Informazione


Lo scudo missilistico è una mossa di guerra

1) Lo Scudo in Europa è una mossa di guerra - di Noam Chomsky

2) Intervento al Senato di Fosco Giannini - Senatore PRC - 31 maggio 2007 - sullo scudo missilistico


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Lo Scudo in Europa è una mossa di guerra

di Noam Chomsky

Il Manifesto, 30/05/2007

L'installazione di un sistema di difesa missilistica in Europa orientale è praticamente una dichiarazione di guerra.
Provate a immaginare come reagirebbe l'America se la Russia, la Cina, l'Iran o qualunque potenza straniera osasse anche solo pensare di collocare un sistema di difesa missilistica sui confini degli Stati uniti o nelle loro vicinanze, o addirittura portasse avanti questo piano. In tali inimmaginabili circostanze, una violenta reazione americana sarebbe non solo quasi certa, ma anche comprensibile, per ragioni semplici e chiare.
E' universalmente noto che la difesa missilistica è un'arma di primo colpo. Autorevoli analisti militari americani la descrivono così: «Non solo uno scudo, ma un'abilitazione all'azione». Essa «faciliterà un'applicazione più efficace della potenza militare degli Stati uniti all'estero».
«Isolando il paese dalle rappresaglie, la difesa missilistica garantirà la capacità e la disponibilità degli Stati uniti a "modellare" l'ambiente in altre parti del mondo». «La difesa missilistica non serve a proteggere l'America. E' uno strumento per il dominio globale».
«La difesa missilistica serve a conservare la capacità americana di esercitare il potere all'estero. Non riguarda la difesa; è un'arma di offesa e è per questo che ne abbiamo bisogno». Tutte queste citazioni vengono da autorevoli fonti liberali appartenenti alla tendenza dominante, che vorrebbero sviluppare il sistema e collocarlo agli estremi limiti del dominio globale degli Stati uniti.
La logica è semplice e facile da capire: un sistema di difesa missilistica funzionante informa i potenziali obiettivi che «vi attaccheremo se ci va e voi non sarete in grado di rispondere, quindi non potrete impedircelo».
Stanno vendendo il sistema agli europei come una difesa contro i missili iraniani. Se anche l'Iran avesse armi nucleari e missili a lunga gittata, le probabilità che le usi per attaccare l'Europa sono inferiori a quelle che l'Europa venga colpita da un asteroide. Se dunque si trattasse davvero di difesa, la Repubblica Ceca dovrebbe installare un sistema per difendersi dagli asteroidi.
Se l'Iran desse anche il minimo segno di voler fare una simile mossa, il paese verrebbe vaporizzato. Il sistema è davvero puntato contro l'Iran, ma come arma di primo colpo. Fa parte delle crescenti minacce americane di attaccare l'Iran, minacce che costituiscono di per sé una grave violazione della Carta delle Nazioni unite, sebbene questo tema non emerga.
Quando Mikhail Gorbaciov permise alla Germania unita di far parte di un'alleanza militare ostile, accettò una grave minaccia alla sicurezza della Russia, per ragioni troppo note per rivederle ora. In cambio il governo degli Stati uniti si impegnò a non allargare la Nato a est. Questo impegno è stato violato qualche anno più tardi, suscitando pochi commenti in Occidente, ma aumentando il pericolo di uno scontro militare.
La cosiddetta difesa missilistica aumenta il rischio che scoppi una guerra. La «difesa» consiste nell'aumentare le minacce di aggressione in Medio Oriente, con conseguenze incalcolabili, e il pericolo di una guerra nucleare definitiva.
Oltre mezzo secolo fa, Bertrand Russell e Alfred Einstein lanciarono un appello ai popoli del mondo perché affrontassero il fatto che ci troviamo di fronte a una scelta «netta, terribile e inevitabile. Dobbiamo porre fine alla razza umana, o l'umanità è disposta a rinunciare alla guerra?».
Accettare il cosiddetto «sistema di difesa missilistica» colloca la scelta a favore della fine della razza umana in un futuro non troppo distante.


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Care compagne e compagni,

vi invio il mio intervento di ieri al Senato sulla questione dello scudo stellare. 

