Informazione

(italiano / francais / srpskohrvatski / english)


--- ENGLISH ---

OPEN LETTER

G.A.MA.DI. (Group of the Atheists and Dialectic Materialists, Italy)
ASKS:

IS THERE ANYBODY?...

We ask: is there anybody among the deputies and senators of our
government, among the left-wing parties, who remembers the
circumstances of the arrest of Slobodan Milosevic - who had not
committed any aggression against any people, who had never bombed
innocent children nor destroyed his or anyone else’s country.

And we ask: if this somebody can remember the hasty and the anti-
democratic zeal with which Madame Carla Del Ponte organized his
infamous capture, by paying in dollars to bounty hunters.
Now: if this dirty world has to continue like that, we ask Madame Del
Ponte, or whoever at her place, to also arrest Prime Minister Ehud
Olmert because of a gratuitous genocide, criminality, lack of respect
for civilization and humanity.
We, veterans of the liberation movement that fought against nazi-
fascism, ask for Olmert’s immediate arrest and we demand respect for
the Palestinian and Lebanese peoples' rights, as well as the
indemnification of the people suffering the damages.

Rome, 31 July 2006

G.A.MA.DI.

Miriam Pellegrini Ferri

Spartaco Ferri

La VOCE (mensile)



Franco Costanzi - Roma

Maria Fierro - Roma

Mario Albanesi - Roma

Andrea Martocchia - Bologna

Enzo Valentini - Roma

Olga Daric - Paris

Savez Progresivnih Zena Jugoslavije - Beograd

Dr Amelie Glissant - Paris

Nada Znirdasic - Paris

Marie – Francoise Zlatkovic - Paris

Antonio Ginetti - Pistoia

Giuseppe Aragno - Roma

Paolo Valentini - Roma

Guido Carpi - Pisa

Fabrizio Rossi - Roma

Vincenzo Brandi - Roma

Mauro Cristaldi - Roma

SKOJ (Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia)

Rudolf Baloh (Slovenia)


to join the appeal: gamadilavoce @...


--- FRANCAIS ---

Lettre Ouverte aux sénateurs et les députés ...

Nous demandons s'il y a quelqu'un parmi les députés et les sénateurs,
des responsables du gouvernement et des membres des partis de gauche
qui se souviennent de l'arrestation de S. Milosevic, qui n'avait
agressé aucun peuple, qui n'avait bombardé aucun enfant innocent, ni
détruit son pays ni d'autres pays. Et nous demandons aussi si
quelqu'un se rappelle la méthode expéditive et antidémocratique avec
laquelle Madame Carla del Ponte a organisé l'infâme capture contre
versement de dollars aux "chasseurs de tète."

Donc, si c'est ainsi que tourne ce triste monde, nous demandons à
Madame Carla del Ponte, ou à tout autre personne compétente,
d'arrêter Monsieur Ehud Olmert pour génocide gratuit, pour
criminalité et pour atteint à tous les principes de l'humanité civilisé.

Nous vétérans et anciens partisans de la lutte contre le nazi-
fascisme, nous demandons l'arrestation immédiate de Olmert et le
respect des droits des peuples palestinien et libanais. En outre,
nous demandons le dédommagement pour les dégâts provoqués en
Palestine et au Liban.

Roma, Italie, 31 juillet 2006

Miriam Pellegrini Ferri, G.A.Ma.Di. - gamadilavoce @...


--- SRPSKOHRVATSKI ---

Grupa Ateisti Materijalisti Dijalekticari G.A.MA.DI.
u novom broju svog glasnika "La Voce" objavljuje poziv na akciju
protiv krvnika Palestinskog i Libanskog naroda:

<< Ima li iko od poslanika ili senatora u vladi, Ima li iko od
partija na levici da se seti hapsenja Slobodana Milosevica, drzavnika
koji niti je ikada napao neki narod, niti bombardovao neduznu decu i
razarao druge, pa ni svoju drzavu ? Takodje pitamo, Ima li iko da se
seti sa kakvom je munjevitom revnoscu, grubo gazeci sve vazece
demokratske procedure, gospodja Karla del Ponte sprovela u delo to
sramno hapsenje i kako su "lovci na ucene" isplaceni u dolarima.
Pa posto je to nacin, u ovom poganom svetskom poretku, trazimo od
gospodje Karle del Ponte, ili kog drugog na njenom mestu, da smesta
uhapsi g.dina Ehuda Olmerta, zbog genocida, zbog zlocina nad
covecnoscu, zbog bezdusnog gazenja vrednosti svekolike ljudske
civilizacije.
Mi, bivsi borci antifasistickog NOB-a, trazimo danas da Olmert bude
smesta uhapsen. Trazimo postovanje za narod Palestine i Libana !
Takodje trazimo materijalno obestecenje za sve koji su pretpeli
stetu. >>

Rim, Italija - 31. jula, 2006.

