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Oltre 14 miliardi di euro per il caccia F-35 mentre mancano i soldi per i terremotati

Di Manlio Dinucci

Per i terremotati dell’Abruzzo il governo ha messo a disposizione 100 milioni di euro, ma ce ne vorranno molti di più: solo per le esigenze del ministero dell'interno, si dovranno trovare 130 milioni nei prossimi sei mesi. E, se si vorrà veramente ricostruire, occorreranno stanziamenti ben maggiori. Dove trovare questi fondi, in una fase di crisi come quella attuale, senza dover con ciò tagliare ulteriormente le spese sociali (scuola, sanità, ecc.)? La risposta è più semplice di quanto sembri: basterebbe bloccare l’enorme stanziamento che sta per essere destinato all’acquisizione del caccia statunitense F-35 Lightning II (Joint Strike Fighter) della Lockeed Martin.  
La commissione difesa della camera ha già dato parere favorevole all’acquisizione del caccia e quella del senato lo farà entro il 16 aprile. Nel budget 2009 del ministero della difesa è già previsto uno stanziamento di 47 milioni di euro per l’F-35. E’ solo un piccolo anticipo: per partecipare al programma, l’Italia si è impegnata a versare oltre un miliardo di euro. Ma sono ancora spiccioli, di fronte alla spesa che il parlamento sta per approvare: 12,9 miliardi di euro per l’acquisto di 131 caccia, più 605 milioni per le strutture di assemblaggio e manutenzione. Complessivamente, 14,5 miliardi di euro. Saranno pagati a rate di circa un miliardo l’anno tra il 2009 e il 2026. Ma, come avviene per tutti i sistemi d’arma, il caccia verrà a costare più del previsto e, una volta prodotto, dovrà essere ulteriormente ammodernato. E’ quindi certo che l’esborso totale (di denaro pubblico) sarà molto maggiore di quello preventivato. Va inoltre considerato che l’aeronautica sta acquistando 121 caccia Eurofighter Typhoon, il cui costo supera gli 8 miliardi di euro. 
La partecipazione dell’Italia al programma del Joint Strike Fighter, ribattezzato F-35 Lightning (fulmine), costituisce un perfetto esempio di politica bipartisan. Il primo memorandum d’intesa è stato firmato al Pentagono, nel 1998, dal governo D’Alema; il secondo, nel 2002, dal governo Berlusconi; il terzo, nel 2007, dal governo Prodi. E nel 2009 è di nuovo un governo presieduto da Berlusconi a deliberare l’acquisto dei 131 caccia che, a onor del vero, era già stato deciso dal governo Prodi nel 2006 (v. il manifesto, 25-10-2006). Si capisce quindi perché, quando il governo ha annunciato l’acquisto di 131 F-35, l’«opposizione» (PD e IdV) non si sia opposta. 
L’Italia partecipa al programma dell’F-35 come  partner di secondo livello: ciò significa che contribuisce allo sviluppo e alla costruzione del caccia. Vi sono impegnate oltre 20 industrie, cioè la maggioranza di quelle del complesso militare, tra cui Alenia Aeronautica, Galileo Avionica, Selex Communications, Datamat e Otomelara di Finmeccanica e altre non-Finmeccanica, come Aerea e Piaggio. Negli stabilimenti Alenia in Campania e Puglia, e successivamente in quelli piemontesi, verranno prodotte oltre 1.200 ali dell’F-35. Presso l’aeroporto militare di Cameri (Novara) sarà realizzata una linea di assemblaggio e collaudo dei caccia  destinati ai paesi europei, che verrà poi trasformata in centro di manutenzione, revisione, riparazione e modifica. Dalla catena di montaggio italiana usciranno probabilmente anche i 25 caccia acquistati da Israele, cui se ne potranno aggiungere altri 50. Il governo lo presenta come un grande affare per l’Italia: non dice però che, mentre i miliardi dei contratti per l’F-35 entrano nelle casse di aziende private, i miliardi per l’acquisto dei caccia escono dalle casse pubbliche. Questa attività, secondo il governo, creerà subito 600 posti di lavoro e una «spinta occupazionale» che potrebbe tradursi in 10mila posti di lavoro. Una bella prospettiva quella di puntare, per far crescere l’occupazione, su uno dei più micidiali sistemi d’arma. 
L’F-35 è un caccia di quinta generazione, prodotto in tre varianti: a decollo/atterraggio convenzionale, per le portaerei, e a decollo corto/atterraggio verticale. L’Italia ne acquisterà 69 della prima variante e 62 della terza, che saranno usati anche per la portaerei Cavour. I caccia a decollo corto/atterraggio verticale, spiega la Lockheed, sono i più adatti a «essere dispiegati più vicino alla costa o al fronte, accorciando la distanza e il tempo per colpire l’obiettivo». Grazie alla capacità stealth, l’F-35 Lightning «come un fulmine colpirà il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente». Un aereo, dunque, destinato alle guerre di aggressione, a provocare distruzioni peggiori di quelle del terremoto dell’Abruzzo. Ma per le vittime non ci saranno funerali di stato, né telecamere a mostrarli.