Fosco Giannini - Senatore PRC


Intervento al Senato di Fosco Giannini - Senatore PRC - 31 maggio 2007


“L’installazione di un sistema di difesa missilistica in Europa orientale è praticamente una dichiarazione di guerra”.
Così ha scritto ieri sulla stampa italiana il grande intellettuale statunitense Noam Chomsky, che così ha proseguito: “Provate ad immaginare come reagirebbe l’America se la Russia, la Cina, l’Iran o qualunque potenza straniera osasse anche solo pensare di collocare un sistema di difesa missilistica sui confini degli Stati Uniti o nelle loro vicinanze, o addirittura portasse avanti questo piano. In tali inimmagibabili circostanze, una violenta reazione americana sarebbe non solo quasi certa, ma anche comprensibile”.
E ciò perché - prosegue Chomsky – “ è universalmente noto che la difesa missilistica è un’arma di primo colpo”.

 

Che cos’è, dunque,  questo pericolosissimo e nefasto “scudo missilistico” statunitense che dovrà essere installato in Europa e che il governo italiano sembra aver accettato e segretamente concordato con la Casa Bianca ? 
Perché, di fronte ad una questione di così grande dimensione strategica, il Parlamento italiano non è stato messo, e non è ancora messo,  in condizione di discutere e decidere autonomamente? Perché tale questione non la si rende di pubblico dominio ? Perché non la si racconta al nostro popolo?  
Volevo solo, signor Presidente, ricordarle un dato: nella Repubblica Ceca, Paese coinvolto nel progetto Usa di “scudo missilistico”, il movimento pacifista, le forze democratiche e i giovani comunisti hanno già raccolto 300 mila firme, volte ad ottenere un referendum sulla collocazione dello “scudo stellare”. Una grande mobilitazione sociale che ha contribuito alla messa fuori legge dei giovani comunisti cechi.
E’ questo il prezzo che i popoli europei dovranno pagare per il progetto americano? E cioè: subordinazione alle politiche di guerra di Bush, allineamento, sottomissione delle volontà popolari e svuotamento dei poteri parlamentari ?

 

Ma che cos’è, nel concreto, lo “scudo stellare europeo” ?

 

Il piano statunitense prevede l’installazione dei primi 10 missili intercettori in Polonia e di una stazione radar nella Repubblica ceca. 
La funzione dei missili intercettori è distruggere i missili balistici nemici una volta lanciati. Sul territorio statunitense, ne sono già stati installati 17  (14 in Alaska e 3 in California), che saliranno a 21 nel 2007 e a 30 nel 2008. 
Nel momento in cui gli Stati uniti porteranno a termine lo “scudo” anti-missili disporrebbero di un sistema non di difesa ma di offesa: sarebbero infatti in grado di lanciare un first strike contro un paese dotato anch’esso di armi nucleari, fidando sulla capacità dello “scudo” di neutralizzare o attenuare gli effetti di una eventuale rappresaglia. Proprio per questo Usa e Urss avevano stipulato nel 1972 il Trattato Abm che proibiva tali sistemi, Trattato che l’amministrazione Bush – significativamente -  ha cancellato nel 2002. 

 

Ufficialmente, l’installazione dei missili intercettori in Europa dovrebbe servire a proteggere gli Stati uniti e l’Europa stessa dai missili balistici della Corea del nord e dell’Iran. Nessuno di questi paesi, né un altro «stato canaglia», ha però oggi missili in grado di minacciare gli Stati uniti e l’Europa. Per di più la Corea del nord, se volesse colpire gli Stati uniti, lancerebbe i suoi missili non certo verso ovest e non certo al di sopra dell’Europa. E, se si volessero neutralizzare i missili iraniani (che non possono raggiungere gli Usa e l’Europa, né sono armati di testate nucleari), occorrerebbe installare i missili intercettori in Turchia o altri paesi limitrofi.
Secondo Mosca, il piano statunitense di installare missili intercettori nell’Europa orientale mira, essenzialmente, ad acquisire un ulteriore vantaggio strategico sulla Russia ed è per questo che  al Pentagono pensano di installare altri missili ancora più a est, probabilmente in Ucraina. 
Allo stesso tempo potrebbe essere aumentata la loro gittata, così da minacciare i sistemi spaziali russi. Né può essere sottovalutata la possibilità che questi missili siano un giorno armati di testate nucleari.  