(prevod: Olga J.)


--- ITALIANO ---
Il G.A.MA.DI. chiede:

c’è qualcuno?

Chiediamo se c’è qualcuno, tra i deputati e i senatori del nostro
governo, tra i membri dei partiti della sinistra, che ricorda l’
arresto di Slobodan Milosevic che non aveva aggredito alcun popolo,
che non aveva bombardato nessun bambino innocente, né distrutto il
suo o altri paesi. E chiediamo anche se questo qualcuno ricorda con
quale zelante metodo sbrigativo e antidemocratico la signora Carla
del Ponte ne ha organizzato la infame cattura col versamento in
dollari ai “cacciatori di taglie”.
Allora, se così deve andare questo sporco mondo, chiediamo alla
signora Del Ponte o a chi per essa, di arrestare il signor Ehud
Olmert per genocidio gratuito, per criminalità, per il mancato
rispetto di ogni principio di civiltà e di umanità.

Noi, già partigiani contro il nazifascismo, chiediamo l’ arresto
immediato di Olmert e il rispetto dei popoli palestinese e libanese
nonché il risarcimento ai colpiti dei danni provocati.

31 luglio 2006

(per aderire: gamadilavoce @... )

SIDUN / SIDONE


U mæ ninin u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de staë de staë
e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de baë
a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún
perchè de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce ni ærbu ni spica ni figgeü
ciao mæ 'nin l'eredítaë
l'è ascusa
'nte sta çittaë
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a.


trad.:

Il mio bambino il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell’afa umida
dell’estate dell’estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al molo
non possa più crescere albero né spiga né figlio
ciao bambino mio, l’eredità
è nascosta
in questa città
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.


La canzone "Sidun", scritta con Mauro Pagani, è stata cantata e
incisa in "Creuza de mä" da Fabrizio De André nel 1984. Queste le
parole con cui lui stesso la commentò:

"Sidone è la città libanese che ci ha regalato oltre all'uso delle
lettere dell'alfabeto anche l'invenzione del vetro. Me la sono
immaginata, dopo l'attacco subito dalle truppe del generale Sharon
del 1982, come un uomo arabo di mezz'età, sporco, disperato,
sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato
dai cingoli di un carro armato. (...) La piccola morte a cui accenno
nel finale di questo canto, non va semplicisticamente confusa con la
morte di un bambino piccolo. Bensì va metaforicamente intesa come la
fine civile e culturale di un piccolo paese: il Libano, la Fenicia,
che nella sua discrezione è stata forse la più grande nutrice della
civiltà mediterranea".

DEJÀ-VU


"Gli avvenimenti degli ultimi decenni rientrano nel processo di
balcanizzazione del Vicino Oriente, funzionale per i sionisti ed
elaborato nel 1982 dall'israeliano Oded Yinon che postulava la
frantumazione degli Stati arabi che verrebbero sostituiti da una
miriade di microstati si basi etnico-religiose con Israele quale
garante della coesistenza tra le diverse comunità..."

(Mirella Galletti in "Storia della Siria contemporanea", Bompiani;
citato da F. Sabahi su Il Sole 24 Ore del 6/7/2006)


il manifesto
03 Agosto 2006

Uranio impoverito e nafta, in Libano è crisi ambientale

Gli Usa hanno fornito a Israele almeno 100 bombe Gbu-28 all'uranio impoverito. «Provocheranno una contaminazione tossica» dice Doug Rokke, l'ex capo del team militare americano sull'uranio Colpita la centrale elettrica di Jiyyeh, nei serbatoi in fiamme 15mila tonnellate di nafta: tutte sulla spiaggia

