Informazione


Italiano uccide "per errore" bimba polacca. Da Jon Cazacu, alla piccola Karolina, l'informazione razzista in Italia

 


Storia di ordinario razzismo informativo: un italiano spara e ammazza bambina polacca di cinque anni per futili motivi. Per la magistratura è "omicidio premeditato", ma La Repubblica è subito innocentista: "è stato un errore".
A voler credere alla Repubblica voleva ammazzare il padre e ha ammazzato la bambina. Siccome è italiano dobbiamo credergli, lo sanno tutti: "italiani brava gente". Anzi, lo sappiamo tutti, noi italiani, perché questa storia degli "italiani brava gente" ce la cantiamo e suoniamo tra di noi.

In memoria di Jon Cazacu e Jerry Esslan Masslo

Su La Repubblica -dove la notizia è già scesa al terzo o quarto livello- i toni sono immediatamente tranquillizzanti. Il caso non è grave, la bambina è stata uccisa per errore, strilla fin dal titolo. Fuoco amico? Come fa la Repubblica ad avere già un quadro così preciso a poche ore dal crimine? Hanno già letto la sentenza? L'hanno già assolto? E' italiano, è dei nostri... La magistratura, smentendo la sentenza assolutoria di Repubblica ha incriminato per omicidio premeditato. 

Del resto (si guardi l'aberrante testo nell'immagine tratta da Repubblica online) all'assassino italiano giravano le palle, era nervoso, aveva litigato con dei polacchi (gran rompipalle). E poi, grande esempio di civismo (individuato e braccato dalla polizia), nel corso della notte si è costituito. Del resto se muore una bimba straniera la notizia ha allarme sociale pari a zero, e chi è senza peccato scagli la prima pietra e chiunque osa fare commenti o speculare è un provocatore, sembra dire Repubblica (e tutti i giornali e telegiornali ben poco solidali con la piccola Karolina) che hanno già risolto il caso: uno sfortunato incidente. 

Del resto, che l'assassinio della piccola Karolina sia stato un errore lo conferma il fatto che la bambina è stata uccisa con un colpo di pistola, un oggetto notoriamente atto a ripararsi dalla pioggia e senz'altro non atto ad offendere.

Niente a che vedere con il caso di Vanessa Russo a Roma. La ragazza italiana è stata uccisa da due puttane romene con un ombrello, arma da guerra che gli extracomunitari (e se vi dicono che la Romania è nell'Unione Europea non credetegli, basta guardare le facce!), notoriamente utilizzano per dare la morte agli italiani. 

In questo caso la versione dell'assassina, una lite che avallerebbe la preterintenzionalità del gesto, viene respinta con sdegno. E' rumena e fa la puttana e se è uscita con l'ombrello quella mattina è stato sicuramente per uccidere.

Ai funerali della povera Vanessa, il parroco parla di perdono e viene zittito sull'altare. L'Osservatore Romano, si sa, osservava altrove e non rileva. Iersera a Otto e mezzo il parroco ha anche lamentato di come dopo il funerale alcuni partecipanti si siano lasciati andare a vari danneggiamenti, marciapiedi divelti. Giuliano Ferrara l'ha di nuovo zittito: sono esuberanze normali di un popolo ferito, come fate a non capire, che vuoi che sia l'arredo urbano di fronte alla morte di una ragazza... In altri casi lo stesso Ferrara ha sostenuto che rompere una vetrina o fischiare un politico erano atti di terrorismo, ma forse ricordo male.

Ma non ricordo male, anzi ricordo benissimo il caso di Jon Cazacu e se voglio ricordo anche quello di Jerry Esslan Masslo, Villa Literno 1989. La memoria è un brutto vizio del mestiere.

Era rifugiato politico in Italia, Jerry, sfuggendo all'apartheid. Fu ammazzato perché era nero dopo essersi spezzato la schiena a 1.000 lire per una cassa di pomodori. Qualche giorno prima aveva denunciato al TG2: «il mio vero problema, quello che ho sperimentato in Sudafrica non voglio viverlo in Italia. Nessun nero, nessun africano dimentica cosa sia il razzismo e io lo sto sperimentando qui». In Italia.

