Informazione



L’arte della guerra

 

Dopo la strage degli innocenti

 

di Manlio Dinucci - da Il Manifesto , 15 maggio 2012

 
Una delle capacità dell’Arte della guerra del XXI secolo è quella di cancellare dalla memoria la guerra stessa, dopo che è stata effettuata, occultando le sue conseguenze. I responsabili di aggressioni, invasioni e stragi possono così indossare la veste dei buoni samaritani, che tendono la mano caritatevole soprattutto ai bambini e ai giovani, prime vittime della guerra.
L’Italia – dopo aver messo a disposizione della Nato sette basi aeree per le 10mila missioni di attacco alla Libia, e avervi partecipato sganciando un migliaio di bombe e missili – ha varato un «progetto a favore dei minori colpiti da traumi psicologici derivanti dal recente conflitto». Il progetto, del costo di 1,5 milioni di euro, prevede l’invio di una task force di esperti che opererà a Bengasi, Tripoli e Misurata, collaborando con le «autorità libiche». Le stesse che perfino il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiama in causa per «le continue detenzioni illegali, torture ed esecuzioni extragiudiziarie».
In Afghanistan, dove ogni anno muoiono migliaia di bambini per gli effetti diretti e indiretti della guerra, gli aerei italiani non lanciano solo bombe e missili, ma viveri, indumenti, quaderni e  penne per i bambini, così da «integrare l’azione operativa con l’attività di supporto umanitario». Un centinaio di fortunati bambini ha ricevuto, in una base militare italiana, un pacco dono, frutto di «una raccolta spontanea durante le celebrazioni delle Sante Messe». «Con l’occasione», alcuni sono stati perfino visitati da un ufficiale medico pediatra. E quando la piccola Fatima ha avuto un braccio maciullato da un ingranaggio, c’è stata la «corsa generosa e disperata» verso l’ospedale, effettuata con un Lince, il blindato usato dagli italiani nella guerra in Afghanistan.
In Iraq, l’Italia è impegnata in un «progetto comune contro la tratta di esseri umani», di cui sono vittime soprattutto ragazze e ragazzi, costretti alla prostituzione e al lavoro forzato nelle monarchie del Golfo. Nascondendo il fatto che tale fenomeno è uno degli effetti della guerra, cui ha partecipato anche l’Italia. Le vittime dirette sono state, nel 2003-11, almeno un milione e mezzo, di cui circa il 40% bambini, documenta il Tribunale di Kuala Lumpur sui crimini di guerra. Molti altri bambini sono morti per le armi a uranio impovertito,  che hanno contaminato il terreno e le acque. A Fallujah, le malfomazioni cardiache dei neonati risultano 13 volte superiori alla media europea, e quelle del sistema nervoso superiori di 33 volte.
A mietere un maggior numero di vittime è il collasso della società irachena, provocato dalla guerra. Circa 5 milioni di bambini sono orfani e circa 500mila vivono abbandonati nelle strade,  3,5 milioni sono in povertà assoluta, 1,5 milioni di età inferiore ai cinque anni sono denutriti e in media ne muoiono 100 al giorno. Sono queste le prime vittime della tratta di esseri umani: bambine di 11-12 anni sono vendute per 30mila dollari ai trafficanti. A provocare questo immenso dramma contribuisce l’Italia, partecipando alle guerre camuffate da missioni internazionali di pace. Anche se il presidente Napolitano, rivolgendosi ai militari in missione, assicura: «Voi oggi, e altri prima di voi, avete dato un grandissimo contributo a un rinnovato prestigio e alla credibilità dell’Italia».





18 Maggio: “Fascist Legacy” in Sala Errera a Mirano

MAGGIO 12, 2012

“So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori” Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943.