Manlio Dinucci

La guerra in Libano sta provocando danni sanitari e ambientali che vanno ben oltre il drammatico bilancio di vittime e distruzioni e al di là dello stesso territorio libanese. Questo piccolo paese mediterraneo con una superficie di circa 10mila chilometri quadrati, equivalente a quella dell'Abruzzo, viene martellato dalle forze aeree, terrestri e navali israeliane con migliaia di tonnellate di bombe e munizioni di tutti i tipi. Comprese quelle a uranio impoverito (Du).
«La fornitura a Israele da parte degli Stati uniti di almeno 100 bombe bunker busters Gbu-28 con testate a uranio impoverito, da usare contro obiettivi in Libano, provocherà una ulteriore contaminazione tossica, radioattiva e chimica, con gravi effetti sanitari e ambientali in tutto il Medio Oriente»: a lanciare l'allarme è Doug Rokke, uno dei massimi esperti mondiali di depleted uranium che negli anni '90 ha diretto un team dell'esercito Usa incaricato di studiare gli effetti delle 320 tonnellate di munizioni Du usate nella guerra del Golfo. Per ripulire 24 carrarmati statunitensi contaminati dai proiettili Du che avevano usato, i quali emettevano significativi livelli di radiazioni fino a 50 metri di distanza, ci vollero tre mesi e, una volta riportati negli Stati uniti, ci vollero tre anni per decontaminarli. Nel giro di un decennio, nonostante avessero usato tute e maschere protettive, 30 dei cento membri del team morirono e lo stesso Rokke subì gravi danni ai polmoni e ai reni. Nel 1996 Rokke presentò un rapporto all'esercito, concludendo che «l'uranio impoverito è così pericoloso che deve essere messo immediatamente al bando quale arma da usare in combattimento». Con questo rapporto Rokke concluse anche la sua carriera nell'esercito.
Oltre alle Gbu-28 e altre bombe aeree a uranio impoverito - denuncia Rokke - le forze israeliane usano in Libano anche proiettili Du per cannoni di carrarmati. Lo ha appurato da alcune foto: una (ignorata dai grandi media) mostra un soldato israeliano che, il 14 luglio 2006 al confine col Libano, carica su un carrarmato uno dei proiettili a testata Du perforante. L'uso di questi proiettili in un territorio così piccolo, sottolinea Rokke, avrà gravi effetti sull'intera popolazione, soprattutto su donne e bambini, e anche sui soldati israeliani. Rokke conclude che «l'uso di armi all'uranio è assolutamente inaccettabile, è un crimine contro l'umanità». Esse hanno gli stessi effetti che potrebbero avere le «bombe sporche» se venissero usate in qualche attentato: usare tali armi equivale a un «atto di terrorismo».
Ai danni provocati dall'uranio impoverito si aggiungono quelli della marea nera che si sta diffondendo nel Mediterraneo in seguito al bombardamento israeliano della centrale elettrica di Jiyyeh, 30 km a sud di Beirut. Dai serbatoi in fiamme sono fuoriuscite sinora circa 15mila tonnellate di nafta, che hanno contaminato 80 km di coste libanesi minacciando anche quelle siriane. Achim Steiner, sottosegretario generale dell'Onu e direttore esecutivo dell'Unep (Programma delle Nazioni unite per l'ambiente) l'ha definita il 30 luglio «una tragedia ambientale che sta rapidamente assumendo una dimensione non solo nazionale ma regionale». Steiner si è detto anche molto preoccupato degli «impatti umanitari e ambientali provocati dagli attacchi contro altre infrastrutture, come aeroporti e porti, e dall'inquinamento che ne deriva».
Di fronte al disastro sanitario e ambientale provocato dall'attacco israeliano in Libano, che cosa fa il governo italiano? Praticamente gira la testa dall'altra parte, ignorando i prevedibili effetti a lungo termine del massiccio uso di munizioni a uranio impoverito, che colpiranno la popolazione libanese e chiunque altro si trovi nel paese, compresi i soldati italiani che venissero inviati in Libano nel quadro di una forza internazionale. Che cosa fa il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare? Si preoccupa giustamente che «il Mediterraneo, che è un mare chiuso, sia vittima di leggerezze nel ripulire le stive delle petroliere», concludendo che «è una cosa molto grave, non è tollerabile» (Pecoraro Scanio, 18 luglio). Ma ignora che l'attacco israeliano in Libano ha provocato una immensa marea nera che si sta diffondendo nel Mediterraneo, quella che l'Unep definisce una «tragedia ambientale che sta rapidamente assumendo una dimensione regionale».

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Uranio impoverito, mera contabilità?