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SABATO 30 MAGGIO 2009 A NOVARA MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GLI F-35


L'’iter parlamentare per l’approvazione dell’insediamento, a Cameri (NO),  della fabbrica della morte per l’assemblaggio degli F-35 è ormai definito.  A partire dal 2010 inizierà la costruzione del capannone da cui usciranno delle macchine che verranno consegnate a diversi stati che li utilizzeranno per bombardare ed uccidere.

Tale impresa industriale-militare viene condotta, con ampio dispendio di denaro pubblico, dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin in associazione all'italiana Alenia Aeronautica (del gruppo Finmeccanica) e coinvolgerà una serie numerosa di fabbriche di armi e di morte collocate qua e là sul nostro territorio. Insomma, il riarmo come via d’uscita dalla crisi economica, come con la Grande Crisi degli anni ‘30 e con la Grande Depressione di fine ‘800. Peccato che in entrambi i casi questa strada abbia condotto a guerre mondiali. Di certo, l’impiego dei nuovi bombardieri nelle missioni “di pace” produrrà distruzione, morte e  sofferenza. 

Di sicuro gli F-35 sono i perfetti strumenti operativi di una sorta di gendarmeria mondiale in via di perfezionamento: una volta costruiti non faranno certo la ruggine in qualche hangar italiano o olandese, bensì saranno presto adoperati per uccidere e distruggere in svariate guerre, sia attuali sia future.

Gli F-35 ci costeranno un sacco di soldi: circa 600 milioni di euro per costruire e attivare la fabbrica di Cameri, circa 13 miliardi di euro (a rate, fino al 2026) per l'acquisto dei 131 aerei che l'Italia vuole possedere. Del resto è stato già speso o impegnato quasi un miliardo di euro. E ciò risulta ancor più impressionante se si considera la grave crisi economica in corso. Nessuno può ignorare che, con una spesa di questa entità, si potrebbero senza alcun dubbio creare ben più dei miseri 600 posti di lavoro promessi all'interno dello stabilimento di Cameri. Si potrebbe altresì intervenire in vario modo per migliorare le condizioni di vita di tutti: per esempio ampliando e migliorando la qualità della spesa sociale, tutelando davvero territori e città (basti pensare agli effetti del terremoto abruzzese), investendo in fonti energetiche rinnovabili e ridistribuendo reddito.

E poi vogliono costruire gli F-35 proprio ai confini del parco naturale del Ticino, che dovrebbe quindi sopportare l'impatto dei collaudi di centinaia e centinaia di aerei rumorosissimi e certamente inquinanti, con le relative gravi conseguenze per la salute e la qualità della vita degli abitanti della zona, mentre si potrebbe riconvertire il sito militare ad uso civile.

In definitiva, siamo contro gli F-35 perché ci ostiniamo a pensare che sia possibile vivere in un altro modo: senza aggredire gli altri popoli, senza militarizzare il territorio ed i rapporti sociali, operando perché cessi davvero la terribile guerra permanente che l'occidente dei ricchi conduce contro i poveri del nord e del sud del mondo.

Tutti a Novara, quindi, il 30 maggio 2009 alle ore 15.00, davanti alla stazione ferroviaria in piazza Garibaldi. Da lì partiremo per percorrere le strade della città e per gridare forte la nostra opposizione all'ennesima impresa di morte.

Contro la militarizzazione dei territori, contro le fabbriche della morte, contro tutte le guerre, per la riconversione dei siti militari ad uso civile, per un diverso modello economico.