Fascist Legacy (“L’eredità del fascismo”) è un documentario in due parti sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, realizzato e mandato in onda nei giorni 1 ed 8 novembre 1989 dalla BBC.
La prima parte tratta dei crimini di guerra commessi durante l’invasione italiana dell’Etiopia e nel Regno di Jugoslavia. Enfasi vi viene posta sull’impiego dell’iprite, o gas mostarda, da parte del Generale Pietro Badoglio, sui bombardamenti di ospedali della Croce Rossa e sulle rappresaglie dopo un attentato contro l’allora Governatore italiano dell’Etiopia. La sezione che esamina l’occupazione della Jugoslavia cita gli oltre 200 campi di prigionia italiani sparsi nei Balcani, in cui morirono 250.000 internati (600.000 secondo il governo jugoslavo), e si sofferma sulle testimonianze relative al campo di concentramento di Arbe (Rab in lingua serbo-croata) e sulle atrocità commesse nel villaggio croato di Podhum, presso Fiume.
La seconda parte tratta del periodo successivo alla capitolazione italiana nel 1943 e si rivolge principalmente all’ipocrisia mostrata tanto dagli USA quanto soprattutto dai britannici in questa fase. L’Etiopia, la Jugoslavia e la Grecia richiesero l’estradizione di 1.200 criminali di guerra italiani (i più attivamente ricercati furono Pietro Badoglio, Mario Roatta e Rodolfo Graziani), sugli atti dei quali fu fornita una completa documentazione. Entrambi i governi alleati videro però in Badoglio anche una garanzia per un dopoguerra non comunista in Italia, e fecero del loro meglio per ritardare tali richieste fino al 1947 quando i Trattati di Parigi restituirono la piena sovranità al paese: gli stati sovrani in genere non estradano i propri cittadini. L’unico ufficiale italiano mai perseguito e condannato a morte da un tribunale britannico fu un antifascista, Nicola Bellomo, responsabile della morte di prigionieri di guerra britannici. La voce narrante originale è di Michael Palumbo, storico americano autore del libro “L’olocausto rimosso”, edito -in Italia- da Rizzoli. Vengono inoltre intervistati gli storici italiani Angelo Del Boca, Giorgio Rochat, Claudio Pavone e il britannico David Ellwood.
I diritti dell’opera, tradotta in lingua italiana dal regista Massimo Sani, furono acquistati dalla RAI nel 1991, ma il documentario non venne mai mandato in onda. L’emittente La7, invece, trasmise degli ampi stralci di Fascist Legacy nel 2004 all’interno del programma Altra Storia.

In compenso la Rai il 7 febbraio 2005 (in occasione della Giornata del Ricordo), trasmise lo sceneggiato “Il Cuore nel Pozzo” che in sostanza è un impianto di memoria artificiale stile “Total Recall”: durante la seconda guerra mondiale, un’Italiana residente in Slovenia e il suo bambino, frutto della violenza subita da un partigiano sloveno, son minacciati dalla furia slava del partigiano, che vorrebbe trucidare lei e il bimbo. Sarà un prete italiano, don Bruno, a metterli in salvo. Il pozzo è ovviamente la foiba dove finirà don Bruno.
Non venne trasmesso “Fascist Legacy” perché in quel documento si racconta che gli Italiani che invasero l’ex Jugoslavia fecero un carnaio: distrussero e incendiarono interi villaggi, giustiziarono, violentarono e torturarono, gestirono campi di concentramento, dove si andava a morire anche per il semplice fatto di NON essere italiani.

Una giornata per la Memoria, una per il Ricordo. Cosa succede quando la memoria storica più imbarazzante viene annullata? Che si creano ricordi falsi per riempire il vuoto. Il documentario “Fascist Legacy” sarebbe una buona cura ma la Rai non lo manda in onda. Da 23 anni.

Numerose sezioni dell’Anpi e altrettante organizzazioni antifasciste l’hanno proiettato in questi anni in tutta Italia e adesso lo proietta l’Anpi di Mirano nella Sala Conferenze di Villa Errera [Via Bastia Fuori n.° 58] il giorno 18 maggio alle ore 20.30. Ingresso libero.

 

fonte: http://anpimirano.it/2012/18-maggio-fascist-legacy-in-sala-errera-a-mirano/




4 MAJ 1980 - 2012

1) Prvi komemorativni skup JUGOSLOVENA Beograd 4.5.2012
Meeting commemorativo per Tito nel 32.mo anniversario della morte, il 4/5 a Belgrado - si vedano anche le fotografie alla pagina Facebook:
http://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150880986468834.471074.36436743833&type=3
2) SKBiH o godišnjica smrti druga Tita
La Lega dei Comunisti della Bosnia-Erzegovina sull'anniversario della morte di Tito
3) TITOVI DANI U FAŽANI
Commemorazione nell'anniversario della morte di Tito a Fasana, Istria


VIDEO:

"Umro Je Drug Tito"

4.maj 1980 največa sahrana u istoriji ćovećanstva

Sahrana Josipa Broza TITA


Sirena za Druga Tita


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kuca cveca 04-05-2012

VIDEO: http://www.youtube.com/user/enco1978 ("Trtak Enco radjanje Jugoslavije ...")