 

Immediato è il vantaggio che gli Usa possono acquisire installando in Europa stazioni radar, tipo quella che intendono collocare nella Repubblica ceca. Essa sarebbe la prima installazione di una rete di sofisticati centri di intelligence, attraverso cui il Pentagono potrebbe monitorare, ancor più efficacemente di quanto è in grado di fare oggi, non solo il territorio russo ma l’intero territorio europeo. L’Italia, per la sua posizione geografica, sarebbe inoltre particolarmente adatta per l’installazione sia di radar che di missili intercettori rivolti verso il Medio Oriente e il Nord Africa. 
L’altro vantaggio per Washington sarebbe quello di avere in mano un altro strumento per impedire che l’Unione europea possa un giorno rendersi militarmente autonoma dagli Stati uniti. L’intero sistema di stazioni radar e postazioni missilistiche in Europa dipenderebbe infatti dal Centro di comando, controllo, gestione della battaglia e comunicazioni, all’interno della catena di comando che fa capo al presidente degli Stati uniti d’America.

 

E’ dunque facile capire – tra l’altro - che , sul piano geopolitico, uno degli obiettivi primari dell’installazione dello “scudo” americano è la divisione chirurgica dell’Europa : da una parte l’area originaria dell’Ue, dall’altra un’Europa dell’est sottomessa politicamente, economicamente e militarmente agli Usa. 
 Con due obiettivi: l’interruzione del progetto di costruzione di una grande Europa ( pericolosa per gli Usa) e la messa in campo di un vasto fronte – specificamente militare  -  contro la Russia.

 

La Russia, di fronte al tentativo statunitense di acquisire un ulteriore vantaggio strategico nei suoi confronti, ha già annunciato che prenderà delle contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici» e   Putin ha già  annunciato la moratoria del Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa,  firmato dai paesi della Nato e del Patto di Varsavia nel 1990. 
Il piano statunitense di installare missili intercettori e radar nell’Europa orientale, a ridosso del territorio russo, viene dunque considerato a Mosca un ulteriore passo dell’espansione della Nato a est. Nel 1999 essa ha inglobato i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica ceca e Ungheria. Quindi, nel 2004, si  è estesa ad altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell’Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già parte del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Repubblica jugoslava). Ora sta per inglobare Albania, Croazia e Macedonia, e si prepara a fare lo stesso con Georgia e Ucraina. Contemporaneamente, gli Stati uniti hanno installato nuove basi militari in Romania e Bulgaria e, tra breve, faranno lo stesso in Montenegro. 
La risposta di Putin al progetto di “scudo stellare” è stata durissima ed ha evocato tutto il pericolo insito nella scelta americana: Putin ha avvertito che se gli Usa installeranno missili e radar a ridosso del  territorio russo, la Russia potrebbe anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili nucleari a raggio intermedio in Europa.
L’Europa, e in particolare l’Italia che ha già aderito al programma dello “scudo” statunitense, rischia di ricadere nell’incubo politico e militare di una nuova guerra fredda avente buone possibilità di trasformarsi in un inferno nucleare.


Le conseguenze per l’Italia    

 

L’accordo quadro prevede una serie di accordi specifici che coinvolgeranno nel programma dello “scudo” statunitense non solo le industrie militari italiane, soprattutto quelle del settore aerospaziale, ma anche università e centri di ricerca. 
L’accordo quadro comporta quindi una ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella civile, sotto la cappa del segreto militare. 
Comporta un ulteriore aumento della spesa militare italiana (già al settimo posto su scala mondiale), soprattutto dei programmi di investimento derivanti da accordi internazionali, ai quali l’ultima Finanziaria ha destinato 4,5 miliardi di euro in tre anni. 
Comporta un ulteriore rafforzamento dei comandi e delle basi statunitensi in Italia (comprese quelle dotate di armi nucleari), con la conseguenza che il nostro paese diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi verso sud e verso est. 
Comporta ulteriori pericoli per il nostro paese che, per la sua collocazione geografica, costituisce una postazione ottimale in cui installare i missili intercettori: le zone di installazione diverranno di conseguenza bersagli militari, come negli anni ’80 la base di Comiso in cui erano installati i missili nucleari statunitensi.
Inoltre, estendendo lo “scudo” all’Europa, gli Usa potrebbero scaricare sugli alleati parte dei costi per lo sviluppo del sistema, ammontanti finora a 10 miliardi di dollari annui.

 

In questo quadro estremamente pericoloso appare davvero inquietante il comportamento del governo italiano, particolarmente reticente nel raccontare i fatti relativi all’accordo con il governo Usa sullo “scudo stellare” e i fatti relativi alla firma dell’accordo.

 

Il generale Henry Obering, direttore dell’Agenzia Usa di difesa missilistica, ha annunciato il 27 marzo 2007, di fronte al comitato per i servizi armati della Camera dei rappresentanti, che l’Italia entra ufficialmente nel programma dello “scudo” anti-missili che gli Usa vogliono estendere all’Europa.
“Ho il piacere di annunciare che lo scorso febbraio abbiamo stabilito un memorandum di accordo quadro con l’Italia e possiamo ora iniziare a sviluppare possibilità di condivisione di tecnologie di difesa missilistica, analisi, e altre forme di collaborazione”. Così  ha parlato il generale americano Henry Obering. 

 

Nessun annuncio, invece, da parte del governo italiano. 
Quando il 12 marzo il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer dichiara che  “in materia di difesa missilistica non ci devono essere paesi di serie A e paesi di serie B all'interno della Nato” il ministro degli esteri Massimo D'Alema dice di condividere l’opinione di Scheffer, auspicando che la proposta degli Usa di estendere il loro “scudo” all’Europa venga discussa dalla Nato e dalla Ue. Non dice però che l’Italia ha, a questo punto, già sottoscritto il memorandum di accordo quadro ed è stata quindi promossa in «serie A».
La firma dell’accordo quadro viene dunque tenuta segreta al parlamento e, a quanto si dice, anche a parte della coalizione governativa.

 

Il governo italiano ha anche smentito, dobbiamo dire un po’ affannosamente, di aver firmato l’accordo con il governo Usa.
Ma le contraddizioni all’interno del governo sono davvero strane e,  per molti versi,  inquietanti.  
Il sottosegretario di stato per la difesa Marco Verzaschi ( dell’Udeur) ha infatti  dichiarato, il 12 aprile 2007 alla Camera dei deputati : 
“Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-Usa che amplia il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici”. 
Il sottosegretario Verzaschi non ha però spiegato perché  il governo italiano avesse finora tenuto segreto un accordo di tale portata, né ha precisato chi l’abbia firmato lo scorso febbraio. 
Il sottosegretario alla difesa Giovanni Forcieri aveva annunciato, tramite la sua segreteria, che avrebbe ufficialmente smentito di averlo firmato lui. 
A ciò che ci risulta, però, il ministro Forcieri deve ancora far pervenire la propria smentita.
Resta dunque il “mistero” di chi l’abbia firmato. Tuttavia, crediamo che la questione essenziale non sia quella di chi ha firmato, ma perché il governo Prodi abbia , segretamente,  firmato .
A dare una spiegazione ha provato – in modo contraddittorio – ancora  il sottosegretario Verzaschi. 
“Il citato Accordo quadro di cooperazione – ha dichiarato in aula – si inserisce nelle molteplici iniziative intraprese in ambito Nato, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie attività volte alla realizzazione di idonei strumenti a protezione dell'Alleanza dal rischio derivante dall'uso di missili balistici equipaggiati con armi di distruzione di massa da parte di nazioni ostili o gruppi terroristici”
L’accordo per lo “scudo” sarebbe avvenuto, dunque, in ambito NATO?
Non sembra affatto di questo parere  il generale Obering, che  ha invece chiarito che lo schieramento in Europa, da parte degli Stati uniti, di missili anti-missili non rientra in ambito Nato e che “gli Usa non sono disponibili a cedere la responsabilità del progetto” (15 marzo 2007). 

 

Le ultime elezioni amministrative, signor Presidente, ci dicono chiaramente che il governo Prodi rischia di consumare il rapporto con il proprio blocco sociale di riferimento. La fiducia nei  confronti del governo Prodi si va assottigliando giorno dopo giorno.
Non potremo certo riconquistarla proseguendo politiche di guerra al servizio della potenza americana. Né, tantomeno, spostando enormi risorse economiche dalla spesa sociale a quella militare.
Vi sarebbe una sola parola d’ordine per costruire l’alternativa e ridare fiducia al nostro popolo: via dall’Afghanistan e via dalle guerre, più autonomia dagli Usa e dalla Nato, meno favori alle grandi fortune capitalistiche e  - finalmente ! – più stato sociale, più salari e più pensioni ! 



http://www.resistenze.org/sito/se/ap/seap7e29-001585.htm

www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - appuntamenti - 29-05-
07

Verità e giustizia per i popoli del Kosovo Metohija

Il Forum di Belgrado (che raccoglie eminenti personalità culturali e
politiche della Serbia, ex Repubblica Federale Jugoslava) ha denunciato
i pericoli di nuove violente conflittualità e destabilizzazioni nei
Balcani e in Europa, legate agli esiti dei negoziati a proposito della
definizione dello Status futuro della provincia serba del Kosovo.

Ormai la verità è sotto gli occhi di tutti: l’operazione Kosovo, ha
raggiunto gli obiettivi politici, militari e geostrategici della Nato e
della cosiddetta comunità internazionale, ma è stato un totale
fallimento per i popoli della regione.

Numerose personalità del mondo politico e della cultura hanno
sottoscritto l'appello SOS Yugoslavia impegnandosi attivamente per
promuovere un futuro di pace e progresso nella regione del Kosovo.

Giovedì 31 maggio 2007 – ore 14

Sala conferenze stampa del Senato Palazzo Madama, 2 - Roma

Conferenza stampa con

Fosco Giannini (Senatore PRC-SE)
Mauro Bulgarelli (Senatore Verdi)
Lidia Menapace (Senatrice PRC-SE)
Franca Rame (Senatrice Italia dei valori)
Don Andrea Gallo (Fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto,
Genova)
Enrico Vigna (Portavoce del Forum Belgrado-Italia)

In collegamento telefonico da Belgrado Z. Jovanovic (ex Ministro
Esteri Jugoslavia e Presidente del Forum Belgrado)

---

IL MANIFESTO-APPELLO OGGETTO DELLA CONF. STAMPA E' LEGGIBILE QUI:
http://www.resistenze.org/sito/as/forbe/asfb7e15-001527.htm
OPPURE QUI:
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/appellokosmet07.htm





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(english / italiano)


La lettera di Cindy Sheehan al movimento pacifista USA parla anche a quello italiano

di Marco Santopadre*

Il tradimento dei democratici, che hanno votato il sostegno alle guerre di George Bush (ad eccezione di tre senatori), è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E Cindy Sheehan, la madre di Casey - il figlio soldato ucciso nel 2004 a 24 anni a Baghdad - diventata il simbolo del “no” alla guerra, ha annunciato con una lettera piena di rabbia e di amarezza la sua intenzione di lasciare il movimento pacifista USA. 
Riferiscono i giornali di oggi che la Sheehan, più nota come "mamma pace", arrestata più volte durante sit-in sotto la Casa Bianca e il ranch texano di Bush, avrebbe deciso di abbandonare la militanza attiva nel movimento pacifista americano. In una lettera pubblicata sul suo blog, - e in Italia da Manifesto e Liberazione - afferma che "da quando mio figlio è morto, non ho mai smesso di dare un senso al suo sacrificio". 

Gli Stati uniti sono diventati una "deserto fascista dominato dalle corporations "continua la mamma anti-guerra che accusa i democratici - che l'hanno appoggiata fino a quando erano all'opposizione - di averla «demonizzata» quando li ha attaccati per non aver mantenuto l'impegno di cercare di mettere fine al conflitto ora che sono maggioranza al Congresso. Durissimo è anche il giudizio verso un movimento pacifista subordinato ai Democratici che «spesso antepone gli ego personali alla pace e alla difesa della vita umana».

Cindy Sheehan scrive che "sono stata la beniamina della sinistra finchè mi sono limitata a protestare contro Bush e il partito Repubblicano...ma quando ho cominciato a trattare il partito Democratico con lo stesso metro di giudizio usato per quello repubblicano, il sostegno alla mia causa ha cominicato ad erodersi e la "sinistra" ha cominciato a gettarmi addosso gli stessi insulti della destra".

"Peace Mom" come è stata sopranominata Ciny Sheehan, rivela di avere le idee chiare anche su un'altra trappola micidiale quando sostiene che "Se non troviamo alternative a questo corrotto sistema bipartitico, la nostra repubblica morirà e sarà sostituita da quello verso cui stiamo rapidamente discendendo senza incontrare resistenze: il deserto fascista delle corporations".

