.

Si tratta di un’esigenza proiettata verso il futuro quella di celebrare il 70° anniversario della vittoria di Stalingrado, nell’unione di tutte le forze patriottiche, repubblicane ed antifasciste, per esprimere gratitudine eterna ai combattenti dell’Armata Rossa in questa città martire in cui si è giocato il destino dell’umanità.

Per moltiplicare le iniziative su questo tema in altre località, nella settimana che precede questo anniversario, i firmatari della presente dichiarazione lanciano un appello ai lavoratori, alle donne e agli uomini, ai giovani difensori della pace, del progresso e dell’indipendenza nazionale, a tutti coloro che sono risoluti a contribuire alla sconfitta del fascismo, del razzismo, della xenofobia di Stato e dell’imperialismo, di mobilitarsi perché questo appello echeggi alto nella capitale della Francia, e abbia la massima risonanza il Raduno nazionale con la presenza di delegazioni estere, che avverrà sabato, 2 febbraio 2013, alle ore 15 presso Piazza della Battaglia di Stalingrado (stazione métro Stalingrad), con dichiarazioni e deposizione di fiori al monumento degli eroi di Stalingrado.


Coordinatore : Pierre Pranchère, ex partigiano resistente, deputato ad honorem, 2 Puy Salmont 19800 Saint-Priest-de-Gimel, e-mail: Pierre.pranchere@... – tel : 05 55 21 35 55

Per dare la vostra adesione, sottoscrivete a Jany Sanfelieu (jany.sanfelieu@...), indicando: nome – cognome / condizione sociale / indirizzo/ e-mail – tel.


[Note del traduttore:

(*)

Lo Yakovlev Yak-9 era un caccia monomotore ad ala bassa progettato e sviluppato in Unione Sovietica negli anni quaranta. Impiegato dall’Aeronautica militare dell’Unione Sovietica, venne utilizzato in azioni belliche nella Seconda guerra mondiale, a partire dalla seconda metà del 1943.

I piloti che lo pilotarono considerarono le sue prestazioni al livello di quelle del Messerschmitt Bf 109G e del Focke-Wulf Fw 190A-3/A-4, da poco introdotti sul fronte orientale.

Fu il caccia sovietico costruito in maggior quantità nella storia. Ne vennero prodotti 16 769 esemplari (14 579 durante la guerra).

Restò in produzione dal 1942 al 1948. Era in grado di superare in combattimento il Messerschmitt Bf 109G, con il quale si scontrò nei cieli di Stalingrado e di fronteggiare ad armi pari i Focke-Wulf Fw 190 dei modelli più recenti.

Fu anche il primo aereo sovietico a riportare una vittoria contro gli aerei a reazione Messerschmitt Me 262.

I primi Yak-9 entrarono in azione nella Battaglia di Stalingrado, nell’ottobre del 1942, dando subito filo da torcere ai caccia tedeschi. In seguito i caccia sovietici, spesso chiamati gli “Spitfire sovietici” per il loro tipo di motore raffreddato a liquido e le eccellenti prestazioni a quote medio-basse, si fecero valere sempre di più, ottenendo una complessiva superiorità aerea negli ultimi due anni della guerra.

Il loro ruolo comprendeva anche l’attacco anticarro, il bombardamento tattico, la scorta strategica e tattica ai bombardieri. Nell’ultimo anno di guerra entrò in linea lo Yak-9U, capace, sotto i 7 000 metri, di surclassare qualunque caccia tedesco.

Il reggimento Normandie-Niemenformato da volontari francesi che combatterono nel fronte russo, ottenne con tutti i tipi di caccia Yakovlev, ma soprattutto con gli Yak-9, 273 vittorie aeree (un risultato impressionante per un singolo gruppo che equivalse le gesta delle “Tigri volanti” in Cina).


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Porik, Vasilii Vasil’evich

Nato il 17 febbraio 1920, nel villaggio di Solomirke, ora villaggio di Porik, Khmel’nik Raion, Vinnitsa Oblast, è morto fucilato il 22 luglio 1944, ad Arras, ed è sepolto nella città di Hénin-Lietard, Francia.

Membro del Partito comunista e tenente nell’esercito sovietico (1941), partecipa attivamente al movimento di resistenza in Francia nella Seconda guerra mondiale. Eroe dell’Unione Sovietica.

Nel luglio del 1941 la sua unità di fanteria veniva circondata da truppe germaniche, e Porik, fatto prigioniero, veniva inviato a lavorare nelle miniere di carbone in Francia.

Dopo la fuga dal campo di concentramento di Beaumont, organizzava una formazione partigiana, che dal luglio 1943 combatteva contro le forze di occupazione fasciste nel nord della Francia.

Nel 1944, Porik divenne membro del Comitato Centrale dei prigionieri sovietici.