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Prvi komemorativni skup JUGOSLOVENA Beograd 4.5.2012

Di SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia (album) · Scattate a Beograd


DANA 04. 05. 2012. U BEOGRADU, U BIOSKOPSKOJ SALI MUZEJA 25. MAJ, U PRISUSTVU NEKOLIKO STOTINA UCESNIKA, ODRZANA JE KOMEMORACIJA POVODOM 32. GODINE OD SMRTI MARSALA JUGOSLAVIJE JOSIPA BROZA TITA. DOGADJAJ JE UJEDNO BIO I SKUP O JUGOSLAVIJI POSVECEN BORBI ZA OBNOVU SFRJ NA BAZI DOBROVOLJNOSTI, BORBI ZA KOMUNIZAM I RADNICKO SAMOUPRAVLJANJE, BORBI ZA NESVRSTAVANJE I MIROLJUBIVU AKTIVNU KOEGZISTENCIJU, BORBI ZA OCUVANJE TEKOVINA ANTIFASIZMA, NARODNOOSLOBODILACKE BORBE I LIKA I DELA NASEG PREDSEDNIKA TITA.
SA POSEBNIM ZADFOVOLJSVOM NAGLASAVAMO DA SU NA SKUPU UCESTVOVALI PREDSTAVNICI POLITICKIH ORGANIZACIJA IZ SOCIJALISTICKIH REPUBLIKA SFRJ. 
IZ SRBIJE KAO DOMACINI UCESTVOVALI SU PREDSTAVNICI JUGOSLOVENSKOG CENTRA TITO, UDRUZENJE KOMUNISTA JUGOSLAVIJE U SRBIJI, SUBNORA I SEKCIJE PRVE PROLETERSKE BRIGADE. IZ HRVATSKE SU UCESTVOVALI PREDSTAVNICI DRUSTVA JOSIP BROZ TITO RIJEKA, DRUSTVA TITO VARAZDIN I SOCIJALISTICKE RADNICKE PARTIJE. IZ BOSNE I HERCEGOVINE SU UCESTVOVALI PREDSTAVNICI DRUSTVA ANTIFASISTA TUZLE. IZ SLOVENIJE SU UCESTVOVALI PREDSTAVNICI AVNOJA SLOVENIJA. IZ MAKEDONIJE SU UCESTVOVALI PREDSTAVNICE ORGANIZACIJE TITOVI LEVI SILI I DRUSTVA JOSIP BROZ TITO KOCANI.
NA SKUPU SU PROCITANA I PISMA PODRSKE KOMUNISTICKE PARTIJE BOSNE I HERCEGOVINE I CENTRA TITO SKOPLJE.
NASKUPU JE IZNETA IDEJA DA KOMEMORACJA MARSALU TITU PRERASTE U TRADICIONALAN SKUP KOJI CE SE ODRZAVATI SVAKE GODINE. ISTO TAKO UCESNICI SKUPA SU IZRAZILI UVERENJE DA SE JUGOSLOVENSKE, LEVICARSKE I KOMUNISTICKE SNAGE SA PROSTORA SFRJ MORAJU UJEDINITI KAKO BI STO SPREMNIJE, ODLUCNIJE, OZBILJNIJE I JACE IZNELI ZAJEDNICKU BORBU ZA OBNAVLJANJE JEDENSTVENE JUGOSLOVENSKE DRZAVE. 
SPECIJALNI GOST NA SKUPU BIO JE GENERAL PUKOVNIK JNA U PENZIJI DRUG STEVAN MIRKOVIC.
JUGOSLOVENSKI CENTAR TITI I UDRUZENJE KOMUNISTA JUGOSLAVIJE U SRBIJI IZRAZAVAJU ZAHVALNOST PREDSTAVNICIMA I CLANOVIMA SVIM ORGANIZACIJA KOJI SU UZELI UCESCE NA SKUPU. 

DO POBEDE!!! 
SMRT FASIZMU!!! SLOBODA NARODU!!!



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Godišnjica smrti druga Tita

Friday, 04 May 2012 07:03

Danas, 4. maja, navršava se 32 godine od smrti druga Josipa Broza TITA! Delegacija Saveza komunista Bosne i Hercegovine, na čelu sa VD Predsjednikom Mirkom Racom odaće počast polaganjem vijenca u Kući cvijeća u Beogradu.

Kao ličnost, revolucionar i državnik, mnogo je osporavan od savremenih politikanata i kvaziistoričara koji svoju karijeru grade izmišljajući razne neistine iz Titovog života, a sve u cilju omalovažavanja uspjeha revolucije KPJ i NOR-a, te socijalističkog procesa. Prisvajaju ga lažni ljevičari koji licemjerno na Titovom liku grade svoju popularnost u narodu, istovremeno održavajući kapitalistički sistem protiv koga se Tito borio i čine sve da narod potčine pod NATO! Takvi političari službeno zagovaraju antifašizam a služe najvećim okupatorima današnjice! Na žalost, osporavaju ga i mnogi kvazi komunisti koji svojim frustracijama pomažu antikomunističkoj kampanji, negirajući djela KPJ i Tita. 