La lettera di Cindy Sheean sembra parlare anche al movimento contro la guerra e alla sinistra in Italia, dove - anche qui - nei mesi scorsi si è consumato il tradimento della politica della sinistra di governo nei confronti degli obiettivi storici del movimento - missione Afghanistan in primis - e la subordinazione di una parte dell’associazionismo pacifista che ha scelto la strada del collateralismo al governo Prodi piuttosto che quella dell’autonomia. Lo scenario bipolare che il nucleo duro del governo vorrebbe imporre al paese prende spunto proprio da quel modello di governabilità maggioritario e bipartitico imperante nei sistemi anglosassoni. C'è tanta materia su cui riflettere. Ci auguriamo che ci rifletteranno e in breve tempo anche coloro che il 9 giugno hanno deciso di separarsi dai movimenti e dalla coerenza dei contenuti per andarsene a Piazza del Popolo su una piattaforma che rappresenta esattamente l'opposto e motivo di amarezza di quanto sostenuto da Cindy Sheehan.


* direttore di Radio Città Aperta (Roma)
www.radiocittaperta.it



Lettera di dimissioni

di Cindy Sheehan
29.5.2007


Ho dovuto sopportare un bel po' di scherno e di odio da quando Casey fu
ucciso, e soprattutto da quando divenni il cosiddetto "volto" del
movimento statunitense contro la guerra. In special modo da quando ho
reciso ogni residuo legame che mi connetteva al partito democratico,
sono stata ulteriormente insultata sui blog "liberali" come Democratic
Underground. I rimarchi più miti vanno da "meretrice dell'attenzione"
a "finalmente ci liberiamo di questa immondizia".

Sono giunta a tali conclusioni dolorose il mattino del Memorial Day. Non
è l'esplodere di riflessioni fatte sul momento, ma cose a cui penso da
circa un anno. Le conclusioni a cui sono giunta mi spezzano il cuore.

La prima conclusione è che sono stata cara alla cosiddetta sinistra sino
a che ho limitato la mia protesta a George Bush ed al partito
repubblicano. Naturalmente, sono stata calunniata come marionetta del
partito democratico. L'etichetta serviva a marginalizzare me ed il mio
messaggio. Com'era possibile che una donna avesse idee proprie o
lavorasse al di fuori del sistema bi-partitico?

Tuttavia, quando ho cominciato a valutare i democratici con gli stessi
standard che usavo per i repubblicani, il sostegno alla mia causa ha
iniziato ad erodersi, e la "sinistra" ha preso ad etichettarmi con le
stesse calunnie della destra.

Credo che nessuno mi abbia prestato attenzione, mentre dicevo che la
questione della pace e delle persone che muoiono senza motivo non è una
faccenda di "destra/sinistra", ma di "giusto/sbagliato". Vengo
considerata una radicale perché credo che le politiche di parte vadano
accantonate quanto centinaia di migliaia di persone stanno morendo per
una guerra basata sulle menzogne, e sostenuta sia dai democratici sia
dai repubblicani. Mi sorprende che gente che sa essere affilata e
sottile come un raggio laser quando si tratta di bugie, mistificazioni
ed espedienti politici provenienti da un partito altrui, rifiuti di
riconoscere le stesse magagne nel proprio.

La lealtà cieca ad una parte è pericolosa da qualsiasi lato si situi. Gli
altri popoli del mondo guardano a noi americani come a delle
barzellette, perché permettiamo ai nostri leader così tanta attitudine
sanguinaria, e se non troviamo alternative a questo corrotto sistema a
due, la nostra repubblica morirà e sarà rimpiazzata da ciò in cui stiamo
rapidamente scivolando senza controllo e bilanciamento: la terra
devastata del corporativismo fascista.

Io vengo demonizzata perché non guardo al partito o alla nazionalità,
quando ho di fronte una persona: guardo al suo cuore. Se una persona
appare, si veste, agisce e parla e vota come un repubblicano, per quale
motivo dovrebbe avere sostegno, anche se si fa chiamare "democratico"?

Sono anche giunta alla conclusione che sto facendo quel che sto facendo
perché sono una "meretrice dell'attenzione" anziché avere il reale
bisogno di impegnarmi. Ho investito tutto quel che avevo nel tentativo
di portare pace e giustizia ad un paese che non vuole saperne di
entrambe le cose. Se c'è un individuo che vuole entrambe, normalmente
non fa nulla di più di partecipare ad una marcia di protesta o di sedere
davanti al suo computer a criticare gli altri. Ho speso ogni singolo
centesimo del denaro che ho avuto da un paese "grato" quando mio
figlio è stato ucciso, ed ogni centesimo che ho ricevuto per le
conferenze o i libri. Ho sacrificato 29 anni di matrimonio, ed ho
viaggiato per lunghi periodi stando lontana dal fratello e dalle sorelle
di Casey, e la mia salute ne ha sofferto, e i conti dell'ospedale si
vanno accumulando dalla scorsa estate, quando sono quasi morta.

Ho usato tutto ciò che avevo per tentare di far smettere a questo paese
il massacro di innocenti esseri umani. Sono stata chiamata con gli
epiteti più deprecabili che menti piccine potessero pensare, e sono
stata minacciata di morte moltissime volte.

La più devastante delle conclusioni a cui sono giunta questa mattina
eccola: Casey è davvero morto per niente. Il suo sangue prezioso è stato
prosciugato in un paese lontano, lontano dalla famiglia che lo amava, e
lui è stato ucciso dal suo stesso paese, che si aggrappa e si muove
secondo una macchina di guerra che arriva persino a controllare quel che
pensiamo.

Ho tentato di tutto, da quando è morto, per dare significato al suo
sacrificio. Casey è morto per un paese che si preoccupa di più di sapere
chi sarà il nuovo "Idolo Americano" che di quanta gente verrà uccisa
nei prossimi mesi, mentre i democratici ed i repubblicani giocano alla
politica con vite umane. E' straziante per me sapere che ho vissuto in
questo sistema per così tanti anni, e che Casey ha pagato il prezzo
della mia lealtà. Ho mancato verso mio figlio, e questo è ciò che mi fa
più male.

Ho anche tentato di lavorare all'interno di un movimento per la pace che
spesso mette gli ego personali al di sopra della pace e della vita
umana. Il tal gruppo non lavora con il tal altro, il tal tizio non verrà
all'iniziativa se ci sarà la tal tizia, e si può sapere perché tutta
l'attenzione se la prende Cindy Shehaan? E' difficile lavorare per la
pace se nello stesso momento in cui viene nominata ha alle spalle così
tante divisioni.

I nostri coraggiosi giovani uomini e giovani donne in Iraq sono stati
colà abbandonati indefinitamente dai loro leader vigliacchi, che li
muovono come pedine su una scacchiera di distruzione, e il popolo
iracheno è stato destinato alla morte ed a destini peggiori della morte
da individui più preoccupati delle elezioni che di loro. Vedrete, in
cinque o dieci o quindici anni, le nostre truppe torneranno zoppicando a
casa portandosi dietro un'abbietta sconfitta, e i nostri nipoti
vedranno i loro genitori morire senza ragione, solo perché i nonni hanno
continuato a sostenere questo sistema corrotto. George Bush non verrà
mai sottoposto all'impeachment, perché se i democratici scavano troppo
profondamente potrebbero portare alla luce un po' di scheletri dalle
loro stesse tombe, ed il sistema si perpetuerà all'infinito.

Io sto per prendermi ciò che mi resta ed andare a casa. Vado a casa a
fare la madre dei miei figli sopravvissuti, e a tentare di riguadagnare
un po' di quel che ho perduto. Tenterò di mantenere alcune relazioni
positive e buone che ho intrapreso durante il viaggio a cui sono stata
forzata dalla morte di Casey, e tenterò di riparare alcune di quelle che
si sono spezzate da quando mi sono impegnata totalmente in questa
crociata per tentare di cambiare un paradigma che, temo, è scolpito in
un marmo immobile, inflessibile, rigido e bugiardo.

"Camp Casey" è servito al suo scopo. E' in vendita. Qualcuno è
interessato a cinque bellissimi acri di terra a Crawford, in Texas?
Prenderò in considerazione ogni offerta ragionevole. Ho sentito dire che
presto anche George Bush se ne andrà da là, il che rende la proprietà di
maggior valore.

Questa è la mia lettera di dimissioni come "volto" del movimento
statunitense contro la guerra. Non è il momento del rendiconto, perché
non smetterò mai di cercare di aiutare le persone che, nel mondo,
vengono ferite dall'impero americano, ma ho finito di lavorare
all'interno o all'esterno di questo sistema.

Questo sistema resiste con forza all'aiuto che gli si vuole dare, e
divora le persone che tentano di aiutarlo. Io ne esco prima che consumi
me o qualche altra persona che amo, nonché il rimanente delle mie
risorse. Addio, America. Non sei il paese che amo, ed ho finalmente
capito che non ha importanza quanti sacrifici io faccia: nessuno di essi
farà di te il paese che desidero, a meno che tu non lo voglia. Adesso
tocca a te.


---

The text of Cindy Sheehan's open letter to the antiwar movement can be read, for instance, here:

---

From:   actioncenter   @...
Subject: Defend Cindy Sheehan
Date: May 30, 2007 6:01:35 PM GMT+02:00

DEFEND CINDY SHEEHAN

Cindy Sheehan made public two letters this weekend. The first letter announced her resignation from the Democratic Party over the agreement by the Democratically-controlled Congress to unconditionally fund the criminal and colonial war in Iraq that killed her son Casey and hundreds of thousands of others, mostly Iraqis. 

In the second letter, coming a day after the first, Sheehan announced that she would no longer be active in the peace movement. The reason for her first letter is self-evident. Why did she feel compelled to write the second one? 

It should come as no surprise to anyone that Sheehan has been the target of endless threats and attacks by pro-war groups, right-wing talk radio, and the corporate media. But they haven’t been the only attackers. As Sheehan has stepped up her criticism of the Congressional Democrats' complicity in the war, she has come under attack, some as venomous and personal as any right-wing Republican attack, by some who insist that the antiwar movement must be limited to protesting against Bush and the Republicans. Some of the same forces, who are closely tied to the Democrats, were happy to use Sheehan as long as she limited her criticism to Bush, but then viciously turned on her after she announced her resignation from the Democratic Party over the war. 

Cindy Sheehan has come to the conclusion that she has been pushed out of the antiwar movement and it’s not hard to understand why she feels this way. She feels pushed out by the betrayal of the Democrats on the war funding. She feels pushed out by the isolation and hostility not only from the “right,” but also from many in the orbit of the Democratic Party that Sheehan had once considered allies. She feels pushed out be the failure of the various coalitions in the antiwar movement to put aside egos and narrow agendas in the interest of forging an independent and militant mass movement powerful enough to shut the war down. 

Some good can come from this, if the antiwar movement takes this as a turning point. Many of us made a struggle to demand that Congress cut off all war funding and end the war a priority this spring.  Some of us did this, not based on any expectation that Congress would actually end Bush’s war, but to clearly expose the Democratic Party and to demonstrate that they are as much of a pro-war party as the Republicans.  If the antiwar movement can absorb this reality, as painful as it is, than it will be all the much harder for the movement to be pulled off the streets and made an appendage of the Democratic Party. 

The movement owes a debt to Cindy Sheehan for striking a blow against those who plan to mislead the antiwar movement and tie it to the pro-war Democratic Party.

The rank and file of the antiwar movement stands in solidarity with Cindy Sheehan, not with those who are beholden to the Democratic Party. It takes courage for a mother, catapulted into the world spotlight after camping out in Crawford Texas two summers ago to protest the death of her son in Iraq, to stand up to and openly break with powerful politicians who would be all too willing to provide her a platform with all the perks if she simply toed the line. 

It is our hope that after Cindy Sheehan had taken the time to re-unite with her family, and do whatever she feels necessary to repair the toll that all of this has taken on her family and herself, that she will once again be a leading voice against war, against empire, and for justice at home and abroad.




COME INTITOLARE UNA VISNJICA DEL GENERE?


Da Il manifesto del 30/05/2007, pag. 2 - Foto notizia
E' la vita degli uomini che vale molto, ma molto meno delle cuoia
dei tonni destinati al macello. E' l'ultimo orrore immortalato nel
mare delle tragedie, tra Malta e la Libia, che ora ha fatto il giro
del mondo: 27 naufraghi aggrappati a una gabbia per tonni trainata da
un peschereccio spagnolo, il cui capitano si è rifiutato di caricarli
a bordo perché temeva che la sua merce, ben più preziosa, andasse in
malora. I naufraghi, rimasti a mollo per tre giorni, salvati per
miracolo da una nave della marina italiana che passava lì per caso,
hanno raccontato di aver «incrociato» altri pescherecci mentre
annaspavano in mare, ma tutti hanno fatto finta di non vederli.

La Foto Ap si può vedere ad es. alla pagina:

http://www.tesseramento.it/immigrazione/pagine52298/newsattach966_Da%
20Il%20manifesto%20del%2030-05%20a.pdf