Ferito in combattimento, venne catturato e incarcerato nella città di Arras nella prigione di San Nicasio, dalla quale evadeva con una rocambolesca fuga, per poi continuare la lotta partigiana con altri prigionieri sovietici. Porik divenne vittima di un’imboscata da parte delle SS; resistette alle torture non denunciando i suoi compagni di lotta, e, a soli 24 anni, venne fucilato.]




b) Il significato della vittoria sovietica di Stalingrado

di Annie Lacroix-Riz, professore emerito, Università Parigi 7


La capitolazione dell’esercito di von Paulus a Stalingrado, il 2 febbraio 1943, per l’opinione pubblica mondiale segnava una svolta militare decisiva, comunque conseguenza di eventi precedenti. Questa vittoria trova la sua origine nella preparazione dell’URSS ad affrontare la guerra scatenata dalla Germania giudicata come inevitabile: l’ultimo addetto militare francese nell’URSS, il generale Palasse stimava i preparativi dei Sovietici nel loro giusto valore.

Contro il suo ministero (della Guerra), ostinato nello sbarrare la strada ad una alleanza franco-sovietica e ad una triplice alleanza (Mosca, Parigi, Londra), che avrebbero costretto il Reich ad una guerra su due fronti, questo attento osservatore dell’economia di guerra sovietica, dell’Armata Rossa e dello stato d’animo della popolazione, affermava nel 1938 che l’Unione Sovietica, dotata di una “incrollabile fiducia nella sua forza difensiva” avrebbe inflitto una severa sconfitta a qualsiasi aggressore.

Le battute d’arresto giapponesi durante gli scontri al confine URSS-Cina-Corea nel 1938-1939 (nei quali il generale Žukov si metteva già in evidenza) confermarono Palasse nella sua opinione: così si spiegava perché Tokyo prudentemente firmasse a Mosca, il 13 aprile 1941, un “patto di neutralità” che risparmiava all’URSS di impegnarsi in un conflitto su due fronti.


[N.d.tr.: Nel 1938 Žukov fu spedito in Estremo Oriente, al comando del Primo Gruppo d’Armate Sovietiche in Mongolia per organizzare e comandare la guerra di frontiera contro i Giapponesi, impegnati nella zona con l’Armata Kwantung.

Dopo un periodo di scontri di frontiera combattuti senza che venisse dichiarata la guerra, le scaramucce si estesero in un conflitto vero e proprio, con l’impiego da parte dei Giapponesi di circa 80.000 uomini, 180 carri armati e 450 aerei.

Punto di svolta del conflitto fu la Battaglia di Khalkhin Gol.

Žukov, dopo aver ottenuto rinforzi, il 15 agosto 1939 passò all’offensiva, ordinando quello che a prima vista sembrò un convenzionale attacco frontale. Invece di lanciare tutte le sue forze all’assalto, tenne di riserva due brigate di carri armati, che successivamente riuscirono ad accerchiare le forze nemiche avanzando ai lati dello scontro principale. L’intera Sesta Armata giapponese, circondata e senza più rifornimenti, catturati anch’essi dalle forze corazzate sovietiche, si vide costretta ad arrendersi dopo pochi giorni.

Per questa operazione Žukov ottenne il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.

Questa battaglia rimase poco conosciuta al di fuori dell’Unione Sovietica, visto che il 1 settembre seguente iniziava in Europa la Seconda guerra mondiale. Anche l’uso innovativo dei carri armati non venne studiato in Occidente, lasciando il campo libero alla “Guerra Lampo” tedesca, utilizzata con il massimo dell’effetto sorpresa contro Polonia e Francia.]


Dopo l’attacco tedesco del 22 giugno 1941, il primo punto di svolta militare della guerra fu la fine immediata della Blitzkrieg (Guerra Lampo).

Il generale Paul Doyen, delegato di Vichy presso la Commissione di armistizio, illustrava questa situazione anche al maresciallo Pétain, il 16 luglio 1941: “Se il Terzo Reich sta conseguendo in Russia un certo successo strategico, tuttavia la piega presa dalle operazioni non corrisponde all’idea che si erano fatta i dirigenti di questa strategia. Costoro non si aspettavano una resistenza tanto accanita da parte del soldato russo, un fanatismo pieno di passione della popolazione, una guerriglia nelle retrovie così sfibrante, le gravissime perdite, la terra bruciata più completa davanti all’invasore, e le notevoli difficoltà di approvvigionamento di vettovaglie e nelle comunicazioni. Senza prendersi pensiero per i raccolti e il cibo di domani, i Russi incendiano le loro coltivazioni con i lanciafiamme, fanno saltare in aria i loro villaggi, distruggono il materiale rotabile, sabotano le loro strutture industriali.”

Questo generale del regime di Vichy valutava la guerra germanica così seriamente compromessa da raccomandare quel giorno la transizione della Francia dal “protettore” tedesco (ancora ritenuto necessario) al protettore americano, e a questo riguardo scriveva: “qualunque cosa accada, il mondo nei prossimi decenni si sottometterà alla volontà degli Stati Uniti.”

Il Vaticano, la migliore agenzia di spionaggio del mondo, all’inizio di settembre 1941 si allarmava per le difficoltà “dei Germanici” e delle conseguenze per cui “ Stalin verrebbe chiamato per organizzare la pace in concerto con Churchill e Roosevelt.”


La seconda svolta militare della guerra avvenne con l’arresto della Wehrmacht davanti a Mosca, nel novembre-dicembre 1941, che consacrava la capacità politica e militare dell’URSS, simboleggiata da Stalin e Zhukov.

Gli Stati Uniti non erano ancora ufficialmente entrati in guerra. Il Reich, nella sua corsa travolgente verso l’Est europeo, conduceva contro l’Unione Sovietica una guerra criminale di sterminio, ma l’Armata Rossa si dimostrava in grado di far fallire le offensive della Wehrmacht, in particolare quelle dell’estate del 1942 che avevano come obiettivo  la conquista del petrolio caucasico.

Gli storici militari seri, soprattutto anglo-americani, mai tradotti e quindi ignorati in Francia, attualmente stanno lavorando più che mai su ciò che ha portato alla vittoria sovietica, alla fine dello scontro iniziato nel luglio 1942 “tra due eserciti di più di un milione di uomini.”

Contro la Wehrmacht, l’Armata Rossa ha vinto questa “battaglia accanita”, seguita momento per momento dai popoli dell’Europa occupata e del mondo, che “ha superato in violenza tutti gli scontri della Prima guerra mondiale, casa per casa, nei borghi, negli scantinati, fra le rovine”.

Questa vittoria, ha scritto lo storico britannico John Erickson, “ha posizionato l’URSS fra le potenze mondiali”, come “la vittoria di Poltava nel 1709 [contro la Svezia] aveva trasformato la Russia in una potenza europea.”


La vittoria sovietica a Stalingrado, terza svolta militare sovietica, veniva sentita dai popoli come il cambio di direzione della guerra, in modo tanto palese che la propaganda nazista non riusciva più a nascondere.

L’avvenimento imponeva direttamente soprattutto la questione del dopoguerra, che gli Stati Uniti arricchiti dal conflitto già predisponevano contro l’URSS, le cui perdite furono enormi, fino all’8 maggio 1945.

Le statistiche generali sui morti della Seconda guerra mondiale dimostrano il contributo dell’Unione Sovietica allo sforzo militare globale e le sue immense sofferenze patite a causa di questa guerra di logoramento: dai 26 ai 28 milioni di morti Sovietici, più della metà civili,(le cifre non cessano di essere rivalutate) sui circa 50 milioni di caduti complessivi.

Ci sono stati meno di 300.000 morti Statunitensi, tutti militari, sui fronti giapponesi ed europei.

Non è fare insulto alla storia sottolineare che gli Stati Uniti, ricchi e potenti, gestori incontrastati del dopoguerra, hanno potuto sconfiggere la Germania e conquistare la pace solo perché l’URSS aveva inflitto una sconfitta travolgente alla Wehrmacht.

Non è stato il “Generale Inverno” che ha sconfitto l’esercito della Germania, inverno che non aveva impedito al Reichswehr nel 1917-1918 di riuscire vittorioso nell’Est europeo.


La Francia ha confermato la sua russofobia, ossessiva dal 1917, ( che le è valsa fra l’altro la disfatta del maggio-giugno 1940), omettendo di onorare la Russia in occasione del 60° anniversario dello sbarco in Normandia del 6 giugno 1944.

Il tema del salvataggio dell’“Europa” unicamente da parte degli Stati Uniti si è imposto nel corso degli anni di celebrazioni dedicate allo sbarco.

I più vecchi fra di noi sanno, anche quando non sono storici, che Stalingrado ha fornito ai popoli la speranza di sfuggire alla barbarie nazista.

A partire da questa vittoria, “la speranza ha cambiato di campo, la battaglia ha ripreso coraggio”.

È solo a causa dell’ossessivo martellamento ideologico, che le generazioni più giovani ignorano tutto ciò.


Bibliografia :

John Erickson, 2 vol., The Road to Stalingrad: Stalin’s War with Germany; The Road to Berlin: Stalin’ War with Germany – La marcia verso Stalingrado: la guerra di Stalin contro la GermaniaLa marcia verso Berlino: la guerra di Stalin contro la Germania; prima edizione 1983, Londra; ristampa, New Haven & London, Yale University Press, 1999.

Geoffrey Roberts, Stalin’s Wars: From World War to Cold War, 1939-1953. – Le guerre di Stalin: dalla guerra mondiale alla guerra fredda, 1939-1953; New Haven & London,Yale University Press, 2006;

Stalin’s general: the life of Georgy Zhukov – Il generale di Stalin: la vita di Georgy Zhukov , London, Icon Books, 2012

David Glantz e Jonathan M. House, Armageddon in Stalingrad: September-November 1942 (The Stalingrad Trilogy, vol. 2, Modern War Studies, Lawrence, Kansas, University Press of Kansas, 2009.

Alexander Werth, La Russie en guerre, Paris, Stock, 1964.  



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