03.08.2006    scrive Nicole Corritore
Dal 3 al 6 agosto in Giappone un convegno internazionale in occasione dell'anniversario delle bombe nucleari sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Si parlerà di uranio impoverito. Domenico Leggiero, protavoce dell'Osservatorio Militare, ci racconta perché partecipa e ci aggiorna sulla questione uranio impoverito in Italia e nei Balcani


Dal 3 al 6 agosto sarete in Giappone per partecipare al convegno internazionale nel quale si parlerà di uranio impoverito. Di cosa si tratta? 

Ogni anno, su iniziativa dell' Organizzazione mondiale sulla sicurezza nucleare, in occasione degli anniversari di Hiroshima e Nagasaki si svolgono in Giappone diversi incontri per non dimenticare la ricorrenza e cercare di capire fino a quanto è possibile un nuovo rischio nulceare mondiale. 
Quest'anno il programma del convegno internazionale, organizzato dall'ICBUW (International Coalition to Ban Uranium Weapons) è un po' particolare perché, a mio parere con grande intelligenza, si cercherà di far passare un messaggio molto netto: purtroppo ora si possono avere effetti drammatici anche senza vedere il fungo atomico. La distruzione che vi è stata allora, in tempi brevi e in maniera così eclatante, può avvenire in maniera più subdola se vengono utilizzati altri sistemi e altre forme. Una di queste è l'uranio impoverito. 

Oltre alla delegazione italiana di cui fate parte, saranno presenti altri paesi? 

A nome dell'Osservatorio Militare andiamo in quattro e siamo l'organismo con maggior presenza nei diversi dibattiti previsti sui vari temi. Sia quindi dalle esperienze vissuta dei ragazzi, dai dati raccolti, dalle perizie fatte. Siamo stati chiamati a partecipare a tutte le sessioni previste e noi risponderemo per quello che ci è possibile. 

Durante il convegno andremo a presentare i dati che abbiamo acquisito nel tempo, relativi sia ai civili sia ai militari esposti all'uranio impoverito nei Balcani e in Iraq. Si cercherà di capire perché c'è tutta questa reticenza nel parlare, se non addirittura paura di parlare, della questione. 

Sono previsti interventi di sopravvissuti, scienziati, giornalisti che si sono occupati del caso. Ad esempio verrà proiettato il video di Naomi Toyoda, nel quale si vede l'intervista fatta ad un ufficiale italiano il quale dichiara con molta determinazione che l'uranio non è mai stato utilizzato in Iraq. Poi la telecamera si sposta dalla sua faccia in direzione dei suoi piedi e per terra a 40 cm giace in terra un proiettile all'uranio impoverito... 

Tutte queste cose verranno presentate ed esaminate, verranno anche raccontate in modo diretto le esperienze dei nostri ragazzi. Sarà infatti presente Filippo Montaperto, uno dei "superstiti" della compagnia che ha portato avanti l'operazione Vulcano, la più grossa operazione di sminamento fatta nei territori balcanici. 

Sarà prezioso per noi esserci, perché è la prima occasione di scambio di dati internazionale. Ci saranno i francesi, gli inglesi, gli americani, quindi nuova documentazione da poter studiare ed acquisire. 

Presenterete dati di ricerche fatte su civili e militari. Rispetto ai civili sono gli stessi dati di cui fa menzione la relazione della Commissione parlamentare della Bosnia Erzegovina di un anno fa? 

Abbiamo personalmente acquisito dei dati che solo in parte si menzionano in quella relazione. Abbiamo avuto in realtà contatti diretti con i responsabli dei reparti di oncologia di Sarajevo e di Belgrado, con i quali abbiamo avuto modo di parlare a margine di quella relazione. Da quell'incontro è emerso che essi sono sottoposti a pressioni, a delle "forzature", per non parlare di difficoltà che sono squisitamente di stampo politico. Ci hanno fatto capire che poi d'altro canto c'è la necessità di non parlare di alcune cose per non restare in ginocchio sul piano economico. 

Mi spiego. Questi paesi sono ancora in ginocchio, vengono fuori da un conflitto, hanno necessità di risollevarsi e di reinserirsi nel circuito economico europeo. Uno dei fondamentali fattori di ripresa è il turismo e nel momento in cui dovesse passare il messaggio "Balcani = contaminazione" probabilmente sarebbe un colpo troppo duro per tutto il territorio, difficilmente assorbibile. Per cui si evita di parlarne e anche le relazioni rese pubbliche sono, diciamo così, condizionate. 

Noi abbiamo notato la differenza che c'era nell'approccio e dunque di conseguenza nei dati, per cui abbiamo preferito recarci sul posto per una verifica sul campo. Le cifre sono decisamente preoccupanti. 