Ali naši narodi, radnici, nezaposleni, zemljoradnici, omladina... sve više uviđaju u kakav ambis su nas doveli kapitalistički i lažni ljevičarski političari; da su od dostojanstvenog naroda i države SFRJ, stvorili robove i banana države!

Savez komunista Bosne i Hercegovine je partija kontinuiteta radničkog pokreta Bosne i Hercegovine i Jugoslavije, te KPJ/SKJ, partija koja se ne odriče svog Generalnog sekretara Josipa Broza TITA sa svim vrlinama i manama! Pozivamo sve istinske lijeve snage i narod da se zajednički, s drugovima komunistima na Balkanu i u svijetu, borimo protiv kapitalizma i imperijalizma!


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http://www.glasistre.hr/istra/vijest/352479

TITOVI DANI U FAŽANI

Matošević: Nećemo dozvoliti da blate Titovo doba

Objavljeno: 05.05.2012 | 19:35
Zadnja izmjena: 06.05.2012 | 08:01

"Šaljemo poruku svim ultranacionalističkim, desničarskim i proustaškim pojedincima i grupicama da nećemo dozvoliti da blate Titovo doba", rekao je, praćen pljeskom mnošva okupljenih, predsjednik županijske Zajednice društava Josip Broz Tito Martin Matošević na narodnom zboru upriličenom u subotu, zadnjeg dana dvodnevne manifestacije Titovi dani u Fažani koji se ove godine obilježavaju u znaku 120. obljetnice rođenja Josipa Broza Tita.

- Idu toliko daleko da Tita žele proglasiti ratnim zločincem. U svojim nastojanjima služe se svim prljavim metodama. Najnovija je TV serija "Tajne službe Jugoslavije". U svojoj namjeri neće uspjeti jer većina naših građana nije zaboravila kako se živjelo pod Titovim vodstvom, naveo je Matošević.

Istaknuo je Glas Istre kao pozitivan primjer prikazivanja života i djela Josipa Broza Tita. U vrijeme Tita nije bilo nezaposlenih, liječenje i školovanje bilo je besplatno, a ljudi su bili zadovoljni i optimistični, dodao je.

- Raduje nas što je hrvatski Sabor donio odluku da više neće biti pokrovitelj komemoracije bleiburškim žrtvama već da će 18. studenog proglasiti danom svih hrvatskih stradalnika i da će u Sloveniji podignuti spomenik nevinim žrtvama, naveo je.

Njegov su govor aplauzom i usklicima "Živio Tito" ispratili brojni članovi istarskih društava Josip Broz Tito, koji su stigli iz podružnica cijele Istre. Pored bivše političke škole u Fažani okupile su se stotine štovatelja Titovog lika i djela s crvenim maramama oko vrata, bedževima i značkama s Titovim likom, kao i transparentima na kojima je pisalo "Tvornice radnicima", "Zemlja seljacima", "Tito legenda - socijalizam ne umire" te "Što je više kleveta i laži, Tito nam je sve miliji i draži".

Prigodnim su se govorima okupljenima obratili i predsjednik Društva Josip Broz Tito Fažane Engels Devescovi, predsjednik odbora za sport i kulturu Općine Fažana Mitar Gavočanov te član predsjedništva županijske SABA-e Miljenko Benčić.

Govori o Titovim postignućima ispreplitali su se s kulturno-umjetničkim programom koji su otvorili Mauricio Vinković i Drago Draguzet svirajući roženice, svoju je pjesmu recitirao Titov gardist Božo Caković, s recitacijom bivšeg boksača Marijana Beneša nastupila je Matilda Halambek, a zapažen je bio i nastup trija Paljarica.

Manifestacija je započela u petak poslijepodne izložbom s temom Tita i njegovog života, a nastavila se danas sportskim susretima uoči narodnog zbora. Titove dane u Fažani organiziraju županijska Zajednica društava J. B. Tito, Općina Fažana, fažanski TZ, te društva J. B. Tito Fažane i Pule pod pokroviteljstvom Općine Fažana i Istarske županije. 