Era il 2000, e Jon era un ingegnere rumeno che lavorava da piastrellista nella ricchissima Gallarate, dove la Lega ha il 40% e tra AN e FI raccolgono un altro 40%. A Gallarate Ion faceva il piastrellista, in nero. Chiese di essere regolarizzato. Il suo datore di lavoro andò a casa di Ion. Portò con sé una tanica di benzina, entrò, lo cosparse di benzina e gli diede fuoco. Prima che Jon potesse stupirsi di cosa sono capaci gli italiani brava gente, il 90% del suo corpo si coprì di ustioni. Morì dopo un mese di atroci sofferenze.

Sabatino Annecchiarico, giornalista e militante per i diritti dei migranti, seguì per Migranews il caso, seguito distrattamente e con insofferenza (come ti sbagli?) dai media tradizionali. L'assassino fu condannato a 30 anni (potenza del rito abbreviato) sia in primo che in secondo grado. Del resto i fatti erano andati in maniera così evidentemente criminale che a nessun giudice poteva venire in mente una sentenza diversa. Giustizia era fatta?

L'assassino di Jon era italiano e non fu mai abbandonato dalla solidarietà della Lega Nord. Questa, al governo, pressò tanto finché non trovò la maniera di fare annullare la sentenza dalla Cassazione nell'indifferenza dei nostri media. C'era "carenza di motivazione" (sic!), non era sufficientemente dimostrata la volontà di uccidere. Non lambiccatevi il cervello, è inutile capire.

L'ultima offesa alla memoria di Jon arrivò con la sentenza definitiva. Accolta la tesi difensiva la pena venne dimezzata: 16 anni. Cospargere di benzina e dare fuoco ad un lavoratore che ha diritto di essere messo in regola non fu più ritenuto un motivo abbietto, e quindi furono concesse ulteriori attenuanti all'assassino. Intanto, in quelle stesse settimane, si approvava la Bossi-Fini.

Con la buona condotta e la Lega che non smette di solidarizzare, tra un paio d'anni al massimo -calcola Annecchiarico- sarà fuori. La giustizia per Jon non arrivò mai più, piuttosto arrivò l'indifferenza. Nicoleta, la vedova, e Alina e Florina, le figlie, dissero ad Annecchiarico: «Una parte della gente lo sa e fa finta di non saperlo. Pensa: se non è capitato a me, va bene così -dice Nicoletta Cazacu- altre persone non lo sanno, ma tutte hanno qualcosa in comune: l’indifferenza. Quell’indifferenza che uccide e uccide soprattutto noi stessi». Anche gli italiani.




https://www.cnj.it/INIZIATIVE/milano100507.htm


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
agenzia/libreria Cafevoyage
Negozio civico CHIAMAMILANO


vi invitano


giovedì 10 maggio 2007
alle 20,30


a una serata presso il
Negozio Civico CHIAMAMILANO


SERBIA
una cultura, una società, un progetto

La serata vedrà la partecipazione del Consolato Generale della
Repubblica Serba a Milano, del titolare dell'agenzia viaggi/libreria
Cafevoyage, del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia e di un
professore dell'Università degli Studi di Milano che svolgerà una
breve relazione sugli eventi che più hanno influito sulla storia di
questo paese e sugli aspetti più significativi della sua cultura.
L'evento sarà animato da musica balcanica dal vivo.


# a causa dei posti limitati in sala
è gradita la conferma della propria presenza
da comunicare agli organizzatori #


IL PROGRAMMA, I RIFERIMENTI, I DETTAGLI E LA LOCANDINA
sul nostro sito:

https://www.cnj.it/INIZIATIVE/milano100507.htm

VIA BILL CLINTON



1.5.2007 14:56 - Nel quartiere Dardanija a Pristina, ieri sera
intorno alle ore 21 è esplosa una bomba, ed è rimasta lievemente
ferita una persona, ha comunicato il Servizio di polizia kosovaro. La
costruzione esplosiva, come ha riportato la Radio televisione di
Serbia, è stata piazzata proprio davanti alla porta d’ingresso
dell’appartamento di un poliziotto, in via Bill Clinton (SIC). La
polizia ha arrestato una persona sospetta, viene riportato nel
comunicato.