Ma non essendo stati riavviati i registri tumori, è anche impossibile dire con concertezza se questi dati di incidenza tumorale siano correlabili all'esposizione all'uranio impoverito rimasto sul territorio dopo i bombardamenti NATO... 

Ciò non toglie che i dati che abbiamo raccolto "dal basso" sono ben più preoccupanti di quelli presentati pubblicamente in quella relazione. Ma l'aspetto più pericoloso, sul quale bisogno agire di concerto per fermare il fenomeno, è l'atteggiamento della comunità internazionale, che ha lasciato tutti questi territori completamente isolati ad affrontare il problema... li ha lasciati a leccarsi da soli le ferite dopo che gli è passato addosso un treno... 

Confermi quindi che anche a livello di Commissione Europa non si è mosso nulla? 

Assolutamente nulla. Dirò di più. Nel frattempo da noi è cambiato un governo, ed è la seconda volta che cambia da quando stiamo affrontando il caso uranio, eppure se non si apprendesse per forza di cose dai giornali dell'esistenza del problema e dovessimo prenderne coscienza grazie alla reazione e all'approccio al problema, devo dire che è decisamente così. Sconfortante. 

Eppure l'attuale sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri, il quale nella precedente legislatura è stato vice presidente della Commissione del Senato d'inchiesta sull'uranio impoverito, ha già dichiarato che c'è la forte volontà di istituire a breve un'altra commissione di indagine... 

Di poche persone mi sono fidato durante e dopo il lavoro di quella Commissione. L'onorevole Forcieri, così come Malabarba, De Zulueta e qualcun'altro che attualmente è all'opposizione, sono stati tra i pochissimi che hanno avuto la mia fiducia. Se Forcieri fa queste dichiarazioni non ho motivo di dubitare. Il dramma sostanziale è che Forcieri è sottosegretario alla Difesa e, con tutto rispetto, una parola di attenzione e comprensione per i parenti dei militari da parte dell'attuale Ministro non c'è mai stata. 

Ricordo che abbiamo nella finanziaria degli stanziamenti per circa 10 milioni di euro dedicati alla "prima necessità" del caso uranio. Per rendere operativi questi soldi c'era la necessità di un decreto attuativo che per legge doveva essere fatto nei novanta giorni successivi. Il 23 dicembre scorso è passata la finanziaria, entro il 22 marzo 2006 doveva essere emesso il decreto ma ad oggi non si hanno notizie. C'è un Comitato, dislocato presso il ministero degli Interni, composto da tanti ufficiali di Stato Maggiore che prendono anche il foglio di viaggio, la missione per poter partecipare a questi lavori con relativa indennità e non hanno prodotto uno straccio di decreto... 
E' questa la sostanza. Tutto il resto sono chiacchiere. 

Contemporaneamente ci sono famiglie di militari che versano in situazioni critiche e ci siamo trovati a dover intervenire per fermare gesti inconsulti di alcuni padri di ragazzi deceduti, o di alcuni ancora in vita e per cercare di "tenerli buoni"... ma reazioni concrete non ce n'è. 

D'altra parte è notizia di pochi giorni fa che Romano Prodi ha stanziato 300.000 Euro per il Comitato scientifico del progetto SIGNUM (ndr: Studio dell'impatto genotossico nelle unità militari) che, per la stessa ammissione del suo responsabile, il Prof. Sergio Amadori, audito in Commissione d'inchiesta il 13 luglio 2005 ammette candidamente che non può far nulla perché non ha dati, non ha strumenti, non ha disponibilità, non ha numeri, non ha modelli da sottoporre a studio. 

La stampa italiana non riporta notizia del caso e nemmeno del convegno internazionale. L'attenzione eccetto in caso di un nuovo decesso di un militare, pare essere sempre più scarsa... 

Ormai nemmeno in caso di decesso. La notizia si è relegata ad un semplice aggiornamento di dati mortuari. Al di là di questo, almeno prima si raccontava qualcosa sul ragazzo deceduto, chi era, cosa aveva fatto. Ora esce il piccolo comunicato Ansa che in due righe chiude con "è morto un nuovo ragazzo di uranio" e poi stop. La stampa è arrivata a fare contabilità pura o addiritttura la notizia non viene più nemmeno ripresa dai giornali. Il dramma è che non c'è più notizia sui morti per uranio impoverito.