(P. LUKEŽ, snimio D. ŠTIFANIĆ)






LETTERA AL PRESIDENTE NAPOLITANO (ZDRUŽENJE BORCEV ZA VREDNOTE NOB – CERKNICA)

 

Lettera al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano di Miro Mlinar, Presidente dell’Associazione dei combattenti per i valori della lotta di liberazione nazionale di Cerknica (Slovenia). Sulle manipolazioni della fotografia in questione si veda anche il nostro dossier: http://www.diecifebbraio.info/dossier-foto-fucilati-di-dane-slovenia-31-luglio-1942/ 

 

Scarica QUI li pdf della lettera: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2012/04/Quirinale.12-ric.pdf


Pregiatissimo Signore 
Giorgio Napolitano 
Presidente della Repubblica italiana 
Palazzo del Quirinale 
Piazza del Quirinale, Roma

Pregiatissimo Signore,
siamo rimasti molto colpiti nell’apprendere che una fotografia che ci ricorda le dolorosissime esperienze che il nostro popolo ha sofferto sotto l’occupazione dell’esercito italiano per ben ventinove mesi, è ampiamente utilizzata nello Stato di cui Ella è presidente per aizzare all’odio verso il nostro popolo. Abbiamo appreso che l’uso di questa fotografia è partito dalla sua pubblicazione sul sito del Ministero dell’interno della Repubblica italiana e che, nonostante le rimostranze fatte l’anno scorso dalle Autorità slovene all’Ambasciatore Alessandro Pietromarchi, quest’anno la fotografia ha avuto una diffusione molto maggiore fino ad essere impiegata in una popolarissima trasmissione del servizio pubblico televisivo il 13 febbraio u.s. 
Ancora nel 2007, quando ha ancora parlato di “furia sanguinaria”, Ella ha ribadito “un solenne impegno di ristabilimento della verità”. E nel 2011, quando ha ricordato di aver detto al nostro presidente che bisogna “non restare ostaggi degli eventi laceranti del passato”, Ella ha ribadito che “ciascun paese ha il dovere di ricordare la propria Storia, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo”. E poi quest’anno Ella ha affermato che “impegnarsi a coltivare la memoria e a ristabilire la verità storica è stato giusto e importante”. E in tutti questi anni Ella ha parlato della “congiura del silenzio”. Ma lo Stato italiano non si è limitato alla “congiura del silenzio”, bensì ha inventato, sostenuto e diffuso un “negazionismo” per quanto riguarda l’attività criminosa delle Forze armate e dell’Amministrazione civile italiane nei confronti del popolo sloveno, tanto nella provincia di Lubiana quanto nella Venezia Giulia, da condizionare una talmente crassa ignoranza che dirigenti scolastici e studenti universitari esibiscono la fotografia dei nostri concittadini trucidati dalla soldatesca italiana come prova delle violenze subite da civili italiani da parte dei partigiani sloveni. Comportamento ignominioso inimmaginabile in qualsiasi ambiente civile.
Eppure la legge del Giorno del Ricordo parla in generale “della più complessa vicenda del confine orientale” della quale fanno parte, per colpa dello Stato italiano, le nostre inenarrabili tragedie.
Dopo l’aggressione, senza la dichiarazione di guerra, italo-germanica del 6 aprile 1941siamo stati annessi al Regno d’Italia con il regio decreto legge 3 maggio 1941, n. 291, che istituiva la provincia di Lubiana. La nostra area faceva parte del distretto di Logatec (Longatico di 564,78 km2 e con 24.710 abitanti) ed è stata affidata alla Guardia di Frontiera dell’XI° Corpo d’Armata al cui comandante fu affidato l’internamento della popolazione civile. Un documento del 25 maggio 1942 ha previsto la deportazione della popolazione civile “della zona sud Koceviano e del solco di Lož-Stari trg” per un totale di 10-12 mila persone “quasi esclusivamente donne, bambini e vecchi”. Ma il 31 maggio 1942 con i reparti della Guardia alla Frontiera della zona è stato istituito l’XI° raggruppamento tattico agli ordini del colonnello Alberto Seraglia cui è stato in seguito unito l’VIII° battaglione CC.NN. “M”. Già il 29 e 30 giugno furono arrestate per la deportazione 255 persone.
La situazione si è aggravata a partire dal 16 luglio 1942 nel corso dell’offensiva del XI Corpo d’Armata che è durata fino al 4 novembre e dovrebbe essere conosciuta al popolo italiano come parte “della più complessa vicenda del confine orientale”. Quanto è successo nella nostra zona è descritto nelle relazioni di Umberto Rosin, commissario civile del distretto di Logatec (Longatico). Per quanto è successo nella parte orientale della nostra zona, rastrellata dalla divisione “Granatieri di Sardegna” comandata dal generale di divisione Taddeo Orlando, si ha una narrazione struggente nel diario di Pietro Brignoli cappellano militare del 2° reggimento granatieri, comandato allora dal colonnello Umberto Perna, pubblicato nel 1973 con il titolo “Santa messa per i miei fucilati”. Importantissime sono le considerazioni pubblicate alle pagine 124-127.
Come dettaglio che illustra i fatti del tempo e della ristrettissima zona in cui fu scattata la fotografia in questione indichiamo i delitti commessi in soli quattro giorni:
a) 29 luglio 1942 a Dane passate per le armi 8 persone: tre donne, cinque maschi; 
b) 29 luglio 1942 a Grajševka passato per le armi 1 maschio; 
c) 29 luglio 1942 a Jermendol passati per le armi 9 maschi; 
d) 29 luglio 1942 a Podcerkev passati per le armi 5 maschi; 
e) 30 luglio 1942 a Podgora passati per le armi 2 maschi; 
f) 30 luglio 1942 a Babno polje passati per le armi 40 maschi; 
g) 30 luglio 1942 a Lož passati per le armi 7 maschi; 
h) 31 luglio 1942 a Križna gora passati per le armi 5 maschi; 
i) 1° agosto 1942 ad Ulaka passati per le armi 27 maschi;