               ASSEMBLEA PERMANENTE NO F-35




(Scarica la locandina della iniziativa: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/napoli170409ciric.pdf 
Ulteriori informazioni sul libro alla pagina: https://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm#ciric )


Venerdì 17 aprile 2009, ore 16.30
nella sede dell’Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici,
in via Monte di Dio n.14,
sarà presentato il libro di

Slobodanka Ciric
Le ceneri e il sogno

Introduce
Esther Basile
intervengono
Adriana Buffardi
Mauro Giancaspro
Sergio Manes
Modera
Carmela Maietta
Sarà presente l’autrice


(english / francais)

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http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=12883

Fallout of Serbia Bombing 'Continues to Kill'

By Vesna Peric Zimonjic

Global Research, March 27, 2009
Antiwar.com - 2009-03-24


Ten years after the NATO bombing of Serbia, concern is rising over a rise in the number of reported cases of cancer.

Some 15 tons of ammunition fortified with depleted uranium was dropped by way of more than 50,000 bombs and missiles in the 11 weeks of bombing of Serbia in 1999. The targets of the North Atlantic Treaty Organization (NATO) bombing were 116 locations, mostly in southern part of Serbia and the Kosovo region.

...

Depleted uranium (DU) is placed at the tip of bombs for piercing the armor of tanks and heavy military vehicles. Although weakened in the production process, the uranium remains highly toxic.

Experts disagree on the impact of depleted uranium on health. Some say that the aerosol produced on impact and combustion of DU ammunition can cause cancer and affect the kidneys, brain, liver, and heart. But some studies have found no significant impact on health or the environment.

The United Nations Environment Program (UNEP) sent a mission only in 2000, which focused on 11 spots in Kosovo and concluded that there was "no detectable widespread contamination of the ground surface by DU. A number of contamination points were identified by the mission but most of these were found to be only slightly contaminated."

A report by the World Health Organization (WHO) in 2001 came to a similar conclusion. However, British expert Keith Bavestock who was a part of the WHO team told Belgrade daily Politika that "not all data available to the WHO was included in the report." This, he said, "does not mean that the report is false; it is incomplete."

Local doctors have their own reports.

Nebojsa Srbljak, a physician from the Kosovan town Mitrovica, which still has a large Serb population, has spoken of a tenfold rise in leukemia cases. "Leukemia among children in Kosovo was at the rate of one per thousand before 1999," he told media representatives. "Since 1999, it rose to 1 percent."

Dr. Srbljak who is cooperating with an oncology clinic in the Kosovan capital Pristina, said that Albanian doctors too had told him there was "a significant rise" in the number of cancer patients since 1999. In the whole of Kosovo the cancer rate before 1999 was 10 among 300,000 people, and "today it stands at 20 among 60,000," he said.

"It's one tumor each day we're discovering now," radiologist Vlastimir Cvetkovic told IPS. "Prior to 1999 it was one in three months. And this is not just due to better diagnostics, as our working conditions were and remain modest. Besides, it's now younger and younger people, and children we're having as patients."

An alarming rise in cancer cases has been recorded also in neighboring Bosnia-Herzegovina, where DU was used by NATO against Bosnian Serb forces earlier in 1995. According to official figures, more than 300 people from the Sarajevo neighborhoods Hadzici and Han Pijesak in eastern Bosnia died of cancer from 1996 until 2000. Hadzici was inhabited and held by Bosnian Serbs during the war. It later came under the jurisdiction of the central Muslim-Croat government in Sarajevo.

"It's a pretty high number," local doctor Slavica Jovanovic told IPS. "But this seems to be a subject no one is willing to tackle. People from Hadzici have resettled elsewhere, and at the level of Bosnia-Herzegovina there's no will to go into it."

DU-related health problems have been reported among Italian soldiers who served as peacekeepers in Bosnia and in Kosovo. Several have died of cancer, and their families are now in a battle to prove that working and living next to DU-contaminated areas had proved fatal.

For Serbian authorities, DU problems seem as far away as Kosovo now, despite the fact that some 100,000 Serbs still live there, most of them near the divided town Mitrovica.

"Some 4,000 veterans have been under constant scrutiny as they were up to 50 meters from the point of impact of DU ammunition," Milan Misovic, head of the Working Medicine Department of the Military Medical Academy, told Serbian media. "So far, there is no increase in cancer among them. However, some changes can be expected in the next 10 to 15 years."


© Copyright Vesna Peric Zimonjic, Antiwar.com, 2009
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http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=13073

Les retombées du bombardement de la Serbie tuent toujours

Par Vesna Peric Zimonjic

Le 6 avril 2009
Antiwar.dom


Dix ans après les bombardements de l'OTAN sur la Serbie, l'appréhension monte devant l'accroissement du nombre de cas de cancer signalés.

Quelque 15 tonne d'uranium appauvri, renforçant plus de 50.000 bombes et missiles, ont été larguées durant les 11 semaines de bombardements de la Serbie en 1999. Les cibles des bombardements de l'Organisation du Traité Atlantique Nord (OTAN) consistaient en 116 sites, surtout au sud de la Serbie et dans la région du Kosovo.

L'uranium appauvri est mis au bout des bombes pour percer le blindage des chars et des véhicules militaires lourds. Bien que sa radioactivité soit affaiblie dans le procédé de production, l'uranium demeure hautement toxique.

Les experts sont en désaccord sur les impacts pour la santé de l'uranium appauvri. Quelques-uns disent que les aérosols produits par l'impact et la combustion de l'uranium appauvri des munitions peut provoquer le cancer et affecter les reins, le cerveau, le foie et le cœur. Mais certaines études n'ont trouvé aucune impact significatif sur la santé ou l'environnement.

Le Programme Environnemental des Nations Unies (UNEP) a envoyé une mission seulement en 2000. Elle s'est focalisée sur 11 sites du Kosovo, et a conclu qu'il n'y avait « pas de contamination importante détectable de la surface du sol par de l'uranium appauvri. Un certain nombre de points de contamination ont été identifiés par la mission, mais la plupart d'entre eux n'ont été jugés que légèrement contaminés. »

En 2001, un rapport de l'Organisation Mondiale de la Santé (OMS) aboutissait à une conclusion similaire. Toutefois, l'expert britannique Keith Bavestock, qui faisait partie de l'équipe de l'OMS, a déclaré au quotidien de Belgrade Politika que « toutes les données dont disposait l'OMS n'avaient pas été incluses dans le rapport. Ça ne signifie pas que le rapport est faux ; il est incomplet. »

Les médecins locaux ont leurs propres données.

Nebojsa Srbljak, un médecin de la ville de Mitrovica au Kosovo, qui a toujours une grande population serbe, a parlé d'une multiplication par dix des cas de leucémie. Il a déclaré aux envoyés des médias : « Le taux des leucémies chez l'enfant au Kosovo était de un pour mille avant 1999. Depuis 1999, il est passé à un pour cent. »

Le Dr. Srbljak, qui aide dans une clinique de cancérologie de Pristina, la capitale du Kosovo, a déclaré que les médecins albanais lui ont dit aussi qu'il y avait « une augmentation importante » du nombre de patients atteints de cancers depuis 1999. Dans l'ensemble du Kosovo, a-t-il dit, le taux de cancer avant 1999 était de 10 pour 300.000, et « aujourd'hui, il s'élève à 20 pour 60.000. »

« C'est désormais une tumeur par jour que nous découvrons, » a dit le radiologue Vlastimir Cvetkovic à Inter Press Service. « Avant 1999, c'était une tous les trois mois. Et ce n'est pas juste dû à l'amélioration des diagnostics, car nos moyens de travail sont restés modestes. En outre, c'est maintenant chez les plus jeunes et les enfants que nous trouvons nos patients. »

Une augmentation alarmante des cas de cancer a aussi été enregistrée en Bosnie-Herzégovine voisine, où, en début 1995, de l'uranium appauvri a été utilisé par l'OTAN contre les forces serbes de Bosnie. Selon les chiffres officiels, plus de 300 personnes de Hadzici et Han Pijesak, dans le voisinage de Sarajevo à l'est de la Bosnie, sont mortes du cancer de 1996 à 2000. Hadzici était habitée et tenue par les Serbes de Bosnie pendant la guerre. Elle est passée plus tard sous la juridiction gouvernementale croato-musulmane centrale de Sarajevo.

« C'est un très grand nombre, » a déclaré à Inter Press Service le médecin local Slavica Jovanovic. « Mais il semble que ce soit un sujet que personne ne veuille aborder. La population de Hadzici devrait être réinstallée ailleurs, et, au niveau de la Bosnie-Herzégovine, il n'y a pas la volonté de s'embarquer là-dedans. »

Des problèmes de santé liés à l'uranium appauvri ont été signalés chez les soldats italiens qui ont servi au maintien de la paix en Bosnie et au Kosovo. Plusieurs sont morts du cancer et leurs familles se démènent aujourd'hui pour prouver que travailler et vivre à côté de zones contaminées par de l'uranium appauvri a été démontré fatal.

Pour les autorités serbes, les problèmes de l'uranium appauvri semblent aussi loin que le Kosovo, malgré le fait que quelque 100.000 Serbes vivent encore là-bas, près de la ville divisée de Mitrovica pour la plupart d'entre eux.

Milan Mišovic;, chef du Département de la Médecine du Travail de l'Académie de Médecine Militaire, a déclaré à des médias serbes : « Quelque 4.000 anciens combattants font l'objet d'une surveillance constante car ils se sont trouvés à 50 mètres du point d'impact de munitions à l'uranium appauvri. Jusqu'à présent, le cancer ne progresse pas parmi eux. Mais on peut s'attendre à certains changements dans les prochains 10 à 15 ans. »


Article original en anglais : Fallout of Serbia Bombing 'Continues to Kill' , le 27 mars 2009.
http://www.globalresearch.ca/admin/rte/www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=12883
Traduction: Pétrus Lombard.

© Droits d'auteurs Vesna Peric Zimonjic, Antiwar.dom, 2009
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Coordinamento nazionale contro il revisionismo storico per la verità
Contro il razzismo, il fascismo, l’imperialismo
controrevisionismo@...
http://controrevisionismo.attiviblog.com

COMUNICATO STAMPA – CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE

Il Coordinamento nazionale contro il revisionismo per la verità, costituitosi come risultato del convegno “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico” (Sesto S. Giovanni, 9 febbraio 2008) con lo scopo di contrastare la montante campagna di riscrittura della storia che mira ad instaurare una vera e propria egemonia politica e culturale nella società italiana, organizza il 18 e 19 aprile 2009 a Marina di Massa, presso l’ostello internazionale “Turimar” (via Bondano a Mare 4) il convegno “Trasformazioni dello Stato e della società: deriva autoritaria e mobilitazione reazionaria”. Il convegno vuole essere un contributo alla riappropriazione della nostra storia, di confronto della relatà attuale con il passato e uno strumento per affrontare più efficacemente il presente ed il futuro. 

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Sabato 18 e domenica 19 aprile 2009 a Marina di Massa
c/o la “Turimar ostello internazionale”, via Bondano a Mare 4

Convegno:


“Trasformazioni dello Stato e della società: deriva autoritaria e mobilitazione reazionaria"


SABATO 18 APRILE
 
ore 12.00: Saluti, comunicazioni e sistemazione
ore 13.00: Buffet
 
ore 14.00: Relazione introduttiva del Comitato nazionale contro il revisionismo storico per la verità

ore 14.20: Saluto dell'Anpi-Giovani di Massa
 
ore 14.30 Relazione: Il fascismo dallo squadrismo al ventennio; Nicola Tranfaglia

ore 15.00 Relazione: Dallo Stato liberale al regime fascista; dalle leggi razziali agli attuali decreti razzisti; Nicoletta Poidimani

            Contributi: 
ore 15.50: Associazione Duumchatu dei lavoratori del Bangladesh
ore 16.00: Comitato in Italia del JVP-SRI LANKA
 
ore 16.15: Pausa caffé;
 
ore 16.30: Relazione: L'imperialismo italiano: tra sogni di potenza, fallimenti militari e retorica della "brava gente"; Davide Conti

            Contributi:
ore  17.00: intervento di un compagno palestinese
 
ore 17.15 Relazione: Controriforme istituzionali e costituzionali; Andrea Catone

ore 18.00 Dibattito
 

DOMENICA 19 APRILE
 
ore 9.30: Relazione: Revisionismo e mezzi di disinformazione; Alessandra Kersevan

            Contributi:
ore 10.00: Collettivo Militant, Roma
 
ore 10.15: Relazione: Scuola di Razza: gli anni del razzismo fascista e quelli delle classi ponte; Gianluca Gabrielli

ore 11.00 Relazione: Lavoro: controriforme e processo di corporativizzazione; Primomaggio

            Contributi:
ore 11.30 Assemblea Nazionale Ferrovieri
 
ore 11.45: Relazione: Il neofascismo oggi; Stefano Bartolini
 
ore 12.30:  Intervento del Comitato nazionale contro i revisionismo storico per la verità
 
ore 12.45/13.45: Dibattito e conclusioni




Informazioni logistiche per il Convegno del 18-19 aprile a Marina di Massa (Ms)

 
Il Convegno si tiene alla “Turimar Ostello Internazionale” via Bondano a Mare 4.
 