Fonte: http://www.radioyu.org/
N.B. Soltanto i miserabili plaudono a chi li ha bombardati!
(A cura di Ivan per il CNJ)


www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 19-04-07 

da: www.pcpe.es , mailto://qboix@...
 
Intervista ad Aleka Papariga, Segretaria generale del Partito Comunista di Grecia (KKE)

 

“Unidad y Lucha”, giornale del Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE)

 

10 aprile 2007

 

Il PCPE, nel suo lavoro di rafforzamento delle relazioni internazionali tra Partiti Comunisti, inizia a pubblicare in “Unidad y Lucha” una serie di interviste a dirigenti dei PC fratelli.

 

Aleka Papariga. Innanzitutto una breve sintesi della storia del KKE, per permettere ai lettori di capire la lotta attuale dei comunisti greci.

 

Il KKE venne fondato il 17 novembre 1918. L’anno prossimo verrà celebrato il 90° anniversario della sua fondazione.

 

Il KKE ha patito molte persecuzioni e sofferenze. Per molti decenni ha operato nell’illegalità e ha lottato nella clandestinità. Ma è sempre stato presente nelle grandi lotte del popolo greco, prima, durante e dopo la II Guerra Mondiale. Ha partecipato insieme alla grande maggioranza del popolo alla lotta contro il fascismo e l’occupazione tedesca tra il 1940 e il 1944, ma ha anche lottato orgogliosamente contro il nuovo intervento dell’imperialismo britannico e nordamericano in Grecia tra il 1945 e il 1949, che ha portato alla sconfitta dell’Esercito Democratico. Si è posto all’avanguardia della lotta durante tutti gli anni dell’illegalità e della lotta contro la dittatura fino al 1974, quando ha ottenuto il diritto di operare legalmente. Da allora, nel corso degli ultimi 33 anni, ha lottato instancabilmente per gli interessi del popolo e della gioventù.

 

Migliaia di suoi quadri e membri sono stati assassinati, incarcerati, esiliati e torturati in questi 90 anni. Per questo è impresso nelle nostre menti: non cederemo di fronte alle tante pressioni a cui siamo sottoposti, come non lo abbiamo fatto in tanti decenni. La giustizia è dalla parte della classe lavoratrice. E questa giustizia trionferà.

 

Dal momento della sua fondazione, il KKE è sempre stato un partito profondamente patriottico, ma allo stesso tempo profondamente internazionalista. Come cerchiamo di stare in prima linea nelle lotte a sostegno degli interessi del popolo del nostro paese, così vogliamo stare in prima linea nel compimento dei nostri doveri internazionalisti di solidarietà e amicizia nei confronti della classe operaia e dei popoli di tutto il mondo.

 

Quali sono i principali obiettivi che si pone il KKE per il XXI Secolo?

 

Il KKE deve corrispondere sempre più alla ragione della sua esistenza come Partito Comunista. Deve diventare più forte, lottando per gli interessi del popolo, e contribuendo a creare le condizioni necessarie per una grande Alleanza popolare, un Fronte di forze politiche e sociali per il Potere Popolare, l’Economia Popolare, per il Socialismo.

 

Il KKE trae lezioni dai suoi lunghi anni di esperienza, studia tanto le lezioni positive quanto quelle negative della sua difficile, gigantesca lotta per giorni migliori per il nostro popolo e il nostro paese.

 

Quali sono le ripercussioni delle decisioni dell’UE per la classe operaia e i contadini del suo paese?