Tra questi 104 (sui 271 passati per le armi nei mesi di luglio ed agosto dai reparti al comando del colonnello Seraglia) si trovano alla lettera h) i cinque fucilati della fotografia in questione, costretti prima della fucilazione a scavare la propria tomba. Che così i soldati italiani usavano fare soffrire la popolazione civile slovena lo provano cinque fotografie scattate probabilmente il 25 luglio 1942 con l’ intervento di un reparto di camicie nere a Zavrh a nord di Lož.
Lo Stato italiano si è impegnato con l’articolo 29 dell’armistizio lungo del 29 settembre 1943 all’immediato arresto e consegna alle Forze delle Nazioni Unite delle persone indicate come criminali di guerra. Questo impegno è stato confermato con l’articolo 45 del trattato di pace con l’Italia del 10 febbraio 1947, ma non ci risulta che la Repubblica italiana abbia onorato questo impegno. Il comandante della divisione “Granatieri di Sardegna” Taddeo Orlando (nominato il 26 marzo 1943 cavaliere dell’Ordine militare di Savoia per l’attività svolta in Slovenia dal maggio 1941 al settembre 1942) era comandante generale dei Carabinieri quando Mario Roatta, generale già comandante della 2a Armata (Comando superiore FF. AA. Slovenia-Dalmazia) dal 18 marzo 1942 al 4 febbraio 1943, era in arresto per altre imputazioni. Il 4 marzo 1945 Roatta poté fuggire grazie alla connivenza di Orlando. Della sorte del colonnello Umberto Perna e del colonnello Alberto Seraglia non si sa nulla, del comandante dell’VIII° battaglione CC.NN. “M” non conosciamo nemmeno il nome. Il mancato rispetto degli impegni presi per la punizione dei criminali di guerra certamente non fa onore all’Italia, come non fa onore il mancato rispetto degli articoli 185--189 del Codice penale militare di guerra. E dopo questo disonore si è arrivati anche all’indecente appropriazione dei nostri caduti. 
Noi siamo convinti che Ella come galantuomo provvederà a far cessare l’abuso della fotografia in questione che disonora la Repubblica italiana sia dal punto di vista di falso storico sia dal punto di vista di uno scriteriato vittimismo nazionalista. Inoltre noi ci aspettiamo di vederLa impegnata a far conoscere al popolo italiano quella parte “della più complessa vicenda del confine orientale” che riguarda la popolazione slovena della Provincia di Lubiana e della Venezia Giulia. Ci permettiamo pure di consigliarLe di impegnarsi affinché il Giorno del Ricordo venga spostato al 10 giugno in ricordo della nefasta aggressione alla Francia, data del vero inizio delle disgrazie del popolo italiano. Siamo infatti certi che con tale cambiamento crescerà la credibilità dello Stato italiano. Inoltre auspichiamo che ci vengano forniti i dati completi sull’attività dei reparti operanti nella nostra zona insieme con i dati sugli ufficiali di tali reparti. Non per intentare dei tardivi procedimenti penali, ma semplicemente per poter procedere ad una descrizione completa “della più complessa vicenda del confine orientale” in cui fummo, nostro malgrado, tragicamente coinvolti.
Il nostro movimento di liberazione ha considerato i soldati italiani e il popolo italiano delle vittime del fascismo. I soldati presi prigionieri furono rispediti ai loro reparti dopo un tentativo di convincerli di passare dalla parte giusta. Il problema dei “militari prigionieri restituiti dai ribelli” preoccupava i comandi italiani quantomeno dal 29 gennaio 1942. Nel marzo del 1942 il Partito comunista della Slovenia ha diffuso un volantino in cui si diceva “che all’Italia associata con la Germania toccherà una terribile sconfitta sul mare, sulla terra ed in cielo dalle forze unite di Russia, Inghilterra e d’America e di tutti i popoli del mondo che amano la libertà”. Il 28 maggio 1942 un commissario politico ha scritto al comandante di un presidio italiano: “Noi, che ci spetta la responsabilità di questa guerra, siamo coscienti che lo scopo della nostra lotta non è lo sterminio del popolo italiano, bensì la liberazione del popolo sloveno dal tallone dello straniero, ma anche la liberazione dell’Italia e di tutto il mondo dal giogo fascista di mancanza di diritti, di terrore, di miseria e di guerra, per la fratellanza e la pace tra i popoli”. Pochissimi militari italiani hanno fatto la scelta giusta e soltanto nell’aprile del 1943 fu possibile costituire il primo modestissimo reparto partigiano italiano. Dopo l’8 settembre 1943 fu chiesto a tutti i reparti italiani di unirsi all’esercito sloveno per combattere contro le forze armate germaniche. Anche allora i militari italiani non hanno aderito, ma ciò non ostante sono stati aiutati dal nostro esercito a rimpatriare. Il 73° reggimento fanteria, partito con altri reparti da Metlika, ha attraversato la nostra zona il 13 settembre 1943 ed è arrivato illeso alle porte di Trieste.
Complessivamente il popolo sloveno, trattenendo (tra Provincia di Lubiana e Venezia Giulia) quasi 90.000 soldati italiani, ha contribuito in misura ragguardevole alla caduta del fascismo, permettendo all’Italia di diventare cobelligerante, e, successivamente, ostruendo le vie per il rifornimento dell’esercito germanico, alla liberazione dell’Italia. 
Infine ci permettiamo di svolgere alcune considerazioni che riteniamo veramente indispensabili per capire il passato.
Fin dai tempi biblici si sa che “Chi semina vento, raccoglie tempesta”. Come laureato in legge Ella senz’altro conosce l’antica massima giuridica “Quod est causa causae est causa causati”. Ma fondamentale è la quarta parte delle considerazioni di don Pietro Brignoli: “Di tanti e così gravi mali (e son ben lungi dall’averli enumerati tutti) è madre la guerra. Spunti quindi il giorno in cui tutti gli eletti combattano da eroi contro di essa.
Ora, lasciare il popolo italiano ad ignorare la causa della causa ed incolpare del causato il popolo sloveno, equivale all’aizzare contro un popolo che ha combattuto per i valori fondanti della futura Unione europea, ed allo stesso tempo costituisce un esecrabile sostegno alle elucubrazioni ed alle macchinazioni degli eredi spirituali del fascismo.
 