Si arriva alla Turimar sia dal lungomare che dalla strada parallela interna (chiedere anche delle ex colonie Torino). 
La Turimar, situata nella ex colonia Torino (costruita durante il ventennio), è stata ristrutturata da una quindicina di anni. Altre colonie del territorio erano colonie Fiat e Olivetti.
 
Trattamento completo (cena sabato, pernottamento, colazione e pranzo domenica):
singola 45 e., con bagno esterno 39 e., (mezza pensione 40 e. e 34 e.)
doppia 41 e.,      “                “      36 e.       “            “      36 e. e 31 e.
tripla 39 e.,         “                “      34 e.       “             “     34 e. e 29 e.
quadrupla 38 e.,   “               “     33 e.        
quintupla, sestupla a scendere di un e.
 
Per quanto riguarda il pranzo di sabato vediamo di organizzarci autonomamente con panini e bibite.
 
Sarebbe bene far pervenire quanto prima le presenze dei compagni in modo da avere un quadro più preciso di quali e quante sono le nostre necessità per le prenotazioni:
rivolgersi a controrevisionismo @ libero.it
 



Sabato 18 e domenica 19 aprile ‘09 a Marina di Massa
c/o la “Turimar ostello internazionale”, via Bondano a Mare 4
(per contatti e informazioni: controrevisionismo @ libero.it)

Convegno: “Trasformazioni dello Stato e della società: deriva autoritaria e mobilitazione reazionaria”

  
Il 9 febbraio ‘08, a Sesto S. Giovanni (Mi), abbiamo tenuto il Convegno “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico” di cui abbiamo pubblicato gli Atti: “Foibe: revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica”. L’obiettivo del Convegno era:

- informare e denunciare i crimini del nazi-fascismo e di coloro che oggi hanno interesse a dimenticare e far dimenticare;

- difendere la memoria di chi si oppose e combatté nazisti e fascismo;

- respingere qualsiasi tipo di falsificazione della storia, di denigrazione del movimento partigiano, di cancellazione di quel periodo straordinario che fu la Resistenza 1943-45.

I risultati dei due “avvenimenti” (Convegno e Atti) sono le numerose adesioni e l’alta partecipazione al Convegno, le 1.000 copie del libro esaurite, una seconda ristampa di 600 copie e le numerose iniziative di presentazione promosse in questi mesi.

La storicizzazione degli Atti, attraverso la loro pubblicazione ha - a nostro avviso - assunto uno specifico significato nell’attuale contesto caratterizzato da un progressivo processo di “fascistizzazione” dello Stato e della società e si è rivelata un buon strumento nel tentativo di contrastare l’egemonia ideologica, politica e culturale incentrata sul revisionismo storico.

Perché il revisionismo deforma, falsifica e cancella la storia ? Un primo motivo, di carattere generale, è perché le classi reazionarie hanno bisogno, per tutelare i propri interessi e mantenersi al potere, di falsificare ogni cosa, ingannare le masse, propagandare ogni genere di assurdità. Finché esisteranno le classi, la lotta contro ogni genere di falsificazione e di intossicazione sarà all’ordine del giorno. Le classi reazionarie (e decadenti) temono la verità perché è a loro sfavorevole.

Un secondo motivo, di carattere particolare, è riferito all’attacco alla Resistenza 1943-45 iniziato immediatamente dopo guerra. Due teorie tentarono, fin da allora, di farsi strada: una fu quella dei responsabili del fascismo che, per cancellare i loro tradimenti e le loro infamie, sostennero che bisognava dimenticare il passato, che non si doveva più parlare di fascismo e di Resistenza, che fascisti e antifascisti avevano avuto le stesse colpe e gli stessi meriti ... ; l’altra fu quella di coloro che avversarono il fascismo ma che non mossero un dito per combatterlo. Costoro, oggi, tentano di creare la leggenda che gli italiani furono favorevoli alla Resistenza, che il movimento e le formazioni partigiane non vennero organizzate da nessuno, ma furono un fenomeno spontaneo.

Queste teorie si intrecciano e si condizionano reciprocamente. Ma è la seconda che legittima la prima. E’ la negazione dell’organizzazione, dei dirigenti, dei quadri, dei combattenti e la loro, successiva, denigrazione e criminalizzazione che opera un’azione nefasta contro le forze, protagoniste della Resistenza, per dividerle, disperderle, normalizzarle ... L’attacco alla Resistenza 1943-45 mostra oggi, ancor più di ieri, il connubio e la connivenza tra reazionari e revisionisti !

L’antifascismo ha il diritto (oltre al dovere) di opporsi a questa scellerata operazione ideologica, politica e culturale, contrastando ogni forma di revisionismo storico che offre il lasciapassare a vergognose proposte di legge come quella (ultima) di esponenti del PdL di istituire la legge 1360 su l’“Ordine del Tricolore” che vorrebbe riconoscere a fascisti e repubblichini, servi dei nazisti, onorificenze e vitalizi ... in quanto combattenti e patrioti (!) alla stregua dei partigiani.

L’operazione di equiparazione partigiani e fascisti ha assunto, oggi, maggiore vigore e forza. Come la stessa teoria di “italiani brava gente” che nasconde (e falsifica) la verità. Infatti, il fascismo si macchiò di efferati e indicibili crimini contro le popolazioni civili nella fase del colonialismo e delle aggressioni ad altri popoli. I fascisti, dopo l’8 settembre ’43, si misero al servizio dei nazisti collaborando attivamente con i criminali nelle stragi e negli eccidi, impuniti per oltre 60 anni in nome delle “ragioni di Stato”.

Si assiste, addirittura, alla rivalutazione di personaggi come Licio Gelli, venerabile della loggia P2 (Propaganda 2), che nel “Piano dirinascita democratica”, auspicava uno Stato ed una società sempre più autoritaria, reazionaria e presidenzialista. Se andiamo a rileggere quel programma possiamo constatare quanta parte sia stata realizzata e quante parti siano andate oltre lo stesso programma. Basti pensare alle c.d. riforme istituzionali e costituzionali, a quelle su scuola ed istruzione, pensioni, diritto di sciopero, precarietà e flessibilità della forza-lavoro, servizio militare, ecc.

Quel piano non poteva ancora prevedere una politica razzista come è stata esplicitata, dai vari governi succedutisi in questi anni, in quanto il fenomeno dell’immigrazione e la crisi generale (economica, politica, sociale e culturale) non erano così presenti edemergenti. Ma a colmare il vuoto vi hanno pensato i governi di questi anni (e di questi mesi) con leggi, decreti, provvedimenti e proposte, che niente hanno da invidiare alle leggi razziali del 1938 !

Attraverso una nuova forma di razzismo seminato quotidianamente nella società dai mass media e da leggi discriminatorie; attraverso la precarizzazione, la corporativizzazione e la frantumazione non più solo del lavoro, bensì della vita di milioni di persone.

E’ in corso una vera e propria campagna di mobilitazione reazionaria allo scopo di contrapporre l’uno contro l’altro: lavoratori, classi, categorie, ceti più deboli e immigrati. Dividi et impera con l’obiettivo di sostituire alla lotta di classe la lotta tra etnie e nazionalità !

In questo clima, bene, si inseriscono (e a tal fine vengono utilizzate) le scorribande dei gruppi neofascisti e della destra radicale per aggredire con il coltello e il fuoco immigrati, rom, i loro insediamenti e quanti sono schedati come “diversi”: dagli omosessuali ai giovani dei centri sociali, senza rinunciare a colpire compagni, antifascisti, giovani di sinistra, le loro sedi e ritrovi.

Come è avvenuto per il precedente Convegno del 9 febbraio 2008, si tratta di unire e combinare la politica con la storia: la militanza politica con la competenza storica. Cioè, costruire l’unità d’azione tra militanti politici e storici militanti. Altrettanto intendiamo fare in questo nuovo appuntamento.

Un Convegno che riproduca il lavoro collettivo ed organizzato, un’attività di denuncia e di controinformazione, di approfondimento, formazione ed orientamento, per contribuire a sviluppare gli indispensabili strumenti necessari a condurre la battaglia politica e la mobilitazione contro il revisionismo storico per la verità.

Un Convegno capace di ampliare l’orizzonte legando il vecchio al nuovo, il passato all’attualità. In sostanza, un lavoro complessivo e militante in difesa della nostra memoria storica e delle radici del nostro futuro.

  
Coordinamento nazionale contro il revisionismo storico per la verità
Contro il razzismo, il fascismo, l’imperialismo

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