 

Si sono avute conseguenze sfavorevoli a tutti i livelli per tutti i settori popolari del nostro paese. Per la classe lavoratrice, c’è stato un cambiamento totale nelle relazioni sindacali e nella stabilità della giornata di lavoro; sono state assunte ulteriori misure di austerità per realizzare gli obiettivi dell’ “unificazione europea”, tagli nei diritti alla sicurezza sociale, cambiamenti sfavorevoli nel sistema pensionistico e in campo sanitario, educativo, ecc. Siamo stati testimoni anche dell’eliminazione su larga scala dei piccoli e medi contadini e della concentrazione della terra nella sempre più ridotta cerchia dei moderni proprietari terrieri. Assistiamo ad una sempre maggiore limitazione dei diritti democratici; abbiamo misure poliziesche e repressive, mentre i governi greci applicano le decisioni dell’Unione Europea. Oggi l’Unione Europea è un’Unione capitalista. L’Unione Europea non è l’Unione dei popoli, appartiene ai monopoli e alle corporazioni multinazionali. Il KKE sogna e lotta per un’Europa unita, pacifica, socialista.

 

Qual è il vostro giudizio sull’ampliamento dell’UE?

 

L’ampliamento dell’UE non si realizza nell’interesse dei popoli. Né dei popoli degli stati già membri dell’UE, né di quelli degli stati che sono appena entrati. L’ampliamento è funzionale agli interessi del grande capitale, favorendo il controllo di nuovi mercati, la ricerca di nuove fonti di forza lavoro a basso costo e il saccheggio della ricchezza dei paesi membri da parte degli stati capitalisti più potenti. Come il KKE si è opposto all’entrata della Grecia nell’UE, con la stessa coerenza si oppone all’entrata di nuovi paesi.

 

Qual è la vostra opinione in merito al Partito della Sinistra Europea?

 

Generalmente, i partiti europei sono raggruppamenti creati dall’UE del capitale e delle multinazionali. Il Partito della Sinistra Europea, nella pratica, non può sottrarsi agli orientamenti dettati dall’UE. A nostro giudizio, rappresenta un tentativo di dividere il movimento comunista e la sinistra. Le pratiche utilizzate sono pratiche di controllo, emarginazione e separazione all’interno del movimento, promosse principalmente da alcuni partiti di paesi che sono alla testa dell’unificazione capitalista europea.

 

In realtà, il Partito della Sinistra Europea cerca di sostituire ed eliminare i partiti nazionali esistenti. Cosa molto diversa è la necessità di cooperare quando si presentano tanti fronti di lotta. Senza dubbio, questa cooperazione su basi solide, permanenti e nel rispetto della sovranità, potrebbe realizzarsi benissimo e correttamente senza l’esistenza di, o in opposizione a partiti come il Partito della Sinistra Europea.

 

Quali sono i principali movimenti di massa in Grecia, compresi quelli della gioventù? E qual è l’influenza del KKE in questi movimenti?

 

Il movimento sindacale gioca un ruolo primario. Oggi, le forze riformiste hanno la maggioranza nella Confederazione Generale dei Lavoratori Greci. In questa confederazione, il rapporto di forze è il seguente: Comunisti 23%, Socialdemocratici 46%, Conservatori 26% e Synaspismos (partito membro della Sinistra Europea) 5%. Allo stesso tempo, un ruolo significativo nello sviluppo del movimento di classe dei lavoratori lo svolge il PAME (Fronte Militante di Tutti i Lavoratori), che è membro dell’OIL e raggruppa nelle sue file decine di federazioni di categoria, centinaia di sezioni sindacali e di rappresentativi sindacalisti, e in cui anche i comunisti operano e organizzano grandi manifestazioni popolari.

 

Ci sono forze significative del KKE tra la popolazione rurale, nelle associazioni contadine e nel movimento radicale del PASV (Coalizione Militante di Tutti i Contadini). I comunisti operano anche nell’EEDYE (Comitato Greco per la Distensione Internazionale e la Pace), che è membro del Consiglio Mondiale della Pace e organizza grandi manifestazioni antimperialiste; nell’Alleanza Democratica per i Diritti e le Libertà del Popolo; nella Federazione delle Donne Greche (OGE); nell’EEDDA (Comitato Greco per la Solidarietà Internazionale Democratica), ecc.