Con ossequio
Cerknica, 29 febbraio 2012
Miro Mlinar 
presidente dell’associazione dei combattenti per i valori della lotta di liberazione nazionale di Cerknica

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ZDRUŽENJE BORCEV ZA VREDNOTE NOB - CERKNICA 
ASSOCIAZIONE DEI COMBATTENTI PER I VALORI DELLA LLN - CERKNICA

Lettera al pregiatissimo signore Giorgio Napolitano 
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

INDICE DEGLI ALLEGATI

1. Fotografia della fucilazione di cinque abitanti di Dane su Križna gore il 31 luglio 1943 (dal libro »Zbornik fotografij iz narodnoosvobodilnega boja slovenskega naroda 1941-1945«, II, 1., p. 365, Ljubljana 1959, già pubblicata nel libro »Mučeniška pot k svobodi«, p. 31, Ljubljana 1946).
2. Due fotografie dello scavo delle tombe da parte dei fucilandi il 25 luglio 1942 presso Zavrh (dal libro »Zbornik fotografij...« citato, p. 371; la prima fotografia è stata già pubblicata nel libro »Mučeniške pot ...«, p. 30). 
3. Tre fotografie dello scavo delle tombe da parte dei fucilandi il 25 luglio 1942 presso Zavrh (dal libro »Zbornik fotografij...« citato, p. 372).
4. Relazione del commissario civile di Logatec Umberto Rosin del 20 luglio 1942 e relazione dello stesso del 30 luglio 1942 (dal libro di Tone Ferenc »Si ammazza troppo poco«, p. 153, documenti n. 21 e n. 22, Ljubljana 1999). 
5. Relazione del 30 luglio 1942 (dal libro »Si ammazza...«, p. 154, documento n. 22). 
6. Relazione del 30 luglio 1942 (dal libro »Si ammazza...«, p. 155, documento n. 22). 
7. Relazione del 30 luglio 1942 (dal libro »Si ammazza...«, p. 156, documento n. 22). 
8. Relazione del 30 luglio 1942 (dal libro »Si ammazza...«, p. 157, documento n. 22). 
9. Relazione del commissario civile di Logatec Umberto Rosin del 30 luglio 1942 e Relazione dello stesso del 31 agosto 1942 (dal libro si Tone Ferenc »Si ammazza...« , p. 159, documento n. 23 e p. 160, documento n. 26, Ljubljana 1999).
10. Relazione del 31 agosto 1942 (dal libro »Si ammazza...«, p. 161 e 162, documento n. 26, Ljubljana 1999). 
11. Considerazioni del cappellano militare del 2° reggimento »Granatieri di Sardegna« Pietro Brignoli (dal libro »Santa messa per i miei fucilati«, pp. 124-127, Milano 1973).
12. Trascrizione del documento del comandante dell'XI° Corpo d'Armata generale Mario Robotti del 25 maggio 1942 sullo »Sgombero delle popolazioni« (dal sito »http://www.criminidiguerra.it/ARBISS1.shtml«). 
13. Nomi originali e nomi italianizzati dei comuni della Provincia di Lubiana (da Provincia di Lubiana in Wikipedia); si vede che si è trattatato di una proposta di »pulizia etnica« nel campo della toponomastica perchè per alcuni comuni non è stata ancora operata la scelta tra le due forme proposte.
14. Quadro di battaglia della Guardia alla Frontiera del V° e dell'XI° Corpo d'Armata al 30 novembre 1942 (dal libro di Massimo Ascoli »La guardia alla frontiera«, p. 355 e 356, Roma 2003) con parziale applicazione della »pulizia etnica« toponomastica.

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ZDRUŽENJE BORCEV ZA VREDNOTE NOB - CERKNICA 
ASSOCIAZIONE DEI COMBATTENTI PER I VALORI DELLA LLN - CERKNICA

Lettera al pregiatissimo signore Giorgio Napolitano PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA ITALIANA

AGGIUNTA
Annessionismo

Si ha notizia di un promemoria (da verificare) con cui l'ambasciatore del Regno di Sardegna conte Cotti di Brusasco nel 1817 avrebbe segnalato all' imperatore russo Aleksandr I il desiderio del suo sovrano Vittorio Emanuele I di estendere i propri dominii fino alle »Alpi della Carniola«.
Nel 1845 è stato pubblicato a Torino il libro »Le Alpi che cingono l' Italia considerate militarmente« che con l'allegata carta geografica costituisce la base »scientifica« per la teoria del »confine naturale« lungo la linea di displuvio. Ma tale linea è stata tracciata senza tener conto della natura carsica del territorio e dei corsi sotterranei delle acque.
Intorno al 1880 la casa editrice Francesco Vallardi di Milano ha pubblicato la carta geografica »Le Alpi Giulie colle loro Dipendenze italiane del Friuli Orientale ed Istria« con il »Diversorio dell'acqua e confine naturale« che passa per Ljubljanski vrh (819 m) a soli 22 km da Lubiana. Qualche edizione di questa carta riporta due linee arretrate, probabilmente in relazione alla constatazione che in questa zona i corsi d'acqua si inabbissano.
Nel 1918 la brigata Avellino ha marciato verso il presunto »confine naturale« ma quando il presidente del Consiglio nazionale di Logatec ha fatto presente al comandante che si trova ben oltre la linea spartiacque il comandante ha risposto che vede che l'acqua si inabissa, ma non vede dove corre sotto terra. Così l'esercito italiano ha occupato per la prima volta la zona di Logatec, rimanendovi fino all'attuazione del Trattato di Rapallo.
Poi sono arrivati il 6 aprile e il 3 maggio 1941 con tutte le conseguenze prevedibili e previste.
Allegati: 
a) Le Alpi Giulie colle loro dipendenze italiane del Friuli orientale ed Istria (il »confine naturale« nella zona Logatec (Loitsch inf.) - Lož (Laas)), b) Carta corografica (1:200.000) della zona in questione (a colori).