 

Tra i giovani, il nostro partito e il KNE (Gioventù Comunista di Grecia) operano in tutti i luoghi in cui i giovani sono presenti e, in particolare, tra gli studenti.

 

Quest’anno, per molti mesi, siamo stati all’avanguardia di un grande movimento studentesco contro la legislazione proposta dal governo in materia educativa.

 

Come giudicate la realtà politica del Medio Oriente?

 

Il Medio Oriente è un’area cruciale. Non dimentichiamo le sue grandi riserve energetiche (petrolio, gas naturale, ricchezze minerali). Per questo, si trova nel vortice del nuovo ordine imperialista mondiale e della competizione tra potenti stati capitalistici. Gli USA, l’UE e la Russia, ed altre grandi potenze, competono tra loro per controllarlo. Il piano per la cosiddetta “democratizzazione del Medio Oriente” è un piano imperialista che costituisce una minaccia per i popoli della regione, e implica conflitti civili, guerre, regimi fantocci e governi controllati dall’imperialismo. Le tattiche aggressive di Israele, che sfociano nelle operazioni militari contro i palestinesi e il popolo del Libano, l’occupazione continua dell’Iraq e gli scenari di una sua spartizione, i piani di aggressione contro l’Iran e molti altri sono parte di questo progetto.

 

Le condizioni per qualsiasi soluzione sono la creazione di uno Stato Palestinese indipendente, sovrano e vivibile, il ritiro di tutte le forze di occupazione dall’Iraq e il rispetto del diritto del popolo del Libano di decidere sulla politica del proprio paese senza interventi. Nessun paese, nessuna “organizzazione internazionale” è legittimata ad intervenire o a determinare il corso dello sviluppo che un popolo desidera per il proprio paese.

 

Quale è la vostra opinione rispetto all’imperialismo oggi?

 

L’imperialismo, in quanto stadio superiore del capitalismo, sta diventando sempre più aggressivo e barbaro: a livello delle politiche interne in ogni paese, con l’intensificazione dello sfruttamento della classe lavoratrice e degli altri settori popolari e con la restrizione dei diritti e delle libertà democratici, e in ambito internazionale, con l’acutizzazione dell’ingerenza per la distribuzione dei mercati e delle zone di influenza, per il controllo delle risorse naturali, con lo scatenamento di guerre e conflitti imperialisti e la modifica delle frontiere. Per questo, la lotta contro il sistema imperialista deve essere rafforzata in tutti i luoghi.

 

Come giudicate i progressi ottenuti nel coordinamento dei rivoluzionari: situazione attuale, previsioni, proposte, ecc.?

 

In primo luogo, consideriamo positivo che forme di azione comune e di scambio di punti di vista si siano realizzati a livello internazionale e regionale tra partiti comunisti e operai. Diamo un giudizio molto positivo degli Incontri Internazionali dei Partiti Comunisti e Operai che hanno avuto inizio nove anni fa ad Atene per iniziativa del KKE e che continuano a svolgersi. L’anno scorso, l’Incontro Internazionale è stato organizzato dal PC Portoghese a Lisbona, mentre quest’anno sarà organizzato a Minsk dal Partito Comunista di Bielorussia e dal Partito Comunista della Federazione Russa. Crediamo che tali incontri debbano essere approfonditi e continuare. Consideriamo pure importanti gli incontri tra i partiti comunisti del Medio Oriente e del Mediterraneo Orientale, gli incontri dei Balcani, gli incontri europei e gli incontri che si realizzano in altri continenti. Questo processo deve continuare, approfondirsi e concludersi in ciò su cui siamo d’accordo: con azioni comuni.

 

Allo stesso tempo, consideriamo essenziale cominciare a discutere temi strategici nel Movimento Comunista Internazionale. L’imperialismo ha una sola strategia globale che applica in ogni regione. Lo stesso avviene con i partiti che appoggiano l’imperialismo, come i conservatori, i neoliberali e i socialdemocratici. Disgraziatamente, noi comunisti siamo gli unici a non essere ancora stati in grado di formulare una strategia di fondo di lotta contro l’imperialismo e per il socialismo.

 

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare